IL SORRISO DI CRISTALLO
Scritto
da: Maria fioredargento@hotmail.com
Spoiler
per: tutta la prima e la seconda stagione di Ats , l’inizio della terza
stagione di Ats , la quinta e la sesta stagione di Btvs.
Pairing:
Angel/Kate
Rating: Angst , AU in
quanto parte dal presupposto che Darla non sia mai rimasta incinta e quindi
elimina la maggior parte degli eventi della terza stagione di Ats, Romance
, Nc
Voglio inoltre
avvisare che questa Fanfiction tratta, fra le altre cose, di argomenti molto
pesanti , in particolar modo di malattie gravi e sofferenze infantili, e a
questo riguardo contiene dei passaggi che potrebbero turbare o infastidire
chiunque sia particolarmente sensibile a questi argomenti.
Chi ha
attraversato certe esperienze potrebbe forse ritrovarsi nelle pagine di questa
mia storia, molto più di quanto probabilmente non immagini leggendo questa
Disclaimer, e non volendo io essere in alcun modo causa di sofferenza o disagio
altrui preferisco avvertire.
Timeline: cinque anni dopo l’inizio della terza stagione di
Angel.
Summary: cinque anni
dopo la sua partenza da Los Angeles, Kate Lockley torna a trovare Angel e a
chiedere il suo aiuto . Disperata.
Le vite di
entrambi sono cambiate e tutti e due hanno attraversato esperienze difficili e
traumatiche… eppure, lentamente, mentre il dolore li accomuna, la donna e il
vampiro finiscono con il ritrovarsi al punto in cui si erano lasciati … con
cinque anni in più e , forse, la voglia di non commettere ancora gli stessi
errori.
Anche se,
probabilmente, è ormai troppo tardi per rimediare a tutto… e il prezzo da
pagare per paura ed orgoglio sarà più di quanto entrambi non possano
sopportare.
Disclaimer: i personaggi delle serie “Buffy the vampire Stayer
“ e “Angel” appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt
Note:
questa non è certo la mia prima
Fanfiction, tuttavia ha per me un valore particolare.
Perché,
a differenza che nelle altre che ho scritto e che comunque ho nel cuore, in
questa ho riversato una parte di me che fino ad ora non avevo mai permesso a me
stessa di esternare. Ricordi, sensazioni, emozioni mie. E perché, poi, per uno
strano gioco non so nemmeno io di cosa, mi lega in modo particolare ad alcune
persone divenute proprio in questo periodo particolarmente importanti per me.
Tutto questo fa si questa storia sia parte di me, del mio cuore e della mia
anima.
E
chiedo venia con ciò a chi, a causa di questo e della particolarità della
storia in se, deve sorbirsi questa lunghissima Disclaimer.
Alle
persone che sono nel mio cuore, nel mio spirito, nel mio cervello e nell’amore
della mia anima.
Ad
Anna… la mia amica, la mia musa, la mia compagna di avventure…
Ad
Alessandra, mia sorella, il mio sostegno e la mia speranza negli uomini…
Ad
Alma, buona, come buona è l’acqua che disseta, e retta come il corso che la
porta…
A
Dani, a cui vorrei somigliare, per la sua forza e l’energia con cui affronta la
vita, la prende per la gola e non si fa mai sconfiggere da essa…
A
Fede, la dolcezza del mio cuore, a cui non riuscirò mai a dimostrare ne a dire
tutto il bene che voglio…
A
Luisa, la mia guida nella vita e il mio dolce esempio…
A
Sonia, che è calda, e allegra , e piena di energia come il sole che sorge…
A
Stefania, alla sua onestà, al suo coraggio e alla sua profonda umanità…
A
quelli che mi vogliono bene e a cui questa ragazza che con le parole gioca non
troverà mai frasi per dire solo… vi voglio bene.
PROLOGO
Kate
sgranò leggermente gli occhi, quando, oltre la porta aperta dell’hotel
Hyperyon, si trovò di fronte l’uomo alto, robusto, con indosso un ‘
improbabilissima giacca laminata d’oro che contrastava nettamente con la sua
faccia… verde.
Letteralmente
verde.
Verde
come l’erba, verde come le foglie, verde come la speranza nei proverbi… verde
come … il verde…
E
cornuto.
Con
un paia di piccole corna rosse ai lati della testa e un naso adunco che
sembrava nato in un libro per bambini.
Solo
che lei non si trovava in un libro per bambini, e quella creatura era lì,
davanti ai suoi occhi, e, probabilmente, Kate avrebbe fatto un salto indietro e
tirato fuori la pistola che teneva in borsa dai tempi della polizia, se in
quegli ultimi anni non avesse visto abbastanza cose da rendere un uomo verde e
cornuto , facente funzioni di maggiordomo, qualcosa di non particolarmente impressionante...
E
se non fosse stata così stanca…
E
se quell’uomo verde non avesse avuto due degli occhi… rossi, naturalmente… in
perfetto pendant con le escrescenze sulla sua testa… più dolci e allegri che
avesse mai visto.
“Salve!”
Esclamò, perfettamente a suo agio, almeno quanto lei era stupita. “ Se non posso
fare nulla per una bellezza come te temo che dovrò chiudermi in cantina e dedicarmi
all’autoflaggellazione!”
Kate
aggrottò la fronte, senza riuscire a richiudere la bocca, spalancata per la
sorpresa.
“Cosa?!”
Esclamò.
L’uomo
inclinò di lato la testa, fissandola come se fosse un animale raro… lei!
“A
giudicare dall’aspetto… vediamo, a giudicare dall’aspetto direi che non sei un
‘agente delle tasse ne… un avvocato… no,
no, per fortuna no… ne … no, non sei il
lattaio… una piazzista nemmeno … fa vedere gli occhi?
Si,
direi dagli occhi che sei una disparata, per cui sarai qui per Angel…”
Angel…
Kate
deglutì, mentre all’improvviso quella surreale situazione si chiudeva su di
lei, soffocandola per un secondo prima di rigettarla violentemente fra le
braccia della sua terribile realtà.
“
Angel…”Ripeté . “ vive ancora qui… ?”
Si
passò una mano sul cuore.
Era
stata così disperata, così istintiva nel fare ciò che avrebbe voluto fin dal
momento stesso che aveva rimesso piede in città, che non aveva nemmeno pensato
di controllare su un elenco telefonico se l’indirizzo fosse ancora quello…
“Certo
che sta qui,” Rispose l’uomo . “ quel vampiro è più abitudinario di una vecchia
comare!
Ho
provato a convincerlo che una baracca sulla spiaggia sarebbe stata più trend,
ma non ha voluto ascoltarmi…
Lo
sopporto solo per il suo gusto nel vestire… e perché è terribilmente attraente…
“ Si voltò, senza chiederle ne il nome ne perché stesse cercando Angel. “
Avanti, entra, gli dico che lo cerchi…”
Kate
obbedì, ma non rimase ferma nell’enorme atrio dell’albergo.
Senza
pensarci, senza nemmeno essere completamente consapevole di farlo, seguì l’uomo
verde… verde come la speranza nei proverbi… verso una stanza in cui non aveva
bisogno di essere guidata.
La
conosceva già… anche se era così tanto tempo che non ci metteva più piede…
Deglutì,
il cuore che accelerava di colpo la sua corsa.
Angel…
Angel…
Era
assurdo, ma nemmeno per un secondo aveva pensato che potesse essere stato
ucciso.
Aveva
saputo che era vivo.
Sempre.
Lo
aveva sentito nel suo cuore.
E
si era data delle stupida per questo…
Angel…
Dio,
dopo tanto tempo…
Si
chiese se l’avrebbe riconosciuta, e se
avesse pensato a lei almeno un attimo, in tutto quel tempo.
E
non volle chiedersi se gli era mancata.
Si
passò una mano fra i capelli.
Sapeva
la risposta a quell’ultima domanda…
E
faceva male…
Quanto
non aveva pensato di poter più sentire…
Aveva
creduto… aveva creduto di essere arrivata alla fine ormai, di aver raschiato il
fondo del dolore… e ora si sentiva in colpa e sciocca e criminale a
preoccuparsi di ciò che Angel poteva aver pensato di lei, del fatto stesso che
potesse averla pensata… quando era la sofferenza che si portava dentro ad
averla condotta fra le mura di quell’antico albergo…
Angel…
Il
cuore le si fermò nel petto quando udì la sua voce…
Quando
udì la sua risata…
E
le girò la testa…
Ricordava
quando lo aveva sentito ridere…
Lo
ricordava come se fosse stato il giorno prima.
E
invece… erano passati anni.
E,
anche se quella risata era stata frutto di un incantesimo, per lei era un
tesoro nello scrigno triste del suo cuore.
Ricordava
quando l’aveva stretta a se, sorridendo… e lei gli aveva gettato le braccia al
collo… ed era stata felice… completamente felice…per l’unica volta nella sua
vita…
E
com’ ‘era ovvio, quell’unica volta era stata solo il frutto di un inganno…
Appoggiò
la mano allo stipite della porta.
Temendo
di cadere.
Tenendo
di non resistere al momento in cui lo avrebbe rivisto.
E
quando accadde il cuore sembrò scoppiarle nel petto.
Angel…
Oh, Dio, Angel…
Angel...
Angel...
Deglutì,
e non riusciva a crederci.
Angel…
dopo così tanto tempo…
Ed
era… identico a quell’ultima volta che lo aveva visto, nell’atrio dell’albergo…
il tempo per lui si era fermato, com’era naturale per un vampiro… eppure,
sembrava un ‘altra persona.
Allora
i suoi occhi erano stati quelli di un
uomo affranto, distrutto, un uomo che non aveva voluto aprirle il suo cuore
come in passato, e il suo volto era stato teso, una maschera di sofferenza e
abbattimento…
Ora…
ora rideva, e sembrava che una luce intensa si irradiasse da quello stesso
volto… da quegli stessi occhi scuri a cui, senza saperlo, aveva detto
arrivederci quel giorno di tanti anni prima…
Ora
sembrava sereno… felice…
E
non c’era più nulla in lui che denotasse tensione o disagio…
Sembrava
tornato quello che aveva conosciuto… quando era ancora vivo Doyle…
Ma
non era Doyle che lo faceva ridere…
Era
un bambino.
Un
bambino tanto piccolo da essere stretto in una coperta di lana bianca, che si
agitava quietamente fra le sue braccia, mentre al suo fianco Wesley era chino a
solleticargli il naso, e Cordelia li guardava con un ‘espressione indulgente
sul volto bellissimo.
E
lui lo accarezzava, e lo stringeva al suo petto come se fosse la cosa più
preziosa e delicata al mondo.
E
le spezzava il cuore…
Quante
volte aveva immaginato quella scena… quante volte aveva sognato di vederlo
così… di vederlo ridere mentre sfiorava con la sua mano enorme minuscole dita
infantili…
Quante
volte aveva pianto, in silenzio… e si era sentita in colpa, perché non erano
quelli i pensieri che avrebbero dovuto farla piangere….
Non
quelli…
E
si era detta che non doveva piangere. Una volta di più.
Che
doveva essere forte.
Una
volta di più.
Essere
forte…
Tutta
la vita l’aveva spesa per cercare di esser forte…
E
non ci era mai riuscita.
E
ora, con Angel davanti, temeva di non riuscire neanche a fingere.
“Ehi,
amico,” Fece il suo chaperon, entrando disinvoltamente nello studio. “ c’è una
bellissima donna che ti cerca… e direi che è decisamente innamorata di te!”
Angel
sollevò gli occhi, e, come se una forza misteriosa guidasse il loro corso,
superò la figura del suo bizzarro amico, e trovo lei…
Trovò
i suoi occhi…
Trovò
la sua mano appoggiata allo stipite della porta e l’ altra che le premeva sul
cuore.
E
Kate ritrovò gli occhi di Angel.
E
le sembrò che il pavimento dovesse aprirsi da un momento all’altro…
Per
inghiottirla.
O
per svegliarla…
Perché
ciò che stava succedendo non poteva essere vero…
Doveva
essere un incubo, e presto lei si sarebbe svegliata nella sua casa alle Haway e
si sarebbe alzata , per controllare come ogni sera che tutto andasse bene nella
stanza a fianco.
Doveva
essere… un sogno… tutto…
Vide
il sorriso scomparire dal volto di Angel, e i suoi occhi dilatarsi leggermente
per la sorpresa, mentre quelle labbra che disperatamente aveva desiderato
baciare si muovevano per formare il suo nome.
“Kate…”
Mormorò.
E
Kate fu certa che non fosse un sogno… perché
se lo fosse stato… se davvero fosse stato un sogno udire ancora la voce di
Angel che pronunciava il suo nome… allora quel sogno avrebbe fatto battere il
suo cuore così forte da svegliarla…
E,
infatti, la svegliò.
Saltò
nel suo petto, e si torse, e corse disperatamente.
E
Kate non ce la fece a stargli dietro.
E
si ritrovò a sorridere, quando sorridere era l’ultima cosa che aveva voglia di
fare.
Quando
desiderava piangere e buttarsi fra le sue braccia, e chiedergli di portare via
il dolore…
“Ciao,
Angel…” Mormorò.
E
sapeva benissimo di apparire calma, tranquilla, fredda…
Fredda…
come sempre…
Tutti
l’avevano sempre considerata fredda… gli insegnamenti, i compagni, gli amici, e
poi i dottori… persino Angel, probabilmente.
Se
non avvertiva il suono del suo cuore.
Se
non lo sentiva fuggire veloce.
Lo
fissò, e lui guardò lei.
Senza
dire nulla.
E
ancora una volta Kate desiderò di avere coraggio… e di correre fra le sue
braccia.
Nel
rifugio della loro forza, e in quella dei suoi occhi…
Che
erano stati il suo nido, il suo sogno e il suo rimpianto, che erano stati la
sua forza senza nemmeno saperlo, che erano stati la sua speranza.
E
che ora le stavano chiedendo così tante cose… e la facevano illudere che le sue
riposte potessero interessargli.
Ma,
prima che davvero potesse dargliele, e prima che lui potesse chiedere, udì la
voce di Cordelia colpirle come una frustata la pelle, strappandola agli occhi
di lui.
“Kate?!” Esclamò. “Kate Lockley! Credevo che ti avessero uccisa!”
Si
avvicinò di un passo, mettendosi le mani sui fianchi, fra Angel e gli altri due
uomini.
“E’
lecito, credo.
Cinque
anni senza dare notizie , scomparendo dall’oggi al domani.
Cinque
anni senza minimamente preoccuparti che qualcuno… e questo qualcuno non sono
io… potesse essere in pena per te!
Senza
pensare che ti avrebbe cercata!”
Fissò
di nuovo Angel.
Davvero
era così?
Davvero
l’aveva cercata?
Davvero
si era preoccupato per lei?
Davvero
non si era illusa quell’ultima volta in cui aveva ascoltata la sua voce?
E
aveva sprecato così tutti quegli anni, dicendosi che non poteva essere vero?
“
E adesso” Continuò Cordelia. “ Suoni alla porta, entri e sorridi come se nulla
fosse?!
E
con un favore bello grosso da chiedere, scommetto !”
Kate
distolse gli occhi, sottraendoli sia allo sguardo di Angel che a quello di
Cordelia.
“Sarebbe
stato troppo strano… !” Infierì la
donna.
“Delia…”
Mormorò piano l’uomo dalla pelle verde, mentre lei, sbuffando, toglieva il
bambino dalle braccia di Angel.
“
Ma quando la smetteranno tutti di pensare che tu sia qui solo per aspettare che
qualcuno entri e ti sbatta in faccia i suoi problemi!”
Kate
strinse le labbra, sollevando di scatto la testa, e di nuovo incontrò gli occhi
di Angel.
Non
aveva detto nulla.
Non
aveva commentato nulla.
E
del resto, cosa c’era da commentare?
Lui
era lì.
Era
felice.
Aveva
un bambino fra le braccia ed era in mezzo ai suoi amici…
Cordelia
aveva ragione… non aveva nessun diritto di ritornare dopo cinque anni per
chiedere il suo aiuto… non avrebbe avuto il diritto di farlo nemmeno allora …
Kate
aveva scelto di andarsene, aveva scelto di lasciare Angel dietro di se, e
adesso, entrando in quell’albergo, aveva commesso la seconda più grande
sciocchezza della sua vita.
Si
volse come una furia, senza salutare nessuno, e un attimo udì Angel chiamare il
suo nome.
“Kate… aspetta!”
Kate…
Kate…
Ma
perché doveva suonare così uguale ai suoi sogni... ?
Così
identica a come ricordava la sua voce?
Attraversò
l’atrio di corsa, consapevole della sua presenza dietro di lei. Consapevole che
la stava seguendo.
Consapevole
che non l’avrebbe fermata.
Perché
non lo faceva mai.
Non
lei.
A
Kate non aveva mai concesso il lusso di voler essere fermata e di non volerlo
ammettere.
Kate
era sempre stata troppo razionale.
Kate
ora sempre stata troppo adulta.
Kate
avrebbe di certo saputo da sola quando fermarsi.
E
Kate si fermò.
Con la mano sulla maniglia.
Mentre
il cuore le batteva come un tamburo impazzito nel petto, e la sua mente veniva
improvvisamente invasa dalla realtà.
E
la realtà era dolore.
E
Kate smetteva di essere la donna che era stata cinque anni prima, e tornava ad
essere quella che era adesso.
E
mentre una lacrima le rigava una guancia si voltava.
E
non le importava che il pianto le inumidisse il volto.
Non
le importava che davanti a lei ci fosse Angel, e che la vedesse piangere.
All’improvviso
non le importava più di nulla, se non del motivo che l’aveva condotta lì.
“Ho
una figlia…” Mormorò, e vide il volto di
Angel riflettere la sorpresa. E nei suoi occhi passare valanghe di emozioni.
Come
sempre.
E
come sempre, in quegli occhi, lei riuscì a leggere.
Sorpresa,
incredulità, e per un attimo, tristezza e rabbia.
“
ha quattro anni” Continuò. “ e sta morendo.”
Parte
I - Virginia –
La
prima cosa che aveva desiderato fare, quando l’aveva vista, era stata colpirla.
Darle
uno schiaffo.
Così
forte da farla cadere.
Così
forte da farla sanguinare.
Così
forte da riempire di lacrime i suoi occhi orgogliosi.
La
prima cosa che il suo demone, il suo istinto e una parte dell’uomo che era
avevano desiderato fare era stata
lasciare il bambino e darle uno schiaffo così violento da renderle tutto il
dolore che lei gli aveva fatto provare.
Cinque
anni prima.
Da
scaricarle addosso tutta la rabbia, la frustrazione, il rancore.
Tutta
la pena.
Tutte
le ore trascorse a chiedersi dove fosse finita.
A
domandarsi disperatamente se non le fosse accaduto qualcosa mentre lui era
lontano, e non poteva aiutarla.
A
interrogarsi sul significato della sua ultima visita, maledicendo se stesso, perché
il suo tormento era stato tale da non permettergli di soffermarsi sul suo voto,
sul dolore che vi leggeva dentro, su ciò che sembrava volergli dire.
A
cercarla.
Nei
vicoli, nelle ombre della città , nel suo vecchio appartamento.
A
sentirsi ripetere da chiunque l’avesse conosciuta la stessa storia.
E
poi… dopo quella telefonata assurda, nel cuore della notte… a desiderare di
riuscire a odiare.
Di
imparare ad odiare come non aveva mai fatto… per poter odiare Kate Lockley.
Quell’odio
che non poteva provare avrebbe gridato il suo schiaffo.
E
le avrebbe impresso sulla pelle la sua rabbia, e il dolore, e la tristezza, e
l’angoscia che non si era nemmeno ingannato raccontando a se stesso di aver
superato.
Avrebbe voluto urlarle in faccia tutto questo con il
suo schiaffo.
E
aveva desiderato farle male.
E
poi l’avrebbe afferrata dalle spalle, e sollevata da terra, e l’avrebbe baciata
fino a fargliene ancora di più.
Fino
a rubarle l’aria, soffocandola, fino a che non avesse sentito il suo cuore che
le esplodeva in petto, fino a che non gli avesse intrecciato le braccia attorno
alla nuca, rispondendo ai suoi assalti… arrendendosi al fatto che era sua… che
era sempre rimasta sua…
Sua
nel corpo, sua nell’anima, sua in quello spirito che non aveva mai visto
domato, sua in ogni stilla del suo sangue, come il marchio sulla sua gola
proclamava a gran voce.
Ma
Kate non era sua…
E
Angel non l’aveva mai colpita… e non l’aveva mai baciata…
E
nel momento in cui gli occhi di lei avevano incontrato i suoi, nel momento in
cui il suo demone, e la parte più rabbiosa del suo essere, erano stati zittiti
dal suo cuore senza parole, tutto ciò
che Angel aveva potuto fare era stato guardarla… ed essere felice.
Perché
lei era lì… dopo così tanto tempo.
Dopo
così tanti giorni e tante ore libere dalla caccia, o solitarie, a ripensare a
ciò che era stata per lui e non aveva mai capito, e non aveva mai ammesso… a
ciò che era ancora.
Dopo
che aveva creduto di non rincontrare più
i suoi occhi.
E
quella felicità glie aveva riportato l’eco dell’antica paura, degli antichi
dubbi… quei dubbi che la sua assenza aveva zittito, quella paura che si era
dato tante volte dell’idiota per aver provato.
E
quella felicità era stata così intensa che nemmeno lo stupore, nemmeno
l’imbarazzo erano riusciti a scuoterla, nel più profondo di lui.
E
nemmeno il dolore di vederla così.
Era
Kate…
Nemmeno
quando il suo mondo le stava crollando addosso.
Adesso
sembrava che davvero lo avesse fatto, e che il suo corpo e la sua anima non
riuscissero più a sostenerne il peso.
Pallida,
diafana, con pesanti occhiaie scure che le marchiavano lo sguardo, e i capelli,
leggermente più lunghi di quel che ricordava, tirati all’indietro e spettinati
sulle spalle.
Ppiù
magra di quanto sembrasse possibile diventare per una donna snella come lei.
Stanca.
Visibilmente
stanca.
E
disperata.
Eppure,
per un istante, quando i loro sguardi si erano incrociati, e si erano stretti
l’ uno all’ altro, quando il mondo era scomparso intorno a loro, i suoi occhi
erano stati di nuovo quelli che ricordava. Quelli che aveva portato con se per
tutto quel tempo.
Azzurri,
trasparenti come acqua, intensi, forse i più intensi che avesse mai veduto,
insieme a quelli di Doyle..
Un
‘altra persona che aveva amato.
Un
‘altra persona che aveva perso.
Ma
Kate non era Doyle.
Kate
era lì, davanti a lui,
I
suoi occhi erano lì.
E
gli stavano parlando, come sempre avevano fatto.
E
lo stavano toccando…
Dio…
la carezza dei suoi occhi…
Anche
quando aveva creduto che lo odiasse aveva cercato quegli occhi, anche quando
l’imbarazzo aveva gelato l’armonia.
Ed
ora, dopo che era stato certo di averli perduti, erano lì.
Per
un istante.
Prima
che Cordelia parlasse.
Prima
che Kate fuggisse.
E
quel qualcosa che aveva in petto al
posto del cuore impazzisse, all’idea di perderla ancora.
L’aveva
seguita, mentre la sua anima gli gridava ciò che era diventato così chiaro dopo
che l’aveva persa, e che lo era stato fino a un attimo prima.
Senza
sapere cosa avrebbe fatto, o cosa le avrebbe detto.
Ma
solo che stavolta non l’avrebbe lasciata andare.
Che
stavolta l’avrebbe seguita, e afferrata, e stretta a se, come aveva sognato
tante volte di fare.
Anche se lei lo avesse odiato per questo.
Consapevole
che l’avrebbe costretta a guardarlo, e a spiegargli…
E
avrebbe pregato di trovare la forza per ingannarla, per fingere di non capire
perché aveva voluto allontanarsi da lui.
Per
scacciare la colpa e il rimorso, e stretta a se.
Anche
solo per un istante.
Come
cinque anni prima…
Quanto,
dopo, si era ripetuto che infinite volte avrebbe dovuto farlo.
Che
avrebbe dovuto disobbedire alle sua richieste, e prenderla fra le braccia… e
asciugare le sue lacrime… e lottare con la forza con cui forse lo avrebbe
scacciarlo…
Avrebbe
dovuto farlo quando era morto suo padre, e quando lei lo aveva pianto, avrebbe
dovuto farlo ancor prima, quando aveva scoperto ciò che lui era, e dopo, quando
gli aveva chiesto di lasciarla, dopo avere cercato di uccidersi.
Avrebbe
dovuto seguire la sua anima, e non la sua ragione, e forse, così, avrebbe
capito prima… Prima di quel giorno di pioggia, prima di quella doccia fredda
che li aveva coperti entrambi…
Quando
uno spiraglio di luce aveva cominciato a illuminargli il cuore, mentre la sua
pelle aveva ancora addosso l’odore di Darla.
E
forse nulla di ciò che aveva rischiato di distruggere il suo mondo sarebbe
successo.
Dopo,
tutto era caduto.
E
insieme al resto, aveva creduto di aver perso Kate…
O
forse era così… forse l’aveva persa davvero…
E
il suo cuore, che, come un bambino insicuro, di nuovo nascondeva il volto fra
le mani, confondendogli la mente, si era solo voluto illudere, tornando a
battere, per un secondo, quando l’aveva vista.
Forse
l’aveva persa, e quella che si era fermata davanti alla porta dell’Hyperion era
una donna che non avrebbe mai più fatto parte delle sua esistenza.
Una
donna di cui gli pareva di comprendere tutto… come sempre… e di cui, eppure,
ormai sapeva così poco…
Una
figlia…
Una
figlia di Kate…
Gli
sembrava impossibile, e si chiedeva il perché.
Gli
sembrava impossibile che il suo corpo avesse portato in grembo una creatura,
che l’avesse data alla luce, e lui non
ci fosse stato…
Ma
perché…?
Lui
non c’era stato così a lungo nella vita di Kate…
L’aveva
incontrata solo per due anni, e aveva contribuito a distruggerla… e adesso gli
sembrava assurdo non esserle stato accanto, non avere visto il copro mutare,
non averla accarezzata…
Ma
lui non l’aveva mai accarezzata, Dio, mai…
Lui
non era mai stato niente per Kate, ne Kate era mai stata niente per lui… se non
la donna che gli apparteneva, per la legge della sua razza.
Se
non la donna che aveva capito di amare, quando lei era scomparsa dalla sua
esistenza.
Doveva
essere totalmente pazzo…
Le
battaglie, gli scontri, il sangue versato dovevano aver distrutto il suo
cervello, se ora era lì, e desiderava ancora prenderla fra le braccia, dopo ciò
che gli aveva detto. Dopo che gli aveva gridato in faccia che non c’ era più
posto per lui nella sua vita.
E
uccidere l’uomo che l’aveva resa madre… anche se nessuna legge riconosceva il
suo diritto su di lei, se non quella di una stirpe di mostri.
La
guardò, e si chiese quale uomo potesse permetterle di ridursi così.
E
quale avrebbe potuto impedirglielo… chi sarebbe mai riuscito a staccare quella
donna testarda dal capezzale di sua figlia.
Era
appoggiata alla portiera della macchina, la mano sulla guancia, mentre i
lampioni che illuminavano la strada disegnavano ombre scure sul suo volto.
Ombre
che non potevano ingannarlo.
Che
non potevano celargli il suo pallore innaturale.
La
guardò, mentre con le dita si scostava una ciocca, spinta dal vento sulla sua
fronte.
Non
le aveva ancora chiesto niente.
L’aveva
ascoltata mentre gli chiedeva aiuto, con gli occhi fissi nei suoi.
Senza
imbarazzo. E vincendo quell’orgoglio che sempre le aveva impedito di farlo.
Che
sempre le aveva impedito di mostrare agli altri quello che davvero provava.
“ Hanno provato… tutte le terapie possibili…”
Aveva detto, movendo piano le sue labbra quasi bianche. “ e adesso non esiste
più nessuna cura …
Nessuna
cura… umana….”
No.
Non
le aveva fatto domande.
Non
lì, davanti agli altri.
Non
allora, quando rischiava veramente di non riuscire a controllarsi e correre da
lei.
Ma
adesso voleva farlo.
Adesso
voleva sentire la sua voce.
E
voleva sapere.
E
non solo per aiutare la sua bambina, ma per aiutare lei.
Come
non aveva saputo fare cinque ani prima.
“
Che cosa ha esattamente? “Mormorò piano, tanto che temette che lei non l’avesse
udito.
Ma
Kate lo aveva fatto, nonostante il rumore quieto dell’auto e quello della città
intorno a loro, e, per la prima volta dacchè erano partiti, si voltò, guardandolo negli occhi.
“Non
lo sanno…
Non
sono stati in grado di capirlo…
In
dieci mesi non hanno ancora capito che cosa la sta uccidendo… “Le ultime parole
furono rabbiose, soffiate fra i denti, e, un attimo dopo, lei abbassò ancora il
volto, guardandosi le mani abbandonate in grembo.
“Dapprima…
pensavano a un tumore del sangue… poi a qualche tipo di infezione… poi ancora a
una deficienza genetica molto rara… “Sorrise, ed era un sorriso che faceva
male.” La verità è che non ne hanno mai capito niente…
Le
hanno fatto ogni tipo di … analisi, ogni tipo di cura…
Dalle
Away l’hanno sbattuta a Boston, da Boston a Cicago… e da Cicago la volevano
mandare in Europa…
Fino
a che … Dio… fino a che non sono scoppiata e loro… “Chiuse di nuovo gli occhi,
e stavolta li strinse, li strinse così forte che le sue palpebre tremarono. “…
non è… assurdo… che io li chiami… loro… ?
Mesi
di medici e di … infermiere… e di tecnici…
e di tutti conosci il nome… e di tutti impari a fidarti, e credi… che ti
ridaranno tua figlia com’era… che la faranno stare meglio… ogni volta…
Parli
con loro e… li vedi così sicuri che alla fine sei sicura anche tu… e li guardi,
e ti sembra… di guardare Dio, sulla terra, perché se loro continueranno a stare
vicino alla tua bambina, se continueranno a curarla, se continueranno a
visitarla , a… imbottirla di farmaci a… bucarla fino a che non ha le braccia
blu e non piange e ti chiede di farli smettere… se loro… diranno che tutto
andrà bene… tutto andrà bene, e la cura che stanno provando funzionerà, e, se
non sarà quella, sarà un ‘altra, o un’ altra ancora, o un ‘ altra…
Ma
loro non sono Dio sulla terra…
E,
dopo che hai imparato a fidarti di uno, lui entra nella stanza della tua
bambina e li dice che gli dispiace tanto…
E
lo dicono tutti nello stesso, identico modo…
E
io gli ho creduto… all’inizio…
Ho
creduto veramente che gli dispiacesse… fino al camice dopo… fino alla nuova
cura, al nuovo ospedale, al nuovo “mi dispiace”…
E
alla fine mi hanno detto che non ci hanno mai capito niente…
Che
nessuno ci ha mai capito niente…
E
che la mia bambina sta morendo… e nessuna cura ha mai neanche minimamente
arrestato ciò che la sta uccidendo…
E
vuoi sapere la cosa assurda, Angel?”
Vide
una lacrime scenderle lungo la guancia.
Un
‘unica, solitaria lacrima che lasciò una scia di sale sulla sua pelle bianca.
Un
fiume di dolore su quel volto che stava tremendo per lo sforzo di mantenere il
controllo.
“La
cosa assurda è che io lo sapevo già…
La
cosa assurda è che l’ho sempre saputo, ma non l’ho mai voluto ammettere… come
non volevo accettare che tu fossi un vampiro… te lo ricordi?”
Di
nuovo, un sorriso nervoso le piegò le labbra, e lei tirò su con naso,
asciugandosi gli occhi con le dita.
“Scusami…”Mormorò,
cominciando a frugare nella sua grande borsa.
Non
aveva mai amato le borse, Kate…
In
due anni forse gliene aveva viste portare tre…
Ma
questa era gonfia e sembrava pesante, e, quando la aprì, dal lato fece capolino
la testa mezza spelacchiata di una bambola bionda.
Ci
infilò le mani dentro, per cercare qualcosa, e quando tirò fuori un pacchetto
di cleenex fece cader un foglio di cartoncino rettangolare, che Angel afferrò
al volo, guardandolo.
E
innamorandosi.
Innamorandosi
della giovane donna bionda, spettinata, che guardava l’obbiettivo stupita, come
se quella foto l’avesse presa di sorpresa, e della creatura minuscola che
teneva in braccio, appoggiata al collo, con la testa leggermente voltata di lato.
Bellissima.
Come sua madre.
“Me
la fece un ‘infermiera in ospedale… “Spiegò Kate, sorridendo, leggermente
imbarazzata.” Nia aveva solo poche ore… e io ero andata a prenderla perché… “Il
suo sorriso si allargò.” Non faceva che piangere e piangere e io la sentivo, e
sapevo che era lei, anche se non potevo vederla… credo di aver… rivoluzionato
un reparto quel giorno…”
Angel
rispose al suo sorriso.
“Lo
immagino …”Mormorò, rendendole la foto.” È veramente una bambina molto bella… “
Kate
riprese l’immagine senza parlare, e dopo averla guardata per un attimo la
rimise a posto, e tornò a fissare la strada, con il volto basso.
“Si…”Mormorò.
“Lo è…”
Voleva
toccarla.
Voleva
prenderle una mano, e stringerla, e dirle che avrebbe smosso la terra e le dimensioni,
e le stelle del cielo per lei… per loro…
Voleva
dirle che sarebbe tornato all’inferno se avesse potuto barattare la sua vita
con il sorriso delle sue labbra.
Lei
era così vicina…
Era
venuta da lui, era tornata… gli aveva chiesto aiuto…
Eppure
non avrebbe potuto essere più lontana…
Lontana
cinque anni…
Vide
l’insegna dell’ospedale, e all’improvviso gli parve di non avere più tempo…
“Kate…”Mormorò.
“No.”
Si voltò verso di lui.
Anche
Kate aveva visto… anche lei sapeva che sarebbero arrivati entro pochi secondi.
E
i suoi pensieri avevano baciato quelli di li.
“Non
c’è nessuno con lei… nessun padre…
Non
c’è mai stato…”
Mio
Dio, Kate… Angel strinse le labbra,
continuando a fissarla… perché?
Ma
perché, perché, perché non rispondeva…
Era
arrivata al punto di odiare quella segreteria telefonica, che una volta le
aveva salvato la vita, era arrivata al punto di odiare quel telefono, e
quell’albergo, e quella strada!
Era
arrivata al punto di odiare lui!
Kate
si appoggiò la cornetta al petto, rannicchiandosi sul letto come una bambina, e
dondolandosi leggermente avanti e indietro.
No…
non era vero…
Non
odiava quell’albergo.. non odiava qual telefono e nemmeno quella segreteria …
E
non odiava lui…
Non
avrebbe mai potuto odiarlo…
Non
ci era riuscita nemmeno quando aveva pensato che fosse un mostro…
Lei
lo amava…
Lo
amava così tanto che le faceva male il cuore.
E
aveva dovuto prenderla fra le braccia, e affondare i suoi denti nella sua carne,
e prendere la sua vita dentro di se perché smettesse di combattere contro
questo amore.
E
farle ammettere con se stessa che lui era diverso.
Diverso
da come il mondo e gli uomini avevano voluto che pensasse.
E
da come lei aveva voluto pensare…
Aveva
dovuto avere la sua vita fra le braccia perché Kate ammettesse che Angel non
era mai stato niente di diverso dalla meravigliosa creatura che aveva intuito,
la prima volta che lo aveva visto.
Perche
ammettesse che amava un vampiro…
Come
gli assassini di suo padre…
E
che non le importava…
Rifece
il numero, più per disperazione che per convinzione.
Era
una settimana che non riusciva a parlare con lui, dieci giorni, se non
considerava quel brevissimo scambio di battute, l’ultima volta…
Le
aveva detto che doveva andare in degli studi televisivi, dove Cordelia stava
girando uno spot, e che questo lo terrorizzava più che passeggiare in lungo e
in largo per i tunnell…
E
poi, che l’avrebbe richiamata…
Ma
non l’aveva richiamata…
Ne
qual giorno ne i giorni successivi…
E
lei, ormai, sapeva a memoria ogni inflessione della voce di Cordelia, incisa su
quel nastro magnetico…
Aveva
paura.
Paura
per lui, paura che gli fosse accaduto qualcosa.
Paura
che uno dei demoni che affrontava ogni giorno si fosse rivelato più forte…
Per
questo continuava a chiamare…
Per
questo aveva trovato la forza di vincere la rabbia nei suoi confronti prima e
il suo orgoglio poi , e di andare fino
all’Hyperion.
Solo
per trovarlo vuoto.
E
di chiamare, ancora ed ancora.
Come
adesso… e ogni volta si ripeteva che se avesse di nuovo risposto la segreteria
…
“Ciao…”
Kate
saltò a sedere sul letto, premendo contro l’orecchio la cornetta telefonica.
Aveva…
aveva sbagliato numero… quella non era la voce di Cordelia…
“…
ciao, c’è nessuno…?”
“Oh…
scusatemi, io… devo avere sbagliato numero…”
“Ciao!”Esclamò
la ragazza dall’altra parte, in un tono un po’ troppo alto per sembrare del
tutto normale. “Io ti conosco!
Tu
sei quella che ha riempito tutto il registratore di Angel…
Mi
piace la tua voce, è più bella delle altre, anche quando è arrabbiata…”
Kate
aggrottò la fronte, senza capire.
Com
‘era possibile?
Angel… i suoi messaggi… allora non aveva
sbagliato numero!
E
se non aveva sbagliato numero… chi era la ragazza con cui stava parlando, e che
ci faceva a casa di Angel?
“Sono
Kate Lockley, “Scandì piano. “ vorrei parlare con Angel.”
Sentì
la ragazza, dall’altra parte, sospirare.
“Anche
io… ma Angel non mi parla… non parla a nessuno…
quando
eravamo a casa mia mi parlava, ma da quando mi ha portato a stare qua non parla più…”
Portata
a … stare…?
E
lei si era preoccupata per lui?
Deglutì,
cercando di recuperare il controllo dei suoi pensieri.
Imponendosi
di stare calma.
La
… amica… di Angel… perché poteva benissimo trattarsi di un ‘amica, vero?… non
sembrava essere molto in forma in quel momento… magari aveva bevuto… magari lei
aveva capito male… magari avrebbe attorcigliato il filo di quel telefono
attorno al collo di Angel!
“Scusami…”Disse
piano. “noi ci siamo mai incontrate?”
Doveva
dargli il beneficio del dubbio…
Dopotutto
le prime impressioni raramente erano esatte…
“No…
“Rispose la ragazza. “ non lo so… non me lo ricordo…
Io
mi chiamo Fred…
Sono
stata via negli ultimi anni, sai… è stato Angel a riportarmi qui… da casa… però
non era la mia vera casa… ora abito qui con lui…”
“Vuoi
dire che Angel, negli ultimi giorni, è stato a casa tua?!”
La
ragazza rise.
“Si…
dormiva nel mio letto e io gli accarezzavo i capelli… e una volta…”
Kate
schiacciò il testo del microfono, interrompendo la comunicazione, e un attimo
dopo lanciò il cordless contro la parte di fondo della sua stanza.
Lo
vide urtare contro il muro, e cadere in terra, e desiderò fosse la testa di
Angel.
Ma
come aveva fatto… come aveva potuto essere così stupida?
Come
aveva potuto pensare che lui sarebbe rimasto per sempre com’ era…che l’avrebbe
chiamata, che avrebbero parlato, e che lei avrebbe avuto il tempo di esaminare
e capire a fondo i suoi sentimenti… quando fra loro non c’erano stati che
malanimo e incomprensioni…
Quando
probabilmente per Angel lei non era che un ‘altra disperata da salvare.
Si
prese la testa fra le mani, alzandosi.
Capire
i suoi sentimenti…
Dio,
cosa c’era da capire, cosa?
Si
ere preoccupata per lui, si era angosciata al pensiero che gli fosse accaduto
qualcosa, aveva aspettato che la chiamasse, come una scolarette scema… e lui
intanto stava con un ‘altra… un ‘ atra che aveva portato a vivere con se!
Un
‘altra che rispondeva al suo telefono e ascoltava la sua segreteria!
Che
aveva sentito i suoi, i suoi messaggi!
Si,
cosa, cosa c’era da capire?
Kate
amava Angel … e Angel aveva un ‘altra!
Eppure…
il mondo continuava a esistere.
Cattivo.
Egoista. Senza pensare al suo dolore.
Senza
pensare al suo cuore che ripeteva una canzone vuota e senza testo.
Una
lamento disperato fra le pareti cave del suo cuore morto.
Come
il grido di un bambino che cada, e cada, e cada… con la consapevolezza che non
finirà mai la sua discesa…
Come
il suo dolore.
Che
viveva.
Come
il mondo viveva.
Come
il sole viveva. E il vento viveva. E le foglie del giardino, e l’acqua della
fontana vivevano.
Mentre
lei non viveva più.
Non
respirava più.
Non
rideva più.
E
lui… non le aveva neanche detto addio…
Continuava
il mondo…
Girava
il mondo…
Impazziva
il mondo, e urlava, il mondo, alle sue orecchia che non potevano udirlo.
Andava
avanti il mondo, come se nulla fosse accaduto.
E
invece, qualcosa era accaduto.
E
invece, Buffy era morta.
E,
di nuovo, lo aveva rigettato all’inferno.
Aveva
creduto che non sarebbe mai venuto quel giorno.
Aveva
pensato che non lo avrebbe mai visto.
Era
stato così certo che sarebbe toccato a lui… come se lottare per lei, e
desiderare di proteggerla, e dare la sua umanità per lei potesse bastare a
metterla al sicuro… come se fosse una parte di una specie di assurdo patto che
qualcuno non aveva rispettato…
Che
non avevano rispettato quelli che non lo avevano chiamato… che lo avevano
privato della possibilità di aiutarla…
Che
lei non aveva rispettato… fidandosi di lui…
Che
non aveva rispettato Angel… non riuscendo a salvarla comunque….
Che
non rispettava il mondo, perché esisteva ancora.
Mentre
Buffy non viveva più.
E,
forse, adesso, camminava nello stesso luogo da cui Doyle sorrideva, scotendo la
testa e guardando quel suo stupido amico, che non riusciva ad onorare il suo
sacrificio continuando a lottare, ne l’amore che aveva avuto per Buffy,
smettendo di esistere…
Più
crudele del mondo.
Più
egoista del mondo.
Perché
lui esisteva, e Buffy non viveva più.
Perché,
chiuso nel guscio scuro del suo dolore, lui pensava, e guardava, e sentiva…
E
non riusciva a fare altro.
Nemmeno
andare a Sunnydale… e uccidere con le sue mani tutti quelli che sapevano… e non
glia avevano detto nulla…
Del
pericolo… di Glory…
Impedendogli
di salvarla…
Impedendogli
persino di tentare.
Non
riusciva neanche a urlare.
Solo
a pensare… e pensare…
Guardando
scorrere davanti a se un passato di errori, e un futuro che non ci sarebbe
stato, e un presente nebuloso e denso di tenebra, in cui senso di colpa,
rimpianto e dolore si mischiavano insieme.
Avrebbe
dovuto essere lui…
Come
osava , come osava esistere, allora?
Come
osava sentire, e vedere, come osava amare?
Si…
come osava amare se Buffy non poteva più farlo?
Come
osava continuare a provare amore se lei che era stata il suo amore non esisteva
più?
Fissò
per un attimo Fred, seduta ai suoi piedi, con la testa poggiata dolcemente alle
sue gambe, nella penombra scura della stanza…
Erano
ore che se ne stava lì, in silenzio, e anche lei fissava qualcosa che non era fuori,
ma dentro di se… e anche lei soffriva… per colpa sua…
E
lui riusciva solo a guardarla, senza vederla davvero…
L’aveva
riportata indietro dal suo mondo, solo per chiudersi nel proprio…
Lasciandola
fuori.
Come
Cordelia, come Wesley…
Come
tutto ciò che era stato importante… fino a che non aveva visto Willow…
Non
riusciva nemmeno ad allungare la mano, a farle una carezza, a dirle di andare a
dormire… non gli importava… non riusciva a capire…
Perché
il mondo continuava ad esistere…
Sbattè
gli occhi, e quasi gli fecero male per la lunga inattività.
Come
gli fece male respirare…
E
per un attimo un moto di rabbia si propagò dentro il suo essere.
Verso
di lei, e verso se stesso…
Perché
era riuscita a penetrare nel suo mondo.
E
perché lui si era accorto della sua presenza, e non aveva il diritto di farlo.
Lui
non aveva nemmeno il diritto di esistere.
Kate.
La
sentì muoversi, ancor prima che lei avanzasse nella stanza, e qualcosa di
razionale che ancora era in lui si domandò da quanto tempo fosse ferma sulla soglia.
Percepì
il suo odore… la fragranza della sua pelle, dei suoi capelli… delle lacrime…
Conosceva
così bene l’odore delle lacrime di Kate, come quello del suo sangue…
Il
sangue che gli apparteneva… per la legge della sua razza.
La
donna che gli apparteneva, per la legge della sua razza…
Ma
lui non aveva diritto di sentire che quella donna era sua.
Non
aveva diritto di avvertire la sua presenza… se Buffy era morta…
Se
lei non poteva più amare, ne sentire…
“Deve
essere veramente un cosa importante, se sei così assorto…”
Sollevò
il viso, e si odiò nel momento stesso in cui lo fece.
Nel
momento stesso in cui la vide.
In
piedi, con le braccia incrociare sul petto e il volto nascosto dall’ombra elle
stanza.
Bellissima.
Sul
pavimento, Fred, evidentemente spaventata, si strinse alle sue gambe.
Mentre
lui tornava ad abbassare gli occhi.
Desiderando
solo che andasse via. Che smettesse di entrare nel suo mondo.
La
sentì deglutire, e spostare il peso da una gamba all’altra. E ancora non la
guardò.
“Angel…”
Lo chiamò, e quando nella sua voce sentì vibrare l’urgenza, la preoccupazione,
desiderò disperatamente sollevare gli occhi, e guardarla, e stringerla a se… e
lasciare che lei portasse via il dolore.
E
si odiò.
Perché
pensava, perché voleva, perché desiderava.
Quando
Buffy non poteva più.
“…
è successo qualcosa?”
“Ciao…”Cinguettò
la ragazza ai suoi piedi. “ io sono Fred…”
“Angel!”Ripetè
Kate, sollevando leggermente la voce.
Lui
chiuse gli occhi, e le mani a pugno.
“No,
Kate, grazie… “Mormorò, più bruscamente di quanto non avrebbe voluto.” Non è
successo niente…”
Niente…
tranne che lui non avrebbe dovuto esistere ancora.
“Niente…”gli
fece eco lei.” devo… presumere allora che non hai risposto ai miei messaggi
perchè non avevi… semplicemente… voglia di parlare con me…”
Parlare…
parlare… parlare… perché lui poteva ancora parlare?
“Al
momento non ho voglia di stare con nessuno…”Sussurrò , cupo.
Non
la guardò, ma la sentì indietreggiare. E sentì il suo cuore colpire forte
dentro il suo petto.
E
l’odore delle sue lacrime…
“Bè…
non si direbbe…” Mormorò.
Angel
sollevò il volto, finalmente, ma lei era già andata via.
Kate…
Kate…
Dio…
come aveva potuto trattarla in quel modo?
Davvero
sarebbe stato meglio che non fosse più esistito…
Come
, come aveva potuto trattarla in quel modo?
Come
aveva potuto dirle in quella maniera che non voleva risponderle al telefono,
che non voleva vederla, che l’unica cosa che desiderava era restare con la sua…
ragazzina!
E
come aveva potuto lei umiliarsi al punto da andare a cercarlo… dopo quel
che Fred le aveva detto?
Come
aveva potuto scendere così in basso da elemosinare un suo sguardo, una sua
parola?
Da
credere che significassero qualcosa le frasi, gli sguardi, le ore trascorse
insieme?
E
quei momenti nel giardino, che le avevano fatto così tanta compagnia?
E
quel morso che le bruciava la pelle?
Niente.
Lei
non era niente.
Era
bastato che trovasse una ragazza, era bastato che si innamorasse, e lei non
esisteva più…
Premette
il piede sull’acceleratore, spingendo indietro lacrime che non voleva versare.
Ma
perché? Perché?
Angel
non era così…
Lei…
lei lo conosceva, lei… lei lo amava…
Lo
amava… e forse si era solo illusa di conoscerlo. Di capirlo…
Forse
si era solo illusa di riuscire a leggere nella sua anima così profonda…
E
ora stava così male che avrebbe solo voluto schiantarsi contro un muro… che
avrebbe solo voluto non alzare mai quel telefono, e chiamarlo, e andare a
quell’albergo…
Ma
non poteva più tornare indietro.
Come
non aveva mai potuto fare…
Come
non poteva smettere di amare quell’uomo, quel vampiro, che ogni volta tornava a
sconvolgere il suo cuore.
Deglutì,
voltando con tutta la forza che le trasmisero il suo dolore e la sua rabbia, e
solo un attimo prima dell’incrocio il suo cervello recepì inconsciamente il
colore del semaforo.
Frenò,
la cintura di sicurezza che le frustava il petto con violenza, facendole
stringere i denti, e rigettandola poi all’indietro mentre il motore si
spegneva. Come il suo respiro.
Come
il desiderio di lottare.
Di
aprire gli occhi, e rimettere in moto, e affrontare gli automobilisti che,
dietro di lei, già cominciavano a premere sui clacson…
Desiderando
solo poter rimanere così… e far sparire il mondo.
E
far sparire Angel.
“Signora…
“
Un
poliziotto.
Lo
capiva dall’inflessione, dalla voce… sembrava assurdo, ma in servizio tutti i
poliziotti avevano la stessa voce…
Tutti
tranne suo padre…
“signora,
mi sente… è ferita?”
Kate
strinse i denti, movendosi sul sedile senza ancora aprire gli occhi.
“No…
“ Mormorò. “ ho solo sbattuto .”
Certo,
bella cosa da dire al tipo che presto l’avrebbe arrestata per guida pericolosa…
“Katie? Katie Lockley? Sei proprio tu?“
Aprì
gli occhi, e per un attimo fissò l’uomo biondo chino su di lei, senza
riconoscerlo.
“Kate!”Ripetè
quello. “ Non riesco a crederci!”
“Bob?”
Mormorò, portandosi istintivamente la mano alla gola.
Lui
le sorrise, quel sorriso impudente che aveva sempre avuto e che sempre l’aveva
spaventata e affascinata insieme. Il sorriso di chi sa sempre cos’ è meglio
dire o fare in qualsiasi occasione.
Proprio
come ora, quando, chino sulla portiera della sua auto, le sorrideva,
infischiandosene bellamente degli uomini che stavano accalcandosi alle spalle
di lei.
“In
carne ed ossa!” Esclamò il giovane agente, sollevandosi e allargando le
braccia, quasi per mostrarle quanto bene stesse in divisa.
Come
se avesse bisogno di ricordarlo…
“Da
quanto tempo è che non ci vediamo?!”
Kate
raddrizzò la schiena, ancora incredula. Il cervello che le turbinava in testa,
quasi impazzito.
Bob…
e aveva appena lasciato Angel…
Era
veramente incredibile…
“Dal
giorno della festa all’accademia… “Mormorò.
E
strinse più forte le dita attorno al collo.
Si.
Dal
giorno del ballo all’accademia.
Quando
lui si era presa la sua verginità.
Angel
sentiva tutto attorno a se l’odore del disinfettante… quello sgradevole,
penetrante odore che pareva essere stato assorbito dalle pareti, dai pavimenti, dagli abiti
della gente, persino dall’aria che gli altri respiravano. E che sembrava voler
ricordare a tutti, torcendo loro lo stomaco, il luogo in cui erano.
Era
assurdo…
L’uomo
poteva cambiare il cuore nel petto di un malato, sostituendolo con uno sano,
poteva operare dall’ America un paziente in Russia, guidando le mani di metallo
di un automa… eppure… non riusciva a cancellare dagli ospedali quell’odore…
Quel
terribile odore…
Sempre
uguale.
Dovunque
andasse, qualunque periodo ricordasse.
Qualunque
prodotto lo causasse, nascosto sotto qualunque odore.
Sempre
quello stesso odore…
Così
forte da superare persino quello del sangue, e della pura, e della sofferenza…
E
forse era per questo che esisteva…
Per
confondere quei mostri che, come lui, di quel genere di odori si nutriva.
Per
disgustarli.
Perché
quell’odore di disinfettante avrebbe potuto disgustare anche un demone.
Mentre
gli uomini che lavoravano in quel luogo, per assurdo, sembravano ormai esserci
abituati.
Loro…
ma non Kate.
A
Kate era saltato il cuore in petto, appena attraversate le porte automatiche, e
i suoi polmoni, compiti da quell’odore insidioso, per un attimo si erano
ritratti.
Lei
odiava quel luogo.
Angel
lo sentiva.
Dal
modo in cui camminava, dalla tensione del so corpo…
E
lo vedeva, chiaro come la luce innaturale dei neon… scolpito nella linea sottile delle sue
lebbra, nel modo in cui stringeva la borsa, torcendosi le mani una nell’altra,
mentre, apparentemente sicura, procedeva per quei corridoi terribili ed
interminabili.
Era
così cambiata… eppure era sempre la
solita Kate…
Controllata,
fredda, orgogliosa… agli occhi di tutti…
Senza
alcun bisogno della forza e dell’aiuto degli altri…
E
invece il cuore le batteva così forte, e lei aveva paura.
Una
paura terribile, una paura che lo assaliva, lo circondava, lo stringeva in una
morsa da cui non poteva liberarsi… una paura che era ovunque… come l’odore del
disinfettante…
Una
paura più forte di quella che aveva provato trovandosi faccia a faccia con
Penn, o con il demone che aveva ordinato l’uccisone di suo padre…
Così
forte da vincere quello che una volta era stato un orgoglio impenetrabile, e
farla voltare verso di lui, con un sorriso imbarazzato.
Alla
ricerca dei suoi occhi. Alla ricerca della sua forza.
Dio…
Dio… era questo che aveva sempre voluto da lui?
Che
la guardasse… che l’aiutasse…
Deglutì.
E
anche lui ebbe paura.
Di
avere sempre sbagliato con Kate .
Sempre.
Ogni
volta che le aveva obbedito. Ogni volta che l’aveva lasciata quando lei glielo
aveva chiesto.
Credendo…
che fosse davvero questo ciò che lei voleva…
Credendo…
di rispettarla… quando forse stava sbagliando tutto… quando forse aveva solo
paura.
Come
adesso ne aveva lei.
Paura
di sbagliare, paura di leggere ciò che invece non c’era, paura di mancarle di
rispetto, paura di avvicinarsi a lei… e di innamorarsi…
E
adesso era lì, e ancora una volta, come un idiota, si domandava se dovesse … se
potesse avvicinarsi a lei…
Se
fosse veramente in grado di fare qualcosa per quella donna così fragile e così
orgogliosa, che aveva paura di entrare in una stanza… e non trovare più sua
figlia…
Non
c’era nessuno in quella parte del piano, e Kate si guardò intorno per un
secondo, senza fermarsi, spingendo una doppia porta a vetri.
Non
erano in pediatria, e probabilmente il nome del reparto doveva essere indicato
dall’altra parte del corridoio, ma, dall’assenza di gente e dalle pochissime
porte chiuse, Angel intuì che si dovesse trattare di una piccola parte
dell’ospedale destinata ai casi particolarmente gravi… o strani…
Vide
Kate fermarsi davanti a una porta, ed esitare un secondo, voltandosi verso lui,
prima di entrare.
Mentre
il suo cuore le batteva sempre più forte nel petto.
Ci
si poteva abituare a vedere un figlio morire? Si domandò Angel, entrando.
Anche
se si trattava di una fine così lenta ed estenuante?
Ci
si poteva abituare a vederlo sfiorire, giorno dopo giorno, senza poter far
niente?
Ci
si poteva abituare a veder mutare il suo volto, e cambiare il colore della sua
pelle?
E
sentire dentro il proprio corpo il dolore , terribile, straziante, e desiderare
di trovarsi al suo posto, e non poterlo ottenere.
Sentire
che tutta la propria esistenza è stata votata a proteggere quest’essere,
dall’attimo in cui è venuto al mondo… e non essere in grado di farlo.
…
non poter proteggere la persona amata… e sentirsi colpevole, e inutile, per
questo…
E
sentire, con tutto il corpo e lo spirito, l’ingiustizia di essere vivo, quando
colei che si era desiderato, che si aveva avuto il dovere, che si era tentato
disperatamente di proteggere non lo era più…
Angel
aveva creduto di sapere cosa volesse dire…
Aveva
creduto di averlo marchiato nella carne e nel cuore…
Ma
adesso, per la prima volta, dubitò di averlo mai, veramente, compreso.
Quando
sentì Kate sospirare di sollievo.
E
vide la sua bambina.
O… quel che restava della sua bambina…
Di
quella creatura bianca e rosa che una Kate stanca e bellissima stringeva fra le
braccia nella fotografia che aveva visto in macchina, con una delicata peluria
biondo oro a coprirle la testa minuscola.
Non
ne aveva più capelli, ora, la bambina di Kate… ne sopraciglia, e la sua pelle
era diafana e pallida come neve all’ombra, e le luci tenui della stanza la
rendevano trasparente, mostrando strisce sottilissime di vene azzurre sul collo
e sulle braccia, segnate da un ‘innumerevole quantità di ecchimosi nere e gonfie.
Sottili,
tanto da far sembrare il tubo della flebo un’orribile, enorme appendice che le
penetrava nella carne, togliendole la vita anziché restituirgliela.
E
Angel si ritrovò a stringere i denti, pensando a cosa doveva aver significato
infilare quell’ago, mentre le parole di Kate gli risuonavano nelle orecchia…
…a
bucarla fino a che non ha le braccia blu, e piange, e ti supplica di farli
smettere…
Deglutì,
ma non riuscì a controllare l’orrore, mentre osservava quel viso minuscolo, che
persino nello strazio della malattia aveva conservato la traccia
degli zigomi di sua madre, e la forma delle labbra di lei.
Un
viso bellissimo, su un corpo, che , persino sotto le lenzuola, sembrava ormai
più quello di una bambina di due anni che di una di quattro… e un ‘espressione
sofferente che gli penerò nel cuore, ferendolo.
Avvelenandolo.
Facendogli
sentire lacrime negli occhi spalancati per lo stupore e l’orrore.
Vide
Kate piegarsi su di lei, sorridendole, e sfiorarle la fronte nel sonno, prima baciarla
con dolcezza infinita, come se lei fosse una cosa fragile e delicata, che
persino una carezza avrebbe potuto distruggere.
E,
molto probabilmente, era proprio così…
Quella
bambina era uno strazio di dolore… eppure … Kate la guardava come se le riempisse
di luce il cuore …
Le
appoggiò la guancia alla fronte, senza dire nulla, e dopo un attimo si alzò,
prendendo fra le mani la cartella clinica e sfogliandola con le labbra tese,
mentre Angel tornava a guardare la bambina, quasi fosse incapace di toglierle
gli occhi da dosso.
Dopo
tante guerre, dopo tanto sangue, dopo tanta sofferenza… non pensava che
qualcosa potesse ancora colpirlo in quel modo…
Aveva
creduto di aver raggiunto quasi la vetta della sofferenza, e di potere
solamente ripetere ciò che già aveva provato.
E
poi ecco questa bambina… quest’uccellino buttato in un letto d’ospedale… e d’un
tratto tutte le guerre, tutto il dolore, tutto l’orrore visto e provocato… di
nuovo… non esistevano più…
Portati
via da lei… da una creatura mai vista prima in tutta la sua esistenza… e che
avrebbe potuto essere sua…
Il
pensiero gli sfrecciò nel cervello, veloce come un lampo.
Colpendolo.
Sconvolgendolo.
Proprio
quando Kate gli parlò, e sollevati gli occhi dal volto della piccola lui la
guardò, e si accorse che anche lei, a sua volta, lo stava osservando.
“Era…
più carina … prima… “ Mormorò, un
sorriso tremulo sulle labbra. “veramente…
Lei
era… è… è alta , molto….
Più
alta degli altri bambini … ora non si vede perché è sdraiata, ed era… era meno
magra prima… e aveva dei bellissimi capelli biondi… “
“Kate…”
Mormorò lui, scotendo lentamente la testa.
Lei
si premette la mano sulle labbra.
“Non
come i miei , sai… “Continuò. “ molto
più belli…
E…
“Passò gli occhi da lui alla bambina.” E tutti restavano stupiti da quant’era
precoce… a un anno già parlava… e… si muoveva ovunque…
Lei…
mi ha fatta sempre disparere per stare... a letto…”
Deglutì,
ingoiando un singhiozzo, e stavolta Angel non pensò che volesse restare sola,
che volesse essere lasciata in pace.
Stavolta…
Angel… non pensò.
Si
avvicinò con un passo, e le prese la mano, attirandola a se.
Stringendola.
Avvolgendole
le spalle tra le braccia.
E
tenendola così, mentre lei ricambiava la sua stretta.
“Shh…”Mormorò.
“ shh… non parlare…”
“Angel…”
“Non
parlare…”Le affondò il volto nei capelli, e la sentì tremare, stringendolo più
forte.
Non
piangeva, ma sembrava che il suo corpo dovesse andare a pezzi da un momento
all’altro.
“non
parlare… io…”
“No…”Lo
interruppe, sollevando il viso.
E
fu lì, sul suo, le labbra di lei che sfioravano la sua bocca… e il suo fiato…
il fiato di Kate era così caldo, e sapeva di acqua, e di lacrime…
Il
fiato di Kate… dopo così tanto tempo…
“Per
favore…” Mormorò, guardandolo negli occhi
.” Per favore non dirmi che andrà tutto bene…
Ma…”Chiuse le palpebre, e lui le appoggiò le
labbra sulla fronte, istintivamente.
