ZONA D’OMBRA
Di Jade
Disclaimer: I personaggi appartengono tutti a Joss Whedon e alla Mutant Enemy, eccetto quelli che
non riconoscete, che appartengono a me.
Rating: PG-13
Personaggi/Pairing: Buffy, Gisburn (OC),Scooby
Gang, Angelus, Spike, Drusilla
Sommario: Angelus
decide di assoldare un cacciatore di demoni rinnegato, Gisburn,
per uccidere Buffy, ma le cose non vanno come
previsto…
Note: ambientata
durante la seconda stagione.
Avvertenze: si
parla di un tentato suicidio, e verso la fine la gente inizia a morire. Siete
avvisati.
***
CAPITOLO 1
Angelus era
irrequieto più del solito, e continuava ad andare avanti e indietro per la sua
enorme dimora. Aspettava qualcuno, ma né Spike né Drusilla
sapevano chi. E tantomeno osavano chiedere, se non volevano che la sua ira si
abbattesse su di loro. Il misterioso visitatore era infatti
in ritardo di almeno due ore.
"Cacciatori. Che razza
inutile e ingrata" sbuffò alla fine.
"Potrei dire
lo stesso di voi vampiri" disse un ragazzo entrando nella dimora.
A vederlo, non si
poteva credere che quel ragazzo dal sorriso così dolce fosse la più grande
disfatta del Consiglio. Loro, che addestravano le cacciatrici di vampiri, e i
cacciatori di demoni, non erano riusciti a impedire che per vendicarsi di chi
riteneva responsabile della rovina della sua vita rinnegasse il suo destino per
diventare un sicario al soldo dei demoni che aveva giurato di annientare.
"Gisburn, immagino."
"Immagini giusto, Angelus. Bella dimora…forse un po' troppo grande e
silenziosa per i miei gusti, ma bella. Complimenti."
"I proprietari morivano dalla voglia di darmela."
"Stammi a
sentire, ho da fare e sono impegnato. Chi è la vittima?"
"Non
chiamarla vittima. Il suo nome è Buffy. Buffy Anne Summers."
"Summers…cioè, la cacciatrice?"
"Precisamente.
Suppongo tu abbia già avuto occasione di sentirne parlare."
"È una
celebrità. Perché la vuoi morta? Insomma, si sa che tu e lei avete avuto una
storia, ma ho sempre pensato che il colpo di grazia glielo avresti voluto dare
tu…Dovrai dirmi delle cose su di lei."
"Non è
necessario. Uccidila e basta."
"Se vuoi che il lavoro venga fatto bene, devi giocare alle mie
regole. O così, o l'accordo salta. Chiaro?"
<><><><><><><>
Quella mattina Buffy non era andata a scuola, e aveva vagabondato per la città
senza una meta precisa. Si era trovata al cimitero, e la cosa non l'aveva
sorpresa più di tanto. Come si dice, tutte le strade
portano a Roma? Nel suo caso tutte le strade di Sunnydale
portano al cimitero. Ci passava ultimamente più tempo di quanto volesse, e
sempre da un po' di tempo a quella parte aveva l'impressione che la vita, le
cose che le succedevano belle o brutte che fossero, le scivolassero addosso
senza colpirla. Xander avrebbe detto che aveva
innestato il pilota automatico. Era bello, in fin dei conti. Se non sentiva
niente, non soffriva. Se non soffriva, lui non avrebbe
potuto ferirla di più. Ma la storia non è fatta di se. Riguardò l'orologio. Sua
madre era a lavoro, poteva benissimo tornare a casa e uscire a caccia prima che
lei tornasse. Le avrebbe lasciato un laconico biglietto, come sempre.
Non era una bella
serata, la luna aveva una sorta di colorazione rossastra che non le piaceva
affatto. Giles avrebbe detto che era un segno di sventura, se glielo fosse
andata a chiedere, ne era certa.
