TRIBUTO A WILLIAM E ANGELUS

Autrice:Luce

 

Come avrei voluto vederli.
By Luce


Stava seduto nella sua poltrona di pelle rosso porpora preferita e teneva tra le mani “La Divina Commedia, l’inferno”. Sul piccolo scrittoio, vicino a lui era appoggiato un grande calice di vino rosso, il più forte e speziato che potesse esistere, perché è così che gli piaceva, sempre sapori forti nella sua bocca. Sentii che qualcuno scendeva le scale. Il passo, l’andatura erano inconfondibili: leggero,scattante, un po’ nervoso, il suo Childe.
Una volta sceso, l’uomo si affiancò allo scrittoio e prese tra le mani il calice, lo portò lentamente alle labbra, per assaporarlo con gusto. Poco liquido rosso entrava nel suo palato e solleticava i sensi della sua lingua. L’altro lo guardava, mentre il pomo d’adamo scendeva e risaliva velocemente per lasciare che il vino scendesse giù per l’esofago del ragazzo più giovane. Con la stessa lentezza rimise il calice sulla superficie del legno pregiato e disse rivolgendosi con uno sguardo intenso all’ altro uomo:
-Forte! Molto forte. Mai un rosè dolce. Non ne puoi fare a meno vero? Sembra quasi che abbia il sapore del sangue di un guerriero..-
L’altro seguitava a fissarlo senza dire nulla.
Subito dopo disse: -Speziato lo preferisco-
-A me piace dolce invece, come il sapore di una giovane e bella dama di corte.-
Il giovane si voltò dall’altra parte e di nuovo la sua camminata si fece subito veloce, diretto alla porta principale.
-Dove vai?-
-A caccia-
-E’ tardi William-
-Non per me-
-Vengo con te-
-Hai paura che non torni prima dell’alba?-
-Ho paura che non torni.-
Lo disse quasi senza riflettere troppo, o forse era esattamente il contrario.
Sulla porta si voltò, aveva un’espressione sorpresa e i nei suoi occhi traspariva anche quella che si potrebbe definire speranza? Stava per tornare indietro verso di lui, era tentato di chiedergli una spiegazione per quella sua frase…Scosse la testa per togliere un pensiero tanto dolce quanto impossibile, allora disse quasi seccato: -Sai che tornerò. Non lascerò da sola la mia Dru.-
Lo disse senza guardarlo negli occhi.
-Ho detto che verrò con te, sono il tuo Sire e devi obbedirmi.-
Ma il tono con cui lo disse non era di comando, la sfumatura era quasi di sottomissione, calma, arrendevole. A quel punto l’altro non potè che incontrare il suo sguardo. Occhi blu e neri come la notte senza stelle si incatenarono per un breve istante, poi il libro cadde a terra, un passo del moro verso di lui, quasi come se gli fosse impossibile non andare in quella direzione, senza controllo….
Una voce dal piano di sopra della magione all’improvviso fermò i suoi passi
-Angelus, ragazzo mio ti sto aspettando.-
Lo sguardo del biondo si abbassò con rassegnazione e disse con sarcasmo nella voce
-Non vai? Non è buona educazione fare aspettare le signore.-
Angelus lo guardava di nuovo e invece di assumere un’espressione contrariata a causa della frase di derisione del suo Childe, il suo viso era irrimediabilmente triste e il suo sguardo confuso.
William seguitava a non guardarlo e disse con un tono meno sarcastico, quasi per chiedere scusa della sua sfrontatezza nei confronti de suo Sire: -E poi non è proprio consigliabile rifiutare una come Darla, pena giorni di indicibili torture.- Lo disse quasi scherzando.
-William…-
Si voltò e velocemente disse: -Vado-
Prima di uscire mostrò il profilo scolpito e perfetto del suo viso
-Tornerò prima dell’alba te lo prometto.-
Ma non tornò.

I giorni passavano e William non tornava.
Non solo lui ma anche le altre cominciavano a preoccuparsi. Drusilla iniziava a manifestare sempre più insofferenza e dopo una settimana nessuno era in grado di contenere le sue crisi isteriche.
-Angelus, falla smettere, non ne posso più!-
Era la voce della bellissima Darla, sire di Angelus, la più antica della famiglia.
-Dru , tesoro vieni da papà-
Drusilla la terza childe di Angelus. Una creatura tanto fragile quanto crudele. Tremava e non si muoveva, allora il vampiro si avvicinò cautamente a lei, in quelle condizione avrebbe anche potuto saltargli alla giugulare, quando aveva una preda da dissanguare Drusilla, la bambola spezzata, non mollava la presa fino a quando non prendeva tutta la linfa vitale della vittima.