E
non c’ era niente di deduttivo in quel gesto… ma solo un enorme desiderio di
proteggerla, di portarla via da quella stanza… di cullarla fra le braccia, fino
a che non si fosse addormentata, e il dolore se ne fosse andato. “non dirmi
nemmeno che è finita… perché se è
finita, io…”
Angel
sollevò le dita, e gliele poggiò sulla bocca, con dolcezza infinita.
In
tutto il tempo che si erano frequentati, non erano mai stati così vicini, con
il corpo e con lo spirito… eppure, in qual momento, c’era un abisso a
separarli…
C’
era sempre un abisso a separarli.
Che
fosse il padre di Kate, o la donna che Angel aveva amato… o una bambina, in un
letto freddo d’ospedale.
“
Non so se potrò fare niente…” Mormorò, quando lei riaprì gli occhi. Laghi
azzurri, trasparenti, in cui lui poteva vedere la sua immagine persa da così
tanto tempo.
Laghi
azzurri pieni di speranza. “ mi dispiace… ma ti giuro… ti giuro che cercherò…”
Kate
annuì piano, deglutendo ancora, e un attimo dopo si staccò da lui, passandosi le mani sul viso e fra i capelli.
“Vado
a vedere se trovo il dottor Newman…” Mormorò, imbarazzata. “a te cosa serve
per…”
“Una
fiala di sangue… solo questo…”
“Va
bene…”Annuì Kate. ” allora… torno subito…”
Lui
le sorrise, guardandola uscire, ma il sorriso gli si spense sulle labbra non
appena lei ebbe lasciato la stanza, e Angel tornò a girarsi, e a rivolgere gli
occhi alla bambina.
Si
avvicinò di un passo, stupendosi di quanto debole fosse il battito del suo
cuore… tanto che lui appena riusciva a sentirlo, e quanto delicato, quasi
trasparente, fosse il suo respiro…
Come
un ‘unica goccia di pioggia in mezzo a un ‘acquazzone.
E
lei, forse, lo era… un ‘unica goccia di pioggia nell’uragano della vita… un
unico, piccolo fiore, che il vento avrebbe potuto strappar via in qualsiasi
momento, che il sole avrebbe potuto seccare o l’acqua annegare,che la terra
avrebbe potuto disseccare, e gli uomini calpestare… che tutto avrebbe potuto
annientare.
In
un secondo.
Senza
sforzo.
Eppure,
era ancora lì… e il suo cuore batteva, e il suo fiato sapeva di medicine, come
quello di sua madre aveva saputo d’acqua…
E
il suo esistere era una sfida all’universo intero, istante dopo istante.
Allungò
la mano, sfiorandole delicatamente la fronte pallida, mentre gli occhi gli si
riempivano di lacrime.
Bruciava.
Bruciava come fuoco…
Bruciava
il suo corpo, e il suo spirito, forse.
E
il cuore di sua madre.
E,
adesso, anche quello di Angel.
Angel
che non aveva niente a che fare con lei.
Angel
che fino a un ‘ora prima non sapeva nemmeno della sua esistenza.
Ma
che avrebbe dato la propria, di esistenza… per farla guarire.
Chiuse
le dita, carezzandole la fronte, e indugiando con la mano su quella pelle
calda, nell’inutile, ridicolo tentativo di calmare quell’arsura terribile col
suo freddo innaturale.
Mentre
i suoi occhi non riuscivano a staccarsi da qual volto malato, la maschera
dell’innocenza ferita… come quella di sua sorella, che lui aveva distrutto…
come quella di milioni di bambini, che non avrebbe mai visti… che non avrebbero
mai colpito il suo cuore come quella piccola, delicata creatura che ora
catturava senza saperlo lo sguardo di un vampiro.
Così
profondamente che non si accorse della presenza alle sue spalle, fino a che una
voce di donna non gli ferì le orecchia, aspra, sgarbata, come il tono che usò.
Così
tagliente che avrebbe potuto far sanguinare la bambina di Kate…
“Senta,
lei, “Esclamò. “ qui non si può stare!”
Angel
sollevò la testa, reagendo al tono secco di quella voce voltandosi, e
incontrando il volto non meno aspro di una giovane infermiera che, accanto ad
un medico in camice e stetoscopio appeso al collo, lo fissava a braccia incrociate.
Come
fosse stato un intruso nel suo regno…
Ma
quello non era il suo regno…
Quello
era il regno del dolore…
“Sono
venuto con Kate Lockley.” Rispose solo, passandosi le dita sotto gli occhi per
nascondere le lacrime. “Cercava il dottor Newman…”
“Bè “Ribattè l’infermiera. “ la signora
Lockley qui non la vedo, e a noi non ha detto che aspettava visite, per cui, se
non le spiace, dovrebbe uscire immediatamente dalla stanza …”
“Aspetterò
fuori…” Mormorò lui, allontanandosi dal letto, ma la donna scosse il capo,
implacabile.
“Nemmeno.
E’ vietato l’acceso ai non autorizzati su tutto il reparto.”
“Mi
ha autorizzato sua madre, “Esclamò Angel fra i denti, cercando di non perdere
la calma. “ di chi altro serve il permesso?”
“Mi
ascolti bene, per qual che ne so la signora Lockley non è nemmeno in ospedale,
e se non esce… “ La donna sgranò gli occhi, fissandolo, ed evidentemente si
accorse delle lacrime che ancora gli brillavano nello sguardo. “ Ma lei” Esclamò. “ è il padre?”
Angel
si voltò per un attimo, fissando il volto pallido della bambina di Kate… della
creatura che le era cresciuta dentro… e che ora stava perdendo…
Di
quell’esserino miniscolo che le aveva fatto superare qualunque cosa fosse
avvenuta cinque anni prima … portandola a chiedere il suo aiuto…
Di
quel cuore che batteva così piano… di quel respiro che sapeva di medicine…
Di
quel piccolo angelo… un angelo senza più ali…
“Si…
“ Mormorò piano.
Senza
pensare.
E
di nuovo allungò una mano a sfiorarle la fronte.
“Oh…”Esclamò
l’infermiera.” Allora è diverso, naturalmente, può restare… solo, se vuole
scusarmi…”
Angel
si voltò, e un attimo dopo la donna lo colpì in piena faccia con un violento
ceffone, graffiandogli la guancia con le unghie , e prendendolo così di
sorpresa che dovette lottare con se stesso, per non reagire d’istinto,
afferrandola.
La
guardò invece, e la vide bruciarlo con gli occhi.
“Dovrebbe
esserci lei in quel letto, al posto di quella creatura|!” Urlò la donna,
ansando. “ Tre giorni e non si è fatto vedere una volta!
Tre
giorni a lasciare che sua madre si consumasse a furia di starle vicina, e ci
scommetto che non se lo è fatto, lei, tutto il calvario di questi mesi!!
Oh,
no, non c’è bisogno che lo chieda, per saperlo, li conosco fin troppo bene gli
uomini, io!”
“Charlotte…”
Mormorò il giovane medico, avvicinandosi in fretta e prendendola per il
braccio. “ ti sei ammattita?”
“No
che non sono matta!” Rispose lei, il volto in fiamme per la rabbia. “ Tanto non
mi cacciano da qui! Chi vuoi che ci mandino in questo purgatorio in terra?!”
L’uomo
la tirò verso di se, trascinandola alla porta.
“Ci
scusi…” Ansò, portandola via.
Ma
evidentemente la donna non era d’accordo con lui.
“Cos’è”
Strillò. “ ci è venuto a vederla morire, adesso?
Crede
di mettersi apposto la coscienza, così?”
Angel
non rispose.
La
guardò uscire dalla stanza, trascinata dal medico.
Piena
di collera e di livore.
Contro
di lui.
Aveva
visto quella bambina spegnersi per tre giorni… e combatteva in quel modo per
lei… cosa poteva essere accaduto al cuore, e all’anima di Kate… cosa, se il suo
stesso cuore e la sua stessa anima si sentivano percossi e annichiliti, di
fronte a quella sofferenza così assurda, così tanto crudele?
Si
sfiorò la guancia con la mano, percorrendosi con le dita i punti in cui lo
schiaffo bruciava ancora.
E
non si stupì di come quell’unico gesto
avesse fatto mutare il suo parere sull’ infermiera…
“Perché
hai detto che sei il mio papà…?”
“Oh,
mio Dio…”Mormorò Angel, voltandosi di scatto.
Era
la seconda volta in pochi minuti che era così assorto nei suoi pensieri da
permettere a una voce di coglierlo di sorpresa… ma il salto che fece adesso il
suo cuore non aveva niente a che vedere con la sua reazione di poco prima.
Davanti
a lui, la bambina di Kate lo guardava con i suoi enormi, bellissimi occhi
azzurri…pieni di innocenza e di gentilezza… come pozze profonde e trasparenti
in cui un uomo avrebbe potuto perdersi, e annegare… continuando a vivere.
Occhi
indimenticabili.
Gli
occhi di Kate.
“
Tu non sei il mio papà… “Ripetè la piccola, la voce debole come un soffio di
vento. “ mi dici chi sei, per piacere?”
Angel
deglutì, piegandosi sulle gambe e abbassando le spalle, perché il suo volto le
fosse quanto più possibile vicino.
“Come
lo sai che non sono il tuo papà?” Mormorò, sorridendole.
Lei
non si mosse, e non esitò prima di rispondere.
“Perchè
mio papà non sarebbe venuto… e non mi avrebbe fatto le carezze… mio papà non mi
vuole bene… “
Angel
allungò le dita, sfiorandole la tempia, dove una volta dovevano esserci state
ciocche ribelli di capelli biondi.
“Hai
ragione tu… “ Disse piano, senza guardarla. “ non sono tuo padre… sono solo un
amico della tua mamma…”
“Sei
Angel?”
Di
nuovo, lui sgranò gli occhi, stupito.
E
di fronte alla sua espressione sbalordita, la bambina proruppe in una piccola,
dolcissima risata, che ebbe il potere di mandargli in un attimo in frantumi il
cuore.
“Non
sono mica una maga!”Esclamò,e per un attimo parve che una traccia di colore
tornasse sulle sue guance bianche.” Ho sentito mamma che lo diceva una volta…
mentre dormiva…però…. non mi ricordo quando…”
Angel
rispose al suo sorriso, appoggiando il volto alla mano.
“No…
“ Mormorò. “ magari non sei una maga… però potresti essere una fata… “Le sfiorò
di nuovo la fronte.” Ti piacerebbe ?”
La
bambina sospirò, tornando ad abbandonarsi sui cuscini.
“Si…
“Soffiò. “ perché così potrei tornare a casa… “
Chiuse
per un attimo gli occhi, e, quando li riaprì, c’era una sofferenza atroce nel
suo sguardo.
“Lo
sai… “ Mormorò. “ io non me la ricordo casa mia… non me la ricordo più…
Mi
ricordo solamente altri ospedali…
Però
so che voglio tornare a casa… lo stesso… pure che non me la ricordo e non so
dove sta… “
Dio…
quella bambina aveva veramente quattro anni?
Solo
quattro anni?
Quattro
anni e parlava, e lo guardava, e aveva dentro uno spirito che aveva già
sofferto per più di un vita…
“Lo
sai… “Mormorò. “ a me capitava spesso di pensare di voler tornare a casa… solo
che ci ero già a casa mia… e così, non sapevo dove volevo andare veramente…
Poi
sono partito… e di nuovo ho desiderato tornare a casa… la mia vera casa… quella
che avevo voluto lasciare … e non potevo più farlo…”
“E
ora?”Domandò, attenta, la bambina.
“Ora”Sorrise
lui.” Ho un’ altra casa…”
Allungò
un dito, toccandole il naso e continuando a sorridere.
“E
anche io, da bambino, facevo finta di dormire…”
Per
la prima volta, lei si mosse, arricciando il naso e allungandosi verso di lui,
come per confidargli un segreto.
“Shh…”Disse
piano.” Non voglio che lo sappiano.
Se
sanno che sto sveglia vengono tutti qui e mi stanno intorno, e mi parlavo… e mi
chiedono come mi sento, e se voglio qualcosa… e i dottori mi guardano la gola,
e gli occhi… e mi domandano sempre le stesse cose…
Così
invece mi fanno stare in pace…
E
mamma non ha bisogno di fare finta di ridere…
Io
me ne accorgo, sai, quando fa finta e quando ride veramente…”
Angel
annuì, tornando ad accarezzarle la guancia.
“Si…”Mormorò.”
Anche io…”
Stavolta
li sentì, i passi alle sue spalle, nonostante tutta la sua attenzione fosse
concentrata sul volto della piccola , e
sul suono debole e regolar del suo cuore, e sollevò la testa.
Stavolta
seppe quando quei passi furono alla porta.
E
dal momento che li sentì… seppe che appartenevano a Kate.
“Angel!”Esclamò,
entrando di corsa nella stanza.” Nia… “
Si
portò una mano al cuore, fissando la bambina, e un respiro, che fu quasi un
grido di sollievo, le sgorgò dal petto quando la vide.
“Amore…”
Mormorò, inginocchiandosi accanto al letto, dall’altra parte. “ sei sveglia…
sei sveglia… “
Alzò
li occhi verso Angel, mentre le sue dita stringevano quelle della mano libera
della bambina.
“Era
da tre giorni che non riprendeva conoscenza…”Spiegò. “Da prima che arrivassimo
a Los Angeles…”
Nia
sospirò.
“Mi
piaceva andare in macchina… mi piaceva più che stare qui…
E’
un altro ospedale… ma è sempre uguale… invece, in macchina, vedevo tante cose
nuove…”
“Bè…”Si
intromise l’infermiera che poco prima aveva colpito Angel, avanzando dal fondo
della stanza. “ma anche ora hai visto delle cose nuove… hai visto tuo papà,
no?! Non sei contenta?!”
Kate
lo fissò, trattenendo per un secondo il
respiro.
E
continuò a guardarlo anche mentre Nia, piano, mormorava: “ Si… sono contenta…”
Allora,
Kate serrò gli occhi, e, per un attimo, Angel ebbe paura che svenisse.
“Vado
a chiamare il dottor Newman…”Continuò l’infermiera, che non sembrava essersi
accorta di nulla, e Angel vide Kate stringere i denti, nel tentativo disperato
di riprendere il controllo di se stessa.
“Nia… “Mormorò piano un attimo dopo, ma non
terminò la frase, sospirando e allungando nuovamente la mano per carezzare la
fronte della bimba.
“Sono
davvero contenta…” Sussurrò la piccola, con la sua voce da uccellino. “sei
arrabbiata con me? “
Kate
le sorrise. Un sorriso stanco, che non aveva niente a che fare con quello che
un tempo aveva conosciuto.
“Non
potrei mai essere arrabbiata con te, amore…”Mormorò. “ non me ne hai mai dato
ragione…”
“Però
ti faccio stare in pena…”
“Non
sei tu… è questa malattia che ti fa stare male… mentre io non posso fare
niente…”
Si
portò alle labbra la mano della bambina, baciandola con dolcezza.
“Ho
avuto così paura…”Mormorò. “ sembrava che non volessi più svegliarti …”
Angel
vide la bambina voltare la testa, e quando Kate aprì le labbra per continuare
le si avvicinò, appoggiandole con delicatezza una mano sulla spalla.
“Kate…”Mormorò.
Lei
si voltò a guardarlo, sbattendo gli occhi, come se per un attimo non riuscisse
a comprendere dove si trovasse, o cosa ci facesse lui lì.
“Certo…”Esclamò
dopo un attimo, alzandosi e prendendo la borsa da terra. “scusa…”
Tirò
fuori una siringa e una fiala con anticoagulante, appoggiandole poi sul
comodino accanto al viso della bamba.
“Li
ho presi in infermeria…”Spiegò. “ non c’era nessuno…
Probabilmente un’emergenza in corso.”
“Angel
è un dottore?” Mormorò Nia, mentre Kate infilava con un lento sospiro l’ago nel
tubo della flebo.
Un
sospiro che pareva un singhiozzo.
Angel
la guardò, e non rispose, aspettando che fosse lei a farlo.
Duecentocinquanta
anni, e non era in grado di rispondere alla domanda di una bambina. Come non
era stato in grado di impedire a sua madre di soffrire…
Kate
deglutì, versando il sangue appena prelevato nella fiala, e Angel lo guardò
scorrere, chiaro, liquido, come vino nuovo, bruciante di vita…
Vino
malato…
Vita
malata…
Se
ne rendeva conto fin da lì.
Senza
nemmeno bisogno di annusarlo o sentire il suo sapore.
Sangue
così diverso da quello di sua madre.
Da
quel fuoco che lo aveva bruciato e che gli era rimasto dentro, ricordandogli
quel giorno di cinque anni prima,per centinaia e centinaia i volte, più debole
solo del ricordo delle sue mani, che
stringevano le braccia di lei contro il suo corpo.
Kate
chiuse la fiala e la strine contro il petto per un istante, sollevando il
volto, prima di tornare a guardare la sua bambina.
E
a sorriderle, l’amore sul suo volto che la rendeva ancora più bella.
“Amore…”
Bisbigliò, sedendo sul letto accanto a lei. “ ti ricordi quando ti ho
raccontato del vampiro buono?”
La
bambina sgranò gli occhi, ma la sua sorpresa non poteva essere grande come
quella di Angel.
“Si…
“Sussurrò.
“E
ti ricordi quando stavi tanto male e mi chiedevi perché se poteva aiutarti
contro i mostri non lo poteva fare anche adesso?” Nia passò gli occhi da Kate
ad Angel. “ E mi hai … detto che non era vero? Che nessuna delle storie che ti
raccontavo era vera?
Ecco…
lui è …”Si schiacciò per un attimo le dita sulle labbra, abbassando gli occhi.
“ lui è il vampiro buono delle nostre storie…”
Nia
boccheggiò letteralmente, fissandolo.
E
non c’era orrore in quegli occhi. Non c’erano ribrezzo o paura, non c’era
nessuno dei sentimenti che aveva visto negli occhi di chi scorgeva per la prima volta quello che era.
Non
c’erano il terrore di cui tante volte si era nutrito, o l’incredulità mista ad
orrore che avevano preceduto la fine di
una delle sue vittime.
Non
c’era nulla di ciò che in passato aveva cercato.
Solo
l’espressione sognante di una bimba… davanti alla realizzazione di una favola.
“Veramente?”Sussurrò,
e persino la sua voce parve più viva. Come i suoi occhi e il colore sulle sue
guance. “ Veramente sei il vampiro buono? “
Angel
le sorrise, senza sapere più se allungare o meno una mano per sfiorarla.
“Si…”Rispose
semplicemente. “ e sono veramente felice di conoscerti… “
“Sei
vero…” Ripetè lei, gli occhi che le si riempivano di lacrime. “ esisti per
davvero… “
Si…
lui esisteva… e quella creatura in quel letto d’ospedale ci credeva senza
bisogno di prove, senza bisogno di altre
parole.
Come
sua sorella una volta aveva creduto nelle fate, e negli spiriti dei boschi. Con
la stesa meravigliosa, infantile fede.
E
non era un mostro per lei…
Per
la prima volta… non era un mostro…
Sentì
le dita di Kate sulla pelle, ancor prima di vederla allungarsi verso di lui per
sfiorargli una mano, nei suoi occhi qualcosa che anche volendo non avrebbe
potuto essere espressa a parole, e che il calore della pelle di lei sulla sua
trasmetteva direttamente al suo sangue.
Solo
un attimo, un attimo in cui il mondo cessò di esistere e loro tornarono
indietro, a tanti anni prima… a tanti errori prima.
Prima
che lei deglutisse, e lentamente, con riluttanza, volgesse la mano, mostrando
nel suo palmo la fiala piena di sangue.
Angel
la prese, e un attimo dopo tornò a volgersi alla bimba, sorridendole.
Stavolta
non esitò a prenderle la mano, e dolcemente si chinò su di lei, sfiorandole le
dita con un bacio.
“Esisto
per davvero…” Mormorò. “ e non ti lascerò più sola…”
Vide
una lacrima scendere lungo la guancia della bambina, ma non osò sollevare di
più gli occhi.
Non
osò guardare il volto di sua madre.
Raggiunse
la porta senza guardarla e solo quando Nia lo richiamò trovò il coraggio di
voltarsi.
“
Angel…” Mormorò la bambina. “ perché non sei venuto prima?”
Cercò
gli occhi di Kate, e quello che vi vide riflesso, questa volta, fu un ‘enorme
tristezza, che gli lacerò il cuore.
Portandosi
via le ultime tracce di rancore e di rabbia.
Cancellando
ogni cosa. Cancellando cinque anni.
“Ti
ho cercata tanto…”Mormorò piano. “ ma non sapevo dov’eri…”
Kate
chiuse gli occhi.
Non
aveva bisogno di pronunciare il suo nome.
Parte
II
Bob
Aveva le mani sudate mentre, seduta sul letto, componeva
freneticamente il numero di telefono, col cuore che le batteva così forte in
petto che sembrava potesse scoppiarle da un momento all’altro.
Pompandole
nelle vene sangue caldo come lava .
Che bruciava il suo viso, e sapeva di vergogna.
Eppure, Kate stava ingoiando la vergogna.
Stava ingoiando l’orgoglio, stava ingoiando ogni
brandello di dignità.
Stava ingoiando tutto ciò che per lei era stato
importante, e stava ingoiando il batticuore.
E in quel momento non le importava.
Non le importava di niente.
Voleva solo che le rispondesse.
Voleva che alzasse quella cornetta e le parlasse,
almeno una volta…
Voleva sentire la sua voce…
Si.
Per favore.
Voleva sentire la sua voce.
Solo per un secondo.
Voleva solo sentirlo pronunciare il suo nome.
Aveva le mani sudate mentre portava al volto la
cornetta, e aspettava.
Per secondi che sembravano anni.
Mentre il rumore secco della linea telefonica si
prendeva gioco di lei.
Di lei, e del suo folle batticuore.
Si passò una mano fra i capelli, lanciando un ‘occhiata
alla porta, da cui una lama di luce, proveniente dal soggiorno, filtrava
appena, interrotta di tanto in tanto dall’ombra dell’uomo nell’altra stanza,
che si muoveva come se fosse a casa sua.
Ma quella non era casa sua…
No… e lei non avrebbe mai dovuto invitarlo a salire…
Lei non avrebbe mai dovuto accettare
quell’appuntamento, non avrebbe mai dovuto sollevare il telefono e
rispondergli…
Non avrebbe mai dovuto dargli il suo numero.
E
non avrebbe mai dovuto permettergli di baciarla.
Deglutì,
mentre al suo orecchio il telefono continuava a suonare.
E
lui, dall’altra parte, non rispondeva…
E
lui, dall’altra parte, non c’era…
Non
c’era per lei… non c’era nemmeno per pronunciare il suo nome.
E
farle vedere di nuovo chiaro, come il girono che l’aveva morsa…
Forse
era fuori con la sua ragazza, forse stava aiutando qualcuno… qualcuno che non
era lei…
Non
aveva nemmeno voluto guardarla, quella sera di tre giorni prima… e poi… tutto
era successo così in fretta.
L’incidente,
e Bob che rientrava nella sua vita, che la invitava a prendere un the…
Un
the… non le piaceva nemmeno il the, e non le piaceva lui… ma il cuore le faceva
così tanto male , e aveva così’ tanta paura di tornare in quella casa vuota,
dove lui l’aveva stretta fra la braccia, dove tutto le parlava di Angel, anche
se non ci era stato che per pochi minuti.
Perché
tutto le parlava delle ore trascorse a pensare a lui.
Ed
era così arrabbiata con lui, che se ne stava in casa, con la sua ragazza,
mentre Kate rischiava di ammazzarsi sulla strada, e con se stessa, perché lui
non le aveva mai dato nemmeno una ragione per pensare che le cose potessero
andare diversamente.
Perché
era stato lei ad allontanarlo. A braccarlo, ad accusarlo, a volere che fossero
nemici… per riuscire a non amarlo, per riuscire a non ammettere che lui stava
diventando il centro stesso delle sua esistenza.
Perché
era stata lei a rovinare quel poco che esisteva fra loro, e poi aveva creduto
che tutto si potesse aggiustare… si era illusa che tutto si potesse aggiustare…
e che nel cuore di Angel ci fosse un posto anche per lei.
Perchè
Angel non aveva colpa, eppure non riusciva a non provare verso di lui una
rabbia così cieca da renderla quasi folle.
Da
farle accettare l’appuntamento dell’uomo che già una volta le aveva fatto del
male, da portarla ad invitarlo su, e a permettergli di baciarla…
Perché
Angel aveva la sua bellissima ragazza, e la baciava, e faceva l’amore con lei…
e Kate era così stanca di essere sola… era così disperamene piena di tristezza
da quando lo aveva visto.
Così
duro, distaccato, così triste…
E
non aveva voluto dirle perché… non aveva nemmeno voluto parlarle…
Perché
non aveva più bisogno di lei adesso, e lei non aveva più bisogno che le
salvasse la vita…
Come,
come aveva potuto illudersi che fosse un altro il motivo? Che fosse lei il
motivo?
Di
quelle carezze, del morso sulla sua carne, della dolcezza infinita di quei
momenti nel guardino.
Era
solamente colpa sua… e adesso era lì, e aspettava che lui le rispondesse.
Che
le dicesse solamente una parola. Che pronunciasse il suo nome.
Per
tornare in soggiorno.
Per
dire a Bob di andarsene a casa.
Che
era stato tutto un errore. Un terribile, imperdonabile errore.
Per
tornare a sdraiarsi nel suo letto, sola, e pensare a lui.
Ma
lui non c’era.
Non
rispondeva .
Come
tante altre volte.
Quando
si era preoccupata, quando si era chiesta dove fosse, e lui invece… invece…
Spense
il cordless, e lo gettò furiosamente contro la parete, con tanta forza che
rimbalzò, finendole ai piedi.
Con
il vano della batteria divelto e l’antenna spaccata dalla base.
Come
il suo cuore…
Mentre la rabbia rendeva muto il dolore, e sorda la
coscienza.
Lo
aveva spettato così a lungo… e così tante volte…
Lo
aveva amato così a lungo… ma lui non aveva mai amato lei…
Non
aveva mai voluto stare con lei…
“Katie…”Mormorò
Bob, aprendo discretamente la porta. “piccola… c’è qualcosa che non va?”
Lei
si alzò dal letto, deglutendo nervosamente sotto la maschera di autocontrollo
che a volte le pareva parte integrante
del suo volto.
“No.
“Rispose. “ Figurati. Ho avuto solo uno scatto.”
Bob
sollevò un sopracciglio, entrando nella camera.
“Tu?Uno
scatto?
Il
poliziotto più freddo e controllato del distretto?
Credevo
che i tuoi scatti fossero solo
coreografia da interrogatorio.”
Kate
strinse le labbra, annuendo lentamente.
“Tu,
più di molta gente,” Disse piano. “dovresti sapere che non sono poi così terribile…”
Lui
si mise le mani in tasca, avanzando ancora di un passo.
“Io
so chi eri. So che sembravi l’allieva più efficiente e dura dell’accademia,
preoccupata solo di essere all’altezza di suo padre. “
Allungò
una mano, sfiorandole il viso, e Kate lottò per non tirarsi indietro.
Era
calda la sua mano… troppo, troppo calda.
“E
anche quella volta…”Le sussurrò sulla pelle. “ l’unica cosa di cui ti
preoccupavi era che tuo padre non si accorgesse di niente.”
“Mi
hai lasciata sola,”Rispose lei, senza muovere un muscolo. “ in quella palestra
enorme. Terrorizzata. “
“Tu?”
Bob sorrise. Quel sorriso da mascalzone che l’aveva sempre attirata tanto. “ Tu
terrorizzata? Kate Lockley?
No.
Io
ero terrorizzato.
Tu
non mi avevi detto…”
Kate
scosse la testa.
Quella
discussione era assurda.
“Senti
Bob…” Mormorò allontanandosi, ma lui non glielo permise, prendendola dalla
vita.
“Hai
ragione…” Soffiò. “sono stato un vigliacco figlio di puttana…
Ma
tuo padre non faceva paura solo a te…
E
dopo avrei voluto chiederti scusa…”
“Ma
non lo hai fatto…”
“E
tu mi hai perdonato lo stesso…”
Kate
aggrottò la fronte.
“Altrimenti
non mi avresti invitato qui, stasera… e non mi avresti baciato.”
“No…”Si
divincolò dalla sua presa. “ ascoltami, quel bacio…”
“Lo
so…”Le appoggiò la mano alle labbra. “ lo so che non è l’amore del secolo.
Non
lo è mai stato.
Ma
siamo soli tutti e due stasera, e tu mi hai invitato … “
Si…
lo aveva invitato…
E
ora era lì, a pretendere quello che lei non gli aveva offerto.
Mentre
colui che non aveva mai invitato era lontano. Nel suo albergo.
Con
un ‘altra donna.
Sentì
le labbra di Bob sulle sue, e rimase immobile, il cuore che le accelerava
leggermente il battito, e non per desiderio, o amore.
Con
un ‘altra donna…
Con
un ‘altra donna…
Faceva
male.
E
ne faceva ancora di più perché non aveva voluto nemmeno guardarla.
Perché
non l’aveva nemmeno chiamata.
Perché
aveva lasciato che il suo telefono squillasse a vuoto decine di volte.
E
perché Kate non aveva alcun diritto di pretendere il contrario.
Sentì
le mani dell’uomo sul suo corpo, lentamente dapprima, poi più freneticamente,
mentre lui continuava a baciarla, chinandosi su di lei e premendole le labbra
sulle scapole.
Faceva
male perché non riusciva ad odiarlo.
Perché
quella rabbia, e quel rancore, e quel vuoto atroce che sentiva non le
premettevano ancora di odiarlo.
E
lei non era più la stessa donna che pochi mesi prima era riuscita ad illudersi
di farlo.
Caddero
insieme sul letto, e lei voltò la testa. Verso la porta aperta, e la luce.
Ma
come faceva, Bob, a non accorgersi che non si stava movendo?
E
perché… perché lei non riusciva a farlo?
Perché
non riusciva ad allontanarlo dal suo corpo?
In
fretta… succedeva tutto troppo in fretta.
E
Kate aveva troppo male al cuore.
In
terra, il codless era ancora dove lo aveva gettato.
Abbandonato.
Come lei.
Spezzato.
…
“Vado
da lei adesso.”Rispose Angel, infilando il cappotto sotto lo sguardo profondo
di Wesley. “ e non credo proprio che ciò che avrò da dirle le piacerà.”
“Ci
credo…” S’intromise Cordelia, continuando a passeggiare avanti e indietro,
mentre batteva leggermente sulla schiena del bambino.
Sbuffò,
tirandolo più su contro di se.
“Se
penso alle cose che le ho detto… io… ah, dopo tanti anni non so ancora tener
chiusa questa fogna!”
Angel
le sorrise indulgentemente.
“Non
credo che Kate se la sia presa… “Mormorò. “ ha altro per la testa in questo
momento…”
Cordelia
si morse le labbra, e finalmente lasciò andare la domanda che doveva esserle
bruciata sulla bocca dal momento stesso in cui era arrivata quella mattina.
“E’
proprio così grave?” Chiese.
Angel
sospirò, scambiando un rapido sguardo con Wesley.
“La
sua bambina sta morendo, Cordelia… “
Mormorò semplicemente. “ a quel che dice Wesley, è incomprensibile come
sia ancora viva…”
Si
allontanò, incapace di sostenere lo sguardo pieno di pena della donna, e fu
Wesley a continuare per lui.
“Dalla
mia analisi con La lampada di Amoos “ Spiegò. “ risulta che le cellule del
sangue della bambina sono totalmente anormali, a livello addirittura atomico.
Il
suo Dna manca di una porzione, quasi un intero filamento… ma questo è assurdo,
perché con una tale mutazione quella creatura non sarebbe nemmeno dovuta venire
al mondo, o , se verificatasi successivamente, per qualche motivo, l’anomalia
avrebbe dovuto stroncarla in pochissimo.
Invece
lei è nata. Ed è stata in perfetta salute fino ai tre anni.
Senza
contare il fatto che il problema sembrerebbe riguardare solamente le cellule
del sangue …
Sinceramente
non capisco… “
“Ma… “ Mormorò Cordelia. “ io pensavo che La
lampada di Amoos fosse in grado di individuare qualunque tipo di malattia! Dopo
tutto il casino che abbiamo fatto per procurarcela!”
“Tecnicamente”Puntualizzò
Wesley, tirandosi su gli occhiali con un dito. “ le mutazioni genetiche non
sono delle malattie!”
“Ah.
E che differenza fa per quella bambina?”
Wesley
abbassò gli occhi per un attimo.
“Molta,
forse.
Se
riesco ad accertarmi, almeno con una buona approssimazione, che si tratta di
una mutazione, posso provare a fare un incantesimo per ricostruire il DNA,
partendo da una cellula di un’altra parte del corpo.
In
realtà… è proprio ciò che spero, perché
se invece si tratta di una malattia, di un genere che, per qualche motivo, non
viene rilevata dalla lampada…”
Cordelia
annuì piano, e si portò istintivamente alle labbra la testa del suo bambino.
“Certo
che la cosa più difficile al mondo è rendersi conto di quello che si ha… non è
vero piccolino?” Lo baciò, prima di avvicinarsi a Wesley e porgerglielo,
sospirando sonoramente.
“Tieni,
“Esclamò. “ fa la metà del tuo dovere!”
Wesley
sgranò gli occhi, prendendolo goffamente fra le braccia.
“Che
ci devo fare?!” Esclamò.
“Che
vuoi farci?”Sbuffò lei, raccogliendo dal divano la giacca. “ Mangiarlo?
Il
latte in polvere è nello stipo, camomilla e pannolini nel suo beauty, ha già
fatto la pappa per cui il massimo che può succedere è che si metta a piangere.
Se
accade e non si calma chiama Lorne al Caritas e fagli cantare una canzone per
telefono.
Tutto
chiaro?”
Wesley
boccheggiò letteralmente, cercando di aggiustasi meglio il bambino fra le
braccia.
“
Si, certo… ma tu dove vai?”
Cordelia
quasi ringhiò, sollevando in alto le mani.
“Secondo
te dove sto andando, Wesley, vediamo?!”
Lui
deglutì, sull’orlo di una crisi di panico.
“In
ospedale?” Azzardò.
“Bingo!!
Puoi scegliere fra un Home teatre e la custodia del mio bambino per un paio di
ore!
Ma
… ops, l’Home teatre è appena terminato, per cui, buon divertimento!”
Gli
passò davanti, precedendo Angel sulla porta e poi voltandosi a guardarlo.
“Allora,
“ Lo incitò. “ andiamo? Potrei anche cambiare idea se guardo ancora un secondo
come Wesley tiene Allen!”
“Cordelia…
“Mormorò Angel, seguendola nell’atrio dell’Hyperion. Ma lei lo zittì
immediatamente, con un imperioso gesto della mano.
“Se
mi ricordo solo un po’ com’ è fatta Kate Lockley, “Disse. “ si troverà divisa
fra il voler venire con te e il non voler lasciare sola la sua bambina!
Bè,
io sono l’alternativa perfetta.
Sempre
che prima decida di spararmi per come l’ho trattata ieri, scelta che, per
inciso, avrebbe tutta la mia comprensione!”
“Non
potevi sapere…” Soffiò lui.
Cordelia
si fermò sulla porta, con la mano sulla maniglia.
“No…”Mormorò.
“ nessuno poteva sapere…” Alzò la testa, guardandolo. “ lo sai, vero, che
probabilmente era già incinta, quell’ultima volta?”
Angel
non abbassò la testa, ne si sottrasse al suo sguardo.
“Si…
lo so…”
“Te
lo ha detto lei?”
“
Non mi serve che me lo dica lei…”
“E ti ha spiegato…”
“Cordelia,”La
interruppe. “ noi non abbiamo parlato…”
“Non
avete parlato?!” Scattò lei, mentre automaticamente prendeva la coperta che
sempre tenevano sulla panca subito fuori dalla porta e la metteva sotto il
braccio. “ Angel, sei tornato a casa, hai consegnato il sangue a Wesley, sei
ritornato in ospedale, e poi sei rientrato, quanto, quattro ore fa?
Che
cavolo avete fatto in un ospedale se non avete parlato?!”
Angel
distolse gli occhi, percorrendo al suo fianco il viale in ombra fino al
cancello d’ingresso.
“
Kate non si sentiva di parlare… e del resto non avremmo nemmeno potuto farlo…
non in quella stanza, con Nia che dormiva nel letto di fronte al nostro…”
Cordelia lo fissò. “ a quello su cui eravamo seduti!!”
“Precisazione
inutile. E naturalmente non ha voluto lasciarla nemmeno il tempo per dormire
due ore.”
Angel
sospirò , aprendole il cancello.
Fortunatamente,
la convertibile, che comunque aveva la
cappotte alzata, era ancora in ombra.
“No… “
“E
tu non glielo hai imposto?!”
“No…”
“Perfetto.
E…”
“E?”
“Avanti,
Angel, hai qualcos’ altro sulla punta della lingua, e io non ho la pazienza che
aveva Doyle.”
Di
nuovo, Angel abbassò gli occhi, fermandosi con la schiena appoggiata alla
carrozzeria dell’auto.
Doyle…
Doyle…
Se
ci fosse stato Doyle avrebbe saputo cosa era meglio fare…
Sette
anni… e gli mancava ancora come il primo giorno…
“E’
arrivata quattro giorni fa da Cicago, e la bambina è stata male già in viaggio.
Ha
perso conoscenza in macchina e poi non l’ha più ripresa fino a ieri…
Kate
non ha… ne una casa… ne un albergo qui in città…
Ha
passato tutto il suo tempo in ospedale, lasciandolo solo quando le condizioni
di Nia si sono stabilizzate… per venire da noi…”
Cordelia
annuì piano.
“Lei
non ha un albergo…”Disse piano. “ ma tu si.”
“E
quello che le ho detto…”
“Ma
lei non ne ha voluto a che sapere.”
“Non
vuole lasciare la bambina…”
“E
tu, naturalmente, le hai obbedito!”
Angel
aggrottò la fronte.
“Ma
certo! “Continuò Cordelia. “ Tu le hai sempre obbedito!
E
non ti è mai nemmeno passato per l’anticamera del cervello che tutto ciò di cui
aveva bisogno era che tu insistessi appena un po’ di più?!”
“Cordelia…”
“
Non ti è mai passato per la testa che fosse solo orgoglio, che lei avesse
bisogno di qualcuno accanto, ma che essendo una testarda testa dura come sei tu
non lo avrebbe ammasso nemmeno sotto tortura?
Non
ti è passato per la testa che ci sono persone così idiote da farsi passare
sotto il naso la felicità per orgoglio, o per non dare a vedere quanto sono
deboli?
Non
ti è mai passato per la mente…”
“Si!”La
interruppe lui. “mi è passato per la mente, soddisfatta?!
Mi
è passato per la mente decine di volte!
Ma
che potevo fare!
Non
potevo andare da lei e costringerla con la forza!
Imporle
la mia presenza quando mi aveva detto che non mi voleva, quando era evidente
che non mi voleva vicino per… per…. per quello che sono.
Quando
mi aveva chiesto di lasciarla…”
“Perché?
Perché non potevi Angel?”
“Cordelia,
da quando in qua sei diventata una così
stregua difenditrice di Kate?
Non
mi pare che tu abbia avuto delle parole molto gentili per lei quando è
sparita.”
“Da
quando me la sono presa con una donna che ha una figlia che muore in ospedale e
mi sento male come un cane!
E
adesso dimmi tu, Angel, perché se Kate ti chiedeva di lasciarla tu la lasciavi,
se ti diceva di non volere nessuno quando era sola come un cane dopo la morte
di suo padre , tu ti allontanavi, mentre quando era Buffy Summers a farlo non
c’era verso di staccarti dal suo prezioso, rotondo fianco da Cacciatrice?!”
Angel
sgranò gli occhi, sorpreso.
Se
c’era una cosa che non si era aspettato era che Cordelia tirasse dentro Buffy.
Di
solito, non voleva nemmeno sentirla nominare.
“Avanti,
sto aspettando!”
“Non…
non è la stessa cosa… “Mormorò.
“Perché?!
Perché Buffy era una scema ochetta bionda di sedici anni che quando voleva dire
no diceva si e viceversa, e due volte su tre apriva la bocca e le dava fiato
senza prima essersi accertata che il cervello fosse in moto, quando andava
bene? E invece Kate era una donna matura e adulta, perfettamente in grado di
sapere ciò che voleva?”
Angel
la fissò, profondamente a disagio.
Sapeva
che Cordelia diceva la verità… se lo era ripetuto decine di volte… ma questo non
rendeva più facile ammetterlo.
E
del resto, Cordelia non voleva che fosse più facile. Non lo voleva affatto.
“Si…
“Mormorò piano, fissandola come avrebbe fissato sua madre, se sua mandre si
fosse mai preoccupata di domandargli qualcosa, o di cercare di capirlo.” Ho
sempre pensato che potesse non essere così, però… se invece lo fosse stato…”
“Oh,
Angel, cavolo!” Gridò quasi Cordelia. “Io l’ho vista quel giorno che venne qui,
prima che tu partissi per lo Stry Lanka!
E
ti poso assicurare che tutto quello che quella donna voleva era solo che tu la
chiamassi!
Oh,
ma perché dobbiamo essere tutti così idioti quando si gioca con il cuore?!”
Sporca.
Era
l’unico modo in cui si sentiva.
L’unica
parola che le rimbombava nella mente, l’unica realtà che il suo corpo le
gridava.
Kate
era sporca.
Sporca
come il grasso su un vetro, sporca come la polvere, appiccicosa, in una strada
di periferia, sporca l’acqua di una pozza
.
Sporca
come una prostituta.
Più
di una prostituta.
E
non gliene importava niente.
Non
le importava niente di nulla.
Continuava
a fissare il telefono schiantato in terra, l’antenna piegata in modo
irregolare, di lato, come un corpo colpito con violenza.
Come
il suo corpo…
E
sapeva che il suo cuore non batteva più nemmeno forte…
Sapeva
che il suo cuore era vuoto.
Così
vuoto…
E
lei era così sporca…
“Katie…”
La voce roca di Bob le sfiorò piano una tempia, e l’unica cosa che lei riuscì a
pensare era perché non si decideva ancora a spostarsi di lì. Perché non
prendeva le sue cose e non se ne andava?
Perché
non la lasciava in pace? “ Mi dispiace…”
Chissà
se avrebbero potuto aggiustare qual telefono…
Di
lì il danno pareva serio, ma poteva sbagliarsi.
Dopotutto,
era un oggetto, e gli oggetti non erano come le persone…
Era
più facile ripararli, gli oggetti…
Si
voltò piano, per la prima volta, e lo guardò negli occhi.
Calma.
Gelida.
Come
il suo cuore.
Vuota.
Come
il suo cuore.
“
Non preoccuparti…”Sussurrò. “ non è colpa tua.”
“Lo
so, “Rispose lui. “ mi spiace solo che non ti sia piaciuto.”
Finalmente,
si spostò da lei, rotolando sul fianco, e fissandola.
“
Dopotutto, non credevo a ciò che si diceva di te…”
Kate
allungò la mano, tirando istintivamente il lenzuolo su di se.
Non
voleva che la vedesse.
Non
riusciva sopportarlo.
Gli
aveva appena permesso di usare il suo corpo, ma il pensiero che i suoi occhi la
guardassero le dava una nausea atroce, scotendola più dell’ espressione di
tranquilla superiorità sul suo volto.
Più
delle sue parole.
“Perché’,”
Chiese, stringendosi il lenzuolo sul petto . “ che cosa si dice di me?”
Lo
sapeva ciò che si diceva di lei…
Lo
aveva sentito così tante volte…
“Bè…
che non ti piacciono… sai… gli uomini… che non sei capace…” Sghignazzò. “ io gli dicevo che non era così,
che all’accademia eri un po’ timida si, però, da questo a … tuttavia, a
ripensarci ora, nemmeno quella volta…”
Kate
si sollevò a sedere, disgustata.
Da
se stessa… più ancora che da lui.
“Fa
piacere sapere che si parla ancora di me, nell’ambiente…” Disse, alzandosi.
“Uh…
non te la sei presa, vero, Katie? “
Non
lo guardò.
L’unica
cosa che guardava era la porta del bagno.
L’unica
cosa che voleva era la porta del bagno.
“No,
non preoccuparti.
Vorrei
solo sapere se volevi me o solo un ‘altra storia da raccontare in giro.”
Lui
si allungò, sfiorandole la mano.
“Dai,
Katie, tesoro… lo sai che non è così.
E
poi, io sono stato onesto con te…”
Lei
deglutì, e si avvolse il lenzuolo attorno al corpo.
“Si…
“Mormorò. “ sapevo benissimo che cosa volevi… sono io che non sono stata
onesta…”
Lui
aggrottò la fronte, ma le sue parole dovevano averlo in qualche modo
tranquillizzato, perché un attimo dopo si distese sulla schiena, passandosi un
braccio dietro la testa.
“Ti
spiace se faccio un pisolino?” Domandò. “ Monto in servizio fra quattro ore.”
Di
nuovo, Kate non lo guardò.
“Fa
pure… “ Rispose, avviandosi al bagno.
“Mm…
sapevo che eri una donna straordinaria, Katie!
Tutta
cervello e buon senso!”
Si,
ripeté lei dentro di se , tutta cervello
e buon senso… e lacrime che pareva non avessero la minima intenzione di uscire…
Ne
lei aveva intenzione di permettere loro di farlo.
Poteva
essere scesa così in basso da fare schifo a se stesa, ma non avrebbe dato a Bob
la soddisfazione di vederla piangere.
Piangere
per qualcosa che aveva voluto.
Che
aveva scelto scientemente di fare.
Per
qualcosa che avrebbe giudicato un ‘idiozia.
Che
probabilmente era un ‘idiozia.
Per
chiunque, ma non per lei.
Lei
non avrebbe potuto sentirsi più sporca nemmeno
se si fosse rotolata nel fango.
Tutto
quello che voleva era fare una doccia…
Era
acqua fresca sul suo corpo, e sul volto… tutto quel che voleva era tornare a
sentirsi di nuovo pulita…
Come
qual giorno che avevano parlato nel guardino dell’Hyperion, Angel e lei…
Il
pensiero di lui la colpì, come un pugno in pieno stomaco… insieme alla vista
della doccia…
Della
sua doccia…
Mattonelle,
un rubinetto su una parete…
Solo
una doccia… niente più che una doccia… e sotto, un uomo e una donna,
avvinghiati, mentre lui cercava di richiamare alla vita una creatura che aveva
creduto di non volere più esistere.
Si
portò una mano al petto, improvvisamente soffocata, come se una morsa,
improvvisa, fosse sbucata dal nulla a serrarle la gola.
No,
Dio no…
Non
poteva…
Non
poteva avvicinarsi a quella doccia…
Non
poteva lasciare che l’acqua le scorresse addosso,come quel giorno.
Non
adesso…
Non
ora che era così sporca…
Chiuse
gli occhi , correndo fuori dalla stanza, e fu solo un caso se non inciampò nel
suo telefono, abbandonato in terra.
Vicino
al letto.
Il
letto in cui Bob si era già addormentato.
Ansò,
raggiungendo la cucina.
E
finalmente si lasciò cadere in terra, raccogliendo le gambe al petto e
affondando la testa contro le ginocchia.
Tremando.
Come
una bambina.
Una
bambina che nessuno avrebbe consolato.
Kate
si riempì la bocca d’acqua, e poi la sputò, stremata, finendo di vomitare gli
ultimi frammenti di cibo e poi appoggiando la fronte al rubinetto aperto, senza
riuscire a smettere di tossire.
Ogni
colpo che rischiava di farla ricominciare, ma con la differenza che non aveva
più niente in corpo da rimettere.
Sputò
ancora, e poi si passò una mano bagnata sul volto, nel tentativo di recuperare
un po’ di forze.
E
di liberarsi da quel sapore terribile di acido che pareva esserle passato sulla
pelle.
Se
glielo avessero chiesto dopo, probabilmente, non sarebbe riuscita a ricordare
ciò che le disse che lui era lì, che la stava guardando.
E
anche allora non fu nulla che potesse identificare, a cui potesse dare un nome.
Non
fu nemmeno una sensazione…
Semplicemente,
seppe che era lì, dietro di lei, e non si voltò nemmeno, troppo stanca persino
per l’orgoglio.
Troppo
cambiata per l’orgoglio.
“
Da quanto sei lì?” Mormorò, prendendo fra le mani l’asciugamano e tamponandosi
il viso.
Angel
esitò un momento, e solamente quando Kate si volse, e lo guardò negli occhi,
lui rispose.
“Abbastanza…”
Si
avvicinò di un passo, entrando nel piccolo bagno attiguo alla camera di Nia.
“Kate,”Mormorò.”
da quanto tempo va avanti questa cosa?”
Lei
piegò lentamente l’asciugamano, prima di appenderlo al suo posto.
“Non
sono io la malata, Angel…”Mormorò. “ non preoccuparti per me…”
Fece
per passare, ma lui allungò un braccio, bloccandole l’accesso alla porta.
“Quanto?”
Ripetè.
Kate
gli poggiò la mano sul polso, e lui non si oppose quando si liberò il cammino.
“Non
lo so… non ci avevo neanche fatto caso…” Ammise, uscendo dal bagno, ma si
bloccò di colpo quando vide la figura snella di Cordelia Chase china sul letto
di sua figlia.
“Ciao…
“La salutò la ragazza, sollevando la mano. “ lo sai che hai una bellissima
bambina?”
Per
un attimo, solo per un attimo, Kate si chiese se la stesse prendendo in giro.
Il
tempo per Cordelia di aggirare il letto, e per lei di guardarla negli occhi.
Le
sorrise, Cordelia, un sorriso aperto, da ragazzina, che la faceva tornare
indietro di quasi dieci anni.
Il
sorriso di cui doveva essersi innamorato Doyle.
E
che a Kate non aveva mai rivolto, fino ad allora.
“Per
me è molto bella…” Rispose, chinando gli occhi sul volto della bimba
addormentata.
“Non
potrebbe esserlo di più… “
Fissò
il vassoio sul secondo lettino, con il cibo ancora quasi intatto sopra, e si
portò una mano alle labbra, lottando disperatamente contro un altro conato di
vomito.
E
non si sentì offesa quando Cordelia seguì i suoi occhi, e con un ‘esclamazione
soffocata afferrò il vassoio, e lo scaraventò dentro lo stipo del comodino.
Semplicemente
un po’ imbarazzata…
“Volevo
proprio sedermi!” Esclamò la ragazza, lasciandosi cadere sul letto. “ tutta quella strada, in macchina, con le
curve, le buche, le asperità del terreno… sognavo un materasso morbido sotto il
mio… ahm… bella giornata oggi, ti piacerà, è l’ideale per uscire a fare quattro
passi con un affascinante vampiro!
Niente
sole forte, nuvolette a tutto spiano, può anche darsi che piova un poco!”
Kate
incrociò le braccia al petto.
“Non
ho in programma di uscire…” Disse .
“Oh,
be, i programmi cambiano, nel più improvviso dei modi.
Credimi,
nessuno lo sa meglio di me.
A
meno che…”
“Cordelia
…” Fece in tempo a dire Angel.
“
tu non mandi noi a trovare il papà di questo piccolo tesoro…”
Kate
sgranò gli occhi, voltandosi di scatto verso Angel, che a sua volta la stava
fissando, come se gli fosse appena stato dato il compito di tagliarle la testa.
“
Che vuol dire?” Mormorò piano.
Lui
si torse le mani, in un gesto che le era disperatamente mancato negli anni
precedenti, prima di rispondere:
“Wesley pensa che anziché una malattia possa
trattarsi di una mutazione genetica… “
“Ma… hanno fatto un mappaggio del DNA… lo
hanno fatto a Chicago…”
“Prelevando
del sangue?”
Kate
deglutì.
“No…”
“Secondo
Wesley la mutazione potrebbe riguardare solamente le cellule sanguigne…
“Ma
com’è possibile? Una mutazione deve riguardare l’intero DNA, non può limitarsi
a una porzione di esso!”
Angel
scosse le spalle.
“
Kate, sono talmente tante le cose che non sappiamo… inoltre… potrebbe trattarsi
di una mutazione così infinitesima che i mezzi… usuali… potrebbero non essere
stati in grado di rilevarla…”
“Ma
se è questo… “L’interruppe lei, avvicinandosi. “ si potrà fare qualcosa?”
Ansò,
la bocca improvvisamente secca.
Non
voleva… non poteva crederci…
Si
passò la mano sul volto.
“
Dio… se è così… se io l’avessi portata qui prima… se solo…”
“Kate...”Angel
le prese la mano. “ Per favore, non fare così… non c’è niente di certo… “
“mm…
“ Mugugnò Cordelia dietro di loro. “Sta parlando il signore e padrone del
rimugino!”
Afferrò
dal letto la giacca di Kate che, automaticamente, la prese.
“Certo,
non certo, è qualcosa, no?
Per
cui tu evita di metterti a piangere in anticipo e tu altra…”Strinse la mano
sulla spalla di Kate. “ evita di illuderti…
E
ora avanti, andate a trovare … chiunque sia lui!
Sai
dove abita, vero?”
“Si…”Kate
aggrottò la fronte. “ ma , un attimo… non mi avete ancora detto perché vi serve
Bob! Lui non ha mai… “Si trattenne, mentre le parole dell’uomo, quando gli
aveva detto di aspettare un bambino, tornavano a rimbombarle nella testa.
“Bè,
a noi non serve il “tuo” Bob, “Precisò Cordelia. “ a noi serve il suo sangue.”
“Wesley”
Spiegò finalmente Angel. “ ha bisogno di ricostruire esattamente la provenienza
del difetto, se è un difetto, o di escludere ogni possibilità che lo sia…
Ha
bisogno del tuo sangue.
E
di quello di …lui.
Ma
se tu non voi venirci… posso andarci io…”
“No.”Kate
sollevò la mano. “ no, questo no…
Non
posso mandare un ‘altra persona a chiedergli sangue perché sua figlia è malata.
Solo…”
Guardò
la bambina, e subito Cordelia si affettò ad alzare le braccia.
“Ehi,
che sono venuta a fare secondo te?
Resto
io con la piccola!”
Kate
esitò, fissando il volto pallido della figlia, addormentata ormai da più di
dodici ore a causa delle medicine che, continuamente, le venivano iniettate.
Non
voleva lasciare la sua bambina… aveva… aveva così tanta paura che potesse
accadere qualcosa mentre lei non c’era…
Era
da un anno, ormai, che non la lasciava …
Ma
non voleva nemmeno mandare Angel da Bob…
Come
se si vergognasse di ciò che aveva fatto. Come se si vergognasse di chiedere
aiuto per sua figlia.
No…
era una cosa che doveva fare lei…
Anche
se il solo pensiero che i due uomini si trovassero uno di fronte all’atro,
quello si, la riempiva di vergogna… e non per se stessa…
Per
Angel…
Perché
una delle paure ricorrenti in quegli ultimi anni, persino mentre erano così
lontani, era stata che lui scoprisse quello che aveva fatto… e che la
giudicasse… esattamente come Kate, una volta, aveva giudicato Angel.
Guardò
ancora Nia.
Il
suo volto pallido, la bocca che era diventata quasi bianca,e la flebo… quella
maledetta, maledetta flebo che sembrava essere ormai entrata a far parte di
lei…
“Andiamo.”
Disse, afferrando dal letto la borsa.
Se
c’era una possibilità, una sola, di salvarla, bè, per quella sola possibilità
lei avrebbe affrontato tutte le umiliazioni di questo mondo.
Se
doveva scendere in basso, se doveva supplicare l’uomo a cui non era importato
mai niente di lei, lo avrebbe fatto, se doveva ucciderlo… lo avrebbe ucciso.
“Grazie…”Mormorò
a Cordelia, sollevando il volto dopo aver deposto un bacio leggero sulla tempia
della sua bambina, e quella si limitò a sorridere, un sorriso tirato, che
poteva più di molte, moltissime parole.
“
Stai partendo… “Mormorò piano, gli occhi fissi sul borsone gettato in un angolo
dell’atrio.
E
non seppe perché lo avesse detto.
Quella
borsa avrebbe potuto essere lì per decine di motivi, avrebbe potuto non avere
niente a che fare con Angel.
Eppure…
non era così.
E
lei lo sapeva.
Lei
sentiva che stava per partire.
Che
stava per andarsene.
Angel
seguì la direzione dei suoi occhi, e, quando tornò a guardarla, Kate lesse sul
suo volto una stanchezza enorme, mista
ad un dolore che le colpì il cuore, ferendola più di quanto già non fosse
ferita.
E
facendole pensare che se solo avesse visto dieci giorni prima quel dolore, se
solo lui avesse alzato il volto, quella sera, permettendole di scorgerlo in
lui, nella sua anima, allora… forse…
“Si…
ma questo non vuol dire che non possiamo parlare…”
Kate
deglutì, ma lui distolse ancora gli occhi, prima di continuare.
“Vorrei
scusarmi con te per… quella sera… so di essere stato molto sgradevole…”
Kate
annuì piano, e fu lieta che lui non la stesse guardando… lei… e le lacrime che
rischiavano di sfuggire al suo controllo.
“Non
scusarti.
Facciamo
tutti delle cose … “ Deglutì di nuovo.
Ma
perché era venuta?
Perché
era uscita dalla clinica ed aveva guidato direttamente fino a lì?
Non
era Angel che doveva vedere… non era ad Angel che doveva parlare…
Ma
era solo Angel quello di cui le importava.
Solo
Angel quello che voleva avere vicino.
Persino
dopo quello che era accaduto.
Persino
dopo il modo in cui si erano lasciati e dopo quella ragazza dagli occhi castani
come quelli di una bimba spaventata.
Persino
ora tutto quello che aveva desiderato era stato vederlo… anche solo per un
istante…
Come
il giorno in cui era venuta in quello stesso albergo, con la scusa di Darla… il
giorno che lui l’aveva morsa…
Che
l’aveva stretta, che l’aveva guardata negli occhi.
E
forse era questo che voleva.
Che
la stringesse.
Che
le dicesse che tutto sarebbe andato bene.
Anche
se non ci avesse creduto davvero… anche sapendo che apparteneva a un ‘altra…
“Quello
che mi ha ferita…” Sussurrò con un filo di voce. “ è stato… non capire perché…”
Angel alzò gli occhi, guardandola di nuovo. “ perché non hai risposto alle mie
telefonate?
Perché
non mi hai più chiamata?
Perché…
non mi hai guardata e non mi hai detto…”
“Io…”Angel
aggrottò la fronte. “ hai ragione, ma , non ci sono stato, e quando sono
tornato ero troppo sconvolto… non ho riposto a nessuna telefonata, e non ho
ascoltato nessun messaggio…
Volevo
solo chiudere gli occhi e cercare di non pensare… ma non ci riuscivo mai…”
“Sconvolto?
“ Ripetè Kate. “ Parti, torni a casa con una bellissima ragazza, cosa è
successo per averti sconvolto tanto? “
Lui
voltò la testa, fissando un punto imprecisato davanti a se… qualcosa che Kate
non poteva vedere.
Un
luogo, forse, o un tempo lontano, o un volto… si, un volto…
“Ho
perso la donna che ho amato…” Disse, e le sue parole si smarrirono nell’atrio
dell’Hyperion. “ è morta… e io non ho fatto niente… niente per impedirlo…”
Kate
premette forte la mano sulle labbra. Forte, così forte da ferirsi con i suoi
stessi denti.
No.
No.
No.
“…
nessuno mi ha… detto niente… nessuno ha pensato che la cosa potesse riguardami…
e ora non riesco a fare altro che ripetermi che se avessi saputo, che se in
qualche modo, in qualunque modo avessi saputo…”
Ondeggiò,
ma lui non se ne accorse.
Lui
non poteva accorgersene.
Lui
non la stava guardando, lui guardava indietro… guardava a qualcosa che era
accaduto, e che aveva distrutto il suo cuore.
“
Io ero qui…” Continuò, volgendosi finalmente a lei. “ a dare la caccia a Darla…
e intanto Buffy moriva…intanto combatteva, e io non ne sapevo niente…”
E
io ero lì…Pensò Kate… e ti odiavo, e mi… accoppiavo!… con un altro, e intanto
tu stavi morendo dentro… stavi soffrendo disperatamente… e io non sapevo
niente…
Io
ho creduto che tu…
Appoggiò
la mano alla maniglia, voltandosi, incapace di sostenere il suo sguardo.
“Dio…”
Mormorò. “ scusami… non sarei dovuta venire… non sarei mai dovuta venite…”
“Kate…”
Le afferrò il polso, quando già lei aveva aperto la porta, e l’aria fresca del
primo pomeriggio le colpiva il volto, ferendola. “ ti avrei chiamato… per
chiederti scusa, prima di partire.
Lo
avrei fatto veramente.”
Kate
dischiuse le labbra al contatto della sua pelle, fredda, contro la propria, e,
senza che riuscisse a fermarla, una lacrima le scese lungo la guancia.
Un’unica,
solitaria lacrima.
“E’
per lei che vai via?” Mormorò, senza volgere il capo, perché lui non potesse
vederla, quell’unica lacrima.
Angel
le lasciò il polso e lei strinse gli occhi.
Era
finita.
Era
veramente finita.
Era
più finita di quando il seme di Bob le aveva riempito il corpo.
Era
finita perché lui amava un ‘altra. Una ‘altra che era morta , portandosi via il
suo cuore.
E
perché Kate amava lui.
“Non
posso continuare così…”Rispose Angel a bassa voce. “ senza fare altro che
pensare, e pensare… potevo prima, ma adesso ci sono delle persone che dipendono
da me… adesso ho una missione da portare a termine…
E
c’è questo… posto, a Stry Lanka… un monastero… e spero che lì possano aiutarmi…
io…”
Lo
sentì deglutire. “ sto impazzendo in questo modo…”
Finalmente,
Kate si voltò, e, mentre la brezza fresca asciugava sul suo volto quell’unica
lacrima, sollevò la mano, e la appoggiò alla guancia di lui.