Non aveva neanche
fatto in tempo a scorgerlo nettamente, che subito si era trovata a terra
piegata su sé stessa per un pugno violentissimo allo stomaco. La scarica di
colpi che le pioveva addosso non le dava il tempo di ricambiarli, riusciva a
schivarli a malapena. Poi con un calcio la gettò a terra. Gisburn
aspettò che si rialzasse, ma Buffy aveva sbattuto la
testa ed aveva perso conoscenza.
"La famosa Buffy. E io che pensavo sarebbe stato difficile" disse
chinandosi verso di lei. Estrasse un coltello, e la pugnalò all'addome.
In quel frammento di secondo, si accorse di un dolore lancinante allo stomaco,
e del paletto che Buffy gli aveva conficcato.
"Se proprio
devo morire…tu…vieni con me" aveva mormorato prima di perdere
definitivamente conoscenza. Gisburn allora si era
alzato, e barcollando aveva fatto per andarsene, ma la ferita era grave e
collassò a terra dopo pochi passi.
<><><><><><><>
Non capiva cosa
stava sognando, ma quelli non erano ricordi che appartenevano a lei. Sapeva
solo che le attanagliavano lo stomaco e le impedivano di dormire da ormai due
settimane. Sentiva gli sguardi di tutti puntati addosso, quando pensavano che
non se ne accorgesse, anche quelli di Giles, Xander e
Willow. A seguito di una di
quelle visioni aveva reagito molto bruscamente ad una provocazione, e il
malcapitato se l'era cavata con una distorsione al polso. Snyder
doveva aver goduto un sacco nel chiamare sua madre e riferire tutto, aggiungendo
che la prossima volta l'avrebbe buttata fuori a calci.
Nervosismo dovuto
a insonnia? Forse. Ma sentiva che qualcosa era cambiato, o meglio che qualcosa
di molto precario si era appena spezzato. Ma non aveva idea di cosa.
Neanche il suo
assalitore stava meglio. In testa gli erano esplosi ricordi sfocati di una vita
ormai passata, e visioni nitide di un inferno che per Buffy
durava dal giorno del suo compleanno. Era al bancone del bar di Willy, davanti
a una birra, cercando di riprendere il controllo. Nessuno osava avvicinarsi. I
demoni gli stavano tutti alla larga, sapevano chi era, e sapevano anche che
ogni tanto tornava alle vecchie abitudini e che in quel caso era peggio di
Angelus.
Perché aveva
nella sua testa i ricordi di quella biondina? Cos'era successo quella notte?
Basta, così non
poteva continuare. Sentiva che se non andava a cercarla sarebbe impazzito. E
così tornò da Angelus in cerca di altro su di lei.
"E tu saresti un professionista? Bel lavoro davvero!"
"Io ci sono
andato molto vicino, a differenza di te. Ma non me ne faccio un problema. Non
so abbastanza di lei, vedi di essere più preciso."
"Ti ho già
detto anche troppo."
"Non mi hai
detto dove vive."
"Robello drive. Che hai in mente?"
Gisburn non rispose, e voltate le spalle ad
Angelus se ne andò.
Camminò per le
strade di Sunnydale fino a quando non arrivò alla sua
casa, e rimase fermo nella strada, aspettando di vederla. Buffy
non lo fece attendere, come da programma anche quella notte l'avrebbe passata
sveglia davanti alla televisione. Stava scendendo le scale, quando avvertì
chiaramente che c'era qualcuno fuori che la guardava, e incrociò il suo sguardo
con quello di Gisburn. Rimasero immobili a fissarsi,
senza che nessuno dei due facesse il minimo gesto, poi Buffy
si smosse, e uscì di casa andandogli incontro con solo il pigiama addosso.
"Che diavolo
mi è successo?"
"Ti volevo
fare la stessa domanda."
"Ma te ne
voglio fare anche un'altra. Chi sei?"
"Gisburn. Non credo che il mio nome ti dirà qualcosa."
"Sei il
sicario mandato ad uccidermi. Angelus a quanto pare non ha il coraggio di
guardarmi negli occhi mentre lo fa."
