Scritto
da: Maria-
fioredargento@roswellit.zzn.com
Spoiler
per: La prima e la
seconda stagione di “Angel”.
Disclaimer: i personaggi delle serie “Angel” e “Buffy, the vampire Slayer”, appartengono a Joss
Whedon,
“Ad Anna, la mia
dolcissima musa ,la mia meravigliosa amica, la cosa più bella che mi sia
capitata da un periodo troppo lungo di tempo.
E a Sabrina, una delle persone più forti che abbia mai conosciuto. Il
mondo sarebbe molto, molto più brutto se non ci fossi tu. “
Uno dopo l'altro, i passi di Kate
si ripeterono nel corridoio.
Regolari, marziali, monotoni.
I passi di una donna decisa.
Sicura di se.
I passi di una poliziotta
Un tipo di camminata che non
poteva certo mettere da parte, riconsegnare col distintivo e la pistola.
Anche ora, che non era più una
poliziotta.
E, francamente, non sapeva cosa
fosse diventata.
Il lavoro era stato tutto il suo
mondo, e adesso che se n 'era andato… adesso, Kate era solo una donna.
Una donna piena di dubbi e paure
che si ostinava a tenere sotto controllo.
Una donna con il passo di una
persona decisa.
Di una poliziotta.
Un incedere che in passato aveva
scoraggiato molti uomini dal mettere in dubbio la sua autorità, o
dall'infastidirla quando era fuori, di notte, per le strade di Los Angeles.
E che lo faceva ancora.. sempre
che si trattasse di uomini…
Ficcò una mano in borsa, prese le
chiavi e impugnò quella giusta.
Così da perdere meno tempo per
entrare in casa.
Altra abitudine che difficilmente
avrebbe perso.
Anche se ormai era inutile.
Ora ne aveva così tanto di tempo…
Tanto da dover escogitare ogni
giorno qualcosa per riuscire ad occuparlo.
Per non farsi prendere dalla
pigrizia, una parte di se che aveva sempre aborrito e combattuto con tutte le
sue forze.
Continuava a seguire e casi di
cronaca locale dai mezzi di comunicazione, e a raccogliere informazioni per
conto suo.
Leggeva molto, usciva spesso e
tornava troppo stanca per pensare. Per sedersi sul divano, o stare in piedi
davanti alla finestra, mentre le luci di Los Angeles le sfilavano davanti,
immersa in pensieri che non voleva, ma da cui non riusciva a liberarsi, mentre
le dita le scivolavano leggere sul segno del morso alla base del suo collo.
Non lo faceva volontariamente, e
quando se e accorgeva una sensazione di calore leggermente acido le invadeva la
bocca.
Eppure, non riusciva a smettere di
toccarlo.
Anche se la irritava farlo.
Anche se la faceva sentire debole.
E accresceva a dismisura un
desiderio che voleva seppellire nel più profondo di se.
Il desiderio di vederlo.
Un colpo di martello la fece
trasalire, quasi con violenza.
Accanto a lei, nell’appartamento
della signora Lincoln, continuavano a lavorare.
Un mese prima sarebbe entrata,
ricordando a chiunque avesse trovato le regole del condominio sulle emissioni
sonore in orario serale… adesso…
Adesso non gliene importava
niente.
Lo aveva rivisto dopo.
Dopo che le aveva salvato la vita.
Dopo che avevano parlato nel
giardino dell'Hyperion.
Era andata da lui, o lui da lei, o
si erano incontrati per caso…
Per caso…
E una volta le aveva chiesto di aiutarlo
con delle informazioni per un 'indagine.
Stava lottando, lui.
Per riconquistare la fiducia dei
suoi amici.
Per risalire dopo il periodo
terribile che aveva dovuto affrontare…
E anche Kate lo stava facendo. E
ciò che voleva era il rispetto di se stessa.
Era convincersi che era davvero
qualcosa in più di una poliziotta radiata.
Lo voleva almeno quanto lui voleva
la redenzione.
Ed era di questo che parlavano
spesso, di redenzione.
… quando parlavano…
Quando non restavano semplicemente
in silenzio, seduti, uno accanto all'altra, su una panchina del giardino.
Non per imbarazzo, ma
semplicemente perché… era bello…
Kate non sospirava spesso, ma
stavolta dovette lottare per impedirselo.
Era una settimana che non lo
vedeva.
Otto giorni.
Per un motivo o per l'altro.
Per una scusa o per l'altra.
Sapeva che stava lavorando con i
suoi amici, e ai suoi amici lei non piaceva…
E, del resto, cosa poteva
pretendere?
Dopo il modo in cui si era
comportata…
Dopo che non piaceva nemmeno a se
stessa…
Stava cercando di reagire.
Stava cercando di seguire quella
speranza che lui aveva acceso nel suo cuore.
Ma era difficile.
Anche quando era in mezzo alla
gente, anche quando avrebbe dovuto rilassarsi, e divertirsi, veniva sempre
fuori la granitica Kate Lockley.
La poliziotta.
La donna di ghiaccio.
Quella che si chiudeva in se
stessa e rimaneva in silenzio, e allontanava col suo ghiaccio chiunque volesse
avvicinarla.
L'unica donna in quella città che fosse in grado di
gelare persino con una risata.
E così era sempre sola.
E sempre a disagio.
Senza neanche più un lavoro che
trasformasse i suoi difetti in qualità.
Ecco. Tornava sempre al punto di
partenza.
Forse lei aveva ragione, e lui
torto.
Forse davvero non era nient' altro
che una poliziotta.
Forse era tutta una illusione, un
suo desiderio ardente…
… non essere sola in tutto qual
che accadeva…
… non essere sola…
"Kate…"
Sobbalzò, e le chiavi le caddero
di mano, finendo sul pavimento ,mentre lei si voltava di scatto, dando le
spalle alla porta di casa.
Lui stava appoggiato all'uscio
dell 'appartamento di fronte, nell'ombra, e Kate, immersa nei suoi pensieri,
non lo aveva visto.
Angel… direttamente da chissà
quale opera di soccorso… o, forse, direttamente dai suoi pensieri…
"Angel!" Esclamò,
scavando con li occhi le ombre per cercare il suo volto.
Lui si chinò a raccogliere le
chiavi di Kate, lentamente, e gliele porse, tenendole sospese i aria.
"Non volevo
spaventarsi." Mormorò, facendogliele scivolare nella mano tesa, senza
neanche sfiorarla.
"Non sono spaventata. Solo…
sorpresa…"
Lui non parlò, e Kate si ritrovò a
fissarlo, senza riuscire ad impedire al suo cuore di accelerare di colpo.
Ogni volta dimenticava quanto
fosse alto.
Ogni volta dimenticava quanto
fosse bello.
E quanto intensi fossero i suoi
occhi.
Quegli occhi che ora la stavano
scrutando, scavando sul suo volto, in silenzio.
Deglutì, e dovette fare forza su
se stessa per voltarsi e ficcare la chiave nella toppa.
"Mi mancavi… " Sussurrò
la sua voce dietro di lei. " volevo vederti…"
Di nuovo, Kate si girò di scatto,
mentre la porta si apriva da sola, gli occhi che le si sgranavano per la
sorpresa.
" … questo … ti da …
fastidio?"
" no!" Esclamò lei.
Certo che no… anche se non credeva
che lo avrebbe mai detto…
" Anche io sono felice di
vederti… "Si schiarì la voce, cerando di ignorare la sensazione, netta e
precisa, che qualcosa non andasse. " Vuoi entrare?"
Lui rimase sulla porta, con una
mano sullo stipite, continuando a fissarla, e Kate si sentì a disagio sotto l'esame
dei suoi occhi, che non riusciva ad impedirsi di guardare a sua volta.
E solo allora si accorse che
sembravano più lucidi del normale… come leggermente vitrei.
E anche il suo volto pareva più
pallido…
Il che era assurdo… Angel era
sempre pallido…
"Stai bene?" Chiese,
sfilandosi il soprabito.
Le sembrò che lui inspirare
lentamente, continuando a fissarla.
Un anno prima la cosa l'avrebbe
inquietata. Ora, la sensazione che provava era molto diversa.
Le pareva quasi che qualcuno
l'avesse costretta a bere del piombo bollente.
"… no…" La voce di Angel
fu bassa. Rauca. E fece aumentare il ritmo del respiri di Kate.
" non ne sono sicuro… "
Allungò una mano, e prima ancora
che lei se ne accorgesse gliela chiuse attorno al collo.
Kate sgranò gli occhi.
Avrebbe potuto ammazzarla in un
secondo, e invece quello che fece fu allungare il pollice, cominciando a
disegnare cerchi languidi sul segno del morso.
Il suo morso, appena visibile
dallo scollo della maglietta.
Lo stomaco di lei si contrasse
mandandole intense fitte di calore in ogni angolo del corpo.
Non le piaceva… non le piaceva che
riuscisse a farla sballare in qual modo solo toccandola.
Non le piaceva che fosse capace di
farle perdere il controllo.
" Angel… " Ansimò.
" che cosa è successo… "
Lui fissava il suo collo.
" … volevo… dirti… che mi
dispiace… per questo… " Sollevò gli occhi, per incontrare i suoi. "
ma non è vero… non mi dispiace…
Sono… io sono un … maledetto, ma
non mi dispiace… "
Kate boccheggiò.
Continuava a tracciare cerchi
sulla sua pelle, e a lei sembrava che le succhiasse via le forze, che la
ipnotizzasse.
C'è qualcosa che non va… Continuava a ripetersi. C'è qualcosa che non va…
Ma la sua mano era lì, e la
massaggiava, e faceva l'amore con lei.
Ed era così calda…
Calda?
Calda?
Di nuovo, sgranò gli occhi, la
lucidità che la prendeva a ceffoni, svegliandola di colpo.
Angel non aveva la pelle calda…
non poteva aver la pelle calda…
Prese la sua mano fra le proprie,
allontanandola da se.
Intenzionatissima a capire come stavano
le cose.
"Angel… " Cominciò, ma
lui la interruppe.
" Non puoi mandarmi
via!" Esclamò, gli occhi scuri che lampeggiarono per un secondo. "
Non puoi sentirti così quando ti tocco e poi mandarmi via! "
fece un passo verso di lei, e
quando Kate si ritrasse i suoi occhi mutarono di nuovo, attraversati da un
'espressione ferita, piena di tristezza.
"Non voglio farti del male…
" mormorò.- " te lo giuro… non … non sono lui… "
C'era davvero qualcosa di
sbagliato.
La sua voce era impastata,
incerta, e le sembrava quasi che lottasse per mantenersi in piedi.
Stava male.
" Lo so… " Sussurrò
Kate, avvicinandosi di nuovo. " lui non potrebbe entrare da quella
porta."
Non sapeva cosa le desse quella
certezza, ma sapeva che era così.
Anche se era irrazionale, anche se
era una di quelle sensazioni che la sua logica avrebbe condannato.
Ne era assolutamente certa.
Era chiaro nella sua mente, come
era stata subito chiaro che lui era entrato in casa sua, la prima volta, senza
essere invitato.
Per una ragione e in virtù di una
forza che nessuno di loro poteva conoscere.
"Angel… " Mormorò piano,
stupendosi di come la fronte di lui si fosse improvvisamente inumidita di
sudore. " mio Dio, ma cos'
hai?!"
" Toccami… " La implorò
lui." Ti prego, Kate, toccami… ho bisogni di sapere che non provi…
ribrezzo…"
Non è in se, pensò lei, però gli obbedì, e sollevando entrambe le
braccia gli prese il volto fra le mani, in un gesto che non credeva avrebbe mai
compiuto.
Lui chiuse gli occhi, lentamente,
e prese un lungo respiro.
Poi, come se all'improvviso avesse
esaurito tutte le sue forze, le cadde addosso.
Kate gridò, puntando
istintivamente le mani sul suo petto, ma se Angel stesso non avesse frenato la
caduta con le ginocchia, il suo peso avrebbe potuto ucciderla.
E anche così fu tutt' altro che
facile.
In un attimo, Kate si ritrovò sul
pavimento, intontita dal dolore, con Angel disteso su di lei, la testa che le
schiacciava il seno.
Svenuto.
" Angel… " Ansimò,
lottando per respirare.
Molto più preoccupata per ciò che
era accaduto a lui che per se stessa.
Liberò a fatica le braccia, e gli
appoggiò le mani sol viso, chiamandolo ancora.
E rabbrividendo.
Perché la sua pelle era calda.
Davvero calda.
Come quella di una persona viva.
" Angel " Chiamò. Ma lui
non si mosse.
Era completamente inerte,
abbandonato su di lei.
E pesava moltissimo!
Puntellandosi sui gomiti e
lottando per mantenere la calma cercò di liberarsi, strisciando all'indietro,
ma era pressoché impossibile.
Lui era troppo grande, troppo
pesante e troppo… svenuto.
Prese un respiro, ingiungendosi di
pensare.
Poi, la sua attenzione fu
catturata dalla porta, che era rimasta aperta, e dal suono di colpi che le
giungevano dall’esterno.
“Per favore…” gridò, con tutto il
fiato che aveva in gola. “ qualcuno venga ad aiutarmi! Ho bisogno di aiuto!”
quando non udì alcuna risposta
passò di nuovo le mani sul volto di Angel, appoggiato al suo seno, e se le
ritrovò completamente inzuppate di sudore.
“ oh, mio Dio…” Mormorò, prima di
riprendere a gridare.“Sono un agente di polizia, ho una persona che sta male, e
so che c' è gente nell’appartamento di Margareth Lincoln, per cui o qualcuno viene a darmi una mano o giuro che
sbatto qualcuno in galera!”
Ancora per un attimo nessuno si
fece vivo, e Kate sentì che stava cominciando a sudare anche lei… e non era il
genere di sudore che una donna avrebbe dovuto provare trovandosi addosso un
uomo come Angel!
Finalmente, dopo quasi un minuto,
sulla porta si affacciarono due figure rivestite con identiche tute da lavoro.
Due uomini.
Uno basso e biondo, l’altro una
specie di gigante calvo e di colore.
“ Ehi!” Esclamò primo.“ credevo
che qui ci fosse bisogno di aiuto!”
“ poche chiacchiere e datemi una
mano!“ Sbottò Kate, con la schiena che cominciava seriamente a farle male a
forza di puntellarsi sui gomiti.
L’altro ghignò.
“Prima fammi capire dov’è il
problema!”
“ Piantale, Peter!” Esclamò
cupamente il gigante. “ Non lo vedi che è incastrata!”
“Oh, ci starei anche io a farmi
incastrare così dalla polizia!”
L’altro gli lanciò
un’occhiataccia, e si avvicinò a Kate, chinandosi su di lei, seguito subito dal
suo compagno.
“ Che le è capitato, signora?” Le
chiese con la sua voce bassa, burbera e gentile insieme.
Kate respirò più a fondo, mentre
gli uomini afferravano Angel dalle braccia, liberandola.
