SEGRETI E BUGIE

Di Jade

 

 

 

Disclaimer: I personaggi appartengono tutti a Joss Whedon e alla Mutant Enemy, eccetto quelli che non riconoscete, che appartengono a me.

Rating: PG-13

Personaggi/Pairing: Beth Parker (OC), Willow, Angelus

Sommario: Diciotto anni dopo essere stata data in adozione, Beth va a Sunnydale, alla ricerca della madre che l’ha abbandonata, Buffy Summers, e…

Note:

***

PROLOGO

Ero in viaggio. Volevo andarmene il più lontano possibile da Sunnydale, dal mio destino, da tutto quello che mi era successo negli ultimi mesi. Non potevo restare a casa, con mia madre e quella sua espressione di silenzioso giudizio. Un po' potevo capirla, una figlia diciassettenne che aspetta un figlio è una bella batosta. Snyder aveva gongolato quando lo aveva saputo, anzi penso si sia stupito che non fosse successo prima. Avevo smesso di andare a scuola, ed avevo anche metodicamente tagliato i ponti con tutti i miei amici, arrivando a restarmene reclusa in casa. Mi madre non mi parlava più, sapevo si vergognava di me, e così una notte io e la mia bambina non ancora nata avevamo tolto il disturbo.

Non ero stupida, sapevo come andava il mondo. Avevo diciassette anni, ero senza un soldo, ed Angel, il padre della mia bambina ora pensava solo ad uccidermi. Quando mi accorsi di essere incinta, per prima cosa mi dissi che mi ero sbagliata. Poi la scoperta che la maledizione che aveva avuto Angel aveva cambiato le cose…al destino non mancava proprio il senso dell'ironia.

 L'unica soluzione che ora avevo era aspettare di entrare nell'ultima settimana, avere mia figlia, darla in adozione e cercare di tornare alla mia vita.

***

Ricordo la notte in cui Beth nacque. Pioveva. Appena la bambina venne al mondo, me la lasciarono tenere in braccio solo per un istante. Le misi al collo l'unica cosa che mi era rimasta di suo padre, la croce che non avevo mai tolto da quando era cambiato, e poi la diedi all'infermiera che la portò dalla sua nuova famiglia, in piedi in un angolo buio della stanza.

Mi girai dall'altro lato del letto, mi tappai le orecchie per non sentire quei due perfetti sconosciuti chiamare Beth "la nostra bambina", e piansi. Avevo appena sentito il mio cuore spezzarsi, e non importa il tempo, o cosa sarebbe successo. Sapevo che la ferita non si sarebbe mai rimarginata.

Tornai a casa tre giorni dopo, ripresi la mia vita, la caccia ai vampiri e tutto il resto. Tutti erano molto gentili, specialmente mia madre, ma ormai li sentivo tutti come estranei.

Ma la verità, era che tra loro l'estranea ero io.

 

CAPITOLO 1

Diciotto anni dopo

Beth Parker buttò con malagrazia il borsone che aveva con sé giù dall'autobus, e si levò gli occhiali da sole mettendoli sopra la testa. Sunnydale era proprio un buco, per qualcuno abituato alla Grande Mela. Messa la borsa a tracolla, prese dalla tasca un biglietto e cominciò a camminare.

Aveva sempre saputo che quelli non erano i suoi veri genitori, e loro avevano preferito non negare la verità, dandole quella croce d'argento e raccontandole quel poco che sapevano della sua vera madre. Quando si era ritenuta abbastanza forte, aveva preso in mano la cornetta ed aveva chiamato l'agenzia di adozioni che si era occupata di lei. Le avevano consegnato due mesi dopo il suo fascicolo.

La sua vera madre era stata una ragazzina incosciente che era rimasta incinta e sola, questo era quello che le carte dicevano, ma lei voleva conoscerla. Voleva gridarle in faccia quello che pensava di lei, e sapere perché l'aveva abbandonata.

Riguardò il biglietto con l'indirizzo, e dopo aver lasciato la borsa in albergo, si diresse a passo di carica a casa di sua madre. Il momento che aveva tanto atteso stava per arrivare, ma alla porta non arrivò la persona che si aspettava.

"Posso esserti utile?"

"Buffy Anne Summers?"

"No. Io sono Willow Rosemberg."

"Mi scusi, devo aver sbagliato indirizzo" e fece per andarsene, quando Willow la fermò, prendendola gentilmente per un braccio.

"Non hai sbagliato. Buffy viveva qui, eravamo amiche. Perché la cerchi?"

"Perché è mia madre."

Willow sbiancò in faccia "Entra, ti prego."

Willow non riusciva a credere a quanto Beth le aveva detto. Ma era anche l'unica spiegazione allo strano comportamento di Buffy, e poi il periodo coincideva alla notte in cui Buffy ed Angel erano stati insieme.

"Ora capisco molte cose…nessuno aveva mai sospettato che Buffy fosse incinta. Non usciva più di casa, e una notte era anche scappata. A conti fatti, se n'è andata per metterti al mondo, doveva essere al termine della gravidanza."

"Voleva proprio sbarazzarsi di me."

"Voleva solo metterti in salvo da Angelus…" sussurrò Willow senza che Beth la sentisse. 

"Dove vive ora?"

"Beth, vedi, tua madre…"

"Cos'è, se n'è andata? È sparita per l'ennesima volta, o…"

Willow si portò una mano alla bocca, stupefatta per quello che aveva fatto. Aveva appena rifilato uno schiaffo a Beth. Era stata una cosa d'impulso. Quella ragazzina non sapeva niente di Buffy, e pretendeva di giudicarla!

"Tua madre ha avuto una vita d'inferno dopo che ti ha lasciato, e tu sei stata l'unica cosa a cui ha pensato prima di…"

"Prima di…cosa? Ora deve dirmelo, signora Rosemberg!"

"Prima di morire."

Beth aveva iniziato a tremare, la notizia l'aveva sconvolta. Era sempre stata convinta che sua madre sarebbe sempre stata lì, quando l'avrebbe cercata. Che ci sarebbe stata, quando avrebbe sfogato su di lei il risentimento che aveva dentro. Chiese a Willow dove l'avessero seppellita, e la donna le disse che se voleva ce l'avrebbe accompagnata.

Alla domanda su come era morta, Willow però non rispose, le disse solo che era stato un incidente.

***

"Buffy Anne Summers, 1981 - 1999. È morta due anni dopo la mia nascita."

"Già."

"Non mi ha ancora detto com'è successo."

"Un incidente."

"Questo me l'ha già detto. Ora voglio i dettagli, se non le dispiace."

Willow stava per parlare, quando le suonò il cellulare e si allontanò da Beth. Dall'espressione di Willow, Beth dedusse che la telefonata doveva essere molto importante. Da dov'era sentì solo il nome del suo interlocutore, Josh.

Quando finì di parlare, tornò da lei dicendole che era capitata un'emergenza e doveva scappare, ma che ci teneva ad averla come ospite a casa sua. Beth accettò, ma senza dirle quanto era sollevata che quell'amica di sua madre la volesse in casa. Se proprio non poteva incontrarla e scontrarsi con lei, almeno avrebbe avuto l'occasione di cercare di capirla.

***

Willow era corsa da Josh, che si trovava a casa di suo zio, il signor Giles.

"Ciao Josh. Allora, cos'è questa faccenda di vita o di morte?"

Il ragazzo le fece segno di parlar piano, e indicò lo zio che stava dormendo in poltrona. Sul tavolino, oltre alla teiera e a una tazza semi vuota, c'erano anche un sacco di medicine. Willow gli fece cenno di andare in cucina a parlare, e poi chiuse la porta.

"Sta peggiorando, vero?"

"Lo sai, tuo padre è morto alla stessa maniera. Quando si ammala il cuore…" le disse Josh porgendole una tazza di tè.

"Ha cominciato a star male quando Buffy è stata uccisa da Angelus. Povero Giles, le voleva bene come a una figlia, forse di più."

"Uccisa? Ricordati che c'ero anch'io. Mi è sembrato che neanche abbia provato a difendersi…"

"Pensi che si sia…no, Buffy non lo avrebbe mai fatto!"

"Ti rifiuti di crederlo da così tanto che ormai te ne sei convinta. Ma non ti avevo chiamato per questo. Sai cos'ha deciso il Consiglio riguardo noi due novellini?"

"Di sicuro non di mandarci in pensione. Josh, ho perso i miei figli e mio marito a causa di questo lavoro, non voglio…"

 

"Addestreremo la nuova Cacciatrice. Insieme. Hanno visto che siamo una buona squadra, così hanno cambiato idea sul fatto di chiamarmi a Londra."

"Chi è la sfortunata?" disse lei guardando la sua tazza di tè. Poi si accorse che Joshua la stava guardando male e si affrettò a scusarsi.

"Scusa per la battuta. Umorismo inglese, sai, dopo due anni a Londra..."

"Allora la prescelta si chiama Elisabeth Michelle Parker, ed è di New York. Volevo andarla a prendere domani, se sei d'accordo…Will, che hai?"

"Elisabeth Parker…Beth Parker. Ti puoi risparmiare il viaggio. È ospite a casa mia."

"E come…?"