Si avvicinava a lei emettendo un suono molto basso e ferale, non di sfida ma dolce, se può essere così definito il ringhio di un vampiro, per calmarla.
La prese tra le braccia dolcemente e la cullò per un po’.
-Angelo ma perché il mio cavaliere non è ancora tornato? Non lascia mai da sola per così tanto tempo la sua principessa.-
Lui la strinse un po’ più forte e il suo sguardo tradiva preoccupazione e rabbia.
-Torna presto, vedrai, tornerà, te lo ha promesso no?- Me l’ha promesso pensò.
-Si e il mio cavaliere mantiene sempre le promesse vero?-
All’improvviso il corpo della vampira, che si era quietato tra le braccia del suo sire, si mise a tremare più forte, le convulsioni la presero e a stento Angelus riusciva a tenerla. Urlava e urlava
-William, sangue, lotta, morte, chiesa..-
Il volto del vampiro divenne ancora più pallido e rivolgendosi a Darla: -Prendila, bevile il sangue se è necessario, ma portala a letto-
Darla si avvicinò anche nel suo volto traspariva preoccupazione, Drusilla poteva essere pazza ma aveva il dono della vista, era per questo che il suo ragazzo l’aveva voluta per sé, e quello che diceva quando aveva una visione si concretizzava sempre.
Angelus si precipitò al piano di sotto, l’armeria, estrasse una spada e si bloccò. Stringeva l’elsa con una forza che avrebbe sbriciolato anche la pietra, era una spada magica quella, per fortuna.
Il suo sguardo fisso, perso, terrorizzato.
Nella sua mente solo un volto e nelle sue orecchie solo un nome. Entrambe appartenevano a qualcuno che non aveva nemmeno il coraggio di pronunciare in questo momento senza il rischio di piangere: William. E allora urlò, il ringhio era un tuono e faceva trapelare tutta la sua rabbia e il suo dolore.
Risalì velocemente, Darla stava ancora in salotto
-Non sai dove sia, e se fossero tanti da non poterli neanche contare?-
Senza voltarsi neanche Angelus disse:
-Non tornerò indietro senza di lui.-
E scomparve dalla vista della sua consorte vampira.

Correva diretto alla chiesa principale della città, era invisibile ad occhio umano.
Una saetta nella notte.
Arrivato davanti alla piazza principale si fermò di colpo. Era notte fonda ed era deserta. Nessun rumore.
Chiuse gli occhi. Alzò la testa al cielo. Ascoltava….Sentiva….
L’aria era gelida, ma un vampiro non la sente sulla pelle e neanche nei polmoni, non poteva avvertire il freddo. Come potrebbe un cadavere percepirlo?
Eppure tremava e sentiva. Le sue sensibilissime narici annusarono l’aria. Sangue e morte.
Sangue di demoni, di esseri umani, di vampiri.
Di un vampiro.
Gli occhi si riaprirono di scatto –William-
Come una furia si diresse dentro la chiesa e scardinò la porta.
Lo spettacolo che gli si presentava era un massacro. Corpi interi e non sparsi per tutta la navata. Sulle panche, nei confessionali.
Ma un’unica vista lo riempì di panico.
L’altare.
Con un a balzo vampirico e prodigioso fu vicino. Sul marmo era riverso un corpo snello e martoriato dai morsi. Sangue colava da ogni ferita. Sangue sui suoi riccioli morbidi color biondo cenere. Sangue sulle sue labbra tagliate. Sangue sulle dita che non avevano più unghie per graffiare, per difendersi. Tra le varie ferite uno squarcio, un morso all’altezza del suo cuore morto.
Lo prese in braccio, neanche una parola, faceva lo slalom tra i cadaveri e alcuni anche li calpestava, diretto all’uscita. Movimenti meccanici, camminata lente ma decisa. E si lasciva dietro di sè impronte vermiglie del sangue che il suo childe continuava a versare.
Una volta fuori sulla neve che si colorava di rosso, si accasciò a terra insieme al corpo che stringeva.
In ginocchio con la testa del suo William tra le braccia. Un grido silenzioso, da lacerare l’anima, se ne avesse avuta una.
Rimase così per un tempo che sembrò infinito, poi all’improvviso un movimento del petto, come per prendere ossigeno.
Angelus rialzò la testa da quella di William e cercò di vedere meglio il petto. Non ci riusciva.