“Il mio amico si è sentito male…”
Rispose, alzandosi in piedi.” Per favore, aiutatemi a portarlo di là.-
L’uomo che si chiamava Peter
bofonchiò qualcosa, ma l’altro lo guardò di nuovo , in maniera anche più
minacciosa di prima, e insieme seguirono Kate fino alla camera da letto,
trascinando Angel dalle braccia.
Kate deglutì, una strana
sensazione alla bocca dello stomaco.
Aveva creduto di odiare Angel.
Lo aveva voluto.
Aveva lottato per odialo.
E lo aveva ammirato.
E gli era stata riconoscente.
Ed era stata preoccupata per lui.
E si era fidata di lui.
E gli aveva scaricato addossi la
sua rabbia e la sua frustrazione.
E aveva provato per lui qualcosa
che non aveva mai sentito per nessun uomo al mondo.
Qualcosa che aveva cercato di
minimizzare, e poi di ignorare, e poi di distruggere. Senza riuscirci.
Ma niente somigliava a ciò che
sentiva ora, vedendolo così.
Indifeso.
Abbandonato.
Inerte come un oggetto.
Nel bene e nel male, lui le era
sempre sembrato l’uomo più forte del mondo…
Anche quando lo aveva visto
boccheggiare per il dolore, con un palo che lo passava da parte a parte.
O quando si era detta che la sua
forza era uno forza oscura.
E persino mentre si ripeteva che
doveva fermarlo una parte tenebrosa e nascosta di lei aveva pensato che nulla
al mondo avrebbe mai potuto farlo.
Figurarsi lei e la sua patetica
arma d’ordinanza.
Ora vederlo buttare sul suo letto,
e volgere la testa di lato, senza alcuna espressione, e sapere che sarebbe
bastato afferrare un paletto e piantarglielo nel cuore per distruggerlo…
avrebbe dovuto darle una sensazione di potere, e invece provava solo…
tristezza, e tanta rabbia.
“Ehi!” Esclamò. “ Fate piano!”
“Già! Dovesse rompersi!” Sputò
Peter prima di lasciare la stanza , senza degnarla di uno sguardo. “ Io odio
gli sbirri!”
Kate strinse i denti, ma decise di
ignorarlo, girando attorno al letto e chinandosi sul volto abbandonato di
Angel.
“Signora… “ La chiamò l’altro
uomo, di cui non conosceva il nome. “ vuole che la aiuti a metterlo a letto?”
Kate si voltò.
Nemmeno lo conosceva quell’uomo…
poteva essere chiunque, poteva ammazzarla in un minuto,… ma sa sola non ce
l’avrebbe mai fatta.
“ Si… “ mormorò, ingoiando
orgoglio e circospezione. “ grazie.”
L’altro si limitò a stringere le
spalle, e, avvicinatosi, sollevò Angel
dalle braccia, mentre Kate gli sfilava il cappotto e poi, con non poche
difficoltà, il maglione.
Era madido.
Bagnato di sudore…
E quando finalmente Angel fu sotto
le coperte lo era anche lei.
Era dai primissimi anni in polizia
che non aveva a che fare con un corpo inerte.
E quello di Angel aveva come
minimo per quattro.
“ non so veramente come
ringraziarla… “ Mormorò, sforzandosi per rivolgere la sua attenzione al gigante
nero.
Di nuovo, lui si limitò a
sollevare le spalle.
“Sa… sarei venuto anche senza
minacce… “
Kate si passò una mano sul volto,
terribilmente in imbarazzo.
“ ha ragione, ma ero veramente…”
Cosa?
Cosa?
Disperata?
Per Angel?
“ Io chiamerai un dottore , o un
‘ambulanza… “ mormorò l’uomo.” Non vorrei allarmarla, ma non riuscivo a
sentirgli il cuore…”
Kate dovette coprirsi la bocca per
nascondere il piccolo sorriso, probabilmente isterico, che le distese le
labbra.
Era ovvio che non gli sentisse il
cuore… sarebbe stato assurdo il contrario!
Ma a qual punto tutto era assurdo!
Angel, svenuto, nel suo letto, e
lei che conversava con una specie di colosso che non aveva mai visto prima… e
desiderava dirgli di restare, perché sapeva che quando e ne fosse andato lei
non avrebbe saputo cosa fare… perché Angel non era un essere umano e non poteva
applicare su di lui nessuna delle regole che conosceva…
“… Vuole che lo faccia io?”
Kate emerse improvvisamente dai
suoi pensieri, e scosse la testa, decisa.
“No,no, non ce n’è bisogno… lui…
ha degli attacchi… a volte… “
L’uomo le sembrò a disagio.
“Quando l’ho visto… “ Spiegò,
avviandosi alla porta. “ ho pensato che fosse … sa… fatto… Ma non aveva buchi
sulle braccia…”
“ Drogato?” Esclamò Kate. “ Angel?
NO, e la persona più equilibrata che conosca!”
Il che, detto di uno ce conviveva
con un demone da più di duecento anni e che qualche settimana prima aveva
chiuso un gruppo di avvocati in una cantina, in balia di due vampire folli
assassine, la diceva lunga sulle sue frequentazioni!
“Grazie ancora.” Mormorò,
rispondendo allo sguardo dell’uomo, e un attimo dopo tornò in camera da letto.
Correndo.
Come se temesse di non trovarlo
più.
Ma Angel era ancora lì, nella
stessa identica posizione in cui lo aveva lasciato.
Senza respiro… senza battito del
cuore... solo il sudore sul suo volto perfetto a confermarle che “ esisteva”
ancora.
Gli prese una mano,
istintivamente.
E ancora si stupì di trovarla
inerte e abbandonata.
"Angel" Lo chiamò di
nuovo. " sono Kate…riesci a sentirmi?"
Che domanda idiota!
Certo che non riusciva a sentirla!
Credeva forse che avesse recitato
tutto quel dramma per riuscire ad entrare nel suo letto?
Deglutì, chiamando a raccolta ogni
oncia del suo famoso autocontrollo.
Era ovvio che si trattava di una
situazione che non poteva affrontare da sola.
Un anno prima non avrebbe nemmeno
ammesso che se esistesse una, ma ora…
Ora davanti a lei c'era un
vampiro, evidentemente ferito, e tutto quello che sapeva sui vampiri era come
ammazzarli!
Ancora una volta, doveva chiedere
aiuto.
Anche se ciò significava ingoiare
il suo orgoglio.
E la sorprese con quanta facilità
le riuscii di farlo, quanto poco le costò afferrare il cordless e la sua rubrica,
e la sensazione di profondo sollievo che provò quando i suoi occhi, finalmente,
incontrarono il numero telefonico di Wesley Windam Price.
Lo compose, e dall'altra parte
l'apparecchio cominciò a squillare.
E continuò.
Un numero di volte che le sembrò
infinito.
Ma nessuno rispose.
E Kate rispolverò un vecchio
ricordo del servizio in strada: le imprecazioni da poliziotto esasperato!
Chiuse il telefono, lo riaccese e
compose un altro numero.
Ma nemmeno Cordelia Chase sembrava
essere in casa.
"Ma non è possibile!"
Esclamò ad alta voce.
Nervosamente, lanciò uno sguardo
all'orologio.
Le sette di sera.
Dove cavolo erano tutti, alle
sette di sera!
Un gemito soffocato la fece
voltare di scatto, in tempo per vedere Angel volgere la testa dall'altro lato,
e poi rivoltarla di nuovo.
Gli corse accanto, chiamandolo, ma
lui non si mosse.
Se non lo avesse visto avrebbe
potuto credere che non lo avesse mai fatto.
Sedette sul bordo del letto, e
compose il numero dell' Hyperion.
Quello lo ricordava a memoria.
Quando scattò la segreteria
telefonica abbandonò le spalle, vicina alla disperazione.
Per un attimo pensò di lasciare un
messaggio, ma cambiò subito idea.
Angel aveva moltissimi nemici, non
era il caso di incidere su un nastro una traccia che potesse portarli a lui,
inerte e completamente indifeso.
No.
Le conveniva continuare a
chiamare fino a che non avesse trovato
qualcuno.
Già… e intento lei cosa poteva
fare?
Appoggiò il telefono sul comodino,
e guardò di nuovo Angel.
Se almeno avesse avuto un indizio…
se almeno avesse saputo che cosa aveva!
Deglutì, e sollevandosi
leggermente scostò le coperte.
Finalmente, lui si mosse,
rabbrividendo, e lei spostò gli occhi sul suo viso, una fiammata di imbarazzo
che le saliva alle guance.
Quando si accorse che era ancora
incosciente tornò ad abbassare gli occhi, e, imponendo a se stessa di ignorare
le sensazioni che le trasmetteva il suo corpo quasi nudo cominciò, ad
esaminarlo.
"Raziocinio!" Si ordinò,
mentre si piegava per osservarlo da entrambi i lati, e poi gli spostava leggermente le caviglie, e gli faceva roteare
con dolcezza la testa, esaminandogli il collo e le spalle.
Il volto di Angel era vicinissimo
al suo, così vicino che quando si chinò il mento di lui le sfiorò la gola.
Raziocinio, si… però in quella
stanza faceva un caldo terribile!
Dandosi dell'idiota e della
depravata rimise a posto le coperte, invasa una una oscura sensazione di
sconforto.
Non c’erano ferite sul corpo di Angel,
ne ematomi, niente che potesse curare… niente che "sapesse" curare.
E nessun indizio su ciò che poteva
essergli accaduto.
Forse si trattava di una malattia
dei vampiri, o magari lo avevano avvelenato, o aveva una lacerazione interna,
ma lei come faceva a saperlo?
Come faceva ad aiutarlo?
Si alzò, passandosi le mani sul
viso, e solo per fare qualcosa riprese
il telefono, e riprovò nuovamente a chiamare la squadra di Angel.
Senza risultati.
Lo gettò sulla poltrona, stizzita.
Di solito era una persona
paziente, molto paziente.
Glielo avevano insegnato il
servizio, le ronde, gli appostamenti, gli interrogatori dei sospetti.
Ma allora c'era stato qualcosa da
aspettare, c'era stato qualcosa da fare e lei aveva conosciuto le regole del
gioco.
Ora… ora non poteva semplicemente
restarsene lì, a guardarlo giacere immobile fra le coperte, mentre il sudore
gli colava sul volto.
Strinse i denti, imprecando contro
se stessa e la sua mancanza di lucidità, e un attimo dopo corse in bagno e
riempì una bacinella d'acqua fredda.
L'appoggiò sul comodino, e, dopo
aver bagnato e strizzato un asciugamano pulito, lo passò con dolcezza sul colto
di Angel.
Sperò che lui reagisse di nuovo,
come quando lo aveva scoperto.
Gli deterse il viso e il collo, e
poi lo fece ancora, indugiando sulla sua fronte, e seguendo l’asciugamano con
le dita.
Ma lui non si mosse.
Gli sciacquò le braccia e le mani,
e poi ancora il volto, su cui il sudore aveva già cominciato a riformarsi.
Mentre i secondi seguivano i secondi,
e i minuti i minuti.
Fino a che le spalle cominciarono
a dolerle.
Con la consapevolezza che nn le
sarebbe importato, se solo fosse servito a qualcosa.
Se solo lui avesse smesso di
sudare, o la sua temperatura si fosse abbassata, o i suoi occhi si fossero
aperti e l'avesse guardata.
Ma non serviva a nulla.
Lei, Kate, non serviva a nulla…
Continuò a bagnargli la pelle,
sospirando lentamente, e quando si passò una mano sulla fronte e lanciò un
'occhiata all'orologio notò che era passata più di un 'ora e mezza…
Non si era accorta del trascorrere
del tempo, e ora le sembrava di aver solo sprecato minuti preziosi.
Con qualcosa di molto simile ad un
singhiozzo che le sfuggì dalle labbra gettò l’asciugamano a terra , e si alzò
in piedi.
Girò su se stessa, le mani strette
sulla fronte, e tornò per l'ennesima volta
ad osservare Angel.
"Svegliati!" Gridò.
" Fammi capire che cos'hai!
Oppure va a svenire da qualcuno
che sappia che cosa cavolo fare!"
Ansimò, lasciandosi cadere in
ginocchio, e con una mano gli sfiorò la guancia.
" Io voglio aiutarti…"
Mormorò.
Ed era così.
Almeno quanto aveva voluto
ucciderlo… almeno quanto aveva voluto odiarlo…
Almeno quanto invece….
Ma certo!
Il pensiero le attraversò la
mente, rapido e veloce.
Tanto che le sue gambe, invece, le
parvero terribilmente lente.
Aveva appoggiato i vestiti di
Angel su una sedia, il cappotto di traverso, che toccava terra da entrambi i
lati.
Kate lo prese fra le mai, frugando
nelle tasche finché le sue dita non si chiusero su due gruppi di chiavi.
Quelle della macchina e quelle
dell'Hyperion.
Perfetto.
Aprì l'armadio e afferrò la sua
giacca di pelle rosa, la stessa della sera in cui Angel l'aveva morsa.
Non l'aveva più indossata da qual
giorno, ma ora non ci pensò.
Si chinò sul letto, e di nuovo
sfiorò con le dita la fronte di Angel.
Era così calda che un nodo di
paura le serrò la gola.
Un minuto dopo stava chiudendo a
chiave la porta di casa e correva lungo il corridoio, così di fretta che
persino l'ascensore le parve troppo lento, spingendola dritta verso le scale.
Quasi si scontrò con sue dei suoi
vicini, che le lanciarono degli sguardi sbalorditi.
La donna di ghiaccio che fuggiva
lungo i corridoi come una ragazzetta isterica!
Ne avrebbero parlato per dei mesi!
Rinfacciandole tutte le volte in
cui aveva redarguito con uno dei suoi famosi sguardi pietrificanti chi stava
facendo esattamente la stessa cosa!
Sembrava una specie di punizione
al contrario.
Per finire in gloria la serata avrebbe
dovuto avere un incidente stradale, e venire arrestata dai due colleghi su cui
più aveva infierito nell'ultimo anno!
Ma no, questo assolutamente non
poteva accadere!
Lei doveva tornare a casa, anche a
costo di giocarsi la pelle!
Per cui impose ai suoi nervi di
distendersi e guidò in maniera impeccabile, rispettando gli stop e fermandosi a
tutti i semafori, se pur con u po’ troppo sprint, poi, alle partenze.
Mentre l'aria fresca della notte
sembrava riuscire finalmente a
schiarirle i pensieri.
Un po’…
L'Hyperion le era sempre sembrato
un edificio raffinato ed elegante, a dir poco splendido, ma ora, con la
consapevolezza che non c'era Angel fra quelle alte mura, le parve di gran lunga
troppo grande ed imponente.
Con troppe camere e troppi angoli
oscuri in cui nascondersi per tendere un agguato.
Prese la pistola dalla borsa… a
sua personale, naturalmente, non quella che aveva riconsegnato qualche tempo
prima… il ghiaccio sul viso e un dolore lancinante nel suore… e la tenne
sollevata mentre infilava la chiave nella toppa e poi entrava.