"Lunga storia. Te la racconterò più tardi, ora devo andare da lei. Avvisami se cambia qualcosa" e uscì di corsa.

Cambiare qualcosa…la sua vita era cambiata fin troppo, e in troppo poco tempo. Si era diplomata, era andata all'università. Dopo la laurea, si era sposata con Oz, e la notizia di essere incinta arrivò in contemporanea con la lettera del Consiglio, che le annunciava di essere stata accettata come allieva. Oz non glielo aveva mai perdonato di aver preso quell'aereo per Londra e di essersi trasferita lì per due anni con i gemelli, Michael e Buffy. Al ritorno, le aveva imposto di scegliere tra l'essere un'Osservatrice e l'essere una moglie e una madre entro tre giorni, e quando era corsa da lui dicendogli che rinunciava al suo lavoro, aveva scoperto che se n'era già andato con i bambini. La notifica del divorzio le era arrivata quattro mesi dopo, insieme all'ingiunzione di presentarsi in tribunale per i bambini. I suoi erano appena morti, l'essere Osservatrice non era un lavoro che poteva essere riconosciuto, e per l'avvocato del marito portarle via i gemelli fu uno scherzo. Ora viveva da sola, nella casa che la madre di Buffy le aveva venduto quando se n'era andata da Sunnydale, ricordando quando ancora le cose andavano bene. Sentiva che qualcuno doveva farlo, bisognava ricordare il passato per quella persona di cui Buffy aveva parlato prima di morire, e che ora viveva con lei. Beth.

La ragazza stava guardando una foto di Willow con in braccio i bambini, quando entrò in casa.

"Sono i tuoi bambini?"

"Sì. Michael e Buffy. Vivono a Los Angeles con il padre."

"Perché non stanno con te?"

"Sono sola, non ho un lavoro prestigioso, e nessuno a cui appoggiarmi. Non esattamente il quadretto familiare che il mio ex ha dato loro. Cambiamo discorso. Allora, ti sei sistemata?"

"Sì, nella stanza sopra la veranda. Proprio bella."

"Era la stanza di tua madre, quando aveva la tua età. Sua madre non ha avuto il fegato di cambiare niente, e neanche io. Se vuoi finire di disfare i bagagli, io comincio a preparare la cena."

Beth era tornata nella stanza. C'era qualcosa lì dentro…sembrava che la sua antica abitante fosse lì lì per tornare da un momento all'altro. Invece non l'avrebbe mai fatto.

 

Si era buttata di traverso sul letto, rannicchiandosi e stringendo forte un cuscino. Quasi riusciva a immaginarsi sua madre mentre si preparava per uscire con i ragazzi, mentre studiava sul letto…Basta, era troppo deprimente pensare a questo. Presa al volo una giacca dall'armadio, corse giù dalle scale e prese la porta. Non voleva che Willow la vedesse piangere.

Camminando camminando, era arrivata di fronte al Bronze. No, decisamente non era in vena di spassarsela. Proseguì la passeggiata fino a quando non si rese conto di essere arrivata al cimitero, vicino alla tomba della madre.

"Bello scherzo mi hai fatto. Hai lasciato la tua amica Willow a rispondere al posto tuo. Ma era te che volevo, te!" disse arrivata davanti alla lapide. Non era come averla di fronte, ma era sempre meglio di niente.

Poi sentì che qualcuno si stava avvicinando, e si nascose dietro il mausoleo. C'era qualcuno, un uomo, venuto anche lui sulla tomba di Buffy. Alto, bello, con capelli e occhi scuri, riusciva a vederlo chiaramente anche se era buio. Aveva la vista di un gatto, lo dicevano tutti…

Rimase in silenzio a fissare la lapide, poi se ne andò e Beth saltò fuori dal nascondiglio, guardandolo mentre spariva nella notte.

Nel frattempo, a casa, Willow si stava domandando cosa le fosse successo. Aveva sentito solo una corsa giù per le scale e il rumore della porta che si apriva, e non aveva fatto in tempo a fermarla. Da quel poco che aveva capito di Beth, e da quello che il Consiglio le aveva mandato, poteva dedurre che era la copia esatta di sua madre, quindi altrettanto impulsiva e fragile, ma anche forte nei momenti peggiori, come quando i genitori adottivi erano morti sei mesi prima.

Sentì scattare la serratura, e si alzò in piedi. Con Angelus in giro, girare di notte era diventato molto pericoloso, e la trascinò dentro chiudendo poi la porta a doppia mandata.

"Ma si può sapere dove diavolo eri andata? Mi hai scalato due anni di vita!"

"Scusami, io…dovevo pensare."

"Non farmi più uno scherzo del genere, Buffy…cioè Beth."

Beth l'aveva guardata in modo strano quando si era sbagliata, e allora Willow si ricordò di non averle mai fatto vedere una foto di sua madre. Da sotto il suo letto, tirò fuori una scatola piena di foto sue, di Buffy, Oz, Xander e Cordelia quando avevano la sua età, e le portò in salotto.

"Buffy è la biondina, tra me e questo ragazzo. Siete uguali, eccetto per gli occhi. I suoi erano verdi."

"È lui mio padre?" domandò Beth indicando Xander.

"No. Lui era suo amico, come lo ero io. Ha sposato Cordelia, la moretta di questa foto, e poi è partito alla volta di San Francisco. Questo invece è Oz, il mio ex marito."

"Sai chi può esserlo?"

Si che lo so, Beth, voleva gridarle Willow, ma non poteva. Non prima di averle detto chi era e cos'era chiamata a fare.

"Ho sempre avuto qualche sospetto su un ragazzo, ma non lo conoscevo bene" mentì lei.

"Hai qualche sua foto?"

"No."

"E così sono al punto di partenza. Cuore, frena la tua gioia…" replicò sarcasticamente Beth mentre saliva per le scale.

Nel frattempo, alla villa, Drusilla si stava comportando in modo strano, cioè, in modo più strano del solito. Continuava a cullare una bambola, e a canticchiare una canzoncina per bambini ormai da giorni. Per la prima volta da molto, per non dire da sempre, Spike e Angelus si trovarono d'accordo nel dire che stavolta era impazzita del tutto.

"Dru, non ci vuoi proprio dire cosa succede?"

"Shh, Spikey. Sveglierai la bambina. Deve dormire, e mai svegliarsi…"

"Drusilla, cosa vuoi dire?"

"È tornata per sapere chi è e da dove viene, ma non sa ancora di avere con sé le risposte…"

"Chi è tornata? Drusilla, la vedi?"

"Le piace la notte, come a noi. Si nasconde nelle tenebre, e ti cercherà, Angel. Tu sentirai lei e lei sentirà te…" e poi ricominciò a cullare la bambola e a cantare, fino a quando non scomparve dalla stanza.

"Grazie tante Angelus. Dovevi proprio farla impazzire?"

"Meglio che non ti risponda."

"Tu e le donne non si può dire abbiate una convivenza facile, su questo pianeta. L'ultima…"

Angel prese Spike per il bavero e lo scagliò contro il muro "Non nominarla!"

Il vampiro si rialzò lentamente, massaggiandosi la testa "Quindici."

"Quindici cosa?"

"Le volte in questo mese che mi hai scagliato contro il muro appena ho nominato Buffy. Dannazione, se ti ossessiona così tanto l'idea di averla uccisa, tanto valeva lasciarla vivere!"

"Lei è ovunque. Ogni passo che faccio, lei è lì. Sembra si stia divertendo a farmi impazzire!"

"Beh, amico mio, era ora che qualcuno ti rendesse pan per focaccia…" sussurrò Spike, mentre se ne andava. Ormai erano sedici anni che andava avanti questa storia.

Beth uscì anche la notte dopo, dicendo a Willow che andava al Bronze. Peccato che una volta uscita di casa si ricordò di esserci arrivata per caso la notte scorsa e di non sapere la strada.

La strada era deserta e silenziosa, e non riusciva a capire da dove venisse la musica che sentiva in lontananza. Stava per imboccare una strada a caso, quando avvertì una presenza familiare alle spalle e si voltò. Era l'uomo che aveva visto al cimitero la notte scorsa.

Angel vide la ragazza da sola, e poi guardò l'orologio. Ma sì, faceva in tempo a farsi uno spuntino prima di tornare a casa da Dru e da quell'altro.

"Ti sei persa?"

"Se promette di non ridere…Sì. Cielo, che vergogna, vivo in una città almeno dieci volte questa e guarda un po' dove vado a perdermi…"

Beth era in penombra, ed Angel non riusciva a scorgerla bene in faccia.

Quando il viso di Beth venne illuminato dalla luce di un lampione, ad Angel sembrò che il tempo si fermasse.

"Sa dov'è il Bronze?"

"S-Sì. Se vuoi ti accompagno."

"Grazie, molto gentile…come ti chiami?"

"Angel."

"Io sono Beth."

CAPITOLO 2

Angelus rimase ad osservare Beth mentre entrava nel locale, si divertiva e ballava. Era ancora sconvolto. Ma chi diavolo era quella ragazzina che avrebbe potuto essere la gemella di Buffy? Nessun problema, l'avrebbe scoperto subito, quando lei sarebbe tornata a casa.

