UN VIAGGIO
Leia
PREMESSA
Salve!!
Due cose da sapere prima che iniziate a leggere la seguente storia! ^.^ (che è
un po' lunga...ma non spaventatevi e arrivate fino in fondo!! PLIS!! ^^;;;)
"Un
Viaggio" è una fanfic One Piece ispirata a BtVS, e tratta come personaggi
principali Buffy e Spike, e cioè la Cacciatrice e il vampiro numero uno per
eccellenza della serie, con il quale la prima ha sempre avuto un conflittuale
rapporto di odio/amore...più odio che amore, comunque!! ^^; (ma ora più
amoooree!! Ok, non faccio spoilers ^_-).
Per
chi non l'avesse capito leggendo la mia precedente fanfic, la sottoscritta è
pazzamente innamorata di Spike #^.^# oltre al fatto che vorrei tanto vedere lui
e Buffy insieme...^^; ehm...ed in realtà quello che state per leggere è nato
anche per realizzare questo piccolo sogno...ma non solo per quello!! Ok, mi sa
che sto facendo un po' di confusione...procediamo con ordine...
Prima
di tutto credo sia necessario dire dove è collocata questa fanfic. L'inizio si
apre su una scena finale dell'ultimo episodio della quinta stagione di BtVS, il
numero 100, "The Gift", nel quale credo che ormai tutta l'umanità
sappia che Buffy muore (se qualcuno mi scrive insultandomi perché gli ho fatto
uno spoiler gli rido in faccia...). Visto che a me questo finale non ha
soddisfatto un granché anche se Spike, diciamocelo, ci fa una gran bella figura
(suvvia, almeno discreta...^^;), un mesetto fa circa ho deciso di metter giù un
finale alternativo che già da un po' mi ronzava nella testa, ispirata da tanti
interessanti spoilers fasulli che avevo letto per il Web. E qui viene il
bello...e cioè il soggetto un po' particolare della ff.
Il
concetto di “viaggio spirituale”, di aldilà e simili mi ha sempre affascinato
molto, e farne fare uno a Spike era un’idea troppo allettante per non metterla
in atto. Alla fine la storia parlerà ancora del passato di Spike come nella mia
prima fanfic, ma raccontato in un modo un po' più approfondito...mooolto più
approfondito! Il fatto è che secondo me ci sarebbe tantissimo da dire su di lui...Joss
Whedon ha creato un personaggio complesso, con mille sfaccettature, intrigante
e affascinante, e che lascia per questo molto spazio all'immaginazione dei fan
per quanto riguarda il suo passato e le sue origini.
Insomma,
sono convinta che nel cast di BtVS Spike/William sia il migliore dal punto di
vista del profilo psicologico, caratteriale, ecc...il vero capolavoro del
telefilm!! (forse sto esagerando? ^^; Nooo…).
Diciamo
quindi che "Un viaggio" è una specie di ampliamento di "Walking
in the night", anche perché spessissimo riprendo anche le battute e i
dialoghi della prima storia.
Forse
qualcosa sembrerà assurda a molti lettori, come lo stesso fatto che Spike
faccia tutto quello che fa…ma siate clementi e ricordatevi che questa è una
fanfic, scritta per diletto di una fan che vuole solo rendere le sue fantasie,
i suoi desideri e i suoi sogni un pochino più veri ^__^ e poi tenete
conto che nel momento in cui ho scritto questa storia non avevo ancora visto
l'episodio 100 di BtVS. Le descrizioni presenti nel Prologo sono basate
unicamente sulla lettura del Transcript originale, e forse involontariamente
(mica tanto involontariamente) ci ho messo un po' di mio nella scena ;P ecco,
per l'appunto, quasi mi dimeticavo...nota importante: fate finta che tutto il
gruppo sia radunato in cima alla torre, e che non ci siano solo Buffy &
Dawn come invece succede nell'episodio. Infatti se nella ff Spike non fosse
stato lassù con loro non avrei potuto scrivere un bel niente ^^;
Credo
che comunque non scriverò mai più una fanfic con l'abbandono e l'entusiasmo con
cui ho messo giù questa. Mi è venuta praticamente naturale (merito della forza
del mio amore per Spike? *_* ok, ok...basta...), e son davvero felice di averla
finita scrivendo così tanto in così poco tempo. Spero anche che non sia
l'ultima su Buffy & Spike!! *^-^*
Un'ultima
cosa...non so se sia il caso di mettere un rating visto che in un paio di punti
ci sono dei passaggi con un po’ di sangue, ma ad ogni modo, per gli
impressionabili, questo è un avviso, anche se a mio parere non sono nulla di
particolare. Se però a qualcuno da fastidio avvisatemi, provvederò a segnalarlo
più chiaramente. Ah, verso la fine ci sono anche molte lacrime!! Spero non sia
venuta troppo sdolcinata & commovente...^^;;
Comunque,
per qualunque tipo di commenti, elogi, critiche e insulti scrivetemi pure!! ^.^
E
prima che mi dimentichi...ultima cosa straimportante!! ^-^
RINGRAZIAMENTI
Grazie
mille a:
-
Prima di tutto, agli autori di alcuni spoilers fasulli che mi è capitato di
leggere sulla fine della quinta stagione...perché mi hanno ispirato parecchio!!
^O^
-
a Joss Whedon semplicemente perché è un dio in terra (e mio mito personale);
-
a James Marters, perché esiste e perché ha prestato (diciamo che è stato pagato…)
la sua perfetta persona, la sua voce sexy e sensuale (UAAH) ed il suo faccino
da angelo per il divino personaggio di Spike (che divino è dire poco);
-
alle ragazze della meravigliosa Mailing List spike_fan_italy che si sono
sorbite "Un viaggio" a puntate mandandomi i loro commenti;
-
alla cara Dany aka Ayla, proprietaria e moderatrice della ML, che mi ha dato
preziosi suggerimenti per questa fanfic spronandomi di continuo per
proseguirla...fra mails & chattate!!
:*
CHU! Vi voglio tanto bene girls!! Siete uniche!! =^-^=
Leia
--
Spike, Buffy e tutti i personaggi
citati in "Un Viaggio" (o quasi… guai a chi mi frega il © sul prete e
sulla cameriera!! :D) non sono di mia proprietà ma © di quel genio di Joss
Whedon e della WB, della UPN e di Mediaset per l’Italia.
PROLOGO
Lampi
accecanti, tuoni che producono un rumore sordo. E una luce bianca. Forte,
intensa.
Non
si riesce a definire bene cosa sia, ma pulsa, come un cuore che batte, sospesa
nell’aria, alla fine di una lunga piattaforma. Oltre ad essa, dopo quella luce
che potrebbe essere una sorta di portale, il cielo si fa improvvisamente più
chiaro. Il sole sta tentando di sorgere, ma lo scenario è da apocalisse.
Apocalisse.
La
fine…
E’
la fine del mondo.
Dall’altra
parte, al termine della struttura metallica, due ragazze, una bionda, l’altra
bruna, si stanno guardando. La prima sembra tranquilla, tristemente serena.
Come una martire, che va incontro alla morte senza provare paura, smarrimento,
dolore o angoscia.
Attaccata
solo alla propria fede.
La morte…
La morte è il tuo dono.
Il tuo dono.
Si
volta, gli occhi fissi sui raggi che squarciano le nubi. Poi si gira di nuovo,
lentamente.
“Dawnie…devo
farlo”.
Col
il suo tono più dolce.
“No!”.
Risponde
un grido, disperato.
“Ascoltami.
Ti prego, non c’è più tempo, ascoltami”.
Il
rumore alle loro spalle inizia a farsi sempre più forte, amplificato. Le
scariche elettriche crepitano, uscendo dalla voragine di luce accecante come
vermi, serpenti, draghi che si contorcono.
La
ragazza bionda si tende improvvisamente verso la seconda, e la stringe.
Le
dice qualcosa, ma non è possibile distinguere alcun suono. Solo lacrime.
Lacrime che rigano il volto contratto dal dolore, di quella che, fra le due,
sembra la più piccola. Un viso ancora da adolescente.
I
suoi lunghi capelli scuri, lisci e lucenti, si sollevano per un attimo
nell’aria carica di elettricità e polvere.
L’altra
ragazza smette di parlare, e si allontana di poco. Lancia alla bruna
un’occhiata piena di affetto, per poi passarle una mano sulla guancia. Un
bacio, dolce, gliela sfiora.
Ancora
uno sguardo. L’ultimo.
Le
lacrime continuano. Sgorgano, inarrestabili.
La
bionda si volta.
Corre.
Salta.
Un’immagine
indefinita, oltre il portale.
E
poi…
Poi,
più nulla.
…Dawn, ascoltami. Ascolta.
Ti voglio bene. E ti amerò per sempre.
Ma questo è un lavoro che devo fare.
Di’ a Giles…digli che ho capito. E…e
che sto bene.
E porta il mio amore ai miei amici.
Devi avere cura tu di loro, adesso.
Dovete avete cura gli uni degli altri.
Devi essere forte.
Dawn, la cosa più difficile a questo
mondo...è viverci.
Sii coraggiosa. Vivi.
Per me.
UN VIAGGIO
Le
ultime parole di Buffy, il testamento della Cacciatrice, risuonano nella testa
di Dawn. I suoi occhi, fissi sul portale in cui a poco a poco sta scomparendo
la sorella, sono ormai vacui, lucidi di lacrime ma spenti. Poco più in là,
anche Xander e Anya, Willow e Tara, il signor Giles e infine Spike osservano la
scena sconvolti, spossati, addolorati.
Il
portale inizia a pulsare di nuovo, sembra stia per chiudersi. L’aria è forte,
pare venire risucchiata dal buco di luce. Qualcuno abbassa la testa, per
nascondere le lacrime, altri affondano il viso nell’abbraccio confortante di
chi li stringe, per cercare un po’ di calore in tutto quel gelo.
Finirà così…questa volta, finirà così.
Il
signor Gliles riapre gli occhi un momento, ma solo un momento.
Già…non è un sogno…è la realtà.
Li
socchiude ancora, dietro agli occhiali dalle sottili lenti incrinate.
Se ne sta andando…questa volta per
davvero.
Buffy…sta morendo. Per tutti noi.
Un'altra
fitta al cuore, dolorosa come una pugnalata, gli fa abbassare nuovamente la
testa, stringere con forza i pugni. Ad un certo punto però, qualcosa, di fianco
a lui, si muove.
Cosa…?
Si
volta.
Spike,
prima chinato a terra, in lacrime, ora è in piedi. Sta avanzando, cammina.
Cammina verso il portale, la lunga giacca di pelle che si alza ad ogni
movimento.
Il
suo volto, coperto di sangue, è indecifrabile.
Ma
deciso.
“…Spike?”.
Sentendo
la voce dell’Osservatore, anche gli altri si girano verso il vampiro. Lui,
però, non li guarda, ma tiene la testa alta, sfidando il vento, i suoi
turbinii, fino a giungere davanti a Dawn, nello stesso punto dove, pochi
secondi prima, c’era stata Buffy.
Il
ragazzo biondo volge lo sguardo al buco di luce. Il suo diametro si riduce
sempre più velocemente, attimo dopo attimo.
Dawn
si volta piano, i suoi occhi riacquistano improvvisamente coscienza. Riconosce
il vampiro, e con un sussurro pronuncia il suo nome, come una supplica, la voce
incrinata.
“Spike…”.
Lui
rimane ancora immobile per una frazione di secondo, poi la osserva. Le sorride.
Un
altro fulmine, un altro lampo di luce alle loro spalle.
E’
lo stesso.
Lo
stesso sorriso di Buffy. La stessa dolcezza, lo stesso affetto.
Un
affetto infinito.
Poi,
dopo aver sollevato una mano e averla posata sulla sua testa, Spike avvicina il
capo di Dawn al proprio viso. Dolcemente, appoggia le labbra sulla sua fronte.
“Ho
giurato a tua sorella che ti avrei protetto, fino alla fine. Ma adesso…adesso è
lei che deve essere salvata”.
Fa
una piccola pausa, forse per il leggero tremore che ha scosso per un attimo la
sua voce.
“Te
la riporterò indietro, briciola. E’ una promessa”.
Si
ritrae. Occhi tristi rivolgono un altro, ultimo saluto a Dawn.
Poi…
Poi
non c’è più tempo per nient’altro. Il sole si sta facendo strada fra le nuvole,
i suoi raggi hanno già raggiunto il vampiro, ma a lui non importa. C’è solo una
cosa, adesso, che conta.
Una
sola.
Ancora
un’altra corsa, fulminea, senza esitazioni. Il portale si è ormai ridotto a
pochi metri, ma Spike riesce a saltare in tempo. E a scomparire, insieme a lui.
Trascorrono
secondi. Minuti. Cinque, dieci. Si ode ancora qualche crepitio, ma dura poco.
Un
gracchiare di corvi, lontano.
Una
folata di vento.
Polvere.
Il
disco del sole illumina la piattaforma, e i passi degli altri che si avvicinano
stancamente a Dawn risuonano nel silenzio del mattino.
Lei,
accasciata a terra, sta fissando il terreno con gli occhi sbarrati.
Solo
un paio di minuti dopo, sotto gli sguardi senza più parole, né voce, né lacrime
della Scooby Gang, un unico grido, soffocato dai singhiozzi, esce dal volto
chinato della ragazza, coperto dai lunghi capelli che toccano la superficie di
ferro.
“NOOO!”.
--
Sunnydale, casa Summers, due ore dopo circa
--
Dopo
aver preso una coperta dall’armadio della camera di Buffy, Tara ridiscese in
soggiorno.
Xander
e Anya erano seduti sul divano, in silenzio. Quest’ultima teneva una mano di
Xander stretta a sé, quasi volesse assicurarsi che fosse reale. Willow, invece,
su una delle poltrone, passava le dita sull’orlo di uno dei cuscini posato
sulle sue gambe, lentamente.
In
un angolo, con la testa appoggiata su un bracciolo, Dawn dormiva. Il bel viso
ovale era contratto, in preda ad un sonno agitato e dominato da chissà quali
sogni, o incubi. Le labbra, pallide, erano serrate. Nella stanza si poteva
sentire distintamente il suo respiro regolare, rotto solo dal ticchettio
continuo delle lancette di un orologio fissato al muro.
Inondato
dal chiarore del mattino, il signor Giles era invece davanti ad una delle
finestre, a braccia conserte, e guardava malinconicamente fuori, chissà che
cosa. Le lenti trasparenti dei suoi occhiali erano ancora rotte, ma lui non
sembrava farci caso.
Quel
quadro aveva qualcosa di desolante, di immensamente amaro. Il silenzio, la
calma, la luce. La polvere nell’aria, visibile tra i raggi del sole. Il mattino
che si affacciava su un’altra, ordinaria giornata. Tutto era saturo di
tristezza, ogni cosa sembrava portare con sé dolore, sommandosi a quello che
già esisteva, che alleggiava, tra il gruppo.
Fu
questo che passò per la mente di Tara, quando, arrivata a metà scala, lanciò
un’occhiata alla sala.
Dischiuse
la bocca, forse con l’intenzione di dire qualcosa, ma poi abbassò lo sguardo,
stringendo quasi con violenza la coperta al petto.
Ricominciò
a scendere i gradini, e solo quando giunse davanti al divano il resto della
Scooby Gang si accorse della sua presenza. Si sedette di fianco a Dawn,
coprendola amorevolmente e facendo piano, per non svegliarla.
“Hai
fatto bene, Tara”, mormorò Willow, sorridendo stancamente alla compagna e
sporgendosi dalla poltrona. Appoggiò le braccia sulle ginocchia.
“Fa
freddo”, rispose l’altra, allontanandosi dalla ragazzina e sedendosi poco più
in là. “Anche se…è una bella giornata”.
Entrambe
voltarono la testa verso la finestra. L’Osservatore continuava a guardare
fuori, immobile, dando loro le spalle.
“Signor
Giles…”.
Era
stato Xander a parlare.
Sentendo
pronunciare il suo nome, l’uomo si scosse dai suoi pensieri, e girandosi verso
il ragazzo si tolse gli occhiali, sfregandosi con una mano gli occhi stanchi.
“Sì…dimmi”.
“Adesso…arriverà
una nuova Cacciatrice?”.
Attimo
di silenzio.
“Sì…sì,
probabilmente. Non appena il Consiglio…saprà”, rispose l’altro, poco dopo.
Xander
annuì. Il ticchettio insistente dell’orologio tornò per qualche secondo a
dominare il soggiorno.
“Lei…se
ne dovrà andare?”, mormorò quindi Anya, guardando l’Osservatore.
Lui
evitò di incrociare gli occhi della ragazza e quelli degli altri, che
attendevano con lei una risposta.
“Forse.
Non lo so”.
“In
che senso?”.
“Nel
senso che…dovrò ubbidire a ciò che mi ordineranno di fare, dall’Inghilterra.
Comunque sì, presumo…di sì”.
“E
il negozio?”. Xander lanciò un’occhiata alla sua ragazza, facendole capire che
forse non era il momento opportuno per parlare di quello.
Il
signor Giles, però, le sorrise.
“Lo
cederò a te. Sarai una brava proprietaria, Anya”.
L’ex-demone
rispose al sorriso, con un filo di commozione nello sguardo.
“Ragazzi,
io…non so cosa succederà, adesso”. L’uomo iniziò a camminare per la stanza, le
mani nelle tasche dei pantaloni. “Non ne ho assolutamente idea…”.
“Io
non voglio…”, iniziò in quel momento a dire Willow, scuotendo piano la testa.
Tutti si girarono per ascoltarla.
“Ecco…”,
riprese, alzando gli occhi. “Non…non voglio un’altra Cacciatrice. Non voglio
avere nulla a che fare con lei, quando arriverà”.
Xander,
Tara e Anya si scambiarono un’occhiata, d’accordo con la ragazza.
“E’
inevitabile”. Il signor Giles si fermò, sospirando. “Voi sapete troppo. Avete
molta esperienza, e…avete condiviso ogni cosa con Buffy. Tu Willow, insieme a
Xander, per tanti anni. Per questo motivo, è inevitabile che il Consiglio vi
ordini di restare accanto anche alla nuova Cacciatrice”.
Sospirò
ancora, poi notò le espressioni dipinte sui visi dei ragazzi. Si avvicinò ad
una poltrona, e sprofondò in essa, passandosi una mano sulla fronte.
“Lo
so”, disse, dopo qualche istante. “So a cosa state pensando, e avete tutta la
mia comprensione”.
Il
salotto, completamente immerso nella luce fredda che oltrepassava la superficie
trasparente del vetro, cadde nuovamente nel silenzio.
“Non…non
se lo meritava. Lei doveva restare con noi”. Xander si coprì la bocca con una
mano, deglutendo per sciogliere il nodo che improvvisamente gli si era formato
in gola.
Anya,
accanto a lui, gli prese le mani tra le sue.
“Dove…sarà
adesso, la sua anima?”. Willow si rivolse al signor Giles, cercando una
risposta.
Lui
chiuse gli occhi, poi scosse il capo.
“Potrebbe
essere ovunque. In una qualsiasi dimensione. Oppure, dove tutte le anime vanno,
dopo aver lasciato la terra…”.
“La…rivedremo
mai?”.
“Non
so risponderti”.
La
ragazza dai corti capelli rossi annuì piano, cosciente del vero significato di
quelle parole. Buffy non sarebbe più tornata, e lo sapeva bene sia lei, che il
Signor Giles. Tutti lo sapevano. Ma ancora, in qualche modo, si ostinavano a
cercare una speranza.
La
speranza…
“Ci
sono delle possibilità”.
A
quelle parole, tutti si voltarono verso Anya, che, seria, aveva lo sguardo
fisso e concentrato davanti a sé.
Tara
aggrottò la fronte.
“Cosa
vuoi dire?”.
La
ragazza aprì le braccia.
“E’
semplice. Spike”.
“Spike?”.
“Sì,
Spike”.
L’Osservatore
restò qualche secondo fermo a pensare, poi si rialzò, e ricominciando a
camminare, si passò nervosamente una mano tra i capelli.
“Spike
ha compiuto un’azione disperata”, disse. “Sì è sacrificato insieme a Buffy,
pensando di poterla salvare. Non rivedremo mai più nemmeno lui”.
“E’
qui che si sbaglia”. La voce squillante di Anya ricatturò l’attenzione
dell’uomo. “Spike è certamente vivo. Beh...insomma, se così si può dire per uno
come lui”.
“Cosa?”.
“Ma
sì. Rifletteteci un momento”. La ragazza guardò gli amici, poi cominciò a
spiegare. “Spike è un vampiro. Un vampiro, ok? Un’essere fra la vita e la
morte, che non può essere ucciso se non con il metodo che tutti conosciamo e
che, cosa importante, non possiede più un’anima”.
“Già!”.
Willow sorrise, il viso improvvisamente illuminato. “Anya ha ragione! Spike non
ha agito d’impulso quando si è buttato nel portale…sapeva che sarebbe
sopravvissuto, e che avrebbe potuto cercare l’anima di Buffy”.
“Esatto!”.
Anya annuì in direzione di Willow, soddisfatta. “Non vi siete chiesti come mai
il corpo di Buffy è rimasto nella nostra realtà mentre di quello di Spike non
c’era traccia?”.
Xander,
Willow e Tara si guardarono, sorridendo.
Il
signor Giles si infilò nuovamente gli occhiali.
“Sei
certa…che sia in grado di farlo?”.
“Spike
riporterà qui Buffy”. Tutti si voltarono verso la voce che aveva appena
parlato. Dawn fissava i suoi amici con gli occhi ancora rossi di pianto e il
viso stravolto, nonostante il sonno.
“Me
l’ha promesso. Lui ce la farà”.
Tara
annuì, guardando affettuosamente la sorella della Cacciatrice.
“Sì.
Me lo sento anch’io. Spike ci riuscirà”.
L’Osservatore
si portò una mano al viso, sfregandosi il mento.
“Beh…ora
che ci penso…è qualcosa che non possiamo escludere…”.
“Credo
che dovremmo sorvegliare il corpo di Buffy”, esclamò in quel momento Willow,
scambiando un’occhiata con Tara. “Ecco, che so…fare un’incantesimo. Io e Tara
possiamo. Una specie di ibernazione, fino al momento in cui l’anima tornerà nel
suo involucro terreno”.
“Sì,
sì, mi sembra una buona idea. Una buonissima idea”. Il signor Giles rimase
ancora qualche istante perso nei suoi pensieri, poi si rivolse a Dawn, che
aveva nel frattempo poggiato il capo sulla spalla di Anya. La ragazza le stava
dicendo qualcosa, mentre, con una mano, le lisciava i lunghi capelli lucidi, in
un atteggiamento che anche Buffy era solita fare con la sorellina.
Gli
occhi di Giles si fecero più sottili, sorridendo con le labbra.
“Dawn,
Spike manterrà la sua promessa, vedrai”.
--
In
un luogo indefinito, in un tempo imprecisato
--
Spike
mosse lentamente gli occhi, ancora chiusi. Le palpebre gli facevano male, un
male incredibile, come se un sole troppo forte gli stesse battendo sul viso.
Una sensazione seppellita, lontana, di un tempo che quasi non ricordava più, ma
che aveva vissuto.