Andò diritta all'ufficio di Angel,
continuando a guardarsi intorno, e spingendo tutti gli interruttori che si
trovò davanti.
Ci sarebbe stata una mega bolletta
dell'elettricità, di li a poco, ma almeno, se qualcuno l'avesse attaccata,
avrebbe potuto vederlo… forse…
Abbassò la pistola solo dopo aver
esaminato per due volte l'enorme stanza decorata in art decò, e concentrò la
sua attenzione sui libri.
Decine.
Centinaia di libri, che le fecero
lanciare uno sguardo spazientito all'orologio.
Per fortuna, che fosse stato Angel
o Wesley Windam Price a mettere in ordine quei volumi, lo aveva fatto con un
criterio a dir poco rigoroso, per argomento ed alfabetico insieme, per cui le
bastò scegliere la libreria giusta e poi scendere con gli occhi in basso per
trovare un enorme numero di testi sui vampiri.
"Okay" Pensò, cercando
di mantenersi razionale." prima sarà meglio trovare qualcosa con cui
trasportarli… "
Si guardò intorno, ma in quell'ordine
meticoloso non c'era nulla che potesse servire ai suoi scopi.
Imprecando fra se contro chi
sceglieva di abitare in uno sterminato albergo di fine secolo anziché in un
comodo monolocale in centro, usci' dallo studio ed esplorò altre due stanze
prima di riuscire ad imbroccare la cucina.
Così di fretta che dimenticò
persino di proteggersi con la pistola.
Anche questa era enorme.
Anche questa perfettamente in
ordine.
Il che voleva dire che avrebbe
avuto perdere delle ore per trovare una cantina, o un qualunque altro luogo in
cui l'unico Irlandese maniaco dell'ordine dell'universo si degnasse di
conservare scatole e cassette di legno?!
"Noo!" Gemette fra se,
aprendo disparata una serie di cassetti.
Quasi trasalì per il sollievo
quando ne trovò uno pieno di sacchetti di plastica, anche questi accuratamente
piegati.
"Potevi stirarli, già che
c'eri!" Sbraitò, prendendone una manciata e tornata nello studio ne riempì
tre di libri, più in fretta che poté.
Con il dubbio che se Wesley Windam
Price avesse visto i suoi pregiati volumi buttati in fondo a quei sacchetti da
macellaio le avrebbe torto il collo come a una gallina!
O almeno ci avrebbe provato!
Lanciò di nuovo uno sguardo
all'orologio, e strinse le labbra.
Era tardi, veramente tardi!
Lasciò l'albergo, mandando a farsi
friggere le luci rimaste accese e fermandosi solo per chiudere a chiave la
porta, e nonostante tutti i suoi
razionalissimi ragionamenti guidò fino a casa in un modo che avrebbe suscitato lo
sdegno e la rabbia del detective Kate Lockley.
Correndo come una pazza e
infischiandosene bellamente.
Aveva troppa paura.
Si.Paura.
Tra andata e ritorno aveva
impiegato più di un 'ora, e in u 'ora poteva essere accaduta qualsiasi cosa.
Poteva…
Deglutì, scacciando quei pensieri,
mentre apriva febbrilmente la porta ed entrava in casa.
L'accolse un suono basso,
gutturale, come u lamento, proveniente dalla camera da letto.
Kate lasciò cadere le buste con i
libri e corse attraverso il soggiorno, arrivando appena in tempo.
Angel era sveglio, e puntellandosi
su un braccio stava cercando di scendere dal letto, stringendo i denti per la
sofferenza e la fatica, il volto completamente madido di sudore.
Kate si precipitò su di lui,
afferrandolo un attimo prima che cadesse e spingendolo di nuovo indietro.
Il vampiro ansimò, stringendo gli
occhi, con tanta forza che nessuno avrebbe potuto pensare che non avesse
necessità di respirare.
Li riaprì un attimo dopo, e subito
riprovò a sollevarsi su un fianco.
"Io.. devo andarmene di
qui…" Mormorò, ma Kate gli prese dolcemente le spalle, forzandolo a
rimettersi giù.
Era così debole che persino lei
poteva costringerlo a fare ciò che voleva.E il saperlo la riempì nuovamente di
tenerezza e pena insieme.
"Va tutto bene… "
Sussurrò, accarezzandogli la tempia senza nemmeno rendersene conto." Sei a
casa mia… "
Angel la fissò, i suoi bellissimi
occhi nocciola vitrei e sbarrati.
"Lo so… " Soffiò sul suo
volto." Per questo devo andarmene …"
"E dove?" Lo sfidò lei.
"In strada, alla mercé di qualunque… cosa… circoli di notte a Los Angeles, per non parlare del
sole che non credo vorrà farti la cortesia di tardare perché tu stai
male?"
"Non importa… "Angel
deglutì a vuoto. " non posso… restare… è troppo… pericoloso…"
Provò di nuovo a deglutire.
Di nuovo non ci riuscì.
" Aspetta" Gli ordinò
Kate, alzandosi. " resta buono per cinque minuti…"
Corse in cucina, e quando tornò,
con un bicchiere d'acqua, temette che fosse nuovamente svenuto.
Ma non lo era, e non appena la sentì
arrivare aprì gli occhi, cercando di nuovo di alzarsi.
Kate sedette sul bordo del letto,
e sostenendogli la testa con il braccio gli appoggiò il bicchiere alle labbra.
Lui bevve avidamente, sollevando
una mano per sostenere istintivamente il bicchiere e appoggiando le dita alle
sue.
Ma anche quello sembrò uno sforzo
troppo grande e Kate lo sentì abbandonarsi contro il suo braccio, e lo
riaccompagnò dolcemente sul cuscino.
"Angel… " mormorò."
puoi dirmi che così è successo?"
"Io… devo assolutamente…andarmene…
" Ansimò lui.
"Te ne andrai quando sarai in
grado di farlo!" Scatto Kate in risposta.
"Kate, veramente… io… "
"Se ti sei svegliato per
blaterare sciocchezze e farmi sudare dieci camicie per tenerti a letto, allora
puoi anche tornare a dormire!"
Angel la fissò, con l'espressione
di un bambino sgridato dalla mamma.
"Non voglio che ti succeda
niente… " Sussurrò alla fine.
Kate non poté impedirsi di
sorridere, mentre gli tirava le coperte fino alle spalle.
" Quello che mi
succederà" Mormorò, tornando a sedersi."sarà beccarmi un terribile
esaurimento nervoso a furia di arrovellarmi per capire cosa fare per
aiutarti."
" Mi hai già aiutato…"
"Cosa?"
"Molte volte… "
Kate sospirò.
"Angel, quello è il passato.
Pensiamo al presente, Okay?
Senti, lo so che stai male, ma
devo pure capirci qualcosa.
Sei stato ferito?"
Angel trasse un lungo respiro.
"No… "
"Hai lottato con
qualcuno?"
"Due giorni fa…"
"E sei rimasto ferito?"
"no… nemmeno un
graffio…"
Kate s passò una mano sulla
fronte.
"Sei venuto a contatto con
qualcosa di strano… o ti è capitato qualcosa di anormale?"
"No…"
Si alzò dal letto, esasperata,
prendendo a camminare per la stanza.
"Ma allora cos'è?
Una malattia? Un incantesimo? Un
veleno?
Che cosa cavolo è?"
"Kate…" La sua voce la
fermò, riportando i suoi occhi su di lui. " Io non lo so… "
"Oh, Dio, scusa!"
Esclamò Kate, tornando a sedere accanto a lui. " Hai ragione!
E' che non so proprio cosa
fare!"
Si portò una mano alla bocca, e
quando la lasciò ricadere lui la prese nella sua, facendola trasalire, e se la
portò vicino al petto, appoggiandola sul risvolto del lenzuolo. Senza smettere
un momento di fissarla.
"Passerà… " Mormorò
piano. " non ti preoccupare…"
Kate scosse il capo, e con l'altra
mano ricoprì quella di Angel.
Era tutto così assurdo… era sempre
stata così attenta a non toccarlo, a non sfiorarlo nemmeno, lottando contro la
forza che la spingeva verso di lui, mentre adesso… adesso l'unica scusante
che riusciva a dare a se stessa era che
non poteva essere vero… non poteva stare accadendo sul serio.
Angel non poteva essere nel suo
letto, con una mano fra le sue.
Angel non poteva stare così male…
"Cosa ti senti…" Mormorò
piano.
Lui la fissò ancora per un istante
prima di rispondere.
"Sto bruciando…"
A Kate mancò il respiro, e con un
gesto brusco tirò via le meni .
Deglutì, e afferrato l’asciugamano
lo immerse nell'acqua fredda.
Senza dire una parola glielo passò
sul volto, e Angel chiuse gli occhi, rabbrividendo leggermente.
Dio… ma perché era così difficile
ora che lui era sveglio?
Molto… molto più difficile.
Le mani le stavano tremando, ed
era inutile ripetersi che era malato, che stava solo cercando di aiutarlo. Non
riusciva a controllare le sue reazioni.
Anche se c'era l’asciugamano fra di
loro, anche se non lo stava toccando, era come se gli stesse accarezzando il
viso, e questo aveva il potere di mozzarle il fiato.
"Kate…"
Trasalì.
Non si era accorta che aveva
aperto gli occhi e la fissava di nuovo.
"Si?"
"Legami…"
"Cosa?" esclamò lei.
"Ti prego… " Rispose
Angel in un ansito, ogni parola che sembrava costargli un 'enorme fatica.
" legami con qualcosa di … forte… "
"Angel… tu sei così
debole…"
"No… "L'interruppe.
" lui… si nutre della mia debolezza.
Emerge quando non sono in me e io
ho paura… "Chiuse per un attimo gli occhi. " ho paura per te…"
Kate sospirò.
C'era così tanta urgenza nella sua
voce.
Tanta da sembrare quasi… panico…
Ed era per lei… per lei…
Appoggiò l’asciugamano, e decise
di fidarsi di lui.
Angel sapeva quel che aveva
dentro.
Aprì il cassetto del comodino e
tirò fuori due paia di manette d’ordinanza.
“Kate…”
“Dimmi?”
“Perché tiene le manette nel
comodino?”
Kate sollevò le sopracciglia.
“ Perché il beauty ingombrava troppo, suppongo!”
Angel sorrise.
Un sorriso stanco, tirato, mentre
lei agirava il letto e saliva dall’altra parte.
Gli prese la sinistra e dopo
averla chiusa in entrambe le manette ne fissò l’estremità oltre la tastata del letto, al supporto
d’acciao a cui era stato fissato il calorifero, prima che lei lo facesse
spostare.
“Aspetta…” Mormorò, scendendo dal
letto e tornando nel soggiorno.
Come se potesse andare da qualche
parte…
Tolse i cuscini dal divano e
glieli sistemò sotto il braccio teso, in modi che potesse appoggiarlo.
Poi, tornò a sedere alla sua
destra, sul bordo del letto.
“Più tranquillo adesso?”
Lui sorrise.
“Un po’…”
Kate ricambiò il sorriso, e
riprese a tergergli il viso, che si era di nuovo coperto di sudore.
“Kate…” Mormorò lui, ma un attimo
dopo era di nuovo addormentata.
Finalmente, lei osò sfiorargli la
pelle.
Era calda.
Più calda di prima.
Per un attimo pensò di misurargli
la temperatura, ma scartò subito l’idea.
Era evidente che era alterata, che
differenza poteva fare un grado in più o in meno?
Si alzò, e andò a recuperare le
buste con i libri che erano ancora vicini alla pota.
Un attimo dopo appese il cappotto
di Angel nel suo armadio e, appoggiato il resto dei vestiti sulla cassettiera,
tirò la sedia vicino al letto e si sedette, tirando una gamba sul sedile e
aprendoci sopra un libro.
Sembrava molto antico, e
l’incisione sulla prima pagina la riempì di inquietudine.
Due ore dopo gli occhi le facevano
male, la testa le ronzava e lei non aveva trovato assolutamente nulla.
Nessun accenno a una malattia che
poteva colpire i vampiri.
Nessun virus misterioso.
Nessun precedente.
Ma Angel non era un vampiro come
gli altri.
Lui aveva un ‘anima… lui era
assolutamente unico, forse nel suo caso non valevano i comuni precedenti…
Sollevò la testa a guardarlo, e
poi si alzò, sospirando.
A differenza ella volta precedente
il suo sonno non era stato continuo, ma intervallato da sussulti o gemiti
sottili, dopo i quali, di solito, Kate tornava a bagnargli il volto con
l’asciugamano, fino a che non si calmava.
Per scrupolo, provò a comporre di
nuovo i numeri di Cordelia e Wesley.
Inutilmente.
Doveva essere la cinquantesima
volta che lo faceva.
Almeno avesse avuto il numero
dell’altro amico di Angel… Gunn… ma non aveva idea di quale fosse, e il suo
numero non era sull’elenco.
Chissà dov ‘erano tutti quella
notte, mentre Angel stava sempre più male e lei perdeva tempo a sfogliare
vecchi libri che non l’avrebbero portata a nient’ altro che ad avere ancora più
paura di uscire di casa.
Sperò solo che non gli fosse
accaduto nulla…
Mise sul fuoco l’acqua per un
caffè… o una decina di caffè, visto che c’era… ripromettendosi di fare una
telefonata in Centrale, per controllare se ci fossero state segnalazioni di …
crimini efferati.
Pensò che Angel ne sarebbe stato
annientato… non avrebbe mai potuto perdonare se stesso, se ai suoi amici fosse
capitato qualcosa mentre lui non poteva aiutarli.
Scosse il capo, e per distrarsi
accese il televisore.
Cambiò canale due o tre volte,
mentre l’acqua cominciava a evaporare, per poi rinunciare, e appoggiare il
telecomando sul piano della cucina.
Dallo schermo, un David Niven in
perfetto completo draculesco la occhieggiava con la sua aria un po’ sorniona da perfetto
gentiluomo inglese.
Perfetto, pensò fra se, portandosi alle labbra la tazza
fumante, vampiri!
Come se non me ne bastasse già uno disteso nel letto!”
Sospirò per l’ennesima volta,
passandosi una mano sul volto.
Lo aveva visto qual film. Un bel
po’ di anni prima.
E lo aveva trovato divertente,
anche.
Quando ancora trovava divertente
le storie di vampiri.
Quando ancora credeva che fossero
solo quello… delle storie…
Prima di incontrare Angel…
Abbassò gli occhi, affondandoli
nel caffè.
Aveva pensato che lui le avesse
distrutto la vita.
Lo aveva accusato di averlo fatto.
Lo aveva creduto.
E invece qual che Angel aveva
davvero fatto era stato toglierle la benda dagli occhi.
Costringerla a guardare la realtà.
E la cosa assurda era che lui, da
quella realtà, aveva provato a proteggerla… e lui ci si era voluta invischiare
per forza, accusando poi Angel per ciò che le stava succedendo.
Perché non poteva più illudersi di
poter affrontare qualunque cosa si aggirasse per le strade… perché non poteva
dare a una banda di teppisti la colpa per la morte di suo padre, come
probabilmente avrebbe fatto altrimenti.