Infatti verso le due Beth uscì per tornare a casa di Willow, e cominciò a seguirla. Non aveva fatto neanche un isolato che si era voltata ridendo "Angel, mi stai seguendo o cosa?"

Ma come aveva fatto ad accorgersi di lui? Vabbè, la frittata ormai era fatta.

"Volevo assicurarmi che arrivassi a casa intera. Ci sono state delle morti misteriose ultimamente."

"A New York è la regola."

"E come mai sei finita qui?"

"Cerco il mio passato."

Prima che Angel potesse farle altre domande, Beth indicò una casa e gli disse di essere arrivata, e che quella signora con i capelli rossi che la stava aspettando in veranda l'avrebbe uccisa se non si fosse sbrigata.

"Conosci Willow?"

"Conosceva mia madre, e dato che io invece non l'ho mai conosciuta eccomi qui."

"C'è stato un tempo che avevamo un'amica in comune, che viveva in quella casa. Buffy Summers."

Willow aveva chiuso il libro che stava leggendo. Ma dov'era finita? Poi quando alzò lo sguardo iniziò a tremare. Beth stava parlando con Angelus a neanche dieci metri da dov'era lei. subito si alzò in piedi e corse a chiamarla.

"Beth! Beth! Ma ti pare l'ora di tornare?"

"Ciao Willow" la salutò Angel sorridendo "come stai?"

***

Willow era spaventata a morte, ma per il bene di Beth non doveva darlo a vedere.

"Pensavo te ne fossi andato."

"Che posso dire?" rispose lui indicando Beth con un cenno impercettibile della testa "Sentivo che la vita mi riservava ancora qualche sorpresa. Il tempo è galantuomo…" disse mentre si allontanava.

"…e da a ognuno ciò che merita" sussurrò Willow a denti stretti mentre tornava in casa con Beth.

Basta, non poteva più aspettare.

"Beth, ti devo dire qualcosa di molto importante."

"È perché parlavo con Angel? Guarda che io…"

"No. È qualcosa di più. Ora vado a chiamare un amico, io da sola proprio non ce la faccio."

"Josh?"

"Come sai il suo nome?"

"Ho sentito la telefonata al cimitero."

"Bene."

Dopo aver fatto la telefonata a Joshua, Willow fece sedere Beth sul divano. OK, era arrivato il momento.

"Ascoltami con attenzione. Credi all'esistenza di demoni e vampiri?"

"New York ci sono tanti casi di morti e sparizioni misteriose che credere alla loro esistenza è l'unica spiegazione possibile."

"Ma tu ci credi?"

"Sì."

Il campanello suonò, e Willow corse ad aprire "Puntuale come uno svizzero."

"Allora Will, hai già cominciato?"

"Appena adesso. Ti prego, continua tu, io…"

Josh arrivò davanti a Beth, salutandola e presentandosi.

"Io e te non ci conosciamo. Il mio nome è Joshua Giles, è sono un Osservatore. Come Willow."

"Credo di non capire…"

"Il lavoro mio e di Willow è quello di preparare una ragazza, una sola al mondo e per la sua generazione, che avrà la forza e il compito di combattere i vampiri, i demoni e le forze del male. Questa ragazza si chiama Cacciatrice, e dopo le ricerche dei nostri superiori siamo riusciti a trovarla. Sei tu."

Beth lo stava guardando come se fosse impazzito "È assurdo…"

"È vero" continuò Willow, sedendosi vicino a lei "Anche tua madre aveva reagito così, quando l'aveva scoperto."

"Mia madre…era una Cacciatrice?"

"Sì. E io, Cordelia, Xander e Oz l'aiutavamo."

"Mio zio Rupert era il suo Osservatore. A New York viveva l'ultima Cacciatrice, Nikki Graham. Hai mai sentito questo nome?"

"Al telegiornale…è stata vittima di un tentativo di rapina finito male."

"E da quando in qua un ladro per ucciderti ti morde sul collo? Non cercare una spiegazione logica a quanto ti abbiamo detto. Non esiste."

"E quindi devo accettare di cambiare la mia vita in modo radicale e basta?"

"Beth, non è un cambiamento radicale che ti stiamo chiedendo. Tu sei già una Cacciatrice, devi solo riscoprirla dentro di te. E io ti aiuterò a farlo" le disse Willow.

"L'incidente…l'incidente di cui parlavi…"

"Ora posso dirtelo. Buffy stava pattugliando il cimitero, ed Angelus, un vampiro molto pericoloso, l'ha sorpresa e uccisa. Io e Josh siamo arrivati troppo tardi per salvarla, ma in tempo perché riuscisse a parlarci di te. Avevo anche provato a cercarti, ma eri scomparsa nel nulla. E poi la mia vita si è complicata nel modo che sai…"

"Come mai non sapevi di me? Eri la sua migliore amica, dovevi aiutarla!"

"Buffy non me lo ha permesso, piccola. E quando è tornata, ha preso le distanze da me, dagli altri, perfino da sua madre."

"E mio padre?"

"Tuo padre lo hai incontrato stasera. È Angelus."

***

Appena Willow finì di dire quella frase, mi sentii mancare l'aria. Questo i miei due Osservatori l'avevano previsto. Quello che Willow e Josh non sapevano era che avevo sentito subito un legame con Angel, o Angelus che dir si voglia. Qualcosa che andava oltre essere padre e figlia. Io lo sentivo. Dalla prima volta che l'avevo visto, avevo avuto come visioni, e mi ci era voluto un po' per capire che erano ricordi. Ricordi suoi e di Buffy. Avevo visto il loro primo incontro, come era nata e cresciuta la loro storia d'amore, fino alla notte del diciassettesimo compleanno di mia madre, quando ero arrivata io, e in contemporanea se n'era andata l'anima di mio padre. Era la storia d'amore più triste che avessi mai visto.

 

Mi dispiaceva deludere Willow, ma dovevo assolutamente trovarlo. Avevo bisogno di vedere mio padre. Seguendo il mio sesto senso, arrivai fino ad una villa, dove lo vidi parlare con un vampiro biondo e una donna con i capelli scuri, che continuava a cullare una bambola….

"Sei stato cattivo, Angel. Ora tua figlia si è svegliata, e non smetterà più di gridare!" disse Drusilla con voce lamentosa, cullando la bambola come farebbe una madre che prova a far riaddormentare il figlio.

Angel e Spike si erano lanciati un'occhiata eloquente, e Spike allora si avvicinò alla sua fidanzata tentando di portarla via.

"È ancora nella tua testa. Come un demone aleggia dietro le tue spalle, e si prende gioco di me. Mandala via!"

"Chi, Dru?"

"Credo si riferisca a Buffy, Angel" disse Beth entrando in casa, attirando su di sé tutti gli sguardi dei presenti.

"Sapevo che saresti venuta" sussurrò Drusilla, girando intorno a Beth.

"Che cosa vuoi, Beth?"

"Risposte. So già come Buffy, mia madre, è vissuta. Ora voglio sapere come è morta."

"Ti dovrei uccidere seduta stante solo per esserti introdotta in casa mia, ragazzina."

"Ma non lo farai." Non puoi farlo, e lo sai benissimo.

Rimase a fissarmi per quello che mi sembrò un secolo, poi disse a Spike di prendere Dru e di farsi un giro.

Appena provò a controbattere, Angel ed io gli scoccammo un'occhiata fulminante che lo fece scomparire all'istante insieme alla sua pazza fidanzata.

Angel mi indicò una sedia, e io mi sedetti a cavalcioni, appoggiando i gomiti sullo schienale "Comincia, sono tutta orecchi."

"Quanti anni hai, ragazzina?"

"Diciotto."

"Diciotto. Quindi facendo un conticino rapido rapido…tua madre è morta che ne avevi due. Immagino ti abbia dato via alla nascita. Come ti sei sentita quando hai saputo che tua madre ti ha abbandonato a due perfetti estranei?"

Quanto sei furbo, papà, attento che però lo sono anch'io… "Più o meno come immagino ti sia sentito tu per sedici anni. Dopo che il tuo gioco preferito si è interrotto, immagino anche che la caccia non sia stata più la stessa, e che nessun altra Cacciatrice sia stata al suo livello. La risposta alla domanda, è "un gran vuoto dentro", ma non dovevo dirtelo io. È l'unica spiegazione al fatto che vai ancora sulla sua tomba…"

Angel mi sorrise, e io ricambiai il gesto. Lo studio era finito, e mi ero appena guadagnata il suo rispetto.

"Buffy era la mia ossessione, e per è amarla equivaleva a distruggerla. Ma c'era qualcosa che me lo impediva."

"Com'è che non ti credo molto?"

"Non mi aspetto tu comprenda."

"Posso provarci. Continua."

"Volevo distruggerla, ma volevo anche che il combattimento durasse per sempre. Era un'avversaria molto stimolante. Fino a quando un bel giorno scomparve."

"Sparì per diversi mesi, e poi tornò cambiata."

"Cambiata? Che eufemismo. Stava sempre da sola, cacciava tutta la notte, sembrava quasi che volesse dimenticare qualcosa che la tormentava insistentemente. Fino a quella notte, in cui io e lei ci affrontammo per l'ultima volta."

Non so perché, ma d'impulso presi la sua mano. Non avrei sopportato di sentirgli raccontare come l'aveva uccisa, volevo vederlo con i miei occhi.

