LASCIA CHE TI RACCONTI ….


LUCE



DISCLAIMER: I personaggi di Buffy the Vampire Slayer ed Angel: the Series appartengono a Joss Whedon, la ME, la UPM, la WB e la Fox. Tanya, Eleonor e Romena sono creazione delle autrici.

Non scriviamo a scopo di lucro e non intendiamo violare alcun copyright.

AUTHOR: Mary & Sue.

PAIRING: Spike/ Tanya

RATING: NC 17 per descrizione non dettagliata di una scena di sesso.

SPOILERS: Nessuno

TIMELINE: San Pietroburgo, 1913

SUMMARY: E’ ormai trascorso un anno da quando Spike ha conosciuto Tanya e da sei mesi vampiro e Cacciatrice vivono un ‘intensa e dolcissima storia d’amore. Ma il pericolo non sembra volerli lasciare in pace… e il pericolo può avere volti insospettabili.

DISTRIBUTION: Il nostro sito: Due Uomini e Una Gatta, chiunque altro…basta che chieda.

MARY’S NOTE: Tanya piange e continua a piangere, è buona e diventa sempre più buona, coloro che non amano questo genere di personaggi si considerano avvisati.

I riferimenti a fatti e luoghi sono storicamente e geograficamente accurati.

SUE’S NOTE: i versi recitati da Spike, appartengono a William Blake, e sono tratti da: "Il Manoscritto Pickering"

FEEDBACK:

A Sabrina, che ci ha fatte incontrare, che ci regala ogni giorno il dono inestimabile della sua magia, e che ha riempito una fetta dei nostri cuori con qualcosa di inestimabile e prezioso... lei stessa.


Da Mary a Sue.

Non esistono parole per esprimere quello che sei diventata per me.

E, forse, non devo neanche cercarne perché tu comprenda.

Solo… apri il tuo cuore…


A David e James, due attori meravigliosi, per aver dato un sogno a due ragazze, e, follia per follia, a Angel e Spike, che a questo sogno hanno dato un nome.

Grazie.



Luce




"Avanti…" Mormorò Angel, voltando leggermente la testa verso la porta." è aperto.."


Era una giornata nuvolosa, persino per un novembre russo, tanto nuvolosa che aveva spalancato le tende perché almeno una minuscola porzione di luce indiretta illuminasse la sua tela, eppure, quando Tanya entrò nella stanza, fu il sole a farlo.


E per lui, che poteva colo ricordare la luce… e sognarla, fu come rivederla di nuovo.


Era radiosa, luminosa come un riflesso caldo sulla neve.


Felice…


Felice ed entusiasta come solo una ragazza di diciassette anni avrebbe mai potuto essere. E come lui non l’aveva ancora mai vista.

Nonostante la gioia che, in quegli ultimi sei mesi, le aveva sempre illuminato gli occhi.


"Buongiorno!" Esclamò, irrompendo letteralmente nella stanza, avvolta nel suo pesante cappotto, i lunghissimi capelli biondi legati in una treccia che le ondeggiava sulla schiena.

E senza fermarsi un istante corse da lui, e lo abbracciò forte.

"E’ un bellissimo, bellissimo giorno!"


Lo baciò sulla guancia, così forte che lo schiocco risuonò ovunque, facendolo letteralmente boccheggiare per la sorpresa.


"Ah!" Esclamò la ragazza, allontanandosi, veloce come ‘era venuta, e girando su se stessa, prima di ripetere." E’ bellissimo!"


E lui si riscoprì a sorridere, contagiato dalla sua allegria, e anche se stava per chiederglielo, si disse che, dopotutto, non era così importante perché fosse tanto felice.


Era così bello che lo fosse e basta.


Tuttavia, si alzò dal suo sgabello, e poggiò il pennello accanto alla tavolozza dei colori prima di domandare, sempre continuando a sorridere…


*****


Los Angeles, 2001


"Aspetta, aspetta, aspetta!" Esclamò Kate, allungandosi verso Spike, con gli occhi così sgranati che temette seriamente per le sue orbite. "Angel… dipinge ?!"


Spike sollevò le sopraciglia, e la guardò come se gli avesse appena detto che il sangue era rosso!

"Certo che dipinge!" Esclamò, quasi scandalizzato. "Ha sempre dipinto!"


Ma Kate era così stupefatta che il suo tono non riuscì ad irritrarla.


"Angel dipinge!" Sbottò. " Mi pare… mi pare… non lo so…"


Avrebbe voluto dire "dolce" o "bellissimo", ma non osò farlo.


Dopotutto, aveva ancora un briciolo di dignità personale!


"Bella la chiarezza!" Rincarò Spike. "Tanto per curiosità, credevi che l’identikit di Penn si fosse fatto da solo?!"

"No, ma…" Sbuffò." Non ci avevo pensato…"


Distolse gli occhi.


No, non ci aveva pensato, però lei quel disegno…


"Bè, comunque, se ti interessa…" Tornò a guardare Spike. "e ti interessa… persino Angelus si divertiva a disegnare… solo che non lo faceva certo per l’arte…


Il talento è di Angel, lo aveva anche da vivo, ma ovviamente quell’animale di suo padre credeva fosse una idiozia. Addirittura un disonore.


Gli vietò persino di disegnare, quando era bambino.


E dopo non gli è più importato…"


Si interruppe, ma solo per un attimo.

"Riprese subito dopo che lasciammo Londra. A Madrid.


Era estate, e c’erano delle interminabili giornate di sole accecante.


Io…" Sorrise, come se quelli, per lui, fossero ricordi piacevoli. "Non facevo che brontolare, e lui mi ascoltava seduto, e intanto cominciò a scarabboccchiare su qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, senza neanche pensarci…


Volti… soprattutto volti…" Un accenno di riso gli sfuggì dalle labbra. "Bè, lo sai come fa…"


Kate abbassò gli occhi, guardandosi le ginocchia, e Spike tossicchiò prima di continuare ancora.

"Comunque, una sera Angel salvò da un vampiro una famiglia, che aveva un emporio alla periferia della città.


Dovresti conoscerli, gli Spagnoli, per immaginare le feste che gli fecero…


Con qual carattere la Spagna è una vera manna per i vampiri… nemmeno ti hanno visto e condividerebbero la casa con te.


Angel voleva nascondersi sotto un tappeto per l’imbarazzo e io mi misi a piangere per le risate…


Poi vide i colori… e le tele… e li comprò…


Avrebbe voluto comprarli, anzi … in realtà glieli regalarono…


Ha cominciato così.


E non ha più smesso, tranne…"

Stavolta fu lui ad abbassare gli occhi, e il sorriso scomparve improvvisamente dal suo volto e dal suo sguardo.

"per un lungo periodo… tre anni fa…"


Si riprese subito, e sghignazzò quando disse: "Se sapesse che te l’ho detto mi taglierebbe la gola.


Non fa vedere a nessuno i suoi quadri.

Solo alla… famiglia…


La maggior parte la tiene in una stanza, e quei pochissimi che appende non dice che sono suoi… " Scosse le spalle. "È fatto così…"


Kate rispose al suo sorriso, ma ormai la sua malinconia di un attimo prima l’aveva contagiata.


"Vorrei vederlo…" Mormorò." Qualcosa che ha fatto lui…"


"Bè," Esclamò Spike, indicandosi con entrambe le mani. "Lo stai vedendo!


Dopotutto è Angel che mi ha reso così!

Sono il suo capolavoro più grande!"


Stavolta, Kate rise di gusto.


"Ci credo!" Esclamò.

*****


San Pietroburgo, Novembre 1912


"Posso sapere a cosa devo questo trattamento?!"


Tanya rise, tornando verso di lui e afferrandogli le mani.

"Il Concilio!" Esclamò entusiasta. "Ha detto che sono brava!"


Angel aggrottò la fronte, ma prima che avesse tempo di dire qualcosa lei continuò.

"Ieri sera hanno portato un pacchetto per Eleanor, e dentro c’erano un regalo di Edward e una lettera del Concilio!


Per me!"


Intrecciò le mani, stringendole forte, e il suo volto si illuminò ancor di più.

"Hanno detto che sono brava!" Esclamò. " Hanno detto che sono una brava Cacciatrice!


Io!


Io… io… ho sempre avuto così tanta paura di non essere in grado… di non essere degna…

Ho sempre avuto così tanta paura… persino che ci fosse stato… non lo so… un errore…"


"Oh, Tanya, no…" Mormorò lui.

"Angel, io!

Una bambina senza un nome al centro della Siberia!


Non sapevo quasi leggere e scrivere!

E invece loro… hanno detto che sono brava!

Che sono fieri di me!


Dio, fieri di me!"

"Tanya…" Provò ancora Angel. "non ho bisogno di sentire cosa dice il Concilio per sapere che sei una brava Cacciatrice..."


"Grazie…" Sorrise. "ma tu sei un mio amico…"

"Io sono un vampiro!

Se te lo dice un vampiro che sei una brava Cacciatrice, ci dovresti credere!"

Le strinse le mani.

"Ma se ti fa così felice, allora sono contento che ti abbiano scritto…"


"Oh, si!"!

Tanya si allontanò, allargando le braccia. "Mi sono sentita così … a posto! Non sono neanche riuscita a dormire… e poi, quando mi sono alzata, c’era… questo!" Si avvicinò alla finestra, raggiante. "Guarda, Angel… la prima neve!


Oh, Dio, sono così felice che vorrei gridare!"


Era bellissima.

Sembrava brillare.


"La neve!

Capisci, Angel, la neve!"


Corse via, o forse sarebbe stato meglio dire che volò via.

E Angel fece appena in tempo a seguirla che aveva già spalancata una delle porte, ed era entrata.


Spike stava riposando, riverso a pancia sotto sul letto, le lenzuola che aveva strattonato così forte da coprirsi la schiena e scoprirsi i piedi, la testa voltata da un lato.


Esausto per la notte trascorsa a pattugliare e, dopo, a parlargli di Tanya.


Eppure, sollevò il capo quando lei entrò, e come un’ondata di gioia sedette sul bordo del letto, afferrandogli il volto fra le mani e chinandosi per baciarlo sulla bocca.


"Buongiorno amore mio!" Gridò quasi, baciandolo una seconda, una terza, e una quarta volta, finché lui non le afferrò a sua volta le spalle e rispose al suo bacio.


"Buongiorno…" Le sorrise, i capelli scompigliati che lo facevano sembrare ancor più un ragazzo. "ho fatto qualcosa di molto buono e non me ne ricordo?!"


Tanya rise, mentre Spike si puntellava su un gomito e la guardava rapito.

Come se volesse nutrirsi, e dissetarsi, della sua sola vista.


"E’ caduta la neve!" Esclamò lei, con una mano premuta fra la guancia e la spalla di lui, che Spike pareva non avere la minima intenzione di lasciar andare! "La prima neve!"


"Uh… amore…." Sorrise lui. "Siamo in Russia… nevica sempre…"


"No!" Esclamò Tanya, abbracciandolo. " Non ha mai nevicato, perché tu non c’eri!

Non c’è mai stata una prima neve da quando sono nata, perché non ti conoscevo…"


Angel sorrise quando vide Spike stringerla forte, affondandole la testa nei capelli.


Gli aveva parlato infinite volte di come Tanya lo facesse sentire.

Di come con quelle frasi istintive, dettate dal suo cuore, sapesse metterlo in crisi, riempiendolo insieme di felicità e di qualcosa che era molto simile alla commozione.

E ricacciando il suo demone in una parte davvero profonda del suo essere.


"Andiamo fuori?!" Esclamò Tanya." Sulla neve?!"


"E’ giorno, amore… e io sono appena tornato da una nuotata nella Neva!"

"Oh, no! Ci sono talmente tante nuvole che il sole non riesce a passare!

E resterà così per moltissime ore!


Fidati! Io sono siberiana! "


Gli sorrise, inginocchiandosi ai piedi del letto e appoggiando la fronte su quella di lui.

"Per favore…" Sussurrò. "andiamo insieme fuori… conosco un posto bellissimo per godersi la neve…"


Spike la prese per le braccia e la tirò di nuovo su.

"Andrei su Marte " Mormorò." se me lo chiedessi…"


Fece per alzarsi, e solo in quel momento lei si accorse di un insignificante particolare.


"Oh, mio Dio!" Esclamò, spingendolo di nuovo sul letto ed alzandosi con un balzo. "Ma sei nudo!"


Fuggì letteralmente dalla stanza, mentre, davanti agli occhi di Angel, Spike si rovesciava sulla schiena, e scoppiava a ridere, portandosi un braccio sulla fronte.


Felice.


Perché Tanya lo amava, e lui amava lei.


Da impazzire.


In un modo che Angel non poteva neanche immaginare.


Eppure, nonostante il suo amore, e nonostante ci fosse un demone che gridava dentro di lui, Spike non l’aveva mai toccata.


Lo sapeva.


Erano passati sei mesi da quando l’avevano salvato, da quando, entrato per controllare come stesse Spike, li aveva visti insieme.


E Tanya amava così tanto il vampiro che Angel era certo che a lui sarebbe bastato solo chiedere…. Ma non lo aveva fatto.


Il perché poteva solo immaginarlo.


E tutte le ragioni a cui poteva pensare, e che andavano dalla paura di farle del male a quella che lei non fosse ancora pronta, lo riportavano sempre ad un ‘unica, immutabile causa.


Spike amava Tanya.


E l’amava come la cosa più preziosa e fragile sulla faccia della terra, col terrore costante di infrangerla.


Una parte di Spike continuava a chiedersi come potesse una creatura come Tanya, così pura, così buona, così straordinaria, amare proprio lui, e con l’insicurezza di Wiliam si diceva che era pronto a passare l’eternità a baciarla, a stringerla, a sentire il suo cuore che batteva sul suo petto…

E basta.


Pur di continuare ad averla vicina.

Pur di non perderla.


Mentre un ‘altra parte gli faceva a brandelli il corpo ogni volta che la vedeva. E rischiava di farlo impazzire.


Angel era fiero del suo autocontrollo.


Sapeva come fosse difficile convivere con un demone, anche se non era nelle condizioni di Spike.

E sapeva che sei mesi con Tanya gli avevano insegnato sulla pazienza più di cento anni con lui.


Certe volte gli pareva quasi di sentire il suo demone vibrare.

Ma l’amore ed il rispetto per Tanya erano più forti.


Tanya era più forte.


Continuò a sorridere, e scotendo la testa tornò nel soggiorno, dove Tanya si torceva le mani, rossa fino alla radice dei capelli.


" Se vuoi, " Le propose." c’è dell’acqua in cucina."


"La prossima volta," Gli rispose la ragazza, imbarazzata. "ricordami di bussare!"


Spike fu pronto in cinque minuti, tanto per rimarcare il suo scarso entusiasmo… e Angel non fu più in grado di nascondere il sorriso quando Tanya gli prese la mano, intrecciando le sue dita a quelle di lui.


Sorriso che però scomparve dal suo volto quando la ragazza si girò verso di lui, ed esclamò: "Non vieni?!"