"Mi stupisce
che tu…"
"Ho i tuoi
ricordi in testa, di che vuoi stupirti…Daniel…"
Lui la guardò
come se volesse incenerirla, e le disse senza mezzi termini che mai per nessuna
ragione al mondo avrebbe voluto sentire di nuovo il suo nome sulle sue labbra.
"La senti
anche tu questa strana sensazione? Come se qualcosa fosse mutato? È dal giorno
che mi hai quasi ucciso che mi sento così, e sono cominciate le visioni."
"Ci avrei
scommesso" disse ridendo amaramente.
Prese Buffy per un polso, e la riportò dentro casa.
"Vuoi
proprio sapere che succede? Succede che io e te ora
siamo legati, per sempre. Succede che grazie a te io sono
finito!"
Buffy si era seduta, ma continuava a
guardarlo senza capire. Lui scosse la testa, in preda alla collera e si sedette
davanti a lei.
"Ne avevo il
sospetto, ma ora ne sono certo. Il nostro sangue.
C'era del tuo sangue sul paletto che hai usato per colpirmi, e il mio è entrato
poi in contatto con la tua ferita. E io che pensavo che il patto di sangue
fosse solo una gran cretinata."
"Patto di
sangue?"
"Una cosa
che riguarda i Cacciatori e le Cacciatrici e che il tuo Consiglio non ha mai
reputato vera. Se i due Predestinati decidono di unire il loro sangue, creano
un legame indissolubile. Esistono solo due o tre casi in tutta la storia, ma
sufficienti a testimoniare quanto dico. Un legame con te…esattamente la cosa di
cui avevo meno bisogno!"
"Ne avrei
fatto volentieri a meno anch'io. Come si spezza?"
"Se mi fossi
stata a sentire sapresti che non si spezza."
"Un modo si
trova sempre."
"Stavolta
no."
CAPITOLO 2
Buffy e Gisburn
si trovavano nella stessa casa ormai da due giorni, e il loro comportamento
ricordava quello di due animali in gabbia: si osservavano, studiavano le loro
mosse reciproche… Dopo quella notte non avevano scambiato più di una parola per
volta, e comunque non avrebbero saputo che dirsi. La stessa strana energia che
li aveva spinti a restare insieme in quella casa era anche la stessa che li
teneva lontani.
Buffy era rannicchiata sul dondolo fuori
nel patio, con la mente totalmente sgombra da pensieri. Doveva avere un sorriso
idiota stampato in faccia, perché l'altro abitante della casa glielo fece notare.
E mandò in frantumi il suo bel sogno.
"Grazie di
avermi riportato a questo mondo, ne sentivo la mancanza" disse
sarcasticamente Buffy, mentre Gisburn
si avvicinava a lei.
"Il tuo
sarcasmo è fuori luogo. Non credo tu abbia vissuto l'inferno che credi. Credo
invece tu ti diverta a fare la vittima."
"E perché
mai?"
"Perché ti
piace. Vorresti che gli altri ti venissero intorno a consolarti, a dirti che
non è stata colpa tua."
"Sta
tranquillo, non lo fanno da molto. Hanno smesso nel preciso istante in cui ho
deciso di tagliarli fuori dalla mia vita. Anche mia madre."
"Complimenti, bel discorso. Ma dimmi, sei pronta a vivere così?"
"Sto già
vivendo così, e comunque non m'importa di quello che pensi tu. Della mia vita
faccio quello che voglio e non starò ad aspettare i giudizi o i consigli di uno
come te."
Si era alzata ed
era poi andata con passo misurato nella sua stanza anche se
il primo istinto era stato quello di correre, e richiuse la porta con calma
anziché sbatterla e far tremare i muri. Poi si era appoggiata ad essa, e si era
lasciata scivolare a terra. Dagli occhi sgorgavano lacrime che non riusciva a
frenare. Non sapeva cosa le aveva fatto più male, se le parole di Gisburn o quelle che aveva detto lei. Entrambe erano la
pura verità. Aveva sguazzato fin troppo nell'autocommiserazione, quando ancora
aveva amici pronti a convincerla che non poteva sapere quel che sarebbe potuto
succedere. Lo aveva sentito invece, una sorta di
brutto presentimento quando lui l'aveva baciata quella notte. Aveva preferito
credere di essersi sbagliata, e così era rimasta tra le sue braccia per quella
che sarebbe stata l'ultima volta. Era veramente solo colpa
sua. Finalmente l'aveva ammesso
anche con sé stessa.
