TIME LINE: PRESENT AND LOST FUTURE
Autrice:Luce
L’ autrice non scrive a scopo di lucro, ma solo per
cambiare l mondo come vuole, capricciosamente. Non intende violare copyright e
non possiede i personaggi che sono di proprietà della Mutant Enemy, della Fox.
NOTA PERSONALE: Non è storia AU ma è totalmente
inventata e sconvolge le linee temporali e dimensionali. Scritto dopo aver
visto la quinta serie di Angel. Inserito dopo la quarta serie di Angel e dopo
la settima di Buffy.
Aspettatevi cambiamenti della storia e delle vite dei
personaggi e di vedere uno Spike, che amo in questa versione matura.
Credo di aver detto tutto, nel caso non flagellatemi.
Buona lettura.
Commentate
gente ;)
Erano in ritardo, come al solito del resto.
Anche al suo compleanno, nessuno a casa a
festeggiarla. Era da sola, seduta nella cucina di famiglia e pensava agli
ultimi avvenimenti che avevano caratterizzato e segnato i ritmi di quella
pazzesca ed intima quotidianità, con Gunn e Wes, Cordy, Angel ed anche Spike e
la piccola Kathy.
Pensava a quanto doveva essere grata alla vita per
ciò che aveva, certo escludendo quei maledettissimi cinque anni di oblio.
Aveva avuto Angel, prima il suo principe azzurro che
la portò via da quel inferno, poi il suo carissimo fratello maggiore. Certo,
perché aveva capito, ed Angel e Cordy erano stati chiari su questo, che non
poteva esserci niente tra loro; ne era consapevole anche lei, non era adatta
per essere la compagna di Angel, lui meritava una vera donna, sana, forte,
capace di poter condividere la lotta, il dolore, tutta la pena che pesava sulle
sue spalle da così tanto tempo che, nonostante la serenità di quella calda e
affettuosa famiglia mista, sentiva gravare su di lui ogni giorno. Fred sorrise,
non aveva rimpianti di nessun genere, anche perché il principe azzurro si sa,
non esiste, esiste solo l’amore che scegli di vivere e provare, sperimentare,
alimentare con pazienza e cura, come si fa con un bambino piccolo.
Come faceva da mesi Spike con sua figlia.
Era un vampiro eccezionale, ed un padre ancora
migliore, erano diventati subito amici, Fred sentiva che più di qualunque altro
sarebbe potuta essere la sua migliore amica, e ne era felicissima, potevano essere
come Cordy ed Angel.
Era un ragazzo molto attraente, affascinante, con
quel aspetto così imperfetto ed intrigante, a dire il vero all’inizio si era
presa una specie di cotta, niente di importante, e che era difficile resistere
ad un uomo del genere, così forte ma anche così terribilmente fragile, così
amorevole con lei e Kathy e così testardo ed arrogante con gli altri, qualche
volta con Angel di più che con Wes e Gunn.
Era stata una infatuazione senza conseguenze, prima
di tutto perché era follemente innamorata di un ragazzone di colore,
affascinante e forte come Gunn, poi perché percepiva ormai da tempo che il
cuore di Spike si era chiuso all’amore, doveva aver passato qualcosa di
veramente sconvolgente, perché con il fascino che si trovava ad emanare,
avrebbe avuto un successo pazzesco con le ragazze. Ma lui non sembrava
accorgersene, o forse semplicemente non gli importava, era preso dalla
missione, dalla lotta, dal dolore.
A Fred sarebbe piaciuto che si liberasse un po’ del
suo fardello, che si confidasse, ma non poteva certo costringerlo, ognuno ha
bisogno dei propri tempi.
-Ok, basta rimuginare-
Si alzò dalla sedia e sentì una grande energia
scorrerle per tutto il corpo, sorridente cominciò a rovistare nella credenza
per trovare il necessario per fare una torta di compleanno. Che importava se
non la compravano, poteva farla lei, tutti combattevano così tanto e così
spesso e Fred aveva deciso che poteva essere lei a fare un regalo agli altri,
dopo la lotta sarebbero stati stanchi ed affamati.
Canticchiava allegramente mentre mescolava gli
ingredienti, sperando che tutto andasse bene, del resto lei era una scienziata
non una cuoca.
Un pianto la distolse dal suo impegno.
-Arrivo Kathy.-
Si precipitò in salotto e vide la piccola
completamente imbrattata di colori, che lei le aveva dato per distrarla mentre
cucinava, la prese in braccio e si diresse verso il bagno del piano terra
-Se tuo padre ti vede così mi uccide.-
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Combattere a fianco del vampiro biondo era diventata
un’abitudine ormai consolidata, e nessuno faceva più caso al fatto che fosse
comunque strano che un altro vampiro con l’anima faceva parte di loro, ma non
perché non importasse, era piuttosto il contrario, era entrato nella loro vita
in modo così naturale che non c’era bisogno di pensarci troppo o parlarne, cosa
che Angel faceva spesso, prima.
Più che la presenza di Spike era il comportamento di
Angel ad essere strano. Era sollevato, sorridente, rilassato e mentre
combatteva sembrava addirittura che si divertisse.
Il vampiro bruno prese il braccio del demone e lo
stritolò per portarlo dietro alla schiena e slogarglielo. Con un gesto senza
alcuna forza lo spedì direttamente di fronte a sé e incontro al paletto che
Spike teneva con sicurezza. Cenere, tutto ciò che rimaneva dell’ultimo vampiro
per quella sera.
I due si sorrisero divertiti e soddisfatti per la
lotta andata a buon fine.
Wes e Gunn si stavano già dirigendo verso l’auto.
-Sono proprio in sinc, vero?- Disse Gunn.
-Già, non mi è mai capitato di vedere due più
affiatati nella lotta.- Rispose Wes cercando le chiavi nella tasca destra della
giacca.
-Dipenderà dal fatto che sono due vampiri, sai stessa
velocità, stessa forza.-
-Credo di si, in più bisogna considerare che sono
comunque stati insieme per molto tempo, quindi..-
Il ragazzo di colore si girò verso l’altro con aria
sospettosa
-Che significa sono stati insieme..-
-Ah, già a volte dimentico che tu e Fred non lo
conoscete affatto e ignorate molto della vita passata di Angel.-
-Ok, allora illuminami.-
Wes mise in moto e sorrise al amico.
