ANGEL
POV:VIVERE
Autrice:Luce
Disclaimer:L’ autrice non scrive a
scopo di lucro, MA SOLO PER POTER SCRIVERE COSE COME QUESTA ;),non intende
violare copyright e non possiede i personaggi che sono di proprietà della
Mutant Enemy, della Fox.
NOTA PERSONALE: settima stagione di Buffy, la fine.
Si tratta di una libera interpretazione dei pensieri e dei sentimenti di Angel,
potreste quindi non trovare riscontro nella serie televisiva. La canzone e i
dialoghi non mi appartengono, libera elaborazione.
Cos’altro dire?
Enjoy!!
Il
bicchiere di whisky irlandese e sangue di maiale cadde a terra frantumandosi in
mille pezzi.
La
sensazione di perdita la senti prima nei suoi polmoni, che pur non avendo
bisogno d’aria, gli diedero l’impressione
di soffocare.
Bastarono
pochi secondi, poi il dolore si raccolse tutto nel suo cuore morto, il mezzo
più veloce per arrivare alla sua anima tormentata.
Cosa
stava succedendo?
Si
dovette inginocchiare sulla costosissima moquet del suo appartamento di lusso
offerto, come una delle altre cose, che
Appoggiò
il palmo della mano destra sul vetro necrotemperato della finestra enorme che
dava sull’intera Los Angeles.
Qualche
respiro non dovuto,, poi si risollevò e si diresse alla sua poltrona preferita.
Aspettò.
Non
sapeva cosa stesse aspettando né perché, ma aveva la netta sensazione di non
dover uscire, quella mattina. Il telefono lo riscosse da quella strana ed
inquietante apatia.
-Pronto?-
-Angel,
ciao, abbiamo deciso di uscire a bere qualcosa per pranzo, per festeggiare lo
spettacolo di Lorne, conosce un locale niente male. Vuoi venire?-
La
voce di Fred, la sua migliore amica, era ingiusto nei suoi confronti, ma la
riteneva tale solo perché Cordelia riversava ancora in una camera d’ospedale,
sola, in coma mistico, ma viva.
Altra
ragione per la quale aveva deciso di andare alla W&H.
Poteva
sperare.
Meglio,
la sua speranza poteva continuare a vivere in quel letto freddo e asettico.
In
fondo negli ultimi anni era stata lei a mantenere viva la sua missione, la sua
fiducia, al sua capacità di credere. Ci era abituato, perché non continuare a
rimanere attaccato all’illusione di poter vincere alla fine?
Tutto
ciò che doveva fare era mantenere in vita Cordelia, e forse, prima o poi, ci
sarebbe riuscito di nuovo, a credere a sorridere, a vivere.
-No,
grazie Fred, sono stanco, non vengo neanche in ufficio, stavo andando a
dormire.-
-Scusa
mi dispiace.-
-Non
fa niente, Fred, saluta gli altri, divertitevi.-
Chiuse
così la conversazione e pensò che bere non era il suo modo di reagire alla
solitudine, non il suo, ma quello di un altro vampiro.
L’effetto
dell’alcool in corpo un corpo come il loro non lo sentiva, però ugualmente
Spike si ostinava a riempirsi come una damigiana.
Gli
piaceva l’odore, il gusto delle cose, lui sapeva godersela la vita, sempre.
E
lo diceva spesso, gli piaceva far baldoria, mentre lui, quando era Angelus,
preferiva il silenzio, soprattutto quando aveva commesso un efferato omicidio,
doveva rimirarlo.
Quando
era Angelus..
Anche
adesso gli piaceva il silenzio, ma per rimuginare, altra cosa in cui lui e
Spike erano diversi.
Sorrise
tristemente pensando al vampiro biondo, quello che era stato con lui per
secoli, il suo childe, suo allievo, suo nemico ed amico con una facilità che
stordiva persino un demone potente e pericolosamente controllato, come Angelus.
Il
sorriso amaro si accentuò quando pensò a Buffy e Spike, lei era coperta del suo
odore e lui aveva un’anima. Non aveva voluto neanche vederlo.
A
che scopo?
Avrebbero
lottato ancora, stavolta per via di Buffy, oppure..
Oppure
sarebbe stato diverso, adesso che Spike aveva un’anima?
Fu
proprio questo pensiero che gli impedì di andare da lui. Angel aveva paura, lo
sapeva, aveva avuto paura di vederlo.
Di
vedere il suo childe con l’anima.
Cosa
avrebbe provato guardandolo negli occhi? Quelli che erano già così belli ed
espressivi?
Come
avrebbe reagito?
