DRUSILLA
Autrice:Luce
DICEMBRE 2005
Disclaimer:L’ autrice non scrive a
scopo di lucro, non intende violare copyright e non possiede i personaggi che
sono di proprietà della Mutant Enemy,
della Fox.
NOTA PERSONALE: Prima che storia della vampira
cominciasse. Si tratta di una libera interpretazione dei pensieri e dei
sentimenti di Drusilla, non troverete riscontro con
ciò che accade nella serie televisiva.
Mi sono concessa di crearne una mia.
Una volta la sua mente era trasparente come l’acqua
di sorgente, limpida, vispa e fresca.
Il suo animo era candido come la neve appena caduta
sulla terra profumata, pulito, bianco, immacolato e puro.
La luce
violetta dei suoi occhi era accecante, intelligente, calda.
Il suo sorriso
era dolce, avvolgente, premuroso, assolato.
La sua pelle
era profumata di rosa, morbida e setosa.
La sua fede era pura, salda, sincera.
Una volta ciò che vedeva la faceva sentire speciale,
scelta per chissà quale missione.
Lei poteva vedere il futuro delle persone che la
circondavano e in qualche modo, poteva fare qualcosa per impedire loro di fare
del male, quello che molto spesso, facevano a loro stessi.
Poteva dare consigli sinceri, dettati solo per
l’amore verso il prossimo. Poteva offrire, attraverso la luce del suo dono, un’altra
possibilità, una via d’uscita dalla disperazione, dalla paura, dal buio.
Passava le giornate ad occuparsi della sua famiglia e
delle persone della sua comunità.
Era già qualche anno che la sentiva, la chiamata, la
cosiddetta vocazione.
Al signore, al bene.
La vista particolare che possedeva la faceva sentire
ancora più amata, più desiderata in questo mondo, con un posto preciso da
riempire, con il significato della propria esistenza, ciò che la maggior parte
delle persone non si chiede affatto.
Il suo Dio, carissimo, le aveva dato qualcosa di
meraviglioso, e da quando l’aveva scoperto si era detta che lei stessa doveva
diventare un suo strumento, in tutto e per tutto.
Così aveva sentito il suo nome, tre volte, mentre
pregava per la vita della sua sorellina più piccola, la sua
deliziosa Marianne.
Aveva chiesto che la sua vita fosse risparmiata,
avrebbe dato qualunque cosa pur di salvare la piccola.
Si sarebbe sacrificata lei al suo posto. Avrebbe
donato tutta se stessa e anche di più.
E lui, nella sua infinita misericordia lo aveva
concesso.
Un miracolo.
Drusilla sapeva bene che lo era
stato. L’aveva visto.
Aveva visto Marianne spegnersi lentamente per quella
terribile malattia, sputare sangue e perdere il senno per la febbre.
La ragazza sapeva che sarebbe certamente morta, forse
era il suo destino, forse il Disegno prevedeva la perdita della
sua Marianne, forse era semplicemente un aspetto della vita.
Succedeva a tanti di morire per quella malattia, non
era una novità.
Forse non era neanche
Succedeva e basta.
Ciò che il Signore donava erano amore,conforto e rassegnazione per chi restava e piangeva.
Ma Drusilla non voleva quel
conforto, voleva vederla sorridere e correrle intorno contenta, pregandola di
raccontarle ancora una favola, quelle che sua madre raccontava a lei, tutto ciò
che conosceva sulle stelle del firmamento.
Voleva che si mettesse alle sue spalle a spazzolarle
i capelli e dirle che era bella, bella come una bambola di porcellana.
Sentire i suoi boccoli neri, morbidi e lucenti che
passavano tra le piccole dita della bambina, che venivano carezzati sempre,
specialmente quando Drusilla la metteva a letto.
Marianne insisteva perché si sdraiasse accanto a lei
per addormentarsi, era dolce e confortante per entrambe.
Ogni notte era questo il conforto giusto.
Non voleva perdere tutto, non poteva accettarlo, per
la prima volta nella sua vita si concesse di essere egoista.
Il suo desiderio fu esaudito, la piccola respirava
ormai regolarmente, senza affanno, il calore della sua pelle che bruciava un
po’ di meno, il suo viso delicato era sorridente.
Adesso era pronta per ricambiare il dono ricevuto.
Era felice di farlo.
Ma ciò che il destino le avrebbe chiesto in cambio di
tutto l’amore che era pronta a dare, fu troppo per lei.
Ciò che la vita le diede fu oscurità, la follia più
nera.
Ciò che il destino le diede fu lui.
Lo vide, all’inizio nei suoi sogni, confusamente.
Occhi neri e senza alcuna luce, sorriso sarcastico e
profondamente malvagio, egoista, ossessivo e lussurioso.
Era tormentata dagli incubi.
Di giorno, anche mentre pregava, lo vedeva, cercava i
suoi occhi in quelli degli uomini che le stavano attorno. Aveva paura.
Di solito, quando si ha paura di qualcosa, la si
evita, si cerca di non incontrarne lo sguardo, si scappa lontano. Lei reagiva
in modo opposto, cercava continuamente la fonte della sua paura, forse per
esorcizzarla.
Drusilla era sempre stata
coraggiosa, una donna sottile e leggiadra, ma che si era
sempre dimostrata forte come un uomo, se non nel corpo, certamente nello
spirito.
Furono la forza del suo dono, il potere così
intensamente puro della sua innocenza e della sua fede che, ironicamente e tristemente, la
portarono a sporcarsi, per sempre.
Fu questo che divenne l’oggetto dell’ossessione del
demone.
Lo vide di persona mentre tornava con la famiglia da
una sera a teatro.
Era alto e possente, affiancato da una donna bionda e
gelidamente bella.
I loro sguardi si incrociarono per u
lungo istante, e lei vide.
Vide la propria sofferenza.
Vide il declino.
Vide il desiderio.
L’oscurità che incombeva, e capì che non ci sarebbe
stato niente da fare.
Ma non avrebbe avuto la sua famiglia, le sue sorelle.
Vide la sua morte.
Vide corpi che si stringevano, che si dimenavano tra
le lenzuola.
Sentì violenza, dolore, desiderio, cedimento,
stanchezza, rassegnazione, silenzio e morte.
Sapeva che sarebbe successo, molto presto, sarebbe
venuto a prenderla.
Non poteva opporsi, a nulla sarebbe servito
combattere questa volta.
Si andò a confessare per l’ultima volta, non chiese
di essere salvata o di proteggere la propria famiglia.
Lei chiese perdono, per quello che sarebbe diventata,
per ciò che avrebbe fatto, per quello che lui le avrebbe fatto fare.
Gli chiese solo di conservare la vista.
L’avrebbe resa
pazza, ma le avrebbe dato la possibilità e la capacità, in eterno, di guardare
nelle stelle sue e di Marianne, e di sognare.
FINE
Dedicato a
Franca perché la sua slide mi ha ispirata, come
sempre.