Gli incubi la
perseguitavano ancora, e non la consolava il fatto che se lei non dormiva
neanche lui poteva. Sperava solo che diminuissero col tempo, perché stava
diventando pazza, cominciava a non distinguere più tra i suoi ricordi e quelli
di Daniel…quelli di Gisburn. Per lui doveva essere lo
stesso, ma erano bravi entrambi a non darlo a vedere. Non volevano dimostrare
segni di debolezza.
Sua madre ormai
era fuori da una settimana, e dopo averla sentita al telefono le aveva fatto
sapere che aveva intenzione di prolungare la ricerca di pezzi per la galleria.
Almeno non avrebbe dovuto sostenere il suo sguardo mentre le domandava
spiegazioni che non poteva darle. Non lo sapeva neanche lei perché aveva
accettato di vivere con lui sotto lo stesso tetto. Ringraziando il cielo
Angelus non aveva saputo niente di quanto era accaduto.
Basta, ora stava per passare il limite.
Vedeva un massacro dietro l'altro e non riusciva a capire se erano provocati da
lui, o se era stato solo un testimone passivo. Era andata nella stanza che
occupava, piena di risentimento. Lui era seduto sul letto, le dava le spalle.
Era come rapito da quello che guardava fuori. Buffy
guardò anche lei e non poté trattenere un'esclamazione sorpresa. Nevicava. In
California.
"Volevi
qualcosa?"
Subito
l'attenzione di Buffy tornò a lui. Continuava a
guardare fuori, e Buffy avvicinandosi in silenzio si
era accorta di tutte le cicatrici che portava. Era rimasta immobile in piedi
vicino a lui, poi si era seduta dal lato opposto del letto.
"Quando sono
morti i tuoi, Daniel?"
"Molto tempo
fa, in Croazia. Ma credo che tu mi volessi chiedere se li ho uccisi io."
"Perché, è
così?"
"Spiacente
di deluderti, Buffy.
No."
"Però ora ti
pagano per farlo."
"È un lavoro
come un altro. Non è diverso da quello che facevo, e neanche da quello che fai
tu. Solo che ricevo qualcosa in cambio."
"Hai ancora
intenzione di fare quello che Angelus ti ha ordinato?"
"Mi sei
entrata dentro, Cacciatrice. Se ti uccidessi, ucciderei anche una parte di me."
"Ma se non
lo fai Angelus potrebbe decidere di staccarti la testa."
"Il tuo ex
ha solo da provarci, e se ha un po' di cervello né lui né l'ossigenato faranno
niente."
"Non lo
conosci."
"Neanche lui
ti conosce così bene. Non immagina neanche cosa stavi per fare prima che tutto
questo cominciasse."
Buffy rabbrividì. Allora lui sapeva…
"La cosa che
mi incuriosisce, o meglio, le cose dato che sono due, sono perché sei andata su quella torre, e perché non ti sei lasciata
cadere come avevi deciso."
Buffy sorrise, un sorriso amaro nel
ricordare quanto era stata vicina a toccare il fondo. E nell'oscurità della
stanza, che sembrava essere diventato un confessionale, iniziò a parlare con
l'ultima persona che si sarebbe aspettata.
"Perché ci sono salita? Senso di colpa,
frustrazione per non aver salvato Jenny, per non riuscire a vedere il mostro
che aveva preso il posto del mio grande amore. Sentivo che senza di me sarebbe
andato tutto meglio. Kendra sarebbe diventata la
cacciatrice in carica, e lei non si sarebbe fatta scrupoli di ammazzare lui, e
poi Spike e Drusilla."
