Scritto
da: Maria fioredargento@hotmail.com
Spoiler per: To Shanshu in
Pairing:
Angel/ Kate, Spike/ Kate, Faith/ Wesley.
Rating: Angst,
romance.
Timeline: anni dopo la seconda serie di Angel.
Summary: la fine del
mondo è stata evitata, è il momento di riscuotere una sognata ricompensa… che
però potrebbe essere molto diversa dal previsto…
Note: a chi questa storia dovesse
ricordare un po’ qualche puntata di Xena
vorrei rispondere che… si, in effetti la ricorda anche a me! Tuttavia vi assicuro che non ci avevo nemmeno
pensato!
Disclaimer: i personaggi delle serie “Buffy the vampire Stayer
“ e “Angel” appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt
E
la terra tremò, come un cuore colpito a morte.
E
si torse.
E
lottò.
E
gemette col grido della pietra sulla pietra, e del fuoco nel fuoco.
Mentre
nel cielo ragnatele di lampi tessevano la trama del terrore, e l’aria ribolliva
di energia, e di calore, e di sangue.
Vortici
che si scontravano ed esplodevano, coprendo col loro boato i suoni della
battaglia.
Mentre
anime e corpi combattevano, e la scintilla lottava per non essere spenta.
Fino
a che tutto si confuse, e il vento divenne una corrente di sabbia, e urlò di
dolore, e tine di rosso l’orizzonte, e
il rosso si addensò di nuovo in sangue.
Fino
a che il cuore pulsante della terra fu sul punto di esplodere.
Fino
a che non mancò che un istante…
…
e poi finì.
E
la sabbia rosa ricadde, e i vanti si placarono.
E
i fili di lampi nel cielo sfaldarono la loro trama impenetrabile.
E
le urla cessarono.
E
le tenebre richiamarono i loro figli oscuri.
Finì,
e la terra fu salva.
Finì,
e Kate rimase sola.
Ferita,
esangue, impotente.
Con
il volto affondato nella terra.
Senza
neanche la forza di urlare.
O
di tremare.
E
o di avere paura.
Senza
più la compagnia del vento, e delle urla, e del caos…
Abbandonata….
Sola…
Con
le dita scorticate piantate nel terreno perché la corrente rossa non la
portasse via e gli occhi serrati per impedire alle schegge di accecarla…
Ma
ormai non c’era più alcuna corrente che volesse straparla al suolo, ne schegge
per ferirla…
Ormai,
per Kate, avrebbe potuto on esserci più nulla…
Avrebbe
potuto non esserci più il mondo.
La
terra, il tempo, la vita… tutto avrebbe potuto essere scomparso…
Lasciando
solo il silenzio… in un universo in cui il dolore era stato così forte che
adesso non riusciva più a provarne.
In
cui l’eternità era un orizzonte piatto e nero.
Senza
più suoni, senza più sensazioni.
E
in cui lei continuava ad esistere… ed era sola…
Come
era stato per così tanto il suo cuore… come prima di conoscere Angel.
Ma
il mondo c’era ancora.
E
c’era ancora Angel.
Lo
sentiva.
Con
la stessa concretezza della pietra sotto il suo corpo e della terra fra le sue labbra.
Con
la stesa certezza con cui sentiva l’aria fluirle nei polmoni.
Perché
se Angel non ci fosse stato più non ci sarebbe stata nemmeno aria, né roccia
sotto di lei.
Perché
se Angel non ci fosse stato più nemmeno Kate sarebbe più esistita.
Perché
se il mondo esisteva ancora, Angel esisteva ancora.
E
il mondo… il mondo esisteva.
Aprì
gli occhi, e le fecero male.
E
lei benedisse quel dolore che le svegliava il corpo.
E
la luce delle stelle, che l’accecò, in una notte che era abbagliante dopo le
tenebre di pochi istanti prima.
Aveva
creduto che non sarebbe più stata in grado di vedere.
Aveva
creduto che non sarebbe più stata in grado di udire.
E
invece udiva.
All’improvviso.
Dall’universo
di silenzio della sua mante si svegliarono, come fiumi dopo il gelo, i suoni.
Ed
erano i suoni aspri di una battaglia.
Di
fuochi, che ancora ardevano, di grida, di mormorii concitati di voci
conosciute.
E
invece vedeva.
E
vedeva Angel.
E
Angel la guardava, come lei fissava lui.
Come
se non ci fosse rimasto null’altro da guardare.
Come
se non si fossero trovati nel mezzo di un mondo che stava pr finire.
E
forse era veramente così.
Forse
davvero non esisteva nient’altro.
Solo
lei e Angel.
Per
la prima volta dacché lo conosceva.
E
per la prima volta dacchè lo amava, finalmente, lui era solamente suo.
Non
del mondo.
Non
del dovere.
Non
del rimorso.
Suo.
I
suoi occhi erano per lei.
Il
suo pensiero era per lei.
La
sua anima, in quel momento, per lei.
E
anche se sarebbe stato solo quello… sono un attimo al risveglio da un incubo… le
riempì il cuoe, e a Kate sembrò di non avere mai desiderato alro.
Era
ferito, Angel.
Come
lei.
Più
di lei.
Era
sdraiato in terra, come lei, la testa sollevata, come lei…
Verso
di lei….
Stanco…
come lei…
Esausto,
dopo aver salvato l’universo.
