ORARIO
DI VISITA
Scritto
da: Maria-
fioredargento@roswellit.zzn.com
Spoiler
per: La terza serie
di “Buffy” e la
prima e la seconda di “Angel”.
Disclaimer: i personaggi delle serie “Angel” e “Buffy, the vampire
Slayer”, appartengono a Joss Whedon,
“Ad Anna, la mia
dolcissima musa ,la mia meravigliosa amica, la cosa
più bella che mi sia capitata da un periodo troppo lungo di tempo.
E a Sabrina, una delle persone più
forti che abbia mai conosciuto. Il mondo sarebbe molto, molto più brutto se non
ci fossi tu. “
Orario
di visita
Faith
sbatté gli occhi una volta e si prese le guance fra le dita, pizzicandole fino
a che non furono rosse.
Poi
sbuffò, lasciandole andare.
Idiota.
Cosa
aveva pensato di poter risolvere…
Una
fogna restava sempre una fogna, anche con le guance colorate…
Guardò
la sua immagine nello specchio, poi fece una smorfia esagerata e allontanatasi
di un passo sollevò la gamba, mimando il gesto di colpirlo con un calcio, e
fermandosi all'ultimo momento.
Così
vicina che se si fosse mossa anche solo di un pollice lo avrebbe mandato in
mille pezzi.
Si,
brava.
Così
avrebbero fatto passare mesi prima di dargliene un 'altro,
senza parlare della soddisfazione che avrebbe dato alla direttrice!
Quella
donna le ricordava il preside Snyder… aspettava solo che lei facesse una mossa
falsa per gettarla di nuovo in isolamento.
Non
vedeva l'ora.
Ed
era stato così dal giorno che era entrata in prigione.
Faith
non sapeva perché ce l’avesse tanto con lei, ma pensava fosse a causa della sua
apparente sicurezza, del fatto che non dimostrasse nei suoi confronti ne timore né umiltà.
L'adorabile
signora credeva di essere investita della missione di recuperare le ragazze
perdute che finivano in quel posto… era quasi isterica nella sua fame di
redenzione.
Redenzione…
non aveva neanche idea di ciò che voleva dire redenzione.
E
neanche lei, del resto…
Cercare
qualcosa, nella maggior parte del casi, significava
non avere la minima idea di cosa fosse…
Sospirò,
lasciando andare la gamba.
Certo
che era proprio brutta.
Sembrava
uno spaventapasseri.
E,
del resto, che importava?
Angel
non l'aveva mai guardata.
Non
in quel senso.
Persino
quando aveva finto di essere Angelus per salvare Buffy e i suoi amici, persino
quando l'aveva baciata con falsa passione, o quando l'aveva stretta sotto la
pioggia e l'aveva difesa contro la donna che amava.
Persino
allora, in realtà, non l'aveva mai vista.
Non
aveva mai visto Faith… aveva visto solo il tormento della sua anima.
La
sua oscurità, e la luce che, tenue, scintillava ancora fra le tenebre del suo
cuore… così minuscola da essere invisibile agli occhi della stessa Faith.
Angel
non l'aveva mai vista…
Eppure,
lui era la persona che meglio la conosceva la mondo.
E
l'unico a cui importasse qualcosa di lei.
Non
c'era un 'anima su quella terra che si sarebbe
rattristata se le fosse accaduto qualcosa.
Non
c'era un cuore che avrebbe versato una lacrima se lei fosse stata uccisa.
Così
come non c'era nessuno, mai, che venisse a trovarla.
Solo
Angel.
Sempre
Angel.
Ogni
settimana.
Dalla
prima che aveva trascorso in qual luogo.
Senza
mai saltarne una.
A
volte veniva a trovarla con il volto ricoperto di lividi, altre non riusciva
neanche a stare diritto per il dolore, e lei capiva subito che doveva essere
ferito molto molto gravemente.
Perché
Angel era forte, eccezionalmente forte, anche per un vampiro.
A
volte sembrava così malridotto che Faith aveva voglia di chiedergli perché non
se ne fosse rimasto a casa.
Ma
non lo faceva mai.
Aveva
paura.
Paura
che la prendesse in parola.
Paura
che non venisse.
Ed
era la sua paura più grande, da quando era rinchiusa in quel posto che le
levavano il respiro.
La
paura di entrare in quella grande stanza con la parete a vetri… e non trovarlo…
e cominciare a temere che gli fosse accaduto qualcosa… o che si fosse scordato
di lei…
Poi
arrivava il giorno di visita, lei attraversava quella porta, e lui era lì.