Perché la sua vista doveva essere così appannata?
Ah giusto perché stava piangendo…
-W-wlll…- Balbettava.
-William-
Un movimento quasi impercettibile delle sue labbra -Sssssire- Poi più niente.
Si rialzò e asciugò velocemente le lacrime.
Prese di nuovo quel corpo esanime e si diresse verso casa.

Darla era riuscita a mettere Drusilla a letto, anche se per farlo dovette berne parecchio di lei.
Dopo che Angelus se ne andò via le crisi peggiorarono sensibilmente. Maledizione solo il suo childe o il suo sire potevano calmarla.
Angelus non ci riusciva sempre, William era più bravo in questo. Si occupava quasi sempre lui di Dru la sua principessa tenebrosa. Tranne quando andava a caccia.
A caccia lui ci andava con Angelus e nessun altro.
L’aveva visto lo sguardo del suo ragazzo appena Drusilla faceva il nome di William. Terrore e rabbia e aveva sentito quell’incredibile ringhio di dolore dall’armeria.
Io non tornerò senza di lui.
Così aveva detto e non si era neanche voltato verso di lei per rassicurarla in qualche modo.
Non aveva bisogno di dirlo che non sarebbe tornato senza il suo childe preferito, Darla lo sapeva già. L’aveva osservato attentamente in questi giorni senza di lui. Lo aveva seguito nella caccia ed era molto più che spietato con le sue vittime. Tutti giovani uomini, snelli e apparentemente perfetti.
Solo uno era quello che lui voleva punire e fare soffrire, l’unico che non tornava mai.
Aveva sempre notato che tra tutti solo William gli scatenava dentro quelle che ormai, anche Darla, poteva riconoscere come emozioni. Pericolosamente umane.
Penn non gli faceva quasi effetto. Era stato il suo primo esperimento. Un childe bello e crudele. Con i miei occhi e i capelli scuri come i suoi. Era la sua copia esatta, ma quando il Maestro aveva chiamato a sé Angelus per offrirgli un posto d’onore nella sua famiglia, lui gli aveva spedito Penn. Era orgoglioso di lui, un’eccellente assassino, poteva fare le sue veci a cospetto del Maestro. Poteva anche non stargli accanto. Non gli è mai mancato.
Lawson era stato spedito da una famiglia rivale per acquietare le dispute. Era il suo secondo tentativo. Buon combattente, occhi neri e capelli biondi. Un altro da poter sacrificare per la famiglia.
Drusilla era stata la sua ossessione per mesi, l’aveva ricorsa, corteggiata, ammaliata e portata irrimediabilmente nel peccato. L’aveva amata e l’aveva resa folle. La sua innocenza, che in qualche momento ancora traspariva da lei e naturalmente il dono della vista , l’avevano affascinato e sedotto e reso pazzo dal desiderio di possederla. E così fu, dopo averla rapita e aver sterminato ogni possibile legame che lei possedeva in vita.
Ancora oggi la teneva accanto a sé, se ne prendeva cura in un certo senso, era sempre la sua dolce figlia, ma io sapevo che prima o poi si sarebbe disfatto della seccatura.
Fino al giorno in cui lui entrò nelle loro famiglia. Da quando Drusilla aveva vampirizzato quell’inutile poeta, Angelus aveva smesso di lamentarsi di lei.
Oggi era convinta che fosse William la ragione dell’esistenza di Dru nella loro vita.
William si era subito innamorato di lei e diventò a tutti gli effetti il suo compagno e il suo cavaliere.
Ed era il miglior compagno che un assassino come Angelus potesse desiderare. Un combattente elegante ed eccezionale, un efferato killer. William il sanguinario era un capolavoro e non era suo. Era di Drusilla. Non poteva amarlo come un Childe ama un Sire. E allora che cosa li legava? Il rispetto, la complicità, la sensibilità verso l’arte e la bellezza. Ma queste erano cose a cui Darla preferiva non pensare.
Del resto mancava un po’ anche a lei. La sua intelligenza e il suo essere sempre un gentiluomo dell’ottocento inglese. Era stato molto utile alla famiglia dal punto di vista strategico e politico. Era il braccio destro di Angelus, ed era più famoso e rispettato di Penn alla corte del Maestro.
Era un vantaggio e fonte di vanto per Darla, soprattutto agli occhi del suo di Sire, ovvero il Maestro.
