LASCIA CHE TI RACCONTI ….


IN SALUTE E IN MALATTIA




DISCLAIMER: I personaggi di Buffy the Vampire Slayer ed Angel: the Series appartengono a Joss Whedon, la ME, la WB, la UPN e la Fox. Tanya e tutti gli altri personaggi che non avete mai visto nella serie sono creazione delle autrici.

Non scriviamo a scopo di lucro e non intendiamo violare alcun copyright.

AUTHOR: Mary & Sue.

PAIRING: Spike/Tanya

RATING: AU, Pg 13 ( vietato ai minori di 14 anni) per la presenza di parolacce e accenni a una relazione omosessuale.

SPOILERS: Nessuno

TIMELINE: San Pietroburgo, 1915

SUMMARY: Per la prima volta da quando la conosce, Spike deve fare i conti con la paura di perdere la sua amatissima sposa …

DISTRIBUTION: Il nostro sito: Due Uomini e Una Gatta, chiunque altro…basta che chieda.

NOTE: sempre più miele… ancora, ed ancora, ed ancora…

FEEDBACK:

A Sabrina, che ci ha fatte incontrare, che ci regala ogni giorno il dono inestimabile della sua magia, e che ha riempito una fetta dei nostri cuori con qualcosa di inestimabile e prezioso... lei stessa.


Da Mary a Sue.

Non esistono parole per esprimere quello che sei diventata per me.

E, forse, non devo neanche cercarne perché tu comprenda.

Solo… apri il tuo cuore…


A David e James, due attori meravigliosi, per aver dato un sogno a due ragazze, e, follia per follia, a Angel e Spike, che a questo sogno hanno dato un nome.

Grazie.


In salute e in malattia



San Pietroburgo, 1915


Spike.


Il suo Spike.


Il suo amore.


Il suo compagno.


Suo marito.


Un mostro.


Un demone che ringhiava e urlava, facendo tremare l’aria attorno a se, il viso orribilmente deformato nella sua maschera da vampiro.


Il suo vero volto…


Quel volto coperto così spesso di infiniti baci.


Di cui aveva amato ogni pollice.


Ogni deformità.


Come amava ogni cosa di Spike.


E ora quel volto gridava la sua rabbia e il suo odio verso il mondo.


Gridava che voleva distruggerlo, il mondo.


Che voleva distruggere se stesso, e ciò che avevano costruito.


Voleva distruggere il loro amore.


E voleva distruggere Angel.


Lo vide spingere il vampiro più anziano.


Con ferocia.


Con odio.


Dio… Spike…


Spike odiava Angel.


Spike odiava se stesso.


Era accasciato a terra, scomposto, gli abiti strappati e i capelli scompigliati sul volto da vampiro.


E gridava.


Gridava.


Gridava.


Come un animale.


Feroce.


Ferito.


Di nuovo, Angel si chinò su d lui, mormorando qualcosa che Tanya non riuscì a capire.


Troppo sconvolta dallo spettacolo del suo amore, ridotto in quel terribile stato.


Ma Spike lo ricacciò indietro, artigliandolo.


Cercando di colpirlo.


Cercando di fargli male.


Volendo fargli male.


E le sue unghie gli arrivarono al volto.


Graffiandolo.


A sangue.


Schizzò, il sangue, sulla faccia di Spike, ma lui non sembrò neanche accorgersene.


Lui… lui non capiva.


E non gli importava.


Non c’era più un briciolo di amore in lui.


Spike era rabbia… era odio.


Spike era dolore…


Un dolore così grande…


No… per favore, no…


Dio, no…


Piangeva, Tanya…


Tutto ciò che lei era piangeva…


Eppure… non riusciva a sentire le lacrime.


Piangeva… e non sentiva le lacrime.


Stava male.


Eppure il suo dolore non era contenuto in lei.


Si espandeva, vibrava, raggiungeva Spike…


E urlava.


Come lui.


E sembrava esplodere di disperazione.


Come lui sembrava esplodere di rabbia.


Il sangue di Angel scolava sul volto dell’uomo, sul suo collo, sul bordo della camicia.


Riflettendosi nella tristezza senza fine dei suoi occhi.


Mentre Spike, ancora, ringhiava, digrignando i denti, e cercando di lanciarsi su di lui.


Tanya vide le sue braccia tendersi verso Angel, le sue zanne balenare al lucore della luna, che penetrava dalle finestre aperte, e poi lo vide ricadere a terra, senza mai essersi alzato, sbattendo con violenza sul pavimento.


E mentre Angel continuava a guardarlo, con occhi di un uomo che aveva perso tutto, lo vide battere disperatamente i pugni in terra.


Una, due volte.


Prima di sollevare il viso, e le spalle, e gridare.


Gridare.


Gridare.


Gridare.


*****


Fu il dolore a svegliarla.


La pena.


Troppa per un sogno.


Troppa per il suo cuore.


Per il suo corpo.


Per la sua anima che pianse disperatamente.


Troppa per tutto ciò che Tanya era.


Ed ebbe paura.


Di voltarsi, di aprire gli occhi, e di scoprire che il suo sogno era realtà.


Di scoprire ce la sua vita era finita.


Perché il suo Spike non c’era più.


Ma era lì.


Accanto a lei.


E la stringeva.


E le faceva da cuscino col suo petto.


Nella stessa posizione in cui si era addormentato.


Dopo averla amata.


Con la testa leggermente reclinata di lato, e le labbra dischiuse.


Il suo Spike.


Il suo amore.


La sua vita.


Il suo sposo.


Che le aveva regalato due anni di felicità senza limiti.


Che era rimasto ad osservare dormire per un ‘infinità di tempo.


Un ‘infinità di volte.


Come ora.


Ma ora… guardarlo le faceva male.


La inquietava.


E rischiava di farla mettere a tremare per la paura e l’angoscia.


Deglutì, e facendo la massima attenzione scivolò via dalle sue braccia, e dal letto.


Faceva freddo.


E lei non riuscì a non rabbrividire, a pieni nudi e vestita solo della sua camicia da notte sbracciata, mentre si avvicinava alla finestra e poi scostava le tende, deglutendo ancora, ed ancora, nel tentativo di calmarsi.


Era caduta la neve, eppure, questa volta, non le dava nessuna gioia immergere gli occhi in quella bianca morbidezza.


Le faceva pensare alla camicia di Angel.


Macchiata di sangue.


Il suo sangue.


Sparso da Spike.


Con odio.


Con rabbia.


Si passò una mano sul viso, sconvolta.


Davanti ai suoi occhi, il vetro le rimandava l’immagine di un letto vuoto, su cui solo i suoi occhi potevano vedere il corpo di Spike, abbandonato come quello di un ragazzo.


E quando si volse fu quello che vide… il volto, l’espressione innocente di un ragazzo addormentato.


Che cattiva… che donna perfida era…


Lui era lì, e il suo braccio era aperto e vuoto perché aveva lasciato il suo posto… lui le regalava ogni giorno l’amore, la dolcezza, la passione, la felicità.


E Tanya… Tanya lo sognava come un animale.


Come una bestia assetata di sangue.


E aveva paura.


Aveva tanta paura.


Tornò a guardare la strada.


E non riuscì a capire.


Lei si fidava di Spike.


Ogni fibra del suo essere lo faceva.


Lei amava Spike…


Sapeva che non avrebbe mai potuto comportarsi come la creatura che aveva sognato…


E allora… perché si sentiva così inquieta?


Perché non riusciva a scacciare dalla mente quell’incubo terribile?


Perché i pensieri, le implicazioni di quelle immagini orribili e ossessive le rimbombavano nel cervello, rimbalzando, rischiando di farla impazzire?


"Luce?"


Chiuse per un attimo gli occhi, e quando si voltò, e vide Spike seduto sul bordo del letto, non riuscì a sorridergli.


"Amore, che c’è?"


Spike si alzò, e allungò la mano per afferrare il copriletto e tirarlo via, la pelle pallida del suo torace liscio che riluceva alla luce della luna.


Glielo appoggiò sulle spalle e poi le chiuse le braccia attorno alla schiena, costringendola gentilmente a voltarsi.


"Non riesci a dormire?"Mormorò, sorridendo, ma l’espressione del viso di Tanya, quando lo guardò, trasformò immediatamente il suo riso in tensione.


"Luce, stai male?" Esclamò, stringendola più forte.


Lei scosse il capo, piano, come se non avesse nemmeno le energie per farlo più forte.


E, forse, non le aveva davvero.


"E’ successo qualcosa?"


Di nuovo, Tanya scosse il capo.


"E’ questa storia della guerra?


Ti ha sconvolto qualcosa all’ospedale?"


"No…"


Abbassò di nuovo il viso, ma lui glielo impedì.


Era davvero preoccupato adesso.


"Luce, ho fatto qualcosa io?


Ti hanno fatto male quelle stupide battute sui soldati, o… non lo so… sono un idiota, a volte, lo sai…"


"No…"Tanya cominciò a piangere piano." Tu sei il mio amore… tu sei perfetto…"


"Allora che c’è ?!" Esclamò lui, spaventato. " Tanya… è stato il Concilio… è stato… chi è stato?


Per favore, dimmi chi ti ha fatto questo!


Eri… così felice fino a qualche ora fa…"


La fissò, accarezzandole il volto.


"Tanya…"Mormorò. " è stato un sogno…?"


Annuì, affondandogli il volto nell’incavo della spalla.


"Dio, Luce! Mi hai spaventato!"


Tanya singhiozzò, mentre lui le accarezzava i capelli.


"E’ passato adesso… ci sono io…


Smetti di piangere… amore… ci sono io…"


Sollevò il volto, e l’amore che lesse sul viso di lui fu come una pugnalata al cuore.


"Spike…"Mormorò. " per favore… giurami…


giurami…"


"Cosa?"


"… giurami… giurami… che se dovessi tornare… indietro… se dovessi sentire… di volere uccidere… di volere il sangue…"


"Luce…"


"No.


No… giura… per favore, giura che se dovesse succedere… se dovessi cambiare non lo farai fino a che io…" Singhiozzò. " potrò… vederti… per piacere…


Giura che cercherai… perché…


Perché se tu lo facessi… io ti dovrei … combatterti… e sarei… annientata…"Le lacrime la travolsero e Spike cercò di abbracciarla, ma lei glielo impedì, lottando per continuare." Sarebbe… sarebbe la fine per me… sarei consumata e non vorrei… più niente…"


"Tanya, calmati.


Era solo un sogno.


Non ho nessuna intenzione di tornare indietro…


non … lo sento…"


"… giuramelo… per favore… se mi ami, giuramelo… che aspetterai… che non mi farai combattere con te…


Perché… io lo dovrei fare… non me la sento nemmeno di chiederti di uccidermi…."


"Basta, Tanya!" Gridò lui, afferrandola." Perché mi stai facendo questo?"


La guardò in viso, e lei pensò di dover essere un ben misero spettacolo, devastata com ‘era dall’angoscia e dalle lacrime, perché gli occhi di lui si riempirono di una pena dolcissima, e un attimo dopo l’attirò contro di se, cullandola fra le sue braccia e sussurrandole all’orecchio frasi dolci e calmanti.


"Va bene…"Mormorò piano. " faccio quello che vuoi…"


La portò con se, fino al letto, e l’appoggiò con dolcezza sulle sue ginocchia.


Continuando ad accarezzarle i capelli.


"Luce…"Le sussurrò, quando lei si fu un po’ calmata." Mi dici che cos’hai sognato?"


Tanya sospirò, appoggiata sul suo petto, e non ebbe nemmeno il coraggio di guardarlo.


" Che eri… un altro…" Mormorò. " pieno di odio e di dolore… e aggredivi… Angel… e volevi… ferirlo… volevi fargli del male…"


Spike le baciò piano i capelli.


"Ma io voglio sempre fare del male ad Angel!" Mormorò, ma quando lei sollevò il viso la sua espressione, di nuovo, si fece seria.


"Va bene. Scusa. " Sospirò.


"Luce, se tu lo vuoi ti giuro tutto quello che mi chiedi.


Ma la prima cosa che posso giurarti è che non ho la minima intenzione di… cambiare.