Avevo visto mia madre uccidere un vampiro, e poi accorgersi di Angel che la fissava. Sentivo la sua paura, il nervosismo che le dava vedere l'uomo che aveva amato, poi una calma che mi diede i brividi. La vidi andare tranquillamente verso di Angel, e fermarsi a poca distanza da lui. Lo aveva guardato fisso negli occhi, e gli aveva detto quattro parole: fa quello che devi.

Angel ne era rimasto scioccato, ma non si tirò indietro. Dopotutto, era una cosa che voleva anche lui.

Le asciugò le lacrime, che avevano cominciato a scendere dai suoi occhi senza che se ne rendesse conto, e poi le diede un bacio sulla fronte. Una sorta di cerimonia d'addio. Poi ci fu la metamorfosi della faccia, Buffy che appoggiò la testa sulla sua spalla, ed Angelus che la morse sul collo. Sentivo una specie di gioia in  Angelus mentre uccideva Buffy, e i battiti del cuore di mia madre rallentare fino quasi a fermarsi, quando all'improvviso mio padre si accorse di non essere solo. Erano sopraggiunti prima Joshua e poi Willow, all'epoca ancora agli inizi della loro futura carriera di Osservatori, e lui si era visto costretto a lasciare Buffy a terra e a scappare. Meglio, a nascondersi. Da lontano osservò Willow cercare di soccorrere Buffy, e sentì qualche parola di quello che si stavano dicendo, la cui unica parola comprensibile era il mio nome.

Come l'avevo presa, così lasciai andare la mano allo stesso modo. Stavo tremando, sotto lo sguardo enigmatico di Angel.

"Hai avuto quello che volevi...figlia mia."

"Senza dubbio. Ho avuto tutte le mie risposte. Ora non vuoi avere la tua?"

Angel s'irrigidì, e io mi alzai in piedi, per mettermi esattamente a venti centimetri da dov'era seduto lui. Questo era il genere di cose che se le avessi fatte con qualcun altro sarei morta entro due minuti, ma sentivo che non poteva. Perlomeno non prima che avessi esposto la mia teoria.

"Che stai dicendo?"

"So perché non riesci a dimenticare, perché vai sempre sulla sua tomba, perché non puoi e non vuoi uccidere me. Non riesci a perdonarti di averla uccisa."

Ora Angelus era scattato in piedi davanti a me, furente, e io avevo riguadagnato la mia calma. Il gioco lo conducevo io, e non poteva sopportarlo.

"Non riesci a capacitarti di aver provato pietà per la tua più acerrima nemica, e questo ti da il tormento."

Mi voltai, e con passo misurato presi la porta e me ne andai da quella casa, anche se avevo voglia di correre il più lontano possibile da quella maledetta città.

Appena fuori dalla casa, mi accorsi di Willow, appoggiata ad un muro, che mi stava aspettando.

Il solo vederla mi fece scoppiare in lacrime. Non mi importava di essere forte, non mi importava più niente. Willow mi strinse forte, e poi mettendomi un braccio intorno alle spalle mi accompagnò a casa. Lo sa il cielo, mi disse lei, se non hai bisogno di riposare.

Il problema era riuscirci.

***

Era una settimana che Beth si aggirava per la casa come uno zombie. Voleva partire, ma allo stesso tempo non voleva. Willow le aveva suggerito di tornare a New York per un po', ma Beth aveva rifiutato. Si dedicava anima e corpo alla caccia, sotto lo sguardo apprensivo di Willow, che ormai la considerava quasi come una figlia. Anche Angelus osservava la figlia da lontano, con uno sguardo cupo negli occhi.

Dopo quello scontro che avevano avuto, non si erano più visti anche se continuavano a osservarsi da distanza quando pensavano che l'altro non se ne accorgesse. Dopo aver sistemato l'ultimo vampiro di quella lunga serata Beth si accorse di essere osservata, ma non era Angel stavolta. Chiuse gli occhi, cercò di capire dove si nascondesse, ma il vampiro era molto veloce negli spostamenti. Non riusciva a stargli dietro. Continuava a girare lentamente su se stessa, quando all'improvviso venne aggredita alle spalle. Subito lo scagliò contro una lapide, e poi lo buttò a terra, mettendosi sopra di lui con un paletto puntato sul cuore. Quando lo vide in faccia, a momenti scoppiò a ridere.

"Ma…Questa è senza ombra di dubbio la cosa più stupida e pericolosa che tu abbia mai fatto da quando ti conosco. Potevo ucciderti, Alex!"

Il vampiro rise, mentre Beth gli tendeva una mano per rialzarsi "Continui ad avere ottimi riflessi. Nikki è stata una buona maestra."

"Era la migliore. Che fine ha fatto Raines?"

"Quel rinnegato del suo Osservatore ha avuto quello che meritava, prima da me, poi dagli amici tuoi e di Nikki, e poi dal Consiglio."

"Ringraziando il cielo ero in viaggio, altrimenti il Consiglio non l'avrebbe trovato intero. Un Osservatore che vende la propria allieva ai suoi nemici in cambio di denaro…Il mondo va proprio a rotoli."

"Allora, come stai?"

"Ti faccio il riassunto. Arrivo qui, pronta ad affrontare mia madre, e scopro che è morta sedici anni fa. La sua migliore amica, che ora vive a casa sua, è l'unico appiglio che ho con il passato. Ah, dimenticavo, lei è la mia Osservatrice, e va da sé che sono la nuova Cacciatrice. E sai qual è il punto più divertente? Ho incontrato mio padre. Piccolo dettaglio: è il vampiro che ha ucciso mia madre."

"Santo cielo!"

"L'hai detto."

"Ora capisco perché mi sei stata subito simpatica."

"E io che pensavo che stessi con me per il mio senso dell'humour. OK, cosa succede nella Grande Mela?"

"Buoni o cattivi?"

"Tutti e due."

"Allora cominciamo dai miei amici. Te la ricordi Faith?"

" Ma non era partita per il Medio Oriente a caccia di armi mistiche?"

"No, è ancora qui. Ora però conta quanto il due di picche. Indovina chi l'ha destituita?"

"Vediamo un po' un nome a caso…Solitaire?"

"La tua coinquilina si è presa già mezza città, partendo da Manhattan."

"Cara Solitaire…mi manca. Quando torni, dille che venga a trovarmi, se non è troppo occupata a conquistare il mondo con i suoi amici. Il resto della truppa?"

"I tuoi amichetti mortali hanno una fifa blu di restare da soli con noi, ora che non ci sei. Ma cosa dobbiamo fare noi poveri vampiri con l'anima e demoni buoni per fare in modo che i mortali si fidino di noi?"

Beth lo prese sottobraccio e lo guardò di sottecchi "Vuoi veramente saperlo?"

"No, non credo di volere. Non mi hai ancora detto se Nikki aveva ragione."

"Domani andrò a parlare con l'Osservatore di mia madre, e vedrò se i miei sospetti sono giusti."

  ***

Beth di buona mattina si recò a casa del signor Giles. Josh non c'era, era andato ad accompagnare Willow a Los Angeles per vedere i bambini. Entrata nel salotto, pieno di sole, si accorse dell'uomo in poltrona che sonnecchiava, e sorridendo gli si avvicinò piano.

"Signor Giles?"

L'uomo aprì gli occhi, fissando Beth. Lei sapeva a cosa stava pensando, e si affrettò a dirgli che non era Buffy.

"Sono Beth, Beth Parker. Ma lei il mio nome l'ha già sentito, vero?"

"Beth?"

"Proprio io. La figlia di Buffy."

Beth s'inginocchiò ai piedi della poltrona "Ho sempre pensato di essere una strana persona, e lo pensavano anche i miei genitori, ne sono certa. Ma mai una volta mi hanno detto qualcosa per i libri che leggevo, per le persone che frequentavo…Loro sapevano chi sarei diventata, non è così?"

"Quando ho intuito che Buffy voleva darti in adozione, ho mosso mari e monti per fare in modo di non perdere le tue tracce…"

"Erano due Osservatori, vero?"

"Annelise e Thomas avevano lasciato la sede centrale e i loro incarichi da tempo, e sapevo si sarebbero presi cura di te. Solo in seguito scoprii che saresti diventata una Cacciatrice, e ho continuato a tenerti d'occhio di lontano. Anche se avessero provato a tenerti a freno, se assomigliavi a Buffy anche solo la metà non ci sarebbero riusciti. Non pensare però che fossero ciechi, i tuoi segreti li conoscevano…come li conosco io."

"Davvero? E allora cosa sono?"

Giles si era riaddormentato, e nonostante Beth avesse tentato di svegliarlo dandogli dei colpetti fu tutto inutile. Sentì il fischio della teiera sul fuoco, e andò a preparare un po' di tè per l'anziano Osservatore.

Aveva provato a chiamarlo, ma non rispondeva.

No, non ora…ti prego Signore…

E tastandogli il polso, si rese conto che Giles era appena morto.

CAPITOLO 3

Quella sera, Beth si trascinò nella sua stanza e si buttò sul letto vestita. Era troppo stanca per fare un qualsiasi preparativo per andare a letto.

