LASCIA CHE TI RACCONTI ….


INFRANTI




DISCLAIMER: I personaggi di Buffy the Vampire Slayer ed Angel: the Series appartengono a Joss Whedon, la ME, la WB e la Fox. Non scriviamo a scopo di lucro e non intendiamo violare alcun copyright.

AUTHOR: Mary & Sue

PAIRING: Spike/Tanya, più vaghi accenni slash per Darla/Drusilla

RATING: PG13 per la presenza di violenza e l’allusione a una relazione Slash. ANGST, AU (molto AU….in quantità industriale) .

SPOILERS: Nessuno

TIMELINE: San Pietroburgo/Pietrogrado 1915/1916. Los Angeles 2001

SUMMARY: Dal passato, due ombre oscure giungono a San Pietroburgo, per distruggere la felicità di Angel, Spike e Tanya.

DISTRIBUTION: Il nostro sito: Due Uomini e Una Gatta, chiunque altro…basta che chieda.

NOTE. Attenzione!! Per chi non ha amato le vicende di Tanya e Spike (nel qual caso ci chiediamo perché mai stiate leggendo questa fan-fiction), per chi detesta l'angst in quantità industriale...questo è il momento buono per premere il tasto back del vostro browser, ed allontanarvi a gambe levate da questa fan-fiction...anzi, nel caso di chi detesta l'angst il consiglio è ancor più valido.

Per chi, invece, ha amato la storia di Tanya e Spike, per chi adora l'angst, si metta comodo, prenda una bella confezione di kleenex, un po' di nutella...e si goda questo viaggio nel passato!


Ancora un attimo per spiegare un piccolo cambiamento di nomi. In questa Ff troverete che la città di San Pietroburgo ha cambiato nome in Pietrogrado. Non si tratta di un errore, ma di una precisione storica. Nel 1914, infatti, a seguito dello scoppio della guerra che vedeva la Russia, alleata della Serbia, contrattosta alla germania del Kaiser Guglielmo II, si pensò bene di modificare il nome San Pietroburgo, ritenuto troppo germanico, in Pietrogrado, lasciando intatto l’omaggio allo zar pietro il grande, fondatore della città, ma mutando da germanica in russa la desinenza. Per questo la città viene ora chiamata in questo modo…

In realtà la cosa più logica sarebbe stata laciare il ome di San Pietroburgo nei "pensieri" dei personaggi, dal momento che se il nome di una cità può mutarsi in una pianta molto più difficile è che cambi nel cuore di chi ci abita, ma abbiamo pensato che avremmo potuto ingenerare della confusione e così abbiamo preferito modificare semplicemente il nome. Solo in un caso abbiamo lasciato il nome di San Pietroburgo, apparendoci questo più adatto alla logica del racconto.

FEEDBACK:


A Sabrina che ci ha fatte incontrare, che ci regala ogni giorno il dono inestimabile della sua magia, e che ha riempito una fetta dei nostri cuori con qualcosa di inestimabile e prezioso... lei stessa.


A David e James, due attori meravigliosi, per aver dato un sogno a due ragazze, e, follia per follia, a Angel e Spike, che a questo sogno hanno dato un nome.

Grazie.


Infranti


San Pietroburgo, estate, 1915


Il corridoio dell'ospedale era mal illuminato, e Spike riusciva chiaramente a sentire nell'aria odore di disinfettante, che, per quanto forte, non riusciva completamente a mascherare quello sottile, penetrante, della malattia.


Conosceva bene quel posto...così come conosceva la maggior parte dei rifugi per senza tetto ed orfani di S.Pietroburgo.


Salutò con un cenno della mano una delle infermiere, e passò oltre.


Ormai nessuno faceva più caso a lui. Tutti sapevano che era il compagno di Tanya Nimikova, la giovane volontaria che da anni passava le sue giornate ad assistere i malati.


Quattro anni.


Tanti forse, per la vita di un umano, poco più che un battito di ciglia, per quella eterna di un vampiro.


Quattro anni che avevano cambiato la sua vita al punto che, ripensando al passato, gli sembrava quasi di assistere a scene tratte dalla vita di un'altra persona.


Persona.


Quando aveva cominciato a pensare a se stesso come una persona e non come un demone?


Forse quando aveva cominciato a pattugliare le strade di S.Pietroburgo con Angel o Tanya.


Forse quando Tanya lo aveva baciato per la prima volta...e dentro di se aveva conosciuto una pace mai avvertita, né da umano, né da demone.


Forse era accaduto la notte in cui Tanya e lui avevano ballato su quel ponte.


O forse quando avevano fatto l'amore per la prima volta.


O forse ogni giorno, ogni ora, da allora, il suo demone si era pian piano ritirato nei recessi del suo essere, tanta era stata la pace, tanta era stata la serenità, la felicità.


Si fermò fuori da una porta, e la socchiuse piano, senza poter impedire che un sorriso gli salisse alle labbra.


Poco distante, Tanya, seduta sul bordo di un letto, accarezzava la testa di un bambino, mentre la sua voce calda, cristallina, soffiava piano le parole di una ninna nanna.


Se un giorno io me ne andrò,


resterò qui con te, fino al volgere del tempo.


SE un giorno io me ne andrò,


resterò qui con te e parlerò al tuo cuore.


Si, perché io insegnerò al vento a gridare


Agli alberi a stornire


Si, perché io affiderò alle onde il mio messaggio


D’amore per te.



Non era la prima volta che ascoltava quelle parole, non era nemmeno la prima volta che quella melodia gli riempiva le orecchie...


...era la voce di Tanya però, a renderle speciali, come al solito.


Spike appoggiò la testa contro l'uscio, mentre lei continuava a cantare, ed il sorriso che le illuminava il volto sembrava scemare, divenire...cosa?


Triste?


Malinconico?


Forse erano state le ombre della sera a confondere i lineamenti di lei, o forse...


Forse era qualcos'altro.


Tanya adorava i bambini. Sembrava nata per essere madre, esattamente come era nata per essere moglie, Cacciatrice, amica, figlia, sorella.


Donna, fin nel profondo.


Umana fin nel profondo.


Dormi tranquillo amor mio,


perché io resterò per sempre al tuo fianco.


E se anche io me ne andrò


Resterà qui con te la mia dolce canzone


Dormi tranquillo, mio cuor,


perché dentro di me c’è soltanto il tuo volto.


E contro il male del mondo


Io ti proteggerò fino al volgere del tempo…


Spike era sicuro di udire una nota di tristezza nella voce della ragazza, della sua sposa.


Una volta le aveva detto che le avrebbe dato qualsiasi cosa.


Il mare, il trono dello zar, la Neva...


Scherzando aveva detto che per la Luna si sarebbe rivolto ad Angel...


Eppure, neanche Angel avrebbe potuto darle quello che i suoi lombi desideravano, quello che la voce di lei cantava, insieme alle struggenti parole di quella ninna nanna.


Un figlio.


Spike poteva darle il suo amore, tutto il suo amore, e rubarne ad altri se non fosse stato abbastanza.


Avrebbe dato la vita per lei.


Avrebbe ucciso per lei.


Aveva smesso di desiderare di uccidere per lei.


Ma non avrebbe mai potuto darle un figlio. Quella che spillava dentro di lei quando si amavano non era vita.


Non ci sarebbe mai stata una creatura nata dal loro legame.


Strano come, fino a quel momento, il pensiero di avere un figlio non lo avesse mai neppure sfiorato.


Ed anche ora...Spike non desiderava un figlio.


Spike voleva solo la felicità di Tanya.


Voleva solo che lei avesse tutto.


Strinse i denti, pensando al fatto che mai la sua sposa aveva espresso un desiderio simile.


Aveva detto di volere lui.