Te l’ho detto. Non riesco più ad essere come prima.


E anche se, a volte, mi sentivo ridicolo e contronatura, adesso… adesso non mi importa più perché… perché sono così felice con te che finisce col piacermi anche la mammoletta che sono diventato.


Non credo che riuscirei ad uccidere… come prima…


Per te. Per Angel… e anche un po’ per me.


E tu questo lo sai.


Lo hai sempre saputo meglio di chiunque altro."


Le prese il volto fra le mani.


"Non è così?"


Tanya annuì, tirando su con il naso.


"E Angel… credi che potrei fare del male a Angel?"


scosse il capo.


"Lo sai, Luce… amore mio… è noioso, è testardo, è l’antitesi della democrazia… ma gli voglio bene… ecco…" Le premette la fronte sulla sua." Divento feroce se glielo dici… questo si, te lo giuro!"


Tanya non riuscì a non sorridere.


"Lo vedi… era solo un sogno…"


"Ma i miei sogni…"


"Devono essere interpretati…" Le passò la mano tra i capelli. " hai soltanto avuto paura… è normale… e la paura distorce le cose…


Tu hai paura … di me, Tanya?"


Lei allungò una mano per accarezzarlo.


"No… io… ho paura di perderti… ho paura di perdere il mio mondo…


Sto già perdendo la mia terra…"


"Non perderai nulla!"Esclamò Spike."Mi hai sentito?Nulla.


E soprattutto non perderai me.


Continuerò ad essere il … rimbecillito, mieloso, stomachevole innamorato che sono adesso!


Fino anche non ne avrai talmente abbastanza da implorarmi di essere perfido!"


Di nuovo, riuscì a farla sorridere.


"Grazie…"Mormorò sulla sua pelle.


"Io ti amo, Luce, "Sussurrò lui, deponendole sulle labbra un bacio rapido, quasi timoroso. " e ti giuro, ti giuro che distruggerò me stesso prima di fare qualcosa che possa ferirti.


Mi sembra di impazzire… se ti vedo piangere…"


"Allora…"Sorrise piano Tanya. " sarai pazzo, ormai… perché io… mi spiace… ma io piango sempre…"


Se n’erano andati.


L’ angoscia.


Il dolore.


Portati via dalle parole di Spike.


Dalle sue carezze.


Dai suoi baci dolcissimi.


Lasciandole solo, in fondo al cuore, una carezza di inquietudine.


E il desiderio che lui continuasse a tenerla così, e a cullarla, fino a che il tempo avesse avuto un senso.


"Si…"Mormorò Spike, stendendosi sul letto e attirandola contro di se. " hai ragione… sono pazzo.


Completamente… completamente pazzo."


*****


Los Angeles, 2001


"Un sogno…"Mormorò Spike piano. " Tanya mi regalò un sogno negli anni che passammo insieme.


Tutto era perfetto.


Tutto era… puro.


E aveva il potere di fare sentire anche me così…"


Sorrise, scotendo il capo, e ancora una volta Kate non disse niente, limitandosi ad ascoltare.


La mano su cui era appoggiata, ormai, le faceva male, ma lei non pensava nemmeno di spostarsi.


Era troppo presa dal racconto di Spike.


E da quella serenità profonda che gli distendeva i tratti del volto.


Lei… Kate non conosceva quel genere di serenità.


Quel genere di felicità.


E non credeva che avrebbe mai potuto parlare di qualunque periodo della sua vita con la stessa espressione felice.


Tranne, forse, ricordando i pochi anni trascorsi con sua madre.


E ora più che mai le pareva difficile pensare che lui era un vampiro… una creatura fatta per uccidere.


"Oh…"Sogghignò Spike. " non che all’improvviso mi fossi trasformato in un gattino che fa le fusa…


L’istinto, il demone.. c’erano ancora…


Solo… che non me ne fregava niente.


Ero troppo felice.


Lei… lei mi rendeva troppo felice.


Sai quanto me ne importava del sangue e tutto il resto…


Tanya… lei era veramente luce… illuminava tutto e tutti…"


La fissò, e ancora una volta Kate considerò l’assurdità di tutta quella situazione.


"Se dovessi essere brutale e dire le cose per come stavano… Tanya era… la mia amante…"Soffiò. " e una Cacciatrice… un ‘assassina…


E invece… continuava a restare luce…


Pura, perfetta… la mia… sposa…" Tirò su col naso, e per un attimo, solo per un attimo, la tristezza trasparve dai suoi occhi, trascinata però subito via da un sorriso.


"Non sono mai più stato tanto in pace con me stesso.


E anche Angel lo era.


Tranquillo.


Sereno.


A volte… penso a ciò che abbiamo rischiato, e mi vengono i brividi… e credo che ci abbia salvato solo il fatto che, ogni volta che eravamo tutti insieme, Angel non riusciva a non pensare anche all’altra sua famiglia… la famiglia che aveva ucciso…"


Kate aggrottò la fronte, senza capire.


Che voleva dire Spike?


Perché il dolore di Angel li aveva… salvati?


Avrebbe voluto chiederlo, ma esitò.


Un po’ per timore della risposta… in realtà era ancora molto sconvolta per la questione del morso… al punto che doveva impedirsi di pensarci… e un pò perché Spike aveva ripreso a parlare, e lei non voleva interromperlo.


"Tanya… lei ci trasformò in una famiglia.


Me e Angel, voglio dire.


Prima non lo eravamo.


E sinceramente non so cosa eravamo.


Tenevo a lui… lo vedevo come una guida… come il mio sire… ma non volevo considerarlo di più.


Per orgoglio.


Perché dopotutto, a rigor di logica, ero ancora un demone.


Con Tanya gettai al vento tutto.


Lo facemmo entrambi.


E fummo veramente una famiglia.


Se non lo fossimo stati… se fossimo rimasti solo sire e childe… non credo che sarei qui, ora."


*****


San Pietroburgo, 1915


A volte aveva paura di lui.


A volte aveva paura di se stesso.


I loro allenamenti duravano ore.


Erano estenuanti, erano gli unici momenti nei quali si sentisse ancora realmente un vampiro.


Quando le porte della grande stanza nell'appartamento di Angel, che il vampiro aveva appositamente lasciato vuota, si chiudevano, il tempo sembrava tornare indietro.


Lontani dagli occhi del mondo, Angel, il vampiro con l'anima e lui, Spike, il vampiro rinnegato, tornavano ad essere demoni.


Vi era una sola regola tra loro: non trattenersi.


Era una regola non scritta, una regola della quale non avevano mai parlato. Un accordo silenzioso nato tra loro anni prima.


Ogni colpo veniva dato con l'intento di indebolire l'altro, ogni movimento veniva spiato per coglierne le falle.


Non vi era spazio per altro che per la foga del combattimento.


Aveva paura di lui a volte, Spike.


Aveva paura della forza di Angel.


Angel non si divertiva quando combatteva.


La sua era una missione.


Usava il suo demone, la bestia dentro di lui, per liberare il mondo dai pericoli dell'oscurità.


Per Spike era diverso.


Combatteva per placare la sua sete di sangue e di violenza.


Combatteva demoni perché il demone dentro di lui ne aveva bisogno.


Il suo demone voleva la distruzione.


Ma non era solo quello.


Combatteva per Tanya.


Combatteva perché la sua sposa avesse un pericolo in meno da affrontare.


Combatteva demoni perché ella avesse un giorno, un'ora, un'istante in più da vivere accanto a lui.


Gli allenamenti con Angel lo stremavano, a volte.


Aveva creduto di essere un buon combattente prima.


Prima della Cina.


Si era illuso.


Aveva imparato realmente ad usare le sue forze, solo negli ultimi anni.


Aveva imparato a riconoscere le sue debolezze, ed Angel gli aveva insegnato ad usarle a suo vantaggio.


"Spike?"


La voce di Angel lo richiamò al presente, spezzando il corso dei suoi pensieri.


Il vampiro biondo abbassò la testa di scatto, schivando la cima del bastone che Angel aveva scagliato contro di lui.


"Sei distratto..."


Spike fece roteare velocemente il bastone tra le mani, prima di colpire Angel alla spalla destra.


"Hai ragione" Ammise, tenendo d'occhio i movimenti del suo sire.


Angel lo scalciò e Spike barcollò all'indietro.


Ringhiò, colpendo di nuovo Angel col bastone, ed egli abbassò la testa, prima che lo prendesse in viso.


Un attimo dopo, il vampiro bruno afferrò il bastone con ambo le mani, abbassandone l'estremità di modo che l'altra si sollevasse, colpendo Spike al mento.


"Gli umani sono stupidi, amico" Commentò il vampiro biondo, strappando il bastone dalle mani di Angel.


Di nuovo, lo roteò, mentre l’altro che scansava i suoi fendenti mormorava: "Spike..."


"Andiamo, è la verità! Noi abbiamo un demone in corpo, ma qual è la loro scusa?"


Spike spostò la testa di un lato, schivando appena in tempo un pugno.


"Non fraintendermi, Angel" disse. "Sangue, urla, morti ammazzati...una vera pacchia per me...."


Ignorò l'occhiata esasperata che gli rivolse Angel, mentre balzava contro di lui. Sogghignò, sollevando un pugno che Angel gli torse dietro la schiena, e mentre si liberava disse:


"Una sofferenza senza fine per Luce..."


Strattonò Angel, roteando poi su se stesso, e lo colpì con un calcio.


Angel cadde per un istante in ginocchio, ma si rialzò subito, approfittando della momentanea distrazione di Spike per disarmarlo, e lanciare la sua arma verso l'altra estremità della stanza.


"Questa volta sembra tutto diverso" Mormorò il suo sire.


"E' una guerra, amico! Interessi economici...voglia di possesso mascherata con alti ideali....qual è stata la causa scatenante questa volta?"


Cadde a terra, colpito da un calcio di Angel e mentre si rialzava, appoggiandosi sulle mani, continuò:


"Rettifico: qual è stata la scusa questa volta?


L'uccisione di un'arciduca? Ma per favore!" Esclamò, roteando su se stesso, colpendo Angel allo sterno con un calcio


*****


Los Angeles, 2001


"Ci allenavamo durante il giorno, mentre Luce non c'era." Mormorò Spike.


"Angel viveva ancora sul nostro stesso pianerottolo, ma in realtà era come se non fosse mai andato via..."


"E Tanya?" Domandò Kate.


Spike strinse gli occhi.


Non era abituato a sentir pronunciare il nome della sua sposa da qualcuno che non fosse Angel.


Kate sembrava essere davvero interessata alla vita di Tanya, alla sua attività di Cacciatrice.


"Luce?" Spike sorrise


"Gli allenamenti di Luce erano un disastro.


Io non avevo il coraggio di allenarmi con lei...e lo stesso valeva per Tanya.


Eleanor era una buona osservatrice, Kate.


Dopo il cruciamentum non era tra le mie persone preferite, ma era innegabile che fosse davvero brava nel suo lavoro...ma non aveva abbastanza forze...ed Angel..."


"Angel?" Domandò Kate.


Spike si strinse nelle spalle.


"Angel non era preoccupato, malgrado durante gli allenamenti la mandasse al tappeto nove volte su dieci."


*****


San Pietroburgo, 1913


Tanya cadde in terra con una piccola smorfia, abbandonando le spalle, e sollevando su di lui uno sguardo mortificato.


"Mi dispiace…"Mormorò piano.


Angel sospirò, allungando una mano e rimettendola in piedi.


"Non preoccuparti, piccola, non è un problema."


"Riproviamo?"


Lui strinse le labbra.


Era inutile.


Lo sapeva, ormai.


Ma gli occhi di lei erano così pieni di vergogna quando lanciò uno sguardo a Eleonor e Spike, appoggiati alla parete, che scosse le spalle, e si allontanò di un passo, raddrizzandosi.


Tuttavia, sapeva già come sarebbe andata.


E infatti, dopo pochi minuti, Tanya era di nuovo stesa sul pavimento ella camera che,da sempre, da quando erano arrivati a San Pietroburgo, lui e Spike usavano per allenarsi.


La ragazza si passò le mani sul volto, disperata.