Ricordava il
senso di vuoto dentro di lei, quando aveva raggiunto la balaustra e ci era
salita in equilibrio. Non aveva paura, era la liberazione che voleva da tutta
quella vita che non sentiva di volere, o di meritare. Quando, ad un certo
punto…
"Ad un certo punto, le mie gambe…incredibile, ma era come se
qualcuno me le bloccasse, e mi sussurrasse di non farlo. Che non importava che avessi toccato il fondo o solo pensato di
volerla fare finita. C'era ancora luce alla fine del tunnel. Mi sono aggrappata
a quella frase. Credo sia l'unico motivo per cui io sono ancora qui."
"Non hai
riconosciuto la voce? Era il tuo grande amore, quello che ti ha impedito di
saltare."
"Non
capisco."
"È il tuo
angelo custode, lo è sempre stato. Non sembra accettare di essere separato da
te."
"Non lo
accetto ancora neanch'io."
"Angelus ti
ama, lo avevi capito?"
"Che il
cielo mi aiuti, sì. Credo che la morte di Jenny fosse una sorta di
dichiarazione d'amore per me. Ma Angel se n'è andato, per sempre, e dato che
vuole che io stia qui, il minimo che possa fare è compiere il mio lavoro."
"Credi di
essere pronta, Buffy?"
"Non lo so.
Lo capirò quando mi troverò di fronte a lui, e a quel punto o vincerò o morirò.
Ma in ogni caso questa storia sarà finita."
CAPITOLO 3
Dopo almeno un
secolo, Buffy quel giorno varcò di nuovo le porte
della biblioteca. Vuota. Cominciò a guardarsi intorno, e Giles sentendo rumore
di passi emerse subito dall'archivio.
"Posso aiut…? Buffy."
"Già.
Io."
"Che posso
fare per te?"
"Niente.
Come al solito. Andiamo, Giles, non sono esattamente una
cacciatrice modello. Sono tremendamente instabile e decisa a fare tutto
a modo mio. Sarei curiosa di sapere cosa scrive ai suoi colleghi oltreoceano."
"E che cosa
devo scrivere? Fai il tuo lavoro, lo fai bene. Non ti renderò la vita difficile
solo perché non ha funzionato il nostro rapporto di lavoro."
"Grazie. Non
vuole sapere perché solo qui?"
"Parla."
"Le volevo
dire solamente che forse è meglio che Kendra ritorni.
Una semplice precauzione."
"Perché?"
"Angelus ha
mandato un sicario ad uccidermi, ma è successo un pasticcio chiamato patto di
sangue tra me e lui, quindi l'onore in breve toccherà ad Angelus. Volevo solo avvisarla, noi due non si parla molto ultimamente."
La calma di Buffy faceva rabbrividire l'Osservatore. Buffy parlava della sua morte come se si trattasse di un
compito in classe, e non sapeva che dirle.
"Willow e Xander?"
"Stanno
bene. Sai, continuiamo a vederci qui in biblioteca."
"Bene. Me li
saluti. Mi saluti anche Kendra, quando e se viene. Io
ho da fare."
"Buffy, da cosa ti viene questa certezza che Angelus…?"
"Non ha
fatto altro dal primo giorno, Giles! L'unico modo che conosce per starmi vicino
è cercare di distruggermi."
"Che
succederà ora?"
"Bella
domanda. Lei e Gisburn
mi sembrate specializzati a farmi domande a cui non so dare una risposta secca.
È deprimente."
"G-Gisburn? Daniel Gisburn?" Era
diventato pallido come un cadavere. Evidente che il nome gli risvegliava
qualche ricordo.
"Il sicario,
esatto."
"E tu sei
legata a lui?"
"Già. Si
direbbe quasi divertente. Il mio ex diventa un assassino e io finisco legata a
livello mentale ad un altro assassino che per di più doveva anche uccidermi. Ora dice che gli è impossibile."
"E tu ti fidi?"