Aveva detto che la vita senza di lui sarebbe stata una cosa desolata, triste.


Sospirò, mentre la voce di Tanya scemava, e la ragazza si voltò verso di lui, sorridendogli radiosamente.


E non vi erano più ombre sul suo volto stupendo.


Solo felicità, solo amore.


Amore per lui.


E Spike, per la prima volta, si domandò se fosse abbastanza per lei.


La vide stringersi leggermente nelle spalle, e poi voltarsi di nuovo verso il bambino, e chinarsi su di lui, posandogli un bacio sulla fronte, sussurrando. "Buona notte, Sergej..."


Il bambino dormiva profondamente, e Tanya indugiò un istante nell'osservarlo, prima di raggiungere Spike sulla porta.


Il vampiro biondo fece un passo indietro e le sorrise, tenendole l’uscio aperto.


"Buona sera, amore mio..." Mormorò lei contro le sue labbra.


"Buona sera, Luce..." Soffiò lui di rimando.


Le circondò le spalle con un braccio, stringendola forte a se per qualche istante.


Mentre Tanya si accoccolava contro l’incavo della sua spalla.


"Aspettavi da molto?" Domandò .


"Pochi minuti..." Rispose Spike, sperando di celarle il suo stato d'animo. " ti ho sentita cantare..." Ma non fu sorpreso quando Tanya sollevò la testa e lo guardò, un'espressione interrogativa sul suo volto.


Spike scosse la testa e rimase in silenzio, mentre uscivano dall'ospedale.


Le prime stelle brillavano in un cielo viola, bello da mozzare il fiato.


Ed era proprio così che Spike si sentiva quella sera.


Senza fiato.


Come un cadavere.


Come un vampiro.


Come quello che era.


"Spike?" Domandò Tanya, distogliendolo momentaneamente da quelle riflessioni, e Spike abbassò la testa, incontrando lo sguardo di lei.


"Sì, Luce?"


"Cos'è successo?"


Davvero… davvero si era illuso, anche per un solo istante, di poterle nascondere i suoi pensieri?


A lei, che lo conosceva meglio di chiunque altro?


A Tanya che era parte di lui?


"Vorresti avere un bambino?" Soffiò.


Era inutile girarci attorno, se avesse cominciato ad imbellire le parole, ad indorarle, non avrebbe mai avuto il coraggio di continuare.


Tanya sgranò gli occhi per la sorpresa.


"Non...ci ho pensato..."


E Spike capì dall'espressione del suo volto che era la verità.


Tanya davvero non ci aveva pensato.


Non aveva potuto farlo.


Non finché fossero stati insieme.


"Ero solo una bambina quando venni a sapere della missione...non è un pensiero che ho accarezzato..."


"Ma vorresti averne uno...un giorno?" La incalzò.


Le dita di Tanya si strinsero attorno alla sua vita.


"No..." Tacque, e lo fissò negli occhi per lunghi istanti, prima di dire. "Non senza di te...."


"Perché me lo chiedi?" continuò. Sembrava sorpresa dalle sue parole.


"Perché..." Spike si morse un labbro. "Stavo pensando...che...potremmo..."


Cosa? Fare un'incantesimo? Tornare indietro nel tempo?


Esitò.


"Potremmo adottare un bambino..." Disse infine...sbigottito dalle parole che aveva pronunciato.


E quella, da dove saltava fuori?


"Adottare un bambino?"


Spike si allontanò leggermente da lei, affondando le mani nelle tasche della sua giacca, mentre lei, le mani giunte contro il seno, lo guardava.


"Spike…" Cominciò Tanya. "Io non so cosa dire…"


"La verità…" Rispose. "è solo quella che importa…"


"E tu?" Tanya fece un passo verso di lui, e Spike resistette a stento all’impulso di indietreggiare.


"Io cosa?"


"Tu cosa vuoi?" Gli domandò dolcemente. E dopo un attimo allungò la mano, sfiorandogli un braccio.


"Voglio renderti felice…" Sputò immediatamente."voglio che tu abbia tutto…"


Non voglio che ti stanchi di me…


Non voglio che tu possa cambiare idea…


Esitò per un’istante prima di aggiungere. "Saresti un’ottima madre"


Tanya si lasciò sfuggire un sospiro, lo guardò, e Spike ebbe l’impressione, come spesso gli accadeva, che lei gli leggesse dentro.


"Un figlio." Tanya si sfiorò le labbra con le dita. "Credi che un figlio potrebbe rendere la nostra vita più perfetta? O che io abbia bisogno di essere madre per sentirmi completa?"


"Ti ho visto con quel bambino…" Cominciò Spike.


Ma lei scosse la testa, interrompendolo.


"Amore, io ho già una famiglia. Ho tutto quello che ho sempre sognato.


Eleanor, Angel…tu…" Si avvicinò ulteriormente a lui e gli posò un bacio sulla fronte. "Non cambierei quello che abbiamo per niente al mondo. Tu…" Sospirò. "Spike, io ti amo. Ti amo più della mia stessa vita, non ho bisogno di un figlio per essere felice…"


"E…" Mormorò lui.


"Ascolta: mi hai chiesto di dirti la verità. Ora ti chiedo la stessa cosa…tu vuoi un figlio?


O sei mosso solo dal tuo amore per me?"


Spike strinse le labbra.


"Non ci ho mai pensato, Luce." Accennò un mezzo sorriso. "Non da vampiro almeno.


Quando ero vivo…volevo una famiglia…ma dopo…"


"E c’è un’altra cosa da considerare…


Io sono la Cacciatrice…sappiamo entrambi… che potrebbe accadere qualcosa… "


"Non dirlo …" Spike strinse Tanya a se, desiderando improvvisamente di non aver aperto bocca. Di aver ricordato la sua natura di demone, ed agito secondo il suo istinto.


Desiderò aver pensato a se stesso, prima che a lei.


Alla sua felicità prima che a quella di lei.


Beh, amico, è da un po’ che la sua felicità è anche la tua…ora te ne rendi conto?


" Mio dolce amore… "Soffiò lei, e Spike sussultò quando una mano di Tanya strinse la sua. "Mi hai chiesto la verità … e la verità è questa"


Sospirò, appoggiando la testa contro una spalla di lui.


"Perché non aspettiamo un po’? Non voglio che tu prenda una decisione del genere, spinto da…" aggrottò la fronte. "non so da cosa esattamente!


Quando e se adotteremo un bambino, dovremo essere entrambi a volerlo."


Spike annuì, posandole un bacio sui capelli.


"Come vuoi" Mormorò. "Io voglio solo che tu sia felice…"


"Io sono felice, Spike…più felice di quanto abbia diritto ad essere…"


Spike chiuse gli occhi per un’istante, accarezzando con la punta delle dita la nuca di lei.


"Tu hai diritto a tutto, Luce…" mormorò. "a tutto…"


*****


Spike sapeva sarebbero passati decenni prima che riuscisse a cavare dalla sua chitarra un accordo in fa che non facesse venir voglia al suo demone di emigrare in un altro corpo.


E aveva il vago sospetto che anche Angel, che in quel momento stava dipingendo, pensasse la stessa cosa, anche se, conoscendolo, sapeva che non lo avrebbe mai detto.


Certo, si era lamentato del suo continuo strimpellare negli anni passati, ma alla lunga aveva accettato questa sua rinnovata passione con la flemma che doveva essergli cresciuta quando gli avevano ridato l’anima.


Sbuffò, e di nuovo si accanì sulla chitarra, ignorando lo sguardo del suo sire.


"Uh…Spike?" Domandò Angel, con voce pacata. "Lo sai vero che quella chitarra non ti ha fatto niente?"


Spike sollevò la testa.


"Dipende dai punti di vista" Bofonchiò.


