BUONANOTTE E POI...

Autrice:Luce

 

liberamente ispirato a ' Al di à del bene e del male'
asse cronologico: finale alternativo per il 13 capitolo


Stava seduto alla sua scrivania quando all’improvviso una luce brillante ma non accecante invase la stanza. E da essa una figura di donna, slanciata, bionda e dagli occhi trasparenti, non aveva ancora capito se erano azzurri come il mare o verdi come una foresta lussureggiante.
E la percezione di un potere così antico a cui uno come Lindsay non poteva rimanere indifferente.
-Come mi hai trovato?-
-Lo sai Texas..-
-Cosa fai qui? Vuoi chiedermi di tornare?-
-No, non lo farò, hai già preso la tua decisione, non posso interferire sul libero arbitrio. Non ho anche questo potere.- Lo disse con un sorriso tra il sarcastico e il profondamente triste.
Lindsay lo notò e alzandosi si avvicinò a lei aggirando il tavolo pregiato.
-Perché sei qui?-
Ora lo sguardo di lei era deciso e irremovibile.
-Saremo nemici anche noi da oggi in poi.-
-Vuoi attaccarmi con i tuoi formidabili poteri?- Ma si pentii immediatamente di aver fatto uscire quella cattiveria dalla bocca, era evidente che non era venuta per quello. Allora perché?
-Non provocarmi MacDonald, non ti conviene.-
-Perché sei qui Dawn?-
Lei si avvicinò piano a lui, senza guardarlo in volto stavolta, e lui ebbe la sensazione che fosse una bambina spaventata che aveva appena combinato un grosso guaio e che cercava di nascondersi.
Poi lei risollevò lo sguardo e lui le vide una sfumatura dorata in quegli occhi indescrivibili.
-Volevo salutarti, dirti addio Texas.-
E lui si rese conto per la prima volta che tra tutti i campioni della squadra di cui avrebbe dovuto far parte lei era stata l’unica a trattarlo sempre come un essere umano, anche i nomignoli che si erano dati a vicenda lo dimostravano.
-Addio Strick?-
Lei sorrise. Dolce da vedere e da sentire.
-Ci hai messo un po’ per trovarmi un soprannome, ma alla fine l’hai fatto. Di tutti loro, per quanto io li ami, nessuno mi ha più trattato come fossi vera, nemmeno io stessa. Tu invece..-
-Tu sei vera.- Si era avvicinato ancora di più. Tra i loro corpi solo qualche centimetro.
-Si lo sono, una potentissima chiave per condurre all’inferno.-
-Una ragazza forte e decisa, sarcastica e interessante. Insopportabile.-
Lei lo fissava e lui faceva altrettanto. Poi le mani di lei sul suo torace, slacciavano i bottoni della sua camicia. Lui non capiva e per la sorpresa la lasciò fare.
Adesso le dita delicate e affusolate di lei correvano sulla sua pelle. Un dolore indescrivibile da far tremare le ginocchia e poi più nulla. Lei si allontanò piano, lasciandogli la camicia aperta.
-Cosa hai fatto?-
-La nostra sarà una battaglia ad armi pari e non voglio partire in vantaggio.-
L’aveva curato dalle ferite che il Campione gli aveva procurato uccidendolo.
-Grazie.- La guardava allontanarsi sempre di più.
Si fissavano mentre lui si sistemava la camicia.
All’improvviso scattò un allarme che li riscosse.
-Vattene, non sei al sicuro qui.-
-Ti preoccupi dell’incolumità della tua nemica?- Lei era piuttosto sorpresa.