Tutto…
dalle stelle nel cielo al più piccolo granello di sabbia sul suo cappotto
bagnato di sangue…
Dal
blu del cosmo ad ogni stilla di vita umana…
Tutto…
quando tutto sembrava perso.
Quando
era stato così vicino ad esserlo davvero.
E
nessun altro era riuscito ad evitarlo.
Tutto…
Eppure,
in quel momento, lui non guardava la realtà che viveva per li…
In
quel momento non pensava al mondo… o a se steso, o agli amici seminati attorno
a lui…
In
quel momento, lui guardava Kate…
Si
sollevarono insieme, e mentre Kate gemeva per il dolore che, beffardo, tornava
a ricordarle la sua voce, e si premeva le mani contro il ventre, Angel strisciò
verso di lei, con le ginocchia e le braccia martoriate.
Qualcuno,
attorno a loro, lo chiamò per nome.
Ma
lui non lo udì, e Kate non capì mai chi fose stato.
Non
esisteva.
Non
esisteva niente attorno a lei. Ne dentro di lei.
Solo
Angel.
Cercò
di avvicinarsi, strisciando come lui, il dolore che le trapassava ogni
frammento di corpo, e, quando le gambe le cedettero e lei cadde in avanti, fu
la mano di Angel a fermarla, afferrando la sua.
Sollevò
il viso, e lui era lì.
Appoggiato
su un gomito. Con il volto ferito, tagliato in innumerevoli punti, che lei
aveva crduto di non vedere più.
Allungò
la mano, e con gli occhi pieni di lacrime accarezzò qual volto…
Il
suo volto… il volto di Angel…
I
suoi occhi…
Il
suo sorriso…
Il
dono della luce per il mondo che aveva appena salvato.
Pianse,
e una lacrima cadde sulla terra riarsa.
E
quando lui pronunciò il suo nome pensò che l’universo poteva ancora finire.
“Kate…”
Soltanto
un sussurro, un bacio per le sue orecchia, nel frastuono che seguiva la
battaglia, nel mescolarsi delle voci dei sopravvissuti.
Wesley,
Cordelia, Spike… Lorne e Buffy Summers, e i suoi amici da Sunnydale, che avevano trattato Angel con tanta freddezza…..
E
ora lui aveva salvato ciascuno di loro, e tutto ciò che conoscevano.
Avrebbero
dovuto chiedergli scusa, avrebbero dovuto dirgli grazie, solo… non ora…
Ora,
semplicemente, loro on c’erano…
Ora
c’era solo il suo nome pronunciato con amore.
Ora
c’erano solo il volto di Angel… e il suo sorriso.
Ora.
E
Kate capì quel giorno come “ora” fosse un modo del tempo per schernire gli
uomini…
Quando
sentì la mano di Angel stringere all’improvviso la sua, e vide il sorriso
scomparirgli dal volto.
Quando
i suoi occhi si dilatarono per la sorpresa e il dolore, e le sue labbra si
aprirono per formare una parola che fu soltanto un gemito.
E
Kate comprese che lui stava soffrendo.
E
il suo dolore la colpì come una spada, tagliandole in due pezzi il cuore.
Veloce.
Letale.
Come
veloce fu quello che accadde.
E
letale.
Sembrava
che non riuscisse a respirare, ma erano secoli ormai che lui non respirava… come
rao secoli ormai che il suo cuore non batteva più…
Eppure,
adesso, Angel si teneva il peto con la mano, il volto paralizzato dalla pena,
mentre con l’altra continuava a stringere la sua.
Disperatamente.
Senza
riuscire ad emettere un sono.
“Angel!”
Urlò Kate, sollevandosi, e ignorando il proprio dolore lo strinse a se,
sostenendolo. Assorbendo il suo tremore, e bagnando la pelle della sua guancia
col sudore della fronte di lui.
Senza
riuscire a capire quale fosse più freddo.
Senza
riuscire a capire perché il suo amore stesse così male.
Proprio
ora…
Ora
che aveva vinto…
“Angel!”
Ripetè.
Sentì
la testa di Angel sollevarsi, senza smettere un solo attimo di tremare.
Voleva
guardarla… mentre il dolore gli trapassava la pelle, lui cercava i suoi occhi…
E
c’era tutto quello che non le aveva mai detto in quell’unico sguardo…
C’erano
ani di amore combattuto e poi accettato, anni di desideri, anni si pelle che
appena sfiorava la pelle, di labbra che temevano se stesse…
C’erano
anni di frasi rimandate… e parole dette… e di brevi sorrisi… e di giuramenti
che nessuno dei due aveva mai osato fare… e di promesse pronunciate dentro un
bacio…
E
di speranze…
“Lo
Shanshu…”
improvvisamente,
il cuore di Kate mancò un battito.
Allora
davvero non erano soli al mondo…
Davvero
qualcun ‘altro esisteva oltre gli occhi di Angel…
C’era
anche Wesley in quello stesso universo… c’era la sua voce chiara, forte…
“Ha
evitato l’apocalisse, questo è… deve essere lo Shanshu…”
E
c’era Cordelia…
C’erano
altre voci.. c’erano passi che si avvicinavano…
C’era
lo sguardo di Angel nel suo.
E
il suo tormento quando lui gemette, sussultando e poi accasciandosi contro di
lei, come se un ‘onda di energia gli stesse attraversando il corpo.
E
un attimo dopo la fissava ancora, e c’erano lacrime sulla sua pelle.
Lacrime
di dolore.
