TIME LINE: CHANCE
Autrice:Luce
L’ autrice non scrive a scopo di lucro, ma solo per
cambiare l mondo come vuole, capricciosamente. Non intende violare copyright e
non possiede i personaggi che sono di proprietà della Mutant Enemy, della Fox.
NOTA PERSONALE: Non è storia AU ma è totalmente
inventata e sconvolge le linee temporali e dimensionali. Scritto dopo aver
visto la quinta serie di Angel. Inserito dopo la quarta serie di Angel e dopo
la settima di Buffy.
Aspettatevi cambiamenti della storia e delle vite dei
personaggi e di vedere uno Spike, che amo in questa versione matura.
Credo di aver detto tutto, nel caso non flagellatemi.
Buona lettura.
Commentate
gente ;)
-Ciao-
-Ciao-
-Senti, credo che dovremmo parlare.-
-Di cosa?-
-Di tutto?-
-Mhhh?-
-Sei arrivato qui con una bambina, umana, da chissà
dove..-
-Sono venuto da un’altra dimensione e un altro tempo,
mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro.-
-Si ma tu..- Sei morto. Dovresti esserlo. Voleva
dirlo, ma si trattenne.
Non poteva. Perché avrebbe significato anche
spiegargli il suo stato d’animo. Lui era morto per chiudere la bocca
dell’inferno, non si erano visti neanche quando aveva recuperato la sua anima.
Non che fossero amici e quindi abituati alle confidenze…
Ma non si parlavano proprio, se non per insultarsi
occasionalmente.
Beh in effetti era tutto piuttosto strano, si
ricordava che si odiavano loro due.
M ciò che lo stordiva di più era aver visto la
bambina con lui.
Lei era bellissima.
Bionda, con i boccoli, e gli occhi grandi e aperti
sul mondo, curiosi, vivaci, di un azzurro talmente uguale al suo, che se non
fosse sicuro della condizione perenne di vampiro del suo childe, avrebbe
tranquillamente detto che poteva esserne il padre.
-Lo so Angel, è scioccante! Sono morto e risorto!- E
si mise a ridere di gusto.
Angel cominciava a spazientirsi.
-Allora, adesso mi spieghi tutto!-
-Ho bisogno d’aiuto per proteggerla-
-Questo l’ho capito.-
-E allora? Cos’altro ti serve scusa? Non sei più il
paladino degli indifesi?-
-Spike, ho bisogno di più informazioni proprio per poterla
proteggere.-
Ma qualcosa li deconcentrò, Spike in particolare
sentiva..
Entrambi i vampiri avevano attivato i loro sensi
vampirici per percepire..
Passi.
Piccoli, leggeri passi.
-Spike.-
-Shh non adesso Angel, non adesso.-
I suoi muscoli si rilassarono, Angel questo lo
sentiva bene, nel suo sangue e a dire il vero anche nell’anima.
Percepiva Spike nell’anima. Incredibile. Era una
sensazione strana, di calore.
Quel tipo di calore che ti fa pensare a una famiglia.
E a dirla tutta loro lo erano. O meglio lo erano
stati. Una pazza, sanguinaria famiglia, ma l’unica che Angelus avesse mai
conosciuto.
E forse anche Angel.
Adesso aveva amici, veri, ma niente può essere
paragonato al legame di sangue per dei vampiri. Figuriamoci poi se ci si mette
anche l’anima.
Che li unisce ancora di più, e questo metteva Angel a
disagio. Del resto lui e William si erano sempre detestati, combattuti.
Lui e William.
William.
Erano secoli che non pronunciava più quel nome.
Secoli che non si permetteva neanche di pensarlo. E
adesso vedeva il suo childe allargare le braccia e prendere, sollevare, far
volare, una piccola, dolce creatura indifesa.
-Pike.-
-Si, tesoro.-
-Ho fame.-
-E’ presto per la cena.-
-Voglio un bicotto.-
-Piccola, ti rovini l’appetito.-
-Voglio bicotto.-
E strusciava la sua soffice, calda guancia con quella
liscia, spigolosa ma morbida, fredda, di Spike.
Dio erano bellissimi insieme.
Cioè no, la bimba lo è. Spike….Spike…
Lo vedeva con il sorriso più luminoso e pieno d’amore
che avesse mai visto. Sembrava un padre e una madre contemporaneamente.
E la luce dei suoi occhi..
Era abbagliante!
-Va bene, va bene, hai vinto!-
Le diede un bacio sulla fronte.
-Il mio demonietto!-
-Pike, ti voglio bene.-
-Anch’io tesoro, ti amo.-
Ti amo.
L’aveva sentito dire quella parola così tante volte,
rivolto a Drusilla. Ma mai. Mai con quel tono morbido e sincero e caldo.
L’anima.
Era l’ennesimo, meraviglioso effetto che aveva avuto
su di lui. Un po’ lo invidiava per questo. L’anima a lui aveva dato pena,
colpa, sofferenza, perenne.
Non una bambina, non una figlia. A lui era stato
tolto Connor.
Maledizione! Aveva finito con il diventare invidioso
di lui.
Un tempo era stato il contrario. Era William che lo
rincorreva, che cercava di raggiungerlo, emularlo.
-E’ bellissima, complimenti! In realtà non so se
farti le congratulazioni..-
Lui la prese sotto le braccia e la mise sulle sue
gambe.
-Oh, grazie, le puoi fare pure. Mia figlia è la
bambina più bella del mondo, anzi dell’universo.-
Il suo naso perfetto toccava piano quello della
piccola. Delizioso. Semplicemente.