-Angel un tempo era il flagello d’Europa e Spike era
William Il sanguinario. Insieme a Darla e Drusilla, due pericolosissime
vampire, devastavano tutto ciò che trovavano
e compivano stragi, che al solo pensarci
rabbrividisco. Angel era il sire di Drusille e siccome lei lo era di Spike, si
può chiaramente addurre che Angelus lo fosse di Spike.
Combattevano demoni e uccidevano ogni genere di
creatura, per nutrirsi, per divertirsi, non faceva differenza, comunque per
molto tempo hanno vissuto così, per cui è normale che siano così ben assortiti
nella lotta.-
-Ehi, ne sai di cose, osservatore.-
Si complimentò ammirato l’amico.
L’espressione di Wes si rabbuiò leggermente.
-Non lo sono più, lo sai questo.-
Poi si voltò di nuovo davanti a sé e strinse
leggermente il volante
-Ehi amico, meglio per noi e per tutti, sei un ottimo
cacciatore di demoni adesso..-
Voleva rincuorarlo, sapeva quanto Wesley si sentiva
inadeguato nel ruolo di osservatore, dopo che era stato cacciato dal consiglio
e da casa propria, senza il minimo aiuto o parola di conforto dal padre, che si
era affrettato a dire che era stato proprio un fallimento.
-Va bene, Gunn, non importa. Non mi importa di essere
un osservatore, ciò che conta è la famiglia, la nostra. Quella che vive e
respira ogni giorno la violenza di questa città e continua a lottare ed amare.-
-Belle parole amico, ma sul fatto del respirare non
ti posso dare molta ragione.-
Lo disse indicando con il pollice i due vampiri che
si stavano avvicinando all’auto.
-Bel lavoro, non pensi?- Disse il vampiro bruno,
aggiustandosi la giacca di pelle che era coperta di cenere.
-Assolutamente, erano più di venti.- Rispose Spike
completamente intonso.
Angel lo guardò e disse con leggero disappunto
-Si può sapere come mai non sei coperto di cenere?-
-E’ semplice, sono più veloce di te a schivare, e ho
decisamente più stile.-
Scherzò il vampiro.
-Spiritoso.-
-Sempre.-
Risero contenti, tranquilli, nonostante avessero
appena messo le loro vite in pericolo, uno grosso dato il numero dei vampiri
che avevano polverizzato, ma era stato necessario, stavano diventando un clan,
e non si potevano permettere che diventassero troppo forti.
-Un giorno o l’altro dovremmo confrontarci così da
farti riconoscere la mia superiorità, childe.- Quell’ultima parola gli sfuggì
senza volerlo veramente, sapeva che non era più il suo sire, e a dire il vero
non gli dispiaceva poi molto. Il vampiro che era tornato nella sua vita così
prepotentemente era suo pari, non un suo subordinato.
Spike si fermò a quelle parole, colpito.
Angel si girò, pochi passi più avanti di Spike.
-Non abbiamo combattuto abbastanza tra noi, Liam?-
Aveva un’espressione triste e ferita, terribilmente
seria, come il tono della sua voce, virile e salda.
-Si, scusa, io non intendevo, voglio dire non c’è
bisogno che noi ci confrontiamo..-
Ma non sapeva esattamente cosa dire di fronte a
quegli occhi azzurri capaci di ipnotizzarti.
-Non importa, lascia perdere.-
Spike lo sorpassò ma Angel, istintivamente gli
afferrò il polso sinistro.
-Susami William, non sei il mio childe, sai che non
ti considero più inferiore a me.-
Spike si rilassò nella sua stretta.
-E come mi consideri?-
Angel si avvicinò fino a che il braccio di Spike
scendeva lungo il proprio fianco, morbido.
-Dobbiamo mettere per forza etichette?-
Disse Angel facendo scivolare la sua mano su quella
di Spike, per poi lasciarla.
-No, non dobbiamo, solo, Liam, mi chiameresti amico?-
Amico? Devo
considerarti mio amico, Spike? Perché hai bisogno che te lo dica?
E soprattutto
perché non voglio dirlo, che siamo amici? Ormai dovrebbe essere normale, mi
fido di lui, ha un’anima, come me combatte per la missione, condivide l’amore
dei nostri amici, della nostra famiglia.
Perché non
riesco a dirlo?All’inizio ci riuscivo, ci siamo stretti la mano, dopo quella
notte in cui rimanesti ferito e mi raccontasti la verità sulla tu presenza qui.
Adesso non
riesco.
Angel semplicemente sorrise e Spike fu contento
perché quello era un segno dell’amicizia di Angel, il fatto che combattevano
insieme ogni notte era un esempio della fiducia che aveva nei suoi confronti.
Solo una volta si erano detti che potevano essere amici. Ma ci voleva tempo,
quella stretta di mano era stata come un tacito accordo, un inizio, ma non
bastava chiamarsi con i loro nomi da esseri umani e stringersi la mano, per
diventarlo davvero. Avevano molta strada da percorrere.
-Dai andiamo, siamo in ritardo, Fred deve essere
festeggiata.-
-Ok.-
Angel si riscosse da quella strana sensazione di
disagio e decise che Spike aveva ragione.
Tutto andava bene, stavano tornando a casa da Fred,
Cordy e Kathy, i ragazzi erano sani e gli innocenti erano salvi, cosa poteva
volere di più?
Stava sprofondato sulla poltrona della stanza
dell’Hyperion, che incredibilmente era tornato ad essere il suo rifugio, con la
piccola distesa sul suo petto.
Le accarezzava le manine, piano, coma faceva con
Connor, a suo tempo, e pensava a ciò che non aveva più, perduto
irrimediabilmente, Cordy, Wes, Gunn e Lorne scappato chissà dove. Restava lui.
Un piccolo gemito lo distolse dalla sua tristezza.
-No, io ho te adesso. Anche se non so per quanto
tempo ancora.-
-Tutto quello che vogliamo.-
Angel alzò lo sguardo per incontrare quello del suo
nemico di un tempo.
-Spike, non possiamo tenerla, cosa abbiamo da
offrirle?-
Il vampiro biondo entrò nella stanza avvicinandosi
alla finestra e costringendo Angel a girare la poltrona, che si muoveva facilmente
sulle rotelle.
-Tanto per cominciare, protezione.-
Angel abbassò la testa.