“Ti
prego…” Mormorò. “ Non farlo per la tua missione, o per i tuoi amici o per…
Buffy… fallo per te… solamente per te…”
Chiuse
le dita, mentre lui la guardava, e lentamente uscì nel giardino.
Sola.
E
la solitudine la colpì come un martello.
La
solitudine la fece ondeggiare, quasi
cadere.
La
solitudine la stordì, e le fece male.
E
le fece paura, la solitudine, più paura di quanta, forse , non ne avesse mai
provata.
Più
di quanta non le avesse mai fatto altro in tutta la sua esistenza.
Eppure,
la conosceva così bene la solitudine… era una compagna così fedele per lei…
Anche
se adesso le pareva per la prima volta di scorgerne un volto nuovo, e
terribile.
“Kate…”
Si fermò, il viso leggermente sollevato, e il cuore che improvvisamente le
correva nel petto.
Di
nuovo, premette la mano sulle labbra.
Di
nuovo sentì il sapore delle lacrime in bocca.
Se
solo l’avesse chiamata…
Se
solo le avesse chiesto che cosa avesse…
Si…
sarebbe bastato quello…
Solo
che glielo chiedesse…
Solo
che le chiedesse perché era lì…
Solo…
Questo…
“Si?”
Sarebbe
rimasta se glielo avesse chiesto.
Si
sarebbe voltata, gli avrebbe parlato…
Se
solo le avesse detto una parola, lo avrebbe aspetto fino alla fine del mondo.
Se
solo le avesse dato un appiglio, per credere che gli importava di lei…
“…nulla…”
Chiuse
gli occhi.
E
piano camminò fino al cancello.
Svuotata
di tutta la forza che aveva.
E
piena di vita.
Lentamente,
portò la mano che teneva sulle labbra al ventre, coperto del cotone spesso
della sua maglietta.
E
non riuscì a versare una lacrima.
“Siamo
soli…” Mormorò piano. “ siamo veramente soli, povero amore mio…”
“Angel?”
Lui
si voltò a guardarla, e Kate si vergognò per un attimo di ciò che stava per chiedergli.
Tuttavia
, fu solamente questo…
…
un attimo…
Aveva
perso troppe cose, in passato, facendosi guidare da imbarazzo e orgoglio.
Troppe
cose importanti…
“
Potresti darmi la mano?”
Lui
aggrottò la fronte, guardandola, ma non aggiunse una parola, ne fece un solo
commento.
Semplicemente,
sollevò la mano.
E
lei la prese, stringendola fra la dita, persino più forte di quanto avrebbe
voluto.
Persino
più forte di quanto le servisse.
Perché
non aveva bisogno di serrare così forte le sue dita nelle proprie perché il
cuore cominciasse a correrle nel petto, o il sangue a fluirle più veloce sotto
la pelle.
Le
bastava sfiorarle, le sue dita fresche… le bastava anche solo pensare di farlo…
Sorrise,
lasciandolo andare, e adesso si sentì veramente in imbarazzo.
“Scusami…”Mormorò.
“ è stata una cosa veramente sciocca…”
Lui
sollevò le sopracciglia.
“Ti
credo sulla parola, perché in realtà non ho ben capito che cosa abbiamo fatto…”
Un
riso nervoso le sfuggì dalle labbra.
“Tu
mi hai prestato la tua mano… e io mi sono resa ridicola una volta di più…”
Si
allontanò dal suo fianco, camminando nella grande stanza arredata con sfarzo, e
con la stessa mano sfiorò la superficie del lungo tavolo di legno.
“Quest’
uomo…”Mormorò. “ è il padre di mia figlia… e prima ancora è stato il mio primo…
ragazzo… io non lo vedo da cinque anni, e l’ultima conversazione che ho avuta
con lui non è stata certo … gradevole…”
Gradevole…
che gentile eufemismo …
“Katie,
Katie… non puoi farmi questo… non puoi mettermi nei guai.
Io
ho una ragazza, e il nostro… sai cos’ è stato il nostro!”
“Bob,
vuoi stare calmo?!”
“Come
faccio a stare calmo con te che mi chiami a quest’ora per dirmi che aspetti un
bambino!
Ascoltami,
Katie, non ho intenzione di mandare a puttane la mia vita per una scopata!”
“No,
ascoltami tu!
Quella
fra noi non è stata neanche una scopata! E’ stato un errore!
Tu
sei stato un errore, dall’inizio!
Il
più grande errore della mia vita!
Non
vorrei avere a che fare con te nemmeno se ne andasse della mia esistenza.
Pensavo
solo che avessi il diritto di sapere che avrai un figlio! E’ solo per questo
che ho chiamato!”
“Davvero?
Dici davvero?
Non
hai intenzione di… oh, Katie, sapevo che sei una gran donna!”
Gradevole…
Sorrise,
voltandosi a guardare Angel.
“eppure,
proprio come allora… non riesco a sentire niente…
Niente
di niente…
Probabilmente
quando lo vedrò vorrò saltargli al collo, ma adesso… e prima, e cinque anni
fa…” Scosse le spalle. “ il pensiero di rivederlo non mi provoca nessuna
reazione… è come… se non avessi cuore…
Forse
in un certo senso è così… forse hanno sempre avuto ragione loro… “
“Kate…”
“Per
questo ho voluto prenderti la mano, per… sentirmi… viva… ma è così stupido…”
Di
nuovo,un riso isterico.
“Mi
sento molto stupida in questo periodo… e molto esaurita… oltre che
terribilmente patetica…
Tutto
questo… fuggire, e ora sono di nuovo qui… nella stessa città… con le stesse
persone… solo… che a quanto pare le conosco ancora meno di allora…”
Abbassò
gli occhi, e lui non disse niente…
E
Kate non sapeva nemmeno se si fosse aspettata che dicesse qualcosa… qualsiasi
cosa…
Non
sapeva nemmeno se avesse parlato con lui, o con se stessa… o con entrambi.
E
non ebbe nemmeno modo di domandarselo, poiché in quello stesso istante la porta
si spalancò, e un Bob ancora più nel panico di quanto lo aveva sentito al
telefono , quell’ultima volta, fece il suo ingresso nella stanza, vestito di un
impeccabile smoking spezzato che metteva in risalto i suoi capelli biondi e i
suoi “ nuovi” baffetti .
“Katie!”
Esclamò, fermandosi sulla porta, quasi temesse di essere aggredito. “Che cosa
ci fai qui?!”
“Ciao
Bob, “Rispose lei sarcasticamente. “ bella casa. Anche io sono felice di
vederti.”
Lui
passò gli occhi da Kate ad Angel, ma lei non fece il benché minimo accenno di
presentarli l’un l’altro.
In
un certo senso, il pensiero che i due uomini si avvicinassero la disgustava.
E
non perché Angel era un vampiro.
“Pensavo…
pensavo… pensavo “Balbettò Bob. “ insomma, che quella volta al telefono…
pensavo avessi detto di non volere
niente da me…”
Kate
sospirò, scotendo il capo.
“Perché
credi sempre che il mondo voglia qualcosa da te , Bob?
Non
ti viene mai in mente che non sei il centro dell’universo, e che magari la
gente ha altro da fare, più importante, che perseguitare te?”
“E’
difficile, se piomba in casa tua nel bel mezzo di un party pre elezioni.”
Kate
incrociò le braccia al petto.
“Ah,
si, naturalmente.
Dimenticavo
che il padre di tua moglie è candidato come governatore.
Tua
moglie da sette anni!”
“Katie…”
“Non
fare quella faccia spaventata, per cortesia!”
Sbuffò,
e ancora, ancora non riuscì a sentire niente, nonostante il tono prezzante
della sua voce.
Nemmeno
odio.
Solo
un gran disgusto.
“Sapevo
che eri sposato da quando ho cercato in centrale il tuo numero di casa, cinque
anni fa, e anche allora hai pensato che volessi qualcosa da te…
Ma
sai una cosa, Bob, non mi interessa che tu sia sposato, non mi interessa che il
tuo prezioso suocero ti tenga sulla corda e sia pronto a scannarti se dai adito
a scandali, non mi interessa nemmeno che tu abbia elegantemente glissato sulla
tua posizione, quando ti sei accorto che non sapevo nulla di te, soltanto per
portarmi a letto!
Una
volta per tutte, non mi è mai importato niente di te!”
L’altro
strinse i denti.
“Strano
da dire a uno che ti sei scopata al secondo appuntamento!”
Kate
sentì Angel muoversi al suo fianco, e vi voltò verso di lui, appoggiandogli
istintivamente le mani sulle spalle.
Era
arrabbiato.
Era
molto arrabbiato.
E
certamente lo era molto più di lei.
“Angel,
ti prego…”Mormorò. E ciò che disse poi fu molto più difficile che sentir
parlare Bob, o rivederlo. “ ha detto la verità… “
Lo
vide stringere leggermente gli occhi, e un espressione ferita passargli rapida
nello sguardo, ma la ignorò.
Si
impose di ignorarla.
Era
sul serio la verità… e lei aveva smesso da anni di fuggire la verità.
“Ed
è vero…”Continuò. “ che non mi importa di lui… niente…
Non
può ferirmi…”
Solo
i tuoi occhi… Pensò… solo loro possono farlo…
Si
voltò di nuovo. Sfuggendo a quegli occhi.
Sfuggendo
a quella ferita.
Che
bruciava.
Che
faceva male.
E
che lei non poteva dire o fare nulla per calmare.
Come
non poteva dire o fare nulla per giustificare se stessa.
“Non
sono venuta per te, Bob.
Per
quel che mi riguarda puoi continuare a fare il poliziotto in carriera e il
galoppino di tuo suocero quanto ti pare.
Non
ho nemmeno ricordato che tu vivessi in questa stesa città fino a oggi, e se ho
pensato a te è stato solo per vergognarmi di me stessa.”
“Bene,
perfetto…”Sputò lui, la sua nuova arroganza che era per lei mille volte
preferibile alla sua aria di falsa fragilità e vera paura. “ allora che cosa
vuoi , Katie?!”
“Il
tuo sangue.”Rispose, e quando lui sgranò gli occhi continuò. “ La bambina che
ho avuto è malata, Bob.
Probabilmente
un ‘alterazione del DNA.
Ma
hanno bisogno del mio e del tuo sangue per verificarlo.”
L’uomo
la fissò per un attimo, passandosi la mano dietro la nuca.
“Katie…
mi dispiace veramente…”
Lei
lasciò andare il respiro.
“ma
non posso farlo…”
Sollevò
la testa, di scatto.
Senza
riuscire a credere a ciò che aveva appena udito.
“Che
cosa?” Esclamò.
“Cerca
di capire…”
Stavolta
non riuscì ad impedire ad Angel di avanzare, stringendo i denti, e anche se non
era un vampiro avvertì chiaramente la sua rabbia vibrare attorno a se.
“Capire
cosa? “Esclamò. “E’ una bambina, sta male, non esiste una ragione al mondo per
negarle il suo aiuto!”
“Appunto”
Disse l’altro, facendo un passo indietro, il suo atteggiamento che
all’improvviso sembrava una via di mezzo fra tutti quelli mostrati finora. “ è
una bambina… una come tante… non ha niente a che fare con me… “
Guardò
Kate, e non poteva sapere quanto stesse giocando con il fuoco in quel momento.
Non
poteva sapere come il cervello della donna fosse un ‘unica massa liquida di
fuoco sul punto di scoppiare.
“
Ne abbiamo parlato cinque anni fa, Katie.
Mi
hai detto chiaramente di non volere nulla da me.
Questa
bambina io non l’ho mai vista, non ho mai nemmeno voluto vederla.
Non
ha niente di mio…”
“
Ha il tuo sangue, bastardo!” Urlò , avanzando di un passo. E lo fece così forte
che Bob sgranò gli occhi, gettandosi poi su di lei.
“Zitta!”Esclamò
a sua volta, spingendole una mano contro la bocca.”Sei ammattita?!”
Kate
si ritrasse, ma non fece a tempo a spingerlo via che Angel lo afferrò per un
braccio, così veloce che nemmeno lo vide muoversi.
“Non
toccarla!” Ringhiò, gettandolo attraverso la stanza con tanta violenza da farlo
letteralmente volare contro la parete di fondo.
“Sfiorala
un ‘altra volta,” Aggiunse, minaccioso, puntandogli contro un dito. “ e ti
ammazzo!”
Bob
ansò , evidentemente spaventato nonostante lo sforzo di nasconderlo.
“Arrivi
tardi per quello, amico…”Sibilò, mentre un rivolo di sangue gli colava sul
mento.
Di
nuovo, Angel avanzò verso di lui, e Kate vide terribili riflessi d’ambra
scintillare nei suoi occhi nocciola.
E
di nuovo lo fermò, mettendosi fra i due uomini.
“Basta!”
Ordino. E ansando aggiunse: “ Non ci serve a niente se lo ammazzi…”
“Voi
siete pazzi…”Sibilò Bob dietro di lei, e quando Kate si voltò stava già
rimettendosi in piedi. “ andatevene di qui.”
Kate
strinse i pugni, conficcandosi dolorosamente le unghie nei palmi.
“Se
è dello scandalo che hai paura…” Mormorò.” Non si saprà niente.
Ho
meno interesse io a far sapere chi è il
padre della mia bambina di quanto non ne abbia tu!”
“Queste
cose si sanno sempre!” Ribattè lui. “ E’ già incredibile che non ti abbiano
sentita!
Se
solo facessi tanto per entrare in un ospedale…”
“Non
ti porteremo in ospedale…”
“Allora
non vuoi capire!” Bob si pulì il sangue con un fazzoletto, rimettendolo poi
nella tasca dei pantaloni. “ A me piace la mia vita.
In
polizia sto rapidamente facendo carriera senza spostarmi dal mio ufficio, mio
suocero concorrerà per il senato… e ha già pronto un posto per me nel suo
entourage.
Conosco
gente importante, faccio quello che voglio, e non mando tutto a gambe all’aria
per una donna di cui non mi è mai importato neanche all’accademia, e una
piccola bastarda!”
“Quella
piccola bastarda è mia figlia!”Urlò Kate, e stavolta fu lei a caricarlo, lei ad
afferrarlo per il bavero della giacca. “ E tu verrai con me, e le darai il tuo
sangue e tutto quello di cui avrà bisogno!
Altrimenti
giuro che sarò io ad ammazzarti, e non ti potrà salvare ne la tua vita di lusso
ne il tuo potente suocero!”
Bob
la strattonò via, e lei lo lasciò andare, ansando, più perché sperava ancora di
riuscire a convincerlo che perché lui l’avesse costretta.
“Io
non vengo da nessuna parte.”
“Si
che ci verrai, anche se dovessi trascinarti di peso!”
“Fallo,
rompimi le palle anche solo un altro po’, Katie, e io o qualcuno per me
chiamiamo direttamente la polizia e ti facciamo arrestare per aggressione.
E
tua figlia morirà in ospedale mentre tu te ne stai in galera!”
Sollevò
le spalle, aggiustandosi la giacca.
“
Ora chi di noi ha più da perdere?”
“Tu.”
Tuonò Angel davanti a lui, il tono della sua voce così cupo e terribile che fu
come una frusta sulla schiena di Kate, che le ghiacciò il sangue nelle vene.
E,
ancora una volta, tutto si svolse così rapidamente che quasi le immagini
faticarono a formarsi nella sua mente.
Si
girò verso di lui, e i suoi occhi non riuscirono quasi a raggiungere il suo
volto che questo mutò, lasciando spazio alla maschera terribile del suo demone. Occhi gialli su
un volto che in quel momento era rabbia
e furia cieca insieme.
E,
mentre Bob non faceva nemmeno in tempo a gridare , fu su di lui, sul suo corpo,
schiacciato contro la parete per il terrore.
Sulla
sua camicia, che stracciò in un secondo, con un rumore secco e lungo, e poi
sulla sua spalla.
Kate
sgranò gli occhi, e guardò tutto.
Guardò
i denti di Angel penetrare nella carne dell’uomo, e sentì la pelle rompersi,
con un rumore molto più secco di quando
aveva morso lei, molto più feroce…
E
molto più feroce fu il modo in cui succhiò il suo sangue, e più veloce… un
unico, rapido respiro rosso, e poi lo gettò a terra.
E
le sue labbra non erano nemmeno sporche, e i suoi occhi erano freddi come
ghiaccio d’ambra mentre afferrava dalla consolle uno dei bicchieri di
cristallo, e ci sputava dentro il sangue, torcendo leggermente la bocca, come
se ne fosse disgustato.
“E
se per caso…” Ringhiò, tornando a guardare Bob che, terrorizzato e accasciato
in terra, lo osservava tremante e senza parole.“ il mio DNA ora sia è mischiato
con il tuo… torno a prenderne dell’altro.
E
non ci sarà un posto al mondo dove potrai nasconderti…”
Kate
fissò per un attimo l’uomo in terra, scosso dal suo tremito isterico, mentre la
macchia rossa del sangue si allargava copiosamente su quel che restava della
sua camicia.
Prima
che Angel l’afferrasse per il braccio, e con fermezza la sospingesse verso la
porta.
L’atrio
era pieno di gente, esattamente come al loro arrivo.
Gente
elegante, riunitasi per un ‘importante occasione … che li guardò uscire dalla
casa con un’espressione divertita e incuriosita sul volto…
Gente
che poteva notare la sua vecchia giacca jeans, ma che non notava il bicchiere
di sangue stretto fra le dita del suo
compagno…
“Angel…
“Lo chiamò, in strada, mentre lui continuava a camminare, le dita sempre
serrate attorno al suo braccio. “ Angel, fermati!”
Lui
chiuse gli occhi per un attimo, e obbedì, e quando si voltò verso di lei la
guardò solo per un attimo, prima di abbassare il viso, e fissare i suoi piedi,
o qualcosa, forse, che Kate non poteva
vedere.
“Dammi
la fiala…” Mormorò. “ qui dentro il sangue ci metterà molto poco a coagulare, e
allora… sarà stato tutto …”
“Shh…”Gli
appoggiò la mano sulle labbra, dolcemente, e finalmente lui la guardò.
E
i suoi occhi erano così pieni di umiliazione e di speranza, e di tenerezza, in
uno di quegli sguardi che aveva sognato, da sveglia e da dormiente, un
‘infinità di volte, in quei lunghi cinque anni… “ Va tutto bene?”
Lui
indugiò per un attimo nella sua carezza.
“Sei
tu che me lo devi dire…” Mormorò.
Kate
lo guardò, e un sorriso leggero le sfiorò
le labbra mentre piegava il capo, e, sempre sorridendo, gli sfiorava la
bocca con un casto, piccolo bacio.
Dio…
quante volte aveva sognato di farlo.
Quante
volte aveva sognato, immaginato, desiderato toccare la bocca di Angel con la
sua. Sfiorarlo, con il corpo e con
l’anima… e sentire la sua pelle, e il suo profumo di vento fresco, e di calore
di casa…
Quante
volte aveva pensato che avrebbe dato ogni oncia di orgoglio e di dignità per
baciare anche solo una volta la sua bocca, quando poi il suo orgoglio e la sua
dignità le impedivano pure di rivolgergli uno sguardo che non fosse, o volesse
essere, perfettamente controllato.
E
ora …lo stava facendo…
Lo
stava baciando.
Anche
se quel bacio era poco più di una carezza, di un contatto leggero come seta.
E
lui ne fu così stupito che prima di poter reagire era finito, e Kate lo guadava
ancora negli occhi, con il cuore che le correva in petto.
E
non c’era niente di freddo in lei, in quel momento. Niente di controllato.
In
quel momento lei avrebbe solo voluto mettersi a piangere.
“Dammi
il sangue…” Mormorò piano, e, quando lui lo fece, le loro dita, per qualche
istante, si sfiorarono.
E
fu come baciarlo nuovamente.
E
Kate pensò che ne era valsa la pena, anche se ora, di nuovo, la paura
l’invadeva.
Parte
III
L’amore
Angel
sorrise alle parole di Cordelia, e per la prima volta, da che tutto era
iniziato, si sentì sereno.
Forse
era vero.
Forse
Cordelia aveva ragione, ed esistere non significava insultare Buffy.
Reagire,
combattere, continuare una lotta che aveva cominciato dopo averla conosciuta…
Forse
tutto questo non era un tradimento…
Forse
era veramente un omaggio.
E
forse, nel profondo della sua anima lo sperava disperatamente, era quello che
lei avrebbe voluto… ciò che l’avrebbe resa felice.
E
per la prima volta da quando era tornato, riuscì a pensare che nel suo universo
avrebbe potuto esistere qualcos’ altro oltre il passato, oltre il tormento e il
rimorso per ciò che le era successo, e che lui non aveva evitato… avrebbe
potuto esserci… il futuro, forse…
Con Cordelia, con Wesley, con le persone che
gli volevano bene e si erano preoccupate per lui, e con quelli che aveva trascurato…
Si
voltò, e finalmente, si, finalmente, non si sentì in colpa a desiderare di prendere in mano il
telefono.
Finalmente
non si sentì indegno nel farlo, e nel comporre in fretta il numero.
Finalmente
no penso che il suo pensiero fossero un insulto alla donna che aveva amato.
E
forse, un giorno, sarebbe riuscito ad accettare che neanche i suoi sentimenti
lo fossero.
Un
giorno… adesso era …troppo presto…
Per
ora gli bastava comporre quel numero che aveva desiderato fare da quando era
tornato… che aveva desiderato fare da Stry Lanka… domandandosi ogni volta come
potesse essere così insensibile…
Si
chiese cosa avrebbe detto a Kate quando avesse risposto.
Si
chiese se fosse ancora arrabbiata, o triste come l’ultima volta che l’aveva
vista…
E
se avrebbe voluto ascoltarlo, se gli avrebbe lasciato spiegare.
E
lui… avrebbe avuto il coraggio di farlo?
Di
spiegarle davvero?
Di
dirle che era così sconvolto e si sentiva talmente in colpa da non riuscire
nemmeno guardarla?
Da
non riuscire nemmeno a concepire di esistere ancora quando Buffy non lo faceva
più?
Di
sentire qualcosa quando lei non poteva più farlo e di essere…
E
che per punire se stesso aveva punito lei… con la sua freddezza… col suo
negarle persino uno sguardo.
Perché
se l’avesse guardata, probabilmente, non avrebbe potuto resistere, e l’avrebbe
prese fra le braccia…e questo no, non poteva, non poteva farlo… questo sarebbe
stato davvero troppo ingiusto nei confronti di Buffy…
Ecco…
poteva dirle: “ non ti volevo vedere perché dovevo soffrire, perché non
meritavo e non volevo alcun conforto?”
O
semplicemente doveva dirle…:” scusami…” .
Attese
ancora un istante, e serrò la mascella quando una voce femminile rispose
all’atro capo.
Non
era la voce di Kate.
Quella…
non era la voce di nessuna donna.
Quello
era solo la voce di un automa, lettere metalliche registrate su un nastro magnetico.
Lettere
che portavano un messaggio che ebbe uno strano effetto sul suo cuore,
stringendolo.
Quel
cuore che sarebbe dovuto morire insieme a lui, duecento anni prima… e invece
continuava a fargli male. Disperatamente male.
“Cordelia…”Mormorò,
chiudendo il telefono.” Hai notizie di Kate?”
La
ragazza sollevò il volto dalle carte che stava controllando, e con una mano si
scostò dagli occhi una ciocca di capelli scuri.
“Kate?
No… a dir la verità non la vedo da quel girono che venne qui, mentre stavi
partendo…”
“Non
ha mai chiamato, o ha lasciato un messaggio in segreteria?”
Cordelia
appoggiò la guancia sulla mano.
“Noo.”
“E
tu…”
“
Te lo devo tirare fuori io cos’è successo o me lo dici da solo?”
Angel
abbassò gli occhi.
“Nulla,
è solo… volevo chiamarla, per dirle che sono tornato…ma il suo telefono è
disabilitato…”
Cordelia
aggrottò la fronte.
“Bè,
magari non ha pagato la bolletta… o magari tu hai sbagliato numero…”
Doveva
essere morto, il suo cuore, eppure quello che provava, quella sensazione,
quell’inquietudine strana, gli gridavano a gran voce che non era così…
“E’
strano…” Mormorò. “è molto strano…”
Era rosso,
il sangue di Kate , e profumava.
Come
l’ultima volta che lo aveva visto.
Come
l’ultima volta che aveva sentito il suo odore. E provato il suo sapore.
Come
la sera che l’aveva stretta, e l’aveva morsa, e l’aveva resa indissolubilmente
parte di se. Anche se questo lei non poteva saperlo.
Era
rosso il suo sangue, come lo ricordava.
Come
lo aveva immaginato, e sognato.
Nei
suoi sogni e nei suoi incubi.
Quando
ancora e ancora era tornato indietro a quel momento, e, di nuovo, l’aveva morsa.
Quando
ancora e ancora era tornato a stringerla contro di se, ad affondare le dita
nella morbidezza del suo braccio e i denti nella sua pelle.
Quando
il cuore di lei aveva battuto forte contro il suo petto.
E
il suo sangue non aveva saputo di paura, o di orrore.
Il
suo sangue aveva saputo di Kate.
Era
pieno di vita.
Come
lo ricordava.
Più
di come lo ricordasse.
E
una parte di se ruggiva alla vista di quel sangue.
Perché
esisteva una legge sulla terra per cui qual sangue era suo, gli apparteneva.
Per
cui lei gli apparteneva.
Per
cui gli sarebbe sempre appartenuta.
Anche
se era la legge di una genia di mostri.
Era…
debole il suo sangue…
Come
lei era debole… malato, come lei si stava ammalando.
Lentamente,
consumandosi giorno per giorno… con una continuità che nemmeno la sua forza
riusciva a contrastare.
E
questo… questo non lo odorava da qual
sangue rosso, ne lo vedeva dal modo in cui fluiva nella siringa.
Questo
erano i suoi occhi a dirglielo.
Fissi
in quelli di lui, mentre Wesley, in silenzio, le prelevava il sangue dal
braccio.
Intensi.
Come
sempre.
Come
il giorno che l’aveva incontrata.
Come
quello in cui l’aveva salvata.
Come
dopo che lo aveva baciato.
E
il sapore di quel piccolo bacio bruciava ancora la sua pelle, come il suo
sangue il suo palato.
E
la lingua che parlavano era la stessa.
E
la passione di cui parlavano era la stessa…
Come
la stessa era la donna a cui appartenevano quelle labbra, e qual sangue caldo,
e dolce.
Intensi
si, e talmente stanchi…
Talmente
consumati…
Dal
dolore, dall’angoscia dell’attesa… dalla solitudine…
Così
forti, questi ultimi… terribili sentimenti… capaci di sconvolgerla a tal punto
da cancellare, in parte,il senso di quel bacio…
Da
fargli pensare che, forse, non era nient’altro che un modo per dire grazie…
E
se fosse stata un ‘altra donna… qualsiasi altra donna… se ne sarebbe convinto…
Ma
era Kate…
L’orgogliosa,
straordinaria Kate… che per quanto potesse essere cambiata era rimasta
meravigliosamente uguale a se stessa.
E
che ora sembrava non riuscire a smettere di pronunciare.
Kate…
Kate…
“Ehm… Kate…”
Mormorò Wesley, staccando il laccio emostatico e premendole con gentilezza
sulla ferita un batuffolo imbevuto di disinfettante. “ volevo dirti… insomma…”
Prese un sospiro per farsi coraggio. “ volevo dirti che sto facendo di tutto
per trovare un modo di aiutare tua figlia…”
Kate
annuì piano, un sorriso tirato sul volto pallido.
“Grazie…”Rispose.
“ mi viene da chiedermi… perché mi stiate aiutando tanto…”
Wesley
fissò Angel per un attimo, prima che Kate scuotesse la testa da sola .
“Ma
è una domanda stupida…” Esclamò, alzandosi di scatto dalla sedia. “mi dispia…”
Sgranò
gli occhi, e afferrò con la mano il bordo del tavolo, ondeggiando, il chiarore
della sua pelle che diventava immediatamente livore.
“Kate!”
La chiamò Angel, afferrandola per le spalle, e per un attimo temette che fosse
svenuta, quando si abbandonò completamente contro di lui, lasciando la presa.
Ma
non era svenuta, e lo guardò, con gli occhi leggermente annebbiati, quando la
sollevò fra le braccia e la portò fino al divano, appoggiandocela poi sopra con
delicatezza.
“Sto
bene…”Mormorò lei, cercando immediatamente di alzarsi. “E’ stato solo un
capogiro…”
Angel
le appoggiò le mani sulle spalle, con fermezza, costringendola di nuovo a
sdraiarsi, mentre Wesley, accorso al loro fianco, le prendeva il polso.
“Non
dovevi alzarti così bruscamente…”Commentò l’uomo.
Kate
sospirò.
“Ho
fatto decine di prelievi… e non sono mai svenuta…
se
fossi stata soggetta a cose del genere non sarei certo entrata in polizia!”
“Non
hai fatto decine di prelievi esaurita e sottopeso di almeno cinque chili.”La
contraddisse Angel. “E dopo che non dormivi da… quanto? Cinque giorni,
considerando anche quelli del viaggio?”
La
ragazza sollevò orgogliosamente la testa.
“Credo
che questi siano affari miei…”Mormorò.
“No,
se svieni in ospedale con tua figlia che ti guarda…”
Kate
deglutì, e lui sentì’ una fitta di colpa lacerargli il cuore alla vista dell’espressione
ferita del suo volto.
“Non
sono un medico…”Aggiunse Wesley.” Ma direi che al momento la tua pressione
sanguigna è una via di mezzo fra quella di un topo e quella di Angel!”
“Dovresti
dormire almeno un po’…”
“Ma
non posso dormire…”Kate provò di nuovo a tirarsi a sedere, e di nuovo lui
glielo impedì. “ Devo tornare in ospedale da mia figlia…”
“Nia
è con Cordelia… e se dovesse… accadere qualcosa, lei ha tutti i numeri…”
“E’
se accadesse qualcosa e non facessimo in tempo ad arrivare?”
“E
se accadesse qualcosa e tu fossi svenuta per un collasso?”
Di
nuovo, Kate girò la testa.
“Nia
non conosce Cordelia… potrebbe spaventarsi…”
Angel
sorrise.
“Nia
non conosceva nemmeno me… e direi che mi ha messo ko alla prima ripresa.”
“Non
stento a crederlo…”Rincarò Wesley. “ se ha preso dalla madre…”
Stavolta
fu Angel ad abbassare il volto, e a deglutire forte.
“Di
sicuro… non ha preso da… altri…”
Nessuno
dei due rispose, e un silenzio carico di imbarazzo cadde nella stanza.
Pesante
come una valanga in pieno inverno.
Soffocante…
Fino
a che il suono penetrante del pianto di un bambino non giunse ad interromperlo,
facendoli sobbalzare tutti.
“Scusatemi…”Mormorò
Wesley, e dopo un attimo sollevò gli occhi al cielo. “ secondo round di ninne nanne …”
“Non
è giusto… “ Disse Kate dopo un istante. “ che Cordelia stia in ospedale con mia
figlia e sia costretta a lasciare il suo qui…”
Angel
si strinse nelle spalle.
“Lo
fa con piacere… è una tua amica…”
“E’
una tua amica, Angel, non mia… l’ultima volta che ci siamo viste io ti volevo
arrestare e lei cercava di impedirmelo… e mi ha detestato quando sono atrata da
quella porta…”
Chiuse
gli occhi per un attimo, appoggiandosi il braccio alla tempia.
E
lui, esitante, allungò la mano, chiudendola sulle sue dita pallide.
E
per un attimo ancora temette che lo avrebbe scacciato, che non gli avrebbe
permesso di tenere qual contatto.
Ma
non lo fece, e un momento dopo sussurrò.: “ Cerca di dormire, Kate. Solo
qualche ora.
Hai
bisogno di recuperare le forze.
E
non sei più sola…”
Le
ultime parole furono solo bisbigliate, carezze di fiato nell’aria attorno a
lei, come quelle che non aveva il coraggio di fare alla sua pelle.
Così
leggere che non si sarebbe stupito se lei non le avesse sentite…
Ma
non si stupì ugualmente, quando invece scostò il braccio, dando prova di averlo
fatto.
Fissandolo.
Attirandolo
nei suoi occhi azzurri.
Chiedendogli
con quello sguardo risposte che lui ci aveva messo cinque anni per maturare, ma
che forse ora non avrebbe mai rivelato.
Riposte
che aveva immaginato decine di volte di poterle dare.
E
che avevano il sapore di quell’unico bacio di così poco prima, e del suo corpo
stretto contro il suo, e del suo sangue…
Risposte
di cui Angel non aveva ancora paura, ma che potevano ancora ferirlo…
“Kate…”Mormorò,
e strinse più forte le dita sulla sua mano.
Mentre
Wesley, con un tempismo di cui un giorno
lo avrebbe ringraziato, riappariva ai piedi del divano, con il bambino in
braccio, avvolto nella sua coperta, e il telefono in mano.
“Ho
pensato di chiamare Cordelia…” Annunciò. “ dice che lì va tutto benissimo…
Spero
… che non ti dispiaccia…”
Angel
la guardò, speranzoso, e lei non poté fare altro che sospirare.
“Avevo
scordato quanto ti piacesse dare ordini…” Sbuffò.
Wesley
si allontanò, sorridendo soddisfatto, mente Angel rispondeva: “ E io quanto ti
piacesse disobbedire…”
Si
avvicinò ad uno degli armadietti a vetri e tirò fuori un plaid colorato,
tornando poi verso di lei.
Aveva
pensato di chiederle se volesse una stanza, ma aveva troppa paura che tornasse
sulla sua decisione e cercasse di nuovo di alzarsi.
“Il
fatto che invece abbia obbedito…”Mormorò la donna guardandolo. “ dovrebbe
dimostrare che non sono più la stessa di allora…”
Angel
non rispose.
Non
aveva la minima idea di che potesse dirle.
Ne
di come cancellare l’espressione piena
di dolore dal suo sguardo.
Si
chinò su di lei, sistemandole il plaid addosso e poi accomodandolo attorno alle
sue spalle, quando lei sollevò il braccio, premendogli il polso.
“Angel…”Disse.
“ tu credi che io sia una puttana?”
Angel
sgranò gli occhi.
“Dio,
Kate,”Rispose.” no…”
Lei
distolse lo sguardo, mentre continuava: “ come ti viene in mente una cosa del
genere?”
Tornò
a fissarlo, e non ebbe esitazioni nel rispondere.
“Sono
andata a letto con il primo uomo che ho incontrato uscendo da qui, dopo esserci
uscita due volte… io lo penserei… “Deglutì. “ io l’ho pensato…
Ho
lasciato che mi usasse perché… perché ero gelosa e arrabbiata, e mi sentivo
sola… perché… ah, non importa neanche il perché…
Non
lo volevo, non mi piaceva neanche e ho…”
Aveva
alzato la voce mentre parlava, sollevandosi leggermente sui gomiti, ma ora si
lasciò ricadere all’indietro, come se fosse stata improvvisamente esausta.
“Sono
cinque anni che mi sento sporca… cinque anni che mi domando che cosa avresti
pensato di me se qual giorno invece di voltare le spalle e andarmene fossi
rimasta, e ti avessi detto tutto…”
“Io?!”
Angel la fissò, incredulo. “ Che cosa avei pensato… io?! Kate, io ho ucciso!
Io
ho… fatto delle cose, prima e dopo aver riacquistato l’anima, che non vorrei
nemmeno dover ricordare!
Io…
io si, sono andato a letto con Darla perché ero così disparato da volermi
solamente annullare, senza pensare di mettere in pericolo la vita di tutti
quelli che mi circondavano… come avrei potuto giudicarti io?!”
Sedette
sul bordo del divano, accanto a lei.
“Avrei
ammazzato Bob , questo si… ma tu…” Allungò la mano, sfiorandole con dolcezza la
guancia.
E
la sua pelle era fuoco sullo le sue dita, e seta chiara.
“Dio,
Kate, se me lo avessi detto… se veramente quel giorno ti fossi voltata e me lo
avessi detto…”
“No,
per favore…”Appoggiò la mano alla sua, stringendola forte. “ è inutile… e fa
così male…e pone… così tante … domande…”
Angel
annuì, deglutendo piano.
“Hai
ragione… “Mormorò. “Ti lascio dormire…”
“No…”Le
dita di lei si serrarono sulla sua mano, stringendola più forte. “ non
andartene… non ancora….
Parla
con me, Angel… per favore… solo… un altro po’…
Se
mi lasciassi sola inizierei a pensare e finirei con l’alzarmi e correre in
ospedale il più forte possibile…”
“Se
prima io non ti riacchiappo…”
Kate
sorrise.
“In
effetti sono un po’ fuori forma… però credo che potrei ancora darti dei punti…”
“E
io potrei ancora atterrarti…”
“E
io…”Il sorriso di Kate si allargò. “ porto ancora una pistola .
“E
io ho ancora i miei denti al loro posto.”
Si
pentì immediatamente di averlo detto, quando Kate abbassò gli occhi, un respiro
irregolare , uno solo, che le sfuggiva
dalle labbra, ma subito dopo fu lei stessa a spazzare via l’imbarazzo,
probabilmente con la prima cosa che le passò per la mente.
“Davvero”Chiese,
tornado a guardarlo. “ sei stato con Darla?!”
Angel
sgranò gli occhi.
In
tutta la sua esistenza non aveva mai pensato che avrebbe potuto parlare ad una
donna di una cosa del genere, nemmeno con Cordelia.
Ma
una volta non aveva nemmeno pensato di potersi fermare a parlar con una donna
in un bar affollato di gente, e di trovarsi con lei come se la conoscesse da
sempre.
O
di poter desiderare di prendere su di se il dolore per la perdita del padre di
lei, sentendo scatenarsi nella la sua anima una rabbia che somigliava molto a
quella provata un tempo.
“Si.
“ Rispose. E assurdamente non ci fu alcun imbarazzo in lui. “ E non è stata la
cosa più assurda che mi sia accaduta.”
“Più
assurda di… Darla?!” Esclamò Kate. “ perdonami, ma non riesco a immaginare
cosa… e se provo a farlo ti giuro che devo subito fermarmi…”
“Bè…”Angel
scosse le spalle. “ per esempio un tale si è preso in prestito il mio corpo è
ha… usato la scrivania dell’ufficio come alcova sua e di Lilah Morgan…”
Kate
aggrottò la fronte.
“Oh.”
“Già.
E poi per un breve periodo sono stato con Cordelia…”
Stavolta
Kate si sollevò completamente sui gomiti.
“Con
Cordelia?”
Angel
sospirò. Non gli piaceva ripensare a quella cosa.
“Già…
non so spiegarti nemmeno io.
Probabilmente
eravamo entrambi così soli … e voltandoci ci siamo visti l’un l’altra…”
“E
poi?”
“E
poi ci siamo resi conto che era il più grane errore che potessimo commettere…
Ed
è una fortuna che ci siamo fermati prima
di compromettere la nostra amicizia…”
“Ed
è stato molto tempo fa?”
“Abbastanza…”Le
sorrise.
“E
Fred??”
“Fred??”Si voltò, fissandola stupito.
Incontrando
i suoi occhi azzurri, che parevano riflettere il suo stesso stupore.
“Io
credevo… quando sono venuta qui la prima volta e poi… lei mi aveva risposta al
telefono e mi aveva detto che viveva con te…”
Fred?
Fred?
Fred?
Era
mai possibile che veramente Kate avesse creduto che lui e Fred…?
“Fred
viveva da me, Kate, per l’esattezza in una stanza al
primo piano che ci abbiamo messo dei mesi per farle lasciare!
Era
sotto shock per quello che era appena successo e… è una storia talmente
complicata da raccontare…
Ma
fra me e lei non c’è mai stato…”
Si
fermò, guardandola.
Guardando
le sue labbra dischiuse per le sorpresa.
“Sono
anni che Fred è guarita, e che se n’è andata… con Gunn…”
Kate
boccheggiò, fissando per un attimo il soffitto.
E
fu l’attimo in cui Angel si rese conto, per la
prima volta, di quello che stavano costruendo… lì… in quel momento…
E
per la prima volta, non gli fece paura.
“
Pentita di avermi chiesto di restare?
“Pentita?!
Avrei dovuto farlo anni fa! Io…”Esitò per un attimo.” ho sempre… voluto
chiederti così tante cose di te…
Sapere
così tante cose… che non si trovano certo sui libri…
E
non l’ho mai fatto per orgoglio o paura o perché… perché ero una tale idiota…”
Si
agitò sotto il plaid, e lui si voltò per un attimo prima di scivolare dal
divano in terra, con la schiena appoggiata al sedile.
“Okay…”Disse
piano. “ dimmelo adesso…che cosa vuoi sapere?”
Di
novo, Kate esitò.
E
lui fu certo che si stesse domandando se era possibile… se era veramente
possibile tornare indietro…
Non
poteva sapere…
Non
poteva sapere cosa significasse questo per Angel.
Non
poteva sapere che per la prima volta in duecentocinquant’ anni si stava mettendo nelle mani di
un’altra persona, dandogli la possibilità di sapere tutto… qualunque cosa gli
avesse chiesto.
Dandogli
la possibilità, veramente, di giudicarlo.
E
l’unica ragione che riusciva a dare al suo comportamento era che dopo avere
ritrovato Kate, dopo averla così tanto cercata, dopo il suo volto e i suoi
occhi disperati, dopo aver conosciuto sua figlia e l’uomo che gliel’aveva data…
Dopo
aver sperimentato nel corso di quei giorni emozioni così violente da
spaventarlo, alcune delle quali credeva perdute per sempre, adesso, voleva ricominciare daccapo con Kate.
Come
quel primo giorno di sette anni prima.
Senza
più segreti.
Senza
misteri.
Mettendo
in gioco sulla bilancia della verità anche la possibilità di spaventarla, o di
farle orrore.
Perché
valeva la pena di rischiare. Per lei.
E
perché glielo doveva, se lo meritava…
Anche
se ora aveva la gola secca al pensiero di ciò che Kate avrebbe potuto chiedergli.
“Vorrei
sapere…”Mormorò Kate,e se il cuore di Angel avesse battuto ancora nel suo
petto, probabilmente in qual momento si sarebbe fermato.” Che volevi dire
con “prima e dopo di riavere l’anima”… “
“Ecco
, vede, è assolutamente perfetto.
La
donna che ci abitava era una persona molto abitudinaria. Una poliziotta, tutta
casa e centrale .
Niente
feste, niente amici, e l’appartamento è come il giorno che l’ha comprato.
Anzi,
meglio, se devo essere sincera.
Se
l’era aggiustato molto bene.
Io
me lo ricordo prima. Sono più di dieci anni che faccio la portiera in questo
stabile.”
Angel
annuì, entrando piano nell’appartamento . Con la netta, terribile, nota
sensazione di stare entrando in una stanza del passato.
In
una stanza che avrebbe potuto non appartenere più alla sua vita…
Gli
si strinse lo stomaco percorrendo piano la camera vuota, mentre il suo cervello ricostruiva ogni dettaglio,
ogni particolare che i suoi occhi, una volta, avevano colto.
Il
divano, la consolle contro la parete, le mensole con i trofei di polizia che
aveva trovato distrutti, gettati interra in un impeto di rabbia e disperazione,
l’ultima volta che era entrato in quella casa…
Adesso…
le mensole c’erano ancora… ed erano vuote… vuote come qualcosa dentro di lui
che sembrava essere stato depredato all’improvviso, senza avere mai nemmeno
conosciuto che cosa possedesse.
Vuote
come quella casa.
Come
la camera da letto che fissò tristemente dalla porta, come la cucina… come le
mura, dove segni chiari mostravano il passaggio del quadri.
Tutto
vuoto.
Tutto…
passato.
Eppure
lei sembrava ancora lì…
Se
chiudeva gli occhi, se tendeva i sensi, poteva avvertire il suo odore… il
profumo della sua pelle, e dei suoi capelli puliti… il profumo di lei… la sua
presenza.
La
presenza di Kate…
“Non
ha… lasciato detto dove andava…?” Mormorò piano, rivolgendosi più all’aria che
sapeva di Kate che alla donna che, al suo fianco, rigirava fra le dita un mazzo
di chiavi.
“Mm…?”Rispose
quella. “ Ma la casa non è mica più sua. L’ha venduta a un ‘agenzia, e, che io
sappia, ha dato via anche i mobili…
Si
vede che andava tanto lontano che non le conveniva portarseli presso…”
Angel
strinse la mano, e lo stipite della porta si sbriciolò come gesso, ferendogli
le dita con le schegge di legno.
“Oh,
ma come…” La portiera si avvicinò, sgranando gli occhi. “ Mi spiace! Non so
come sia potuto accadere! Devono essere delle tarme!
Porca
miseria…”Sbuffò . “ ora quelli dell’agenzia se la prenderanno con me!
Aspetti,
aspetti che le prendo disinfettante e bende… ma porca… non si è fatto molto male, vero?”
Angel
non rispose.
Si
limitò a guardarle uscire, continuando a borbottare contro se stessa e quella
sera che aveva lasciato aperte le imposte con il temporale.
Mentre
le schegge, nelle sua pelle, gli laceravano la mano.
E
il sangue, lentamente, scorreva sul suo polso.
Se
n’era andata…
Se
n’era andata veramente…
Non
era un telefono staccato, non era un viaggio, non era nemmeno un incidente…
Se
n’era andata, e lui non aveva voluto crederci.
Non
aveva voluto credere ne ai vicini ne alla compagnia dei telefoni, ne agli ex
colleghi della Polizia, che pareva avessero dimenticato persino che Kate
Lockley fosse mai esistita.
Non
aveva voluto credere a nessuna voce umana… ma ora doveva credere a quella
dell’appartamento vuoto… abbandonato… come un nido silenzioso e solitario, in
cui poteva avvertire ancora l’odore tenue di una donna… che per l’attimo di un
bisbiglio su un collo sporco di sangue era stata la sua… la sua donna…
Deglutì,
voltandosi.
E
ancora una volta si guardò intorno.
Tendendo i sensi. Cercando qualcosa, qualunque
cosa potesse spiegargli dove fosse… ora che anche l’ultimo dubbio, l’ultima
paura… che non se ne fosse andata, che l’avessero portata via, contro la sua
volontà… si erano dissolti davanti alle parole di chi l’aveva vista partire con
i suoi occhi.
Dove…
e perché.
Se
ne andò, prima che la donna tornasse a
medicarlo.
Sul
volto una maschera cupa che lo rimandava indietro di anni.
E
la mano ferita che stringeva ancora delle schegge di legno.
Ripensando
alla sera che Kate era venuta da lui, e non l’aveva richiamata indietro.
“Mi
sembra tutto incredibile…” Mormorò Kate, passandosi stancamente una mano sul
volto. “ la maledizione, l’anima… il momento di felicità perfetta…
E
pensare… pensare che per cento anni lui non sia mai stato felice… mai… nemmeno
per un secondo… “Fissò il letto accanto a quello su cui era seduta, e il corpo
esangue della sua bambina addormentata. “ pensare che… questo… lui lo ha
vissuto tutti i gironi… tutte le ore…
Non
so… come abbia fatto a resistere…
E
poi dopo, credere di poter perdere l’anima in qualunque momento… vivere con la
paura costante di essere felice…
Dio…
la paura di poter essere felice…”
“Già”Cordelia
fece una smorfia, agitando fra le mani la lattina di Coca. “ e poi era tutta
una palla!
Che
cosa bisognava fare?
Formulare
l’incantesimo senza clausola!
Se
penso che se avessimo avuto il testo ella maledizione prima, e Doyle l’avesse
letta, avrebbe capito subito tutto!
E
invece no, ci è voluto il secondino di una prigione di fuoco per spiegarci ogni
cosa!
E’
veramente assurdo!
Ma
tu… “Continuò, succhiando dalla cannuccia della sua lattina. “D’avvero
non sapevi che aveva un ‘anima?”
Kate
scosse la testa, sentendosi una perfetta idiota.
Per
l’ennesima volta.
“L’ho
saputo ieri sera… “
“
E lo amavi comunque?!”
Kate
distolse gli occhi, senza rispondere, e l’altra scosse le spalle, sbuffando.
“Si,
si, certo, fai la superiore, come se non l’avessero capito anche i sassi!” Si
stese all’indietro, inclinando il capo per guardarla. “ Anche io facevo la
superiore, e guarda come sono rimasta.
Lui
di è immolato su un mercantile, e a me solo un bacio… e un pacchetto di
visioni!”
Kate
si posò le mani sul viso, strofinandoselo.
“Non
hai mai avuto voglia di dormire per due giorni di seguito’”Mormorò, evitando
cautamente di rispondere alla sua domanda.
“Io?”Rispose
la ragazza. “ Con un bambino di quattro mesi a casa? Sempre!
Allen ha un
bizzarro concetto di quale sia la notte e quale il giorno, non fa che
strepitare quando dovrebbe dormire, dormire quando dovrebbe mangiare e giocare
quando devo vestirlo o fargli il bagno!”
Kate
sorrise, guardandola.
Splendida
com’era, Cordelia Chase non sembrava certo una donna che avesse partorito da
appena quattro mesi.
E
quando parlava del suo bambino era addirittura raggiante.
E
anche di lei… sapeva così poco…
Era
lì, a parlare di bambini, cosa che non pensava sarebbe mai accaduta nella sua
vita… e non aveva nemmeno mai visto in faccia quello di lei, ne sapeva chi
fosse il padre.
Non
le aveva nemmeno chiesto se fosse sposata…
Tutto
stava accadendo così in fretta che da tre giorni le pareva di continuare a
girare … come una trottola, con la mate
annebbiata da una specie di bruma scura.
Eppure…
era da anni che non si sentiva così viva
e vitale .
“Anche
Nia lo faceva… “Mormorò. “ ha avuto problemi di aria per sei mesi, e per sei
mesi non ho fatto altro che passeggiare avanti e indietro per casa portandola
in braccio… pareva che non volesse mai smettere di piangere…”
“Provavi
con la camomilla?”
“Camomilla,
acqua e limone, alle Hawaii poi hanno degli intrugli incredibili, ma lei non ne
voleva assolutamente sapere…”
Si
fissarono per un secondo, Cordelia appoggiata all’indietro sulle sue mani, e Kate
china in avanti, i gomiti sulle ginocchia.
E
poi scoppiarono a ridere.
Contemporaneamente.
Piegandosi
ognuna dal proprio lato e premendosi le mani sulla bocca.
“Ma
sentici!”Esclamò Cordelia. “ Sembriamo due vecchie in ciabattate davanti a un
caminetto acceso!”
“Shh…”Ansimò
Kate fra le risate.” O ci cacciano via!”
Cordelia
la fissò, asciugandosi gli occhi.
“Dovrebbero
solo provarci…”
Si
guardarono, e di nuovo scoppiarono a ridere.
E
quando Cordelia si appoggiò al suo braccio Kate si morse un labbro, per
riuscire a trattenere le risa.
Era
più di un anno che non rideva … da quando Nia era stata male per la prima
volta.
Da
quando era entrata la prima volta in ospedale portandola fra le braccia.
E
ora le capitava di ridere di nuovo a Los Angeles… nella città che aveva
lasciato per disperazione, dove aveva sofferto da impazzire e conosciuto il suo
primo e unico amore.
Con
una donna della quale aveva pensato non avrebbe mai più sentito parlare, e che
aveva creduto avrebbe continuato per sempre ad odiarla.
Una
donna che pareva aver scordato quasi
sette anni di animosità nel giro di poche ore.
Nel
giro di poche parole.
E
che dopo aver passato il pomeriggio precedente al capezzale di una bambina che
non aveva mai visto era di novo lì, per tenerle compagnia…
Come
un ‘amica di vecchia data.
Come
l’amica che avrebbe potuto essere allora, se tante cose non fossero avvenute….
“Due
signore che ridono insieme!Esiste al mondo qualcosa di più soave?”
Kate
sgranò gli occhi, mordendosi ancor più forte le labbra, e incontrando
l’espressione sorniona e sorridente di Wesley Wyndam Price.
“Wesley!”
Esclamò Cordelia al suo fianco. “ Dove hai lasciato il mio bambino!”
“Con
il papà, a rimpinzarsi di Crema Chantilly!” Rispose lui, col più serafico dei
sorrisi.
“Crema
?!Ma voi siete ammattiti!” Cordelia saltò letteralmente in piedi, afferrando la
borsa. E a giudicare dal tono della voce la sua espressione doveva essere
impagabile…
Tuttavia,
Kate non la guardò.
La
sua attenzione completamente focalizzata sulla figura alta e scura che era
rimasta dietro Wesley, appoggiata allo stipite della porta.
Come
sempre.
Dopotutto,
non sarebbe stato Angel se non lo avesse fatto.
La
guardò per un momento, prima di entrare, le parole che si erano detti, le vite
che si erano raccontate solo poche ore prima che creavano fra di loro un
‘intimità nuova, profonda e dolcissima, che rendeva in parte ancora più amare
le incomprensioni, le amarezze e il dolore di quegli ultimi anni.
“Ho
sistemato le tue cose a casa …” Mormorò, ignorando completamente gli altri. E
il fatto che avesse usato la parola casa, e non albergo, ebbe il potere di
accelerare all’istante il battito del suo cuore.
Mettendola
in imbarazzo… perché sapeva che lui poteva udirlo… persino a quella distanza.
“Grazie.”Rispose,
cercando di riacquistare un ‘espressione decisa. “ ma non credo che ci passerò
molto tempo. Non voglio lasciare la mia bambina…”
“Kate…”
“Aver
accettato di avere un … posto, nel caso ne sentissi la necessità, non vuol dire
avere accondisceso a diminuire la mia presenza qui…”Si voltò verso Nia. “ non
sarebbe giusto… lei conosce solo me… per quanto possa stare bene con altre
persone sono sempre degli estranei per lei…”
Angel
sospirò.
Sapeva
che non era d’accordo… le aveva già chiesto di fare a turno con lui…
Ma
Kate non voleva.
Non
voleva che nessuno le togliesse dalle spalle il compito di assistere sua
figlia…
Era
sua… la sua bambina… la sua creatura, il suo unico calore per cinque, lunghi
ani…
Era
lei che le sarebbe stata accanto… era lei che le avrebbe stretto la mano,
qualunque cosa fosse accaduta…
Perché
lo voleva, e non perché lo doveva fare…
E
poi… Angel non era una persona diversa da quella che aveva conosciuto cinque
anni prima.
Non
aveva smesso di aiutare gli altri e di cacciare demoni…
E
non poteva permettere che trascorresse in un ospedale tutto il tempo che gli
restava dopo notti dopo notti di caccia e sangue.
Come
lei.
Non
poteva permettere che si sfibrasse.
Come
lei.
Fino
a che qualcuno avesse approfittato della sua stanchezza.
E
se c’era una cosa che Kate sapeva di Angel, era che poteva stancarsi.. e poteva
esaurirsi… e che le conseguenze potevano essere terribili…
“Ma
non vale la pena di parlarne adesso. “
Continuò. “ Piuttosto,è già
pronto il risultato dell’analisi?”
Per
un attimo Angel la fissò, prima di
deglutire, e spostare gli occhi verso Wesley.
In
un movimento così rapido che forse un altro non lo avrebbe colto.
Un
altro… che non fosse Kate.
“Cosa
c’è?” Chiese, voltandosi verso l’Inglese
e trovandolo che ricambiava rapidamente lo sguardo di Angel, prima di abbassare
a sua volta gli occhi.
“Allora..”
Si avvicinò di un passò, continuando a fissarlo, il cuore che le correva così
forte nel petto che temeva potesse scoppiarle. ”devo cavarvi le parole di
bocca?
Angel,
si tratta di mia figlia!
Sono
io? Le ho trasmesso qualcosa io?”
“No…”
Angel sgranò gli occhi. “ no… il tuo DNA è perfetto… e anche … quello di Bob…”
Kate
lo fissò ancora per qualche istante, mentre sentiva il calore abbandonarle le
guance.
Lasciandole
solo un ‘intensa sensazione di freddo.
“Ma
questo escute solo l’ereditarietà!” Esclamò Wesley, superandola per accostarsi
ad Angel. “ non vuol dire che non sia una mutazione spontanea… ci vorrà solo…
un po’ più di tempo per accertarlo… dovrò… procedere più in profondità,
esaminare altre cellule… “
Kate sollevò una mano, facendogli segno di
tacere, mentre in silenzio si allontanava , avvicinandosi alla finestra.
“Più
tempo…”Ripeté. “quanto più tempo?”
Wesley
non rispose e lei, senza voltasi, aggiunse: “ Abbastanza per lei?”
“Ehi…”Cordelia
le si avvicinò, appoggiandole una mano sulla spalla. “ vedrai che qualcosa
inventeremo… l’importante è non darsi per vinti.”
“Non
mi do per vinta…”Ripetè Kate, voltandosi. “ Sto bene.
Davvero.
Dopotutto,
nessuno pretenderebbe niente, al primo tentativo…
E,
da quando si è svegliata, Nia sembra stare un po’ meglio…”
“Certo…”Sussurrò
Cordelia.
Oh,
Dio, chi voleva prendere in giro?
Chi?
Loro
o se stessa?
Era
tutto inutile, e lei continuava ad attaccarsi alle illusioni, come a un vetro
da cui non faceva che scivolare.
Come
sua figlia non faceva che morire ogni giorno di più…
“Vorrei…
prendere dell’altro sangue…”Mormorò Wesley davanti a lei. “ se per te va bene…”
Kate
annuì, improvvisamente esausta.
Come
se il peso del mondo le fosse appena crollato sulle spalle.
Di
nuovo.
“Certo…
c’è una siringa sterile nel comodino… per le fiale…
“Oh,
le ho io, le ho io…non preoccuparti…”
“Sicura
di essere okay?” Ripetè Cordelia .
E
lei quasi ebbe voglia di scacciarla a forza e chiederle come si sarebbe sentita
se fosse stata al suo posto.
Ma
non lo fece.
Ingoiò
quelle parole ingiuste… e guardò Angel.
Il
suo volto pieno di tristezza e di quell’anima così antica che fin dal primo giorno era stata in grado
di scorgere nel profondo dei suoi occhi.
“Si.”
Ripeté. “ Va pure a casa…”
Cordelia
esitò, ma, quando anche lei fissò per un attimo Angel, l’uomo la rassicurò a
sua volta.
“Non
preoccuparti, Cordelia, va a casa… resto io qui…”
La
ragazza annuì, pensosamente, ma aveva appena raggiunto la porta quando si voltò
di nuovo.
“Mm…
Angel” Mormorò. “ che devo dire a Spike?”
Lui
aggrottò la fronte.
“Spike?”
Ripetè.
“Si…
sai… quei libri per quella ricerca…”
Angel
annuì distrattamente.
“Digli
di venirseli a prendere.
In
questo momento non posso portarglieli io.”
“Wow!”
Sbottò Cordelia. “ Non sarà un trauma troppo grande per Buffy che tu non corra
a servirla fino a casa?”
“Cordelia!”
Sospirò lui. “ Per piacere…”
“Buffy?”
Mormorò Kate, il nome che si ripeteva all’infinito nel suo cervello.
La
fissarono, senza capire il perché del suo stupore.
“Ma
Buffy non era… morta, cinque anni fa?”
“Oh!”Esclamò
Cordelia, scotendo la mano.” Ci è rimasta per qualche mese, dopo di che hanno
operato non so quale incantesimo e l’hanno riportata indietro…
Ora
sta con un altro vampiro.
Strana
la vita, eh?!”
Inclinò
la testa, guardandola.
“Kate...”
Mormorò.
Ma
Kate non rispose.
Kate
non riusciva a rispondere.
Kate
riusciva solo a pensare che voleva aprire un finestra e buttarsi di sotto.
Kate
riusciva solo a sentirsi rimescolare le budella nel ventre.
Mentre
qualcosa di doloroso, di terribilmente doloroso le stringeva il cuore.
“L’hanno
fatta … tornare?” Mormorò piano.
E
stavolta non riuscì nemmeno a guardare in faccia Angel.
Non
riuscì nemmeno a sollevare gli occhi.
Perché
se lo avesse fatto, molto probabilmente, avrebbe avuto una crisi isterica.
“E’
stata una cosa azzardate e sbagliata…”Disse Wesley piano. “ e ha avuto
ripercussioni molto sgradevoli… ma in sostanza, si, l’hanno riportata indietro…
“
Kate
si mosse una mano davanti al volto, come per allontanare da se qualcosa che la
soffocasse.
“Scusate…”Mormorò
, voltando loro le spalle ed entrando in bagno, le dita così affondate sulla
guancia da graffiarsi la pelle.
Abbatté
le mani sul lavandino, gemendo, la rabbia, che le montava come una furia
dentro, che non riusciva a trovare parole, ne volti, ne pensieri, ne azioni.
Che
era solo lì.
E
le faceva male.
“Kate…”
Chiuse
gli occhi.
No,
no…
Non
adesso.
“Sto
benissimo, Angel, vattene!” Ringhiò, ansando leggermente.
Per
un attimo, lui esitò, ma Kate sapeva che era ancora lì.
“Non
stai bene…”Disse, dopo qualche momento. “ non puoi continuare a tenerti dentro
le cose, o finiranno per ucciderti!”
“Sono
vent’anni !”Rispose lei, la voce che le usciva come un grido soffocato dalla
gola. “ che mi tengo dentro quello che provo! E non mi ha ancora uccisa!”
Strinse
gli occhi.
Non
voleva che la vedesse così.
Voleva
calmarsi, voleva sciacquarsi il viso, voleva tornare nella stanza e sedere
accanto alla sua bimba addormentata… e soprattutto non voleva che Angel la
vedesse in quello stato…
E
non voleva rischiare di sfogare su di lui il suo livore…
Come
aveva già fatto…
Non
sarebbe stato giusto…
Ma
niente, niente, niente sembrava essere giusto nelle sua vita…
Era
lei ad essere sbagliata!
Ad
essere nata sbagliata!
“Kate,
per piacere, apri questa porta… capisco che sentire una cosa del genere ti
possa aver sconvolta…”
Boccheggiò,
e con un unico gesto girò la chiave nella toppa e spalancò la porta, gettandosi
letteralmente su di lui.