"Non so più cosa o a chi credere. Ma suppongo che la vita della Cacciatrice non sia
costellata di certezze. Faccia quello che le ho detto."
"Solo un
momento, Buffy. Ti prego. Non ti sono stato di nessun
aiuto quando…quando è successo, permettimi di esserlo ora. Lascia che faccia
ricerche su questo Gisburn, e su questo patto che
avete fatto, prima di fare qualsiasi cosa.."
"E cosa
vuole scoprire di più di quello che so io? Ho in testa tutta la sua vita, lo
conosco meglio di me stessa."
"Dimmi, cosa
hai visto?"
"Ho visto i
suoi morti durante la guerra, i massacri fatti dall'esercito, quelli dei demoni
dei dintorni che se ne approfittavano del casino…e poi i suoi lavori."
"Della sfera
personale che mi dici?"
"Poco. È un
iceberg."
"E di te
cosa sa?"
Buffy sbiancò. Non voleva dire all'uomo
che aveva tentato il suicidio. "Abbastanza."
"Questo
legame può risultare pericoloso."
"Anch'io
posso essere pericolosa se voglio. Ora ho lezione, devo
andare."
Appena uscita
volse la testa verso la porta d'entrata e ci vide lui.
"Ciao. A che
devo la visita?"
"Te ne devo
dare atto, sai? La tua idea, forse, si può
attuare."
"Che idea?
Non mi ricordo."
"Come
disfare quel che è successo."
"Sentiamo."
"Prima
dobbiamo andare in un posto."
Il posto in
questione era la vecchia fabbrica abbandonata, una volta covo di Spike. Buffy si domandava che ci erano venuti a fare, ma al solito
la faccia del suo compagno non esprimeva niente. Morsa allo stomaco, precisa
identica a quella che aveva voluto ignorare mesi prima. Questa volta decise di
stare in guardia, ma aveva appena iniziato a guardarsi intorno che ricevette un
colpo alla testa con una sbarra di ferro. Rinvenne alla casa di Angelus, con un
gran mal di testa, e le bastò un colpo d'occhio per vedere che alle pareti erano
incatenati Giles, sua madre, Xander
e Willow. Subito richiuse gli occhi quando sentì
sopraggiungere Angelus. Non era da solo, c'era anche la sua corte.
"La bella
addormentata dorme ancora?"
"Lasciala stare Spike. È tanto bella
quando dorme."
Buffy a quel punto spalancò gli occhi e
si alzò in piedi. Non l'avevano legata.
"Ciao, Buff."
"Angelus.
Bella casa. Non ci sono un po' troppe finestre? Non pensavo aspirassi al
suicidio."
"Neanch'io lo pensavo di te. E invece…Povera Buffy, ti ho mandato sull'orlo del crollo."
Buffy si sentì disorientata nel sentirlo
parlare così, ma poi iniziò a ridere. Sua madre e i suoi amici la guardavano
allibiti, Spike la guardava come se fosse impazzita. "Ma bravo, come se Drusilla non fosse già difficile da gestire!"
"Tranquillo,
Spike," disse Buffy
riprendendo il controllo "sono ancora sana di mente. Anzi, sono ritornata
sana di mente. Complimenti, davvero. A te e al tuo amico. Bell'idea. Ma loro cosa centrano?"
"Cosa
centrano? Amore, mi deludi. Cos'è che ti ho sempre promesso? Le loro morti. E
sai che mantengo le promesse."
"È me che
vuoi. E sai che non scapperò."
"Devo
dartene atto, vecchio mio, hai fatto un buon lavoro. Combattere con quella caricatura di Cacciatrice non era
assolutamente divertente" disse rivolgendosi a Gisburn,
che si trovava vicino alla parete opposta.
"Spiacente, Buffy, ma nonostante tutto a me piace quello che sono. Sei
tu quella che ha i complessi. Avrei potuto dirti tutto quello che volevo, mi
avresti creduto."
"Tu dici?
Quello che ho visto era reale."