-Neanche io voglio avere dei vantaggi su di lui.-
-Se solo tu capissi che non c’è in ballo solo la tua faida con Angel…-
-Cos’altro?.-
-L’umanità? Il destino? La morte? Un’apocalisse?-
-Non mi interessa niente di queste cose, sono egoista, io scelgo il mio destino, non posso morire veramente e ho già attraversato un’apocalisse.-
-Che parlantina, sei proprio un ottimo avvocato sai? Potresti fare molto per le ingiustizie di questo mondo.-
-Sei tu cha hai il potere, non io.-
-Io non posso fare quello che vorrei, è per questo che non sono un essere umano. Tu pensi che il potere sia libertà, ma ti sbagli. Il potere da solo un sacco di problemi, ti riempie di responsabilità, ti fa perdere le persone che ami. Ti toglie tutto, lasciandoti imprigionato per sempre.-
-Non lo vuoi?-
-Non l’ho mai chiesto.-
-Puoi decidere di non usarlo.-
-Potrei, ma ho questo assurdo pensiero..-
-Quale?- Voleva andarle vicino ma era bloccato, le gambe non gli rispondevano.
-Sono nata per essere una cosa malvagia.
Non voglio.
Sono sempre stata capricciosa anche con Buffy, causandole un sacco di fastidi. Giocavo a fare l’adolescente indifesa. Ma non lo sono.
Io ho il potere e io decido cosa farne.-
-Lo vedi allora che sei una persona?-
Lei lo guardò ancora e il suo sorriso era pura luce e i suoi occhi dorati brillavano.
-Grazie.-
-Prego.- Si sentiva stupidamente imbarazzato.
L’allarme si fermò.
-Sono arrivati, sono vicini, va via.-
-Addio Lindsay-
Si guardarono ancora un istante. Poi lei scomparve così come era venuta.
-Addio Dawn.-

Stava seduta sul grande letto della sua stanza e non pensava a niente in particolare. Non voleva, era stanca. Ma naturalmente non poteva farne a meno. Poteva venire il mal di testa a qualcosa che era pura energia? Beh forse un sovraccarico, come l’elettricità.
Quando sarai pronta portalo qui.
E quando sarò pronta?
Tu hai bisogno di tempo come Spike.
Quanto tempo?
Sembra che in fondo avesse preso qualcosa da lui durante il periodo in cui sua sorella era morta. Ma adesso neanche lui la riconosceva più…
Basta! Non posso farmi prendere dalla solitudine, non è il momento.
Non è mai il momento…
Devo darmi da fare.
Decise di farsi una doccia fredda per svegliarsi, per riprendersi. A contatto con Angel e Faith che si volevano e con Spike che la conosceva da bambina, si sentiva pericolosamente sperduta ed umana. A contatto con Texas si sentiva così.
Si spogliò e si mise sotto l’acqua gelida. Ci rimase quindici minuti. Voleva ammalarsi? Poteva ammalarsi?
Poi si scrollò quel pensiero, si lavò i capelli con lo shampoo alla pesca e uscì avvolgendosi nell’asciugamano morbido e caldo.
Per la sorpresa quasi gli cadette dalle mani.
Un uomo bello e dai lineamenti duri e decisi, ma che in se nascondevano lo stesso una qualche morbidezza, occhi azzurri e grandi, la fissavano. Nessun sorriso ironico.
-Ciao.-
-Cosa fai qui?.-
La discussione aveva le stesse premesse, ma i ruoli era capovolti.

-Non volevo che credessi che ti avessi tradita.-
-Come?-
-Leggi molto bene dentro e non te ne sei accorta?-
-Di cosa dovevo accorgermi?-
Lui si alzò e cominciò a camminare per la stanza, ma non nervosamente, piuttosto sembrava il gatto intorno alla sua preda.
Poi lei si riscosse.
-Potrebbero averti seguito.- Il tono era calmo, non era preoccupata per sé.
-Tranquilla, non ho firmato nulla, non sanno dove è Angel! Non possono trovarmi a meno che non lo voglia io.-
-E lo vuoi?.-
-Non in questo momento. E’ una delle condizioni che ho posto, da buon avvocato quale sono.-
Ancora nessun sorriso.
Però adesso si stava avvicinando.
Lei lo interruppe. Lui si fermò.