-Spike io vorrei..-
-Va bene, ti racconterò tutto Angel, ma dopo, adesso
la piccola ha fame. Vero che hai fame?-
-Ci, Ci, Pike, bicotto.-
-Va bene andiamo.-
Uscì dalla porta passandogli a fianco, senza neanche
guardarlo in faccia. I suoi bellissimi occhi erano soltanto per lei.
Angel lo seguì anche in cucina. E lo vide imboccarla
e farsi imboccare. Era una scena veramente dolce e davvero scioccante per lui.
Non avrebbe mai immaginato uno Spike così…
Poi Spike la prese in braccio e la portò dritto in
camera. Si sdraiarono insieme sul loro grande letto e si addormentarono.
Angel li aveva pedinati anche lì, da lontano. Spike
doveva essersene accorto ma aveva deciso di ignorarlo.
In questo non era cambiato. Piombava in casa d’altri,
portava scompiglio,, gli faceva prendere un infarto ( come se fosse possibile)
e lo ignorava nonostante gli dovesse molte spiegazioni.
Sempre irritante il suo childe.
Ma dolce e affettuoso con lei. Perfetto. Un papà
perfetto.
Si ritirò nella sua stanza, in attesa che il sole
scomparisse per uscire e fare il suo dovere.
Si era accorto di Angel, ma non aveva né la forza né
la voglia di confrontarsi con lui.
Faceva male.
Faceva molto male vederlo, stare nella sua casa, ogni
giorno, di nuovo nella sua vita, e fingere.
Mentire ad Angel faceva male all’anima.
Mentre carezzava piano i capelli della bimba si
lasciò andare ad un ricordo.
-La bimba
piange.-
-La sento.-
-Fa qualcosa,
è tua figli no?!-
-Perché lo è
solo quando piange, eh?-
-Va bene,
insieme.-
-Insieme.-
Si alzarono
dal grande letto e si diressero verso la culla.
Il bruno la
prese in braccio.
-Su. Su, non
piangere più..-
-Ti prego,
non cantare…-
Lui lo guardò
di traverso.
-Non volevi
che smettesse di piangere? Le canto una ninna nanna.-
-Appunto!
Voglio che smetta, non che lo faccia più forte.-
-Grazie.-
Fingendosi offeso.
-Dai dalla a
me.-
Si mise a
cantare una ballata rock.
Erano di
nuovo sul letto, comodi, con la bimba in mezzo. Il biondo continuava a cantare
e mentre la picconasi calmava e scivolava nel sonno, il bruno fissava
intensamente il compagno.
-Hai sempre
avuto una voce così bella?-
-Non è così
che ti ho conquistato?- Ironizzò.
-No, le
poesie..- Disse deciso.
-Ma smettila,
ero un pessimo poeta.-
-Te l’ho già
detto una volta, mi piacevano le tue poesie, anche se ero Angelus.-
-E io ti ho
risposto che a te piaceva Barry Manlow.-
-E allora?-
-Va bene, non
ricominciamo quella stupida discussione.-
-Infatti,
anch’io ho altro in mente..-
-Angel, la
bambina…-
-Ehi, cosa
pensi? Che sia un padre snaturato?-
Si protese
verso la bocca sorridente e gli diede uno dei baci più dolci che avesse mai
assaporato nelle sue vite. Al quale il compagno rispose con la stessa cura e
delicatezza. Ma come accadeva spesso tra loro, la passione cominciò a farsi
sentire.
-Dai, la
sveglieremo.-
-Ok, ma
domani sei tutto mio, Will.-
-Sempre
stato, amore.-
Si
addormentarono così, le mani intrecciate sul pancino della loro bimba.
Si concesse di fare scendere una piccola lacrima e poi
cadde nel sonno.
Qualche ora più tardi era il tramonto.
Angel scese le scalee rivolgendosi a Wesley
-Allora, novità?-
-Si, siamo pronti. Gunn ci raggiunge sul posto.-
-Cordelia come sta?-
-Meglio, grazie.-
Il mondo era diverso.
Tutto lo era.
Forse lui, esprimendo quel desiderio aveva cambiato
anche questo.
Cordelia aveva le visioni, era vive e felice con
Wesley, il suo osservatore, e Fred e Gunn non si erano mai lasciati.
Cordelia.
Spike ricordava quanto Angel soffrisse al solo
ricordarsi di lei. Era stato un grand amore, ma tutti e due avevano sofferto
troppo, non doveva più succedere, gli disse una volta Angel.
E infatti non credo proprio accadrà di nuovo.
Wesley è un uomo buono, sincero e forte, si prenderà
molta cura di lei.
E Fred..
La loro Fred. Per Angel era stata come una sorella
minore. Dover scegliere la sua morte l’aveva spezzato dentro. C’ero anche io,
ma era ovvio che lui volesse caricare sulle sue spalle tutta la colpa.
Molto angeliano.
Anche dopo che aveva perso tutti. Dopo la battaglia
finale contro i senior partners della WHH.
Erano tutti morti. Chi prima, chi dopo.
Cordy.
Poi Fred.
E infine Wes, che non abbiamo neanche potuto
salutare.
Gunn, da vero guerriero.
Ci dispiaceva persino per Illyria.
Eravamo rimasti solo noi.
Noi e lei.
-Ciao-
Angel si voltò con aria sorpresa.
-C-Ciao-
Capiva che era in imbarazzo con lui, non sapeva come
comportarsi e certo Spike non lo biasimava.
-Dov’è?-
-Dorme ancora. Con Fred. Più tardi la sveglierà per
mangiare.-
-Bene.-
Continuava a guardarlo come se fosse una cosa strana,
come se non si fidasse di lui.
