SOMEONE TO TRUST
Di
Jade
Disclaimer: I personaggi di ‘Buffy’ e
‘Angel’ appartengono tutti a Joss Whedon e alla Mutant Enemy,
mentre quelli di ‘Jarod il Camaleonte’ appartengono alla
NBC/Universal, a Steven Long Mitchell e Craig W. Van Sickle. E quelli che non
riconoscete, appartengono a me.
Rating: PG-13
Personaggi/Pairing: un po’ tutti i personaggi
principali delle tre serie.
Sommario: Che cosa hanno in comune una certa
Cacciatrice di vampiri di Sunnydale con uno studio legale di Los Angeles, un
centro di ricerca nel Delaware e un vampiro in cerca di redenzione? La risposta
è un uomo di nome Jarod…
Note: crossover tra le serie Buffy, Angel e Jarod il
Camaleone, che è arrivato secondo al 14° concorso di fanfiction
indetto da efpfanfic.net.
***
Lindsey era
nervoso. Quel posto lo rendeva nervoso. L'uomo a cui lo avevano indirizzato lo
aveva lasciato ad aspettare in uno di quegli ampi corridoi come se fosse uno
dei loro uomini di fiducia, uno spazzino, come erano chiamati lì, e
questo non gli andava a genio. Aveva attraversato mezza America per giungere
lì, aveva lasciato Los Angeles e il lavoro allo studio legale, e Lilah.
Soprattutto Lilah.
Quella donna con
cui divideva la sezione dei Progetti Speciali avrebbe certamente provato a
farlo fuori mentre era via. Ma ora doveva preoccuparsi di altre cose.
Riguardò il dossier che stringeva tra le mani. Sì, i pezzi grossi
di quel posto lo avrebbero trovato molto interessante…sempre che fossero
disposti a credergli. Glielo aveva consegnato personalmente il suo capo,
Holland Manners, pregandolo di muoversi nella massima segretezza.
Oltre a quello gli
aveva consegnato un indirizzo: Il Centro, Blue Cove, Delaware. Sopra c'era
scritto a matita un nome. Raines.
***
"La prego, si
accomodi signor…?" disse Raines andando a sedersi alla sua
scrivania.
"McDonald.
Lindsey McDonald."
"Bene.
Conoscevo Holland, mi è spiaciuto sapere della sua morte. Come è
successo?"
"È una
storia lunga" tagliò il giovane avvocato.
"Vorrei vedere
quello che ha portato con sé."
"La avviso, ha
dell'incredibile quello che c'è scritto" disse Lindsay, porgendo il
fascicolo all’uomo seduto di fronte a lui.
"Lei non ha
mai lavorato qui, allora" esclamò Miss Parker entrando senza
preavviso nella stanza. "l'incredibile al Centro è la regola."
"Miss Parker!
Ma come si è permessa…?"
"Non credo di
averla mai vista" disse rivolgendosi a Lindsey, e ignorando
deliberatamente Raines.
"È un
avvocato di Los Angeles. È qui per mia richiesta, a differenza di
lei."
"Ero venuta a
sincerarmi che fosse ancora vivo dopo il suo viaggio in Oriente, idea di mio
padre se vuole saperlo. Adesso anche dalla città degli angeli fa venire
gente. Non le basta di avere come scagnozzi metà del Centro?"
Raines stava
fremendo di rabbia, certamente ponderando una frase adatta con cui rispondere
alla donna, quando il telefono squillò e lui e la sua cigolante bombola
d'ossigeno sparirono subito dalla stessa porta dov'era entrata Miss Parker.
Miss Parker
camminò lentamente verso la scrivania, e si appoggiò al tavolo
prendendo in mano il dossier.
"Wolfram &
Hart, documenti riservati, vietata la duplicazione" lesse.
"Sono per
Raines. Nessun altro deve vederli…". Stava per dire a parte lui, ma la donna aveva
già cominciato a sfogliarli, e così velocemente che dubitava
stesse capendo qualcosa di quanto era scritto. Se avesse conosciuto Miss Parker
da un po' più di un minuto e venti secondi, si sarebbe reso conto di
quanto la sua considerazione fosse errata.
Cercò di
scrutare sul suo viso segni di sorpresa, paura, o una qualsiasi altra reazione,
ma gli occhi di ghiaccio rimasero tali fino a quando non li sollevò dal
dossier per fissarlo dritto nei suoi.
"È
tutto vero?"
"Dalla prima
all'ultima parola."
"Ho detto che
qui al Centro l'incredibile è la regola. Questo non è solo
incredibile, è pura fantascienza."
"Lei non crede
che esistano demoni?"
"Ho imparato a
vederli nelle persone che mi circondano, e mi creda qui ce ne sono tanti, a
partire da quello che è appena uscito, signor…?"
"Lindsey
McDonald."
"Bene,
Lindsey, venga con me."
"Ma…"
L'espressione degli
occhi di Miss Parker gli fece morire in gola qualsiasi protesta, e quasi
rassegnato si lasciò guidare dalla donna fino al sottolivello dove
Broots e Sydney stavano lavorando.
"Sydney, il nome
Wolfram & Hart risveglia qualcosa nei tuoi ricordi?" domandò
Miss Parker a bruciapelo allo psicologo.
"Wolfram &
Hart? Ma Jarod non ha lavorato per loro circa due mesi fa?"
"Il nome Jarod
le dice niente?" chiese a Lindsey.
"Jarod
Hope…sì che lo conosco. Ha mandato in galera due miei colleghi, e
neanche i migliori avvocati dello studio sono riusciti a tirarli fuori. Come
mai lo conoscete?"
"È una
lunga storia" commentò Sydney, con uno dei suoi soliti sorrisi.
"Per caso
è uno dei vostri?"
"In un certo
senso lo era" rispose Miss Parker avvicinandosi al computer e battendo
qualcosa alla tastiera, facendo poi cenno di avvicinarsi.
"Ecco, signor
McDonald. Credo che sia il suo turno di mostrarsi sbalordito."
E non scherzava.
Simulatori.
Ecco qualcosa che
di sicuro non si vede tutti i giorni.
Stava leggendo
quello che Miss Parker, Sydney e Broots avevano raccolto, insieme a quel poco
che Jarod aveva lasciato dietro di lui quando era scappato dal Centro. Lo aveva
avuto sotto il naso per due mesi, e mai aveva sospettato che non fosse chi
diceva di essere, o che non fosse un vero avvocato. Alzò un momento gli
occhi dallo schermo, e fissò le persone nella stanza con lui. L'uomo che
Miss Parker aveva chiamato Sydney stava sfogliando i documenti, con alle spalle
l'altro uomo che aveva visto prima alla tastiera, calvo e magro come
un'acciuga. Se ricordava giusto, Miss Parker l’aveva chiamato Broots.
Scrutando le loro facce, si accorse che erano a metà tra
l'incredulità e lo sconvolgimento. Miss Parker invece camminava
lentamente avanti e indietro, i pensieri che la preoccupavano accuratamente
celati dalla sua corazza. Da una rapida analisi parevano tutti e tre menti
molto razionali. Avrebbero accettato di mettere in discussione le loro convinzioni
per quei documenti che ora tenevano in mano?
"Signor
McDonald, converrà con me che quanto è scritto è assurdo.
Demoni, vampiri e creature del genere sono solo miti della cultura popolare, e
che ora servono solo a spaventare i bambini."
Non è stato a Los Angeles di recente
allora…
"Mi dispiace,
è tutto vero. E l'essere di cui parlo è una minaccia per lo
studio che rappresento, e per voi se il vostro simulatore lo incontrasse."
"Lei cosa ci
offrirebbe in caso del nostro aiuto?"
"La vostra
ricerca continua a fallire, da quanto ho letto. Io vi offro l'appoggio
incondizionato di Wolfram & Hart. Credo vi farà molto comodo una
mano nel caso i vostri uomini si mettessero nei guai. Inoltre contiamo molti
demoni che per noi farebbero qualsiasi cosa, nel caso fallissimo. E prima che
lei parli, Miss Parker, intendo davvero qualsiasi
cosa."
Sydney nel sentire
questo chinò la testa, ma Miss Parker neanche se ne accorse, le
brillavano gli occhi "E noi ci occuperemo di Angel. Ma voglio saperne di
più."
*******************
Cordelia Chase
quella sera aveva finito il lavoro prima del solito, e si stava ritoccando il
trucco pregustando il momento in cui avrebbe incontrato il ragazzo che vedeva
da qualche sera a quella parte. Con lo specchio teneva d'occhio la porta,
odiava che Wesley le arrivasse alle spalle facendo i suoi soliti commenti
sarcastici. Tutta invidia, secondo lei. Wes neanche sapeva cos'era, una vita
privata. Dopo che il Consiglio degli Osservatori lo aveva cacciato per lui
esisteva solo il suo lavoro di cacciatore di demoni. Ma prova a divertirti, gli
aveva suggerito, e le era valso un'occhiata fulminante e il rischio di veder
sfumare la sua unica serata libera dopo tanto tempo.
Ma davvero una
volta le piaceva un tipo del genere?
Angel dal canto suo
aveva un ottimo motivo per fargliela sfumare. Cordelia aveva di nuovo
archiviato gli ultimi casi secondo il suo personale modo di pensare. Che
diavolo ci faceva il file della signor Emerson sotto la "R"? E
perché mai la scheda di Kate Lochley era sotto la "P"?
Si alzò
dalla sua scrivania, arrivato sulla porta del suo ufficio la vide farsi bella,
e questo lo fece arrabbiare di brutto.
"CORDELIA!"
Cordelia fece un
salto, sbavando così il segno del rossetto, e voltandosi subito. Che
stupida, lo specchio poteva aiutarla per prevenire Wesley, ma per Angel non
funzionava.
I vampiri non si riflettono, accidenti a loro.
"Ringrazio il
cielo di essere troppo giovane e spensierata per un infarto. Che ho
fatto?"
"Potresti
gentilmente spiegarmi perché il file Emerson è sotto la
"R" e non la "E"?"
"L'ho messo
sotto la "R" di rompiscatole. Te lo ricordi, che tipo?"
"Sì,
era un vero rompiscatole…e Kate Lochley?"
"Sotto la
"P" di polizia" disse Cordelia, come se fosse ovvio.
"Cordy,
possiamo essere un po' meno giovani e spensierati per quanto riguarda
l'archivio? Grazie di cuore. Come sei carina stasera. Dove vai?" le
domandò, notando il suo vestito e la pettinatura.
"Esco con il
mio vicino di casa. Tipo simpatico, ma anche tanto misterioso. Pensa che di lui
a parte il nome non so altro."
"Potrebbe
essere pericoloso."
"No, credimi.
E poi anche Dennis lo trova a posto, e sai quanto è geloso nei miei
riguardi."
"Chi? Il
fantasma che infesta casa tua?" si intromise Wesley.
"Già,
Wes, tu lo conosci bene. Credo ti abbia scarav…" ma non
riuscì a terminare la frase, perché cadde a terra tenendosi la
testa tra le mani in preda ad una delle sue solite dolorosissime visioni.
Rimase a terra
ansimante e continuando a reggersi la testa, ed Angel e Wesley dovettero
aiutarla ad alzarsi. Mentre quest'ultimo andava a prenderle un bicchiere
d'acqua, Angel si era seduto accanto a lei e le aveva chiesto di dirgli cosa
aveva visto.
"Accidenti a
te, Doyle…ma proprio ma me dovevi lasciarle in eredità, le tue
visioni?"
"Cordelia,
calmati. Che cosa hai visto?"
"Un
uomo… non l’ho visto bene… contro quell'avvocato di Wolfram
& Hart…"
"McDonald?"
"Sì. E
insieme a lui ci sono altre persone. Il primo sembra un cadavere che cammina,
con una bombola d'ossigeno al seguito, poi c'è una donna sui trenta, mi
pare una collega di McDonald, e un'altra, che sembra una statua di ghiaccio,
mora, occhi azzurri. Ho ancora i brividi."