“No…”Mormorò
Kate, e con la mano gli afferrò il volto.
Angel
strinse gli occhi, boccheggiando.
“No…”Ripetè
lei.
“E’
lo Shanshu!” Esclamò Wesley, vicinissimo.” Non ha ferite gravi!
Non
può essere che quello!”
Stava
male.
Angel
stava male.
Il
dolore distruggeva i suoi occhi, il suo volto, il suo corpo…
“No…”
Disse ancora Kate, ricominciando a piangere.
I
suoi occhi e la sua anima che avevano compreso ciò che ancora la sua mante non
poteva.
“Non
c’è niente di cui avere paura… è lo Shanshu…
Angel
diventerà umano…
Smetterà
di soffrire…”
Anche
Wesley piangeva.
Lacrime
di gioia.
Ma
lui non aveva capito. E il cuore non gli stava urlando nel petto.
No!”
Gridò Kate.” Per favore, no!”
Angel
mosse le labbra, mentre il suo sudore e le sue lacrime cominciavano a brillare.
Mentre
il suo volto cominciava a brillare.
S’inarcò
all’indietro, come fosse stato frustato da una scarica elettrica.
Staccandosi
da lei, se non per il legame delle loro mani.
Gridando.
Il
primo vero suono… dopo il suo nome..
Mentre
la luce gli esplodeva dentro.
E
continuando a gridare mentre lo consumava.
Sottili,
infiniti aghi di luce, attraverso ogni poro della sua pelle pallida.
Attraverso
i suoi occhi.
Attraverso
il suo corpo.
Accecanti.
Violentissimi.
E
veloci.
Così
veloci che non riuscì neanche a guardarla.
Eppure,
per Kate, quegli attimi durarono in eterno.
E
lei potè vedere l’uomo che amava esploderle davanti in un boato di luce bianca,
che si portò via la voce di lui, e le attraversò il corpo, e le vibrò dentro.
Calda.
Viva.
Esplodendo
anche in lei.
Ancora.
E
ancora.
E
ancora.
Allargandosi
in tutte le direzioni.
Perdendosi
ovunque nel mondo.
Scomparendo.
Insieme
ad Angel.
Insieme
alla sua mano stretta in quella di Kate.
Lasciandola
in ginocchio, in mezzo alle macerie di un mondo antico, con le braccia distese
pr sostenere qualcuno che on c’era più, su cui vestiti sporchi di sangue
penzolavano come paglia dalle mani di uno spaventapasseri.
Accanto
a lei, Wesley cadde in ginocchio.
E
nel suo petto la spada terminò il so colpo, e i pezzi del cuore di Kate
ricaddero uno di fronte all’altro, come lacrime versate da occhi diversi.
Si
portò al petto quei vestiti vuoti, e tremando, con dolcezza infinita, baciò il
collo del cappotto di Angel.
“Ti
amo…” Mormorò. “ ti amo… ti amo… ti amo…”
li
strine a se.
Forte.
Accucciandosi
in terra come una bambina.
Senza
riuscire a pensare, ne a capire.
“Ti
amo…”Ripetè, continuando a baciare la stoffa.
Piangendo.
Desiderando
che il mondo non fosse rimasto.
Desiderando
che il vento si fosse portato via ogni cosa.
O,
almeno, si fosse portato via lei…
Desiderando
che lui non l’avesse cercata.
Che
non avesse formato con le labbra quell’ultima parola.
Perdonami…
Dopo
anni… dopo oceani d’amore… era stato suo soltanto per quei pochi istanti…
Prima
che la ricompensa che da tanto ormai non cercava più glielo portasse via.
Singhiozzò,
stringendo a se il cappotto, con tanta forza da farsi del male.
Ma
perchè… perché esisteva ancora il mondo?
“Non
lasciarmi…”Pianse, la bocca premuta sulla stoffa. “ Per favore… per favore… per
favore… non lasciarmi… per favore… per favore…”
il
cappotto portava ancora l’odore di Angel.
Sapeva
ancora di lui.
Eppure
non poteva risponderle.
E
Kate voleva solo il buio.
Voleva
solo che il vento la portasse via.
“Per
favore…” Pianse, incapace di smettere.” per favore…
Da
qualche parte, attorno a lei, Cordelia gridava.
*****
“Non
dirmi di essere forte, Harris, okay?
Non
azzardarti mai più a dirmi di essere forte!
Non
sai niente e non te ne è mai fregato niente, ne di me ne di lui!”
Cordelia
abbatté il ricevitore, e un attimo dopo afferrò l’apparecchio, strappando la
presa e gettandolo con forza contro la parete.
Come
se quel pezzo di plastica e metallo scuro fosse la causa della sua sofferenza.
Come
se distruggendo lui potesse andarsene il dolore.
Ma
non era così…
Il
dolore restava…
Il
dolore continuava a bruciare.
Era
un compagno costante, lui… fedele… non l’abbandonava anche dopo che molto lo
avevano fatto.
E
sarebbe rimasto ancora, e ancora.
E
l’avrebbe accompagnata giorno e notte.
Nella
vita e nei sogni.
Ormai
lo sapeva.
Ormai
conosceva il dolore.
“Cordelia…”Mormorò
Wesley piano, avvicinandosi a lei, ma Cordelia gli impedì di toccarla,
sollevando le mani e mettendole fra loro.
“Lasciami
stare!” Scattò.” Sto bene!
Sto
magnificamente!”