Anche per questo Spike lo capiva e non gli portava
rancore.
-Vai di ronda?-
-Si, co Wes. Gunn è già lì.-
Anche questo era cambiato. Ma dopotutto, se ci
pensava bene, era normale. Lui non avrebbe mai voluto fare la scelta di andare
alla WHH. Di nuovo. Era stato l’inizio della fine. Quindi c’era ancora
-Posso venire? Hai bisogno di una mano?-
Angel era davvero sorpreso. Il vecchio Spike, quello
senza anima, quello che lui conosceva e sapeva gestire bene, non avrebbe mai
offerto il suo aiuto.
Ma del resto non avrebbe mai combattuto per la
propria anima, per una donna. E certamente non avrebbe deciso di suicidarsi,
bruciando come un campione.
Ma forse. E quello che aveva fatto l’aveva
dimostrato, forse non aveva mai davvero conosciuto il suo childe. Non gli era
interessato. Né come Angelus, né come Angel.
Troppo preso dal suo ego prima e dalla sua personale
sofferenza dopo.
Beh in fondo era sempre stato un egocentrico.
-Io.., ok. Se te la senti..-
-Ho l’anima, Angel, non un maledetto chip nel
cervello che mi impedisce di combattere.-
Il chip! Già, aveva sentito anche di quello, e che
l’avevano torturato per controllare l’ostile 17.
E non lo aveva aiutato. Non aveva fatto niente. Più
che lui stesso, in effetti, era Spike che aveva tutte le ragioni per odiarlo.
Eppure non glielo a aveva mai rinfacciato che era stato un pessimo sire.
Mai. Neanche adesso.
Per proteggere sua figlia si era addirittura rivolto
a lui.
Dio, davvero non riconosceva questo Spike.
E il fatto di non sapere cosa aspettarsi da lui, a
anche il non sapere gestire le miriadi di emozioni che gli vedeva negli occhi,
lo rendeva nervoso.
E aveva anche un po’ paura.
Aveva un po’ paura di William.
-Alora, andiamo?.- Disse Wes.
Spike lo seguì, e ancora una volta gli passò a fianco
senza guardarlo in faccia.
-Aspetta.-
Spike si voltò. Mio dio, quegli occhi…
-Dimmi.-
E questo suo tono gentile e accondiscendente, ma
nello stesso tempo virile e deciso…
-Non vuoi un’arma?-
-Non ti preoccupare, ho tutto quello che serve.-
E aprì la bocca indicando i canini, e sorridendogli
allegramente.
Poi uscirono e andarono incontro al nemico.
Erano davvero in tanti. Troppi.
Vampiri, umani, demoni di tutti i tipi. Stavolta
Cordy li aveva mandati al massacro.
Wes era ferito alla mano destra, Gunn aveva una gamba
fuori uso, cercava di sfuggire e combattere allo stesso tempo vampiri di ogni
dimensione.
Come se la dimensione aumentasse o no la forza di un
vampiro, Il problema vero era che non erano tutti minion, no anche maestri,
doveva essere proprio una bella riunione.
Angel era pieno di tagli di varia profondità, gli
artigli di quella specie di demoni cinesi erano molto più affilati delle sue
zanne, e certamente più lunghi.
Spie era un leone.
Un demone.
L’unico che la momento non aveva un graffio.
Abile, veloce ed atletico, molto più di quello che
Angel sii ricordasse.
Velocissimo, i movimenti leggeri e fluidi. Si poteva
rimanere a fissarlo per ore.
Il cacciatore delle cacciatrici.
Era proprio un killer, ma che stile.. Anche Angelus,
a suo tempo, era ammirato dalla fantasia e la dinamicità del suo childe, ma era
normale non averne fatto parola con Wiliam the Bloody.
Però lo voleva al suo fianco ogni colta che andava
cacciare, per schernirlo, per combattere, per nutrirsi, per divertirsi, per
fare una strage; perché in fondo, sapeva di potersi fidare. William lo odiava
ma gli guardava sempre le spalle.
Sentii solo il suo grido.
-Angel.-
Il vampiro più anziano si voltò e vide il paletto scendere
su di lui e conficcarsi nel braccio del suo childe.
-Spike!-
Il biondo prese il paletto, lo estrasse senza un
gemito e uccise quel vampiro che aveva osato alzare un braccio sul suo sire.
-Dobbiamo andare via, sono troppi.-
Urlò Wes, prendendo Gunn sotto il braccio.
-Ok!- Disse Angel.
Fece in tempo a voltarsi di nuovo verso Spike, che
stava ancora combattendo e che si stava prendendo una sciabolata nello stomaco.
Noooo gridava la sua mente, e mentre il corpo di
Spike si accasciava a terra, al demone viola veniva strappata la testa. Con il
volto della caccia Angel si chinò sul vampiro più giovane.
-William.-
Quasi senza forze e parzialmente incosciente gli
rispose
-Liam, aiutami.-
Scivolò nel suo volto umano, lo prese in braccio e
fuggì.
Wes guidava e Gunn era davanti, con lui.
-Cazzo, Cordelia poteva anche avvertirci.-
-Non è colpa sua Charles. Non controlla queste
visioni, che tra l’altro le procurano delle emicranie pazzesche. E poi se non
fosse per lei non avremmo salvato tutta quella gente, rinchiusa in gabbia per
fare da cibo.
-Ok ok rilassati, amico. Non volevo mica offendere..-
-Cordy non si offende mai.-
-Ci pensi tu, per tutti e due.-
Era bello sentirli parlare così. Quando li aveva
conosciuti lui, insieme litigavano e si tenevano a distanza l’uno dall’altro.