"Jarod
come?" chiese Wesley portando a Cordelia un bicchiere d'acqua.
"Jarod e
basta. Niente cognome" sussurrò Cordelia, ancora scossa, accettando
il bicchiere con mani tremanti.
"E così
siamo di nuovo contro quel maledetto studio di avvocati” mormorò
Angel ai suoi amici e colleghi di lavoro. “Dobbiamo trovarlo, e prima di
loro."
Peccato che Jarod
non avesse la minima intenzione di farsi trovare.
Quando era entrato
a Wolfram & Hart, lo aveva fatto per aiutare una povera donna che quei due
avvocati avevano rovinato, ma solo alla fine si era reso conto che là
dentro non solo lo sapevano tutti e tacevano, ma anche che lui ora si trovava
nella loro lista nera. Doveva sparire, ma prima voleva salutare la ragazza con
cui si sarebbe dovuto vedere quella sera. Era stata la sua vicina di casa, ma
soprattutto una buona amica.
Era seduto al
bancone del bar, davanti ad una birra, quando sentì una pacca sulla
spalla "Scusa il ritardo Jarod."
"Sempre
occupata, eh Cordy?"
"Come te del
resto" rispose Cordelia sedendosi al suo fianco. Non voleva credere ai
propri occhi. L'uomo che aveva visto era proprio lui!
"Lascio la
città. Sono venuto qui per salutarti."
"Perché?
Posso aiutarti?"
"Non ti voglio
tirare in mezzo, meglio che tu non sappia niente. Addio" e fece per
andarsene.
"Sei nei guai
con Wolfram & Hart?"
Questa affermazione
lo fece voltare all'istante. E lei come faceva a saperlo?
"Sto dalla tua
parte, non preoccuparti. Ho un amico che forse può darti una mano."
Con sguardo confuso
Jarod seguì Cordelia fino all'hotel abbandonato dove l'agenzia
investigativa per cui lavorava aveva sede, l'Hyperion.
"È qui
che lavori?"
"Lo so, non
dire niente. I miei amici saranno ancora lì, almeno lo spero."
"Come sai
dello studio legale?"
"Ho avuto una
visione, e di solito quando succede è perché la persona che vedo
ha bisogno di aiuto. Stavolta sei tu."
"Una
visione?"
Cordelia gli disse
di seguirla, e lo introdusse entro l'ufficio dove Angel e Wesley stavano
parlando.
"Angel, Wes,
vi presento Jarod. L'uomo della mia visione, nonché mio vicino di
casa."
I due prima si
guardarono l'un l'altro, e poi la fissarono sorpresi.
"Beh? Pensate
di essere solo voi due bravi a trovare le persone?" sbottò lei.
"L'importante
è che sia qui e non a Wolfram & Hart."
"Quello che mi
piacerebbe sapere è cosa sapete esattamente su questo studio
legale."
Angel allora si
alzò dalla scrivania, e cominciò a spiegargli in breve cosa fosse
quello studio legale in realtà.
"Ogni brutto
affare che ti possa venire in mente, Jarod, loro ci sono invischiati. Sono due
anni che li combattiamo."
"Una cosa del
genere esiste anche a Blue Cove, nel Delaware. È un centro di ricerca
che si chiama "Il Centro". E questi sono i miei cacciatori"
disse loro mostrando delle foto di Sydney, Broots, Raines e Miss Parker.
"Angel, questi
due! Erano nella mia visione!" esclamò Cordelia, indicando le
immagini di Miss Parker e Raines.
"La cosa che
però non mi spiego, Cordy, è come
"Lavoravo per
quello studio legale fino a qualche mese fa. Ho spedito in galera due di loro,
e ora cercano vendetta."
"O cercano
altro. Che cosa sei?"
"Scusami?"
disse Jarod sorpreso, fissando Angel.
"Se ti stanno
cercando ci dev'essere una buona ragione. Che cosa sei?"
"Sono un
simulatore."
Cordelia, Wesley e
Angel lo fissarono senza capire.
"Simulatore?"
*****************
Una volta rientrato
nel suo ufficio, Raines era diventato furioso quando aveva visto che McDonald
non era più lì, e neanche il dossier. Non ne poteva più di
essere scavalcato da Miss Parker, ma gliel'avrebbe pagata, e cara stavolta.
Si sedette alla sua
scrivania, e premendo un bottone sotto il tavolo, dal muro alla sua destra
comparve uno schermo, da dove vedeva e sentiva quello che
Molto, molto interessante.
"Quindi,
questo Angel era la creatura più crudele d'Europa fino a quando una
maledizione l'ha reso inoffensivo?"
"Proprio
così. Da quanto ho letto lui e il vostro "problema" sono
simili. Entrambi aiutano i deboli e i derelitti, e si impicciano di cose che
non li riguardano."
"Una volta qui
smetteranno di farlo, glielo garantisco."
"Angel vive e
lavora a Los Angeles, e posso dirvi dove trovarlo. Jarod?"
"È
invisibile. Dopo aver lavorato a Wolfram & Hart non abbiamo più
avuto indizi da lui."
"Indizi?"
"Vede,
Lindsey, Jarod gioca con noi come fa il gatto col topo, ci dà
tracce…" e Miss Parker si interruppe un istante per prendere un paio
di pillole per la sua ulcera "…e poi sparisce appena arriviamo. Devo
a lui tanti di quei problemi che ho perso il conto."
"Parker"
s'intromise Broots prendendo in mano il flacone di pillole "prendi ancora
questa roba? Tra non molto non avrai solo la tua ulcera a…"
"Sta zitto,
Broots."
Miss Parker compose
un numero al cellulare "Sam, sono io. Fa preparare l'aereo del Centro. Io,
e l'avvocato McDonald partiamo per Los Angeles. Non dare nell'occhio, mi
raccomando, e sbrigati."
********************
A Hyperion intanto
era calato il silenzio. Dopo le spiegazioni di Jarod, Angel si era sentito in
obbligo di spiegare chi fosse. Sembrava che stessero facendo a gara per
raccontare la verità più assurda.
"Ehm…così
tu saresti un vampiro di 248 anni?" domandò Jarod a Angel,
incredulo.
" E
tu…tu puoi diventare chiunque tu voglia? Medico, agente
federale…" domandò Angel a Jarod, ancora più
incredulo.
"Sono stato
anche un investigatore privato una volta, conosco il tuo lavoro."
"Spiacente di
contraddirti, ma non credo proprio. Le persone che aiuto hanno a che fare con
le forze del male, tu fino a cinque minuti fa neanche sapevi che
esistevano."
"Il Centro mi
ha sempre tenuto isolato dal resto del mondo. Ora sto recuperando."
"La cosa
migliore per il momento è farti sparire."
"Angel, sono
quattro anni che scappo. Sono esperto al riguardo."
"Dove ti mando
è l'ultimo posto dove ti verrebbero a cercare. Sunnydale."
"Dov'è?"
"Poco distante
da qui. Una nostra amica vive là, si chiama Buffy Summers, e cosa molto
importante, Wolfram & Hart non sa della sua esistenza. "
"Ti fidi di
lei?"
"Le affiderei
la mia vita" rispose Angel con una nota di tristezza, quasi a ricordare
qualcosa di lontano, e ormai irrimediabilmente perso. Solo amici? No, c'era
qualcos'altro o almeno c'era stato, Jarod lo aveva capito. Era curioso di
conoscere Buffy. Voleva vedere se anche lei provava le stesse cose per lui. Nel
giro di dieci minuti partì per Sunnydale insieme a Cordelia e Wesley, ed
Angel rimase a riordinare l'archivio secondo un ordine più logico,
quello alfabetico. Qualcuno deve rimanere a sorvegliare il forte, aveva detto,
in uno dei rari momenti in cui dimostrava di avere senso dell’umorismo.
A tende tirate, non
si accorse che verso l'alba gli spazzini del Centro avevano cominciato a
circondare l'edificio, armati con le loro armi d’ordinanza e anche con
croci e acqua santa.
D'improvviso
alzò gli occhi, avvertendo una presenza estranea nell'edificio, e
interruppe il suo lavoro. Rimase perfettamente fermo e in silenzio, e
sentì dei passi che facevano scricchiolare il vecchio pavimento di
legno. Almeno cinque persone. Angel silenziosamente si alzò dalla sua
scrivania e si avvicinò alla porta, per sorprendere gli intrusi quando
sarebbero entrati, ma invece furono loro a cogliere di sorpresa lui, sfondando
le finestre e arrivandogli alle spalle. Sam e gli altri spazzini con lui
spalancarono la porta, e il primo gettò in faccia al vampiro la fiala di
acqua santa che aveva con sé, facendolo urlare di dolore.
Approfittando
dell'occasione, gli altri spazzini lo incatenarono stretto rendendolo
inoffensivo. Angel non riusciva a distinguere chiaramente chi avesse davanti,
vedeva solo ombre tremolanti, e ai danni provocati dall'acqua santa, per lui
pericolosa come un acido, sentì aggiungersi una spossante stanchezza,
causata dal forte sedativo che Sam gli aveva iniettato in una vena del collo
con una siringa a pressione.
Lindsey fu l'ultimo
ad entrare nell'ufficio, e guardò con estrema soddisfazione il suo
nemico ridotto in quelle condizioni. Dopo che gli spazzini del Centro portarono
via Angel privo di sensi e incappucciato, il giovane avvocato chiamò
Wolfram & Hart.
"Ho delle
grandi notizie per voi."
**********************
Ignari di quanto stava
succedendo nella loro città, Wesley, Cordelia e Jarod erano ormai
arrivati a Sunnydale. Mentre Wesley era andato dall'Osservatore di Buffy,
Rupert Giles, per sapere dov'era, Jarod aveva lasciato Cordy addormentata in
albergo ed era uscito a fare due passi, capitando vicino al cimitero.
Spalancò gli occhi da quanto era grande.
All'improvviso,
senza sapere come, si ritrovò a terra con un piede di donna sul torace.
"Ho avuto
veramente una brutta giornata, sai? Vediamo se ammazzandoti migliora..."
Jarod cercò
di rialzarsi, ma quella ragazza lo spinse giù. Per essere così
giovane, quella biondina era veramente molto forte. Da una tasca tirò
fuori un paletto, e l'avrebbe conficcato senza tanti complimenti nel cuore di
Jarod se Cordelia non fosse corsa a fermarla.
"Buffy! Ferma!
È un amico di Angel ed è umano, lascialo andare!"
La mano di Buffy si
fermò a due centimetri dal cuore dell'uomo "Umano?"
Buffy guardò
sorpresa Jarod, che annuì velocemente con l'espressione più innocente
che poteva. Cordelia nel frattempo era arrivata alle spalle dell'amica, e le
aveva tolto l'arma dalle mani "Perdiamo colpi, Cacciatrice, eh?"
"Qui la gente
non esce di casa a quest'ora, io e gli altri diamo per scontato di trovare solo
gente pallida, o con corna e squame in giro. Scusa per lo spavento" si
giustificò Buffy aiutando Jarod ad alzarsi.
"Buffy Anne
Summers?"
"In carne,
ossa e paletti. Cordelia, ma che fai qui? Pensavo che tu ed Angel aveste da
fare…non sarà successo qualcosa?"
"Tranquilla,
sta meglio di me e te messe insieme. È lui ad avere bisogno del nostro
aiuto. Si chiama Jarod."
“Jarod
come?”
“Jarod e
basta.”
"Va
bene… Piacere di conoscerti, ma non capisco, come…?"
"Degli uomini
gli stanno dando la caccia, deve sparire."
"E intendi
letteralmente. Beh, Jarod, sei nel posto giusto. Ma non nel momento giusto,
temo."
"Che succede?
Non ci sarà di nuovo la fine del mondo?"