"Eh sì. Ma
comunque hai visto quello che volevo. Tu invece per me sei un libro aperto,
come Angelus ha potuto constatare..."
Spike intanto si
era avvicinato a Willow, con un sorriso sornione.
"Ciao, rossa."
"Stammi
lontano!"
"Altrimenti
che fai? Mi picchi? Mi fai uccidere dalla tua amica? Se vivrà per assistere
alla tua morte sarà già tanto."
Joyce era vicina
a Giles, ed era terrorizzata a morte. Non riusciva a capire cosa stesse
succedendo, e non faceva altro che guardarsi intorno. Vicino a Spike c'era una
ragazza dai lunghi capelli corvini, con uno sguardo folle negli occhi. Iniziò a
tremare quando Drusilla iniziò ad avvicinarsi. La
vampira alzò una mano, e Joyce chiuse gli occhi. Lo sguardo di Drusilla invece si addolcì all'istante, e si limitò ad
accarezzarle una guancia e ad asciugarle le lacrime, lasciandola veramente
sorpresa.
"Shhh. Mamma, non piangere…"
Sembrava
veramente convinta di aver di fronte sue madre, e
neanche Spike riuscì a convincerla del contrario.
"Piccola, è
la madre di quella dannata cacciatrice. Farà la sua fine."
"Stai
mentendo."
Spike la portò
via, alzando gli occhi al cielo. Quando cominciava a fare la bambina
capricciosa non si sapeva mai cosa aspettarsi.
Una volta in compagnia della sua adorata Miss
Edith, sembrò dimenticarsi di chi le stava intorno.
Gisburn, finalmente senza maschera, si era
avvicinato e ora fronteggiava Buffy. Non poteva
negare di essersi sempre chiesta se quel momento sarebbe mai arrivato. E così Gisburn pensava di poterla uccidere, di conoscerla tanto
bene da poter capire come pensava?
"Eh no, non
crederlo caro mio. Due chiacchiere non hanno mai significato un legame…e nel
mio caso ho avuto un buon maestro di ragionamenti contorti. Mi hai spinto a
parlare, e allora? Credi che ora mi strapperò i capelli per qualcosa che grazie
a te mi sto buttando alle spalle?"
"Buttati
alle spalle questo" disse il ragazzo brandendo un coltello. Prima che lei
potesse impedirglielo, aveva già tagliato le gole di Giles e Xander. E per Buffy era stato
come se fosse stata lei a farlo. Aveva sentito la fredda determinazione quando
lui si era avvicinato, una sorta di soddisfazione nel vedere il terrore negli
occhi dell'Osservatore e del ragazzo e poi il modo deciso in cui aveva sferrato
il colpo. D'un tratto sentì le ginocchia cederle, e cadde a terra. Rialzò gli
occhi, e quando vide i corpi esanimi dei due si riempirono di lacrime.
"Ecco altre
due morti per allietare il tuo senso di colpa e il tuo rimorso, amore
mio."
Buffy non accennava ad alzarsi. Aveva
iniziato a piangere, e nascosto il viso tra le mani. Angelus la sollevò come
fosse stata una piuma, e in quell'istante Buffy lo
colpì con tutta la sua forza con un paletto.
La stava ancora
tenendo per il braccio, ma era tanto sconvolto dal suo gesto che neanche se
n'era accorto. Lo sguardo andava dal paletto conficcato nel suo cuore a Buffy.
"Mi hai
ucciso."
"Ti avevo
detto di darmi tempo" disse lei con un mezzo sorriso. I suoi occhi
scintillavano freddi come quelli di un serpente.
"Devo dire
che mi hai sorpreso. Bella finta."
"Grazie,
Daniel, ho imparato dal migliore."
Spike intanto continuava a puntare Willow
"Oh, la tua amica è sopravvissuta. Implica
il fatto che ora ti uccido e ti faccio diventare una vampira. Sarà divertente
vederti mandare all'altro mondo quei pochi di amici che ancora ti restano."