Si erano compotati così per molto tempo, per non citare quella volta che Gunn
si era preso una coltellata in pancia.
Invece adesso erano veri amici, colleghi, compagni.
Ed era piacevole anche la sensazione sulla sua pelle martoriata,
delle delicate e inconsapevoli mani che lo stavano carezzando piano.
-Angel.- Riaprì gli occhi debolmente.
-Si può sapere cosa volevi fare? Non hai sentito Wes
che urlava di andarsene?-
-L’ho sentito, ma quello si sarebbe avventato contro
quei poveretti, era affamato sai? -Guarda come sei ridotto. Cosa dirà la
piccola? Ci hai pensato? Si spaventerà a morte.-
Lei eh? Non sapeva neanche il suo nome e già si
preoccupava.
-Lei, ha un nome Angel, perché non me lo chiedi?-
-Ti ho chiesto tante cose e non mi hai ancora
risposto.-
Lo guadava tra il preoccupato e l’arrabbiato. Lo
sguardo severo, ma incredibilmente da cucciolo.
Poteva essere preoccupazione per lui?
-Lo so, abbi pietà, non lo vedi che sanguino?-
E accennò un sorriso, che Angel, suo malgrado, si
trovò a ricambiare.
Serenità, nonostante la battaglia.
Un sorriso, nonostante il dolore.
Questo gli stava offrendo. Angel
si stupì per l’ennesima volta, ma non volle perdere la sensazione, quindi
accantonò subito il pensiero.
Tutto subito scomparve perché Spike stava tossendo
sangue.
-Maledizione, devi avere un’emorrargia.-
Con la manica gli pulì delicatamente la bocca e fagli
occhi di William, traspariva il ringraziamento, una luce quasi carica di
lacrime.
Quando Angel ebbe finito, e ci mise più del necessario,
Spike disse
-Si chiama Kathy.- Fissandolo nella profondità di
quel castano.
-Cosa?- Angel era impegnato a guardare la bocca del
vampiro.
-Mia figlia, si chiama Kathy.-
Come avrebbe voluto dire nostra in quel momento..
Angel era visibilmente stupito e anche commosso. Come
potevano splendere le sue iridi marroni..
-E’ un bel nome.- Gli disse il vampiro più anziano.
-Si lo so, Liam.- Sorridendo leggermente.
Liam. Di nuovo.
Lo diceva bene.
-Grazie William.- E distolse lo sguardo da quello
troppo azzurro di Spike.
Che richiuse gli occhi, in pace.
La mano di Angel gli aveva fiorato i capelli.
Ci misero mezz’ora circa nel tornare a casa e nel
frattempo i suoi poteri di vampiro avevano fatto il loro dovere. Il suo sangue
non scorreva più, dormiva, beato.
Angel continuava a fissare il suo viso. Erano tutti
stanchi, ma erano quasi arrivati Sani, più o meno, e salvi. La sua famiglia era
sopravvissuta.
Si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Spike gli
avrebbe detto “ma che fai? Non puoi respirare”, alzando il sopracciglio.
-Io porto Gunn a farsi vedere all’ospedale la gamba.
Di a Cordy che torno presto.-
-Dillo anche a Fred.- Aggiunse il guerriero nero.
Si aiutavano a vicenda. Da quando Wes si era preso
una pallottola al posto di Gunn erano diventati molto amici, tanto che
all’inizio Angel si era sentito escluso.
Migliori amici, e ultimamente, uscendo a coppie,
fratelli che si confidavano sulle proprie donne.
Guardò di nuovo Spike e decise che non voleva
svegliarlo. Quella notte lui si era messo in mezzo al pericolo, tra lui e il
paletto. L’aveva protetto.
Come avrebbe dovuto reagire? Si sentiva grato,
ovviamente, decise si smetterla di stupirsi del comportamento del vampiro
biondo e di accettarlo per quello che era diventato.
Abituarsi a questo nuovo Spike.
Forse, come Wes e Gunn, anche loro sarebbero
diventati amici?
La prima volta nelle loro esistenze, sire e childe
non poteva più funzionare per loro, erano troppo diversi, in effetti erano
unici.
Gli unici vampiri con l’anima.
Angel sorrise appena, mentre portava Spike nella sua
stanza, la bambina dormiva e si sarebbe preoccupata a vedere il suo Pike
ridotto in quelle condizioni, e poi c’erano Cordy e Fred con lei.
Spike aveva bisogno di riposare ancora, e quale luogo
migliore di una camera con i vetri necrotemperati? Erano costati una fortuna,
ma nessuno si era mai pentito di aver fatto quel regalo ad Angel. E adesso
c’era un motivo in più per esserne contento.
William avrebbe visto di nuovo la vera alba, ed Angel
pregustava già la sua espressione. Vedeva i suoi occhi e i suoi capelli
ossigenati brillare alla luce del nuovo sole.
Si mise sul divano della suite e cominciò a leggere
il suo libro preferito.
Era stata una nottata lunga e faticosa e quindi molto
presto il desiderio di dormire intorpidì il suo corpo e Angel cedette.
Dopo qualche ora l’alba cominciò a illuminare la
stanza. Un piccolo raggio penetrò il vetro e colpì il volto del bruno, e lui,
come per sfuggirgli, si spostò di lato; evidentemente il suo istinto di vampiro
era molto più forte del suo desiderio di adattarsi ad avere il sole con lui
ogni giorno.
Il movimento fece cadere il libro a terra e fu
sufficiente a svegliare il sonno di Spike. Aprì gli occhi di scatto trovandosi
adagiato comodamente nel letto, tra le lenzuola profumate e pulite. E soprattutto
il calore impossibile del sole.