"No, Cordy,
quella è stata l'anno scorso. È solo che Willow e Tara sono a San
Diego per un incontro tra streghe, e non so quando tornano. Dovrete aspettare,
mi dispiace. Ma nessuno che ha un po' di sale in zucca viene qua sulla Bocca
dell'Inferno, dopo quello che è successo il giorno che mi sono
diplomata, quindi sta tranquillo…"
"Streghe?
Bocca dell'Inferno?"
"Sì,
Jarod, streghe. E Bocca dell'Inferno è l'altro nome di questo
affascinante posticino…sbaglio o sei nuovo alla cosa?"
"Diciamo che
in una sera ho scoperto più cose di quelle che avrei voluto. "
********************
Dopo quella sua alzata
di testa, Miss Parker era stata aspramente rimproverata dal padre e a niente
erano valse le sue scuse. L'aveva fatta sentire una bambina di cinque anni, e
oltre a quella umiliazione aveva anche dovuto sopportare la presenza di Raines,
con quell'espressione di tronfia soddisfazione stampata in faccia. Brigitte e
Lyle ovviamente erano presenti. Rimasero in silenzio tutto il tempo, ma era
ovvio dalle loro espressioni da che parte stavano.
Che bella famiglia
che si ritrovava.
Ne era uscita
arrabbiata con il mondo intero, diretta verso l'ufficio di Sydney, ma una volta
là aveva optato per l'Ala Rinnovamento. Grazie a Broots aveva ottenuto
una carta d'accesso, così poteva scendere nella nuova versione della
bottega degli orrori di Raines senza destare problemi. Una volta davanti alla
cella di Angel si accorse guardando dalla finestrella sulla porta che lo
avevano incatenato ad una parete, e le ferite che aveva sul petto e in faccia
indicavano che Raines aveva dato ordini ben precisi su come estorcergli informazioni
su Jarod. Da quanto aveva sentito mentre scendeva, pareva invece che nonostante
tutto non avesse detto una parola su quello che sapeva.
Già,
perché Miss Parker, entrata dopo Lindsey nel palazzo, aveva trovato uno
dei quadernetti rossi che Jarod aveva l'abitudine di usare, e non ci aveva
messo molto a fare due più due. Purtroppo neanche questo era riuscito a
migliorare la sua posizione agli occhi del padre.
Quando entrò
nella cella, Angel sentì lo sguardo glaciale della donna percorrerlo
dall'altro in basso, ma non riusciva a scorgerla. La sua vista era ancora molto
annebbiata, e riusciva a vedere a malapena luci e ombre. Sentì il rumore
dei suoi tacchi risuonare nella cella, e fermarsi poi vicino a lui.
"Miss
Parker."
"Non vedi ad
un palmo dal tuo naso, ma sei riuscito a riconoscermi. Sono
impressionata."
"La tua
presenza è difficile da dimenticare."
"Lo
prenderò come un complimento, Angel. Dov'è Jarod?"
"Non lo
so."
"Perché
mi stai mentendo? So che lui era nel tuo ufficio, e comunque proteggerlo non
servirà. Lo troveremo comunque."
"Allora buona
fortuna. Anche se sapessi dove si trova ora, e non lo so, non lo direi certo a
te."
"Angel, Raines
non scherza. So di cosa è capace. Dì quello che sai se ci tieni
ad uscire da qua con le tue gambe…"
"Non
tradirò Jarod."
"Come vuoi.
Allora preparati al peggio, perché non sai che ti aspetta."
Miss Parker uscendo
sentì come un'ondata di dispiacere per l'uomo incatenato. Anche se era
un nemico perché aiutava Jarod, non meritava di finire tra le mani di
quel folle di Raines.
Era una cosa che
non avrebbe augurato al suo peggior nemico.
Miss Parker rimase
in disparte nei giorni a seguire, spiando il comportamento di Raines. Sembrava
il gatto che era riuscito ad arrivare alla crema, e a giudicare dai libri che
gli aveva visto in mano si stava documentando su come rendere la permanenza di
Angel un vero inferno. Il dossier che McDonald aveva portato era tornato in suo
possesso, e lei aveva le mani legate. Poteva solo assistere come spettatrice
impotente.
Quando fu sicura
che non si sarebbero accorti della sua presenza, utilizzò di nuovo la
carta magnetica e andò a vedere come stava Angel. Non sembrava neanche
più la stessa persona di due giorni prima, era pesta e sanguinante.
"Angel?"
"Buffy…"
"Buffy?" ripeté Miss Parker. Che strano nome.
Angel continuava a ripeterlo, e avvicinandosi a lui si accorse che stava
delirando. Quel pazzo di Raines lo avrebbe distrutto, doveva impedirglielo! Preso
in mano il cellulare, chiamò Sydney, e gli disse di far preparare una
stanza nell'infermeria del SL - 5. Prendendo poi una forcina dai suoi capelli,
cominciò a forzare la serratura delle catene che lo imprigionavano.
Essere cresciuta al Centro dopotutto le era servito a qualcosa, aveva imparato
cose che non si insegnano sui banchi di scuola.
Angel si
svegliò qualche ora dopo nell'infermeria del SL - 5. Si guardò
intorno per qualche istante, poi si alzò lentamente per vedere dove si
trovasse, e dando un'occhiata alle sue ferite si rese conto che qualcuno aveva
provveduto a curarlo. Chi?
Stava ancora
riflettendo, quando Miss Parker entrò quasi di soppiatto nella stanza
richiudendo la porta dietro di sé.
"Miss Parker,
ma che sorpresa. Ti manda Raines per controllarmi?"
La donna gli fece
cenno di fare silenzio, e gli si avvicinò "Smettila col sarcasmo.
Come stai?"
"Sono stato
meglio."
"Ti avevo
avvertito."
"Perché
sei qui?"
"Ho dei
perché a cui mi piacerebbe dare una risposta."
"Ad
esempio?"
"Ad esempio
perché un demone protegge la gente invece di ucciderla, e perché
hai al collo quella catenina."
L'aveva notata per
caso, mentre lei e i suoi uomini lo stavano portando via. Quel ciondolo era
stato un regalo per l'ultimo compleanno della madre, ricordava ancora il
sorriso che aveva fatto nell'aprire il pacchetto, e quando lei gliela aveva
messa al collo. Non riusciva a spiegarsi perché ce l'avesse lui.
Angel
riguardò il ciondolo, una martire cristiana, e sorrise al ricordo della
persona che gliela aveva donata, anni prima.
"Sei
Jennifer?"
Miss Parker
spalancò gli occhi, contrariata dall'uomo che aveva davanti, uno dei
pochi che a quanto pareva sapeva il suo nome.
"Sì. Te
lo ha detto Jarod?"
"No.
Catherine. Tua madre."
"Che cosa ti lega
a lei?"
"Diciamo che
mi ha aiutato quando nessuno al mondo poteva, o voleva farlo. Tu conoscevi solo
una sua faccia, non sai chi era e cosa faceva."
"Tu me lo
dirai?"
"Hai ricevuto
molte brutte notizie, avverto la tua tristezza. E la tua paura. Non so se sei
pronta ad accettarlo."
"Paura? Paura
di che?"
"Paura del
bambino che aspetti."
Miss Parker a quel
punto cercò a tentoni una sedia, perché le ginocchia avevano
iniziato a tremarle. Thomas era morto, e lei aveva scoperto tre mesi dopo di
aspettare un bambino, suo figlio. Non lo sapeva nessuno a parte Sydney e
Broots, neanche suo padre si era accorto dei suoi malesseri, e ora a questo
demone bastava darle un'occhiata per comprendere tutto.
"Lo sento. I
vampiri hanno dei sensi molto sviluppati…"
"Capisco…Quando
con i miei colleghi ti ho portato qui, continuavi a ripetere un nome.
Buffy."
"Era una
persona che conoscevo bene, tempo fa."
"La
amavi?"
"Sono tornato
dall'Inferno per lei. Ora però è tardi."
*********************
Tara e Willow
tornarono tre giorni dopo l'arrivo di Jarod, letteralmente entusiaste di quella
piccola vacanza. A causa dell'ora tarda, avevano deciso di incontrare tutti a
lezione il mattino dopo per salutarli. Il seminario di Psicologia era quello
che avevano in comune con molti, ed era quello che Willow prediligeva. Dopo la
morte della professoressa Walsh era cominciata una processione di supplenti, e
si era divertita immensamente a mandarli in crisi con le sue acute osservazioni
e una valanga inarrestabile di domande difficili.
"Tara, so che
tu non studi Psicologia, ma non è che sai qualcosa del nuovo
supplente?"
"Dicono in
giro che non sia male, simpatico, circa trentasette anni, e che si chiami Jarod
W. Hart."
"Bene signor
Hart, vediamo quanto reggi."
"Willow, che
cattiva!"
"Lo so, ma ora
ci ho preso gusto, è più forte di me!" esclamò
entrando in classe. L'aula però era deserta, eccezion fatta da Buffy e
dal professore, che pareva proprio stesse aspettando le due ragazze.
"Will, Tara,
bentornate!"
"Ciao Buffy.
Salve anche a lei professor Hart. Non c'è lezione oggi?"
"No. Buffy
è stata così gentile da farmi un piccolo riassunto delle vostre
gesta eroiche qui sull'Hellmouth. Stava appunto terminando di raccontarmi
l'Ascensione durante il vostro giorno dei diplomi, su come avete sistemato il
Sindaco diventato un gigantesco serpente demoniaco."
"Ah…"
"Willow, sta
tranquilla, e anche tu Tara. È un amico di Angel che ha bisogno di una
mano."
E Buffy
spiegò alle due ragazze chi fosse Jarod, quale fosse il suo problema e
chi fossero i suoi nemici. A Willow s'illuminarono gli occhi appena
sentì la parola simulatore.
"E così
sei un vero simulatore? O mio
Dio…avevo letto di un uomo che senza aver compiuto gli studi necessari
sapeva esercitare perfettamente la professione di medico, ma…o mio Dio!
Pensi che potrei farti qualche domanda?"
"Willow! Metti
a riposo i tuoi istinti da scienziata, vuoi?"
"Se Angel l'ha
mandato da noi vuol dire che il problema è grosso. E se l'ha fatto
accompagnare da Cordelia e Wesley vuol dire che è molto grosso. Ora sono da Giles al negozio di magia a dargli una
mano. Con l'influenza che si è presa Anya, ancora un po' e si sarebbe
fatto prendere dal panico!"
"Influenza?"
"Regalo della
mia adorata sorellina, Dawn."
"Tornando a
Jarod…possiamo aiutarti?"
"Siete
essenziali. Buffy mi ha accennato al fatto che siete streghe. Ci sono
incantesimi tra i libri che avete che servono a far sparire una persona e a
farla ricomparire lontano da qui?"
Willow scosse la
testa, mentre Tara ci pensò su per un istante e poi disse che sì,
le sembrava proprio che un testo simile ci fosse nella sua stanza alla
Stevenson Hall. Solo, bisognava cercarlo in mezzo alla montagna di altri libri
che aveva, ed erano veramente parecchi.
Mentre Buffy, Jarod
e Willow controllavano i testi ammucchiati sul tavolo, Tara guardava quelli
nello scaffale, quando si accorse che in cima ce n'erano altri due. Mettendosi
in punta di piedi e allungandosi più che poteva riuscì a
sfiorarli e a farli cadere a terra. Insieme ai libri, si accorse, era venuto
giù anche un mazzo di carte che riconobbe come i tarocchi che aveva
ricevuto da sua madre. Buffo il modo in cui erano disposti. Erano tutte cadute
senza mostrare le figure, tranne una.
Tara rimase a
guardarla per qualche istante senza riuscire a muovere neanche un muscolo, poi
con gesti rapidi raccolse le carte e fatto spazio sul tavolo a scapito di
alcuni libri iniziò a disporre le carte sotto lo sguardo perplesso degli
altri tre.
"Tara?"