Deglutì.
Una,
due volte.
E
Wesley abbassò gli occhi.
Da
quando era successo non aveva più osato guardarla negli occhi.
Come
se fosse stata colpa sua.
E
Cordelia stava troppo male per dirgli che non era così.
“Bugiarda…”
Si
voltò di scatto, boccheggiando.
La
rabbia e il dolore sempre lì, nell’incavo della sua gola, sempre con il rischio
di venire fuori da un momento all’altro.
Un
fiume in piena che da dieci giorni lottava per controllare.
Ingoiando
l’angoscia.
Soffocando.
E
ora…
Incontrò
gli occhi rossi di Lorne.
Quegli
occhi così pieni di dolcezza, così profondi…
Gli
occhi di un demone, che tanto le ricordavano quelli azzurri di un altro…
E
li odiò, con tutta se stessa.
Come
odiava se stessa.
Per
essere ancora lì… in quella stanza… in quell’albergo…
Mentre
Angel non c’era più.
“Come
osi?!” Urlò, puntando su di lui.” Come osi venire qui e chiamarmi bugiarda!”
Lorne
scosse le spalle.
“Stai
mentendo, come altro ti dovrei chiamare?” La fissò, mentre lei stringeva le
labbra per riuscire a controllarsi.” Ti non stai bene… nessuno di noi sta bene
qui…
Solo….
Che siamo abbastanza onesti da ammetterlo…”
“Vuoi
che lo ammetta?!” ringhiò Cordelia, avvicinandosi ancora.
“Va
bene, lo ammetto!
Sto
male!
Sto
male!” Ripetè, battendogli un pugno sul petto.” Sto dannatamente male!”
Ansò,
mentre la prima lacrima le scendeva lungo la guancia.
E
le dighe del suo autocontrollo, miseramente, cedevano.
Trasformandola
in un fiume.
E
il fiume la travolgeva, portandola via.
“Non
doveva andare così!”Singhiozzò, colpendolo di nuovo sul petto.
Lorne
si appoggiò alla parete, ma non fece nemmeno un gesto per fermarla.
Neanche
quando lo fece ancora, ed ancora.
“Non
è giusto!” Gridò Cordelia, accanendoglisi contro.
“
Lui doveva diventare umano!
Lui
doveva essere felice!
Glielo
avevano promesso!
Doveva
avere tutto quello che abbiamo noi!
Doveva
poter respirare, e mangiare,e ridere!
Doveva
poter camminare sotto il sole!”
Le
lacrime le inondavano il viso, disperate.
Come
era accaduto dieci giorni prima, quando Angel era scomparso.
E,
da allora, mai più.
“Tutto
quel dolore! Tutta quella sofferenza!
Lui
doveva essere felice!
Bugiardi!”
Urlò.” Tutti!Tutti! Tutti!
La
profezia… gli Oracoli… tutti!
Bugiardi!
Bugiardi!”
Continuava
a compirlo.
Ogni
volta più forte.
E
Lorne continuava a incassare.
Senza
una parola.
Finché
le mani di Wesley, dolcemente, le cinsero i polsi, staccandola da lui.
Cordelia
non lottò questa volta.
Lasciò
che l’abbracciasse.
E
pianse.
Abbandonando
ogni immagine di forza.
E
implorando in silenzio Wesley di dargliene un po’ della sua.
“Non
doveva finire così…”Singhiozzò.” Distrutto… nella luce… come Doyle…”
Fu
scossa da un eccesso di pianto, e si aggrappò a lui, disperatamente… lasciando
che tutto il suo tormento si tramutasse finalmente in parole.
Ed
era un tormento che aveva radici molto, molto antiche.
“Cordelia…”La
voce di Wesley era roca, colma di un pianto così simile al suo.” Ora lui è in
pace…”
“Lui
voleva respirare!” Urlò lei.” Voleva mangiare, voleva poter amare… voleva solo
un briciolo di vita…
E
adesso lo hanno portato via… come Doyle… e a noi… non è rimasto niente…”
“Forse
non è così…” Mormorò piano una voce, e nonostante la forza dei suoi singhiozzi
e il battito del cuore di Wesley, premuto sul suo viso, Cordelia la udì, e di
voltò di scatto, ansimando, gli occhi colmi di lacrime che le rendevano
difficile vedere.
Eppure
la vide.
E
la riconobbe.
Pallida
e smunta quanto non era mai stata… col volto ed il corpo che portavano ancora i
segni della battaglia, e del dolore terribile che era seguito, quando Angel le
era scomparso fra le braccia.
“Kate…”
Era
stata Cordelia a pensarlo, ma fu Wesley che lo disse, senza smettere di tenerla
fra le braccia, mentre sul volto della donna si disegnava un leggero sorriso che
faceva risaltare il suo pallore.
Kate…
la donna che amava Angel e che Angel amava.
Che
aveva stretto per ore il suo cappotto, senza smettere di piangere.
E
che tutti loro avevano cercato per giorni, inutilmente.
Aveva
creduto che fosse fuggita, vinta dal suo dolore. Oppure…
Ma
la donna che aveva davanti non era una donna vinta.
I
suoi occhi non erano quelli di una donna vinta.
Provata,
portata all’orlo della disperazione, ma non vinta…
Fece
un passo avanti, Kate, continuando a fissare lei, e solo lei.
“Forse,”Ripetè.”
Ci siamo tutti sbagliati…”
Cordelia
si staccò da Wesley, avvicinandolesi.