Forse ciò di cui veramente lo
aveva odiato, ciò di cui per tanto tempo non era riuscito a perdonarla era di
non averla fermata… di non averle impedito di conoscere la verità.
Una verità a cui lui sapeva che
Kate non era preparata, quando lei si rifiutava ostinatamente di ammetterlo.
La mano le corse alla croce che
portava al collo, e poi al segno del morso di Angel, dove indugiò per un secondo.
Dopo, decisa, appoggiò la tazza e
si sfilò la catenina.
Poteva darsi dell’idiota quanto
voltava, ma non aveva intenzione di bruciargli accidentalmente la pelle.
Davanti a lei, David Niven stava
mostrando al suo fidato maggiordomo il corpo della sua sposa, in coma dopo aver
bevuto del sangue infetto.
Kate scosse la testa, e riprese in
mano la tazza.
Si chiese se Angel avesse mai
visto qual genere di film, e cosa ne pensasse… magari glielo avrebbe chiesto,
se…
Sollevò gli occhi, e la tazza quasi
le sfuggì di mano.
Sangue … infetto…
Si… e per guarire la sua sposa il
Dracula di Niven cercava una persona con un gruppo molto raro… una
stupidaggine…
L’idiozia inventata da qualche
sceneggiatore… però… però…
Chiuse la televisione, e un attimo
dopo accese il computer.
Nella camera da letto, accanto ai libri ammonticchiati in terra,
c’erano ancora le buste che aveva usato per trasportarli.
Le prese e lesse l’indirizzo
stampigliato sulla plastica.
Era di un grande macellaio,
abbastanza distante di lì, dalla parti del vecchio appartamento di Angel…
Beny’s…
Probabilmente era lì che il
vampiro si procurava da mangiare…
Senza tempo per il disgusto, o
anche solo per riflettere sull’assurdità selle sue riflessioni si chinò su
Angel, scuotendolo leggermente per la stappa.
“Angel…” Lo chiamò.” Cerca di
svegliarti. Devo chiederti una cosa…”
Strinse le labbra.
Certo che se aveva perso
conoscenza come prima…
Ma Angel aprì gli occhi, e la
fissò per un attimo, prima che un ‘onda di panico gli attraversasse il volto e
lui si muovesse, tendendo con forse il braccio legato.
“Che cosa è successo?” Esclamò.
“Nulla!” Si affrettò a
rassicurarlo Kate. “ Sta tranquillo!
Voglio solo chiederti quando ahi
mangiato l’ultima volta!”
Angel sgranò gli occhi, fissandola
come se fosse matta.
E probabilmente non aveva tutti i
torti.
Ma qualunque cosa pensasse si
limitò ad abbandonarsi sui cuscini, continuando a guardarla.
“Ieri notte…” mormorò
“E dopo non ti è successo nulla…
combattimenti, agguati, nulla?”
“No…” Angel sembrava sempre più
confuso.” È stata una giornata tranquilla…”
“E quand’è che hai cominciato a
sentirti strano?”
Angel esitò.
“Poco prima… di venire qui…
Non riuscivo a concentrarmi...
sapevo solo che … ti volevo… vedere…”
Kate abbassò gli occhi, una vampata
improvvisa di calore che saliva a seccare la gola.
“Okay…” Mormorò, allontanandosi da
lui.” Torna pure a dormire…”
“ Kate…”
Suo malgrado, si costrinse a
guardarlo.
“Si?”
“Non sono un ‘interruttore che si
accende e si spegne!”
Lei gli sorrise.
“Lo so… ma forse ho trovato una
traccia…”
Stavolta fu Angel a sorridere.
“Mi fido di te…” Mormorò.
E’ malato! Si disse Kate. Sdragiona!
Assolutamente! Non sa quello che dice!
Però lo faceva terribilmente be!
“Un ‘altra cosa…” Sussurrò, cercando
di tenere la voce quanto più ferma possibile. “ quando voi vampiri state male
cosa fate per… riprendervi?”
Lui non rispose.
“Angel?”
“Ho sentito…”
Lui lanciò un’occhiata ai volumi
sparsi in terra.
“ Io… credo ci sia in quei libri…”
Kate deglutì.
“Sangue…” Ricordò.
“già…”
Prese un lungo respiro.
“Cerca di riposare, “ Mormorò.” Se
mi vuoi sono qui… nel soggiorno…”
Lui annuì, ma continuò a fissarla,
e lei dovette fare forza su se stessa per sottrarsi allo sguardo malinconico
dei suoi occhi scuri.
Sangue… quello, a quanto pareva,
serviva sempre, che avesse ragione o no.
E se la sua “Teoria David Niven”
era esatta serviva pure buono, serviva…
Deglutì, prendendo il cordless e
componendo un altro numero.
Un numero che non solo conosceva a
memoria, ma che non avrebbe mai segnato su nessuna elle sue agende.
Il numero di un individuo che le
faceva quasi più ribrezzo degli stessi vampiri.
Un doppiogiochista.
Un piccolo delinquente con le mani
in pasta ovunque.
E, fra le altre cose, un informatore
della polizia.
La qual cosa le aveva sempre
impedito di sbatterlo in una prigione e buttare le chiavi nel Pacifico!
E a cui , ora, doveva chiedere un
favore.
E ancora una volta non provò
esitazione nel digitare qual numero.
Nell’ingoiare il suo orgoglio,
nello scendere a patti con se stessa.
Dio, quanto era cambiata.
E quanto era cambiata la scala
elle sue priorità.
“Si?” Fece una voce gracchiante
all’altro capo del telefono.
“Frankie Mannick in persona, che
onore!” Disse Kate, cercando di apparire fredda e sicura di e. Una delle cose
che le erano sempre riuscite meglio.
“ Detective Lockley… o forse
dovrei dire ex Detective… ho saputo che hai avuto un incidente!
Kate strinse le labbra.
“ Niente incidenti, Frankie, sono
stata radiata! Ma ciò non vuol dire che non sappia più trattare i tipi come te,
se mi servono!
“ E’ eccitante sapere che ti
servo…”
“E’ eccitante pensare a cosa ti
faranno in un certo ambiente appena si saprà che collabori con la polizia!”
“Ehi, ehi! “ Esclamò l’altro, il panico
che, finalmente, si spandeva nella sua voce. “ Vacci piano! Queste sono minacce
serie!”
Kate si lasciò scivolare sulla
sedia davanti al computer.
“ Ti risulta che io non si una
persona seria?
O che mi sia mai fatta degli
scrupoli con dei tipi come te?”
“ Anche tuo padre trattava i tipi
come me! Mi risulta che alla fine fosse invischiato in affari non troppo
leciti…!
“ Okay, dovrò chiamare qualcun
altro…”
Kate tacque, ma non pensò neanche
di attaccare.
“ Aspetta, aspetta! Maledetta
puttana!
Che cosa ti serve?!”
“Sangue.“ Disse piatta lei,
passando sopra l’insulto. “ Umano.
Due… no, tre sacche.”
“E che devi fartene di tre sangue
di sangue!” S’interruppe un attimo.”Ehi, non sarai mica invischiata con una…
sanguisuga, o uno dei suoi riti?!
Io non voglio entrarci in questi
giochi, non sono famosi per rispettare i patti!”
Di nuovo, Kate strinse le
mascelle.
Bene. Pareva proprio che la
polizia fosse la sola a ignorare certe cose.O a volerle ignorare.
“Loro no, ma io si!” Sibilò,
abbassando immediatamente la voce quando le giunse un gemito soffocato
dall’altra stanza.
Si alzò e raggiunse la porta,
fissando Angel che, a dispetto delle sue parole si era addormentato e si
lamentava nel sonno.
“ Te lo pagherò al prezzo di
mercato, ma mi serve ora. E, Frankie, mi serve filtrato.”
“ Cosa?” Sbottò l’altro. “ Ma sei
fuori?!
Filtrato!
Già non so dove procuramelo!
Per filtrartelo servirebbero le
attrezzature di un ospedale, e qualcuno che le sapesse usare!”
“E tu va in ospedale! Lo voglio
qui entro un ‘ora!”
“Altro?! Vuoi anche la mia
carcassa su un piatto d’argento?
Quello che vuoi è impossibile
Lockley!”
“Senti “Scattò Kate.” i tuoi amici
procurano un Bazooka a un tredicenne in dieci minuti, per cui non dirmi che è
impossibile!
Ti do la possibilità di scegliere:
o mi porti il sangue e io te lo pago al doppio del mercato, o domani tutta Los
Angeles saprà che te la fai con la polizia, e, visto che mi hai dato l’idea,
anche con i vampiri!”
“Sei una grandissima…”ù
“Puttana, lo so, ma sono la
puttana di qualcun altro, per cui guai a te se lo ripeti ancora!
Voglio quel sangue a casa mia fra
un’ora, e se ci trovo anche solo un batterio ti faccio ingoiare la mia magnum!
Oh, Frankie, fammi lo scherzo di
venire accompagnato e a quelli che non stendo io la… sanguisuga… che sta con me
stacca la testa dal collo, okay?”
Non gli diede il tempo di
rispondere.
Attaccò di scatto, tornando a
guardare Angel che sembrava essersi calmato.
La cosa assurda era che una parte
i lei si era divertita a minacciare
Frankie Mannick…
Se non fosse stato per il piccolo
particolare che il “suo” vampiro, al momento,
non sarebbe riuscito a staccare la testa nemmeno a un uccellino.
Sospirò, dicendosi che si avviava
a diventare pazza, o isterica, , e prima di accedere alla rete provò di nuovo a
chiamare gli amici di Angel.
Non le erano mai stati antipatici,
anzi, aveva sempre ammirato ed invidiato l’unione che esisteva fra di loro,
prima che i problemi di Angel, con darla e con il suo equilibrio, li
separassero da lui… eppure in quel momento li odiava!
Tutti!
Indistintamente!
Chiamando a raccolta il suo famoso
autocontrollo, chiese l’accesso al sito della polizia, usando la sua vecchia
password, che, ovviamente, fu subito riconosciuta.
Lo aveva già fatto in precedenza, e
ogni volta si stupiva che non l’avessero esclusa.Ma, del resto, se no c’era lei
a ricordare di togliere l’accesso a chiunque non fosse più totalmente sicuro,
non le veniva proprio in mente chi potesse farlo…
Stavolta, tuttavia, escluse l’area
omicidi, e si concentrò sulle sofisticazioni alimentari.
Dove trovò quello che stava
cercando.
Pareva che nelle settimane
precedenti, dopo che lei era stata già estromessa dal giro, fosse stata
intrapresa una grossa indagine sull’uso indiscriminato della manipolazione
genetica nell’allevamento, sulla via del clamore suscitato dai recenti scandali
europei nel settore carni.
Erano indagati dei grossi
allevamenti di cavalli da corsa, bovini e suini da riproduzione e pareva che
quasi tutti fossero sospettati di essersi liberati dei capi trattati per
sfuggire ai controlli.
… vendendoli, probabilmente, a
mattatoi e macellai della zona, ovviamente a prezzi stracciati…
Perfetto…
Nei dossier si parlava di
complesse manipolazioni molecolari, operate sia sugli animali che sui mangimi,
di cui non si conoscevano i possibili effetti sugli esseri umani… figurarsi sui
vampiri!
Anche se, sinceramente, Kate non
pensava che nessuno si fosse mai posto quello specifico problema!
Si passò le mani sugli occhi.
Le bruciavano, e guardando l’orologio capì anche il perché.
Perlomeno… ora sapeva che cosa
aveva Angel… sempre che non fosse tutta una terribile cantonata basata su uno
stupido film!
Ora, il prossimo problema da
risolvere era : se Frankie Mannick non voleva schiattare e fra … quindici
minuti, le avesse portato tre sacche di sangue, sarebbero davvero bastate?
Avrebbero permesso a Angel di
riprendersi p qualunque cosa ci fosse nel sangue che aveva bevuto avrebbe
infettato anche quello nuovo?
O avrebbe aggravato le cose?
Sbatte quasi un pugno sulla
testiera.
Le pareva di aver ricolto tutto, e
invece non aveva combinato un bel niente!
Poteva ancora cercare nei libri…
anche se quelli potevano trattare di incantesimi, o antichi veleni… non certo
di ingegneria molecolare!
Si alzò di nuovo, tornando in
cucina.
Il caffè rimasto era gelato, ma
non aveva nessuna voglia di riscaldarlo.
Non aveva nemmeno voglia di
accendere le luci, e il leggero chiarore che illuminava la stanza proveniva
dalle mille scintille di Los Angeles, oltre il vetro della finestra, e dalla
camera da letto.
Fissò lo schermo scuro del
televisore.
Bè, visto che ormai si era
addentrata nei meandri dell’irrazionale… come faceva a risolvere la cosa David
Niven?
Mentre una parte di lei rideva
istericamente per l’assurdità del suo
ragionamento, Kate ripassò a mente la trama di quel vecchio film quasi
dimenticato.
Dunque… le pareva che qualcosa
andasse storto anche nella seconda trasfusione, per cui Dracula cominciava ad
inseguire per mezzo mondo la ragazza di cui gli serviva il sangue, e poi… e
poi…
Diamine, Kate, hai una memoria di ferro, bè, usala!
L’avrai visto pure dieci anni fa, ma è solo una trama, un raccontino di
una pagina!
Era
sicura che il vampiro si servisse di un fotografo per trovare la donna giusta,
e poi… si… estraeva dal corpo della moglie il sangue “ sbagliato”, le
trasfondeva quello “ giusto, e così…
“Oh, mio Dio…” Ansimò.
E stavolta era così scioccata che
niente al mondo poté salvare la sua tazza, quando il suono del campanello
penetrò nel suo universo di stupore, come un pugno diritto nello stomaco.
La lasciò andare, e quella cadde
in terra, infrangendosi in due grandi pezzi.
Rossa, leggermente bombata,
sembrava quasi un cuore spezzato.
Lottando per controllare i nervi, Kate
corse a recuperare la pistola, e mise il colpo in canna.
Lo spioncino le rivelò la figura
smilza, quasi scheletrica di Frankie, resa ancor più ridicola dalla lente
deformante.
E, assurdamente,. Vederlo le
restituì un po’ della sua abituale freddezza.
Doveva agire ora, non aveva tempo
per essere isterica.
Prese un largo respiro, calando
sul suo volto la maschera dell’impassibile Kate Lockley, e nascondendo la
pistola nella sinistra, appoggiata allo stipite, aprì.
“Sei in ritardo di dieci minuti!”
Esordì, tenendo la porta semi chiusa. “ E spero per te che tu sia solo.”
Lui la squadrò dal basso in alto.
In mano aveva un grossa busta di carta, ma Kate finse
di ignorarla.
“Può darsi” bofonchiò. “ i soldi?”
“ A suo tempo. Quando sarò sicura
che la merce è buona.”
Gli occhi dell’uomo lampeggiarono.
“Mi hai preso per un idiota?!”
“Si. Ma ti pagherò lo stesso.