Tara
continuò a mescolare le carte e a disporle, formando una croce, senza
dare segno di aver sentito Willow chiamarla.
"Tara, che
succede? Che hai visto, me lo vuoi dire?"
"Solo un
brutto presagio, Willow. Può essere niente, e lo spero con tutto il
cuore, ma se non lo fosse…" e cominciò a girare le quattro
carte che aveva davanti.
Deglutì
nervosamente. In mano aveva la stessa carta di prima.
"Non ho sbagliato”
sussurrò, spaventata. “A qualcuno vicino a uno di noi
succederà qualcosa di molto brutto. Forse è già successo.
Chi indica questa carta?" domandò Tara all'amica, indicando una
delle altre tre carte che aveva girato.
"Non lo so.
L'Angelo capovolto…una persona in cerca di riscatto. Chi conosciamo noi
che…o santo cielo!"
"Angel…
no… "
Tutti si voltarono
a guardare Buffy, che era sbiancata di colpo, e che continuava a fissare quella
carta.
"Buffy, vedrai
che non è niente di così grave…" tentò di calmarla
Willow, ma Buffy non la stava a sentire, e presa la giacca e controllati i
soldi che aveva con sé corse via prima che Jarod potesse fermarla,
diretta alla stazione degli autobus per prendere il primo in partenza per Los
Angeles. Angel l'aveva sempre aiutata, nei momenti importanti c'era sempre
stato. Il funerale di sua madre era l'ultimo della lista. Era arrivato il
momento di ricambiare. Qualsiasi cosa doveva succedergli l’avrebbe
impedita, fosse stata anche l’ultima cosa che avrebbe fatto in vita sua!
Una volta fatto il
biglietto stava per montare al volo sull'autobus in partenza, quando si
sentì afferrare saldamente alle spalle da qualcuno, perdendo la
possibilità di salire. Furiosa, senza guardare chi fosse gli tirò
una gomitata allo stomaco e lo scaraventò a terra.
Povero Jarod,
quando aveva a che fare con Buffy le prendeva sempre.
"Sei tu. Ti
avverto, non torno indietro. Angel ha bisogno di me."
"Non sono qui
per fermarti" disse, rialzandosi e massaggiandosi lo stomaco.
“Allora?”
“Allora”
replicò, indicando con un cenno l'auto di Wesley "Wesley e Cordelia
rimangono qui per aiutare Giles col negozio, e mi hanno lasciato la macchina
che se spinta al massimo mi risulta essere più veloce di un autobus. Angel
è anche amico mio, Buffy. Se è nei guai, io vengo con te."
***********************
Miss Parker
gongolava. Quando Raines era andato nella cella di Angel, e non trovandolo era
piombato come una furia nell'ufficio del signor Parker, aveva avuto la brutta
sorpresa di trovarci già Miss Parker, con una sua versione dei fatti che
nessuno si sentì di ribattere.
L'espressione di
Raines era tutta un programma, ma stavolta era lui ad avere le mani legate.
Inoltre, Raines aveva avuto dalla Torre un incarico che lo avrebbe portato a
Los Angeles per un po' di tempo, e si vide costretto a lasciare il suo nuovo
giocattolo nelle mani di Miss Parker.
"Lassù
qualcuno mi ama!" esclamò entrando felice e contenta nell'ufficio
di Sydney.
"Ho sentito
che l'incarico passa a te. Congratulazioni."
"Spero di non
dovermene pentire. Raines è uno che se la lega al dito, ma francamente
è meglio se Angel resta vivo, e per farlo è meglio che parli con
me."
"Stai
mantenendo la cosa sul piano professionale, vero?"
Miss Parker ci
pensò un attimo, e poi gli disse di sì. Anche se sapeva di
mentire. Aveva subito sentito una sorta di attrazione verso di lui, una forza
che l'aveva subito spinta a parlargli e a vederlo. Era l'unico che sapeva il
suo nome a cui aveva permesso di chiamarla così. Appena Raines fu fuori
dal Centro e dalla zona di Blue Cove, Miss Parker fece trasferire Angel
dall'infermeria ad un sottolivello dove erano ospitati altri soggetti del
Centro. La motivazione ufficiale era quella di convincerlo a collaborare usando
un diverso approccio.
"E quella
ufficiosa, Jennifer?" domando Angel divertito, seduto al lato opposto
della tavola a cui era seduta anche Miss Parker.
"Mia madre si
sarebbe rivoltata nella tomba se ti avessi lasciato a marcire nell'Ala
Rinnovamento. Se possibile è peggio del museo degli orrori che Raines
aveva quando era in vita lei, l’SL-27, e per cui quel morto che cammina
brucerà all'Inferno."
"Lo odi
molto."
"Sono convinta
sia responsabile della morte di mia madre."
L'espressione scura
di Angel le fece capire che lui non lo sapeva.
"Scusami.
Credevo lo sapessi."
"Ho saputo con
certezza della sua morte solo nel 1996, da un amico comune, e ancora non mi
pare vero. Mi avevano detto che si era suicidata."
"E tu ci
credi?"
"Sinceramente?
No."
"Mia madre
amava la vita, la sua famiglia, e so che non l'avrebbe mai fatto. I conti non
tornano."
"Catherine
sapeva le sarebbe successo qualcosa prima o poi, ma non sapeva per mano di chi.
Aveva anche altri nemici a causa del suo lavoro."
"Chi?"
"Non ti
servirà a niente saperlo."
"Tu dimmelo.
Deciderò io se mi serve o no."
"D'accordo.
Tua madre lavorava per un'istituzione inglese antichissima, il Consiglio. Era
un'Osservatrice molto in gamba, sapeva il fatto suo. E non era la donna fragile
che tutti credevano."
"Osservatrice?"
"Tua madre
sapeva molte cose sulle forze del male. Parte dei suoi studi che aveva condotto
in Inghilterra vertevano su quello. Una volta laureata era tornata negli Stati
Uniti e aveva proseguito la sua vita come se nulla fosse, ma ogni anno prendeva
e tornava in Inghilterra. Sbaglio?"
"Diceva che si
trattava di una riunione con i vecchi compagni di scuola…"
"E invece
andava a Cambridge da loro, a consegnare rapporti sui vampiri e sulle
potenziali Cacciatrici che osservava, e a ricevere nuovi incarichi. Suo
progetto era quello di salvare te e altri bambini da questo posto, se ricordo
giusto, e di portarvi laggiù. Una volta ottenuta la protezione del
Consiglio sareste stati al sicuro. Per sempre."
"È
tanto influente questo Consiglio?"
"Influente e
pericoloso."
"Sembri sapere
di cosa si parla."
"Ho visto che
succede a chi va contro di loro."
"Buffy?"
"No, un'altra
ragazza che conoscevo."
"Non parli
molto di lei."
"Neanche tu
parli del padre di tuo figlio se è per quello."
"È
morto tre mesi fa, e due mesi dopo ho avuto questa bella sorpresa. C'est la vie" sospirò Jennifer
sorridendo amaramente "Anche lei è…"
"No, ma
è come se lo fosse, ed è meglio così. Per tutti."
Miss Parker non
poté fare a meno di provare un piccolo moto di felicità e di
speranza nei riguardi del vampiro irlandese di fronte a lei
Smettila di fare la stupida sentimentale, Jennifer.
"Come vuoi.
Torniamo al motivo per cui sei qui. Che sai di Jarod?"
"Dimmelo
tu."
"So che
lavorava per uno studio legale chiamato Wolfram & Hart, che ha spedito in
galera due di loro."
"Come lo sai?"
"Uno dei loro
è venuto qui."
"Tiro a
indovinare. Lindsey McDonald, vicedirettore della sezione Progetti Speciali di
Wolfram & Hart?"
"Già…Progetti
Speciali?"
"Sì, e
io sono uno di quelli. Ti riporteranno Jarod?"
"Ci possono
provare. Ma la caccia, quella è solo tra me e lui, e se non ritorna qui
io non sarò mai libera. Voglio lasciarmi questo posto alle spalle e le
persone che ci lavorano al più presto."
"Anche la tua
famiglia?"
"Soprattutto
loro. La tua famiglia è morta da secoli, la mia purtroppo è
ancora qui. Ho un padre debole e bugiardo, e un fratello psicopatico.
Starò molto meglio senza di loro. Mia madre…era l'unica persona di
cui potevo fidarmi. Ora non mi fido di nessuno. Non ho più nessuno di
cui fidarmi."
"Puoi fidarti
di me."
***********************
"Willow dopo
che sono uscita ha detto qualcos'altro al riguardo?" disse Buffy mentre
insieme a Jarod entrava all'hotel Hyperion.
"Ha detto solo
quello che sapevi già."
"Quindi
può essere Drusilla, Darla, un nuovo nemico, o di nuovo un veleno
mortale…qualsiasi cosa. Ma se Angel muore, troverò il responsabile
e gliela farò pagare."
Una volta
nell'ufficio di Angel, fu chiaro a tutti che erano arrivati troppo tardi, erano
evidenti i segni di lotta e di effrazione.
"Santo
cielo…"
"Dovevano
essere in cinque, lo hanno preso alle spalle e immobilizzato. Almeno
così pare."
"Chi
può essere stato?"
"Wolfram &
Hart. Uno studio legale con cui è meglio non avere a che fare."
Poi sentirono dei
passi, di due persone che entravano nel palazzo e che presto si fecero vedere.
Erano Lindsey e Lilah, e non sembravano felici di rivederlo.
"Jarod."
"Lindsey,
Lilah, ma che sorpresa. Scommetto che state cercando Angel."
"Noi a
differenza di te sappiamo dove si trova. E da quel posto non uscirà mai
più, sono troppo interessati a studiare i demoni."
"The
Initiative?" domandò Buffy all'uomo.
"Il governo
non c'entra. Per rispondere alla vostra domanda, stiamo solo dando un'occhiata
in giro. Questo palazzo diventerà di nostra proprietà tra non
molto, è meglio essere informati."
"Se il
proprietario non fa ritorno prima, Lindsey" rispose Jarod. E poi
rivolgendosi alla sua amica "Sai Buffy, credo proprio di sapere dove sia.
Quanto?"
"Cosa?"
"Quanto ti ha
offerto Raines per farti cadere così in basso e vendere le persone,
Lindsey?"
"Oh, non si
tratta di denaro, ma di vendetta. Pura e semplice. E mi pare tu sia un esperto
al riguardo" disse uscendo con la collega.
Erano appena saliti
in macchina, che il cellulare di Lindsey cominciò a suonare. Dall'altro
capo del filo, Raines, che i due avvocati sapevano li stava aspettando a
Wolfram & Hart.
"Come è
andata?"
"Il suo
simulatore era lì, che cercava Angel. Credo che tra non molto
sarà a Blue Cove per cercare di aiutare il vostro ospite…"
"È
questo che mi piace sentire, però ho l'impressione che lei stesse per
dire un ma."
"Infatti.
C'è una variabile. Jarod non era solo, con lui c'era una ragazza bionda,
che lui ha chiamato Buffy."
"Può
essere solo una spettatrice, ma io voglio sapere lo stesso chi sia. Voglio
sapere dove vive, con chi, se va in chiesa, se ha litigato con qualcuno prima
di partire…tutto. Appena trovate qualcosa, vi voglio vedere. Tutti e due.
Dobbiamo definire altre cosette."
E le notizie non
tardarono ad arrivare. Lilah era stata estremamente precisa al riguardo, pur di
dimostrare di essere meglio di McDonald.
"Ecco quanto
sappiamo di questa ragazza. Elizabeth Anne Summers, nata nel gennaio dell'81
qui a Los Angeles, ha una sorella minor di nome Dawn. Studentessa modello fino
a quattro, cinque anni fa quando inizia a essere coinvolta in casi oscuri e
misteriosi, e viene cacciata dalla scuola per aver bruciato la palestra."