Angel indicò se stesso con la mano, tanto stupito che doveva sembrare addirittura sconvolto.

"Io?!"

"No…" S’intromise Spike." Probabilmente parlava al quadro!"


"Oh, no…" Sedette sul suo sgabello, schernendosi con le mani." No, andate voi…"

"Perché? "Tanya gli corse vicino, allontanandosi da Spike." Per favore!"


"Tanya… siete tu… e Spike… io che c’entro?!"

"Stiamo tutti insieme! Più tardi viene anche Eleanor!


Per piacere!"


Angel scosse il capo, cercando aiuto negli occhi di Spike e trovandovi solo un immenso divertimento.


"Tanya… non è che mi entusiasmi stare in mezzo alla gente… davvero, è meglio che resti qui."


"Oh, per favore!" Ripeté Tanya, avvicinandosi ancora.

E afferrato il suo sgabello cominciò a spingerlo verso la porta… con lui sopra.

"Per favore! Per favore! Per favore!"


"Va bene!" Le prese i polsi, bloccandola." Va bene, vengo!

Ma direi che l’ideale sarebbe usare le mie gambe!"


Tanya gli gettò le braccia al collo, mentre, davanti a lui, Spike stava lottando contro un eccesso di risa, prendendo a pugni la parete.


*****


C’era molta gente nel parco, a godersi la prima neve, nonostante il cielo coperto che non lasciava passare un solo raggio di sole, ed il freddo pungente che già rendeva trasparente l’aria gelida di San Pietroburgo.


E nonostante per la maggior parte di quegli uomini e quelle donne la neve fosse qualcosa di assolutamente normale, quotidiano, almeno quanto era sempre straordinaria per Angel.


C’erano dei bambini, che si rincorrevano strillando, dei giovai, probabilmente universitari, che parlavano concitatamente della situazione politica, una famiglia al gran completo, e poi, ancora, delle signore vestite di pelliccia e seta, che con il naso un po’ storto fissavano scandalizzate i due ragazzi al centro della piazza.


Li guardavano rincorrersi ridendo, come due bambini, e molto probabilmente non potevano capire la felicità che si donavano l’un l’altra.


Neanche Angel la poteva capire.


Lui non era mai stato felice.

Non completamente.


Troppi erano i fantasmi, troppi i rimorsi… non lo avevano mai lasciato, neanche per un secondo.


E c’erano anche ora.


Rimorsi per coloro che per colpa sua non avrebbero più passeggiato insieme nella piazza di un vecchio parco circondato da colonne, come quello; per coloro che non avrebbero più riso; per Kathy, che non avrebbe mai visto la neve…


Il tormento era il suo compagno.

Suo padre e suo figlio.


Ma in quel momento, come non mai, la sua voce era tenue.


Una debole eco che quasi non raggiungeva il suo cuore, coperta dalle risate felici dei ragazzi davanti a lui.


Tanya e Spike… che si inseguivano, giocando con la neve, gridando e ridendo forte.

La gioia che si irradiava da loro come una luce pura, senza fine e senza ombre.

Trasformando in ragazza una Cacciatrice e un vampiro nel giovane uomo che l’attirava fra le braccia, stringendola a se.


E facendo sentire Angel molto, molto vicino a quella felicità che per lui, ora, aveva il loro volto.


Si voltò leggermente, attirato da un quieto umore di passi, e quando scorse Eleanor si affrettò a salutarla, attendendo che lo raggiungesse.


La donna indossava un lungo cappotto verde cupo bordato di pelliccia, e aveva gli occhi rivolti verso Spike e Tanya.


Non era felice.

E si vedeva.


Il giovane volto che, pure, Angel era abituato a veder solcato da un ‘espressione severa incupito da una preoccupazione profonda. Quasi tangibile.


Poteva capirla…


Dopotutto, Tanya era più della sua Cacciatrice per lei.


Era la creatura che aveva tirato fuori dalla Siberia, a cui aveva insegnato tutto.

Era la figlia che ancora non aveva avuto.


Ed ora era innamorata di un vampiro… di una creatura delle tenebre, una di quelle che le era stato insegnato a disprezzare, a cacciare, ad uccidere senza pietà, perché di pietà non ne meritavano alcuna…

Di un mostro…


La sua bambina ed un mostro…

Era ovvio che non approvasse…


Era ovvio che provasse per lui e per Spike qualcosa che pure era molo diverso dalla iniziale sfiducia… qualcosa che somigliava al dispetto… per essersi intromessi nella loro vita… per averle portato via Tanya…


E Angel non aveva idea di cosa potesse dire o fare per rincuorarla…


Perché la comprendeva, eppure continuava a chiedersi come potesse esserci davvero qualcosa di sbagliato in quell’amore, se dava tanta gioia a entrambi.

Se li riempiva, se li faceva ardere insieme…


Li vide ruzzolare sulla neve, una sull’altro, e mentre un sorriso gli saliva alle labbra, accanto a se, sentì Eleanor fremere.


"C’è qualcosa che non va?" Si azzardò finalmente a chiedere.


Lei non lo guardò, continuando a fissare Tanya e Spike.

"Nulla, " Mormorò. " ho solo freddo."


Angel deglutì, cercando un altro argomento.

Ma tutto ciò che gli venne in mente fu quello che davvero pensava.

"Tanya ha trascinato qui anche te…" Cercò di sembrare tranquillo. " perché felice com’era non avrà pensato…"

"Che io, invece, potessi non esserlo …" Finalmente, Eleonor lo guardò. E c’era una pena profonda, misteriosa, nei suoi occhi verdi. "No… credo che lei volesse farmi vedere quanto è felice…" Tornò a fissare i due innamorati, che si erano appena rialzati, e Spike, che stava facendo girare Tanya come una bambina.

E parlò, stavolta senza che Angel dovesse chiedere nulla.


"Ho sempre creduto che lui le avrebbe fatto del male…" Mormorò. "e in parte lo credo ancora… Ma adesso, più forte di tutto, è il pensiero che se qualcuno dovesse attaccarla… Spike sarebbe lì a proteggerla…"


Angel aggrottò la fronte.

C’era qualcosa che non gli piaceva in quella frase apparentemente piena di affetto e sollecitudine.

Qualcosa che lo inquietava.


" Tanya non ha bisogno di essere difesa," Mormorò . "è’ una straordinaria Cacciatrice…"


Eleanor lo guardò di nuovo, con gli occhi improvvisamente scintillanti.

"Si!" Esclamò. "Una grande Cacciatrice!

E’ non c’è bisogno che a certificarlo sia uno stuolo di idioti burocrati!"


Lo aveva detto con foga, con una passione che strideva con la calma malinconica di poco prima, ed Angel era sul punto di chiederle che cosa avesse voluto dire quando i suoi sensi da vampiro lo avvertirono di qualcosa che si apprestava a colpirlo, e lui roteò il busto, appena in tempo per schiave una palla di neve, e per beccarsene un ‘altra, contemporanea, sulla spalla.


"Andiamo, Angel," Gli gridò Spike, che già si era chinato in cerca di un altro proiettile. "vediamo se riesci a batterci!"


"No…" Si schernì lui." Spike…"


Troppo tardi.


La palla di neve lo prese al petto, in pieno, raggiunto immediatamente dal colpo di una raggiante Tanya.


"Ragazzi!" Esclamò, mentre il loro si trasformava in un vero e proprio bombardamento. "Smettetela…"


Rise.


Sapeva che avrebbe potuto facilmente evitare tutti i loro colpi.

Ma magari, semplicemente, non voleva…


Infranse una palla di neve prima che gli colpisse la guancia, e quando un ‘altra, lanciata da Spike, o prese al collo, e lui fece un gesto di trionfo con il braccio, si lasciò andare ad un misto fra un ‘esclamazione di stupore e una risata.


"L’avete voluta!" Esclamò, chinandosi a raccogliere un ‘enorme manciata di neve. Che, un attimo dopo, prese Spike diritto in faccia.


*****


Vi era stato un tempo in cui il mondo di Spike, la ragione intera del suo essere, era ruotata attorno alla notte, attorno al cremisi del sangue, alle grida disperate degli uomini...e a due occhi verde azzurri, persi in un mondo di follia assassina.


Vi era stato un tempo in cui gli era sembrato naturale, in cui non avrebbe cambiato quanto aveva per nulla al mondo.


Vi era stato un tempo in cui aveva creduto di conoscere la perfezione.


Prima di Tanya.


Prima che il loro amore gli mostrasse cosa fosse realmente…


Guardare la donna che amava giocare sulla neve, come una bambina, dimentica per una volta del peso che le gravava sulle spalle…


Osservare le sottili volute di condensa formare nuvolette attorno alle sue labbra, quando rideva…


Desiderare che il cielo non fosse coperto da nubi per poter vedere il suo sorriso risplendere alla luce del sole, così come I suoi capelli spettinati…


Era ancora un demone, Spike, e sentiva ancora una parte di se picchiare contro le pareti della sua umanità, schernendolo per ogni suo gesto, ogni sua parola.


Per ogni sorriso, per ogni bacio.


La sua voce però stava diventando meno insistente, o forse era Spike a non sentirla più.


Se ammettere di essere un demone minore aveva come unico prezzo l'estasi di amare ed essere riamato da Tanya...


...beh, era prontissimo a pagarlo per l'eternità.


"Andiamo, Spike!" Lo incitò lei, e, come al solito, la gioia nei suoi occhi e nella sua voce ebbe il potere di portargli un sorriso alle labbra.


Sorrideva, Spike, quanto non aveva mai sorriso nella sua vita da umano o vampiro. Non credeva che avesse mai smesso di sorridere, da quel pomeriggio di sei mesi prima, quando Tanya lo aveva baciato.


Da quando gli aveva detto che lo amava.


Lei, creatura di luce, l'anima più pura che avesse mai conosciuto… lo amava.


Ed amava tutto di lui.


Uomo e demone.

Sorrisi e ringhi.

Sete di sangue e di cultura.


Tutto, tranne quella maschera di cinismo, l'autodifesa che aveva costruito attorno al suo cuore quando l'aveva conosciuta.


La maschera che li aveva tenuti lontani l'uno dall'altra per sei mesi.


"Non sfidare mai un vampiro, amore...." Esclamò rincorrendola.


Tanya si voltò, rivolgendogli un sorriso radioso.

"Non ti sto sfidando" Disse semplicemente.


Spike sorrise, mentre si avvicinava a lei, le loro forze simili.


A volte aveva quasi la certezza che si muovessero in sincronia.


Non era una cosa voluta.

Accadeva e basta.


Era parte di quella cosa meravigliosa che era il loro amore.

E lui non avrebbe potuto rinunciarvi, tanto quanto non avrebbe potuto smettere di bere sangue.


Gli era necessario per sopravvivere.


La prese tra le braccia, ignorando il familiare fremito di piacere che gli attraversò il corpo.


"Ti arrendi?" Domandò con voce roca.


Tanya inclinò la testa, appoggiando una tempia contro uno zigomo di lui, e mormorò: "L'ho fatto tanto tempo fa, Spike..."


Spike dischiuse le labbra, sorpreso, come sempre, dalle parole della ragazza. L'amore che quella ragazza gli dimostrava continuava ad avere quell'effetto su di lui.


Le sorrise, stringendola a se, mentre con le labbra cercava le sue.


La risposta di Tanya fu gioiosa, e per un istante il mondo sembrò svanire attorno a loro, e tutto fu bianco, pieno di una luce che non bruciava, ma riscaldava il suo cuore, e la parte vuota dentro di se, dove un tempo vi era stata la sua anima, d’improvviso, sembrò riempirsi.


Continuò a baciarla, mentre la faceva volteggiare, e le labbra di lei si distesero in un sorriso contro le sue.


Come sempre, la sua voce armoniosa gli ripeté che lo amava...senza badare al fatto che lui non avesse mai pronunciato quelle parole.


Tanya sapeva.


La fece volteggiare, mentre il bacio diveniva più profondo, mentre il suo autocontrollo veniva messo alla prova.


Per lei.

Per la sua passione.

Per il desiderio che gli montava dentro


Le braccia di Tanya erano attorno alle sue spalle, mentre rideva, spensierata, affidandosi completamente a lui.


Lei, la persona più forte sulla terra, cercava protezione in lui…

E sembrava essere la cosa più naturale del mondo…


Naturale proprio come il fatto che la sua agilità di demone lo abbandonasse improvvisamente, facendolo inciampare sui suoi stessi piedi.


Chissà perché non mi stupisco affatto.. considerò distrattamente Spike, mentre Tanya e lui rovinavano a terra, in un groviglio di gambe.


Incredibilmente, il sorriso di Tanya si allargò ed una risata le sfuggì dalle labbra carnose.


Spike, che le era finito sopra, si puntellò sui gomiti, dimentico, come spesso accadeva, della forza straordinaria della ragazza, e le sfiorò con le dita il naso.


Tanya sollevò leggermente il capo, ricambiando con una carezza ai suoi capelli.


Si chinò su di lei, e le sfiorò le labbra con le sue, prima di mormorare: "Io ti amo..."


Ammiccò.


Aveva pensato ad uno scenario completamente diverso per rivelarle dei suoi sentimenti.


Aveva immaginato quella scena dozzine di volte, giungendo alla conclusione che non ci sarebbe mai riuscito, che avrebbe continuato a dimostrarle il suo amore con I gesti.


...gli echi del passato erano ancora troppo forti dentro di lui...o così aveva pensato.


Era semplice, invece, tanto semplice che si ritrovò a ripeterlo sottovoce, mentre gli occhi di Tanya si riempivano di lacrime.


"Ti amo" Ripeté ancora, vagamente consapevole del fatto che Angel ed Eleanor erano presenti, e giungendo alla conclusione che non gli importava.


Lo avrebbe gridato dalla cima del Palazzo D'Inverno, se Tanya gli avesse chiesto di farlo.


Piano, si rimise in piedi, tendendole le mani perché lei potesse fare lo stesso, e Tanya gli circondò la vita con un braccio, appoggiando la testa contro la sua spalla.


"Grazie..." Sussurrò , mentre si avvicinavano ad Angel ed Eleanor.


Spike abbassò la testa, e sollevò il volto della ragazza con le dita.

"Di cosa?" Domandò.


"Quello che hai detto...so quanto sia difficile per te..."


Spike scosse il capo.

"Amarti non è difficile, Tanya, nemmeno per un demone..."


"Non stavo parlando del tuo demone, Spike..." Sussurrò lei guardandolo.


Per l'inferno, sarebbe mai giunto il giorno in cui quella ragazza avrebbe smesso di sorprenderlo? Come faceva a leggergli dentro con tanta facilità?


Spike si strinse nelle spalle, attirandola a se, e di nuovo la baciò, e di nuovo la risposta di lei lo sconquassò, unendo uomo e demone in un momento di felicità perfetta.


"Vedi anche tu quello che vedo io?" Domandò Spike qualche istante dopo, indicandole con lo sguardo Angel ed Eleanor.


"Il tuo sire e la mia Osservatrice?" Domandò Tanya, e Spike riconobbe, nella sua voce, una nota maliziosa.