Era la sua preferita ma lei se ne era andata via con il suo giovane ragazzo all’avventura e non era più tornata. Forse era tempo di fare ritorno a casa. Se William era finito nei guai, erano belli grossi e lei non ci voleva rimettere l’esistenza. Forse stando lontani lei e Angelus sarebbero tornati la coppia di un tempo. Erano settimane che lui non la degnava di un vero sguardo di passione, lui le dava quello che voleva ogni volta che lei glielo chiedeva, era un amante formidabile, le dava rispetto e reverenza, quello che un childe deve nei confronti del suo sire. Ma non le dava notti di follie e di passione. Quella la riservava alla caccia.
L’aveva già minacciato di andarsene più volte dalla magione per tornare dal maestro, che da mesi la reclamava a sé, ma non l’aveva mai fatto. Adesso però era il tempo di mettere in pratica le sue minacce. Forse aspettava solo l’occasione giusta.
Prese le sue cose e Drusilla e con qualche suo servitore lasciò la magione lasciando un biglietto ad Angelus dove diceva che sarebbero state al cospetto del maestro per qualche mese.
Quando tornò alla magione Angelus si diresse direttamente nella stanza personale di William.
Aprì la porta accostata e mise il corpo sul letto ricoperto di lenzuola e cuscini di seta nera.
Non era mai entrato nella sua camera. Erano una famiglia, ma ciascun vampiro aveva il proprio spazio. Non credo che neanche Dru ci fosse stata. O forse lo sperava.
Subito dopo si diresse nella stanza di Darla e vide il biglietto. Lo lesse, poche righe per fargli capire che non sarebbe tornata a meno che lui non fosse andata a riprenderla. Aveva portato con sè Drusilla, forse per far arrabbiare William. Senza di lei Il suo Childe de facto se la sarebbe presa con lui e l’avrebbe spinto a riprendersi Drusilla da sé allontanandosi dal vampiro più anziano. Ottimo piano, pensò Angelus, stracciò il biglietto e pensò che non aveva tempo di star dietro ai capricci della sua sire, William era l’unica cosa alla quale avrebbe pensato in questi mesi di solitudine.
Tornò nella camera, aveva addosso ancora i vestiti intrisi di sangue e lacrime.
La prima cosa da fare era far bere William, il giusto per far smettere l’emorragia.
Si sedette sul letto, la schiena contro la parete, la gamba destra distesa e la sinistra piegata per poter reggere il corpo di William che si doveva nutrire. Lo prese con cura e si ferì il petto, accostò la bocca al suo al taglio dal quale scorreva il suo sangue ricco e potente, rigenerante per un vampiro ferito. Ma il giovane era troppo debole, il suo naso non si era neanche arricciato per dimostrare che aveva annusato l’odore del sangue.
Si richiuse allora la ferita sul petto e se ne fece un’altra mordendosi forte il labbro inferiore..
Avvicinò con la mano sinistra il viso del vampiro biondo al suo.
Fece così cadere qualche goccia sulle labbra di William. La reazione si fece attendere qualche istante, ma poi la lingua uscì e lappò il sangue. Incoraggiato Angelus emise un impossibile sospiro di sollievo. Decise di continuare così, ma si avvicinò troppo, consapevolmente o no, e la bocca di William si chiuse sulla sua. Cominciò a succhiare debolmente e Angelus lo lasciò fare.
Chiuse gli occhi.
Ogni sorso diventava sempre più avido e intenso e aumentava la pressione sulla sua bocca.
La stimolazione sulle labbra di Angelus divenne più forte e aggrottando le sopracciglia, il vampiro bruno rispose al bacio. Ora era lui che prendeva e succhiava….
Si morse la lingua e premette più forte su William che aprì leggermente la bocca. Angelus scivolò dentro e carezzevolmente continuò a nutrire il suo childe, fino a quando un mugugno di William mischiato con il suo non lo fece svegliare da quello strano incantesimo. Si scostò dal biondo come scottato e si accorse che il sangue aveva smesso di fluire dal corpo.
Posò William delicatamente sul letto, si diresse in bagno e preparò la grande vasca con acqua calda e sapone. Adesso doveva lavarsi via il sangue e doveva buttare i propri vestiti. Li strappò con forza e prima di entrare completamente nudo, si voltò indietro.
Poteva ancora vedere il vampiro più giovane e sapendo che tanto avrebbe dovuto farlo più tardi anche a William, decise di tornare verso il letto.
Denudò completamente anche il suo childe e presolo tra le braccia si diresse verso la vasca che era abbastanza grande da contenerli. No forse si sbagliava, Drusilla era stata in quella stanza.