Se il sangue è a posto sabato
avrai i tuoi soldi…
Chissà… potrebbe portarteli il mio
amico in persona…”
Il modo in cui strinse gli occhi
rivelò a Kate che non le aveva creduto.
Non del tutto.
“C’è … davvero?” Chiese.
Lei si strinse nelle spalle,
scostandosi dalla porta.
“ E’ in camera da letto. Va a
vedere.”
Lentamente, strinse le dita
attorno all’impugnatura della sua pistola.
Aveva messo ampiamente in conto
che Franckie potesse venire in compagnia, perché non si fidava o solo per
divertirsi con lei… ma nel momento in cui fosse entrato, almeno, lo avrebbe
avuto sotto tiro.
L’altro, però, si limitò a tendere
il collo come un tacchino, strabuzzando gli occhi.
“E… com’è?” Domandò, umettandosi
le labbra. “Uno di loro, intendo…”
Kate gli lanciò uno sguardo
disgustato.
“Infinitamente più bello di te!”
Esclamò, e, vinta dalla tensione, gli strappò dalle mani la busta.” Anche se
non ci vuole molto!
E se non te ne vai immediatamente
giuro che te lo presento!”
“Allora sabato…” Disse quello,
lanciandole un ‘occhiata sbilenca e raddrizzando le spalle.”Non aspetterò un
giorno di più, e ricordati che so dove abiti!”
“Ciao, Franckie!” Esclamò Kate,
sbattendogli la porta in faccia.
Si appoggiò contro lo stipite,
stringendo i denti.
Quella era stata la parte più
facile.
Sapeva come trattare i tipi come
Franckie Mannet.Era stato il suo lavoro e non la spaventava, mentre quello che
doveva fare adesso…
Si impose di non pensarci, di non
lasciare che l’immaginazione compromettesse la sua lucidità.
Di agire e basta.
Era quello che aveva voluto.
Agire.
Non restarsene seduta accanto al
letto senza sapere che fare.
Bè, detto fatto, ora avrebbe agito.
Tirò fuori dalla busta le sacche
sterili con il sangue.
Sopra, c’era l’etichetta con il
gruppo, le caratteristiche e l’indirizzo di una clinica di Los Angeles.
Però… Franckie conosceva gente
piuttosto in alto!
Il sangue era denso, viscido, ma, ancora
una volta, Kate si impose di non pensarci, di allontanare il disgusto dalla sua
mente.
Era stata per anni nella omicidi…
non era certo la prima volta che vedeva del sangue…anche se prima di allora non
ne aveva mai versato un litro e mezzo nella caraffa di vetro per i cocktail…
Lo spremette fino all’ultima
goccia, poi aprì un cassetto e tirò fuori due coltelli.
I più affilati che avesse.
E che probabilmente dopo non
avrebbe mai più usato…
Mise il tutto su un largo vassoio
di alluminio, aggiunse una caraffa di acqua, un bicchiere e tutto il ghiaccio
che aveva in frigo, e portò ogni cosa in camera da letto, appoggiandola sul
comodino opposto ad Angel.
Nel caso che si fosse mosso non
voleva rischiare di perdere il suo prezioso sangue.
Senza nemmeno osare guardare
l’uomo avvolto nelle coperte, recuperò un secchio e una manciata di asciugamani
puliti, e sposto i libri più lontano dal letto, perché non si sporcassero.
Poi, finalmente, sedette accanto
ad Angel, e non poté più impedirsi di volgere sl suo volto gli occhi.
Stava ancora sudando, e sembrava
profondamente addormentato, con la testa reclinata di lato e le labbra
leggermente dischiuse, E Kate era sicura che se avesse allungato una mano
avrebbe trovato la sua pelle ancora più calda di prima .
Ma non poteva farlo.
Non poteva allungare una mano.
Non poteva toccarlo.
Perché se lo avesse fatto c’erano
buone probabilità che poi le mancasse il coraggio.
Gli aveva sparato.
Gli aveva svuotato addosso un
caricatore intero.
Lo aveva passato da parte a parte
con un palo di legno.
Ma ora le tremavano le mani mentre
dolcemente prendeva la sua , apoggiandosela sulle ginocchia, con il palmo
rivolto verso l’alto.
Prese un cubetto di ghiaccio, e
cominciò a passarglielo sul polso, nella speranza di fargli meno male.
Il che era assurdo, perché… perché
lui era un vampiro, ed era un guerriero, ed era abituato al dolore, e aveva
sopportato molto più di quello.
E’ un vampiro Si ripeté, mentre impugnava il coltello. È un vampiro… è un vampiro… è
un vampiro…
Strinse
i denti, e incise.
Il sangue quasi schizzò fuori dal
taglio, scorrendogli sul polso e cominciando a gocciolare copiosamente nel
secchio che aveva messo ai suoi piedi.
Oh, mio Dio … Ansimò Kate. E’ Angel!
Il
coltello quasi le sfuggì dalle dita, e lei dovette posarli su un asciugamano,
mentre le dita le correvano istintivamente a sfiorare le sue.
Il sangue continuava a stillare, e
a correre… e lei rimase lì, seduta, a guardarlo… ed era il sangue di Angel…
“Kate…”
Gli strinse la mano, voltandosi di
scatto, e si stupì del fatto che lui riuscisse a stringere la sua.
“… che stai facendo…”
Kate deglutì, ordinando alle sue
dita di lasciarlo immediatamente, e scoprendo che non ne avevano nessuna
intenzione.
"Ho scoperto che c'è… u giro
di animali manipolati… geneticamente…" Ansimò. Chiedendosi perché lui
sembrasse così tranquillo, con una matta che gli aveva appena tagliato un
polso." E credo che tu abbi bevuto il sangue di uno di loro, e… lo so che
sembra assurdo, che è solo un 'illazione, ma è l'unica cosa che sono riuscita a
trovare, e così…"
Angel scosse la testa.
" … ha senso, invece…"
Lei deglutì, leggermente più
calma.
"Mi sono procurata dell'altro
sangue, però ho pensato che se prima non ti avessi levato almeno una parte di
quello vecchio…"
" Avrebbe infettato anche
l'altro…"
"Già… e non mi pareva il caso
di chiederti di morderti da solo…!
Un tenue sorriso si dipinse sulle
labbra pallide di Angel.
"Potrei provare…"
"Non penso che sarà necessario…
spero solo di non togliertene troppo…"
"Ti avverto io… se riesco a
stare sveglio…"
Stavolta il sollievo di Kate fu
tutt’altro che leggero.
Il solo fatto che lui fosse
cosciente le toglieva un peso enorme dalle spalle, esattamente come poco prima
l’aveva imbarazzata saperlo sveglio mentre gli tergeva il viso.
Avrebbe anche potuto non dir
nulla.
Le dava forza soltanto
guardandola.
"Perché fai tutto questo per
me?"
Kate esitò, ma quella domanda, e
le risposte che le si affollarono in mente, liberarono i suoi occhi
dall'incanto di quelli di Angel, permettendole di abbassarli.
"Perché tu sei venuto a
salvarmi…"
Di nuovo, incontrò i suoi occhi.
"Non mi devi niente, Kate…
io… non volevo che ti accadesse… qualcosa…"
"Nemmeno io… " mormorò
lei." Voglio che ti accada… qualcosa…"
"Credo che questo voglia dire
parlare chiaro!"
Di nuovo, Kate non riuscì a
impedirsi di sorridere, ma la sua espressione ritornò subito seria quando
abbassò gli occhi al polso di Angel.
"Oh, mio Dio!" Esclamò.
"Si è richiuso!"
Angel non dovette nemmeno
sollevare la testa per guardare il suo braccio, e la linea sottile di sangue
rappreso che era l'unica traccia del taglio di Kate.
"Devi incidere più a
fondo…" mormorò.
"Cosa?!"
Angel sospirò.
"Se hai ragione … e francamente
penso che tu ce l'abbia… devi incidere molto più a fondo se vuoi che il taglio
duri abbastanza…"
Kate sgranò gli occhi,
guardandolo.
Tagliare di nuovo, a sangue
freddo, con Angel che era sveglio e la guardava…
"Non ce la faccio!"
Esclamò, alzandosi di scatto e allontanandosi dal letto, le mani affondate nei
capelli.
"Va bene…" mormorò il
vampiro alle sue spalle." non preoccuparti… potresti anche esserti
sbagliata…"
Kate girò su se stessa, tornando a
sedere sul letto e afferrando il coltello.
"Ce la faccio!" Gridò
quasi.
"Kate!" Esclamò lui,
afferrandole inaspettatamente il polso.
"Che c'è?!"
"Guarda che se mi tagli la
mano non ricresce!"
Lei chiuse gli occhi, prendendo un
lungo respiro.
"Okay…"mormorò."
Sono calmissima."
Lui la lasciò andare.
"D'accordo."
Kate riprese l’asciugamano, se lo
posò sulle ginocchia e poi ci appoggiò sopra la mano di Angel.
Qualche istante dopo, gli stava di
nuovo incidendo la carne.
Più a fondo e più a lungo.
E stavolta la sua mano era
perfettamente ferma.
E il suo cervello perfettamente
freddo.
Come se in un solo secondo tutte
le sue emozioni fossero state prosciugate via.
Sentì Angel gemere di dolore, e la
sua mano tendersi sotto la sua, ma non si mosse, e lei non lo guardò fino a
che non ebbe finito, e il sangue non fu
nuovamente schizzato fuori, prendendo a colare sull’asciugamano, sui suoi jeans
e nel secchio.
Quando finalmente appoggiò il
coltello e trovò la forza per deglutire, la testa di Angel era leggermente
inclinata verso di lei, nuovamente madida di sudore, gli occhi serrati e un
'espressione sofferente, tanto che pensò fosse svenuto di nuovo.
Kate allungò una mano, ma guardo
gliela chiuse sulla guancia lui aprì gli occhi.
"Credo… che tu abbia beccato
un nervo…" Ansimò, prima di richiuderli.
"Oh, Dio…" Kate strinse
di più le dita, senza il coraggio di guardarsi le gambe, su cui il sangue di
Angel continuava a stillare copiosamente. " mi dispiace tanto…"
"Buffy…"
Kate aggrottò le sopracciglia,
continuando a fissarlo.
"Cosa?"
"Io … amo… Buffy…"
mormorò lui, riaprendo gli occhi.
Un gelo improvviso cadde sul volto
di Kate, trasformando in un secondo la sua pelle in ghiaccio.
Non avrebbe mai potuto pensare che
tre sole parole le avrebbero mai fatto un simile effetto.
"... e allora perché non riesco
a smettere di pensare a te…"
I suoi occhi erano così lucidi,
così pieni di quella malinconia struggente che nemmeno la rabbia o la decisione
riuscivano mai a cancellare del tutto, così simili agli occhi che l'avevano
fissata dopo che aveva ucciso Penn, risparmiando lui… i suoi occhi erano così
turbati, e fragili in quel momento che si scavarono una strada diritta dal suo
volto fino al cuore di Kate.
Lei sorrise debolmente, e gli
accarezzo il volto con il dorso della mano.
"Perché sei malato…"
Sussurrò , lottando ancora una volta per controllate le sue emozioni, per
tenere a freno la tempesta che lui era stato capace di scatenare nel suo
altrimenti controllassimo core, con solo due frasi." E questa malattia ti
fa l'effetto di una sbornia colossale!"
Il viso di Angel si schiarì, come
se le parole di poco prima gli fossero pesate enormemente, e fosse sollevato
dalla sue reazione.
Kate si chiese se poteva sentire
quanto forte battesse il suo cuore, anche in quelle condizioni…
"… tu non mi hai mai visto
sbronzo…" Mormorò.
Lei sollevò le sopracciglia.
"Non ti ci vedo a
sbronzarti…"
Un piccolo riso soffocato sfiorò
le labbra di lui.
"… Ero sempre sbronzo… non
facevo altro che bere…"
Kate fu così sorpresa da sgranare
gli occhi come una bambina.
"Quando?"
"Quando avevo… 27 anni…"
27…
"Quando eri
vivo?!"Esclamò lei, lo stupore che aveva reso la sua lingua molto più
veloce del suo cervello.
Tuttavia, Angel non sembrò
accorgersi del suo poco tatto.
"… già… io non ero una… brava
persona…"
Kate lo accarezzò ancora.
Pensare a lui come a una… persona…
a qualcosa di non tanto invincibile e invulnerabile, la riempiva di tenerezza,
almeno quanto vederlo steso, adesso in quel letto.
"Ehi…" Gli sorrise.
" stai parlando con una che qualche settimana fa ha fatto il bagno nel
Whisky usando barbiturici come saponette! "
La voce di Angel era triste
adesso. Infinitamente triste.
"Tu eri disperata… io solo
annoiato e … stupido…"
"Eri umano…"
"Umano…" Ripeté quella
parola, come se non ne conoscesse il senso." A volte non riesco nemmeno a
crederci." Chiuse gli occhi per un istante, e deglutì. " Adesso
basta, Kate…"
"Oh, certo!" Esclamò
lei, allontanando dal suo volto la mano. " Non devi parlarmi della tua
vita, se non vuoi…"
Angel aprì le labbra, lentamente.
"… basta con il …
sangue…"
" Il sangue!" Ripete
Kate, improvvisamente allarmata." Certo!"
Afferrò un asciugamano pulito e
glielo avvolse attorno al polso, sollevandolo e appoggiandosi il suo gomito al
ginocchio.
Deglutendo, strinse le mani attorno
alla ferita, e per fare più forza si premette il polso di Angel sul petto,
spingendolo contro il suo seno.
Quando se ne accorse, lui stava
guardando fisso la sua mano.
"Non dire
nulla!"Esclamò, ma non lo lasciò andare.
"Non ho proferito
parola!"Si difese lui.
Kate spostò gli occhi, ma no
riuscì ad allontanare la consapevolezza che lui la stava ancora guardando.
Avrebbe voluto lasciarlo, ma
avrebbe significato ammettere il suo imbarazzo…
E così continuò a stringerlo,
immobile, mentre l'orologio sul comodino continuava a scandire i secondi, uno
dopo l'atro.
Quando finalmente Angel
mormorò:" Credo che si sia fermato…", le parve che fosse trascorso un
secolo.
Lentamente, quasi ipnotizzata, si
depose il suo braccio sulle ginocchia e disfece l’asciugamano.
Aveva ragione.
La pelle era sporca di sangue dal
palmo al gomito, ma la lunga, sottile ferita era chiusa.
Incredibile.
Per un essere umano.
Ma Angel non era un essere umano…
Con un sospiro, Kate prese un
terzo asciugamano, lo bagnò nell’acqua e gli ripulì il braccio, attenta a non
sfiorargli la pelle con le dita.
Le sembrava di aver attraversato
una battaglia tanto era stanca e dolorante per la tensione dei muscoli.
E le sue mani erano sporche e
appiccicose per il sangue e il sudore, che le copriva anche il collo e la
fronte, facendole attaccare al volto ciocche sperse di capelli.
Credeva di non poter resistere un
minuto di più, eppure non era ancora finita.