Scosse la testa mentre si abbassava e raccoglieva una manciata di neve, plasmandola poi nelle sue mani.


"No" Disse "la tua Osservatrice, ed un bersaglio perfetto..."


Si voltò a guardare Tanya, che nel frattempo lo aveva imitato e teneva in una mano una palla di neve.


"Sei pronta?" Domandò con un sogghigno.


Tanya si limitò ad inarcare le sopracciglia, e per un istante Spike vide la ragazzina che avrebbe avuto il diritto di essere, se la vita prima e il suo ruolo poi non glielo avessero negato.


"Al mio tre" Mormorò.


Contarono silenziosamente, poi, come un sol uomo, lanciarono I loro proiettili in direzione di Angel, che sobbalzò interrompendo quello che aveva tutta l'aria di essere un discorso molto serio con Eleanor.


"Andiamo Angel," Esclamò Spike ridendo. "vediamo se riesci a batterci..."


Angel sorrise, e un attimo dopo , nei suoi occhi, non potè più scorgere l’ombra scura di poco prima… un’ ombra che invece rimase sul volto di Eleanor.


*****


Los Angeles, 2001


"Angel aveva notato subito la stranezza nel comportamento di Eleanor" Spiegò Spike, e accendendosi una sigaretta scosse la testa. "Quanto a Tanya e me, credo non avremmo fatto caso neanche all'atterraggio dell'Enterprise nel mezzo di San Pietroburgo...


E invece avremmo dovuto prestare attenzione a quanto stava accadendo … " Strinse le labbra, "Non avevamo idea di cosa ci attendesse...soprattutto considerato il fatto che era stata proprio Eleonor ad aiutarmi nel procurarmi il regalo di compleanno per Tanya.


Il diciottesimo compleanno "


"Cosa le regalasti?"


Spike sorrise.

"Tanya voleva andare ad un ballo.


Ricordo ancora quanto era imbarazzata nell'ammetterlo...


In tutto il tempo che trascorremmo insieme le avrò forse sentito esprimere in tutto tre desideri…e ogni volta le sembrava sempre di fare qualcosa di sbagliato…"


"Fammi indovinare… ti procurasti i biglietti e ce la portasti… "


Spike annuì lentamente.


"Ero così eccitato all'idea di aver realizzato un suo sogno che glielo rivelai giorni prima del suo compleanno...


Avresti dovuto vedere il suo sorriso...


Tanya dimenticava così spesso di essere una ragazza, presa com'era dalla sua missione..." Si allungò verso il tavolino e prese il piattino di vetro verde, ormai colmo, ignorando lo sguardo sorpreso di Kate quando si alzò ed andò a svuotarlo in cucina, continuando nel frattempo a parlare.


"Angel, invece, le regalò un vestito...


Sembrava una principessa, Kate...sembrava uscita da un ritratto.


E, per la cronaca: Angel ha un gusto fenomenale per gli abiti, anche se considerata la vasta scelta di colori del suo abbigliamento non avresti mai potuto dirlo." Terminò, tornando in salotto.


Kate lo guardò per un istante, prima di dire: "Sai, Spike? Stavo pensando al fatto che non credo di averti mai visto indossare qualcosa di diverso da quello che porti in questo momento"


Spike sollevò un sopracciglio. "E' un modo gentile per dirmi che sono la persona meno indicata per commentare lo stile di Angel?"


Kate prese un sorso d'acqua ed aggrottò le sopracciglia, occhieggiandolo al di sopra del bicchiere.


Spike annuì con aria grave, prima di commentare: "Strano, anche Cordelia me lo dice sempre!"


Kate si limitò a stringersi nelle spalle.


Posò il bicchiere in terra, e si abbracciò le gambe, prima di mormorare: "Stavamo dicendo?"


Spike aspirò un'altra boccata dalla sua sigaretta.

"Il compleanno di Tanya si avvicinava....e nessuno di noi aveva idea di cosa stesse per accadere."


*****


San Pietroburgo, 11 Novembre 1912


"Sembro un'idiota!" Bofonchiò Spike, cercando di allontanarsi da Angel.


"Spike, sta fermo!" Commentò l’altro pazientemente, continuando ad annodargli la cravatta.


"Chi diavolo ha deciso questa moda?" Protestò Spike osservandosi le maniche della giacca nera, "Non importa!" Disse. "Ricordami solo di scovarlo ed ucciderlo!


Sembro un maledetto damerino!"


Spike guardò Angel che sospirava pazientemente alle sue parole, grato per il fatto che non gli avesse ricordato che vi era stato un tempo in cui era stato solito vestirsi a quel modo.


"Spike, non credo ti farebbero entrare se ti presentassi con una delle tue tenute!"


"Cos'hanno di sbagliato i miei abiti?" Domandò Spike, mentre Angel si allontanava.


Caso mai gli fosse rimasto qualche dubbio sui suoi sentimenti, il fatto che fosse giunto ad indossare un abito da sera per accompagnare Tanya al ballo li avrebbe completamente cancellati.


"Oh, sono perfetti… per cacciare demoni, per girare indisturbato per le strade di S.Pietroburgo, ma non credo siano indicati per un ballo." Commentò Angel sedendosi sul divano e prendendo tra le mani il libro che stava leggendo prima che Spike irrompesse in salotto minacciando di uccidere tutti i sarti di S.Pietroburgo, a cominciare dall'idiota che gli aveva venduto quel vestito.


"Blake?" Domandò Spike gettando un'occhiata al volume.


Angel lo abbassò ed annuì, mentre un mezzo sorriso gli increspava le labbra.


Ormai non si mostrava più sorpreso quando Spike mostrava di conoscere qualcosa di più di modi di uccidere e torturare.


D'altronde, Angel era entrato nella sua stanza di Londra, anni prima, dove il giovane uomo che era stato aveva passato giornate intere a studiare.


Si domandò per un istante se avesse intravisto la sua laurea, appesa ad una parete.


"C'è un sorriso d'amore" Disse Spike lentamente, avvicinandosi all'attaccapanni. "E c'è un sorriso della seduzione." Continuò infilando poi il cappotto.


Si avvicinò lentamente al divano, continuando sottovoce, mentre il suo sguardo era fisso sulla finestra.

"Un sorriso c'è dei sorrisi. Dove si incontrano quei due sorrisi."


"Il manoscritto Pickering?" Chiese Angel.


Spike annuì, sbuffando, e Angel sembrò divertito quando gli disse: "Perché non vai a prenderla? Sei già pronto..."


Spike annuì e si voltò verso l'ingresso, ma non fece che qualche passo prima che la porta si aprisse e Tanya avanzasse lentamente al centro del salotto.


"Per l'inferno!" Esclamò Spike, accorrendo verso di lei.


Una grossa ecchimosi le si stava formando su uno zigomo, e un largo rivolo di sangue le scorreva da una tempia. Non aveva il cappotto, ed il nuovo abito bianco, l'abito che Angel le aveva regalato per il compleanno era lacerato in alcuni punti.


Lunghe ciocche di capelli erano sfuggite alla sua acconciatura, una semplice crocchia, ora quasi completamente disfatta.


Spike, strinse la ragazza a se, ma sussultò quando lei si lasciò sfuggire un lamento.


"Chi ti ha ridotto così?" Domandò, prendendole delicatamente il volto tra le mani. Tanya abbassò la testa, mentre lacrime, che sembrarono spezzargli il cuore, le riempivano gli occhi.


"Ho perso i miei poteri" Singhiozzò, nascondendo il volto nel petto di lui.


Spike le accarezzò i capelli, mentre il suo sguardo incontrava quello di Angel.


Le sfiorò le spalle, cercando di placare il tremito convulso della ragazza.


"E...erano uomini" Spiegò lei, contro il cappotto di Spike.


Sollevò la testa, guardando prima Spike per un lungo istante, poi Angel, e deglutì prima di mormorare: "E' colpa mia"


"Cosa?" Domandò Spike, più aspramente di quanto avrebbe voluto.


"Ho trascurato la mia missione.


Sapevo sarebbe successo prima o poi...sapevo di non essere degna"


...aiutami ad essere come dovrei essere...


Le parole che aveva udito un anno prima, quando per la prima volta aveva visto Tanya, gli ritornarono alla mente.


... anche se non sono degna del mio ruolo...


Allora, quando ancora non la conosceva, quando ancora non l'amava, quelle parole l'avevano commosso, avevano scosso la parte umana che ancora viveva dentro di lui fino alle lacrime.


Ora, dopo un anno, Spike conosceva la disperazione di Tanya, sapeva quanto profondamente ella amasse la sua missione, quanto la facesse sentire viva. Nonostante il tormento, i rimorsi che le dava, Tanya era viva, completa, realmente, solo quando combatteva, solo quando si sentiva utile.


"Come farò?" Stava domandando lei. "Come potrò assolvere ai miei compiti? Non posso ....non posso tornare ad essere inutile!"


Vi era una nota di autentica disperazione nella voce della ragazza , e Spike strinse i denti, ignorando la parte di se che gioiva alla prospettiva che Tanya rimanesse senza i suoi poteri.


Sarebbe stata al sicuro. Non avrebbe corso il rischio di morire ogni notte, uccisa da un suo simile.


"Ascoltami Tanya!" esclamò lui, prendendole le spalle e costringendola a guardarlo. "Tu non sei inutile!


Per l'inferno, non è la cacciatrice che lavora tutto il giorno negli ospedali!

Non è la cacciatrice, che bada ai bambini abbandonati di San Pietroburgo!


Non sarai mai inutile. La Cacciatrice è solo una parte di te..." La sua voce divenne poco più che un sussurro quando aggiunse: "La tua forza maggiore è nella tua anima...l'essere Cacciatrice non cambia quello che sei"


Tanya scosse la testa.

"Io non..." Trasse un respiro profondo. "non smetterò di combattere, anche se non dovessi riacquistare I miei poteri...non potrei mai..."


Spike strinse I denti, guardando di nuovo Angel, che aveva abbassato la testa, la fronte corrugata.


"State calmi…" Mormorò il vampiro bruno. "tutti e due…."

Angel sollevò la testa. "Le Cacciatrici non perdono i loro poteri… non l’ho mai sentito dire…"


Spike aggrottò le sopracciglia e guardò Tanya.

"E' vero amore..."


"I poteri di una Cacciatrice non sono a nolo..." Continuò Angel. "sono dentro di te fin quando vieni attivata...e c’è un solo modo per perderli… "


Istintivamente, Spike strinse Tanya più forte a se, e guardò Angel domandando: "Hai qualche idea?"


"Andrò a parlare con Eleanor.

Forse c'è qualcosa nelle vecchie cronache degli osservatori che potrà aiutarci a capire..."


Angel passò loro davanti, afferrando il cappotto dall'attaccapanni, si avvicinò di un passo e sorprese Spike, appoggiando una mano su una spalla di Tanya.


"Troveremo una soluzione Tanya," Mormorò. " te lo prometto...."


Spike guardò Angel andar via, mentre ancora Tanya era tra le sue braccia, non dubitando, nemmeno per un istante, che avrebbe mantenuto la sua promessa.


*****


Los Angeles, 2001


"Non lasciarti ingannare da quello che Angel e gli altri dicono di me, Kate" Disse Spike.

"Io sono un bastardo. "


Sorrise


"Quel che è peggio? Amo quello che sono!" Spike scosse la testa. "Angel non è molto obiettivo...a sentire lui, sono un bravo ragazzo dal passato solo un po' turbolento"


"Perché me lo dici?" Domandò Kate, e Spike colse un'ombra di scetticismo sul suo volto...e di timore.


"Oh, non temere cucciola...non ho intenzione di morderti..." Strinse le labbra. "Non potrei farlo neanche volendo."


Ignorando l'occhiata incuriosita di Kate, Spike continuò.

"Tanya era disperata...credo di non aver compreso appieno quanto l'essere Cacciatrice fosse importante per lei fino a quella sera...eppure… io ero felice.


Nonostante la sua sofferenza.


Ero felice perché perdere I poteri avrebbe significato non essere in pericolo.


Le Cacciatrici hanno una vita breve...."


*****


Angel sentì una stretta al suo freddo cuore fermo quando lo sguardo gli si posò su un gruppo di bambini, poveramente vestiti, che giocavano ai margini della strada con la neve che si era accumulata negli ultimi giorni.


Sembrava passata solo un ‘ora da quando aveva guardato sorridendo Spike e Tanya abbracciarsi nella piazza coperta di neve, e si era sentito leggero, e felice come non gli era più accaduto dacché era bambino.


Sembrava passata solo un ‘ora da quando il volto di Tanya aveva brillato di una felicità che sembrava non dovesse mai avere fine, e adesso quello stesso volto era coperto da ematomi, e rigato di lacrime.

E quelle stesse braccia che avevano accolto Spille fra le risa ora cercavano rifugio nelle sue , tremando.


Sembrava passata solo un ‘ora dacché lei era stata così entusiasta dei complimenti del Concilio, e adesso piangeva, perché credeva che i suoi poteri potessero esserle stati tolti.

Perché pensava di non esserne degna.


E un ‘ora, solo un ‘ora dacché aveva riso come mai da quando la sua anima gli era stata resa, mentre colpiva Spike con l’ennesima palla di neve, e quando si era voltato, in imbarazzo, e non aveva più visto Eleanor accanto a se.


Ora la guardava, riflessa nel vetro che non poteva rendergli l’immagine del suo volto.


Guardava il viso nervoso della donna, il modo in cui stringeva con forza lo schienale di una sedia, e intanto fissava le sue spalle e si sforzava… si sforzava di sorridere.


" … Tanya deve essere sconvolta…" Stava mormorando." Povera bambina… ma sono certa che non sia nulla di grave…"


Ancora, Angel fissava la sua immagine riflessa.


Ancora le dava le spalle.

Come aveva fatto da poco dopo che lei aveva preso a parlare.


Come aveva dovuto fare…


"Nei diari degli Osservatori non si fa il minimo accenno alla perdita dei poteri… non si è mai verificato un simile caso…


Sono… sono sicura che si tratti semplicemente di stanchezza…

Tanya… si strapazza sempre troppo…"


Abbassò gli occhi, solo per un attimo.

"Lo sai anche tu… gli ospedali, le opere di carità, e poi la caccia… anche la migliore delle Cacciatrice si esaurirebbe, e lei dimentica troppo spesso di essere solo una ragazza.


Comunque sono molto felice che sia venuta da voi.

Non so immaginare un luogo in cui sarebbe più al sicuro."


"Non ne dubito affatto, Eleanor." Rispose quietamente.


"Certo, se questi disturbi persistono dovremo fare delle serie indagini, ma credo che sia inutile allarmarsi per un episodio isolato…"


Angel sollevò la testa.


Sotto di lui, in strada, i bambini avevano smesso di giocare, ed erano corsi a casa.


"Molto bene, " Mormorò, voltandosi. "e adesso dimmi la verità."


La sorpresa di Eleanor durò un istante. Solo un istante.

Eppure negò.


Sfidando il suo sguardo.


"Non so di cosa stai parlando…"


Angel avanzò di un passo, senza minimamente mutare espressione.