Dimentica degli sguardi dei suoi amici, o di essere in
un ospedale.
Dimentica
di tutto ciò che non fosse quel dolore atroce che le premeva il cuore.
“Capisci?
“Urlò. “ Mi capisci veramente?
Capisci
che vorrei impazzire perché io stessa non riesco a comprendere?
Capisci
che vorrei afferrare la prima cosa a portata di mano e ficcarmela in gola?! “
Angel
non si mosse, come se la sua furia non riuscisse a travolgerlo.
“L’hanno
fatta tornare…
Sai
che vuol dire per me??
La
vita… la morte… è tutto un gioco
allora ?
Tutto
… materia da manipolare come vogliono i tuoi amici, beffandosi di chi non può
farlo?
Di
chi dove rimanere a piangere davanti a una tomba di pietra, davanti a un letto
vuoto, davanti a una tavola che deve imparare ad apparecchiare con un piatto in
meno… piangendo disperatamente ogni volta che fissa la tovaglia, e si accorgeva
che se n’è scordata… ?
Di
chi è così disperatamente solo che si attacca al suo unico affetto come a un
‘ancora che gli impedisca di affondare, e poi lo perde… in una frazione di
secondo, e non gli basta una vita per riprendersi dal dolore?
E
loro decidono chi deve andare o… tornare?
Loro
scelgono di essere Dio?!
Loro…
eliminano il dolore… eliminano la perdita… e tutto il mondo… tutto il resto del
mondo che non lo può fare?
E’
giusto questo?”
“Kate
, calmati!” Esclamò Angel , afferrandola per le spalle. “ Non è stato così!
Tutti
in questa stanza sappiamo che non si gioca con la vita.
Tutti
in questa stanza abbiamo perso qualcuno, e avremmo voluto milioni di volte fare
qualcosa per rimediare… e non lo abbiamo fatto, perché sapevamo quanto sarebbe
stato ingiusto.
E’
stata una cosa mostruosa, contro natura, un gesto fatto da un gruppo di
ragazzini che non hanno voluto interpellare chi ne sapeva più di loro perché
aveva solo paura di essere fermati, e gente innocente e colpevole ha pagato un
prezzo altissimo per quello…
La
stessa Buffy…”
“Perché
non sei con lei?!” Gridò Kate, liberandosi con violenza dal suo abbraccio e
arretrando di un passo. “ L’avevi persa! Eri disperato! Ora l’hai riavuta!
Perché
non sei con lei?! Perché sei in questo posto, a cui non ti lega niente, e non
con la donna che ami?!
A
me non importa di Buffy…”Sentiva dolore, un dolore atroce al petto e alla gola,
un bruciore terribile, che nemmeno le
lacrime che le scendevano disperatamente sulle guance riuscivano a calmare. “
l’ho vista una sola volta nella mia vita!
Non
so se meritasse o non meritasse qualsiasi cosa!
Non
mi interessa!
Quello
che so “Gridò, mentre la tensione dentro di lei esplodeva in un singhiozzo che
le squassò il corpo. “ è che nessuno al mondo farà tornare la mia bambina!
Nessuno
mi ridarà mia figlia quando sarà morta!
Come
mio padre! Come mia madre!”
Gridò,
mentre Angel l’attirava a se, e l’ultima parole fu soffocata dal tessuto
morbido del suo maglione.
“Lasciami!”
Singhiozzò, divincolandosi fra le sue braccia, lottando con tutte le sue forze
contro qualcuno che era molto , molto più forte si lei. Come sempre nella sua
esistenza.
Ma
Angel non la lasciò.
Angel
la strinse più forte, e con un movimento della spalla chiuse dietro di loro la
porta del bagno.
“Lasciami…”Ripetè,
continuando a combattere, mentre lui continuava a tenerla.
“Ascoltami…”Provò
Angel. “ Kate… “
Le
afferrò i polsi, torcendoglieli all’indietro e spingendola contro una parete,
nel tentativo di immobilizzare il suo corpo contro il proprio.
E
Kate boccheggiò, sentendosi schiacciata fra il muro e il suo torace.
“Non
è giusto!” Gridò, andando. “ Non è giusto!”
“Niente
è giusto!” Le urlò lui in faccia. “ La vita non è giusta!
Le
persone non sono giuste!
Le
perdite non sono giuste!”
Kate
singhiozzò, chiudendo gli occhi e smettendo finalmente di lottare.
Smettendo
di lottare contro il dolore e la disperazione, e la rabbia… smettendo di
lottare contro l’orgoglio… e contro di lui..
“Mi
dispiace…”Mormorò. “Mi dispiace tanto… “
Sentì
Angel allentare la presa, ma il suo corpo non si staccò di un pollice dal suo,
continuando a tenerla contro di se, mentre la sua mano saliva gentilmente a
sfiorarle la guancia.
Una
carezza dolce, fresca come un bacio di
seta, che le arrirò al cuore attraverso la pelle, e le schiuse gli occhi sul
suo volto serio, pieno di tristezza.
“Io
ti amo, Kate…”Mormorò.
Lei
sgranò gli occhi, schiudendo le labbra e scotendo leggermente il capo.
Non
… non poteva essere vero…
Dopo
tutti quegli anni… dopo… tutto quel dolore…
Lei…
non riusciva a crederci…
Non
poteva crederci…
Dopo
averlo tanto desiderato…
Dopo
aver pensato di averlo perso….
Dopo
aver passato delle ore ad odiare il suo stesso cuore…
Ma Angel non capì… Angel non poteva sapere… e
mentre un ‘espressione ferita gli attraversava il volto , e quegli occhi
espressivi che le avevano rivelato molto più di quanto lui non le avesse detto,
si staccò dal suo corpo, abbassando il volto e facendo un passò indietro.
“Scusami…”Mormorò.
“io…”
“No!”Kate
lo afferrò per la mano. “Ripetilo!”
Angel
deglutì, fissandola, e lei gli andò davanti, stringendo più forte le sue dita.
“Per
favore… ripetilo… se è …”
“Io
ti amo, Kate.”
Era
vero…
Dio…
era vero…
I
suoi occhi, il suo volto… le dicevano che era vero… le urlavano che era vero…
E
il suo cuore batteva così forte e c’era una ridda così violenta di emozioni
dentro di lei in quel momento, che le pareva di non riuscire a sopportarle
tutte.
“Ti
amavo anche prima…”Mormorò lui, e con le dita le risalì al collo, sfiorando
dolcemente il segno del suo morso nella carne. “ anche prima di questo… quando
Wesley e Cordelia mi hanno detto che avevi fatto irruzione all’Hyperion ho
provato una rabbia così terrificante… e quando poi sei venuta… dopo tutti quei
mesi… quando ti ho rivista… ho desiderato solamente stringerti …
Mi
ripetevo che era per proteggerti… per impedirti di immischiarti in qualcosa che
poteva costarti la vita… che non potevi maneggiare…
La
verità era che volevo toccarti…
E
dopo… quando ti ho vista al museo…”
Kate
non riusciva a smettere di guardare i suoi occhi, di osservare la sua bocca
muoversi…
Era
come ipnotizzata … come se le sue labbra fossero un caldo fluido calmante …
Stava
ancora piangendo, ma erano lacrime così diverse ora…
C’era
ancora dolore, c’era ancora disperazione, c’era ancora rabbia, ma ad essi si
univano un dolore, e una disperazione, e una rabbia diverse… per ciò che aveva
perso…
Per
colpa sua.
Per
ciò che aveva buttato via…
Per
il suo orgoglio, per la sua cecità e la sua follia.
Per
non aver aspettato.
Per
non essersi voltata, quel giorno.
Per
non aver buttato via quella che credeva dignità, e non averlo affrontato,
quella sera, quando lo aveva trovato con Fred…
Perché
non gli aveva detto che lo amava, quel giorno, nel guardino dell’albergo, dopo
che lui l’aveva salvata da se stessa.
“Si…??”
Mormorò, come se in quell’unica parola ci fosse il segreto per recuperare tutto
.
Ma
non c’era nessun segreto…
E
nessuno al mondo poteva renderle ciò che aveva perso…
“Nulla…”Angel
distolse gli occhi, la mano ancora sul collo di lei.
E
Kate annuì, mentre una cappa di tristezza scendeva a coprire tutto ciò che
aveva provato fino ad allora.
Togliendole anche le poche forze che le
restavo.
Tristezza…
e lui le aveva appena detto che l’amava…
Lacrime..
e lui le aveva appena detto che l’amava…
Anche
Kate distolse lo sguardo, puntando gli occhi oltre la sua spalla, contro il
muro chiaro del bagno.
E
per lunghissimi istanti nessuno dei due parlò.
Rimasero
immobili, una mano di Angel appoggiata al suo collo e l’altra stretta in quella
di Kate.
Non
erano mai stati così vicini.
I
loro spiriti non erano mai stati più vicini… eppure… nessuno di loro trovava
niente da dire…
“Certo…”Mormorò
finalmente lui.” che la mia
autostima crescerà di parecchi punti
dopo la tua reazione entusiastica!”
Tornarono
a fissarsi, insieme, e lei non poté impedirsi un piccolo riso nervoso.
“Lo
sai…”Mormorò. “ nessuno al mondo mi aveva mai detto di amarmi…”
“Ancora
meglio!”
Sorrise
anche lui, e Kate si abbandonò contro il suo corpo, allargando le braccia per
circondargli la schiena, mentre Angel la stringeva forte a se.
“E’
passata?” Mormorò sui suoi capelli.
Kate
si voltò, appoggiandogli la fronte sulla tempia.
Come
era tutto naturale adesso… come era semplice stringerlo,e lasciarsi cullare dal suo abbraccio…
Quando
una volta non sarebbe stata in grado di accettare nemmeno che la sfiorasse.
E
non certo perché lui era un mostro…
E
come era caldo il suo abbraccio…
L’abbraccio
di un vampiro…
E
come riusciva a sentirsi sicura fra quelle braccia forti, solide… fissata da
quegli occhi pieni di una vulnerabilità così profonda da farle desiderare di
essere lei ad abbracciarlo, a cullarlo contro il suo seno…
A proteggerlo…
Come
lui stava cullando lei.
E
ad allontanare il dolore dal suo cuore…
E
dalla sua anima…
Gli
aveva fatto così tanto male…
Lo
aveva trattato così tanto ingiustamente… e aveva permesso al mondo di
dividerli… di metterla contro di lui…
Alla
sua mente di dividerli e metterla contro di lui.
Mentre
il suo cuore gridava così disperatamente.
Mentre
il suo cuore piangeva così disperatamente…
E
nonostante tutto … lui le diceva che l’amava.
Che
l’amava ancora dopo cinque anni.
E
proprio per questo lei non riusciva a dirgli la stesa cosa…
E
non era più orgoglio… e non era più nemmeno paura… solo… come poteva dirgli che
lo amava dopo tutto ciò che gli aveva fatto…
“Si…”Mormorò.
“ grazie… e scusami… “
Lui
la guardò, il volto premuto sul suo, le labbra che sfioravano le sue, senza
muoversi… senza fare il minimo accenno di avvicinarsi a lei.
Dio…
era mai passibile che lo avesse rivisto solo da due giorni?
Che
fosse lì, stretta fra le sue braccia… quando due settimane prima pensava ancora
fosse uscito per sempre dalla sua vita?
E
se era così… allora poteva perderlo con la stessa facilità…
Se
era così poteva accedere qualunque cosa… e lui non essere più fra le sue
braccia…
“Ti va…”Mormorò piano. “ di baciarmi…”
Deglutì,
e un altro sorriso nervoso le salì alle labbra, mentre Angel la fissava senza
rispondere.
“Dopotutto…
“Continuò. “ non potresti credere che io sia peggiore, dopo quello che ho f…”
Le
prese la bocca in un secondo, interrompendola, mentre la sua mano saliva a
sostenerle la testa.
Togliendole
il fiato.
E
facendo esplodere il suo cuore in mille pezzi distinti, che si conficcarono in
ogni parte del suo corpo, ferendolo,
bruciandolo, facendolo sanguinare.
Disseccandolo,
attraverso le sue labbra.
Attraverso
la sua bocca che baciava quella di lei con una passione che doveva essere pari
alla sua, e che trasformò in un secondo
una carezza in un vortice.
In
un precipizio, in una caduta libera e un ‘ascesa verticale, verso qualcosa che
Kate non aveva mai provato in tutta la sua vita e che la stordiva, e insieme la
rendeva così incredibilmente vigile…
Come
se tutti i suoi sensi si fossero all’improvviso dilatati.
Come
se fosse diventata anche lei un vampiro.
Sentiva
le mani di Angel muoversi sulla sua schiena, e il rumore viscerale delle loro
bocche che si esploravano, che si avvinghiavano disperatamente una all’altra,
come se avessero il terrore di essere separate. E avvertiva il sapore di lui,
che le scendeva in gola, che le andava alla testa, che avrebbe potuto ucciderla
in un solo, singolo secondo, e il freddo della sua pelle contro la propria, e
la carezza delle sue labbra, del suo corpo, della sua anima, attraverso il suo
bacio.
E
tutto era così forte, così intenso che il corpo di Kate sembrava troppo debole
e umano per poter resistere.
Affondò
le mani nei suoi capelli, afferrandolo, stringendosi a lui per sostenersi.
Per
non cadere.
Per
portarlo più vicino.
Ancora,
sempre più vicino.
Soffocando
in un bacio che non sembrava volesse finire.
Senza
nemmeno rendersene conto.
Avrebbe
potuto morire… avrebbe potuto svenire, se lui non si fosse fermato… e non se ne
sarebbe accorta.
E
quel fuoco, e quell’onda che la stavano travolgendo sarebbero stati così forti
da annientare persino il suo istinto di sopravvivenza.
Ma
lui si fermò di scatto, girandosi verso la porta, e stringendola ancora più a
se, con tanta forza da farle quasi male.
Come
se volesse proteggerla…
Kate
lo vide chiudere per un attimo gli occhi, ansando pesantemente.
E
non le sembrò assurdo per un vampiro.
Come
non le sembrò assurdo veder ardere nel suo sguardo riflessi di fuoco.
Nemmeno
nei suoi sogni più sfrenati aveva mai immaginato che un bacio potesse essere
così…
Trasmettere
sensazioni così totali.
Così
disperatamente intense.
E
ricordò all’improvviso l’unica volta in cui aveva provato qualcosa di simile.
E
il suo cuore corse ancor più forte dentro il suo petto già così provato, al
ricordo del momento in cui lo aveva sentito bere da lei, e il suo corpo era
diventato lava liquida sotto le sue mani…
Il
fiato le venne nuovamente meno, e non riuscì ad emettere parola quando
Angel,senza alcuna spiegazione, spalancò di scatto la porta del bagno.
Facendo
precipitare all’interno Wesley, Cordelia e l’infermiera Charlotte.
Kate
sgranò gli occhi, stringendo la mano di Angel, mentre , al suo fianco, lui
sospirava.
“Avete
sentito tutto?” Chiese sarcasticamente.” O vi siete persi qualche particolare?”
“Io…”Cordelia
alzò la mano .” Non ho capito se l’hai
baciata o no!”
Angel
si chinò, afferrandola dal braccio e sollevandola in piedi, mentre Kate non
riusciva trattenere una risata, nonostante il terribile imbarazzo.
“Cammina!”Sbuffò
il vampiro.” Dopo ti faccio un disegno!”
Davanti
a loro, Wesley e la giovane infermiera si erano rimessi in piedi in tutta
fretta, e si guardavano intorno quasi più
imbarazzati di lei , ma fu un
altro il volto che attirò immediatamente la sua attenzione, e un ‘altra la voce
che le fece saltare nel petto il cuore che ancora non aveva calmato i suoi
battiti.
“Mamma…”
Mormorò Nia, e Kate sgranò gli occhi, correndole immediatamente accanto. “
amore, ti sei svegliata…”
Si
voltò, stupita.
I
fermaci che le davano la sfinivano tanto da tenerla addormentata per quasi
tutto il tempo, era strano che fosse cosciente.
Dietro
di lei, Angel lanciò uno sguardo a Wesley, prima di avvicinarsi.
“Abbiamo
portato una cosa per la bambina”Mormorò, lanciando uno sguardo all’infermiera
che stava controllando la cartella clinica nell’inutile tentativo di darsi un
contegno. “ e Wes l’ha messa nella flebo.
Non
la può guarire, ma può darle forza… mentre noi cerchiamo…”
Kate
schiuse le labbra, che ancora le bruciavano come fuoco, e allungò una mano
verso di lui, sfiorandogli il braccio.
“Grazie…”Sospirò.
“ mi sento così stupida…”
Lui
le sorrise.
Anche
quella sera, nel giardino dell’albergo, le aveva sorriso.
E
quelle che aveva usato adesso, senza nemmeno rendersene conto, erano le stesse
parole di allora.
Eppure
era passato così tanto tempo… e loro erano così diversi…
“Mamma…”La
chiamò Nia, e lei si girò, carezzandole dolcemente la guancia.
“Si,
piccola…”
“Ma
non stavate stretti là dentro? “
Kate si voltò di nuovo verso Angel, trovandolo a
guardarla ad occhi ancora più sgranati dei suoi.
“No…
“Si riprese dopo un attimo. Fissando serissima la sua bambina. “ Angel e io
abbiamo una lunga tradizione di … bagni… risalente a prima della tua nascita… “
“Veramente?!”
“Si.”Risposero
insieme lei e Angel.
“Ma
nel bagno c’è lo specchio e ai vampiri non piacciono gli specchi.”
Stavolta,
Kate guardò l’infermiera, che a sua volta fissava sorridente la bambina.
“Non
ci ho fatto caso…”Rispose Angel imbarazzatissimo, schiarendosi leggermente la
gola. “ non l’ho nemmeno visto… ehm… lo
specchio.”
“Ma
è grande…”
“Ero
distratto…
“Perché?”
Angel
la guardò in piena crisi di panico, e Kate scoppiò in una piccola risata.
“
Benvenuto nel mondo di una bambina di quattro anni!” Esclamò.
Si
chinò, sfiorando la fronte di Nia con un bacio.
Stava
meglio. Si vedeva.
Qualunque
cosa Wesley le avesse dato, il suo effetto era stato incredibile…
Eppure…
non osava pensare…
Angel
era stato molto chiaro prima.
“Mamma…”
“Mm…”
Nia
strinse leggermente i suoi occhini azzurri, più vispi di quanto non fossero da
mesi.
“
Ma lui ti ha baciato?”
Kate
boccheggiò, sollevandosi e appoggiando i pugni sui fianchi.
“Non
lo saprete mai!” Esclamò.
“Voglio
prendermi mia figlia!” Gridò Kate, spingendo in avanti la porta ed entrando
nella nursery, con il braccio premuto contro il ventre per calmare anche solo
in parte l’atroce dolore della ferita .
Dietro
di lei,
Qualcosa
di cui, francamente , non le importava un fico secco.
Velocemente,
si accostò alle culle, mentre, dall’altra parte del vetro di osservazione, una
piccola folla di neo madri e padri, nonni e parenti vari la fissava a bocca
aperta, i loro volti che esprimevano una vasta gamma di espressioni incredule.
E
un attimo dopo, incurante dello spettacolo che stava dando, si chinò, stringendo
i denti per il dolore, e prese fra le braccia la sua bambina, rossa in volto e
congestionata dal pianto.
Dio… era così piccola…
Così
incredibilmente piccola e delicata… una
cosina morbida e calda, che si muoveva contro di lei.
Una
creatura così minuscola che faceva persino fatica a credere che in lei ci
fossero così tanta vita, così tanta forza, così tanta voglia di esistere.
La
portò al collo, appoggiando la sua testa alla propria, e sostenendole il capo e
la schiena mentre la stringeva a se.
Con
tutta la forza che le permetteva di non schiacciarla, e con il terrore, ad ogni
istante, di sbagliare.
Di
premere un po’ di più un dito, di muoverle troppo la testa… di farle male…
Di
distruggere quella creatura che era tutta la sua vita…
“Shh…”Mormorò
piano. “ tesoro… perché piangi?
Shh…shh…”
La
portò fuori dalla nursery, sempre seguita dagli sguardi della gente accalcata
in corridoio e dagli spettatori supplementari accorsi dalle altre stanze per
capire chi fosse a gridare così forte da essere udibile persino durante il
chiassoso orario di visita del reparto maternità.
La
fissavano come se fosse pazza, sgranando
gli occhi, e per reazione Kate sollevò ancor più la bambina fra le sue braccia,
alzando il capo per sfidarli…
Anzi…
ai loro occhi lei era pazza…
Una
donna scalza, ancora pallida per il parto della mattina prima, che faceva
irruzione all’interno della nursery per prendersi una bambina appena nata…
E
forse… era davvero pazza…
Era
pazza perchè non sopportava di sentir piangere sua figlia.
Di
vederla agitarsi in quella culla identica a tutte le altre, mentre nessuno
faceva niente per calmarla.
Forse
era pazza perché le persone che si occupavano di lei erano esperti, erano
istruiti e preparati per curare bambini come la sua, perché sapevano perfettamente
quello che doveva o non doveva essere fatto, mentre lei… lei era solo sua
madre…
E
l’unica cosa che poteva guidarla ,che poteva insegnarle i gesti da compiere era
l’amore che aveva provato immediatamente
per quella creatura che ora stringeva, dal momento stesso in cui aveva saputo
di avere in se la sua vita.
E
quell’amore avrebbe dovuto insegnarle tutto…
Sua
figlia non aveva che lei al mondo… come Kate non aveva che Nia.
Non
c’era nessun altro per loro in quell’ospedale.
Nessun
nonno sorridente accalcato al vetro, nessun fratello o sorella ad indicare la
culla con il dito, nessuna amico che portava regali assurdi e fiori… nessun
padre, a fissare il suo volto con gli occhi lucidi di commozione.
Nessuno…
Una
folla di gente in una corsia di ospedale… e non c’era nessuno per la sua
piccolina…
Come
non c’era stato nessuno a prenderle la mano mentre le contrazioni cominciavano.
Come
non c’era stato nessuno ad accompagnarla all’ospedale.
E
nessuno a cui telefonare, quando la ragazza all’accettazione glielo aveva
chiesto.
Nessuno…
La
sua bambina era nata sola…
E
forse lo aveva sentito, in mezzo a tutti quegli altri neonati circondati da
nuvole di affetto.
Forse
per questo non smetteva di piangere.
Ma
la sua bambina aveva lei…
Aveva
il suo affetto, il suo amore…
E
lei l’avrebbe protetta , e l’avrebbe amata, e avrebbe impedito a chiunque di
fare del male alla sua creatura…
Anche
se questo avesse significato imparare a combattere, e apprendere sulle creature
, umane e non, che avrebbe potuto danneggiarla, tutto quello che sapeva Angel…
Angel…
Strinse
ancor più a se la sua creatura, mentre il nome di lui si diffondeva nel suo
cuore.
Angel…
Non
c’era un momento in cui non pensasse a lui…
Non
c’era mai stato, da quando lo aveva visto quell’ultima volta…
Non
un attimo in cui non si fosse domandata come stesse, in cui non avesse
desiderato disperatamente rivederlo… in cui non avesse accarezzato l’idea di
prendere un aereo, e tornare a Los Angeles…
Mentre
cercava di rifarsi una vita, mentre cercava di combattere il dolore e la
tristezza, mentre la sua bambina cresceva e si muoveva dentro di lei… lo aveva
chiamato, e aveva chiuso gli occhi, e aveva accarezzato col pensiero il suo
volto.
Come
non aveva mai fatto veramente.
Come
non avrebbe mai fatto.
Persino
mentre sua figlia nasceva, persino quando il dolore era diventato troppo forte,
e i medici avevano deciso di tagliare il suo ventre, lo aveva chiamato… e aveva
desiderato al suo fianco un uomo che non sapeva neanche dove fosse, che forse
non ricordava più nemmeno il suo nome…
E
che non aveva mai saputo quanto lei lo amasse…
Con
un sospiro, si abbandonò sul letto delle sua stanza, e abbassò le braccia, per
osservare la bambina che trovava rifugio
in esse.
E
che incredibilmente aveva smesso di piangere, e puntava su di lei i suoi enormi
occhi chiari.
In
tutta la sua vita Kate non aveva mai sfiorato niente di così caldo e tenero… in
tutta la sua vita non aveva mai nemmeno pensato che avrebbe avuto il coraggio
di tenere fra le braccia un bambino così piccolo.
E
quella era sua…
Era
la sua bambina…
Era
nata da lei, era parte di lei…
Era
stata dentro di lei fino al giorno prima e adesso era fra le sue braccia.
Adesso
respirava.
Adesso
mangiava.
Adesso
la guardava…
Si…
certo… sapeva che non stava guardando veramente lei…
Aveva
letto e straletto della membrana che ancora le copriva gli occhi… sapeva che la
sua piccolina non vedeva che ombre davanti al suo volto…
Ma
era così grave, dopotutto, pensare che invece stesse guardando proprio lei…??
Era
un reato così terribile illudersi che la sua bambina sapesse che Kate era sua
madre, e che le piacesse fissare proprio lei, fra tutte le creature al mondo…??
Si
domandò come la vedesse… e se avesse la benché minima idea di quanto l’amava… e
mentre una lacrima le saliva gli occhi si chiese perché, nella sua vita,
nessuna delle persone che amava dovessero rendersene conto…
“Kate? Ou, ou??”
Kate
sollevò la testa, sgranando gli occhi quando il lampo di una macchina
fotografica l’accecò per un secondo.
Mostrando
un momento dopo il volto eternamente sorridente di Virginia Top.
“Foto
ricordo del primo giorno di Nia!”Esclamò la giovane Hawaiana, tirando fuori
dalla Polaroid la fotografia appena scattata, e scotendola in mano le sia
avvicinò, accostandosi a lei.
“Ma
tu…”Esclamò Kate sollevando un sopracciglio. “ non dovevi essere a casa?”
“Tornata!”
Tagliò corto lei, sedendosi sul bordo del letto e allungando un dito per
sfiorare la boccuccia di Nia. “Per vedere la mia super figlioccia!
Ehi,
“ Fece, passando gli occhi dalla bimba alla madre. “ non è che nel frattempo ti
sei ricordata di una vecchia zia e hai cambiato idea?!”
Kate
sorrise.
“Non
ho vecchie zie.
E
se pure le avessi non sarebbero qui… mentre tu ci sei …”
La
ragazza passò la mano dalla guancia di Nia ai capelli di Kate, tirandoli
indietro in un gesto materno che
contrastava con la sua giovanissima età, e che la riempì di infantile
tenerezza.
Nessuno
le aveva più mostrato tanta dolcezza da molto, moltissimo tempo… nessuno le
aveva più fatto delle carezze… tranne un uomo,
quasi un anno prima, sotto l’acqua scrosciante di una doccia…
E,
nonostante la sua semi incoscienza,
quelle carezze le concordava come se fossero state incise nel suo cuore.
“Certo”Sospirò
Virginia. “ che deve essere triste dover chiamare la propria foglia come
un’infermiera conosciuta da un giorno…”
Perché
non si ha nessun altro?
Dillo,
Virginia, non preoccuparti…
E’
solo la verità…
Sorrise
all’espressione imbarazzata del suo volto.
“Non
preoccuparti, non mi hai offesa.
Ne
avevo tanti di nomi in mente… potevo scegliere.
E
ho scelto il tuo.
E
poi mi piacerebbe che mia figlia somigliasse a te da grande.”
“Oh,
si!”Esclamò lei.” Una casinista mondiale!
Lavorare
sempre dietro a un computer deve averti rimbambita, tesoro!”
Kate
sorrise, appoggiando la testa all’indietro, sui cuscini, mentre Virginia si
alzava, tendendole la foto.
“Tieni”Esclamò.
“ guarda che bella coppia!
Io
vado a vedere di là se si è calmato il
terremoto che hai provocato!”
Si
avvicinò alla porta, ma prima di uscire si appese allo stipite, sorridendo e
strizzandole l’occhio.
“Sei
una forza, Kate Lockley, lo sai? “
Kate
sorrise, scotendo leggermente il capo.
Si…
una forza…
Non
c’era niente che si sentisse meno in quel momento che una forza…
Sfiorò
ancora la fronte della sua bambina, ricevendone in cambio un adorabile sbadiglio.
In
quel momento si sentiva così piena di emozioni, così vulnerabile, ed euforica,
e malinconica insieme… ma di certo non si sentiva forte…
E
di certo si sentiva sola…
E
non era solo questo…
Era
lì, in quell’ospedale, in un isola lontana centinaia di miglia da casa, e
teneva in braccio sua figlia… ed era così… intenso, e sorprendente, e
incredibile, che sentiva quasi un bisogno fisico di dividerlo con qualcuno…
Fissò
il telefono appoggiato al comodino.
No.
Non
con qualcuno…
Allungò
la mano, sollevando tutto l’apparecchio per appoggiarlo accanto a se sul letto.
Pensava
che non lo avrebbe mai fatto…
Pensava
che non avrebbe mai composto quel numero.
Pensava
che non avrebbe mai ingoiato il suo orgoglio e non avrebbe mai trovato il
coraggio di chiamarlo.
Ma
ora sua figlia era con lei, e le pareva che le cose più incredibili si potessero avverare.
E
lei lo stava chiamando…
Fece
il numero lentamente, ma senza esitare, mentre il suo cuore cominciava piano ad
accelerare il suo battito, confondendosi con quello minuscolo di Nia.
E
si chiese se sarebbe stata la segreteria a risponderle, o Cordelia, o Fred… e
in questo caso se avrebbe trovato il coraggio di parlare, di chiedere di lui…
anche solo come stesse.
Dopo
più di otto mesi.
Dopo
che se n’era andata per ricominciare una nuova vita con la sua bambina.
Lontano
da Los Angeles, lontano dai ricordi e dagli incubi… lontana dall’uomo che amava
e che non aveva saputo capire… che aveva accusato e giudicato così male…
Punendo
se stessa con questa lontananza…
E
ora poteva darsi che lui si fosse completamente dimenticato di lei…
Della
donna che lo amava senza che lui lo sapesse, e che un giorno aveva morso…
“Angel
investigations… aiutiamo i disperati…”
Kate
sgranò gli occhi, mentre il fiato le si fermava in gola.
Aveva
composto il suo numero… aveva chiamato la sua casa… eppure sentire la sua voce
la sconvolgeva come se fosse apparsa dal nulla, sfiorandole con dolcezza
infinita le orecchia.
Chiamandola
dal buio del suo cuore solo.
E
non perché non si fosse aspettata la sua risposta, ma… ma perché era la sua
voce…
La
voce di Angel…
Dopo
otto mesi…
Ed
erano come otto secondi…
“Pronto?”
Kate
deglutì.
No.
Non
poteva fare questo.
Non
poteva chiamarlo e poi starsene zitta e spaventata come una sciocca ragazzina…
Non
voleva, non poteva permetterselo…
Eppure…
non riusciva a parlare…
Non
riusciva neanche a pensare a qualcosa da dirgli…
Forse
aveva fatto male a chiamare…
“ E’ qualcuno che non può parlare?”
Kate
sorrise.
Tipico,
tipico di Angel… pensare che fosse un poveraccio in pericolo, anziché il solito
scherzo telefonico…
“Direi
piuttosto”Mormorò. “ qualcuno che non sa che cosa dire…”
Dall’altra
parte, Angel tacque per un secondo, un solo secondo, e a Kate parve quasi di
vedergli sgranare gli occhi e spalancare le labbra, in quell’espressione di
stupore così ingenuo e totale che tante volte l‘aveva riempita di tenerezza.
“Kate!”
Esclamò poi . “ Mio Dio Kate, dove sei?
Che
cosa è successo?”
Kate
chiuse gli occhi.
Che
cosa era successo?
Che
cosa era successo?
Lo
aveva tradito…
E lo aveva perso…
E
aveva avuto una bambina,..
Ed
era scappata senza nemmeno spiegargli…
Fuggendo
da lui e dall’amore che provava per un’ altra, così forte che lo aveva portato
a lasciare i suoi mici…
E
tutto questo… quando lei non era nulla per Angel.
Quando
non poteva tradirlo, o perderlo… perché non era nel suo cuore, e non aveva mai
avuto nemmeno una briciola di esso…
Eppure
lo aveva fatto…
Lo
aveva tradito, perché lo amava…
E
lo aveva perso, perché andando via, ora, non aveva più nemmeno il diritto di
volere tornare…
O
di parlargli al telefono…
“Kate?”
Ripetè lui, la voce che ricordava così disperante bene che vibrava di
apprensione. “Kate?”
Kate… Kate.. Kate…
Ripeti
all’infinito il mio nome, ti prego…
Ripetilo
ora… come non hai fatto quel giorno…
“Non
ero certa che ti avrei trovato… “ Mormorò. “ ma se sei lì vuol dire che il tuo
viaggio è andato bene… e che stai meglio…”
“Kate,
che cosa ti è successo?
Sei
sparita, come se …”
“
Ho chiamato per sapere se stai bene e
poi…”
Si
appoggiò la cornetta alla guancia, premendola più che poteva contro l’orecchio,
come per imporre alla sua voce di entrarle nel cervello.
“Per
favore, Angel… vuoi dirmi… se stai bene?”
Ancorò,
lui esitò, e quando parlò la sua voce era più calma, e dolce, e malinconica,
proprio come la ricordava.
“Si,
Kate… sto bene…
E
tu ?”
“Io…
io… “Respirò profondamente, e sorrise quando i suoi occhi si posarono sul volto
ormai addormentato della sua bambina. “ sto molto bene, Angel… grazie…
Sono
… serena…no, sono… felice… “
“La
tua non sembra una voce felice…”
“Sono
solo molto stanca…”
Quante,
quante domande avrebbe voluto fargli…
Avrebbe voluto chiedergli cosa era successo,
se davvero stesse meglio, e se qual dolore atroce, il dolore per la perdita
della donna che amava, si fosse, almeno in parte, calmato.
Ma
non ne aveva diritto…
Non
aveva nessun diritto…
E
quella telefonata la stava disperatamente esaurendo…
Si
sentiva improvvisamente stanca, e spossata, e la testa le girava leggermente,
come se il battito del suo cuore fosse troppo forte perché riuscisse a
sopportarlo.
In
parte, si sentiva come subito dopo essere uscita dalla sala operatoria…
Persino
la ferita sul ventre le bruciava e le tirava la pelle.
“Kate…
dimmi dove sei…
Per
favore…”
Si
abbandonò sui cuscini e con le labbra sfiorò la cornetta del telefono.
“Sono…
lontana , Angel… “Sussurrò. “Sono molto lontana…”
Attaccò.
Senza dare a lui il tempo di parlare e a se stessa quello di ascoltare.
Voleva
vederlo…
Dio,
Dio, voleva vederlo…
Voleva
così disperatamente vederlo…
Lo
voleva tanto che le scoppiava il cuore…
Avrebbe
dato la sua vita per poterlo vedere…
Ma
la sua vita… ormai… non le apparteneva più…
Abbassò
gli occhi, cercando di lottare contro il
malessere improvviso che le scuoteva il corpo, e mentre una lacrime le
scivolava lungo una guancia bacio con dolcezza il capo della sua bambina.
“Casa…
dolce… casa…” Mormorò la vampira, stendendo le braccia all’indietro davanti
agli occhi leggermente sgranati del suo childe…
Anzi,
doveva correggersi… di quell’idiota del suo childe.
Che
stava lì, a guardarla ad occhi e bocca spalancati, senza spiccicare parola.
E
questo solo perché lei era nuda, e stava
stiracchiandosi proprio davanti alla sua faccia, godendo del desiderio sul suo volto.
E
della consapevolezza che se avesse fatto un solo passo verso di lei, o avesse
fatto tanto per allungare una delle sue luride mani, lei gli avrebbe rotto ad
una aduna tutte le ossa del corpo, e poi sarebbe rimasta a guardare come si
rinsaldavano.
Dopotutto…
era già successo…
“Allora!”
Esclamò, posandosi le mani sui fianchi. “ Pare che io ti sia mancata tanto…”
L’altro
fece un passo indietro, imbarazzato.
“Mi…
mi dispiace…”Biascicò. “ avrei dovuto bussare… non sapevo che tu fossi… “
Lanciò un occhiata alle spalle di lei, al grane letto su cui giaceva il corpo
senza vita di un giovane uomo, anche lui nudo. La gola squarciata da
innumerevoli morsi.
“Mm…”Mugugnò
la donna, movendosi felinamente verso il
vampiro e girandogli intorno, il dito poggiato sulla sua spalla. “ è vero…
avresti dovuto bussare…
Lo
sai che non mi piace essere interrotta, quando do il benvenuto a un nuovo amico…
Si
voltò leggermente, lanciando uno sguardo distratto al ragazzo sul letto.
“Era
con me sull’aereo… carino, vero?”
Strinse
gli occhi, fissando il corpo senza vita del giovane, i suoi muscoli, che pochi minuti
prima aveva sentito, tesi, sotto di se, i suoi corti capelli scuri, il suo
volto gentile…
Somigliante,
si…
Ma
non era lui.
Non
era il suo ragazzo…
“Che
cosa vuoi?!” Ringhiò, tornando a guardare Darrenn, il suo stupido, intempestivo
childe. “ Oltre che irritarmi?
E
perché non hai bussato?!”
L’altro
indietreggiò, e la paura che lesse nei suoi occhi ebbe il potere di eccitarla.
Dopo
tanti gelidi vampiri Inglesi, un po’ di sana
carnalità americana …
“A…
Angel…” Esclamò, fissandola ad occhi parti. “ Credevo che volessi sapere subito
le novità…”
La
vampira sgranò gli occhi, mentre un brivido di piacere si irradiava in tutto il
suo corpo al solo sentir pronunciar quel nome.
“Novità?”
Ripeté, avvicinandosi.
Afferrò
Darrenn per la gola, sbattendolo contro la parete con tanta violenza che un
fioto di sangue prese a scorrere sulla tempia dell’uomo.
“Quale
novità? Parla!!”
L’ atro deglutì più volte.
“Avanti… “Mormorò lei sorridendo. “ Non ti
faccio niente… se tu non mi fai arrabbiare…
E
se parli… subito!”
“Codrix…
“Esclamò. “ mi ha detto…”
“Codrix?”
Ripetè lei. “ Non era Borgh a seguirlo?!”
“Ehm…”
Darrenn si umettò le labbra. “ Lo ha visto e…”
“Okay,
okay, non mi interessa.
Dimmi
di Angel.
Che
cosa sta facendo?
Ancora
la sua mielosa esistenza da bravo bambino?”
Sorrise,
il sorriso di un predatore che tanto piaceva al suo ragazzo.
“La
puttana bruna ha partorito?”
“Si…
ma forse c’ anche un ‘altra …”
La
vampira aggrottò la fronte.
“Una donna?” Ringhiò.
“Si…”Sputò
quello, torcendosi sotto la sua stretta. “ una donna, ma non è una che
conosciamo… non credo stia con lui…
E’
in città da troppo poco tempo…”
“E
allora?! Guarda che sto perdendo la pazienza.”
“C’è
una bambina… quella donna ha una bambina…”
La
vampira sgranò gli occhi, mentre un sorriso di puro piacere le si disegnava
sulle labbra, sbavate di rossetto per i baci del suo giovane amico.
“Una
bambina…” Ripetè, lasciando andare l’altro e sfregandosi voluttuosamente le
mani. Erano anni che non beveva una bambina,.. per questo aveva atteso così a
lungo la nascita di quello di Cordelia Chase…
Poter
ferire Angel, e insieme assaggiare di nuovo il sangue di un bambino… sentiva i
capezzoli inturgidirlesi al solo pensiero.
“
Parla, la cosa mi interessa moltissimo.”
Darrenn
sembrò rilassarsi, acquisendo u ‘espressione più sicura.
Sapeva
che almeno fino a quando non avesse finito non lo avrebbe ridotto in polvere.
O
almeno… che aveva un numero maggiore di possibilità.
“E’
una bambina malata…”Continuò. “ e Angel va tutti i giorni in ospedale… in
verità ci passa tutto il tempo in cui non caccia. Da una settimana ormai. “
La
vampira si passò un dito sul basso ventre.
“Davvero?”
“Si.
Non sappiamo che rapporto ci sia fra di loro, ma quel che è certo è che ci
tiene a quella bambina…”
“E
dimmi… che faccia ha Angel, quando è in quella stanza con lei?”
“Cosa?!”
Esclamò Darrenn.
La
vampira si avvicinò, sospirando di piacere.
“Si…
che faccia ha? La guarda con pietà, con affetto?
Le
vuole… bene?”
“Io…
noi… non lo sappiamo… Codrix non è mai entrato quando c’era lui…”
La
vampira sgranò gli occhi, mentre il piacere evaporava dal suo corpo, lasciando
il posto alla rabbia.
“Cosa?!”
Avanzò di un paso, mentre Darrenn, davanti a lei, indietreggiava.
“No…”Ansò.
“ aspetta…
Se Angel lo avesse ammazzato non avremmo
saputo nemmeno questo poco…”
“E’
già stato ammazzato!” Cinguettò la vampira . “ Come tutti in questo palazzo.
Da
me… come tutti in questo palazzo!
E
io…”Passò l’unghia del pollice sotto il collo di Darrenn, che letteralmente
tremava di paura, disgustandola e compiacendola insieme. “ avevo ordinato che
il mio dolce Angel fosse seguito da vicino,… da molto, molto vicino… che me ne
faccio…”Ringhiò, e ficcandogli la mano in gola lo scaraventò attraverso la
stanza, mandandolo a sbattere con la testa contro la parete e avvicinandoglisi
poi con passo sensuale. “ di un branco di animali che non sanno nemmeno
eseguire i miei ordini…?”
Gli
salì addosso, montandogli a cavalcioni sul ventre, e l’espressione di quello si
dipinse di autentico terrore.
“T..
t… te la faccio vedere…”Balbettò disparato. “ ho una foto della madre della
bambina… Codrix l’ha fatta… fuori dall’ospedale… “
“Mm…”Mugugnò
la vampira, chinandosi su di lui. “ e perché non lo hai detto prima? “Gli
infilò la mano nella tasca dei pantaloni. “ E’ qui?” Sussurrò, e prima ancora
che lui potesse rispondere tirò fuori una fotografia e la guardò incuriosita, il volto leggermente
piegato di lato. Mentre con la mano giocava con i vestiti di lui.
Fermandosi
sul bordo dei suoi pantaloni quando un sorriso le increspò le labbra.
“Oh…”Sussurrò,
mentre i suoi occhi sfioravano il
volto stanco della donna bionda nella
fotografia, inconsapevole di essere ripresa. “ ma io conosco questa ragazza…
E
anche Angel… anche lui la conosce bene…
Quindi
dite che ha una bambina… e lui va a trovarla in ospedale…”
“Si!”Esclamò
Darrenn. “ E’ così.
Se
vuoi… se tu vuoi vado io stesso in ospedale… te la porto io … quella… bambina…”
La
vampira si portò lo spigolo della foto alle labbra, pensandoci sopra, mentre
con la mano continuava la sue esplorazione.
“No…
“Mormorò dopo un attimo. “ meglio di no… voglio vedere prima come vanno le
cose…”Strinse gli occhi, chinandosi su Darrenn. “ Ho un debito da saldare con
Angel, e voglio trovare il modo per farlo al meglio…”
L’altro
lesse le sue intenzioni nei suoi occhi e nel movimento del suo corpo, e un
‘espressione totalmente disperata gli si dipinse in volto.
“No…”Ansò.”No…
io ti sono stato fedele…”
Lei
rise, affondandogli le unghie nella pelle.
“No!”Ripetè
l’altro, mentre le dita seguivano le unghie. “ No”
No!
“
Gridò,
mentre la mano di lei gli penetrava nel baso ventre.
E
Darla si chiese se si sarebbe mai stancata… di sentire urlare.
Kate
compose il numero con il pollice,
deglutendo lentamente, ma non aveva ancora fatto in tempo ad appoggiarsi
all’orecchio il cellulare che Angel glielo tolse dalla mano, passandole il
braccio dietro la spalla, chiudendolo e interrompendo la linea con uno scatto.
“Angel!”
Esclamò, allungando la mano, ma lui si tirò indietro, e, mentre spingeva in
avanti la porta dell’Hyperion, si infilò decisamente il telefono in tasca.
“Sta
bene.”Disse. “ E tu sei qui per riposarti.”
Kate
strinse gli occhi, precedendolo nell’atrio.
“Volevo
solo sentire come stava andando…”
“Se
ci fosse qualcosa che non va” Rispose lui, accendendo la luce e chiudendosi
l’ uscio
alle spalle. “ Cordelia ci avrebbe chiamato.”
“Non
è detto…”
Angel
la guardò, inarcando significativamente le sopracciglia.
Con
uno sguardo così espressivo negli occhi che la fece sentire in un secondo una
bambina scema.
“Okay!”Si
arrese, avanzando nell’enorme atrio dell’albergo. “ Ci avrebbe certamente
chiamato e io sono una pazza paranoica!”
Sospirò,
lasciandosi cadere sul grande divano circolare e affondando il volto fra le dita,
i gomiti poggiati alle ginocchia.
“Ma
ho una paura che mi sta consumando…
Più
lei sta meglio più io ho paura…”
Chiuse
gli occhi, cercando di calmare il battito forsennato del suo cuore.
Era
vero. Aveva paura.
Per
assurdo aveva più paura di quanta non ne avesse avuta negli ultimi mesi.
Era
da giorni ormai che Nia stava meglio.
Che
riusciva a stare sveglia, a parlare, persino a mangiare qualcosa…
Che
Kate la vedeva sorridere…
Eppure,
sapeva che non stava guarendo.
Sapeva
che la sua era un’energia effimera, era la forza che il composto di Wesley le
dava…
E
quando la vedeva seduta contro i guanciali, come non accadeva da mesi, aveva
voglia di urlare, e piangere, e gridare… perché non poteva essere vero…
Ed
era arrabbiata, e felice, e terrorizzata, e abbattuta insieme, in un vortice di
emozioni che la stava consumando.
“E’
stato un errore venire qui!” Esclamò, alzandosi in piedi, e Angel fece appena
in tempo a correrle dietro prima che lei, come una furia, schizzasse fuori.
“E
no !” Esclamò, chiudendo con un tonfo la porta che stava aprendo. “ Neanche per
sogno!”
Kate si voltò,
irritata e pronta a combattere, e se lo ritrovò davanti, con le braccia
allungate ai lati del suo corpo, vicinissimo….
“Voglio
uscire di qui…”Mormorò cupa. “ e tornare da mia figlia!”
“No.”Rispose
lui, altrettanto serio.
“Angel,
non sono una bambina , sono anni che decido per me stessa e so quello che posso
o non posso fare. Per cui levati e fammi uscire!”
Angel
si abbassò leggermente su di lei, quel poco che gli serviva per arrivare col
volto al livello del suo.
“No…”
Scandì.
“Tu…”Cominciò
Kate, ma non finì la frase, poiché nella foga si era spinta in avanti, e le sue
labbra avevano sfiorato dolcemente quelle di lui,che subito si ritrasse.
“Scusami…”Mormorò Angel, mentre Kate si poggiava
le dita alle labbra, fissandolo. Con l’impressione che una scarica elettrica le
avesse appena attraversato il corpo.
Da
quel giorno in ospedale, quando le aveva detto di amarla, non c’era stato quasi
più nessun contatto fra di loro.
Non
l’aveva più baciata, ne aveva provato a farlo… non l’aveva più toccata… non le
aveva nemmeno più parlato se non di argomenti che non fossero assolutamente
innocui, persino quando erano soli, nella stanza di Nia, e la bambina dormiva…
Era
vero che non c’ erano state poi molte occasioni… dopotutto, Cordelia e Wesley
si davano spesso il turno per tenere compagnia a Kate, aggiungendosi a lui, che
praticamente passava in ospedale la maggior parte del suo tempo… come e più di
quanto avrebbero fatto degli amici di vecchia data.
Tuttavia
c’erano state…
Avrebbe
potuto parlarle la notte, quando la costringeva a stendersi invano sul letto
gemello a quello di Nia, e lei rimaneva sveglia, voltata sul fianco, a guardare
la sua bambina…
O
quando l’accompagnava al bar… o a comprare un giornale…
E
Kate aveva atteso che lo facesse.
Ogni
singola volta.
L’orgoglio
e la paura, che per molti versi aveva ormai superato, che le impedivano di fare
il primo passo.
Il
terrore folle che lui le dicesse che si era sbagliato , o si era pentito di averle
parlato come aveva fatto…
Il
terrore di perdere anche quel poco… quella minuscola briciola d’amore…
Che
ad ogni giorno diventava sempre più una certezza.
Smentita
solo, a volte, dall’espressione con cui lei lo scopriva a guardarla.
Ma
quella… poteva immaginarla… poteva sperarla tanto da vederla nei suoi occhi.
Come
in quel momento.
“Di
che cosa ti stai scusando, esattamente?” Mormorò piano, sollevando il volto a
dispetto dell’ansare del suo petto.
Angel
aveva disceso i gradini, e la fissava dal basso, le braccia lungo i fianchi e
negli occhi proprio quell’espressione… quell’espressione che pareva così carica
di passione e … amore, forse… che lei era certa di stare immaginando, anche in
quel momento.
Tanto
era contrastante con la calma dei suoi gesti, e il modo, fin troppo eloquente,
in cui scosse le spalle.
Non
lo sapeva…
Non
sapeva di che cosa si stava scusando…
E
Kate aveva troppa paura per chiederglielo ancora…
“Non
sei una bambina… “ Ripeté, continuando a fissarla. “ Ma hai bisogno ugualmente di staccare la spina… “
Indicò
il divano con la mano, gentilmente.
“Se
non vuoi salire a riposare, siediti… mangia qualcosa… oppure usciamo… purché
stai per qualche ora fiori da quell’ospedale…!”
Kate
lo fissò, senza rispondere, il cuore e la mente che prendevano due strade
diverse.
“Solo
qualche ora…” Ripetè Angel.
Di
nuovo, Kate si passò la mano sul volto, sconfitta, e, scese le scale, sedette
ancora sul divano, guardandosi nervosamente intorno.
“Non
ho fame…” Affermò tuttavia, come se questo potesse rendere meno totale la sua
sconfitta.
Angel
aveva ragione, e lei lo sapeva, ma sapeva anche se se non fosse stato lui a
chiederglielo, se no fosse stato lui a guardarla in quel modo, avrebbe riaperto
quella porta per tornare immediatamente indietro.
Lo
sentì sospirare, e un attimo dopo sedere accanto a lei.
“Non
puoi continuare così…” Mormorò piano, pazientemente.
Kate
sbuffò.
“Non
sono anoressica, Angel… sto solo
attraversando un periodo di stress…”
“Hai
una bambina in ospedale… direi che è più di un periodo di stress…”
“E
avei dovuto non pensarci?!”
Si
girò verso di lui, ma l’espressione ferita dei suoi occhi ebbe il potere di
evaporare in un secondo la sua collera.
Scosse
il capo, sconsolata.
“E
se mi dessi una botta in testa e la facessimo finita?
Sospirò,
tornando a voltarsi.
“Tanto,
per come sono ridotte le mie ossa…non è che faresti un grosso danno… ”Inclinò
la schiena all’indietro.“ Mi pare di essere un pungiball….”
Kate
chiuse gli occhi, facendo ruotare lentamente le clavicole, ma si bloccò di
colpo quando sentì le mani di Angel posarsi delicatamente sulla sua schiena, e
cominciare piano a massaggiarla.
“Che
cosa… stai facendo?” Mormorò, cercando di girasi. Ma lui glielo impedì,
tendendole leggermente le spalle all’indietro e
poi tornando a distenderle.
“Con
buona approssimazione…”Rispose , e nella sua voce Kate poté udire il sorriso. “
direi che mi procuro una pallottola …”
Kate
sorrise, rilassandosi, e lasciando che lui l’avvicinasse di più a se.
Il
cuore le batteva così forte che pareva volesse assordarla, ed era certa che
Angel lo potesse sentire.
Era
certa che potesse sentire il suo sangue correrle più veloce nelle vene.
Era
certa che potesse sentire ciò che provava, ciò che le gridava dentro dal calore
del suo corpo.
E,
forse, dalla sua stessa anima.
E
una volta, solo pochi anni prima, questa consapevolezza l’avrebbe fatta
fuggire. Per la paura e l’imbarazzo.
Ma
non ora.
Non
più.
Erano
successe così tante cose…
E
così tante cose aveva perso, e altrettante avrebbe potuto ancora perdere… e
tante ne aveva rimpiante… o rimpiangeva ancora…
Adesso
la vita le pareva come una biglia di vetro in equilibrio precario su un filo…
Sarebbe
bastato un attimo… un alito di vento o il gioco di un bambino, per farla
precipitare e infrangerla…. o semplicemente… per farla impazzire…
Adesso…
almeno… voleva ciò che aveva…
Voleva
le mani di Angel sulla sua schiena, il corpo di lui premuto contro il proprio…
E
il suo volto…la sua guancia contro quella di lei…
Fresca,
sulla la sua pelle che pareva ustionata…
Adesso…
almeno… poteva avere quei secondi… e li voleva…anche se fossero stati gli
unici…
Si
abbandonò completamente contro di lui, mentre le dita di Angel operavano un
prodigio sul suo corpo intorpidito dalle giornate e i mesi passati in ospedale,
e la sua presenza, la sua sola presenza, ne operava uno simile sul suo cuore…
Era
con lei…
Angel…
Così
vicino che nemmeno l’aria avrebbe potuto
separarli…
Quando
lei aveva pensato di non rivederlo più…
Di
non sentire più la sua voce, o il tocco delle sue dita.
Quando
aveva pensato che avrebbe trascorso tutta la sua esistenza senza mai sfiorarlo…
senza mai baciarlo come pochi giorni prima.
E
il ricordo di quel bacio trasformò di nuovo in fuoco il sangue nelle sue vene.
Sentì
le mani di lui fermarsi piano, e, prima che potesse accorgersene, circondarle
la vita, mentre il volto si chinava sui suoi capelli, sfiorandole leggermente
la fronte.
E
tenendola così.
Immobile.
Al
sicuro nel cerchio delle sue braccia.
In
silenzio.
E
quando Kate ruotò leggermente glielo lasciò fare, appoggiandosela al petto, con
il volto di lei, sollevato, che sfiorava il suo.
“Ti
amo…” Mormorò la donna. E un sospiro le sfuggì dalle labbra.
Glielo
aveva detto…
Finalmente…
E
questo… nessuno al mondo poteva più toglierglielo…
Sorrise,
di fronte all’espressione sbalordita dei suoi occhi.
“…
ti ho amato dl primo momento…” Continuò. La diga del suo cuore finalmente
crollata . “ e ho continuato sempre…
anche quando volevo odiarti… anche quando odiarti mi sembrava l’unica cosa giusta
da fare…”
Il
suo sorriso si accentuò, eppure un brivido le attraversò la schiena.
“
E adesso… confessami che non volevi dire quelle cose, l’altro giorno…”
Angel
le fissò il volto, e sembrò divorarlo con gli occhi, guardandone ogni particolare, prima di chinarsi, e di sfiorarle
leggermente il naso con il proprio.
“
Ogni singola parola…” Mormorò. “ vorrei solo non averlo fatto così tardi…
Vorrei
solo averlo fatto cinque anni fa…
Vorrei
avertelo detto quel giorno che sei venuta qui… Vorrei averti fermata, e
costretta a dirmi che cosa avessi… “
“E
se lo avessi fatto…”Incapace di impedirselo, Kate sollevò la mano, sfiorandogli
con dolcezza la guancia.” Se ti avessi detto che ero incinta… “
Angel
la baciò. Dolcemente, lentamente, e Kate attese che avesse finito prima di
continuare.
“…
che cosa…” La baciò ancora. “ avresti fatto…”
“Ti
avrei impedito…” Stavolta fu Kate a sollevare il volto, e a deporgli sulle
labbra un bacio gentile. “ di lasciarmi… con qualunque mezzo… “ Kate lo baciò
di nuovo, sentendolo gemere leggermente sulla sua bocca. E stupendosi di avere
questo effetto su di lui.
“
E avei sentito crescere la tua bambina…”Continuò Angel, sfiorandole con la mano
il bordo della camicetta, e appoggiandola quasi con timore sulla sua pelle
bollente. Prima che lei tornasse ancora a baciarlo. “ dentro… di te… e ti averi
detto…”
“e
io … mi sarei presa… il tuo dolore…”
Angel
si chinò su di lei, bruciandole con le labbra la pelle del collo, mentre la sua
mano, delicatamente le sfiorava l’addome.
Kate
boccheggiò, e strinse fra le dita la stoffa del suo maglione di tela, per
riuscire a continuare:
“…
ti avrei… stretto… e… tenuto… fino a che… il dolore se ne fosse andato… “
“…
ti avrei detto che sei mia…” Continuò lui, le frasi di entrambi che si aggrovigliavano
fra di loro, unendosi, come i loro corpi stavano facendo. “mia…
Col
tuo sangue…
E
che col tuo sangue… ti eri presa tutto… di me…”
Le
catturò le labbra, scacciando il flebile pensiero che la sua frase aveva
generato, e stavolta il loro bacio fu un vortice di fuoco, una tempesta, che
squassò il corpo di Kate in ogni suo recesso.
In
ogni sua fibra e muscolo, e cellula.
Nel
suo ventre e nel suo cuore.
E
nella sua anima.
Di
nuovo, come pochi giorni prima, si avvinghiò a lui, come temesse di cadere…
sicura che sarebbe accaduto, se lui l’avesse lasciata…
E
di nuovo, come pochi giorni prima, fu Angel a interrompere il bacio,
lasciandola stupita e ansante, mentre i suoi occhi le correvano sul corpo, fino
al ventre che la sua pelle, dolcemente, sfiorava.
Sfilò
la mano da sotto la sua camicia, e aiutandosi con quella con cui la stringeva,
lentamente, slacciò i bottoni, rivelando la pelle pallida del suo addome, su
cui la striscia spessa della cicatrice risultava vistosamente.
“E’
il segno del cesareo…” Mormorò, stupita dall’espressione del suo volto.
Angel
sollevò gli occhi a guardarla.
L’espressione
del suo viso stupefatta e piena di ammirazione.
Come
se avesse appena scoperto un tesoro di incredibile bellezza.
“Lo
so…”Sussurrò. “ lo so… “ E un attimo dopo si chinò su di lei, e dolcemente le
sfiorò con le labbra il bordo della cicatrice, cominciando a baciarlo piano,
gentilmente, ricoprendone di baci ogni più piccolo frammento.
In
una scia di fuoco che attraverso la pelle bruciò il cuore di Kate, in una
vampata violentissima.
Kate
si inclinò all’indietro, ansimando, il corpo, la mente e l’anima sconvolti da
una tempesta di sensazioni, diverse e più forti da qualunque altra cosa avesse
mai provata.
“ Sono stata così stupida… “ Gemette, mentre
lui continuava a baciarla. “ Avremmo potuto… stare insieme e … aiutarci… e
invece ho… buttato via tutto… con il mio orgoglio e la mia vergogna… io… mi sentivo così in colpa… “
Angel
le prese ancora le labbra, interrompendola.
Bevendo
le parole dalla sua bocca.
Bevendo
l’amarezza, e il dolore, e il rimpianto...
E
dandole in cambio un calore che bruciava, e che la cullava, e la svegliava
insieme.
Facendola
ardere ed aggrappare a lui, chiedendo disperatamente di più…
Con
un’ intensità che la faceva scoppiare.
Di
amore. Di desiderio. Di lacrime nella sua gola.
“Ti
amo…”Ansò, rispondendo al suo bacio con la stessa foga.
Ti
amo, ripeterono la sua carne e il suo spirito.
Angel
l’appoggiò all’indietro, con la schiena contro i cuscini del divano, e, mentre le
sue dita finivano di sbottonarle la camicetta, continuò a baciarla,
esplorandole con la bocca le labbra, il mento, le guance, e la forma del volto,
prima di passare al suo collo, e, finalmente, all’attaccatura dei seni.
Su
cui si fermò, deglutendo forte e scotendo il capo, i capelli che le
solleticavano la pelle sensibile sotto cui il suo cuore sembrava impazzire.
“No…”Ansò,
sollevandosi da lei e mettendosi in piedi.
“Eh?!”Kate
lo fissò, senza capire, ma un attimo dopo Angel si chinò su di lei, afferrandola
dolcemente per la vita e sollevandola.
“Non
qui…” Mormorò ansando. “ non … così…”
Appoggiò
la fronte alla sua, e stavolta fu certa della sua espressione.
Fu
certa che stesse trattenendosi con tutte le sue forze per non baciarla ancora.
“…
vuoi… “ Continuò. Ma Kate lo interruppe, impedendogli di continuare.
“Si…”
Mormorò sulle sue labbra. E un sorriso le distese la bocca mentre continuava. “
devo firmare qualcosa?”
Angel
rispose al suo sorriso, intrecciando delicatamente le dita alle sue.
“Vieni…”
Mormorò sulla sua bocca.
E
Kate si stupì di riuscire a camminare.
L’ultima
volta che era entrata nella stanza di Angel lo aveva fatto per spiarlo, per
indagare su lui , per cercare qualcosa che la portasse a Darla.
L’ultima
volta che era entrata nella stanza di Angel lo aveva fatto per lavoro. Per
dovere.
E
perché, dopo mesi, desiderava così disperatamente rivederlo che avrebbe usato
qualunque scusa per entrare in quella stanza, e aspettare che tornasse.
Lui…
un vampiro…
Una
creatura che teoricamente avrebbe dovuto odiare.
Un
essere mostruoso e inumano.
Un
uomo che in qual momento stava disperatamente baciando sulla bocca, mentre lui
spingeva la porta di quella stanza in cui solo una volta erano stati insieme.
E
stavolta non fu il nome di Darla che pronunciò, cercandola, ma il suo.
“Kate…Kate…”
Ed
era lei che cercava.
Lei
che voleva.
