PER
SEMPRE AL TUO FIANCO
Scritto
da: Maria- fioredargento@roswellit.zzn.com
Spoiler
per: la prima e la
seconda stagione di “Angel”.
Disclaimer: i personaggi delle serie
“Angel” e “Buffy, the vampire slayer”,
appartengono a Joss Whedon,
***** Ad Anna, la mia amica e la mia musa.
Sei la cosa più bella
che mi sia capitata da un tempo che sembra quasi infinito… *****
-
Hallo, Dannis, come ti va oggi?-
Nessuna risposta.
-
Oh, Oh, Dannis, ti ho
appena salutato.-
Doyle scosse le
spalle, decidendo di ignorarlo, esattamente come l’altro stava ignorando lui.
Aveva provato ad essere gentile,
nessuno avrebbe potuto rimproverargli il contrario.
E, dopotutto, che colpa ne aveva
se quel tipo era incredibilmente geloso?
Non poteva mica pretendere di
restare l’unico fantasma in quella casa per diritto di anzianità!
sbuffò… per
quanto poteva sbuffare uno spettro… e con le mani in tasca entrò nell’altra
stanza, abbandonando il soggiorno illuminato dal sole nascente.
Per un attimo, rimase sulla porta.
Immobile.
Incantato.
Stesa sul suo letto, nella
penombra creata dalle tende tirate, Cordelia dormiva
ancora, le lunghe ciglia scure che disegnavano ombre sottili sulle sue guance
pallide.
Abbandonata come una bambina.
Indifesa.
Doyle si
avvicinò piano, e sedette accanto a lei, sul bordo del letto.
Da vivo, aveva desiderato tanto
poterla guardare mentre dormiva.
Ora, quello spettacolo non
smetteva mai di stupirlo, lasciandolo senza parole… senza pensieri, come la
prima volta.
La prima volta che era tornato, e
l’aveva trovata addormentata sul divano dell’ufficio di Angel, mentre il suo
amico le appoggiava delicatamente una coperta addosso.
Subito dopo che se n’era andato…
Le era sembrata così vulnerabile e
stanca, così diversa dalla creatura piena di energia di cui si era innamorato.
-
Ehi, uomo…- Aveva mormorato.-
trattamela bene…-
Ma Angel non lo aveva sentito.
Aveva tolto la videocassetta dal
registratore , l’aveva appoggiata e si era passato le
mani sulla fronte.
Doyle poteva
sentire il suo dolore.
Il suo tormento e il senso di
colpa, e sapeva che erano per lui.
Avrebbe voluto tirarlo su come
aveva sempre cercato di fare, dirgli che tutto andava bene… ma non poteva.
Poteva
solo appoggiargli una mano sulla spalla, e stargli vicino… con tante delle sue
vecchie battute che gli venivano alla mente… o in qualunque altra cosa avessero
al suo posto i fantasmi… senza che lui potesse ascoltarle.
Cordelia sospirò
nel sonno, e Doyle allungò una mano una mano per sfiorale i capelli.
Si era chiesto tante volte se
avesse capito quanto la amava… e adesso sapeva che era così.
E sapeva che anche lei lo amava.
Come non aveva mai osato sperare.
Aveva perso così tante occasioni…
Aveva avuto così tanta paura…
Perché lei era così perfetta,
mentre lui non era altro che un mezzo demone con la vita più confusa e
sbagliata che si potesse immaginare.
Aveva sempre rimandato… ed era
sempre stato certo che lei gli avrebbe detto di no…
Anche quando il suo innato ottimismo
gli veniva in soccorso.
E gli diceva che con tempo, forse…
Il tempo…
Si era preso gioco di lui, il
tempo…
Come aveva fatto con Angel.
Lasciandoli entrambi a mani vuote.
Solo che adesso Doyle sapeva che Cordelia lo
aveva amato.
E che lo amava ancora.
Sapeva che cosa aveva perso.
E che cosa aveva.
Perché ora poteva starle vicino.
Sempre.
Poteva vegliare su di lei come non
era mai riuscito a fare da vivo.
Poteva impedire che il suo dono,
le visioni che le aveva dato, la facessero impazzire.
E poteva mettere il naso nella sua
vita, qua e là… qualche volta, quando pensava di poter dare una piccola spinta
alle cose.
Per lei… e per Angel.
Le persone più importanti della sua
vita assurda. E la forza del cui amore, con il ricordo costante che avevano di
lui, lo teneva ancora lì.
Era certo che Angel avesse intuito
la sua presenza. Ne aveva avuto diverse prove…
Come quella volt,
qualche tempo prima, in cui si era seduto al tavolo della cucina a osservare
divertito Cordelia litigare con Wesley, e aveva
incitato Cordy con un tifo da stadio.
Quando Angel si era voltato e
aveva esclamato:_ Cordelia, Doyle,
smettetela!- era stato sicuro che lo avesse visto… solo che la sua mente gli
aveva nascosto la verità.
Gli sarebbe piaciuto poter
comunicare con Angel.
Gli mancavano le loro
chiacchierate.
E gli mancava lui.
Ma in alto era una cosa che non
volevano… e così Doyle poteva solo gridargli a
perdifiato nelle orecchia quando per troppo tempo se
ne stava al buio a rimuginare. O suggerirgli qualcosina
sperando che il suo cervello la cogliesse.