" Che cosa sta succedendo a Tanya, Eleanor?"


"Angel, non so cosa tu abbia creduto di capire…"

"Che cosa sta succedendo a quella bambina che ti ama?!"


Eleanor abbassò gli occhi, ma lui l’afferrò per le braccia, costringendola a guardarlo.

"Hai idea di quante volte mi abbiano mentito, Eleanor?

E hai idea di quante volte ci siano riusciti?

O di quanto più bravi di te fossero a mentire?


Hai idea di come Tanya stia male, Eleanor?" Strinse più forte la presa.

"Che cosa le è successo?

O forse dovrei chiederti che cosa le hai fatto?"


Eleanor strinse le labbra, ma stavolta non distolse lo sguardo, ne cercò so sottrarsi alla sua stretta.


"L’ho drogata…" Disse.


Chiaramente.

Fortemente.


E, del resto, lei voleva che lo sentisse bene.


Angel sgranò gli occhi, lasciandola andare.


Aveva capito che c’era qualcosa che non andava… ma non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere…


"Oh, mio Dio, Eleanor, perché?"


Lei deglutì, e si avvicinò di un passo, quasi che fosse delusa che Angel l’avesse lasciata.


"Non avei voluto.

Non lo avrei mai fatto… una … una parte di me aveva persino rimosso l’esistenza del Cruciamentum, finché non mi hanno mandato qual pacco…"


"Cruciamentum?"


Eleanor si fissò le mani per un istante, e poi sollevò gli occhi di scatto, e parlò freddamente, a raffica.


"E’ un test.

A cu vengono sottoposte tutte le Cacciatrici che compiono diciotto anni… per… per… controllare la loro efficienza…"

"Sono vive, che altra prova serve?"

"… si annullano i loro poteri per mezzo di una droga, e poi la Cacciatrice viene messa faccia a faccia con un vampiro appositamente preparato…"

"E se muore non era abbastanza efficiente!

Come non sarebbe quasi chiunque non fosse dotato dei suoi poteri!"


Era arrabbiato.


Le parole di Eleanor, e la freddezza apparente con cui le aveva pronunciate, lo avevano riempito di orrore, e di un’ ira fredda come ghiaccio.


"… si tratta di un’antica prova volta a saggiare le abilità della Cacciatrice, la sua capacità di sopravvivere in situazioni estreme, di improvvisare…"


"Certo!" Scattò Angel. "Come certi test che alcuni vampiri impongono ai loro sottoposti!"


"Ma che cosa vuoi da me?!" Urlò Eleanor, il muro del suo freddo controllo che cadeva in frantumi. "E’ crudele, d’accordo?!

Assurdo, crudele, animalesco, sei contento ora?!

Ma non l’ho inventato io, non sono stata io a decidere!"

"Tu l’hai drogata!" Angel strinse le mascelle, fuori di se dall’ ira. "Non è così?


Dimmi, Eleanor, era un ‘iniezione?

Una polvere?

Del liquido?

E gliel’hai dato mentre dormiva, o magari l’hai mescolato con quello che mangiava?!"

"Basta, smettila!"

"Mio Dio, Eleanor, è Tanya!

E’ in lacrime, ed è disperata perché pensa che i suoi poteri le siano stati tolti perché non ne è degna!"


Eleanor cercò di voltarsi, ma lui glielo impedì, afferrandola nuovamente dalle spalle.

"Questa, questa ragazza ha bisogno di essere testata?!"

"Dovevo…"

"perché?"

" Perché è il mio lavoro!" Scattò lei, sfidandolo." Perché essere un ‘Osservatrice è l’unica cosa che abbia mai voluto!

E perché a trent’anni, donna, non avrei avuto la minima possibilità che mi fosse affidata una Cacciatrice!


Sai perché lo hanno fatto, Angel? Sai perché?"

Strinse gli occhi, ma c’era più dolore in quelle iridi verdi che rabbia.

E vergogna per se stessa.

Un sentimento che Angel conosceva molto, molto bene.


" Mi hanno mandato qui perché parlo il Russo.

Perché ero l’unica Osservatrice disponibile che lo conoscesse!

Solo per questo…" Sollevò il volto, avvicinandosi. "Sono le regole, Angel!

Il nostro è un ordine che si basa su una piramide di regole!

Leggi che sono vecchie come la storia!"

"Allora…" Mormorò lui , cupo. "Sarebbe l’ora di cambiarle."


La fissò.

Vide la posizione del suo viso e l’espressione dei suoi occhi.


E capì.


"Io non ti colpirò, Eleanor… non mi prenderò i tuoi rimorsi. Ne ho già abbastanza dei miei."


Lei socchiuse le labbra, ma Angel non la lasciò parlare.

"Voglio un modo per bloccare tutto." Disse.


"Non c’è…"

"Deve esserci."

"Te l’ho detto, Angel, sono regole vecchie di millenni…"

"E che ti daranno le tue regole, se quella ragazza si farà ammazzare, dimmi?!

O non ci avevi pensato?"


Strinse gli occhi, e seppe che dopo di sarebbe vergognato di se sesse per ciò che stava per dire.


"Fammi indovinare" Mormorò, con una voce ed un tono che erano molto simili a quelli che aveva avuto trent’anni prima. "Questa assurda tortura ha una durata soltanto temporanea, e tu sei detta: la mia bambina ha due vampiri che le guardano le spalle, sarà perfettamente al sicuro, e intanto io faccio la mia bella figura con il Concilio!

Bè, ora la farai la tua bella figura, e magari, intanto, Tanya si farà ammazzare!

Ma perché mai ti dovrebbe importare, dopotutto sono le regole!"


"Angel, sai che non è così!"


Le stava facendo del male.

Lo sapeva.

E in quel momento non gli interessava.


In quel momento l’unica cosa che gli importava era rivedere sui volti di Spike e Tanya il sorriso di pochi giorni prima.


"Io voglio un bene dell’anima a Tanya! E’ come se fosse mia figlia!"


L’afferrò di nuovo.

"Allora dimmi un modo per fermare tutto…"


Eleanor ansimò, scuotendo il capo disperata.


Poi, all’improvviso, spalancò gli occhi.

"Ma certo…" Mormorò. " Basterebbe…"

"Si?"

"… basterebbe che io raccontassi tutto a Tanya…e la prova verrebbe immediatamente invalidata…"


Angel la lasciò.

"Speravo di poterlo evitare a Tanya." Mormorò. "Speravo che non avrebbe mai dovuto sapere quello che tu le hai fatto… ma se è l’unico modo…" Indicò la porta con la mano. "Allora avanti, dopo di te…

e spero solo che qualcuno possa trattenere Spike…"


Eleanor affrontò i suoi occhi, e prima di prendere il cappotto, e uscire, gli rivolse un’unica, terribile frase:

"Non so se voglio davvero che qualcuno ci riesca…"


*****


"Sei una sgualdrina, Eleanor Arkwrigth Giles!" Urlò Spike. "Una sgualdrina inglese infida e bugiarda!"


Si avventò su di lei, il suo demone che gli crollava sul volto, spaventoso, e Tanya fece appena in tempo a frapporsi fra lui e la donna che non si era mossa di un passo.


"Spike…" Mormorò. " ti prego, no…"


Lui la ignorò, spostandosi di lato per riuscire a colpire Eleonor.

"Ti assicuro che ti farò così male che ti pentirai di averla toccata!"


"Amore mio, no…" Ansimò Tanya, ricominciando a singhiozzare. "Per favore, no…"


Gli appoggiò le mani sul petto, e un attimo dopo gli crollò letteralmente addosso, mentre le lacrime le scendevano copiosamente sulle guance.


Non riusciva a parlare Inglese.

Le parole non le uscivano dalle labbra, le frasi non si formavano nel suo cervello… trattenute, invischiate nel liquido denso e appiccico del suo dolore.

Della sua disperazione.


Spike, però, la capiva ugualmente, anche se non aveva la forza e l’autocontrollo per parlarle.

Per dirle una sola parola.


Si limitò a stringerla, a cullarla contro di se, ma Tanya sapeva che stava ancora fissando Eleanor.


Povera… povera Eleanor… la sua adorata Eleanor…


Il suo volto era così pieno di dolore, di disperazione e colpa mentre le parlava, mentre le spiegava i termini di quel gioco atroce, anche se cercava in parte di mascherarlo.


Era tutt’attorno a lei… e nei suoi occhi… e nel suo cuore…


Soffriva, Eleanor, per lei.


Per colpa sua… per quello che aveva dovuto farle.


Soffriva da giorni e lei non se n’era accorta.


Era stata così presa dal suo amore, dalla sua gioia, da non rendersi quasi conto del suo disagio, e da mettere da parte ciò che aveva percepito.


Ed era stata così piena di se stessa, così fiera di ciò che aveva, da non pensare…


"… dovevo capirlo io…" Mormorò piano, fra le lacrime. "Dovevo sapere che non potevano aver detto quelle cose su di me… dovevo sospettare che non avrebbero mai scritto dall’Inghilterra solo per… per…"


Spike l’allontanò di scatto, tenendola per le spalle.


"Piantala, Tanya!" Le gridò, il volto che ancora era quello del suo demone. "Piantala o ti prendo a schiaffi!"


Assurdamente, lei sorrise, e allungò una mano per sfiorargli il volto.

"Non vedi…" Mormorò. "State tutti male per colpa mia…"


Vide l’uomo che amava stringere i denti, e poi il suo volto mutare di nuovo.

"Oh… non per colpa tua…"

Lanciò un’altra occhiata a Eleanor prima di continuare.


"Voi mi fate schifo…


Vorrei che fossi tu ad essere legata e buttata in una fossa piena di vampiri…"


Si avvicinò di un passo, continuando a tenere Tanya per la vita, e stavolta non gridò, eppure il suo tono le fece molta, molta più paura di prima.


"Guardala, Eleanor…" Ringhiò. "Hai idea di cosa voglia dire per uno di noi starle vicino?

Odorare la sua purezza?

Degli esseri umani l’hanno ridotta così, sai cosa le avrebbe fatto un qualunque vampiro, un qualunque demone?

Hai idea di cosa le avrebbe fatto "prima" di ammazzarla?"


Davanti a lui, Eleanor si reggeva alla parete, pallidissima, come se non ci fosse più vita in lei.

E i suoi occhi sgranati dicevano a Tanya che voleva scappare, ma che non ne aveva la forza.


"Sei un’Osservatrice…" Continuò Spike, spietato. "Lo avrai letto… sarai in grado di immaginarlo con quel tuo cervello marcio!

Morderla sarebbe una misericordia che pochissimi le concederebbero! E i tuoi stronzi del Concilio sarebbero rimasti a guardare, mentre…"

"No!" Eleanor tese la mano, scuotendo il capo, e in quel momento sembrò solo una ragazza spaventata.


"Spike…" Supplicò Tanya, correndo verso di lei, affrontandolo, frapponendosi ancora una volta fra il suo amore e colei che era sempre stata sua madre.


Ma Spike non la guardava.

Continuava a fissare Eleanor, anche attraverso di lei.


"Che cosa c’è?" La schernì. " Il generale ha paura?

O il generale credeva che le regole avrebbero protetto Tanya da qualunque cosa avesse potuto incontrare mentre veniva qui?"


Disperata, Tanya guardò Angel, che rimaneva in silenzio, appoggiato alla parete, le braccia incrociate sul petto.


"Sarò un mostro, Eleanor, " Continuò Spike. " ma non la mando al macello come voi preziosi esseri umani.

Sarò un mostro, ma non sarà per colpa mia che verrà ammazzata!"


Finalmente, dopo aver incontrato gli occhi di Tanya, Angel si staccò dalla parete.


"Basta Spike…" Mormorò cupo, avvicinandosi ad Eleanor e a Tanya.


Spike ringhiò, volgendosi immediatamente verso lui.


"Anche tu!


Sangue nero, Angel, avrebbero potuto…"

"lo so."Lo interruppe . " Io lo so , Spike. Lo so meglio di te.

Ma ora basta.

Il segreto è stato rivelato, il cruciamentum annullato.


E’ finita"


Finita.


La voce di Angel aveva scandito quella parola. Lentamente.

E per un attimo essa fluttuò fra di loro, promettendo qualcosa che non poteva dare.


Poi, Tanya chiuse gli occhi.


"No…" Mormorò. " non è finita…"


La guardarono tutti, ma fu il volto di Spike che lei cercò.

Era lui che disperatamente voleva capisse.


"C’è un vampiro in giro per San Pietroburgo.


Cattivo.

Arrabbiato.


Condizionato per cercare me.


E io devo fermarlo…"


"Tu non devi fare niente!" Esplose Spike. "Loro lo hanno messo in giro, e loro se lo piangano!"


"Lo piangeranno uomini, donne e bambini innocenti.

E io non potrei vivere con questo rimorso…"


"Allora lo troveremo noi." Disse Angel risoluto. "Tu resta qui al sicuro…"

"No."


Il vampiro aggrottò la fronte.


"Io farò il cruciamentum…"


"Tanya…"Cominciò Eleanor, ma lei allargò le braccia, bloccandoli tutti..


"Non voglio perdervi!" Esclamò. "Nessuno di voi. E succederebbe se non affrontassi il Cruciamentum."


Si voltò verso la sua Osservatrice, inclinando leggermente il capo.

"Se il Concilio scopre che mi hai detto tutto, molto probabilmente, ti sostituirà…"

"Ma che dolore…" Soffiò Spike dietro di lei.

"… e io perderei mia madre… l’unica madre che abbia mai conosciuto.

E sarei sperduta senza di te…"


Si voltò di nuovo, verso Angel e Spike.

"E perderei te… perderei voi…"


"Dovrebbe scoppiare il sole!" Ringhiò Spike, mentre Angel attendeva che proseguisse.


"Diglielo, Eleanor." Sospirò Tanya.


Per un attimo lei tacque.

"Eleanor…"


Sentì la donna deglutire.

Era molto difficile per lei ammettere ciò che stava per dire.


"Non ho mai… detto al Concilio… di voi…" S’interruppe per un attimo. "Gli ho scritto naturalmente… di Angel, della maledizione, e loro mi hanno risposto di… tenervi alla larga… Che il Concilio non voleva avere niente a che fare con dei vampiri, anche se rinnegati… e poi…"

"Non gli hai detto di Tanya e si Spike…" Finì Angel per lei.


"Un vampiro e una Cacciatrice.

Inconcepibile.


Avrebbero ordinato a Tanya di lasciarlo.. e se lei non avesse obbedito avrebbero fatto uccidere Spike…

E lo stesso se fosse stato Spike ad opporsi…"


Una lacrima scese sulla guancia di Tanya.


Eleanor le aveva parlato dell’opposizione del Concilio, ma sentirlo dire… così…


Eppure raccolse tutte le sue forze, stringendo i pugni per riuscire a proseguire.

"Eleanor ha disobbedito ad ordini precisi…

Ora ha detto che a San Pietroburgo c’è una delegazione del Concilio che sta seguendo la mia… prova…

Se vi vedono se la prenderanno con lei.