"Affascinante…"
"Dopo il
divorzio dei suoi Buffy si trasferisce con la madre a Sunnydale, un posto
veramente particolare perché molto popolato da demoni e simili. Angel
è in città in quel periodo, e anche se c'è poco al
riguardo, credo siano stati molto legati fino a quando due anni fa lui si trasferisce
qui. Lei si diploma nel 1999, e ora frequenta il college. E continua a essere
coinvolta in casi oscuri e misteriosi. Ha imprigionato di nuovo Acathla, ha
impedito che il Maestro tornasse nel mondo reale. Ha affrontato Angelus,
mandandolo all’inferno. Ha evitato anche un'Ascensione. La ragazza
è tutto fuorché innocua, se è sopravvissuta a
questo."
"Esiste un
termine per definirla, secondo i testi che ho letto. Cacciatrice."
"Non credo di
sapere di cosa stia parlando, signor Raines" esclamò la donna.
"Una ragazza,
una per generazione, chiamata a combattere il male che voi difendete. Credo che
lei abbia ragione, Lilah. È tutto fuorché innocua…"
"Devo
avvertire i soci anziani?"
"Non credo sia
necessario. Dopotutto, è solo una ragazzina, e noi abbiamo qualcosa che
lei vuole. E Jarod la aiuterà…ma avranno una bella sorpresa. Crede
che potrei avere un colloquio con la signorina Summers?"
"Lei è
uno dei nostri migliori clienti, e per lei Wolfram & Hart farà
questo ed altro."
**************************
Nel frattempo,
Buffy era da sola all'Hyperion, seduta sul pavimento. Jarod dopo aver guardato
in giro nel palazzo non aveva trovato altri elementi utili a ricostruire
cos'era successo, e dopo essersi accorto dell'ora era uscito per comprare
qualcosa da mangiare al vicino ristorante cinese. Dopo che quei due avvocati se
n'erano andati, Jarod le aveva fatto vedere cos'era il Centro che lui tanto
odiava attraverso le immagini e i documenti che aveva rubato, e le aveva
parlato di William Raines, dell'Ala Rinnovamento e del SL - 27. Abbastanza
perché a Buffy venissero i brividi. Pensava che dopo aver visto di
cos'era stata capace Maggie Walsh e The Initiative non fosse possibile trovare
niente di peggio. Ora sapeva che era possibile.
E Angel era
lì… Aveva una tale rabbia in corpo, odiava essere impotente. Uno
scricchiolio del pavimento le fece voltare di scatto la testa, e si alzò
lentamente cercando di non far rumore nascondendosi in un angolo buio.
Aveva visto giusto,
non era Jarod. Assomigliava a uno di quelli che lui aveva chiamato spazzini,
solo aveva un'aria diversa. Non sembrava il classico tipo del subalterno senza
cervello. Trattenne il respiro quando lui iniziò a ispezionare con lo
sguardo l'ufficio, e rimase immobile fino a quando non uscì dalla porta,
dicendo agli altri con lui che non c'era nessuno.
"Come nessuno?
La ragazza deve essere qui."
"Da quanto ho
sentito non va sottovalutata."
"Non ha
neanche vent'anni. Che cosa vuoi che ci fac…"
L'uomo non
riuscì a terminare, Buffy lo aveva steso con una mazzata in testa. Gli
altri prima guardarono lui, poi lei che dopo aver gettato la mazza da baseball
stava sorridendo.
"Scusate.
Stavate forse cercando me?"
Subito
l'attaccarono, ma Buffy era abituata a ben altro e con un paio di calci ben
assestati e qualche pugno li mandò a far compagnia al loro amico.
Chinandosi un momento su di loro, si accorse che dalla tasca di uno sporgeva un
biglietto da visita.
W&H.
Wolfram & Hart.
"Perfetto…"
disse sospirando, e si era appena rialzata quando qualcuno le piombò
alle spalle tenendola stretta e premendole sul volto uno straccio imbevuto di
etere. Prima di perdere conoscenza riuscì a liberarsi e a scagliarlo
contro un muro, ma poi le pareti avevano cominciato a girarle intorno e dopo
tre passi cadde per terra svenuta. Esattamente ai piedi di Lindsey, che la
prese agilmente in braccio e la portò via, mentre altri uomini si
occupavano di quelli che aveva steso. E tutto solo cinque minuti prima che
Jarod tornasse con la cena.
Buffy si risvegliò
seduta su una poltrona, dentro un ufficio molto elegante, circondata da persone
che non conosceva. Due uomini e una donna, e uno dei due aveva una bombola
d'ossigeno al seguito.
Scosse la testa un
paio di volte per far andar via il caos che le annebbiava il cervello, e
guardò con sguardo confuso le persone davanti a lei.
"Chi siete, e
che volete da me?"
"Benvenuta a Wolfram & Hart, miss
Summers."
Ad un più
attento esame, si rese conto di conoscerli. Erano i due avvocati che erano
venuti all'ufficio di Angel durante il giorno, Lindsey McDonald e Lilah. Mentre
l'altro, ci avrebbe giurato, doveva essere William Raines.
"Grazie,
signor McDonald, anche se ho molto da ridire sui metodi con cui sono stata
condotta qui."
"Lei conosce
il mio nome…"
"Abbiamo un
amico in comune. Forse più di uno."
"Non sbaglia.
E a noi piacerebbe sapere in che rapporti è con Angel e Jarod."
"E
perché dovrei dirvelo?"
"Perché
Angel è in mano dei miei uomini ora, e Jarod lo sarà presto. La
loro vita è nelle sue mani."
"Se li
conosceste, sapreste che balla colossale avete appena detto."
"Potrebbero
anche liberarsi, certo, e correre qui cercando vendetta. Ma a quel punto noi
avremo in mano una carta vincente" disse fissandola in un modo che a Buffy
fece venire i brividi lungo la schiena "che li costringerà a fare
quello che vogliamo. Comprende?"
"Credo di
sì. Ma sa una cosa, signore? Lei ci sta sottovalutando. E soprattutto, mi sta sottovalutando."
Raines si era
avvicinato alla poltrona, poggiando le mani sui braccioli e costringendo Buffy
a schiacciarsi contro lo schienale. "Il tempo dimostrerà chi dei
due ha ragione, miss Summers. Con permesso" e con un cenno chiamò
fuori dall'ufficio anche i due avvocati.
"Drogatela e
fate venire qui due dei vostri uomini più forti. Loro e i miei spazzini
dovrebbero bastare a tenerla buona."
"Drogarla? Quello straccio aveva tanto
cloroformio che avrebbe steso un uomo grosso il doppio per almeno sei ore. Lei
è riuscita a stendere una persona, prima di perdere conoscenza. Ed
è rimasta incosciente solo per un ora. Signor Raines…"
L'uomo tirò
fuori dalla giacca una siringa e una fiala verde.
"Questa
farà al caso vostro. La priverà delle sue forze per dodici,
diciotto ore. Cortesia dei laboratori medici del distaccamento inglese del
Centro. Fategli l'iniezione e fate in modo che arrivi al Centro. Una volta
lì, Jarod arriverà di conseguenza, e allora sarà in
trappola."
Buffy intanto si
era alzata, e aveva iniziato a girare per la stanza come un animale in gabbia. Uscire
dalla porta? No, di sicuro era sorvegliata. Dalla finestra? No, erano al
ventesimo piano. Dal condotto dell'aria? No, c'erano le telecamere. Era in
trappola, una cosa che odiava.
Sentì la
porta aprirsi con violenza, e senza voltarsi vide nel riflesso della finestra
una decina di uomini, tra spazzini e scagnozzi dello studio legale. Non
particolarmente insidiosi, ad un primo esame. Dopotutto erano solo mortali.
Solo quando si voltò verso di loro si rese conto che questa battaglia
non l'avrebbe vinta. In mano a uno di loro - Willy - c'era la fiala verde e la
siringa. Sapeva bene cosa c'era all'interno della fiala, lo aveva sperimentato
due anni prima. E ricordava fin troppo bene l'effetto che aveva avuto. Per
metterla alla prova le avevano iniettato quella sostanza, che l'aveva privata
della sua forza, e poi lasciata alla mercé di un vampiro psicopatico che
aveva rapito sua madre.
"Forza. Venite
a prendermi" ringhiò Buffy.
Gli uomini non si
fecero pregare, e l'attaccarono tutti insieme, e in quel momento Buffy si rese
conto di averli sottovalutati. Rispondeva ai colpi dell'uno, cercando di
riuscire a evitare i colpi degli altri quando ci riusciva, quando a un certo
punto nella ressa sentì una puntura al braccio, e senza sapere come si
ritrovò a terra in ginocchio. Ora che era inoffensiva, drogarla e
portarla via fu una vera passeggiata.
************************
"Osservatrice?"
esclamò confusa Miss Parker, sotto lo sguardo serio di Angel, seduto
dall'altro lato del tavolo.
"Sì.
Osservatrice. E anche una molto in gamba, sapeva il fatto suo."
"Mia madre
sapeva di voi?"
"Ti avrebbe
stupito quante cose sapeva. Ma veniamo al giorno in cui le nostre vite sono
entrate in collisione."
"Sono tutta
orecchi."
"1900. Arrivai
in America in quel periodo, più o meno, dopo la rivolta dei Boxer in
Cina. Non potevo attaccare nessuno, il rimorso e il ricordo delle persone che
avevo ucciso in 125 anni di scorrerie in tutta Europa me lo impedivano. Vivevo
per le strade, mangiavo quando capitava, e soprattutto quel che capitava."
"Quel che
capitava?"
Angel le
lanciò un'occhiata eloquente, e la donna capì cosa intendeva.
"Qualsiasi
cosa vivente con del sangue, eccetto persone. Qualsiasi. Insomma, vissi così per non so quanto tempo,
circa settant'anni. Poi una notte che i crampi della fame mi stavano facendo
impazzire, decisi di attaccare la prima creatura indifesa che mi capitasse a
tiro."
"Mia
madre?"
"Stava
tornando a casa da sola, con un libro stretto tra le mani. Mi era sembrata perfetta…Dio
quanto sbagliavo. Appena tentai di aggredirla lei mi torse un braccio contro la
schiena e mi spinse a terra, e quando tentai di alzarmi aveva già in
mano una croce per tenermi lontano. Decisamente non era la donna indifesa che
credevo. Lei poi mi guardò come se mi riconoscesse, e mi chiamò
Angel. Io le risposi che sbagliava, ma lei mi rispose di no. Sapeva che ero
Angelus, e che non ero il mostro sanguinario delle origini."
"Sapeva anche
della maledizione, allora."
"Sapeva tutto
di me. Mi confessò che aveva fatto la sua tesi su di me, quando era
diventata Osservatrice, e che in un certo senso aveva sempre sperato di
trovarmi. Donna curiosa, tua madre. Affascinata da quello che più
avrebbe dovuto temere. Facemmo un patto: io le avrei parlato di me, e lei mi
avrebbe aiutato a riemergere dall'abisso in cui ero piombato. Voleva farmi
ritornare un uomo che cammina nel mondo reale, e non che si nasconde ai suoi
margini."
"E c'era
riuscita?"
"Non ero
ancora pronto per farlo, mi serviva uno scopo che era ancora di là da
venire. Aiutare una Cacciatrice che doveva ancora nascere. Buffy."
"Cacciatrice?"
"La naturale
nemica dei vampiri e del resto dei demoni del mondo. Una sola per
generazione."
"Ora capisco
alcune cose."
"Quelle che io
ho compreso dopo tre anni con lei, suppongo" rispose lui, e poi
accennò un sorriso.
"Che
c'è?"
"Niente,
è solo che…le assomigli tanto. Mi pare di parlare ancora con
Catherine, anche se so che non è possibile. Le dovevo molto, ma non ho
mai avuto il tempo di dirle quanto. Un giorno l'aspettai per ore, ma lei non
arrivò più. Pensai che il Consiglio avesse scoperto tutto e
glielo avesse proibito, non immaginavo certo che fosse morta. Me lo disse con
certezza un demone a New York, che lei aveva aiutato alla stessa maniera in cui
aveva fatto con me. Lui completò l'opera e mi fece diventare quello che
sono. Fine della storia."