Si passò l’asciugamano umido fra le
meni, ripulendosi un po’, Angel che non staccava per un solo istante i suoi
occhi da lei, quindi agirò il letto e prese fra le dita la brocca di sangue.
"Spero veramente che
funzioni…"mormorò, passandogliela.
Angel la prese con l'unica mano
libera, appoggiandola al letto, e poi passò lo sguardo da quella a Kate,
evidentemente a disagio.
Lei lo fissò per un istante, senza
capire, fino a quando Angel non deglutì senza parlare, e nei suoi occhi il
disagio si trasformò in imbarazzo.
Non voleva che lo guardasse bere!
Non voleva che Kate lo guardasse
bere… dopo che aveva bevuto… lei!
Eppure… non sembrava ridicolo…
sembrava molto… dolce…
Si alzò, gettando in terra
l’asciugamano e passandosi le mai sui jeans.
"mmm… io vado… a ripulirmi un
po’…" Annunciò, sorridendo, a sua volta imbatrazzata.Lui annuì sollevato,
e Kate entrò nel bagno.
Un attimo dopo, quando sbirciò
dalla porta per controllarlo, vide Angel stringere i denti nello sforzo di
sollevare almeno parzialmente la schiena, tirando disperatamente la mano
legata, mentre l 'altra, stretta attorno alla brocca stava tremando per lo
sforzo.
Se fosse stato in possesso delle
sue capacità l'avrebbe distrutta in un secondo.
Kate tornò nella stanza, il cuore
che le sue stringeva in petto, e con decisione gli tolse la brocca di mano.
"Così non può andare…"
Mormorò, mentre lui sollevava gli occhi a guardarla.
Kate agirò il letto e salì
dall'altra parte, sedendo accanto a lui, le ginocchia piegate che poggiavano
sul suo petto, e senza esitare gli passò il braccio attorno al collo.
La mano che gli stringeva la
spalla nuda, lo aiutò a sollevare la testa, appoggiandogli poi alle labbra la
brocca di sangue.
Angel però non bevve.
Sollevò il volto verso di lei, gli
occhi nocciola, resi lucidi dalla febbre, così intensi da bruciarla.
E così vicini che le sembrava
quasi che potessero toccarla.
"Kate…" mormorò piano.
Ma lei lo interruppe,
rivolgendogli un sorriso.
"Lo so… ma non sarà peggio
che sentirti succhiare il mio…"
Angel deglutì, e forse si accorse
della sua decisione, o poté avvertita dalla sua voce, poiché si voltò di nuovo
verso la brocca e, sollevando la testa più che poteva, con il suo aiuto,
cominciò ad ingoiare.
Prima lentamente, poi via via più
veloce, mentre la sua mano saliva a coprire quella di Kate.
Con una voracità che, nonostante
le sue parole, le fece sbarrare gli occhi.
Angel la strinse più forte, mente
il suo volto, rapidamente, mutava.
E Kate lo vedeva avvenire.
Vicinissima a lui, la guancia che
quasi sfiorava la sua, osservò mutare i suoi lineamenti, che divennero inumani
e spaventosi, eppure non si tirò indietro.
Non lasciò andare la sua man, non
smise di sostenere la sua testa.
E non provò niente.
Nessun ribrezzo.
Nessuna paura.
Solo stupore.
Come non aveva provato ribrezzo né
orrore quando lui l’aveva morsa.
Anche allora… solo stupore, e un
dolore che era molto diverso da quello fisico…
Angel non si staccò dalla brocca fino
a che non ebbe finito, e quando inclinò la testa era di nuovo un bellissimo
volto umano quello che le mostrò.
Il volto di un uomo che la
guardava ad occhi leggermente sgranati, come in attesa di una sua reazione.
Ma Kate non aveva una reazione…
Kate sperava solo che facesse
effetto…
Appoggiò di nuovo la brocca sul
comodino e quando tornò a guardarlo lui la stava ancora fissando.
Il braccio di lei era sempre sotto
il suo collo, e, senza nemmeno rendersene conto, aveva disteso le gambe, e
adesso era semi distesa accanto a lui, il volto così vicino a quello di Angel
che doveva essere in grado di avvertire il suo respiro.
Si chiese perché continuasse a
guardarla… accarezzandola con gli occhi, baciandola con gli occhi… senza dire
una parola.
E si ritrovò a non poter più
abbassare le palpebre, a non riuscire più a distogliere lo sguardo dal suo.
E a non desiderare di farlo.
… mai più…
Non lo vide muovere la mano, ma la
sentì sulla sua guancia.
Grande… calda… l’accarezzo
lentamente, attirandola verso di se.
O forse non fu la sua mano a farlo… forse, in qual momento, Angel non ne
aveva neanche la forza… forse furono i suoi occhi…
“Grazie…” Sussurrò, prima di
sfiorarle le labbra con le sue.
Prima di baciarla.
A Kate sembrò di svenire.
Le parve che all’improvviso tutte
le forze le fossero risucchiate via dal corpo, e si ritrovò a puntellarsi con
la mano libera sul suo petto, per non
cadergli addosso.
Eppure non era un bacio
dirompente.
Era… struggente, e lento, e
languido… era una carezza che le bruciava la pelle, il modo di Angel di
conoscere la sua bocca, di adorare le sue labbra.
Era totalmente diverso da
qualunque cosa Kate avesse mai sperimentato prima.
Come le sensazioni, completamente
nuove, che scatenavano in lei.
Anche se non era più una bambina
si ritrovò ad essere stupita, e sopraffatta, e quasi spaventata dalla loro
intensità.
E quando lui cercò di approfondire
il bacio, e un sapore metallico, come di ferro, le sfiorò la bocca, il cervello
parve quasi scoppiare nella sua testa, e lei si irrigidì di colpo, senza
volerlo.
Angel si fermò immediatamente,
scostandosi da lei e guardandola con aria interrogativa.
“… sai… di sangue…” Sussurrò Kate,
il volto che sembrava andarle in fiamme.
Vide la delusione e la sofferenza
attraversare di colpo il volto di Angel,
e un attimo dopo lui chiose gli occhi, abbandonandosi contro i cuscini.
Vide il suo viso triste, ferito… e
qualcosa le si spezzo dentro, inondandole gli occhi di lacrime.
Dio… Dio… quanto lo amava!
Lo amava oltre la logica, oltre la
razionalità, oltre le convinzioni.
Lo amava oltre le loro
incomprensioni, e lo amava oltre il passato.
Lo amava oltre la sua natura, lo
amava oltre tutto.
E più di tutto.
Tanto che, se non avesse fatto immediatamente
qualcosa, quella consapevolezza l’avrebbe sommersa, e avrebbe squassato la sua
anima, e l’avrebbe fatta impazzire.
E, cosa più grave, sapeva che, se
non avesse fatto immediatamente qualcosa, sarebbe certamente scoppiata a
piangere.
Così, lo baciò.
Si chinò su di lui, e,
sfiorandogli i capelli con le dita, premette le sua labbra su quelle di Angel.
Sentì la sorpresa sulla bocca del
vampiro, e poi l’esitazione.
E un attimo dopo, quando gli si
abbandonò sul petto, la sua mano salirle lungo la schiena, sfiorandole la
spalla.
Questa volta, il bacio fu pieno di
passione.
Fu il bacio di chi ha scoperto di
essere innamorato, e non vuole che questo amore gli voli via dalle mani.
Il bacio di chi ha alimentato da
solo la propria sete, e adesso non voglia fare altro che bere.
E di chi ha la terrificante pautra
di svegliarsi da un sogno.
Questa volta, il bacio fu il bacio
di Kate.
E la prosciugò molto più di quando
lui l’aveva morsa.
Quando finalmente si separarono,
Kate stava ansimando, incapace di respirare.
Angel le accarezzò la guancia, e
un attimo dopo le baciò la fronte, attirandola a se.
“Credo… che sia … meglio… se
cerchi di dormire…” Ansimò lei, lottando per riacquistare il controllo.
“si….” Annuì Angel, continuando ad
accarezzarle i capelli.” Sarà meglio…”
Kate deglutì, e con uno sforzo
enorme si sollevò dal petto di lui.
Aveva chiuso gli occhi, e sembrava
tranquillo… tranne, forse, che per la mascella leggermente tesa.
“Angel…”Lo chiamò, incapace di impedirselo.
Immediatamente, lui aprì gli occhi . “ veramente hai… pensato a me?”
Stavolta non le sorrise.
Era serio, serissimo, quando le
parlò.
E le parve che nelle sue parole ci
fosse un mondo intero.
Eppure… disse soltanto:
“Si.”
Kate tirò vi il braccio da sotto
il collo di lui, e gli sfiorò la fronte con il palmo.
“Cerca di riposare…” mormorò.” Non
sarà il massimo dell’originalità, ma di solito funziona” Sorrise.“ ed è
perfetto quando non si sa cosa dire, o si è troppo confusi per pensare ad altro…”
Angel le restituì il sorrise
chiuse gli occhi, mentre lei continuava a guardarlo.
Non si rese conto del tempo che
passò ad osservarlo, ne di cosa le diede, dopo, la certezza che si fosse
addormentato.
Nulla era cambiato sul suo volto,
né la sua espressione né la lucentezza del sudore sua pelle
Eppure, lei sapeva così.
Lentamente, scivolò più vicina a
lui, appoggiandogli la testa sulla spalla, il braccio ammanettato verso di lei,
dicendosi che lo avrebbe guardato solo per un altro minuto.
Poi avrebbe dovuto alzarsi, e
portare via il secchio con il sangue, e gli asciugamani sporchi, e la caraffa,
e tutto il resto…
Perciò…
Solo per un minuto.
Forse… non avrebbe mai più avuto
la possibilità di stargli così vicina.
Nonostante tutto ciò che lei provava…
Angel era stato onesto con lei… le
aveva detto di pensarla, ma di amare un ‘altra… di amare Buffy
Reprimendo uno sbadiglio, cercò di
consolare se stessa.
Come una bambina sciocca.
Come non aveva mai fatto. Nemmeno
quando era piccola e suo padre si dimenticava dei suoi compleanni, o aveva
troppo da fare per venire a prenderla a scuola.
E si disse che Angel non l’avrebbe
baciata se fosse stato… legato… ad un ‘altra…
Che magari questa Buffy non lo
amava, o la loro era una vecchia storia…
Buffy… che razza di nome era, poi,
Buffy…
Buffy, Buffy, Buffy, non sapeva
chi fosse, eppure la odiava.
Quando
Kate si svegliò, Angel la stava guardando.
Il voto intenso, finalmente libero
dal sudore, il suo sguardo fu la prima cosa che incontrò quando aprì gli occhi,
e comprese di essersi addormentata con la testa appoggiata alla sua spalla.
Poi, doveva essersi mossa, perché
ora era premuta contro di lui, immediatamente consapevole del suo corpo accanto
a se, nonostante le coperte che li separavano.
E anche lui lo aveva fatto,
ruotando sul fianco e passandole un braccio attorno alla vita per tenerla più
vicina a se.
Non doveva essere una posizione
molto comoda, con il braccio sinistro sempre teso per le manette che lo
imprigionavano, eppure Angel non sembrava neanche accorgersene.
Continuava a guardarla,
percorrendole con gli occhi ogni angolo del viso, vicinissimo al suo.
Kate dischiuse le labbra e cercò
di deglutire, scoprendo di non riuscire a farlo.
E sorprendendosi che il torpore
del sonno si fosse volatilizzato in un secondo, portando con se stanchezza e
indolenzimento.
Lasciando solo il battito del suo
cuore, e il volto, e le spalle di Angel piegati su di lei.
“Kate…” Mormorò. E lei non riuscì
ad emettere altro che un tenue mugugno di risposta. “ che senso ha… legarmi… se
poi ti addormenti vicina a me?”
Kate sgranò gli occhi e aprì la
bocca per parlare, mentre Angel annuiva lentamente, in attesa di risposte.
Poi la chiuse, e la riaprì di
nuovo.
Ancora, lui annuì.
Alla fine, Kate si arrese.
"Nessuna
giustificazione!" Soffiò, imbarazzata.
Lui le sorrise.
"Almeno a
saperlo…"Mormorò, prima di chinarsi a baciarla.
Kate gli avvolse le braccia
attorno al collo, così felice di sentire con quanta forza la stringesse che
quasi interruppe il bacio per il sollievo.
Cosa che non riuscì ad impedirsi,
però, quando, dopo alcuni istanti, al suo cervello arrivò la consapevolezza che
lui era…
"Freddo!" Esclamò,
prendendogli il viso fra le mani." Sei fresco! Come… Come ti senti?"
Lui si appoggiò ai cuscini, senza
smettere di tenerle la vita.
"Meglio…" Mormorò."
Pare proprio che tu avessi ragione…"
Si fermò un attimo, prima di
continuare.
"Però… la prossima volta che
mi dissangui, porta via tutto, poi… l'odore ti si attaccherà dappertutto."
"Me ne ricorderò… per la
prossima volta…"
Tacquero entrambi.
Forse perché non sapevano cosa
dire.
O forse perché ne avevano paura.
O almeno, Kate ne aveva…
Per quanto non le piacesse
ammetterlo, ne aveva molta…
Angel sollevò la mano, sfiorando
con le dita il segno sul suo collo.
"Ho detto o… fatto… qualcosa
di stupido… ieri sera?" Domandò, esitante.
Kate assunse un 'espressione
seria.
"Mi hai baciata…"
Angel annuì.
"Quello non è stato
stupido…"
"dopo avermi detto che ami
Buffy…"
"è stato molto stupido."
Pensava che avrebbe distolto lo
sguardo, e invece continuò a fissarla.
In attesa.
"… bè… solo se Buffy è…"
"No."
Era veramente serio adesso, nei
suoi occhi u 'espressione addolorata e tranquilla insieme, e lei veramente
scoraggiata.
Un amore impossibile era ciò che
di più difficile al mondo potesse esistere da combattere… sempre che lei lo
volesse combattere.
Aveva già dimenticato chi era
Angel?
Aveva già dimenticato che non era
umano, che era un vampiro, come quelli che avevano ucciso suo padre?
Forse ora, lì, fra le sue braccia…
ma dopo, quando lui se ne fosse andato, e lei fosse rimasta sola con i suoi
pensieri…
Fu sottratta alla sue riflessioni
dal suono del campanello, che le arrivò al cervello senza riuscire però, ancora
per qualche istante, a dividere i suoi occhi da quelli di Angel.
"Scusami." Mormorò,
liberandosi finalmente dal suo abbraccio, e stupendosi di quanto difficile
fosse, per lei, riuscire a farlo.
"Kate…" la chiamò Angel,
fermandola sulla porta.
Lei dovette reprimere un sorriso.
Le piaceva quel suo modo di
ripetere sempre il suo nome prima di farle una domanda.
Le piaceva come suonava fra le sue
labbra.
E la faceva illudere che a lui
piacesse pronunciarlo.
Come una quindicenne scema.
E questo no, non le piaceva
affatto.