Si sedette e appoggiò la sua schiena al bordo e si mise William tra le gambe contro il suo petto. Delicatamente percorreva con uno straccio morbido il corpo del giovane ed il suo, colorando l’acqua di rosso.
L’acqua era ancora calda così dopo che ebbe finito, Angelus decise di attardarsi nella vasca.
Dopo pochi minuti sentii il corpo contro il suo agitarsi piano. Angelus si contrasse.
-Angelus..-
William si era svegliato. Era cosciente, e mentre Angelus rimaneva in silenzio il giovane voltava a destra e a sinistra il capo, molto lentamente, per capire dove si trovava.
Acqua rosso sangue e petto e braccia forti che lo accoglievano e lo stringevano, facendolo sentire al sicuro.
-Eravamo entrambi pieni di sangue e le tue ferite andavano pulite-
Il corpo di William si rilassò ed egli decise di non rispondere, richiuse gli occhi e sprofondò ancora di più contro Angelus.
Sentire Angelus era come sentirsi protetti, a casa.
Sentire William rilassarsi contro di lui e abbandonarsi fece provare ad Angelus la sensazione della vera pace.
Entrambi erano a loro agio.
-Cosa ti è successo? Era un massacro là dentro. Neanche io mi sono messo mai così d’impegno.-
-Una bestia feroce, una cosa che non avevo mai visto. Ero entrato per bere qualcosa e mentre dissanguavo un prete diversi demoni e vampiri entrarono terrorizzati. Non ho avuto il tempo di capire niente so solo che quella cosa è entrata come una furia e ha fatto uno scempio di tutto ciò che si muoveva. Mi sono salvato perché dopo un po’ ha creduto che fossi morto.-
-Capisco.-
-Come mi hai trovato?-
-Drusilla.-
-Dov’è?-
-Con Darla dal Maestro.-
-Devi averla fatta proprio infuriare.-
-L’ho lasciata da sola con una pazza furiosa che avrebbe potuto ucciderla e le ho detto che non sarei mai tornato se non ti avessi trovato.-
William non rispose e premette ancora di più contro Angelus.
Questo contatto prolungato provocò una reazione ben conosciuta al basso ventre del più anziano.
William allungò il braccio e prese il sapone che porse all’altro.
-I miei capelli sono sporchi, non mi piace questa sensazione.-
Angelus decise di ignorare la risposta del suo corpo, afferrò il sapone e cominciò a strofinare piano i capelli di William.
Massaggiava piano lo scalpo, con cura……..
All’improvviso entrambi si resero conto dell’eccitazione crescente dell’altro. La mano di Angelus si fermò. Prese velocemente una bacinella e riempitala d’acqua la fece cadere sulla testa del biondo.
Si alzò di scatto dalla vasca facendo scivolare William sul bordo. Si avvolse velocemente in un panno caldo e si voltò verso il giovane.
William non si era voltato e stava fermo.
-Ho bisogno di aiuto, sono ancora troppo debole.-
Angelus gli porse un asciugamano che William si mise addosso come fosse una coperta, coprendo interamente il suo corpo.
Poi Angelus lo prese poco prima che cadesse e lo riportò in camera.
Lo adagiò sul letto e lo coprì con le lenzuola di seta.
William lo fissava intensamente e Angelus invece faceva di tutto per non toccarlo più del necessario. Poi ancora gocciolante si alzò e si diresse alla porta.
-Riposa ora William, sei troppo stanco, domani di nutrirai quanto ti sarà necessario.-
-Angelus..-
Si voltò. E vide un bellissimo uomo, addome scolpito, con i capelli lunghi e appiccicati sulle spalle e due occhi azzurri come l’oceano e penetranti che avrebbero potuto farlo annegare.
-Grazie per tutto quello che hai fatto per me.-
Osservava quel fisico statuario così possente e perfetto, i capelli lunghi e scuri portati all’indietro dalla sua mano grande e forte. Occhi neri come il più profondo e caldo antro dell’inferno, che avrebbero potuto incenerirlo.
-Buonanotte.- Disse con un soffio dalle sue labbra carnose il vampiro più giovane.
Angelus incurvò leggermente le labbra, un sorriso seducente e appena accennato. Voltò le sue spalle ampie e sicure e chiuse la porta dietro di sé.
La mano di William si mosse lentamente e leggera sulle sue labbra per qualche secondo, poi si addormentò sfinito con un sorriso sarcastico e felice sul suo volto perfetto.