***********************
Raines era in
viaggio sull'aereo che avrebbe riportato lui e Buffy al Centro, e dopo essersi
assicurato che fosse sorvegliata attentamente si mise seduto e tirò
fuori un diario di pelle. Mai avrebbe pensato che quelli che aveva sempre
considerato come i vaneggiamenti di una povera pazza si potessero rivelare
veri. Sulla prima pagina c'era il nome di Catherine Jameson, e più sotto
un altro nome di donna, con vicino due date. Un periodo di 10 anni.
Aveva confrontato a
Los Angeles il profilo che aveva ottenuto da Lilah su Buffy con quello della
ragazza, che si chiamava Laney Osborne, era giunto alla conclusione che fossero
simili, per non dire uguali. Catherine usava i termini Slayer, Cacciatrice, o
Prescelta per riferirsi a lei, e non ci aveva messo molto a capire cosa c'era
in ballo. Studiare
**********************
Angel stava per
tornare alla sua cella con Miss Parker, quando notò degli uomini che
spingevano un lettino, con sopra una ragazza. Erano diretti verso l'Ala
Rinnovamento, e non poté fare a meno di sentirsi dispiaciuto per lei.
Chissà cosa le avrebbero fatto.
"Un'altra
delle marionette di Raines" sussurrò Miss Parker arrivandogli alle
spalle.
"Che le
farà?"
"Esperimenti.
Il solito. Anche lei viene da Los Angeles, quegli sono uomini di Wolfram &
Hart."
Angel fissò
il viso della ragazza per un istante, mentre stava facendo una smorfia come di
dolore, e gli sembrò che il tempo si fermasse. Quella ragazza era Buffy.
"Buffy…"
"Che
cosa?"
"Devo
aiutarla!" esclamò cercando di correre verso di lei, prima che la
facessero entrare nell'ascensore.
"No! Angel, ragiona,
non puoi fare niente per lei a parte farti ammazzare…" gli disse lei
trattenendolo, e osservando con lui quegli uomini portare via Buffy. Lo sguardo
addolorato di Angel diventò subito furioso, e mostrata la sua faccia demoniaca spinse Miss
Parker contro il muro "Perché?" ringhiò lui, con uno
sguardo che avrebbe fatto tremare molta gente. Miss Parker però non si
lasciò intimidire.
"Non avresti
ottenuto niente comportandoti in quel
modo, a parte farti ammazzare, mettere in pericolo lei e nei guai me. Se
scoprono quello che facciamo…"
"Cosa
c'è, le parole qui possono uccidere?"
"Hanno ucciso
mia madre, e scusa tanto se non voglio fare la sua stessa fine!"
Angel prese un paio
di respiri profondi e non necessari, cercando di calmarsi, e lasciò andare
Miss Parker.
"Jennifer,
cerca di capire almeno perché è qui. Ti prego, solo questo."
"Cercherò
di fare il possibile, Angel, ma ora che il Signor Scienziato Pazzo è
tornato tu torni sotto la sua giurisdizione."
"Motivo in
più per fare in fretta."
"Ti faccio
sapere. Ora ti devo riportare alla tua stanza…"
Angel si
fermò, e sorprendendo Miss Parker la abbracciò
"Grazie."
Miss Parker si
ritrasse subito, un po' imbarazzata, e lo fece entrare nel suo alloggio
chiudendo la porta. Non si accorse del pezzo di plastica tra la serratura e la
porta che impedì a quest'ultima di chiudersi, e non si accorse neanche
del fatto che Angel, durante l'abbraccio, le aveva sottratto la tessera per
entrare all'Ala Rinnovamento.
Quando fu certo che
non ci fosse nessuno in giro, Angel uscì diretto per andare nel regno di
Raines, a cercare Buffy.
Ma come erano
arrivati a lei? Che era successo?
Si accorse di una
porta che si apriva, e prudentemente si nascose dietro un muro. Non poteva
vedere chi stava parlando, ma sapeva di chi stavano parlando.
"Continuate a
somministrarle…non so neanche come si chiamino quelle pillole verdi,
comunque continuate a dargliele. E se ha di nuovo le crisi, rimettetela sotto
sedativi. Se penso che era sotto l'effetto della droga e ha steso
Hayes…ora sembra solo una gattina indifesa."
"Una gattina
preziosa, se Raines spende tanto tempo per piegarne la volontà,
dottore."
"Lei e
quell'altro sono i nuovi soggetti di Raines, e credo di non sbagliare quando
dico che questi il mondo là fuori non lo vedranno
più…"
Sentì il
rumore dei passi e le voci allontanarsi nel corridoio, e una volta solo
s'introdusse nella stanza, usando il passe-partout di Miss Parker. Vedere Buffy
ridotta all'ombra di sé stessa fu come ricevere una pugnalata al cuore.
La ragazza era seduta sul letto, con il braccio attaccato ad una flebo, e lo
guardava senza però riconoscerlo, effetto delle medicine che Raines le
dava. Nella sua mente un uomo come lui, vestito di nero, era sinonimo di
spazzino, come quelli che l'avevano condotta lì. E lei ne aveva paura.
"Che ti hanno
fatto…"
Buffy subito si
alzò dal letto terrorizzata, e più lui le si avvicinava
più lei indietreggiava verso il muro in lacrime. Angel allora si
fermò, e le tese una mano dicendole che non le avrebbe fatto niente, che
poteva fidarsi di lui. E Buffy prese la mano, alzandosi in piedi e lasciandosi
ricondurre a letto. Angel si sedette accanto a lei, finalmente riuscendo a
comprendere l'odio profondo che Jennifer nutriva per Raines.
Mise un braccio
intorno alle spalle della ragazza, e l'attirò contro di lui "Buffy,
ascoltami. So che puoi farlo. Troverò il modo per portarti via da qui,
te lo giuro, come giuro che Raines pagherà per quel che ti ha fatto.
Smetti di prendere le pillole che ti danno. Ti stanno uccidendo…ti prego,
lotta contro di loro."
Buffy non disse
niente, ed Angel, triste come non lo era mai stato le diede un bacio sulla
fronte e uscì silenziosamente com'era entrato.
Miss Parker, nel
frattempo, si era accorta della mancanza della tessera, e seguendo il
presentimento che aveva, tornò giù di corsa fino alla cella di
Angel. Lo trovò seduto sul letto, con un'aria incredibilmente triste,
che giocherellava distrattamente con la carta magnetica che aveva tra le mani.
"Credo tu
abbia qualcosa che mi appartenga" esclamò fredda Miss Parker, e
Angel, senza neanche alzare lo sguardo appoggiò l'oggetto sopra il
tavolo.
"Che pensavi
di fare? Portarla via?"
"Ne sono stato
tentato. Tu non l'hai vista…"
"Permettimi di
ricordarti che qui tu vali un po' più di lei perché sei un
demone, e per questo dovresti ritenerti estremamente fortunato. Non riuscireste
a muovere neanche un passo fuori da qui, che avreste Wolfram & Hart e il
Centro alle calcagna!"
"Non
continueranno a farle del male. Io glielo impedirò, con o senza il tuo
aiuto."
"Ora Raines
è qui, quindi è facile che anche tu finisca nell'Ala Rinnovamento
e che io rimanga solo una spettatrice. Raines sa che cercherei di mettergli i
bastoni tra le ruote, e non aspetta altro per screditarmi di fronte a mio padre
e farmi sbattere fuori da qui."
"Jarod lo
farà."
"Jarod se si
fa rivedere qui sa bene cosa gli succederà."
"Tu e lui,
insieme, potete aiutare me e Buffy. Jennifer, riflettici."
La serratura
scattò in quel momento, e tre uomini di Raines entrarono e senza troppe
cerimonie portarono via il vampiro, lasciando Miss Parker sola con la sua
coscienza fino all'arrivo di Raines.
Negli ultimi tempi
aveva visto troppe volte quell'espressione soddisfatta, e moriva dalla voglia
di tirargli un pugno se solo gli fosse arrivato a tiro.
"Vedo che i
suoi sistemi non hanno sortito alcun effetto."
"Almeno
è ancora vivo."
"I test
cominceranno al più presto, volevo che lo sapesse."
"Anche sulla
ragazza?"
"Buffy Summers
è solo una pedina. Studiarla sarà divertente, ed Angel non
farà niente di stupido finché lei è in mano mia."
"Non è
parte del progetto, allora."
"No. E voglio
dirle un'altra cosa, Miss Parker."
"Sentiamo."
"Neanche Angel
fa parte del progetto. Angel è
il progetto."
***
Il telefono
cominciò a squillare a casa di Miss Parker.
Era passata appena
qualche ora dopo il suo rientro a casa, ma lei non aveva la minima voglia di
alzarsi dal divano dove si era sdraiata. Il peso di quanto successo in quei giorni
le era finalmente crollato addosso, sommandosi alla frustrazione, alla rabbia,
al dolore che aveva dentro da anni. Era stanca. Stanca da morire, di tutto.
E quel
telefono… Era sicura che prima o poi avrebbe smesso.
Terzo squillo.
Quarto squillo.
Quinto squillo.
Prima che
squillasse per la sesta volta rompendole i timpani, afferrò brutalmente
la cornetta "Chi diavolo è?"
"Miss Parker.
Brutta giornata nella tana dei serpenti?"
Miss Parker non
rispose, immaginando di stringere le mani intorno al collo di Jarod. "Va
al diavolo."
"Parker,
Parker…non avresti dovuto coinvolgere Buffy e Angel. Proprio no."
"Volevo solo
sapere dove sei, maledizione!"
"A scapito
della vita altrui? Tua madre sarebbe così orgogliosa di te…"
"Sono affidati
a Raines, non a me. Ho avuto modo di parlare con Angel, mentre lui a Los
Angeles organizzava il rapimento di Buffy. Mi ha detto delle cose…non
merita di finire così."
"Mi stai
chiedendo aiuto per liberarli?"
"Non illuderti
Jarod, l'ascia di guerra è seppellita fino a quando questa storia
sarà finita."
"E chi
s'illude?" esclamò lui, entrando in casa dalla porta che aveva
lasciato socchiusa.
"Come stai,
Parker?"
"Come una
donna incinta dalla vita troppo complicata per godersi questo momento,
perché?" disse chiudendo il telefono.
"Male non stai
se riesci a fare del sarcasmo. Che cosa ha fatto Angel per farti andare contro
il Centro?"
Miss Parker
tornò con la testa sui cuscini, sospirando "Conosceva mia madre, e
mi ha detto cose su di lei che non avresti potuto scoprire neanche tu. Glielo
devo."
"E
Buffy?"
"Non ho avuto
modo di vederla. Angel ha perso la testa quando l'ha vista portare qui. Mi ha
rubato la mia carta d'accesso ed è corso da lei. Mi ha detto che non
sembrava neanche più la stessa persona."
"Allora
dobbiamo muoverci, prima che la riduca come Angelo, e che il nostro comune
amico finisca anche peggio" disse tirandola su in piedi e levando dalla
tasca una benda.
"Non mi pare
il momento di giocare a nascondino!"
"Non penserai
che ti faccia vedere come entro ed esco dal Centro, vero?"
Miss Parker
sbuffò, ma alla fine accettò quel compromesso e si lasciò
guidare per mano da Jarod fino a quando non le levò la benda nel SL -
27, o meglio, ciò che ne rimaneva.
"Et voilà. Di Angel mi occupo io.
Dove…?
"Credo sia
all'Ala Rinnovamento."
"Buffy?"
"Anche."
"Vai a
prenderla. Meglio subito, che durante la confusione che seguirà quando
sparirà anche Angel."
"E tu che
fai?"