Cercando
di leggere sul suo volto ciò che le labbra ancora non svelavano.
“Che
vuoi dire?” le domandò alla fine.
Per
un attimo, Kate si limitò a guardarla.
Poi
le sorrise.
“Sono
incinta…” Mormorò semplicemente.
Ghiaccio.
Nella
pelle del suo volto.
Nelle
vene.
Nel
cervello.
E
caldo.
Come
un ‘esplosione, che si irradiò dal cuore di Cordelia.
Come
quella che le aveva rubato Doyle.
E
Angel.
Sentì
Wesley muoversi verso Kate, lo sentì parlare, unico nella stanza con la
lucidità per farlo.
“E
il bambino…”Domandò.” è di Angel?”
Perché
lo domandava, se sapeva che era impossibile?
E
perché lei lo sperava, se sapeva che era impossibile?
Kate
fece il gesto di sfiorarsi il ventre, ma la sua mano si fermò a mezz’aria,
andandosi poi a posare sul suo cuore.
E
il suo volto si rischiarò di una luce che illuminò quel giorno.
“Io
“ Rispose.” Credo che il bambino sia Angel.”
*****
“Angel
investigation, dica pure…”
Cordelia
battè un piede in terra, saltando letteralmente per la rabbia.
“Aiutiamo
di disperati!” Urlò, non appena la telefonata fu conclusa.” Aiutiamo i
disperati!
Aiutiamo
i disperati!
E’
così difficile da ricordare?!”
Faith
sbuffò, stendendosi all’indietro e appoggiando i piedi sul piano della
scrivania.
“
Andiamo, Cor, rilassati! Che vuoi che gliene freghi ai disperati di una
formuletta recitata a memoria?!
A
loro importa che gli leviamo le castagne dal fuoco, mica che gli cantiamo un
Jingle!”
“Sono
dodici anni”Replicò Cordelia.” che in questa agenzia si risponde così!
E’
la nostra tradizione!”
“Oh,
non preoccuparti… non mi offendo mica se continuate…”
Cordelia
sollevò gli occhi, esasperata.
“Wesley!”Urlò.”Io
questa la strangolo!”
“Si…”
Faith sorrise, con l’espressione di un gatto che stia giocando col topo,
divertendosi immensamente.” Chiama il mio ragazzo…
Sono
dieci minuti che non lo vedo… e sto bruciando…”
“Faith…”La
redarguì Wesley, entrando nella stanza con un dossier aperto fra le mani.” In
ufficio non esistono relazioni personali…”
Appoggiò
la cartella sull’archivio, aprendo poi un cassetto per cercare qualcosa, mentre
Faith si alzava dalla sedia e con pochi, sensualissimi passi si avvicinava a
lui.
“Sei
sicuro?” Mormorò, accarezzandogli con le unghie la schiena, sotto gli occhi
esasperati di Cordelia.
Wesley
sobbalzò, imbarazzato, ma prima che potesse dir nulla Kate si schiarì
rumorosamente la gola, attirando l’attenzione di tutti.
“Scusate,”Mormorò
a braccia incrociate, inarcando un sopracciglio.”io dovrei ritirare qualcosa,
ma se disturbo posso anche tornare più tardi…”
“Kate!”
Esclamò Wesley, paonazzo.
“Kate!”
Sbuffò Cordelia andandole incontro.”Finalmente!
Poni
fine a tutto questo!”
“Io?!”
Esclamò lei, indicando se stessa con la mano.” Io sono solo una sottoposta
venuta a rendere rapporto!
Non
mi intrometterei mai negli affari del capo!”
“Ah,
ah…” La canzonò Cordelia, mentre Wesley nascondeva la testa fra le braccia.
“Non
mi piace fare il capo…” Mugugnò.
“E
che problema c’è?” Esclamò Faith.” Posso farlo io!”
“Si!”
Cordelia roteò gli occhi.” Se torniamo a Philea!”
“E
allora può farlo il vampiro! Lui ci starebbe ,eccome!”
Immediatamente,
Wesley sollevò la testa.
“Pesandoci
bene… a me piace fare il capo.
Adoro
fare il capo!
Sono
nato per fare il capo!”
Cordelia
e Faith si guardarono, e giratesi nuovamente verso di lui proruppero in un
quasi identico “Bleah!”.
Kate
scosse la testa, ridendo, e appoggiò sulla scrivania di Faith la borsa con le
informazioni che aveva raccolto durante la sua breve assenza.
“Siete
incredibili…”Mormorò.” Spesso mi viene da chiedermi chi è più bambino qui
dentro!
E,
a proposito di vampiri, dov’è lui?”
Cordelia
scosse le spalle.
“Dove
vuoi che sia?!
Fuori,
come una lucertola al sole!
C’è
unicamente una persona che riesca a staccarlo di lì… e solo perché usa la
violenza!”
Sospirando,
Wesley aprì la borsa che Kate aveva appena lasciato.
“Ah,”Esclamò.”
brutta cosa non essere rispettato come capo!”
“Ma
smettila, capo!” Lo schernì Cordelia.” Come vuoi che qualcuno ti rispetti con
Faith che racconta in giro i particolari della sua prima notte fuori di
prigione!”
“Che?!”Esclamò
l’uomo, con voce improvvisamente stridula.”Come?
Quando?
Perché?
Non
è vero niente!
Faith!”