Lei
che baciava sul volto e sul collo, succhiando con dolcezza il segno del suo
morso.
Lei
che sollevava fra le braccia, portandola come una bambina.
Come
una creatura delicata e preziosa.
Come
nessuno l’aveva mai portata in vita sua… tranne sua madre, in un tempo ce se
n’era andato, lasciando dietro di se la malinconica tenerezza di un ricordo.
E con la stessa dolcezza la depose sul letto,
continuando a baciarla.
Baciandole
il viso, i capelli, il collo.
Come
se non potesse stancarsi.
Mentre
il fiato di Kate diventava sempre più ansante.
Gli
prese il volto fra le mani, sollevandolo, attirando la sua bocca alla propria,
e restituendogli i suoi baci con una passione che le stava consumando il corpo,
e che aveva disperatamente bisogno di uno sfogo…
Assaggiò
la sua bocca, il suo gusto, mentre il fresco delle sue mani sulla pelle esposta
del ventre e della vita sembrava ustionarla, facendola tendere istintivamente
verso di lui…
Verso
di lui…
Verso
Angel…
“Ti
amo…”Ansò, e le sue braccia gli serrarono il collo, stringendolo a se.
Tremando.
La
paura che tutto finisse, il terrore di risvegliarsi da un sogno o da un incubo,
o da un illusione che le serravano lo stomaco in un crampo doloroso.
O
forse… non era solo quello…
Angel
le strinse le braccia attorno alla schiena, sollevandola leggermente in
posizione seduta, e appoggiandole la fronte alla propria.
“Vuoi…?”
Ripeté di nuovo.
E
stavolta Kate non sorrise.
Stavolta
lo guardò negli occhi e lasciò che le sue mani scendessero lungo il corpo di
lui, appoggiandosi alla sua vita.
“Si…”
Angel
deglutì, e un attimo dopo si chinò ancora, posandole sulle labbra un piccolo
bacio.
Una
, due volte, mentre lentamente le sfilava
la camicia aperta.
Kate
avrebbe voluto fare lo stesso… avrebbe voluto allungare le mani e aiutarlo a
togliere la maglia, avrebbe voluto toccarlo… e invece rimase immobile, ansante,
annichilita da ciò che stava succedendo, il cuore che l’assordava e il corpo
che pareva paralizzato, incapace di fare altro che continuare ad ardere…
Angel
la baciò su una spalla, dolcemente, e un attimo dopo si passò la maglia sopra
la testa, lasciandola scivolare in terra, e chinandosi ancora su di lei.
“Hai
paura… di me…?” Sussurrò sulla sua bocca.
Kate
scosse la testa, leggermente.
“Non
riesco a muovermi…” Spiegò, leggermente imbarazzata.
Angel
la guardò, e un attimo dopo le prese entrambe le mani, e se le appoggiò sul
petto, premendole su di se .
Era
così bello…
Persino
nei suoi sogni, persino nei suoi desideri Kate non era riuscito a immaginarlo
così bello.
Gli
carezzo esitante il torace, e le spalle, per poi cercargli ancora la bocca,
immergendosi in lui, e continuando la sua lenta esplorazione sulla sua schiena
.
Sentiva
i suoi muscoli muoversi, tendersi sotto le sue dita mentre lui l’abbracciava,
approfondendo il bacio, e affondandole dolcemente le mani nei capelli.
E
stavolta fu lei a prendere l’iniziativa, e senza staccarsi da lui si sfilò le
scarpe, e poi cercò con le dita i bottoni dei suoi jeans.
Sentì
che lui stava facendo la stessa cosa, ma si fermò un attimo, sorridendo e
sollevandola leggermente dal letto per consentirle di spogliarsi.
Kate
scalciò i jeans, spedendoli lontani dal letto, e strisciò sul lenzuolo, tirando
in su le gambe e guardandolo, mentre si liberava a sua volta dei pantaloni e
poi sedeva sul bordo del letto, davanti a lei, e riprendeva a baciarla.
Sembrava
una danza… un rito… sembrava il ritmo del suo cuore, e la corrente
dell’istinto, dell’amore… a guidarli, a muovere i loro gesti l’uno sul corpo
dell’altra, dolcemente, permettendo loro di scoprirsi a vicenda, con un timore
reciproco e una delicatezza che persino il fuoco che li bruciava entrambi non
era in grado di travolgere.
Kate
aveva aspettato così tanto quel momento…
Aveva
vissuto con la certezza che non sarebbe mai arrivato…
E
adesso desiderava che non finisse mai.
Anche
se il desiderio la stava uccidendo.
Sentì
le mani si Angel sui fianchi e poi sulla vita, e quando il suo palmo, senza
neanche volerlo, le si posò sul seno, lo sentì trattenere un fiato che
teoricamente non avrebbe nemmeno dovuto emettere.
Angel
abbassò gli occhi, e fissò la sua mano, piena di lei, con una tale espressione
di stupore e meraviglia insieme che Kate sorrise, piena di tenerezza, e mentre
con una mano gli sfiorava il volto con l’ altra raggiunse il fermaglio del
reggiseno, slacciandolo.
Lo
sentì deglutire mentre si faceva passare le spalline sulle braccia, e poi
restava ferma, mentre il respiro di lui accelerava, quando dolcemente scostò la
stoffa, e con delicatezza tornò ad accarezzarla, partendo di nuovo dalla vita e
poi risalendo.
Stavolta
le prese completamente il seno nel palmo, e non lo fece per sbaglio.
Lo
accarezzò, ruotando la mano, e poi sfiorandole il capezzolo con il pollice,
facendola trasalire e tendersi all’indietro, esponendosi completamente alle sue
carezze.
“Ti
amo…” Mormorò Angel contro le sue labbra. “ … ti amo così … tanto…”
La
baciò ancora, e lentamente la distese sul letto, una mano ancora premuta contro
il suo seno e l’altra a sostenerle la
schiena.
“Ti
amo…”Ripetè, baciandole il collo, e la spalla, e finalmente raggiungendo le sue
dita, e trovando il fiore rosso del suo capezzolo.
Era
già gonfio per le sue carezze, ma quando lo sfiorò con la bocca le parve che
scoppiasse, la punta sottile che si tendeva fra le sue labbra dischiuse.
Chiedendogli di toccarla ancora, più intimamente.
E
Angel lo fece, strofinandola leggermente con i denti mentre la sua lingua,
esitante la sfiorava.
Velocemente,
dapprima, facendo inarcare con violenza il corpo di Kate contro il suo, e poi
con via via più sicurezza, lentamente, finché non cominciò a pulsare
dolorosamente, al ritmo delle improvvise contrazioni del suo ventre.
Quando
sollevò la testa per passare all’atro seno il capezzolo era così inturgidito da
farle male e il soffio dell’aria sulla sua punta umida fece rabbrividire Kate,
togliendole completamente il fiato, almeno quando la sensazione della mano di
lui che gentilmente le carezzava l’esterno della gamba, fermandosi sulla
coscia.
Kate
batté la testa sul cuscino, raccogliendo tutte le sue forze per sollevare i
fianchi, e con mani tremanti sfilare l’ultimo lembo di stoffa che restava a
separarla da lui.
Credeva
che si sarebbe sentita imbarazzata arrivata a quel punto, che avrebbe provato
quella vergogna che faceva parte del suo carattere ma che aveva sempre cercato
di tenere nascosta, e invece sentì solo il suo cuore battere ancora più forte.
E quando lui sollevò il volto, stupito, fu Kate a prendere di nuovo le sue
labbra, attirandolo su di se in un bacio più sconvolgente di qualunque cosa
avesse mai potuto immaginare.
“Se
ti dicessi che ti desidero…”Ansò, guardandolo negli occhi. “ penseresti che
sono una…”
La
interruppe con un bacio, e con una risposta
che fu quasi un ringhio.
“Non
dirlo mai più… “ Ansò, strofinandole la fronte alla sua. “
non della mia donna…”
Kate
chiuse gli occhi, abbracciandolo, stringendolo a se con tutta la sua forza.
Mentre
un groppo le si formava in gola.
La
sua donna…
Non
era ancora la sua donna…
Ma
lo sarebbe stata presto…
Così
presto che ogni istante in più era un tormento che avrebbe desiderato no avesse
mai fine.
Mai,
in tutta la sua vita, Kate aveva provato delle sensazioni così intense… dei sentimenti
così intensi… delle emozioni così intense… come quelle che le scossero il corpo
e lo spirito quando lo sentì muoversi, e finalmente avvertì che non c’era più
niente a separare i loro corpi.
Che
erano solo loro…
In
quel letto, in quella stanza,… in tutto l’universo.
Pelle
che sfiorava la pelle, bocca che cercava la bocca.
Come
dall’inizio dei tempi.
E
come non era mai stato…
Sentì
le mani di Angel esplorarle il corpo, ogni pollice, ogni frammento , ogni
minuscola porzione della sua pelle, come se non riuscisse a fermarsi. Come se
non riuscisse smettere di accarezzarla.
Come
lei non riusciva a smettere di accarezzare lui.
I
muscoli delle sue braccia, e della schiena, la pelle fresca del suo collo, il
suo viso…
Sollevò
leggermente le gambe, stringendogli le cosce attorno alle anche, in un invito
antico come il mondo, e lo sentì gemere sulla sua bocca, interrompendo il bacio
per fissarla, ansante, gli occhi lucidi di desiderio e di amore.
“Kate…”Mormorò
sulle sue labbra.
“Ti
amo…”Rispose lei, baciandolo dolcemente.
“…
ho una paura che mi sta divorando…”
Kate
lo fissò per un attimo, e un lento respiro le sfuggì dalle labbra, in contrasto
con l’ansare disperato di tutto il resto di lei.
“Anche
io…” Confessò. “ho paura…”
“Di
perderti…”
Kate
sgranò gli occhi.
“Di
perderti… “Ripeté, come stordita.
Sorrise.
E
quando Angel rispose al suo sorriso, improvvisamente, Kate si ritrovò a fare
l’amore con il vampiro che era, e col ragazzo che era stato… racchiusi in un
unico volto, e in quell’ unico sorriso.
Di
nuovo, lui si chinò, e stavolta il suo bacio fu leggero, lentissimo. Fu un atto
d’amore verso le sue labbra, come quello che il corpo di lui compiva verso il
suo, penetrando dentro di lei con uguale, struggente lentezza.
Con
la stesa dolcezza che avrebbe usato con
una vergine.
Con
la dolcezza di Angel.
Tanto
gentilmente che non le sembrò nemmeno un ‘intrusione… che non fu un
‘intrusione… ma il completamento di se stessa.
Kate
si inarcò all’indietro, stringendogli le ginocchia attorno ai fianchi, con
l’impressione che tutto il suo corpo si chiudesse su quello di lui, dalle
braccia ai suoi recessi più intimi.
Ansò,
stringendo gli occhi.
Dio…
non era mai stato così…
Mai…
Le
sembrava di perdere il controllo, di diventare pazza.
Le
sembrava di esplodere.
Ed
era ancora l’inizio…
Gli
affondò le dita su una spalla, cercando di dominare un gemito, e un attimo dopo
sentì la mano di lui sfiorarle il volto, dolcemente.
“Ve
tutto bene?” Sussurrò, con voce roca.
Kate
aprì gli occhi, incontrando il suo sguardo incerto.
“Si…”Rispose,
ma quello che provava era così intenso che non riusciva nemmeno a sorridere. “
Dio… si…
E…
Tu?”
Angel
ammiccò per un attimo, prima di nasconderle il volto sulla spalla.
“Io…”Mormorò,
così piano che lei quasi non riuscì a sentirlo. “ io credo di stare per
esplodere…”
“Non
avere paura…”Kate gli passò le mani sulle braccia, e quando Angel sollevò il
volto, ancora immobile dentro di lei, pensò che avrebbe dato tutto, solo per
vederlo in quel momento… e per sapere che era in lei… che era parte di lei. “
io non ti lascio, Angel… “Intrecciò le dita alle sue, stringendole forte. “ io
sono tua…”
Non
credeva che avrebbe mai detto una cosa del genere.
A
nessun uomo.
Aveva
sempre pensato che sarebbe appartenuta soltanto a se stessa …
Se
lo era ripetuto.
Ne
era stata convinta.
Si
era ingannata.
Lei
era davvero sua.
Gli
apparteneva.
Cuore,
corpo e spirito.
Da
così tanti anni , ormai…
Da
quando lui non era che uno sconosciuto senza un cognome.
“Mia…”Ripetè
piano Angel.
“Si…
tua…”
Gli
baciò ripetutamente il viso, e un attimo dopo lui cominciò a muoversi dentro di
lei.
Dolcemente.
Lentamente.
“…
tua… “Ripetè Kate ansando, accompagnando i suoi movimenti uno ad uno.
Lasciando
che fosse l’istinto a guidarla, insieme a una passione che credeva fosse
arrivata al suo culmine, e che invece stava crescendo ancora, ed ancora.
E
cresceva ad ogni passo che facevano insieme, a ogni bacio, a ogni carezza, a
ogni contrazione delle loro dita, a ogni respiro che le mancava nel petto.
Rubando
dalla sua gola parole e gemiti, e lasciandola in silenzio.
In
un silenzio quasi irreale, interrotto solo dai suoni sospesi dei loro respiri,
e dei movimenti dei loro corpi sulle lenzuola di cotone.
Delle
loro labbra che non smettevano per un istante di cercarsi, di scoprirsi, in
ritmo con i loro corpi, e col battito del suo cuore, che ormai era quasi un
unico rollio incontrollato.
Degli
schiocchi leggeri delle loro bocche, quando Angel solleva la testa e la
guardava, gli occhi scuri incupiti dalla passione, chiedendole in silenzio il
permesso di accelerare il suo ritmo, e ricevendo dal suo volto,in un identico
silenzio, tutte le rassicurazioni di cui aveva bisogno.
Kate
lo sentì spingere più a fondo, e si inarcò contro di lui, accogliendo in se il
suo movimento, mentre lui la baciava con dolcezza, per poi tornare a guardarla,
due, tre volte.
E,
ogni volta, lei si alzava un po’ di più per incontrarlo, fino a che sentì il
braccio di lui circondarle la schiena,
per tenerla sollevata, il seno premuto contro il suo petto, il capo leggermente
inclinato, e il collo…
Il
collo esposto, vicino alla sua bocca…
Vicino
alla bocca di un vampiro…
Kate
sentì la tensione crescere sempre di più, in armonia con quella di lui, con suo
respiro ansante, con il ritmo delle sue spinte, che riuscivano a diventare
sempre più profonde senza perdere per un solo, singolo momento di dolcezza.
Di
quella cura che il corpo di lui aveva del suo.
Senza
perdere per un solo momento d’ amore…
E
mai le era sembrato che una parola si adattasse tanto ad un gesto.
Loro
stavano veramente facendo l’amore.
Stavano
costruendo, stavano generando l’amore, istante dopo istante.
Stavano
dando forma, insieme, a qualcosa di unico, di vivo, di luminoso… come una
stella che esplodeva. Travolgendoli entrambi. Sopraffacendoli e cullandoli con
il suo calore denso, profondo, come gli occhi di Angel… come il suo amore per
lui.
Come
la stretta delle loro dita insieme… e l’ansito innaturale che dalle labbra di
Angel carezzava il suo collo.
Il
suo collo…
Kate
sapeva che non avrebbe fatto nulla se lui l’avesse morsa…
Sapeva
che non glielo avrebbe impedito…
Che
non avrebbe nemmeno gridato…
Almeno
quanto sapeva che lo amava…
Lo
sentì strofinare la fronte sulla sua pelle, e con la mano gli accarezzo i
capelli, sorridendo all’assurdità della sua vita.
Si
era detta che non poteva amarlo… aveva cercato di convincersi che fosse così…
aveva provato ad odiarlo perché era un vampiro…
E
adesso gli stava offrendo tutto… il suo corpo, il suo spirito, e anche il
sangue nelle sue vene…
Aveva
perso…
Su
tutta linea…
Eppure,
in tutta la sua vita non era mai stata più felice…
Angel
la rendeva felice… in quel momento, come in quei rari attimi di quiete, tanti
anni prima, quando ancora non sapeva chi era, e lui andava a trovarla per
chiederle aiuto… e i loro occhi si incontravano.
Lo
aveva amato anche allora… ma allora lui apparteneva a un ‘altra.
Mentre
adesso… adesso non c’era nessuno fra di loro… fra le loro bocche e la loro
pelle e i loro cuori…
Nessuno.
Lo
strinse a se, possessivamente.
Reclamandolo,
mentre lui affondava ancora dentro il suo corpo, riempiendola completamente.
E
Kate non aveva bisogno di udire la sua voce per sentirlo urlare in lei, con
grida che solo il suo cuore poteva percepire, e solo il suo corpo assorbire,
unendole alle proprie.
Nessuno…
Anche
se lo avesse voluto, anche se avesse provato, nessuno avrebbe potuto
intromettersi .
C’erano
solo loro due, e l’amore che avevano scoperto così tardi, e che cresceva, con
ognuno dei loro movimenti… cresceva fino a che divenne così grande che il suo
corpo parve non riuscire più a contenerlo, ed esplose, in una valanga di luce,
e nel silenzio assordante del fiato che le si mozzava in petto, e dei suoi
muscoli che si contraevano, gridando per lei, con lei, attorno al corpo di Angel,
scagliandola come una freccia contro il suo braccio.
Mentre
lui la seguiva, affondandole la testa sul collo.
Le
labbra dischiuse.
E
baciandola…
Mentre
si perdeva in lei.
Mentre
il suo seme, fresco come un fiume di acqua di montagna, le riempiva il grembo.
E
lei lo sentiva… poteva sentirne ogni stilla… ogni movimento all’interno del suo
corpo.
Come
una carezza fresca che si espandeva ovunque.
Come un ‘onda all’interno di un ‘altra onda.
E
Kate era così fragile all’interno di quella marea … di quella tempesta di
sensazioni violentissime che sembrava insieme confondere e rendere tutto più
chiaro.
Che
le scuoteva il corpo, bruciandola dall’interno.
Togliendole
il fiato.
Boccheggiò,
mentre Angel l’appoggiava dolcemente sul letto, la testa a sfiorare il suo seno,
e dopo un attimo risaliva verso di lei, accarezzandole entrambe le guance con
il palmo e poi con il dorso delle mani.
“Kate…”Ansò
contro la sua pelle. “ amore… respira…”
Le
sfiorò la spalla, e poi appoggiò la mano sul suo ventre, massaggiandolo piano.
Calmando
con la sua dolcezza il tremito del corpo di lei.
“…
respira…”
Kate
obbedì automaticamente, attirando a forza l’aria nei polmoni.
E
solo in quel momento si accorse che lui si era spostato leggermente,
appoggiandosi su un fianco per non schiacciarla, e che la guardava, gli occhi
nocciola che non avevano ancora smesso di fare l’amore con lei.
E
solo allora si accorse che non l’aveva morsa…
Sentì
un groppo serrarle la gola. Violentissimo.
Non
aveva perso, dopotutto… non aveva perso…
“Abbracciami…”
Mormorò. “tienimi con te… solamente per un po’…”
In
tutta la sua vita non si era mai sentita così felice…
In
tutta la sua vita non si era mai sentita
così piena di energia e di forza.
E
in tutta la sua vita non si era mai sentita così vulnerabile e fragile… come un
oggetto di cristallo, che avrebbe potuto andare in pezzi da un momento
all’altro.
Con
talmente tanti pensieri nella mente, ed emozioni nel cuore, e sensazioni nel
corpo che le pareva che tutti si confondessero, restando assurdamente chiari e
distinti…
E
su tutti dominava quella specie di commozione, quel sentimento strano, quella
tenerezza che le faceva desiderare di piangere, al pensiero che lui non
l’avesse morsa…
Al
ricordo della delicatezza, della dolcezza del loro amore…
Nessuno
aveva più avuto tanta cura di Kate, da quando era bambina…
Nessuno…
E
adesso questo… vampiro… questa creatura delle tenebre… la coccolava e la viziava con i suoi baci e
con le sue carezze, regalandole così tanto… a lei, da cui tutti avevano sempre
e solo voluto prendere.
Ora questo essere allungava le braccia e
l’attirava contro di se. Stringendola. Abbracciandola. Baciandole con dolcezza
infinita i capelli, mentre lei gli appoggiava la fronte sulla spalla, senza
chiudere gli occhi.
Per
paura che tutto sparisse.
E
lei si ritrovasse in ospedale,
addormentata con la testa sul letto di Nia.
Guardò
una goccia di sudore scivolare lungo la pelle pallida di Angel, e senza pensare
la sfiorò con le labbra, bevendola, e terminando il suo gesto con un piccolo
bacio.
Lo
amava…
Lo
amava talmente tanto…
Lo
amava tanto che le pareva di non riuscire a contenere tutto quello che sentiva
per lui.
Alzò
il viso, incontrando i suoi occhi scuri, pieni di amore, e le sue labbra,
quando lui si sollevò a baciarla.
“Perdonami…”Mormorò
sulla sua bocca.
Kate
aggrottò la fronte.
Questa
poi…
“Angel
“Esclamò, scostando la testa per guardarlo meglio. “ per l’ amore del cielo… di
che cosa ti devo perdonare?”
Lui
sospirò piano, continuando a tenerla.
“Dovevi
riposare… “Mormorò.
Kate
sorrise, scotendo la testa di fronte alla sua piccola follia, e liberandosi in
parte del suo abbraccio si stese sulla schiena, stiracchiandosi.
“Non
mi sono mai sentita più risposata in vita mia…” Gli sorrise maliziosamente,
mentre Angel si allungava su di lei, sostenendosi su un gomito. “E poi… adesso
ho la prova di non essere frigida…”
“Frigida?!”
Ripetè lui, e la sua esclamazione risuonò per tutta la stanza.
Aveva sgranato gli occhi, e la fissava con un
‘espressione sconvolta sul viso reso leggermente lucido dal sudore.
“
Tu… frigida?!”
“Era
una diceria alquanto diffusa quando stavo in polizia…”
Angel
la fissò ancora per un istante.
E
poi scoppiò a ridere.
Rise
come un bambino, scotendo il capo e affondandole il volto sul seno, le spalle
mosse dall’ilarità.
“No…”Esclamò
sulla sua pelle. “tu non sei frigida…”
“Ehi!”Kate
rise, battendogli con la mano sulla schiena. “ Ti sembra una cosa su cui
ridere?!”
Angel
sollevò il volto, gli occhi lucidi, bellissimo…
“Scusami…
è che… tu sei sempre stata così piena di passione… soltanto un perfetto idiota
potrebbe credere… “Sgranò gli occhi per un momento, smettendo di ridere. “ ah…”
Ma,
prima che potesse continuare, Kate gli avvolse le braccia attorno al collo.
“Se
fai il suo nome, proprio adesso, giuro che ti mordo…”
Vide
il dispiacere e l’imbarazzo attendere ancora un attimo negli occhi di Angel,
prima di lasciare il posto a un ‘espressione molto, molto diversa.
“E’
una promessa?”Le sussurrò, chinandosi sul suo volto.
“Mm…
può darsi…”
La
baciò, e un attimo dopo fu Angel ad appoggiarle la testa sulla spalle, e Kate a
circondargli il capo con le mani, accarezzandolo piano. Dolcemente…
E
si stupì della naturalezza con cui stavano muovendosi, come se quella non fosse
che una delle tante sere trascorse insieme, a coccolarsi reciprocamente dopo
ore d’amore.
“Angel…”
Mormorò, accarezzandogli la fronte.
“Mm….”
“Se
mi prometti di tornare in questa stessa, identica posizione, ti dico una cosa…”
“Cosa…?”
Rispose lui piano, giocando con un dito sulla cicatrice di Kate.
“Ho
fame…”
Angel
sollevò il capo di scatto, guardandola.
“Dici
sul serio?”
Kate
rise dello stupore dipinto sul suo viso.
“Si…
direi proprio di si… c’è qualcosa da mangiare qui dentro?”
“Scherzi?!”
Angel si sollevò sui gomiti. “ Dopo nove mesi di gravidanza di Cordelia e due
di allattamento? Ci sono più dolci e sostanze ipercaloriche qua dentro che
alcool a Las Vegas!”
Fece
per alzarsi, ma lei lo trattenne , prendendolo per un braccio.
“Aspetta…”
Mormorò. “ Ci vado io…”
“Mm…”Angel
si chinò su di lei, baciandola. “ neanche per sogno…
E
se dici una sola parola…”La prevenne. “ ti lego al letto!”
Kate
sollevò il mento.
“E’
una promessa?” Lo provocò.
“Non
lo so… “ Rispose lui, sfiorandole con una mano il fianco, e lanciando lunghi
brividi di piacere lungo tutto il suo corpo. “Forse…”
Si
alzò con uno scatto, e afferrati i
pantaloni li infilò in un istante.
“Ci
metto un attimo…” Mormorò, chinandosi per baciarla ancora. “ è tutto nel frigo
di sotto…”
Kate
sospirò, e lo guardò uscire dalla stanza, scalzo e vestito dei soli pantaloni,
immagini nei momenti appena trascorsi che le balenavano nella mente,
riempiendole il corpo di un languore caldo e avvolgente.
Si
stiracchiò sulle lenzuola, abbandonandosi poi completamente e chiudendo gli
occhi.
Sentiva
l’odore di Angel attorno a lei.
Nell’aria, sulle lenzuola, e poi sulla sua stessa pelle, e la sensazione del
suo copro unito al proprio era ancora lì, sulla sua carne, nel suo ventre…
Era
appena andato via, e le mancava già così tanto…
Piegò
leggermene le gambe di lato, sospirando di piacere.
Non
ricordava di essersi mai sentita così appagata in vita sua.
Così
sazia e piena e … donna…
Non
ricordava di avere mai avuto una consapevolezza così profonda del suo corpo… di
ogni parte di esso… e di aver mai
avvertito una simile sensazione di armonia…
Come
se ogni cosa, lei compresa, fosse esattamente dove doveva essere…
Nel
letto di un vampiro…
Con
le sue mani e le sue labbra ancora addosso, e il desiderio che tornasse in
fretta.
E
non le importava che entrando l’avrebbe vista così…
Nuda,
esposta, completamente abbandonata…
Lei
voleva che la vedesse… lei amava che la guardasse… esattamente come una volta
non aveva voluto che Bob facesse la stessa cosa…
E
se essere senza orgoglio, o dignità o pudore era questo…
Allora
voleva restare così per sempre…
O
illudersi che avrebbe potuto farlo…
Godendosi
l’odore di lui attorno a se.
E
aspettando che tornasse.
Angel
deglutì, entrando nella stanza in silenzio, e qualcosa di doloroso e
incredibilmente piacevole gli strinse il cuore in petto alla vista della donna
che giaceva nel suo letto, circondata dall’odore dolce e salato del sudore,
della sua pelle, e del loro amore che, appena bruciato, continuava ad ardere
dentro di lui, con un ‘intensità tale che dovette lottare e fare forza su se
stesso per non gettare in terra il vassoio con il cibo e correre da lei. Per
baciarla, per catturare il suo corpo fra le braccia e implorarla di fare ancora
l’amore con lui.
Sentiva
il suo cuore battere. Forte, appassionato come lei, e il ritmo, leggermente
accelerato, era l’unica cosa a rivelargli che Kate non si era addormentata.
Che
lo aspettava.
Così
rilassata e in pace, così abbandonata contro le lenzuola stropicciate da
sembrare immersa in un sonno profondo.
Si
avvicinò, gli occhi imprigionati dall’espressione beata del viso di lei, così diversa dalla
maschera di preoccupazione e angoscia che lo aveva nascosto in quell’ultima
settimana…
Dall’
armonia del suo corpo nudo, disteso, con le gambe leggermente piegate di lato e
le braccia aperte.
Una
visione di dolcezza , a dispetto di ciò che il mondo e la gente avevano sempre
voluto vedere, e che lui non si sarebbe mai stancato di guardare… di adorare…
Ma
Kate non era una dea… abbandonata su lenzuola di seta… Kate non era un ideale
o un sogno…
Kate
era una donna…
Una
meravigliosa, orgogliosissima, appassionata giovane donna che aveva regalato a
un vampiro il suo cuore pieno di fuoco e di tenerezza.
Kate
era la sua donna…
E
lui la sentiva sua…
Sua
come non aveva mai percepito nessuno.
Come
se fosse un ‘altra parte di se stesso. Del suo corpo e della sua anima.
Una
parte smarrita della cui assenza non
aveva neanche avuto idea… fino ad allora…
Fino
a che da solo non aveva abbattuto le sue stesse difese…
Perché
non aveva voluto perderla ancora…
Perché
aveva avuto così paura di vederla di nuovo fuggire da decidere di rischiare,
rivelandole i suoi sentimenti…
Per
poi ritrarsi, atterrito, temendo di essere stato impulsivo, o intempestivo…
temendo di poter distruggere ciò che di nuovo sembrava si stesse componendo fra
di loro…
Sua…
Da
prima che potesse capirlo.
Da
prima che potesse solo immaginarlo.
Da
prima che la mordesse.
E
si chiedeva adesso se Kate avesse sentito quanto di se stesso le aveva donato
con quel morso.
Quanto
fosse entrato in lei e ci fosse rimasto.
Quanto
le appartenesse.
Lui
a lei…
Tanto
che cercare di cancellare questo legame, o ignorarlo era servito solo a
stringer più forte la corda attorno al suo cuore.
La
amava.
Come
non aveva mai amato nessuna donna in tutta la sua esistenza.
In
un modo diverso da come aveva amato Buffy.
Perché
Buffy era stata la sua dea bambina.
Kate
era la sua donna.
Prese
dal vassoio la rosa che aveva colto in
giardino, i petali bianchi rigati leggermente di rosa, come la pallida pelle di
lei, e con dolcezza infinita la usò per carezzarle il ventre, percorrendo
lentamente il segno che lo divideva.
Il
segno della vita che aveva abitato in lei.
E
pensare che una creatura avesse vissuto dentro di lei, che un ‘altro cuore
avesse battuto in sintonia con il suo, lo riempiva di una meraviglia diversa da
qualsiasi stupore avesse mai provato, e di malinconia al pensiero di non
esserci stato, di non aver sentito la bambina di Kate crescere sotto le carezze
della sua mano.
Kate
rabbrividì leggermente, sorridendo e voltandosi verso di lui.
E
quando aprì gli occhi Angel pensò che avrebbe potuto perdersi in quei cristalli
puri come l’amore.
E,
forse, era già successo…
Le
passò la rosa sul ventre, e poi sul
seno, fecendo allargare il suo sorriso, e continuò ad accarezzarla fino a che
lei sollevò la mano, e prese il gambo del fiore fra le dita.
“Per
me?” Mormorò.
“No…”Angel
le sorrise a sua volta. “ Per l’altra donna che tengo sotto il letto…”
Kate
rise, sollevandosi a sedere e allacciandogli le braccia attorno al collo.
“Nessuno”
Sospirò. “ mi ha mai regalato dei fiori…”
Gli
baciò lentamente le labbra, le punte dei seni che gli carezzavano il torace, e
lui appoggiò il vassoio in terra e
sedette sul letto, lasciando che lei lo attirasse con se.
Le
accarezzò il viso, sfiorandole con il pollice la fronte e scostandole con
dolcezza infinita i capelli dal volto.
Dio…
era così bella…
E
così pallida e sciupata che avrebbe desiderato poterla stringere e tenere con
se, al sicuro dal mondo, come non aveva mai fatto…
Perché
Cordelia aveva ragione…
Kate
era sempre stata una donna per Angel.
Adulta
e responsabile.
E
lui non aveva mai voluto imporlesi come aveva fatto con Buffy…
Il
suo rapporto con Kate era sempre stato più complesso.
Aveva
desiderato proteggerla, e insieme aveva voluto rispettare le sue decisioni, e
spiegarle, e farle capire... e la verità era che non le aveva mai concesso
quegli atteggiamenti che aveva consentito alla giovanissima Cacciatrice…
Cose
come l’orgoglio o il dispetto, o l’imprudenza, o la testardaggine.
Cose
che aveva giustificato in Buffy, a Kate non le aveva consentite… arrivando a
essere con lei più duro di quanto avrebbe voluto…
E
questo… di nuovo… per proteggerla…
In
un circolo assurdo che pareva non potesse mai avere una fine.
“Che
cosa volevi dire prima…” Mormorò piano Kate,
come se fosse stato in grado di leggere i suoi pensieri. “ quando hai
parlato del momento in cui mi hai vista al museo…?”
Angel
abbassò gli occhi, ma lei lo costrinse a guardarlo di nuovo, appoggiandogli la
mano sotto il mento.
“Direi
che a questo punto sono poche le cose che non puoi dirmi…
O
quelle che io non sarei disposta a sentire…”
Ancora,
lui non parlò.
La
guardava negli occhi, e cercava in quello sguardo sincero risposte a domande che
nemmeno sapeva formulare.
Rassicurazioni…
o forse solamente un abbraccio… e ancora la sua voce, a ripetergli che lo
avrebbe amato, anche dopo che le avesse risposto…
Aveva
avuto così pochi scrupoli con Kate, prima, gettandole in faccia ciò a cui lei
non riusciva a credere… e aveva fallito…
Aveva
cercato di proteggerla dalla verità… e aveva fallito…
Aveva
cercato di tenerla lontana dal pericolo, e aveva fallito… e poi di farla
entrare nel suo mondo… e aveva fallito ancora…
Aveva
creduto di averla persa così tante volte… ma pensare di farlo ora… di vederla
allontanarsi adesso, dopo aver provato il suo sapore.. e il calore delle sue
braccia…
Dopo
che, a distanza di tanti anni, si era sentito di nuovo amato veramente, e dopo
che, per la prima volta in tutta la sua esistenza, aveva sentito che una dona
gli apparteneva completamente, almeno come lui apparteneva a lei…
…
era come pensare di tornare a vivere nel buio delle fogne …
Avrebbe
voluto chiederle ancora una volta se si fidava di lui… come sette anni prima…
quando lei aveva risposto di si, e Angel aveva sconvolto la sua vita… ma non ne
aveva il coraggio, e forse non lo avrebbe mai avuto…
Avrebbe
voluto poterle non rispondere, ma sapeva che lo avrebbe fatto… perché Kate
meritava una risposta… e, forse, avrebbe sbagliato ancora.
Sentì
la mano di Kate accarezzargli gentilmente la pelle del volto.
“Volevi
uccidermi?” Mormorò piano.
Lui
sgranò gli occhi, fissandola.
“No!”Esclamò.
“ Certo che no!”
“Allora
volevi salvarmi …”
“Si…
“
“E…”
“Lo sai che vuol dire il morso di un
vampiro?!”
Kate
annuì piano.
“Vagamente…”
“Kate,
tu ricordi come stavo in quel periodo… non è una giustificazione e non vuol
dire che se mi fossi trovato nella stessa e identica situazione ma fossi stato
più razionale, più in possesso delle mie capacità… non lo avei fatto
ugualmente… perché la verità è che in quel momento … io volevo…
morderti…”
“Direi
che ora è più chiaro…”
Angel
sospirò, sollevandosi e sedendo sul letto, i gomiti appoggiati alle ginocchia.
“Tu…”Mormorò,
fissandosi le mani. “ sei mai stata così arrabbiata con qualcuno cha ami da
volergli sbattere la testa contro un muro fino a fargli intendere ragione?”
“Si…
e l’ogetto di questa rabbia ce l’ho proprio davanti…”
“
Io ero molto arrabbiato con te…
Ti.. ti avevo detto di non immischiarti nella mia
vita, in quello che facevo… ti avevo detto che erano cose che non potevi …
gestire, che arano troppo pericolose per te…
Te
lo avevo ripetuto solo poche ore prima… credevo di averti dimostrato che uno…
come me… avrebbe potuto ucciderti in pochi secondi…
E
neanche avevo finito di dirlo che tu eri là, davanti a me, con due demoni
pronti ad ammazzarti come se fossi stata un moscerino… a ficcarti da sola in
una situazione che poteva essere fatale…
Hai
idea…”Sospirò. “ Hai una vaga idea di quanto fossi arrabbiato?”
Sentì
Kate muoversi dietro di lui, e un attimo dopo le braccia di lei passare sotto
le sue, e abbracciargli il petto con dolcezza, mentre lei gli si appoggiava
alla schiena, il capo premuto sul collo di Angel.
E
il suo corpo era così morbido e caldo che lui dovette lottare con se stesso per
non voltarsi, e baciarla di nuovo, e di nuovo trascinarla su quel letto.
“Riesco
a immaginarlo…”Mormorò la ragazza, il fiato caldo che carezzava la pelle di
lui, e il cuore, il suo cuore, che aveva battuto così forte stretto nel palmo
della sua mano, che ora pulsava regolare contro la schiena e nelle orecchia di
Angel, come se fosse il suo.
E
forse, in parte, lo era.
“Io
volevo punirti…” Lo ascoltò, il cuore di Kate, mentre lui parlava… ascoltò la
sua risposta… e attese di sentirlo accelerare, e di avvertire rabbia o
disprezzo nel suo pulsare ritmico così vicino a se. “Volevo … darti una lezione.
Perché
ti avevo detto di starne alla larga, e tu non lo avevi fatto… e avresti potuto
rimanere uccisa…
Ti
ho vista, e il cuore mi è esploso … e ho iniziato a parlare… e sul tuo volto
c’era un ‘espressione così determinata nonostante il male che ti stavo
facendo…che volevo… punirti… di più… perché tu non mi avresti obbedito… non avresti
smesso di rischiare inutilmente la tua vita…”
“E
così… “Terminò lei, movendo le labbra contro la sua pelle. “ mi hai morsa…”
“Ho
fatto di più…”Rispose piano, così piano che temette non lo udisse.
Le
prese le mani, e liberandosi dalla sua stretta si voltò, guardandola negli
occhi, con i polsi di lei stretti a se.
“…
io ti ho marchiata , Kate… ti ti ho presa, ti ho … rivendicata e ti ho morsa…”
“E
per la legge dei vampiri io ti appartengo…”
Angel
sgranò gli occhi, fissandola.
“Lo
sai?”
Lei
annuì piano.
“Mi
hai morsa…”Mormorò. “ e avresti potuto uccidermi... invece… mi hai salvato la
vita…
E
non solo quella…” Kate si liberò dolcemente le mani, e gli avvolse le braccia
attorno al collo.
“…
non puoi più convincerti che qualcuno sia… cattivo… se ti ha appena salvato la
vita… se ti aveva così… vicina… “Angel deglutì, sfiorandole con le mani la
schiena nuda. “ e non ti ha … uccisa…
Se
ti senti rimescolare dentro… e sai che dovresti provare orrore per quello che
ti ha fatto e invece una parte di te è così felice… perché sente che ti ha
fatta… sua…”
Esitò,
con la fronte su quella di Angel, e le labbra così vicine che gli sfioravano la
bocca.
Gli
sarebbe bastato un attimo per baciarla di nuovo…
E
lui voleva baciarla di nuovo…
E
di nuovo …
E
di nuovo…
E
di nuovo…
Ma
c’era ancora una cosa che doveva dirle.
“Non
è … tutto…”Mormorò. E lentamente la distese sul letto, accarezzandole la fronte
con le dita.
“No?”
“per
la legge dei vampiri… “Sussurrò piano. “ tu sei la mia compagna… nessun vampiro
potrà mai toccarti… “
“Rassicurante…”
“E
sei legata a me…”
“mm…
“Come
io sono legato a te…”
La
vide sgranare gli occhi. E approfittò della sua sorpresa per baciarle la bocca.
“…
tutto quello che ho… ti appartiene… e tutto quello che hai tu… è mio…
Compresa
la tua bambina…”
“Angel…”
Kate fece per alzarsi, ma lui la trattenne, la mano ancora sul suo volto. “io
non voglio… legarti…”
“Mi
sono legato da solo, la sera che ti ho rivendicata… “Le baciò piano le labbra,
e poi la curva del collo, indugiando lentamente sul segno del suo morso. “ e
c’è un solo modo… per spezzare questo legame…” Le accarezzò le braccia, mentre
con la bocca le sfiorava un capezzolo, limitandosi a baciarne la punta, senza
andare più in là, sorridendo al brivido che percorse il corpo di lei, e al modo
in cui si inarcò istintivamente verso di lui.
“Ossia?”
Ansò Kate…
“Mm…
“Angel le accarezzò il seno con la guancia, e poi sollevò le testa, fissandola
seriamente negli occhi. “ ucciderti…”
La
sentì ansare. E non era un ansito di paura.
Mentre
negli occhi le passava qualcosa che somigliava moltissimo a un lampo di gioia.
Qualcosa
che ebbe il potere di accenderlo come un fiammifero, come un albero rimasto per
troppo tempo al sole… o come un uomo, davanti alla sua donna.
“Non
sarai un po’ estremo?”Lo schernì, attirandolo nuovamente a se.
“Che
vuoi farci?” Ripose. “ Sono un ragazzo all’antica… non credo nel divorzio…”
Kate
sorrise sulle sue labbra, baciandolo.
“Sono
felice… “Mormorò poi. “ e mi sento così in colpa…”
“Shh…
“Le appoggiò un dito sulle labbra, mentre tornava lentamente a distendersi su
di lei. “niente sensi di colpa… non ora… e se posso farlo io…”
Di
nuovo, Kate rise.
“Ubi
maior…”
“Mmm…”Le
accarezzò i fianchi, lisci come seta. “ottima pronuncia…” La baciò, affondando
dentro la sua bocca.” … per un ‘Americana…”
Kate
gli strinse le braccia attorno al collo, approfondendo il bacio, e fu solo
quando stava già perdendosi in lei che un pensiero sfiorò veloce la mente di
Angel.
“Kate…”Mormorò,
interrompendo il bacio. “ tu dovresti mangiare…”
Lei
mugugnò contro la sua bocca, attirandolo nuovamente a se.
“Mi
è passata la fame…”Sorrise.”
“Adoro
il tuo seno…
Mi
piace… veramente…”
Angel
le passò una mano sul fianco, e Kate ridacchiò, stendendolo di schiena ed
appoggiandosi sul suo petto.
“E
io…”Mormorò, sollevando l’indice e sfiorandogli la tempia, proprio accanto
all’occhio sinistro. “ adoro questi…”
Angel
aggrottò la fronte.
“I
tuoi nei… “Spiegò, percorrendoli con le dita. “Mi piacciono da impazzire… “
Le
carezzò la schiena nuda, dolcemente, come nelle ultime ore aveva carezzato ogni
pollice della sua pelle. Infiammandola e
raffreddandola al tempo stesso.
Portandola
in alto e precipitando con lei, in una pioggia di luce…
“Io
nemmeno li ricordo più… “Sussurrò.
Kate
si scostò i capelli dal viso, guardandolo.
“Bè,
sono piccolo, scuri… e sono uno qui e uno qui…”Gli soffiò sulla pelle, e lui
rise.
Rise
di gusto.
Ed
era così strano…
Così
strano che le ci fossero voluti cinque anni per sognare la sue risate, e poche
ore per abituarsi ad esse.
Come
si era abituata alla carezze e ai baci di Angel... come si era abituata a
muoversi con lui, in sintonia con il suo corpo, come se fosse l’unica cosa che
faceva da sempre.
“Sembriamo
due idioti!” Sorrise, battendogli piano un palmo sul petto. “ E questa particolare
idiota adesso deve tornare in ospedale…”
“Mm…”Lo
sentì mugugnare, allungando la mano per sfiorarle il polso, senza cercare però
di trattenerla. “E se prima mantenessi la tua promessa e mangiassi qualcosa?”
Kate
sospirò, sollevandosi piano.
“Forse…
“ Concesse.
Si
voltò. Mentre il cuore le si stringeva nel petto.
Era
finito…
Quell’intervallo,
quel… sogno… quelle ore solo per lei… solo per loro…
Quella
specie di … varco, nel tempo e nello spazio, in cui non erano esistiti ne
dolore ne dovere… e dove l’unica cosa a contare veramente era stata amarsi…
Stringersi
l’un l’altro, e dirsi tutte quelle cose che non avevano mai potuto o osato
rivelarsi…
Era
finito…
Il
suo angolo di amore…
Il
suo bozzolo di tempo rubato…
Ed
era stato così breve…
E così meraviglioso…
E
le aveva avvolto il cuore in un nido caldo e rassicurante, come le braccia di
Angel avevano avvolto il suo corpo, e come le sue avevano avvolto quello di
lui.
Mormorando
a quel cuore ferito che al mondo c’era altro che non fosse la tristezza, e la
malinconia di una speranza che lentamente si assottiglia.
Ridandole
in poche ore ciò che credeva di aver perso per sempre… la sensazione di essere
una donna…
E
ciò che pensava non avrebbe mai provato…quella di essere amata…
E
di essere parte di qualcosa di grande e meraviglioso…
Parte
di altro corpo, e di ciò che formavano insieme.
Unico.
In tutto l’universo.
Suo.
E
nessuno avrebbe potuto portarglielo via.
Come
nessuno al mondo avrebbe potuto portarle via il ricordo di quelle ore trascorse
ad amarsi, e la sensazione dei baci di Angel.
Come
nessuno al mondo avrebbe potuto portarle via quella felicità troppo breve, che
ancora le scaldava il cuore.
O
l’eco della voce di lui, mentre le diceva “ti amo”.
Qualunque
cosa fosse avvenuta.
Qualunque
cosa fosse accaduta fuori dai confini rassicuranti di quella stanza.
E
l’avesse attesa per le strade, e per i corridoi dell’ospedale…
Qualunque
cosa… non avrebbe potuto toglierle la consapevolezza di appartenere a un altro
essere… come lui apparteneva a lei…
A
lei… che non aveva mai avuto nemmeno un briciolo del cuore di un’ altra
creatura, che non fosse la sua creatura…
La
sua bambina…
E
ora scopriva di essere non solo amata dall’uomo a cui da tanto aveva dato il
cuore, ma legata a lui da un legame profondo quanto misterioso…
Il
legame della sua razza, che avrebbe dovuto farle orrore… e che invece rischiava
di farla mettere a urlare per la gioia…
E
orgoglio, e forza e imbarazzo potevano andare a farsi un giro molto, molto
lungo…
Non
era più sola…
Gettò
le gambe oltre il bordo del letto, mettendosi a sedere.
“Spero
che Cordelia non mi odi a quest’ora… “ Sorrise, cercando con gli occhi i
vestiti. “ ci avrà dati per dispersi…”
Angel
ridacchiò.
“Io
penso che sia da giorni che ha previsto tutto …”
Kate
si passò la mano sul ventre, una strana sensazione di freddo che le sfiorava,
terribile , il volto.
“Dici…”
Deglutì.
Freddo.
Ancora
freddo.
Sulla
pelle. Lungo la spina dorsale…
Un
freddo innaturale…
C’era…
qualcosa… che non andava…
Sollevò
il capo, prendendo un respiro.
Forse
un piccolo cado di pressione…
“Sai
Angel…”Si sforzò di continuare. Ma era difficile.Aveva un groppo in gola
adesso… e quando cercò di respirare di nuovo il fiato le si interruppe in
petto. “ una settimana e non ho ancora visto il suo bambino e non so… nemmeno
se è sposata o…”
Le
parole si bloccarono, mentre il groppo si espandeva, pendendole lo stomaco, e
ghiacciandole la pelle, e facendo accelerare di colpo il sangue nelle sue vene.
“Cordelia?”Esclamò
Angel dietro di lei. “ non credo che esiste nessuno più sposato in tutta Los
Angeles…”
Kate
si premette una mano sulla bocca, mentre un singhiozzo le sfuggiva dalle
labbra.
“…
anche se non … Kate?”
Lo
sentì sollevarsi di scatto, e afferrarle le spalle…
Nella
voce un ‘inflessione preoccupata…
E
chissà cos’ era stato a fargli paura… se il fatto che stesse tremando come una
foglia… o che fosse scoppiata a piangere…
Gemette,
affondandosi il volto fra le mani, mentre il pianto la travolgeva.
Improvviso
.
violento.
Come
la piena di un fiume.
Come
se una diga dentro di lei si fosse appena infranta, e la forza distruttrice
dell’acqua avesse improvvisamente travolto ogni cosa.
E
sulla sua strada c’era… lei…
Piccola,
misera creatura umana, infranta da un ‘onda troppo forte per lei.
Che
le scuoteva il petto, e il corpo, con la violenza del dolore , sciogliendosi in
una cascata di lacrime disperate.
Cercò
di respirare, ma non riuscì a farlo, il pianto che le bloccava il naso e la
gola, e si piegò su se stessa, gridando piano, una terribile sensazione di
caldo e freddo insieme che le gelava il sudore sul corpo, facendola stare male.
Facendole
desiderare di vomitare e di buttarsi a terra e pestare i pugni sul pavimento,
tanto era violento ciò che stava vivendo.
E
che si portava via i pensieri, i sentimenti, le reazioni, tutto ciò che non
fosse quella cosa enorme che aveva nel corpo, all’altezza del cuore … e che si
stava espandendo… e che non riusciva a venire fuori di lei, ma ci provava, ci
provava… fino a tenderle la pelle, e le ossa, fino a dilatare il suo stesso
essere e poi a rigettarlo su se stesso.
Si
premete le unghie sul viso, rischiando di ferirsi, ma Angel glielo impedì,
catturandole i polsi con la mani e costringendola a voltarsi verso di lui.
L’aveva
già chiamata prima… ma lei non lo aveva sentito, troppo sconvolta, troppo
lontana per rendersene conto… e solo adesso la sua voce, la sua presenza, le
parvero un riparo nella tempesta che la stava uccidendo… l’unica salvezza…
l’unica casa a cui tornare…
“Vieni
qui…”Mormorò lui , attirandola a se. “ vieni qui, vieni qui…”
La
strinse, e lei gli avvolse le braccia attorno al collo, stringendolo
disperatamente, con tanta forza da ferirsi contro le ossa del suo sterno.
Mentre non riusciva a smettere di piangere.
Di
singhiozzare come una bambina disperata, con tanta violenza che i suoi
singhiozzi si mutarono in contrazioni. Violente, dolorosissime, che la
staccarono da lui, facendola piegare su se stessa.
“Oh,
Dio…”Riuscì ad ansare. “ oh, Dio… che cosa mi succede?!”
Non
riusciva a vederlo, la vista completamente annebbiata dalle lacrime, ma sentì
le sue braccia stringerla ancora e seppe che si era sdraiato di nuovo accanto a
lei.
Lo
sentì sollevarla ,e stringerla a se,
avvolgendola completamente fra le sue braccia, e un attimo dopo cominciare e
muoversi piano, cullandola, carezzandole la testa con la mano.
Mentre
lei non smetteva di tremare.
“
Non avere paura…”Mormorò Angel.” E il tuo corpo che non ce la fa più…
E’
la sua difesa…
Non
combatterlo, Kate.
Lascialo
uscire… lascia uscire tutto…”
Kate,
singhiozzò, battendo la testa contro il suo torace.
“…
lascia venir fuori tutto il dolore…”
“Non
posso…”Kate cercò di divincolarsi , ma lui glielo impedì, e dopo un istante le
forze le vennero meno, e smise persino di provarci.
“Non
posso… “Ripetè. “ non posso… non posso..”
“Shh…”
Angel si allungò stringendola ancor più forte, chiudendola ancor più saldamente
nel cerchio delle sue braccia. “ va
benissimo… va benissimo così….”
“Non
posso… “Ripetè ancora Kate.
Ansò,
senza fiato, e per un attimo temette di soffocare.
“Si
che puoi… si…
Devi…”
Angel le baciò i capelli, e con dolcezza la costrinse a scostare le gambe,
appoggiandole la mano sul ventre e cominciando a massaggiarla piano, mentre
continuava contemporaneamente a cullarla.
“Piangi,
amore mio… “
“Non
posso…”
Non
ce la faceva…
Non
resisteva più…
Il
suo corpo si stava autodistruggendo… si stava spezzando…
E
faceva male… faceva tanto male…
Come
quando aveva perso suo padre…
Come
quando aveva voluto morire…
Come
quando era stata sola … e disperata …
Sentiva
la mano di Angel massaggiarle lo
stomaco, ed era un punto bianco nella nebbia indistinta che le copriva gli
occhi.
Un
fuoco, nel bagno di sudore freddo che la faceva tremare come una foglia.
Non
era sola adesso…
No…
Non
lo era…
C’era
la mano di Angel adesso…
C’erano
le sue braccia…
C’era
lui, adesso…
Lui…
“Piangi…”Le
ripetè, come fosse una nenia rassicurante. “ piangi… piangi … piangi… “
Non
era sola…
E
lui non l’avrebbe lasciata…
Lui
l’amava…
“Piangi…”
Per
la prima volta dalla morte di sua madre, non era sola di fronte al suo dolore…
“Piango
amore, piangi…”
Le
piaceva il suono della voce di Angel…
Era
caldo e gentile, e pieno d’ amore…
“piangi…”
Così…
pieno d’amore…
“piangi…”Ripetè
ancora.
E
Kate smise di combattere
Per
la prima volta in vita sua.
E,
senza più difese, pianse.
Parte
VI-Il dolore
“
Lo sai, Nicholas… lo dovrei lasciare in pace, Angel…
Si,
proprio dovrei… voglio dire…” Darla si lanciò alle spalle una manciata di fogli
dattiloscritti, appena tirati fuori dalla valigetta del suo nuovo, adorabile
giocattolo. E con fare casuale si appoggiò con i gomiti al piano liscio della
scrivania.” Lui fa la sua vita, io la mia… non ne guadagnerei niente…
Non
c’è un piano da attuare, un’arma da recuperare… nemmeno denaro da guadagnare, o
potere… nulla…
Non
c’è una ragione logica al mondo per cui dovrei lasciare la mia tranquilla
esistenza da vampira e Top manager… e poi si sa… immischiarsi con Angel vuol
dire guai…
E’
sempre stato così… però sai anche…”
Scese
dalla scrivania, e osservò gli occhi nocciola del giovanissimo vampiro, che
occupava la stanza del prematuramente scomparso Darrenn, oltre che il suo posto
come segretario” particolare”.
Gli
occhi ancora stupiti, pieni della sorpresa e meraviglia sanguinaria di un
vampiro appena nato… il periodo che lei amava di più nei suoi protetti… quando
poteva insegnargli tutto… e tutto risultava loro nuovo…
“Dopo
un paio di anni che mi limito ad osservarlo, aspettando il momento giusto per
fargli del male…” Passò il dito sulla spalla dal vampiro, aggirandolo. “ ho
maturato questa… smania addosso… e sapere che è così vicino mi fa impazzire… “
Sospirò
melodrammaticamente.
“Certo,
se ci fosse una donna nel suo cuore sarebbe più divertente… ma già una figlia è
qualcosa, no? Cosa ne pensi?”
Il
vampiro sbatté piano le palpebre, guardandola.
“Non
lo so… “ Mormorò piano. “io non so chi è Angel…”
“Oh…”Darla
si chinò su di lui, baciandogli piano le labbra. “ hai ragione…
Il
mio piccolino …
Dimentico
sempre che sei così giovane, amor mio…
E’
che somigli tanto a un altro… e qualche volta mi illudo ancora di parlare con
lui…”
Sollevò
il volto, stringendo gli occhi.
“Qualche
volta lo desidero ancora…
Quando
mi sveglio o… quando vado a dormire o quando faccio sesso…
Quando
guardo il sangue scorrere…”
Sospirò.
“Ma
bando a queste tristezze…
Dunque,
tesoro, Angel è l’animale che mi ha rubato il mio ragazzo… ed è pericoloso, e
forte, e io lo odio dal profondo delle mie viscere…
Ora…
potrei restatemene qui, rinunciando ai miei progetti… continuando fare quello che faccio, continuando ad
accumulare potere e ricchezze, e soffrire, pensando che lui fa la sua vita…
Oppure
potrei aspettare e godere del suo dolore, quando la piccola bastarda gli morirà
fra le braccia…
Ma
potrebbero volerci mesi… e io non ho mai avuto la pazienza del mio Angelus…
O
ancora… potrei iniziare a punzecchiarlo… così… tanto per fare qualcosa…solo per
vederlo…
Per
tastare il terreno e capire con i miei occhi e il mio cervello come fargli più
male…
Pericolo…
Azzardo…
E
nessun motivo razionale…
Mm…”
Gli si inginocchio davanti, prendendogli la testa fra le mani.
“Puoi
dirmi una sola ragione per cui dovrei farlo?”
Davanti
a lei, Nicholas la guardò, gli occhi dolci di un bambino che la fissavano,
adoranti, come non l’aveva mai guardata il suo Angelus.
Ed
era piacevole sentirsi adorata, amata oltre ogni cosa… fino a che non
cominciava ad annoiarla… come era successo con Linsdey.
“Forse
potrei…”Sussurrò il ragazzo, e lei sollevò un sopracciglio, stupita.
“Allora
dillo, tesoro…”
“Non
vorrei… che ti arrabbiassi…”
Darla
spalancò gli occhi, imbronciandosi leggermente.
“Io?
Con il mio bambino… oh…”Si sollevò, sedendoglisi in grembo, e lentamente
cominciò ad accarezzargli il volto. “ sei così ingiusto con me…
Io
avrei potuto annientarti, e invece sei qui… con me… e non lo faccio con tutti,
sai… solo con i più belli, e dolci, e forti… come te…
E
pensi che potrei farti del male?
Noo…”
Gli baciò la guancia , dolcemente. “ facciamo così, sarai tu a decidere…
Puoi
chiedermi di aspettare di avere un buon piano per far soffrire Angel… oppure
darmi la tua buona ragione e convincermi ad esporre la mia vita e quella dei
miei uomini solo… per uscire allo scoperto…
Oh,
naturalmente una ragione che non sia la noia terribile di questi anni in cui
sono rimasta in disparte perché quegli idioti della Wolfram e Hart continuano a
blaterare che Angel non deve essere ucciso, e promettermi giorno dopo giorno un
modo per riprendermi il mio Angelus…
Sai,
sono proprio stufa di loro…”
“No…”Il
ragazzo le accarezzò una gamba. “ non si tratta di questo…”
“E
allora, un solo motivo per cui potrei mandare a puttane… ossia a me… il mio
redditizio accordo con gli avvocati… o almeno violarlo un pochettino… “
Gli
occhi di Nicholas erano intensi quando sbatté le palpebre, continuando a
guardarla, e per un attimo, un solo attimo, le ricordarono davvero quelli di
Angelus…
Solo
che il suo ragazzo non aveva avuto in essi quella innocenza… mai…
“Per
piacere…”Mormorò lui tranquillo. “ solo per il tuo piacere… “
“Mi
sento così stupida…” Mormorò Kate, stringendo più forte la mano di Angel nella
sua, e guardando di sottecchi il volto rilassato del vampiro che le camminava
al fianco, lungo i grigi corridoi dell’ospedale.
Lui
sorrise, piano, rassicurante.
“Lo
hai già detto un attimo prima di scendere dalla macchina, e io ti ho già
risposto che non ce n’è ragione…
Avevi
bisogno di sfogarti, Kate.
Ne
aveva bisogno il tuo corpo e ne aveva bisogno il tuo spirito…
Era
da mesi che ti tenevi dentro tutto il dolore e il senso di impotenza, e questo
ti stava distruggendo…
E
magari adesso comincerai a stare un po’ meglio…”
Kate
deglutì piano, sentendosi più stanca che mai.
Davvero
era già finito, il suo piccolo angolo di
felicità …
“Non
starò mai meglio…”Mormorò. “fino a che Nia sarà qui dentro…”
Lo
guardò, certa che se non lo avesse chiesto adesso non lo avrebbe più fatto.
“Angel…”Mormorò.
“ tu dicevi sul serio… prima…’”
L’uomo
aggrottò la fronte.
“Ho
detto tante cose, prima…” Le sorrise, portandosi alle labbra la mano che
stringeva. “ ed erano tutte vere…”
“Intendevo
dire… su Nia…
Io
non volevo… non ho mai voluto…”
Si
fermò, slacciando la dita da quelle di lui, e voltandosi per guardarlo in
faccia, mentre , dietro di loro, un ‘infermiera camminava fissandoli accigliata.
“Angel,
non sono tornata a Los Angeles a caccia di un padre …
Sono
convinta di aver fatto un buon lavoro con Nia, e fino a quando non si è
ammalata siamo state molto bene insieme, solo io e lei…
Non
so cosa sarebbe accaduto poi, però… non mi mancava un padre…”
Angel
aggrottò la fronte, e Kate sospirò.
“Mi
mancavi tu… questo si… mi sei mancato da impazzire ogni ora della mia vita,
però … quello che voglio dire è… che non prendo come un impegno quello che mi
hai detto prima…”
“Kate…”Angel
si avvicinò di un passò, e con dolcezza infinita le sfiorò il collo, e il segno
del morso sulla pelle.
“e
non prendo come un impegno neanche quello… “Si affrettò ad aggiungere lei.
“Ma
questo è un legame…”Angel sbattè le palpebre. “ te l’ho spiegato…
Per
la legge dei vampiri tu mi appartieni… ed io…”Si avvicinò di un passo. “ ho
tutta l’intenzione di usare e abusare di questo vincolo per impedirti di
andartene ancora…”
La
guardò, e la sua espressione fu all’improvviso
serissima. “ Io ti amo, Kate… “Mormorò.
“E
voglio bene a Nia…
E
ti voglio…
Voglio
te , e la tua bambina, nella mia vita…
Ma
… non ti forzerò a decidere adesso.
Ora
ci sono cose più importanti anche di noi due…
Cose
come il fatto che ingrassi di cinque chili, per esempio… “
Kate
non riuscì ad impedirsi di sorridere.
“O
che Nia stia maglio, e soprattutto che riusciamo a trovare qualcosa per
aiutarla…
e
dopo…”
Le
si avvicinò, tendendole la mano, su cui Kate appoggiò la propria.
“Dopo?”
Angel
sorrise di nuovo, un lento, studiato sorrisetto da ragazzo.
“Dopo
userò tutte le leggi dei vampiri, e le arti persuasive di Cordelia, e i ricatti
psicologici, per tenerti con me…” Kate scosse la testa, battendogli lentamente la
mano sulla spalla, e insieme ripresero ad avviarsi per quel corridoio che
sapeva di disinfettante.