"Aspetto che
Raines faccia l'unica mossa che ancora può fare."
***
Assente.
Era l'unica parola
che secondo Miss Parker descriveva lo stato di Buffy.
La ragazza si era
voltata verso di lei quando le era arrivata vicino, e l'aveva fissata dritto
negli occhi.
"Ciao Buffy.
Io sono Miss Parker."
La ragazza
continuava a fissarla, e Miss Parker sperava per Angel che dietro quegli occhi
verdi ci fosse ancora lei.
"Buffy, ora
devi venire via con me" e presala per mano la condusse via con lei. Non
avevano fatto altro che qualche passo, quando Buffy si fermò di colpo e
tirò la donna dietro un muro. Appena in tempo per evitare che degli
uomini che stavano portando via Angel le vedessero.
"Angel…"
sussurrò Buffy vedendolo, e Miss Parker sperava che fosse un segno di
miglioramento. Invece quando tutto tornò silenzioso la donna si rese
conto di essersi sbagliata. La sua espressione era tornata quella di prima, e
aspettato qualche istante cominciò a riportarla da Jarod, nel frattempo
nascosto nell'oscurità del SL-27. Quando sentì dei passi, si
accorse subito che non erano i tacchi di Miss Parker, e sorrise. Raines sapeva
che sarebbe venuto a cercare Angel nell'Ala Rinnovamento, e così avrebbe
potuto tendergli una trappola. Peccato avesse scordato il fatto che era un
bravo simulatore, e che sapeva ormai come prevedere le sue mosse. Rimase ad
osservare quel che succedeva senza intervenire. Aveva il sospetto che anche a
Angel girasse per la testa un piano, e prima che i tre uomini potessero
accorgersene il vampiro li aveva già spediti nelle braccia di Morfeo.
Angel stava per andarsene, quando all'improvviso un dolore lancinante alla
spalla lo fece cadere in ginocchio. Un colpo di pistola.
"Angel. Non
penserai di lasciarci così presto?" sogghignò Lindsey, con
in mano la pistola ancora fumante.
"McDonald.
Come sta Darla, la mia ex? Ti ha già mandato al Diavolo?"
Lindsey per tutta
risposta sparò un altro colpo, beccandolo all'addome. Angel gemette di
dolore, ma si rialzò in piedi. "Pensavo sapessi che il piombo non
uccide i vampiri."
Non li uccide, ma
li fa soffrire molto Angel" mormorò Raines, arrivando alle spalle
dell'avvocato.
"Sai, ti
credevo più intelligente. Buffy è in mano mia, e sembra una
ragazza dolce. Non vorrei avesse a pagare per i tuoi sbagli…"
"Non la toccare,
bastardo!"
"Altrimenti?
Non puoi uccidere un essere umano, a meno che tu non ritorni l'essere spietato
che eri. Ed è quello che vogliamo tutti, Angelus."
"Io no"
esclamò Miss Parker, sopraggiunta in quel momento con Buffy, con la
pistola puntata contro i due uomini.
"E
neanch'io" disse Jarod comparendo alle spalle dei due, anche lui armato
con una pistola.
"Miss Parker!
Ma che significa?"
La donna fece un
cenno a Jarod, che aiutò Angel a camminare e lo portò da lei e
Buffy.
"Niente
potrà proteggerla dall'ira del Centro, della Torre e del Triumvirato,
quello che sta facendo è inqualificabile, e…"
Raines rimase
immobile, senza osare neanche respirare. Un pugnale si trovava a neanche due
centimetri dal suo collo.
Era stata Buffy a
lanciarlo.
"Vuoi stare un
po' zitto?"
"Ma
tu…tu…" balbettò l’uomo, incredulo. Ma chi era
quella ragazza, che sembrava resistere a tutto quello che faceva per renderla
inoffensiva?
Buffy rimanendo in
silenzio camminò lentamente fino a dove si trovava Raines, ed estrasse
il pugnale dal muro. Poi tirando fuori un involucro dalla tasca ne
svuotò a terra il contenuto - tutte le pillole e i sedativi che le
avevano dato.
"Ho solo
seguito un buon consiglio" e lasciandolo sconvolto girò i tacchi e
tornò dagli altri, che se ne andarono con lei. Raines era ancora sotto
shock, ma McDonald trovò la prontezza di spirito di avvisare chi di
dovere del tradimento di Miss Parker e della fuga di Jarod, Angel, e Buffy
chiedendo di mandare l'unità di contenimento che Wolfram & Hart aveva
creato per mettere a tacere le persone scomode.
I quattro fuggitivi
se li trovarono davanti ad un solo passo dall'uscita. Un gruppo di venti
vampiri assetati di sangue.
"Buffy? Ce la
puoi fare?"
"Accetto
aiuto, Miss Parker. Jarod, tu conosci questo posto, pensi di riuscire a tirarci
fuori da questa situazione?"
Jarod però
le rispose che non ne era certo, e che sperava che un suo amico venisse in loro
aiuto.
"OK"
esclamò Buffy col pugnale in mano "volete il nostro sangue?"
"Solo il tuo,
Cacciatrice. Ho sempre desiderato uccidere una della tua stirpe
maledetta…" disse scagliandosi contro di lei.
Buffy prontamente
lo pugnalò al cuore "E io ho sempre desiderato una vita tranquilla
e delle lezioni di piano. Come vedi ho anch'io la mia rabbia repressa"
disse guardandolo dissolversi. Riguardò la sua arma, e ringraziò
silenziosamente il Sindaco per aver regalato alla sua defunta nemica Faith
un'arma dalla lama d'argento.
Gli altri vampiri
presero quel gesto come una dichiarazione di guerra, e si gettarono su di loro.
Tra le macerie Angel vide una sedia di legno rotta e, spezzandone
un'estremità, con quel paletto di fortuna cominciò ad aiutare
Buffy. Dopo averne sistemati un paio però, le ferite riportate
incominciarono a farsi sentire e uno di loro dopo averlo disarmato stava per
finirlo, quando si dissolse sotto gli occhi di Angel. Il vampiro stava per
ringraziare Buffy, quando si accorse che il suo paletto non era in mano a lei.
Era in mano a Miss Parker.
La donna lo
aiutò ad alzarsi, e mentre si stava guardando intorno si accorse di
qualcosa, o meglio qualcuno dietro una grata del condotto di aerazione. Angelo.
L'amico che Jarod stava aspettando.
Angelo tolse con
l'aiuto di Miss Parker la grata, e aiutò Angel a entrare. Jarod fu il
secondo, seguito da Buffy che era riuscita a liberarsi dei suoi nemici non
senza fatica. Lindsey e Raines stavano sopraggiungendo, potevano sentire gli
eco dei loro passi, bisognava fare in fretta.
"Miss Parker,
che fai, vieni o resti?"
"Io…"
"Jennifer,
vieni via con noi. Mi hai detto di non essere felice qui, perché vuoi
farti del male?"
Forse perché
è l'unica vita che abbia mai conosciuto, voleva rispondere ad Angel,
forse perché ho paura di quello che mi aspetta. Ma aveva anche una tale
voglia di scrollarsi dalle spalle quel posto che tanto l'aveva fatta soffrire
che accettò la mano che Jarod le porgeva, e sparì all'interno del
condotto. La grata, grazie ad Angelo, tornò a posto qualche secondo
prima che l'avvocato e Raines arrivassero… e si rodessero il fegato al
pensiero di esserseli fatti sfuggire.
"Non accetto
un fallimento del genere, McDonald. Devono tornare, costi quel che costi."
"Allora li
aspetteremo al varco. Cercheranno di tornare sulla Bocca dell'Inferno, e
sarà proprio lì che li prenderemo, assieme ai loro amici.
Riguardo Miss Parker? Come ci dobbiamo comportare?"
"Come con una
traditrice. Né più, né meno."
***
Miss Parker aveva
viaggiato in molti posti, fatto molte cose strane, ma mai aveva fatto
l'esperienza di finire in un vagone merci insieme ad una ammazzavampiri, un
simulatore, e un vampiro ferito dopo un viaggio ancora più rocambolesco
in aereo fino a Los Angeles. Seduta su una cassa, guardava Buffy prendersi cura
di Angel, sentiva i due beccarsi scherzosamente, e capì che il suo castello
di illusioni era appena crollato sotto i colpi della realtà.
Anche se non
avrebbero mai potuto stare insieme, anche se le loro vite li avevano portati
lontani l’uno dall’altra, il legame tra loro non si sarebbe mai
spezzato. Era quello che lei aveva provato per Thomas. Chissà se lo
avrebbe provato ancora.
L'ansia di quello
che sarebbe potuto succedere le impedì di prendere sonno, e si accorse
che anche Buffy, seduta accanto a lei, era ancora sveglia.
"Pensi ai tuoi
amici?" domandò.
"Ormai tutti
conoscono i giocatori in campo, e per quegli avvocati e il tuo Centro scoprire
le loro identità e andare a minacciarli non sarà una
passeggiata…sarà ancora più semplice."
"Potrebbero
accorgersene, e difendersi."
"Non sono
demoni. Sono esseri umani, e in quanto tali ancora più pericolosi e
complessi."
"Esperienza
personale?"
"Diciamo di
sì."
"Cosa
succederà adesso?"
"Vorrei tanto
saperlo, Miss Parker. Ma nel gruppo non sono io quella che ha la palla di
vetro."
"Come
sta?" disse la donna indicando Angel con la testa.
"Jarod gli ha
tolto i proiettili dalla spalla e dall'addome, quindi direi bene. È un
osso duo, io lo so, quindi non preoccuparti per lui."
"Ma anche tu a
quanto ho visto."
"È una
cosa che mi spetta dalla nascita. Non l'ho chiesto io, ma ormai…"
"Ormai non sai
più dove finisci tu e comincia il tuo lavoro."
Buffy sorrise.
"Esperienza personale?"
Miss Parker
ricambiò il sorriso "Diciamo di sì."
***
A Sunnydale tutti
erano in attesa di notizie. Buffy aveva detto che li avrebbe chiamati per dire
cosa aveva trovato a Los Angeles, ma il telefono era rimasto muto.
"Non ha
chiamato ancora?" domandò per la centesima volta
l’Osservatore, andando avanti e indietro per la stanza con le mani dietro
la schiena.
"Giles,
è di Buffy che stiamo parlando. Forse ha trovato qualcosa e non ci vuole
mettere in mezzo."
"O forse
è successo qualcosa, Xander” sbottò l’uomo, zittendo
il ragazzo. “Ho chiesto informazioni ad alcuni miei colleghi che vivono a
Los Angeles, se hanno sentito qualcosa riguardo fatti strani, e mi hanno detto
un nome. Wolfram & Hart."
"Wolfram &
Hart?" domandò Willow, alzando gli occhi dal suo portatile.
"Mi hanno
detto che sono invischiati in un giro di demoni, che si servono di loro, o li
aiutano se sono potenti. Willow, pensi di…?"
"Dovrei
violare un sistema di sicuro pieno di tranelli?"
"Ho paura di
sì."
"Finalmente
qualcosa di divertente!” esclamò Willow, il ritratto della
felicità. “Mi stavo annoiando un po' in questi ultimi
giorni."
Non aveva battuto
che qualche tasto, quando la porta dell'appartamento di Giles si
spalancò, e un gruppo di uomini piombò in casa. Willow fece solo
in tempo a far scivolare il portatile sotto la scrivania, pregando che il suo
programma di decrittazione portasse a termine il lavoro… e che Buffy
riuscisse a trovarlo in tempo. Senza tante cerimonie Xander, Giles, e Willow
vennero portati al negozio di magia, nella sala degli allenamenti, dove
Cordelia, Wesley, Tara e Anya erano, insieme a uomini di entrambi gli schieramenti
che li tenevano d'occhio.
"Che diavolo
succede?" domandò Tara a Willow.
"Credo che
abbiamo appena trovato la causa del silenzio di Buffy. Cordelia, tu sai chi
sono?"