Scattò in piedi, ancora un po’ dolorante, e si rese
conto che non bruciava affatto.
Mentre si dirigeva verso la porta-finestra capiva che
quella era la stanza di Angel, il suo letto.
Quasi come se scottasse, toccò appena la superficie
dura, ma tiepida.
Vetro necrotemperato.
Sorrise e cominciò a passare la mano, riscaldandosi.
Poi un piccolo toc sul vetro.
Che svegliò Angel.
Egli vide, voltandosi verso il sole del mattino, che Spike
non era a letto e invece di spalle a lui, che ammirava il panorama.
Di spalle.
No.
Voleva vederlo in faccia.
-Vetro necrotemperato eh?- Disse il biondo.
-Ti pace?-
-E me lo chiedi?-
Si girò verso il bruno ed era tutto circondato di
luce.
Angel si alzò e si mosse verso di lui, si fermò a
pochi centimetri dal suo sguardo azzurro più del cielo e profondo più
dell’oceano.
E capelli psichedelici..
Le sue labbra si incresparono in un piccolo ghigno
pensandoci. Spike non respirò.
Quell’espressione era così tipica di lui…
Se il cuore avesse potuto battere..
-Spike, io…-
Era confuso. Quello sguardo così intenso se l’era
sognato?
Spike decise di ricomporsi e si voltò di nuovo verso
il sole.
-Stai meglio?-
-Tutto a posto, Angel, sono un vampiro dopotutto.-
Inclinò la testa di lato, tipicamente Spike, e
aggiunse
-Certo dire questo con il sole in faccia, nonlo rende
molto credibile.-
Angel rise.
La sua risata cristallina e sincera, la sua risata
piena e felice. Negli ultimi tempi era stato così. Al ricordo poggiò sconsolato,
la fronte sul vetro.
-Ehi, sei sicuro di stare bene?-
Angel era troppo vicino e gli aveva toccato piano la
spalla.
Spke si voltò
-E’ passato abbastanza tempo da quando sono qui.-
-Tre settimane.-
-Già. Credo sia arrivato il momento di spiegarti.-
Lo sguardo prima sereno si era offuscato di
preoccupazione.
Angel si irrigidì. Adesso? Proprio adesso che stavano
bene?
-Ok, va bene, ti ascolto.-
-Siediti, ti prego.-
Si sedettero sul letto.
Angel aspettava impaziente. E nervoso.
Entrambi avvolti dal sole.
Poi spike disse
-Sono qui per via di un incantesimo-
Angel annuì, gliel’aveva già accennato.
-Un incantesimo pronunciato da te!-
-Dove sei
stato?-
-Dalla
chiromante.-
-Hai deciso,
allora?-
-Si, William,
non ho scelta.-
Carezzava
piano i capelli della bimba.
-Io non vado
da nessuna parte, ti avverto.-
Non hai
scelta neanche tu! Non ti permetterò di rimanere qui, devi portarla in salvo.-
-Possiamo
andare insieme.-
-No. Lo sai
che qualcuno deve rimanere qui per fare in modo che funzioni. Per fare il
possibile.-
-Ma che
diavolo vuoi fare da solo? Ti ricordi cosa ci siamo detti dopo quella notte?
La notte in
cui hai sconfitto il drago, hai vinto l’ennesima apocalisse e abbiamo perso
tutto?-
-Tutto,
tranne noi.-
-Esatto, noi!
Abbiamo detto per sempre. Saremmo morti piuttosto che separarci. Forse è troppo
sdolcinato anche per noi, ma non lo avevamo promesso?-
-Qual’è
l’alternativa, morire insieme?-
-Si, lo è!-
-No, invece.
Non pensi a Kathy?-
Spike strinse
talmente tanto i pugni che si ferì a sangue, con le unghie che penetravano
nella carne.
-Se lei non
ci fosse..- Accennò Spike
-Probabilmente
non saremmo neanche insieme- Terminò l’altro.
-Per quanto?
Uno o due giorni?-
-Dobbiamo
farceli bastare.-
Gli prese la
mano delicatamente e la portò alle sue labbra. La leccava e la puliva, fissando
il suo compagno con tutto l’amore possibile. E il desiderio che ormai
condividevano da due anni. I migliori della sua no-vita.
Mentre gli
baciava la mano diceva
-Dio e pensare
che una volta combattevo per lo shanshu, e adesso non faccio altro che
ringraziare Dio per avermi dato te e nostra figlia. Essere uomo non ha più
importato.-
-Angel..-
La voce di
Spike era rotta e appassionata. Stava per piangere, maledizione a lui.
-Amore, ti
giuro che morirei con te, se non dovessi proteggerla.-
-Lo so, ed
egoisticamente io vorrei che fosse così. Ti avrei chiesto di morire, rimanere
insieme fino al momento in cui le nostre ceneri si fossero fuse e le nostre
anime fossero andate all’inferno, insieme.-
-Angel..-
-E’ merito
tuo se sono diventato così poetico, sai?-
Cercò di
sdrammatizzare, mentre gli toccava la guancia destra con la sua grande mano.
Si fissavano
così fortemente che faceva male dentro. Tremavano. Sembravano riflessi in uno
specchio. Lo specchio dei loro occhi innamorati e addolorati.
Si mossero
insieme, le loro mani asciugavano sul viso del compagno, lacrime traditrici.
-Ti amo.-
-Ti amo.-
All’unisono.
Poi mano
nella mano, verso la loro stanza, in silenzio.
Spike sospirò e i suoi occhi si tinsero di infinita
tristezza.