Mano
nella mano.
Come
prima.
Come
due ragazzi.
Come
due innamorati.
Come
a Kate non era più accaduto da quando aveva sette anni.
Come
non si vergognava assolutamente di fare, diversamente da ciò che aveva sempre
pensato.
Piena
della tenerezza immensa che quel gesto le aveva ispirato, dal momento in cui
lui lo aveva compiuto la prima volta, all’uscita dall’auto, tendendo
istintivamente la mano verso quella di Angel, e stringendogli con dolcezza
la dita.
“Lo
sai”La prese in giro lui. “ che potrei farti pagare il mio lavoro a ore?! Così
saresti costretta a restare …”
“Lo
sai…”Ritorse Kate. “ che non ho nessuna intenzione di andarmene di nuovo?”
Stavolta
ciò che passò negli occhi di Angel non ebbe niente di scherzoso o divertente.
Stavolta
su un fiume caldo di sollievo, e calore, e passione. Stavolta fu un sole intero
d’amore che risplendette nei suoi occhi scuri, intensi come il tempo e più del
tempo.
Intensi
come l’amore stesso.
“Non
sarei dovuta andare via nemmeno allora…”Mormorò piano Kate. “ Ho sprecato
cinque lunghi anni…
E
qualunque cosa possa fare adesso non potrò mai più riportarli indietro… ne
rimediare…”
“Perché
sei tornata , Kate?”
La
sua voce era seria, ora, completamente seria.
Ed
era profonda, e dolce…
Era
la voce di Angel… nelle sue orecchia, nel suo cuore, nella sua anima, e
all’interno del suo corpo.
Come
l’aveva ricordata e ascoltata dentro di se per cinque lunghi anni.
Lo
guardò, ma solo per un istante.
Questa
volta non riuscì a sostenere il suo sguardo…
“Perché…”Mormorò,
fissando gli occhi in basso, davanti a se, con la fresca stretta della mano di
lui nella propria. “ ora credo che sia stato semplicemente perché ti amavo
tanto… “
Deglutì.
E
per un attimo si chiese se dovesse o meno
aggiungere il resto…
Non
voleva caricargli addosso un ‘altra responsabilità… ma lo amava… lo amava così
tanto… e non voleva nascondergli più niente…
Mai
più…
Se
era vero che esisteva un legame fra di loro… se era vero che era cominciato
qualcosa, quel giorno, allora doveva anche trovare il coraggio di raccontargli
quanto era stupida… e quanto lo amava…
Lo
guardò, e scoprì i suoi occhi su di lei.
Dolci
come una delle sue carezze.
E
seppe che non avrebbe potuto nascondergli niente. Nemmeno se lo avesse voluto.
Che
la donna che aveva potuto farlo era scomparsa da tanto tempo, forse da più
tempo di quanto lei non riuscisse a immaginare.
Dischiuse
le labbra in una sorriso nervoso, ma prima che potesse parlare la sua
attenzione fu attirata da un brusio indistinto, e dallo sfrecciargli accanto di
un ‘infermiera in camice bianco.
Si
voltò, e il sangue le si ghiacciò nelle vene.
“Oh
Dio…”Mormorò, appoggiandosi il palmo alla bocca. “ Nia…”
Lasciò
la mano di Angel, ignorando la sua voce che la chiamava , e precipitandosi
verso il piccolo assembramento di medici e pazienti… fuori dalla porta di sua
figlia.
E
quel tragitto brevissimo le tolse dieci anni di giovinezza.
“No…”
Mormorò dentro di se. “ per piacere no…”
No…
no…
Non
la sua bambina..
Non
oggi …
Non
adesso...
Lei
non era pronta…
E
non … non era giusto…
Non
quando non le aveva neanche detto addio…
Non
quando quello che voleva era solo un po’ di tempo… un altro po’ di tempo…
Un
giorno, solo un giorno…
Un’
ora…
Sarebbe
stato meglio fra un ‘ora…
Fra
un momento…
No…
per favore… no…
Si
fece largo tra la gente.
E
seppe che quei lunghi mesi di lenta tortura non erano serviti a niente…
Assolutamente
a niente.
Seppe
che non era pronta a perdere la sua bambina, esattamente come non lo era stata
quando tutto aveva avuto inizio.
Strinse
lo stipite della porta, entrando nella stanza… e le sembrò di svenire…
Mentre
Angel le arrivava alle spalle, e le stringeva una mano sul braccio.
“Oh…
mio Dio…” Mormorò di nuovo, e di nuovo si premette una mano sulle labbra.
Mentre
una lacrima, leggera, le scendeva sulla guancia.
Davanti
a lei, sul suo letto, pallida come un piccolo fantasma… Nia sorrideva,
sostenuta dai cuscini,
la
minuscola mano persa in quelle lunghe e verdi di Lorne, l’amico di Angel, che
il giorno del suo arrivo le aveva aperto davanti la porta dell’Hyperion.
Il
demone era seduto sul bordo del letto,
con addosso un incredibile vestito giallo su una camicia blu cupa, e le
sorrideva, mentre piano sussurrava le parole di una canzone.
Con
la voce più bella che Kate avesse mai ascoltato.
Profonda
e modulata.
Una
voce che era acqua e cristallo…
La
voce purissima di un angelo.
Che
parlava a Nia di un ‘anima profonda e gentile, dietro quell’aspetto che una
volta avrebbe spaventato sua madre.
E
che lei invece guardava come avrebbe fatto con un antico, amatissimo compagno
di giochi.
Sentì
il braccio di Angel stringerla a se, e senza nemmeno rendersene conto gli
nascose per un attimo il viso sulla spalla, mentre dolore e paura le si
scioglievano dentro in un unico singhiozzo di sollievo.
“Quando
mi innamorerò…”Cantava dolcemente Lorne, accarezzando con la mano la guancia e
il mento della sua bambina. “ sarà per sempre…
Quando
donerò il mio cuore… sarà completamente…”
E
a Kate il cuore faceva male.
Per
il veleno atroce che aveva provato, e che quasi lo aveva ucciso… e perché
quella… quella era la sua canzone…
La
canzone di una donna che non sapeva che cosa fosse l’amore, fino a che l’amore
non l’aveva travolta.
Contro
ogni aspettativa.
Atteso,
desinato… dirompente.
Portando
incertezza, e gioia, e ferite che segnavano l’anima.
Per
sempre.
La
canzone che aveva cantato pochi giorni dopo aver conosciuto Angel… quasi per
caso… pensando a lui…
E
che le era rimasta dentro…
La
canzone che aveva sussurrato, piangendo, sull’aereo che la portava via da Los
Angeles…
E
che aveva canticchiato alla sua bambina, insieme alla ninna nanna di sua madre…
“Quando
regalerò il mio cuore… lo farò completamente…”
Sollevò
la testa, asciugandosi gli occhi , mentre Lorne sollevava il capo, guardandoli,
e attirando su di loro gli occhi di Nia, che rise felice, mentre le ultime note
della canzone accarezzavano l’anima di Kate, e dalla gente dietro di lei si
levava uno scroscio di applausi entusiasti.
“Mamma,
mamma!” Esclamò la bambina, sollevando la mano di Lorne come se fosse un
trofeo. “ Hai visto!
Un
folletto! Un folletto vero!”
Kate
rise, avvicinandosi, mentre l’uomo si alzava, facendole spazio, senza lasciare la
presa della bimba.
“Tecnicamente…”Puntualizzò.
“folletto non è proprio il termine esatto…”
“Mm…
mm…” Si schiarì la gola Cordelia, che, dietro di loro, stava cullando il suo
bambino, avvolto in una copertina bianca.
“Tuttavia…”
Si affrettò ad aggiungere lui. “ credo che il termine esatto non riuscireste a
pronunciarlo!
E
poi…”Sorrise, abbassandosi, e sfiorando con la punta di un dito il naso di Nia.
“ sono completamente soggiogato dagli occhi di questa fata…” Sollevò le
sopracciglia, guardando Angel. “ e non sono il solo, pare…
Mi
chiedevo proprio quanto ci avreste messo, voi due!”
Kate
si sedette sul letto, tendendo a Nia la sua rosa chiara, mentre, alle sue
spalle, sentì Angel tossire.
“Per
me?!” Esclamò la bambina, prendendola estasiata.
“Veramente
è un mio regalo… ma credo che starà benissimo, qui con te…”
“Chi
te l’ ha regalata?”
“Oh,
mio Dio!” Lorne si liberò dalla stretta di Nia, allargando le mani e puntandole
una verso Angel e una verso Kate. “ Non davanti a una bambina, vi prego!”
Dalla
folla alle loro spalle si levarono delle risate sommesse.
Evidentemente
avevano preso Lorne per un pagliaccio o un animatore dei reparti infantili, ma
lei non riuscì a fare a meno di aggrottare la fronte e guardare Angel, che
sembrava aver appena ingoiato il Gran Canion
.
“Okay,
okay…” Sbuffò l’incredibile uomo verde, superando il letto e spingendo tutti
all’esterno. “ c’è una famiglia da riunire, un infartuato da rianimare e due
amanti da mettere in imbarazzo, per cui, tutti fuori per cortesia…”
“Veramente…
“ Puntualizzò l’infermiera Charlotte.
“siete voi che dovreste uscire. In questa stanza non ci si potrebbe
stare nemmeno in tre!”
“Oh…”
Lorne si portò la mano al cuore, melodrammatico. “ creatura di passione e
rinuncia!
Cosa
darei per vedersi svelare davanti a me il tuo animo tormentato!”
La
donna scoppiò a ridere.
“Piantala!”
Lanciò uno sguardo oltre le ampie spalle di lui, diritta verso il letto. E
abbassò la voce a un bisbiglio… ma non abbastanza. “ Ma tu dici che quei due…”
Lorne
si chinò su di lei, con fare cospiratorio.
“Due
volte!” Bisbigliò.
Kate
boccheggiò letteralmente, mentre, per la prima volta in tutta la sua vita,
sentiva il sangue affluirle al volto,
facendola probabilmente assomigliare a un pomodoro maturo, mentre Angel,
con la stessa violenza, perdeva il colore, e, con una rapidità che avrebbe
dovuto insospettire anche un cieco, si precipitava alla porta.
“Lorne!”
Esclamò, sollevandolo letteralmente di peso e chiudendo l’uscio in faccia
all’infermiera.
“Però…”Fischiò
Cordelia. “complimenti…”
Kate
sgranò gli occhi.
Pareva
solo a lei, o il mondo aveva preso a camminare al rovescio?!
“Lorne,
piantala!”Scattò Angel, appoggiandosi alla porta, probabilmente per impedire
all’infermiera di rientrare.
“Uhm…
“Cinguettò l’altro. “ zuccherino, alla
tua età fa male arrabbiarsi tanto!”
“Qualcuno”
Intervenne Kate, ottenendo così la prova di avere ancora una voce e la capacità
di usarla. “ mi spiega cosa sta succedendo?”
Strinse
gli occhi, passandoli da un Angel sempre più in imbarazzo a un Lorne sempre più
divertito, mentre Nia, piano, le tirava la manica.
“Mamma…”Mormorò
la bambina, cullandosi contro il petto la sua rosa. “ due volte cosa?!”
“Oh,
mio Dio…” Kate sgranò gli occhi.
E
adesso?
Qualcuno
avrebbe avuto molto da ridire se fosse svenuta?
Qualcuno
avrebbe avuto molto da ridire se avesse strozzato il tipo verde e cornuto?
Qualcuno
avrebbe avuto molto da ridire se prima avesse strozzato il tipo verde e cornuto
e poi fosse svenuta?
“…
due volte… oh, “Si voltò, fra la disperazione e l’esasperazione. “ ma tu che…
cavolo… ne sai!”
“Due
volte… “Esclamò Lorne avvicinandosi al letto, e sedendo di nuovo vicino alla
bambina, mentre Kate, con gli occhi, supplicava Angel di dirle che il suo …
amico… stava solo tirando a indovinare, e che se non tirava a indovinare non
avrebbe detto la verità alla sua bambina di quattro anni!
E
Angel, più disperato di lei, le rispondeva con lo sguardo che non ne aveva la
minima idea.
“Lorne…”
Ansò il vampiro avvicinandosi.
“Stai
calmo!” Esclamò quello. “ A te fare certe cose ti sconvolge! Non hai più
l’abitudine”
“Io
ero calmissimo!”
“Felice
e perfettamente soddisfatto, lo so…”
“Ehi…”Nia
batté la mano su quella di Lorne. “ due volte cosa?”
“Due
volte…”
Gli
avrebbe sparato… Kate sapeva che gli avrebbe sparato… se avesse osato dire alla
sua bambina…
“
che si dimenticano del mio compleanno…”
Kate
sobbalzò, mentre il letto di Nia rischiava di schizzare contro la parete.
Quando
Angel ci cadde sopra a sedere.
“Ehi!”Esclamò
Lorne, schiena a schiena con il vampiro. “ Se devi proprio, svieni per terra…
ma poi non pretendere che qualcuno ti sollevi …
“
“Qualcuno
solleva me?!” Ansò Kate, passandosi la mano sulla fronte molto, molto sudata.
“Dai…”Rise
Cordelia, tendendole la mano. “ vieni che ti spiego…”
Kate
la prese, lasciandosi tirare su.
“Cosa?
Chi devo uccidere per questo infarto prima del tempo?!”
Di
nuovo, la ragazza rise, appoggiandosi meglio il bambino alla spalla.
“Ma
nessuno…
E’
solo Lorne… “ Si avvicinarono alla finestra, mentre Angel si sistemava meglio
sul letto, di fronte all’amico, e alla sinistra di Nia. “ lui legge le anime,
per chi le ha, e per chi non le ha non lo so… non ho ancora capito cosa…
E
se è per questo…”Spostò il capo, fissandolo, e in quel momento anche lui guardò
lei, e ponendosi la mano sotto le labbra le lanciò un bacio. “ non ho ancora
nemmeno capito come… gli riesce particolarmente bene quando la gente canta…
perché quando si canta si espone la propria anima, dice lui… ma la verità è che
ce la fa benissimo anche senza… magari con meno particolari…
Come
hai avuto modo di appurare tu stessa…”
Kate
sgranò gli occhi, la testa che le sembrava diventata una palla.
“Voi
dire che lui sa tutto quello che è successo…?”
Non
ci fu bisogno di aggiungere dove… o a chi.
Cordelia
sghignazzò.
“No,
non tutto… dipende… tutto lo saprò io quando mi avrai raccontato i più sordidi
dettagli!”
Kate
si passò una mano sul viso.
“Ma
lo sai, “Esclamò.” che voi due siete una coppia perfetta?!”
Cordelia
sorrise, un sorriso raggiante che le illuminò il volto.
“Grazie!”
Esclamò, ma prima che avesse il tempo di chiederle di cosa l’attenzione di
Kate, o meglio quel che rimaneva del suo cervello, fu attirata dalla voce di
Nia.
“Veramente
si sono scordati del tuo compleanno?”
Lorne
sospirò melodrammaticamente.
“E
si, ogni anno è così… niente torta, niente regali…”
“Ma
che bugiardo…”Soffiò Cordelia al suo fianco.
“
Niente canzoncina di auguri… e dire che adoro le canzoncine di auguri… “
La
bambina lo guardò seriamente.
“Te
la canto io!” Esclamò.
“Davvero?”Lorne
inclinò la testa. “ Non sei un po’ piccolina per conoscere una canzone di
auguri?!”
“Noo…
so pure quella che cantavi prima…
Veramente…
“Si batté la mano sul petto. “ te la canto io…”
Lorne
le rivolse un sorriso di pura adorazione.
“Che
ci fa una bambina così dolce…”Soffiò. “ in questo mondo così matto?” Sollevò le
sopracciglia prime di esclamare. “ Andiamo, sto aspettando la mia canzone!”
Nia
sorrise, e prendendo un piccolo respiro cominciò a cantare, arrossendo
vistosamente di imbarazzo.
Lei
ci era sempre riuscita, ad arrossire, al contrario di sua madre.
“Io
lo amo quell’uomo…”Sospirò Cordelia al suo fianco, ma Kate non fece caso al
tono adorante delle sue parole.
“Ho
paura che si stanchi…” Mormorò piano, ma la ragazza scrollò le spalle, tranquilla.
“Non
ti preoccupare, se ne accorgerebbe se non ce la facesse.
E’
matto, ma non fino a questo punto…” Abbassò il viso, fissando il suo bambino. “
Vero, cucciolottino?! “
Kate
le sorrise, la testa che ancora le girava per
la furia con cui si erano susseguiti gli eventi di quelle ultime ore,
prima di tornare a guardare estasiata la sua bambina.
Era
da quasi un anno che non le vedeva così bene…
Che
non la sentiva ridere… figurarsi cantare…
Pesava
che non l’avrebbe mai più sentita cantare…
E
invece era lì, di fronte a un demone
verde dal sorriso dolcissimo,
che stringava fra le minuscole dita la rosa che Angel le aveva
regalato… che aveva preso per lei…
Per
lei…
Incontrò
con gli occhi quelli di lui, che le sorridevano intensamente, e rispose loro,
pensando che se le fosse stata data la facoltà di fermare il tempo, così, in
quel preciso istante, le sarebbe andato bene… perché in quella stanza
d’ospedale, in quel momento, c’era tutto ciò che desiderava.
Ed
era così diverso da ciò che un tempo pensava di volere.
E
molto, molto più importante…
Battè
le meni quando Nia ebbe finito di cantare, insieme a Lorne e ad Angel, e
avvicinatasi al letto depose sulla fronte della bimba un piccolo bacio.
“Sei
stata bravissima…”Le sorrise.
“Però
non canto bene come lui…” Rispose Nia, stringendole la mano… e persino la sua
stretta era tanto più forte, tanto più… sana…
“Nessuno
al mondo canta bene come Lorne…”Sorrise Cordelia dietro di loro. “Però ti
potrebbe insegnare, non è vero “mostro”?!”
Lorne
sospirò.
“Ogni
giorno che passa, ” Esclamò, alzandosi. “mi stupisci con la tua dolcezza! E
ora, se volete perdonarmi… ho un bar da mandare avanti, anime da leggere,
sofferenti da aiutare…”
“Lorne,”Lo
interruppe Cordelia. “ taglia!”
“Ero
venuto qui per ricongiungere una madre e suo figlio e perché… “Ammiccò ad
Angel. “ quando Cordy mi ha detto che te n’eri andato con Kate ho deciso che
dovevo essere il primo a vederti!
Ma
non credevo…”Prese la mano di Nia, e chinandosi su di lei la baciò con
dolcezza. “ che mi sarei perdutamente innamorato….
Grazie…
“Bisbigliò. “ la tua canzone di auguri è stata la più bella che io abbia mai
sentito…”
La
bambina rise, e quando Kate sedette accanto a lei, l’ abbracciò, imbarazzata,
nascondendole il volto nel seno.
“Attenta…”L’ammonì,
tendendo il tubo della flebo. Ma per nulla al mondo avrebbe voluto che la
lasciasse.
Quando
si voltò, anche Angel si era alzato, e stava aprendo la porta a Lorne.
E
lei ebbe la netta, inequivocabile sensazione… di essersi persa un passaggio…
benché non capisse di cosa…
Probabilmente
, se fosse stata più lucida e meno confusa lo avrebbe fatto, ma adesso… così…
sapeva solo che una tessera non quadrava…
“Torno
subito…” Mormorò Angel sorridendole. E lei aggrottò la fronte per la seconda
volta.
“Angel
ha qualcosa che non va…” Mormorò, dopo che furono usciti.
“Qualcosa?!”
Cordelia le passò davanti, raggiungendo la porta e poi tornando indietro. “ E’
stato solo messo in imbarazzo davanti a me, a te e a tua figlia!
L’unica
cosa che spero… “Sollevò la testa, folgorandola con un sorriso. “ l’unica cosa
che spero è che non me lo castri!”
“Cordelia!”Esclamò,
ridendo e scotendo la testa.
Fino
a che il suo cervello, finalmente, non riprese a funzionare.
Se
fosse stata così lenta al tempo in cui lavorava in polizia sarebbe stata
radiata non una, ma almemo una decina di volte.
Sgranò
gli occhi, fissandola.
“Oh…”
Cordelia rise.
“Non
lo sapevi? Credevo che Angel te lo avesse detto!”
“No!”
Esclamò Kate. “Io… noi… non abbiamo mai parlato di … te !”
Già…
tranne un piccolo, insignificante accenno. “Ti chiedo scusa…”
“Di
che, di non aver parlato di me mentre… vi dimenticavate il compleanno di
Lorne?! Ti assicuro, non pretendevo che andasse diversamente!”
“No…”
Kate sospirò, imbarazzata. Le pareva che quel giorno fosse fatto di quarantotto
ore … “ ti chiedo scusa se ti sembro così… sorpresa!”
Cordelia
scosse le spalle.
“Ti
fa schifo?!”
“Mio
Dio!” Esclamò Kate. “ No! Come potrebbe!
Io
sto… con un vampiro!”
“Ah,
ah!”Cordelia rise, puntandola minacciosamente con un dito. “ Lo hai ammesso!
Questa
si che è una notizia da diffondere!
Se
riesco a farlo dire anche ad Angel vuol dire che, con buona soddisfazione di
Wesley, stavolta Faith esce di galera!
Scusa…”Continuò,
porgendole il bambino. “ Mi terresti un secondo Allen?!”
Kate
spalancò la bocca, ma non fece in tempo a dire une sola parola che si ritrovò
in braccio il piccolo, e automaticamente lo prese, sostentandogli la testa con
la mano.
Sostenendogli
la testa… verde… con la mano.
Sgranò
gli occhi, fissando il minuscolo volto del bambino di Cordelia, così colpita
che non rivolse nemmeno un ‘occhiata a sua madre, mentre lei usciva, e per un
attimo ingoiò la sua protesta.
Era
bello.
Era
veramente bello.
Con
i lineamenti, e i capelli di sua madre, e incredibili occhi, così neri che era
impossibile distinguere pupille e cristallino, su globi rossi come quelli di
suo padre…
Assurdamente…
questo figlio di due razze era il bambino più bello che Kate avesse mai visto,
e la fissava dolcemente, senza emettere un suono.
“Hai
visto che carino, mamma?!” Esclamò Nia, tendendosi leggermente verso di lei. “
Cordelia me lo fa fatto tenere… lo sai?!”
Kate
passò gli occhi dal bambino a sua figlia.
“Davvero?”
Mormorò.
Ma
stavolta il suo cervello intontito cominciò da solo a funzionare, movendosi
lentamente nella bruma della sua sorpresa.
Okay,
poteva essere completamente rimbambita, ma non era stupida…
Senza
contare poi il suo intuito da poliziotta, che si era messo in moto mezzo secondo
dopo aver guardato Angel fissare Lorne…
O
forse non era nemmeno quello…
Forse
lo amava così tanto da percepire ogni cambiamento nella sua espressione… come
una volta era riuscita a percepire che c’era qualcosa di strano e misterioso in
lui…
O
semplicemente …l’avevano fatta davvero troppo sporca!
Prima
Lorne, poi Angel, e ora Cordelia…
Era
ovvio che avevano qualcosa da confabulare in cui Kate non doveva entrare…
E
le sarebbe anche andato bene… se non avesse avuto il terribile sospetto che
stessero proprio parlando di lei…
Deglutì,
alzandosi dal letto, e cercando di tenere a freno l’apprensione.
Aveva
appena rischiato un infarto, non voleva farlo di nuovo… e per nulla…
“Scusami
un attimo amore…” Mormorò.
Nia
sollevò il braccio verso di lei.
“Noo…”Mugugnò.
“ fammi giocare col bimbo…”
“Un
bambino così piccolo non è un gioco, tesoro… potresti fargli male…”
Strinse
le labbra.
Era
la cattiveria più grande che potesse inventare…
Debole
com ‘era, Nia non avrebbe potuto fare male nemmeno a un uccellino… ma aveva
bisogno di una scusa per uscire… anche se non le piaceva affatto lasciare sola
sua figlia.
“Ti
lascio la porta aperta, amore, chiamami se mi vuoi… va bene?”
“Mamma…
“Nia abbassò la testa, carezzandola con gli immensi occhi azzurri. “ sei
arrabbiata con me?”
Kate
si mosse dalla porta, raggiungendo il letto e stringendosi al seno la testa
della sua bambina.
“Amore
mio…”Mormorò, baciandole con dolcezza la fronte. “ io non potrei mai essere
arrabbiata con te, capito? Mai…
Tu
sei la cosa più importante di tutta la mia vita…”
La
sentì sospirare, e quando la guardò stringeva forte fra le dita la sua rosa.
“Mamma…”Mormorò.
“ mi porti a casa? Ora sto bene…”
Deglutì,
per impedirsi di piangere.
“Ti
prometto che quando starai appena un pochino meglio ti porterò… a casa… “
Sorrise. “ anche se ancora francamente non so dove…”
Assurdamente,
quando pensava alla sua casa non le venivano in mente un posto, o un luogo, ma
solo… una persona… un volto…
Un
sorriso dolcissimo e antico come il tempo.
Ed
era così da tanto… da cinque anni ormai… da quando aveva lasciato Los Angeles,
e guardando indietro non aveva rivisto le strade della sua città, ma il volto
dell’uomo che amava…
Sorrise,
stringendo a se il bambino di Cordelia, minuscolo e caldissimo fra le sue
braccia.
Solo
pochi giorni prima avrebbe scacciato il suo stesso pensiero… e si sarebbe
rimproverata, dandosi della sciocca… della stupida che non faceva altro che
attaccarsi a qualcosa che non sarebbe mai potuta accadere… ma adesso…
Ma
oggi…
Oggi,
forse, non era così stupido pensare a casa e vedere Angel…
Oggi,
forse, non era un sogno…
E
forse non voleva dire essere una stupida illusa… oggi…
Sospirò,
affacciandosi nella sale infermiere, in cui un medico e la caposala stavano
prendendo un caffè in relativo silenzio, ma non ebbe bisogno di chiedere nulla,
poiché un attimo dopo la sua attenzione fu attratta dall’inconfondibile voce di
Cordelia…
Per
un attimo credete che fossero nella sala d’aspetto, ma quando ci passò
d’avanti, trovandola vuota, si rese conto che erano sulle scale…
Aggrottò
la fronte, raggiungendo il pianerottolo.
Poteva
darsi che la ragazza li avesse raggiunti mentre Lorne stava andando via…
“No…
non… non è possibile…”
Kate
si fermò, colpita dal tono di Cordelia.
Erano
proprio sotto di lei, sul pianerottolo che divideva due rampe, e dalla sua
posizione, in cima alle scale, riusciva chiaramente a scorgere Angel.
Era
appoggiato alla parete, col capo leggermente alzato, e guardava il vuoto.
Con
un ‘espressione sul volto che le gelò di nuovo il sangue nella vene.
Strinse
più forte il bambino, ansando, il desiderio terribile di voltarsi e scappare
via.
Di
non ascoltare.
“Non
puoi esserti sbagliato?
Cerca…
di concentrarti… capita anche a te, alle volte…”
“Piccola…”
“Non
chiamarmi così! Non sono piccola e non sono stupida!
Voglio
sapere se sei sicuro, se non si può fare niente!”
Kate
sentì Lorne sospirare tristemente, ma, ancora, ciò che le fece più paura fu
l’espressione del volto immobile, esangue di Angel.
Un
‘espressione che gli aveva visto soltanto una volta, cinque anni prima, mentre
le raccontava di Buffy Summers…
“No… niente…
Ti
giuro che vorrei tanto sbagliare…
Ho
provato… ho tentato di … cancellare tutto e guardare di nuovo… ma non c’è
niente da fare… è così’…”
“Ma
questo… verme!” Esclamò Cordelia. “ come ha fatto a infettare una bambina così
piccola?!”
Kate
ansò, mentre la voce di Lorne mormorava piano la sua spiegazione, e in essa non
c’era più niente dell’allegra spavalderia di poco prima.
“Il
verme Jican’ t è un parassita relativamente frequente in certe zone
dell’Oriente… veniva invocato dalle popolazioni di alcune isole perché pareva
che avesse la facoltà di fondersi con il suo ospite, infondendogli una forza e
una resistenza sovrumana… quando non lo distruggeva… “
“Divorando…
il suo DNA…”
Ancora,
Angel non si mosse.
Come
una pallida statua poggiata contro il muro delle scale.
“Parte
di esso…
In
realtà, esso non vuole uccidere l’ospite che lo nutre, ma solo…. Cercare una
simbiosi… per cui… “
“Si?”
“…
lo tiene in vita il più a lungo possibile…”
“Oh,
Dio…”
Stavolta,
Kate sentì chiaramente il dolore nella voce di Cordelia, mescolato ad un orrore
senza fine.
“Ma
Wesley lo avrebbe trovato… lo avrebbe trovato…”
“La
lampada di Amoos serve a trovare le
malattie, questa è una creatura vivente e intelligente… ed… estinta…”
“Oh,
tanto estinta! Va a raccontarlo a Nia!”
“Tesoro,
io ho visto quello che è… ho sentito quello che è … quello che pensa e che sa…
e lui sa di essere l'ultimo della sua razza…
Per
questo tiene così tanto a vivere…”
“Se
tenesse a vivere si sarebbe scelto un uomo di trecento libbre, non una bambina
che non potrà resistere ancora per molto! E poi… è assurdo!
L’ultimo
della sua specie… e va a beccare proprio la figlia di Kate!
No,
non ci posso, non ci voglio credere!”
“Non
so cosa dirti…”
“Dimmi
che c’è qualcosa che possiamo fare! Se è un demone lo possiamo far fuori! Lo
abbiamo fatto talmente tante volte!
Angel!”
Doveva
essersi voltata verso di lui, Kate non poteva saperlo.
Ma
vide le sue mani afferrare le braccia di Angel, e scuoterlo, ripetendo il suo
nome, e un attimo dopo lui liberarsi dalla sua stretta, e senza nemmeno
guardarla voltarsi bruscamente, e appoggiarsi al davanzale della finestra.
Il
corpo che sembrava quasi tremargli per la collera e… il dolore…
Vide
Cordelia afferrarlo di nuovo, cercando di volgerlo a se, e poi la figura di
Lorne prenderla a sua volta, e immaginò che la stesse abbracciando.
“Dimmi…
che possiamo tentare… “ Singhiozzò la ragazza.
E
la voce di Lorne era terribilmente triste mentre rispondeva.
“Mi
dispiace… ma se facciamo qualcosa, qualsiasi cosa per tirare fuori il verme dal
sangue di Nia… lui reagirà… uccidendola all’istante…
E
non sappiamo nemmeno dove sia … in quale punto del corpo…
Si
sposta in continuazione… cercando i luoghi in cui brucia maggiore energia… e
qualunque tentativo facciamo lui saprebbe che vogliamo ucciderlo…
Incantesimi…
operazioni… lui sente le emozioni e i sentimenti degli esseri che gli stanno
attorno… E’ così che sceglieva le sue vittime durante i sacrifici rituali…
voleva quelli con maggiore sete di potere…
che avessero più volontà di vivere e sopportare le sofferenze arrecate
al loro corpo…”
“Un
figlio di puttana assassino, ed empatico pure!” Cordelia singhiozzò ancora. “E
si è andato a infilare nel corpo di una bambina!”
“Forse…
non c’era nessun altro… e lui voleva vivere…”
“Non
è giusto…”Pianse Cordelia. Per lei… per la sua creatura.” non è … giusto…”
“Kate
non deve saperlo…”
Sobbalzò,
tanto era dura la voce di lui…
Di
Angel…
La
voce dell’uomo che amava, e che fino a poche ore prima le aveva sussurrato
dolcemente frasi piene di quello stesso amore.
Lo
vide sollevare gli occhi, e stringere i denti così forte che si stupì che non
gli si spezzassero.
“Ma
Angel…” Mormorò Cordelia alle sue spalle.
“Non
deve sapere nulla!”Ripeté lui, e finalmente si voltò, con un ‘espressione che
non ammetteva repliche. “ Lo esigo, Cordelia, hai capito! Niente!
Lei…”Si
passò una mano sul volto. “ sta troppo male già adesso…”
“Lei
crede che sua figlia stia meglio!” Ringhiò quasi la ragazza. “ Lei crede che
l’aiuteremo a salvarla! Non puoi darle questa speranza e sapere che non sarà
così!
Non
puoi… guardarla mentre si illude che ci
sia un modo per curare la sua bambina!”
“Posso
cercare, però! posso frugare e combattere, posso tornare all’inferno se sarà
necessario e tirare fuori un modo per distruggere questa cosa che le uccide la
figlia!
Posso
provare fino all’ultimo momento… posso…”
“Cosa?
Tornare indietro nel tempo?
Chiedere
a qualcuno di farlo per te?
Chiedere
alla natura di sovvertire le sue leggi?!
Ti
conosco, Angel, non lo farai… come non lo hai fatto per Doyle!”
Kate
gli vide sbattere la schiena contro la finestra, come se le parole di Cordelia
lo avessero colpito così forte da scagliarlo lontano.
E
le fece male…
Come
le faceva male tutto… ogni briciola, ogni cellula del suo corpo.
Come
tutto gridava.
Brillavano
delle lacrime negli occhi di Angel, mentre guardava la sua amica.
Come
avevano brillato la prima volta che aveva visto sua figlia.
“Posso
tentare di tutto… e…
Poso
pregare…”Mormorò .
“Ma
Kate non lo deve sapere…”
“Come
non doveva sapere che sei un vampiro?
Perché
non hai mai mezze misure, mio Dio…
Perché
devi negare la realtà con lei, oppure gliela devi buttare contro così forte da
sfasciarle la faccia!”
“Dov’è
la mezza misura!” Ribattè lui, il volto livido per la rabbia. “ Come faccio a
usare una mezza misura per dirle che c’è un parassita che le infesta la
bambina, e che non esiste un modo per tiralo fuori?!Dimmelo!”
“Non
lo so! So solo che ti odierei se facessi a me una cosa simile!”
Faceva
così freddo su quelle scale…
E
quel freddo le scorreva nelle vene…
Facendola
sentire come una bambola rotta…
Ferita…
annientata e rabbiosa, mentre stringeva le labbra, e lentamente sollevava la
testa.
“Non
avrei saputo dirlo meglio!” Ringhiò, i denti stretti che le facevano male…
Male
come il cuore…
Male
come la mente…
Male
come lo stomaco e la cicatrice sul suo ventre.
E
come quella sul suo collo.
Male
come gli occhi in cui le lacrime bruciavano, ma non volevano vedere la luce.
Male
come il sangue gelato che le bruciava
nelle vene, incendiando il suo cervello… e non era più lo stesso fuoco di
prima.
Male
come il mondo le faceva male.
E
la vita.
E
il suo amore.
Il
suo… amore…
Kate
sentì gli occhi di tutti su di se, mentre in silenzio percorreva i gradini… uno
a uno, al ritmo del suo cuore che batteva.
E
quelli di Angel si sgranarono osservandola.
“Kate…”Mormorò,
allungandosi verso di lei, ma Kate si scostò, impedendogli di toccarla, e
superandolo si avvicinò a Cordelia, gli occhi di lui che le toccavano la
schiena.
“Un
bambino così piccolo…” Ripeté. “ deve stare con sua madre…”
Cordelia
la fissò, il volto inondato di lacrime.
Per
lei… per loro… per una donna che aveva
appena cominciato ad essere sua amica, e una bambina che conosceva da meno di
una settimana…
Quando
c’era poca gente che aveva avuto accanto per una vita ad averne versata per lei
anche solo una.
Allungò
le braccia, prenderle in fretta il bambino, quasi avesse paura che lei lo
lasciasse cadere.Ma Kate non lo avrebbe lasciato cadere, anche se in quel
momento sentiva di poter commettere qualsiasi pazzia.
“Kate
ascolta…”Sussurrò Angel alle sue spalle, allungando nuovamente una mano per
sfiorarla.
“Non
toccarmi!”Urlò, incurante del luogo in cui si trovavano. Incurante del fatto di
aver alzato tanto la voce che anche la sua bambina, forse, l’aveva udita.
Si
rivoltò come un animale ferito, il fiato che le usciva dal petto a soffi rapidi
e diseguali.
“Non
osare toccarmi! Non osare nemmeno avvicinarti a me!”
Sollevò
il mento, sfidandolo, le parole che le bruciavano dentro, ferendole la gola.
“Io
pensavo… che tu mi amassi…”
“Kate,
“Angel fece un passo avanti, e di nuovo lei si ritrasse, come se la sua sola
presenza la potesse ferire. “ io ti amo…”
“No!”Esclamò,
scotendo leggermente la testa. “ Tu non mi ami….
Tu
mi vuoi e basta!
Tu
vuoi me, la mia vita, il mio cuore, la mia bambina!
Tu
vuoi controllare quello che mi succede, quello che posso o non posso
affrontare…
…
quello che posso sapere…”
“Kate…
sei sconvolta…”
“Fammi
pensare!”Lo schernì. “ Quando è stata l’ultima volta che hai usato queste
parole?
Forse… subito dopo che ho saputo come la tua
preziosa ragazza ha scampato ciò che non può scampare mia figlia?!
In
effetti era strano che fossi sconvolta!
Mentre
adesso… adesso è veramente incomprensibile, no?!
Perché
mai dovrei essere sconvolta?
Perché
ho appena sputo che c’è un … un verme nel corpo della mia bambina, che la sta
divorando da un anno, e non ha la minima intenzione di lasciarla fino a che non
l’avrà consumata?
Forse
perché ho appena sentito dire che non c’è niente che si possa fare per
salvarla, che quello che le sta accadendo è anche peggio di ciò che avevo
immaginato?
Oppure…”Si
avvicinò lei, stavolta, ansando, e puntando
diritta su Angel. “ perché ho
saputo che l’uomo che fino a poche ora fa mi parlava di … costruire qualcosa
insieme… che mi stordiva con le sue storie di legami fra di noi… adesso voleva
mentirmi… nascondermi la verità su quello che succede a mia figlia!
Questo
per te è costruire qualcosa?
Tu
che scegli quello che posso sapere?
Credevo
che lo avessimo superato da anni questo punto, ormai!”
“Kate…”Angel
l’afferrò dalle spalle, fissandola negli occhi. “ non volevo mentirti… volevo
solamente…”
“Cosa?!
Proteggermi?
Dirmi
che tutto sarebbe andato apposto mentre gli intrugli di Wesley tenevano in
piedi mia figlia! Fino a che quell’animale che ha in corpo avesse deciso che ne
aveva abbastanza e me la fossi ritrovata senza vita, fra le braccia, senza capire perché?!
Da
questo volevi proteggermi?
Dal
dolore volevi proteggermi?!
Dalla
paura?
Credevi
che non ne avessi provata fino ad ora?
Credevi
che non fossi pronta a sentirmi dire che non c’era niente da fare?
Mio
Dio, Angel”Esclamò, appoggiandogli istintivamente le mani sul petto. “ è un
anno che me lo dicono…
Un
anno che mi ripetono che mia figlia potrà andare avanti un mese, e poi un mese ancora, e poi al massimo un
altro!
E’
un anno che mi sbattono in faccia le loro nuove cure!
Ed
è un anno che mi ripetono di essere fiduciosa!
Che
tutto andrà bene!
Che
potrebbe non essere così grave come sembra!
E’
un anno che mi sballottano a destra e a sinistra, fra speranze e colpi al
cuore.
E’
un anno che giocano con me come una povera idiota da preparare al peggio oppure
da ingannare, una illusa che si attacca a qualunque cosa pur di non accettare
di perdere sua figlia.
E
io invece l’ho accettato…
L’ho
accetto da tutti…
Ma
non lo meritavo anche da te!” Si liberò dalla sua stretta, gettandolo indietro,
così furibonda che avrebbe desiderato attaccarlo, e colpirlo fino a distruggere
lui… o se stessa…
“Non
dovevi farmelo anche tu!”Deglutì, distogliendo per un attimo gli occhi, e
quando tornò a guardare Angel doveva esserci un ‘espressione selvaggia sul suo
viso, al punto che gli occhi lucidi di lui si dilatarono per un istante per la
sorpresa e la pena.
“Volevi
sapere perché sono tornata…” Era più bassa la sua voce, ora, ed era un fiume
che si portava dentro quella rabbia e qual dolore così profondi… cosi terribili
che le pareva che il suo corpo non riuscisse a contenerli, proprio come poche
ore prima le era sembrato che non riuscisse a contenere l’amore.
Fece
un passo indietro, abbassando le braccia.
“Bè…
amore mio… lascia che te lo spieghi…
Sono
tornata perché quando l’ultimo medico mi ha detto che non c’era niente da fare,
quando gli ho chiesto la verità e lui mi ha spiegato che per quante città, e
ospedali, e continenti avessi girato non sarebbe cambiato niente, che avrei
perso comunque la mia bambina, allora… “ Deglutì ancora, un lacrima che le
scendeva sulla guancia. “ allora l’unica cosa che il mio cervello folle è
riuscito a pensare era che se fossi tornata qui tutto si sarebbe aggiustato...
che se fossi venuta da te… con la mia bambina e il mio… cuore, spezzato,… tu
avresti trovato un modo…
Che
se fossi venuta da te sarei stata al sicuro…”
Angel
scosse piano il capo, e nei suoi occhi brillò il riflesso delle sue stesse
lacrime.
“E
anche se sapevo che non era così… anche se sapevo che mi stavo illudendo… c’era
questa cosa dentro di me che continuava a gridarlo, e gridarlo… e io sono
venuta…
E,
dopo, ho capito che l’unica cosa veramente certa… l’unica cosa che sicuramente
avevo ottenuto venendo qui… da te… era di non essere più sola…
Mi
sono detta che questo nessuno me lo avrebbe potuto togliere…
Ma
non era così… perché tu mi hai tolto anche questo…
Mi
hai torlo l’ultima cosa che avevo…”
Davanti
a lei, Angel era immobile, e la fissava… come se dentro di lui non ci fossero
più state parole.
E,
invece, Kate le avrebbe volute…
Kate
avrebbe voluto che le parlasse… che cercasse di giustificarsi, anche se non
glielo avrebbe permesso… anche se avrebbe combattuto contro le sue parole…
E
all’improvviso erano di nuovo indietro… di nuovo a cinque anni prima, a sei
anni prima, a sette anni prima…
Come
se quello che era stato non fosse mai avvenuto…
Come
se lei non avesse avuto cinque anni per cambiare… come se non fosse mai stata
fra le sue braccia, parte di lui, come Angel lo era di Kate…
All’improvviso,
c’era di nuovo Kate Lockley… con la sua rabbia, e il suo dolore… e c’era di
nuovo Angel… che la fissava senza dire niente… perché sapeva che lei aveva
ragione…
E
non si sarebbe difeso… e non avrebbe cercato di tenerla con se…
Perché
lui era Angel…
“Vattene…”Mormorò
piano.
Lui
scosse la testa, in silenzio, le lacrime che gli bruciavano lo sguardo.
Era
l’unico uomo che avesse mai conosciuto che non si vergognasse di piangere…
E
Kate lo aveva amato per questo.
Anche
per questo…
Ma
adesso nemmeno le sue lacrime potevano rendere meno doloroso ciò che le
lacerava il cuore.
Dimmi
che sto prendendomela con te per ciò che ho saputo… Pensò. Dimmi che non
ragiono…
“Vattene!”Ripeté
gridando. “ Non voglio più vedere la tua faccia, hai capito?! Vattene via!”
Affrontami…
prendimi… scuotimi fino a farmi male… impediscimi di farti uscire dalla mia
vita…
Perché…
non riesco a fermare la mia voce… e non riesco a smettere di supplicarti…
Ancora,
lui la fissava, nel silenzio irreale di quello spazio ristretto, sospeso fra
una rampa che portava in alto ed una che conduceva in basso… come in uno strano
limbo in cui era scesa con le sue stesse gambe… e in cui Angel l’aveva
trascinata, dopo averla portata così in alto…
“Va
via… ”Si avvicinò alla finestra, e guardò fuori, nel parcheggio buio illuminato
dai lamponi. Spalla a spalla con lui. Vicinissima. “ voglio ancora il tuo aiuto
per la mia bambina… ma… non voglio più
te…”
Era
così vicino… così vicino che gli sarebbe bastato ruotare il busto per poterla
toccare.
Come
il suo cuore lo implorava di fare.
Diviso,
spezzato, infranto, spartito da una corda sottile, dura, che lo stringeva e lo
tagliava, fra il dolore per ciò che aveva appena udito,e che non riusciva ad
accettare, e la rabbia che provava verso Angel.
Sarebbe
stato sufficiente un secondo… e una sola parola…
Ma
lui quella parola non la disse.
Ancora
una volta.
Kate
sentì il suo sguardo su di se.
Sulla
sua pelle,sul suo volto, sui suoi occhi che , asciutti, fissavano senza vederlo
il parcheggio dell’ospedale.
E
poi lo sentì andare via. E le parve di svenire.
Serrò
con la mano lo stipite della finestra, stringendolo fino a ferirsi. Tremando…
Mentre
dietro di lei udiva i passi di Angel sulle scale…
Lenti…
ma senza mai interrompersi …
Le
aveva obbedito, ancora una volta… e adesso era di novo sola, con il suo dolore.
Come
sempre…
E
ora le sembrava di essersi sempre solo illusa che qualcosa fosse cambiato…
E
di avere solo sognato di essere far le braccia di Angel.
E
stava troppo male perché la sua mente potesse afferrare ciò che parti del suo
corpo e del suo spirito le gridavano dentro.
Tutto…
Aveva
perso tutto…
Suo
padre, il suo lavoro, l’uomo che amava… e adesso avrebbe perso sua figlia…
Il
frutto delle sue viscere.
La
sua bambina…
L’avrebbe
vista spegnersi… senza poter fare niente …
Niente…
E
dopotutto… Angel aveva ancora ragione…
Dopotutto,
per quanto potesse avere già sofferto, per quanto potesse sapere e conoscere
ogni minimo dettaglio di una verità che la feriva più di un proiettile al
cuore… non era preparata al pensiero di perdere la sua bambina…
E
mai lo sarebbe stata…
Abbassò
gli occhi, stringendo i denti, desiderando che Angel fosse lì con lei.
Desiderando
che la stringesse… che la facesse piangere, come poche ore prima…
Desiderando
solo averlo vicino…
E
sapendo che lui non c’era… perché lo aveva mandato via…
Perché
gli aveva scaricato addosso il suo dolore, trasformandolo in ira, in livore, in
disperazione.
Perché
aveva voluto fargli male… come Angel ne aveva fatto a lei…
E
non importava che avesse ragione o torto…
Di
fronte a ciò che stava accadendo…
Di
fronte al dolore… di fronte alla vita di sua figlia che si spegneva come un
fuscello di paglia incendiato…
Non
aveva importanza chi avesse ragione…
Si
prese il volto fra le mani, consapevole di stare di nuovo per scoppiare a
piangere… e fu allora che la sentì.
Dolce,
come il suono vellutato di un liuto.
Rassicurante.
La
voce gentile di quell’essere che tanto l’aveva stupita, quando, poco meno di
una settimana prima, aveva dato avvio a tutto…
La
voce di Lorne, come una melodia senza tempo, portata dal vento alle sue spalle.
Con
la malinconica tristezza dentro di chi
ha visto molto più di quanto non avrebbe voluto.
“Lui
non vuole lasciarti”Mormorò, facendola sussultare. ” e tu non vuoi che vada
via… eppure tu lo cacci, e lui se ne va…
E
intanto tu perdi la tua bambina… e lui
la donna che ama… e la figlia che non ha nemmeno imparato a conoscere… e
nessuno dei due riuscirà mai a perdonarsi
…”
Kate
boccheggiò, voltandosi, il fiato che improvvisamente le mancava .
E
stavolta non riuscì a dire nulla. Stavolta riuscì solo a guardare negli occhi
di quell’uomo incredibile, mentre sentiva su di se gli sguardi di decine di
persone che senza nemmeno che se ne fosse accorta si erano accalcati ai due
lati del pianerottolo, attirati dalle grida.
Medici,
infermieri, pazienti e parenti degli ammalati.
E
Cordelia, con il suo bambino… che la guardava, con le lacrime negli occhi e sul
viso… senza riuscire a trovare niente da dire.
Perché
quel poco che c’era da dire lo aveva già detto l’unica persona che guardava
faccia faccia la verità.
Senza
averne paura.
Ansò, superandoli, correndo lontano da loro.
A
precipizio.
Giù
per le scale.
Col
fiato che le si fermava in gola, e il cervello e il cuore che le gridavano
insieme.
E
le gridavano la stessa, identica cosa:
le
gridavano di correre.
Di
fare più in fretta.
Perché
ancora una volta Kate si era ingannata.
Perché
non era più un giorno di cinque ani prima.
Perché
lei non era più la stessa di allora.
E
non avrebbe commesso lo stesso errore ancora una volta.
Non
più.
Non
ora.
Perché,
anche se non conosceva le parole da dire o le cose da fare, sapeva che doveva
raggiungere Angel.
Prima
che fosse troppo tardi.
Non
l’avrebbe persa.
Non
stavolta.
Stavolta
l’avrebbe costretta ad ascoltarlo.
Stavolta
le avrebbe spiegato, e parlato e… e avrebbe continuato fino a che non gli
avesse creduto… Stavolta avrebbe dovuto perdonarlo…
Anche
solo per stanchezza…
Stavolta
non le avrebbe permesso di uscire dalla
sua vita.
Non
sarebbe rimasto al buio, a guardarla piangere…
non avrebbe ascoltato i suoi singhiozzi dal mezzo di un corridoio deserto.
Stavolta
sarebbe tornato indietro.
Stavolta
l’avrebbe affrontata… e si sarebbe fatto cacciare una, due, mille volte… e
sarebbe tornato ancora.
E
le avrebbe urlato contro che forse avrebbe commesso altri mille errori con lei,
e li avrebbe fatti tutti per amore…
E
che la sola cosa che aveva voluto era stata… toglierle quel peso enorme dal
cuore… e prendersi la sua sofferenza…
Portarla
per lei…
Illudersi
di poterlo fare…
Sbagliare.
Come
un uomo.
Anche
se non era più un uomo da così tanto tempo.
Come
il ragazzo che era stato.
E
che si era sentito di nuovo, fra le braccia di Kate.
Quando
non aveva avuto bisogno di un cuore che batteva o un respiro che pompava o di
sangue a scorrergli nelle vene o di sole sul volto, per sentirsi nuovamente
umano.
Perché
aveva avuto il cuore di Kate, e il suo sangue, e il suo calore, e il suo amore…
tutto il suo amore…
Aveva
avuto la sua mano, stretta nella propria, e la morbidezza della sua pelle
contro il viso, mentre le stringeva a se… cosi poco prima che avvertiva ancora
il suo tepore …
Stavolta
non poteva rinunziare. Stavolta non voleva farlo.
E
non lo avrebbe fatto…
Non
più…
Non
come quello che non era più…
Non
come cinque anni prima…
Sbatté
la portiera della convertibile, con tanta violenza che l’auto vibrò.
No.
Non come cinque anni prima… quando gli sarebbe bastato avvicinarsi a lei,
sfiorarla, e smettere per un solo istante di rimproverare se stesso per quel
che provava … per sentire un altro cuore che batteva insieme a quello di lei…
Per
avere una figlia… una famiglia…
Tutto
ciò che non aveva mai avuto…
Per
assistere ai primi passi di quella creatura che in un istante gli aveva preso
il cuore…
Per
ascoltare le sue prime parole.
Per
stringerla a se, come un tempo aveva
stretto Kathy…
Per
proteggerla…
Per avere tutto… invece di distruggere ogni cosa
per la sua assurda incapacità di mettere ordine in se stesso.
E
adesso Nia stava morendo… e forse lui non l’avrebbe mai vista camminare…
E
Kate… Kate era stata sola… sola con una bambina in grembo, sola con una figlia
da crescere, sola, nelle stanze bianche di infiniti ospedali… tutte identiche…
tutte con quell’identico odore di disinfettante…
Solo
perché quel giorno non l’aveva richiamata indietro…
Quando
aveva così disperatamente desiderato farlo che il suo cuore e la sua anima si
erano piegati su se stessi, e lui si era sentito così indegno… così crudele e
insensibile… a desiderare Kate, quando Buffy non c’era più…
A
riuscire non solo a camminare e lottare, ma a riuscire ad amare…
Anche
se quell’amore era nato prima…
Ed
era ancora un bocciolo delicato…
Come
Nia…
Una
luce che ora qualcuno avvelenava.
No…
Non
avrebbe più commesso lo stesso errore.
Di
quel girono… di sempre.
Kate
gli apparteneva, come Angel apparteneva a Kate…
Non
gli importava che lei potesse non crederci più.
Le
avrebbe parlato, o glielo avrebbe imposto… o l’avrebbe supplicata… e le sarebbe
stato incollato addosso così a lungo che alla fine avrebbe dovuto arrendersi…
Stavolta
non avrebbe lasciato ne lei ne la sua bambina.
Non
avrebbe perso di nuovo la madre… come stava perdendo la figlia…
E
faceva così male… era così doloroso, e gli trapassava il cuore in un modo così
atroce, così insopportabile, dal momento stesso in cui Lorne glielo aveva
detto, che tutto si trasformava di fronte a tanta sofferenza… divenendo
stupido, e così terribilmente inconsistente…
Anche
un errore… anche un litigio…
Anche
l’orgoglio e la ragione.
Perchè
Kate poteva avere ragione, e lui poteva aver sbagliato.
Ma
non l’avrebbe lasciata andare lo stesso.
Si
voltò, stringendo i denti, e sollevando gli occhi verso l’enorme comprensorio
dell’ospedale, illuminato da un numero enorme di luci che si riflettevano nel
parcheggio deserto.
E
per la per la prima volta dal giorno in cui le aveva salvato la vita, seppe di
non stare sbagliando nei confronti di Kate.
E
seppe che sarebbe stato difficile… riprendersi la sua donna… e perdere sua
figlia…
E
che avrebbe lottato.
Per
entrambe.
Come
da anni non gli accadeva di lottare.
Forse
fu per questo … perché era così teso, così concentrato
verso ciò che voleva fare.
Forse
perché in quel momento ogni parte di Angel, il suo cuore, il suo corpo e la sua
anima erano piene soltanto della consapevolezza di ciò che poteva smarrire, e
di ciò che non voleva perdere… che non si accorse di Darla.
Forse
fu per questo che solo il suo demone vibrò nelle profondità delle sue ossa,
avvertendolo… quando già la vampira era innanzi a lui.
Silenziosa
e letale come una pestilenza.
Come
l’odio.
Come
l’invidia.
Come
la malvagità che le lesse negli occhi chiari, solo leggermente truccati.
Occhi
che non vedeva da cinque anni… e che non avrebbe potuto dimenticare nemmeno in
altri duecentocinquanta.
I
primi occhi che aveva visto, risvegliandosi come creatura delle tenebre.
Occhi
che grondavano sangue.
Allora.
Come
ora…
Che
lo cercavano.
Allora.
Come ora.
“Pare
proprio che ti sia un po’ rammollito…”Sorrise la vampira, movendosi nella luce
di un lampione, fasciata nella sua lunga, aderentissima tuta nera. Bellissima,
come sempre. “ una volta non mi avresti permesso di avvicinarmi tanto.
O
forse…”Sorrise, un sorriso da predatore, che rendeva la sua espressione
terribilmente pericolosa. “ sono le gioie della paternità a renderti così
incauto…”
Angel
lanciò un ‘occhiata all’ospedale, alle spalle di lei.
Era
un luogo pubblico… avrebbe potuto entrarci come un qualsiasi essere umano…
E
Kate era lì dentro… e c’erano Cordelia, e Nia…
“Devo
arguire…”Mormorò, arretrando di un passo, fino a che le sue gambe non
sfiorarono il fianco della convertibile. “ che mi fai seguire?”
Domanda
idiota, ma non era la risposta che gli interessava.
E
Darla lo sapeva benissimo.
Sapeva
che quelle che stavano pronunciando non erano parole, ma solo sillabe inutili
all’interno di un preciso rituale di battaglia.
“Mm…
“Mugugnò. “ diciamo di si… diciamo che sono anni che ti guardo… almeno due… da
quando sono tornata la prima volta a Los Angeles…”
Angel
aggrottò la fronte, appoggiando, con fare casuale, la mano alla portiera, le
dita che sfioravano l’elsa della sua spada, fissata dalla parte interna.
“
No ti ricordavo come un tipo paziente…” Mormorò. “ me lo avessero chiesto avrei
detto che non avresti atteso nemmeno un giorno per venirmi a … salutare…”
“Questione
di priorità, tesoro…” Darla avanzò di un passo.
Non
aveva armi con se.
E
questo significa guai molto, molto seri.
“…
ucciderti o … farti soffrire mi avrebbe dato un ‘immensa gioia, ma … cosa vuoi…
una ragazza ha bisogno anche d’altro … come di una buona posizione in società ,
per esempio. Di denaro, bei vestiti… ed è più comodo procurarseli con una carta
di credito che uccidendo i commessi…
Diverte
per i primi mesi… poi comincia ad annoiare…
Uccidere
dev’essere un piacere… non una necessità…
Ricordo
qualcuno che lo diceva spesso… tu no?”
Angel
strinse i denti.
“Si…”
Ammise.
“Bè…”Darla
allargò le braccia. “ diciamo che ho riallacciato i rapporti con certi vecchi
amici che non ti vogliono ridotto in polvere… e che abbiamo concluso un
vantaggioso affare… un do ut des… estremamente piacevole…”
“Però…”Continuò
Angel per lei, non stentando a immaginare chi potessero essere quei vecchi
amici. “ alla fine ti sei annoiata…”
“Alla
fine…”Sussurrò Darla, nella perfetta imitazione di un sussurro affettuoso. “ ha
vinto l’amore…
Dovevo
rincontrarti… non potevo più resistere…
Specialmente
ora… che hai tanto da perdere…”
Lentamente,
Angel estrasse la spada dall’interno dell’auto, passandosela davanti.
“
Vattene, Darla…”Mormorò. “ prima che decida di impedirtelo…”
Lei
sorrise ancora.
Non
aveva paura.
Come
non aveva mai avuta, dacchè era stata vampirizzata di nuovo.
“Che
cosa temi, Angel? Che mentre combattiamo trovi un modo per scappare ed entri in
questo ameno posticino?
Che
segua il tuo odore fino alla stanza della bambina?
Non
ce n’è bisogno, sai… io so esattamente dove si trova… Virginia… o è Kate il suo
nome…” Si appoggiò un dito sulle labbra. “ temo di fare una terribile
confusione… chi delle due ti diverti a tenere in braccio?”
Angel
strinse gli occhi, avvicinandosi di un passo.
“Va
via…”Ringhiò.
“E
perché? Avevi detto che mi avresti uccisa, quando mi avessi rivista… bè…”Darla
allargò le braccia. “ io sono qui… vieni a prendermi, Angel… solo tieni conto…
che non sono sola…”
Sorrise
ancora, e, in quel preciso istante, lui avvertì la presenza degli altri.
Degli
altri vampiri.
Dei
favoriti di Darla…
Deglutì,
mentre i suoi occhi si muovevano attorno a se.
No…
non dei suoi favoriti…
Dei
suoi childe…
“I
tuoi nuovi amici non saranno molto contenti…”Mormorò piano, mentre un gruppo di
almeno dici vampiri gli si stringeva attorno. “ se mi fai fuori… non mi hai
appena detto che sei profumatamente pagata perché ciò non avvenga?!”
“Oh…”Darla
ammiccò maliziosamente. “ Ma io non voglio certo ucciderti, amor mio… io voglio
solo stuzzicarti un pochino…
Nessuno
di loro è in grado di sconfiggerti… certo, se le gioie della paternità non ti
hanno rammollito troppo, si intende... ma possono tenerti buono … mentre io
vado a fare una visita alla tua nuova famiglia…”
Angel
respirò piano, mentre gli occhi gli passavano dall’uno all’altro dei vampiri
che lentamente si stavano avvicinando… e che avrebbero tutti potuto essere suoi
fratelli…
Tutti
bruni, tutti alti, tutti con occhi nocciola e una corporatura molto simile alla
sua…
Tutti
ragazzi dai venticinque ai trent’anni d’età…
Come
lui… quando Darla lo aveva trovato…
“Vedo
che i miei pulcini ti interessano…”Ridacchiò la vampira. “ è una piccola fissa
che mi è venuta qualche anno fa… una piccola parte della mia collezione… perché
tu sappia… “ Stavolta il suo ghigno fu simile a quello di una faina, di una
donnola assetata di sangue, folle di brama al punto di sgozzare un intero
pollaio, e poi andarsene senza essersi nutrita. “ che ognuno di questi
ragazzi è stato ucciso solo perché somigliava a te… che
questo è il loro unico peccato… “Sospirò. “ cosa devo dirti, Amore mio… non
dovevi esser così bello…
Se
ben consideriamo… è tutta colpa tua!”
Angel
strinse i denti, avanzando verso di lei con la spada protesa, e lasciando che
il suo volto mutasse per la rabbia e la tensione, ma Darla non si spostò
nemmeno.
Sapeva
che non l’avrebbe raggiunta.
E
infatti, solo un attimo prima che la
sua lama le arrivasse alla gola, fu colpito di fianco da uno dei vampiri,
mentre un altro, immediatamente, lo aggrediva dall’altro lato.
Si
abbassò, accosciandosi, e usando la spada trafisse il primo dal basso in alto,
gettandolo sul suo compagno e poi saltando in piedi, velocissimo.
Ne
ridusse un terzo in cenere, e prima ancora che quest’ ultima si fosse posata si
ritrovò attaccato ancora, ed ancora.
Altri
ragazzi.
Altri
occhi scuri, altri capelli corti così simili ai suoi, un altro volto
orribilmente deformato dalla trasformazione, che un tempo era stato quello di
un giovane uomo pieno di sogni e speranze.
Che
una volta aveva amato.
Che
una volta aveva avuto un padre, e una madre, e una famiglia.