-Se avesse una famiglia normale non dovrebbe
affrontare nessun pericolo.-
-Come Connor?-
-Già.-
Gli aveva raccontato tutto di quello che era successo
prima che lui tornasse, tramite l’amuleto alla W&H e nella sua esistenza.
-Ma lei non è Connor, e da come stanno andando le
cose credo che sarebbe più protetta con noi che fuori di qui, sotto il sole.-
-Sta peggiorando, non è vero?-
-Sembra Sunnydale, la bocca dell’inferno, solo che
stavolta il passaggio è molto più semplice, le rovine della W&H.-
Angel si alzò per posare delicatamente la bimba nella
culla.
Era curvo su di essa, non guardava la bimba,
stringeva gli occhi e le assi di legno del letto.
-Ho fatto un casino, ho scelto male.-
Spike si volse verso di lui
-Angel, non hai sbagliato, quello era il male, andava
debellato.-
-Si e adesso, qual è la conseguenza? Che tutti i
demoni possono agire indisturbati.-
-Beh ci sono gli sciamani che ci stanno aiutando,
no?-
-Per quanto ancora?-
Spike avrebbe perso un battito, se l’avesse avuto,
gli occhi di Angel erano carichi di dolore e annusava la sua paura, soprattutto
per la sorte di Kathy.
-Il tempo necessario.- Rispose Spike
-Non sarà comunque sufficiente.-
Lo guardava ancora e cercava qualcosa nello sguardo
di Spike, ma non sapeva cosa, forse comprensione, amicizia, come quella che
ormai li legava. Quando avevano perso tutto ed erano rimasti soli, tutto era
cambiato, che senso avevano le loro schermaglie, la loro stupida competizione
per ogni cosa? Niente, in confronto a ciò che non avrebbero più avuto; le
parole sagge di Wes, la spavalderia di Gunn, la dolcezza di Fred,
l’incontenibile allegria di Lorne..
Per non parlare di Cordy….
Il tempo in cui il senso delle cose e della vita
glielo dava la missione per le forze del bene, ed i suoi amici con lui; in un
ufficio sgangherato con Cordelia e Doyle; in un hotel, lo stesso di allora,
forse più vuoto, in cui viveva con la sua gang, come l’avrebbe chiamata Gunn.
Adesso tutto aveva un senso solo se loro lo affrontavano insieme.
Solo se lo aveva a fianco.
-Non guadarmi così, Angel.-
-Come?-
-Mi guardi come se potessi darti tutte le risposte,
come se avessi tutta la forza che tu non hai.-
Angel continuava a fissarlo
Devo
dirglielo, non ha senso tacere ancora. Non posso immaginare come la prenderai,
se ti allontanerai, se invece capirai, se potrai provare ciò che provo io, se
invece fuggirai disgustato, ma in un mondo di caos, l’unico punto fermo sei
diventato tu.
-E’ così.-
Spike non voleva guardarlo negli occhi, avrebbe
ceduto.
-No, non lo è.-
Spike si allontanò e si diresse verso la sua stanza,
di fronte a quella di Angel.
-Aspetta.-
Con la sua velocità vampirica lo raggiunse prima di
ritrovarsi con la porta chiusa in faccia, fermandosi alle spalle dell’amico.
-Spike non dire che non sei forte, lo sei molto più
di me.-
Spike scosse la testa e si voltò con rabbia.
-Che diavolo dici? Sei tu che hai perso tutto.-
-Tutto?-
-I tuoi amici, la tua missione.-
-Li avevamo in comune, se non sbaglio.-
-Cordelia, la donna che hai amato almeno quanto
Buffy, se non di più, era anche la tua migliore amica, la tua connessione con
l’umanità.-
-Non serve che mi ricordi quanto Cordelia fosse
importante nella mia esistenza. Ma l’avevo persa molto prima che andasse in
coma.-
-Fred, oggi sarebbe stato il suo compleanno.-
-L’amavi anche tu.-
-Wes e Gunn, erano la mente e il braccio, uomini e
compagni straordinari.-
-Lo erano, e avevano scelto liberamente il loro
cammino. E tu lo percorrevi con loro almeno quanto me.-
Il fatto che Angel continuava a negare che provasse
più dolore di lui lo infastidiva, in un certo senso, e poi continuava a
coinvolgerlo, come se avessero sopportato lo stesso dolore, ma agli occhi di
Spike non era così.
-Piantala di fare così.- Sbottò Spike.
-Così come?-
-Fai sembrare che siamo uguali, che abbiamo fatto e
affrontato le stesse cose, ma non è così.-
-No? Io credo di si invece.-
Angel insisteva ed il vampiro più giovane continuava
ad innervosirsi, al contrario di Angel che era quasi divertito dalla
testardaggine del altro vampiro.
-E come la metti con cento anni di tormento per avere
avuto indietro un’anima che non avevi chiesto?-
-Spike, ti prego, hai l’anima anche tu, no? Sai
perfettamente cosa si prova, e non dirmi che non è lo stesso inferno, e neanche
che siamo diversi perché io ho passato più tempo a soffrire di te, sai che per
due esseri immortali come noi, il tempo non ha molta importanza. Lo sentiamo
scorrere perché lo vediamo negli umani che ci circondano, ma nel corpo non lo
sentiamo veramente.-
-Ma..-
-Smettila, cosa vuoi ottenere con questa stupida
competizione?-
Spike si arrese ed abbassò le spalle, ed insieme
quella sciocca discussione finì.
-Non ne ho la più pallida idea, è solo che quando mi
guardi così io mi sento a disagio, come se ti aspettassi qualcosa da me.-
-Come ti guardo?-
-Come se..-
Ma Spike non finì la frase perché le labbra fredde ma
morbide di Angel avevano catturato le sue nel bacio più soffice che avesse mai
sentito.
Spike si sorprese ma lasciò che l’altro lo baciasse
dolcemente, gli sfiorasse le labbra, ci giocasse con i denti, stuzzicandolo,
facendogli mancare il respiro.
Poi, per capire la reazione dell’amico, Angel si
allontanò solo di qualche centimetro.
-Come se volessi baciarmi.-
Angel sorrise al fatto che Spike sconvolto o
assolutamente lucido, ancora doveva capirlo, avesse finito la frase.