Sempre.
Con
l'espressione sollevata e un po’ i imbarazzo che le
mostrava ogni volta, come se anche lui avesse avuto paura di non vederla
entrare.
E
allora Faith si dava dell'idiota, e si diceva che niente al mondo avrebbe
potuto tenerlo lontano da lì, che niente al mondo avrebbe potuto fargli sul
serio del male.. tranne Buffy Summers, naturalmente…
Certe
volte le sembrava quasi di vivere per quelle brevi visite.
Di
andare avanti giorno dopo giorno, solo per loro.
Solo
per poter vedere il sollievo e l'orgoglio di Angel quando gli diceva che tutto
andava bene, noioso ma tranquillo.. che non aveva
ucciso nessuno…
Angel
credeva il lei.
Credeva
che potesse farcela.
Che
potesse venire fuori dal baratro in cui, un p per caso e un po’ per colpa era
caduta.
E
anche in questo, lui era l'unico…
L'unico
al mondo che avesse fiducia in lei, e non credesse che l'unica speranza per
Faith fosse sparire in una cella di cui qualcuno avesse gettato via le chiavi.
Buffy,
Wesley, tutta la gente a cui aveva fatto del male o che semplicemente aveva
conosciuto… nessuno di loro pensava che valesse la pena di perdere tempo con
lei.
Era
cattiva,… e non sarebbe mai cambiata.
Li
capiva… a volte… quando non desiderava ancora saltargli addosso e strappare
loro il cuore dal petto… quando non sognava di sventrarli a coltellate…
Erano
i momenti più duri.
Quelli
in cui credeva di non farcela.
E
cercava ancora un colpevole per ciò che era.
E
lo cercava nel caso, e nella vita, e negli altri, e in se stessa.
E
anche lei pensava che non sarebbe mai cambiata.
Ma
poi entrava in quella stanza, e lui l'aspettava, oltre il vetro.
E
Faith gli diceva che tutto andava bene.
Ed
era vero.
Tutto
andava bene… perché Angel era lì… e i suoi occhi le dicevano che credeva in
lei.
Che
lei poteva veramente cambiare.
Ci
aveva sempre creduto… ci aveva creduto anche a Sunnydale, e a volte Faith si
ritrovava a pensare a cosa sarebbe accaduto se Wesley, quel giorno, non
l'avesse presa… se no l'avesse portata via da lui…
Scosse
i pensieri, e con essi i lunghi capelli scuri.
Sbuffando
all'immagine impietosa che o specchio le ridava.
Aveva
sempre voluto essere bella…
Per
piacere… per non essere sola… per sedurre… per usare la sua avvenenza…
Lo
aveva sempre voluto,,, ma non lo aveva mai desiderato…
Mai
come allora…
E
mai, come allora, aveva saputo che era inutile.
Perché
era la bellezza della sua anima che importava a Angel… era per quella che
avrebbe dato la sua vita…
Per
lei… per lei…
Un
sorriso salì alle labbra di Faith, come sempre, quando ci pensava.
Ed
era un sorriso allegro, puro, quasi estasiato.
Avrebbe dato la sua vita per lei… in tutta la
sua esistenza Faith non aveva amai avuto neanche un decimo di quello…
E
la rendeva felice.
Anche
i qual posto, anche con la prospettiva di non lasciare
mai più quella prigione.
Però…
oggettivamente non era poi tanto male, quando sorrideva.
Piegò
la testa di lato, tendendo le labbra, mimando un sorriso, e poi un altro, e poi
un altro ancora.
Strappò
una manciata di carta igienica e si levò il rossetto. E le sembrò di essere più
leggera, addirittura più carina.
Si
scompigliò i capelli e fece un giro si se stessa,
lasciando che i suoi occhi afferrassero frazioni di alberi, e fiori, e spiagge,
e mari azzurri, e tramonti, frammenti mischiati a doppia velocità delle
cartoline incollate alle pareti.
Angel
gliene aveva portate a decine in questi mesi, e lei le adorava tutte.
Ci
aveva praticamente tappezzato ogni angolo di uro, e ora c'era tutto il mondo in
quella stanza.
Tutti
i posti che forse non avrebbe mai visto.
"Ehi,
Faith, giochi a girotondo oggi?"
Lei
tornò a fissare lo specchio, facendo una linguaccia a se stessa, lieta di non
averlo rotto, e poi sorrise, strizzando l'occhio alla giovane
secondino di colore ferma sulla porta.