-Spike.-
-Scusa è che mi sono ricordato di una cosa.-
Aveva sorriso, ma la sua espressione faceva
trasparire una profonda amarezza, che diavolo era potuto accadere per cambiarlo
in quel modo? Non poteva essere stata solamente l’anima..
Spike prese un latro, inutile, respiro e finalmente
ricominciò
-Sei stato tu!
Hai pronunciato un incantesimo, che a quanto pare era più di questo, un tuo
desiderio inespresso ma radicato profondamente in te, tanto che sicuramente ha
influenzato l’attuale presente. Per cambiare le cose, per tornare indietro,
anche se non le avrebbe mai potuto vivere.
Ti eri pentito della scelta fatta, ma in quel momento
pensavi solo che l’avevi perso già una volta l’avevano strappato dalle tue braccia,
portato via con l’inganno contro la tua volontà, e visto che questa volta potevi scegliere,
hai deciso che sarebbe stato meglio lontano da te, al sicuro, tra le braccia di
una vera famiglia, una umana.
Con un altro padre, uno vero, un uomo.
-Di chi parli?-
-Di Connor, tuo figlio.-
-Cosa significa? Connor è morto!-
-In questa realtà, lo è, insieme a Darla. Ma da dove
vengo io non è andata così.-
-Cosa vuoi dire? Che lì Connor è ancora vivo?-
-Si.-
-Davvero?-
Non voleva alimentare sentimenti di falsa speranza,
ma era così bello con l’immagine del bambino negli occhi..
Senza quel velo di tristezza che dopo avrebbe sempre
portato con sé.
-Ma il dolore e ciò che vi è successo vi hanno tenuti
lontani.-
-Che significa?-
-Lui era l’avverarsi della profezia. Il miracolo, un
bimbo con tanto di anima, nato da due vampiri. Tutti lo volevano per le ragioni
più diverse, ma uno solo l’ha ottenuto.-
-Fammi indovinare? Holtz.-
-Già.-
-Lui ha ucciso sia Connor che Darla.-
-Nella vita che ho vissuto io mi è stato raccontato
diversamente. Darla si è uccisa polverizzandosi con le sue stesse mani, per
fare in modo che Connor potesse venire alla luce.-
-Cosa?- Darla, la mia Sire, crudele, spietata
perennemente assetata di sangue…
-Il suo corpo morto non era certo adatto per portare
avanti una gravidanza.
Vedendo l’espressione di Angel, Spike aggiunse
velocemente, quasi per difendere Darla, lui che l’aveva sempre odiata, la vita
era davvero imprevedibile..
-Si era innamorata davvero di suo figlio, e per la
prima volta nella sua vita.
-E Holthz?-
-Ha rapito Connor.-
Spike aveva deciso di non raccontargli del tradimento
del suo migliore amico, Wes.
Stava narrando la vita del Suo Angel, ma certe cose,
come la loro relazione, ad esempio, Wes, Cordy, non aveva alcuna intenzione di
menzionarle.
Non voleva che soffrisse come il suo amore, non ce
n’era bisogno.
-Continua.- Lo pregò Angel, rendendosi conto che
Spike stava di nuovo cominciando a perdersi.
-Holthz si voleva vendicare di voi, ma quando seppe
che ti era stata restituita l’anima per farti sentire il peso dei tuoi peccati,
ci ripensò.
L’idea iniziale era di uccidere te e Darla dopo
avervi torturato lungamente, ma ti vide una notte, con tuo figlio tra le
braccia e decise che la vendetta realizzata in altro modo.-
-Rapendo mio figlio?-
-Si, praticamente i accordo con Layla e la wolfram e
hart, anche se alla fine li ha traditi tutti e ha fatto di testa sua, li ha
usati e Layla pensava di poter gestire tutto.
Lorapì e lo portò in un’altra dimensione, di
violenza, per addestrarlo. Beh a dire la verità per poter sopravvivere prima di
tutto.-
-Addestrarlo?-
-Il passaggio temporale creato appositamente per far
finire Connor all’inferno funzionò perché Hlthz vi si gettò con il bambino in
braccio e scomparve, pur sapendo che quella era una dimensione da dove nessuno
tornava. L’addestramento serviva anche ad ucciderti!-
-Un padre ucciso per le mani di suo figlio, quale
vendetta migliore?-
Si fermò un attimo realizzando che era quello che lui
stesso aveva fatto a suo padre.
-Come ho fatto io.- Aggiunse.
Spike si avvicinò e gli toccò la mano che Angel aveva
lasciato passare sui suoi occhi ricordando lo sterminio della sua famiglia.
-Eri senza anima Angel.-
Il tocco, la stretta era piacevole e delicata, come
solo le mani di uno scrittore, un poeta, potevano essere. Non sfugii, Spike
poteva capire ora. Poteva condividere il suo passato di dolore e capire tutto.
Perché Spike era come lui ora.
-Holthz non aveva la stessa scusa, pur con l’anima ha
fatto quello che ha fatto.-
Aggiungendo questo gli lasciò la mano ed Angel sentii
la perdita.
-Continua.-
-Nella dimensione in cui visse Connor il tempo
scorreva in maniera diversa, più velocemente. Tornò da te ormai ragazzo e
Holthz gli fece credere che tu eri malvagio. Fece di tutto per farti odiare da
lui. Arrivò persino a inscenare la sua morte come se il colpevole fosse stato
un vampiro, pensa te, aveva usato un forcone.