-Ed è così infatti.-
-Perché? Perché non c’è nessuno? Perché siamo soli e
non hai nessun altro da..-
Ma Angel non gli permise di continuare, soprattutto
adesso, quello che pensava era sbagliato e doveva convincerlo. Gli afferrò le
spalle e facendo in modo che i loro corpi aderissero, gli prese di nuovo la
bocca, con più irruenza.
Questa volta Spike reagì cercando di liberarsi,
muovendosi contro Angel, e sentendo l’eccitazione affiorare nel suo corpo e nel
suo cuore.
Angel lasciò solo la sua bocca.
-Lasciami, capito Angel?-
Era arrabbiato? Sicuramente
Era confuso? Era palpabile
Era disgustato? No, questo no, perché aveva sentito
bene la reazione del corpo di Spike.
-No.-
-Cosa vuol dire no? Guarda che ti posso atterrare se
voglio. Ricordi la coppa dell’eterno tormento?-
-Sono innamorato di te.-
Dio, non
pensavo che l’avrei mai detto.
Sorrise perché dopo tanto tempo e tanta sofferenza
poteva finalmente liberarsi di un peso enorme, la sua paura di amare e di
soffrire.
-Che hai detto?-
Era troppo scioccato per continuare a lottare o solo
per pensare di combattere di nuovo con Angel.
-Hai sentito benissimo.-
Continuava a sorridere come se niente fosse, come se
fosse la cosa più naturale del mondo avere Spike tra le sue braccia.
-Ma che cavolo hai da ridere, eh? Mi stai prendendo
in giro?-
-Non ci penso proprio.-
-Beh, allora smettila di ridere.-
-OK, scusa, è che quando si è felici non è facile
smettere, sai?-
-Che cosa dovrei dirti?-
-Quello che vuoi, credo. Che mi odi, che ti faccio
schifo, che te ne vuoi andare.
Quello che vuoi.-
Spike pensava
Come Diavolo
fai a stare così calmo, dopo che mi hai buttato addosso una bomba del genere?
Ma ti rendi conto? Ok, adesso le cose sono parecchio migliorate tra noi, ma…
Angel decise che era meglio se lo lasciava.
-Pensaci ok? Se te ne vuoi andare adesso capisco, non
ti preoccupare.-
E detto questo uscì dalla stanza di Spike per andare
nella propria.
Ma..
Che cavolo era successo?
L’aveva consolato, quando la sua intenzione era
quella di fare lo stesso con il vampiro più anziano; gli aveva detto che erano
uguali, che avevano la stessa sofferenza, poi come se niente fosse l’aveva
baciato e gli aveva detto che lo amava.
Ma dico, sei
matto?
Hai perso
l’anima?
No, meglio,
hai perso il senno, Angel?
Dio e come
baci bene, maledizione a te. E le tue braccia che mi tenevano, da tanto non mi
sentivo così protetto e desiderato.
Era letteralmente crollato sul suo letto.
Pensaci?
Sono innamorato di te, pensaci?
E che devo
pensare?
Magari a
quello che provo io. Non ti posso odiare Angel e non me ne posso andare, c’è
Kathy qui, io la amo già come se fosse mia.
Che faccio,
allora? Ti dico che ti amo anch’io?E sarebbe vero?
Quando
eravamo demoni eravamo sire e childe, ero il tuo subordinato ribelle, la tua
spina nel fianco.
Quando ti
hanno ridato l’anima ci hai lasciato, e una parte di me ha perso qualcosa.
Senza anima
credevo fosse solo un compagno di avventure, sangue e morte, un rivale e una
specie di amico, anche se non era certo una
parola che si adatti a due demoni.
Con l’anima
ho capito.
Ho capito che
ero un vampiro che sentiva meno la
solitudine solo quando era in tua presenza. Litigavamo, ci picchiavamo,
cacciavamo, stavamo insieme, stavamo bene.
E’ per questo
che non sono tornato da Buffy, ora lo so. Non è stato solo per Fred, per
vendicarla. Non è stato solo per la missione, che era la tua e che volevo fosse
anche la mia, per la battaglia finale, per fare ancora una volta la cosa
giusta, e magari quella volta morire insieme, non da solo. Combattendo, da
guerrieri, da compagni.
Era stato per
te, per ritrovare quella strana amicizia, quella competizione che ci infiammava
un tempo, ci faceva sentire liberi. Per poter stare con l’unico vampiro uguale
a me, quello con l’anima, per trovare comprensione, forza, condividere il
dolore, le scelte difficili, come quella che abbiamo preso quando è morta Fred.
E allora cosa
provo per te, Angel?
Sorrise perché la risposta era così evidente che lo
fece sentire un idiota.
Si alzò e andò da lui.
La porta era ancora aperta ed Angel aspettò,
guardandolo con apprensione, trepidazione.
-Ho deciso.-
Lo fissava con uno sguardo impassibile che ad Angel
non preannunciava niente di buono. L’avrebbe lasciato.
Vide che tornava nella sua stanza, forse per prendere
la sacca che aveva preparato in fretta, senza che Angel sentisse un solo
rumore?
Doveva almeno dirgli addio.
Una volta nella stanza di Spike si accorse che era
vuota.
Entrò con circospezione, non vedeva alcuna sacca sul
letto o per terra, e l’armadio semiaperto sembrava pieno di vestiti. E non
vedeva Spike.
-Spike?-
Se lo ritrovò dietro e si voltò subito per vederlo
negli occhi.
-Ho deciso Angel.-
-Questo l’hai già detto.-
Erano a pochi centimetri l’uno dall’altro.
-Non vuoi saperlo?-
-Piantala, Spike.-
-Non sei mai stato un tipo paziente Liam.-
Spike non diede neanche il tempo ad Angel di
meravigliarsi per avere usato il suo vero nome, che il vampiro biondo gli prese
la nuca e lo attirò a sé in un bacio di fuoco.
Lingue che si cercavano con avidità, quasi per
prendere dalla bocca dell’altro l’ossigeno necessario per vivere di un respiro di
cui non avevano davvero bisogno, non quanto sentirsi, di nuovo, per la prima
volta.
Angel si staccò a fatica, doveva sapere se era un
addio oppure..
-Resti?-
-Sei anche lento, lo sapevo io.-
Disse sorridendo sarcastico.
Si abbracciavano stretti, Spike tenendogli ancora la
testa con entrambe le mani ed Angel trattenendo con forza la vita e la schiena
di Spike con le sue, grandi, forti, possessive.