"Si?"
"Ti dispiace?" Chiese
lui, tendendo il suo braccio ammanettato."Non credo che ce ne sia più
bisogno."
"Oh… certo."
Kate si avvicinò di nuovo, e prese
le chiavi delle manette dal cassetto del comodino.
"Tieni le chiavi delle
manette nel comodino?!" Esclamò lui. "Insieme alle manette!"
Kate aprì la bocca per rispondere,
poi scosse le spalle.
"Nessuna
giustificazione!" Esclamò, lanciandogli le chiavi.
Stava sorridendo quando aprì la
posta, e naturalmente il sorriso le si spense sulle labbra.
"Fred!" Esclamò,
sperando che il suo ex collega non notasse la sua sorpresa… e se per questo non
notasse il modo in cui era conciata…
Ma, ovviamente, fu la prima cosa
che fece, percorrendola dalla testa ai piedi in modi che l'aveva sempre fatta
irritare… specialmente se la testa era in disordine, i piedi scalzi… e tutto il
resto sporco di sangue.
"Lockley!" La voce di
lui era un miscuglio di sorpresa e divertimento.! Se essere radiata fa questo
effetto mostrami la strada, che ti seguo a ruota!"
Il suo fiato sapeva di alcool… il
che poteva anche risultare positivo, visto ciò che lei aveva sparso addosso…
E pensare che quella giornata era
cominciata in modo così perfetto!
"Non ti sforzare,
Carson," Fece lei, acida."continua a comportarti come sempre e i raggiungerai
prestissimo!"
Lui strinse gli occhi, e Kate si
diede dell'idiota.
L'aveva praticamente incoraggiato!
Ma poteva essere più
cretina?!"
"Ho sempre voluto…
raggiungerti…"
Kate sbuffò"
"Avanti, Fred, piantala! Me lo
hanno sempre detto che voi dell'Antidroga siete scoppiati, non mi confermare la
voce, ora!"
Lui si appoggiò allo stipite,
guardandola come il gatto col topo.
"Non Antidroga, Lockley…
Affari Interni… mi hanno… promosso!"
Affari Interni… ecco spiegato tutto!
Kate incrociò le braccia sul
petto, stringendo le labbra in una linea sottile.
"Ma guarda caso!
E tu hai ben pensato che quello
che non sei riuscito a ottenere come bavoso portaborse del Detective Dobson
saresti riuscito ad averlo come ancor più bavosa spia a spese del
distretto!"
Aveva messo nelle sue parole tanto
veleno che avrebbe steso un rinoceronte, e il "solito" Fred Carson,
che l'aveva perseguitata da un anno a quella parte, si sarebbe ritirato con la
coda fra le gambe, come aveva sempre fatto, ammansito da un solo sguardo della
donna di ghiaccio.
Ma questo Fred era ubriaco, da
perfetto idiota, pensava di avere il coltello dalla parte del manico.
Chissà cos'avrebbe detto quando
glielo avrebbe ficcato diritto in gola!
"Tu… ci tieni a tornare in
servizio…" Sibilò lui, ondeggiando in avanti." Non è vero,
Kate?"
Pensò che gli sarebbe saltata alla
gola, quando la voce alle sue spalle le fece raddrizzare la schiena come una
carezza fredda… ed estremamente piacevole.
"Kate…" mormorò Angel
dietro di lei, avvicinandosi senza fare rumore.
Si era rivestito, indossando i
suoi pantaloni e il suo maglione scuro, ma era scalzo, e quando si mise alle
spella di lei non la toccò nemmeno, eppure il suo atteggiamento doveva sembrare
inequivocabile.
Almeno a giudicare dalla faccia di
Fred Carson.
"… ti ho sentita…
parlare…" Finì.
Eufemismo alla Angel per dire che
anche se non fosse stato un vampiro gli avrebbe lo stesso spaccato i timpani
come un martello pneumatico.
Lo sguardo di Fred la fece letteralmente
andare in bestia.
Va bene, era la donna di ghiaccio!
Va bene, aveva sempre risposto
freddamente a qualunque avance o semplice complimento le fosse stato rivolto in
centrale, e nessuno dei suoi colleghi poteva dire di averla mai vista in
compagnia maschile e… bè, si, era brusca, controllata, gelida… ma questo non
voleva dire che non potesse avere un uomo anche lei, se lo voleva!
E l'assurdo era che … adesso quel
babbeo imbecille pensava che lei ce l'avesse, e invece no… non ce l'aveva
davvero!
" Fred stava
andandosene!" Disse freddamente, desiderando di cucirgliela, quella bocca
spalancata!
"Questo… questo è
increscioso, Kate…" balbettò l'altro." Non farà per niente bene alla
tua…"
"Angel, di ciao ciao a
Fred!" Lo interruppe Kate, sbattendogli la porta in faccia e voltandosi
con qualcosa che le parve molto simile ad un ringhio.
Appena in tempo per vedere Angel
ondeggiare pericolosamente e afferrarlo per un braccio… per quel che poteva
servire…
"Guarda che la signora
Lincoln ha finito i lavori!"
Lui la guardò senza capire,
lottando per rimanere in piedi.
"Cosa?" Mormorò.
Kate si passò il suo braccio
attorno alle spalle.
"Il che equivale a dire
" Gli spiegò." Che se cadi resti a terra…" Strinse i
denti." Ma che ti è venuto in mente di alzarti dal letto!"
"Ti ho sentita…"
"si, si" Lo interruppe
lei." E sei partito in quarta!
Non capisco perché voi uomini
sentiate sempre il bisogno di fare la ruota come dei pavoni!
E se per questo non capisco nemmeno
perché alla mia porta non suoni mai qualcuno vagamente normale!"
"Io non facevo la
ruota!" Si difese Angel, un tono offeso nella voce che la divertì
immensamente.
"No?" Esclamò Kate,
aiutandolo a tornare nell'altra stanza." Tu sapevi benissimo cosa avrebbe
pensato vedendoti, e lo hai fatto apposta!
Perché no voglio credere…"
Finì, mentre lui si sedeva sul letto."Che mi consideri così inetta da non
riuscire a gestire Fred Carson!"
Non si accorse nemmeno delle
parole che aveva usato, ma quando lo sguardo di Angel balenò per un secondo le
ritornarono in mente.
E le tornò in mente una sera di
quasi un anno prima… la sera in cui il vecchio appartamento di Angel era andato
a fuoco, e lui l'aveva accusata di buttargli addosso tutto ciò che non riusciva
a gestire.
Il che … era vero…
Dio… c'erano così tante cose non
sette fra di loro… così tante incomprensioni… così tanto.. passato…
Angel allungò la mano e le sfiorò
le dita.
Non gliele prese.
Non gliele strinse, si limitò a
sfiorarle, punta contro punta.
"Io… " mormorò
guardandola." Credo che tu sia in grado di gestire… quasi qualsiasi
cosa…"
Kate gli sorrise.
" Compreso un vampiro che mi
sviene addosso."
Lui sgranò gli occhi.
"Ti sono svenuto…
addosso?!"
"E ci sei rimasto per
parecchio…"
"E come…"
"Ricordi?Quasi qualsiasi
cosa… e ora mettiti giù…" Gli ordinò." Mentre io cerco di capire che
fine hanno fatto i tuoi amici."
Angel aggrottò le sopracciglia,
mentre piegava sotto la testa il braccio sinistro.
"Sono…" Kate lanciò uno
sguardo all'orologio." Bè, ormai quasi ventiquattro ore che cerco di
chiamare sia Wesley che Cordelia, ma non mi hanno mai risposto…" Si morse
un labbro." Non vorrei allarmarti, ma ero già dell’idea di chiamare in
centrale, vista la vita che fanno, e se ancora mancano tutt' e due…"
"Primerose house."
"Cosa?"
"Primerose House"Ripetè
Angel." È una clinica sulla costa, a un 'ora da qui.Wesley si è ricoverato
due giorni fa, per dei trattamenti riabilitativi, e Cordelia è andata con
lui…"
Kate si lasciò cadere sulla sedia.
"io… credo che la clinica gli
sia crollata in testa con tutti gli accidenti che gli ho mandato!"
Angel sorrise.
"Se vuoi, puoi chiamare al
cellulare di Cordelia…!
"Ovvio…" Sospirò lei,
alzandosi e prendendo il telefono." Con te tutto sembra sempre così
facile, e invece è sempre terribilmente complicato!"
Compose il numero che Angel le
dettò, una strana amarezza in bocca.
C'era una parte di lei che non
voleva rispondesse, almeno quanto poche ore prima aveva desiderato
disperatamente il contrario.
Quando Angel la chiamò di novo, si
voltò di scatto, il telefono incollato all'orecchio.
"Io sto bene…"Disse,
sicuro." Non c'è bisogno che li…!
"Cordelia Chase, chi
parla?"
Si guardarono per un istante, poi
Kate deglutì e abbassò gli occhi.
"Sono Kate Lockley, Cordelia."
All'altro capo, la ragazza
trattenne per un attimo il respiro.
"Detective… voglio dire… ex…
no, voglio dire…"
"Kate."
"Kate… come hai fatto ad
avere il mio numero?"
" Me lo ha dato Angel.!
Oh."
Kate deglutì di nuovo.
"E' da me, ora."
"Oh."
"Non è stato bene, ieri.Ho
cercato di avvertire sia te che Wesley, ma naturalmente non potevo trovarvi e
così stamattina… o meglio, questo pomeriggio…"
"Ha passato la notte
lì?!"Kate allontanò il telefono dall'orecchio, tanto la sua voce era
forte." Con te?!"
"Si, ma…"
"Non so chi sia più
incosciente, se tu o lui!"
Lei sgranò gli 0occhi, fissando
Angel senza capire.
Aveva una mano sulla bocca,
sospettava per nascondere un sorriso, che spostò per farle cenno di lasciare
perdere.
"E' ancora lui,
almeno?!" Sbraitò Cordelia dall'altra parte."Ce l' ha ancora
l'anima…"
"Io ho ancora la mia
testa…" Rispose lei." Per cui credo proprio di si… "
"Una battuta! Starai male tu
adesso!"
"Comunque, se ti interessa,
sta meglio, ora."
" Mi interessa più di quanto
lui non meriti!" Esclamò Cordelia." Saremo lì fra u 'ora!
E tu, intanto, non osare
toccarlo!"
Kate chiuse il telefono.
"Credo che Cordelia Chase sia
una di quelle cose che non sarò mai in grado si gestire… comunque…"
Sollevò gli occhi verso Angel. " saranno qui fra un 'ora…
Lui annuì, e Kate spostò lo
sguardo al secchio piedi di sangue accanto al letto, e agli asciugamani
sporchi, e alla confusione nella stanza, per poi portarlo nuovamente su Angel.
"Allora…" Mormorò.
Lui le tese una mano, senza dire
niente, e senza dire niente le la prese, arrampicandosi di nuovo sul letto e
stendendosi accanto a lui, la guancia appoggiata al suo petto.
Non si baciarono.
Non si abborracciarono nemmeno.
Angel le passò il braccio attorno
alle spalle abbassando il volto finché le sue labbra non le sfiorarono la
fronte, e rimasero così.
Immobili.
Ognuno immerso nei propri
pensieri.
E nella presenza rassicurante
dell'altro.
Kate chiuse gli occhi, e sospirò
quando Angel le prese la mano.
In pace.
Dopo così tanto tempo che aveva
dimenticato persino come potesse essere.
O, forse, non lo aveva mai saputo.
Aveva sempre corso nella sua vita…
'erano sempre state responsabilità da adempiere, aspettative da non tradire, sue
o di altri, e adesso si chiedeva se c'era mai stato un momento in cui,
semplicemente, fosse rimasta in silenzio, ad occhi chiusi, come ora.
Senza pensare.
Sapendo solo che stava bene.
Abbracciata ad un vampiro…
Ad una creatura come quelle che…
No.
Non ad un vampiro.
Ad Angel.
Semplicemente ad Angel.
Con tutto ciò che era.
Consapevole che se non fosse stato
esattamente com'era neanche lei sarebbe stata esattamente così.
Forse avrebbe avuto ancora il suo
lavoro.
Forse avrebbe avuto ancora la vita
che aveva scelto invece di quella che le si era rovesciata addosso, per qualche
motivo, credeva adesso…
Forse avrebbe avrebbe avuto ancora
tutto sotto controllo…
E non sarebbe stata lì.
Sudata, lurida di sangue,
disgustosa, e assolutamente in pace.
Come se nulla al mondo la potesse
toccare, come se nulla al mondo potesse arrivare a lei, perché prima avrebbe
dovuto attraversare il corpo di Angel… come avrebbe dovuto attraversare il suo
per riuscire a ferire lui…
Ti amo.Mormorò dentro di se, e un po’ di tristezza le colorò le
guance al pensiero che, forse, non glielo avrebbe detto mai, assorbita poi
subito dalla fresca carezza della mano di Angel.
Non si diceva nemmeno che avrebbe
voluto rimanere lì per sempre.
Semplicemente., c'era adesso.
E non voleva nient' altro al
mondo.
Quando il campanello le raggiunse
il cuore, per qualche istante, non si mosse, ne aprì gli occhi.
Dovette suonare un altra volta, e
anche allora, si limitò a sospirare.
"Wesley…" Mormorò piano.
Ancora altri due squilli.
"No"Fece Angel."
Cordelia…"
La lasciò andare e lei si alzò,
riavviandosi i capelli con la mano.
"Kate…"
"Si?"
"Non morde…"
Lei gli sorrise.
"Anche se fosse io mordo più
forte."
"Ma lei è più robusta."
"E io so sparare."
Angel soffocò un sorriso.
"Direi che sei un po’ troppo
allegro, oggi… sei sicuro di essere proprio tu?"
Angel si alzò a sedere sul bordo
del letto, e le tese una mano.
"Vieni qui.." La chiamò.
Kate esitò, poi mandò tutto a quel
paese.
I fin dei conti, quando lui se se
ne fosse andato, probabilmente tutto sarebbe tornato come prima.
E non era più folle che ingozzarsi
di barbiturici.
Forse…
Lo raggiunse e si inginocchiò sul
pavimento, prendendogli il volto fra le mani, mentre lui faceva lo stesso con
il suo, e la baciava.
E la donna di ghiaccio si
scioglieva sulle sue labbra.
"Sfonderanno la porta…"
Ansimò , quando il campanello le ferì di nuovo le orecchia.
Per la … ventesima volta, forse.
" Puoi giurarci…"
Gli accarezzò la nuca, e poi si
alzò, e non si voltò più.
Doveva avere le labbra gonfie per
quell'ultimo bacio, ma a quel punto non le importava…
Quella non era una giornata
normale.
E lei… no, lei assolutamente non
era normale…
Cordelia non le lasciò neanche
accostare la porta prima di irrompere in casa sua, e Kate fece lo stesso,
prevenendo la sua domanda e indicando con il pollice lo spazio alle sue spalle.
“Camera da letto…”Disse solo.