Abbassò il capo, e tamburellò con le dita sulla cassa di risonanza dello strumento, prima di ricominciare a suonare.


La discussione con Tanya del giorno prima, a proposito di un’eventuale adozione di un bambino, lo aveva turbato.


Lo aveva turbato pensare per la prima volta che Tanya potesse non essere felice, che il suo amore potesse non bastarle.


Tanya aveva provato a rassicurarlo, ma quel senso di disagio non lo aveva abbandonato completamente.


L’aveva stretta a se con tanta forza la notte precedente, che lividi le si erano formati sulla pelle.


"Spike?"


"Cosa?" Sbottò il vampiro biondo.


"Stai ringhiando…"


Spike si rimise in piedi, abbandonando la chitarra sul pavimento. Fece qualche passo nel salotto dell’appartamento di Angel, stretto nelle braccia.


"Tanya ed io stiamo pensando di adottare un bambino…"


Ecco.


L’aveva detto.


"Mm?" Angel sgranò gli occhi, e sul volto gli si dipinse un’espressione che in altri momenti avrebbe trovato incredibilmente divertente.


Non quel giorno però.


Il pennello gli scivolò di mano per la sorpresa, e senza nemmeno guardare il vampiro bruno lo afferrò per la punta, sporcandosi il palmo di giallo.


Spike sorrise, mentre Angel aggrottava le sopracciglia e recuperava uno strofinaccio dalla sua valigetta dei colori, senza smettere di guardarlo.


"Un…bambino?" Domandò.


"Già…" rispose Spike, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.


Si avvicinò ad Angel, che lo stava ancora guardando. Probabilmente, pensò Spike, ponderando quando esattamente gli fosse andato in acqua il cervello.


"E quando…uh…ne avete parlato?" Chiese ancora Angel, mentre intingeva il pennello in una ciotola di vetro.


"Ieri sera…" Spiegò Spike. "L’ho vista cantare una ninna nanna ad un bambino ni ospedale…e…accidenti, Angel…non so nemmeno cosa mi sia preso. Le ho chiesto se desidera avere dei figli…e poi, dal momento che un po’ più in basso dovevo pur scendere, se le sarebbe piaciuto adottarne uno…"


Angel strinse le labbra, mentre lentamente riprendeva a dipingere.


"E lei cosa ha detto?"


"Che è felice così…e che se e quando adotteremo un bambino sarà perché lo vogliamo entrambi."


Vide il suo sire abbassare leggermente la testa, mentre la fronte rimaneva corrugata.


"Mi sembra giusto" Commentò. "Tu cosa vuoi Spike?"


«Voglio Tanya...voglio solo lei....voglio che sia felice....»


"Vuoi un figlio?" Domandò Angel.


Spike si strinse nelle spalle.


"Perché no ?...se si deve cambiare tanto vale farlo alla grande, non credi? Comunque" Aggiunse notando come Angel avesse smesso di dipingere. "Aspetteremo ancora un po'..."


"Beh." Commentò Angel, osservando per un istante il suo quadro. "Vorrà dire che dovremo comprare una casa più grande."


La sua voce era calma ora, non vi era traccia di incertezza in essa, né tantomeno ve n’era nel linguaggio del suo corpo.


"Tutto qui?" Domandò Spike incredulo. "Dovremo comprare una casa più grande? Niente prediche, niente morali, niente avvertimenti?"


Angel scosse la testa.


"I bambini hanno bisogno di molto spazio...oltre che di due genitori che si prendano cura di loro...sareste perfetti!"


"Angel...lo ricordi vero che sono un vampiro?" Domandò Spike. "Come spiegherei una cosa del genere a mio figlio?"


Tacque, mentre il senso delle parole che aveva appena pronunciato sembrava penetrargli sotto pelle.


Un figlio.


Lui, William il Sanguinario, un vampiro, parlava di avere un figlio.


Lui, William il Sanguinario, parlava di un bambino non come potenziale spuntino…


Sollevò gli occhi al cielo, e guardò di sottecchi Angel, che aveva l’aria divertita, prima di esclamare: "Sei pregato di non commentare…"


"Per carità" Borbottò Angel.


Spike scosse la testa, mentre un sorriso gli increspava le labbra.


Si rimise a sedere, afferrando la chitarra, e pizzicando le corde con le punte delle dita.


Chissà perché aveva l’impressione che quell’accordo in fa gli sarebbe riuscito, questa volta.


*****


Los Angeles 2001


Spike si allungò, prendendo fra le dita il piattino di vetro.


Era pieno di cicche, e lui sembrava stanco.


Stanco di quella stanchezza che, a volte, era il prezzo per la malinconia.


Come Kate sapeva bene.


Lo guardò, come se fosse la cosa più interessante del mondo, e poi lo rimise al suo posto, continuando a fissarlo a lungo.


"Ho pensato talmente tanto a quel bambino…." Disse alla fine. "ripetendomi che aspettare fu la cosa migliore che potessi fare….oppure chiedendomi se avrebbe potuto cambiare ciò che accadde dopo" Scosse le spalle "Io lo volevo solo per Tanya, però poi…."


"Ti sei domandato cosa avresti provato tu…."


"Già…" Ammise. " Comunque sia… è un’altra domanda che non avrà mai risposta.


Non adottammo quel bambino, e di lì a poco la nostra esistenza, come quella della Russia stessa, cominciò a prendere una piega turbinosa e imprevedibile, che in pochi mesi la cambiò completamente."


****


Peitrogrado, 1915


"Continuo a dire che non me ne importa un fico secco!" Sbottò Spike, passando da un lato all’altro di Angel, le mani affondate nelle tasche del cappotto, e il volto solo per metà serio. "Hanno voluto questa guerra, e ora se la piangano!"


Angel sospirò, continuando a camminare.


" Non è così semplice, Spike…."


"Andiamo…" Lo provocò l’altro "Hanno l’armata più grande del mondo ed è senza munizioni e rifornimenti, comandata da un branco di idioti che però sono tutti principi e granduchi; le migliori fabbriche, e s’impantanano nella corsa ai rifornimenti, costringendone tante a chiudere; uno stato che ha centinaia di anni, e non si decidono a cambiare una virgola, giocando alle piccole riforme quando l’impero è paralizzato dalla burocrazia! Ti rendi conto che è talmente tanto vischiosa che con tutti gli aiuti pronti per il fronte non si riesce a mandarli alle truppe!"


Angel gli lanciò uno sguardo


"Non credevo ti occupassi di volontariato…" Lo provocò, ma conosceva già la sua risposta.


"Io no, ma Luce sì" Sbottò infatti Spike, facendo una smorfia "e quello che non sa lei, glielo raccontano….


Le ho fatto smettere di prestare servizio negli ospedali militari per il suo bene, ma è come se non fosse mai accaduto!


È sempre lì a sbirciare se c’è un’emergenza, e intanto ascolta quello che le dicono, e si angoscia….


Diamine, dovete assistere i feriti? Fatelo in silenzio! Ahh…" Ringhiò quasi. "A volte detesto questo paese! Con questi idioti che vanno al massacro perché così gli hanno ordinato e lo zar che gioca a fare il comandante in capo, e intanto lascia qui sua moglie a terminare i disastri che ha cominciato lui!


E i ministri che ballano la quadriglia!


Ho voglia di andarmene e basta!"


"Io non credo che tu odi questo paese, ma solo il pericolo che potrebbe rappresentare per Tanya…"


"E che differenza c’è?! Lei lo ama questo posto, e quello che gli sta succedendo le fa male…forse se fosse lontana….."


"Certe cose ti restano dentro, William, non ti lasciano.


Ce le hai nel sangue.