Se si accorgono che ti amo…. O che tu mi ami… ti daranno la caccia…"

"Perfetto! Sbottò Spike." Sono solo uomini!"

"E io ti difenderei con la mia vita" Lo fisso negli occhi. "Disobbedendo agli ordini.

E ucciderei per te.

E alla fine braccherebbero anche me.


Dovrei lasciare la Russia.

E la mia missione… e lascerei anche te, per non costringerti a questo…


E sarei… finita… e questo sarebbe il prezzo minore. Perché nel frattempo sarebbero decine, centinaia quelli che non avrei salvato…"


Spike face per avvicinarsi, ma lei lo bloccò con un gesto delle mani.

"L’unico… l’unico modo è … affrontare il cruciamentum…

Dopotutto… dite sempre che sono brava…"


Cercò di sorridere.

Riuscì a sorridere.

Eppure, nessuno sembrò crederle.


" Va bene…" La voce di Spike risuonò fredda, chiara. "Ma non da sola…"

"Spike…"

"Fidati, Tanya." L’interruppe Angel, raggiungendo Spike e mettendosi al suo fianco. "Se non vogliamo che ci vedano non ci vedranno."


Scosse il capo, ma il vampiro sollevò la testa, minaccioso.

"Nessuno lo ha mai fatto, fino ad ora…


Ho ucciso centinaia di persone senza che loro nemmeno avessero idea della mia presenza, prima che io lo volessi…"


Era così… duro.

Così diverso dall’ uomo che Tanya aveva imparato a conoscere, e a cui voleva bene.


"Non te lo sto chiedendo, Tanya.


Noi verremo con te.

Che tu lo voglia o no.

E il Concilio non saprà mai nulla."


"Va bene…" Si arrese finalmente, il cuore improvvisamente più leggero al pensiero che sarebbero stati con lei, che se le fosse accaduto qualcosa non sarebbe stata sola… "Ma ora dobbiamo capire dov’è quell’assassino…"


"Ce lo farà sapere il Concilio…" disse Eleanor, che sembrava aver riacquistato il controllo su di se. "Probabilmente un messaggio è già a casa nostra…


Comunque lo avranno indirizzato verso qualcosa o qualcuno a cui tu tieni molto.


Loro… loro sanno come sei… avranno pensato a qualcosa che ti costringa a combattere anche senza poteri.

Ricordati che a rigor di logica non dovresti sapere nulla."


"Non capisco…"Mormorò Tanya, stringendo le mani una nell’altra. "Tutti quelli a cui tengo sono qui…

Voi siete tutto il mio mondo… e se il Concilio no sa di Angel e Spike… Dio… potrebbero prendere te…"


Eleanor scosse il capo.

"No… non credo… certo, non possono pensare a una ragazza di diciotto anni che non ha amici, che passa tutto il suo tempo nella caccia e…"


Sgranò gli occhi, mentre il cuore di Tanya si fermava nel suo petto.


"No…" Mormorò. " Mio Dio, no!


Mio Dio, no!"


Corse via.

E, mentre lo faceva, pregò per i suoi bambini.


*****


Avrebbe potuto essere un ospedale.

O un rifugio per senza tetto.


Avrebbe potuto essere uno qualunque dei posti dove lei prestava assistenza. Uno qualunque di quei luoghi di dolore in cui Tanya, inutilmente, cercava di portare un po’ di sollievo.


Eppure, aveva saputo immediatamente che si trattava dei suoi bambini.


Lo aveva sentito.


Dentro il suo cuore.

Come una spada che glielo passava da parte a parte.


Potevano averle presi il suo potere.

Potevano averle peso la sua forza.

Ma non le avevano portato via il cuore…


Uscì senza cappotto, correndo disperatamente nella neve.

Senza sentire il freddo, ne i passi di Angel e Spike dietro di se.


Senza sentire nulla fuorché la paura per i suoi bambini.


Così forte, così sconvolgente da non lasciare nemmeno posto per la rabbia.


Quella, ne era certa, sarebbe venuta dopo.

Ma ora doveva essere lucida.

Pensare.


Deviò il suo cammino, e con un salto strappò da un ramo la sua punta. Spessa, livellata, perfetta.


"Perdonami…" Mormorò all’albero, sfiorandogli il tronco prima di ricominciare a correre, solo leggermente impedita dall’ampia gonna del suo abito da ballo.


Il vestito che le aveva regalato Angel.

Il vestito della sua favola…


Ma Tanya non poteva avere un favola.

Tanya poteva avere solamente una missione…


Tanya poteva avere soltanto un cuore ferito, che gridava di paura.

E pregava, pregava, pregava.


Pregava Dio di fare in tempo.

Che nessuno dovesse pagare per colpa sua.


Arrivò ansimante davanti alla vecchia fabbrica, e già dalla distanza a cui si trovava comprese che qualcosa che non andava.


Le luci… non c’erano luci nemmeno ad una finestra…


Avrebbe potuto pensare ad una delle solite interruzioni della corrente a causa del vecchio impianto malandato… ma ancora una volta il suo intuito le disse che non era così.


Deglutì, guardandosi intorno.


Apparentemente non c‘era nessuno… e invece dovevano essere una folla…


Il gruppo del Concilio, tanto per cominciare… e poi Angel, e Spike…


Se chiudeva gli occhi, poteva quasi avvertire il loro sguardo su di lei.

Ma non aveva il tempo di chiudere gli occhi…


Doveva entrare.

Doveva affrontare ciò che sarebbe venuto.


"Mio Dio…"Mormorò a mezza voce. "Ti prego… fammeli salvare…"


Fu accolta dall’odore del sangue, e si voltò, cercando disperatamente fra le ombre.


La periferia della città era buia, povera, molto diversa dallo sfolgorio della sua zona più elegante, e non c’era che un tenuissimo lucore ad illuminare la stanza, provenendo dall’esterno.

Non abbastanza perché potesse vedere i corpi riversi in terra, finché non ci sbatté contro.


"No…"Sussurrò, chinandosi, e sfiorando con le dita il volto esanime ai suoi piedi. "Sonya…"


Aveva la gola squarciata.


Un messaggio per lei.


"Tanya…"

S’irrigidì, alzandosi in piedi, e dovette resistere all’impulso di correre fra le braccia di Spike.

" non possono avermi visto, non preoccuparti…"


"Angel?" Chiese piano.

"Fuori. Sta cercando il modo per darti un po’ di luce…"


Tanya annuì, sfiorando il corrimano delle scale.


"Tu ci vedi?"

"Si. Certo."

"Allora" Disse senza esitare. "Quando sarà il momento fa uscire i bambini, e mescolati agli altri… Così chiunque ci stia osservando non si insospettirà."

"Tanya…"

"No." Sollevò una mano, stringendo disperatamente le labbra. "Tu lo farai, Spike… per me…

Se mi ami lo farai."

"E tu?"

"Io… saprò finalmente se sono una brava Cacciatrice…"


Cominciò a salire, e dopo alcuni istanti sentì i passi di lui accanto a se.

"Non lo farò" Sibilò Spike." Non mi importa di quei bambini."

"Allora…" Disse lei calma. "Il loro sangue sarà per sempre sulle mie mani…"


Lo sentì stringere l’altro corrimano, così forte da frantumarne un pezzo, ma quando parlò lo fece solo per avvertirla.

"Sono nella sala da pranzo…" Sussurrò, a voce bassissima. "Sento i bambini…"


Tanya annuì, aiutandosi con il muro per muoversi attraverso il corridoio immerso nelle tenebre.


Contò le porte, una dopo l’altra, mentre nell’altra mano stringeva il suo paletto… e dopo alcuni passi cominciò a sentire anche lei i bambini.


Singhiozzavano, gemevano di paura, e si trattava di un suono soffocato, come se stessero sforzandosi per non piangere… per non farsi sentire.

Ma lui… il vampiro, voleva che Tanya li sentisse…


Era parte del suo piano.

Un piano che era stato condizionato ad attuare per prendere lei.

Per uccidere lei.

Da esseri umani.

Come lei.


No.

Non come lei.


Perché la Cacciatrice, volente o nolente, aveva poco di umano.


Era uno strumento di Dio, in un corpo umano.

E di ciò Tanya era sempre stata consapevole.

Ne aveva mai voluto che le cose fossero diverse.


Meglio che si trovasse lei in quella situazione.

E non un’altra, che magari non volesse quel ruolo.

Che non lo considerasse un dono, ma una maledizione.


Che volesse per se qualcosa di diverso.

E per questo desiderio mettesse degli altri in pericolo.


Meglio che fosse lei lì.

Meglio che fosse il suo sangue ad essere versato, invece di quello di chiunque altro.


Sentiva Spike dietro di se.

Immobile.

E avrebbe voluto dirgli così tante cose.


Avrebbe voluto rivelargli … no, avrebbe voluto gridargli che lo amava.

Come non aveva mai amato nessuno.


Ma non poteva.

Non poteva per i suoi bambini.


Per loro, non poteva rischiare che il vampiro nella stanza udisse qualcosa.


Aprì la porta, sapendo perfettamente che avrebbe cigolato, e sapendo anche che lui non ne aveva alcun bisogno.


E il suo ingresso fu salutato da un coro di esclamazioni soffocate.


Non vedeva nulla.

Solo un cumulo di ombre, accentuate anziché il contrario dalle imposte aperte, e dalle altre ombre che provenivano dall’esterno.


Masse indistinte di figure che tremavano leggermente.

E lui poteva essere ovunque.


Le venne da ridere.


Con quel buio il Concilio non avrebbe potuto accertare nulla… neanche se uno dei suoi incaricati si trovava nella stanza… davvero Spike avrebbero potuto…


Sentì il colpo arrivare, e si lanciò a terra, mentre i bambini, attorno a lei, gridavano, e poi rotolò su se stessa, rimettendosi in piedi.


"Era ora che arrivassi…" Sibilò una voce gutturale proprio davanti a lei. "Cominciavo ad annoiarmi e pensavo di fare uno spuntino…"

Lei ansimò, stringendo più forte il suo paletto.

"ma questi mocciosi sono tutti malati… sangue marcio… mentre tu… tu sei bellissima… e sana…


Sentì che si avvicinava, e poi lo udì ringhiare.


Eppure non provò paura.

Non per se stessa.


Ne ebbe molta di più quando sentì un altro ringhio, più basso, dietro di lei.


Lo sapeva… sapeva che non le avrebbe obbedito…


Non poté vederlo, ma lo seppe quando Spike si lanciò sul vampiro, e un attimo dopo udì il rumore di una brevissima colluttazione… un corpo che cadeva a terra… e poi lo strillo di un bambino…


No!

Quel mostro aveva lanciato un bambino addosso a Spike!


Ne sentì gridare un altro, e poi un altro, e pi li sentì urlare tutti, mentre, terrorizzati, si accalcavano sulla porta, bloccando Spike dall’altra parte, e una voce adulta, di uno dei medici volontari, strillava." No! Non tutti insieme… vi schiaccerete…"


Sentì un altro grido, quando il vampiro afferrò nuovamente un bambino e lo lanciò sulle teste degli altri, contro Spike, e gridò anche lei, più forte.

"Basta!

Smettila!

E’ me che vuoi, accomodati!"


Deglutì.


Sperava solo che riuscissero a mettersi in salvo…


Cercò di capire dove fosse il vampiro, ma con le grida e i rumori della fuga le fu praticamente impossibile.


Poi, all’improvviso, venne la luce.


Uno scoppio di fiamme alte come una casa.

Che attraversarono le finestre riversandosi nella stanza.


Angel.


Non aveva idea di come o dove avesse raccolto e dato fuoco ad abbastanza materiale da creare… quello.

Ma non ebbe tempo di chiederselo a lungo.

Perché lui le fu davanti.


Enorme.

Più obeso che robusto.


Un aristocratico, probabilmente, o un politico.


O, meglio, ciò che ne rimaneva.


Orribile nel suo volto da vampiro.


I bambini gridavano ancora, il panico che rallentava all’infinito la loro fuga, eppure, lei udì perfettamente ogni sua parola.

"Non so che mi abbiano fatto… ma so che ti voglio…

che non conoscevo neanche il tuo viso e già ti volevo.


E ora che lo vedo penso… che non potessero farmi piacere più grande…"


Crudeltà…

Cattiveria…


Le sentiva.


Chiare.

Terribili.

Persino senza i suoi poteri.

Forti come le urla dei bambini.


E per la prima volta dacché era stata attivata provò rabbia per la creatura che aveva davanti.


Arretrò di un passo, senza alzare il paletto, e lui avanzò, sprezzante.


"Posso renderlo persino piacevole…" Sibilò. "se lo vuoi…"


Tanya indietreggiò ancora, sfiorando con la mano lo schienale di una sedia.

"No" Esclamò, lanciandogliela addosso." Non lo voglio!"


Schizzò di lato, perfettamente consapevole che quel misero espediente non lo avrebbe fermato.


Quello che voleva era solo raggiungere la parete di fronte a se.


Lo sentì urlare e ringhiare, e seppe che le era dietro quando si lanciò da una delle finestre rotte, rotolando sul ballatoio che circondava due lati della vecchia fabbrica.


Sentì un forte dolore alla spalla, come da anni non avvertiva più, ma si rimise immediatamente in piedi.

E seppe, ancor prima di vederlo, che ci era riuscita.


Davanti a lei, il vampiro che voleva ucciderla, che il Concilio le aveva mandato contro e che aveva preso in ostaggio i suoi bambini, si dimenava selvaggiamente, incastrato nella finestra troppo stretta per lui.


"Guardami!" Gli intimò, sovrastandolo.


Lui lo fece, ringhiando.

E un attimo dopo fu finita.


Davanti a lei, oltre la finestra ormai libera,Spike la fissava, ansando.

E le sue braccia non dovettero attendere per stringerla a se.


*****


La odiava.


Ferocemente.

Come raramente gli era capitato di odiare qualcuno.


Mentre la sua voce, la cui inflessione gli ricordava vagamente quella delle persone che era solito frequentare in vita, continuava a biascicare parole, l'unica cosa che le salvava la vita, erano le braccia di Angel, che si erano strette attorno al suo torace.


Rowena Walsh era l'Osservatrice che aveva sovrinteso il Cruciamentum.


Una donna alta, magra, molto elegante. Freddi occhi azzurri e capelli biondi raccolti in un elaborato chignon.

Abiti costosi ed una pelliccia di zibellino che le arrivava fino ai piedi.


Aveva l'aria di odiare il posto in cui si trovava, di disprezzare Eleanor e di considerare Tanya, la Cacciatrice, al pari di un soldato semplice.


Spike sospettava che quella donna arcigna non avesse mai nemmeno visto un vampiro.


E, per l'inferno, come desiderava che ne incontrasse uno, dal vivo, e che l'incontro finisse con lei, inchiodata ad una parete, mentre il suo sangue allagava una strada.


"So cosa stai pensando, cara..." Disse la donna, rivolgendosi a Tanya, parlandole come fosse una bambina stupida. "Il Cruciamentum potrà apparire come una pratica crudele ai tuoi occhi così inesperti...ma è una tappa fondamentale nella vita di una Cacciatrice..."