"Mi dispiace…"Ripetè.


Angel sopirò, e prendendola gentilmente per le spalle la rimise in piedi.


"Ehi… Di che cosa ti dispiace?


Di non volermi colpire?"


"Non riesco a capire!" Scattò Eleonor, staccandosi dalla parete e avanzando verso di loro." Perché no ci metti un po’ di impegno!"


"Ma io ci metto impegno…"Mormorò la ragazza." Veramente…"


"Tanya, se ci mettessi impegno non spolvereresti il pavimento ogni cinque minuti!


Che vi avevo detto!"Esclamò, sollevando le mani." Una catastrofe in qualsiasi tipo di allenamento!


Pensavo di essere io, ma adesso…


Non so proprio che pensare…"


Tanya le si avvicinò, torcendosi nervosamente le mani.


"Eleonor, per favore, non avercela con me… non lo capisco nemmeno io… ma non sono distratta… io… vorrei farti contenta…"


Eleonor allungò una mano, sfiorandole i lunghi capelli trattenuti in una lunga treccia.


"Lo so, Tanyuska, lo so…


ma sono anche molto preoccupata…


Tu vai fuori , e combatti, e non sei…


Voglio dire, dagli allenamenti che fai non sembra che tu sia…"


"Forte…"Finì Tanya per lei.


"Si… forte… e non lo riesco a capire…"Guardò Angel. " perché ti giuro, è come ti ho detto.


Nessuno è mai riuscito nemmeno a toccarla.


Neanche un graffio!


Poi arriva il momento di allenarsi e…. questo!"


Angel passò gli occhi da lei a Spike, e la preoccupazione che gli lesse nello sguardo lo colpì profondamente.


Era stato lui a chiedergli di allenare Tanya.


Perché voleva che lei fosse più forte, più preparata per qualunque cosa l’attendesse fuori, e perchè non aveva il coraggio di farlo personalmente.


Non aveva il coraggio di toccarla, di combattere con lei, anche solo nel corso di un allenamento.


Aveva paura.


E Angel era rimasto così colpito dalla profondità del suoi sentimenti da accettare.


Poi, una volta dettolo a Eleonor, la donna li aveva messi a parte dei suoi timori.


Di quella assurda situazione per cui Tanya sembrava imbattibile per le strade di San Pietroburgo, ma non riusciva quasi a mettere a segno un colpo durante un normalissimo allenamento.


Era incredibile come fosse la sua Osservatrice da tanto… e non si fosse accorta di una cosa così semplice!


E, del resto, nemmeno Spike sembrava averlo fatto, e forse era l’amore che nutrivano entrambi per Tanya a renderli così poco intuitivi.


Non che lui non volesse bene alla ragazza, ma aveva così tanti anni più di loro…


"Tu che ne pensi?"Chiese Spike apprensivo.


"Che siete esagerati!"Esclamò lui, sorprendendoli con un sorriso. "E che non c’è nulla di cui preoccuparsi!"


"Come… non c’è nulla di cui preoccupasi!" Spike sembrava allibito dalla sua risposta." Tanya si fa atterrare d te in mezzo secondo e tu dici che non c’è nulla di cui preoccuparsi?!


Se fosse stato…"


"Spike, ragiona.


E’ stata Tanya ad atterrarmi in mezzo secondo la prima volta che l’abbiamo incontrata.


E ha atterrato anche te.


Un secondo ancora e saremmo stati polvere."


"E’ questo che dico!"Esclamò Eleonor." Perché allora ci è riuscita mentre adesso no?!"


"Perché adesso"Spiegò quietamente Angel." Io non sono un suo nemico.


E lei lo sa."


"Ma è un allenamento…" Disse Spike."E’ ovvio che non sia tua nemica.


Deve solo fingerlo…"


Angel sospirò, piegando le braccia sul petto e guardando Tanya.


"Se volete la mia opinione, Tanya non è fatta per queste cose.


Allenamenti, esercizi, finzioni…


Si…"Ammise." Ho visto molte Cacciatrici fisicamente più forti di lei.


Ma ciò che ha sempre reso Tanya imbattibile non è la forza fisica.


E’ la passione.


E’ la fede.


Tanya ha fede nella sua missione.


Ha una fiducia infinita nella sacralità di ciò che fa.


Quando combatte non è la forza , o la tecnica a renderla imbattibile.


Sono la fede e la passione.


Possiamo continuare a tormentarla per ore e non ne caveremo nulla.


Perché lei non… sente di dovermi combattere.


Per lei lottare non è divertimento, ne esercizio, e nemmeno dovere.


E’ passione."


Scosse le spalle.


"Per quel che mi riguarda posiamo smettere tranquillamente qui"


Vide Spike sospirare lentamente, mentre Eleonor continuava a tenere su di lui uno sguardo piuttosto sospettoso.


Non si fidava


Era evidente.


E forse era anche normale.


Dopotutto, lui restava un vampiro, e Tanya la sua bambina adorata.


"Angel…"Mormorò la ragazza, appoggiandogli timidamente una mano sulla spalla." Sei sicuro che io non possa fare meglio… magari… magari se mi insegni…"


"Piccola… - La interrupe, - non c’ niente al mondo che io potrei insegnarti… però…" Le sorrise. " se proprio vuoi… la prossima volta mi faccio atterrare!"


*****


San Pietroburgo, 1915


"Che ore sono?" Domandò Spike.


Avevano abbandonato i bastoni ormai, e quella nella quale erano impegnati non poteva essere definita in altro modo se non come una scazzottata.


"Me lo hai chiesto cinque minuti fa..." Commentò Angel.


Spike sbuffò, fermandosi al centro della stanza, e agendo d'istinto sollevò una mano, bloccando un polso di Angel.


"Basta..." Disse. "Vado a vestirmi...voglio andare a prendere Luce."


"E' ancora presto..." Mormorò Angel.


Spike si strinse nelle spalle.


"Lo so, amico..."


Abbassò la testa per qualche istante, tergendosi sudore dalla fronte col dorso di una mano, per sollevarla, poi, quando Angel gli porse un asciugamani.


"E' troppo stanca..." Ringhiò mentre si puliva il viso ed il collo.


"Non bastavano i senzatetto, gli orfani, gli ammalati...ora ha cominciato ad occuparsi anche dei feriti di guerra!"



Si passò una mano tra i capelli, dicendo: "Loro sono tanto stupidi da andare a farsi ammazzare, e Tanya si sente in dovere di prestare loro soccorso...per l'inferno!"


Spike scaraventò l'asciugamani a terra e disse: "Luce dimentica che non è solo la Cacciatrice, è una ragazza di vent'anni...


E’ forte, non è indistruttibile."


Sbuffò.


"Forse dovrei chiederle di allentare un po' I ritmi"


Quasi ringhiò quando vide lo sguardo che Angel gli rivolse, un incrocio tra divertimento e preoccupazione.


"Sì, lo so...non riesco a negarle niente, sono senza speranze..."


Angel sorrise e gli voltò le spalle, avvicinandosi ad un tavolo. Spike seguì I suoi movimenti per un istante.


Pensò per un attimo che un'osservatore esterno li avrebbe giudicati quantomeno pazzi, dal loro comportamento.


Fino a pochi minuti prima, avevano lottato l'uno contro l'altro, come i peggiori nemici del mondo, ed ora chiacchieravano del più e del meno, ed era pronto a scommettere che di lì a poco Angel si sarebbe voltato, lanciandogli una bottiglia di sangue.


La sua non vita *era* strana, persino per gli standard di un vampiro.


Anzi...soprattutto per gli standard di un vampiro.


Stava ancora sorridendo, quando i suoi sensi furono attirati da un odore.


Aveva imparato a riconoscere quell'aroma negli ultimi anni, era lo stesso odore che avevano addosso la maggior parte dei bambini che Tanya curava.


Odore di febbre, di dolore...


Odore di tisi.


Ed era accompagnato dall'odore di neve, e dal battito di cuore di Tanya.


"Per l'inferno, no!" Esclamò Spike improvvisamente.


Ignorando lo sguardo preoccupato di Angel, si precipitò fuori la stanza, schivando a mala pena I raggi di quel sole morente, che filtravano nel salotto.


"Luce?" Esclamò, tenendo sotto controllo il suo demone perché non emergesse in superficie.


"Luce?" Chiamò di nuovo, guardandosi attorno nel piccolo appartamento di Angel.


"Spike..."


La voce di Tanya era debole, e proveniva dal cucinino.


Il cuore di lei batteva forte, troppo forte, sembrava volesse scoppiarle in petto, e quell'odore di malattia era più pronunciato ora.


Spike entrò nel cucinino. Tanya era appoggiata contro uno stipite, e Spike fu colpito dall'odore del sangue della donna.


Abbassò la testa, notando che a terra rilucevano schegge di un bicchiere rotto, mentre tra le dita della donna scorreva del sangue.


"Ho...pensato di tornare prima..." Mormorò Tanya.


"Credo...che tu avessi ragione..."


"Dio, Luce..." Esclamò Spike, avvicinandosi a lei.


La prese tra le braccia e sussultò.


Bruciava.


Bruciava di febbre.


"Angel!" Urlò Spike, e, afferrato uno strofinaccio da un ripiano, lo avvolse sulla alla mano di Tanya.


Non era passato che qualche secondo, quando Angel fece il suo ingresso in cucina.


Spike strinse più forte Tanya tra le braccia.


La ragazza aveva appoggiato il volto contro il suo petto, e Spike poteva sentire la sua pelle bruciare, tanto era forte la sue febbre.


"Sta male...aiutami a portarla di là!"


Non guardò nemmeno Angel, mentre lasciava il cucinino, e percorreva a grandi passi l'ingresso dell'appartamento.


Si sistemò Tanya contro il petto, mentre con una mano spalancava la porta, e scalciava quella di casa, aperta.


"Non mi sento molto bene" Mormorò Tanya, e la sua voce era poco più che un sussurro, rotto da un eccesso di tosse, che sembrò squarciarla.


Di nuovo, Spike sentì odore di sangue.


Strinse gli occhi, quando sentì qualcosa di umido bagnargli la camicia.


Tisi.


Non poteva che essere tisi.


Tanya aveva assistito tisici negli ultimi mesi.


L'essere una Cacciatrice la metteva al sicuro da malattie.


O almeno così avevano pensato.


Entrò in camera da letto.


Riusciva a sentire i passi di Angel, dietro di se.


"Ho bisogno di riposare un po'..." Mormorò Tanya.


Spike chinò la testa e le baciò la fronte, mentre l'adagiava sul letto.


Era così pallida, più pallida di quella mattina. Un rivolo di sangue le scorreva da un lato della bocca, e stille di sudore le imperlavano gli zigomi.


Incurante della presenza di Angel, si sedette accanto a lei.


"Andrà tutto bene" Disse."Ora riposa, Luce..."


"Spike...ho freddo..." Mormorò lei.


Spike ammiccò, sorpreso.


Tanya non aveva mai freddo.


Diceva sempre, ridendo, che nessuno conosceva il freddo a meno di non essere nato in Siberia, come lei.


Fece per coprirla, ma la mano di Angel si fermò sul suo polso.


"Non farlo" Disse.


Spike sollevò la testa, guardandolo come se fosse impazzito.


"Ha freddo" Sibilò.


"Coprirla farà solo aumentare la temperatura" Spiegò Angel.


Un altro eccesso di tosse scosse Tanya, e la ragazza si coprì la bocca, piegandosi in due.


"Sembra che ..." Cominciò Spike, ma si interruppe.


Stava per dire: "Sembra che I polmoni vogliano scoppiarle."


"E' tisi" Disse Angel, avvicinandosi, sfiorandole il volto con le mani.


Tanya sospirò, traendo poi un respiro profondo.


Sembrava che il freddo della pelle di Angel desse sollievo al suo volto arrossato dalla febbre.


"Lo so..." Disse Spike.


Abbassò la testa, e guardò la macchia di sangue sulla sua camicia, traendo conferma per i suoi sospetti.


"Vado...a chiamare un dottore" Disse. Le sue mani, strette in pugni, affondate ai lati delle gambe.


Angel scosse la testa.