Tanya è Russa…quello che accade alla Russia le farà sempre male…"


"Per questo detesto questo posto! Per me potrebbe sprofondare in mare, coi suoi soldati, gli industriali e tutta la Duma!"


"La Duma è stata sciolta, Spike…."


"Già…" Distolse gli occhi, fissandoli davanti a se, e per qualche attimo continuarono a camminare in silenzio, percorrendo la strada che tante volte già avevano fatto, e che da casa loro lì portava all’ ubjèzhisce di bambini preferito di Tanya. Mentre, attorno a loro, immersa nell’aria gelida dell’autunno, San Pietroburgo… o meglio, Pietrogrado, com’era stata ribattezzata allo scoppiare della guerra… viveva.


Come sempre.


Identica a se stessa e diversa.


Nel cuore.


Nell’anima.


Nel tormento spesso che vibrava nell’aria e che Angel aveva avvertito dalla prima volta che aveva messo piede in città.


Gridava come una voce umana alle orecchia del suo demone, e cresceva, ogni giorno di più, e cambiava.


Come la Russia cambiava.


Come la Russia gridava.


Come la Russia piangeva i suoi figli caduti sul fronte.


E si agitava, arrabbiata e stanca, e si faceva manovrare da chi era così scaltro da farle credere ciò che voleva, e ancora tendeva una mano, e aspettava che qualcuno la prendesse…perché sarebbe bastato solo quello…solo una stretta di mano…per evitare ciò che sembrava inevitabile.


Così si agitava il tormento nell’aria fredda che Tanya respirava.


Così si muoveva la storia.


E Angel la vedeva muoversi.


Come altre volte l’aveva vista muoversi.


E ogni giorno di più si stupiva dell’indolenza di chi avrebbe potuto agire.


E della sua incuranza. E della convinzione, tipicamente russa, che tutto sarebbe rimasto com’era sempre stato.


E della sua ingenuità. E stupidità.


E non sapeva più come chiamarla.


Ne se provare più rabbia o pena per coloro che la tempesta avrebbe travolti.


O tristezza nel pensare a quanto la sua Tanya avrebbe sofferto, allora.


O malinconia nel considerare quante, quante cose erano cambiate in così pochi anni.


Quando era entrato in quella città l’odore del tormento lo aveva stupito, e gli era sembrato stridere contro il lusso, l’allegria, la fede di quel popolo estremo. E non e gli era parso troppo lontano dai sentimenti analoghi che aveva avvertito in altre città e in altre epoche.


Adesso… quel tormento era ovunque.


Viveva ovunque e impastava qualunque angolo, qualunque attimo, qualunque sguardo perso nella penombra della strada.


Era negli scioperi che avevano salutato lo sciogliemento della Duma, nelle fabbriche chiuse, nei feriti e nei mutilati che erano stati mandati al macello e si sentivano usati e traditi.


Nei fuoriusciti, che rientravano di nascosto.


E anche nella frenesia che ancora agitava la città, e nella decisione con cui ci si ostinava a negare l’esistenza di qualunque problema


Ora, il tormento non era più una malattia che paralizzava e indeboliva il popolo russo. Ora era veleno.


E se nessuno fosse intervenuto, se le cose fossero rimaste com’erano, sarebbe arrivato al cuore del paese.


Presto. Molto presto.


"Angel"


"Dimmi"


Spike lo guardò, serio.


Troppo serio.


Molto più di quanto non gli piacesse vederlo.


"Tu credi che ci saranno dei disordini?"


Per un secondo Angel non parlò.


"No" Rispose poi "Non disordini… se nessuno interviene prima… una rivoluzione… "


Vide Spike impallidire.


Lui, un demone, che impallidiva alla prospettiva di una rivoluzione. Di sangue, di dolore, di disperazione...


"…ne sei…sicuro?"


Scosse le spalle.


"No. Ma lo penso.


Se non ci fosse stata la guerra, forse, non sarebbe accaduto nulla.


Si sarebbe continuato con qualche disordine, la repressione, la propaganda politica e i suoi capannelli di accoliti.


Mentre il popolo avrebbe continuato ad essere fedele al suo piccolo padre.


Ma ora c’è la guerra. E la guerra significa carestia, significa gente a cui vengono strappati i figli, significa terra devastata. Significa masse immense di soldati sbandati, malnutriti e mal pagati , mandati a combattere da inetti e incompetenti, ben lontani dal farsi vedere sui campi di battaglia, e questo lo stai già osservando.


Sono pronto a scommettere che la prima cosa che la propaganda comunista promette è la firma di un trattato di pace…"


Scosse la testa.


"Angel…tu c’eri quando c’è stata…l’altra rivoluzione?"


Sospirò.


"Sì…" E quanto si era divertito, all’epoca…


"Ed era…così?"


"Sì…anche allora…tutto era evidente…e quasi nessuno voleva capire….."


Vide Spike stringere le labbra, fino a ridurle a una linea sottile.


"Devo portare via Luce…." Mormorò, deciso. "Lei…"


"Tanya…." Lo interruppe Angel.


Immediatamente , Spike lo guardò.


"Cosa?"


Ma non fece a tempo a rispondere.


Come se fosse in grado di avvertire la presenza della ragazza, Spike si voltò, nella direzione, da cui lei, trafelata e visibilmente colpita, stava arrivando.


Le andò incontro, ignorando le due figure che le venivano dietro, e lei, altrettanto incurante di essere per strada, altrettanto incurante del mondo intero, gli corse fra le braccia, stringendolo a se.


"Luce…" La chiamò Spike, ma lei non lo lasciò continuare.


"Che succede?" Esclamò, interrompendolo. "Spike, amore, che sta succedendo? Angel…" Si rivolse a lui. "che succede alla mia terra?"


Il vampiro scambiò un rapido sguardo con Spike, e lesse nei suoi occhi la sua medesima sorpresa.


"Parlano…di rivolte…." Tanya gli prese le mani, stringendogliele forte. "parlano di abbattere lo zar…parlano di ucciderlo….di bagnare di sangue le strade di Peitrogrado….


Proprio ora! Ora che dovremmo essere più forti, più uniti….


Ora che c’è già tanto dolore!"


Era così angosciata, e sembrava così vulnerabile e fragile con quel tormento negli occhi, che anche Angel desiderò disperatamente di poterla proteggere.


Di poter sottrarre la sua purezza all’orrore che presto sarebbe venuto.


Di poter fermare per lei quella follia.


"Io…" La ragazza abbassò gli occhi "pensavo che fosse come sempre…come dal giorno che sono arrivata a Peitrogrado. Si è sempre parlato di rivolte…di cambiare l’ordine delle cose….ma erano parole …dettate dal dolore o dall’interesse….


Ora…ora sono venuti all’ospizio….un gruppo…c’erano dei soldati ed anche un ufficiale e due uomini che dicevano di essere mandati dal Soviet….e cercavano di convincere i ragazzi più grandi a unirsi a loro….per organizzare gli scioperi…….per creare disordini….


Dio…bambini di tredici o quattordici anni…e parlavano loro di uccidere, di prendersi quel che gli spettava.


Ed era vero…


La violenza era vera….


Riuscivo a sentirla, riuscivo a toccarla…dentro quegli uomini….


Non gli importava dei bambini. Non gli importava della fame, o del dolore della gente.


Volevano solo….distruggere…imporsi…non sapevano nemmeno che sarebbe venuto dopo…."


Si voltò verso Spike, come per essere certa che non l’avrebbe disprezzata per ciò che stava per dire.


"Non c’era differenza…." Mormorò "fra loro e tutti gli altri….vampiri… e demoni…..


Loro succhiano il sangue alla mia terra…e lei si sentirà morire…e io non potrò fare niente….