“Ouch…”.
Provava anche un altro dolore sparso, vago. Magari era stato preso a calci da
qualche altro demone che lo detestava…molto probabile, in realtà. Peccato che
non si ricordasse un accidente.
Che diavolo…che diavolo mi è successo?
Cercò
di riattivare i suoi sensi. Allungò le mani, intorpidite, e tastò il terreno. A
quanto pare era sdraiato, prono, su una superficie fresca, e…profumata. C’era
anche una leggera brezza. Era in un luogo aperto?
Oh…magari
il cimitero…ma che ci faceva lì fuori e non nella sua cripta? Ah…certo…dovevano
averlo pestato mentre era a farsi un giro…
...Buffy…
Improvvisamente,
non appena il nome della Cacciatrice comparve nella sua testa, Spike spalancò
gli occhi.
Rimase
così, per qualche secondo. Lo sguardo fisso, il battito accelerato.
Ora ricordo…
Glory…Glory è morta…
Dawn si è salvata, e…
Buffy…
Lei…
Una
distesa. Un campo, forse. Verde…di un verde brillante. E tantissimi
fiori…piccoli, gialli…
Che bellissimo colore…
Vivo.
Era…era da tanto che non lo vedevo.
Spike
si alzò. Era questo lo spettacolo che aveva davanti…incredibile, sì, ma doveva
essere per forza reale. Doveva. Si sfregò gli occhi, incredulo, anche se
gli facevano ancora un po’ male.
Oltre
l’orizzonte, si potevano scorgere delle montagne lontane, di un verde più
scuro, e sopra, nuvole. Tutto il cielo era coperto di nuvole candide, così
chiare da essere quasi accecanti…
Quel
riverbero diffuso gli faceva girare la testa.
Ma…
Un momento…
Questo calore…
Questa…luce.
Alzò
piano il capo, portandosi una mano sopra la fronte.
Il…sole?
Il
disco luminoso splendeva alto, in mezzo ad un pezzetto di cielo totalmente
azzurro. Il vampiro riabbassò con uno scatto il viso.
Non è possibile. Sono…sono colpito dai
raggi del sole…
Sono sulla mia faccia…
Eppure…
Si
toccò il corpo con le dita. No…non si era polverizzato.
Sentì
ancora una volta il soffio del vento. Girando su se stesso, si accorse che il
prato si estendeva per più di un chilometro, in tutte le direzioni. Lontano,
alla sua sinistra, poteva poi scorgere un bosco di alberi alti, dalle fronde
fitte.
D’improvviso,
ad una decina di metri da lui, uno stormo di uccelli si alzò in volo, facendo
un gran rumore. Spike sobbalzò.
Si
voltò e li osservò allontanarsi, dirigersi verso le montagne, fino a che
diventarono dei puntini quasi invisibili, che si muovevano piano. Poi, dopo
poco più di un minuto, scomparvero completamente nel bianco delle nuvole.
Iniziò
a camminare. Si sentiva strano. Quel paesaggio era talmente…inusuale. Per un
vampiro, rappresentava certamente l’ultimo ricordo che poteva avere conservato,
in un angolo della propria testa. Davanti a tutto, infatti, c’erano solo
immagini di morte. Sangue, dolore, e ancora morte. La notte, e il nero
assoluto.
Socchiuse
gli occhi, sentendoli improvvisamente umidi. Allora…allora se era così,
perché…per quale motivo quelle immagini si riversavano nel suo cuore con così
tanta violenza? Perché…sentiva che quella scena gli era familiare?
Io…sono già stato qui…
Tanto…tanto tempo fa…
Si
coprì il volto con le mani, premendole con forza sulla pelle, come se non
riuscisse più a reggere quella visione. Anche le gambe gli cedettero, e crollò
a terra, senza più forze.
Mi fa male la testa…
Ma questa volta non è il chip.
Io…
“Signorinooo!”.
Rialzò
il capo.
Davanti
a lui c'era un giardino, curato fin nei minimi dettagli. Oltre ad esso, dopo un
sentiero che passava in mezzo al verde e alle aiole fiorite, delle siepi
circondavano un selciato ricoperto di sassolini bianchi. Al centro, troneggiava
una grande fontana. Una statua classica era in piedi nel mezzo, sopra ad una
base in marmo, ed in alto un continuo getto d’acqua, che brillava nel sole,
saliva per una ventina di centimetri per poi ricadere nella vasca con uno
scroscio.
Spike
sbattè le palpebre un paio di volte. Dov’era finito il paesaggio di campagna di
poco prima? Questo giardino…e questa villa…
Osservò
la costruzione che si ergeva dopo il cortile. Un palazzo splendido, bianco, in
stile vagamente gotico.
“Signorino!!
Dove siete finito? Venite fuori, per l’amor di Dio!”, ripetè la voce femminile
di prima, questa volta con tono esasperato. Il vampiro, ancora perso nella
contemplazione di tutto quel lusso, si accorse dopo qualche secondo della donna
che, in piedi sulle scale dell’ingresso dell’abitazione, chiamava a gran voce
qualcuno che evidentemente non riusciva a trovare. Indossava un vestito nero,
austero, a collo alto, e un grembiule bianco. I capelli erano raccolti in una
crocchia in alto, sulla testa, e dimostrava più o meno una cinquantina d’anni.
Sembrava una cameriera, o qualcosa di simile.
“Ve
lo chiedo per favore…vostro padre mi punirà se non vi trovo subito…”, continuò,
sospirando. Spike si avvicinò.
“Mi
scusi…”, mormorò, sorridendo alla signora come meglio poteva per evitare di
spaventarla. In effetti, doveva avere un aspetto terribile…
“Signorino…siete
la mia disperazione…”. La domestica scese demoralizzata il resto dei gradini,
senza fare caso a Spike che, fermo a pochi passi da lei, la guardava in attesa
della sua attenzione.
“…per
caso…”, tentò di dire il vampiro biondo, ma proprio mentre cercava di finire la
frase, la donna gli venne incontro.
Passandogli
attraverso.
Cosa??
La
signora continuò a camminare, come se nulla fosse successo. Attraversò il
viale, senza smettere di gridare, fino a che giunse vicino ad una costruzione
in legno, abbastanza grande, posta in un angolo del giardino e nascosta da
alcuni alberi.
“Non…mi
può vedere?”, si disse quindi Spike, fissandosi le mani pallide con gli occhi
spalancati. “Cosa…cosa diavolo sta succedendo qui?”.
Rimase
fermo qualche istante a pensare. Sapeva cosa era accaduto. Ora…se lo ricordava
molto bene. Buffy si era buttata nel portale per chiuderlo, sacrificandosi al
posto della Chiave, di Dawn. E lui…lui l’aveva seguita, per cercare di
riportarla indietro. Per cercare di riportare indietro la sua anima.
Non posso essere morto…
Cioè, lo sono già. Praticamente son
morto più di un secolo fa. Non ho più un’anima…
Ma se possiedo ancora i miei ricordi,
significa che in qualche modo il mio corpo esiste ancora.
Il solo punto è...dove sono finito?
Ripensò
a Dawn. All’ultimo sguardo che lei gli aveva rivolto, prima che corresse verso
il portale.
Briciola…
Non ti ho detto una bugia.
Si
accorse di sorridere. La sorella della Cacciatrice si era affezionata molto a
lui, e a sua volta, anche Spike aveva cominciato a provare un affetto profondo
nei suoi confronti. Il perché, non lo sapeva. Non sapeva come fosse nato. Era
veramente buffo…tutti quei sentimenti, nel suo cuore, comparsi, cresciuti in
così poco tempo. L’amore per Buffy, l’affetto per Dawn, la simpatia e
l’amicizia che lo stavano legando a tutti gli altri…erano incredibili, anzi,
più che incredibili. Lui non ne era stato preparato. Come quando si era
innamorato di Drusilla.
All’inizio,
forse, era stata solo attrazione verso la morte, l’oscurità, verso tutto quello
che il suo Sire rappresentava per lui. Ma poi…poi qualcosa era cambiato. Si era
innamorato davvero di lei, profondamente, in modo totale. Della sua aurea, del
suo sguardo caldo…della sua voce suadente e musicale…del suo corpo esile, di
quel viso fragile ed etereo come quello di una bambola di porcellana.
Sì…anche
senza un’anima, lui aveva amato.
E
aveva sofferto.
Qualunque cosa tu credi di provare non
è amore.
Non si può amare senza un’anima.
Come
si era sbagliata Buffy, quella volta. Non gli aveva mai creduto…da quando le
aveva confessato i suoi sentimenti, aveva fatto di tutto per ignorarlo. Certo,
non aveva mai potuto darle torto…
Ma
poi…
Quello che hai fatto per me, e Dawn…era
reale.
Non lo dimenticherò.
Quel
bacio. Era stato come…come un segno di fiducia. Il suo gesto, l'aver sopportato
le torture di Glory per lei e Dawn, aveva reso le parole che aveva pronunciato
tempo prima finalmente sincere, agli occhi di Buffy. Li aveva avvicinati un po’
di più, facendo crollare quel muro che si era alzato tra di loro da quando lui
era tornato a Sunnydale. Anzi, che c’era sempre stato.
E
alla fine, lei…gli aveva affidato la cosa più preziosa che le era rimasta.
Tutto
ciò per cui aveva continuato a lottare, fino alla fine.
Conto su di te…per proteggerla.
Ma
non c’era bisogno che glielo chiedesse. Lui l’avrebbe fatto comunque…avrebbe
protetto Dawn, anche a costo della sua vita. Qualunque cosa fosse successa.
“Ma
adesso devo pensare a te, Cacciatrice”, si disse, sorridendo tristemente. “Ora
devo mantenere un’altra promessa. Che non ho fatto solo a tua sorella, ma anche
a me stesso. E non me ne andrò di qui finché…”.
Si
interruppe. La domestica era entrata all’interno di quello che ora, guardandolo
meglio, sembrava un fienile. Spike si avvicinò, fino a giungere a pochi passi
dal grande portone costruito con travi di legno, poste orizzontalmente. Fece
per guardare dentro, quando un forte nitrito ruppe il silenzio.
Un
cavallo si lanciò fuori all’improvviso, e Spike, d’impulso, si buttò sopra ad
una montagna di fieno ammassato a lato, pensando solo dopo che presumibilmente
non si sarebbe fatto nulla anche restando fermo.
“Vi
scongiuro! Non disobbedite a vostro padre! Vi attende per andare in città…”.
“Non
ci voglio andare in città! In mezzo a quella gente noiosa, che non fa altro che
parlare di soldi e titoli…molto meglio andare a cavallo!”.
“Ma
lei è il futuro signore di Hertford! Deve…”.
Spike
si tirò su, cercando di capire chi fosse seduto sulla sella, ma fece solo in
tempo a scorgere il volto di un ragazzino, al massimo dodicenne, prima che
questi sparisse al galoppo, con la velocità di un fulmine, oltre il cancello
della villa.
Mi sembrava…di conoscerlo…
Gli
passò per la mente di inseguirlo in qualche modo, ma un tuono assordante gli
rimbombò nelle orecchie, seguito subito dopo dalle prime gocce di una pioggia
fitta e insistente. Il vampiro guardò il cielo, interdetto e stupito dal quel
repentino cambio di tempo.
Cumuli
scurissimi erano ammassati sopra di lui, e ogni tanto qualche fulmine splendeva
per pochi secondi, illuminando il viso del giovane che, fermo, osservava le
nuvole spostarsi velocemente, sotto l’azione di quella che sembrava a tutti gli
effetti una tromba d’aria.
“Cosa
diavolo…”. Non riusciva quasi più a sentire la sua stessa voce, tanto l’ululato
del vento era forte. La pioggia si era immediatamente trasformata in diluvio, e
risultava impossibile vedere qualche metro oltre i propri piedi.
Spike
iniziò a camminare con non poca difficoltà, sforzandosi di mantenere gli occhi
aperti. Davanti a lui non c’era nulla, o almeno sembrava che non ci fosse
nulla. Ebbe come la sensazione di perdere totalmente il senso
dell’orientamento, di non riuscire nemmeno più a percepire e a riconoscere la
destra e la sinistra, il davanti e il dietro. Ogni cosa, ogni direzione
sembrava uguale.
“Cosa
c’era oltre quel maledetto portale?? A questo punto avrei preferito davvero
l’inferno!”, gridò al nulla, cercando di sovrastare l’irritante e continuo
scroscio della pioggia. “Beh, dovrebbe essere l’inferno, no?! E allora dove
sono le fiamme? I diavoli, i gironi dei dannati…e poi, tutte quelle storie
sull’Apocalisse che doveva scendere sulla Terra? Allora abbiamo lottato contro
Glory per niente?!? Anzi, solo per salvare l’umanità da un giro turistico mal
organizzato nelle duecento dimensioni??”.
Si
fermò per riprendere fiato. Chissà come mai si sentiva così stanco…
Vorrei solo sapere dov’è finita la sua
anima…
E invece mi ritrovo in questa…questa
pseudo-illusione che mi farà certamente solo perdere tempo.
“E’
un bel giochino, davvero. Divertente”, continuò poi pacatamente, sorridendo
ironicamente al cielo. “Ma si da il caso che io non sia qui per giocare…”.
Attese
qualche istante, poi, sbuffando, tornò ad inoltrarsi nella giungla di quel
diluvio.
“Ma
bene…sembra che debba proprio farmi una bella doccia…”.
Proprio
in quel momento, in un punto imprecisato oltre a sé, Spike intravide qualcosa
che sembrava assomigliare ad una sagoma umana. Longilinea, sottile. Poi…
Poi,
una voce…
“Spike…”.
Dolce
e lontana, un po’ metallica, come se provenisse dall’interno di una grotta. Ci
fu un leggero eco.
Il
ragazzo si riparò il viso dalla pioggia con una mano, per cercare di vedere
meglio.
“B…Buffy?”,
chiamò, incerto. Era quasi sicuro di avere riconosciuto in quel timbro un po’
anomalo una voce più che familiare.
“…Spike…”,
ripetè la voce. “…sei diventato quello a cui aspiravi?”.
Il
vampirò si arrestò.
“Cosa…”.
“…oppure
sei fuggito dal tuo futuro?”.
L’immagine
indistinta sembrò tremare oltre il fitto velo d’acqua, e farsi più vaga.
Spike
strinse gli occhi, sospettoso. Qualcosa…non andava…
“…sei
fuggito…da te stesso…”. Il tono, inizialmente simile a quello della
Cacciatrice, iniziò infatti a cambiare. Anche la sagoma perse i suoi contorni,
ed espandendosi velocemente come una macchia, come un’ombra, si sollevò in
pochi secondi sopra la testa del vampiro.
“Cosa
si aspettavano gli altri da te?”. Minaccioso, l’alto telo nero continuò a
salire verso il cielo, o a quello che fino a pochi secondi fa c’era, producendo
un rumore assordante, simile a quello di un terremoto.
L’oscurità
inglobò in poco tempo tutto lo spazio circondante Spike che, sulla difensiva,
si voltava freneticamente in ogni direzione, credendo di girarsi verso quella
voce che, ora cavernosa, pareva avvicinarsi sempre di più a lui.
“Che
diavolo stai dicendo? Chi sei? Perché…perché non ti mostri?!”, urlò quindi,
passandosi una mano sul viso bagnato.
Ma
più nessuno venne in risposta del vampiro. Per un intero minuto, o forse di
più, Spike rimase immobile in quello spazio indefinito, solo. L’unica cosa che
poteva udire era il suo respiro affannato, e poi, il silenzio.
Buio.
Oscurità.
“Dove
sei?!?”.
Un
mormorio. Lieve, continuo, non troppo lontano. Spike si zittì.
Non
riusciva a capire con esattezza da dove provenisse. Le direzioni, ormai, sembravano
tutte uguali. Ma c’era…lo sentiva, come una litania. Qualcuno stava dicendo
qualcosa, anche se era impossibile capire che cosa…
Fece
un passo, senza nemmeno sapere più su cosa stava camminando. Dove stava
camminando. Forse, sul nulla.
Ad
un tratto, però, qualcosa catturò la sua attenzione.
Una
luce soffusa, in fondo. Era comparsa improvvisamente, portando con sé una
leggera corrente d’aria, che Spike poteva percepire sulla pelle. Non era come
le forti folate di prima.
Cercò
di raggiungere il bagliore, sperando che questa volta non si trattasse di
un’altra illusione. Beh…alla fine, probabilmente tutto era un’illusione, lì.
Anche se non aveva la minima idea di dove o cosa fosse, il…lì.
Tanto vale vedere di cosa si tratta…
La
luce sembrava farsi sempre meno remota, anche se, giunto più vicino, Spike si
accorse che non si trattava di una sola, ma di un’intero gruppo. Fiammelle
piccole, deboli, riunite insieme. Brillavano come stelle, discrete e gentili.
E
quel mormorio…
Quel
mormorio si stava facendo sempre più distinto, e chiaro.
“…e
accogli nel tuo regno di luce lo spirito di una delle tue figlie…”.
La
pioggia, che non aveva mai smesso di cadere, si fece sottile, quasi
impercettibile. L’aria diventò di colpo più fredda, ma non particolarmente
fastidiosa, così come il lieve soffio di vento che stava conducendo Spike verso
quella voce maschile, bassa, solenne e dal tono triste e malinconico.
Dopo
un’altra decina di passi, il vampiro ebbe la sensazione di essere ritornato a
camminare sull’erba. Si guardò i piedi, riuscendo a scorgere una superficie
morbida, di un verde scuro.
“Finalmente”,
mormorò. “Non ci speravo più…”.
Rialzò
la testa, per cercare di individuare nuovamente le luci di poco prima. Senza
sapere come, erano adesso a pochi metri da lui e, insieme ad esse, c’erano
delle persone. Donne, uomini, qualche bambino, vestiti tutti con abiti curiosi,
di un tempo che con molte probabilità doveva appartenere al secolo scorso.
A
testa bassa, posti in semicerchio, tenevano fra le mani delle candele, la cui
fiamma guizzava brillante nell’aria della sera. Erano quelle le luci che
l’avevano guidato.
Sì…era
sera, o forse notte ormai. Tristi e addolorati, tutti ascoltavano in religioso
silenzio le parole di della figura maschile che, di fianco ad una buca scura,
sembrava essere un uomo di chiesa. Le parole che Spike aveva udito erano state
pronunciate da lui.
“Fratelli,
siamo qui riuniti, questa sera, per dare l’estremo saluto ad Elizabeth, una
donna generosa e di buon cuore morta prematuramente all’età di trentadue anni,
a causa di una malattia incurabile e crudele. Moglie devota di Robert Hertford
e madre amorevole del giovane William, la ricorderemo per sempre come…”.
Il
vampiro biondo si avvicinò ulteriormente al gruppo. E così, era finito nel bel
mezzo di una veglia funebre, in uno dei suoi cari, familiari cimiteri. Certo
che questo era molto più lugubre di quello di Sunnydale…
“E'
morta...una donna”, mormorò piano a se stesso, senza motivo. Rimase in silenzio
a guardare, con occhi assenti, la fossa scavata nel terreno, poi rialzò di
scatto la testa.
Era
più che sicuro che gli aspettasse un altro, improvviso cambio di scena. Non
sapeva in cosa consistesse quel simpatico gioco o chi lo stesse dirigendo…ma di
sicuro c’era un obiettivo ben preciso da raggiungere. E qualcosa gli diceva che
doveva assolutamente arrivarci per trovare Buffy.
Bah…e pensare che il mio primo trapasso
è stato veloce e quasi indolore…
Questo, invece, è decisamente strano.
Però io non sono esattamente morto.
Cioè…questo potrebbe anche non essere
l’aldilà...
Il
prete smise di parlare. Dopo qualche istante, un ragazzino si fece avanti
lentamente, avvicinandosi alla buca. Poi, dopo aver mormorato qualcosa, vi
lanciò un piccolo mazzo di fiori, che sparì immediatamente nel buio.
Spike
lo fissò, riconoscendo nel suo viso quello del bambino che se n’era andato via
a cavallo, poco prima, dal fienile. Sembrava solo un po’ più grande.
“Ma…”,
sussurrò, guardandolo intensamente e provando una fitta improvvisa. “Mi…mi
somiglia…?”.
Una
forte folata di vento soffiò d’improvviso, con violenza, sul viso di Spike.
“William…sei
sicuro che questo nome non ti dica nulla? Questa scena…non ti è sconosciuta…”.
Una
voce, la stessa di prima, risuonò in quel momento nella testa del vampiro,
costringendolo a tapparsi le orecchie, infastidito.
“Ancora
tu? Si può sapere perché…mi perseguiti??”.
“Non
sono io che ti perseguito. Sei tu stesso che lo fai”.
“Di
nuovo con questa storia??”.
“Tu
non vuoi ricordare. Hai troppa paura”.
A
quella frase, Spike rise.
“Paura?
Credo che tu non mi conosca bene…”.
“Oh,
ti conosco molto bene. Quante volte, invece, tu…ti sei chiesto chi sei
veramente?”.
“Cosa?”.
“Chi
sei? Cosa volevi diventare? Forse…sei stato solo una delusione…”.
In
un istante, il gruppo di persone raccolte intorno alla tomba si allontanò
velocemente, come risucchiate da qualcosa di invisibile. Spike, irritato dalla
voce misteriosa e presumendo che tutto quello che stava succedendo dovesse
essere opera sua, si mise a correre per cercare di raggiungerle.
E
poi…voleva capire.
Doveva
sapere chi era quel ragazzino.
E
soprattutto, sapere come mai tutto ciò che gli diceva quella voce gli faceva
inspiegabilmente male…
Fece
qualche metro, ma poi inciampò, cadendo malamente al suolo.
“Ma
porca miseria…”, si lamentò, massaggiandosi il mento. “Questa me la paghi,
chiunque tu sia…”.
Fece
per rialzarsi, ma sollevando gli occhi scuri si accorse di essere capitato in
un posto chiuso. I palmi delle sue mani poggiavano su una specie di moquette
bordeaux, liscia al tatto, e all’altezza dello sguardo poteva vedere una
moltitudine di scarpe lucide, gambe maschili e ampie gonne dai pizzi lavorati.
“Eh?”.
Sollevò la testa.
Intorno
a lui una marea di persone, probabilmente nobili e borghesi, affollavano una
sala riccamente decorata, di certo interna ad una lussuosa villa. C’era una
discreta musica da camera, ed un parlottare sommesso.
Il
vampiro si rialzò, e dopo aver passato una mano sulla giacca ormai ridotta ad
uno straccio umido, iniziò a girare fra la folla.
“Si
dice che Elizabeth fosse la sola ad essere fiera di suo figlio…”.
Una
delle dame di fianco a Spike aveva cominciato a parlare. Il vampiro di voltò
nella sua direzione.
“Già…Sir
Robert è disperato. Sembra che William sia negato per gli affari…non mostra il
minimo interesse nel succederlo nella gestione delle sue proprietà”, continuò
poi una seconda voce femminile. “Sai, mi hanno anche riferito che probabilmente
potrebbe avere un quoziente intellettivo troppo basso…questo spiegherebbe
tutto…”.
“Cosa?
O mio dio…e chi te l’ha detto, mia cara?”, esclamò quindi scandalizzata la
prima, con una risatina.