"No...vado io..." Disse. "Stai qui con lei..."


Il vampiro bruno si scostò, e Spike cercò il suo sguardo.


Vide preoccupazione negli occhi scuri del suo sire.


"Starà bene, vero?" Domandò.


Angel forzò un sorriso, Spike se ne accorse, ma non poté fare a meno di essergli grato.


"E' la Cacciatrice, starà bene..." Mormorò.


Spike annuì, si voltò mentre sentiva Angel andar via, ed appoggiò le sue mani fredde sulla fronte di lei.


Inaspettatamente, Tanya sorrise.


"Non preoccuparti amore mio." Disse la ragazza. "E' solo un po' di stanchezza..."


Di nuovo, Tanya tossì, e di nuovo Spike si ritrovò a stringere I denti.


In quel momento non gli importava che Tanya fosse la Cacciatrice, che fosse la donna più forte del mondo.


Non gli importava della sua natura.


La ragazza che giaceva nel letto, ansimando per la violenza della tosse, era sua moglie.


E stava male.


La sua luce stava male.


*****


Le braccia gli dolevano.


Si era stretto con tanta forza in esse, mentre il medico che Angel aveva chiamato visitava la sua Tanya, che Spike era sicuro di avere qualche frattura.


Ma non gli importava.


I suoi occhi erano fissi sulla porta della camera da letto. I suoi sensi tesi all'inverosimile per cogliere ogni parola pronunciata da quel medico, ogni respiro di Tanya.


Ogni battito dei loro cuori.


Deglutì, per quella che sembrava la milionesima volta nell'ultima ora. E sussultò quando sentì una mano di Angel appoggiarglisi su una spalla.


"Scusami" Mormorò il vampiro più anziano.


Spike scosse la testa, senza nemmeno guardarlo, mentre ancora i suoi occhi erano fissi su quella porta, e la sua mente continuava implacabile a costruire scenari terribili.


Non poteva perdere Tanya.


Non poteva perdere la sua sposa.


Non poteva perdere la sua luce.


Cosa sarebbe accaduto se la malattia fosse stata più grave di quanto avevano pensato?


Cosa sarebbe accaduto se neanche la sua forza di Cacciatrice fosse stata abbastanza?


Digrignò i denti ed abbassò la testa.


"E' una Cacciatrice, Spike..." Mormorò Angel, che era ancora accanto a lui.


"Il suo organismo è forte... "


"E' una ragazza..." Ringhiò Spike. "Solo una ragazza...dovrebbe...stare in casa...essere mia moglie e basta..."


"Non sarebbe la stessa Tanya che hai conosciuto".


Spike chiuse gli occhi.


"Lo so." Disse. "E' solo che..." Guardò per un istante Angel e soffiò:


"Ho paura amico...una paura fottuta...."


Angel gli strinse una spalla, fece per parlare, ma in quello stesso istante la porta si aprì, rubandogli le parole dalle labbra.


"Signor Appleton?" Domandò il medico.


Era un uomo sulla cinquantina, capelli bianchi ed un volto rubizzo, portava gli occhiali.


Spike sapeva che era uno dei medici più importanti di San Pietroburgo.


Ignorando l'uso di quella che era stata la sua identità quando era vivo, Spike fece un passo avanti.


"Come sta mia moglie?" Domandò in Russo.


"Sua moglie ha contratto la tisi.


La buona notizia è che ha un organismo molto forte... "


"La cattiva notizia?" Domandò Spike.


Il dottore sospirò.


"La cattiva notizia è che potrebbe peggiorare.


Suo...fratello?" Disse, indicando Angel. "Mi ha detto che sua moglie presta soccorso negli ospedali della città. Ecco come probabilmente si è ammalata..."


Il dottore scosse la testa.


"Vi è inoltre il pericolo di contagio...suggerirei di ricoverarla in un sanatorio"


"Non se ne parla!" Esclamò Spike. "Non si preoccupi di noi dottore."


L'uomo lo guardò come se fosse impazzito.


"Ho suggerito a sua moglie di rasare I capelli...sempre per evitare contagi..."


"Le ho detto di non preoccuparsi per noi!" Esclamò Spike.


"E' mia moglie quella che conta! "


Spike tacque per un istante, sorpreso dalle sue parole.


Era la prima volta che si riferiva a Tanya come sua moglie, almeno in pubblico.


Scosse la testa.


"Mi dica solo come fare per farla guarire."


"Non esistono cure certe, signor Appleton. Ecco perché consigliavo di ricoverarla in un sanatorio. Possiamo però aiutare ad alleviare i sintomi."


Gli porse un foglio.


Spike lo aprì, ma per un'istante non riuscì ad interpretarne il significato.


"Sederemo la sua tosse, ed abbasseremo la febbre...questa è l'unica cosa che possiamo fare per il momento."


L'uomo sorrise in modo quasi paterno quando disse: "Sua moglie è una giovane donna molto forte, sono ragionevolmente ottimista...."


"Posso vederla?" Domandò Spike.


Prova solo a dirmi di no...Pensò per un'istante.


Il dottore sembrò rifletterci sopra, e lo guardò per un'istante prima di rispondere: "Suppongo che non mi ascolterebbe se le dicessi di no, vero?"


Spike si strinse nelle spalle.


"Capisco." Commentò il medico, stringendosi nelle spalle.


Spike aveva aperto la porta, quando la sua voce lo raggiunse di nuovo.


"Sua moglie mi aveva avvertito...


Da...quanto tempo siete sposati?"


A Spike non piacque il tono della sue voce, a dispetto delle sue parole precedenti… sembrava si stesse rivolgendo ad una persona in procinto di perdere tutto.


"Due anni" Disse, e dovette stringere i denti, quando il dottore abbassò la testa, prima di voltarsi verso Angel e mormorare: "Dobbiamo parlare dei farmaci..."


Spike chiuse gli occhi, forzando un sorriso sulle sue labbra.


Tanya non avrebbe voluto vedere la preoccupazione sul suo volto.


Ignorando la possibilità che potesse non essere cosciente, raddrizzò le spalle e deglutì.


Tanya aveva bisogno di lui ora...e comunque tutto sarebbe andato per il meglio.


Doveva andare per il meglio.


*****


Angel tirò via le lenzuola e le federe , ammonticchiandole ai piedi del letto, e poi cominciò a stenderne di nuove.


Pulite, profumate di bucato.


Bianche.


Come la lunga camicia di Tanya.


E come il suo volto, che il pallore innaturale della malattia faceva sembrare ancor più magro e affilato.


La sentì tossire, e quando sollevò la testa la vide che fissava Spike, come per chiedergli scusa.


Il giovane vampiro era in piedi, vicino alla porta, e teneva fra le braccia la ragazza, il copro avvolto in una coperta abbandonato contro il suo, e il volto sulla sua spalla, che sembrava così stanca da riuscire a malapena a sollevare.


Eppure… riusciva a sorridergli.


Per rassicurarlo.


Per mormorargli senza parole che tutto andava bene.


Nonostante entrambi sapessero che non era così.


Come lo sapeva Angel.


Tanya stava male.


Molto male.


La malattia si era rapidamente fatta strada in lei, infestandole i polmoni, con una gravità che avrebbe messo in pericolo la vita di qualsiasi essere umano.


Togliendole le energie, impedendole di respirare, e bruciandola di una febbre implacabile che le medicine appena riuscivano a calmare.


Stava male.


Eppure Angel non le aveva sentito emettere un lamento.


Mai.


Nè per i terribili eccessi di tosse nè per le notti insonni, trascorse con lui e Spike costantemente accanto.


Non le aveva mai sentito schiudere le labbra se non per ringraziare, o chiedere loro di andare a dormire, o di scendere in strada, per fare le ronde al posto suo, con gli occhi lucidi di febbre.


Sapeva che quei discorsi mandavano in bestia Spike, ma non le diceva mai niente.


Per lui il mondo avrebbe anche potuto sparire purchè fosse rimasta Tanya, e fosse stata meglio.


Lo vide tirarla più su fra le sue braccia, e abbassare il volto, appoggiandole la guancia sulla fronte sudata.


E quando lei tossì di nuovo, nascondendo il volto sul collo di lui, Spike e Angel si scambiarono un altro, ennesimo sguardo preoccupato.


Sapevano che sarebbe guarita, che il suo fisico da Cacciatrice glielo avrebbe permesso. Ma questo non impediva loro di soffrire ugualmente.


Non quando i bellissimo occhi di Tanya erano rossi, e cerchiati, non quando le sue labbra erano così esangui e lei sembrava così fragile… tanto che persino il vento avrebbe potuto spezzarla.


E Spike sembrava temerlo anche il vento, e la stringeva così forte, per impedirgli di raggiungerla.


"E’ pronto…"Annunciò Angel, scostando le coperte.


Spike non disse niente, e lui non si avvicinò per aiutarlo con Tanya.


Non voleva che nessuno lo facesse… nemmeno lui.


Voleva occuparsi personalmente della sua sposa, fin nei più minuscoli particolari.


L’appoggiò sul letto, e delicatamente la liberò dalla coperta e le aggiustò i cuscini dietro le spalle, sollevandola un po’ perché potesse respirare meglio, e poi, mentre lei non smetteva un attimo di sorridergli debolmente, le tirò le lenzuola fino al petto, sistemandogliele intorno.


Quando Angel uscì dalla stanza, portando con se le lenzuola da lavare, le stava carezzando il volto, allargandole con tenerezza infinita i capelli sul cuscino.


"Vuoi che le porti da mangiare?" Chiese, sulla porta, e Spike girò a lei la domanda.


"Luce… te la senti di mangiare qualcosa?


Angel ti ha fatto del brodo…"


Tanya annuì, senza parlare, e prima di uscire Angel la vide allungare una mano, tremando, per accarezzare con dolcezza il volto di lui.


Sospirò, raggiungendo la cucina per riscaldare il brodo, e pensò che i giorni non gli erano più sembrati così lunghi dacchè la sua anima gli era stata resa, e il tormento era diventato l’unico compagno delle sue lunghe, lunghissime ore.


Il metabolismo di Tanya, lo stesso che le avrebbe permesso di guarire rapidamente anche da ferite molto più gravi, aveva accelerato enormemente il decorso della Tisi, che in pochi giorni aveva raggiunto il suo apice, e Angel sapeva che se pure, altrettanto rapidamente, la malattia se ne fosse andata, avrebbe certamente lasciato il corpo di Tanya debole e smunto.


Come… come era difficile vederla così…


Abbandonata su qual letto, debolissima, così diversa dalla ragazza allegra e vitale che aveva imparato a considerare come una figlia.


Che aveva regalato a lei e Spike una ventata di gioia e di luce.


Che aveva insegnato ad Angel, per la prima volta nella sua vita da umano e nella sua esistenza da vampiro, che cosa fosse veramente una famiglia.


Che cosa fosse il calore.


Che cosa fosse la confidenza.


Che cosa fosse stare nella stessa stanza con qualcun altro… e non voler scomparire.


Lei che gli aveva fatto desiderare di meritarsi un po’ di più la tranquillità che viveva.


Anche adesso… quando faceva compagnia a Spike mentre Tanya riposava, quando faceva segno a lui di non alzarsi mentre disponeva nella camera i bastoncini di incenso aromatico che aveva fatto preparare per aiutarla a respirare meglio, o cambiava quelli esauriti, o quando Spike gli sussurrava piano, per non svegliarla, che aveva paura, e lui cercava di rassicurarlo, anche adesso erano una famiglia.


E quando si guardavano in silenzio, e quando lei si svegliava tossendo, e quando il dottore veniva e Angel metteva una mano sulla spalla di Spike per impedirgli di aggredirlo, o, contro tutte le sue aspettative, il suo ragazzo gli chiedeva di aspettare con Tanya perché voleva aprire la porta di persona, e dire a Eleonor come stavano le cose.


Erano ancora una famiglia.


Sempre.


Sempre.


Rientrò nella camera di Spike, e non appena lui lo vide si chinò su Tanya, e gentilmente la tirò un po’ più a sedere, delicatamente… come se fosse stata un oggetto raro e prezioso.