"Per coloro che sopravvivono forse" Commentò Eleanor freddamente.


"Eleanor, gradirei che non interveniste nel mio discorso." Sibilò la donna, e Spike dovette letteralmente mordersi la lingua per non ringhiare.


"Mia Cara, hai gestito la situazione in maniera eccellente.

Hai dimostrato un gran sangue freddo, un notevole spirito d'iniziativa" La donna fece qualche passo nella stanza, portandosi alle spalle di Tanya, sfiorandole la testa con una mano ingioiellata, le cui lunghe unghie erano perfettamente laccate, e la stretta di Angel su Spike si intensificò per impedirgli di uscire dal loro nascondiglio.


Tanya non rispose.


Era seduta sulla sedia, composta, le mani appoggiate in grembo, uno sguardo serio, più serio di quanto Spike avesse mai visto, negli occhi grigi.


"Sei un'ottima Cacciatrice, mia cara. Il concilio è fiero di te.

Il concilio ha bisogno di valorosi soldati contro il male, ed hai dimostrato, nelle ultime ore, di esserne uno."


"Soldato?" Ripetè Eleanor, scotendo la testa mentre faceva un passo avanti verso la donna. "Tanya è solo questo per il concilio? Un soldato?

E voi che state comodi a Londra, bevendo tè e leggendo delle sue gesta cosa siete, di grazia?"


"Eleanor, credo che stiate per attraversare la linea che separa l'opinione personale dalla mancanza di rispetto verso un vostro superiore..."


"Stranamente non m'importa un accidenti...e vi pregherei di trattare la mia Cacciatrice e me col rispetto dovuto...Rowena!"


"La vostra..." Cominciò Rowena Walsh.


"Eleanor..." Mormorò Tanya interrompendo le due donne, e parlando per la prima volta da quando l'Osservatrice più anziana era entrata in casa. "Lei ha ragione.


Io sono solo un soldato..." Sospirò mentre si rimetteva in piedi. "Sono grata di aver soddisfatto il concilio"


L'Osservatrice sorrise, quasi indulgentemente, e Spike si ritrovò a digrignare I denti.


Sulle labbra di quella donna, un sorriso sembrava stridere.


"Sono lieta che ..."

Tanya sollevò una mano, e il suo sguardo era freddo quando mormorò: "Non voglio sentire altro..."


Fece un passo in avanti verso la donna, e nonostante la mancanza di forza, Spike notò come l'Osservatrice fosse indietreggiata.

"Ora che avete assolto al vostro compito, vi pregherei di lasciare casa mia..."


L'Osservatrice aprì la bocca, come per protestare, mentre i suoi occhi si posavano su quelli di Tanya.


La donna sostenne lo sguardo della Cacciatrice per qualche secondo, prima di abbassare la testa e mormorare: "Naturalmente mia cara..."


Sollevò la testa e guardò Eleanor.

"Buona notte signora Giles, sia voi che la Cacciatrice avete superato il Cruciamentum. Congratulazioni."


Salutò con un cenno del capo Tanya e da sola si avviò alla porta, la testa alta, a passo svelto, eppure Spike riuscì ad avvertire paura ed imbarazzo in lei, e ne fu felice.


"Sgualdrina...." Mormorò Eleanor, a voce così bassa che solo Spike ed Angel riuscirono a sentirla.


Passò qualche istante prima che la presa di Angel sul torace di Spike si allentasse, e quando finalmente il vampiro bruno lo lasciò andare Spike non poté trattenersi dal commentare: "Ti eri affezionato alla posizione, amico?"


Quando lo guardò, però, si rese conto che anche il suo sire doveva aver fatto uno sforzo titanico per non entrare nello studio di Eleanor e fare a pezzi Rowena Walsh.


Scrollò le spalle ed uscì dal nascondiglio.


Tanya era in piedi, nel salotto, e teneva la testa bassa, osservandosi il vestito.


"Grazie per non essere intervenuti" Disse Eleanor.


Sembrava stanchissima, la forza che aveva mostrato fino a qualche istante prima come evaporata. Quel che rimaneva ora, soltanto una donna, che mostrava, in quel momento, qualche anno in più rispetto a quelli che aveva.


"Non ringraziarci" disse Spike.

" Fosse stato per me stareste raccogliendo pezzi di sgualdrina inglese in questo momento."


Eleanor scosse la testa.

"Non credo avrei provato ad impedirtelo...." Guardò Tanya, mentre, per la prima volta da quando la conosceva, gli occhi verdi della donna erano pieni di lacrime, e mormorò: "Io...vado a riposare...hai bisogno di qualcosa, Tanyiuska?"


Incredibilmente, Tanya sorrise all'Osservatrice, la durezza nel suo sguardo completamente scomparsa.

"No, Eleanor. Va a riposare..."


"Buona notte..."


Eleanor si allontanò, e aveva raggiunto la porta quando si voltò.


Osservò per qualche istante la ragazza, poi mormorò: "Per quanto possa valere...auguri"


"Grazie" Rispose Tanya ed il suo sorriso si allargò.


Tanya aveva già perdonato Eleanor.


Perdonata? Tanya sta soffrendo perché lei soffre! gli ricordò la solita vocina nel suo cervello.


Spike scosse la testa e bofonchiò un saluto.


"Ho rovinato la nostra serata" Mormorò Tanya guardandosi il vestito. "Avrei voluto così tanto ballare con te..."


Spike sorrise.

"Sei ancora viva, amore...non hai rovinato nulla...." Si schiarì la gola prima di dire: "Non potresti mai farlo..."


Tanya sospirò, stringendo tra le dita la stoffa elegante del vestito.


Aveva tanto desiderato andare a quel ballo.


Non era una ragazza frivola. Spike sospettava che Tanya non avesse nemmeno idea di quanto fosse straordinariamente bella, e di quanto altre ragazze avrebbero ucciso per essere come lei.


La vita di Tanya era il suo lavoro, la sua missione.


Per una volta aveva voluto essere come tutte le ragazze della sua età....ed il suo sacro dovere le aveva strappato quell'illusione dalle braccia.


Non era troppo tardi.


Si sfilò piano la giacca, e si avvicinò alla ragazza, appoggiandogliela sulle spalle prima di mormorare: "Mia signora..." Le si parò davanti facendole un inchino, e continuò. "Un ballo ci aspetta..."


"Ma Spike..." Disse lei sgranando gli occhi.


Spike le appoggiò un indice sulle labbra e soffiò: "Fidati di me..."


"Con tutto quello che sono, Spike..." Disse lei con fermezza. "Con tutto quello che sono..."


*****


Suonavano il Valzer delle candele a Palazzo Anickov, e la musica, viaggiando sulle ali leggere del vento, raggiungeva le orecchia di Angel.


E sembrava quasi vibrare, movendosi con le nubi del cielo, e con i mille riflessi di fuoco che le torce ornamentali lanciavano nelle acqua gelide della Fontancka.


Ballavano a palazzo Anikov.

I nomi più prestigiosi della "vecchia" corte.


E ridevano.

E tessevano i intrighi.

E brillavano di gioielli.

Come di gioielli avevano brillato le mani di Rowena Walsh.


Eppure, con tutto il loro oro, nessuna delle donne in quel palazzo avrebbe mai potuto brillare come la ragazza dal capelli color del grano sull’argine sinistro del fiume, nel suo abito bianco strappato e schizzato di fango, le spalle coperte della lunga giacca nera da uomo e i capelli che, sfuggiti a lunghe ciocche dall’acconciatura, si muovevano baciati dalla brezza.


E nessuno degli uomini che reggevano quel paese avrebbe mai avuto suo volto l’espressione rapita del cavaliere che l’accompagnava.


Perché nei suoi più di centosettantanni Angel non aveva mai visto due persone innamorate come Spike e Tanya, e dubitava che avrebbe mai potuto vederle.


Suonavano per loro il Valzer delle candele, a palazzo Anickov, anche se non lo sapevano.


E per loro le stelle erano così luminose, e l’aria così tersa quella notte.


Per loro gli alberi della riva stornivano quietamente, intrecciando i loro rami in una sinfonia di ombre sul pavimento chiaro.


Per loro la Fontancka non era ancora ghiacciata, e gli scorreva a fianco, come un sussurro blu sotto il cielo argentato.


Per loro la brezza soffiava quella sera.

Per portare le note del valzer alle loro orecchia innamorate.

E guidare i loro occhi, quando si cercavano, nella penombra interrotta dai lampioni.


E per far credere a Spike che fosse il suo tocco a far rabbrividire Tanya, anziché quello di lui.


E condurre ad Angel la sua voce bassa, piena di passione, quando, con i capelli scompigliati dal vento, lui si chinò a baciare la mano di Tanya, e la guardò negli occhi, mormorando piano: "Ballate con me questo valzer, milady?"


Lei si portò la mano al cuore, e persino a quella distanza Angel poté vedere i suoi occhi brillare come stelle.


Non gli disse che le sembrava assurdo.

Ballare lì, sotto il cielo , sul lungofiume della Fontancka. Dove chiunque avrebbe potuto vederli.


Non gli chiese niente.


Solo… annuì, e lasciò che Spike le cingesse la vita.


Non sapeva ballare, Tanya… probabilmente non aveva mai ballato in vita sua.

Ma si lasciava guidare da lui, gli occhi persi nei suoi.


Ed era leggera.

Come una farfalla.


Come la brezza di San Pietroburgo.

Come la neve che volteggiava nel cielo di Russia.


Ed era felice.

Come una donna innamorata.


Come Spike.


Il demone senz’anima che la faceva danzare come una principessa, e che rise quando lei inciampò, e la sollevò in alto, tenendola dalla vita, facendola volteggiare e poi abbracciandola di nuovo.


Mentre il valzer suonava la sua canzone.


E Angel li guardava, un groppo che gli serrava la gola.


Se l’amore avesse avuto un volto, e una voce, e un cuore che batteva, e il calore di un corpo, e se avesse avuto forza e piedi per danzare, per Angel sarebbero stati quelli di Tanya… e di Spike.


Se avesse avuto un sogno, sarebbe stato il loro.

Un ‘illusione, forse, sarebbe stata la loro…


Sotto il cielo incomparabile di San Pietroburgo.


Accanto al fiume che scorreva. E agli alberi che danzavano insieme a loro.

E nell’abbraccio appassionato di un valzer.


Chiuso nell’ombra scura dei palazzi, e in quella ancora più fitta del suo cuore, Angel non si stancava di guardarli.


Non si stancava di vederli danzare sullo sfondo del fiume e del palazzo illuminato.


Non si stancava di sentirsi pieno di qualcosa che era insieme gioia e commozione.


Qualcosa che non aveva mai provato.

E che aveva il suono del vento, e la luce negli occhi di Spike e di Tanya.


E che dipingeva dentro di lui quell’immagine di pace e felicità che niente e nessuno al mondo avrebbe mai potuto cancellare.


Quell’immagine che era troppo vivida, troppo meravigliosa e troppo intensa perché il suo cuore potesse contenerla.


Che gli bruciava dentro.

E parlava una lingua che lui non avrebbe mai capito appieno.


Si mosse.


Veloce.

Silenzioso.


Ombra nell’ombra e oscurità nelle tenebre.

E la spada che nascondeva nel cappotto vibrò, luminosa.


Letale.


Un fruscio che il vento celò alle orecchia dei due giovani.


Un attimo.


Una nota rubata al Valzer delle candele.

Al valzer di quella notte.


E il demone che tramava dietro di lui cadde riverso ai suoi piedi, trasformandosi in cenere.


Guardò il lungofiume, e la coppia che danzava sul suo argine.


E fu felice di averli seguiti.


Per quello che gli regalavano.

E per ciò che lui poteva dare loro.


"Levati di mezzo…" Biascicò un vampiro alle sue spalle. E più lontano Angel sentì dei mugugnii di intesa. "Sono qui per la Cacciatrice."


Davanti ai suoi occhi, lentamente, Tanya e Spike smisero di ballare, e mentre la luce rendeva omaggio a capelli di lei, inondandoli di luce, sfiorarono una le labbra dell’altro, dolcemente.


Si baciarono a lungo, teneramente, eppure la loro passione giungeva vibrando fino a lui.


"Hai sentito, amico… " Ringhiò il vampiro. "Non ho niente a che fare con te.

Voglio la ragazza!"


Li guardò ancora, e ancora loro continuarono a baciarsi.


Si.

Era felice di averli seguiti.


Era felice di poter proteggere il loro sogno.


Si voltò, stringendo la spada fra le mani.

E un sorriso gli incurvò le labbra.


"Non stasera…"Mormorò minaccioso.


*****

Era ubriaco.


La testa gli girava vorticosamente, mentre il suo cuore senza vita fremeva.


La notte sembrava essere uscita da una fiaba.


Stelle brillavano, trapuntando il cielo e quella notte violacea che Tanya aveva osservato, per la prima volta dopo molti anni, non come una Cacciatrice, ma come una donna.


Il suo corpo era stato stretto al suo mentre avevano ballato, e lì dove la musica non aveva raggiunto le orecchie di Tanya, prive dell’udito formidabile da Cacciatrice, aveva supplito lui, soffiando la melodia nelle sue orecchie, nelle sue labbra.


Aveva creduto che Tanya avesse voluto essere una donna normale, per una volta.


Si era sbagliato.


Tanya aveva voluto vivere una favola.

Una fiaba con una principessa salvata da un cavaliere senza macchia e senza paura.

Con un ballo a suggellare il loro amore.


E Tanya aveva scelto lui come principe. Come cavaliere senza macchia e senza paura, senza sapere che nel frattempo la principessa aveva salvato il principe, risvegliandolo dal suo sonno eterno fatto di incubi.


I suoi sensi erano tesi, talmente tesi…


Riusciva a sentire l’odore di Tanya e il desiderio, che da acerbo era maturato.


Lo aveva letto nei suoi occhi.


La voglia di appartenergli, totalmente.

La voglia di essere sua.


Lo aveva sentito ancor prima che lei gli chiedesse di accompagnarla a casa.


La distanza era sembrata breve, mentre aveva tenuto la mano di Tanya nella sua, mentre i capelli di lei gli avevano solleticato una spalla.


Ed il suo sorriso…


Il suo sorriso l’aveva stordito.


Deglutì quando si fermarono fuori dalla porta.


Si allungò verso Tanya, sfiorandole le labbra, mentre le sue gli bruciavano il cuore.


Era ubriaco.

Era impazzito.

Era felice.


Si allontanò, nonostante il desiderio di lei stesse diventando tangibile e tutto quello che era, il suo demone, l’uomo gli stessero urlando di prendere tra le braccia quella ragazza e farla sua.


Sua per sempre.


Il respiro di Tanya era leggero e caldo contro la sua pelle fredda e Spike strinse i denti prima di mormorare: "Ci vediamo domani…"


Fece per allontanarsi, ma Tanya gli strinse dolcemente un polso, mormorando: "No, non andare per favore…"


Spike deglutì di nuovo, e riuscì a sorriderle, ma la sua voce era roca quando disse: "Devo farlo, amore…"


Tanya scosse la testa.