Davanti
a lui, la ragazza si esibì in un broncio adorabile quanto fasullo.
“Non
è che mi sia messa proprio a raccontarlo in giro…
sai
com’è … confidenze ad un ‘amica…
ne
avrai fatte anche tu, dopotutto…”
“No!”Esclamò
lui, il collo che sembrava sul punto di partigli a raffica dalle spalle.
Kate
rise, uscendo, e attraverso l’enorme atrio dell’Hotel Hyperion si diresse verso
il giardino.
Quello
stesso giardino ombreggiato nel quale, una sera di tanti anni prima, aveva
sorseggiato una tazza di caffè, seduta accanto all’uomo che amava, senza avere
la minima idea di ciò che sarebbe avvenuto.
E,
per assurdo, ora, quella stessa panchinari pietra dove avevano seduto insieme,
in pace, per la prima volta dopo tante battaglie, era il posto preferito di
Angel.
Infatti,
anche adesso, lui era lì, al sole, sdraiato di traverso, così preso dal suo
album da disegno da non accorgersi di lei, strappandole un sorriso.
E
serrandole la gola con quel groppo quasi doloroso, misto di tenerezza e amore,
che sempre tornava quando lo rivedeva dopo un ‘assenza, anche se breve come
quella.
Angel…
Ogni
volta che lo guardava tornava ad innamorarsi di lui, come la prima sera che lo aveva
visto.
Eppure,
ora, era un amore così diverso…
Continuò
a fissarlo, e desiderò di piangere quando il giovane uomo seduto accanto alla
panchina, in terra, al riparo dell’ombra del muro, mormorò qualcosa, indicando
il suo disegno, e lui fece al mondo uno dei suoi doni preziosi.
Rise,
Angel, come faceva così spesso, e in quel momento sollevò il volto , e la vide…
“Mamma!”Esclamò,
balzando giù dalla panchina e correndo verso di lei.
Kate
rispose al suo sorriso, affogando di gioia, e senza bisogno di abbassarsi
accolse fra le braccia il suo magnifico ragazzo di otto anni, che le si
arrampicò al collo come una scimmia, intrecciandole le gambe attorno alla vita.
Era
pesante… presto sarebbe diventato tanto pesante che non sarebbe più riuscita a
prenderlo.
Ma fino ad allora si sarebbe goduta ogni
istante dei suoi meravigliosi abbracci.
Gli
accarezzò i capelli, sottili, tanto chiari da lasciare sconvolta parecchia
gente che lo aveva conosciuto, e lunghi fino alle spalle, baciandogli la fronte
con amore mentre lui la stringeva così forte da farle quasi male.
“Mamma!”
Ripetè.” Mamma!”
E
ogni volta che lo diceva le scioglieva il cuore.
“Fatti
vedere…”Mormorò , staccando appena la sua testa dalla propria, e scostandogli i
capelli dal volto.” Sei stato bene?”
“Si…”Rispose
lui.” Però non mi hanno fatto fare niente!
Non
mi fanno mai fare niente!
Mi
trattano come se avessi un anno!”
“E’
perché ti amano molto…” Gli sorrise Kate.” E non vogliono che ti faccia male…
Lo
sai, ci sono cose molto pericolose qui…”
“Per
quel che mi fanno toccare, ci sono cose più pericolose a scuola!
E
io non posso crescere chiuso in una stanza!”
Kate
gli accarezzò nuovamente il volto.
Era
vero… stava crescendo.
Stava
crescendo così in fretta che quasi non riusciva a seguirlo.
E
Cordelia, Wesley e gli altri avrebbero dovuto accettare di non poterlo
difendere da tutto.
Come
aveva dovuto accettarlo lei.
Quando
aveva pensato di fuggire, insieme al bambino che le cresceva dentro, fino al
posto più nascosto e isolato della terra, dove Angel avrebbe potuto essere al
sicuro, e trovare finalmente quella pace che così tanto aveva desiderato.
Senza
più doveri, senza più battaglie, senza più suoni sinistri nella notte ad
allertare i suoi sensi.
Ma
suoni sinistri nella notte li avrebbe trovati sempre, e ovunque… e quello era
il luogo sulla terra in cui il suo bambino avrebbe avuto più persone disposte a
proteggerlo. E a farlo con amore.
Come
tante volte aveva fatto lui.
“Sentitelo!”
Esclamò l’uomo davanti a loro, mettendosi in piedi e avvicinandosi con studiata
lentezza. “ Vuole crescere!
E
intanto se ne sta attaccato alla mamma come un batrace all’albero!”
“Spike…”
Mormorò Kate guardandolo.” Per favore. Sono appena tornata…”
“Tu
sei solo invidioso!” Sbuffò Angel, che in quella posizione era più alto di
Spike e di Kate.
“Invidioso
di chi?!” Sghignazzò il vampiro.” Di un osso di pollo?!”
Angel
boccheggiò.
Detestava
quel nomignolo.
“Io
non sono un oso di pollo!”Esclamò.
“No?!”
Lo schernì Spike.” Vediamo… quanto potrai mai pesare?
Venti,
venticinque libbre al massimo?
Tutto
pelle, ossa e occhi!
Sai
perché non ti ho mai morso finora, lattante?
Perché
mi verrebbe più sete!”
“Tu
non mi hai mai morso perché hai un chip in testa!”
Spike
gli ringhiò contro, e Angel gli rispose arricciando il naso, imitandolo alla
perfezione.