Appena si era ripresa dall shock, aveva chiamato un’ambulanza. I paramedici, dopo aver constatato la morte di Giles, poi avevano dato la notizia a Josh e Willow, che erano corsi subito. Tempo un altro giorno, e anche gli altri sarebbero tornati tutti.

Josh era troppo sconvolto per fare qualsiasi cosa, quindi ci avevano pensato Willow e Beth alla compagnia di pompe funebri, e poi la seconda aveva lasciato la casa per andarsene a dormire.

Angelus era entrato nella stanza di Beth, e si era seduto sul letto guardandola dormire. Per quanto odiasse ammetterlo, sua figlia aveva ragione. Buffo, sua figlia. Pensava che niente al mondo potesse stupirlo ancora.

Stava per andarsene, quando sentì Beth che si stava alzando.

"Ti ho svegliata?" disse lui con la faccia più innocente del mondo.

"No, ma come ti viene in mente, Angelus?"

Angelus guardò fisso negli occhi di Beth, scuri e profondi come i suoi, e gli ritornarono in mente le parole di Dru.

"Che hai da ghignare tanto?"

Angelus cominciò ad avvicinarsi a lei "Tu non lo sai, vero? Non lo sai ma lo sospetti. Lo hai sempre fatto. Ti senti soffocare nel cosiddetto mondo civile, vero? Come succedeva a me e tua madre quando eravamo vivi. In un modo o nell'altro, vivevamo nell'oscurità. "

"I tuoi giochetti non attaccano con me."

"E chi vuole giocare? Ti sto solo facendo constatare quello che sei."

"I casi sono due. Se sono una demone, ho una coscienza che mi impedisce di essere malvagia. Se sono mortale, ho un lato oscuro che mi permetterà di conoscere sempre meglio i miei nemici. In entrambi i casi, una cosa è certa: non sono come te, e non lo sarò mai."

"Il mio sire, una notte in cui avevo ancora la maledizione addosso, mi disse che non importa cosa pensavo di essere, la mia vera natura sarebbe esplosa prima o poi. Spero di esserci quando la tua esploderà, e mi raggiungerai nelle tenebre."

"Aspetterai a lungo, papà."

"Ho molta pazienza, Beth."

Beth rimase immobile mentre Angelus se ne andò com'era entrato, e poi si sedette sul letto, con il cuore che batteva all'impazzata. Sapendo che non sarebbe riuscita a dormire, si era rivestita ed era andata a farsi un giro. Dopo una tappa al cimitero si era trovata davanti al nascondiglio di Alex.

Stava per girare i tacchi e andare via, quando il vampiro la salutò.

"La grande Cacciatrice! A che devo l'onore, Beth?"

"Ciao, Alex."

Sorridi, Beth, sorridi…

"Fuori il rospo, Parker" le disse Alex guardandola in faccia "E non provare a raccontarmi balle."

"Mio padre mi ha fatto una visita stanotte."

"Ti ha fatto qualcosa?"

"Niente a livello fisico, non è il suo stile. Mi ha solamente fatto sapere che se mai un giorno deciderò di seguire la mia natura malvagia, mi accoglierà a braccia aperte."

"E tu che gli hai risposto?"

"Secondo te? Ma ho paura, Alex. Tanta."

"Tu non sei cattiva. Sei solo a metà tra le due cose."

"Già, a metà. E non starò ad aspettare il momento in cui una natura prevarrà sull'altra. Ti devo chiedere un favore molto grosso."

"Tenere d'occhio Angelus, Willow, Josh e il resto dei loro amici? L'avrei fatto anche se non me lo avresti chiesto. Posso almeno sapere dove vai?"

"Torno a New York. Devo parlare con qualcuno."

  ***

 

Era arrivata a New York alle luci dell'alba, e invece di andarsene a casa a riposare si era messa a cercare Solitaire. Sembrava che la città l'avesse inghiottita. Non si trovava da nessuna parte, ma poi Beth, passando vicino a Central Park, si ricordò che la sua amica aveva un appartamento che da dava sul parco.

Arrivata alla sua porta, sentì dalla porta socchiusa della musica e la voce della donna che canticchiava.

"I've flown too high on borrowed wings, beyond the clouds where the angels sing…  in a sky containing no one but me, up there's all empty and down there's the sea…"

"No one here, but me…" continuò la ragazza, entrando.

"Beth!" esclamò Solitaire emergendo da sopra una tela con il viso sporco di bianco e azzurro.

"Ciao, grande artista! Che combini di bello?"

"Do forma ad un ricordo. Scusa se non ti abbraccio, ma sono piena di colori" disse mostrando la salopette di almeno due taglie più grandi e la maglietta tanto scolorita che non si capiva più il colore "come puoi vedere."

"In duemila anni di vita, sarebbe strano che non lo facessi. Dipingere i ricordi, non ridurti come Arlecchino!"

Solitaire le lanciò contro ridendo uno degli stracci dove aveva appena pulito i pennelli, e poi andò a cambiarsi, aveva dipinto abbastanza per quella notte.

"Ah, Beth, non ti ho ancora ringraziato per il biglietto per la mostra di Monet. Molto interessante."

"Figurati."

"Perché sei qui?"

"Per dirti che avevi ragione come al solito."

"E su cosa di grazia? Da quando ho sbattuto Faith fuori da New York soffro di continui vuoti di memoria…stai a vedere che mi ha lanciato una maledizione, quella strega!"

"Ricordi la prima volta che Nikki ci ha presentate? E quello che mi hai detto?"

"Sì. Perfettamente. Cos'è cambiato da allora?"

"Vorrei capire quale parte predomina in me, se la donna o la demone."

"Allora sei nel posto giusto e con la persona giusta. Tesoro, mi passi il fermaglio e gli orecchini, vicino ai colori ad olio?"

Beth li prese e li mise nella mano che compariva dallo spogliatoio.

"Vorrei sapere cos'è che ti ha fatto venire tutti questi dubbi. Ero sicura che avessi un tuo equilibrio!" esclamò Solitaire uscendo dalla stanza vestita di tutto punto.

"Chi sei tu e che hai fatto alla mia amica?" scherzò Beth fingendosi sconvolta. Beh, se qualcuno l'avesse vista prima avrebbe avuto seri problemi a riconoscere la pittrice con la donna impeccabile davanti agli occhi di Beth.

"Spiritosa. Forza, andiamo a casa, così parliamo un po'. Ne hai bisogno."

"Non so se hai notato, ma è giorno."

"Non so se hai notato, ma io avrei al dito la Gemma di Amara. Sai che cosa implica?"

"Se ricordo bene, invulnerabilità alla luce del sole, croci, paletti eccetera. Ti sei data da fare. E brava Solitaire!"

"Grazie cara. E ora andiamo, mi sta venendo fame e non avrei voglia di mangiarmi proprio te."

***

Dopo un ora a parlare era come se non si fossero mai lasciate. Solitaire aveva raccontato la battaglia segreta che si era combattuta all'insaputa dei mortali tra i suoi fedeli e quelli della Dittatrice, e Beth aveva raccontato quello che invece stava succedendo a Sunnydale.

"Buffy Summers…sì, l'avevo sentita nominare. Spedivo regolarmente a Sunnydale i vampiri di cui volevo sbarazzarmi, facendo credere loro di essere all'altezza della Cacciatrice…che scemi. E adesso?"

"Adesso ci sono io, contro Angelus, Spike e Drusilla."

"Amnesia…ho bisogno di un po' di coordinate."

"Spike ha i capelli biondi ossigenati, Drusilla ha i capelli neri ed è pazza, Angelus…"

"…è la creatura più crudele che sia mai esistita…ma anche uno schianto! Ricordo di averci passato non so quante notti insonni, pensando a lui. Durante la Rivoluzione Francese abbiamo anche passato una notte insieme. Gli opposti si attraggono, ma non devo ricordartelo io, eh? A proposito, se tu e l'essere vi mollate fammelo sapere…così posso ucciderlo."

"Frena, cara mia! Non succederà troppo presto. Consolati con gli uomini della tua ex nemica giurata."

"Non farmene venire voglia, lo dico per loro. Abbiamo parlato del tempo, di quello che abbiamo fatto e non fatto, ma non mi hai ancora detto come stai."

"Sto bene, Solitaire."

La vampira inarcò un sopracciglio, era ovvio che non le credeva, ma aveva imparato ad aspettare che fosse Beth a parlare. Forzandola, si otteneva solo l'effetto contrario.

La ragazza si abbracciò le ginocchia sospirando e poi si voltò verso l'amica, tutta seria.

"Lo sai di aver appena detto una balla colossale, vero?"

"Si nota eh?"

"Ho una persona che ti può aiutare. Ti dispiace se ci andiamo stanotte? Sto dormendo in piedi e, dopo il viaggio che ti sei fatta, anche tu, ci scommetto."

***

 

A Sunnydale intanto Giles era stato seppellito. Tutti non sapevano che dire, o fare, a parte pensare che un altro legame era stato portato via e seppellito in quel luogo.

Willow mise un braccio intorno alle spalle di Josh e lo riaccompagnò a casa.

"Mi dispiace tanto."

"Lo so Willow. Dov'è Beth? Pensavo sarebbe venuta."