-Resti, William?-
Spike annuì piano.
Questo fu sufficiente perché Angel lo rapisse
nell’ennesimo, questa volta interminabile, bacio.
Si toccavano, si abbracciavano, volevano memorizzare
con il proprio corpo, quello dell’altro, sentirlo fino in fondo, assaporarlo.
Si baciavano. Collo, mento, palpebre, guance.
Si spogliavano freneticamente. La camicia di Angel,
la maglietta nera di Spike.
E continuavano a baciarsi presi da un fuoco
divorante, da una luce accecante, quella dei loro occhi che si sorridevano,
finalmente consapevoli dei propri sentimenti, finalmente liberi di esprimerli.
Una porta che sbatteva e un leggero fruscio sulle
lenzuola di seta di Spike, diedero inizio alla loro storia.
Poteva fare ancora così male, ricordare.
A questo pensava Spike mentre tornavano verso casa,
fino a quando non varcarono l’ingresso dell’hotel, dove una raggiante Fred li
aspettava, oddio raggiante mica tanto, a vedere il suo faccino sconsolato che
fissava quella che doveva essere stato il tentativo di una torta al cioccolato.
-Tesoro, ma che hai combinato?-
Spike sorrideva divertito mentre si avvicinava
all’amica e cercava di cancellare l’attimo di solitudine che l’aveva preso
inaspettatamente.
Quel tono dolce e confidenziale riscaldava il cuore
di tutti, voleva dire che Spike era parte di loro, ed ognuno per le proprie
ragioni, amavano che un altro vampiro fosse di famiglia, Fred per prima. E Gunn
era contento del rapporto tra la sua ragazza e il vampiro, sembravano amici, ma
anche come se Spike fosse una specie di fratello maggiore per lei. All’inizio
si era sentito un po’ geloso dell’infatuazione di Fred, ma aveva capito, che in
primo luogo non era assolutamente incoraggiata da Spike, ne ricambiata, e poi
perchè ciò che legava lui e la sua Fred era amore.
Tesoro, così l’aveva chiamata. Lui dava sempre
soprannomi a tutti e si permetteva di dire qualsiasi cosa. La cosa un po’
infastidì Angel che lo fissava mentre si avvicinava a Fred.
-Allora? Cosa dovrebbe essere questa?-
la ragazza alzò il viso buffo per l’espressione di
falso rammarico che dipingeva.
-Non mi prendere in giro Spike. E’ già tanto che ci
ho provato. Sono io la festeggiata, ricordi?-
-Si ha ragione lei, vampiro. Sta attento a ciò che
dici alla mia ragazza, capito?-
Aggiunse ironico Gunn.
-Altrimenti cosa? Mi impaletti?-
-Oh signore, non lo fare Gunn, che poi mi tocca
sentire le lamentele di Cordelia per una settimana, perchè non riesce a
staccare la polvere appicicaticcia dal tappeto persiano.- Disse Wes.
-Parlavate di me?-
Entrò dalla porta principale in tutta la sua
esuberanza e incredibile, fresca bellezza.
Cordelia Chase.
Come si faceva a descriverla degnamente?
Incontenibile, elegante e altezzosa, la migliore amica che Angel potesse avere.
La compagna più improbabile per Wesley Whindam Price,
almeno nella prima versione.
Si, perché stando con la regina anche il timido e
composto ex osservatore era diventato piuttosto, come dire, maschio. Senza
occhiali, barba sfatta, giubbotto di pelle e camicia da bravo ragazzo, jeans e
un accento inglese impeccabile.
Era davvero affascinante, bisognava ammetterlo.
E incredibilmente lui e Cordelia avevano cliccato e
lei gli aveva insegnato a tirare fuori la parte più virile di sé, assolutamente
necessario se volevi essere l’uomo di Cordelia. Ed Angel era felice per
entrambi e poi questa versione non così bacchettona del suo amico giovava
parecchio anche a lui. Adesso si che poteva essere un vero cacciatore di demoni
e non sembrare il secchione di turno, che abbatte vampiri e non a suon di libri
in testa.
I pensieri che vorticavano nella mente del vampiro
bruno lo fecero sorridere e Spike più di tutti se ne accorse, convenendo che il
suo Angel doveva decisamente ridere più spesso, era bello da morire.
Ehi, un
momento, il suo? No, non il suo, l’Angel della casa, no così suona troppo
cucciolo che scodinzola allegramente, meglio il suo amico.
In qualunque modo la mettesse era decisamente troppo
uguale a quello del futuro, anche perchè, in un certo senso, erano proprio la
stessa persona.
E per quanto facesse male, non riusciva a smettere di
pensare a lui, all’altro, a entrambi, molto spesso sovrapponendoli.
Essere cosciente di ciò lo rabbuiò per qualche
istante.
-Tutto bene?-
Gli chiese Fred, mentre gli altri si andavano a
cambiare, per poi scendere a mangiare la torta che Cordy aveva comprato mentre
era via. Come aveva fatto a sapere che l’avrebbe bruciata? Che fosse stata una
visione?
-Si, è ok.-
Ma ovviamente Fred non gli credette.
-Dai Spike, un momento sei felice, ridi, scherzi, e a
proposito sono un po’ troppo spesso presa di mira da questi.-
Gli sorrise e lui ricambiò, ma era un sorriso spento,
di convenienza, per farla contenta.
-Ok, basta Spike, dobbiamo parlare.-
Il vampiro sollevò lo sguardo stupito nel vedere la
piccola Fred impuntarsi e farsi seria.
-Dai , va bene non ti prenderò più in giro. Cioè non
lo farò così spesso..
Magari Wes..-
-Smettila Spike, ti stai sforzando.-
-A fare cosa?-
-A stare bene, a fingere, come me e con gli altri.
Con Angel.-
Al sentire il suo nome si irrigidì e Fred se ne
accorse.
-E’ lui, vero?-
Ma Spike non sembrava voler cedere.
-E’ lui che ti fa sentire così, mi sbaglio? Così a
disagio, si direbbe.-
-Non è così.-
-Si, invece. Guarda come hai reagito solo a sentire
pronunciare il suo nome.-
-Dove vuoi arrivare?-
-Dimmelo tu.-
-E’ difficile e complicato.-
-Si, si, sempre la solita storia.-
-Fred.-
-E’ inutile che usi quel tono da vampiro cattivo con
me.-
Va bene, era testarda davvero. Si arrese.