Non
emise un suono mentre tagliava un ‘altra testa, mentre poneva fine alla parodia
di esistenza che quella vita era diventata.
Mentre
la rabbia gli montava dentro, sommandosi a tutto il dolore e il senso di
impotenza accumulati in quegli ultimi giorni.
Unendosi
all’odio verso una malattia che non poteva curare, e verso se stesso e gli
errori che aveva commesso.
Lo
distrusse in un secondo… il corpo del ragazzo e l’essenza di ciò che era
diventato, con un unico colpo di spada, mutandolo in cenere prima che sul suo volto
avesse il tempo di disegnarsi la sorpresa.
Mentre,
poco discosta, Darla rideva.
Rideva
compiaciuta… e avrebbe potuto riconoscere ovunque quella particolare, unica
risata… Rideva del potere che aveva su quei giovani vampiri di cui a lei non
importava nulla… come non le era mai veramente importato di nessuno, fuorché di
se stessa… esattamente come il suo childe prediletto…
Rideva
dello spettacolo che per lei si recitava, nell’ arena che era il grande
parcheggio dell’ospedale.
Rideva
perché sapeva che ciò che le avveniva davanti era opera sua, e attorno a lei
ruotava.
E
perché pensava di poter controllare ogni cosa…
Ogni
minimo particolare.
Come
lo aveva sempre creduto Angel, quando l’anima che gli permetteva di amare e
soffrire non aveva avuto spazio in lui.
Darla
aveva sempre voluto essere colei che
intesseva gli altrui destini…
E
si era sempre illusa che fosse così… molto spesso a ragione.
Lo
era stata con lui, in parte, e con la sua famiglia…
Con
Drusilla, e poi con Lisdey e ancora con Angel…
Se
non fosse stato per Darla, non avrebbe rischiato di impazzire…
Se
non fosse stato per Darla Kate non avrebbe cercato di uccidersi…
E
forse lui non l’avrebbe persa, cinque anni prima…
…
forse…
Solamente
forse… e forse era stata sempre e solo colpa di Angel…
E
le sue domande e i suoi dubbi non
avrebbero mai avuto risposta…
Non
lo sapeva e forse non lo avrebbe mai saputo… ma sapeva che Darla non avrebbe
fatto di nuovo del male a Kate… e non avrebbe toccato la loro bambina… non
finché lui non fosse stato polvere.
Si
voltò ancora, scalciando un vampiro in pieno voluto mentre saltava verso di lei.
Verso
l’unica creatura, in quel mucchio di mostri, che temesse davvero… e che per
assurdo non indossava neanche un ‘arma…
E
non ne aveva bisogno.
Perché
erano loro le sue armi e la sua difesa.
Le
creature che aveva formato… a cui aveva dato un ‘esistenza di tenebre, che
aveva sedotto e legato a se… come non era mai riuscita a fare con lui…
E
per assurdo non voleva loro un decimo di quanto, ancora , desiderasse lui…
Ne
guardava loro come guardava lui, mischiando il desiderio per ciò che era stato
con la rabbia, l’odio e la concupiscenza per ciò che era… e che lei non aveva
mai veramente potuto avere.
No…
non aveva bisogno di armi… non con quelle creature che si muovevano e
combattevano per lei… ed erano pronte ad essere distrutte per lei… come Angel
non era mais atto disposto a fare, nemmeno ai tempi in cui, insieme, avevano
sporcato di sangue le strade d’Europa…
E
come fece invece uno di loro, frapponendosi fra Angel e Darla senza nemmeno
sfiorare la vampira, e scalcandolo a sua volta con forza.
Un
altro ragazzo… altri occhi nocciola e capelli scuri… e una discreta conoscenza
delle arti marziali, pareva…
Angel
fece un passo indietro, abbassandosi per schivare un vampiro e finendo quasi
addosso ad un altro, mentre quello che gli stava di fronte gli arrivava con il
piede in piena faccia, spingendolo lontano.
Angel
batté pesantemente contro la portiera della convertibile, e poi fu rigettato in
avanti, a faccia interra.
Sentì
la spada sfuggirgli dalle dita, ma prima che riuscisse ad afferrarla l’alto l’
afferrò e la getto alle sue spalle con violenza, mentre un ghigno malvagio gli
si dipingeva sul volto che non era nemmeno mutato.
“Il
mio amore…”Cinguettò Darla, arrivandogli alle spalle e cingendogli la vita con
le braccia, mentre Angel, ansante, lanciava rapidissimi sguardi attorno a se.
Era
ancora steso in terra, con i palmi appoggiati all’asfalto, pronto a scattare
non appena uno dei vampiri che lo circondavano su fosse mosso…
Solo…
che nessuno di loro si muoveva…
Probabilmente
i loro ordini non erano di ucciderlo, e ora aspettavano tutti che Darla dicesse
loro che cosa fare…
Ma
la vampira sembrava completamente preso dal suo nuovo preferito.
Che
dall’aspetto non doveva avere più di qualche giorno come vampiro… ma darla era
così… si stancava presto di ciò che apparteneva…
“
…Nicholas … l’ultimo… il più fedele…
una vera sorpresa…
ma
a volte capita, sai…” Sorrise, facendo aderire il suo corpo a quello di lui.
Angel
deglutì .
“Perché
tanti anni… “ Mormorò piano. “ che mi risulti sei una vampira di appena cinque
anni… di poco più grande dei tuoi pupazzi…”
darla
voltò il capo di scatto ,
fulminandolo con gli occhi.
“Sta
zitto!”Gridò, sibilando. “ Io ho quattrocento anni!
Sono
la childe preferita del maestro e ho visto e fatto cose che tu non potrai
nemmeno mai immaginare! “
“davvero?”
Angel sorrise. “ Io ho assistito alla tua vampirizzazione, ricordi?!”
“Sta
zitto!” urlò darla, avanzando di un passo.
“In
una squallida camera di Motel… da parte di una vampira folle… che io avevo
ucciso…” Lasciò che il suo sorriso si allargasse. “Lo sanno i tuoi bambini che
tu vieni due gradini sotto di me, nella linea di sangue?”
“Sta
zitto!”Urlò lei, ferita nel suo orgoglio di vampira, e con un solo movimento
gli fu sopra, e scalciò in piena faccia… arrivandogli fin troppo a portata di
mano.
L’afferrò,
tirandola in terra, ma prima che riuscisse ad afferrarle la gola Nicholas gli
fu addosso con un calcio micidiale.
Angel
strinse i denti, lottando per non mollare la caviglia di Darla, ma quando
quella lo colpì ancora in faccia e il preferito, contemporaneamente, gli si
gettò addosso fu costretto a farlo, rotolando insieme a lui sull’asfalto umido
del parcheggio.
Era
forte… terribilmente forte…
Un
copro fatto per uccidere… e una volontà che non conosceva esitazioni…
Un
essere terribile… da eliminare… come sarebbe stato da eliminare lui, molto anni
prima.
Lo
colpì, cercando di guadagnare vantaggio, ma l’altro rispondeva ad ognuno dei
suoi copi, con una ferocia che sapeva di fame non saziata, e di irruenza
giovanile…
Proprio
come quelli di Angel sapevano di esperienza… e del desiderio di proteggere con
tutte le sue forze le persone che amava.
Puntellandosi
sull’asfalto gli piantò un piede sul petto e un attimo dopo lo spinse via, con
tanta violenza da sollevarlo da terra, facendolo volare lontano, contro il
tetto di un ‘automobile, che si schiantò sotto il suo peso, in un rumore sordo
di vetri infranti.
Ma
non fece nemmeno in tempo ad alzarsi che gli altri furono su di lui.
Feroci.
Implacabili.
Troppi.
Troppi
per lui solo, disarmato, e bloccato contro la strada.
Sentì
il suo stesso sangue in bocca, fra le fauci dell’essere che era, e che odiava,
mentre il suo corpo subiva l’attacco di quell’orda che non voleva ucciderlo… ma
solo procurargli dolore…
E
per un attimo tornò indietro nel tempo, di cinquanta anni, quando una folla
inferocita lo aveva linciato prima di appenderlo per il collo al lampadario
dell’Hyperion…
Erano
stati umani allora, eppure lo avevano colpito così forte da fargli perdere i
sensi…
Ora
erano demoni… vampiri, come lui, e fracassavano
tutti insieme le sue ossa, senza fermarsi, colpendolo con calci e pugni che
sembravano ogni volta più forti, perché lui era sempre più debole…
Si
piegò su se stesso, stringendo i denti, cercando una via d’uscita, quando sentì
l’attacco interrompersi improvvisamente, e un attimo dopo la mano si Darla
afferrargli la testa, e sollevargliela, torcendola dolorosamente all’indietro.
Verso
di se.
Verso
il suo sorriso da vincitrice.
“Lo
sai…”Sussurrò. “ mi deludi così tanto…
Ma
dopotutto tu sei abituato a sentirtelo dire…”
Leccò
lentamente le ferite sulla sua fronte, emettendo un baso suono di gola, mentre
lui stringeva i denti, sentendo un fioto di sangue salirgli dallo stomaco in
gola.
“Tuo
padre… tua sorella… la dolce piccola Buffy… quando mai non hai deluso qualcuno…
I
tuoi amici…”
Angel
ansò, chiamando a raccolta tutte le sue forse per riuscire a rispondere… e per
prendere tempo.
“Non
siamo più in uno dei tuoi sogni, Darla… non puoi influenzarmi più con le tue
parole e la tua droga…”
Lei
lo guardò, e un attimo dopo gli abbatté la testa al suolo, lasciandolo andare e
continuando a fissarlo.
“Ti
odio, Angel…”Sibilò piano. “ e questo odio è la fiamma che mi sostiene. Notte
dopo notte…
se
tu soltanto avessi la benché minima idea di quanto ti odio…
Ti
odio come odio la luce… come odio gli uomini… come odio il mondo…
Ti
odio come odiavo avere un ‘anima… una lercia anima come la tua…”
“Okay,
abbiamo capito, lo odi!
Io
invece lo amo, per cui cosa dici di
levarti di mezzo?!”
Angel
sgranò gli occhi, sollevando disperatamente la testa per riuscire a guardare
nella direzione da cui la voce era venuta, mentre tutto se stesso si ribellava
anche solo all’idea che lei fosse li.
No…
non poteva averlo fatto…
Non
con una bambina, in quell’ospedale, a cui stare vicino…
Non
per lui…
Non
ancora una volta…
Come
se il tempo si fosse fermato.
Ma
il tempo sembrava proprio essersi fermato, e Kate era là, davanti a lui, con la
sua pistola in una mano e la spada che Nicholas gli aveva preso stretta
nell’altra. Il volto che era quello della poliziotta decisa a tutto, in quel
museo deserto… cinque anni prima… quando per punirla di qualcosa di molto
simile, per difenderla, per istinto e per desiderio l’aveva morsa…
Marchiandola,
cominciando a farla sua…
Ed
era bellissima… come allora…
E
decisa, come allora…
E
come allora …
Dio…
La
vide avvicinarsi, senza guardarlo,e mentre il battito del cuore di lei lo assordava gli sembrò di
essere travolto da una valanga di emozioni.
E,
finalmente, la capì.
Dio…
lei sapeva…
Come
allora, come cinque anni prima… lei conosceva il pericolo… sapeva benissimo di
poter essere uccisa…
Come
cinque anni prima, adesso stava agendo perché voleva farlo… stava rischiando la
sua vita per lui… perché lo voleva … e Angel aveva sempre considerato la sua
come imprudenza… come leggerezza di fronte a qualcosa di tanto più potente di
lei…
Aveva
pensato che non avesse creduto alle sue parole… che avesse sottovalutato il
pericolo a cui poteva andare incontro…
Ma
non era così…
Allora,
come adesso… Kate sapeva…e allora, come adesso , aveva scelto…
E
nonostante le parole di poco prima, aveva scelto lui… forse… perché non aveva
mai avuto alternative…
Perché
il suo cuore non gliene aveva date…
Come
il cuore di Angel non ne aveva date a lui…
“Ma che bella scena!”Esclamò Darla, sollevandosi
da terra e guardandola, con la testa leggermente inclinata di lato. “La piccola
dolce mammina che corre in aiuto del suo coraggioso campione… Commovente… e
così patetico…”
Kate
si fermò sotto la luce di un lampione, la pistola puntata diritta davanti a se,
inutilmente…
“Non
sono ne piccola ne dolce”Rispose, gelida. “ e permetto solo a mia figlia di
chiamarmi mamma.”
Darla
rise.
“Così
penosa…”Sibilò. “ lo eri allora e lo sei adesso…”Si avvicinò di un passo a
Kate.” Credi di poter fare qualcosa?
Credi
di poter “salvare” Angel?
Credi
di poter distruggere me e i miei ragazzi?!”
Kate
sollevò le spalle.
“Questa
è l’intenzione… “
Davanti
a lei si levò un coro di risate sguaiate che attraversarono l’area abbandonata
del parcheggio. Mentre Angel cercava disperatamente di sollevarsi sui gomiti,
deglutendo per ingoiare il suo stesso sangue, supplicando le sue ossa rotte di
rigenerarsi in fretta…
Di
rigenerarsi… in tempo…
Mentre
Darla si batteva le meni sui fianchi.
“Ma
che avete voi due da dover esser così stupidi… e così eroi…
Cos’
è, passare dal tuo letto ha fatto scordare al “ mio” Angel che fino a pochi
anni fa eri pronta ad accusarlo di ogni crimine commesso sulla costa, e ad
arrestarlo per questo… e a te tutte le tue idiote paranoie da figlia orfana e
complessata?”
Kate
la fissò per un secondo, talmente calma che si sarebbe detto che le parole di
Darla non fossero nemmeno state per lei.
“Si”Rispose
semplicemente. “fammi causa!”
Stavolta
non risero.
Ne
Darla ne alcuno dei suoi vampiri.
Stavolta
Angel potè avvertire chiaramente la rabbia vibrare intorno alla vampira bionda.
“Kate…” Ansò.” Vattene…”.
Ma
la voce di Darla sovrastò la sua.
“Menti!”
Esclamò, avvicinandosi di un passo a Kate.
Lei
scosse le spalle.
“Annusami…”
Angel
strinse i denti, cercando di sollevarsi.
Aveva
capito che cosa voleva fare… ma era pericoloso… era molto, troppo pericoloso…
Vide
Darla irrigidirsi per un attimo, poi cominciare letteralmente a tremare per la
collera.
“
Puoi esserci andata a letto quanto vuoi!” Ringhiò. “ Ma lui è mio!
E’
sempre stato mio e resterà mio per sempre!
Io
l’ho fatto!
Io
l’ho reso quello che è!
Io
gli ho dato la forza!
Tu
non hai nemmeno idea di quello che abbiamo fatto insieme !
Rabbrividiresti
e ti sveglieresti urlando nel sonno se solo lo sapessi!”
Kate
sollevò le sopracciglia, per nulla impressionata.
“Può
darsi…” Mormorò. “ Ma che mi risulti, secondo questo… lui appartiene a me…”
Lentamente,
si allargò la camicetta, mostrando apertamente il segno sulla sua gola… che
strappò a Darla un ringhio basso e prolungato.
Angel
poté quasi sentire il suo volto cambiare e fece in tempo solo a gridare il nome
di Kate prima che la vampira si precipitasse su di lei, afferrandola per il
collo.
“E
ora…”Sibilò. “ sei soddisfatta del tuo gioco? O credevi che qual segno mi
avrebbe fermata?”
Kate
ansò, e Angel poté vedere il colore abbandonarle rapidamente il volto, insieme
all’aria. Eppure riuscì a sorridere mentre mormorava con voce strozzata:
“No…
non mi sono mai illusa… che rispettassi le regole…”
“E
allora? Volevi fare un nobile gesto? O forse…” Darla la sollevò leggermente da
terra. “ volevi morire insieme a lui?
Perché
se è così, tesoro, rimarrai delusa…”
Kate
boccheggiò.
“No…”Ansò.
“ io … no… io volevo solo fare… questo…”
L’ultima
parola fu assorbita dalla deflagrazione della pistola, che la donna teneva
lungo il fianco e che sparò a ripetizione tre volte, contro il corpo della
vampira, sbalzata immediatamente all’indietro proprio come Kate per effetto del
rinculo.
Approfittando
della confusione dei vampiri, Angel fece leva sulle braccia, saltando
all’indietro e avventandosi su Nicholas, sgomento di fronte allo spettacolo
della sua sire, riversa in terra in un lago di sangue. Il bacino completamente
fracassato dalle pallottole.
Angel
lo afferrò per la gola, strappandogli l’asta di combatimento, e sono una
straordinaria prontezza permise all’altro di evitare il colpo che seguì, e di
scambiare una mortale ferita al cuore con una alla spalla.
Avrebbe
desiderato finirlo, ma sapeva che in quel momento non c’era tempo ne per i desideri ne per i piani … in quel
momento doveva solo lottare, e salvare Kate… che si era alzata, e brandiva ad
occhi sgranati la sua spada, una smorfia di dolore dipinta sul volto.
“Kate,
vattene!” Le urlò, girandosi e strappando l’asta dalla spalla di Nicholas.
Aveva
ancora alcune costole rotte, e faticava a muoversi, ma ciò non gli impedì di
ridurre in polvere due vampiri che si avventarono su di lui, la disperazione e
il terrore per la donna che amava che davano al suo scopro ferito la forza che
altrimenti non avrebbe avuto.
Kate
incontrò il suo sguardo, ma non arretrò di un passo, stringendo l’elsa della
spada e attendendo l’attacco che non tardò a venire.
Angel
la vide difendersi contro un vampiro, mentre lui ne affrontava un altro… e solo
parte della sua mente, volta verso ciò che accadeva a Kate, registrò il fatto
che Nicholas stesse caricandosi fra le braccia una Darla svenuta per il dolore
e fuggendo via, seguito dalla maggior parte degli altri vampiri.
Si
voltò, rendendosene conto, e per un attimo pensò di lanciare l’asta contro di
lui…
Ce
l’avrebbe fatta… avrebbe potuto colpirlo al cuore e ridurlo in polvere… ma poi
non avrebbe avuto più nulla per difendere Kate…
Un
attimo… solo un attimo…
Troppo.
Troppo
per qualcuno che aveva alle spalle 250 anni di sangue.
Sentì
un colpo arrivargli alla nuca, e boccheggiò per il dolore, barcollando
all’indietro e voltandosi in tempo per trafiggere il vampiro che lo aveva
attaccato, e per permettere a quello che lo seguiva di strappargli l’asta di
mano.
Erano
solo in due adesso, quello e l’altro che Kate stava cercando di tenere a bada
con un ‘arma che non aveva mai usato, che non aveva idea di come si maneggiasse
e che per giunta era probabilmente troppo pesante per lei…
Angel
afferrò l’asta, lottando per riprenderla, e nello stesso istante vide il
vampiro spingere in terra la donna, e voltarsi verso di loro, ghignando.
Evidentemente,
lui era un perda molto più ambita di una semplice donna umana…
Ma
questo andava bene…
Oh,
si, andava bene…
“Kate!”Gridò
ancora, stringendo i denti mentre lottava, con le mani strette sull’asta. “ Va
via!”
Ma
quando lei si alzò, Angel seppe che non gli avrebbe obbedito.
“Vattene!”
Ripetè.
Il
vampiro si voltò di nuovo verso di lei, ridendo, e spalancò le braccia,
spavaldo, sfidando la donna a colpirlo.
Kate
ci provò, ma il peso della spada la sbilanciò in avanti.
“Vai!”
Urlò ancora Angel.
Stavolta
lo guardò.
Sollevò
gli occhi,mentre il vampiro si avventava su di lei, ancora piegata in avanti.
E
in quegli occhi c’era una furia che gli arrivò dritta al cuore.
Una
furia che bruciava ed esplodeva… come un vulcano in eruzione…
“No!”
Gridò Kate. E tirando indietro entrambe le braccia sollevò la spala, ficcandola
diritta nel ventre del vampiro, come una volta aveva fatto con lui, e Penn alle
sue spalle.
Tirò
fori la spada,ansando, gridando come non l’aveva mai sentita fare, mentre di
nuovo la affondava nel vampiro e lui cadeva in ginocchio.
“Mi
stanno portando via la mia bambina!” Urlò.
Sollevò la spada, mentre un rantolo sfuggiva dalle labbra del vampiro. “
Non mi porteranno via anche te!”
Roteò
le braccia, e la testa dell’altro schizzò via come un tappo di spumante,
trasformandosi in una piccola onda di cenere che investì Kate e lo stesso
Angel, che finalmente riuscì a torcere l’asta, conficcandola dritta nel cuore
del suo avversario.
Annientandolo.
E
rimanendo il solo vampiro nel parcheggio …
Solo…
con Kate che, davanti ai suoi occhi, ansava disperatamente.
Per
un istante, nessuno dei due mosse un solo muscolo.
Rimasero
immobili, come inghiottiti dal tempo, annichiliti da ciò che era appena
accaduto… forse perché nessuno dei due sapeva che cosa dovesse o potesse dire…
ed entrambi erano così sopraffatti che quell’istante gli serviva… per
sopravvivere… per reagire…
Poi
Kate sollevò gli occhi, guardandolo, ed Angel le fu accanto.
Afferrandola,
stringendola fra le braccia, schiacciandola contro di se con tanta forza che
avrebbe potuto ferirla. Incurante del dolore alle costole rotte.
Sentì
il rumore della spada che finiva in terra, e un attimo dopo il braccio di Kate
cingergli il collo, e ricambiare la sua stretta con uguale forza… con uguale
disperazione.
Avrebbe
dovuto dirle così tante cose…
Avrebbe
voluto dirle così tante cose…
Avrebbe
voluto urlarle contro per il pericolo in cui si era messa, e chiederle scusa in
ginocchio, e baciarla, e dirle grazie.
E
infinite volte che la amava…
Avrebbe
voluto e dovuto…
Ma
c’erano il calore del corpo di lei, e il profumo dei suoi capelli e della sua
pelle… c’erano il battito assoldante del suo cuore e il ritmo del suo respiro
contro il torace…
Avrebbe…
ma c’era Kate… ed era lì… e lui aveva così disperatamente temuto di penderla…
E
c’erano la dispersione con lui lo stringeva, e quella con cui lo aveva difeso…
E
il dolore… una ferita che perdeva più sangue di quanto un vampiro avrebbe mai
potuto berne.
“Stringimi…
“Ansò Kate, avvinghiandosi a lui. Con una disperazione che era l’identica copia
di quella di Angel.
Non
stava piangendo, e non tremava… ma lo serrava a se, così forte che pareva quasi
che da ciò dipendesse la sua vita.
E
Angel sapeva come si sentiva… perché in quel momento, davvero, da quelle
braccia dipendeva la sue esistenza…
“
stringimi…”Continuò. “ resta insieme a me…
Per
favore…
Resta
insieme a me…”
Sentì
la sua bocca affondargli nella spalla e un ansito sfuggirle dalle labbra.
“Kate…”
“resta
insieme a me, Angel…
Fino
a quando non sarà finita…”
“Sempre…
“Gridò quasi lui, stringendola. “ sempre…”
Ma
Kate scosse la testa , e la forza del suo abbracciò sembrò crescere ancora,
mentre piano ripeteva: “Non lasciarmi… fino a quando non sarà finita…”
Angel
sollevò con dolcezza il braccio di Nia, infilandolo nella manica del cappotto
nuovo di zecca che lui e Cordelia le avevano preso quel mattino, mentre la
bambina, che stringeva con il braccio intubato la sua bambola e la rosa di tre
giorni prima, si guardava attorno, gli occhi sgranati, non sapendo se credere o
meno a ciò che stava accadendo.
“Ma
veramente mi portate a casa, mamma?”Mormorò, passando gli occhi da lui a Kate,
che sedeva sul bordo del letto, e cercava di aggiustarle alla meglio il capotto
sulla spalla.
Kate
le sorrise dolcemente, sfiorandole con una mano la guancia, in una di quelle
dolcissime, eterne carezze che pareva non essere in grado di smettere di farle.
Nemmeno
per pochi minuti… come se pochi minuti fossero troppi per non accarezzare sua
figlia.
“Si,
tesoro… a casa… hai sprecato fin troppo tempo in ospedale…”
“Ma…”Nia
sbatté le palpebre, guardando nuovamente entrambi. “ veramente è casa mia??”
Angel
si voltò, guardando Kate, le triste compostezza del suo viso che gli scendeva
nel cuore… come una lacrima.
Da
quella sera, dalla sera che Lorne aveva rivelato la verità su cosa le stava
consumando la bambina, non aveva voluto staccarsi un attimo da lei, non aveva
mangiato, e non aveva riposato che per poche ore, appoggiata sull’altro letto,
e stretta fra le braccia di Angel…
Non
era più uscita dall’ospedale, e quasi mai da quella stanza… e lo stesso aveva
fatto lui, assentandosi solamente per il breve tempo di un’ emergenza, e lasciando a Wesley, Cordelia e Lorne il
compito di continuare a cercare… senza riposo, senza pace… e senza molta
speranza…
Qualcosa…
anche solo un cenno, che spiegasse loro come vincere quella minuscola cosa nel
corpo di una minuscola bambina con più voglia di vivere della maggior parte
della gente al mondo.
Non
voleva lasciarle… ne lei ne Kate…
Non
voleva lasciarle mai più, finché fosse durata la sua esistenza… o finché ci
fosse stato fiato in quel corpo di bambina…
Strinse
le labbra.
Sapeva
che era inutile ingannarsi, mentire a se steso e a Kate…
Ci
aveva provato… e l’aveva quasi persa… ma solo ripensare a quelle parole, e al
loro senso, gli ghiacciava il sangue nelle vene, e rischiava di farlo esplodere
di rabbia e di dolore…
Si…
E
pensava davvero che l’avrebbe lasciata, poi?
Che
le avrebbe permesso di allontanarsi dalla sua vita?
Pensava
che sarebbe mai venuto il giorno in cui avrebbe desiderato che si allontanasse
da lui…?
La
vedeva consumarsi, giorno dopo giorno… e non poteva fare niente per impedirlo…
E
non aveva più il coraggio di chiederglielo… di guardarla, in quegli occhi
disperati che avevano perso tutto, e domandarle di rinunciare a un ‘ora, un minuto accanto a sua figlia…
Di
ripeterle che così non l’aiutava, quando anche lui stava perdendo le forze e il
sonno in quella stanza di ospedale, e non gli importava, e non riusciva ad impedirselo…
Mentre
il dolore e il senso di impotenza lo distruggevano.
“
Ma è vero che tu hai un castello… come quello delle favole?? Lorne ha detto che
hai un castello…”
Angel
si sforzò di sorridere .
“Si,
tesoro, una … specie di castello…
Magari
Lorne ha esagerato un pochino, però è una bella casa, e a me piace…”
“E
posso avere una camera mia??”
“naturalmente…”
Ora
gli occhi di Nia erano così sgranati che sembravano volerle schizzare via.
Il
cappotto, comprato in tutta fretta, era
troppo grande per il corpo consumato di lei, e persino quel singolo dettaglio
era in grado di ferirlo… lui, che avrebbe dovuto salvare il mondo… e non era in
grado di salvare una bambina, come non era mai stato in grado di proteggere
coloro che amava.
“Ma
io…” Continuò la bambina, sollevando ancor più le sua bambola e appoggiandola
alla guancia. “ ci devo per forza dormire nella mia camera??”
Angel
sollevò le sopracciglia, e stavolta la risata che proruppe dalle labbra di Kate
fu genuina… la prima risata dopo tre giorni…
“
Non ha mai dormito sola…” Gli spiegò, e con dolcezza si chinò ad accarezzarle
una guancia.
“No
, amore… tu puoi scegliere dove e con chi dormire…”
Nia
annuì, seria in volto, strappano anche a lui un sorriso sincero.
Dio… non avrebbe più desiderato altro al mondo… se
solo avesse potuto tenere con se Kate… e quella bambina così straordinaria…
“Anche
con tutti e due??”
Guardò
Kate, ma lei aveva abbassato gli occhi.
“Si…
“Rispose dopo un attimo. “ anche con tutti e due…”
“Ma
ci andiamo in un letto… “Scrutò Angel, aggrottando la fronte. “ tu sei
graaaaaaande… non mi schiacci, vero??”
Angel
rise.
“No,
non ti schiaccio… quando ero…. “Esitò per un secondo, sul punto di dire “
vivo.” “ più giovane, mia sorella veniva spesso a coricarsi con me… aveva paura
del vento, e dei cani che ululavano fuori… “
E
di suo padre, che strillava nell’altra stanza, o che lo aveva appena colpito,
quando lei veniva a vedere come stava…
“
e ti giuro che non l’ho mai schiacciata…”
Nia
sembrò rassicurata. E annuì piano, lentamente.
“
Ma qui non ci torno più, vero??”
Stavolta
Kate non abbassò gli occhi, ma incontrò il suo sguardo, e lasciò che fosse lui
a rispondere a sua figlia.
“
No… questo te lo prometto, amore… “
Vide
la gioia esplodere come una Nova negli occhi della bambina, e un attimo dopo
lei si allungò in avanti, stringendosi al suo collo, con tutte le sue piccole,
minuscole forze.
“Ti
voglio bene…” Mormorò. “ ti voglio tanto bene…”
Angel
la strinse con una mano, deglutendo per trattenere le lacrime, e inspirando piano
l’odore della pelle di lei… quell’odore che avrebbe dovuto essere latte, e
sapone, e che invece era intessuto di medicine e malattia.
Eppure…
Angel lo amava, quell’odore… in così poco tempo aveva imparato ad amarlo come
quello di sua madre… come quello del suo amore…
Aprì
gli occhi, quando la sensazione del letto che si muoveva lo strappò al calore
di quell’abbraccio, e vide Kate alzarsi, e con una mano premuta sulle labbra
avvicinarsi alla finestra, e poi poggiare piano la fronte contro il vetro.
Avrebbe
voluto alzarsi… parlarle… dirle che non era colpa sua… che non poteva a
continuare a rimproverarsi per le azioni di una donna sola e disperata… ancora…
un milione di volte…
Stringerla
a se… così forte da farle male… da farla divenire parte di lui…
Ma
non poteva sdoppiarsi… e raggiungere la madre poteva solo dire lasciare la
figlia…
“Angel…”
Sussurrò Nia contro il suo collo, la testa piegata e appoggiata dolcemente alla
sua spalla.” Perché tu mi vuoi bene e il mio papà no??
Perché
non puoi essere veramente tu il mio papà…??”
La
strinse più forte, attento a non farle male… e stavolta non riuscì ad impedire
ad una lacrima di rigargli la guancia, mentre all’orecchio gli arrivava il
suono straziante di un singhiozzo.
Si
asciugò il viso con la mano, e inventò un sorriso quando guardò il volto stanco
della bambina.
“Posso…
“ Mormorò.
“Veramente??”
Sembrava
che non volesse crederci… che avesse paura di crederci…
Dio…
ogni volta si stupiva che quella creatura avesse solo quattro anni…
“Si…
veramente… “ Prese la mano della bambina, e dolcemente se la poggiò sul petto.
“ te lo giuro…e adesso… “ Continuò, prima che la commozione lo travolgesse. “
andiamo a vedere se ti piace il mio castello…”
La
sollevò fra le braccia, come se fosse stata un fuscello, tenendola con un solo
braccio, e stava prendendo la bottiglia della flebo, in cui la medicina di
Wesley scintillava, iridescente, mescolandosi con quelle dei medici, quando
sentì la presenza di Kate accanto a lui, e un attimo dopo la donna gli prese la
mano, tenendola un po’ nella sua prima di passare alla bottiglia di vetro.
Almeno
quella… non sarebbe stata ancora per molto…
Wesley
gli aveva parlato della possibilità di impiantare a Nia un catetere venoso, per
evitarle almeno il tormento di quell’ago che le martoriava il braccio, ed era
la prima cosa che aveva ritenzione di fare per lei una volta sistemata all’
Hyperion…
Anche
se fosse stato solo per pochi giorni…
Deglutì,
cercando di allontanare quei pensieri.
Non
voleva illudere se stesso… ma non riusciva a non opporsi con tutta l’anima al
pensiero di perdere quella bambina…
“Andiamo…”
Mormorò Kate con un sorriso. “ ricordatevi che c’è Cordelia giù in macchina.”
Angel
sospirò, movendosi insieme a lei verso la porta.
Già…
Nonostante
tutte le sue insistenze, Cordelia era venuta, e ora li aspettava nel parcheggio… con la possibilità che Darla
la vedesse e l’aggredisse…
Era
un altro dei motivi per cui aveva insistito per portare via Nia dall’ospedale…
nonostante il parere contrario di tutti i medici.
“Kate…”Aveva
mormorato. “ sai che non possono fare niente… e non è giusto lasciarla in
questo posto…”
Lei
lo aveva guardato, e come sempre aveva intuito anche ciò che non aveva detto.
“Già,
dove Darla potrebbe trovarla in un secondo…”
Era
vero…
Erano
vere tutte e due le cose…
Era
vero che voleva portar via di lì la sua bambina, che voleva che quei giorni
fossero sereni e quanto più dolci possibili per lei…
Ed
era vero che voleva proteggerla da Darla…
L’aveva
umiliata, quella sera di tre gironi prima, e Kate l’aveva ferita, sconfitta…
lei, una mortale… e la donna di qualcuno che Darla considerava ancora una sua
proprietà…
Poteva
aver fatto un accordo con chi voleva… poteva dover rinunciare a tutti i
vantaggi del mondo… ma si sarebbe vendicata…
Angel
lo sentiva.
Angel
la conosceva.
Darla
si sarebbe vendicata… e lo avrebbe fatto subito.
Non
aveva mai avuto troppa pazienza…
“Allora
ce ne torniamo a casa??” Esclamò Charlotte sulla porta della stanza di Nia,
sorridendo alla bambina con infinita tristezza.
Lei
annuì vigorosamente, appoggiata al petto di Angel.
“Vado
a stare in un castello!” Proclamò.
“Bè…”Rise
l’infermiera. “ adattissimo a una piccola principessa…”
Nia
sgranò gli occhi, scotendo il capo.
“Noo…
la principessa è Cordelia…” Esclamò. “ Non io… non glielo dire che sennò si arrabbia…”
“Non
glielo dirò…”Promise quella con aria solenne, sfiorandole il naso prima di
guardare Angel.
“Senta…”Disse
piano. “ Per quel ceffone… “
Lui
aggrottò la fronte, e per un attimo non riuscì nemmeno a ricordare di che
stesse parlando.
Poi
gli tornò in mente e le sue labbra si
distesero in un sorriso.
“Non
c’è di che scusarsi…”Mormorò. “ era un ceffone sacrosanto…”
“Già…”La
donna sospirò. “ solo che la faccia era sbagliata…”
Angel
fissò per un attimo Nia.
“No…”Disse
poi. “ Anche la faccia era giusta…”
La
donna abbracciò brevemente Kate, che strinse le labbra, cercando il più
possibile di mantenere il controllo.
Si
avviarono per il corridoio, fianco a fianco, i loro passi che echeggiavano fra
le pareti bianche, borbottando nello stesso e identico modo nel torace di
Angel, quando la voce concitata del dottor Newmann li interruppe, vicinissimi
all’ascensore.
“Signora
Lockley…”Esclamò, arrivando di corsa.“ Signora Lockley, aspetti, dobbiamo
parlare… “
Kate
sospirò, voltandosi piano.
“E
di cosa? “ Rispose, e stavolta più che controllata sembrò ad Angel
terribilmente stanca.” Mi avete già detto come la pensate e io ho già detto a
voi come la penso io.
Non
voglio che mia figlia continui a … vivere… in un ospedale…”
Il
medico strinse impercettibilmente le labbra.
“Signora
Lockley… deve pensare al bene di sua
figlia…”
“E’
esattamente ciò che sto facendo…”
“Senta,
anche il primario ne vorrebbe parlare…”
“Parlatene
fra di voi…”
“Signora
Lockley, sia ragionevole… solo in un ospedale sua foglia può ricevere le cure
necessarie per poter sperare di andare avanti ancora…”
Angel
sgranò gli occhi, ma prima che potesse dire anche solo una parola Kate aveva
già afferrato il braccio dell’uomo, e lo stringeva forte.
“E’
completamente uscito di senno!” Esclamò, lanciando un’occhiata a Nia,
rannicchiata sul petto di Angel come un animale ferito.
“La
prego, signora Lockley… “Insistette l’uomo. “ Si calmi…”
“Sta
spaventando la mia bambina… Non ho nessuna intenzione di calmarmi!”
“Venga
a parlare con il primario…”
“No!
Non intendo lasciare mia figlia qui dentro, e questo è tutto! Ho firmato
qualunque cosa mi sia stata portata, ora lasciatemi in pace…”
L’altro
scisse piano la testa.
“Potremmo
imporglielo, signora…”
Angel
strinse le labbra, mentre un collera bruciante gli saliva dentro.
Oh,
si, potevano provarci…
“Mamma…”Sentì
gemere Nia, mentre con le piccole mani gli stringeva il maglione. “ voglio
andare a casa…”
Nell’aria,
c’erano l’odore della rabbia di Kate… e quello la sua paura, eppure, quando si
voltò a guardarlo, l’espressione del suo volto era calmo… e incredibilmente
battagliero…
“Non
preoccuparti, amore…”Mormorò, passando a Angel la bottiglia della flebo. “ ora
andiamo… devo solo chiarire due punti con questi… signori…”
Angel
le toccò la mano, come lei aveva fatto pochi minuti prima.
“Vuoi
che ci vada io?” Mormorò.
Kate
gli sorrise, rassicurante… Dio … era lei che cercava di dare forza a lui …
“Non
preoccuparti. “ Rispose piano. “ Almeno questo so come gestirlo.”
Angel
annuì, e si sforzò di renderle il sorriso, nonostante tutto ciò che sentiva.
Non
gli piaceva che Kate affrontasse da sola anche quella prova…
E
non gli piaceva che qualcuno dovesse dirle di nuovo che avrebbe perso la sua
bambina…
Ma
non voleva nemmeno imporle la sua volontà…non di nuovo…
Non
dopo che le aveva promesso di non cercare più di proteggerla a oltranza, e dopo
che lei aveva promesso ad Angel di chiedergli aiuto ogni volta che ne avesse
sentito il bisogno…
E
che tutti e due si erano guardati negli occhi, e baciandosi piano avevano fatto
l’uno all’altra una nuova promessa… di rispettare le promise precedenti!
“Cerca
di non sparargli, va bene?” Mormorò.
Kate
sorrise.
“Solo
se provano a fermarmi…”
Diede
una carezza a Nia prima di voltarsi, e
incamminarsi lentamente di fianco al dottor Newmann.
“Angel…
“Sussurrò la bambina sul suo petto. “ ma mi portate via, è vero??
Lorne
ha detto che avrebbe cantato ancora per me, e Cordelia che mi avrebbe fatto
tenere il suo bimbo… però… a casa…”
Angel
chinò gli occhi, sollevando di più fra le sue braccai quella creatura leggera
come un soffio.
“Certo,
piccolina…”Rispose. “ te l’ho promesso…”
“Ma
…” Ansò lei, stringendosi al petto la sua rosa. “ anche se i dottori non vogliono?”
Angel
appoggiò la fronte su quella di lei.
“Ehi…
sono un vampiro… pensi che i tuoi dottori riuscirebbero a fermarmi?”
Nia
sorrise… finalmente.
“No…”
“Brava,
no… ti assicuro che nessuno al mondo potrebbe mai impedirmi di portarti fuori
di qui…”
“Resta
solo da vedere… come la porterai fuori…”
Angel
deglutì, stringendo a se la bambina, con tanta forza che la sentì sussultare,
mentre in fretta faceva un salto all’indietro, guidato dall’istinto.
Verso
la tromba delle scale.
E
una possibile via di fuga.
Davanti
a lui… Darla.
Come
aveva temuto.
Come
aveva sospettato.
Come
si era aspettato dal momento che l’aveva incontrata…
Ma
aveva sperato di avere più tempo… aveva pensato che ci avrebbe messo di più a
riprendersi…
E
in effetti era ancora pallidissima, e, dal modo in cui si muoveva, Angel poteva
intuire che le ferite non erano ancora guarite del tutto.
Non
abbastanza, tuttavia, per tenerla lontana da lui, e dalla sua vendetta…
Non
abbastanza per placare l’odio che le leggeva negli occhi.
Come
fiamme nere che lambivano le sue iridi azzurre.
Come
la rabbia che le gridava nel corpo, a dispetto del sorriso sulle sue labbra.
Aveva
sbagliato…
Ancora
una volta.
Non
avrebbe dovuto aspettare che Kate cercasse di convincere i medici…
Avrebbe
dovuto portare via Nia subito…
E
forse… non avrebbe cambiato nulla…
Perché,
ovunque fosse andato il suo sire, lo avrebbe cercato…
Lo
avrebbe braccato…
E
alla fine… alla fine… come ora… trovato…
Ma
forse non sarebbe stato così vulnerabile allora…
Forse
non avrebbe portato sua figlia fra le braccia…
“Ehi…”La
vampira sorrise, avvicinandosi. “ che faccia scura… vuoi spaventare questo
piccolo tesoro??”
“Dove
sono gli altri, Darla?” Esclamò lui, stringendo le labbra, e guardandosi
febbrilmente intorno.
“Altri?”
Ripetè lei. “ Sei così sicuro che ci siano degli altri?”
“L’ultima
volta c’erano…”
“Ma
quella prima no… quella prima…”
Darla
sia avvicinò , ma nemmeno per un istante poté ingannarlo l’espressione sul suo
volto.
“Quella
prima…”Sibilò Angel. “ ti ho promesso che ti avrei uccisa…”
“Promesse,
promesse…” Darla allungò un dito verso Nia, che nascondeva spaventata il volto
sul petto di lui. “ voi ragazzi non sapete far altro che promesse…”
Angel
le afferrò il polso, con violenza, prima che riuscisse a sfiorare la bambina.
E
gli occhi di Darla gettarono fiamme.
“Non
toccarla!” Ringhiò.
“E
che farai per impedirmelo? Ti trasformerai davanti a lei?
Mi
ridurrai in polvere?
Mi
colpirai… davanti ai suoi occhi innocenti??
Non
ti è bastato aver distrutto l’innocenza di tua sorella?”
Angel
la lasciò, spingendola indietro.
“Lo
farò. Se sarà necessario!”
Darla
sollevò le sopracciglia, camminando leggermente all’indietro. Sorridendo…
Quel
sorriso che, sempre, gli faceva paura.
“Oh,
no…” Mormorò piano. “ non lo farai… non lo farai per non turbarla…
E
non lo farai perché se tu alzassi solo una mano contro di me… quella povera,
piccola creatura… resterebbe senza mamma…”
Fu
un attimo.
Una
cappa di gelo sulla pelle.
Un
fiume nero di panico negli occhi.
Solo
un attimo.
Il
desiderio di uccidere Darla che veniva inghiottito da una paura primordiale,
antica più di lui… milioni di anni più di lui.
Che
lo rendeva imprudente, facendolo sfrecciare di fianco a Darla.
Verso
il corridoio… verso la stanza del dottor Newmann…
Verso
Kate…
Maledicendo
se stesso mille volte, per non averlo fatto nell’attimo stesso in cui aveva
visto la vampira.
E
adesso, per l’ennesima volta nella sua vita, non era giunto in tempo…
Vide
Kate uscire dalla stanza, e il sangue immoto che lo faceva esistere gli si gelò
nelle vene, quando, dietro di lei, scorse la massiccia figura di Nicholas, che
le camminava attaccato al corpo, la mano stretta sul collo di lei e il braccio
attorno alla sua vita.
Ancora
dietro di lui, i due medici giacevano in terra, e Charlotte, atterrita, fissava
i vampiri succhiar loro la vita.
Qualcosa
dentro di lui, qualcosa che apparteneva al guerriero che era a e all’assassino
che era stato, conteggiò mentalmente che erano cinque… solo cinque, Darla
compresa… tutti quelli che erano scampati all’altra notte… mentre il resto di
lui… ogni fibra del suo corpo era concentrata su Kate.
Sul
suo volto teso, sui suoi occhi che lo fissavano, senza apparente paura…
In
contraddizione con il suo cuore che batteva furiosamente.
I
suoi occhi che avevano sempre saputo parlargli… e in quel momento stavano
gridandogli di non pensare a lei... di andarsene…
Come
se avesse potuto smettere per un istante di pensarla…
Come
se avesse potuto smettere per un istante di tremare per lei, o avesse potuto
mettere da parte per un secondo la consapevolezza che , con la sua bambina fra
le braccia, non aveva nessuna speranza di salvarla…
“Lasciala
andare, Darla…”Ringhiò fra i denti, stringendo così forte la bottiglia della
flebo che per poco non la frantumò.
Kate
sollevò la testa, ma non riuscì a parlare, soffocata dalle dita che Nicholas,
veloce come un lampo le conficcò nella
gola. Strappandola una smorfia di dolore, e rischiando di far perdere a lui il
controllo rimasto.
“E
perché mai dovrei…”Sussurrò la vampira, passandogli da dietro, con un dito
sulla sua spalla.
“Perché
tu vuoi me…”Rispose Angel.” non Kate…”
“D’avvero?
Non sei stato tu a umiliarmi…” Darla si avvicinò a Kate, mentre il suo tono si
faceva minaccioso. “ non sei stato tu a ingannarmi… non sei stato a spararmi,
spaccandomi le ossa in schegge sottili… è stata lei… la tua puttana!” Ringhiò.
Colpì
Kate con un pugno, così forte da farla boccheggiare, e cadere in
avanti,trattenuta solo dal braccio di Nicholas.
Angel
sentì Nia gridare, ed avanzò di un passo, bloccato immediatamente da un rapido
movimento di Darla.
“ Non provarci!” Scattò. “ O ti giuro che
scoperai coi suoi pezzi, d’ ora in poi!”
Angel
Deglutì, stringendo i denti, prendendo lunghi, interminabili respiri per
riuscire a controllarsi, mentre il demone in lui lottava per venire in superficie.
“Vedi…”
Continuò Darla, prendendo dai capelli la testa riversa di Kate e sollevandola
con uno scatto. “ io non ce l’ho con te per avermi colpita…
Nessuno
più di me può capire… cosa non si farebbe per questo ragazzo…
Ce
l’ho con te… per aver messo le mani su qualcosa che era mio… e dico le mani… “
Fece scivolare le dita sul corpo di Kate, in una carezza oscena che era a
totale beneficio degli occhi di Angel. “ per non essere volgare… perché non mi
importerebbe … se lui ti avesse solo portata a letto… ma quello che tu gli hai
fatto… è molto più di questo… e , lo sai, Katie, mi assale il terribile dubbio
che lui fosse… innamorato…”Masticò la parola, come se le facesse schifo. “
anche prima… mi viene il dubbio… che sia colpa tua se non ha perso la sua anima
candida… quando è venuto a letto con me… “
Kate
sollevò il capo, stringendo gli occhi.
“Kate,
no.,..” Ansò Angel, ma non fece in tempo.
“
Non ha perso l’anima…” Ansò la donna, con la voce arrochita dal dolore. “
perché non ti ha mai amata!
E
tu non hai la minima idea di cosa sia la felicità!”
Darla
sollevò una mano, e Angel fece per muoversi, quando gli occhi minacciosi di
Nicholas lo inchiodarono dov’era… mentre le dita della vampira scendevano
lentamente a sfiorare la guancia di Kate…
“La
felicità…”Sorrise. “ io e lui avevamo la felicità… qualunque cosa possa dire
adesso…”
Si
voltò, con quegli occhi pini di odio sul volto sorridente.
“Cos’è
la felicità, Angel?
Una
donna bionda al tuo fianco, che non … frigni perché non puoi portarla al mare?
Una
bambina malata… che puzza di medicina?!
Questo
è essere felici?”
Si
allontanò di un passo, ridendo e sfregando lentamente le mani, come per
ripulirsi dal contatto con Kate.
“
Bene, amore mio… non sia mai detto che Darla non onori i vecchi tempi…
Dunque,
per quanto siamo stati felici, insieme… scegli…”
Angel
sgranò gli occhi, un brivido freddo, terrificante, lungo la schiena.
E non avrebbe avuto bisogno di chiedere per
capire… perché conosceva fin troppo bene la mente perversa di Darla.
E
avrebbe potuto immaginare ogni singola parola con cui avrebbe risposto alla sua
domanda… quasi…
“Che
vuoi dire?” Sussurrò tuttavia.
“Oh…”Cinguettò
lei. “ andiamo… hai capito benissimo…
Scegli…
Se
vuoi che liberi Kate…” Allungò le braccia. “ passami la sua piccola moribonda…
se vuoi tenerti la bambina… “Fece un gesto a Nicholas, che immediatamente mutò
volto, appoggiando le labbra al collo della donna, e leccandolo lentamente,
mentre lei combatteva contro un brivido di disgusto. “ vorrà dire che mi prenderò io la madre… e magari
capirò… perché ti piace tanto…”
“Angel…”Ansò Kate.
E
ora aveva paura.
Veramente
paura.
“
Scegli…” Ripetè Darla. “ vuoi tenerti una bambina che ricorderà per quei due o
tre giorni che le restano lo spettacolo di come Nicholas ha ucciso e preso sua
madre… e perdere la donna che … ami… oppure… vuoi che gli ordini di lasciarla…
e aspettare notte dopo notte che lei ti pianti un paletto nel cuore per quello
che per colpa tua è successo alla sua adorata bambina…
O
forse no…”Sollevò la testa, ridendo. “ forse non ti ucciderà… forse… si
limiterà ad odiarti… forse… ucciderà se stessa… o mi implorerà di farle tenere
ancora fra le braccia sua figlia…
Non
lo so… tu la conosci meglio di me… vero??”
Angel
non rispose, con l’impressione che un
ferro rovente gli stesse trapassando il cuore.
Penetrandogli
nelle carni, e girando, girando, girando… procurandogli un dolore che si
irradiava in ogni angolo del suo corpo.
Impedendogli
di essere lucido.
Di
sentire altro se non rabbia e disperazione.
Mentre
lui doveva essere lucido.
Lui
doveva pensare.
Lui
doveva trovare una via d’uscita…
“No,
caro!” Scattò Darla, afferrandogli il mento e volgendolo dalla sua parte,
mentre Nia, di nuovo, gridava. “ Non
permetterti di prendermi in giro!
Decidi!
Ora!
Credi
che ti lascerò il tempo di provare ad escogitare qualcosa?”
Angel
la fissò negli occhi.
Anche
Darla lo conosceva…
Molto
più di cinque anni prima…
Perché,
da quel che ne sapeva, aveva passato quegli ultimi anni a spiarlo, in attesa di
colpirlo quando più gli avrebbe fatto male…
Ed
era probabile che avrebbe agito nello steso identico modo che Kate non l’avesse
ferita… solo… sarebbe stata meno arrabbiata.
“Angel…
“ Ripetè Kate, e quando la guardò c’era una tristezza immensa nei suoi occhi
trasparenti. “ Non avere paura… per me… ti prego…”
Gli
diceva addio… con quegli occhi…
Perché,
per lei, la risposta alla domanda di Darla era fin troppo semplice…
Angel
scosse il capo, indietreggiando.
E,
sul suo petto, Nia stava piangendo.
Piangeva…
E
non sapeva quanto anche lui avrebbe voluto piangere…
“Ti
prego… “ Ripetè Kate, la voce inghiottita da quella di Darla.
“Scegli!”
Gridò. “ Ora!
O
sarò io a scegliere per te!”
Non
riusciva a guardarla…
Non
riusciva a staccare gli occhi da Kate.
Scegliere…
Dio…
come avrebbe mai potuto scegliere… fra la donna che amava e la sua bambina…
La
sua mente , il suo cuore, ogni fibra di lui cercava solo un modo per uscirne…
Tendendo
i sensi… e pregando…
Senza
riuscire a trovare niente…
Neanche
un diversivo per guadagnare tempo.
E,
del resto, che diversivo poteva esserci in un reparto di lungodegneza speciale…
con pochi pazienti affetti da malattie sotto osservazione e studio… quasi tutti
incoscienti… e tutti, ad eccezione di Nia, praticamente abbandonati dai
parenti…
Non
c’era mai nessuno in quel corridoi… non veniva mai nessuno dal resto
dell’ospedale…
In
quel purgatorio, come lo aveva chiamato Charlotte… che ora stava diventando un
inferno…
“Mi
sto annoiando…” Sbuffò Darla, voltandosi verso Nicholas … “ ho voglia di movimentare
un po’ le cose…”
“No!”
Esclamò Angel. “Aspetta…
Tu…
tu vuoi me, Darla… “
Lei
non si voltò, ma con le dita scostò i capelli dal collo di Kate.
“Si…
“Sussurrò. “ e ti voglio annientato…come voglio annientata questa cagna…
possibilmente allo stesso tempo…”
“”Prendi
me…”
Darla
sollevò il capo, scoppiando a ridere.
“Oh,
sapevo che lo avresti detto!” Si voltò, uno sguardo trionfante negli occhi
chiari. “ Non aspettavo che questo!
No!
Sarebbe troppo facile, amore! “ Si allontanò di un passo, allargano le braccia.
“ Ti prometto che ti darò un bel colpo in testa e ti lascerò con la … ragazza…
che avari scelto… sono fin troppo generosa, non ti pare?
Ma
quanto a svicolare … no, sognatelo.
Non
c’è una terza opzione.”
Angel
lasciò che l’aria entrasse lentamente nei suoi polmoni, continuando a imporsi
una calma che ormai sembrava solo una menzogna.
Non
avrebbe mai scelto, e Carla lo sapeva…
Ciò
che voleva era solo uccidere Kate…
E
dargli la consapevolezza che avrebbe avuto una possibilità per impedirlo…
Non
avrebbe mai scelto, eppure il suo cuore era diviso in due parti… che
bruciavano, e dolevano, come se una spada li avesse divise e mai più nessuno al
mondo potesse unirle ancora.
Mentre
gli occhi di Kate lo supplicavano di compiere quella scelta che lo avrebbe
ucciso.
Scosse
la testa, lentamente, l’immagine del volto di lei annebbiato dalle lacrime.
“Oh, Angel…” Ansò Kate. “ no…”
“Oh,
Angel…”Ripetè i farsetto Darla. “no…”
“Lo
sai…” Le parole di Angel erano piatte, terribilmente fredde, mentre ancora fissava
gli occhi della donna che amava. “ che ti ucciderò, Darla…”
“Oh,
no…” La vampira sospirò, perfettamente appagata. “ non se le farò lasciare dal
corpo una quantità si sangue sufficiente da farti avere solo un minuscolo
dubbio di poterla salvare…”
Nicholas
si allontanò di un passo, voltandosi leggermente.
In
una qualunque altra circostanza avrebbe provato… avrebbe fatto almeno un
tentativo… ma così… con Nia in braccio…
“Avanti,
amor mio…”Fece Darla, volgendosi al suo favorito. “ e tu… papà… fa in modo che
la tua bastarda guardi bene…”
Certe
volte accadeva… che tutto fosse come sospeso…
E
che gli istanti si susseguissero con una lentezza che non era reale…
Dilatandosi…
dilatando il tempo, e le cose, e gli eventi…
Come
per farli durare all’infinito.
Come
per permettere alla mente di memorizzarli meglio…
Era
accaduto quando Buffy lo aveva passato da pare a parte con una spada,
spedendolo all’inferno… in quell’attimo che ancora rivedeva nei suoi incubi…
Era
accaduto quando Doyle era morto… e lui aveva guardato la pelle staccarsi dal
suo corpo, e aveva udito le sue grida disperate…
E
quando Drusulla aveva morso Darla.
E
più di redente… tanto più di recente, quando aveva visto Kate entrare
all’Hyperion, in quella che sembrava un ‘altra vita… e dopo, quando si era
innamorato… della sua bambina…
E
ora…
Ora
che il tempo, o la sua mente, o il suo cuore… o quell’anima che lo tormentava,
di nuovo e di nuovo, si fermava… o rallentava fino a dare l’impressione di
fermarsi…
Mentre
Nicholas schiudeva le labbra, e i suoi denti… i retaggi del suo demone…
scintillavano alla luce artificiale dei neon… quella stessa luce che rendeva
diafana la pelle di Kate…
E
mentre Nia gridava e Darla rideva, e mentre Angel di nuovo tornava all’inferno…
E
il vampiro abbassava la sua bocca immonda sul collo di Kate.
Sul
collo della donna che amava.
Un
attimo prima di diventare polvere.
Un
attimo prima che Kate sgranasse gli occhi e cadesse in avanti, un grido
soffocato fra le labbra chiare e una piccola freccia di legno conficcata nella
spalla.
Rivelando,
dietro di lei, la figura di Cordelia.
Col
suo bambino fissato al marsupio e la sua fedele piccola balestra fra le dita.
“Salve!”
Esclamò con un sorriso come solo Cordelia avrebbe potuto sfoggiare in una
simile occasione. “ Sono la terza opzione!”
Immediatamente,
Angel si lanciò in avanti, afferrando con il braccio libero Kate, e spingendola
contro una parete, e un attimo dopo le afferrò il volto fra le mani, mentre la
donna afferrava Nia.
“Ce la fai?” Esclamò.
Per
tutta risposta, lei lo spinse di fianco, rotolando a sua volta e stringendo a
se la piccola, un secondo prima che uno dei tre vampiri di Darla lo colpisse
con una grossa ascia.
Angel
si appoggiò in terra, scalciandolo all’indietro e afferrando al volo l’arma .
“Grazie…”Esclamò,
voltandosi, e in un unico movimento ne decapito un secondo, puntando poi verso
Darla. “ mi serviva proprio!”
La
vampira saltò all’ indietro, e, usando il lampadario al neon per darsi slancio
, lo colpì in faccia, facendolo barcollare leggermente, e poi cadendo
accosciata a pochi piedi da lui.
“Andate
via!” Gridò Angel, la voce soffocata da quella di Darla.
“No!
Prendetela! Prendete la bruna!”
Angel
sgranò gli occhi, facendo per voltarsi, ma Darla glielo impedì, afferrandolo
per la spalla e poi colpendolo ripetutamente allo stomaco, fino a che lui non
la colpì a sua volta, facendola salvare all’indietro.
Vide
uno dei suoi vampiri correre verso Cordelia e la donna puntare la sua arma,
mancandolo per un pelo, mentre alle sue spalle Kate si alzava in piedi e correva
verso di lui, strappandosi dalla spalla la freccia.
L’odore
del suo sangue lo colpì come una frusta, come una scarica per tutto il corpo,
mentre finalmente il suo volto mutava e lui staccava di netto la testa
all’assalitore di Cordelia, facendola cadere in terra.
“Stai
bene?” Ansò Angel, mentre Kate lo raggiungeva.
E
capirono insieme quanto avessero sbagliato, quando gli scosse l’anima un urlo
di bambino…
“Nia…” Kate si voltò, ma anche stavolta Angel
fu più veloce di lei, guidato dall’istinto, dalla sua natura… e dal terrore …
E
furono istinto, paura e natura che lo fecero fermare dopo pochi passi, tendendo
il braccio per fermare anche lei… quando si trovò di fronte la figura di Darla,
che stringeva a se quella minuscola e
indifesa di Nia.
Rideva,
e lo fissava con aria di eterna sfida, mentre la bottiglia della flebo si
infrangeva in mille pezzi al suolo.
“Pare
che tu abbia perso, Angel…” Sussurrò. “Di nuovo…”
Camminò
all’indietro, seguita dall’ultimo superstite dei suoi favoriti, e affiancata
una finestra tese il pugno, spaccandola, mentre Nia continuava a gridare.
“Non
urlare…”Sibilò all’orecchio della bambina terrorizzata. “ mi trapani il
cervello…”
“Lasciala!”
Urlò Cordelia. “ Se osi torcerle un capello…”
Darla
inclinò il capo, ridendo. E Con la mano prese lo stipite della finestra.
“Quale
capello?” Rise, e un attimo dopo si lanciò di sotto. Seguita immediatamente
dall’ultimo vampiro rimasto.
E
da Angel.
Non
attese, ne esitò, ne si voltò.
I
sensi completamente tesi verso la vampira bionda che correva già nel parcheggio
davanti a lui.
Con
la certezza che Kate lo stesse guardando… che Kate lo stesse implorando… di
nuovo…
“Noo…”Gridò,
quando sentì il sangue…
E
strinse le mascelle, e corse più forte… mentre le spalle di Darla si piegavano,
e lei beveva… senza smettere di fuggire.
Quel
sangue che sapeva di malattia, quel sangue infetto da una creatura terribile e
malefica… eppure… quel sangue tanto simile a quello di Kate…
Il
sangue del suo cuore…
Il
sangue della sua bambina…
“No!”
Ripetè. Come aveva gridato il giorno che Doyle era morto.
E
dentro di lui continuava a ripeterlo, come una litania terrificante.
No…
no… no…
Una
goccia lo colpì in faccia e lui urlò.
E
il demone che lo teneva in piedi gridò insieme a lui.
Di
trionfo.
Così
come il suo cuore gridava per lo strazio.
Sapendo
che ormai era finita… eppure rifiutando di arrendersi…
Continuando
a correre… ormai quasi fuori dal parcheggio, e fino al muro di cinta, su cui il
vampiro saltò, seguito subito da Darla.
Angel
la vide spiccare il salto, e un attimo dopo barcollare, crollando, allungando
le mani per fermare la caduta … e lasciando andare la bambina.
Si
lanciò verso di lei, prendendola al volo, stringendo a se il suo corpo
minuscolo, esangue, da cui la vita sembrava essere stata rubata in un momento,
mentre sulla sua testa, appesa al muro di
cinta , Darla rantolava…
E
quando voltò la testa a guardarla Angel vide un fioto rosso di sangue correrle
lungo il mento, fino al maglione di angora gialla…
“Co…”
Riuscì a balbettare. “ che co…” Ma le sue parole si spensero in un lamento
strozzato nel momento in cui lasciò la presa.
Sarebbe
caduta anche lei fra le sue braccia, se il vampiro fuggito non si fosse sporto
dal bordo del muro, afferrandola al volo e tirandola su. Mentre lei continuava
a contorcersi, e a vomitare il sangue di Nia.