L’altra
abbassò la voce, facendo segno all’altra di stare in silenzio.
“Shh,
non posso rivelartelo! Ma quello che è certo è che William diventerà un
fallito…la famiglia Hertford andrà in completa rovina, te lo dico io…”.
“Sì,
sono d’accordo…povera Elizabeth. Un po’ mi faceva pena…”.
“Già…crescere
un figlio così e amarlo, nonostante tutto…”.
“Mh,
sai come sono fatte le madri…”.
Le
due nobili scoppiarono nuovamente a ridere, in un modo che a Spike diede
enormemente fastidio. Continuò a guardarle, pensando, nel mentre, dove poteva
essere finito il piccolo William.
Prenderlo il giro così…
Non
ne sapeva il motivo, ma provava un’inusuale istinto di protezione nei suoi
confronti. Gli era simpatico. Forse, anche perché gli ricordava…
“Ah!”.
Il vampiro si portò le mani alle tempie, provando ad un tratto un dolore acuto,
che ben presto diventò martellante.
“Che…che
male…”.
Si
accasciò a terra, ansimando. Questa volta sembrava davvero che il chip fosse
entrato in funzione…anche se Spike sapeva bene che, in realtà, le scariche
elettriche di quel dannato francobollo di silicio non c’entravano nulla. Ma
quelle misteriose fitte erano ugualmente intense…poco ma sicuro.
Non
riusciva nemmeno più a tenere gli occhi aperti, e appena tentava di formulare
un pensiero sensato, il dolore ricominciava, sempre più forte.
“Mh,
eccolo lì…”.
“Sì…William,
il Sanguinario…”.
Risate.
“Non
sa far altro che scrivere poesie”.
“Almeno
fossero belle, e invece sono…così penose…”.
Altre
risate, altro dolore.
Il
vampiro tentò di rialzarsi, ma con scarsi risultati. Quelle voci si sommavano,
si moltiplicavano, riempiendogli la testa e ripetendosi, come il ritornello di
una canzone odiata.
“B-basta…”,
gemette, avendo la sensazione di scoppiare. “Perché…non mi lasciate in pace?!”.
“Ma
William…siete il nostro passatempo!”. Una voce, che rimbombò nell’eco della sua
mente.
“Già…perché
non ci deliziate con un altro verso? Oppure preferite darci il vostro parere
sul risollevamento improvviso dei titoli in borsa?”.
Risate.
Risate. Risate.
Derisione.
Umiliazione.
Ancora
tre voci, le ultime, gli risuonarono nelle orecchie, amplificate e più forti
delle precedenti.
“Ma
suvvia…pretendete forse…”.
“…che
William…”.
“…sappia
rispondervi?”.
Spike
spalancò gli occhi.
Io…
“E'
solo…”.
…non sono più…
“…un
fallito…”.
…William!
Il
vampiro si contorse fino ad assumere una posizione fetale, mentre un grido
disperato gli uscì dalla labbra.
Rimase
così, accaldato e con il respiro accelerato, nel buio più assoluto. Non sapeva
dire quanti minuti stavano passando…nemmeno credeva che esistesse il tempo, in
quel posto. Il silenzio lo opprimeva, lo schiacciava il peso dell’aria,
dell’oscurità. Proprio lui, che aveva sempre vissuto nelle tenebre, per la
prima volta nella sua secolare esistenza le sentì come delle catene.
Poi,
anche se quasi impercettibile, un rumore lieve lo raggiunse, dopo un istante
infinitamente lungo rinchiuso in quella prigione senza suoni.
Spike
ebbe un sussulto. Si mosse con grande sforzo, girando il capo nella direzione
di quello che sembrava un gocciolio.
Plic…plic…plic…
Sì,
era un gocciolio. Un gocciolio continuo…
“Ancora…acqua?”,
sussurrò con un filo di voce, provando a mettersi perlomeno in ginocchio.
Sembrava che il dolore si stesse allontanando. Lentamente, ma stava
scomparendo.
“Spero
proprio di no…”.
Ed
infatti non lo era. Il vampiro sollevò lo sguardo, tentando di mettere a fuoco
l’immagine che pian piano stava assumendo contorni più definiti, immersa in una
strana luce rossastra. Nel bel mezzo di quel buio totale, infatti, solo un
angolo sembrava essersi improvvisamente illuminato.
“Ti
credevo un po’ più resistente, lo sai? Decisamente non ti si addice, amico
mio”.
Al
suono di quella voce, vellutata ma profonda, Spike si irrigidì.
Non è possibile…
Si
avvicinò, quasi cautamente, per cercare di vedere meglio il viso dell’uomo che,
una decina di metri davanti a lui, stava scendendo i gradini di una strana
sala, alle cui pareti erano appese delle alte tende in velluto rosso.
Rosso.
Lo stesso colore del liquido purpureo e denso che ricopriva il pavimento di uno
strato di alcuni centimetri, allagandolo. Lo stesso colore delle gocce che,
continuamente, cadevano dal soffitto nella pozza sottostante.
Sangue.
Lo
stesso colore del sangue.
Spike
fissò le piccole onde prodotte dai passi dell’individuo allargarsi verso di
lui, ispirando, nel mentre, quel ferroso e familiare odore che ormai pervadeva
ogni molecola d’aria. Era talmente intenso che per un attimo gli istinti del
vampiro, a lungo repressi a causa del chip, tornarono prepotentemente a farsi
sentire, come un bisogno primordiale e immediato.
“Ecco,
questo è lo sguardo che ti si addice. Che ti fa onore, William. William il
Sanguinario”. La voce dell’uomo, anzi, del ragazzo giunto ormai a pochi passi
da Spike, sottolineò in modo particolarmente marcato le ultime tre parole.
Quest’ultimo,
per tutta risposta, sorrise con aria ironica, riacquistando il controllo di sé.
“Angel…che
ci fai da queste parti?”.
Il
vampiro dai corti capelli castani e dal viso squadrato ma in qualche modo dolce
sorrise a sua volta.
“Sei
sicuro che io sia Angel?”.
“Oh,
beh…in effetti credo che tu sia solo un’altra, simpatica illusione, ma credo
anche che ‘ toh - c’è - Angel ’ sia quello che vorrebbe farmi pensare chiunque
abbia organizzato tutto questo. Quindi, visto che sembra una cosa divertente,
perché non stare al gioco?”.
Spike
lo guardò, reggendo suoi occhi scuri, sempre così profondi, impenetrabili ma
chissà come allo stesso tempo umani, tanto da non sembrare appartenere a quel
vampiro che per oltre duecento anni aveva perpetrato stragi e disseminato il
terrore per tutti e cinque i continenti.
“Gioco?”.
Angel,
o meglio, Angelus, si scostò da Spike e, superandolo, iniziò a camminare dietro
la sua schiena.
“Non
fare finta di non capire. Perché ti ostini a non ammettere quello che ti sta
succedendo, quello che hai visto? Se vuoi considerarlo un gioco, fai pure. Ma
questo non ti farà certo guadagnare punti per arrivare al traguardo”.
A
quelle parole, il vampiro biondo si voltò di scatto, afferrando Angel per il
bavero della giacca di pelle che indossava, del tutto simile alla sua.
“Tu
sai dov’è Buffy?”, ringhiò, trapassando l’ex collega con un’occhiata
minacciosa. “Ti conviene dirmelo”.
Lui
si limitò a ridacchiare, per nulla intimorito.
“Povero
William, ti sei ridotto proprio male”, disse poi. “Sacrificarsi insieme alla
Cacciatrice per provare a salvarla...”.
Per
un attimo, Spike fu preso dall’istinto di stringergli cordialmente una mano
intorno al collo, ma subito ci ripensò. Con molte probabilità quello non era il
vero Angelus, e di certo non gli conveniva mettersi a litigare con un’entità di
cui non conosceva la vera natura. E poi, doveva scoprire dov’era Buffy.
Quella…era la cosa più importante.
“Cosa
vuoi, a volte i vampiri si innamorano di chi non dovrebbero, e per l’amore si
fa qualunque cosa”, mormorò con un sussurro, mostrandogli un sorrisetto
allusivo. “Però non scappano a Los Angeles come dei luridi vigliacchi per
sfuggire ad un rapporto con troppe responsabilità, nascondendosi dietro a
mille, nobili e altruistici motivi. Ma soprattutto, non se ne vanno lasciando
morire la persona che amano”,
Se
non era il vero Angel, forse le sue parole sarebbero state solo fiato sprecato.
Però aveva sempre sognato di dirle, da quando il suo tenebroso e fascinoso ex
collega aveva abbandonato Buffy. E quella, era la giusta occasione per farlo.
“Perché,
tu credi davvero di poterla salvare e rendere felice? Conosci molto bene
l’inevitabilità della morte, William. Lo sai che non si può più tornare
indietro”.
Lo
fissò, gelido.
“E
anche se ce la facessi, credi che lei si innamorerebbe di te? Tu, un assassino,
un demone. Un essere senz’anima. Prima o poi riusciresti a toglierti quel chip,
e allora la tua vera natura tornerebbe ad avere il sopravvento. Il tuo non è
amore…è ossessione. La uccideresti con le tue stesse mani, senza pietà”.
“NO!”.
Il vampiro urlò, mollando violentemente Angel e allontanandosi da lui.
Il
ragazzo bruno continuò.
“Sì,
invece. Lo vedi…”. Angel sollevò un braccio sopra il mare rosso nel quale stava
camminando, con fare teatrale.
“…lo
vedi questo sangue? E’ lui la nostra dimora…”.
I
suoi occhi si assottigliarono. Diventarono due fessure oscure, inquietanti.
“…quello
che abbiamo scelto di essere. Non potrai mai liberarti dalle tue decisioni,
dalle strade che hai preso. Non potrai mai rinnegarle”.
Detto
questo, sotto gli occhi di un angosciato Spike, impietrito a pochi metri da
lui, Angelus si chinò, immergendo nel sangue denso una mano chiusa a coppa.
La
alzò sopra la sua testa, per bagnarsi il viso con il vischioso liquido color
rubino.
Il
volto trasfigurato di un signore delle tenebre venne a sostituire quello,
almeno in parte umano, presente fino a pochi istanti prima.
“La
morte ci disseta, William…”, mormorò Angelus con voce roca, mentre rivoli scuri
gli scorrevano sulla pelle, lentamente, fino a gocciolare sulla sua giacca una
volta arrivati al mento. “La morte è la nostra essenza, e sai bene quanto me
che non si può riavvolgere il nastro, e ricominciare come se niente fosse alla
luce del sole…”.
Di
fianco a lui, improvvisamente, emerse dal nulla un'altra figura.
"William...ritorna
da me...il tuo posto è qui, con noi", sussurrò con voce suadente.
Il
vampiro biondo fissò con lo sguardo carico di angoscia la donna apparsa davanti
a lui che, tendendogli una mano, lo invitava a raggiungerla. Lunghi capelli
neri, occhi scuri da gatta, pelle diafana ed un corpo sottile.
"Dru-Drusila...".
Barcollò.
Sentiva le gambe pesanti, la vista iniziava ad annebbiarglisi completamente.
Si
portò, con orrore, una mano davanti al viso, fissandola.
"Allora,
sentiamo...adesso come ti senti?", chiese ancora il vampiro bruno, con
apparente innocenza. Come aveva già fatto il suo Sire, anche Drusilla immerse
le mani nel lago rosso, bagnandosi poi il viso candido.
“Smettila…”,
mormorò Spike con un sussurro strozzato, rivolgendo un’occhiata stravolta al
vampiro ormai ricoperto di sangue.
Ma
lui sembrò non ascoltarlo. Socchiuse gli occhi gialli, e leccandosi il palmo
della mano, ne gustò il sapore con un’espressione di totale soddisfazione, di
compiacimento assoluto.
“…Non
puoi fuggire ancora. Perché, William, sei tu che sei fuggito. Dai tuoi doveri,
da una società che ti andava stretta, che non ti voleva, che ti considerava
solo un fallito. E poi, anche da chi avevi scelto di diventare, dopo esserti
preso la tua rivincita. La verità è che non volevi più sentirti solo, odiato…
ancora”.
Sorrise.
Un sorriso crudele, che mostrò a Spike i canini macchiati dal liquido rosso.
“Sì,
mio caro Will…sei fuggito, continui a farlo ancora adesso, anche se non vuoi
ammetterlo, anche se non te ne accorgi. E ovunque tu vada, qualunque cosa
cercherai di essere agli occhi degli altri, ciò che non cambierà mai sarà il
disprezzo, l’odio che proverai, sempre, verso te stesso, perchè il
passato…quello tornerà sempre, per inseguirti, senza tregua”.
Fece
una pausa, e dopo essersi passato una mano sulle labbra sottili, bagnate di
sangue, tornò a guardarlo.
“Credi
di essere diventato migliore di me? Sei solo un povero illuso, William. Mi fai
pena”.
A
quel punto, il vampiro scoppiò in una macabra risata, che penetrò nelle
orecchie di Spike con la violenza di migliaia di decibel.
Cadde
sulle ginocchia, affondando le mani nel lago rosso. Rimase a fissare la propria
immagine nella brillantezza di quel colore, che per lui aveva sempre
significato la vita, la forza, la necessità. Si chiese anche come potesse
riflettersi in qualcosa, ma immediatamente allontanò quell'interrogativo dalla
mente.
Ha ragione...
Io…
Io sono sempre stato un perdente…
E qui…qui, cosa ci faccio?
Buffy…
Forse non vuol essere salvata da me.
E forse, quello che sento non è amore.
Non può essere, io…non ho un’anima,
come Angelus.
E’ solo…qualcosa…
Qualcosa di cui ho bisogno per sentirmi
meno solo.
Di cui ho bisogno per dare un senso
alla mia esistenza.
Aspiravo…
Aspiravo a qualcosa di superiore…
Ma…
Non c’è nulla…non c’è un gradino più
alto…
Non c’è nulla.
Nulla.
Mentre
gli occhi scuri di Spike, spalancati, iniziavano a diventare lentamente vacui,
la risata di Angel sembrò farsi più lontana, ovattata, fino a scomparire
completamente dopo qualche attimo.
Il
vampiro biondo tentò di aprire la bocca per urlare, sentendo improvvisamente
ritornare il dolore intenso di poco prima, ma si rese conto di non essere più
in grado di fare nemmeno un minimo movimento. Anche chiudere o spostare gli
occhi gli era impossibile. Sentiva i muscoli atrofizzarsi, perdere
sensibilità...
Aiuto...
Era
l'unica parola che la sua mente aveva composto, l'unica che in quel momento,
dilaniato da un male che mai aveva provato in più di cento anni, il ragazzo
avrebbe gridato, se solo avesse potuto.
Come
un manichino senza vita, Spike cadde di lato con un leggero rumore, simile a
quello di un pezzo di legno lanciato fra le onde di un lago. La sua bocca
socchiusa venne raggiunta dal liquido vischioso e da un sapore che conosceva
fin troppo bene...agrodolce, metallico e pungente. Quando però il sangue iniziò
a riversarglisi in gola contro la sua volontà, mosso da qualche forza sconosciuta,
il vampiro fu scosso da un tremito violento e convulso.
Le
parti del suo corpo immerse nel lago rosso si fecero ad un tratto bollenti, e
riscaldarono velocemente ogni fibra del suo essere. La sensazione, fattosi
insopportabile, si espanse fino ad arrivare alla testa, sommandosi al male
martellante che non gli permetteva più nemmeno di respirare, visto che anche
quello era diventato doloroso. Il sangue ingerito stava provocando lo stesso
effetto anche nella gola, nello stomaco, e quando la velocità del liquido
portato nella bocca aumentò, a Spike sembrò di soffocare, mentre i suoi organi,
la sua pelle e la sua testa bruciavano, si incenerivano.
In
quel momento, accecato dal dolore, perse conoscenza. La luce rossastra che
invadeva la stanza lasciò posto in un istante al buio totale, ad un sonno
profondo interno a quell' incubo spaventoso.
La
sua mente vide l'oscurità per un tempo imprecisato. Nel luogo onirico in cui si
trovava, creato dall'unica parte della sua mente rimasta intaccata dal dolore,
Spike si sentiva finalmente in pace, tranquillo, galleggiante in quelle tenebre
confortanti. Tutto quello che era accaduto fino a quel momento gli parve
improvvisamente lontano nel tempo, troppo remoto, ormai, per ripensarci.
Già...non
ne valeva più la pena...
Perchè
lì...lì stava bene...
Non provo più dolore...
Io...
Non voglio tornare indietro.
Anche se devo...
Avrei dovuto...
Io...
Che...che cosa dovevo fare, qui?
Io...non lo ricordo più...
E nemmeno più mi importa...
Voglio solo non provare più dolore.
Sì...è questo che voglio.
Sì...
"Conosco
bene il dolore".
Musicale
e morbida, una voce risuonò in quello spazio silenzioso, insinuandosi nella
mente di Spike.
"C-chi
sei?".
"Qualcuno
che hai dimenticato".
"Ricordare...ricordare
fa male. Ricordare è...doloroso".
"Ma
nei ricordi c'è anche la gioia, non credi?".
"Nel
mio passato non ci sono ricordi felici".
"Sei
sicuro di quello che dici?".
Subito
dopo quell'ultima domanda, un lampo squarciò le tenebre, facendo comparire
un'immagine soffusa, un pò sfocata.
C'era
un prato, il prato che Spike aveva visto all'inizio. E lì, fra la miriade
sconfinata di fiori gialli, un bambino sorridente correva sotto un sole caldo e
in una brezza leggera che gli scompigliava i capelli chiari, verso una donna
chinata, con le braccia aperte, dal sorriso luminoso e il viso gentile come
quello di una di meravigliosa dama raffigurata in quadri d' altri
tempi.
Sul
bacio che il ragazzino diede a quella che doveva essere la madre, l'immagine si
oscurò, facendo ricadere ogni cosa nel buio di poco prima.
La
voce ritornò a farsi sentire.
"Ci
sono persone che ti hanno amato".
"Sono
state poche. Troppo poche".
"Ed
è per questo che soffri?".
Pochi
secondi di silenzio, per cercare una risposta.
"Soffro
perchè non posso tornare indietro. Soffro per quello che sono stato, e per
quello che non sarò mai", si udì poi.
"Non
credi di poter riscattarti, migliorarti?".
"No...io...non
posso cambiare...e le mie colpe sono troppe...e troppo gravi".
"Il
perdono esiste".
"No,
per me non c'è perdono".
"Tu
lo desideri. Perchè sei assetato d'amore".
"L'amore
è solo un'illusione. E se esiste, è fugace. La morte uccide l'amore".
"Sai
che non è così. Tu cerchi amore, e sai amare".
"So
solo uccidere".
"E
allora perchè sei qui?".
"Perchè...".
"Perchè?".
Un'altra
immagine, anzi, più immagini apparvero, susseguendosi come un montaggio, una
pellicola che, veloce, attraversò la mente di Spike, riempiendola nuovamente
con un nome, quel nome. Cinque lettere che sembrarono emettere luce e calore,
un calore piacevole, questa volta.
E
quel viso...
Arrabiato,
furioso con lui...
"Voglio che te ne vada. Che
abbandoni questa città, che abbandoni questo pianeta!"
Addolorato,
preoccupato per sua madre...
"E adesso...che cosa vuoi?"
Dolce,
come quando l'aveva baciato...
"Quello che hai fatto per me, e
Dawn...era reale. Non lo dimenticherò".
Determinato,
quando, con un salto, aveva attraversato il portale...
"Questo è un lavoro che devo
fare".
Amava
quel viso. In tutte le sue epressioni. L'aveva amato anche quando credeva che
non fosse così...
L'aveva
amato sempre, ed era qualcosa che sapeva.
Sì,
sapeva di amare Buffy. Non si trattava di un'ossessione, ma di una certezza
incrollabile.
Buffy...Buffy...
"Tu
non hai pensato a nient'altro che a lei quando l'hai seguita nel portale".
"Non...non
sopportavo l'idea di non rivederla più".
"Lo
so". La voce pronunciò quelle due parole dolcemente, talmente dolcemente
che Spike potè immaginare un viso femminile, luminoso, sorridergli. Non era
sicuro che quel timbro appartenesse ad una donna...ma era...talmente
rincuorante...forse si trattava di un angelo?
"Cosa...cosa
devo fare?".
"Ora
che sai di amare, sai anche di poter proteggere e salvare chi ami. E' ciò che
ha capito anche Buffy. La morte non uccide l'amore. L'amore va oltre".
Ancora
una scena, l'ultima, apparve nell'oscurità.
Lunghi
capelli biondi, che si alzano nel vento, e due occhi verdi, lucidi di lacrime,
di una ragazza coraggiosa. Fissi su chi amava più della sua stessa vita.
"Ti voglio bene. E ti amerò per
sempre...".
Ora...
"...porta il mio amore ai miei
amici".
...anche
lui aveva capito.
"Devi essere forte, Dawn. La cosa
più difficile a questo mondo...è viverci".
Ora...
"Sii coraggiosa. Vivi. Per
me".
Ora
sapeva.
"Nella
vita c'è il dolore. C'è la morte. C'è la solitudine. Ma se c'è l'amore, anche
solo un piccolo frammento nel buio in cui sei sprofondato, saprai sempre come
proseguire. E sarai anche una persona migliore, che guarda al futuro, a ciò che
potrà fare e diventare. Non al passato e agli errori commessi".
Detto
questo, l'entità misteriosa scomparve con un'eco che rimbombò nelle orecchie di
Spike fino a quando non riaprì gli occhi, risvegliandosi da quello strano
sonno.
"Buffy".
Con voce roca, sussurrò il suo nome. Aveva la gola arida, come se non bevesse
da giorni. Si rialzò piano, constatando con sollievo di essere ancora tutto
intero.
"Allora...quella
era un'altra illusione...", si disse, ripensando alla terribile sensazione
del suo corpo in fiamme. "Avrei dovuto immaginarlo...".
Abbassò
la testa, portandosi una mano alla tempia. Anche il dolore era cessato.
Iniziò
a camminare come sempre nel nulla più totale. Ovviamente la sala dalle tende
rosse, allagata di sangue, era scomparsa, ma il vampiro non se ne preoccupò più
di tanto. Ormai ci aveva fatto l'abitudine, e questa volta nessuna apparizione
o strano fantasma lo avrebbe lasciato andare nello sconforto, spaventato o
abbattuto. Adesso tutto era cambiato. Adesso aveva capito che non avrebbe
dovuto fermarsi per nessuna ragione.
Perchè
doveva riportarla indietro, a tutti i costi.
Perchè
era giusto.
Perchè
aveva fatto una promessa.
Perchè
la amava.
I
motivi erano semplici, ma in quella semplicità Spike si accorse che esisteva
una forza di cui non si era mai reso conto. Si era lasciato imprigionare dai
ricordi, da quello che era stato. Si era perso nei rimorsi e negli sbagli,
senza considerare quello che provava in quel momento, tutto ciò per cui era
arrivato fin lì. Ciò che era diventato. Sì, perchè...lui era cambiato, e non
certo grazie ad uno stupido chip.
Ora
ne era sicuro.
Quella
voce angelica l'aveva salvato, in tutti i sensi.
Chissà
di chi apparteneva, e...perchè l'aveva fatto?