-Spiegati.- Disse lei.
-Ho deciso Dawn. Ho finalmente visto le opportunità che avevo davanti. Ho visto il quadro generale, prima non ci riuscivo, ero troppo preso ad essere incazzato con Angel.-
-E cosa hai deciso?-
-Doppio gioco.-
L’espressione dura e impenetrabile di lei si sciolse, per far posto ad un viso sereno e tranquillo. -No, hai ragione, non me n’ero accorta.- Un piccolo sorriso.
-Strano Strick! Come mai? Eri distratta?- Lui si avvicinò tanto da sfiorare l’asciugamano.
Va bene, si ricomincia a giocare. Pensò lei.
-Ero troppo occupata a curarti.. Eri messo molto male Texas.-
-Risposte sbagliata.-
-Cosa?-
-Eri troppo occupata a dirmi addio.-
La mano destra di lui si sollevò per finire dietro la nuca bagnata di lei.
Seguitava ad accarezzarla, poi si spostò sulla guancia sinistra di lei.
-Sei fredda.-
-La doccia non serviva a rilassarmi ma a svegliarmi.-
Lei si scostò di poco.
-Svegliarti? Da cosa?
Da pensieri che non dovresti avere?
Da sentimenti che, in quanto solo energia infernale, non dovresti provare?-
-Tutto questo e ancora di più.-
-Non ti voglio dire di lasciarti andare, non lo faresti. Ma rilassati almeno un po’, non sei tu il leader, non devi prendere tutte le decisioni, devi solo seguirci e guidarci, piano.-
-Lo sono invece, fino a che lui non se ne convincerà.-
-Lui? Oh ma mi sembra troppo preso a correre dietro alla cacciatrice e a rimuginare peggio del solito.-
Lei sorrise, finalmente rilassata. A lui faceva piacere.
-No! Non Angel Texas, l’altro..-
-Ah! Devo dire che sono sorpreso.-
-Lo sono tutti, solamente Io ed Angel non lo siamo affatto. Non mi ha stupito quando le forze dell’essere me l’hanno detto e la stessa reazione ha avuto lui quando gli ho accennato alla missione.-
-Non mi piace!.-
-Oh Dio Texas, non lo posso neanche nominare? Sei proprio ossessionato da Angel.-
-Non mi riferivo a lui Strick, ma all’altro.-
-Scusa, perché?-
-E’ il suo preferito-
Dawn scoppiò a ridere, un suono bellissimo e che faceva bene all’anima.
-Vedi che avevo ragione? In un certo senso sei ossessionato. Comunque fattela passare perché Angel ha ragione dovrai proteggerlo tu.-
-Il capo è messo così male?-
-Deve affrontare demoni che nessuno di noi sarebbe in grado di sconfiggere, un dolore e un potere che schiaccerebbero chiunque, me, te e qualsiasi forza del bene e de male..-
-Discorso interessante.-
-Non ti dirò niente di più. Non sono affari tuoi. Solo di Angel, purtroppo.-
Mentre parlavano Down si muoveva per il bagno alla ricerca di un pettine e di un altro asciugamano per i capelli.
L’ultima frase l’aveva pronunciata di nuovo in camera.
-Dai vieni qui.- Gli disse lui.
Lei non si mosse.
-Ti aiuto.-
Allora lui le prese l’asciugamano e si sedettero, Dawn davanti e Lindsay prese a strofinarle la testa con cura e leggerezza.
-Buono. Sai di pesca.-
-Shampoo.-
Adesso le stava pettinando i capelli.
-Sono bellissimi, morbidi e lisci.-
-Grazie.-
-Ma non mi piace molto il colore, si vede che non è naturale.-
-Io ho i capelli chiari comunque. E poi cosa vuoi? Sei diventato un esperto in pettinature femminili? E da quando?-
Lui sorrise dietro di lei e continuò a pettinarla. Sembrava che le portasse via tutta la tensione con quel gesto.