"Sono
solo un po’ pazza, V, come sempre!"
Lei
scosse il capo, aprendo pazientemente la cella.
"Forza,
che più stai qui e meno stai di là!"
Faith
non se lo face ripetere, e si affrettò ad uscire,
precedendola lungo il corridoio, il cuore che le batteva leggermente più forte
di quanto non volesse.
Sorridere…
si, doveva sorridere…
Angel
non doveva sapere.
Poteva
dirgli tutto.
Poteva
confidargli quanto fossero oscure, talvolta, le sue notti.
E
quanta paura avesse di cadere, di tornare indietro.
Poteva
dirgli quanto si sentisse debole alle volte, spaesata, e assolutamente non
all'altezza di ciò che lui avrebbe voluto per lei.
Poteva
raccontargli quanto si sentisse divisa, e stanca.
E
sapere che le sue parole trovavano un 'eco forte,
precisa, struggente nel cuore di lui.
Poteva
confidargli più di quanto avesse mai detto a nessuno.
Poteva
aprirgli il suo cuore.
Ma
una cosa Angel non doveva sapere…
Non
doveva sapere che lo amava.
Anche
se non lo aveva voluto.
Anche
se non aveva nemmeno capito come fosse accaduto.
Faith
lo amava.
E
poteva passare delle ore a dirsi che era solo perché lui era l'unica persona ad
averle dato una seconda possibilità... e una terza, e una quarta…
Era
l'unica persona che aveva creduto in lei fino in fondo, sbattendo la testa
contro un muro di cemento pur di continuare a farlo.
Che
era perché le sue erano state le uniche braccia pronte ad accoglierla, e le
uniche orecchia pronte ad ascoltarla, anche dopo che lei aveva tentato di
trasformarlo in ciò che più odiava al mondo.
Che
era perché l'aveva afferrata per la gola e l'aveva tirata fuori dal baratro.
E
ora era l'unico volto amico che vedeva, l’unica voce amica che ascoltava… il
suo contatto con la vita… proprio lui, che la vita l'aveva lasciata più di due
secoli prima.
Perché
Angel era tutto ciò che Faith aveva.
Poteva
pensare e pensare, e cercare una ragione, e restava il fatto che lo amava.
Per
la prima volta nella sua giovane vita amava un uomo.
Dopo
averne usati tanti, dopo averne buttati tanti.
E
quell'unico non avrebbe mai dovuto sapere.
Mai.
Non
perché era un vampiro, o perché sarebbe stato impossibile, o perché Faith
avesse paura che le dicesse di no ancora una volta.
No…
non per Faith.
Per
lui.
Perché
lo avrebbe turbato.
Perché
avrebbe sparso un 'ombra bei suoi occhi scuri quando
veniva a trovarla…
Perché
gli avrebbe fatto del male.
No.
Angel
non avrebbe mai dovuto sapere che Faith lo amava… e forse, un giorno, quando
lei fosse uscita di là, avrebbero potuto essere amici.
E
lui le avrebbe insegnato, forse, a non temere il molto.
Come
le aveva insegnato ad amare.
Non
sarebbe stato più complicato.
Vide
la porta davanti a se, e il cuore, per un attimo, le si fermò nel petto.
Poi
la passo…
E
lui era lì.
Seduto
dall'altra parte del vetro, con gli occhi rivolti verso Faith, come se avesse
saputo che stava arrivando, le labbra allungate i un
leggero sorriso.
Faith
lo guardò.
Camminò
piano,,, più piano che poteva per guardarlo più a
lungo, mentre al cuore le saliva un calore che non voleva si riflettesse sul
suo volto.
Era
così vicino… tanto che avrebbe potuto toccarlo se non ci fosse stato quel
vetro… e sarebbe bastato un solo pugni per mandare in
mille pezzi quella barriera che odiava…
"Ciao," Gli sorrise, appoggiando il telefono
all'orecchio." Sembri un po’ stando…"
Angel
accentuò il sorriso, inclinandosi leggermente verso di lei.
"Non
dormo troppo bene" mormorò." Faccio strani sogni… ma nulla di grave.
E
tu, come stai?"
Faith
si incantò per un attimo a guardare i suoi occhi e dovette sforzarsi per
reprimere un sospiro.
Non
poteva.
Non
sarebbe stato da Faith.
E
lui non doveva sapere.
Inarcò
le sopracciglia, assumendo un' espressione casuale.
"
Five by five." Rispose, scuotendo le spalle.
Fine