“Prima
che cominciate ad azzuffarvi,”Li interruppe Kate, facendo scendere il bambino.”
va a prendere le tue cose, così andiamo a casa…”
Angel
incrociò le braccia sul petto, lanciando a Spike uno sguardo offeso, così simile
all’uomo che aveva conosciuto e amato che per un attimo una morsa sembrò
stringere il cuore di Kate.
E
anche quello di Spike, a giudicare dal modo in cui lo guardò allontanarsi, e
dal tono della sua voce quando parlò.
“Domani
devi andare a scuola a conferire con la sua insegnante. ”Mormorò. “ Pare che il
mini Angel abbia combinato un mini disastro.”
Kate
aggrottò la fronte, sorpresa.
“Non
mi sembra possibile… è un bambino sempre allegro, amico di tutti… non mi ha mai dato problemi
finora…”
“No,
eh?” Spike sogghignò. “ Bè, senti questo, mamma.
Nel
tema in classe, stamattina, il tuo pargolo ha scritto che suo padre era un
vampiro, che ha avuto uno Shanshu, e poi ha fatto lui prima di scomparire per
salvare il mondo!”
“Oh,
mio Dio…” Sussurrò Kate.
“E
non ha voluto ritrattare nemmeno una parola!
Del
resto, mi sarei stupito del contrario.”
Kate
lo fissò, sospirando prima di rilassare le spalle.
“Dovrei
essere preoccupata, credo… ma non ci riesco…
La
vita è così… strana e fugace, che a volte mi verrebbe voglia di dirgli che può
fare tutto quello che vuole purché sia felice…” Sorrise. “ Non finirà il mondo
se ha un bruto voto a scuola…”
“O
se lo prendono per pazzo perché va raccontando che suo padre era un vampiro…”
“Potrebbe
capitargli di peggio…”
“Con
queste quattro zie rincitrullite che non la smettono di stargli addosso come
chiocce?!
E’
pure troppo se lo morde una zanzara!”
“Lo
amano…” Mormorò Kate guardandolo.
“Si…”Rispose
lui, allungando una mano e sfiorandole la guancia.” lo amano…”
L’
attirò a se dolcemente, e Kate gli cinse il collo con le braccia, lasciandosi
baciare, mentre un brivido fresco di eccitazione le scorreva lungo la schiena.
Come
un cubetto di ghiaccio sulla la pelle, che faceva bruciare la sua spina
dorsale.
Rispose
al suo bacio con lo stesso languore, e poi con la stesa passione, mentre lui le
afferrava la vita e la stringeva sempre più contro il suo corpo.
Poi…
dopo lunghissimi istanti, Spike si staccò da lei quasi con violenza,
strofinandole la fronte con la sua, e assaggiando la pelle dei suoi zigomi.
“Ma
perché…”Ansimò.” sono destinato ad amare le donne di Angel?”
C’era
una strana vibrazione nella sua voce, mentre lui continuava a baciarla e lei a
rispondere ai suoi baci, che era quasi rabbia.
“Drusilla…
Buffy… e ora tu…”
Con
fermezza, Kate cercò i suoi occhi.
Quante
volte si era detta la stesa cosa, riferita a Buffy Summers…
Prima
che un altro pensiero le nascesse nella mente…
“Puoi
sempre lasciarmi, Spike…”Mormorò.
Gli
occhi di lui lampeggiarono, divenendo per un attimo quasi trasparenti.
“Mai…”Ringhiò.”
nemmeno tra un milione di anni!”
Attaccò
ancora la sua bocca, e lei gliela concesse, intrecciandogli le mani nei capelli
biondi.
Non
importava quel che c’era stato… non importava se entrambi avevano creduto di
non poter più amare, o se quando si erano conosciuti il loro cuore era stato
così vuoto da trasformare la passione in un gioco… e in una medicina.
Ora
quel fuoco era amore.
Per
un vampiro.
Ancora.
La
vita era così strana…
Era
un groviglio di cerchi nell’acqua, che scomparivano ogni volta che gli occhi e
la mente credevano di averne colto il mistero.
Un
gioco di ombre e luci.
Una
trama di segreti così fitta che sbrogliarne uno avrebbe significato, forse,
distruggere l’ordito intero del mondo.
“Io
ho otto anni…”Mugugnò Angel, avvicinandosi con il suo zaino in mano, da cui
fuoriuscivano gli immancabili rotoli di carta da disegno.” tu che scusa hai per
stare sempre attaccato a mia mamma?!”
-Mm…-
Spike si passò la lingua sulle labbra. - tua madre è così…”
Ma
Kate lo colpì allo stomaco prima che potesse finire.
“Non
osare!” Lo minacciò.
Lui
ridacchiò, e lasciatala andare si voltò verso il bambino.
“Avanti,
osso di pollo, “Esclamò, tendendogli la
mano. “ andiamocene a casa!”
Angel
sgranò gli occhi, illuminandosi in viso, e lasciando cadere lo zaino corse
verso di lui, afferrano la sua mano.
Spike
lo tirò su come se davvero fosse stato senza peso, e un attimo dopo se lo issò
sulle spalle, sollevando la testa per guardarlo.
Con
qualcosa negli occhi molto simile all’adorazione, che raramente permetteva a se
stesso di mostrare.
Kate
lo guardò sorridere al bambino.
Sei
proprio certo, che sia così, Spike?Pensò malinconicamente.
Sei
certo di avere sempre amato noi?