E
Spike, che avrebbe detto?
Ma
erano domande senza risposta, perché Angel era tornato a Los angeles.
Lei
l’aveva rispedito a Los Angeles con la scusa di costruire un secondo fronte
contro il male, se il piano di lei fosse fallito.
Ma
lui sapeva e sentiva che era Spike la vera causa, che si era fatto amare da
lei.
Lei
non lo aveva abbandonato, per diverse ragioni erano stati vicini negli ultimi
anni ed Angel non aveva fatto niente per impedirlo.
Con
Buffy aveva tirato fuori una stupida reazione infantile, di gelosia, ma sotto
c’era molto di più.
Lei
aveva detto che Spike era nel suo cuore, e conoscendo la famosa incapacità di
Buffy di esprimere se stessa, ed in questo si assomigliavano in verità, sapeva
che significava quella frase, affezione e forse anche infatuazione.
Spike
si era innamorato di Buffy ed era ricambiato, e sebbene questo potesse dare
fastidio al vampiro bruno, doveva ammettere che non faceva così fatica a
crederlo.
Conosceva
William da molto tempo e sapeva la facilità con cui qualsiasi creatura veniva
affascinata da lui.
Per
la sua bellezza, per la sfrontatezza, per il coraggio, per la sua lussuria.
Mille erano i motivi e questo succedeva prima che lui riavesse la sua anima.
Non osava immaginare cosa avrebbe fatto il suo childe con un’anima.
Ma
cosa questa faceva sentire, bruciando, lui lo sapeva, ne aveva vissuto i
tormenti per un centinaio d’anni e tutt’ora li subiva.
Chissà
cosa provava Spike…
Mentre
ancora si toccava il petto che gli doleva per le precedenti fitte, che duravano
ormai da un po’, mise un cd nel lettore e si risedette, solo, di fronte alla
città di giorno, illuminata da migliaia di raggi di sole.
Di
nuovo lo squillo, stavolta del cellulare, interruppe il suo rimuginio.
-Pronto?-
Lacrime
e singulti, una donna.
-Angel..-
-Buffy,
tutto bene? Ci siete riusciti?-
-Si,
ce l’abbiamo fatta!-
-Bene,
sono content.-
Fu
interrotto.
-E’
morto, Angel.-
-Cosa?Chi?-
-Spike!-
Un
fulmine a ciel sereno.
-Cosa?-
-Ha
voluto tenere l’amuleto, io gli ho detto che non era necessario, ma lui ha
insistito. E’ bruciato insieme alla sua anima, e ci ha salvato tutti.-
Angel
non ricordò molto ci quello che si dissero, lei andava in Europa con gli latri,
cercava di ricominciare, lui aveva risposto in modo monosillabico tutto il
tempo.
Stava
seduto e ascoltava..
Quando indietro non si torna, quando l’hai capito
che,
che la vita non è giusta come la vorresti te..
Quando farsi una ragione vorrà dire vivere, te l’han
detto tutti quanti che per loro è facile..
Quando batte un po’ di sole dove ci contavi un po’,
e la vita è un po’ più forte del tuo dirle ancora no…
Tu hai detto no alla vita, alla morte,
tu hai scelto di bruciare.
Tu il sole non potrai neanche più
sognarlo.
Tu hai amato sempre, con tutto te
stesso, con tutta l’anima , fino a morirne.
Ascoltava
le parole nella sua mente e nelle sue sensibilissime orecchie di vampiro,
toccandosi piano il petto, carezzandolo..
Quando la ferita brucia, la tua pelle si farà.
Sopra il giorno di dolore che uno ha.
Finalmente
capiva da dove arrivava quella fitta. Era il legame che si spezzava.
Il
loro.
Mai
più.
Quando il cuore senza un pezzo il suo ritmo prenderà,
quando l’aria che fa il giro i tuoi polmoni beccherà
Riprese
piano a respirare.
Quando la tua sveglia suona e tu ti chiederai che ora
è..
Era la tua ora, Spike? Tu l’hai scelta,
William..
Che la vita è sempre forte, molto più che facile.
Quando sposti appena il piede il tuo tempo crescerà.
Sopra il giorno di dolore che uno ha.
Il ritmo, il suono, la musica, la
poesia..
Questi avevano sempre scandito il tuo
tempo, in ogni tua esistenza..
Tu non li sentirai più..
Si
lasciò andare, e chiudendo gli occhi sentì una lacrima amara e salata scendere
sulla sua guancia, fino a posarsi sul suo labbro inferiore e oltrepassarlo, per
venire poi catturata da un guizzo della sua lingua.
-Addio,
childe.-
FINE