Si
fermò, pensando che ci sarebbe stato tempo più avanti, per chiederselo. La
priorità, in quel momento, era farla finita con quella buffonata.
"Adesso
sono giunto al limite", sentenziò, mettendosi una mano in tasca. I capelli
biondi erano ormai spettinati, il viso risultava ancora più pallido del solito,
ma gli occhi scuri avevano riacquistato la loro solita, fiera sicurezza.
Li alzò verso l'alto.
"Ridatemi
Buffy all'istante o giuro che metterò questo posto sottosopra fino a che non la
ritroverò. La riporterò indietro con me, dai suoi amici, anche se ci dovesse
volere un'eternità. E non pensate più di fregarmi più coi vostri subdoli
giochetti, perchè ho imparato come funziona...non ci ricascherò".
Spike
sentì la propria voce risuonare nello spazio. Questa volta era bianco, di un
bianco quasi accecante, e apparentemente infinito. Sembrò non accadere nulla, e
solo poi, dopo un'altra decina di passi, il vampiro scorse, in mezzo ad una
strana foschia rosata, una porta.
Si
avvicinò, accorgendosi che nell'aria aveva iniziato a diffondersi un rilassante
profumo di salsedine, a pochi metri dall'anta chiusa.
Sembrava
provenire proprio da lì...e da quello che ci stava dietro, probabilmente.
"Chissà
se c'è da fidarsi", mormorò, osservando la deliziosa, sottile maniglia in
ferro battuto, in vago stile liberty, davanti a sè. "Sono quasi certo di
no...ma in fondo entrare è l'unico modo che ho per saperlo...".
Appoggiò
le dita sul metallo, percependolo freddo. Spinse leggermente verso il basso,
aspettandosi di trovare la porta chiusa o preparandosi ad un altro, grandioso
colpo di scena.
Invece,
con suo grande stupore, si aprì. Una luce fortissima lo investì con violenza,
tanto che dovette aspettare qualche secondo prima di riuscire a mettere a fuoco
ciò che vide.
Una
spiaggia bianca. Era deserta, fatta di sabbia fine e baciata da un oceano
calmo, di un blu bellissimo e cangiante in tonalità più chiare e più scure, a
seconda delle profondità. Verso la battigia, dove l'acqua era più bassa, la
superficie era trasparente, cristallina, di quell'azzurro che si vede solo
nelle foto dei mari tropicali. Il sole splendeva alto, nel mezzo di un cielo
totalmente libero da nuvole. Pochi gabbiani volavano al largo, abbassandosi di
tanto in tanto a pochi centimetri dalla superficie alla ricerca di cibo, ma
nessun'altra forma di vita, oltre ad essi, sembrava riempire quell'immagine di
incredibile bellezza.
L'aria
sapeva di sale e spezie. Respirandola a pieni polmoni, Spike scese piano il
lieve pendio che portava alla spiaggia, notando che non poteva scorgere dove
avesse termine, nè da un lato, nè dall'altro.
"Che
posto strano...", pensò, socchiudendo gli occhi e assaporando quella
rilassante sensazione che solo i posti di mare sanno trasmettere. "Mi fa
sentire...incredibilmente sereno...". Osservò l'orizzonte, anch'esso
sconfinato.
Poteva
essere quello, il paradiso? Mh...forse era troppo ovvio come paesaggio...e poi,
lui non avrebbe mai potuto arrivarci. Al massimo sarebbe riuscito a mettere
piede in purgatorio.
Perso
in quelle riflessioni, si inchinò per sentire la temperatura dell'acqua. Ma
proprio in quel momento, grazie ai suoi sensi nonostante tutto all'erta, si
accorse che qualcuno gli si era avvicinato improvvisamente da dietro.
Si
voltò con uno scatto, pronto a difendersi. Quando però osservò le sembianze
dell'individuo che gli stava venendo incontro, abbassò immediatamente la
guardia.
"Ciao,
Spike. Ti stavo aspettando".
"T-tu...".
Non
avrebbe mai creduto che sarebbe stato così facile.
Non
avrebbe mai sperato di rivederla così, ancora più bella di come la ricordava in
vita.
Forse,
allora, era arrivato davvero in paradiso, in qualche modo...
"Sembri
sorpreso. Eppure sei venuto fin qui per cercarmi...".
Buffy
si scostò un ciuffo biondo dagli occhi, portandolo dietro ad un orecchio, poi
sorrise. I suoi grandi occhi di giada divennero due fessure verdi, che
illuminati dalla luce brillante di quel sole splendido sembrarono ancora più
luminosi.
Spike
non riusciva a smettere di fissarla. Un nodo gli stringeva la gola,
causandogli un lieve dolore in fondo al palato, ma che in quell'istante sembrò
piacevole, talmente confortante che il vampiro pensò di non aver mai provato
nulla di più bello. Socchiuse le labbra, lasciando scoperti i denti bianchi,
per restituirle un sorriso timido, di gioia, di commozione.
"E'
che...sono felice di averti ritrovata...Buffy".
"Davvero?".
Spike
avanzò di un passo, arrivando a poco più di un metro da lei. Avvolta in
un'impalpabile veste bianca, sembrava leggera come una piuma, fragile, tanto
che forse le sarebbe bastata una folata di vento troppo forte per sgretolarsi,
volare via. Pur manifestandosi con la sua forma umana, il ragazzo sapeva che
quella era solo l'anima di Buffy, e come tale, era ovvio che sembrasse fatta
d'aria. Anzi, di un materiale ancora più leggero dell'aria.
Vedendola
così eterea e indifesa, così diversa dalla Cacciatrice che conosceva, ebbe però
l'impulso di stringerla a sè. Di stringerla forte, per non vederla scomparire
di nuovo. Per non perderla di nuovo, definitivamente.
"Da-davvero",
balbettò poi, continuando a guardarla. "Ma...come...sapevi che ti avevo
seguita?".
Lei
alzò lo sguardo oltre la sua spalla, verso la distesa azzurra.
"Da
qui vedo ogni cosa", mormorò. "Sai...".
Si
avvicinò ulteriormente a lui, rivolgendogli un'altra occhiata.
"...è
talmente bello questo posto. Così...luminoso. Non credi?".
Rimase
in silenzio per alcuni secondi, chiudendo gli occhi con un sorriso per
ascoltare il rumore dell'acqua che si infrangeva sulla riva, piano e
gentilmente, poco distante da loro.
"Spike...",
riprese quindi, sollevando di nuovo le palpebre dalle lunghe ciglia.
Lui
deglutì, ritrovandosi nuovamente perso nelle sue iridi color smeraldo.
Era
bella. Dio, era veramente, veramente bella...
"Io...".
"Shh".
La mano della ragazza, dalle dita sottili, si posò sulla sua bocca con un
movimento lento. Il vampiro, a quel contatto, sussultò. Oltre al bacio innocente
di quella volta, Buffy non lo aveva mai toccato, non si era mai avvicinata così
tanto a lui da farlo. Buffy non aveva mai voluto...avvicinarsi a lui.
La
sua voce si fece ad un tratto più bassa, più suadente.
"Non
vorresti rimanere qui per sempre?".
"Cosa?".
"Intendo,
con me".
Un
gabbiano passò sopra le loro teste, e il suo tipico verso acuto si disperse
subito nell'aria.
La
mano della Cacciatrice era scesa giù per il collo, fino ad arrivare al petto
del ragazzo. Lui non riusciva a dire nulla, troppo stupito da ciò che aveva
appena sentito per farlo, per produrre la minima parola.
"Sai
bene quanto me...anzi, forse più di me, di come l'esistenza sia
dolorosa...".
Sollevò
anche l'altro braccio. La seconda mano, arrivata vicina al viso, afferrò il
bavero della sua giacca di pelle e, con decisione, iniziò a fargliela scivolare
giù per la spalla.
"...quell'esistenza
terrena che ha messo cacciatrici e vampiri gli uni contro gli altri...quella
vita infelice dove bisogna combattere, uccidere, sacrificarsi, odiare.
Morire".
La
giacca iniziò a scivolare anche lungo l'altro braccio.
Spike
fissava Buffy, sempre più scioccato. Cominciò a sentirsi
accaldato...stranamente accaldato, anche in mezzo a quella piacevole brezza
marina.
Cosa...cosa diavolo sta facendo?!
Cosa...diavolo sta dicendo??
"B-Buffy...",
le sussurrò con un filo di voce.
Ma
lei non lo lasciò parlare. Anzi, gli si avvicinò ancora.
"Lo
so che lo vuoi anche tu. Non vuoi più soffrire, è così? Ho visto ciò che hai
passato. Ho assistito al tuo viaggio...è stato terribile, vero?".
Accostò
le sue morbide labbra rosa alla gola del ragazzo, sfiorandola con un bacio.
"Noi
due siamo simili, Spike...così simili che nemmeno immagini...".
La
giacca di pelle cadde sulla sabbia con un rumore lievissimo. Tutto, lì, era
come un mormorio...tutto era tranquillo, equilibrato.
Perfetto.
Il
vampiro chiuse gli occhi, inebriato da quelle sensazioni. Il calore della bocca
di Buffy sul suo collo, quelle dita, quelle mani che si insinuavano sotto la
sua maglia, accarezzando sensualmente ogni centimetro della sua pelle...
"...resta
qui...per sempre...non dovrai più conoscere il dolore...".
Senza
che Spike avesse il tempo di rendersene conto, Buffy gli sfilò anche la
maglietta, spingendolo subito dopo disteso sulla sabbia tiepida. Si sedette sui
suoi fianchi a cavalcioni, poi si riabbassò immediatamente sopra di lui.
Quasi
con violenza, riprese a baciarlo, salendo sul viso e incontrando finalmente le
sue labbra pallide, che accolsero subito quelle della ragazza. Rispondendole
infatti con la stessa foga, Spike si abbandonò a lei. Cos'altro poteva fare?
Non poteva opporsi...non riusciva...a rifiutarla...
Sarei pazzo...
Sarei pazzo se la fermassi ora...
Non so cosa le sia successo, ma...
Ma...
Buffy
si sollevò d'un tratto dal suo viso, solo per un attimo, solo il tempo di
catturare lo sguardo del vampiro, i suoi occhi annebbiati, estasiati, ubriachi
di lei...
"Sei
felice?", gli domandò con dolcezza e il respiro accellerato, il viso
chiaro in controluce, circondato dall' aurea luminosa del sole che splendeva
sopra di loro.
Spike
cercò di mettere a fuoco quell'immagine, ma l'operazione gli costò una notevole
fatica. La testa gli girava, e il sangue pompato ad una velocità sempre più
elevata gli martellava senza sosta le tempie, le orecchie, mentre il cervello
non faceva altro che compiere un'unica operazione...raccogliere gli impulsi
mandati di continuo dal suo corpo eccitato, a decine, a centinaia, a migliaia.
Non c'era più nulla oltre a lei, oltre a quegli occhi brillanti come gemme, a
quelle curve perfette, al peso che il suo corpo caldo esercitava su quella zona
del suo basso ventre, a quelle labbra morbide che lo facevano impazzire di
piacere e desiderio...
"Io...",
disse con un sussurro, quasi senza più voce. "...ti voglio...Buffy...".
Lei
sorrise, socchiudendo un poco le palpebre. Con una mano, abbassò le spalline
dell'abito candido che indossava, che iniziò a scivolare dalle sue braccia con
un fruscio.
"E
mi avrai. Io ti amo, Spike...ti ho sempre amato, anche se non lo sapevo...".
Il
tessuto si fermò alla vita di Buffy, adagiandosi sull'addome del ragazzo.
Pareva seta.
"Mi...ami?".
"Certo...".
Lui
tentò di riacquistare un minimo di lucidità, pur facendo uno sforzo immenso per
rimanere indifferente a ciò che la veste aveva lasciato scoperto. Quello...era
un sogno meraviglioso, finalmente realizzato, ma...
Qualcosa...
Qualcosa
non lo convinceva.
Buffy
si chinò ancora sul suo viso, pronta a ricominciare ad assaggiare la sua bocca,
insaziabile, affamata di lui, ma Spike, inaspettatamente, la fermò.
"Tu,
quindi...", le mormorò sorridendole, una mano sulla sua spalla nuda.
"Sì?".
"...preferisci
rimanere qui con me, invece che tornare dai tuoi amici?".
La
ragazza gli passò una mano fra i capelli, accarezzandogli poi una guancia,
percorrendo i suoi lineamenti decisi con le dita.
"Ma
certo, voglio solo te...non mi importa più della mia vita terrena. E' stata
solo dolore...non voglio più fare la cacciatrice...non voglio più
combattere...qui sto molto, molto meglio...".
"I
tuoi amici hanno bisogno di te. E anche tua sorella...non ami anche
loro?".
"Loro
possono cavarsela da soli. E poi...amo più te, Spike...non mi importa più di
nient'altro...di nessun altro...".
Il
vampiro biondo, a quelle parole, chiuse gli occhi, allungando nel mentre le labbra
in un sorriso amaro.
"Ho
capito", disse solo. Rimase fermo per qualche istante, poi, facendo forza
sulla mano appoggiata sulla spalla di Buffy, la spinse improvvisamente lontano,
scaraventandola con violenza sulla sabbia di fianco a sè.
Lei
gemette, e rimettendosi con fatica seduta, si strinse la spalla che aveva
subito il colpo.
"Cosa...cosa
ti prende?", esclamò, fissando il vampiro con due occhi delusi.
Lui
si rialzò, scrollandosi la sabbia dai jeans scuri.
"Sei
stata brava. Dico davvero, questo è stato il migliore dei trucchi. Ma mi
dispiace, vi avevo avvertito che non ci sarei più ricascato. Tu...non sei la
vera Buffy".
La
ragazza si limitò a guardarlo, sempre più sconsolata, e portandosi,
improvvisamente pudica, un braccio davanti al seno nudo.
Spike
scosse la testa.
"La
vera Buffy avrebbe pensato per prima cosa ai suoi amici. Anche a costo di
sacrificarsi ancora, di soffrire di nuovo. E di sicuro non avrebbe detto di
amare più me di loro. Di Dawn".
La
fissò, intristendosi lievemente.
"Non
lo avrebbe detto soprattutto perchè lei...non mi ama", concluse piano.
Seguì
una breve risata, amara, come il sorriso di poco prima.
Si
rivestì velocemente, poi si voltò, cominciando a camminare lungo la spiaggia.
Ma dopo qualche passo si fermò ancora, e, senza girarsi, aggiunse un'ultima
frase.
"Comunque...ti
ringrazio per avermi regalato almeno quest'illusione. E' stato
bello...crederci".
La
Buffy fasulla non disse nulla. Chinò la testa e, abbassando le palpebre, iniziò
lentamente, silenziosamente a scomparire.
Il
suo corpo si fece luminoso, trasformandosi in tanti piccoli frammenti brillanti
come cristalli, che si alzarono nell'aria, leggeri. Dopo qualche attimo si
disperseroro del tutto, portati via da un soffio di vento che li allontanò
verso il mare.
Spike
volse lo sguardo nella stessa direzione, e rimase così, in silenzio, a
contemplare per l'ultima volta il panorama marino, cosciente che in pochi
secondi anche quello sarebbe stato cancellato.
Fece
un profondo respiro. L'aria salata aveva qualcosa di malinconico, di
immensamente triste. Ma forse era lui ad esserlo.
E' stato...davvero bello crederci.
"Era
l'ultima prova, non è così?", mormorò quindi pacato, rivolgendo quella
domanda ad un pubblico che questa volta, era sicuro, si sarebbe fatto vedere.
La
brezza soffiò ancora, un'ultima volta. Spike sentì quel tocco piacevole sul
viso, socchiudendo gli occhi.
Poi,
più nulla.
"Già,
era l'ultima. E tu l'hai superata".
L'aria
si fece ferma. Il ragazzo si voltò.
Una
serie di individui incappucciati sedevano in cima ad una breve scalinata,
dietro a qualcosa di simile ad un tavolo. Tutt'intorno alleggiava la solita,
vaga nebbia a cui il vampiro si era ormai abituato, ma questa volta ogni cosa
sembrava brillare di una luce opalescente, quasi ipnotica. Spike non riusciva a
scorgere nessuno dei volti che probabilmente lo stavano fissando dietro al
tessuto scuro dei mantelli, ma non si avvicinò a loro se non di qualche passo.
"Perchè...tutto
questo?".
La
figura che sedeva al centro del tavolo, dalla tunica rosso scuro, differente da
quelle nere delle altre, a quella domanda sollevò impercettibilmente il capo.
"Perchè
era necessario, ed inevitabile", rispose. Il timbro pareva maschile, del
tutto normale.
Spike
inarcò le sopracciglia, cercando di capire.
"In
che senso?".
"Tu
hai compiuto un'azione insolita per un vampiro...molto insolita, e questo ci ha
colto di sorpresa. Ti sei gettato nel portale per tentare di salvare quella
ragazza, senza però morire fisicamente, perchè per te ciò...non è più
possibile".
"Grazie
infinite, questo lo sapevo anch'io senza che voi me lo diceste. Ciò che voglio
sapere è...perchè sono dovuto passare in mezzo a questa...questa...".
Il
ragazzo aprì le braccia, gesticolando con le mani mentre cercava la parola
adatta.
"Insomma...questa...cosa!",
si arrese poi, rialzando gli occhi verso gli individui, esasperato. "Non è
stato esattamente uno spasso, sapete?".
Fra
gli uomini incappucciati ci fu un attimo di brusio.
"E'
questo il punto, Spike...", riprese quindi quello in rosso, appoggiando i
gomiti al tavolo e intrecciando le dita. "...ciò che forse non hai ancora
capito. Pur non morendo realmente, è come se tu fossi morto davvero in quel
momento, dopo esserti lanciato nel portale, per la prima volta. Quando sei
diventato vampiro, la tua non è stata una vera morte, non sei mai arrivato in
quel luogo che tutti voi conoscete come 'aldilà'. E di conseguenza, non hai mai
dovuto fare i conti con quello che sei stato, con le tue colpe, con ciò che hai
rimpianto e perduto nella tua vita. Con quel viaggio che tutti gli esseri umani
compiono, una volta lasciata la loro esistenza terrena. E nel tuo caso,
sappiamo bene entrambi che non sei stato di certo un santo. Cento anni fa hai
accettato il demonio dentro di te, il male, l'oscurità, diventando un signore delle
tenebre, crudele e spietato".
Spike
inclinò la testa, stringendo gli occhi a fessura.
"Quindi...".
"Quindi
quello attraverso cui hai dovuto passare è stato il tuo personale inferno, la
punizione per tutto ciò che hai commesso. Nessuna tortura ti avrebbe fatto
soffrire di più di rivivere il tuo passato, quel passato doloroso che hai
cercato a lungo di dimenticare, perchè l'esistenza di chi hai sempre
considerato un fallito, ovvero William. Che tutti...hanno sempre considerato un
fallito. Un uomo che hai odiato con tutto te stesso, e che hai cercato di
cancellare diventando qualcuno di completamente diverso. Ma anche come Spike
hai provato dolore, forse anche più di prima".
L'uomo
si fermò, aspettandosi un commento da parte del vampiro che, in piedi sotto di
lui, aveva ascoltato in silenzio assoluto quell'ultima parte, la testa
abbassata.
Ancora
per alcuni istanti Spike non disse nulla, tenendo i pugni serrati lungo i
fianchi, a pochi centimetri dalla pelle lucida della giacca nera.
Poi,
quasi con fatica, mormorò poche parole.
"Credo...di
aver capito".
"Però...".
"Però?".
Il vampiro biondo rialzò di scatto la testa, avanzando di un passo.
La
figura misteriosa sembrò guardarlo.
"Beh...",
continuò quindi. "...come ti dicevamo prima, la tua azione è stata per noi
davvero inaspettata. E in particolar modo le tue intenzioni lo sono state. Un
vampiro, un essere votato al male, alla notte e al sangue quale tu sei, ha
voluto seguire quell'indomita ragazza sacrificatasi per la salvezza del vostro
mondo fino a qui. Senza pensare ai rischi che avrebbe potuto correre, senza
pensare a se stesso ma solo...per tentare di riportarla indietro".
A
quelle parole, Spike spostò lo sguardo a lato, mentre un'ombra triste scendeva
sui suoi occhi scuri.
"Io...non
sono più...".
"Lo
sappiamo". L'uomo lo interruppe. La sua voce, in qualche modo, aveva
assunto un tono meno autoritario, più pacato. Forse, più gentile.
"Lo
sappiamo", ripetè. "Tu non sei più quello di una volta, non sei più
William il Sanguinario. Ma per esserne sicuri dovevamo metterti alla prova,
verificare se il tuo nobile gesto era stato davvero mosso dai sentimenti che
tu, realmente, provi per quella ragazza. Volevamo capire se volevi salvarla per
riportarla indietro con te, per riportarla dai suoi amici, da chi ama".
"Allora...".
Il
vampiro fissò il terreno davanti ai suoi piedi. Solo adesso stava iniziando a
collegare ogni cosa. Ora...era tutto chiaro.
"...quel...quell'ultima
illusione...quella Buffy...lei...".
"Era
la prova decisiva, quella che ci serviva. Avevamo tenuto conto anche di come ti
eri comportato nel tuo viaggio, certo, ma non eravamo del tutto convinti delle
tue intenzioni".
"Questo
significa che adesso Buffy potrà tornare?".
"Non
è così semplice".
Spike
lo guardò con disappunto.
"Come...non
è così semplice?".
L'essere
incappucciato sospirò.
"Solitamente
non permettiamo alle anime di tornare sulla terra, anzi...ciò è assolutamente
proibito. Quando un essere umano muore, lo è per sempre, e in nessun caso può
ritornare in vita. Ma per quella giovane è diverso. Non era stabilito che
dovesse accadere ciò che è successo...il dio Glory ha scatenato una serie di
eventi che sono sfuggiti al nostro controllo, nessuno...ha potuto fermarla. Il
corso delle cose ha preso una piega differente da quella che doveva assumere, e
La Cacciatrice ne ha subito le conseguenze. Lei, e chi ne è stato
coinvolto".
Si
fermò un attimo, poi, sotto lo sguardo speranzoso di Spike, la figura continuò.
"Per
questo motivo...ti concediamo la possibilità di salvarla, di riportarla
indietro. E anche perchè il tuo gesto altruistico ti ha riscattato, Spike. Ma
ricorda: toccherà a te, una volta tornato sulla terra, fare del tuo meglio per
diventare una persona migliore, per espiare totalmente le colpe di cui ti sei
macchiato".
A
quel punto l'individuo fece un'altra pausa. Più lunga delle precedenti.
"Però...c'è
un'unica cosa per cui noi non possiamo darti alcuna garanzia", aggiunse
dopo, a voce più bassa. Il vampiro fissò con più intensità l'uomo in rosso.
"Cosa?".
"La
certezza...che lei voglia tornare".
Il
vampiro rimase in silenzio. Non riuscì a dire nulla per qualche secondo, preso
letteralmente alla sprovvista dalle ultime parole della figura misteriosa.
Cosa...cosa significa?