“Però
non sono un osso di pollo!” Esclamò Angel, battendo un pugno sulla fronte del
vampiro.
“Tu
sei l’archetipo delle ossa di pollo!” Lo provocò Spike. “ Sei l’osso di pollo
per eccellenza!”
“Non
è vero!”
“Si,
invece!”
“No!”
“Si!”
Spike
si abbassò, prendendo in mano lo zaino di Angel.
“Sono
un bambino, non sono un osso di pollo!”
“Un
giorno, se metterai su carne, sarai un bambino, ora sei solo un mega osso di
pollo petulante e testardo!”
“Vampiro!”
“Osso
di pollo!”
Kate
scosse la testa.
Ecco
perché quel giorno lontano da casa le era sembrato così silenzioso…
C’erano
volte in cui a Cordelia, o a Wesley,
pareva impossibile che quel bambino così vivace e pieno di vita fosse proprio
Angel…
Per
lei non era così…
Erano
altri i momenti che Kate temeva…
Quelli
in cui lo scopriva seduto in un angolo, con le ginocchia al petto e lo sguardo
concentrato.
E
i suoi occhi erano così identici a quelli di cui si era innamorata che lei
aveva paura.
Una
paura folle.
Che
ricordasse.
Che
capisse.
Ma
Angel non ricordava.
Angel
era ciò che era.
Un
vampiro con l’anima diventato umano…
Senza
nessun rimorso, senza nessun rimpianto, senza peccati…
Che
viveva nella maniera più intensa che si potesse immaginare.
Come
un bambino di otto anni.
Senza
alcun passato.
Un
modo assurdo per rendergli ciò che gli avevano preso.
E
per mantenere una promessa.
Strana…
strana vita…
Così
strana che aveva smesso di porsi domande.
Così
strana che aveva imparato a vivere giorno per giorno…
Come
un bambino di otto anni.
Come
l’uomo che era stato e che un giorno sarebbe tornato.
Anche
se le domande, a volte, erano inseguitori tenaci ed agguerriti, così difficili
da sfuggire…
Strano
intrecciarsi di eventi, strani giochi, strani vincoli d’amore.
Strani
legami di sangue.
Strano
succedersi di secondi, come grani di sabbia mescolati.
Vide
Spike sorridere ancora, nonostante il tono della sua voce, mentre portava il
piccolo Angel sulle spalle… strani, strani, strani mutamenti di cuore e di
esistenze… e poi fare il gesto di gettarlo in terra, tenendolo con la mano…
strani scherzi, forse…o forse non troppo, a volte…
E
dopo un attimo sussultò, spaventata, quando nel passare accanto a una lampada
di rame che Angel, tanti anni prima, aveva appeso alla parete, il bambino
inclinò la testa, andando a sbatterci contro con una certa violenza.
“Ahu!”
Esclamò, toccandosi la fronte .
Spike
sollevò gli occhi, e tese la mano verso di lui, ma prima ancora che avesse il
tempo di dire una sola parola, e che Kate potesse raggiungerli, dallo studio di
Wesley corsero fuori Cordelia, Faith e lo stesso Wesley, che si accalcarono
tutti attorno a Spike e ad Angel, preoccupati.
“Ti
sei fatto male?!” Esclamò Cordelia.
“Mettilo
giù subito!” Ordinò Faith.
“Chiamo
l’ospedale!” Gridò quasi Wesley, che sembrava sull’orlo di una crisi nervosa.
Mentre
Angel li guardava tutti come fossero una manica di pazzi.
“Non
ci capisce!” Gridò quasi Cordelia.
“Oh,
Dio, un trauma cranico!” Ora più che di crisi nervosa pareva trattarsi di un
attacco cardiaco!
“E
volete piantarla, tutti quanti!” Urlò Spike, facendo un passo indietro. “ E’ un
uomo non un bicchiere di vetro!
Non
si è fatto niente!”
“Sei
un essere insensibile!” Sbottò Wesley, raddrizzando le spalle.
“E
voi un branco di zitelle isteriche!”
Faith
avanzò minacciosa, meritandosi un ‘occhiata di fuoco da parte del vampiro
biondo.
“Il
primo che si avvicina lo mordo,” Ringhiò lui.” chip o non chip!”
“Ah,
ah, “ Lo schernì lei, per nulla impressionata.” vorrei tanto vederti provare!”
Kate
sospirò.
L’assurdo
era… che tutto questo le era mancato da impazzire!
“Mamma…”
Mormorò Angel, appoggiando il mento sulla testa di Spike.” ma secondo te chi
vincerebbe, Faith o Spike?”
Lei sorrise.
“Io
non sfiderei la sorte, amore mio…”
Fissò
il livido scuro che stava formandosi sulla fronte del bambino, e strinse
impercettibilmente le labbra.
“Ti
fa male?” Chiese, e quando Spike le scoccò un ‘occhiata pericolosa lei gliene
lanciò una molto, molto peggiore.
“Non
ti azzardare a dire a me come devo trattarlo!” Lo avvisò, tornando poi a
guardare il bambino.
“Allora,”
Continuò.” Lascia perdere questo vampiro petulante e dimmi come ti senti…”
Angel
appoggiò la guancia sui capelli di Spike, avvolgendogli le braccia attorno al
collo, e le sorrise.
Tornando
nuovamente a salvare il mondo.
“Sono
felice,”Mormorò. “ sono tanto felice.”