Ho questa missione, questi…poteri…e non potrò far niente! "


Spike l’attirò a se, senza dire nulla, gli occhi rivolti verso Angel.


A chiedergli aiuto.


Ma lui non sapeva dargliene.


Non esistevano parole per calmare un’angoscia profonda come quella di Tanya, e lei era troppo intelligente e intuitiva perché potesse mentirle, anche solo per tranquillizzarla…


Furono le due persone che avevano seguito Tanya a intervenire, avvicinandosi un po’ incerti.


Un uomo e una donna, vestiti semplicemente, entrambi con lucidi capelli neri, che li guardarono molto nervosamente, prima che lui, finalmente, si decidesse a dire: "Perdonateci, ma noi ora andremmo a casa…."


Tanya si voltò, ancora fra le braccia di Spike, e si sforzò di sorridergli.


"Venite….vi accompagno"


"No" Si schernì l’uomo. "Siete stata fin troppo gentile e avete perso troppo tempo…dopotutto è qui vicino…."


Salutarono in fretta, senza dare a Tanya il tempo di dire molto di più, e Angel li guardò andar via mentre lei spiegava.


"La signora presta assistenza nell’ospizio da qualche mese, e si è molto impressionata.


Loro… sono di origine zingara, e appena hanno visto lui quegli uomini hanno… cominciato ad accanirsi… promettendo libertà, fine delle persecuzioni e molte altre cose meravigliose….sempre con gli occhi così pieni di odio.


Io volevo tornare a casa e li ho incontrati per strada.


Abitano molto vicini a noi…"


"Mm…" Fece Spike. "Non li avevo mai notati"


"Io si" Tanya li fissò, e per un attimo sembrò perdersi. Sembrò scordarsi persino della sua amatissima Russia. E scotendosi solo al richiamo di Angel.


"Scusa" Mormorò. "è che…"


"Sì?"


"Nulla...ho come l’impressione che qualcosa non sia… a posto…."


"Sei stanca…" Spike le accarezzò i capelli, ma anche lui lanciò un’occhiata alle sue spalle. "e molto provata…"


"Sconvolta, amor mio…" Sospirò lei. " sconvolta… e proprio ora…che mi servirebbe tutta la mia forza…"


"Beh…" Mormorò lui, avvolgendole le braccia attorno ai fianchi."hai la mia forza. E quella di Angel.


Puoi anche permetterti di essere stanca…o di preoccuparti di questa gabbia di matti!"


Tanya non riuscì a sorridergli. Gli appoggiò la testa sulla spalla e lentamente mormorò: "Mi porti a casa?"


Di nuovo, Angel e Spike si guardarono.


Doveva essere veramente, veramente sconvolta per voler rientrare a casa. Per non voler tornare all’ospizio, quando era ancora così presto, o non pensare alla ronda.


Lentamente, Angel annuì, e presero a camminare, affiancati, Tanya che teneva sempre la testa sulla spalla di Spike.


Come tante altre volte.


Eppure, tutto era così diverso quella sera.


Come la Russia sembrava diversa.


Uguale, eppure, forse, non sarebbe mai tornato il paese che aveva salutato il giorno delle loro nozze.


"Angel" Mormorò di nuovo Tanya.


"Dimmi, piccola"


Lei esitò.


"Il dolore li attirerà qui, vero… nel mio paese" Lo guardò. "Vampiri, demoni, creature delle tenebre…saranno attirati qui…come faine dal sangue fresco…."


Angel guardò per un attimo davanti a se


"Non lo so" Mormorò alla fine "può darsi. Ma potrebbe anche essere l’inverso.


Potrebbero anche essere spaventati … dalla follia degli uomini"



****


Pietrogrado, Estate 1915


Era un bene che Drusilla non fosse con lei quella sera, pensò Darla, appiattendosi contro le mura di un palazzo, la sua pelle a confondersi con le ombre della città.


Avrebbe rovinato tutto, come suo solito.


La pazzia della vampira poteva essere divertente, eccitante, ma alla lunga diveniva fastidiosa, specialmente in momenti come quelli.


Spiare non era il forte di Drusilla e nemmeno attendere.


La vampira bruna era eccitata di essere nella stessa città del suo bambino.


E, francamente, Darla non sapeva quale tra i due vampiri fosse più patetico.


Drusilla con la sua pazzia, o William con la sua cagna russa.


Decisamente William con la sua cagna, decise, però, immediatamente dopo, osservando quello che una volta era stato un vampiro assetato di sangue, sesso e violenza, camminare stretto ad una ragazza bionda.


Una Cacciatrice!


Mentre l’impostore, che portava il volto del suo Angelus, li guardava intenerito.


Drusilla si sarebbe probabilmente avventata su di loro, finendo così in polvere.


Ma Darla non poteva permetterlo.


Non che le importasse qualcosa di Drusilla. Tra la vampira bruna e i soldi che Angelus le aveva rubato, avrebbe scelto i secondi, senza nemmeno battere ciglio.


Aveva bisogno di lei, però. Non solo dei suoi poteri, del dono, che quasi un secolo prima l’aveva spinta ad indicarla ad Angelus. Voleva che William, o quello che rimaneva di lui, la vedesse…che ricordasse.


La cagna bionda rise quando William si chinò su di lei e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Da dove si trovava, Darla non poteva sentire quanto le aveva detto, ma non le importava.


Voleva che ridesse. Voleva che fosse felice….


Avrebbe reso il suo sangue più dolce, dopo.


Quando la paura ed il dolore avrebbero riempito il suo essere, i ricordi di quella felicità avrebbero reso il sangue come miele.


Angelus si fermò, mentre ancora William e la cagna camminavano, e Darla strinse le labbra, mentre lo osservava…mentre gli occhi scuri di lui scavavano nelle ombre che lo circondavano.


Era stato bravo, Angelus, a confondersi nell’oscurità…vi era stato un tempo in cui la notte più nera non avrebbe potuto reggere il confronto con il suo demone.


Prima della Romania.


Prima che quegli Zingari lo derubassero, infettandolo con un’anima.


Prima che si piegasse su se stesso scosso da rimorsi inutili.


Lui, un demone.


Ed ora quell’anima purulenta di rimorsi, di amore, di umanità, lo riempiva tanto da offuscargli i sensi, e non permettergli di vederla, di sentirla.


"Sono qui, amore" Soffiò Darla.


Dischiuse le labbra, mentre ancora Angelus rimaneva immobile e per un istante, un solo istante, sentì gli occhi di lui su di se.


Arretrò, confondendosi di più con il buio, mentre sentiva l’anima di Angelus, persino a quella distanza.


Era disgustosa.


E la nauseava.


Appoggiò la testa contro un muro.


Ecco...esattamente come aveva immaginato, Angelus si voltò, raggiungendo William e la sua puttana.


Oh, sì...che si godessero ogni singolo istante, che si illudessero di essere umani...


Le cose sarebbero cambiate.


Le cose sarebbero cambiate molto presto.


****


"Il Concilio" Tanya si voltò, dando le spalle alla finestra e appoggiandovisi sopra. Come per sostenersi alla sua forza.


Come se fosse la sua sola alleata.


E, forse, quella sera, lo era davvero.


La sua unica alleata.


Il suo unico appiglio.


Per affrontare una battaglia che non avrebbe mai potuto avere vincitori.


Che si giocava con le armi dell’amore, e che eppure poteva ferire come una guerra.


E sapeva già che avrebbe pianto, e che allora quella finestra sul cui telaio ora stringeva le dita non avrebbe potuto aiutarla.


Ne avrebbe potuto farlo la sua forza di Cacciatrice.


Ne gli occhi di Angel, che, silente, restava appoggiato alla parete di fronte, a braccia conserte.


Guardandoli.


Lei e coloro che lei amava.