-Cosa vuoi sapere?-
Lei lo raggiunse al tavolo, e sedendo di fronte a
lui, gli prese una mano tra le sue.
Spike sentiva una dolce piacevolissima sensazione,
come quando prendeva Kathy in braccio.
-Senti, non pensare che sia solo insanabile curiosità
la mia, ma me ne sono accorta in questo periodo che sei stato con noi. Sono
contenta che siamo così legati che posso capirti così bene.-
Concluse con un sorrisetto soddisfatto.
-Ma che presuntuosa. Cosa credi di sapere?-
Ma lo disse senza cattiveria stavolta.
-Cosa c’era tra voi, Spike? Eravate davvero amici?
Perché magari ci hai mentito per poter avere la fiducia di Angel, e fargli
proteggere Kathy. E non ti incolperei, lo sai. Non potrei mai giudicarti, non
io, che sono stata pazza per cinque anni.
So cosa significa avere paura, sentirsi in trappola,
non avere via di uscita dalla disperazione.-
-Eravamo amici.-
-Bene, allora che problema c’è? Non riesci a connettere
con l’Angel di adesso? Perché in effetti percepisco disagio da entrambi.-
-Beh per lui è comprensibile. Credeva fossi morto,
sono tornato, con l’anima e una bambina e gli ho buttato in faccia una realtà
che non gli appartiene. E’ confuso, capisco che non si fidi di me.-
-Non è questo il problema. Lui si fida, lo vedo ogni
volta che combattete, che tornate e discutete, che ridete insieme.-
-Come ci vedi?-
-Amici.-
Già e forse è
questo il problema.
-Se ci vedi così non c’è nessun problema no?-
Si alzò in fretta da non dare il tempo a Fred di
capire. Capire che c’era davvero qualcosa che non andava, e precisamente
l’amore che lui soffocava, che cercava di tramutare in qualcosa che non poteva
più essere. Semplice amicizia.
Quando si passa un certo limite, come avevano fatto
loro, era impossibile tornare indietro.
Allora perché
diavolo continuo a stare qui? La risposta è scontata, sono sempre stato un
masochista in amore.
-Spike.- Urlò Fred, ma il vampiro era già sulle scale
diretto nella sua stanza per vedere Kathy.
-Kathy ha bisogno di me.-
Almeno quanto
io ho bisogno di lei.
E scomparve lasciandola con troppe domande, che
sapeva, prima o poi, avrebbero trovato risposta.
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Era stato travolgente. Questo era il termine adatto
per definire cosa aveva sentito nel combattere quella sera. Angel era sdraiato
nel suo letto e pensava alla serata appena trascorsa. La festa di Fred era
stata divertente tutto sommato, si perché lui non era mai stato un tipo da
party, almeno non da quando aveva un’anima.
Prima, si divertiva parecchio e l’oggetto del suo
divertimento era il sangue che scorreva a fiumi, quindi, forse, era decisamente
meglio che non fosse più un tipo da festa. Sorrise, suo malgrado a questo
pensiero, perché si disse che sarebbe stata la tipica frase ironica che avrebbe
tirato fuori Doyle in un momento come questo.
Doyle.
Ogni tanto ci pensava. Qualche volta ancora ne
parlava con Cordelia, ma non spesso.
Forse Cordy ricambiava i sentimenti di Doyle, ma non
avevano avuto tempo a sufficienza per capirlo. Ed Angel, non volendola ferire,
si asteneva dal parlare di lui.
Però ci pensava.
I suoi migliori amici, la sua famiglia, erano
felicemente accoppiati e sebbene volesse sinceramente bene a tutti, e fosse
particolarmente legato a Cordelia e Wes, comunque sentiva la mancanza del
mezzodemone.
Doyle era stato il primo vero amico, gli aveva
indicato la strada da percorrere attraverso le sue visioni, che poi passò a
Cordy, e grazie anche al suo essere così incredibilmente umano.
Stare in sua compagnia era irritante ma tremendamente
confortante, anche se all’inizio il vampiro bruno si rifiutava di ammetterlo.
Quando Cordelia era rientrata nella sua vita era diventato più facile abituarsi
all’idea.
Quella pazza, assurda idea di diventare davvero più
umano. Di ambire allo shanshu.
Crederci veramente, per se stesso e non solo per
rincorrere un sogno adolescenziale di amore con la bionda cacciatrice.
Il percorso fino a quel momento era stato irto di
ostacoli, e sinceramente non credeva che ce l’avrebbe fatta, se avesse dovuto
combattere da solo.
Soprattutto quando perse Connor.
Ma anche prima, quando Darla era tornata a lui umana,
bellissima, fragile ed imperfetta. Aveva cercato di salvarla, in tutti i modi.
Per lei, per lui stesso, perché credeva che se l’avesse fatto, se avesse
cercato di aiutare Darla, avrebbe potuto credere anche lui di poter cambiare
veramente, di poter essere perdonato per i suoi peccati.
Con Darla umana, con l’anima, tutto sarebbe potuto
diventare migliore.
Tutto sarebbe stato possibile.
Ma, ovviamente le sue speranze si infransero, due
volte.
Quando perse la donna per trovarsi di nuovo di fronte
ad una vampira, per mano di Drusilla, che aveva vampirizzato Darla, per salvarla,
a suo modo, dal dolore di subire il peso della propria anima.
E ancora quando Holthz gli aveva tolto entrambi, e in
particolar modo, suo figlio, che non ebbe mai la possibilità di venire alla
luce.
Ed Angel, nel percorso continuava a perdere pezzi di sé.
Era sempre l’amico, il campione del bene, cercava di
essere sereno, ma non lo era veramente, non poteva, troppo dolore.
Almeno fino a questi ultimi mesi.
Questi ultimi mesi che gli avevano restituito
qualcosa, senza che lui se ne rendesse conto.
E dentro di sé, Angel sapeva perfettamente cos’era.
Spike.
Il sangue glielo sussurrava, e mentre combatteva,
come quella notte, glielo gridava.
Il demone reagiva uscendo da lui con naturalezza,
unendosi al suo vecchio childe per giocare. L’anima lo teneva a freno e ci
riusciva incredibilmente bene, perché Spike stesso la aiutava. Perché Anche
William aveva un’anima e sapevano entrambi quando scatenarsi e quando invece
fermarsi e far tacere il demone dentro di loro.