"Beth è sparita. Sono tornata a casa e non l'ho trovata. Le sue cose sono sparite."

"Sapevi che sarebbe successo, prima o poi. È uno spirito libero."

"Tornerà."

"Lo spero per te, altrimenti che raccontiamo al Consiglio?"

Willow era seduta in cucina, studiando l'ennesimo testo sui demoni, l'ultimo di una lunghissima serie che Giles le aveva regalato. Quella notte aveva cominciato a tirare vento, e quando la porta cominciò a sbattere a causa della corrente d'aria si ricordò di averla incoscientemente lasciata aperta. Quando però, prima di chiuderla, aveva fatto un passo fuori a controllare il tempo si era sentita trascinare a terra.

"Ciao Osservatrice" le disse Angelus prima di sbatterla contro il muro "Dov'è Beth?"

"Anche se lo sapessi non te lo direi…" sussurrò Willow, e Angelus le sferrò un pugno allo stomaco che la fece cadere a terra.

"Forse non mi sono spiegato, Willow. Dov'è mia figlia?" disse Angelus, mutando faccia. Sarebbe morta, se ad un certo punto un altro vampiro non l'avesse colpito alla testa con un asse si legno.

"Non ti ha insegnato nessuno che le donne non vanno toccate?" commentò sarcastico Alex mentre aiutava Willow ad alzarsi. La donna subito tirò fuori una croce per tenerlo a distanza.

"Non ce n'è bisogno. Sono amico di Beth. Lei…"

"Dov'è?"

"È tornata a New York. Ma non stiamo qui, entriamo."

Willow entrò subito in casa, ma Alex non avendo l'invito rimase fuori.

"Signora Rosemberg, non è che ha scordato qualcosa?"

"Ah sì, scusami. Ti invito ad entrare" e chiuse la porta a chiave.

***

Solitaire e Beth, al calare del sole, erano uscite per andare dalla persona che secondo Solitaire avrebbe potuto aiutare Beth, ma furono interrotte da un manipolo di vampiri che come i loro capi non vedevano di buon occhio la nuova Cacciatrice e la signora della città.

Appena visti, le due si erano lanciate un'occhiata divertita e avevano preso i paletti che avevano in borsa. Tempo dieci minuti e il problema era storia antica. Beth osservò l'amica sistemare l'ultimo vampiro, secondo quello che lei chiamava "l'Antico Codice", un modo di combattere che usavano le Cacciatrici dell'antichità prima di imparare le arti marziali e prima che quel sistema si perdesse nei tempi.

"Ecco fatto" disse a Beth, spazzolandosi la polvere dai pantaloni e dalla maglia "Ora ti porto da Enyas"

"Enyas? No, non vengo. Ho paura di lei, tutti ce l'hanno."

"È solo una signora che ha risolto i problemi che ora ti assillano molto tempo fa. Non c'è niente di cui avere paura."

"Se lo dici tu."

***

Beth era entrata da sola nella casa di Enyas, e la prima cosa che sentì fu un profumo delizioso di vaniglia e limone che proveniva dalla cucina. E trovò la donna intenta a sfornare un'enorme teglia di biscotti.

"Benvenuta in questa casa Elizabeth Michelle Parker, detta Beth. Ti stavo aspettando. Forza, siediti, e non preoccuparti del vaso."

"Che vaso?" chiese lei voltandosi, e urtando un vaso di fiori che s'infranse sul pavimento.

"Quel vaso."

"Mi dispiace."

"Non importa, ti ho detto" disse la donna sedendosi vicino a lei. Sembrava avere ventisette anni, trenta al massimo, e aveva una carnagione ambrata e due occhi smeraldo.

"Se non ti dispiace, arrivo subito al dunque. Tu sei qui perché vuoi una risposta definitiva su chi sei, giusto?"

"Giusto."

"Non è semplice. Non ci sono cose solo bianche o solo nere, Beth."

"Voglio solo sapere se ho un destino da seguire."

"Sei la Cacciatrice, direi che se non è un destino questo…Ma sento che sei tentata dall'offerta di Angelus, tuo padre. È il demone dentro di te che ti vuole spingere verso l'oscurità."

"Mi è sempre piaciuto mescolarmi a vampiri, demoni, creature della notte. Li sentivo più vicini."

"Ma hai anche sempre cercato demoni buoni e vampiri con l'anima. Lo so, lo facevo anch'io."

"Come anche tu?"

"Solitaire non te l'ha detto? Anch'io vanto una parentela insolita, più o meno come la tua."

"Vampiro e cacciatrice?"

"Vampira e giustiziere di demoni. Se non fosse stato per mio padre, mia madre mi avrebbe ucciso alla nascita."

"Come hai capito quello che dovevi essere?"

Enyas si alzò in piedi e le mise una mano sulla spalla "Segui il tuo cuore, e lascia perdere la testa. Cosa ti sta dicendo?"

"Che non è cambiato niente. E che la mia seconda ipotesi è vera, alla faccia di quello che pensa mio padre! Spero che non mi renda la vita troppo difficile, insomma, una Cacciatrice dopotutto non vive molto…"

Enyas scoppiò a ridere a crepapelle "Beth…quale vita? Rispondi a questa domanda. Ti sei mai fatta male, ferita, o ammalata anche solo per un raffreddore?"

"Non che io ricordi. Che vuol dire?"

"Che quella parte di demone dentro di te ti protegge, in un certo senso. E ti allunga la vita. Guardami, Beth. Ho seimila anni, e ho visto costruire le piramidi."

***

Mi ero vista tornare Beth a casa sconvolta, e dopo essermi assicurata che dormiva e che non sarebbe sparita come suo solito, corsi da Enyas. Avevo una mezza idea di quello che Enyas le aveva detto, ma dal canto mio diventare quella che ero, e godere della mia vita immortale erano state le due cose migliori che potessero succedermi. C'è chi pensa che vivere eternamente sia la cosa più triste al mondo, io no. Avevo avuto l'occasione di vedere cose che la gente della mia epoca non avrebbe neanche mai immaginato, veri e propri miracoli ai miei occhi, e avevo osservato in disparte il tempo cambiare faccia al mondo, e ribattezzarmi Solitaire. Il mio vero nome l'avevo ormai scordato, apparteneva ad una vita che non sentivo più mia.

Entrai in casa della mia amica, e la trovai che faceva Yoga sul tappeto del salotto, la posizione del fiore di loto.

"Benvenuta Solitaire. Come state tu e la tua amica?" mi chiese senza aprire gli occhi.

"Io non mi lamento, Beth si deve riprendere."

"Le ho solo detto la verità."

"Grazie per averlo fatto, io non avrei saputo da che parte cominciare. Maledetto Angelus, se mi capita tra le mani giuro io…"

"202 anni da quella notte e ne parli ancora."

"Non è vero."

"Ti scoccia ancora che lui ti abbia piantato prima che tu ne avessi l'occasione."

"Enyas…"

"Allora dimmi il nome di una donna a cui questo tipo sia indifferente."

"Nessuna al mondo lo è."

"Quanto hai ragione. Come bacia, te che lo sai?"

"Enyas!"

"Senti, vuoi che ti dica balle? No. E allora non fare tanto la sconvolta solo perché alla mia età non penso solo a fare la calza davanti al fuoco, ragazzina!" disse scoccandomi un'occhiata di fuoco.

"Meglio che torni a casa e non ti risponda. Se Beth si è svegliata, forse…"

"Dato che non la troverai quando tornerai a casa, va diretta all'aeroporto e prendi il volo per Los Angeles. Dovresti raggiungerla abbastanza presto, e questo libro e questa pozione faranno al caso tuo. E ora fila, devo fare i miei esercizi!"

***

Non volevo tirare in ballo Solitaire, e per questo appena sentii la porta chiudersi presi al volo le mie cose e corsi all'aeroporto. Angel era un problema mio, ed era arrivato il momento di risolverlo una volta per tutte. Mio Dio, stavo considerando ancora l'ipotesi di uccidere mio padre. Sarebbe dovuta essere una vendetta per quello che aveva fatto a mia madre, invece non poteva esserlo. Io avevo visto tutto, come se fossi stata presente, e non potevo più credere quello che credeva Willow. Mia madre voleva morire, avevo sentito che qualcosa dentro di lei si era spezzato, ma la mia Osservatrice non voleva e non poteva credere che la sua migliore amica fosse stata tanto disperata e che lei non avesse saputo aiutarla. Una cosa comune a tutti i loro amici comuni, pensavo, ma l'avrei scoperto appena fossi tornata a Sunnydale. Il volo che avevo preso non era diretto, doveva fare scalo a Seattle, quindi avevo tutto il tempo che volevo per schiarirmi le idee e prepararmi alla battaglia.

Solitaire invece era riuscita a prendere il volo diretto che Beth non aveva voluto aspettare, e benedisse in cuor suo l'impulsività della sua amica che per una volta non giocava contro di lei. Stringeva in mano il libro e l'ampolla, in preda ad un ansia che le stringeva lo stomaco in una morsa d'acciaio. Sfidare Angelus per la seconda volta sarebbe stata una pazzia per molti, ma se c'era qualcuno che poteva tenergli testa oltre a sua figlia, quella era lei.