E in quelle iridi oscure c’era molto più di una vita di saggezza.


E la sofferenza di sapere, come lei, che nessuno di coloro che combattevano per salvare il suo amore avrebbe mai potuto vincere completamente.


E che qualunque cosa Tanya avesse detto avrebbe ferito qualcuno.


Per questo, ancora, Angel non parlava.


Per questo non aveva detto una parola da quando erano entrati nella casa di Eleanor.


Per questo taceva, anche se i suoi occhi dicevano così tanto.


E tuttavia, lo sapeva, non avrebbero potuto aiutarla.


Non avrebbero potuto impedirle di piangere.


Perché quella era la sua battaglia. Ed era lei che doveva combatterla.


Per fare capire alle persone che amava…


"Sì. Il Concilio." Eleanor si avvicinò di un passo, con un’espressione indecifrabile sul volto, che avrebbe potuto essere ugualmente orgoglio ed imbarazzo. "Non vogliono rischiare di perderti"


Tanya alzò il viso.


E guardò lei. Solo lei.


"Non vogliono rischiare di perdermi…o pensano che quel che sta per succedere non debba riguardarmi?"


Colpita.


In pieno.


Ma questo lo sapeva già.


"Loro…" Eleanor rimase per qualche istante immobile, con le labbra spalancate, e infine, quando continuò, lo fece con un sospiro. "sì…


La Cacciatrice non è fatta per sedare i dissidi fra gli uomini, ma per combattere le forze delle tenebre…"


"E queste…persone…" Soffiò Tanya. "Loro non sono forze delle tenebre? Io non riesco a vedere la differenza tra loro, vampiri e demoni. Il sangue che viene sparso è lo stesso….il dolore provocato è lo stesso…"


"Il Concilio lo vuole…." Sospirò Eleanor. "e vuole che lasci la Russia.


Qui presto si scatenerà… qualcosa di molto grosso.


Chiunque non sia troppo ottuso se ne accorgerebbe "


"Soprattutto se tu, che ottusa non sei, lo inserisci nel tuo rapporto…"


Aveva sorriso mentre lo diceva.


Non voleva ferire Eleanor, né criticarla… non avrebbe mai potuto farlo…


La donna alzò gli occhi, fiera.


"Sì" Ammise. "Ho parlato al Concilio di quello che sta succedendo.


Ma non sono solo io, Tanya.


Politici, statisti, semplici osservatori sia russi che stranieri…tutti capiscono che l’impero si sta sfaldando.


Che presto, a meno che non avvenga un cambiamento radicale, scorrerà il sangue.


E tu non potrai farci niente!


Guarda in faccia la realtà!


Non potrai ammazzare gli ammutinati, e gli insorti, e le donne e i bambini che parteciperanno ai cortei!


Saranno a centinaia di migliaia , in tutta la Russia, e tu non potrai mai fermarli"


"Ma tutta questa violenza potrebbe attirare qui migliaia di demoni…"


"E potrebbe non farlo!


E se pure lo facesse? Migliaia di demoni mischiati a uomini cento, mille, centomila volte più numerosi!


Che ti bloccherebbero ogni possibilità di azione.


Mentre in altri luoghi ci saranno situazioni che potresti risolvere.


Gente che potresti salvare. Tu e solo tu.


Perché sai di essere una Cacciatrice eccezionale.


Ragiona, Tanya, che cos’è che potresti davvero fare, qui?


Lo sai, sai cos’avverrà se ti ostini a voler restare in Russia?


Resterai bloccata, forse sarai imprigionata, o uccisa, e io con te, perché sai che non ti lascerò…."


Tanya distolse gli occhi, ma Eleanor la incalzò, implacabile.


Già in passato avevano affrontato quello stesso discorso, ma stavolta era davvero spaventata, e la sua paura rendeva le parole crudeli e terribili.


"…e Spike…e Angel? Ucciderebbero per proteggerti.


Esseri umani. Ogni giorno forse…


Vuoi questo per loro, Tanya?"


Gemette, gli occhi che le si riempivano di lacrime, e cercò di sottrarsi allo sguardo implacabile di lei. Ma fu Spike a venirle in soccorso, mettendosi fisicamente fra il suo corpo e quello di Eleanor.


"Basta!" Esclamò. "Non c’è bisogno di tormentarla così!"


Le prese il volto, costringendola con dolcezza a guardarlo, il braccio che le teneva la vita, infondendole sicurezza.


"Luce" Mormorò. "Amore, ascoltami….


Non ti voglio dire che dovresti andartene perché ci sono posti in cui potesti essere più utile, o perché questi non sono affari tuoi, o perché il Concilio dice così…


Lo sai….a me non importa un fico secco del Concilio….non m’importa un fico secco nemmeno di nessuno in questo paese di idioti, o nel mondo!


Ma mi importa di te….


E so che qui sarai in pericolo.


Anche con la tua forza di Cacciatrice. Anche con me e Angel a guardarti le spalle.


E starai male.


Ogni giorno.


Questa… è l’unica cosa che m’importa."


Le sfiorò il volto.


Leggermente. Gentilmente.


"Eleanor ha ragione….


Qui non potrai fare niente….non potrai impedire alla tua terra di sanguinare….ma solo essere in pericolo…


Vieni via con me" Soffiò, chiudendole il volto fra le mani . "Con noi. Come una famiglia.


Dovunque tu vorrai…."


"Dovunque…" Ripeté piano lei. "ma lontano dalla mia terra."


Spike deglutì.


"Lontano dal pericolo….


Luce, non voglio….no, la verità è che non posso farti abbandonare la tua missione….ma restare in Russia è inutile….è una sofferenza, un tormento senza ragione…


La verità… è che non voglio perderti…."


Tanya guardò da lui ad Eleanor, senza liberarsi del suo abbraccio, e un sorriso triste, pieno di malinconia, le salì lentamente al volto.


"Ho tanto desiderato che voi due andaste d’accordo…" Mormorò piano. "Ho tanto desiderato che potessimo essere una famiglia…


Ed ecco…ora siete d’accordo…"


Si staccò da Spike, avvicinandosi piano alla finestra, e sfiorando le tende.


"Sembra un gioco crudele….una burla…in cui nessuno ride…."


Si voltò, immergendo gli occhi nella lucentezza della neve, impallidita dai lampioni.


La sua neve…la sua terra.


E parlò loro di spalle, mentre il suo sguardo si perdeva lontano…molto, molto lontano…


Verso un’ altra neve e un’ altra luce.


Verso un luogo in cui ancora nemmeno esistevano i lampioni.


"Quando sono andata via dalla Siberia" Mormorò lentamente. "tutti i miei compagni dicevano che avrei dovuto essere felice.


Che sarei dovuta impazzire di gioia.


Chi di loro non avrebbe dato qualsiasi cosa per lasciare quella landa desolata …per trasferirsi a Peitrogrado, dove c’era tutto, da un luogo in cui non esisteva niente?


Io, invece, piangevo.


Nonostante tutto. Nonostante sapessi che avrei avuto tutto ciò che non avevo mai nemmeno sognato…


Nonostante sapessi che c’era una sacra missione ad aspettarmi qui, e tutto il mio essere gridava solo di potervi adempiere.


Piangevo. Perché dovevo andarmene.


Perché dovevo lasciare la mia terra.


Una landa desolata e squallida…ma…mia…


Nel sangue, nelle ossa, nelle viscere.


Come un figlio…come una madre…


Come qualcosa che mi chiamava, qualcosa a cui io ero sempre appartenuta, e che stavo lasciando.


E così…come ero della mia Siberia… io sono Russa….


Questo è il mio cielo, è la mia aria. Quella in cui cammino è la mia terra, quella che bevo è l’acqua dei miei fiumi.