Angel gli tese il vassoio con il brodo e l’acqua , e lui lo prese sulle ginocchia, ringraziandolo con lo sguardo.


E poi cominciò ad imboccarla.


Lentamente, con una pazienza che nessuno gli avrebbe mai attribuito.


Con amore.


Soffiando sul cucchiaio perché il brodo non fosse troppo caldo e poi ripulendo il viso di lei dalle gocce che le cadevano sul mento.


Come con una bambina.


Come con la donna che amava.


Più della sua stesa esistenza.


Tanya apriva appena le labbra, esausta e, Angel sospettava, più per fare contento Spike che perché ne avesse voglia.


Ingoiare le costava fatica, e in certi momenti la vedeva abbandonarsi contro i cuscini, e chiudere gli occhi.


E allora Spike appoggiava il cucchiaio sul bordo del vassoio, in attesa, fino a che lei non li riapriva, dimostrando loro di non stare dormendo. E lui ricominciava.


E, infine, lasciò tutto sul comodino, e , sospirando, guardò Angel.


"Si è addormentata…" Mormorò piano.


Lui annuì.


Lo sapeva.


Si avvicinò al letto, e gli strinse una mano sulla spalla.


"Perché non dormi un po’ anche tu…"Disse. " mi sembra che respiri molto meglio…


io intanto vado a fare la ronda…"


Spike annuì debolmente, esausto, e sollevò il volto verso di lui.


"Angel…"Mormorò. " perché fai tutto questo per noi?"


Lui sorrise.


Senza rispondere.


"Chiudi li occhi e dormi."Gli ordinò gentilmente.


"Stupida domanda, eh?"


"Risposta ovvia, direi…"


Finalmente, Spike gli rese il sorriso, e mentre lui riprendeva il vassoio dal comodino agirò il letto, e si distese accanto a Tanya.


Allunò il braccio, passandoglielo attorno alle spalle, e con dolcezza infinita l’attirò contro di se, deponendole sui capelli un tenero bacio.


Lei non si mosse, non diede nemmeno segno di averlo sentito, ma Angel era certo che non fosse così.


Forse era uno sciocco o un irrazionale, ma era sicuro che Tanya non avrebbe mai potuto dormire così tranquillamente, se non avesse saputo che Spike era vicino a lei.


"Sei un bravo ragazzo, Spike." Mormorò a voce basa, prima di uscire.


Ma lui si era già addormentato.


*****


Tanya ansimava.


Si vedeva che respirare doveva ancora costarle uno sforzo enorme.


Sembrava essere stremata dalla tosse e dalla febbre.


Spike non ricordava di aver lasciato un attimo la camera da letto negli ultimi dieci giorni.


Il dottore aveva detto la verità, la febbre di Tanya si era alzata dopo i primi tre giorni e per giorni era stata a mala pena cosciente.


Il suo organismo aveva reagito alla malattia, ed ora, sebbene ancora debole, le sue condizioni sembravano migliorate.


Tuttavia, Tanya non aveva smesso di sorridere, anche quando la tosse era stata lacerante, ed era stata tanto debole da non aver nemmeno la forza di sollevare la testa dal cuscino.


Sorrideva anche in quel momento, e Spike si scoprì a sorridere con lei, sebbene la ragazza avesse gli occhi chiusi.


Intinse un'asciugamani nell'acqua fredda ed alcool, e ricominciò a massaggiarle il volto, il collo, il torace.


"Spike..." Mormorò Tanya, la sua voce roca.


"Non parlare, Luce....". Disse lui.


Di nuovo, deterse il volto di Tanya, mentre il sorriso della ragazza si allargava.


"Vai a riposare..." Mormorò , e quando aprì piano gli occhi, Spike non riuscì ad impedire al suo sorriso di allargarsi.


"Non preoccuparti, Luce...


Non..." strinse le labbra. "non sono stanco..."


"Hai l'aria esausta, invece." Sussurrò lei.


Spike scosse la testa.


"Nah...."


Appoggiò l'asciugamani accanto alla bacinella, e si chinò su di lei per sfiorarle la fronte con un bacio.


Tanya sollevò una mano e gli sfiorò i capelli.


"Mi dispiace" Sussurrò la ragazza contro una sua guancia.


Spike l’accarezzò, posando un altro bacio sulla sua fronte.


"E di cosa?" Domandò incredulo.


"Di dare tanto disturbo..."


Tanya tossì, coprendosi le labbra con una mano, e deglutì prima di continuare.


"Di dare tanto disturbo ad Angel...a te...di farti preoccupare..."


"Stai scherzando?" Domandò Spike, sfiorandole le gote con le dita.


Tanya scosse debolmente la testa.


"Non...sono abituata...nessuno si era mai preso cura di me prima..."


Spike sorrise, mentre le sue dita si spostavano sulla sua fronte, tracciandole con le dita la linea delle sopracciglia.


"Erano degli idioti..." Commentò.


"Ora non sei più sola...non lo sarai mai più"


"Sto meglio" Sorrise la ragazza. "Dico sul serio, Spike...dovresti riposare..."


Gli tese le braccia, invitandolo silenziosamente a stendersi accanto a lei.


Spike trattenne a stento un sospiro di sollievo.


Tanya stava meglio, stava davvero meglio.


Appoggiò la bacinella a terra, accanto al letto, mentre la sua sposa ancora stava guardandolo, poi si sistemò vicino a lei.


La tenne stretta a se, accarezzandole i capelli, posandole baci sulla fronte, fino a quando non sentì il respiro della ragazza divenire più calmo, segno quello che si era addormentata, ed anche allora, il sonno stentò a venire, malgrado non ricordasse di essere mai stato così stanco.


Passarono ore prima che il sonno lo reclamasse, e quando altre ore dopo Angel entrò nella loro stanza, fu accolto dalla vista dei due innamorati, stretti l'uno all'altra nel primo sonno tranquillo nelle ultime settimane.


*****


"Spike, amore...posso camminare..." Protestò debolmente Tanya, passandogli un braccio attorno alle spalle.


Il vampiro biondo sogghignò.


"Lo so" Disse. "Ma fai contento il dittatore che è in me..."


Tanya scosse la testa mentre un sospiro le sfuggiva dalle labbra.


"Amore mio...vorrei tornare a camminare prima o poi..."


"Lo farai...quando starai bene...


Per ora," Continuò, stringendola a se. "io sono la tua guida..."


Tanya sorrise, appoggiando la testa contro quella di Spike, e Spike strinse più forte la ragazza a se.


Il peggio era ormai passato, Tanya era convalescente.


Il suo straordinario metabolismo le aveva permesso di sconfiggere la malattia....era ancora debole però, e Spike stava facendo il possibile affinché non si stancasse.


Anche se quella non era tutta la verità.


Per la prima volta da quando stavano insieme, Tanya era solo e soltanto sua.


Non vi erano ronde, non vi era volontariato, non vi era la sua missione ad interferire.


Erano insieme, sempre...e Spike si godeva ogni singolo istante passato accanto alla ragazza.


Esaudiva ogni suo singolo desiderio.


Ascoltava ogni suo respiro.


Spike sospettava che anche Angel trovasse la sua condotta un po' esagerata, ma non vi badava.


La malattia di Tanya lo aveva messo di fronte ad una realtà che per anni aveva ignorato: Tanya era mortale. Era più forte degli altri mortali, ma questo non cambiava le cose.


E Spike aveva giurato a se stesso, negli istanti in cui la malattia di Tanya era stata più grave, che non avrebbe mai più sprecato un singolo istante.


"Amore, dove mi stai portando?" Domandò la ragazza.


"Avevi detto di voler fare un bagno stamattina, no?" Replicò lui, aprendo la porta della stanza da bagno.


Spike vide Tanya sgranare gli occhi per la sorpresa.


Aveva passato ore a preparare la stanza affinché fosse confortevole per lei.


La vasca al centro di essa stata riempita con acqua calda, bastoncini di incenso bruciavano in vari angoli, e candele, tantissime candele, erano state accese, per non stancare gli occhi di Tanya, che continuavano ad essere arrossati.


"Spike...non dovevi" Mormorò lei.


"Ma volevo..."


Spike fece qualche passo nella stanza, e poi, con gentilezza, reverenza quasi, appoggiò la ragazza a terra, su un enorme telo di spugna bianco.


"Hai freddo?" Domandò.


Tanya scosse la testa, mentre si guardava attorno, e Spike sorrise, liberandola piano dalla coperta che le avvolgeva le spalle.


E quando lei fece per sbottonarsi la camicia da notte, Spike glielo impedì gentilmente, sfiorandole un polso.


"Faccio io" Mormorò.


Tanya annuì debolmente.


Piano, le sfilò la camicia da notte, stringendo i denti, quando notò il vistoso dimagrimento nella ragazza.


Non che avesse intaccato la sua bellezza, Tanya continuava ad essere la donna più bella che avesse mai visto, ma le costole che riusciva a contare, e il candore della sua pelle, gli ricordarono quanto per un solo istante fosse stato vicino a perderla.


La camicia da notte toccò terra con un fruscio, e Spike sollevò la testa, incontrando gli occhi della ragazza.


"Sto meglio Spike..." Mormorò lei, come se gli leggesse nel pensiero."il peggio è passato ormai..."


Spike sorrise, mentre di nuovo la prendeva tra le braccia e si avvicinava alla vasca da bagno.


L'adagiò nell'acqua ancora calda, e il suo sorriso si allargò quando Tanya inarcò la testa, lasciandosi andare ad un sospiro.


Per l'inferno, era così bella...così perfetta.


"Potrei rimanere qui per sempre" Mormorò Tanya aprendo gli occhi.


"E' tutto perfetto..." Continuò.


Allungò una mano per prendere la spugna che galleggiava accanto a lei, ma, come poco prima, Spike glielo impedì.


"Lascia che me ne occupi io" Disse, ignorando quanto roca stesse diventando la sua voce.


Quello non era il momento per il desiderio, eppure si allungò su di lei, e le sfiorò le labbra con le sue, a lungo, dolcemente, allontanandosi poi a malincuore, e lasciandosi sfuggire una risata, quando le labbra di Tanya si piegarono in un broncio.


Scosse la testa, e prese da un cestino di vimini che era accanto alla vasca una barra di sapone.


I suoi occhi non lasciarono un'istante quelli della sua sposa, mentre, lentamente, cominciava a massaggiarle le braccia con la spugna, e poi il collo.


Anche Tanya lo guardava, e le labbra di lei erano piegate in un mezzo sorriso.


"Tu mi vizi" Mormorò, mentre Spike continuava a massaggiarle il corpo.


Non vi era niente di sensuale in quanto stava facendo, eppure sentiva il familiare fremito di piacere, che sempre lo accompagnava quando sfiorava la pelle di Tanya.


Strinse I denti, e riuscì a sorriderle, mentre di nuovo insaponava la spugna e cominciava a massaggiarle le lunghe gambe, e Tanya rise debolmente, quando Spike, incapace di resistere alla tentazione le solleticò l'incavo dietro le ginocchia.


Era così bello vederla ridere, mentre gocce d'acqua le bagnavano la fronte e le labbra.


I capelli di Tanya erano legati in una treccia bassa, la cui estremità era ora immersa nell'acqua. Spike lasciò andare la spugna, e delicatamente la sciolse.


Amava i capelli della ragazza, quel manto biondo che non si stancava mai di accarezzare, di sentire sulla sua pelle.


Si chinò su un lato, recuperando una brocca dal pavimento, posta sopra un braciere, per mantenere l'acqua calda.


La sollevò, e posò un altro bacio veloce sulle labbra di lei prima di sussurrare: "Solleva la testa"


Tanya obbedì, e Spike si ritrovò a deglutire quando le labbra della ragazza si allargarono in un sorriso radioso.


Le bagnò la testa, prima di cominciare ad insaponarle i capelli. Li massaggiò a lungo, tanto che Tanya lo guardò di sottecchi prima di dire: "Amore? Credo che basti così"


"Davvero?" Domandò lui.


Si sciacquò le mani nella vasca, e di nuovo prese la brocca.


Tanya annuì.


"Mi ripeto Spike, mi vizi..."