Dopo essere entrata in città notò Angel, in un angolo, che aveva appena ucciso una giovane donna. Sorrise, e nascondendo gli oggetti nella borsa che aveva a tracolla gli si avvicinò.

"Non hai perso il tuo tocco, Angelus."

Il vampiro si voltò di scatto, verso la donna che aveva parlato. Un leggero profumo di gelsomino aleggiava nell'aria, e riportò indietro Angelus nei ricordi. Ma sì, la donna lì a un passo non poteva essere altri che lei.

"Solitaire. Quanto tempo" disse facendole il baciamano.

"Duecento anni. Troppi. Ma sono lusingata del fatto che ancora ti ricordi di me."

"Sei bellissima come ti ricordavo."

"E tu sei il solito bugiardo, comunque grazie."

"Ho sentito molte voci su di te, su quello che fai ora. Congratulazioni per New York, ma gira voce che tu preferisca aiutare la Cacciatrice piuttosto che la tua gente."

"Io faccio quello che voglio. Come te, del resto."

"Non permetterò a nessuno di rovinare i miei piani. Né a mia figlia, né a te."

"Sei sicuro di questo?" chiese la vampira con un mezzo sorriso.

Uscita fuori dal niente, Beth vide la sua amica parlare con Angelus. Accidenti a Solitaire! Riusciva a sentire solo qualche spezzone della loro conversazione, e cominciò ad avvicinarsi in silenzio, senza fare il minimo rumore. Altra cosa ereditata da suo padre.

Solitaire si accorse dell'amica, e cominciò a ridacchiare.

"Si direbbe che io ti faccia ridere."

"Ti piacciono ancora le sorprese?"

Beth arrivata alle sue spalle lo colpì forte alla testa con un pezzo di legno, e lui cadde a terra.

"Ciao papà. Mi cercavi?"

Solitaire guardò il vampiro ai suoi piedi, le sorrise, e le allungò la pozione "Forza, facciamolo prima che si riprenda."

 ***

Un po' a fatica, le due riuscirono a portarlo entro un palazzo disabitato, e a sistemarlo sul pavimento.

"Solitaire, che te li lascio a fare i biglietti se poi non lo leggi?"

"Enyas mi ha spedito al tuo inseguimento, e ha fatto benissimo! Ma non ti preoccupare, abbiamo tutta l'eternità per discuterne. Vai nella stanza accanto a controllare che questo posto sia davvero disabitato.."

Beth sparì dietro la porta, e Solitaire tirò fuori il libro. Chiuse gli occhi per un attimo, facendo un respiro profondo per prepararsi a quello che stava per fare. C'era passata secoli prima, e aveva assistito ad altre maledizioni, ma le sembrava ancora di sentire quella fitta al cuore, il dolore lancinante che impediva di pensare, o dire o fare qualsiasi cosa, a parte urlare. Era l'unica scelta possibile però.

"Ora occupiamoci di tuo padre, Beth" disse chinandosi a vedere se era sveglio.

Era sveglio eccome. Solitaire non aveva fatto in tempo ad inginocchiarsi del tutto, che Angelus l'aveva presa e scagliata con violenza contro il muro.

"Mia dolce Solitaire, proprio non ti facevo così stupida."

Solitaire, contro la parete, scivolò a terra gemendo per il forte colpo alla testa. Angelus sorrise, e poi le si avvicinò camminando lentamente.

"Pensavi davvero di riuscire a fermarmi? Ora mi costringi ad ucciderti, e lo sa il cielo se mi dispiace farlo."

"Beth tornerà da un momento all'altro…"

"Beth ha il suo daffare a restare viva, dolcezza. Ero con Spike e Drusilla quando voi due mi avete preso, e li ho visti entrare qua dentro. Non avevi previsto questo sviluppo, eh?" le rispose lui, sollevandola per il collo. Solitaire gli sferrò una ginocchiata allo stomaco, e riuscì a liberarsi della stretta prendendo una posizione di difesa.

"L'Antico Codice. Ho quasi ammazzato una Cacciatrice che combatteva in questo modo. Ovviamente glielo hai insegnato tu…" le urlava mentre la colpiva sempre più violentemente, rendendole impossibile rispondere "…e sai una cosa?, sono quelli come te che disonorano la nostra razza" continuò prendendola in braccio e avvicinandosi ad una finestra. Solitaire, intontita dai colpi, non riusciva a muoversi. Poteva solo sbarrare gli occhi in preda al terrore più grande che avesse mai sperimentato nella sua lunghissima vita.

Angelus si fermò a guardare fuori, poi guardò il viso di lei "Oh, mia cara, ma di cosa hai paura?" le sussurrò mutando faccia "È questo? La parte in cui ti spezzo le ossa gettandoti dal terzo piano? Perché devo proprio dirtelo, adoro questo in una donna!"

Detto questo, le diede un bacio e la scaraventò attraverso la vetrata. Rimase a guardarla per qualche minuto, distesa priva di sensi sul marciapiede, circondata da mille frammenti di vetro, poi si ricordò di Beth che era nell'altra stanza con i suoi due amici.

"Spike, Dru, andateci piano con quella ragazzina…" stava dicendo, ma il resto della frase gli morì in gola. Al centro della stanza, c'era Beth con un paletto in mano circondata da cenere. Spike e Drusilla avevano cessato di esistere.

***

"Siamo rimasti io e te, a quanto pare."

"Già, solo io e te. Solitaire ormai non ti sarà più d'aiuto."

"Che le hai fatto?"

"Sai, Elizabeth, avevo sempre reputato Solitaire un angelo…mi è dispiaciuto vedere che non è stata in grado di volare."

A quel punto Beth perse definitivamente il controllo, e accecata dalla rabbia e dalle lacrime cominciò a lottare contro suo padre che purtroppo per lei era più forte e veloce. Angelus le tirò due pugni fortissimi all'addome, e poi un colpo alla schiena, facendola cadere ai suoi piedi.

"C'era solo una persona che riusciva a mettermi in difficoltà. Tu non vali neanche la metà di tua madre."

"Scommettiamo?" rispose lei alzandosi lentamente, e poi colpendolo con violenza improvvisa con tre pugni alla faccia e allo stomaco.

Forte di quel piccolo vantaggio, aveva preso l'ampolla e il libro ed aveva cominciato a correre giù per le scale pericolanti.

Angelus le fu subito dietro, e con un balzo la gettò a terra sul pianerottolo, ricominciando a colpirla. Beth aveva paura di morire, come mai ne aveva avuta in vita sua, ma doveva terminare a tutti i costi quello che Solitaire aveva cominciato.

Con un calcio riuscì a buttarlo contro il muro, e approfittando di quell'attimo di stordimento gli fece ingoiare tutto il contenuto della fiala.

Ora mancava solo la formula, e Beth ringraziò silenziosamente Enyas per averci messo un segnalibro. Il tempo non era esattamente la cosa di cui disponeva maggiormente in quel momento.

Stava per iniziare a recitarla, quando Angelus si alzò in piedi, furibondo. Ricominciò l'inseguimento per le scale, con Beth che scappava leggendo la formula e cercando di impararla. Ad un certo punto si fermò, e gettò il libro. Basta scappare, ora il momento tanto aspettato e anche tanto temuto era arrivato.

Non sarebbe riuscita a batterlo, ed era nelle intenzioni di lui scaraventarla giù dalla finestra come aveva fatto con Solitaire, peccato non sapesse il suo piccolo segreto. Quella faccenda dell'immortalità accennata da Enyas cominciava a piacerle. Cominciò a combattere indietreggiando verso la finestra, e quando la sua sensazione si rivelò esatta, lo abbracciò e trascinò Angelus nel vuoto insieme a lei. Doveva fare in fretta, e mentre cadeva urlò la formula che le avrebbe finalmente restituito suo padre. Sentì l'impatto con l'asfalto della strada, i cocci di vetro che le graffiavano il viso, e poi l'oscurità calò su di lei.

CAPITOLO 4

Beth si era risvegliata nel suo letto, tutta dolorante e con un mal di testa atroce. C'era Willow al suo capezzale, che le carezzava i capelli.

"Finalmente ti sei risvegliata. Hai dormito 48 ore di fila. Ho avuto tanta paura, Beth."

"Che è successo?"

"Hai maledetto di nuovo tuo padre. Ce l'hai fatta. È stato Alex a trovare te, Angel e Solitaire a terra, di fronte ad un palazzo abbandonato. Me lo vuoi dire cos'è successo esattamente la notte scorsa?"

"Io e Solitaire stavamo per fare il rituale, quando la situazione è precipitata. Angel ha gettato Solitaire dal terzo piano, mentre io me la vedevo con Spike e Drusilla. Dopo averli sistemati, mi sono trovata davanti mio padre, e abbiamo iniziato a combattere. Sapevo che voleva farmi fare la stessa fine di Solitaire, e gliel'ho lasciato fare. Però l'ho trascinato con me, recitando l'incantesimo. Come sta? E Solitaire?"

"Solitaire è ancora viva, non preoccuparti, e anche tuo padre. Angel se l'è cavata con un braccio rotto, Solitaire non è stata altrettanto fortunata."

"Che intendi?"

"Intende questo" esclamò Solitaire, entrando nella stanza spingendo una sedia a rotelle.