Era così rassicurante, dava sollievo e calore. Erano
uguali nel demone e nell’anima.
Poteva essere sempre se stesso, fino in fondo con
Spike.
William gli aveva chiesto se potevano considerarsi
amici e lui non aveva veramente risposto. Ma adesso che aveva avuto un momento
per stare con se stesso e riflettere, era arrivato alla conclusione che lo
considerava veramente tale.
Per quanto in passato fossero stati nemici, adesso
non riusciva a non pensarlo come parte della sua famiglia, di nuovo, un amico.
Durante la festa l’aveva osservato, in realtà gli piaceva
stare semplicemente a guardare i suoi amici ridere di cuore, spesso stando in
disparte, e godere della loro felicità, che diveniva la propria.
Aveva visto Spike scherzare con tutti e tenere sempre
in braccio Kathy.
Quando teneva sua figlia era qualcosa di
indescrivibile. Così amorevole e dolce, e il suo sorriso così luminoso,
scaldava il cuore, faceva sentire una piccola fitta.
Il vampiro bruno pensava che era strano ma non si era
mai sentito invidioso di Spike per avere una figlia. Avrebbe anche potuto non
piacergli la situazione, del resto lui non poteva stare con Condor, forse un
po’ avrebbe dovuto essere geloso.
Ma in realtà non lo era mai stato. L’unico suo
desiderio era poter stare accanto al suo amico e poter condividere la sua
serenità. E poi la piccola era adorabile, buffa e dispettosa come il suo papà.
Semplicemente non si poteva non amarla.
E da qualche tempo Angel e gli altri lo consideravano
un po’ come se fosse stato una specie di zio. E la cosa più bella era stata che
Spike era d’accordo con questo.
William gli aveva concesso di condividere la piccola
Kathy con lui.
Si rigirava nel letto, aveva pensato troppo e non
aveva assolutamente voglia di dormire. Si alzò, bevve un bicchiere di sangue e
uscì dalla sua stanza, anche se non sapeva dove andare.
Camminò per qualche metro, all’improvviso sentì una
voce bassa, profonda, che cantava una ninna nanna.
Già, una
rock, proprio nello stile di Spike.
S’avvicinò piano alla porta della camera di William e
Kathy e per non disturbarli, si accostò all’entrata.
-Entra pure.-
Si sorprese e aprì meglio la porta.
-Mi dispiace.-
-Non l’hai svegliata. Non preoccuparti, Angel.-
Il vampiro si alzò dal letto e rimboccò le coperte
della bambina, facendo un cenno ad Angel per farlo entrare, si diresse nella
camera adiacente, la propria.
Angel, entrando, si fermò a contemplare un attimo la
bambina che dormiva serena.
Così bionda, assomigliava davvero tanto a Spike. Se
poi immaginava il colore dei suoi occhi non poteva fare a meno di pensare al
vampiro.
Ma quelli di Spike erano ancora più belli. Lo erano
sempre stati. In passato si rifiutava sempre di riflettere sul suo nemico o
fare strane congetture, ma adesso non si sentiva più così a disagio. Sapeva
riconoscere la bellezza quando la vedeva, del resto in ogni sua vita era stato
un esteta. Belle donne, umane, demoni, vampiri.
Adesso belle compagne nella lotta, Cordelia, Fred e
perché no? Anche Wes nuova versione e Gunn, forti, virili, capaci.
Ma più di tutti Spike.
Si diceva che non era strano pensare che avesse
qualcosa più degli altri, era un demone, un vampiro e aveva un passato
centenario, era sicuramente diverso dagli altri. Aveva molta più esperienza e
saggezza dei suoi amici umani.
Non avrebbe mai creduto di poter usare un termine del
genere con Spike.
Ma era vero.
Soprattutto da quando era tornato da quel futuro che,
si vedeva benissimo rimpiangeva ogni giorno, anche se il più delle volte faceva
finta di non pensarci.
Fingeva spesso, e questo pensiero riempì di tristezza
il cuore di Angel.
Poteva ignorarlo, fare finta che non se ne
accorgesse, ma l’aveva notato.
Come poteva mancargli così tanto il suo futuro se ciò
che aveva vissuto era la perdita di tutti gli amici, e la lotta, che ti priva
sempre di qualcosa dentro?
Come poteva sentire la mancanza del dolore che aveva
conosciuto in quel tempo?
Angel non sapeva come spiegarselo.
Seguì il vampiro biondo nell’altra stanza.
Spike si stava spogliando della camicia, e solo in
jeans si era seduto sulla poltrona, che era uguale a quella che aveva anche
Angel, e si accendeva una sigaretta.
-Cos’hai? Non riesci a dormire?-
-No.- Disse Angel avvicinandosi a lui.
-Perché? Incubi?-
-Niente del genere.-
-Allora cosa?-
-Non ho niente che non va, Spike, solo non ho voglia
di dormire.-
Spike annuì con la testa.
-Tu?-
-Io, cosa?-
-Tu non stai dormendo.-
-Che acuto osservatore.-
Angel sorrise.
-Dai, sai che voglio dire.-
-Kathy aveva difficoltà ad addormentarsi.-
-Capisco.-
Il silenzio che cadde tra loro non era affatto
spiacevole, Spike nel tempo, era diventato un po’ più riflessivo e taciturno. E
con questo Angel poteva almeno condividere il silenzio.
-Cosa vuoi fare? Battere il mio record di
contemplazione dell’universo?-
Spike sollevò un sopracciglio e sorrise divertito.
-Non oserei mai togliere il titolo al campione del
rimuginare ventiquattro ore su ventiquattro.-
Scherzare con Angel era una cosa nuova, prima lo
facevano con una certa ostilità, che adesso era sparita.
Angel diventò serio.
-Va davvero tutto bene?-
-Certo.-
Stai mentendo
ancora, lo capisco dal tuo sguardo, accidenti a te.
-E’ stata una bella festa.-
Che frase di
circostanza, Spike.
Siccome vedeva che l’espressione di Angel non
cambiava neanche di una virgola, aggiunse.
-Mi sono divertito.-
Angel non ci vide più, si fece prendere da una sensazione
di rabbia, ma non violenta.