"Io adoro farlo..." Mormorò Spike, baciandole la fronte prima di dire scherzosamente. "Credo ci fosse anche nella formula del nostro matrimonio...la ricordi, Luce?"


Tanya annuì. "Ogni singola parola..."


Senza smettere di guardarla, prese un grosso telo di lino dal pavimento, si rimise in piedi, e lo aprì. Tanya fece per alzarsi, ma Spike si limitò a scuotere la testa, si inginocchiò, e Tanya gli passò un braccio attorno alle spalle, mentre lui l'avvolgeva nel telo, e ripeteva pochi istanti dopo la stessa operazione con I lunghi capelli di lei.


"Come ti senti?" Domandò.


"In paradiso..." Soffiò lei, appoggiando la testa contro una sua spalla.


Spike rise, tentato di dirle che conosceva la sensazione.


Sollevò la ragazza, in modo che stesse più comoda contro il suo torace, e si diresse in salotto.


Il fuoco brillava alto nel caminetto, e la stanza era calda, con l’aria che sapeva leggermente di legna bruciata, non abbastanza forte perché potesse dare fastidio a Tanya.


Ombre giocavano sulle pareti, e sembravano fondersi l'una con l'altra, creando forme affascinanti, che, Spike notò, Tanya osservava rapita, mentre ancora le sue mani erano sul collo di lui, ed il suo respiro gli solleticava il torace.


L'adagiò piano sulla sedia di fronte il caminetto e la liberò dal telo che le copriva i capelli.


"Spike...posso fare da sola..." Protestò lei debolmente.


"Certo...ma negheresti questo piacere a tuo marito?" Domandò, mentre prendeva un vassoio da un tavolo. Vi erano riposte ordinatamente una spazzola ed alcuni fermagli.


Gentilmente, la invitò a voltarsi verso il caminetto e piano cominciò a spazzolarle i capelli.


"Mi racconti una storia?" Domandò lei a bassa voce.


"Non sono bravo, Luce..."


Tanya si voltò, inarcando un sopracciglio nella sua direzione.


"Eppure io starei ad ascoltarti per ore..."


Spike si morse il labbro inferiore prima di mormorare: "L'obiettività regna sovrana in questa casa, eh?"


"Assolutamente" Rispose la ragazza con convinzione, ed un altro sorriso le increspò le labbra.


Spike sbuffò, abbassando la testa, mentre ancora le spazzolava i capelli.


"Una volta, quando ero bambino, pensavo che dei folletti vivessero negli alberi...quelli della villa di mio nonno...


Era una villa enorme, nelle campagne inglesi...vi era questo albero secolare e..."


"Ti ci arrampicavi?" Domandò lei, appoggiando le spalle contro lo schienale della sedia.


"Oh, no" Rise.


"Il piccolo William Appleton, che si arrampicava sugli alberi?


No...d'estate rimanevo appoggiato contro il fusto, mi piaceva il suo odore...ho scritto decine di poesie con la schiena appoggiata contro la corteccia...ed il sole che filtrava attraverso le foglie...e pensavo che quei folletti si stendessero sulle foglie, godendosi il sole..."


Sfiorò i capelli di Tanya con le dita, e mentre riprendeva a spazzolarli disse: "D'inverno ero preoccupato per loro...pensavo non avrebbero avuto riparo...ma Laurence..." Si interruppe prima di domandare. "Ti ho parlato di lui, vero?"


Tanya annuì senza parlare, e Spike continuò: "Laurence mi disse che quei folletti avevano case all'interno degli alberi, e che non soffrivano il freddo...ed io immaginavo la loro vita...immaginavo come fossero le loro case..."


Scosse le spalle.


"Per l'inferno non avevo ripensato a questa storia per decenni..."


Strinse le labbra.


"La verità è che ero un bambino dannatamente solo...con troppa fantasia "


"Ho conosciuto bambini che non avevano neanche quello a cui aggrapparsi." Mormorò Tanya.


Spike sgranò gli occhi, mentre la spazzola si fermava sul capo della ragazza.


"Non essere così duro con quello che eri, amore." Continuò lei.


Spike si lasciò sfuggire un sospiro.


"Non sono duro. Cerco di essere obiettivo.


Sono obiettivo."


"Cosa dicevamo a proposito di obiettività regnante sovrana in questa casa?"


Spike rise.


I capelli di Tanya stavano asciugandosi, assumendo ora quella tonalità calda che amava, e di nuovo profumavano di neve.


Il respiro di Tanya stava divenendo più regolare. Sembrava essere davvero stanca, in quel momento.


Delicatamente, per non disturbarla, cominciò a legarle i capelli, perdendosi nella loro serica morbidezza e nel silenzio che permeava quella stanza.


Silenzio rotto solo dal crepitio delle fiamme nel caminetto, e dal respiro della sua sposa.


Quando ebbe finito, passò davanti a lei.


Tanya teneva gli occhi chiusi , e, sebbene ancora pallida, la sua pelle lo era ora di meno.


Deglutì, mentre si chinava su di lei e la prendeva tra le braccia, assicurandosi che i suoi movimenti non fossero troppo bruschi.


La portò in camera da letto, pensando per un'istante che, se fosse dipeso da lui, i piedi di Tanya non avrebbero più toccato il pavimento.


Se fosse dipeso da lui, Tanya sarebbe rimasta per sempre tra le sue braccia.


Scostò le coperte con una mano, prima di adagiarla tra le lenzuola.


Erano calde… era stato Angel a spiegargli come fare.


I suoi pensieri si volsero per qualche istante verso il suo Sire, che, ancora una volta, pattugliava da solo le strade di San Pietroburgo, desiderando con tutto se stesso che anche Angel conoscesse un giorno quella pace, quella serenità.


Non pensava ci fosse altra persona al mondo che lo meritasse quanto il suo sire.


Rimboccò le coperte a Tanya e fece per allontanarsi per portar via il telo umido, ed era alla porta quando la voce di sua moglie lo fece leggermente sussultare.


"Amore?" Domandò lei. "Rimarresti ancora qui?"


Spike si appoggiò contro l'uscio, un sorriso impertinente che mascherava l'emozione che quelle parole, ancora, provocavano in lui.


"Solo se lo chiedi con dolcezza..."


Tanya sollevò gli occhi al cielo, ed essi splendevano, non di febbre, ma di allegria ed amore.


Amore per lui.


"Dove altro potrei essere?" Continuò Spike, avanzando verso di lei, il telo che gli era scivolato dalle mani.


Tanya gli tese le braccia, e Spike si stese accanto a lei, baciandole ripetutamente I capelli.


"Vorresti...continuare a raccontarmi di quando eri un bambino?" Mormorò lei contro una sua spalla, la voce assonnata. "Mi sembra quasi di vederti...."


Spike strinse più forte sua moglie contro il suo petto e chiuse gli occhi, lasciando che l'odore di Tanya, la morbidezza della sua pelle lo avvolgessero.


"Ne sei sicura?" Domandò.


"Sicurissima..." Disse lei, posandogli un bacio su una spalla, che, anche attraverso la stoffa della camicia, ebbe il potere di bruciargli la pelle.


"Non dirmi che non ti avevo avvertito però..."


Sogghignò.


"Anche Angel corre via urlando quando comincio a raccontare della mia infanzia..."


"Scommetto che, invece, ama sentirti parlare della tua vita.


Sei come un figlio per lui…"


Spike accarezzò le spalle nude di sua moglie con la punta delle dita e mormorò: "Già...hai trasformato due vampiri in una famiglia, Luce..."


"Avete fatto tutto da soli..." Commentò lei.


Si puntello su un gomito e, nella semi oscurità della camera da letto, Spike poté chiaramente vedere il divertimento negli occhi della ragazza quando disse:


"Non pensare di distrarmi, Spike..."


Spike le accarezzò il volto.


"Va bene" soffiò.


Tanya si appoggiò di nuovo contro il suo petto, e Spike mormorò:


"Quando avevo dodici anni dovetti cominciare a portare gli occhiali...mia madre si chiedeva il perché la mia vista fosse improvvisamente peggiorata...non le ho mai detto che avevo preso l'abitudine di andare a leggere in solaio...


Rimanevo così assorto nella lettura, che non mi rendevo nemmeno conto del fatto che leggessi praticamente al buio.... "


*****



Los Angeles, 2001


Kate sorrise quando Spike appoggiò il bicchiere sul tavolino, dopo averlo vuotato, e si allungò per riprenderlo e riportarlo in cucina.


"E così…" Disse, tornando a sedere e abbracciando automaticamente il cuscino, in un gesto istintivo che, fino ad allora, non aveva mai permesso a nessuno di vedere. " anche ai vampiri si secca la lingua…"


Spike le lanciò uno sguardo pericoloso.


"Potrei darti una risposta così’bollente da ustionarti, Kate, non ti conviene provocarmi."


"Pensi di farmi pura?"


"Magari potrei anche stupirti."


Kate sorrise, tornando ad appoggiarsi allo schienale.


"Devo dire che lo hai già fatto…"


"No, Kate, no…"Esclamò Spike, scotendo le mano. " te l’ho già detto.


Non fare l’errore di scambiarmi per ciò che non sono!


Non sono un micetto, sono un demone!


E non ti devi mai fidare di un demone, capito, mai!


Non di uno come me!


Non permettergli di entrare…" Si fermò, con la bocca spalancata. E un attimo dopo aggiunse a precipizio:" tranne se ha penetranti occhi nocciola!!


Quelli sono a parte!


Penetranti occhi nocciola- puoi fidarti!


Te lo assicuro!


Penetranti occhi nocciola- puoi anche innamorarti!"


Kate distolse lo sguardo per un attimo, deglutendo.


"Hai finito di perorare cause non tue?!" Esclamò quindi. "E assolutamente campate in aria per altro!


Spike sollevò le sopracciglia.


"Parlavi di demoni!"Esclamò lei, prevenendo qualsiasi altra sparata del vampiro biondo.


"Kate, io vorrei vederti rispondere a un ‘interrogatorio di polizia!"


"Gestito da te?


Verremmo alle mani!"


Sorrise, e un attimo dopo decise di deporre le armi in quella che , Kate ne era certa, era solo una pausa, e riprese a parlare.


"Comunque sia te lo ripeto… Tanya non era oggettiva con me , Angel non lo è tutt’ora…


Ed io ero e rimango un bastardo.


Un bastardo certificato!"


"Sarà, ma un bastardo che si prendeva molta cura delle sue sposa."


"Di Luce?"Di nuovo, Spike sorrise. " Bella forza! Io l’amavo!


Quando stava male mi sembrava di impazzire… però dopo, quando lei ricominciò a stare bene… allora io ero felice che fosse malata.


Ti sconvolge questo?"


"Forse no… se tu mi spieghi."


Spike le lanciò un lungo sguardo penetrante.


"In quel periodo… in qui giorni… in quelle ore… lei era mia.


Solo mia.


Interamente.


Assolutamente.


Era bloccata a casa, e per quei brevi giorni era come se il suo ruolo di Cacciatrice non esistesse più.


Come se non esistessero più gli ospedali, o gli ospizi.


Sangue, si, come se non esistesse più Eleonor ne nessun altro.


Nessuno poteva entrare nella nostra casa.


Nessuno poteva farle del male.


Nessuno poteva mettersi fra noi.


E io potevo… occuparmi di lei…. coccolarla… tenerla stretta per tutto il tempo, e mi sembrava un sogno.


Da quando l’avevo incontrata non l’avevo mai avuta vicina per ventiquattro ore di fila…


Ma nel periodo in cui fu a casa non mi staccavo la lei per più di cinque minuti… e non tutti i giorni…


Era mia.


Solo mia.


Non c’era più il mondo.


E per me era la felicità perfetta.


Tanya soffriva, Tanya voleva riprendere a perlustrare la città.


Ad aiutare la gente.


Sentiva di tradire la sua missione persino guarendo, attendendo di riacquistare le forze per riprendere a combattere.


E a me… non importava.


Mi dicevo che glielo avrei fatto scordare.


Che l’avrei resa felice io, che le avrei dato tutto ciò che potevo darle.


Che il nostro amore avrebbe riempito ogni cosa.