Questa è la mia essenza.


È la mia anima.


E la mia anima parla Russo, anche se la mia bocca ha imparato altre lingue. E le ama "


Si voltò, lottando per non piangere.


"Io ti amo Spike…ti amo più di me stessa. Ti amo più della Russia.


Ti amo di un amore che neanche può misurarsi con la misura delle cose.


E se tu mi chiederai di lasciare la Russia, se tu me lo ordinerai….io lo farò…."


Guardò Eleanor.


"E se tu mi dirai di farlo per essere utile, per adempiere alla mia missione…lo farò.


Ma non chiedetemi di capire.


Non chiedetemi di accettare.


Perché io voglio restare qui, anche se la mia terra sta cadendo a pezzi.


Io voglio restare… anche se vuol dire veder scorrere il sangue.


E piangere infinite lacrime.


E versarle sulle ferite della mia terra…


Anche se non serve a niente….


Perché a me non importa molto che non serva a nulla….


Io so che non serve a nulla…


Ma vorrei ugualmente restare…


Non vorrei abbandonare lei, come non abbandonerei una madre che muore di un male atroce, e che potrebbe infettarmi.


Perché è parte di me. E lo sarà per sempre…."


Si perse.


Per un attimo, un solo attimo, Tanya si perse.


E quesi non fu consapevole delle parole che le lasciarono la bocca.


"E’ inutile" Mormorò. "Io non lascerò la Russia…"


Guardò di nuovo Spike, confusa dalle sue stesse sensazioni.


"Eppure ti seguirò….sempre"


Non sapeva perché lo avesse detto.


E non sapeva esattamente cosa provava.


Ma ora era di nuovo lì. Con loro.


E con la sua Russia, che presto, forse, non ci sarebbe più stata ….


Si premette le mani sul volto, senza piangere.


"Vorrei non essere inutile" Sussurrò angosciata. "vorrei che il mio sangue potesse spegnere questa follia"


Stavolta, Spike non l’abbracciò, e, quando tornò a sollevare il viso, Tanya lo vide davanti a se, immobile e in silenzio.


Come Eleanor.


Come se entrambi non avessero saputo che dire. Ne che fare.


Ed era colpa sua.


Aveva voluto spiegargli. Aveva voluto aprirgli il suo cuore.


E invece li aveva feriti.


Fu Angel, allora, a parlare.


I suoi occhi, che pensava non avrebbero saputo scegliere, a venire in suo aiuto.


E le sue labbra, che fino ad allora avevano taciuto.


"Ti voglio bene" Mormorò, senza guardarla. Mentre gli occhi di tutti si rivolgevano al suo volto. "E giuro che vorrei proteggerti da tutta questa follia….ma se vuoi restare qui, io sono con te."


"Angel!" Esclamò Spike, voltandosi di scatto, e fissandolo come se lo avesse appena colpito.


"Non può controllarlo, Spike… "Spiegò calmo."è dentro di lei.


Mi dispiace per te…ma Tanya deve scegliere da sola…


Io non me la sento di imporle di lasciare la Russia, o di cercare di convincerla…non mi sembra…giusto.


Mi dispiace.. " Ripeté "non voglio prendere le parti dell’uno o dell’altra…."


Abbassò di nuovo gli occhi, e Spike lasciò cadere le spalle.


C’era così tanta tristezza in quella stanza, adesso.


Ed era colpa sua.


Di nuovo, si passò le mani sul volto, e i suoi occhi incontrarono quelli nocciola, profondi di lui.


Angel…lui non credeva di poter dare consigli a nessuno…


Non credeva di esserne in grado…


E lo metteva in crisi osservare discutere le persone a cui teneva….


Essere intervenuto doveva essergli costato uno sforzo enorme.


Cercò di sorridergli, per ripagarlo della sua dolcezza, e poi estese il suo sorriso ad Eleanor e Spike.


"Andiamo" Mormorò. "non vale la pena di discutere adesso. Sapevamo di avere idee molto diverse e lo abbiamo messo in chiaro una volta di più.


Io non voglio andarmene, Spike e Eleanor vorrebbero che lo facessi, Angel vorrebbe accontentare tutti…" Scosse le spalle. "beh, temo che non sarà possibile. Qualcuno di noi dovrà cedere prima o poi.


Ma non stasera. Che bisogno c’è di pensarci stasera? Dopotutto" Sorrise, staccandosi finalmente dalla finestra. "Può anche darsi che non saremo costretti a decidere.


Può anche darsi che sarà il caso, alla fine, a scegliere per noi."


*****


"Buonanotte, Angel…" Lo salutò Tanya, sollevandosi sulle punte per baciarlo sulla guancia.


E lui le sorrise, indugiando per un attimo con la mano sulla sua.


Spike si era stupito, all’inizio, del rapporto istauratosi fra di loro. Della reciproca mancanza d’imbarazzo, nella confidenza che se erano già strani fra un vampiro ed un essere umano, e lo diventavano ancor più fra un vampiro e una Cacciatrice, rasentavano l’assurdo se il vampiro in questione era Angel!


Eppure, conoscere quella ragazza così speciale e volerle bene era stato un tutt’uno, esattamente come per Spike conoscerla ed amarla.


Ed era proprio perché le voleva bene, perché quegli anni l’avevano resa così importante per Angel da rendere quasi inconcepibile aver potuto vivere senza di lei, che aveva parlato, prima. Che aveva detto quello che pensava, schierandosi quasi contro il suo ragazzo…


Lui capiva Tanya….


E capiva Spike.


Ed era la situazione più complicata in cui si fosse mai trovato.


Sbirciò Spike, per cercare la rabbia sul suo volto, e trovandolo, infatti, più serio di quanto non avesse voluto.


Non aveva detto una parola a casa di Eleanor, dopo che l’Osservatrcice, esasperata, aveva esclamato: "Perfetto! Due contro due! E la cosa più assurda è che io sto dalla parte di Spike!"


In realtà, ciò che aveva inteso era che non avrebbe mai immaginato che Angel potesse prendere una posizione del genere….così pericolosa per Tanya….


Era stata certa che lui l’avrebbe appoggiata. Che l’avrebbe aiutata a portar via Tanya. A proteggerla.


Quel che non capiva era che Angel voleva portar via Tanya!


Voleva proteggerla.


Ma non poteva…


Se lei fosse stata un’altra, se fosse stata una ragazzina che parlava per capriccio o anche una donna, ma incapace di comprendere ciò che stava accadendo…


Ma non era così.


Tanya sapeva…


Tanya era perfettamente consapevole dei rischi, era perfettamente conscia di come stavano le cose….ed era forse una delle persone più sagge, razionali e intelligenti che avesse mai conosciuto.


Quella che Tanya stava compiendo non era un’imprudenza. O una follia. O un colpo di testa.


Era una scelta.


E lui non aveva il diritto di intervenire nelle sue scelte.


Poteva solo starle vicina. E proteggerla.


A costo della sua vita se fosse stato necessario.


Ed era sicuro che Spike avrebbe compreso quel che pensava e provava.


Anche se ora ce l’aveva con lui.


Anche se ora era arrabbiato perché non lo aveva appoggiato nella cosa più importante della sua esistenza.


"Buona notte, piccola. Buonanotte Spike." Lo salutò, e per un attimo temette che lui non avrebbe risposto.


Che avrebbe continuato a tacere, come aveva fatto da quando erano usciti dalla casa di Eleanor, e poi durante la ronda, interrompendo il suo silenzip solo per brevi frasi, che anziché spezzarlo lo rendevano più pesante.


E inquietavano Angel.


Perché Spike non era così.


Non il suo Spike.


E invece lo sorprese, sospirando leggermente e scotendo le spalle.