-Meglio?-
-Mhh si! Spike lo faceva sempre.-
Si fermò.
-Te lo dicevo che non posso soffrirlo..-
Lei rise dolcemente.
-Continua.-
Lui riprese.
-Ho sbagliato tu sei proprio una leader, una che comanda.-
Mhh sarcasmo, lei sembrava averne bisogno come l’ossigeno, del suo sarcasmo.
-Sola…-
-Non è vero, forse dovresti toglierti dalla testa che loro non si fidino di te perché non ti riconoscono.-
Passarono rilassanti momenti di silenzio.
-Lindsay giochi un gioco pericoloso.-
-Mh?!- Si era perso un attimo.
-Si! Il male intorno a te è troppo forte, più di prima..-
-Starò attento.-
-Forse dovrei dirlo agli altri.-
-Liberissima. Da adesso non ho più niente da nascondere..- E le fissava la nuca e le spalle nude.
-Tranne che a loro.
Mi prometti che se sarai in pericolo non farai il texano testardo e ci chiamerai?-
Le prese le spalle e la voltò verso di lui.
-Ok Strick.-
Si guardavano e si sorridevano di comprensione ed accettazione.
-Vestiti ora che prendi freddo.-
Lei si rialzò.
-Si paparino.-
Con uno scatto deciso lui le fu di nuovo di fronte. In piedi.
-Né tuo padre né tuo fratello Dawn.-
-Amici?-
-Anche.-
-Cos’altro?-
Lui le prese il viso tra le mani con rabbia e la baciò. Un bacio veloce, istintivo e passionale.
Lei non si ritrasse.
Lui si scostò un poco, soffiando sulle sue labbra: -Sei troppo buona, sei il veleno per me. Quello che mi ucciderà ancora……e ancora …… e ancora.- Parole intervallate da piccoli baci, reciproci questa volta.
Poi lei disse: -Non puoi morire.-
-Mi hai già ucciso lentamente e mi hai fatto rinascere.- Si sfioravano sempre le labbra.
Lentamente si separarono.
L’asciugamano di lei cadde per la violenza del contatto precedente.
Lui lo raccolse percorrendo con lo sguardo, lentamente, l’intera figura di lei.
Le si avvicinò e l’avvolse di nuovo nell’asciugamano.
Senza smettere di guardare ogni centimetro di lei.
Dawn si sentiva calda e morbida, arrendevole come una donna, e per la prima volta non si impedì di pensarlo.
Di pensare di esserlo veramente.
Si accostò a lui, erano quasi alti uguali.
Lui le teneva ancora addosso l’asciugamano e cominciò a tremare leggermente. Lei gli stava solleticando il collo.
-Dawn, devo andare.-
-Lo so.-
Ma non smetteva di respirare e odorare il suo collo.
Lui liberò le sue mani per prenderle la nuca e spostargliela, per dirigerla ancora sulle sue labbra. Nuda si abbandonò contro di lui. Si baciarono a bocca aperta ma con una passione dolce e tranquilla, per scoprirsi, per imparare a conoscersi. Le lingue si cercavano e si accarezzavano piano. Poi le gli afferro la nuca e il bacio divenne più frenetico.
Si separarono a fatica per respirare.
-Devo andare…-
-L’hai già detto.- Adesso si stavano abbracciando. Le braccia di lei che gli circondavano la vita e quelle di lui che stringevano, percorrendola, la schiena di seta di lei.
-Si ma devo farlo adesso, si insospettiranno se starò via troppo a lungo.-
-Va bene.-
Prima di separarsi lui la strinse più forte, le sue labbra sulla testa di lei, fra i suoi capelli umidi e profumati. –Puoi avere paura se vuoi, ma non sei sola.-
-Lo so adesso.-
Un bacio sulla punta del naso della ragazza e si voltò verso la porta.
-Stai attento.-
-Racconta loro la verità.-
-Certo.-
-Buonanotte Strick.-
E se ne andò.
-Buonanotte Texas-