Spike mentiva, si sforzava di essere felice e questo
non faceva che deprimerlo di più, spegnerlo in un certo senso, privandolo di
parte delle sua forze. E questo Angel non poteva permetterlo. William era un
campione del bene adesso e un padre, non poteva distruggersi con le sue stesse
mani.
Gli prese la sigaretta dalla bocca e la buttò per
terra. Spike si stupì ma non fece nessun movimento.
Allora Angel lo prese per le spalle e lo sollevò di
peso, lontano dalla poltrona.
-Che diavolo ti prende?-
Divincolandosi dalla stretta di Angel.
-Potrei farti la stessa domanda.-
-Cosa vuoi dire?-
-Sei strano.-
-Sto benissimo.-
-Non è vero.-
Più Spike cercava di allontanarsi da Angel, più lui
si faceva pericolosamente vicino.
Quando sbattè la schiena contro la parete vicino alla
finestra necrotemperata che avevano fatto installare qualche settimana prima,
Spike capì che non aveva via di scampo dalla curiosità di Angel, dalla sua
sottile sensibilità, dai suoi occhi scuri e meravigliosamente espressivi della
preoccupazione che il vampiro bruno provava per lui.
-Non puoi andare da nessuna parte.-
Spike girò di scatto la testa, alla sua destra.
Angel allungò una mano verso il viso delicato e
spigoloso allo stesso tempo del suo amico. La grande mano destra si posò sul
mento dell’altro vampiro e lo costrinse a guardarlo di nuovo.
-Ti ho detto che non puoi scappare.-
Si fissavano con tale intensità che Spike sentì il
cuore esplodere.
-Cosa vuoi da me?- Disse Spike, con un’espressione di
dolore che non poteva più celare, e questo fece scendere una piccola lacrima
dall’occhio sinistro dl vampiro.
Angel la raccolse con una leggera carezza sulla
guancia di Spike.
-Spike, se no mi dici cosa non va, non posso
aiutarti.-
-Non voglio il tuo aiuto. Di nessuno.-
Lo disse con decisione e seriamente, ma senza
ostilità.
-Lo so, altrimenti ne avresti già parlato con
qualcuno. Almeno con Fred. Non pretendo che siamo amici dal giorno alla notte
ma mi piacerebbe che almeno facessimo qualche passo in avanti, anche senza
usare solo la lotta contro il male, per capirci.-
-Perché?- Disse Spike curvando la testa da una parte.
-Perché mi hai chiesto se ti consideravo un amico, e
io non ti ho detto ciò che dovevo.-
-E sarebbe?-
-Che voglio esserlo, davvero.-
Si spostò leggermente dal corpo di Spike.
E il vampiro sentì così fortemente la mancanza del
suo corpo che gli rispose male, pur non volendolo.
-Non voglio che siamo amici.-
Angel rimase deluso e confuso.
Ma me l’hai
chiesto tu!? Prima mi chiedi una cosa così importante, mi fai arrovellare il
cervello per cercare di capire, di avvicinarmi a te, e adesso tu mi dici che
non vuoi che siamo amici?
-Va bene, come vuoi tu.-
Fece per andarsene, ma Spike lo fermò con tutta la
forza che aveva. Gli prese il polso e gli girò la spalla con violenza.
Angel si ritrovò con il viso di fronte a quello di
Spike, ed il movimento era stato così improvviso che sarebbe caduto, se il
vampiro biondo non lo stesse trattenendo per la vita.
-Scusami.- Gli soffiò a fior di labbra.
Angel era del tutto prigioniero, delle braccia di
Spike, più sottili delle sue ma altrettanto forti, della bocca che sussurrava
quella parola, del fiato freddo del vampiro e degli occhi azzurri carichi di
talmente tante emozioni che gli andavano dirette al cervello e all’anima.
Quanta
sofferenza stai portando dentro? Quanti segreti, William?
-Ti prego, parlami.- Disse Angel allontanandosi di
qualche centimetro e sciogliendo l’abbraccio.
Gli prese il viso tra le mani.
-Parlami, William.-
Ma William non parlò, si avvicinò ad Angel e
lentamente, sempre così vicino alle sue labbra, gli disse:
-Non posso. Non posso dirti tutto.-
La tensione stava crescendo tra i due ed Angel non
sapeva cosa fare, ma l’istinto di abbracciarlo e tenerlo a sé era davvero molto
forte. Non voluto, sconvolgente, ma innegabile. Gli ricordava qualcosa che
aveva già provato, per un istante, quando era solo demone, quando l’aveva visto
soccombere sotto i colpi di un demone il doppio di lui, l’aveva soccorso, e una
volta tornati a casa si era occupato di lui. Fece una cosa che non si ripetè
mai più. Gli leccò una goccia di sangue dal labbro ferito, sfiorandoglielo
anche con la bocca, mentre Spike dormiva beato e non si accorgeva di niente.
Si trattenne.
Spike si allontanò.
Qualche passo, sempre più lontano da lui.
-Passerà, Angel. Il tempo lenisce tutte le ferite.-
Non sapendo più cosa dire e ancora preso
dall’emozione Angel decise che era tempo di andarsene.
Senza più parole camminò nella direzione di Spike,
fino a raggiungerlo, e sorpassarlo.
Sulla porta, con la mano sinistra appoggiata allo
stipite, senza girarsi, disse semplicemente.
-Certe volte il tempo non cambia proprio niente.
Buonanotte William.-
Il vampiro biondo rimase fermo dov’era per più di un
istante a chiedersi a che cosa Angel poteva essersi riferito con quella frase.
L’altro rientrò nella sua camera, stranito da quello
che era successo e dal quel fuggevole ricordo che all’improvviso era riapparso,
confondendolo.
Si sdraiò di nuovo e cercò di convincersi che non era
stato niente, solo un attimo, niente altro.
Non era successo niente.
Si era avvicinato a William un po’ di più. Lui gli aveva detto che non poteva confidarsi, e
quindi Angel decise di rispettare la sua decisione.
Dargli tempo.
Dare tempo ad entrambi.
Per conoscersi meglio, per capire l’altro, senza
pretendere niente, senza chiedere alcun favore in cambio. Ma sempre pronti ad
affrontarsi, a discutere, a confidarsi se necessario, a tacere quando serviva.
Dopotutto non
è questo ciò che fanno gli amici?
FINE