In Drusilla

 

di Josephine

 

 

 

 

 

Disclaimer: I personaggi utilizzati sono di proprietà di Joss Whedon, di David GreenWalt e della 20th Century Fox Television Production. Sono stati utilizzati senza il consenso degli autori, ma non a fini di lucro. Non rivendico su di loro alcun diritto per averli utilizzati.

 

Il pulviscolo creato dal sole danzava, scendeva lento, volteggiava nella navata e si depositava su ogni angolo d’ombra, in ogni concava struttura immersa nel buio.

Tutto si animava di nuova luce, tranne il soffice velo nero che rimaneva oscuro, celato sul viso di una donna. Specchio nero che rifrangeva la luce.

La donna pregava, il capo chino, le mani congiunte, le perle del rosario intrecciate fra le dita. Avviluppate.

Fervente recitava la sua preghiera schiudendo a malapena le sottili labbra.

Nella sua mente c’erano sempre le stesse immagini, scorrevano avanti e indietro, da ogni lato, palesando sempre la medesima faccia, come una palla rossa che scorre su di un piano inclinato. Uguale, identica, senza un’individuale faccia. Avanti e indietro. Solo rosso.

Erano le immagini di quel bambino che correva, gridando felice, incurante del pozzo profondo che lo inghiottiva di colpo. La donna l’aveva visto, ed era accorsa urlando “Aiuto. Un bambino è caduto nel vecchio pozzo!”. La folla era giunta, ma non c’era nulla, niente, solo il buio nero immobile sul fondo di quel pozzo.

Drusilla l’aveva previsto, ma nessuno le aveva creduto. Ora come nuova Cassandra penitente, giaceva china sui banchi di quella chiesa. Implorava il perdono, la pietà di Dio per la malaugurata gestione del suo talento.

 

Una mano nodosa si posò sulla sua spalla delicata.

<<Drusilla, il sole sta per calare, torna a casa, si sta facendo tardi.>>

La donna si volse e riconobbe il viso di Padre Murphy che le sorrideva gentilmente. <<Su mia cara, non attendere oltre.>>

Drusilla scosse il capo vigorosamente. Attraverso il velo nero era possibile scorgere l’inatteso bagliore di una lacrima argentea. <<No Padre. Ho molto peccato. Devo pregare, devo pregare.>>

Padre Murphy la strinse con più forza, mantenendo intatta la dolcezza. <<Hai chiesto perdono a Dio a sufficienza, e ricorda puoi sempre tornare domani. Nostro Signore non ha scadenze o termini, nostro Signore è sempre pronto a perdonarci in qualsiasi istante.>>

<<Per quello che ho visto, non esiste perdono.>> la sua voce era sepolcrale, il sacerdote trasalì, dubitò per qualche istante che la donna che aveva di fronte non fosse la dolce e delicata Drusilla che lo raggiungeva ogni mattino alla prima funzione in chiesa.

<<Hai sognato ancora?>>

La precedente durezza in quella voce si estinse di colpo, una foglia secca, bruna, frantumata in mille pezzi dalla forza del vento. <<Sì Padre, ho sognato nuovamente. I demoni mi fanno vedere il futuro!>>

Era ancora una bambina; un’innocente anima infantile intrappolata nel corpo di una giovane donna. Istinti femminili in giuochi puerili.

Il compito di Padre Murphy era quello di estirpare quella radice voluttuosa.

<<Esci immediatamente da questo luogo sacro! Quello che tu vedi è opera dell’immondo, i tuoi sogni provengono da un potere maligno. Pregare non è più sufficiente. Ti sei lasciata sedurre dal male, lasci che egli alimenti le tue visioni…>>

Drusilla si sollevò di scatto, vedeva Padre Murphy retrocedere e non capiva.

Lei aveva fatto come lui aveva detto. Aveva chiesto perdono a Dio, aveva pregato, perché ora si rifiutava di aiutarla?

<<Padre Murphy io… io…>> singhiozzò.

<<Vattene. Non puoi rimanere qui. Vattene donna!>> Il sacerdote retrocedeva, si allontanava, evitava il suo sguardo.

La temeva.

Drusilla percorse la navata piangendo, si getto in strada, si lasciò avvolgere dal buio che ormai era calato. Era sola.

Sola ed indifesa.

Era stata cacciata dall’unico luogo in cui si sentiva sicura.

 

Fuggiva fra le ombre, nel buio segreto in cui nasceva la radice del suo dono. Natura oscura e potenze primordiali lottavano fra quegli alberi silenziosi che delimitavano il cammino. Silenti guardiani di un mondo di confine; una via negra che la conduceva verso casa.

Nella luce accecante del giorno vi trovava spesso rifugio, ma ora era notte. Non c’era luce. Solo ombra.

Ed esseri fatti d’ombra.

<<E’ pericoloso percorrere questo sentiero ad una così tarda ora notturna.>>

Una voce, Drusilla si voltò di colpo.

Non aveva nulla di umano.

<<Posso accompagnarvi, se lo desiderate.>>

Emerse un viso dal nero profondo. Non aveva nulla di umano quella voce, tranne un volto dai lineamenti aggraziati e armoniosi.

Lo riconobbe. Era lui.

<<Andatevene, vi prego. Lasciatemi in pace.>> Drusilla retrocesse.

Davanti a lei c’era quel misterioso uomo, alle sue spalle un mondo intessuto nel buio.

<<Non temete. Il mio mondo ed io non vi cacceremo, siamo pronti ad accogliere te e il tuo dono.>>

Dru si portò le mani al volto. Voleva nascondersi, sparire per non udire quelle parole.

<<No, no, quello che possiedo è male, è nato dal male… devo cacciarlo da me!>>

L’uomo le prese delicatamente i polsi e con risoluta forza, ma non senza dolcezza, l’obbligò a guardarla.

<<Chi ti ha fatto credere questo? Quello stolto prete? Un uomo che ha rinnegato se stesso concedendosi ad un algido dio? Drusilla ciò che vedi è un bene prezioso. Tu sei l’unica che può decidere se è bene o male. E’ solo tua la scelta, possiedi il libero arbitrio. Non rinnegare ciò che ti è stato dato, forgialo nella conoscenza di te stessa.>>

Quelle parole calavano nel suo profondo, indomite scivolavano fra le barriere della sua razionalità.

Come poteva quello sconosciuto penetrarla così a fondo?

<<Io… io… non sono riuscita ad evitarlo… Ho visto quel bambino nel pozzo, lo sapevo, l’avevo previsto… ma non ho la forza, non il potere, io ho paura…>> stava cedendo, non si opponeva alla naturale logica di quelle parole. Lisce, tranquille, come un olio profumato versato sulla sua anima. Perché, perché lo stava facendo?

<<Io posso donarti il potere Drusilla. Io posso donarti la forza. Devi solo volerlo. Guarda nel fondo di quel pozzo. Cosa vedi riflesso?>>

Delicatamente l’uomo le posò un dito sulle palpebre.

Drusilla chiuse gli occhi.

<<Cosa vedi?>>

Quel leggero contatto era febbrile. Pelle sulla pelle.

Drusilla aprì gli occhi di scatto.

Urlò ed iniziò a correre.

Corse lontano da quel misterioso uomo.

Lontano da se stessa. Verso casa.

Quale casa? La sua l’avrebbe protetta?

Angelus sorrise attraverso il buio.

Solo ora Drusilla aveva potuto vedere attraverso il buio della sua anima.