Io avrei voluto che continuasse per sempre.


Avrei voluto tenerla per sempre nel cerchio delle mie braccia.


Proteggendola.


Prendendomi cura di lei.


Amandola in ogni modo possibile.


Anche se avesse significato protrarre per sempre la sua malattia.


Perché sapevo che quando fosse guarita avrei dovuto di nuovo dividerla con il mondo.


E in nessun modo sarei riuscito ad impedirglielo.


*****


San Pietroburgo, 1915


"Per piacere, Spike, sto bene…"Mormorò, posandogli le braccia sulle spalle, ma Spike non la guardò nemmeno negli occhi.


Non volle guardarla negli occhi.


Strine le labbra, continuando ad armeggiare con i suoi capelli, tirandone alcune ciocche indietro e poi fissandole con il suo fermaglio.


"Per favore…"Ripetè.


"No!"Esclamò lui, sempre senza guardarla, e si allontanò dalla finestra, lasciandola e camminando verso Angel, che, appoggiato alla parete e con le braccia incrociate sul petto, si era ritrovato involontario testimone della loro discussione."Ho detto no!"


Tanya guardò per un attimo negli occhi il vampiro più anziano e poi avanzò di un passo, allargando le braccia.


"Ma io sto bene…"Disse."sono guarita… sono perfettamente in grado di ricominciare…"


Spike si voltò di scatto, decidendosi finalmente a guardarla.


"Tu non sei in grado di fare nulla!"Esclamò.


Ma sospirò quando la vide sobbalzare, e il suo tono si addolcì immediatamente.


"Luce…"Mormorò. "guardati, amore.


Non ti reggi in piedi.


Sei pallida e magra come un uccellino…


Non avresti nemmeno la forza per scendere le scale…"


"Ti sbagli…"Lo interruppe." Ce l’ho la forza, ma come posso dimostrartelo se tu non mi fai fare niente…


Se non mi permetti neanche di vestirmi da sola…"


"Non voglio che ti stanchi.


Forse non ti rendi conto di quanto tu stia stata male…"


"Certo che me ne rendo conto…"Mormorò lei piano." Lo so benissimo. Ma ora sto bene… veramente…"


"Luce, "Sbottò lui, spazientito. " non voglio discutere con te!


Tu non uscirai da questa casa finchè non sarai guarita perfettamente, e questo è tutto!"


Di nuovo, distolse gli occhi per non guardarla.


Tanya sapeva che non avrebbe voluto parlarle in quei termini, ne così bruscamente.


Gli era costato fatica, non gli era piaciuto, e ora, probabilmente, se ne sentiva in colpa.


Eppure lo aveva fatto.


Perché la amava.


Perché voleva avere cura di lei.


Come un amore che le riempiva l’anima…


Ma Spike doveva capire…


Lei doveva fargli capire…


Doveva comprendere che il suo cuore si piegava ad ogni ora in più… ad ogni momento in più in cui era consapevole di poter tornare alla sua missione… e di non farlo.


Finchè era stata male, veramente male, non avrebbe potuto fare nulla per assolvere al suo compito, tranne farsi uccidere, e mettere in pericolo Angel e Spike.


Allora era astato giusto rimanere a casa… fra le braccia dell’uomo che amava…


Ragionevole e saggio…


Ma ora.. ora… ora aveva costantemente paura che qualcuno uscisse di casa, e che gli accadesse qualcosa di male perché lei aveva la forza, e le possibilità di fermarlo, e non lo faceval…


Non riusciva a pensare ad altro… non riusciva a trovare pace…


E voleva disperatamente che lui… il suo amore… capisse…


E che non la odiasse perché non poteva fare come lui diceva.


"Ti prometto che starò attenta…"Mormorò. " potrei stare… poco… il tempo di… vedere i miei bambini e fare un giro… rapidissimo…"


"Oh, si"Esclamò Spike." E che mi dici degli ospizi?


E degli ospedali militari?


E che mi dici di quando ti stancherai di nuovo tanto da stare male o ti sbucherà qualcuno alle spalle e tu non riuscirai a difenderti?"


Tanya strinse le mani.


"Ho sempre rischiato…" Mormorò piano. " la mia vita è così… e non ne vorrei una diversa…


Anche quando ho ti incontrato stavo rischiando… eppure darei la mia vita mille volte per incontrarti ancora…"


Spike scosse la testa e le spalle, esasperato, e si avvicinò a lei, prendendola gentilmente per le braccia.


"Luce… io voglio solo che tu stia bene…"Sospirò. " Non ti sto chiedendo di rinunciare alla tua missione… voglio solamente che aspetti qualche altro giorno. Il tempo di rimetterti veramente.


Andiamo, lo sai che non staio ancora bene!"


"E se mentre io aspetto di stare meglio a qualcuno viene… fatto del male?"


Spike le lasciò andare le braccia, stizzito.


"Non me ne importa degli altri, ve bene?


Sei contenta?!"


"Non è così…"


"Si che lo è, invece…"


Tanya abbassò gli occhi, stringendosi le braccia al corpo.


Non era così… lei lo sapeva… perché le faceva del male?


Spike abbassò il volto, guardandola.


"Hai freddo?"Esclamò, e un attimo dopo afferrò il suo scialle dal divano e glielo strinse attorno alle spalle.


Tanya lo sfiorò con le mani, ma scosse la testa, rattristata.


"Io ci andrò…"Mormorò in punta di labbra.


Un sussurro appena accennato, ma lui lo udì lo stesso.


"Tu mi fai uscire di senno!" Scattò, voltandosi esasperato.


"Angel, dille qualcosa tu! Io non so più che pesci prendere!


Dille che non farò un passo fuori di casa!"


Angel sollevò le sopracciglia, serissimo.


Senza muoversi dalla stessa, identica posizione che aveva tenuta per tutto il tempo.


"Tanya"Disse piano. " non farò un passo fuori di casa..."


La ragazza lasciò andare le spalle, e lo guardò, disperata.


"perché…"Continuò l’uomo, prima che lei potesse dire una parola "Tanya sa benissimo che ha i polmoni pieni di tubercoli, e che è ancora molto infettiva.


E non vuole rischiare di contagiare delle gente per strada, o un malato, o dei suoi bambini."


"Oh…"Tanya lo fissò, sentendosi le guance bruciare di mortificazione.


Non ci aveva pensato… era stata così presa dal desiderio di riprendere ad aiutare gli altri che non aveva pensato che invece, con la sua irruenza, avrebbe anche potuto danneggiarli…


"Mio Dio… non ci avevo pensato…"


Spike fissò Angel a bocca aperta, tanto che l’altro non potè impedirsi di scherzarci sopra.


"Se non chiudi quella bocca"Disse. " ti ci entreranno le mosche!"


"Tu sei un bastardo" Esclamò Spike. Ma c’era ammirazione nel suo tono e sul suo volto.


"Dimmi qualcosa che non so…"


Tanya si sfiorò le labbra con un dito.


"E adesso…"Sussurrò piano. " che cosa posso fare?!"


Spike si voltò a guardarla.


"Adesso"Rispose. "fai la brava, "Si chinò, prendendola fra le braccia, il volto finalmente rilassato. " ti siedi in poltrona…"


"Spike… la poltrona è lì…"


"La vedo…"


"Ci arrivo da sola…"


"E poi…"


"Spike!"


"Ti fai portare da mangiare.


E mangi!


Come una persona e non come uno scoiattolo!"


"Angel! Digli di lasciarmi camminare!"


Angel sospirò, scotendo il capo.


"Tanya…"Mormorò.


"Si?"


"Sei la Cacciatrice. Tiragli una gomitata!"


Lei mugugnò, mentre Spike spalancava occhi e bocca e si rivolgeva all’altro, che ora tratteneva a stento una risata.


"Tu…" Boccheggiò. " te l’ho detto che sei un bastardo?!"


"William…"


"Che c’è, vuoi consigliarle di sviscerarmi nel sonno?"


"Chiudi quella bocca , o ci entreranno le mosche!"


*****


New Orleans, 1915


Erano una cascata d'oro, i capelli di quella ragazza.


Lunghi, setosi, forti.


Sembravano luce.


Luce pura.


E la luce stava bruciando il suo William.


No...


Non era più il suo William.


Il suo William era risorto dalla terra bagnata di pioggia, mentre un ringhio gli prorompeva dalle labbra. E la Luna le aveva detto che era suo, che sarebbe stato sempre suo.


Era nato per uccidere, per bere sangue e lordarsi le labbra ed il cuore con esso, in esso.


No...


Non era il suo William.


Quell'impostore, che sfiorava la cascata bionda come il sole di quella cagna, con dita tremanti… le stesse dita che aveva usato per darle piacere, le stesse dita che aveva usato per uccidere… non era il suo William.


Aveva soffocato il suo William, sotto una coltre bianca, dimentico del rosso del sangue.


"No, no, no..." Gemette Drusilla coprendosi le orecchie con ambo le mani, artigliandosi le tempie.


Sentiva la canzone che il cuore di William, che il suo sangue cantava.


Cantava di una felicità senza fine, di un amore puro.


Puro.


"Il mio bambino...è il mio bambino" Gemeva Drusilla, ignara di quanto la sua voce somigliasse a quella di un animale ferito.


La vedeva.


Vedeva il sorriso di quella ragazza, vedeva come le illuminasse il volto, come i suoi occhi grigi si perdessero in quelli di William, ricacciando il suo bambino nei recessi del suo essere.


"Sono felici, sono felici, sono felici, sono felici" Cantilenò Drusilla, mentre lacrime le rigavano il volto.


"Mi fa male al cuore...la loro felicità.


Puzza.


La loro felicità puzza...


La loro felicità mi strazia."


Vedeva la terra bianca dove si era nascosto, dove il suo bambino era stato intrappolato.


La vampira bruna si piegò su se stessa. Lacrime le rigavano il volto.


"Voglio la loro felicità...rivoglio il mio bambino...il mio piccolo William." Gemette.


Vedeva il piccolo angolo di paradiso che si erano ritagliati.


Fiamme di caminetto in una stanza larga.


Sorrisi che increspavano le labbra di tutti.


Come se niente al mondo potesse far loro del male.


Come se niente al mondo potesse cancellare quei sorrisi.


"E' un impostore...ha rubato il mio papà, ha rubato il mio bambino.... " Gemette di nuovo Drusilla.


La vampira sollevò la testa, incontrando lo sguardo freddo di Darla.


Sua nonna.


Si prendeva cura di lei, Darla.


La puniva.


Quasi come aveva fatto il suo papà.


La amava.


Quasi come aveva fatto il suo papà.


Inclinò la testa, e tirò su col naso.


"Le stelle...mi dicono che il mio bambino sta morendo....è intrappolato dalla neve"


Il volto di Darla si accigliò, e per un'istante Drusilla ebbe paura.


Perché Darla non era come il suo papà.


Darla non ascoltava le stelle con lei.


Non la esortava a parlare con le stelle.


Però era la sua nonnina...


"Ah, davvero?" Domandò Darla.


"Cos'altro ti hanno detto le stelle?"


Drusilla si strinse una bambola contro il seno.


"Ha rubato il mio papà...ed ora il mio bambino."


Ridacchiò, guardando Darla.


"Ha il suo stesso viso, ma non è il mio papà..."


"Angelus?" domandò Darla.


Si inginocchiò accanto a lei, prendendola per le spalle e costringendola a guardarla.


"Dov'è Angelus?"


Drusilla sollevò la testa prima, poi una mano.


"Stucchi dorati...per una terra piena di magia.


Lui pensa che odori di neve.


Ma non è neve.


È falsa.


Sta uccidendo il mio bambino.


Lei...e quella terra bianca.


Lui e la sua anima. "


Darla si passò una mano tra I lunghi capelli biondi prima di ripetere con voce tagliente:


"Ti dispiacerebbe essere più chiara per una volta?"


Drusilla, di nuovo, si piegò su se stessa.


Ora la baciava.


Ora la prendeva tra le braccia.


Le sfiorava il collo con le labbra, sorridendo contro la sua pelle.


Sussultava mentre i seni di lei erano premuti contro i suoi.