A Willow tremavano le labbra dalla voglia di ricoprire
d'insulti il vampiro. Alcuni dovevano essere sconosciuti perfino a lui. D'un
tratto, sorrise. Un sorriso divertito, che Spike non sapeva spiegarsi.
"Morirai
prima tu, Spike, e io starò a guardare."
"Ma davvero?
E come fai a…?"
Troppo tardi. Il
paletto che aveva in mano Joyce aveva già compiuto il suo lavoro. La donna,
ancora stupefatta per quel che era successo, e ancora di più dal fatto che
quella vampira, Drusilla, l'avesse liberata,
approfittò del fatto che Buffy e l'altro erano troppo
presi per notarla, e liberò Willow. Non avevano tempo
di pensare anche a Giles e Xander, e Drusilla con il braccio aveva indicato dove andare per
uscire. Willow non se lo fece ripetere, e Joyce la
seguì. Drusilla la fermò prendendola per un braccio.
"Stai
bene?"
La donna annuì, e
questo bastò alla vampira per calmarsi e lasciarla raggiungere Willow. Poi si sedette, e aspettò. Quel combattimento
sarebbe finito presto, lo aveva sognato.
Daniel e Buffy erano più o meno allo stesso livello di abilità e
forza. Avrebbero potuto andare avanti per ore. Avevano
solo un'altra arma di offesa, e Buffy fu la prima a
usarla.
"Sai, credo
che Lara non sarebbe felice di vederti così."
"Non
nominarla!"
"La tua
sorellina. Molto carina. Com'è morta…una granata nella vostra casa? Sai, non
che veda molto. Difese abbassate, non me lo sarei mai aspettato da te."
Daniel allora
iniziò a ricordarle tutto l'incubo che aveva passato con Angelus, ma purtroppo
per lui Buffy era diventata insensibile a quelle
provocazioni.
"Sai, è
frustrante vedere quanto poco mi consideriate sveglia. Dovrai fare di meglio,
questo giochetto con me non funziona più."
"Vediamo se
questo funziona. Sai, Angelus mi aveva dato carta
bianca…"
Buffy trasalì nel vedergli una pistola in
pugno. Previdente, aveva anche il silenziatore. Contro di quella, Buffy non aveva molte possibilità.
"Coraggio, spara. Ma se io ho
vissuto il momento in cui hai ucciso i miei amici, non credo sarà molto
piacevole per te vivere la mia morte. "
"Bel
tentativo. Peccato che non servirà. "
Buffy non aveva la minima intenzione di
supplicarlo di lasciarla vivere, o di scappare. Era rimasta immobile davanti a
lui, mentre Daniel stava stingendo sempre di più il grilletto.
"Peccato
averti conosciuto in simili circostanze. Ci saremmo potuti divertire. "
Ma chi l’aveva
detto che il divertimento era finito? Quell’esecuzione stava per prendere una
piega imprevista.
Drusilla, silenziosa come uno spirito, si
era avvicinata a Daniel, e quando lui la fissò negli occhi si perse nella sua
magia ipnotica.
"Perché vuoi farle del male, e così far soffrire mia madre? No, non farai più del male a nessuno. "
Detto questo, gli
spezzò il collo e lo morse. Era stata una morte improvvisa e indolore, e Buffy ringraziava il cielo di non averne avuto a soffrire.
Ci sarebbe mancato solo questo, soffrire per la morte del proprio quasi
assassino.
Drusilla lo lasciò cadere, e lo guardò per
qualche istante. Poi alzò la testa per rivolgersi a Buffy.
Non disse niente, ma le fece un sorriso. Buffy rimase
sorpresa del gesto, ma sorrise anche lei. Aveva vinto, dopotutto.
Quel sorriso però
era l’ultimo rimasuglio di umanità che le era rimasto.
Non era lei ad
aver vinto. Era stato Angelus, che finalmente aveva raggiunto il suo scopo. La
dolce Buffy era morta, e quella ragazza che aveva
fissato negli occhi mentre si dissolveva, quella sconosciuta, era il suo
capolavoro.
Fine