Gli
cadde addosso, sulla testa, sulle spalle, e Angel strinse le braccia, per
impedire a quel sangue di sporcare la bambina a cui era stato rubato.
Insieme
alla vita.
Insieme
ai sogni.
Insieme
al futuro…
Insieme
a quei minuscoli desideri che erano tutto ciò che una bambina di quattro anni
aveva voluto dalla sua vita così infelice…
Abitare
in una castello che era solo un albergo…
Sentire
un ‘altra volta cantare il suo folletto verde…
Giocare
con un bambino appena nato…
Angel
singhiozzò, stringendola a se.
Come
non aveva mai potuto stringere Kathy… gridando, il volto del suo demone premuto
sul capo freddo della bambina, inondato di lacrime…
“Per
questo posso amare?” Ruggì, accucciandosi in terra. “ Per perdere in questo
modo?
Per
morire ogni volta di più?
Per
questo sono ancora capace di amare?”
Gridò
ancora, affondando la testa sul petto della bambina.
E
fu allora che, debolissimo… giunse al fondo della sua anima straziata il suono
implorante del suo piccolo cuore…
Avrebbero
sempre saputo di dolore, quelle pareti…
Angel
lo sapeva.
Avrebbero
sempre saputo di malattia e medicine…
Di
disinfettante e sangue…
E
per quanto ancora avesse vissuto… per quante cose avesse visto in futuro e quante
ne avesse annusate e quante amate, e quante odiate, non avrebbe mai dimenticato
quell’unico, inconfondibile, terribile odore…
Ne
avrebbe mai più odiato un luogo come quell’ospedale grigio e monotono…
Nemmeno
il dolore della dimensione demoniaca che per centinaia di anni lo aveva
straziato odiava tanto… nemmeno il ricordo del suo tormento…
Niente…
quanto quelle pareti pulite che sapevano di medicine.
Ne
avrebbe mai più amato nello stesso, identico modo in cui aveva amato una
bambina… un cucciolo senza forze… più dolce del ricordo del sole… e con più
dignità di tutti i guerrieri che aveva mai conosciuto…
Ne
mai … mai… avrebbe dimenticato … la sua pelle fra le dita che diventava sempre
più fredda… il suo volto più pallido… mentre la vita se ne andava via…
E
quel corpo di bambina si confondeva ai suoi occhi annebbiati con quello di un
‘altra… di una creatura piena di vita, figlia del sole e sorella… sua…
solamente sua…
E
Nia diventava Kathy…
E
il dolore lacerante per sua figlia quello che mai avrebbe potuto placarsi, per
la sua sorellina…
E
il loro sangue… unito…
Nel
suo cuore… nelle sue narici…
Ed
erano un cuore morto… e le narici di un
mostro…
Ed
erano le braccia di una creatura oscura che le avevano strette entrambe.
E
le labbra pallide e senza vita di un vampiro che avevano baciato la fronte
esangue della figlia di Kate…
E
la sua anima, che l’aveva amata…
Che
aveva sperato…
E
che pregava…
Pregava
ora per un ‘altra anima…
Pregava
con la disperazione di un padre per la sua unica figlia…
E
si chiedeva perché quella preghiera così intensa non bruciasse le sue labbra e
la sua gola di vampiro…
Perché
non lo riducesse in cenere… fra le braccai di Kate…
La
strinse, e lei strinse Angel.
E
nessuno dei due poteva dire chi stesse sostenendo l’altro… chi lo stesse
consolando e proteggendo… da qualcosa da cui non si poteva consolare… ne
proteggere…
Nessuno
dei due poteva dire quale fosse l’abbraccio più
forte… o la preghiera più disperata…
Era
sporco di sangue, Angel, e la camicia bianca di Kate aveva bevuto dalla sua… ed
era il sangue della loro bambina… ed era … così tanto sangue…
Così
tanto che non sembrava potesse venire da un corpo così piccolo…
Ma
Angel sapeva che era così… lui…
Lui
avrebbe potuto dire con precisione chirurgica quanto sangue contenesse un passante
intravisto in strada… e quanto Darla ne avesse lasciato alla sua bambina…
Angel
sapeva…
Angel
era…
E
ciò che era si trasformava nella sua vera
maledizione …
Com’
era sempre stato…
La
sua maledizione… e il suo compito…
Da
quando era stato portato in grembo da sua madre, e per sempre… nella
sofferenza… e negli attimo di gioia che così cari gli erano costati…
Negli
occhi di quelli che non lo avevano accettato… e chi lo aveva fatto… subito… a
volte senza neanche sapere…
Come
Kate…
Come
Nia…
Come
Nia… che non aveva mai indossato un cappotto… perché era nata in un luogo di
sole…
Strinse
la mano di Kate, deglutendo.
Ingoiando
le lacrime.
E
lei lo guardò, con lo stesso dolore. Sollevandosi leggermente per posare la sua
fronte su quella di lui.
Senza
parlare… perché nessuno dei due ne aveva bisogno.
E
senza piangere… perché aveva già consumato tutte le sue lacrime.
In
silenzio… stretta a lui… davanti a una porta chiusa… così vicina che se si
fosse aperta li avrebbe presi in pieno…
Consapevole,
come lui, delle mute presenze alle loro spalle…
E
del loro dolore… e rispetto…
Mentre
il tempo, codardo… non voleva trascorrere…
E
si dilatava, e sospirava silenziosamente… come un nemico…
Come
il nemico che aveva allungato le sue sofferenze quando non esisteva altro…
E
che aveva reso eterni gli istanti mentre il corpo di Doyle si consumava…
Come
il vecchio dispettoso che allungava gli istanti del tormento e il bambino
sempre di fretta nei momenti di gioia…
Senza
curarsi di loro…
Senza
curarsi del cuore di Kate che batteva così forte…
E
che sembrò esplodere, quando alla fine del tempo, la porta davanti a loro si
aprì, lasciando uscire Wesley…
Lo
fissarono, senza parlare, e la mano di Kate si strinse disparatamente sul braccio
di Angel, chiedendo ciò che la sua voce non osava…
E
ottenendo, in risposta, il lento distendersi delle labbra dell’uomo…
“Oh,
mio Dio…”Esclamò Angel, tendendosi istintivamente verso di lui, e
abbracciandolo.
Con
tanta forza che l’uomo gemette piano, poggiandogli una mano sul petto.
“Ehi…
“Ansò. “ sono appena stato dissanguato… ti dovresti ricordare come ci si sente…
“
“Wesley…”
Li interruppe Kate. “ Sei sicuro… “
C’era
così tanta ansia nella sua voce… così tanta paura che sembrò passare fra di
loro come una nebbia gelida, trasmettendosi al suo corpo. E anche lui si
ritrovò a fissare il volto provato dell’amico.
“Oh
Dio…”Sorrise l’altro. “ me ne hanno tolto tanto… ma non abbastanza da farmi
svenire sul serio! Ce la farà, Kate… fra non molto uscirà anche il medico a
dirtelo…”
Kate
si portò una mano alle labbra, mentre Angel si volgeva, stringendola a se.
Tremava.
Come
una foglia.
Come
una bambina.
Come
il giorno che l’aveva abbracciata, sul suo letto.
E
l’emozione che l’attraversava era altrettanto forte…
La
strinse disperatamente, sollevandola quasi da terra nonostante la sua altezza…
come ore prima aveva stretto sua figlia… correndo… riportandola indietro…
guidato dal battito, disperato e debolissimo, del suo piccolo cuore…
Che
non voleva smettere di lottare…
E
di vivere…
Nonostante
il dolore e la debolezza…
Nonostante
Darla…
Kate
sollevò il volto, e lui la baciò, davanti a tutti.
E
non c’era passione in quel bacio… ma il contatto disperato di due anime, che
avevano rischiato di perdere tutto.
Che
avevano rischiato di perdersi l’un l’altra.
“Mio
Dio…”
Angel
si voltò, separandosi da lei, i suio sensi che saltavano immediatamente
all’erta.
Terrorizzandolo.
“Cosa?!”
Esclamò, fissandolo Lorne che, lentamente, si avvicinava a loro.
NO,
comprese dopo un secondo.
Non
a loro.
A
Wesley.
Lo
vide allungare la mano, senza toccare il volto dell’altro, ma passandola
solamente accanto alla sua tempia.
“Cosa?!”
Esclamò nuovamente Angel.
Lorne
lasciò andare il braccio, e un sorriso incredulo gli increspò le labbra rosse.
“E’ incredibile…” Esclamò.
“Cosa?”
Kate si avvicinò di un passo. “ Cosa è incredibile?!”
“Lorne!”Le
fece eco Cordelia, raggiungendoli, e finendo di chiuderlo in un cerchio stretto.
“ Guarda che ti rompo la testa!”
Ma
lui non sembrò nemmeno accorgersi di nessuno di loro.
“Non
c’è più… “ Mormorò, continuando a fissare Angel. “Non c’è più…”
“Lorne!”
Gridò Cordelia esasperata, ma lui si sovrappose alla sua voce.
“Il
verme Jican’ t… non c’è più… non è più dentro Nia!”
Angel
deglutì, fissandolo.
Fissando
i suoi occhi intensi, che mai erano stati più seri.
Mentre
nessuno, nel corridoio deserto dell’ospedale, davanti alla porta chiusa della
sala rianimazione, osava emettere un solo suono.
Nulla.
Nessun
parola.
Solo
cuori che battevano.
Uno
più forte dell’altro.
Uno
più frenetico dell’altro.
E uno più terrorizzato dell’altro… di porre un
‘identica domanda.
“Allora…”Esclamò
dopo un istante Lorne. “ nessuno mi chiede se ne sono sicuro?!”
Ma
Angel non aveva occhi che per la donna al suo fianco, il palmo premuto forte
sulla bocca.
“Kate… “Mormorò, prendendola dalle spalle.
“Non
preoccuparti per me… non sto svenendo…”Si tolse la mano dal volto, e l’allungò
verso Lorne, afferrandogli la sua. “ ne sei certo?” Domandò.
Il
sorriso di lui ci accentuò.
Un
bellissimo, radioso sorriso privo di ogni incertezza.
“Si…
Lui…
voleva vivere… e Nia stava morendo… così ha sentito una via d’uscita… ed è
fuggito… “
Angel
strinse le labbra, mentre immagini di poche ore prima gli scorrevano nella
mente.
Immagini
di una creatura delle tenebre che vomitava sangue sul corpo inerme di una
bambina… come… se quel sangue la stesse soffocando…
“Darla…”
Soffiò.
“Darla…”
Confermò Lorne.
“Volete
dire…” Cordelia sgranò gli occhi. “ che quell’animale schifoso è scappato
attraverso il sangue di Nia … dentro Darla?!” Nessuno rispose, ma lo sguardo di
Lorne fu più che eloquente. “Grande!” Esclamò Cordelia. “ Finalmente quella
mummia ninfomane ha il rande vouz che fa per lei!
E
significa che Nia guarirà?!”
Di
nuovo, tutti guardarono Lorne.
“Mio
cuore… “Si schernì lui. “ ti risulto laureato in medicina?!
Io
so solo che la piccola è libera!”
“Libera…
“ Accanto a lui, Kate ripetè quella parola, sfiorandola appena con le labbra. “
libera… “
“Oh…
“Aggiunse Lorne sorridendo. “ a parte per due genitori alquanto assillanti che
rischia fortemente di ritrovarsi al suo risveglio…”
Stavolta,
riuscì a strappargli un sorriso, e quando volse il capo verso di lei, Angel si
accorse che anche Kate stava sorridendo, incontrando i suoi occhi come la prima
volte, in quel bar, così tanti anni prima…
Quando
tutto era cominciato…
E
tenendoli legati a se, come tante volte aveva fatto…
Intrecciati
alla sua anima .
E
quando la porta di nuovo si aprì, e fu un medico ad uscirne, per un attimo, gli
occhi di Kate si rifiutarono di lasciare i suoi, come la sua mano si rifiutò di
lasciarlo andare.
“Signora
Lockley… “ La chiamò l’uomo per la seconda volta, scotendola con un sussulto
che ancora sapeva di paura.
Ma
Kate non doveva più avere paura.
Come
non doveva averne Angel.
Eppure,
entrambi ascoltarono in silenzio le parole di quell’uomo sconosciuto, e per i
brevi istanti che seguirono, entrambi seppero che quello stesso sconosciuto
teneva fra le mani i loro cuori.
“…
fossimo arrivati solo un minuto dopo…” Terminò il medico . “ o non ci fosse
stato il sangue del signor Whindam Price ad integrare le nostre riserve… “
“Ma
c’era… “ To interruppe Kate. E un attimo dopo si voltò verso gli altri. “
C’eravate tutti… “
Tornò
a rivolgersi al chirurgo, chiedendo con
voce incrinata di vedere sua figlia.
E
quando l’uomo si fece da parte, istintivamente, Angel la seguì, la mano ancora
stretta nella sua.
“Oh,
signora Lockley…”L’uomo li fissò, imbarazzato. “ in rianimazione… lo sa… solo
una persona…”
Per
un attimo, nonostante i suoi propositi, la paura tornò a rapire Angel.
Era
finita… Nia era salva…
E
Kate… Kate non aveva più bisogno di lui…
Lui
che le aveva promesso di restarle accanto… fino a che non fosse finita…
Lui
che si era ripromesso di ipedirle di allontanarlo da se… ma che ora si chiedeva
se veramente avrebbe avuto la forza di farlo…
Se
lei lo avesse voluto…
Se
avesse desiderato una vita più tranquilla, per se e la sua bambina…
Una vita migliore di quella che lui avrebbe
mai potuto offrirle…
Kate
lo amava… lo sapeva…
Ma
Kate aveva anche il diritto di volere il meglio per la sua creatura….
E
lui… era molto lontano dell’essere il meglio…
Deglutì,
senza osare stringerle di più la mano, mentre lei distoglieva gli occhi, e
tornava a fissarli sul medico.
“E’
suo padre…” Mormorò sicura. “ e se non si può entrare in due… allora fate
entrare prima lui… Io posso aspettare…”
“Kate…”
Mormorò Angel, incredulo, costringendola dolcemente a voltarsi, come dovesse
guardarla negli occhi, per convincere se stesso che pensava davvero ciò che
aveva detto.
Lei
gli sorrise, la tensione improvvisamente scomparsa dal volto bellissimo.
“Vai…”
Soffiò. “ dico sul serio… “
Angel
sollevò la mano, sfiorandole la guancia, mentre di nuovo gli occhi gli si
annebbiavano leggermente… e stavolta non per il dolore o la disperazione.
“ehm…”Il
medico si schiarì la gola, imbarazzato. “ dopotutto avete messo in fuga quei
rapinatori… “Scosse le spalle. “ non credo che nessuno dirà niente, se entrate
insieme, solo per qualche minuto…
Siete
i suoi genitori…”
Ancora
una volta, Angel continuò a fissare Kate.
I
suoi occhi chiari e, in essi, l’amore che gli aveva dato, e che gli dava.
Un
amore che lo stava abbracciando, come lei aveva abbracciato il suo corpo.
Allontanando
le paure e le incertezze.
Proteggendolo
da esse…
“Si…”
Mormorò.
Ed
era una risposta a tutte le domande che leggeva in quegli occhi.
Si,
voglio restare con te.
Si
, voglio combattere con te.
Si,
voglio affrontare il domani insieme a te, qualunque cosa ciò significhi.
E
voglio le liti, le discussioni, e i baci
rubati nel bagno di un ospedale, e i sorrisi, che sappiamo strappare l’uno
all’altra come mai nessuno prima è riuscito a fare.
Si,
ti amo.
Le
cinse le spalle, attirandola a se, e insieme a lei oltrepasso la doppia porta
del reparto.
Che
ancora sapeva di medicina e malattia, e fra le cui pareti, anche a quella
distanza, poteva udire battere il cuore di Nia.
Chiamandolo.
Come
quello di sua madre, ancora, gli chiedeva di amarlo.
E
come al cuore di quella donna straordinaria, sentì la sua anima rispondere al
quel piccolo palpito di bambina.
Era
vero.
Angel
non era il meglio.
Ma
era suo padre.
Lo
sentiva.
Dentro
di se…
Nel
suo corpo, nelle sue viscere, nel suo sangue…
Lo
sentiva muoversi…
Lo
sentiva crescere… lo sentiva diventare ogni momento più forte…
Nutrendosi
di lei…
E
lasciandola nutrirsi di lui…
Attingere
alla sua energia,nello stesso modo in cui lui attingeva alla sua…
Provocandole
un piacere bruciante… e un dolore intenso… terribile… che le scuoteva le
membra…
Perfetto…
Come
era stato perfetto unirsi con Angelus…
Solo
che Angelus aveva sempre preso… e mai dato… e quello che aveva voluto, Darla
aveva sempre dovuto procurarselo da sola…
Darla
gemette, inarcandosi fra le lenzuola madide di sudore, che odoravano di piacere
e dolore… e sangue…
E
con la mano premette con forza la sua gola.
Dove
sapeva che lui era .
Cercandolo…
Mentre
il suo ventre si piegava in uno spasmo atroce.
E
il suo seno sembrava scoppiare.
Come
ogni altra parte del suo corpo.
Si
rovesciò sul letto, completamente nuda, e morse con violenza le lenzuola,
incapace di mutare volto.
Incapace
di trovare uno sfogo per quella forza terribile che le mondava dal di dentro.
Perché
lui glielo impediva.
Perché
lui costruiva nel suo corpo la sua esistenza.
Sfinendola.
Come
in una lotta senza fine.
Come
in un amplesso senza fine.
E
Darla lo amava…
Come
non aveva mai amato niente e nessuno in tutta la sua esistenza, mortale e da
vampiro.
E non sapeva se fosse suo quell’amore, o della
creatura che aveva inghiottito, e ora la faceva tremare.
E
non le importava.
Mai
aveva provato una sensazione del genere.
Mai
il piacere era stato così intenso.
Lui
era dentro di lei… era lei…
E
insieme stavano crescendo…
Lui
l’aveva cercata… per secoli…
Passando
da un corpo all’altro…
Distruggendoli
per vivere…
Per
evolvere…
E
ora prolungava all’infinito il piacere…
Prolungava
all’infinito il dolore…
Fino
a che non fosse stato completo.
Insieme
a lei.
Come
già cominciava ad essere…
Trasmettendo
a darla parte delle sue memorie… e dei ricordi di secoli di rare unioni e
molteplici rifiuti… di caducità che lo stava annientando…
Perché
mai lui aveva avuto modo di essere completo…
Facendole
vedere ciò che lui aveva visto…
E
ciò che vedeva.
Ora.
Nel
suo copro.
Attraverso
gli occhi di lei.
Inondandola
con il suo piacere e il suo dolore che si mischiavano ai suoi.
Facendola
impazzire.
Gridò,
soffocata dal cuscino madido.
Piangendo
come non aveva mai pianto.
Come
non credeva si potesse piangere.
E
le piaceva quel tipo di pianto.
Il
tempo che non aveva più senso per lei.
Che
non aveva più ragione.
Che
si confondeva… impedendole di capire… se fossero passati secoli o giorni.
E
lasciando solo , chiarissima, la consapevolezza di non volere che finisse… mai…
O
forse… forse era lui a non volere che finisse…
Mentre
Darla era divisa…
Fra
il piacere e l’odio che nemmeno quella creatura così antica da aver scordato il
suo stesso come riusciva a cancellare.
Fra
ciò che si scatenava in lei, e ciò che
era fuori di lei… ciò che ancora non aveva finito.
“Mia
signora… “Odiava quella voce… la odiava…
Voleva
che lasciasse in pace… nel suo letto
nuziale…
Eppure
ne aveva bisogno…
Per
nutrirsi…
Per
continuare a esistere.
E
lui voleva che Darla continuasse a esistere…
Si
voltò sulla schiena, gli occhi annebbiati che le consentivano di scorgere solo
ombre confuse sul volto dell’ultimo dei suoi favoriti…
L’ultimo
rimasto…
Quello
che l’aveva salvata…
E
che lei odiava…
“Ti
amo…” Ansò, allungando la mano, sfiorandogli la guancia.
Somigliava
ad Angelus, così… coperto dalla foschia dei suoi occhi. Tutti somigliavano ad
Angelus…
Lo
attirò a se, con una forza che lo stupì, strappandogli un gemito di dolore.
E
depredando la sua bocca con un bacio devastante.
Anche
di quello si nutriva il suo amore… di ogni reazione del suo corpo.
Anche
quello lo faceva crescere e gli dava piacere.
Gemette,
per il dolore lancinante alla gola, e sentì le mani del ragazzo accarezzarle
piano il volto.
Piene
di referenza.
La
amava…
Tutti
loro l’amavano…
Tutti
i suoi ragazzi…
Solo
uno… non l’aveva mai amata…
E
lei non aveva amato lui…
Eppure
continuava ad ossessionarla… persino adesso.
“Angelus…”
Ansò, sputando sangue sul volto del ragazzo.
Gli
sentì prenderle le mano, e baciarle con passione… con dolore…
“No…
“ Ansò lui. “ no… ma ti giuro… ti giuro che pagherà per questo… io… io lo
troverò e…”
“Shh…”Sollevò
le dita, poggiandole sul volto di lui. “non parlare…
dovresti
essergli grato…
Io
lo sono…” Inarcò il corpo, scossa da uno spasmo. Aveva bisogno di sfogare
quella tensione terribile..
Lui
non volava ucciderla… eppure lo avrebbe fatto se non fosse riuscita a sfogarsi…
“mordimi…”
Ansò…attirando il ragazzo verso di se. “Ne ho bisogno…
Ho
un bisogno disperato di te…” Lo accarezzò ancora, lottando per articolare le
parole. “ non mi ero mai accorta, di quanto fossi dolce… “
“Stai
così male… “Rispose lui, gentilmente. “ ti ucciderei…”
Non
ricordava il suo nome…
Ma
lo odiava… lo odiava come odiava chiunque non le desse ciò che voleva.
Come
odiava Angel…
“Mordimi…”
Ringhiò, spingendolo contro di se con una violenza che lo spaventò. “ ora…
ora!”
sentì
i suoi denti affondarle nall’attaccatura della
spalla, e contemporaneamente il suo corpo, scosso dallo spasmo più
violento che avesse mai sperimentato.
Così
potente da strappare in un istante la sua ragione, e la sua conoscenza.
Liberandola.
Finalmente.
“…
così… bello…” Ansò, prima che il buio la inghiottisse. “ … così … potente…” Si
abbandonò sul letto, chiudendo gli occhi. “ aspettami… “ Sorrise, mentre il
piacere si spandeva dal suo copro.
E
l’ultima immagine, prima di svenire, fu quella del volto di Angel, attraversato
da un dolore senza fine. Angel… che non aveva idea di ciò a cui il suo amore
aveva dato vita. “ … aspettami…” Ripetè,
facendo l’amore con le tenebre.
Epilogo
Angel
si alzò, raccogliendo da terra una busta di carta, finita in una pozza di fango
nella foga della battaglia, accanto alla sua spada sporca di sangue.
Aveva
una spalla dolorante e una costola rotta, e persino quel piccolo movimento gli
provocò una fitta terribile.
Eppure,
non fu per quello che le sue labbra si strinsero, ma piuttosto per la vista del
cibo che la busta conteneva, irrimediabilmente perso.
Sospirò,
passandosi la mano sulla nuca, e camminando accanto alla sua spada raggiunse il
cassonetto, lasciandoci cadere la busta.
Così
la prossima volta imparava a scegliere la strada, perché i tunnel erano di
certo più pericolosi e proprio quella sera non voleva fare tardi!
E
adesso tutto da rifare…
Infilò
la mano nella tasca del capotto, tirando fuori il cellulare… rotto.
Il
quinto in sei mesi.
E
Cordelia che si ostinava a ricomprarglielo ogni volta, insinuando sempre che lo
facesse apposta.
Lo
lanciò all’indietro, mandandolo a raggiungere la spesa.
Detestava
i demoni Hartfrost !
E
dopo quella sera non sapeva se detestava più loro o i telefoni cellulari!
Si
chinò di nuovo, raccogliendo la spada e pulendo con l’interno del suo cappotto
il sangue denso e viscido.
Oh,
si… li detestava…
Soprattutto
quando sbucavano nei vicoli con le loro domande idiote! Impegnandolo in una
battaglia quando avrebbe dovuto essere a casa da cinque minuti buoni!
“E
questa cos’è?” Fece una voce davanti a lui. “ Sapevo che avevi gusti strani per
un vampiro… ma qui mi sembra che esageri!”
Sollevò
la testa, ritrovandosi a fissare diritto in una faccia segnata di blu,
dall’espressione minacciosa.
La
faccia di una creatura fatta per uccidere… alta quasi quanto lui e altrettanto
massiccia… e che già una volta lo aveva quasi abbattuto… facendogli desiderare
di non avere mai più a che fare con lui…
Un
nemico terribile… che ora teneva per la zampa una grossa tartaruga di peluche!
Anzi…
la sua tartaruga di peluche!
“Noo…”Esclamò,
abbandonando le spalle e strappandogli di mano l’animaletto imbottito.
Fissò
sconsolato il fango che gli incrostava il pelo, coprendo parte del musetto
rigorosamente sorridente, per non parlare del sangue di demone, che forse
sarebbe pure riuscito a lavare, ma di cui non sarebbe riuscito a eliminare il
lezzo nemmeno di lì a cento anni.
Era
così malridotto che gli venne voglia di accarezzarlo, e solo la consapevolezza
dello sguardo dell’altro gli impedì di farlo.
“E’
completamente andata…” Mormorò piano.
Davanti
a lui, Boone lo fissò con la stessa identica espressione che avrebbe avuto se
si fosse messo ad abbaiare.
“Vampiri
con l’anima!”Esclamò, chinandosi nuovamente in terra. “ Blea!”
Con
un sospiro, Angel si girò, e depose tristemente la tartaruga sul coperchio di
un cassonetto, dove continuò a fissarla, con uno sguardo probabilmente non
dissimile da quello con cui lei, in quel momento, stava fissando lui.
“Una
cortesia personale… “Mormorò, tornando a guardare l’altro. “ la prossima volta
ricordati quanto sono… bleah!… prima di venirmi incontro…”
“hei…”Un
sorriso irriverente solcò il volto altrimenti arcigno dell’altro. “ Volevo solo
salutare un vecchio amico…”
“Portandoti
dietro una mandria di Heartfrost!”Si passò una mano sulla testa. “ Almeno… mi
avessi dato il tempo di salvare la spesa!”
“La
spesa… i peluches… parli come una
vecchia checca!
Di
un po’…”Continuò, ammiccando , “questi sono
la tua donna e il tuo bambino?!”
Voltò
il polso, mostrandogli la fotografia di Kate… quella vecchia, adorata polaroid
che le aveva chiesto in dono ormai sei mesi prima…
“Si!”
Esclamò Angel, allungando il braccio e sfilandola di mano all’altro. Ignorando
completamente il portafoglio da cui l’aveva estratta. “ E non è un bambino, è una bambina!”
Abbassò
gli occhi, e accarezzò con il pollice quell’immagine che teneva riverentemente
fra le dita, mentre un sorriso pieno di tenerezza gli saliva incontenibile alle
labbra.
Sfiorò,
con la pelle e il pensiero, la curva del volto di Kate, come aveva fatto
centinaia di volte… immaginando come sarebbe stata la loro esistenza se il
giorno in cui quell’immagine era stata scattata
lui fosse stato realmente lì… accanto a lei… per toglierle dalle braccia la sua
bambina e imporle con dolcezza di dormire… sussurrandola con un bacio che la
amava…
Rise…
mentre realizzava che con molta probabilità lei si sarebbe ripresa in braccio
la piccola, e gli avrebbe risposto in un modo molto poco materno!
“I
vampiri non possono avere figli.” Sentenziò
Boone, incrociando le braccia sull’ampio petto ricoperto da una camicia
di pelle nera.
Di
nuovo, Angel sollevò la testa. Mentre qualcosa dentro di se, qualcosa di
infantile, forse, ma incredibilmente potente, si ribellava a quelle parole.
“Io
non sono come gli altri !” Sbuffò, strappando dalle dita dell’altro il
portafoglio, senza curarsi del fango che lo ricopriva.
Come
se quello spiegasse ogni cosa.
“… e Nia è mia figlia!” Continuò, incapace di
impedirselo, con tanta foga che l’altro sollevò la mani, in procinto di
scoppiare a ridere.
Angel
si voltò, imbarazzato dalla sua stessa reazione.
“Bè…
“Esclamò Boone, che, con ammirabile autocontrollo rispetto alle sua maniere da
cow boy, stava riuscendo persino a non sorridere… troppo. “ pare che siano
successe un po’ di cose in città in questi ultimi cinque anni…
Devo
aspettarmi molti cambiamenti?”
“In
città?” Angel sollevò gli occhi, perdendosi per un istante nelle luci
sfolgoranti di Los Angeles, oltre i palazzi che fiancheggiavano il vicolo. “
No… non particolarmente… “
“E
tu… sei diverso da cinque anni fa ,
vampiro?”
Stavolta,
Angel non distolse lo sguardo.
E
non esitò prima di rispondere.
Nemmeno
un secondo.
“Si…”Mormorò.
“ lo sono…
Adesso
sono felice…”
Kate
sapeva che Angel la stava guardando.
Poteva
sentire i suoi occhi su di se.
Sul
suo volto, sul suo collo, sul punto esatto dove gli piaceva baciarla ogni volta
che riuscivano a rimanere un istante da soli … dove la pelle avrebbe portato
per sempre il suo segno…
Non
aveva bisogno di voltarsi per saperlo.
Per
sapere che i suoi occhi erano su di lei.
E
che in quel momento erano occhi molto, molto mortificati.
Come
quelli di un cucciolo bagnato fradicio da un acquazzone che chieda scusa se
sgocciola sul pavimento.
“…
mi sono sbucati davanti…” Mormorò piano, e Kate avrebbe giurato che si stava
torcendo le dita. “ veramente… non ho potuto evitarlo…”
“Mm,
mm… “Rispose, rigirando ancora una volta il cavatappi dentro il collo della
bottiglia.
“…
e il cellulare si è rotto nello scontro… “
“L’importante
è che non ti sia rotto tu…” Sospirò Kate.
“…
non ho potuto avvisare… “
Lo
sentì sporgerlesi accanto, per scrutare la sua reazione, e sobbalzare
leggermente quando con uno sciocco liberò la bottiglia dal tappo.
Un
vampiro… che sobbalzava per un tappo!
“…
e poi sono tornato indietro a ricomprare tutto… e…”
“Angel!”Esclamò
Kate, voltandosi. “Per favore!
Io
non ti ho chiesto nulla!”Lui si era così tanto avvicinato che si ritrovò con le
braccia appoggiare al suo petto, e la bottiglia in bilico fra le dita.“Non ho
proferito parola!”
“Mi
avevi chiesto di tornare presto…”
Kate
sospirò…
Già…
glielo aveva chiesto…
“Torna
presto non vuol dire ti passo al setaccio se incroci per la via un ‘orda di
demoni!…
Ehi…
rilassati…”
Sollevò
il volto, appoggiando dolcemente le labbra sulle sue.
“…
perché sei così teso…?”
Angel
mugugnò, chinandosi leggermente per approfondire il bacio, e circondandole nel
frattempo la vita con le braccia.
“Non
voglio che tu ce l’abbia con me… “
“Io
non mi arrabbio mai con te…”
Sollevò
il capo, fissandola negli occhi.
“Okay…
qualche volta…” Angel sollevò le sopracciglia. “ spesso… ma solo quando te lo
meriti!
E
non sono più arrivata a spararti!”
“Perché
c’è tua figlia in casa!”
Kate
aprì la bocca, per poi richiuderla dopo un istante.
“Si…”
Confermò. “ perché c’è mia figlia in casa!”
Angel
rise, abbassandosi di nuovo e baciandola con passione.
“Che
progetti avevi per questa sera?” Mormorò sulle sua labbra.
Di
nuovo, Kate sospirò.
“Solo
di mettere a letto Nia…” Si liberò con dolcezza dal suo abbraccio, appoggiando
la mano alla porta della cucina. “e di stare un po’ con te… “Sentì la mano su
Angel sul fianco, mentre spingeva la porta. “ soli e in silenzio…” E poi lo
sentì sollevarla, giusto in tempo per parare la palla che, altrimenti,
l’avrebbe presa in pieno volto.
“Bambini!” Esclamò, avanzando severa. “ Quante
volte la devo ripetere questa cosa?!
Non-
si- gioca- a- palla- mentre- si- cena! “
Posò
sul tavolo la bottiglia, incrociando le braccia contro il petto.
Mentre,
davanti a lei, Wesley e Lorne cercavano inutilmente di nascondersi dietro la
sedia di Nia.
“Colpa
sua!” Esclamarono all’unisono, indicandosi l’un l’altro.
Kate
li fissò , inclinando leggermente la testa di lato, mentre, seduto sul
sediolone accanto a Nia, Allen cominciava ad agitarsi, saltellando su e giù e
indicando suo padre con il grosso cucchiaio di legno che chissà perché adorava
tanto.
“Coppa
sua …”Esclamò, con una vocina squillante che prometteva già bene. “ coppa sua…
coppa sua… coppa sua…”
“Ehm…
amore… tesoro…”Lorne rise nervosamente, appoggiando la mano sulla bocca del
bambino.” Basta così, passerotto… hanno capito tutti!”
Per
tutta risposta, il bambino si inclinò all’indietro, e ridendo tese le braccia
verso di lui.
“Non
provare a prenderlo in braccio!” Si precipitò Cordelia. “ deve mangiare seduto
lì sopra e lo sa benissimo! Ed è inutile che prova con le moine!”
“Avanti…”Rincarò
Kate allungando una mano. “ datemi quella palla.”
Wesley
sbuffò, assumendo una comicissima espressione offesa, e dopo aver lanciato a
Nia uno sguardo mortificato porse a Kate il pallone.
“Aguzzine…!”
Soffiò fra i denti.
“Che
cosa?!”
Kate
dovette lottare per trattenere una risata quando Allen, prendendo al volo
l’occasione datagli da sua madre, cominciò quasi a gridare: “ aguzzine,
aguzzine, aguzzine, aguzzina, aguzzine, aguzzine!” . Guadagnandosi uno sguardo
al limite del panico da parte di Wesley e un pronto intervento di Lorne, che
afferrò la faccia del bambino, avvicinandola alla sua.
“Ma
perché non hai preso da mio cugino Hanfa?!” Esclamò. “Che è nato senza
lingua?!”
Allen
inclinò la testa, regalando a suo padre un sorriso assolutamente irrestibile…
Il
sorriso di Cordelia.
“Papàààààààààààà!”
Esclamò, e Kate fu certa di vedere gli occhi rossi del demone riempirsi di
lacrime.
“Mamma … “ La
chiamò Nia in quel momento, distraendola dalla scenetta che si svolgeva al suo
fianco. “ ma poi ce la ridai?”
Kate
sollevò la palla, ritrovandosi improvvisamente addosso gli sguardi speranzosi
della sua bambina, di Wesley e di Lorne.
“No
… “ Disse. “ non ne ho la benché minima intenzione! E non ti illudere… che qualcuno…”Si
voltò, lanciando un significativo sguardo ad Angel che, con un sorriso adorante
sulle labbra, stava assistendo alla la scena.” te la riprenda quando volto le
spalle!”
L’uomo
sollevò le sopraciglia, assumendo un ‘espressione di perfetta innocenza.
“Io
non gliela riprendo!” Si difese.
“Ah,
no, eh… “Esclamò lei, lanciandogli la palla.
“No…
“Angel ci pensò un attimo. Io ci gioco!”
Kate
rise, scotendo il capo.
“Il
problema è che è pure vero!”
“Lorne!”
Esclamò in quel momento Cordelia. “ ti ho detto di non prenderlo in braccio!”
Dio…
Kate
si voltò verso Angel, sorridendo.
E
quando lo vide risponderle le parve che il suo cuore si aprisse.
Sei
mesi…
E
non era cambiato niente.
Sei
mesi… ed era così felice che ne aveva una paura folle…
Ogni
giorno viveva con il terrore che accadesse qualcosa… ogni notte si svegliava
con quest’incubo… per poi stendere di più le braccia e stringere a se l’uomo
che amava… e la bambina che irrimediabilmente Angel finiva col portare da loro,
quando la trovava sveglia, intimorita dalla sua nuova, enorme stanza, nonostante
i finti rimbrotti di Kate.
E
lottava contro questa paura ogni secondo… perché non voleva che niente
sciupasse ciò che aveva così dolorosamente conquistato…
Contro
il terrore che la porta si aprisse, e ne entrasse un qualunque orribile demone
deciso a strapparle ogni cosa, brandendo fra le mani un ‘arma e sogghignando : vive
qui il vampiro con l’anima?.
“Scusate
… vive qui il vampiro con l’anima?”
Kate
sollevò gli occhi, sgranandoli ancor prima di vedere, sulla porta, stagliarsi
l’immagine di un ‘orribile demone antropomorfo, con il volto grottesco e
violaceo e gli occhi percorsi da
due lunghe fenditure oblique, che li
fissava quasi disgustato, brandendo fra le mani una… enorme… tartaruga di
peluche?
“Boone…”Esclamò
Angel dietro di lei, superandola per avvicinarsi all’altro, mentre Kate,
istintivamente, aggirava il tavolo, appoggiando una mano sulla spalla di Nia.
Il
vampiro si passò una mano fra i capelli, evidentemente imbarazzato, e
perfettamente consapevole degli sguardi di tutti puntati su di lui.
“Mm…”Mormorò,
indicando il giocattolo. “ è quello?”
“Questo…”Ripetè
l’altro con la sua voce cavernosa, superandolo e avvicinandosi loro. “ Penso
sia per te…”
Allungò
l’animale verso Nia, suscitando uno sguardo estasiato in direzione di Kate,
subito rilanciato ad Angel.
“Boone…”Si
affretto a spiegare lui. “ è un vecchio amico… “
Kate
sorrise.
“Cinque
anni fa mi aiutò a ridicolizzare pubblicamente Linsdey Mc Donald e Lhila
Morgan…”
“Ti
offro qualcosa da bere?” Esclamò lei, mentre Nia, letteralmente, si lanciava
sulla tartaruga.
Boone
si guardò intorno, fermando gli occhi su Lorne che, in quel momento, teneva
Allen in braccio, e stringeva a se una bellissima Cordelia.
“Qualunque
cosa ha preso lui!” Mugugnò, infrangendo in mille pezzi ogni residuo di
ghiaccio rimasto… negli altri!
Perché
per ciò che la riguardava chiunque avesse pubblicamente ridicolizzato Linsdey
Mc Donald rientrava automaticamente fra i parenti stretti.
Nonostante
ciò che Angel le aveva detto rimaneva uno dei suoi sogni colpire diritto sul muso
quel verme… e non una volta sola.
“Aspetta…”
Angel si avvicinò a Nia, e la prese in braccio, sostituendo contemporaneamente
la tartaruga al suo cuscino.” Serve a questo…”
“Guarda,
mamma!” Esclamò lei. “ Sono alta quanto il tavolo!”
“Scusa…
“Kate sorrise maliziosamente. “ e tu come facevi a saperlo?”
Angel
non rispose. Non ne aveva bisogno. Si girò invece verso Boone, che si era
avvicinando al tavolo.
“Grazie…”Mormorò.
L’altro
scosse le spalle.
“Non
ti illudere… volevo solo constatare di persona se mi avevi detto o no una
balla!”
Di
nuovo, Angel sorrise, ma non fece in tempo ad aggiungere una parola che nella
stanza risuonò il grido di Cordelia.
“Ecco!”Esclamò.
“ Lo sapevo! Dici che arrivi in orario… prometti a questa povera donna di
essere qui presto e invece che fai… ti dai ai bagordi con gli amici!
Vergognati!”
Angel
sgranò gli occhi, lanciando a Kate una delle espressioni più mortificate che
lei gli avesse mai visto in volto.
Mentre,
davanti a lui, la “povera donna” scoppiava in una clamorosa risata.
Kate
si voltò, incrociando gli occhi di Nia, che, seduta fra lei e Angel, le stava
tirando decisamente la manica della camicetta. Guardandola con il visetto,
attorno a cui si arricciavano leggermente i nuovi, splendidi capelli biondo
oro, coperto da un ‘espressione imbarazzata.
Non
aveva bisogno che le parlasse per capire, eppure si chinò su di lei, per poi
sollevare il volto, incrociando gli occhi di Angel, e sorridendogli con
dolcezza.
“Signori…”
Esclamò, alzandosi in piedi e prendendo fra le braccia la bambina . ” Volenti o
nolenti, dovete scusarci un attimo…”
Nia
si aggrappò al suo collo, mentre Angel, che a tavola sedeva solo per il piacere
della compagnia, si sollevò a sua volta.
“Aiuto?”
Mormorò a voce bassissima.
“Noo…
“ Sorrise lei. “ affari femminili…”
“Mamma!”
Esclamò Nia, battendole una mano sul petto.
“Auh…
ma che date da mangiare a questa piccola?”
“Chiedilo
agli uomini!”Esclamò Cordelia .” La rimpinzano di ogni orribile, deliziosa
porcheria rintracciabile in questo stato!”
“Deve
guarire!” Si difese Angel.
“Deve
crescere!” Rincarò Wesley.
“Adoriamo
farlo!” Scoppiò Lorne, con un enorme sorriso.
“Signori
e signore…” Terminò Kate. “ vi presento il sesso forte!”
Scoppiarono
tutti a ridere, compreso Boone, lo strano, scorbutico amico di Angel che aveva
finito per rimanere con loro, e un
attimo dopo Kate scosse la testa, uscendo dalla stanza.
“Su,
su, su, su!” Esclamò Nia, indicando con la mano le scale.
Kate
la fissò.
“Non
ti va bene un bagno qualsiasi?”
“No,
no!”Esclamò lei, puntando con l’indice il piano superiore.
Kate
sospirò, entrando nell’ascensore.
“In
questa casa ti stanno viziando troppo!”
“Non
è una casa!”La contraddisse Nia.” E’ un castello!”
Kat rise.
Certo…
Dopo
sei mesi, e nonostante la riabilitazione, Nia non riusciva ancora a camminare
bene, e tutti loro cercavano di farla stancare il meno possibile.
Stava
guarendo, ma non era facile rimediare a un anno in cui non aveva quasi potuto
alzarsi dal letto… a un anno di sofferenze e patimenti fisici …
Le
sue gambe erano quasi completamente atrofizzate, e secondo i medici ci sarebbe
voluto ancora molto tempo prima che riprendesse a camminare stabilmente da
sola.
Wesley
faceva pronostici diversi, e ogni giorno portava alla sua bambina qualcosa di
nuovo… qualche medicina “non usuale”, delle vitamine, erbe che doveva
combattere una dura battaglia con se stessa per farle prendere…
Si
era innamorato di Nia…
Come
tutti del resto…
Come
Angel, che dubitava avrebbe potuto amarla di più, se fosse stata veramente sua
figlia…
Spesso
ripensava a ciò che aveva negato a tutti e tre, andandosene via… ma erano
pensieri che allontanava con forza, quasi con ferocia.
Sempre
per quella paura… sempre per il desiderio di godersi ogni attimo di felicità
che riusciva ad afferrare…
Che
Angel,e la loro bambina riuscivano a darle…
Ed
erano tanti… più di quanti Kate avesse mai avuti…
Vederli
insieme… osservarli ridere… fissare Angel mentre, con il gomito sul letto della
bambina e la mano a sostenergli la testa, cercava di farla addormentare, e lei
lo sfiniva per ore con le sue domande, o chiedendogli di raccontarle sempre
qualcosa di nuovo… mentre lui non sapeva mai dirle di no…
Notare
l’amore con cui la guardava, e quello con cui la sua bambina guardava lui…
E
poi baciarla per augurarle la buonanotte, e prendere lui per mano… e cominciare
a baciarlo ancor prima della camera da letto…
E
sentire le sua labbra che le sfioravano il viso, e la sua mano che, come in una
danza antica, le accarezzava il ventre…
Amare
… ed essere amata… Kate non aveva bisogno di niente altro al mondo…
Se
solo fosse riuscita… a non avere… così paura…
Sospirò,
mentre riportava Nia di sotto, e si specchiava nei suoi bellissimi occhi pieni
di allegria.
Dio…
era così cambiata…
Come
… rinata…
E
a volte si comandava dove fosse andata quella creatura pallida, emaciata,
stanca persino di respirare… che sapeva di medicine…
Angel
diceva che Nia odorava di cioccolata e di sapone alla vaniglia …
Si…
dove l‘aveva lasciata quell’altra bambina, questa creatura bianca e rosata come
una pesca… solo un po’ troppo magra, ma che nulla avrebbe potuto ricondurre
all’altra… se non un segno di morso… sul suo piccolo collo.
Dove
aveva potuto lasciarla… se non nel cuore di sua madre?
Uscì
dall’ascensore, e si accorse subito che le luci, nella Hall e nella sala da
pranzo, erano completamente spente.
Doveva
essere accaduto mentre era in ascensore, poiché non lo aveva notato dal piano
di sopra… ma se era così… perché non si era fermato?
D’istinto,
strinse a se Nia, e portò la mano sul retro dei pantaloni, dove un tempo aveva
avuto la pistola.
Peccato
che una bambina piccola avesse dovuto imparare a riporla… almeno in casa…
“Angel?”
Chiamò, senza muovere un passo.
Dall’altra
stanza, le giunse chiaramente un brusio di voci.
“Kate?
Scusami… dev’esserci stato un corto…”
“Ma
di che ti scusi!” Sentì esclamare Cordelia. “ Mica l’hai fatto apposta!”
Sentì
il sospiro di Angel, e non potè trattenere un sorriso.
“Accendo
una candela e vengo a prenderti… “
“Non
preoccuparti… “Sorrise, mentre nell’altra stanza il crepitare leggero di una
fiamma seguiva lo sfrigolio di un
fiammifero, gettando un ‘ombra
leggera e dolcissima di luce oltre la porta. “ ce la faccio a seguire una
candela…”
Angel
non rispose, e nonostante le sue parole Kate allungò il braccio su cui teneva
seduta Nia, appoggiandosi alla parete e poi allo stipite della porta prima di
entrare nella stanza.
“Ma
scusa…” Esclamò. “ perché ti serve una
candela per venirmi a prendere? Tu non ci vedi al…”
Lasciò
che le parole le cadessero letteralmente dalle labbra, dischiuse in un
‘espressione allibita.
Paralizzandola
sulla porta, proprio di fronte a Angel, che, in piedi al centro della stanza,
la fissava.
Il
volto illuminato dal fuoco tenue della candela che teneva in mano…
E
delle decine d’altre che, più
piccole, decoravano la più enorme,
spropositata torta di panna montata che Kate avesse mai vista, mirabilmente in
equilibrio sul suo palmo…
Si
portò la mano alle labbra, non riuscendo a credere ai suoi occhi, mentre lui le
sorrideva e, nall’aria calda della stanza, si levava, modulato e bellissimo, l’
augurio di Lorne.
Come
un canto d’angelo sospeso attorno a loro.
Sentì
il rumore di un accendino, e subito dopo un ‘altra candela si accese,
illuminando il volto e il sorriso di Cordelia, e poi quello di Wesley, e
persino del granitico Boone, mentre la loro voce si univa nell’augurarle un
felice compleanno.
Anche
Nia cominciò a cantare, e un secondo dopo Lorne, che era l’unico a non avere
una candela in mano, le si avvicinò, prendendole la bambina dalle braccia,
mentre lei era troppo stupita per pensare o fare qualsiasi cosa…
Vide
sua figlia avvolgere le braccia attorno al collo del suo amico, e sorridere
insieme a lui, accompagnando il suo canto…
Persino
Allen lo stava facendo… o almeno ci provava, intonando una sequela di piccoli
mugugni, che già da adesso ricordava sospettosamente la voce di suo padre.
Solo
Angel non cantava…
Limitandosi
a continuare a guardarla. Sorridendole, con un ‘espressione sul volto che era
insieme carica di amore e di orgoglio… e le ricordava il modo in cui l’aveva
guardata un ‘altra volta … ormai molti
anni prima.. quando a un ‘altra festa era stata chiamata a parlare …
E
osservare i suoi occhi su di lei le aveva fatto accelerare il cuore.
Allora…
aveva desiderato disperatamente che la amasse… adesso … sapeva che era così…
eppure… si sentiva piena di imbarazzo come allora… insicura come allora… tanto
che persino i suoi passi erano incerti mentre avanzava verso di lui, accompagnata
dal canto dei suoi amici, la mano premuta sulle labbra che pareva quasi non
fosse in grado di spostare.
Tanto
stupita che non aveva idea di cosa dire…
Si
guardò intorno, quando la canzone finì e scrosciarono gli applausi, così in
imbarazzo che avrebbe voluto rifugiarsi fra le braccia di Angel… e scomparirci
dentro…
“Voi
siete matti…” Mormorò, erompendo in quella che era a metà fra uno scroscio di
riso e un ‘esclamazione soffocata. “E tu… tu sei… “
Angel
si chinò, e Kate non avrebbe forse mai capito come, ma con la torta in bilico
su una mano e la candela nell’altra riuscì a baciarla sulla bocca, rapidamente,
per poi abbassare a sua volta il viso, imbarazzatissimo. Fra le grida di
incitamento di Cordelia e Boone.
“Mi
hanno… proibito di cantare anch’io…”Si schernì, cercando di nascondere la
vergogna. “ e… con minacce molto truci…”
Kate
sorrise, accarezzandogli il collo con la mano.
“Non
importa…
Me
la canterai in privato… se riuscirai a farti perdonare per … tutto questo…”
Angel
sollevò il volto, e le sorrise a sua volta.
E
il suo sorriso era il sorriso di un ragazzo… imbarazzato, giovane e vibrante di
amore…
Era
il sorriso di un ragazzo felice…
Un
sorriso senza ombre per una volta… nessuna
nube a oscurare lo splendore i quegli occhi che l’avevano rapita…
E
se poteva farlo lui…
Se
poteva vivere Angel quel momento … tutti i momenti che trascorrevano insieme…
fino in fondo… senza permettere alla paura di avere il sopravvento… allora … lo
avrebbe fatto anche lei…
Avrebbe
lottato per riuscirci…
E
quella guerra l’avrebbero combattuta insieme … ancora una volta…
C’era
speranza… e c’era sole… se Angel sorrideva…
“Ci
proverò… “ Mormorò maliziosamente,
inclinando la testa per catturare il contatto della sua mano sul collo.
Kate
sentì un brivido percorrerle la spina dorsale… Ancora, come la prima volta…
Sempre…
come la prima volta…
Come
la prima volta che l’aveva visto.
Come
la prima volta che aveva sentito la sua pelle.
E
la prima volta che aveva fatto l’amore con lui…
Quel
giorno che sembrava impresso a fuoco nella sua memoria…
“Ragazzi…”Si
schiarì la voce Welsey. “ vi ricordo che siete in pubblico!”
“Angel…
“Rincarò Cordelia. “mi meraviglio di te… baciala e falla finita!”
“Si,
si!”Esclamò Nia, battendo le mani. “ Baciala!”
“No!”
Esclamò Angel, lanciando loro uno sguardo di fuoco.
Kate
rise ancora, coprendosi la bocca.
Innamorata
dell’imbarazzo di lui… e di tutto il resto.
“Ma
dai… “
“No!”
“…
siamo una famiglia “
“Noo…”
“Antipatico!”
“Cordelia!”
Kate
si appoggiò alla sua spalla, continuando a ridere.
“Okay…
“Esclamò subito dopo, allontandosi e lottando per riprendere il controllo. “
okay… che cosa devo fare adesso?
Voglio
dire…” Sgranò gli occhi, guardandosi intorno. “ l’ultima volta che ho avuto una
festa di compleanno… portavo una gonna a balze azzurre!”
“Oh,
be… quanto a gusto nel vestire non è che…” Lorne si ingoiò le parole… più
qualche organo interno, probabilmente, in risposta all’eloquentissimo sguardo
di Angel.
“Spegni
le candeline, mamma!” Gridò Nia. “ Ed esprimi il desiderio che Angel mi insegna
ad andare a cavallo!”
Kate
si voltò, guardando la figlia… il ritratto perfetto dell’innocenza.
“Grazie,
amore… è quello che ho sempre sognato! “
“…
e un cagnolino!”
Kate
aprì la bocca, ma di nuovo non riuscì a trattenere un sorriso, accompagnata da
tutti nella stanza.
“
… e… un cagnolino… forse…”
“Sii!”
Esclamò Nia, perforando lo stomaco di Lorne con una poderosa gomitata.
“Di
la verità…” Kate sollevò il capo, guardando negli occhi Angel. “ hai organizzato
tutto questo per farmi dire si…”
Angel
sollevò gli occhi, fingendo di pensarci.
“Si…
direi… si…
…
adoro sentirti dire si… “
Kate
fece per rispondere, ma lui glielo impedì, sollevandole davanti la torta.
“Candeline…”
Ricordò.
“E
desideri!” Aggiunse Nia dietro di loro.
Uno
dopo l’altro, spensero le candele, e quando anche Angel avvicinò la sua alle
labbra e soffiò piano, accarezzandole con il fiato la pelle del volto, rimasero
solo le decorazioni della torta a illuminare fiocamente la stanza… gettando una
luce dorata sul volto dell’uomo che amava.
Più
di se stessa.
Più
di quanto non aveva mai pensato possibile amare.
E
bruciando, con la stessa intensità e la
stessa passione dei suoi occhi nocciola.
“Ti
amo… “ Sospirò Angel, facendo muovere leggermente le fiammelle.
“Ti
amo…”Rispose Kate, un attimo prima di soffiare sulla torta.
E
mentre quella piccola, dolcissima luce si spegneva, e attorno a lei
scrosciavano di nuovo gli applausi, più forti
di prima, sentì il braccio di Angel chiudersi dietro le sue spalle, e
attirarla a se.
Sul
suo petto…
Verso
la sua bocca che si schiuse per accogliere quella di lei.
E
Kate non aveva bisogno di luce per trovare la via delle sue labbra, o delle
spalle attorno a cui intrecciò le braccia.
Gli
regalò tutto quello che era con quel bacio, e accolse dentro di se ciò che era
lui… insieme alla sua anima e al suo cuore… e a quel fuoco che era solo di
Angel… e che bruciava e cullava insieme…
Non
si chiese come facesse a stringerla… ma per quegli attimi rubati, in cui furono avvolti dal buio, si
abbandonò completamente in lui…
Nel
suo bacio e nel suo amore.
Tornando
a dirgli con le labbra e il corpo e l’anima che era sua… come lui stava
gridandole che apparteneva a lei.
A
Kate…
A
Kate, che non aveva mai avuto niente…
Lo
strinse a se, soffocando un singhiozzo .
Mentre,
attorno a loro, gli applausi continuavano a scrosciare .
Kate
si lasciò cadere sul grane divano circolare , e chiuse gli occhi, mentre la
stanchezza la sommergeva come un ‘onda.
Come
un ‘uragano, che la lasciò con gli abbiti pesanti e zuppi, scossa da acpo a
piedi dalla furia di elementi che non poteva controllare.
Fino
a che era rimasta in ospedale, con Nia, aveva ignorato la fatica fisica.
Aveva
voltuo, aveva dovuto ignorarla.
Per
continuare ad andare avanti.
Per
continuare a stare vicino a lla sua bambina.
Perché
erano sole, e se non fose stata lei accanto alla sua picola, lei sarebbe stata
abbandonata a se stessa.
Ma
ora non erano soli… no…
E
per la pirma volta dacchè quell’incubo era cominciato Kate non combattè contro
la stanchezza, ma lasciò che le collasse addosso, abbattendola , penetrandole
nelle osa e srizzandole, e ferendole, invecchinaodla di colpo.
Tese
all’indietro la schiena, cercando disperatamente di combattere il doloroso
indolenzimento alle spalle, e poi roteò le scapole, mugugnando, senza alcun
risultato che farsi male anche ai muscoli.
“Sono
esausta…” Mormorò piano, tornando ad appoggiare i gomiti alle ginocchia.
Non
si era atesa una risposta, non si era attesa nemmeno che Angel la ascoltasse…
Nessun
altro mlo avrebbe fatto…
Ma
Angel era Angel…
“Va
a letto…” mormorò. “ sono giorni che lne ho preparato uno.
Kate
sorrise, il calore che le allagò il cuoe quasi troppo intenso perché potesse
sopportarlo.
“E
chi ce la fa a salire di sopra? Ho le ossa così mal ridotte che non potrei fare
nemmeno un passo.
Di
nuovo, si stirò all’indietro.
“E’
pazzesco come stare seduta pr tante ore possa essere sfibrante…”
Angel,
non ripose, ma si avvicinò, sedendosi accanto a lei, e dopo un attimo Kate
sentì le sue mani posarlesi sulla
schiena e sobbalzò leggermente, rilasandosi poi quando le sue dita lunghe
decise, cominciarono a amsseggiarle le spalle con movimenti lenti e regolari,
penetrandole nella pelle fin quasi ale osa, eppure senza farle alcun male…
Le
tese all’indietro il corpo e lei si abbandonò contro di lui, troppos atsnca per
fare da sola l’elendo di cosda fosse giusto, o saggio, o logico fare.
I
quel momento non c’ra la logica, o la giustizia, o la saggezza.
In
qual momento c’erano solo le sue mani.
In
quel momento c’era solo Angel.
E
Angel le avev adetto che la amava…
Dio…
Dio… le avav detto che l’amava…
Tese
la testa all’indietro, appoggiandogliela sulla spalla, e guardandolo negli
occhi.
Imporvviamente
cosaì spaventat che il suo cuore avrebbe potutto feramarlesi nel petto.
“Davvero…”mormoro.
“ davvero tu mi ami?”
Angel
non rispose.
Angel
lasciò le sue apslle, e mentre con le menio le cingeva la vita, intrecciandole
sul suo ventre chinò il volto, e la baciò.
E
stavolt non fu un bacio casto, o disperato, o un bacio per conformate, o per
dare forte.
Stavolta
fu il bacio di un uomo innamorato, che ripsose alla sua domanda meglio di
quanto avbbe potuto qualcuasi parola.
Cominciò
piano, prudentemente, massaggiandole la bocca son la sua, baciandole le lbbra,
lentamente, e poi sfiorandole appena le albbra con la lingua, mentre il cuore
di Kate cominciava acorere così forte che il suo battito sembrava divenire
all’improvviso un unico, violentissimo rollio.
Rimase
inclinata contro di lui, mentre lentamente
Angel continuava a baciarla, ma quando lo sentì esitare e deglutire
piano prima di sfiorarle con la lungua l sua, quall’unica, dolcissima sitazione
ebbe il potere di farla esplodere come un fuoco d’artificio.
Si
colse sul divano, allaccandogli srote le brccia dietro la tsta,m stringendo il
suo corpo contro il propriol e fu lei ad approfondire il bacio.
Lei
a chiedergli disparatemnte di amarla, di entrare nella sua bocca, di toccarla.
E
di permetterle di fare lo stesso on lui.
Angl
le serrò la vita con le mani.
Forte.
Così fort che avrebbe potuto farle male, se solo avesse aumentato la pressione
anche solo di pochissimo.
E
invece non faceva male.
E
invece nera meraviglioso.
E
invece le sue labbra fresche erano morbide, e dolcissime, e si muovevano sulle
sue con una tenerezza che non vniva meno, pr quanto il bacio diventasse pià
profondo, più appassionato, ogni secondo che passava.per quanto la stesse
diseccando, e le stesse rubando dal copo ogni stilla di forza.
Per
qunto il potere su di lei fosse tale che non le avrebbe mai lasciare,
rischiando di finir soffocata.
Da
un bacio,.
Da
una passione.
Da
in sentomnto così fote che niente aveva potuto affievolirmo, o murtarlo, o
batterlo.
Si
strinse ancora di più a lui, mentre le sue mani
le sfioravano gentilmente l’addome ricoprto dalla camicia, e poi, oltre
il bordo di cotone, la pelle sensibile del ventre.
Kate
boccheggiò al contatto dellae sue dita fresche su di lei, ma non interruppe il
bacio.
Lei
non volòeva interrompere qual mabio.
Mai.
Mai.
Lei
gli affondò le mani nei capelli, mentre Angel le massaggiava piano lo stomaco,
sfiorandolo appena, quasi avesse paura che lei lo fermasse.
E
quando fu lui a interrompere il bacio si lamentò sulla sua bocca, ansando
contemporaneamente per riprendere il fito.
“Cos’è?”
mormorò Angel, le dita ancora appoggiate al suo stomaco.
Kate
abbassò gli occhi, scostando leggermente i lembi della camicia e sollevandoli
sulle sue dita, posate con dolcezza sul segno che le marchiava la pelle.
“Quello?”
Sussurrò, un brivido che le passava la schinae al pensiero che lui stesse
accarezzando proprio il punto che per lei era il più sacro, il più intimo di
tutto il suo corpo. “e’ il segno del cesareo…” Si girò di più sedendogli quasi
di fronte sul divano circolare. “non è stato un parto semplice… “deglutì. “ Ti
fa…”
La
zittì con un bacio, allungandosi berso di lei, e kate non si accorse nemmeno
che le sbottonava la camicia, fino a chew le sue mani non scivolarono come seta
fresca sulla sua vita, e lui la gurdò di nuovo, per un istante, fuoco liquido
che bruciava i suoi occhi nocciola, proma di chinarsi e di appoggiarle la bocca
sull’addome, dive la cicatrice finiva, cominciano a baciarla piano, dolcemente,
massaggiandone i bordi con la bocca.
Kate
ansò, inclinando il crpo all’inditreo, trannenuta dalle mani di Angel, e
aggrappandosi alla sua schiena mentre lui risaliva conn le labbra lungo il
segno spesso, baciandolo, sfiorandolo con i denti e poi con la lingua,
gentilmente, facendole battere il cuore nel petto come un treno che nessuno
potesse fermare.
In
tutta la sua vita, non veva mai provato qualcosa di così intenso, di così
irompente.