"Mio Dio…"

"Niente di permanente, non spaventarti Beth. Il dottore da cui mi ha portato Willow mi ha assicurato che entro un paio di mesi tornerò come nuova. Tu devi ringraziare solo la tua natura, avresti potuto morire. Pazza incosciente che non sei altro, proprio da una finestra dovevi buttarti con lui?"

"Non avevo idee migliori."

"Scusate un minuto, voi due. Di che state parlando?"

Solitaire sorrise a Beth, e uscì dalla stanza chiudendo la porta. Avrebbe voluto vedere la faccia di Willow mentre Beth spiegava la situazione, ma sarebbe stata di troppo.

Era arrivata in cima alle scale, e solo in quel momento si era ricordata che in casa non c'era nessun altro che poteva aiutarla a scendere. Sentì poi dei passi, e un'ombra che si stagliava sul pianerottolo. Dopo un minuto, Angel era davanti a lei. Solitaire guardò il vampiro, l'espressione del suo volto mentre la osservava seduta su quella sedia a rotelle, quasi a non voler credere di essere stato veramente lui a farle questo.

"Solitaire, io…"

"Beth sta bene, niente di rotto, solo qualche ammaccatura."

"E tu?"

"Io rimarrò bloccata qui per un po', due mesi circa."

Angel sembrò sollevato di sentirlo, e Solitaire scoprì che non poteva avercela con lui. Non era la stessa persona che l'aveva messa su una sedia a rotelle, era esattamente all'antitesi. E lo sarebbe rimasto per sempre.

"Senti, possiamo far l'alba su queste scale, ma qualcosa mi dice che tu non ne saresti entusiasta. Che ne dici di portarmi di sotto?"

Angel le disse di mettergli le braccia al collo, e poi con il braccio sano la tenne stretta mentre la portava di sotto.

Poco dopo, dalle scale fece capolino anche Willow. Dalla faccia che aveva, Beth non c'era andata leggera e aveva detto tutto e subito.

"Beh, almeno adesso ho avuto una spiegazione sul perché è già in piedi…" disse andando diretta in cucina. Aveva bisogno di farsi una tazza di caffè molto molto forte.

Beth era scesa subito dopo di lei, con addosso una tuta, ed era rimasta a guardare Solitaire e Angel parlare.

"Ma bene, non ti posso lasciare sola un giorno che già ti dai da fare!" esclamò facendole fare un salto.

"Beth, potresti avvisare quando arrivi?" le rispose Solitaire, che era arrossita nel frattempo facendo ridacchiare la ragazza.

Beth si era avvicinata ai due, e finalmente aveva abbracciato suo padre "Sono felice di conoscere il vero te."

Angel strinse forte sua figlia, e la ringraziò di tutto quello che aveva fatto per lui. Beth poi uscì per andare al cimitero a caccia, e lì trovò il suo angelo custode, Alex, che la aspettava con un fiore in mano.

"Sono felice che stai bene."

"Merito della mia insolita discendenza. Posso dire di esserne estremamente felice!"

"Ne sono contento. Solitaire mi ha chiesto di sostituirla a New York fino a quando non migliora. Dice che è ora che dimostri di essere capace di fare qualcosa di utile."

"Ma non mi dire. Quando parti?"

"Stanotte. Sono venuto qui proprio per salutarti."

***

Una regola precisa del nostro rapporto era quella di evitare gli addii strazianti, e la rispettammo alla perfezione. Sarebbe stata dura senza Alex nei dintorni. Gli volevo bene, ma sapevo che era giusto così. Chissà se ci saremmo rivisti presto…non importa, come ha detto Enyas, ho tutto il tempo del mondo.

Ora dovevo pensare solo a rimettere in sesto mio padre. Poteva dire o fare quello che voleva, ma se con quella corazza poteva ingannare a fatica mia madre, con me non ci riusciva proprio. Era uno dei motivi per cui avevo deciso di restare a Sunnydale. Già mi immaginavo Solitaire alzare gli occhi al cielo, e sfoderare tutti i suoi argomenti più convincenti per farmi tornare a New York con lei. Sapevo quanto era cocciuta, ma io lo ero di più, avrebbe mollato.

Per quella notte avevo finito, vedevo già le nuvole striarsi di luce, le ombre svanire. Tra non molto il sole sarebbe tornato ad illuminare il mondo, e io volevo andare a dormire. Benedette siano le vacanze estive!

Ma prima di andare a casa, c'era una cosa che volevo e dovevo fare.

Presi il fiore che Alex mi aveva regalato, e lo misi sulla lapide di Buffy.

"Questo è da parte mia, era ora che te ne portassi uno. È un regalo del mio ragazzo, in realtà. Un vampiro. Non te lo saresti mai aspettato, vero, che proprio tua figlia diventasse quello che eri? Ironia della vita. E non preoccuparti per Angel, a lui penserò io, ho tutta l'eternità per farlo, vampiri e demoni permettendo. Cioè, io e Solitaire. Non la molla un minuto, è sempre pronto ad aiutarla. E non credo che alla mia amica la cosa dispiaccia…Se c'è il tuo zampino dietro a questa faccenda, complimenti, ottimo lavoro, sei riuscita dove io ho fallito per tre anni…"

Poi di colpo smisi di parlare. Si era alzato il vento, una brezza leggera che muoveva l'erba e scuoteva dolcemente i rami degli alberi. Non appena smise, fissai con occhi sbarrati la tomba di mia madre, e poi intorno a me. Incominciai a sorridere tra me e me. Avevo appena sentito la voce di Buffy, come l'avevo sentita nei miei sogni, dirmi "Ti voglio bene, Beth".

Ero ancora indecisa se credere di averla sentita davvero, o di essermi fatta suggestionare dal luogo, che non mi accorsi neanche di Solitaire, che mi era arrivata alle spalle. Ora era il mio turno, di sobbalzare e di arrabbiarmi!

"Potresti avvisare quando arrivi? Sono io quella che ha il paletto dalla parte del manico!" le urlai mentre mi voltavo, poi rimasi letteralmente a bocca spalancata. Era in piedi.

"In cosa tu avresti fallito per anni, Beth? La mia vita sentimentale? Parla, sono proprio curiosa!" mi disse incrociando le braccia e guardandomi con uno sguardo che prometteva guai.

"Prima di rispondere, non credi ti dovermi qualche spiegazione?"

Solitaire mi sorrise, e mi mostrò l'anello "Indovina un po', durante la caduta l'anello mi si era sfilato, e quindi è stato più rovinoso l'impatto con il suolo. Tuo padre, quando è venuto a trovarmi, me l'ha riportato, e subito ho cominciato a star meglio."

Poi si accorse che la stavo fissando con uno sguardo incuriosito, e si affrettò a correggersi.

"A trovare te, volevo dire! Insomma, è passato tanto di quel tempo, quasi non mi ricordavo più di lui e scommetto che se non ci incontravamo di nuovo neanche avrebbe ricordato la mia faccia. Siamo due tipi diversi…"

Si, come no. Inventane un'altra, amica mia.

"Ti sei resa conto che ti stai arrampicando sugli specchi? E che mio padre ci sta osservando di nascosto?"

Subito Solitaire gettò uno sguardo all'entrata del cimitero, cercandolo, mentre io me la ridevo sotto i baffi. Appena capito lo scherzo, aveva allungato le mani verso il mio collo "Vieni qua che ti sistemo, ragazzina!"

Io mi sottrassi ridendo, facendo finta di correre via.

"Allora, che farai?" le chiesi dopo averla presa sottobraccio, mentre andavamo verso l'uscita.

"Non ne ho la più pallida idea. New York mi piace da matti, ma lo sai, governare una città come quella è così stressante…Sunnydale mi sembra più a portata di mano."

"Vorresti lasciare ad Alex un compito del genere? E io che credevo lo odiassi!"

"La scelta era tra lui e la Dittatrice. Ho scelto il male minore!"

"Che tipo che sei! OK, parliamo d'altro."

"Se l'argomento è Angel, ti puoi risparmiare la fatica. Tanto non ti dico niente."

"Sadica!"

E continuammo a beccarci fino a casa, e per tutto il giorno. Avevo telefonato ad Alex, e avevo passato un'ora al telefono con lui, nonostante Solitaire continuasse a stralunare gli occhi ogni volta che sentiva la conversazione. Aspetta cara, mi dicevo, ti renderò il favore quanto prima.

Quella sera comunque avevo deciso di scioperare. I vampiri di Sunnydale potevano considerarsi fortunati, e ringraziare la mia prof. di Storia dell'Arte e l'espressionismo tedesco!

Mi ero seduta vicino alla finestra, mangiando una mela, e cercando di confrontare due quadri di Kandinsky, quando gettai per caso un occhio fuori dalla finestra. Guarda un po', mio padre e la mia migliore amica. Mano nella mano. Lei lo guardava come se fosse un re, e lui la guardava come se fosse fatta di vetro veneziano. Vederli insieme non mi dispiaceva affatto, erano le due persone più importanti nella mia vita.

Li seguii con lo sguardo fino a quando non scomparvero nella veranda, sotto camera mia, e sogghignai. Domani avrei avuto di cosa punzecchiarla, questo era sicuro.

 

Fine