Fece
finalmente per riaprire bocca, ma in quel momento un rumore improvviso alla sua
sinistra lo fece girare. In mezzo alla nebbia un'altissima porta argentea, fino
a quel momento rimasta invisibile agli occhi del vampiro, si era aperta. Oltre
l'entrata si poteva scorgere una luce fioca e soffusa, di un tenue bagliore azzurrino.
"L'anima
della ragazza che ami è oltre quella porta, Spike...". Sollevando un
braccio e stendendo un dito nella direzione dell'anta aperta, l'uomo mostrò al
vampiro l'ultima tappa del suo viaggio.
Lui
mosse qualche passo verso il portone. L'idea di rivedere finalmente Buffy lo
rendeva impaziente, e felice. Semplicemente felice.
"...ma
ti ripeto, potresti non trovare in lei la donna che ricordavi".
La
figura si alzò in piedi per tentare di richiamare l'attenzione del ragazzo, che
a quelle parole si voltò nuovamente.
L'altro
proseguì.
"Non
è escluso...che rifiuti di seguirti. Come te, anche lei ha compiuto un viaggio.
Un viaggio, nel suo caso, spirituale...che potrebbe averla cambiata, portata su
una strada totalmente differente da quella che avrebbe intrapeso una volta. Non
so dirti cosa troverai esattamente, ma una cosa è certa...tutto dipende da te.
Noi non possiamo più aiutarti, non abbiamo alcun potere in questo caso. Se
riuscirai a convincerla e lei, con sincerità, esprimerà il desiderio di voler
tornare, ce l'avrai fatta. Altrimenti, sarai solo tu a fare ritorno. E
lei...rimarrà qui. Per sempre".
Spike
ascoltò con attenzione le parole dell'uomo, poi scosse lentamente la testa. Non
sembrava particolarmente spaventato, o demoralizzato da quella possibile
conclusione.
Sorrise,
e rialzando gli occhi verso la scalinata, guardò i tizi incappucciati con
un'aria di sfida. Il suo sguardo sicuro non tradiva alcun timore.
"Farò
in modo che non succeda. Avete la mia parola, Buffy ritornerà indietro".
L'individuo
dalla tunica rossa sembrò osservare il vampiro. Spike ebbe la netta certezza
che, nascosto da quell'ombra sul suo volto, l'uomo stesse sorridendo.
"Buona
fortuna, allora".
"Grazie.
Presumo...di non poter conoscere la vostra identità prima di andare,
vero?".
"Già.
Mi dispiace, ma nessuno può vederci in viso. Tu puoi semplicemente ricordarci
come I Giudici...e comunque, non è importante, per te, sapere chi siamo".
"Credo
anch'io. Anzi, senza offesa...spero vivemente di ricordare il meno possibile di
tutto questo una volta uscito da qui".
Il
vampiro fece per riprendere a camminare, ma la figura lo richiamò un'ultima
volta.
"Spike...".
"Sì?".
"Nel
momento in cui starai per tornare indietro, sia con la ragazza che senza di
lei, esprimi un desiderio. Al tuo arrivo si avvererà. Consideralo come un
premio per aver contribuito alla distruzione di Glory, per aver scongiurato la
fine di tutto custodendo e proteggendo La Chiave. Tutti noi...e non solo noi,
te ne siamo riconoscenti".
Con
un cenno del capo il ragazzo li ringraziò, per poi sorridere un'altra volta.
Dolcemente.
"Starò
vicino a briciola sempre, d'ora in poi. A lei, e a sua sorella. Non correranno
più alcun pericolo".
Il
Giudice in rosso annuì, e mentre Spike raggiungeva il portone argentato a
lunghe e decise falcate, alzò una mano verso il vampiro, in segno di saluto.
"Addio".
Il
vampiro si avvicinò alla soglia cautamente. Appoggiò il palmo di una mano sul
metallo levigato, e aprendo maggiormente l'anta entrò.
Nella
luce azzurra che pervadeva lo spazio erano visibili degli strani oggetti, di
media grandezza e dalla forma sferica, che disposti l'uno vicino all'altro o
anche sovrapposti in piccoli gruppi riempivano la sala, immensa. Erano decine,
centinaia...migliaia, o forse di più.
A
quella vista, Spike si lasciò sfuggire un grido di stupore. Di certo gli
sarebbe stato difficile dimenticarsi uno spettacolo simile, perchè spettacolo
lo era davvero. In quel posto altezza e grandezza smettevano di avere le
estensioni che gli si potevano attribuire sulla terra, o che si potevano solo
provare ad immaginare. Niente poteva essere paragonato a quello che aveva
davanti, anche se all'inizio il vampiro non riuscì a capire in cosa
consistessero quelle strane bolle che riflettevano, sulla loro superficie, i
mille bagliori azzurri della luce in cui erano immerse.
Si
inoltrò in quello strano paesaggio, superando file e ammassi di sfere.
Avvicinandosi ad una di esse e osservandola meglio, però, notò che c'era
qualcosa dentro. Il materiale era trasparente, ma solo a pochi centimetri da
esso si poteva notare una forma umana raggomitolata al suo interno, nuda.
Il
ragazzo fece un passo indietro.
"Ma
allora...".
Iniziò
a guardarsi intorno, frenetico, controllando ad una ad una ogni bolla azzurra.
Se Buffy era lì, l'avrebbe trovata, anche se avesse dovuto impiegarci un altro
secolo della sua esistenza.
Il
tempo...il tempo non aveva alcuna importanza.
Ora che sono arrivato fino a qui non ti
abbandonerò per nessuna ragione...
Fra tutte queste anime ci sarà anche la
tua. Ci deve essere.
Continuò
a lungo, instancabile, senza fermarsi un attimo, senza smettere di guardare
attraverso ogni superficie lucida, che al tatto pareva vetro pur non essendolo.
Si
avvicinò a più di un centinaio di sfere, ma quando si scostò dall'ultima, deciso
a continuare arrivando fino agli ammassi più alti, le sue gambe cedettero
improvvisamente.
Sfinito,
crollò in ginocchio sul pavimento. Era stanco, lo sapeva. Lo sapeva benissimo.
Ma
non poteva fermarsi, non poteva permetterselo...
Mentre
riprendeva fiato, passandosi con un sospiro le mani fra i capelli biondi
scompigliati, la sua attenzione fu catturata da una cupola posta alla fine di
una lunga fila che prima non aveva notato, ad una decina di metri da lui.
Spike
non sapeva dire cosa gli avesse fatto alzare la testa proprio verso quella
direzione.
Non
seppe spiegare nemmeno cosa lo spinse, poi, ad avvicinarsi alla bolla
trasparente.
A
posare le mani sull'involucro azzurro che proteggeva il corpo di una giovane
donna.
Non
una qualunque.
Una
donna bionda.
Stupenda.
Lei.
"Cacciatrice...".
La
chiamò così, con un sussurro. Per rassicurare...convincere se stesso, forse,
del fatto che quel bellissimo viso addormentato, nascosto fra le ginocchia
bianche, fosse veramente il suo. Quello della Sua Cacciatrice. La Sua Buffy.
Determinata, coraggiosa, testarda, indomita. Triste, malinconica, dolce e
appassionata. Insolente a volte, ironica, anche sarcastica...ma la Sua
Cacciatrice.
Con
un singhiozzo si accasciò alla sfera, la fronte appoggiata sulla sua superficie.
Lacrime
di gioia scesero sul suo volto, bagnando la cupola.
"Dio...grazie,
grazie...".
Forse
non ne aveva il diritto. Forse non aveva diritto di ringraziare Dio. Un dio che
in cento anni non aveva mai scorto, che aveva abbandonato William, e che poi,
per odio, Spike aveva rinnegato, allontanato, maledetto.
Già...un vampiro non crede in dio.
Io non ho mai creduto in lui. Ma
adesso...
Adesso so che c'è. Che ci sei.
Permettimi di piangere su un tuo
miracolo, anche se sono un peccatore.
Ti prego.
Rimase
immobile e con gli occhi chiusi per lungo tempo, in una sorta di raccoglimento,
di preghiera. Quando però si rialzò, passandosi una manica della giacca sulle
guance umide, fissò la sfera con uno sguardo nuovo, deciso, improvvisamente
serio.
"Buffy".
Tese
una mano, appoggiandola sulla bolla. Come guidato da qualcuno di invisibile che
gli suggeriva esattamente ciò che doveva fare, si concentrò sulla Cacciatrice,
desiderando intensamente di entrare in lei, nella sua mente, nel sogno che
probabilmente aveva costruito come sua nuova, eterna e perfetta casa.
Dopo
qualche minuto, Spike sentì il proprio corpo iniziare a perdere definizione,
alleggerirsi, mentre la sua forma umana si dissolveva lentamente, diventando
via via trasparente. Quando poi ogni cosa davanti ai suoi occhi si fece
luminosa, di un bianco accecante, il vampiro chiuse gli occhi.
Un
cinguettio.
Un
cinguettio prima lontano, debole, poi...sempre più vivace.
Acqua
che cade. Un piccolo scroscio. Vento leggero, che muove le fronde degli alberi.
E
ancora, un profumo. Tanti profumi. Quello degli abeti di un bosco, di un fiore
sconosciuto, dell'aria di collina. Dell'erba, della rugiada, del cielo...di
lei...
Lei,
e la sua risata.
"Siete
veloci...".
Spike
tenne per un po' lo sguardo fisso al cielo, cercando di convincersi che quella
che aveva appena udito era davvero la voce che avrebbe riconosciuto tra mille.
La voce che per tanto tempo aveva aspettato di risentire, ma non da
un'illusione...
Le
nuvole si muovevano lentamente, in uno spazio libero, di un azzurro vivo.
Dopo
uno stormo di uccelli, un piccolo cumulo passò sopra il sole, oscurandolo per
pochi secondi.
Ultimamente sto guardando tanti cieli.
Cieli in cui splende la luce di una
stella che credevo di non rivedere più.
Non ricordavo che sensazione
meravigliosa si provasse a sentire questo calore sulla pelle...
Mi fa illudere...di essere ancora vivo.
Un'altra
risata interruppe i suoi pensieri. Era cristallina, e bellissima.
"...Vorrei
essere come voi. Oppure toccare quell'azzurro lassù. Sapete cosa c'è,
lassù?".
Spike
si mise a sedere con uno scatto.
No...non
ci potevano essere dubbi.
Si
voltò.
Buffy
era distesa in mezzo ad un prato, un piccolo lembo di terra isolato nel mezzo
di un lago dal diametro di una ventina di metri. Più che lago il vampiro
l'avrebbe definito stagno, se non fosse stato per una modesta cascata che,
scendendo dalla collina rocciosa a lato, terminava proprio lì, gettandosi
nell'acqua trasparente con un rumore lieve e continuo.
La
Cacciatrice, sporta sul bordo dell'isolotto, teneva le mani immerse sotto la
superficie, sulla quale danzavano le fiamme dorate del sole. Sembrava parlare
con qualcuno.
Indossava
un abito estivo dalle tonalità blu-azzurre e sorrideva, scoprendo i suoi denti
candidi con un'espressione da bambina spensierata, ingenua e sognatrice. I
capelli biondi, sciolti sulla schiena, assumevano riflessi ancora più vivi
nella luce, così come la sua pelle, talmente chiara da risultare quasi bianca.
Non
si accorse di lui. O almeno, sembrò non accorgersene.
"No,
che sciocca...non potete saperlo. Voi vivete senza nessun pensiero...non è
così? Già... nessuna preoccupazione...".
"Buffy".
Lei
girò la testa nella sua direzione, piano, senza smettere di sorridere.
"Sono...sono
venuto a riportarti a casa".
Spike
era adesso a pochi passi dall'argine, e guardava la Cacciatrice con gli occhi
di chi si ritrova davanti al sogno cercato un'intera vita.
Un
sogno che si credeva impossibile da realizzare. Da raggiungere.
"Chi...sei
tu?".
Lui
inclinò la testa, socchiudendo le labbra in quell'atteggiamento da cucciolo
smarrito, colto alla sprovvista, che più di una volta aveva assunto con Buffy
quando lei gli spiattellava in faccia la cruda verità, ciò che pensava di lui
con tutta l'insolenza e l'arroganza di cui era capace...
Si,
solo con Buffy gli succedeva.
Non...non è possibile...
Tentò
disperatamente di balbettare qualcosa, immaginando...sperando, come sempre, che
quello fosse solo uno scherzo, un brutto scherzo...
"Mi...mi
stai prendendo in giro, vero? O forse...sei un'altra illusione...ma..no,
non...puoi esserlo..".
La
Cacciatrice, o quello che era rimasto della Cacciatrice che Spike ricordava,
rimase ad osservarlo per un po', per poi mettersi seduta sulle ginocchia.
Si
sporse verso di lui, appoggiando le mani sull'erba rada. In quella posizione a
gattoni sembrava davvero una bambina, piccola e curiosa. I ciuffi dorati si
alzavano nell'aria, coprendole in parte il viso, mentre le sue grandi iridi
verdi non smettevano di scrutarlo, come se volessero capire, cercare in lui qualcosa
che non vedevano.
"Perchè...sei
tutto nero?".
"C...cosa?".
"Quel
colore. E'...triste".
Il
vampiro biondo abbassò lentamente gli occhi su di sè, rendendosi conto che
probabilmente si stava riferendo ai suoi abiti.
"Sono...i
miei vestiti. Buffy...tu mi hai sempre visto così. Ed io...".
"Qui
non c'è il buio".
Spike
la guardò.
Buffy
si era alzata, e con le braccia spalancate ed il viso al cielo stava facendo
dei profondi e lunghi respiri.
"Qui...c'è
solo la luce...", riprese con un mormorio. "...il cielo...l'acqua...la
libertà. L'azzurro...e la vita. Non esiste quel colore. Qui c'è solo quello che
voglio io. E io...non voglio quel colore".
Lo
disse con un' intensità tale da sembrare sul punto di piangere. Rimase immobile
ancora per un lungo, intero minuto, poi, sotto lo sguardo di un sempre più
scioccato Spike, riabbassò il capo. Ma con un'espressione totalmente diversa.
Spaventata.
"Tu...tu
sei la morte...".
Fece
un passo indietro, portandosi le mani alla testa e affondandoli nei capelli
biondi. Emise un gemito prolungato, per poi iniziare a respirare affannata.
"...tu...sei...l'oscurità...".
Alla
vista di Buffy che tremava, Spike serrò le labbra. Fissava la ragazza come in
stato di shock, incredulo ed impotente di fronte a quella scena, a quelle
parole che non sapeva, non poteva negare.
Ha paura di me...
Di quella parte buia di me che
cancellerei, se potessi.
Lei...la vede...
E...ha paura.
Strinse
con violenza una mano a pugno, spingendolo contro la gamba inchiodata al
terreno.
"...potresti non trovare in lei la
donna che ricordavi...".
I
Giudici glie l'avevano detto.
Lei...non
era più la sua Cacciatrice.
Nel
momento in cui si era buttata in quel portale, aveva smesso di esserlo.
Chissà...cos'aveva
passato...
Rilasciò
le dita, per poi richiuderle ancora.
Forse questo è davvero un sogno. O
forse un incubo.
Io che ti ritrovo per perderti allo
stesso tempo.
Non è giusto. No...non lo è.
Iniziò
a scuotere il capo, fissandola, implorante.
"Buffy...ti...ti
prego, non parlare così...".
"Vattene...vattene
via, qui...non deve fare mai buio...non...deve fare più...buio...".
"...Non
puoi non riconoscermi...ascolta...".
"Io
ho paura del buio...tanta paura".
Buffy
si coprì il viso con una mano, accasciandosi a terra d'improvviso. Aveva gli
occhi sbarrati.
"Nel
buio...c'è il sangue...tanto sangue. E...grida...".
Il
vampiro gettò uno sguardo al terreno. Era vigliacco, sì. Lo
riconosceva...vigliacco, e incapace di reggere quella vista, troppo lacerante,
troppo dolorosa per un cuore come il suo, già straziato da un viaggio che non
avrebbe mai voluto compiere.
Ma
la voce di Buffy, scossa dai singhiozzi, la voce di una ragazza segnata dalla
paura e dai fantasmi di una vita che non aveva fatto altro che addossarle
responsabilità e dolore, arrivava comunque nella testa del vampiro, arrivava
anche se lui avrebbe voluto non sentirla.
Insieme
al suo carico di sensi di colpa, di sofferenza, di rimorsi.
Invasi
dal calore delle lacrime, gli occhi di Spike non riuscivano a spostarsi. A
sollevarsi di nuovo.
"Tu...tu
non dovevi soffrire così...non...lo meritavi...", ebbe solo la forza di
sussurrare a denti stretti. "Non tu...".
Lei,
però, non l'aveva sentito. Continuava nella sua lucida e macabra descrizione,
dondolandosi sulle ginocchia e pronunciando parole che il suo sogno luminoso
non avrebbe dovuto conoscere mai più, se lui non fosse arrivato a
ricordargliele.
A
ricordarle i suoi incubi, tutto ciò che aveva appena lasciato, forse col
desiderio inconscio di farlo.
"...urla
lontane, tante, che non si fermano. Mai. La ferita si allarga, le nuvole
coprono ogni cosa...tutti...spariscono...ed io...rimango sola...".
"Ti
prego, smettila...smettila...".
"...ed
è colpa mia se non c'è più nessuno...è sempre stata colpa mia...ma io...qui sto
bene...".
Con
uno sforzo immane, Spike si trascinò fino alla sponda del laghetto. Anche se il
suo corpo era ormai giunto al limite della resistenza per avere sopportato un
carico fisico e psicologico superiore alle sue capacità, doveva reagire. Doveva
assolutamente reagire, per farla tornare in sè. Non era il momento di lasciarsi
andare, non quello, non adesso. Non lui.
Buffy
era caduta in un tunnel da cui non sarebbe più potuta tornare se lui non avesse
fatto al più presto qualcosa. Doveva smuovere i suoi ricordi, riuscire a farle
ricordare chi era...chi erano tutti quelli che erano rimasti dall'altra parte.
I suoi amici, che la stavano aspettando.
Sì,
solo lui era in grado di farlo, ormai.
"Non è escluso che rifiuti di
seguirti...".
No,
maledizione.
No...
Lei...doveva
tornare...
A
tutti i costi, a qualunque prezzo.
"As...ascoltami...".
Spike tentò di proseguire, ma il fiato gli venne a mancare. Sentiva le forze
abbandonarlo, la testa farsi pesante, ogni suono diventare un'eco rimbombante.
Riprenditi, Spike...riprenditi...
Non è questo il momento di tirare le
cuoia, non ancora...
Buffy
rise di nuovo. Una risatina, però, questa volta allucinata, quasi isterica.
"Adesso,
io...io qui sto bene, sì. Da sola, sto bene".
Occhi
vacui, spalancati.
Sorridente,
ed alienata.
"Ne-nessuno...può
ferirmi, e io...n-non posso ferire nessuno...non è così? Ho tutto quello che mi
serve, sì...e sto...sto bene...".
Il
vampiro fece per dirle qualcosa, ma proprio in quel momento, d'improvviso, fu
costretto a portarsi una mano alla bocca, scosso da dei convulsi colpi di
tosse.
Cercò
di riprendersi, ma quando allontanò le dita dalle labbra, notò delle piccole
gocce di sangue sulla pelle.
Le
fissò, mentre un tremito gli percorreva la schiena.
Devo...fare in fretta...
Qualcosa...mi sta uccidendo. Ormai è
chiaro.
Forse la mia costituzione da vampiro
non può reggere a lungo l'unione con un'anima...
Però...
Strinse
gli occhi, lucidi.
Perchè...i Giudici non me l'hanno
detto?
"V-vengo...a
prenderti...".
Il
vampiro rialzò la testa. Nel suo sguardo si poteva leggere la disperazione e,
allo stesso tempo, la determinazione di chi gioca le ultime carte che ha in
serbo. Di chi decide di dare fondo a tutte le sue energie, senza più riserve.
Con
dei movimenti lenti ed affaticati si immerse nell'acqua, ma appena il liquido
raggiunse il busto, il ragazzo si sentì risucchiare verso il basso con
incredibile violenza.
Probabilmente
Buffy doveva aver fatto in modo che nessuno potesse avvicinarsi a lei, creando
quello specchio cristallino come difesa, una sorta di confine invalicabile che
la isolava dal resto. Da tutto e...da tutti.
Per
non essere ferita, e per non ferire più.
Spike
annaspò. Fortunatamente non si era allontanato troppo dall'argine, e
aggrappandosi a delle radici riuscì a ritirarsi su con le ultime forze rimaste.
Sdraiato
prono sul prato, chiuse gli occhi.
Era
stanco...così stanco...
Cacciatrice...
Perchè hai rinunciato a lottare?
Adesso, nemmeno io...sono più in grado
di farlo...
Perchè...deve finire così?
Buffy,
sul piccolo lembo di terra verde al centro del lago, era stesa a terra,
accucciata. Aveva smesso di ridere, ed ora fissava un punto imprecisato nella
direzione di Spike, le labbra socchiuse e le ciocche scomposte, adagiate
sull'erba.
Da
quel momento in poi trascorse un tempo interminabile, di cui nessuno potè dire
l'esatta durata. Il silenzio aveva improvvisamente avvolto l'intero scenario, e
nemmeno la piccola cascata che finiva nel lago produceva più alcun rumore. Il
vento che muoveva con lentezza le fronde degli alberi era muto, così come gli
uccelli che, a gruppi, continuavano a passare sopra di essi con le ali
spalancate.
Pareva
uno di quei vecchi film senza sonoro, o un paesaggio visto attraverso la cupola
di una palla di vetro, malinconico e senza vita. Proprio come Spike che,
immobile, giaceva ancora sulla sponda dello specchio d'acqua, apparentemente
privo di conoscenza.
La
giacca di pelle lo ricopriva fino ai piedi, aperta sull'erba, e le braccia,
abbandonate lungo i fianchi, terminavano nelle mani chiuse a pugno, dalle
nocche sporgenti. I raggi del sole gli illuminavano il viso pallido e i capelli
altrettanto chiari, facendo di quella scena senza suoni un'immagine triste e
scontata, da fine film drammatico, che anticipa i titoli di coda.
Sì,
questa volta sembrò davvero la fine di ogni cosa. Anche Spike l'aveva realmente
pensato prima di chiudere gli occhi, ma nel momento in cui un soffio leggero
arrivò ad increspare la superficie dell'acqua, producendo un lieve fruscio, le
dita di una delle sue mani si mossero. Dapprima...impercettibilmente.
Poi,
dopo qualche istante, l'intera mano si spostò.
E
dopo, l'altra.
Il
vento si alzò improvvisamente, e quando una folata più forte delle altre
investì il corpo del ragazzo sferzandogli il viso, lui sollevò le palpebre.
Le
sbattè un paio di volte, ma le iridi scure rimasero ferme.
Trascorsero
pochi secondi, e senza dire una parola si alzò in piedi, con estrema calma. Si
passò le dita fra i capelli spettinati, e lo sguardo, perso nel vuoto,
riacquistò lucidità solo nel momento in cui si fissò sul corpo di Buffy, ancora
stesa sull'isola.
"Sono...sono
tornato".
Mormorò
quelle due parole a voce bassa e rimanendo poi in silenzio, forse per
capacitarsi di ciò che era successo...qualcosa che, forse, solo lui poteva
sapere.