Come quando gli aveva sussurrato
di assumere Wesley, perché lui e Cordelia avevano
bisogno di qualcuno a cui badare, o quando, esas6perato più dello stesso Angel
dalle parole di Buffy, in quel commissariato di
polizia, gli aveva ripetuto infinite volte nella testa: “ reagisci, reagisci,
reagisci…” .
E lui aveva reagito, cacciandola
via.
Salvo poi correre a Sunnydale per scusarsi di qualcosa che aveva fatto lei.
Oh, uomo, uomo… allora aveva
creduto che non sarebbe mai cambiato.
E invece lo stava facendo.
Stava cambiando.
Per colpa di chi era entrato nei
suoi sogni, di chi aveva avvelenato il suo cervello,
di chi si era divertito a giocare con il suo passato e il suo presente.
Facendolo precipitare in un luogo
da cui sarebbe stato difficile uscire.
Incapace di distinguere fra verità
e menzogna.
Convinto che non esistesse altro
modo.
E solo.
Solo.
Perché lo aveva voluto, e perché nessuno
aveva osato contraddirlo.
Finora.
E Buffy,
che, sola, avrebbe potuto tirarlo fuori, non c’era.
Non sapeva.
Doyle si piegò,
accarezzando la guancia di Cordelia.
Se lui fosse stato solo non lo
avrebbe lasciato solo.
Se lui fosse stato vivo lo avrebbe
seguito, lo avrebbe ossessionato, si sarebbe attaccato a lui come una
sanguisuga.
Si sarebbe fatto cacciare, e
insultare, e picchiare, se necessario, e poi sarebbe tornato di nuovo alla
carica, Con la sua cocciutaggine irlandese.
E o avrebbe preso dai capelli e lo
avrebbe tirato di nuovo fuori…
Ogni giorno pregava perché gli
permettessero di farlo.
Che gli permettessero di tornare,… solo per quello.
Perché Doyle
sapeva come si sentiva Angel. Perché anche lui era stato un ‘anima
divisa.
E perché gli voleva bene.
Aveva sempre avuto così poca stima
di se stesso… eppure sapeva che ci sarebbe riuscito… o almeno che ci avrebbe
provato fino a sfasciasi la testa che nemmeno aveva
più.
Forse per questo non lo facevano
tornare.
Perché Angel doveva cavarsela da
solo.
Doveva uscirne da solo.
O perché doveva essere un altro a
correre in suo aiuto.
E lei… lei…
Abbassò la testa, appoggiando la
fronte a quella di Cordelia.
Anche se era solo un fantasma
poteva ancora sentire il calore della sua pelle, e il profumo dei suoi capelli.
Dio… Dio, quanto la amava.
E quanto desiderava averglielo
detto.
-
tieni duro,
principessa…- Le mormorò all’orecchio, sperando che le sue parole la
raggiungessero attraverso il sonno.
Sapendo che potevano farlo.
-
… fai vedere a tutti chi sei.
Si stanno
avvicinando tempi molto duri, ma tu non sarai mai sola.
Ci sarò
sempre io con te.
E se ti
andrà di sfogarti con qualcuno, o prenderlo a calci, o insultarlo per le tue
visioni, bè… lo saprai che sono qua… lo hai sempre
saputo…-
Le baciò i
capelli.
Si.
Lei lo
aveva sempre saputo.
E a volte,
gli aveva anche parlato… si era confidata con lui, o gli aveva semplicemente
detto “grazie, Doyle”, dopo una visione. E anche in
lei c’era una parte segreta che era consapevole della sua presenza, molto più
di quanto non lo fosse lo stesso Angel.
Solo che
farsi udire da Cordelia era molto più difficile.
Lei era
così testarda… ci riusciva solo quando era davvero stanca, o triste, o così…
nel sonno.
-
… tienilo d’occhio tu, Cordy,
okay… prendilo a ceffoni se necessario.
E
perdonalo se fa delle grandi idiozie.
Lo sai…
lui è l’eroe… e gli eroi lo fanno talvolta…
Cordelia si agitò
nel sonno, e un singhiozzo le sfuggì dalle labbra.
-
Doyle…- mormorò
piano.
Ecco.
Non avrebbe mai capito cosa avesse
fatto per meritarsi che ancora, dopo due anni, pensasse ad un inetto come lui.
Che lo sognasse.
-… ho bisogno… di te… Angel ha
bisogno… di te…io non ce la faccio ad aiutarlo…-
-
Shhh…- Le
mormorò lui, vicinissimo al suo orecchio.- lo so, principessa, lo so…
Ora dormi.
Non
sprecare i tuoi sogni per me…
Devi
risposare.
Domani
sarà una giornata molto lunga…-
Lentamente,
le passò una mano sugli occhi, rubando il sogno dalla sua mente, facendo in
modo che non potesse ricordarlo.
Che non
potesse angosciarla.
Anche se
era lui il suo sogno. E cancellarlo significava cancellare un ricordo di se.
Almeno,
questo poteva farlo.
E quante
volte, già, lo aveva fatto.
Di nuovo,
le baciò i capelli. Poi, con una morsa che stringeva il fantasma del suo cuore,
si alzò.
Sarebbe
rimasto lì per sempre.
Per
l’eternità intera.
Solo per
guardarla.
Per
sentire la sua presenza accanto a lui.
Ma non
poteva.
Continuò a
fissarla, anche mentre andava via.
C’era
qualcun altro che doveva visitare.