Entrava in lei, ed inarcava la testa di piacere.


E quella cagna si muoveva contro di lui, inarcando la testa per un piacere che non le apparteneva.


E alle sue dita sottili, che affondavano nei capelli di William, scintillava un anello.


Ed il piacere era buono, ed odorava di grano appena mietuto.


E sorridevano


Sorridevano


Sorridevano.


"Lei ha rubato il mio William.


Lei sta uccidendo il mio bambino.


La neve scende e il popolo lotta.


E lei sta uccidendo il mio bambino."


Sentì Darla sbuffare.


"Drusilla? Giuro che il sole brucerà quella tua bocca inutile se non ti decidi a parlare, ORA!"


La vampira bionda l'afferrò per le spalle, scaraventandola contro una parete.


Drusilla inarcò la testa e rise.


Rise.


Rise.


Rise.


"E' la terra di lei. La terra dello Zar..." Soffiò.


"E loro vivono lì.


Come umani.


E sono felici."


Guardò la vampira bionda avvicinarsi, e sollevò le gambe, abbracciandole con le braccia magre.


"Sono molto felici?" Domandò la vampira, inginocchiandosi accanto a lei.


Drusilla annuì.


Darla sorrise, ed avvicinò il volto al suo.


Le sollevò piano il mento, con un dito e le posò un bacio sulle labbra, prima di dire:


"Dru, c'è una cosa che molte creature non comprendono.


Nulla dura per sempre."


Di nuovo, le baciò le labbra, più avidamente questa volta, e quando si allontanò le sorrise attraverso I canini.


Attraverso il volto del suo demone.


"Direi che è ora di ricordarlo alla nostra famiglia, bambina, non credi?"


Drusilla sorrise, battendo le mani.


"Mi ridarai il mio bambino, vero? Lo farai per me?"


Darla inclinò la testa di un lato, e sfiorò con un dito il volto di Drusilla.


"Ci riprenderemo quello che è nostro, bambina.


Il nostro William.


I nostri soldi.


La loro felicità."


*****


San Pietroburgo, 1915


Tanya appoggiò l’attizzatoio, chiudendo per un attimo gli occhi e godendosi il tepore adorabile del fuoco che le baciava il viso, accarezzandola, e la sensazione dei suoi polmoni finalmente liberi che inspiravano l’aria profumata di fumo e di legna bruciata.


Era ballo il fuoco.


Le era sempre piaciuto.


La riscaldava, e le aveva fatto un ‘immensa compagnia nelle sue sere solitarie, dopo che Eleonor era andata a letto.


Come le piaceva la pioggia.


Come le piacevano il vento, e il fiume, e il sole sulla faccia.


Eppure, nessuno poteva prendere, nel suo cuore, il posto della neve.


Della sua dolce, dolce amica, bianca e pura come l’amore.


E non vedeva l’ora di poter finalmente uscire di casa… e attraversare la città imbiancata come in una bella favola russa.


Qualche giorno prima, Spike era sceso in strada, solo per qualche minuto, e ne aveva portata su una manciata.


Per fargliela toccare.


Per fargliela odorare.


Lui… diceva sempre che aveva il suo profumo, ma Tanya non ne era così sicura.


Pensava sempre che la neve fosse pura e pulita, come lei non avrebbe mai potuto essere.


"Te la tengo io…"Le aveva detto, leggermente imbarazzato dal suo steso gesto. " ho le mani così fredde che la neve non si scioglie…"


Lei gli aveva sorriso.


"Io…"Aveva mormorato, dandogli un piccolo bacio. " non me ne sono mai accorta…"


Sospirò, sollevandosi in piedi, e voltandosi scoprì che sia Angel che Spike la stavano fissando.


"Allora?!" Esclamò con un sorriso " Che c’è ?! Sto bene!


Non ho neanche più un tubercolo in circolo!"


Spike si schiarì la gola, e lei, sospirando, rivolse gli occhi verso Angel.


"Si sente da come respiri…"Mormorò lui piano. " però…"Aggiunse subito. " considerando il tuo metabolismo da Cacciatrice, direi che fra due o tre giorni al massimo ne sarai fuori."


A Tanya non sfuggì la piccola smorfia di Spike, ma si limitò a sospirare, prima di dire: " Comunque sto abbastanza bene da attizzare un fuoco senza che voi due mi guardiate come se dovessi cadere da un momento all’altro…" Sorrise. " anche se è bello avere qualcuno che si preoccupa così per me…"


Spike appoggiò in terra la chitarra e le tese la mano, e subito Tanya la pese, stringendola forte fra le dita e lasciandosi trascinare sul divano, accanto a lui.


Tirò su i piedi, e con un sospiro beato appoggiò la testa sul petto di suo marito, mentre lui le avvolgeva stretto il braccio attorno alle spalle.


"Sei comoda?" Le chiese, sorridendole.


Tanya allungò una mano, prendendogli fra le dita una ciocca di capelli.


Li amava…li amava immensamente i suoi capelli… come amava tutto di lui…


"Mm…mm…"Mormorò. " Belli… te li vuoi fare crescere?"


Spike scosse le spalle.


"Nah… sono un po’ lunghi perchè non ci ho badato… però c’è stato in periodo in cui li portavo un po’ più lunghi."


"Quanto quelli di Angel?"


"Luce!"Fece lui, fintamente scandalizzato." Ai tempi di Angel ci si imboccolava e cospargeva la testa di farina!"


"Mai imboccolato e mai cosparso la testa di farina!" Rispose subito l’altro.


Di nuovo, Tanya sorrise a Spike, sfregandogli dolcemente la guancia contro il petto.


"Ti stanno bene… anche se non credo di essere un buon giudice…


A me piaci sempre e comunque…"


Spike si chinò a baciarla.


A lungo, dolcemente, ricordandole con quel gesto spontaneo e rilassato, finalmente, che quel brutto periodo era ormai trascorso.


"Lo sai che ti amo, Luce?" Mormorò piano.


"Lo so… e ti amo tanto anche io…"


Le sfiorò la fronte con le labbra, e poi la strinse forte.


"Però…"Continuò un attimo dopo." Siamo intesi che d’ora in poi ti riguarderai di più!?"


"Spike…"


"Luce, se ti riammali non aiuti nessuno.


E io ho il diritto di stare con mia moglie più di qualunque soldato di fanteria!"


Tanya lo guardò negli occhi, a lungo.


Aveva ragione.


E lei lo sapeva.


Il suo cervello lo sapeva.


E anche… metà del suo cuore…


"Va bene…"Sussurrò." Rinuncerò ad assistere i soldati…"


"Oh, così la smetterai di preoccuparti della guerra!"


Tanya allungò la mano, ma Spike la prevenne , intrecciando le dita alle sue.


"Non credo che sia possibile,…"Rispose. "questa è la mia terra, e sta sanguinando, e c’è così tanta pena attorno a noi.


Non riesco a non pensarci."


"Lo so…"Ammise lui. " ma non stasera, capito? Assolutamente non stasera!


Stasera la guerra e tutto il resto del mondo sono fuori!


Ci siamo solo noi.


Intesi?"


Tanya strinse più forte le loro dita intrecciate.


"Intesi."


Tirò via la mano, guardando l’anello che le girava al dito.


"Guarda… è diventato troppo largo…"


"Sei ti che ti sei fatta troppo magra… non vorrei che lo perdessi…"


"Noo!"Esclamò lei, quasi scandalizzata dal fatto che lo avesse anche solo pensato. " Non potrei mai!


Io me lo sento sempre, non scordo neanche per un secondo di portarlo.


No… ne… che sono tua moglie…"


Di nuovo, lui si chinò a baciarla, ma si fermò, voltando la testa di lato.


Verso Angel.


"E tu" Esclamò." dove credi di andare?"


Tanya seguì i suoi occhi, solo per trovare l’altro in piedi, ormai vicino alla posta, con il suo libro in mano e gli occhi basi.


Li guardò, leggermente imbarazzato.


Come solo Angel sapeva essere.


"A casa."Rispose semplicemente.


"Perché?"Chiese lei.


"Ve lo devo spiegare?"


"Non fare l’idiota!"Sbottò Spike." Siediti!"


"Spike…"Sospirò Angel."Tanya è appena guarita… e questa è una serata in famiglia…"


"Appunto! E’ una serata in famiglia!


Quindi smettila di rompere e torna su quella poltrona!"


Angel esitò, ma Tanya non gli diede modo di riflettere, alzandosi e prendendolo con dolcezza per il braccio.


"Avanti…"Gli sorrise, trascinandolo verso la poltrona. " è così bello stare tutti insieme… e poi mi avevi promesso di leggere per me!"


"Ma voi… " Cercò di obbiettare lui.


"Noi ce ne stiamo ad ascoltare… in silenzio!"


Lanciò uno sguardo a Spike, che sollevò le braccia in un gesto di resa incondizionata.


"Per favore… lo sai che non riesco a leggere perché mi fanno male gli occhi… non è una scusa…"


Angel esitò ancora, guardando da lei a Spike, ma alla fine sembrò decidersi, e sedette sulla poltrona, sorridendo leggermente.


"Grazie!"Esclamò Tanya, chinandosi per abbracciarlo in fretta, e poi tornando da Spike, che la riprese fra le sue braccia.


"Mi hai tenuto il posto?" Scherzò.


"Mm… avevo molte richieste, ma alla fine ho deciso di aspettare…"


Angel si schiarì la voce.


"Ragazzi…"Mormorò. " site sicuri…"


"Luce, ti ho mai raccontato di come Angel ha cominciato dipingere?


C’era questa famiglia…"


"William!" La voce di Angel sembrava sull’orlo di un attacco di panico. " O io leggo o tu parli!"


Spike sghignazzò, stringendo ancor più forte Tanya, e u attimo dopo appoggiò la guancia sulla testa di lei.


" Nella piccola città di Vevey " Cominciò Angel. ", in Svizzera, si trova un albergo particolarmente accogliente;… "


La sua voce era dolce, gentile, e sembrava cullare Tanya, per portarla in un mondo dove non c’erano che gioia e serenità infinite.


Un mondo di colori e neve bianca.


Di piccoli litigi e paci fatte di baci.


Di caminetti accesi e note chiare di chitarra.


Un mondo che cantava la canzone del suo amore.


Di tutto ciò che voleva.


E di tutto ciò che aveva.


Spike con le sue braccia che la stringavano.


Angel che leggeva.


La Russia attorno a loro, e il suo amore ovunque.


Mancava solo Eleonor, ma lei non poteva ancora venire.


Non voleva che rischiasse il contagio.


Non avrebbe mai potuto perdonarselo.


Sbattè gli occhi, cercando di concentrarsi sulle parole di Angel, sulle vicende del Winterbourne di James , ma era difficile…


Era troppo presa dalla sua gioia.


Da quel senso di beatitudine che la riempiva tutta.


E che era fatto della voce di Angel e della forza di Spike, e dalla consapevolezza di essere a casa.


Con la sua famiglia.


Vide Angel sollevare il viso e sorridere, scotendo leggermente la testa, e quando seguì i suoi occhi ne capì il motivo.


Appoggiato al suo capo, la testa leggermente reclinata di lato, Spike dormiva, con l’espressione dolcissima di un bambino innocente.


Sorrise anche lei.


Povero… povero amore…


Le ultime settimane lo avevano stremato, forse più che se avesse affrontato una guerra.


Era stanco.


Tornò a guardare Angel, che non aveva smesso di leggere, e ad allungare la mano, e a intrecciare alle sue le dita di Spike.


Tutto quello che era.


Tutto quello che aveva.


Tutto quello che voleva.


E Spike aveva ragione… non esisteva il mondo…


Non ora…


Non con loro così…


Tranquillamente, con calma, Angel continuava a leggere.


E Tanya si sentiva così felice che avrebbe voluto urlare, e piangere.


E invece sospirò di nuovo, e rimase così, immobile, stretta fra le braccia di suo marito.


Con il cuore che le correva per la gioia.


E le parole di Angel che dolcemente l’accarezzavano.


Sicura che lui avrebbe continuato a leggere… anche quando chiuse gli occhi, e, senza quasi accorgersene, scivolò nel sonno.