Quando
però mosse nuovamente gli occhi, sulle sue labbra comparve un nuovo sorriso. Un
sorriso che rivolse a Buffy, rannicchiata su se stessa come un gattino
spaurito, lo sguardo sbarrato e assente, lontana anni luce da quell'oasi di
pace della quale aveva fatto la sua dimora eterna.
Solo
alcuni centimetri distanziavano Spike dall'acqua. Il giovane avanzò di un
passo.
Poi...parlò.
"Quando
scoprii di odiarti, tu...divenni l'unico obiettivo della mia esistenza. La tua
morte rappresentava il mio traguardo, la meta a cui dovevo arrivare, la mia
vittoria. Eri il senso che davo ad ogni singola notte, ad ogni...minuto che
trascorrevo nel buio, nell'oscurità. Vivevo per ucciderti, Cacciatrice".
Il
vampiro si fermò un attimo, sperando in una reazione da parte di Buffy.
In
effetti, le sue parole sembrarono aver prodotto qualcosa. La ragazza aveva
sbattuto gli occhi una volta, distendendo le dita della mano che teneva stretta
al petto.
"E
adesso...".
Spike
deglutì, cercando di mandare giù un nodo che gli si stava formando in gola.
"...adesso
che, invece, ho scoperto di amarti, sei rimasta comunque il significato dei
miei giorni. Non è cambiato nulla. Credo che...tu sia l'unica cosa per cui
valga la pena di continuare a vivere. A vivere la mia inutile vita".
Si
fermò. Buffy, ora, lo stava guardando, seduta fra l'erba. Non lo fissava più
con gli occhi vitrei di poco prima. Ora lo stava guardando.
Guardando.
"Anche
se tu non mi amerai mai, non ha importanza. Non conta...perchè mi
basta...".
Gli
occhi scuri del ragazzo si chiusero un attimo. Quando li riaprì, brillavano di
lacrime.
"...mi
basta esistere per...proteggere te, e Dawn, sempre, per sempre. Non voglio
nient'altro. Ma perchè succeda, e perchè mantenga la promessa fatta a
briciola...tu...devi...devi tornare, Buffy".
Un
singhiozzo soffocato uscì dalla bocca del vampiro, mentre, lentamente, due
rivoli trasparenti scendevano a bagnare i suoi zigomi pronunciati. Si portò una
mano alla bocca, dirompendo in un pianto disperato.
Mai,
nella sua esistenza, aveva pianto in quel modo.
Nemmeno
William. Neanche lui...l'aveva mai fatto.
Un'altra
nuvola oscurò per un attimo il sole, facendo sollevare ancora un vento fresco.
Immersa nell'ombra, la Cacciatrice continuava ad osservare Spike dall'altra
parte del lago, con un'espressione indefinita dipinta sul viso dai lineamenti
delicati. Passò, così, qualche istante di silenzio, rotto solo dal pianto
sommesso del ragazzo. Il suo sguardo su Buffy era implorante ma dolcissimo, le
sue labbra socchiuse, allargate in un sorriso triste.
"Forse...forse
non posso sapere cos'hai passato. E non ho nemmneno il diritto di dirti cosa
devi fare, lo so bene, ma...posso dire di capirti. Certo, la tua sofferenza è
totalmente diversa da quella che ho provato io, ma siamo comunque stati feriti,
e...abbiamo ferito. Siamo stati soli. Avresti dovuto farmi fuori anni fa per
tutte le cose orribili che ho fatto, per tutto il dolore che ho portato...e...e
ti direi ancora di farlo, di uccidermi senza pietà, perchè è quello che merito,
è solo ciò che merito, ma adesso...tu devi reagire. Io sono la sola persona che
può riportarti a casa, e ho bisogno... che tu lo voglia".
Spike
emise un profondo respiro, cercando di allontanare le lacrime. Avanzò di un
passo.
"Buffy...lascia
che possa raggiungerti. Ti...ti prego".
La
ragazza bionda rimase immobile per ancora qualche istante, poi,
inaspettatamente, sbattè gli occhi un'altra volta.
Si
alzò in piedi, avvicinandosi come il vampiro alla sponda.
Lui
la fissò più intensamente.
"Ti
prego, Buffy...".
I
raggi del sole tornarono ad illuminare la superficie azzurra, e la pelle della
Cacciatrice, investita dalla luce, sembrò riacquistare colorito.
Quando
poi mosse le labbra, Spike sussultò.
"C...ca...".
La
sua voce faticava ad uscire.
"...c...casa...tornare...a
casa?".
Incredulo,
il vampiro annuì, mentre un barlume di speranza si riaccendeva nel suo sguardo.
"Sì...sì,
a Sunnydale! I tuoi amici ti aspettano, Buffy...hanno bisogno di te. Capisci?
Non puoi abbandonarli, loro...". Spike fece per proseguire, aprendo le
braccia, ma le sue parole furono interrotte.
"No...no...NO!".
La
Cacciatrice portò improvvisamente le mani alla testa, gridando.
"Tornare...
per vivere una vita segnata dalla morte, dai sacrifici...dalla perdita delle
persone che amo! Non era questo che volevo...non c'era...questo, nei sogni sul
mio futuro. Io...".
Buffy
iniziò a scuotere il capo, lo sguardo inchiodato in basso.
"...io...non
ho mai voluto fare la Cacciatrice. Era solo il mio destino. Un destino che mi
ha portato unicamente dolore. Un destino, e delle responsabilità che...che non
voglio più sulle mie spalle!".
Alzò
nuovamente il viso, fissando Spike che, disperato, era in piedi di fronte a
lei, oltre i pochi metri d'acqua che li separavano.
I
due rimasero così, muti, fino a che la ragazza riprese a parlare, con voce,
però, più pacata.
Con
il tono di una triste constatazione.
"I
miei amici...le persone che più amo...loro, soffriranno ancora, se
tornerò".
A
quella frase, il vampiro non disse nulla. Si limitò ad abbassare la testa,
abbandonando le braccia lungo i fianchi senza emettere un suono.
Buffy
inclinò la testa.
"Non
dovevi venire qui".
Silenzio.
Poi...
Spike
risollevò improvvisamente gli occhi.
"Stai
mentendo".
Senza
dare il tempo alla ragazza di replicare in alcun modo, il vampiro portò la
gamba destra davanti a sè, seguita subito dopo dall'altra.
"C...cosa...".
Buffy osservò incredula Spike, facendo un passo indietro, intimorita.
Il
ragazzo le sorrise, e mettendo una mano in tasca, continuò ad avanzare.
Ad
appoggiare un'altro piede.
E
poi l'altro.
Camminando...
Camminando
sull'acqua.
"Non
è quello che realmente desideri, Buffy".
La
superficie del lago, inspiegabilmente, teneva in piedi Spike. Sembrava fatta di
vetro adesso, e nessuna strana forza pareva, questa volta, volere trascinare
sul fondo il vampiro biondo.
Lui,
estremamente tranquillo, guardava la Cacciatrice, in attesa di un suo commento.
"Lo
sappiamo entrambi, ora, che non è quello che vuoi", riprese poco dopo,
senza che Buffy avesse pronunciato una parola. "E questa ne è la prova. La
barriera creata dal tuo subconscio è crollata nel momento in cui sei tornata in
te. Perchè la vera Buffy non vuole restare da sola...ama i suoi amici, e vuole
tornare da loro. Anche se questo dovesse significare altro dolore. Sia per te,
che per loro".
La
Cacciatrice continuava a non parlare. Fissava Spike, ma non apriva bocca.
Quando però i suoi bellissimi occhi verdi si riempirono improvvisamente di
lacrime, la maschera che aveva portato fino a quel momento cadde.
E
le sue difese, quelle che aveva costruito intorno a sè per proteggere chi amava,
iniziarono a sgretolarsi.
Spike,
accorgendosi del suo cambiamento, avanzò di un'altro passo. I suoi occhi si
fecero ancora più dolci.
"Tu
non vuoi tornare per proteggere i tuoi amici, per non metterli di nuovo in
pericolo, ma non è questo l'atteggiamento giusto...non lo capisci? Io...io ho
buttato via, sprecato la mia vita...una vita che credevo vuota, insignificante,
piena solamente di brutti ricordi...tristi, dolorosi, anche patetici. Ma...mi
sbagliavo, non era così, e...solo adesso l'ho capito, solo adesso...i rimorsi
non mi danno pace".
Un'altro
passo.
"Avrei
potuto essere felice, ma...ho rifiutato le possibilità che mi erano state date
per esserlo. E adesso...non potrò più tornare indietro per cambiare le cose.
Mai più. Non voglio che tu commetta lo stesso mio errore".
Con
un'ultima falcata, Spike arrivò sull'altra sponda.
Buffy
si portò una mano alla bocca, non riuscendo più a nascondere i singhiozzi che
la scuotevano, e le lacrime calde che le solcavano le guance.
"Buffy...".
La giacca del vampiro venne sollevata da un forte colpo d'aria. Stese un
braccio nella direzione della ragazza, aprendo una mano.
"...vale
la pena di vivere una vita da Cacciatrice. Sicuramente non sarà una vita
tranquilla e fatta solo di risate e momenti felici, ma...quelli ci saranno, e
saranno tanti, se solo tu lo vorrai. Sì, forse metterai in pericolo i tuoi
amici, e dovrete affrontare innumerevoli momenti difficili, ma...sono certo che
ognuno di loro sarà disposto ad accettarlo per riaverti. E poi...tutti voi,
insieme, siete una squadra che non perderà mai. E' quella la vostra forza. Beh,
diciamo pure che di questo me ne sono reso conto più di una volta sulla mia
pelle...".
Ridacchiò,
per poi tornare a guardarla, serio.
"Sai...una
persona, una volta, mi ha detto una cosa. E cioè che nella vita c'è il dolore.
C'è la tristezza, e la solitudine. Ma mi ha anche detto che...nessuno di loro
potrà mai vincere sull'amore. Perchè l'amore va oltre tutto questo. E come tu
mi hai insegnato, non solo a me, ma anche a tua sorella...va anche oltre la
morte".
Spike
tese ancora di più le dita verso di lei. Era chiaramente un invito.
Buffy
le fissò con gli occhi lucidi.
"No,
non credo che Buffy Summers debba sprecare una vita del genere. E sono certo
che nemmeno lei voglia farlo".
Un'altro
sorriso, un'altra incitazione.
Trascorse
qualche secondo, poi Buffy abbassò la mano dal viso.
Per
allungarla verso il vampiro, tremante.
"Cosa...cosa
devo fare?", sussurrò solo, stringendo le sue dita.
Lui
l'attirò a sè, e quando il viso della Cacciatrice giunse a pochi centimetri dal
proprio, Spike sollevò l'altra mano per accarezzerle delicatamente le ciocche
bionde.
"Devi
solo desiderarlo".
Buffy
fece un piccolo cenno con la testa. Il sole splendeva ancora su di loro,
confortante, illuminando quel luogo onirico che la Cacciatrice aveva costruito
per difendersi dai suoi ricordi, da una vita che credeva di non rivolere più
indietro.
Ma
adesso, quel posto...non aveva più ragione di esistere.
Adesso,
la Cacciatrice stava per tornare.
"Io...".
Si
fermò, indecisa. Fissò Spike per un attimo con i suoi incredibili occhi color
giada, poi, inaspettatamente, gli gettò le braccia al collo.
Lo
abbracciò, tenendolo stretto come mai, tempo prima, avrebbe pensato di fare.
Come
mai...Spike, avrebbe immaginato potesse fare.
"...si,
sì...lo voglio. Riportami...riportami a casa. Ora...".
Oltre
la sua spalla, il vampiro aveva gli occhi spalancati.
Increduli.
"B-Buffy...".
Preso
alla sprovvista da quel gesto, sollevò la mano piano, un po' titubante,
circondandole la vita prima con l'uno, poi con l'altro braccio.
Io...
Io...ce l'ho fatta.
Ce l'ho fatta.
Anche
se quello che sentiva contro il suo corpo era solamente un essere spirituale...
Anche
se la ragazza che stava stringendo era ancora solo un'anima...
Nonostante
tutto, Spike sentì il suo respiro sul collo. E il suo profumo, il suo
dolcissimo profumo. Nella sua testa, nella sua gola.
Tutt'intorno
a lui.
Dio...
Credo che questo peccatore piangerà per
un altro tuo miracolo.
Piangerà...fino a non avere più lacrime.
Dio...grazie.
Grazie.
La
strinse di più, chiudendo gli occhi. Entrambi non fecero più in tempo a dirsi
nient'altro, perchè qualcosa di simile ad un vortice luminoso li avvolse,
insieme ad un turbinio assordante, acuto, che penetrò nelle orecchie del vampiro
con un leggero dolore.
Si
assicurò che Buffy fosse ben aggrappata al suo collo, ma prima di scomparire
definitivamente nella luce insieme a lei, Spike potè sentire un'ultima volta i
raggi del sole sulla propria pelle.
Forse...forse
non si trattava più del sole, ma...
Ma...
Sollevò
di poco le palpebre, trovandosi davanti il nulla. Il nulla totale, immerso,
però, nella più accecante brillantezza che avesse mai visto.
Era...
Era
indescrivibile.
Già...
Me ne stavo dimenticando...
Sorrise
per un paio di secondi, poi richiuse gli occhi, rendendosi conto di stare
lentamente perdendo conoscenza.
Di
stare facendo ritorno dall'altra parte, con lei.
Si
lasciò andare, appoggiando il capo su quello di Buffy e liberando la mente da
ogni cosa.
Adesso,
tutto sarebbe finito.
Adesso,
sarebbe stata salva.
Adesso...
Io...
Io desidero...
Desidero...
Poi,
di nuovo il buio.
--
Sunnydale, casa Summers, ventiquattr'ore circa dopo la morte di
Buffy - mattino presto
--
Rumore di passi.
"E-ehi, s-si sta svegliando! Venite!".
Ancora, passi.
In un angolo remoto della sua testa, Spike sentì improvvisamente
una voce familiare risuonare nel silenzio che l'aveva avvolto fino a quel
momento. Era femminile, e sembrava agitata.
Con la mente, cercò di avvicinarsi di più verso il punto da cui
proveniva.
"Che cosa? Xander, vai a chiamare Dawn, subito!".
Oh, un'altra voce...questa la conosceva ancora meglio...
Sembrava...
Dawn?
Una luce.
Il vampiro spalancò gli occhi.
"D...Dawn...", ripetè ancora, questa volta realmente. Aveva
la gola arida, la voce roca. Davanti a lui una superficie grigia e regolare era
muta sotto al suo sguardo, di certo di nessun aiuto per capire dove si trovava.
"P-portate dell'acqua!".
Ancora la voce di prima. Spike girò piano la testa, cercando di sopportare
il dolore che sentiva all'altezza delle clavicole nel girare il collo.
Una bella ragazza bionda e dalla pelle chiara era chinata su di
lui. I capelli lunghi e lisci le ricadevano oltre spalle, e i grandi occhi
azzurri, dallo sguardo gentile, lo stavano fissando preoccupata.
"Spike...mi riconosci?", gli mormorò dolcemente.
"Sono Tara".
Lui si portò una mano indolenzita agli occhi, e dopo averli
sfregati energicamente la osservò nuovamente.
"Tara? Ah...già, la streghetta amica della rossa...", si
ritrovò a rispondere quasi automaticamente. E solo qualche attimo dopo aver
pronunciato quelle parole Spike ricordò quanto era accaduto. O almeno, una
parte.
Il viaggio...
Il mio...il mio inferno.
Con uno scatto improvviso che fece fare un salto a Tara, il
vampiro si mise a sedere sul letto sul quale era rimasto disteso per più di
quattro ore, gli occhi fissi nel vuoto.
Allora...è successo
davvero...
Si guardò le mani, incredulo, poi fece un grande sospiro,
passandosene una sul viso.
"Scusami", disse quindi, rivolgendosi a Tara con un
sorriso stanco. "E' che...per un attimo non ho capito cosa...".
"E' normale".
La compagna di Willow annuì, continuando a guardarlo. Era seduta
su una sedia di fianco al letto da chissà quanto tempo, sicuramente per assisterlo.
Rispose al suo sorriso, poi continuò.
"All'inizio ti sembrerà di essere un po' confuso,
disorientato...ma in pochi minuti vedrai che ti sentirai subito meglio. E anche
i tuoi ricordi saranno più chiari. Non capita tutti i giorni fare un viaggio nell'aldilà,
sai? Il tuo fisico e la tua mente ne sono usciti molto provati. E' stato un
miracolo che tu sia riuscito a reggere uno stress simile".
Spike non disse nulla. Abbassò soltanto la testa, puntando gli
occhi sulle coperte.
"Già".
Tara lo imitò, e fissando il pavimento si rese conto che forse il
vampiro stava già ricordando qualcosa che probabilmente non era stato affatto
piacevole...qualcosa che non era certamente quello che poteva essere definito
'un bel ricordo'.
Si sentì un attimo in colpa, poi, però, quando con la coda
dell'occhio notò una persona alla porta della stanza, posò una mano su quella
di Spike.
"Credo che qualcuno abbia voglia di vederti".
Il ragazzo biondo alzò gli occhi, voltandosi in direzione della
soglia.
Davanti ad un senza parole Xander, fermo alle sue spalle, Dawn
Summers era lì, in piedi, una mano appoggiata allo stipite di legno. Come
sempre sciolti sulla schiena, i lucenti capelli castani le incorniciavano il
grazioso viso ovale, dal mento appuntito. Indossava un paio di jeans bianchi ed
un dolcevita azzurro, in tono con i suoi bellissimi occhi color cielo.
Occhi che, adesso, stavano guardando Spike colmi di lacrime di
gioia.
Appena incontrò quello sguardo, il vampiro non potè fare a meno di
sussurrare una parola.
Quel dolcissimo nomignolo che nascondeva, rappresentava tutto
l'affetto che il vampiro provava per la sorellina della Cacciatrice, e che Dawn
aspettava di risentire da troppo tempo.
Perchè quello...quello significava che Spike era davvero tornato.
Lo Spike di sempre.
"Br-briciola...".
Senza dargli tempo di dire nient'altro, la ragazzina si buttò su
di lui, aggrappandoglisi come se non volesse più lasciarlo andare. Nascose il
viso nel suo petto, e dopo avergli circondato il busto con le braccia cominciò
a piangere apertamente.
"Spike...Spike...", prese a singhiozzare, accoccolata
sul letto, stretta a lui. "Io...credevo di non rivederti più...anche se
dicevo che ce l'avresti fatta, ero...ero così preoccupata...così
tanto...".
In religioso silenzio, mentre Spike cercava di mandare giù un nodo
che gli si stava formando in gola, uno dopo l'altro tutti i membri della Scooby
Gang entrarono nella stanza, mettendosi a semicerchio intorno al letto del
ragazzo. Sui loro visi si poteva leggere una commozione difficilmente descrivibile
a parole, ed i segni profondi di quelli che erano stati i più dolorosi,
difficili e terribili giorni della loro vita. Segni di una prova che, però,
avevano superato.
Spike posò una mano sulla testa di Dawn.
"Non dovevi stare in pena per me...", le mormorò
dolcemente, prendendo ad accarezzarle i capelli e stringendola ancora di più.
"...hei...io non mi lascio buttare giù facilmente...dovresti
saperlo...".
Il vampiro fece una piccola risata, poi chiuse gli occhi un
istante. Aveva bisogno di lasciare scivolare le lacrime che gli avevano
offuscato la vista, ma tentò di nasconderle ai ragazzi.
"Noi...ecco...".
Il signor Giles fece un passo avanti. Prima di continuare, però,
scambiò un'occhiata con Willow e Xander che, guardandosi a loro volta fra di
loro, annuirono.
L'Osservatore tossì, concentrando la sua attenzione sugli occhiali
che teneva in mano. Anche i suoi occhi erano arrossati, segno che, come
probabilmente anche tutti gli altri, doveva aver pianto.
"...Spike, noi...ti dobbiamo ogni cosa".
Lo disse tutto d'un fiato. Imitandolo, anche il resto del gruppo
si avvicinò al letto, stringendosi intorno al bibliotecario inglese.
Il vampiro rimase a fissarli, come stordito. Doveva
ammetterlo...quella...quella era una scena che non avrebbe mai immaginato
nemmeno lontanamente, fino a pochi giorni prima.
Quelli...erano sguardi che non si sarebbe mai sognato di vedere
rivolti a lui.
A lui.
Occhi lucidi, commossi. Riconoscenti, e pieni di rispetto, di
calore. Di affetto.
Per lui.
"Ma...io...", mormorò, leggermente imbarazzato. Non
sapeva bene cosa dire in un caso del genere...erano state poche le volte in cui
qualcuno lo aveva ringraziato.
Willow sorrise, intervenendo prima che potesse continuare. Gli
porse un bicchiere d'acqua.
"Tu...ce l'hai riportata. Le probabilità era poche, ma tu ce
l'hai fatta. Sei stato grandioso, anzi, di più".
Il ragazzo prese il bicchiere, guardando la strega dai capelli
rossi.
"C-cosa?".
Chinò la testa su Dawn, sempre più confuso. Rimase in silenzio per
un po', poi Tara cercò il suo sguardo, sedendosi sulla sponda del letto.
"Adesso...ti ricordi?", gli disse con dolcezza.
Spike rialzò gli occhi con uno scatto.
Oh mio dio...
I Giudici, e...Buffy.
Buffy.
"Vuoi...volete dirmi che...c-che...".
"Lei è di là, in camera sua. Si è svegliata prima di te. E'
solo un po' debole, ma stava aspettando che ti riprendessi per parlarti".
La piccola Dawn si staccò dal petto del ragazzo con un sorriso. Si
asciugò gli occhi ancora umidi, poi incontrò quelli di Tara. Lei fece un cenno
con la testa.
"Sembra che stia bene", riprese la ragazza. "Si
ricorda tutto. Ci ha...ci ha raccontato quello che è successo. E di come l'hai
salvata, Spike".
Il vampiro strinse le labbra, non riuscendo a reggere lo sguardo
de presenti. E' che...non sapeva cosa dire...o, semplicemente, non riusciva a
trovare le parole adatte.
Si portò una mano al viso, coprendosi gli occhi.
"Non...ci posso credere...", sussurrò solo.
"E invece è la verità". La sorella della Cacciatrice
appoggiò le dita su quelle del vampiro biondo, allontanandole da lui e
stringendole fra le mani.
"Sapevo che avresti mantenuto la promessa".
Lui la guardò.
Dawn, La Chiave.
La sua irritante, adorabile massa di energia.
La sua piccola, dolce Dawn.
Come...come potevo non
farlo?
Non potevo sopportare
l'idea di vederti piangere ancora. Non ce l'avrei fatta.
Avrei preferito morire che
vederti soffrire un'altra volta.
Sì, se fosse stato
necessario...sarei morto pur di riportartela.
Tu...
Tu e Buffy non dovrete più
piangere per la perdita di qualcuno che amate.
Non lo permetterò.
Mai più.
Per quanti sforzi cercò di fare per evitarlo, la voce gli si
spezzò in gola.
"Sì briciola...l-l'ho mantenuta".
Si morse un labbro, poi la strinse di nuovo a sè, improvvisamente
e con impeto, senza nascondere, questa volta, nuove lacrime di gioia.