"No" Mormorò. "Non devi…"


Spike sentì il cuore saltargli un battito.


Si diede dello stupido idiota a quella sensazione.


Il suo cuore aveva smesso di battere da quasi quarant’anni.


Era morto.

Eppure la sensazione fu quella.


Tanya fece un passo indietro, entrando in casa e tendendogli una mano.


Spike esitò prima di attraversare la soglia.

Combattuto tra amore e desiderio.

Rispetto e quel fuoco che sembrava avvilupparlo, sin nel profondo.


Strinse la mano di Tanya nella sua, e la seguì fino alla sua stanza.


Solo allora lei si voltò, si sollevò sulle punte e gli sfiorò le labbra con un bacio prima di mormorare contro di esse: "Puoi attendere qui per un istante?"


Spike annuì, non fidandosi della sua voce.


Aveva il vago sospetto che, se avesse parlato in quel momento, essa sarebbe venuta fuori come una specie di mormorio strozzato.


Tanya sparì dietro la porta della sua stanza e Spike si lasciò andare ad un sospiro.


Era terrorizzato.


Aveva sentito dentro di se che avrebbe atteso Tanya.

L’avrebbe attesa fino al giorno del giudizio, se fosse stato necessario.


La verità era che solo parte di quell’attesa era dovuta al rispetto che nutriva per lei.


Aveva avuto molte donne, e per la maggior parte erano state vampire.


Sesso, sangue. Grida.

Esperienze intense e dolorose.

Esperienze che avevano soddisfatto appieno il suo demone.

Esperienze che per prime gli avevano fatto capire, quanto fosse diverso dai demoni comuni.


Per gli standard dei vampiri lui poteva essere considerato un amante tenero e premuroso.

Ma per quelli umani?


Cosa sarebbe accaduto se involontariamente avesse fatto del male a Tanya?

Cosa sarebbe accaduto se l’avesse spaventata?

E se l’avesse uccisa?

E se avesse perso il controllo?


Si sarebbe fatto impalettare piuttosto che farle del male, anche solo involontariamente.


La purezza di Tanya era l’elisir più dolce che avesse mai assaggiato.


Essa era in ogni parola, in ogni sorriso, in ogni bacio che si scambiavano.


Mai come negli ultimi sei mesi aveva dovuto tenere a bada il suo demone dal farsi avanti per reclamare la purezza di quella ragazza… e distruggerla.


Mentre la sua parte umana l’aveva amata anche per quell’innocenza, che non l’abbandonava, neanche dopo cinque anni passati ad ammazzare creature della notte.


Si passò una mano tra i capelli, senza nemmeno rendersi conto del leggero tremito di essa e si guardò attorno.


Doveva andarsene, prima che fosse troppo tardi.

Doveva essere lui l’adulto.

Doveva pensare con la testa

Doveva far funzionare quell’uovo strapazzato che aveva preso il posto del suo cervello, alzare le tende e lasciare quella stanza, quella casa.


Tanya avrebbe capito.


Angel, io ti odio! Pensò tra se e se, ben sapendo che mentiva spudoratamente anche con se stesso.


Angel l’aveva solo aiutato a riscoprire la sua umanità.

Per il resto aveva fatto un ottimo lavoro da solo, nel divenire una mammoletta.


Di nuovo sospirò, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni, e quasi sobbalzò quando la porta della camera di Tanya si aprì.


"Ecco," Disse la ragazza. "Ora puoi entrare"


Spike annuì, ma rimase immobile per qualche secondo.


Per l’inferno, era mai esistita una creatura tanto bella? Tanto perfetta?


Nemmeno I lividi sul suo volto avevano intaccato la sua bellezza.


Tanya gli sorrideva.

"Cosa stai guardando?" Domandò.


"Te…


Sei…così bella" Sussurrò lui, sentendosi senza fiato, sentendosi su di giri, sentendosi prossimo alle lacrime.


Ignorando il fatto che un demone non avrebbe dovuto provare sensazioni simili.


Era appurato, ormai, che il suo demone era una mammoletta travestita da vampiro, era inutile rimuginarci su.


Tanya arrossì.

"E’…"


"La verità" Terminò Spike per lei, con un tono che non ammetteva rifiuti.


Senza parlare, Tanya si scostò dalla porta e Spike entrò nella stanza.


Sorrise, quasi commosso, quando si rese conto che Tanya aveva liberato la camera da tutti I simulacri sacri.


"Grazie." Disse, e non ebbe bisogno di spiegare il perché.


Tanya si strinse nelle spalle, e si avvicinò a lui.


"T…Tanya…" Mormorò quando lei gli cinse il collo con le braccia.


"Io ti amo Spike. Ti amo con tutta me stessa.

E devo essere una pessima persona, perché in questo momento sento di amare te più della mia missione, più di Eleanor…più di tutto."


Spike chiuse gli occhi, attirando Tanya tra le sue braccia, stringendola a se.


"La mia vita ti appartiene, Spike." Disse lei, contro la stoffa della sua camicia, ed il suo respiro caldo gli solleticò la pelle.

"Non sono la Cacciatrice, questa notte. Non potrei difendermi neanche volendo." Sollevò la testa e Spike le sfiorò le gote con dita tremanti mentre diceva:

"Potresti prendere la mia vita con una mano…se la volessi."


"Voglio solo te" Sospirò lui.

"Voglio solo amarti" Continuò sfiorandole il collo con la punta delle dita.


Tanya annuì, indugiando nella sua carezza.


E la pelle di lei sembrava bruciare.

Ed era stato lui ad accendere quel fuoco.


Aprì la bocca per parlare, ma dovette schiarirsi la gola prima di dire: "Ho paura, amore.

Non voglio farti del male."


Tanya scosse la testa.

"Non mi farai del male."


"Sono un demone amore…e tu…sei innocente. Troppo perché…."


"Sshh…" Sussurrò lei sollevandosi sulle punte per baciargli la fronte.

"Sei l’uomo che amo" Disse. "Sei Spike."


Le sue mani affondarono nella vita di lei, mentre si chinava e catturava le sue labbra in un bacio.


Piano, timidamente quasi, lasciò che le sue mani vagassero sulle spalle di lei, sfiorando l’abbottonatura dell’abito senza nemmeno provare a sfilare I bottoni dalle asole.


Voleva che la ragazza si abituasse al suo tocco, alle sue mani.


La sentiva tremare tra le sue braccia, mentre il battito del cuore di lei aumentava.


Non voleva spaventarla.


Voleva amarla.

Venerarla.


Se solo le sue mani avessero smesso di tremare.

Se solo lui avesse smesso di tremare.


Si allontanò da lei, mentre le sue mani le sfioravano la pelle nuda delle spalle ed inclinò la testa, gli occhi di lei, quel mare profondo grigio, sorridevano, ed erano pieni di amore, di fiducia.


"Non ho paura" Disse.

"Io sono nata per te." Continuò. "Non potresti mai farmi del male."


Spike annuì, sorridendole.


Le sollevò la testa, posandole un bacio sul mento prima, poi sulle labbra.


La prese tra le braccia, anche se non avrebbe saputo dire quando.


I suoi occhi continuavano a scavare in quelli di lei, bevendo l’amore in essi.


Lei gli circondò le spalle con un braccio, mentre una mano sfiorava il tessuto della sua camicia, e la sua pelle gridava.


Gridava per un contatto più stretto.

Gridava per conoscere la pelle di lei.


L’adagiò sul letto, e di nuovo la baciò, mentre una sua mano le sfiorava il volto, e dolcemente l’imprigionava nel suo bacio.


Lei era passione, fuoco, luce.

Lei lo lasciava senza fiato, mentre le sue dita gli affondavano nei capelli.


Di nuovo, si allontanò da lei.

Una dopo l’altra, la liberò dalle forcine che le tenevano i capelli legati, e gli occhi di lei rimasero fissi sui suoi, mentre quella cascata color del grano si allargava attorno a loro.


Erano lunghi I capelli di Tanya, e profumavano.


Profumavano di neve, di pulito, di luce.


Sfiorò la loro serica morbidezza, mentre di nuovo si sentiva senza fiato.


"Sei così bella" Sussurrò.


"Sono solo io…" Soffiò lei, la voce incrinata di batticuore.


"Sei Tanya" Mormorò lui prima di baciarle il volto.


Le labbra, le gote, il naso, le palpebre, la fronte, Spike non lasciò che un centimetro di pelle del viso della ragazza non fosse toccato dalle sue labbra.


"Sei mia…" Disse, e fu sorpreso quando quell’affermazione, che gli scaturiva dal profondo del suo essere, non venne fuori come un ringhio.


Era una richiesta.

Era una preghiera.

Una speranza.


"Ti amo" Disse, ed accompagnò quelle parole ad altri baci, mentre le sue dita, piano, andarono a sfiorare un seno di lei.


Tanya sorrise, mentre il ritmo del suo respiro aumentava.


Vi era paura in lei, Spike lo sentiva, così come sentiva che non era di lui che aveva paura.


Le mani di lei andarono sul suo torace, e Spike strinse gli occhi, lasciando che imparasse a conoscere la sua pelle, malgrado l’eccitazione stesse diventando quasi dolorosa.


Il tormento più dolce che avesse mai conosciuto.


Lasciò che lei gli sfilasse la camicia, e che le sue dita accendessero un fuoco sulla pelle del suo torace.


Timidamente, la ragazza si chinò, e sfiorò la pelle della spalla con le sue labbra, in una carezza morbida come seta.


Non accennò a muoversi, sebbene le sue mani, il suo corpo intero, sembrassero quasi animate di una volontà propria.


Stava impazzendo.


D’amore

Di passione.


E voleva che durasse per sempre.

Voleva bruciare in quella pazzia, se significava stare con lei.


Di nuovo, le sue mani tremarono mentre allentava il primo bottone del vestito, resistendo a stento, all’impulso di strapparli, tanto forte era il bisogno che aveva di lei, di conoscere la sua pelle.


E infine la toccò la sua pelle.


Morbida, calda, fremente per lui.


E fu come nascere e morire di nuovo.


Le loro labbra si incontrarono ancora, mentre le loro mani, timidamente imparavano a conoscere I corpi l’uno dell’altra.


Il tempo sembrò svanire. Il mondo intero sembrò svanire.


Ogni respiro, ogni fremito riempiva le orecchie, il cuore l’uno dell’altra.


Sussultarono entrambi, quando l’ultimo bottone dell’abito di Tanya fu allentato, e lei trattenne il respiro, mentre piano, Spike lo abbassava, sfiorando la sua pelle, baciandola con gli occhi.


La pelle di Tanya era bianca, perfetta.


Fuoco e ghiaccio si incontrarono, unendosi, quando I loro corpi si sfiorarono e Spike chiuse gli occhi, sentendo il desiderio divenire più forte, se possibile, mentre il demone dentro di se ruggiva, ansioso di uscire allo scoperto.


Pelle contro pelle.

Cuore contro cuore.


Desiderio contro desiderio

Amore ed amore, pronti ad unirsi in una sola cosa.


Perfetta.


Tanya gli cercò le labbra, intuendo la sua esitazione. La sua paura.

Si era chiesto spesso come facesse a leggergli dentro, a comprendere I suoi stati d’animo.


La risposta era nei suoi occhi.

La risposta era nelle sue labbra.

La risposta era nella sua pelle.


Tanya era parte di lui.


La parte migliore.


"Ti amo" Ripeté Spike.

"Ti amerò per sempre" Soffiò, scostandole delle ciocche di capelli dal volto.


"Ti amo" Disse lei, e Spike chiuse gli occhi, sentendo il desiderio, l’amore nella voce di lei.


E di nuovo le loro labbra si incontrarono, con più decisione questa volta. Con più fame, mentre le dita di lui vagavano sul corpo di lei, memorizzando la sua pelle, senza vederla realmente.


Stordito dal suo odore.

Stordito dalla sua passione.


I suoi occhi si posarono su di lei.

Lei, che era pronta, tesa per lui.


"Non ti farò male" Promise.


Lei sorrise, annuendo leggermente col capo, sfiorandogli la pelle degli avambracci.


"Ed io non farò del male a te" Disse a sua volta.

"Mai, finché avrò vita." Continuò, suggellando quelle parole con le labbra.


Spike deglutì, mentre sentiva le gambe di Tanya, ormai nude, cingergli I fianchi.


Le cinse le spalle con un braccio, mentre, piano, entrava in lei.


Tanya sgranò gli occhi, trattenendo il respiro per un istante, mentre gli faceva dono della sua innocenza.


Rimase immobile, Spike, mentre l’odore di lei sembrava penetrargli fin sotto pelle, ed il battito del suo cuore gli martellava contro il petto.


Si mosse piano, con struggente lentezza, dandole modo di abituarsi a lui, al legame tra loro.


Più antico di loro.

Più antico dei loro ruoli.


Vampiro e Cacciatrice

Uomo e donna

Spike e Tanya


Tanya ansimò, aggrappandosi a lui, quasi spaventata dalla forza delle sensazioni che le stavano montando dentro, tanto quanto lo era Spike.


Non era piacere.


I loro movimenti, le loro pelli, I loro corpi stavano creando qualcosa che andava oltre il piacere.


Mai, mai, Spike aveva provato sensazioni così forti.

Mai il piacere era stato così intenso, così vivo.


Vivo.


Stava nascendo di nuovo tra le braccia di Tanya, mentre le loro labbra si incontravano, e le loro mani si intrecciavano.


Ed I loro corpi danzavano, al tempo di una musica che solo I loro occhi percepivano, solo I loro cuori udivano.


Gemette Spike, mentre il piacere di Tanya avviluppava anche lui, e gli occhi di lei si dilatavano, un mare grigio di passione, e le sue labbra formavano il suo nome, ancora ed ancora.


Le sfiorò I capelli, affondando poi le dita in essi quando lei cominciò a tremare tra le sue braccia, e lacrime le rigarono il volto.


Si mosse sopra di lei, mentre la sua pelle bruciava di passione, e l’odore di lei, il suo volto arrossato lo portavano all’apice.


Piacere puro.

Piacere assoluto.


La prese tra le braccia, mentre ancora tremava, sentendosi senza fiato, e la sollevò sopra di se, per non schiacciarla col suo peso.


Sentendosi prossimo alle lacrime.

Amando ogni sensazione, ogni secondo.


Le accarezzò I capelli, piano, percorrendo la loro lunghezza, aspirando I loro odori, uniti.


Pensando a quanto, lui, un demone, non avesse il diritto di conoscere il paradiso.


*****


Tanya ansimò, tremando per la terribile intensità di ciò che aveva appena provato.

Di ciò che aveva appena vissuto.


Per le sensazioni che il suo corpo e il suo cuore e la sua anima le avevano trasmesso, come lampi di luce, così forti che le era sembrato che quel piccolo guscio che lei era non fosse abbastanza per contenerle, e si dilatasse all’infinito, fino ad esplodere.


Aveva voluto urlare allora.

Ne aveva avuto un disperato bisogno.

Ma non ci era riuscita.