"Uomini che
lavorano per uno studio legale demoniaco, a Los Angeles" sussurrò Cordelia
di rimando, cercando di non farsi vedere.
"Wolfram &
Hart?"
Cordelia
annuì.
Le ragazze furono
interrotte dall'arrivo di Lindsey, subito riconosciuto da Cordelia. "Ma
guarda chi abbiamo qui."
"Ci
conosciamo?" domandò Lindsey, aggrottando le sopracciglia.
"Per colpa del
tuo studio a momenti finivo a far da cena ad un vampiro, ma non importa. Angel
mi ha tirato fuori dai guai. Ora ricordi, maledetto bastardo?"
Prima che Lindsey
potesse replicare, Raines sopraggiunse nella stanza.
"Crede che
cercheranno di salvarli?" disse rivolto all’avvocato.
"
"Che il Cielo
vi aiuti…" sussurrò Giles a denti stretti.
"Sta zitto
tu!" urlò uno degli spazzini colpendo l'Osservatore alla schiena e
facendolo crollare a terra.
"Aspetta,
Finn. Sentiamo che ha da dire."
Giles si
rialzò in piedi lentamente, e ridendo piano "Ho detto che il cielo
vi aiuti."
"E
perché?"
"Perché
ora siamo proprio arrabbiati" disse Buffy, sulla porta insieme ad Angel.
"Vi stavamo
aspettando" disse Raines con un sorriso.
"Fuori dalla
mia città” mormorò a denti stretti Buffy, muovendo un paio
di passi dentro il negozio. “Magari così ve ne andrete
interi."
"Ma che paura,
Buffy. E cosa pensi di fare?"
"Lei non ha
fatto grandi ricerche sui miei amici, vero?" domandò Buffy, con un
sorriso di scherno.
"E questo che
centra?" sbottò Raines.
Le ultime parole
famose.
Tra le mani di
Willow e Tara Buffy aveva visto una specie di bolla azzurrina, e si ricordava
di avergli visto provare quell'incantesimo. Serviva per congelare il tempo. Una
volta che tutti a parte lei e i suoi amici rimasero fermi, Buffy camminò
fino a trovarsi davanti a Raines "Ha visto che centrava?"
Poi, rivolgendosi a
Willow, le espose quello che Angel e lei avevano in mente per loro, e di quello
che dovevano fare.
"Solo dobbiamo
fare in fretta. L'incantesimo dura poco, solo alcuni minuti."
"Allora
muovetevi ad andare al convitto. A loro pensiamo noi."
Le facce di Raines
e Lindsey quando l'incantesimo svanì furono la cosa più
divertente che Buffy e Angel avessero mai visto. Scomparsi gli ostaggi,
scomparse le loro armi. Ora le parti si erano capovolte, e a Raines tornarono
in mente le parole di Buffy, quando erano a Los Angeles.
"A quanto pare
la situazione ha preso uno sviluppo imprevisto. Non vi pare?"
mormorò Buffy, simulando un’aria innocente. Raines dovette
soffocare il desiderio di ucciderla con le sue mani.
"Non potete
affrontarci da soli."
"Lei dice?
Allora non sa cosa vuol dire aver a che fare con me e Angel quando siamo
insieme, e quando siamo molto arrabbiati. E un'altra cosa" sorrise Buffy
tirando fuori il suo pugnale e giocandoci un po' "La prossima volta che
decide di reclutare dei vampiri, che ne dice di cercare qualcosa di meglio di
queste mezze cartucce?" e lanciò l'arma a recidere le funi che
trattenevano la tenda, lasciando che l'ultimo raggio del sole al tramonto
colpisse un paio di loro, incenerendoli.
Ecco la goccia che
fece traboccare il vaso. Quello che Buffy sperava. Mentre sistemava i vampiri
con l'aiuto di Angel, si accorse del fatto che se la stavano svignando.
Ora è tutto nelle tue mani, Willow.
***
"Will, hai
bisogno di altro?" chiese Tara, guardando la sua amica preparare il
necessario per la magia.
"Sì. Ho
bisogno delle foto delle persone in questione. L'avvocato e il morto che
cammina. Le abbiamo? Ditemi di sì…"
"Non ti
preoccupare. Eccole" le sorrise Jarod tirandole fuori dalla sua giacca.
"Manca
nessuno?"
"Aspetta,
Willow" esclamò Miss Parker, cercando qualcosa nella sua borsa. La
sua agenda. Dentro c'era una foto sua con suo padre e il resto della famiglia,
e un'altra con Sydney e Broots "Mancano loro."
Jarod le bloccò
il polso prima che riuscisse a darle alla giovane strega "Ne sei proprio
certa, Jennifer?"
"Tu che dici,
Ragazzo Prodigio?"
Tara e Willow si
sedettero ai due lati opposti del cerchio che avevano creato e che conteneva le
foto, e sopra congiunsero le mani.
"OK. E che il
cielo ce la mandi buona. Sebeth, Regina della Luna dell'Illusione, ascolta la
nostra umile preghiera. Imploriamo su di loro la tua maledizione. Rendi cieca
la loro mente, e dona a noi la tua protezione..."
Ci fu un lampo di
luce, poi tutto tornò alla normalità.
"Avrà
funzionato?" chiese Giles.
Willow prese in
mano una foto, e la mostrò a Giles. Gli occhi erano diventati bianchi.
"Cecità simbolica. Sapranno di noi, ma non ci riterranno
importanti. Neanche ci riconosceranno se ci troveranno per strada."
"E che
spiegazione si daranno per essere qui?"
"Magari essere
alla ricerca del nostro prof. di Psicologia?" suggerì Buffy
entrando, con sottobraccio il portatile di Willow.
"Grazie al
cielo questo incubo è finito. Come sta Angel?"
"È
tornato al suo vecchio appartamento. Allora, ha funzionato?"
"Sarà
già tanto se si ricorderanno i nostri nomi."
"Lo hai fatto
sul serio, Miss Parker, quello che mi hai detto sul treno, o mi volevi solo
prendere in giro?"
"Nessuno mi
verrà più a cercare, e non cercheranno neanche il mio bambino.
Per tutti Miss Parker se n'è andata per i fatti suoi, e a nessuno
importerà ritrovarla…"
Una volta che tutti
furono tornati alle loro case, Giles si offrì di ospitare Jennifer per
qualche tempo. Una volta in casa, quasi si terse una lacrima di commozione.
"Mi auguravo
che un giorno o l'altro saresti venuta da me, Jennifer."
"Davvero?"
"Forse tu non
mi ricordi, ma io ricordo una bambina di dieci anni che una volta è
venuta da me per qualche giorno insieme alla madre, in Inghilterra."
"O Dio,
sì. Ora mi ricordo di lei. L'amico di mia madre…l'amico che ci
doveva aiutare…"
"Sì.
Io. Jennifer, mi dispiace tanto per tua madre. Era una buon amica, oltre che
una brava collega."
"È
stato tanto tempo fa."
"Ho qualcosa
per te" e sparì nel suo studio, tornando poi da lei con una scatola
"Tua madre me l'ha spedita quando progettava la fuga. Non voleva finisse
nelle mani sbagliate. Mancava un diario..."
Miss Parker fece
tanto d'occhi quando lo vide comparire da sotto la giacca dell'uomo.
"Ma ora
è tornato alla legittima proprietaria."
"Ecco come
faceva Raines a sapere di Buffy."
"Credo sia
giusto l'abbia tu questo diario. E anche tutte le altre sue cose" e dopo
avergliele messe in mano la lasciò da sola con i ricordi di Catherine.
All'interno c'erano
lettere, vecchie foto, documenti che riguardavano il Consiglio, e la sua famosa
tesi su Angel, che non mancò di farla sorridere ripensando a quello che
le aveva raccontato il vampiro di quella notte, su come l'aveva sistemato sua
madre. Aveva proprio ragione lui, era un lato di lei che non conosceva.
Però aveva tutta l'intenzione di saperne di più…
Jarod sparì
quella notte stessa, ed Angel, Cordelia e Wesley fecero altrettanto. Ognuno
doveva tornare alla propria vita, e qualcun altro doveva ricominciare daccapo.
***
"Willow,
aspettami!" urlò Buffy, facendo fermare la sua amica, che
chiacchierava con Tara vicino all'aula di Psicologia.
"Ciao Buff.
Come mai così puntuale oggi?"
"Dawn mi ha
buttato giù dal letto perché voleva che le facessi matematica.
Cara la mia sorellina, che voglia di strangolarla!"
"Balle, lo
sappiamo che l'adori."
"Sì,
certo. Allora, nuovo supplente?"
"Nuova.
È una donna."
Tara guardò
l'orologio, e dopo aver salutato scappò via per correre alla sua lezione
di Mitologia Greca, lasciando le due amiche a parlare.
"Allora Buffy,
come stai?"
"Cerco di
dimenticare. Non è stata una bella esperienza."
"Guarda il
lato positivo. Li hai presi a calci, ed Angel era al tuo fianco come ai bei
vecchi tempi."
"Sì,
almeno questo non mi è dispiaciuto. Jarod ha gradito i file dello studio
legale?"
"Tanto quanto
io ho gradito la sua promessa di tornare, e di farsi fare un terzo grado da
parte mia."
"Willow, sei
incorreggibile!"
"Aspetta a
dirlo. Non ho ancora messo in crisi la nuova prof."
Ma stavolta Buffy
aveva la certezza che la sua amica non ci sarebbe riuscita, e che la donna
aveva tutte le intenzioni di restare.
"Non è
possibile…"
In cattedra,
l'ultima persona che si sarebbero aspettate di vedere. Miss Parker, con a
fianco uno studente anziano a cui stava impartendo degli ordini. Sorrise alle
due ragazze, e poi cominciò la presentazione.
"Salve a
tutti, sono la vostra nuova professoressa di Psicologia e mi chiamo Jennifer
Parker. Chiunque pensi che questo corso sia una passeggiata, o che il fatto di
essere incinta mi faccia essere più accomodante, prenda la porta subito
e sparisca dalla mia vista. Qui si lavora duro, e mi aspetto che voi non mi
deludiate. Sono stata chiara?"
"Ecco
finalmente qualcuna di tosta" sussurrò Willow a Buffy. La lezione
si dimostrò molto interessante, e le domandine di Willow trovarono
finalmente qualcuno in grado di rispondere a tono. Al termine infatti, la
ragazza andò a farle i complimenti.
"Finalmente
qualcuno che non va in crisi al primo giorno."
"Hai
intenzione di continuare, Rosemberg?"
"Finché
avrò fiato, professoressa Parker."
Buffy poco distante
se la rideva. Finalmente Willow aveva trovato pane per i suoi denti. Era
contenta che Jennifer avesse deciso di restare e far fruttare quella laurea in
Psicologia che aveva preso ad Oxford, e Giles più di lei. Era stato
molto affezionato a Catherine Parker, e aiutando sua figlia e il suo bambino
non ancora nato a rifarsi una vita era un modo per sentirsi ancora vicino a
lei.
"E tu non hai
niente da dire, Buffy?" esclamò Jennifer, scuotendola dai suoi
pensieri, e facendole segno di avvicinarsi.
"Ha già
detto tutto Willow. Io posso aggiungere solo una cosa."
"E cosa?"
"Ben arrivata
sulla Bocca dell'Inferno. Sicura di reggere il gioco?"
"Buffy, stai
dimenticando chi sono."
"Dico solo che
qui l'Apocalisse capita almeno una volta l'anno, sempre che qualcuno non voglia
un'altra Ascensione, o riaprire
Miss Parker le
sorrise determinata, e con l'aria di chi la sapeva lunga "Puoi essere
sopravvissuta alla fine del mondo, Summers, ma io sono sopravvissuta al Centro,
Raines, Brigitte, alla mia famiglia, e volendo anche a Jarod e alla mia ulcera.
Tu che dici?"
FINE