Gioia sincera. Vera, talmente intensa da sembrare, a Spike, il
primo momento realmente felice della sua esistenza.
Ma forse, era davvero così.
Le passò le dita fra i lunghi capelli scuri e dopo, rialzando la
testa sotto gli sguardi altrettanto commossi del gruppo, vide Anya sorridergli.
"Vai da lei", gli mormorò l'ex-demone.
Il vampiro spostò lo sguardo sulla porta.
--
Era forse la terza volta che metteva piede in quella camera. Prima
dell'ultimo periodo, di Glory e tutto il resto, non si era infatti mai
avvicinato a casa Summers, figuriamoci entrato. Non certo perchè non avesse mai
avuto voglia di sorprendere la Cacciatrice nel sonno o di fargliela pagare in
qualche altro modo simpatico, ma semplicemente perchè i vampiri non hanno il potere
di varcare la soglia di nessuna abitazione se non sono prima invitati da uno
dei membri della famiglia che vi abita.
Già. Questa regola era stata valida per lui per molto, molto
tempo. Buffy l'aveva tenuto lontano dalla sua vita fino a quando aveva costituito
una minaccia per lei e i suoi cari, e solo dopo che l'Iniziativa gli aveva
istallato a forza quel chip nella testa qualcosa aveva iniziato a cambiare tra
Spike e il gruppo della Cacciatrice. Buffy aveva deciso di non includerlo nella
lista di demoni, mostri e dei che l'incantesimo fatto da Willow e Tara aveva
lasciato fuori dalla porta di casa Summers, poco tempo prima. Quella magia di
protezione creata appositamente per proteggere Dawn da Glory, e da qualunque
altra forza del male.
Poi...poi c'era stata quella volta. Quel giorno in cui lui le
aveva confessato il suo amore, promettendole che avrebbe ucciso Drusilla per
dimostrarle che i suoi sentimenti erano sinceri. Ma Buffy non l'aveva presa per
niente bene, e quella sera stessa Spike era diventato nuovamente un ospite
indesiderato.
Alla fine, fortunatamente, tutto era però tornato come prima.
Probabilmente Buffy aveva riacquistato la fiducia in Spike nel momento in cui
lui aveva sopportato eroicamente le torture della dea senza confessarle l'identità
della Chiave. Sì...Spike se lo ricordava molto bene.
Così come ricordava il bacio, quell'unico bacio, volontario e
dolcissimo, che Buffy gli aveva dato per ringraziarlo, dopo che era riuscio a
fuggire.
Come ricordava l'ultimo dialogo fra loro due, quando la
Cacciatrice lo aveva fatto entrare nuovamente in casa.
Quando lui le aveva giurato che avrebbe combattuto fino alla fine,
per lei e Dawn.
Fino alla fine.
Frastornato da quei ricordi, il vampiro esitò un attimo prima di
bussare alla porta. Non sapeva esattamente cosa aspettarsi. Ridacchiò,
scuotendo la testa. Beh...in realtà, non aveva mai saputo cosa aspettarsi da
Buffy. La Cacciatrice si era sempre rivelata una sorpresa continua, e anche
questa volta non era stata da meno.
Ti sei rialzata.
Non hai smesso di
combattere...
Non dovevo dubitarne.
Sorrise, poi battè due volte le nocche sull'anta chiusa. Anche se
aveva chiesto di lui, era sempre meglio annunciarsi prima di entrare nella
camera di una signora.
Attese un paio di secondi.
"Avanti".
Spike aprì piano la porta. La camera era avvolta nella penombra, e
Buffy, seduta fra le coperte in mezzo ad un numero imprecisato di cuscini,
stava guardando nella sua direzione.
Il vampiro biondo fece qualche passo in avanti, timidamente.
"Beh...a quanto pare nemmeno questa volta sono riuscito a
liberarmi di te".
Lei alzò le spalle, le mani congiunte sul copriletto.
"Già".
Stranamente, non rispose alla battuta. I capelli bondi, raccolti
in una mezzacoda, erano sparsi sulle federe dietro la sua schiena. Anche se
sembrava serena aveva il viso stravolto.
"Pure tu sembri tutto intero", aggiunse quindi.
Lui la guardò come scandalizzato.
"Certo!". Spike aprì le braccia, mostrandole uno dei
suoi tipici sorrisetti. Era agitato, ma sperò che lei non se ne accorgesse.
"Ho la pellaccia dura. P-piuttosto...seriamente, tu come stai?".
La ragazza sorrise, guardandosi intorno.
"Bene...non proprio al massimo della forma, ma
inaspettatamente bene. I ragazzi si sono preoccupati un po' troppo...mi hanno
quasi soffocato con tutti questi cuscini. Mi sento come una vecchietta sorpresa
dall'influenza. Non è molto dignitoso per una Cacciatrice".
Spike annuì. Abbassò gli occhi.
"O-ok", balbettò solo, poi si voltò, dandole le spalle.
Anche lui non era esattamente in vena di battute. Anzi, era proprio a corto di
parole.
Possibile che non riuscisse a trovare nient'altro di vagamente
intelligente da dirle?
Rimase in silenzio, concentrandosi sul proprio respiro. Era
imbarazzante. Non l'avrebbe mai immaginato, ma era imbarazzante.
Se penso a quello che le ho
detto...
Cosa...cosa penserà di me?
Deglutì.
Beh...in fondo non credo di
poter perdere altri punti con lei.
Ho già toccato il fondo da
tempo...peggio, di certo, non può andare.
Forza, Spike, non vale la
pena preoccuparsi. E poi sai di avere fatto la cosa più giusta.
Sì, non devi pentirti di
nulla. Di nulla.
Colto dal panico, fu sul punto di girare i tacchi, salutare ed
uscire, ma dovette ripensarci.
"Non sarei qui...se tu non mi avessi seguita". La voce
di Buffy risuonò nell'aria ferma.
Spike sollevò il capo, gli occhi spalancati.
"E...e non credo riuscirò mai a trovare le parole giuste per
ringraziarti. Non...posso trovarle", continuò.
Il vampiro non riusciva a muoversi. Immobile, era ancora voltato.
Ma anche se Spike non la guardava, Buffy proseguì.
"Non credevo che un vampiro avrebbe potuto farmi desiderare
di tornare alla mia vita. Soprattutto...tu, Spike. Mi hai fatto ricordare
quanto amavo i miei amici, e questo è qualcosa... che non potrò mai
dimenticare".
Trascorse qualche secondo, un minuto forse. Fuori dalla finestra
dalle tende tirate si poteva distintamente sentire il rumore delle prime auto
in strada, qualche voce lontana.
Sunnydale si stava svegliando, come tutte le mattine, e
probabilmente ignara dell'Apocalisse appena scongiurata.
Una corrente d'aria, leggera, attraversò la stanza.
"E'...stata dura".
Il vampiro mosse la testa. I suoi occhi scuri erano seri, fissi
davanti a sè.
"Credevo che...beh, che questa volta...non ce l'avresti
fatta".
"Lo credevo anch'io, te l'assicuro".
Spike si voltò verso di lei, incontrando il suo sguardo.
Il suo sguardo triste.
"Sai...sai come ci si sente ad urlare...urlare fino allo
sfinimento, senza che nessuno ti possa sentire?". Buffy prese un lembo del
lenzuolo fra le dita, e puntando gli occhi in basso, prese a fissarlo con
insistenza.
Spike le si avvicinò piano.
"...Io...io ho gridato così tanto, in quel posto. Era
come...se fossi divisa in due. Anzi, lo ero. La mia anima...lei...da una parte
non voleva ascoltarti, ma dall'altra...". Fece una pausa. "E' stato
terribile. Ma alla fine tu...sei riuscito a far prevalere la Buffy che voleva
ritornare".
Rialzò gli occhi. Il vampiro la stava a sua volta guardando e,
adesso, era a pochi passi dal letto.
"Non è stato solo merito mio, e tu lo sai".
La Cacciatrice non disse nulla. Si limitò solo a sorridere.
"Allora...te ne sei accorto?".
"Che eri tu? Certo. O almeno...che era una parte di te".
"Mh, quella più pura, generosa, buona e dolce, precisiamo. Le
altre non ti avrebbero detto quelle cose".
Buffy fece un'espressione disgustata, guardandolo con sufficienza,
poi scoppiò a ridere, anche se un po' stancamente.
"Diciamo che vi ho sentiti parlare. Agiva oltre la mia
volontà...anzi, oltre a tutte e due le mie volontà. E' stata una cosa piuttosto
strana".
Spike fece per risponderle, ma spostò lo sguardo a lato. Fece
qualche passo, allontanandosi dal letto.
"Di chiunque fosse, quella voce mi ha salvato. Prima di
raggiungerti, e...quando ero nel tuo sogno. Anch'io non sarei qui se non fosse
stato per lei. Nessuno...nessuno dei due sarebbe qui".
La ragazza annuì.
"Lo so".
Silenzio.
"Quindi...beh, credo che comunque debba ringraziarti
anch'io".
Arrivato nell'angolo più buio della camera, Spike si fermò.
Incrociò le braccia sullo stomaco, poi alzò la testa verso il soffitto.
"Quando non riuscivo a raggiungerti, davanti a quel lago...mi
sono sentito improvvisamente male. Il mio fisico stava cedendo, e sarebbe stata
davvero la fine se quella...quell'entità non mi avesse dato le forze necessarie
a rialzarmi. E...".
"Sono stata io a volerlo". Buffy lo interruppe.
"Quella parte di me...credo che sia venuta in tuo aiuto perchè...ecco, io
ti avevo chiamato. Ti ho chiamato a lungo, ma tu...non potevi sentirmi".
Spike si girò.
"Ma alla fine...ti ho raggiunta".
Buffy non poteva vedere il volto di Spike, nascosto nell'ombra
della stanza. Ma il vampiro, invece, la stava fissando negli occhi.
Era tutto ciò che voleva, che desiderava. Guardarla. Se non poteva
avere di più, gli sarebbe bastato.
Guardarla, e amarla così.
Senza dire nulla, senza farsi vedere.
"Cosa c'è?".
La Cacciatrice era voltata verso d lui e, senza capire, tentava di
intravedere la sua espressione. Si era zittito improvvisamente.
Lui arretrò ancora di più nell'angolo, girandosi di spalle.
"C-che dovrei avere, scusa? Va tutto ok...".
Si strinse nelle braccia. Mettendolo a letto i ragazzi gli
dovevano avere tolto la giacca, e adesso aveva addosso solo la sua maglietta a
maniche corte. Faceva un freddo cane, ma non poteva certo uscire dicendo a
Buffy che tornava subito...
Anche se...andarmene non
sarebbe una cattiva idea.
Non so nemmeno perchè son
venuto a parlare con lei, accidenti.
Cosa...in cosa diavolo
speravi, Spike? In qualche parolina dolce? O in un altro bacio di
ringraziamento?
Scendi dalle nuvole...non
sei più nell'aldilà. E la lotta contro Glory è finita.
Adesso sembra ancora un bel
sogno, ma tempo un paio di giorni e sarai di nuovo fuori dalla sua vita. Dalla
sua cerchia di amici.
Hai combattuto al suo
fianco, l'hai salvata, ma il tuo atto coraggioso si ferma qui.
Tutti lo dimenticheranno
presto.
La Cacciatrice rimarrà
sempre la Cacciatrice.
E tu...tu tornerai ad
essere il vampiro ripugnante che sei sempre stato per lei.
Si morsicò un labbro, anche se la voglia di gridare era forte. No,
non poteva rimanere in quella stanza. Non poteva assolutamente. Se fosse
restato di più...quando non avrebbe più potuto rientrarci, quando lei lo
avrebbe sbattuto fuori se solo ci avesse provato, la cosa sarebbe stata ancora
più dolorosa.
Sì...tanto valeva farla finita subito.
Uscire di scena all'apice della gloria, senza rimpianti. Era stato
bello, ma...
Ma adesso...il sipario si era chiuso.
Il film...era finito.
"Beh, credo di non avere più nulla da fare qui", esclamò
quindi ad un tratto con il tono più neutro possibile, uscendo dall'angolo e
dirigendosi deciso, o almeno quella era la sua idea, verso la porta.
"Glory è morta, la Cacciatrice è tornata, Sunnydale può dormire di nuovo
sonni tranquilli e sono tutti più felici. Credo sia un bel lieto fine. Ci vediamo".
Posò le dita sulla maniglia.
"Le tue parole sono state bellissime".
Si bloccò. Ancora una volta.
Ancora una volta, la sua voce lo aveva fermato.
Ma non gli avrebbe fatto cambiare idea. No.
"Mh", borbottò dopo un po', cercando di non
sbilanciarsi. "Hanno funzionato allo scopo", aggiunse, senza girarsi
nemmeno.
Un attimo di silenzio.
"Dico davvero".
Il vampiro non si mosse. Fissava la sua mano, scossa da un leggero
tremito, forse per il freddo. O forse...per qualcos'altro.
"E allora?".
"E allora cosa?".
"Anche se fosse vero...dove vorresti arrivare?".
"Vuoi dire che non credi che sia sincera?".
"Per la miseria, Buffy!".
Spike si girò di scatto, fissando esaperato la ragazza seduta fra
le lenzuola. Lei gli restituì l'occhiata, insieme ad un'espressione piuttosto
sorpresa. Probabilmente non si aspettava una reazione simile.
"Cosa vuoi che ti risponda!? Eh? Dimmelo, avanti!",
continuò a gridare il vampiro, fermandosi in mezzo alla stanza. "Grazie?
Sei troppo gentile? O cos'altro, Cacciatrice? Un sorriso pieno di riconoscenza
per avermi detto una frase carina? Laggiù non m'importava di quello che avresti
pensato di me, è questa la verità. Dovevi tornare ad ogni costo, e se questo
significava mostrarti o...o raccontarti cose di me che non avevi mai
sospettato, beh, l'avrei accettato senza pensarci. Ed è quello che ho fatto.
Anche se sapevo che una volta tornato qui quelle parole non avrebbero fatto
altro che trasformarmi in un essere ancora più patetico ai tuoi occhi".
Si fermò un attimo per riprendere fiato.
"Sì, lo ammetto, da quando mi hai baciato ho fatto l'errore
di credere che qualcosa potesse essere cambiato...che non ti sarei più sembrato
qualcuno da compatire. Ho fatto l'errore di credere di poterti dire di nuovo
che ti amo, che ti amo da morire, senza essere più preso a pesci in faccia da
te, ma ormai sono stanco delle illusioni...e non ho più voglia di farmi del
male. Nè di farmelo fare. Non voglio aspettare che tu mi dia un qualche tipo di
speranza per poi...sbattermi un'altra porta in faccia. Perciò risparmiami i
tuoi apprezzamenti commoventi, per favore. Non mi servono proprio a
nulla".
Gettò uno sguardò a terra. La mano destra era chiusa a pugno, e
tremava ancora.
Tutto il corpo di Spike tremava visibilmente.
"Il 'povero, sfortunato e fragile Spike' uscirà di scena il
prima possibile, te lo assicuro", riprese poi, con apparente calma.
"Anzi, lo farà subito, e non si farà più vedere. Mai più. Sarà un modo
veloce ed indolore per chiudere per sempre questa assurda faccenda, non sei
d'accordo?".
Spike rimase ad aspettare un qualche tipo di risposta, ma dopo
pochi secondi fu costretto ad abbassare gli occhi, lucidi di lacrime di
frustrazione, da quelli indecifrabili di Buffy.
Non aveva fiatato. Durante quel fiume di parole, la Cacciatrice
non aveva nemmeno tentato di interroperlo.
E adesso...adesso quello strano sguardo innervosiva ancora di più
il vampiro, che in quel momento non avrebbe voluto far altro che correre via,
lontano. Da lei, da quello che era successo, da quello che le aveva detto. E da
ciò che gli avrebbe risposto.
Per un altro, intero minuto, però, la ragazza continuò a restare
in silenzio. Spike fu tentato di andarsene definitivamente, ma proprio in quel
momento, una volta giratosi, sentì un fruscio provenire da dietro.
Un piccolo rumore.
Passi di piedi nudi.
Poi, uno spostamento d'aria.
"Guarda, stai tremando. Fa freddo, qui".
Due mani chiare si accostarono alle sue spalle, appoggiandovi
sopra un golf femminile, morbidissimo e di un rosa tenue. Si assicurarono che
coprisse bene l'intera schiena, poi si abbassarono.
Ma lei non si spostò.
Rimase ferma, in piedi, a pochi centimetri da lui.
Spike poteva percepire il suo calore. Il calore del suo corpo,
ricoperto dal sottile tessuto del pigiama.
"Non ho mai pensato che tu fossi qualcuno da compatire. Nè
che fossi fragile".
Buffy pronunciò quelle parole con estrema dolcezza, con un tono
che non aveva mai usato con il vampiro. Mai. Abbassò gli occhi, poi girò
intorno a Spike, fino ad arrivargli davanti.
"E...soprattutto, non devi pensare che prima ti abbia parlato
in quel modo solo per le circostanze, o perchè te lo dovevo. Te l'ho detto
perchè l'ho pensato veramente. Perchè...".
La Cacciatrice fece una pausa. Spike si decise a guardarla
nuovamente.
"...perchè...ecco, io...credo che qualcosa sia davvero
cambiato in te. E se adesso mi ripetessi che mi ami, ci crederei, e non per
quello che mi hai detto, o...perchè mi hai salvata, perchè hai protetto
Dawn".
Lui la fissò senza capire.
"Cosa...".
Ma lei non lo lasciò finire.
Alzò piano una mano, aggrappandosi alla sua maglietta. E mentre
stringeva il tessuto fra le dita, i suoi occhi verdi si riempirono di lacrime.
"Io...io ho visto cos'hai passato".
Un sussurro lieve. Un mormorio che si udì appena, nella penombra
della stanza.
"Ho assistito ad ogni momento. Non so come potessi farlo, ma
là, in quel luogo da cui non potevo andarmene, ti ho sempre guardato. Ho visto
che ti hanno fatto...prima di farti arrivare a me. Eri costantemente davanti ai
miei occhi. Io...io credo volessero farmelo sapere. Sapere...che mi avevi
seguito".
Si fermò, facendo un respiro profondo.
Lui, senza parole, la fissava. Fissava i suoi capelli biondi, ad
un soffio dal suo viso, resistendo all'impulso di accarezzarli, di passarli fra
le dita.
"Spike..."
Buffy non piangeva, ma stava chiaramente cercando di
trattenersi.
Rialzò la testa.
"...mi...mi dispiace".
Il vampiro ossigenato evitò di incrociare il suo sguardo.
Perchè...perchè mi parli
così?
Stai rendendo le cose
ancora più difficili.
Non dovevi fermarmi. Non
dovevi, Buffy.
Dio...
Cosa darei per stringerti
di nuovo a me.
Si scostò da lei, anche se non con molta convinzione.
"Ormai...son cose passate".
"Anche prima erano passate. Ma ti hanno fatto male".
Silenzio.
"Me l'hai detto tu stesso. Hai dei rimorsi", insistette.
Lui si spostò ulteriormente.
"Già. Cambierei le cose se potessi...ma non posso".
"Cambieranno da adesso".
Buffy gli afferrò un braccio, nel tentativo di farlo girare verso
di lei. Ma il vampiro si liberò con uno strattone.
"Guardami, Spike", lo implorò quindi. "Ci devi
credere. Tu...tu non sei più William. Lo sappiamo entrambi, ormai. Io ci ho
messo tanto a capirlo, ma...ma adesso nessuno potrà più accusarti di nulla.
Io...io non lo farò. E nemmeno i ragazzi".
Lui sospirò, poi si voltò ancora, prendendo a camminare
nervosamente per la camera.
"Anche se non mi odierete più...cosa...cosa cambierà? Sono
sempre un vampiro. Un assassino in letargo...ricordi? Una creatura della notte,
e per di più morta da oltre un secolo. Ho impresso a fuoco il marchio di
'mostro' e niente e nessuno potrà cancellarlo".
Si fermò, rivolgendole un'occhiata triste. Amara, e dolorosa.
"Nessuno".
La Cacciatrice non disse nulla, poi scosse la testa.
"Non capisci che non ha alcuna importanza?".
Si avvicinò di qualche passo. Quando gli fu vicino, gli prese una
mano, poi sorrise, guardandolo in un modo che Buffy aveva riservato solo ad
un'altra persona, prima di lui.
Un vampiro.
Come Spike.
"Non ha...la minima importanza. Perchè...'tu cerchi amore, e
sai amare. La morte non uccide l'amore, l'amore va oltre. Se c'è l'amore,
saprai sempre come proseguire. E sarai anche una persona migliore, che guarda
al futuro, a ciò che potrà fare e diventare. Non al passato e agli errori
commessi'. Non aveva detto così la tua fantomatica voce?".
A quelle parole, Spike sussultò.
"Ma...".
"Ho una buona memoria". Buffy gli strizzò un occhio.
"Vero?".
Lui non potè fare a meno di ridere. Anche se sentiva male, un male
dolce, al centro del petto, rise. Rise come da tempo non faceva.
Rise, mentre, dentro di sè, piangeva.
Di felicità.
Forse non era solo un bel
sogno.
O forse il bel sogno si sta
trasformando in realtà.
"A quanto pare so ancora essere divertente", disse lei,
guardandolo risollevata. "E' una buona cosa. Morire non è stato così
negativo, dopotutto".
"Mh, lo credo anche io...".
"Spike...".
"...sì?".
"Sai...credo che I Giudici...o, quello che erano, abbiano
voluto farmi assistere al tuo viaggio non solo perchè sapessi che mi avevi
seguito, ma...per farmi capire che eri cambiato, che le tue intenzioni erano
sincere. Che...avevi sofferto. E sono certa anche che volessero che io ti
aiutassi".
Si avvicinò al letto, lentamente.
"E' stata come una specie di prova anche per me. In fondo,
anch'io avevo i miei errori da scontare, e l'ho fatto...prendendo parte al tuo
dolore".
Buffy passò una mano sulla trapunta, pensierosa, poi si sedette.
Tornò a guardarlo.
"Sei stato forte. Coraggioso".
Il vampiro abbassò la testa. Quando la rialzò, sulle sue labbra
era disegnato un sorrisetto ironico.
"Puoi ben dirlo. Non sai che ho dovuto fare per resistere a
quella ninfomane della tua sosia. Se non fosse stato per il mio formidabile
autocontrollo, probabilmente adesso sarei ancora fra le sue braccia. Anche se
devo dire che la cosa non mi sarebbe poi dispiaciuta tanto...almeno lei ci
stava, eccome...".
Buffy si sbilanciò da una parte, appoggiando una mano al letto.
Gli lanciò un'occhiataccia.
"Quella non mi assomigliava per nulla. E se solo si fosse
spinta un pochino più in là glie l'avrei fatta pagare molto car...".
Sotto lo sguardo notevolmente shockato di Spike, la Cacciatrice si
bloccò.
"Ehm...intendo...se...s-se avesse fatto saltare l'operazione
del mio salvataggio, è chiaro", si corresse goffamente. Si affrettò a
spostare gli occhi da quelli del vampiro, rendendosi conto di essere
leggermente arrossita. Perchè, poi...