L’altra la fulminò con gli occhi, attraversando
come una furia il soggiorno, mentre dalla porta facevano capolino Wesley Windam
Price , con la sua sedia a rotelle, e, dietro di lui, Charles Gunn.
Cordelia aveva chiamato i rinforzi
al completo… non credeva di essere così pericolosa.
“E’ permesso?”Chise Wesley,
evidentemente imbarazzato, e ancora una volta Kate si sentì sotto esame.E seppe
che allo sguardo attento dell’uomo non sfuggiva nemmeno la più piccola macchia
di sangue sulla maglietta e i jeans che una volta erano stati nuovi.
“Naturalmente…”Sospirò lei.
Come volevasi dimostrare… mai che
entrasse una persona normale dalla porta di casa sua!
Li guidò in camera da letto, e
trovò Cordelia davanti ad Angel, con le braccai incrociate sul petto, mentre
lui la guardava quasi come se ne avesse paura.
E poi si appoggiò allo stipite,
silenziosa testimone dell’invasione in massa della sua privacy.
“I miei libri!” esclamò Wesley,
guidando la sua sedia verso i volumi ammonticchiati in terra.
“E tutto questo sangu8e!” Rincarò
Gunn.
Angel sollevò gli occhi verso di
loro, passandoli dall’uno all’altro.
“E tu non hai nulla da dire,
vero?!”Lo redarguì Cordelia.
Kate trattenne a stento un
sorriso, sforzandosi per ricordare a se stessa chi di loro era il vampiro là
dentro.
“Comunque sta bene…” Disse.” Se a
qualcuno interessa…”
“Troppo bene!” Sbottò Cordelia. “
E’ possibile che sei sempre in piedi, ti sparano diciotto volte e tu ti
spolveri il cappotto e te nevai, una volta che potevo passare cinque giorni in
un bel posto, sul mare, a spese di Wesley, che cosa combini? Ti fai venire il
morbillo dei vampiri!
Ma lo fai apposta?!”
“Si.”
“Cosa?”
“L’ho fatto apposta.”
Cordelia boccheggiò letteralmente,
mentre Angel continuava a guardarla, assolutamente serio.
“Allora,” S’intromise Wesley, che stava
ammonticchiandosi i volumi sulle gambe.” Si può sapere
che cosa è successo?”
“No!” Gridò quasi Cordelia.” Non
lo voglio sapere che cosa è successo!”
“Che cosa è successo alla tua
salute!” Sbottò Wesley, guardandola esasperato..
“Kate crede che il sangue che ho
bevuto fosse geneticamente manipolato.”Ripsose piano Angel.
Gli sguardi di tutti gli uomini si rivolsero a lei, mentre
Cordelia era intenta a recuperare le scarpe di Angel.
“E questa schifezza che cos’è?!”
Domandò, disgustata, indicando il secchio accanto al letto.
“Quella… schifezza” Scandì Angel.”
È il mio sangue.”
“Bè, è disgustoso.”
“Grazie.”
“Prego. Ora mettiti le scarpe!”
“Io sarei interessato a capire
come stanno le cose.” Tentò di nuovo Wesley, guardando stavolta direttamente
Kate.
Lei scrollò le spalle.
“c’è in corso un’indagine di
polizia sull’uso indiscriminato dell’ingegneria genetica nell’allevamento animale.
Molte aziende sono state chiuse, e
c’è più di un sospetto che alcuni capi siano stati fatti sparire per nascondere
le prove, e …”
“In parole povere ci stiamo
mangiando tutti le vacche di Terminetor!” L’interruppe Gunn.
“In parole povere, si.”
“Ma pare che qualcuno abbia lo
stomaco più delicato di altri!” Finì Cordelia.” Forza tu, andiamo!”
Angel era appoggiato con i gomiti sulle
ginocchia, e fissava Cordelia con un ‘aria afflitta da bambino di cinque anni
più che vampiro di 250!
“E allora…” La incitò di nuovo
Wesley.
Kate faticò a riportare a lui la
sua attenzione.
“Allora mi sono procurata un po’
di sangue e ho cercato di … mmm…” Angel la fissò. “ levargli quello infetto…”
“Cioè lo hai sforacchiato e lo hai
guardato prosciugarsi!” Wesley lanciò a Gunn uno sguardo omicida. “Ragazza, sei
grande!”
“Tecnicamente… “ Mormorò Kate.”
L’ho più… tagliuzzato…”
“Che bello!” Esclamò Cordelia, che
stava letteralmente tirando Angel in piedi. “Deliziaci con i particolari!”
Lui ondeggiò per un secondo, e
Kate fece per avvicinarsi, ma Gunn fu più veloce, prendendolo per l’altro
braccio.
E facendole salire alla gola un
groppo doloroso.
Con gli amici di Angel lì, adesso,
lei era completamente inutile…
“Sei stata veramente molto
intuitiva…” Si complimentò Wesley.
Lei si strinse nelle spalle.
“veramente è stato un film…”
Kate sentì gli sguardi di tutti rivolgersi
verso di lei, mentre Wesley Windam Price erompeva nel più enorme “Eh!” che le
sue orecchia avessero mai sentito.
Sospirò, appoggiando la testa
contro il muro.
Dopo aver inciso il polso di Angel
fin quasi all’osso e poi averlo baciato fino a perdere il fiato, dubitava che
esistessero molte altre cose che potessero sconvolgere il battito del suo
cuore.
E Wesley no era certo una di
queste.
“Si. Un vecchio fil,.” Ripeté.“con
David Niven nel ruolo di Dracula.
Nella trama, sua moglie si trova
in coma per aver peso del sangue infetto…”
“Un film…” Ansimò Wesley.
“ e lui per guarirla le trasfonde
del nuovo sangue dopo averle tolto quello malato…”
“Un film!” Esclamò di nuovo
Wesley.” E’ la cosa più scandalosa che io abbia mai sentito!
I film non … inaccurati,
ridicoli,,, anti scientifici!
Un film!
Facevi prima ad aspettare
mezzogiorno ed aprire le tende!”
“Wesley…” Mormorò Angel,
sollevando le sopracciglia.” Io sto bene…”
Ma Wesley fu assolutamente implacabile.
“Un caso! Una combinazione!
Uno scherzo della natura!
Un film!
Io… io credo che andrò a
sbronzarmi!”
“Ecco, bravo, va a sbronzarti!”
Sbuffò Cordelia.” Noi intanto riportiamo Angel a casa… hai raccolto tutte le
tue carabattole?!”
“I miei libri!” Scandì’ lui.
“Che poi sarebbero miei...” cercò
di interloquire Angel.” Ma credo che questo sia un particolare insignificante…”
“Sta zitto, tu!”
Davvero, Cordelia incuteva paura, almeno
quanto suscitava tenerezza l’espressione afflitta di Angel, che richiuse la
bocca con un gran sospiro, mentre, sostenuto da lei e da Gunn attraversava
lentamente la stanza.
“Cordelia…” Provò a dire. “ credo
di essere in gradi di…”
“Hai già dato prova di ciò che sei
in grado di fare!” Si fermò, quasi di fianco a Kate, e i suoi occhi cambiarono
improvvisamente espressione.
“Ma tu, “Esclamò.” Hai idea dello
spavento che mi hai fatto prendere?!”
Angel le sorrise, e Kate notò il
modo in cui strinse le dita della giovane.
Ingoiò. Sentendosi davvero
inutile.
Un ‘estranea, un’intrusa nella sua
stessa casa.
“Comunque…” Le bisbigliò
improvvisamente Gunn, che dei tre era il più vicino a lei.” Il film non andava
in quel modo…”Kate strabuzzò gli occhi. “ non glielo leva il sangue vecchio…”
Si sostenne al muro, con
l’impressione che sarebbe caduta da un momento all’altro.
No, non era possibile!
Era già abbastanza umiliante
ammettere di aver mezzo dissanguato Angel su suggerimento di un film, sebbene
la sera prima fosse stata così disperata che aveva accolto quel suggerimento
come un afflato d’aria… ma pensare di averlo fatto per errore!
Per… errore!
“Ma cosa avrà di così
irresistibile!” Esclamò Cordelia, dando uno strattone ad Angel per richiamare
Gunn.” Il fascino del K2 ?”
Le passarono accanto, mentre Angel
incontrava gli occhi di lei.
E, per un attimo, per il tempo che
i suoi amici gli consentirono, li tenne incatenati ai suoi.
Se ne stava andando…
“Dilettanti!” Sbottò Wesley,
superandolo sulla sua sedia.” Sono circondato da una manica di dilettanti!”
se ne stava andando…
Kate li seguì in silenzio, senza
abbassare gli occhi.
“Cordelia, veramente…” Riprovò di
nuovo Angel, e nella sua voce era evidente l’imbarazzo.” Ce la faccio a
camminare…”
“Si, si, certo!” Sbottò lei, senza
lasciarlo.
Kate appoggiò la mano allo stipite
della porta.
Avrebbe dovuto trovare comica quella scena. Avrebbe
dovuto ridere guardando Angel che veniva letteralmente trascinato via da
Charles Gunn Cordelia Chase, mentre Wesley non smetteva un attimo di borbottare
contro l’irrazionalità di certa gente e l’assoluta diseducatività della maggior
parte dei programmi televisivi… e cinematografici… ed editoriali… e di qualche
altra categoria che non riuscì’ a comprendere.
E invece non c’era una sola
cellula del suo corpo che avesse voglia di ridere. Anche se il suo cuore si
sentiva enormemente sollevato nel constatare che Angel sembrava davvero stare
molto meglio…
Contraddizioni…
Sembrava che nella sua vita non
esistesse più nient’altro, ormai…
Contraddizioni… e ombre… e dubbi…
e poi un pizzico di speranza… e due occhi color nocciola profondi come il
tempo…
“Kate…” Cercò di dire Angel,
voltando la testa mentre veniva portato via.” Grazie…”
“Si, Kate, grazie!” cinguettò Cordelia.
“Grazie.” Ripeté Gunn, con un
sorriso, sospetto lei.
“ Mmm…” Mugugnò Wesley, che fu
l’unico a fermarsi e a voltarsi dalla sua parte. “ in effetti hanno ragione
loro, e suppongo che, nonostante l’inaccuratezza e la superficialità delle
fonti, l’importante, in questo caso, finisca col diventare il risultato delle
azioni, insieme con le buone intenzioni con cui esse vengono compiute… senza
considerare il fatto che nessuno ti costringeva a …”
“Prego, Wesley.” Lo interruppe
lei.
L’altro si chiarì la voce.
“Mm… non c’è di che…”Disse.E a
giudicare dal suo stesso tono doveva essersi accorto che lei non lo guardava,
ma che ancora fissava la curva oltre cui Angel, Cordelia e Gunn erano appena
scomparsi.
Quando anche lui li ebbe seguiti, e
Kate non poté più vederlo, appoggiò anche la testa al bordo dello stipite.
“non c’è di che…” Ripeté,
rispondendo a qualcosa che era stato detto molto prima.
Sospirò, e rientrò in casa.
Chiudendosi la porta alle spalle.
Si guardò intorno, stupendosi di
come tutto sembrasse identico a com ‘era sempre stato.
E si ricordò del cappotto.
Il cappotto di Angel…
Senza pensarci, corse in camera da
letto, e lo tirò fuori dall’armadio, buttandoselo su un braccio.
Ma quando aprì di nuovo la porta e
percorse in fretta il corridoio, lo trovò deserto, l’indicatore dell’ascensore
che segnava il piano terra.
E, francamente, non aveva nessuna
voglia di aspettare che tornasse al piano, o di prendere le scale per seguirli,
e scoprire di essere ancora in ritardo.
Di essere sempre in ritardo.
Si tirò dietro la porta di casa,
assordata dal silenzio che vi regnava.
Stanca.
Dopo le ore di attesa, dopo quel
tempo infinito in cui non aveva saputo che fare
o se stesse agendo per il meglio, tutto si era svolto così in fretta che
quasi non riusciva a capacitarsene.
Quasi era tentata di credere che
fosse stato tutto un sogno.
Ma c’era il suo letto disfatto a
dirle che non era stato un sogno, con l’impronta della testa sui cuscini, più profonda
di quando lei avrebbe mai potuto lasciare, e un vassoio con un ‘inutile brocca
d’acqua sul comodino, e una manciata di asciugamani sporchi sparsi ovunque, e
un secchio di sangue sul pavimento.
E qual cappotto fra le sue
braccia.
E il suo cuore…
Lasciò vagare gli occhi per la
stanza.
Lentamente.
Doveva pulire tutto quel macello.
E farlo subito.
Prima che davvero l’odore del
sangue si attaccasse ovunque.
Doveva riportare l’ordine…
La precisione che aveva sempre
regnato nel suo mondo.
Doveva, si, ma… dopo…
Adesso le sembrava di non poter
sollevare un solo spillo.
E non ne aveva assolutamente
voglia.
Adesso aveva voglia solo di…
riportare le lancette dell’orologio indietro di un quarto d’ora…
Si sdraiò sul letto, dov’era stato
Angel, appoggiando la testa nell’incavo che lui aveva lasciato su cuscino, e si
distese addosso il suo cappotto, abbracciandone i bordi sulle dita.
Avrebbe voluto illudersi di
sentire il suo calore in quel cappotto, o il suo odore… ma non era possibile.
Non c’era nulla di Angel in lui…
tranne la consapevolezza che era suo… e che era caldo, e morbido…
Chiuse gli occhi, e mentre
scivolava lentamente nel sonno un pensiero le sfiorò la mente, baciandole le
labbra con un sorriso.
Sospirò, stringendo più forte il cappotto
di Angel.
Prima o poi, avrebbe pure dovuto
ridarglielo…
“Allora”
Ripeté Cordelia, piantandosi davanti a lui con i pugni fermamente premuto
contro i fianchi.” Hai lasciato qualcosa a casa di Kate?
Perché se è così Wesley e Gunn
andranno subito a recuperarlo, sempre che il cervellone abbia smesso di cercare
impronte digitali estranee sulle pagine dei suoi libri!”
Angel spostò gli occhi da lei,
puntandoli per un attimo nel vuoto.
Una calma sconosciuta era scesa
nel suo cuore.
Una calma che non era stanchezza,
o apatia, ma che somigliava molto alla pace.
Una calma che gli parlava di un
cuore che batteva regolare contro il suo petto, e dell’odore di sudore e si
Shampoo dei capelli di Kate.
Una calma che non sapeva se e
quanto sarebbe durata.
E non sapeva cosa avrebbe portato.
Che, forse, copriva qualcosa che
avrebbe dovuto affrontare.
Dopo.
Quando avesse riacquistato le
forze, e i suoi amici se ne fossero andati.
Solo.
O forse…
“No,” Mormorò, riportando gli occhi
sul volto di Cordelia. “non ho lasciato niente a casa di Kate…”
Niente… se non si suoi baci sulla
bocca di lei, e il marchio sulla sua pelle…
Niente, se non qualcosa a cui non
sapeva dare un nome.
E un cappotto che, prima o poi,
avrebbe dovuto riprendersi.
Fine