Il fiato le si era fermato in gola, mentre il suo corpo intero le scendeva negli occhi con le lacrime.


Aveva pianto.


Mentre stringeva forte le spalle di Spike, affondando le dita nei suoi capelli.

E sentiva il suo fiato gelido sulla pelle, e la guancia di lui appoggiata alla sua.


Mentre i loro corpi giacevano ancora uno sull’altro, prima che lui rotolasse sulla schiena, e la portasse con se .

Continuando a stringerla, accarezzandole i capelli lentamente, dolcemente, come era stato ogni suo gesto quella notte.


Dolce.

Struggente.


Come se avesse paura.

Come lei aveva paura.


Non del dolore, no . Solo… di deluderlo…

Di non essere all’altezza…


Sapendo che le si sarebbe spezzato il cuore se avesse capito che era così.


E quando il dolore era venuto, nonostante tutta la sua attenzione, lei lo aveva appena percepito, tanto il suo essere era stato scosso dalla sensazione, dalla consapevolezza e dalla sorpresa di essere parte di lui, del suo corpo e del suo spirito, come Spike era parte del corpo dell’anima di Tanya.


Sua.

Per sempre.


Oltre il tempo.

Oltre tutto ciò che l’uomo riusciva a captare.


Lo sapeva.

Era la più chiara delle sue percezioni.


Sarebbe appartenuta a Spike finché qualcosa nell’universo fosse esistita.

Anche se lui le avesse dato soltanto quella notte.


La notte del suo compleanno.

Del suo Cruciamnetum.

La notte più bella della sua vita.


Tirò su col naso, mentre un’altra lacrima le scendeva lungo la guancia, perdendosi nel groviglio dei suoi capelli.


E le sue braccia si strinsero, serrandosi quasi attorno al collo di Spike.


Aveva paura.

Aveva una paura che le toglieva il fiato.


Non voleva che finisse.

Non voleva che lui andasse via.


Voleva un altro attimo… solo un altro attimo.

Lì, appoggiata sul suo petto, mentre lui le accarezzava i capelli.


E temeva che non lo avrebbe avuto.


Perché lei non meritava tutta quella gioia.


Tremò quasi per la forza della sua stretta, e sentì le mani di lui prenderle il viso, e sollevarlo, costringendola gentilmente a guardarlo.


Solo allora, quando incontrò i suoi occhi, il suo corpo intero si rilassò.


C’era passione in quegli occhi, e amore, e tenerezza, e preoccupazione.

Ed erano … tutti per lei…


"Come ti senti…? " Chiese Spike dolcemente, con una voce roca che era solo un sussurro.


A lei parve di svenire per l’intensità dei suoi occhi, e un timido sorriso le salì alle labbra.


"L’universo è fatto di luce…" Mormorò, e subito dopo arrossì, sperando che lui capisse.

Sapendo… che lui capiva.


Spike aprì le labbra per parlare, e invece l’attirò a se, stringendola forte, così forte da farle quasi male.


"Tu sei luce…" Mormorò, baciandole i capelli.

Tremando.


E stavolta fu Tanya a cercare i suoi occhi, a volere il suo volto.

"… Io sono … solo la luce che mi dai tu…" Soffiò sulla sua pelle. "Senza di te sarei… qualcosa di così triste…"


Lui deglutì, allungando una mano per spingerle indietro i capelli, e poi le sorrise.


Quel sorriso scanzonato, da ragazzo, che lei adorava.

"Così non ne verremo mai fuori, amore…"

"Ma io non voglio venirne fuori…" Disse lei." Io non voglio mai più venirne fuori…"


Scoppiò a piangere, le sensazioni che provava… l’amore che provava… all’improvviso troppo forti perché potesse trattenerli…

Troppo forti per le sue lacrime silenziose e leggere.


"Oh, amore, no…" Esclamò Spike, appoggiandola dolcemente sul letto e stendendosi al suo fianco. "Per favore no…"


Le accarezzò il viso, scostandole dalla pelle i capelli.

"… per favore non piangere…"


Tanya si asciugò le guance con il dorso, come una bambina.


"Non piango…" Mormorò. " è che sono tanto felice…"


"Sei sicura?" Le baciò le guance, e gli occhi, stringendola a se.


C’era così tanta ansia nella sua voce che rischiava di farla nuovamente scoppiare a piangere.


"Sei sicura di stare bene?

Sei sicura che non piangi perché ti sei … pentita?

Sei…" Tirò un gran sospiro. "Sicura che non ti ho fatto male?"


Tanya gli sorrise, annuendo piano, ma lui non le fece aggiungere neanche una parola.

"Hai freddo?" Esclamò, e senza aspettare che rispondesse afferrò le coperte, e, tirandole con tanta forza da strapparle al materasso, le allungò sui loro corpi vicini, e poi gliele aggiustò attorno, facendo attenzione che non restasse scoperta.


Quello… quello era un vampiro… un demone… un mostro…


Lo sapeva.

Sapeva che il mondo si sbagliava.


Lo aveva sputo fin dal primo istante.


Quello era solo Spike… come lei era solo Tanya.


"Va bene così?" Le chiese ansiosamente, sollevandosi sul braccio.


Lei sentì un ‘altra lacrima sfiorarle la guancia.

"Spike…" Mormorò.


Lui deglutì di nuovo.

"Si?"

"Mi abbracci per favore?"


Spike la fissò per un secondo, sgranando gli occhi, come se non si aspettasse che lei glielo chiedesse.


Ma fu solo un attimo.


Prima che l’attirasse di nuovo contro di se, appoggiandole la testa sulla spalla e stringendola forte, le labbra premute contro la sua fronte.


"Oh, Luce…" Mormorò sospirando.


*****


Los Angeles, 2001


"Da allora fu sempre Luce…" Sussurrò Spike, fissandola, e Kate non ebbe il coraggio di dir nulla.

Per non interrompere il suo racconto, o le emozioni che gli scorrevano su volto.


" e lo è ancora…"


*****


San Pietroburgo, 1912


Tanya deglutì piano, aprendo gli occhi, e fu salutata dal sorriso di Spike, e dall’ amore immenso nelle sue iridi chiare.


Era ancora stretta nel castello delle sue braccia, il capo appoggiato alla sua spalla e la coperte con cui lui li aveva avvolti che li stringeva ancor di più uno all’altra, chiudendoli in una culla calda e soffice.


Come il suo cuore in quel momento… come l’abbraccio di Spike.


Abbassò il capo per baciarla.


Lentamente, con una dolcezza infinita che di nuovo le fece aver voglia di piangere.

E non osò muovere un solo muscolo, per paura di rovinare tutto.


"Ho dormito tanto?" Sussurrò sulle sue labbra.


Lui si sollevò un po’, allungando per l’ennesima volta la mano e sfiorandole i capelli.

"Neanche dieci minuti…"


"Mi dispiace…"


Spike aggrottò la fronte, e lei continuò.

"Non voglio sprecare nemmeno un attimo dormendo… quando posso… accarezzarti… o farmi accarezzare da te..."


"Eri esausta…" Sospirò lui. "È stata una giornata terribile…"

"E’ stata una giornata bellissima!" Lo contraddisse, sollevandosi su di lui, i capelli che le ricadevano ai lati del volto di Spike. " La più bella della mia vita!"


Gli sorrise, ma un attimo dopo si sollevò a sedere, rabbrividendo, scossa da un pensiero che , gelido come ghiaccio, le attraversò il cervello.


Inginocchiata sul letto, coperta solo dai suoi capelli, lo fissò, piena di orrore per se stesa.


"Oh, Dio, Spike… che cosa sto facendo…"


Lo vide sgranare gli occhi, e il sorriso scomparire dal suo volto, prima di riuscire a continuare. "Sono morte delle persone… e altre hanno rischiato lo stesso… anche tu, Angel e Eleonor… per me… per colpa mia … e io… io non riesco a smettere di pensare che questo si il giorno più belo della mia vita, non … riesco a smettere di essere felice…"


Si portò le mani al cuore, che furiosamente le batteva nel petto.

"Che razza di persona sono io, Spike?"


Lui lasciò andare un sospiro, e si sollevò a sua volta, sedendo di fronte a lei e allungando le braccia per prenderle i fianchi.

"Sei la mia Luce. E sei perfetta.

E hai salvato almeno trenta bambini oggi…"


"Ma non sarebbero stati in pericolo se…"

"Shh… "Le sfiorò le labbra con un bacio. "Lo avrebbero fatto a qualunque Cacciatrice…"


Ansimò…

Era… quello era un sollievo troppo grande perché riuscisse ad accettarlo.


"Non lo dici per farmi stare meglio?"


Spike le sorrise.

"Sono cattivo, ma non riuscirei a mentirti…"


Tanya abbassò gli occhi per un secondo. Solo per un secondo.

"Se tu sei cattivo…"Mormorò. " io sono perfida… perché ti amo più della mia stesa vita…"


Spike le prese il volto, sollevandolo verso il suo.

"Io conosco la cattiveria, Tanya... sono un demone… e tu sei la creatura più perfetta al mondo…"

"Anche io conosco la cattiveria… da quando ero bambina… e ti giuro che mi sento perfetta solo quando sto con te…"


Spike si allungò verso di lei e le baciò le labbra.

"Così non ne verremo mai fuori…" Ripeté, e subito dopo: "Ma… sei sicura di non avere freddo?"


Tanya scosse il capo.

"Non sai cos’è il freddo se non sei nato in Siberia… e poi…" Sorrise." Non ho mai freddo quando mi sei vicino…"


Spike si avvicinò per baciarla di nuovo, ma un rumore, alle spalle di lei, attirò la sua attenzione.


"Che cos’è?" Mormorò, avvolgendole il braccio attorno alla vita, con fare protettivo.


Lei si volse per un solo istante.

"Eleanor…" Disse poi. "Dev’ essersi svegliata per qualche motivo…"


Vide Spike fissare la porta, e sbuffare leggermente.


Sembrava… contrariato…


"Bene." Mormorò.


Sedette sul bordo del letto, e si passò velocemente una mano fra i cappelli.

"Se passo dalla finestra non saprà nemmeno che sono stato qui…"


Tanya ansimò, e nonostante le sue parole di poco prima si sentì gelare.


"Te ne vai…" Soffiò, mentre le ginocchia le cedevano e lei sedeva sul letto, una mano premuta sul cuore e l’altra accanto a se, per sostenersi.


Spike si voltò subito, un’espressione seria e sorpresa sul volto che le sorrideva fino a un attimo prima .

"Tanya.." Mormorò.


Lei deglutì.


Non voleva piangere.

Non più.

Non per quello…


Non perché Spike voleva andare via, dopo aver fatto l’amore con lei…

Non perché non voleva che nessuno sapesse che si erano amati.


Aveva pensato di desiderare solo qualche altro istante fra le sue braccia.

Che le sarebbe bastato questo.


Che sarebbe stato più di quanto non avesse mai sognato, o meritato.


Però adesso che lo vedeva lì, seduto sul bordo del letto, e sapeva che si sarebbe rivestito e se ne sarebbe andato come se non fosse mai accaduto niente… adesso faceva male… faceva scendere il buio…


Perché nonostante tutto era stata sicura che Spike non lo avrebbe fatto.


"Perché?" Mormorò, nonostante la sua intenzione di non farlo. "Perché mi vuoi lasciare?

E’… così che si fa… di solito?"


Spike allungò una mano, sforandole il volto.

"Amore mio…" Disse piano. "Ragiona… che cosa penserebbe Eleanor se ci trovasse insieme?"


Era questo…

Era… solo… questo…


"Penserebbe che sono tua," Rispose, fissandolo. "e questo non lo cambia il fatto che lo sappia o meno.


Io ti amo, Spike.

Sono tua.


Se lei me lo chiederà le dirò che è così.

Se me lo chiederà il mondo gli dirò che è così…

Possono gridare entrambi fino a sfinirsi.


Io non voglio nascondere quello che sono…"


Allungò le braccia, e lo pregò, come non aveva mai pregato una creatura sulla terra.


"Non mi lasciare…" Sussurrò. " ho così freddo se non sei insieme a me…"


Fu un secondo.

Un attimo solo in cui Spike si allungò su di lei, stringendola fra le braccia.

Attirandola di nuovo sul letto e baciandole il volto, i capelli, il collo, e poi le labbra, con una passione che sembrava potesse bruciarli entrambi.


"Mi devi impalettare per liberarti di me…" Mormorò sulla sua pelle, continuando a baciarla." Ti amo, Tanya, ti amo tantissimo…"


"Resti con me?" Gli chiese ancora lei, incapace di crederci.

"Per sempre…" Rispose Spike, il volto vicinissimo al suo." Per sempre…"


Le sorrise, sfiorandole il naso con il suo.

"Però… prometti di proteggermi da Eleanor…"


Lei rispose al suo sorriso.

"Sono senza forze amore. Non so se riuscirò a farlo…"


Spike rotolò sul fianco, attirandola di nuovo nel rifugio sicuro della sua spalla.

"Allora…" Disse. "Ti proteggerò io."


Tanya sospirò di gioia, mentre di nuovo Spike allungava le coperte sui loro corpi uniti, e rannicchiandosi contro di lui chiuse gli occhi, deponendogli timidi baci sul torace, a cui lui rispose stringendola ancor più forte, e aggrovigliando le sue gambe a quelle di lei.


Stavolta non si addormentò, ne lo fece lui.


Si limitarono a restare così.


Abbracciati.

Innamorati.

Felici.


E di nuovo Tanya pensò di essere veramente cattiva.

Perché in quel momento , per lei, il mondo aveva smesso di esistere.


Esisteva solo Spike.

E il modo in cui la cullava.

E, ancora, le accarezzava i capelli.


E continuò ad esistere solo lui per minuti che parvero ore e che, ne era certa, avrebbe continuato a ricordare per sempre.


Finché il mondo decise che il loro idillio era durato troppo, e bussò alla porta della gioia di Tanya e … come bussò a quella di casa.


Lei non poté udire ciò che accadeva nell’altra stanza, ma sollevò gli occhi verso Spike, consapevole del fatto che lui, invece , era in grado di farlo.


E infatti lui abbassò il volto, e fissandola con dolcezza mormorò:

"E’ Angel… era preoccupato per noi…" E dopo un attimo, sospirando, aggiunse: "Tanya… lui…può capire ciò che è successo… fin da lì…"


Tanya aggrottò la fronte.


"L’odore…" Le spiegò Spike.


Lei annuì, e dovette stupirlo per il fatto di non arrossire.

"Allora…" Mormorò. "si starà facendo in quattro per spiegare a Eleanor dove potremmo essere…"


Si sollevò a sedere sorridendo.

"Che ne pensi… di dargli una mano…?"


Lui non disse una parola.


La guardò.

Intensamente.

Come per essere certo che facesse sul serio.


E quando si fu rivestito si avvicinò a lei, e scostandole i capelli le chiuse gentilmente i bottoni del vestito.


Poi, insieme, mano nella mano, lasciarono la stanza.

E Tanya non avrebbe mai scordato le espressioni di Eleonor ed Angel quando li videro uscire.