"Ah...b-beh, certo...".
"Mh...già...".
"Già".
Tra i due calò un'altra volta il silenzio, questa volta pesante,
ed imbarazzante. Solo il suono di una sirena, forse un'ambulanza, venne ad
interromperlo per un breve attimo, sfrecciando velocemente sulla strada sotto
la finestra della camera.
Trascorsero ancora un paio di minuti in cui nessuno provò ad
aggiungere altro, forse troppo imbarazzati per quell'ultimo scambio di battute,
o forse, semplicemente...perchè non c'era più bisogno di farlo.
Perchè forse...
Non c'era più bisogno di parlare.
Quando però una nuova serie di auto passò davanti a casa Summers,
Spike si mosse.
Avanzò verso di lei, ancora seduta sul bordo del letto, camminando
piano, felpato, come solo una creatura delle tenebre sapeva fare. Con quella
sua movenza sensuale, accattivante. Attraente.
Senza dire una parola, si sedette di fianco a lei.
Buffy rimase per un po' a guardarlo, poi fu la prima ad aprire di
nuovo bocca.
"Senti...".
"Mh?".
Lo fissò con più intensità.
"Ecco...ripensavo ai Giudici. All'ultima...parte del loro
discorso. Hanno parlato di un desiderio che potevi esprimere nel momento in cui
saresti tornato. Mi chiedevo...se...beh, se poi te ne sei ricordato".
A quelle parole, il viso del vampiro si fece improvvisamente
serio. Chiuse gli occhi, poi prese a guardare il pavimento sotto i suoi piedi.
"Che vuol dire quella faccia? Non dirmi che davvero l'hai
scordato?".
"No...no". Spike scosse il capo, mostrandole un lieve
sorriso. "L'ho espresso".
Buffy inclinò la testa, guardandolo storto.
"Anche se mi fa leggermente paura chiederti cosa hai
desiderato, lo faccio lo stesso. Spero vivamente non tornare a mordere o
qualcosa del genere, se no tutto il discorso che abbiamo fatto può felicemente
andare a quel paese. Senza contare che io sarei di nuovo costretta ad odiarti,
e non sarebbe una bella prospettiva".
Il vampiro ridacchiò.
"Sta' tranquilla".
"Mhh, ok. E allora...cosa?".
"Davvero...non lo immagini?".
Il vampiro si alzò con un sospiro, iniziando a camminare. Buffy lo
seguì con lo sguardo, sorpresa dalla sua risposta.
"Non credo che...potrò mai dimenticare nulla. Di quello che
mi è successo, di quello che ho visto, e provato. Non scorderò nemmeno il più
piccolo particolare del mio viaggio, ma...".
Spike si fermò. Era girato di spalle, adesso, davanti alla
finestra chiusa.
"...ma...in mezzo a tanti ricordi dolorosi, o tristi, ce ne
sono stati alcuni di belli. Alcuni...che avevo completamente rimosso dalla mia
mente, e che solo adesso ho ritrovato".
Buffy incrociò le braccia sulle gambe.
"Tua madre?".
"Già". Il ragazzo le sorrise. "Il periodo della mia
infanzia è forse stato il più bello...della mia esistenza. Avevo scordato di
essere stato bambino. E rivedere i posti dove sono cresciuto è servito
a...farmi sentire di nuovo vivo. Almeno...un po' ".
Si voltò di nuovo.
"Però...".
Posò le dita sul tessuto della tenda, percependone la superficie
liscia.
"...Mi sono reso conto che c'è...una sola cosa capace di
farmi sentire vivo. Sempre. Una sensazione...l'unica capace di...farmi
piangere".
Detto questo, rimase in silenzio.
Poi, quando si voltò verso Buffy con gli occhi lucidi,
sorridendole, lei, improvvisamente, capì.
Il tempo di un istante. Brevissimo. Ma in qualche modo infinito.
"Oh...oh mio dio...", sussurrò.
E mentre Spike spalancava le tende con un unico gesto deciso, la
Cacciatrice si portò le mani alla bocca, soffocando la commozione.
La luce del sole di Sunnydale invase la stanza con violenza,
illuminando le iridi verdi di Buffy, luminose, e i suoi capelli dorati sparsi
sulle spalle.
Illuminando...un ragazzo. Un...vampiro.
Che non si polverizzò.
Un colpo d'aria entrò d'improvviso, facendo gonfiare le tende.
Sotto i raggi accecanti del disco infuocato, Spike provò ancora quella
sensazione.
Quella sensazione...meravigliosa, ed indescrivibile.
Buffy continuava a guardarlo senza dire nulla. Il vampiro, in
piedi davanti a lei, sentì nuove lacrime scendergli per gli zigomi. Sulle
guance, e...sulla pelle. Sulla pelle calda.
Su un viso che apparteneva ad una persona diversa.
Una persona...che aveva deciso di ricominciare.
"Grazie".
Chiuse gli occhi.
Permettimi di piangere su
un tuo miracolo.
Anche se sono un peccatore,
permettimi di piangere.
EPILOGO
--
Circa quattro mesi dopo
--
Verso mezzogiorno il campus dell'Università era come sempre
piuttosto affollato di ragazzi e studenti che, all'ombra dei portici o in mezzo
ai prati verdi del cortile, chiacchieravano nell'intervallo tra una lezione e
l'altra.
Era una luminosa mattina di metà marzo a Sunnydale, e la primavera
stava lentamente prendendo il posto dell'inverno lungo e rigido che era appena
trascorso, portandosi via, insieme al freddo, anche i ricordi terribili legati
ad una folle dea e ai suoi spaventosi ed apocalittici progetti.
Una fine del mondo scongiurata per poco, molto poco, grazie al
sacrificio di una ragazza che non avrebbe mai sperato di tornare per poterlo
raccontare. Una ragazza conosciuta da tutti come Buffy Summers e da pochi come
La Cacciatrice, che dopo quattro mesi dalla propria morte e da un quasi
istantaneo ritorno dall'aldilà era tornata ad essere quella di sempre, con la
sua vita da studentessa e con, naturalmente, il suo sacro dovere di prescelta.
"Me l'ha chiesto come se fosse la cosa più naturale del
mondo...ti rendi conto? E' semplicemente pazzesco...".
Willow alzò le spalle, lanciando un'occhiata all'amica mentre
scendevano le scale insieme a Tara, che stringeva al petto un paio di antichi
volumi riguardanti, con tutta probabilità, misteriose pratiche magiche.
"Secondo me dovresti lasciarla andare. Non è più una
bambina".
Buffy fissò con disapprovazione la giovane strega.
"Sì che è una bambina. E comunque non la lascio fuori casa
fino a notte fonda ad una festa alla quale, per quanto ne so, potrebbe anche
partecipare un gruppo di maniaci o, ancora peggio, qualche vampiro in cerca di
giovani gole da addentare. Mi dispiace ma non se ne parla".
Tara sorrise. Si portò una ciocca bionda dietro un orecchio.
"Se sei tanto preoccupata perchè non l'accompagni?".
L'altra sospirò, fermandosi ed appoggiandosi al muretto di un'ala
del portico.
"Lo farei se non avessi promesso a Giles di aiutarlo con le
ricerche su quel simpatico demone con cui ho avuto un incontro ravvicinato
l'altra sera. E poi ho il mio allenamento settimanale...insomma, una notte
ricca di deliziosi impegni da Cacciatrice".
Le ragazze si guardarono, poi Willow si affiancò a Buffy.
"Ci offriremmo noi di accompagnare Dawn, ma...ecco, abbiamo
un importante raduno al nostro club della magia. Sai, è una cosa un po' particolare
a cui non possiamo mancare...", aggiunse quindi un po' dispiaciuta. Tara
annuì.
La Cacciatrice girò la testa verso l'amica, scuotendo il capo.
"Non fa nulla, Will. Vedrò di trovare una soluzione...anche
se quasi sicuramente non piacerà a Dawn. Uff, certo che è dura fare la madre e
la sorella insieme...".
Volse lo sguardo al cortile assolato, disseminato di studenti,
mentre Willow le sorrideva comprensiva. Il vociare vivace del campus si
diffondeva nell'aria insieme al profumo della nuova stagione e ad una brezza
leggera, tiepida. Sì, il tempo stava cambiando, e si sentiva.
Ad un certo punto gli occhi di Tara, ancora in piedi dietro alle
ragazze, si illuminarono d'improvviso, catturati da qualcosa che dovevano aver
notato.
"Credo...che ci sia una soluzione che non dispiacerà per
niente a Dawn", disse piano, continuando a fissare con interesse un punto
oltre le teste delle due ragazze. "E direi anche che sta venendo da questa
parte ad ore dodici...". Fece una pausa. "...con Dawn".
Subito Willow si girò, cercando di capire a cosa si stesse
riferendo la compagna. Poi, nel momento in cui individuò l'oggetto del suo
discorso, scoppiò in una piccola risata.
"Sono d'accordo con Tara...".
Anche Buffy si voltò.
"Cosa...", mormorò.
Dal fondo del giardino, in mezzo ad uno dei vialetti che portavano
all'ingresso dell'edificio, si stavano avvicinando due persone dall'aria più
che familiare. Una era Dawn, che camminava ridendo a braccetto di un bel
ragazzo dai corti capelli biondi, atletico e piuttosto alto. Indossava dei
jeans ed una camicia blu leggermente sbottonata sul davanti, al collo una
sottile catenina dorata brillava sotto i raggi del sole di marzo. Anche lui
stava ridendo, e fra una risata e l'altra diceva qualcosa alla sorella della
Cacciatrice, che per tutta risposta ogni volta si stringeva ancora di più al
suo braccio.
"Credo che qualcuno dovrà spiegarmi come mai la mia cara
sorellina non è a scuola come dovrebbe", disse Buffy con tono più o meno
serio, fissando i due. Willow e Tara continuarono a ridere, per poi seguire
l'amica verso il cortile, dove andò incontro alla coppia tentando di sembrare
autoritaria anche se non con molti risultati.
"E' una mia impressione o almeno uno dei due non dovrebbe
essere qui?".
Dawn guardò la sorella maggiore con una certa soddisfazione.
"Non so a chi ti riferisci, io sono perfettamente in
regola", le rispose, innocente.
"Mh, ma davvero?"
"Davvero!".
A quel punto il ragazzo di fianco a Dawn alzò un braccio,
mettendole affettuosamente una mano sulla testa. Lei rise.
"Tutto a posto, Buffy, ti sta dicendo la verità. Oggi è
uscita prima da scuola perchè non c'erano i professori delle ultime ore...e
così è tornata a casa. Ho deciso quindi di portarla a fare un giro...siamo
andati al Magic Box e poi abbiam pensato di venirvi a trovare per una visitina
veloce. Tutto qui. Non sei contenta della sorpresa?".
Spike guardò un attimo la Cacciatrice, poi, senza aspettare la sua
risposta, si concentrò sulla sorella, iniziando a torturarla con un solletico
improvviso. Dawn cercò di difendersi facendo qualche passo indietro, mentre
continuava a ridere senza quasi più voce.
Lui, invece, oltre a divertirsi, sorrideva. Un sorriso bellissimo,
dolce e solare, che Buffy rimase in silenzio ad osservare, le braccia
incrociate. Nei suoi occhi si poteva leggere chiaramente un velo di commozione.
E di felicità.
"Vigliacca!".
Il ragazzo tentò di convincere la piccola Dawn ad avvicinarsi di
nuovo, ma lei, qualche metro distante, scosse il capo con decisione,
rifugiandosi quindi da Willow e Tara, tornate all'ombra del portico.
Spike ridacchiò ancora un po', poi si girò.
E quando incontrò lo sguardo di Buffy, la sua espressione cambiò.
"Non mi hai ancora risposto, lo sai?".
Lei lo guardò avvicinarsi.
"A cosa?".
"Alla domanda...se ti sono mancato".
Buffy gli sorrise maliziosa.
"Adesso 'non sei contenta della sorpresa' si traduce in
questo modo...dovrò segnarmelo da qualche parte...". Lo prese per mano,
allontanandosi di qualche passo.
"Beh...comunque, contando che non ti vedo da circa...mh,
cinque ore, direi che...sì, mi sei mancato", riprese poi, una volta
arrivati vicino al tronco di un grande albero. Gli circondò il collo.
"Da morire".
Spike la fissò negli occhi, e dopo averle restituito lo stesso
sorriso si chinò sulle sue labbra, prendendo a baciarle prima dolcemente, poi
con crescente passione.
La Cacciatrice si strinse a lui. Gli rispose con uguale
foga, lasciandolo quindi libero di spaziare sul resto del viso fin giù, per il
collo scoperto.
"Mhh...credo che questo...non sia il posto più adatto per continuare...",
gli mormorò dopo un po', gettando un'occhiata oltre la sua spalla e notando
come la gente li fissava. "Potrebbero arrestarci per atti osceni in luogo
pubblico...e io non vorrei essere espulsa dall'Università".
Lui per una decina di secondi continuò a concentrarsi sull'incavo
della sua gola con un certo impegno, poi rialzò la testa.
"Dannate regole della società...", disse, fingendosi
scocciato. "Eppure non c'è nulla di male".
Buffy si tirò indietro un ciuffo biondo.
"Che ci vuoi fare...purtroppo è una delle cose da rispettare
da chi vive alla luce del sole...". Lo guardò allusiva.
Lui sorrise.
Sedute sul muretto dove si erano fermate prima, Willow e Tara
avevano osservato la scena da lontano. Dawn, qualche metro più in là, era
invece occupata a sfogliare interessata i libri di magia delle giovani streghe,
permesso che le era stato dato dopo aver assicurato alle due che non avrebbe
provato a recitare nessuna formula.
"Chi l'avrebbe mai detto...", disse la ragazza dai corti
capelli rossi. "Buffy e Spike assieme. E che per di più vivono sotto lo
stesso tetto...".
Tara fece un piccolo sorriso.
"Sono una bella coppia".
L'altra assentì. "Già. E poi credo...beh, che fosse una
conclusione ovvia dopo quello che è successo. Buffy si è innamorata di Spike
dopo che ha visto quella parte di lui che non aveva mai immaginato...che
nessuno di noi aveva mai immaginato esistesse. Quella parte umana, che ancora
soffriva per il proprio passato e che la amava veramente, dal profondo del
cuore".
Si fermò un attimo, poi guardò la compagna.
"Anche se inizio a credere che in realtà...Buffy lo
ricambiasse da molto più tempo. Forse aveva solo bisogno di rendersene
conto".
Tara lanciò un'altra occhiata ai due. Pensierosa, appoggiò la
testa alla colonna dietro la sua schiena.
"Potrebbe essere. Però non capisco una cosa. Tu...mi avevi
raccontato che Buffy, qualche anno fa, aveva avuto una storia con un altro
vampiro...Angel, se non mi sbaglio, e dal quale poi era stata costretta a
dividersi. Non potevano avere un futuro, mi avevi detto. Allora...perchè
mettersi con Spike?".
Willow allargò le labbra in un piccolo, triste sorriso.
"Con Angel era diverso. Oltre alla maledizione che non
avrebbe mai permesso a lui e Buffy di andare oltre ad un bacio senza che
tornasse ad essere un demone, Angel sarebbe stato costretto a vivere nelle
tenebre, per sempre. Insomma, non erano dei bei presupposti sui quali costruire
una vita insieme...".
Sospirò.
"Invece con Spike le cose sono molto più semplici. Adesso lui
può vivere alla luce del giorno, e sembrare a tutti gli effetti una persona
comune. L'unica cosa che forse potrebbe risultare un problema fra qualche anno
sarebbe la sua immortalità...ma ho come l'impressione che questa volta Buffy
non rinuncerà alla propria felicità per un dettaglio del genere".
Detto questo, Willow osservò Dawn che, ancora persa fra le pagine
dei volumi, sembrava non aver ascoltato la conversazione.
"E poi, in questo modo, anche qualcun altro sarà
felice". La strega si appoggiò alla colonna come la compagna. "Dawn
potrà aver sempre vicino una persona che le vorrà bene come un protettivo
fratello maggiore. O magari come un altro padre, perchè no".
La ragazza dagli occhi azzurri avvicinò le ginocchia al petto,
sorridendo.
"Sembreranno una vera famiglia. E' molto bello a pensarci".
Willow annuì.
"Spike è perfetto per Buffy. Sarà un ragazzo esemplare, con
una vita normale e tutto il resto. E, nonostante tutto, resterà anche il
vecchio-vampiro-con-il-chip che ha fatto parte della banda durante la battaglia
contro Glory. Insomma, la simpatica canaglia che ricordiamo. Questa volta il
sacro dovere della Cacciatrice non avrà problemi a coesistere con la vita
sentimentale di Buffy Summers".
Tara rimase un attimo in silenzio a riflettere sulle parole di
Willow, poi rialzò la testa. Le rivolse uno sguardo pieno di affetto.
"Sai...ho come la sensazione che da oggi in poi tutto andrà
per il meglio. Intendo...non solo per Buffy. Per tutti noi".
L'altra la fissò negli occhi, posando una mano sulla sua. Gliela
strinse.
"Ne sono convinta anch'io".
Buffy e Spike puntarono gli occhi al cielo. Seduti ai piedi
dell'albero, lei aveva la testa poggiata sulla sua spalla, una mano chiusa in
quella del vampiro.
"Buffy...".
"Sì?".
Pausa.
"Come credi che sarà il nostro futuro?".
La ragazza bionda si sollevò d'improvviso, guardandola sorpresa.
"Sei preoccupato?".
"No...cioè, non proprio. E' solo che...".
Seguì con lo sguardo il volo di uno stormo di uccelli sopra a
delle nuvole lontane, poi abbassò il viso con un sospiro.
"...beh...spesso ho paura che tutto questo non sia vero. Che
sia solo un sogno, un bel sogno. Tu, io...noi due, insieme. Briciola sana e
salva. Tu...sana e salva. Tu che mi ami. E io...sotto la luce brillante di
questo sole".
La guardò, gli occhi leggermente lucidi. Attraversati da un'ombra
triste.
"Ho paura...che domani possa svegliarmi nella mia cripta
buia, solo. O, ancora peggio...di non svegliarmi più", mormorò piano.
"Magari sono morto davvero questa volta, e non lo so...".
Buffy non disse nulla. Rimase ferma a guardarlo, fino a che lui
non distolse gli occhi dai suoi.
Spike scosse il capo, strappando un ciuffo d'erba ai propri piedi.
"Lo so, lo so...sono uno stupido a pensare a queste cose,
ma...".
"Ti capisco".
La Cacciatrice si spostò dal tronco dell'albero, mettendosi in
ginocchio di fronte a lui. "Ti capisco bene. Davvero".
Lui rialzò la testa.
"Sul serio?".
"Sì".
Buffy gli sorrise. Gli venne più vicino, guardandolo dolcemente.
"Ma...devi convincerti che questa è la realtà. E che niente
la cambierà più. So quello che provo, e ti posso assicurare che non sono mai
stata felice e serena come adesso. Ho cercato per tanto tempo qualcosa che non
ero mai riuscita a trovare...qualcosa che era vicina a me, ma che non volevo
vedere".
Si fermò.
"Sei tu...l'unica cosa che voglio, ora".
Spike la fissò intensamente. Con amore.
"Credo proprio...che seguirti in quel portale sia stata la
cosa migliore che potessi fare", le disse.
A quelle parole, mentre il vampiro si sporgeva in avanti per
baciarla, la ragazza si allontanò improvvisamente, mostrandosi imbronciata.
Lui la guardò, interdetto e piuttosto deluso.
"Che...che c'è?".
"Mh...beh, ora che ci penso, ai Giudici non potevi chiedere
addirittura di farti diventare umano, invece che...poter vivere alla luce del
sole? Insomma, che razza di desiderio...".
Spike si tirò indietro, fingendosi indignato.
"Cosa? Ma guarda...guarda che quel desiderio aveva un senso!
Molto poetico, anche...e poi...cosa pretendi? Non è che abbia avuto così tanto
tempo per pensarci su...ero troppo impegnato a convincere una 'certa'
Cacciatrice a tornare sulla terra...che tra l'altro mi aveva detto più di una
volta che mi odiava. Quindi che senso aveva chiedere di farmi diventare umano,
me lo spieghi?".
Buffy sbuffò, incrociando le braccia.
"Uff...".
"Bè, se non ti sta bene puoi sempre morire un'altra
volta...io corro a salvarti, incontro di nuovo I Giudici, gli spiego la
situazione ed esprimo un altro desiderio...".
Spike girò la testa a lato, più o meno offeso. Buffy fece un
piccolo sorriso e, avvicinandosi di nuovo a lui, gli posò una mano sul viso,
attirandolo a sè.
"Stupido", gli sussurrò, coprendogli le labbra di
piccoli baci. "Guarda che scherzavo. E poi...".
Si scostò di poco, perdendosi nei suoi bellissimi occhi scuri. Lui
gli ricambiò lo sguardo e, sollevando un braccio, prese a passarle le dita fra
i capelli dorati, lentamente.
"...c'è ancora così tanto tempo. Prima o poi sono sicura che
arriveranno altre occasioni per esprimere un nuovo desiderio, in qualche modo.
Senza contare che Willow e Tara stanno diventando delle streghe sempre più
potenti. Chissà che da qualche parte non ci sia una magia interessante".
Spike inclinò la testa.
"Certo che tu non ti fai mai problemi...".
L'altra ridacchiò.
"Io? Mai! O almeno...non più".
Il ragazzo biondo rise con lei, poi tornò serio. E mentre
ricominciava dolcemente a baciarla, dal portico si avvicinarono Willow e Tara,
con Dawn davanti a tutti, raggiante.
"Mi dispiace interrompervi", sentenziò maliziosa,
arrivando davanti alla coppia. "Ma stavamo pensando di andare da Xander,
Anya e Giles al Magic Box. Oggi è arrivato un luna park in città, e ci siamo
dette che non sarebbe una brutta idea andarci tutti insieme. Che ne
dite?".
Buffy guardò indecisa prima Spike, poi le ragazze.
"E le lezioni?".
Willow alzò le spalle.
"Dai, Buffy. E' da tanto che non ci distraiamo un po'. Le
lezioni le recupereremo. Tra l'altro...".
Si fermò, scambiando un'occhiata con Tara. Entrambe fissarono
allusive i due.
"...non crediamo proprio che in ogni caso, oggi, studieresti
ancora".
Spike appoggiò una mano sull'erba, convenendo con le streghe.
"Non hanno tutti i torti. Di certo io non ti lascio più
andare via...".
Buffy ridacchiò, poi scosse il capo, arrendendosi.
"Ok, ok...ho capito".
Dawn fece un gridolino di gioia, e non appena i due ragazzi si
furono alzati, si affiancò gongolante al vampiro che, sorridendole, le circondò
le spalle con un braccio.
Il gruppo si avviò a passo spedito verso l'uscita del campus.
Tutt'intorno, decine e decine di studenti continuavano a chiacchierare e a
camminare per i viali, noncuranti delle loro risate che si dispersero
velocemente nell'aria fresca, e su, nel cielo azzurro.
Era una luminosa mattina di metà marzo a Sunnydale, e la primavera
stava lentamente prendendo il posto dell'inverno.
Di un inverno lungo e rigido.
FINE