Tu capisci bene che in tutto quel tempo Connor era
vissuto con lui e quel maledetto era il suo mentore e la figura più vicina ad
un padre che potesse avere.-
-Ed io cosa ho fatto?-
-L’hai amato, sempre. Anche se ti ha distrutto la
vita e per motivi che non ti sto a spiegare, anche perché la storia, in realtà,
non l’ho capita molto bene neanch’io. So solo che ha portato il mondo sull’orlo
della distruzione.-
-Mio Dio.- Angel tremava.
Addolorato e incredulo stringeva forte le lenzuola e
si appoggiò senza forze contro il testile del letto.
-Sono stato un pessimo padre. In un certo senso credo
sia stato meglio…-
Spike si arrabbiò.
-Non lo pensare neanche. Non è dipeso da te! Hai
fatto l’impossible per recuperarlo e purtroppo non è servito. E nonostante
tutto mi raccontavi di tuo figlio con tutto l’amore possibile. Non ti sei mai
pentito di farlo nascere.-
Angel si sorprese molto della reazione di Spike, del
suo fervore. Difendeva Connor, no, di più, difendeva Angel, le sue scelte, il
suo dolore.-
-Tu c’eri?-
-No, io ero a Sunnydale. Noi ci siamo rincontrati
dopo che sono morto per chiudere la bocca dell’inferno.-
-Come fai allora…-
-A sapere tutto?-
Si esattamente, con questi particolari della vita di
quell’Angel, che non era lui, e con la profonda conoscenza dei suoi sentimenti.
-Beh tutti me ne hanno parlato quando hanno
recuperato la memoria di lui.-
-Che?-
-Ciò che le azioni di Connor avevano portato era solo
morte. Distruzione. Era un potere enorme in mano ad un adolescente che credeva
di vendicarsi di un vampiro malvagio. Tu decisi di accettare, con gli altri, la
proposta di Layla Morgan, di diventare il capo della WHH, in cambio della
felicità di tuo figlio, della nuova vita che gli avrebbero dato, del futuro
pieno di speranza, e sopratutto in cambio della memoria dei tuoi amici.-
-Cazzo!-
-Già!-
-Ma evidentemente non è andata bene se tu sei qui!-
-In un certo senso. La tua scelta, nel tempo, ha
portato alla sconfitta dei senior partners. Ma abbiamo perso Cordelia, Wes,
Fred e Gunn.-
-Sono morti tutti?-
Un cenno desolato e il suo sguardo tristemente pulito
e azzurro furono sufficienti.
-E noi..- Disse Angel
-Solo io e te. Unici superstiti-
-Ma, e Kathy?-
-Ci eravamo divisi i compiti, ad ognuno di noi un
membro perché insieme erano forti ma divisi erano solo demoni. Io avevo il
compito di salvare la bambina per il sacrificio.-
-Te l’ho detto io?-
-Sembra impossibile, vero?-
Spike sorrideva intrecciando divertimento e amarezza,
distogliendo lo sguardo da Angel. E il vampiro più anziano se ne accorse,
percepì tutto chiaramente.
-Mi dispiace, voglio dire, se l’ho fatto significa
che mi fidavo di te.-
E si protese verso il biondo che si voltò di nuovo
verso di lui con la consapevolezza e la certezza di ciò che diceva.
-Si, ti fidavi di me. Eravamo diventati compagni
nella lotta, amici anche.-
-Non litigavamo?-
-Tutte le volte che ci vedevamo.-
Disse increspando sulle sue labbra perfette un
sorriso dolcissimo e nello stesso tempo solare e furbo. Tipico di lui, sempre
traboccante di mille emozioni.
-Ma ci capivamo ed eravamo costretti a condividere
pena, ricordi, lotta e dolore. Scelte difficili.-
-Capisco.- Ed Angel si adagiò di nuovo contro i
cuscini.
-E poi?-
-Beh per farla breve, caduta la whh, il male veniva
gestito in modo disordinato.
Ogni tipo di demone poteva avere libero accesso
dall’inferno e ciò scatenò il caos e
migliaia di morti.
-Beh, allora capisco la mia scelta. Ma perché ti ha
mandato via? Perché non è venuto anche lui?-
-Non poteva. A parte il senso di colpa per le
conseguenze della sua scelta, l’incantesimo doveva essere pronunciato a scapito
della sua vita, l’energia di un’anima era richiesta. E poi non voleva che Kathy
fosse sola. Io ho acconsentito a portarla via, gli ho promesso che l’avrei
sempre protetta come una figlia.
Volevo rimanere lì, ma sarebbe stato troppo
pericoloso.-
Mentre lo diceva stringeva i pugni con tutta la forza
che possedeva. Poi si rilassò leggermente e decise di continuare.
-L’incantesimo era potente ed instabile, se non
avesse funzionato me e lui in balia dei demoni. Saremmo morti presto, l’ha
fatto per darci una possibilità, la possibilità di vivere senza di lui.-
Il fiato gli mancò e per dissimulare la potenza dei
suoi sentimenti verso il compagno perduto, si alzò dal letto e si diresse
ancora verso il sole.
Era ancora un vampiro e la sua immagine non si
sarebbe riflessa, Angel non avrebbe capito quanto lui soffrisse, quanto lui lo
amasse ancora.
In ogni luogo, in ogni tempo, non poteva cambiare i
suoi sentimenti, radicati così profondamente nella sua anima e nel suo demone.
La
possibilità di vivere senza di lui..
Che strana sensazione procurarono ad Angel quelle
parole. Percepiva lo strazio di Spike, e non lo capiva, del resto lui e sua
figlia erano salvi.
-Ma quindi, noi tutti siamo quelli che saremo in
futuro? Cioè io sono l’Angel che rincontrerai solo un po’ indietro nel tempo e
con scelte differenti?-
Senza voltarsi Spike dovette ammetterlo, suo
malgrado. L’Angel sul letto dietro di lui era come il suo. Forse addirittura più sereno e consapevole della propria
missione.
-Si, possiamo anche dire così…-
-Perché, allora, soffri così? Non sei contento di
rivedere Gunn, Wes, Fred e Cordy?-
Non sei
felice di rivedere me?
Quel pensiero non
riuscì a controllarlo, quella piccola speranza gli sfuggì.
-Si, lo sono, davvero. E poi ho Kathy, ma non è
proprio la stessa cosa. Mi manca un pezzo, tutto ciò che ho pensato e ho fatto
in quel futuro, adesso non ha più importanza. Non esiste più.-
Angel si alzò.
-Non è vero, sei qui e c’è tua figlia. Hai tutti i
tuoi amici e tu sei lo stesso. Sei migliore. Puoi cambiare le cose che ho fatto
io, cioè che ha fatto lui..
puoi fare le scelte giuste, adesso.-
Già, hai
ragione, ma non le posso condividere con te.
Noi ci
amavamo eravamo un tutt’uno. Sempre insieme per fare ogni cosa. Il tempo che
abbiamo lottato, pianto; il tempo in cui ci siamo accorti di provare più
dell’amicizia, il tempo in cui, stanchi di riflettere e di reprimere i nostri
sentimenti, abbiamo deciso di amarci e crescere insieme nostra figlia. Quel
tempo è scomparso.
Di quel tempo
io non ti posso parlare. Posso solo stare male, ricordare, tacere e e farti vivere
la vita che meriti, magari con una donna umana, facendoti ambire ancora una
volta allo Shanshu.
Si, ho
deciso, è questo che farò.
-Cosa posso fare adesso?- Gli era sfuggito perdendosi
nel suo ragionamento.
-Puoi stare qui, se vuoi.- Disse timidamente Angel.
-Cosa?- Spike si voltò.
-Ho detto che puoi stare qui, a Los Angeles, con
noi.-
Con me, pensò fuggevolmente.
-Potrei tornare a Sunnydale.-
Angel rimase ferito da quella risposta.
-Pensi a Buffy? Vuoi tornare da lei?-
-Cosa? No!-
Non pensava a Buffy ma al fatto che per tanto tempo
aveva vissuto lì, e l’idea di crescere Kathy con Down e gli altri ex scoobies
poteva essere carina, e confortante. Non come scegliere di stare con lui, di
averlo vicino e di fingere ogni giorno.
-Non è vero, non mentirmi, Spike, lo so che vi siete
innamorati. Me l’ha detto lei quando le ho portato l’amuleto.-
-Te l’ha detto lei?-
Spike sorrise nel pensare al momento in cui, mentre
bruciava, lei glielo aveva detto. Ti amo. Aveva fatto un bel gesto, ma lui sapeva
che non era così. Voleva bene a Buffy, ma non era più innamorato di lei. Come
poteva, dopo che aveva riconosciuto in Angel il suo vero compagno? Il suo
amore? La sua metà del cielo e dell’anima?
Angel male interpretò il suo sorriso e senza
spiegarsi il perché, ci rimase male. Pensò che la reazione di Speke confermasse
ciò che pensava che legasse ancora Spike e Buffy. Non pensava al perché, e per
chi, si sentiva male, deluso e abbandonato.
-Fai come vuoi, però potresti stare qui, combattere,
crescere Kathy con l’aiuto delle ragazza. Noi siamo una grande famiglia,
Spike..-
-Lo so. Lo vedo, lo sento, ma tu?-
-Io, cosa?-
-A te andrebbe bene?-
-Perché non dovrebbe? Sono io che te lo chiedo, in
fondo.-
-Perché capisco la tua confusione e la tua
insicurezza. Ci eravamo lasciati odiandoci.-
-Ma adesso può essere diverso.-
-Potrebbe.- rispose Spike.
-Tu vuoi provare?-
-A fare cosa?-
-A essere compagni, del resto abbiamo sempre
combattuto bene.-
-Come l’altra notte?-
Angel annuì.
-E poi?-
Angel rimase un po’ perplesso, cosa voleva di più? Ma
voleva di più? Lo voleva.
Dopotutto l’Angel del suo futuro si era fidato di
lui.
Azzardò.
-Possiamo cominciare da capo, William, essere amici
magari.-
Amici? Pensò Spike.
Solo questo per lui. Bene, andava bene, doveva essere
così.
-Possiamo?- Ripetè il biondo vampiro, allungandogli
la mano destra.
Angel si ritrovò a sorridere, sentendo
un’inspiegabile calore dentro.
-Si, secondo me, si.-
-Amici, Liam.-
Angel strinse la mano tiepida per il calore sole.
-Amici, William.-
E Spike si illuminò, i suoi occhi chiari e puliti si
incontrarono con la profondità di quelli nocciola del suo amico.
Rimasero stretti e incatenati per qualche istante,
sentendo entrambi un formicolio allo stomaco.
Un pianto spezzò la magia.
-Devo andare.-
-Ok, certo, certo.-
Spike si diresse alla porta.
-William.-
-Si?- Senza voltarsi.
-Ci vediamo, dopo?-
-Si.- Sorridendo, ma Angel non poteva vederlo.
Il vampiro bruno si girò verso il sole, e toccandosi
il petto pensava al nuovo inizio che l’attendeva.
Lui e William, due vampiri con l’anima.
Insieme, amici.
Compagni.
Mai più solo, gli sussurrò il demone.
E l’anima fu d’accordo.
FINE.