"Buonanotte Angel" Disse, prendendo Tanya per la vita. "Ci vediamo domani"


Anche la ragazza parve rilassarsi, e si appoggiò a lui, rivolgendo ad Angel un sorriso radioso, come se nulla fosse appena accaduto, e lasciando che Spike, gentilmente, la portasse a casa.


Mentre Angel continuava a guardarli, incrociando per un attimo gli occhi di lui, prima che entrambi scomparissero in casa.


Imitandoli, si chiuse l’uscio alle spalle, con un piccolo sospiro di sollievo….


E poi… la sentì.


Chiara.


Definita.


Una presenza nella sua casa.


Che non avvertiva da più di dieci anni.


Un odore che non avrebbe mai dimenticato.


Che gli era penetrato nella pelle, come gas tossico, lungo più di cento anni di sangue e massacri.


E che ora permeava l’aria del posto dov’era felice con la sua famiglia.


.


"Darla…" Mormorò, scrutando le ombre, mentre la sua mano cercava l’interruttore della corrente…e trovava quella di lei.


Si voltò, sussultando, e improvvisamente lei gli fu di fronte, le dita appoggiate alle sue e un fianco premuto contro la parete, il volto attraversato da quel sorriso sbilenco che ricordava così bene.


Bellissima.


Darla.


Il suo sire.


La sua assassina.


La sua amante.


La sua complice.


Darla.


L’oscurità che lo aveva generato, e che lui, con la sua tenebra, era riuscito ad eclissare.


L’assassina che aveva temuto la ferocia del suo discepolo.


Il volto che più spesso ricorreva nei suoi incubi e nei suoi rimorsi.


Che aveva sperato di non rivedere mai più.


E che ultimamente aveva quasi scordato, cancellato dalla felicità di due ragazzi.


Darla.


Lì.


Adesso.


Nella sua casa.


Con l’aria di essere la padrona e di saperlo bene.


Sua, e di qualunque altra cosa.


Sensuale e velenosa come non mai.


A pochi metri da Spike e Tanya.


"Vedo che nemmeno dieci anni di lontananza, e quella tua sporca anima hanno potuto cancellare il mio ricordo, Angelus."


Lui deglutì.


Quel nome….dopo più di dieci anni…


"Niente al mondo potrebbe farlo, Darla…." Girò piano la testa, i sensi tesi al massimo, come una seconda pelle. "Niente al mondo potrebbe farlo….Drusilla…"


Rise.


Nelle ombre della stanza. Appoggiata a una finestra.


La vampira bruna.


Il volto che un tempo era stata l’immagine della purezza.


E che lui aveva trasformato in una maschera di follia.


Strinse i denti, per scacciare le immagini che si affollavano nella sua mente, ogni volta che ripensava a lei.


E per non tornare indietro.


Al passato.


Al suo volto coperto di lacrime.


Coperto di orrore.


Distorto dalla pazzia, dopo che lui aveva distrutto la sua vita.


Strinse i denti, perché in quel momento non poteva permettersi di cedere al dolore.


E mentre Drusilla avanzava di qualche passo, spinse l’interruttore della luce, apparentemente incurante della presenza delle due vampire, e sottrasse la sua mano dal tocco di Darla.


"Dovrei chiederti a cosa devo l’onore" Mormorò. "ma, purtroppo, temo di conoscere già la risposta"


"Vuoi giocare?" Gli sorrise Darla, allontanandosi. "Mi piace…mi è sempre piaciuto…ma credo che anche questo lo ricordi ancora…" Appoggiò un dito sul piano della consolle, facendolo scorrere piano. "Allora dimmi, Angelus…perché sono qui?"


Angel si appoggiò alla porta, le braccia incrociate contro il petto, e un’espressione volutamente casuale sul volto.


"Non per me…" Rispose. "tu mi disprezzi, Darla…ma non credo ti abbia fatto piacere quel giochetto con i soldi…"


Lei sollevò il volto, continuando a sorridere.


"No…non mi è piaciuto affatto.


E non per i soldi, sai…ci ho messo poco a rifarli"


"Non ne dubito"


"Ma odio che qualcuno si prenda ciò che è mio"


"Lo avevo già fatto prima che mi ridessero l’anima…"


"Già…" Si avvicinò, e con mossa sensuale gli sfiorò il labbro, graffiandolo. "ma allora era divertente…mi eccitava che fossi un bastardo, allora….


Lo amavo…


Dopo…" Lo punse, e una goccia di sangue gli scivolò sul mento. "è diventato offensivo…"


"Esiste forse qualcosa che possa offenderti, Darla?"


"Il mio angelo…." Cantilenò Drusilla, come se solo allora si fosse accorta di lui.


"Il mio dolce papà…"


Angel deglutì, lo stomaco torto di fronte allo sguardo vacuo della vampira.


"Sta zitta!" L’ammonì ferocemente Darla e l’altra si ritrasse nell’ombra, spaventata.


Di nuovo, Darla si rivolse a lui.


Di nuovo gli sorrise.


E di nuovo il suo stomaco si torse.


"Se c’è qualcosa che può offendermi…" Mormorò. "Sì. Sì, c’è…"


Si allontanò da lui, prendendo a camminare attorno al grande tavolo rotondo.


"Te l’ho detto… mi offende che qualcuno si prenda ciò che è mio.


Mi offende che tu indossi il corpo del mio Angelus, che la tua schifosissima anima me lo abbia portato via…"


"A me pare piuttosto il contrario…." La contraddissem, e lei scattò in avanti, appoggiandosi al piano del tavolo.


"Tu eri mio!" Gridò. "Il compagno che io mi ero scelta! La creatura che io avevo generato!


E che cosa hai fatto? Mi hai tradita, mi hai ingannata, hai osato lasciarmi…."


Angel scosse il capo, un sorriso ironico sul volto, staccandosi finalmente dalla porta, e, con le braccia sempre incrociate sul petto, le si avvicinò, fingendo noia.


"La tua memoria fa acqua, Darla.


Fosti tu a lasciarmi. A cacciarmi via…"


"Io ho cacciato il bastardo, la cui anima infettava il mio uomo! Avevo tutto il diritto di farlo!


Ma tu no. Non dovevi lasciarmi lì come una qualunque sgualdrina!


E non contento ti sei portato via anche Spike!"


"Il mio Spike…." Sussurrò tetra la voce di Drusilla, impastata di tenebre."Il mio bambino….il mio dolce amore"


Sollevò il capo, e Angel la trovò fissarlo, gli occhi lucidi di follia.


"Mi hai portato via il mio bambino…ma lui mi ama ancora..mi ha sempre amata…anche se spinge le sue anche contro il corpo caldo della Cacciatrice"


Darla rise, mentre Angel lottava con l’espressione del suo volto, perché non tradissse l’ angoscia che provava.


Sapevano di Tanya…con ogni probabilità li avevano visti…e con ogni probabilità erano lì solo perché Darla non sapeva resistere all’impulso di tormentare le sue vittime prima di colpire.


Esattamente come era stato per lui.


"Andiamo Dru" Schernì la vampira. "che termini! Scandalizzerai il nostro casto Angelus…" Il suo sorriso si accentuò "è la prima cosa che ho notato, tesoro, tu….non sai di femmina.


Strano. Le donne ti piacevano anche prima che ti prendessi io…hai cambiato improvvisamente idea?"


"Fa cambiare" sussurrò Angel cupo, mentre il suo cervello lavorava freneticamente "avere le mani sporche di sangue."


"E questo concerne rinunciare ai piaceri della carne? Andiamo, sei anche più che patetico. Sei ridicolo."


"Concerne anche pensare che l’amore sia qualcosa di più che ginnastica praticata su un letto! "


Di nuovo, Darla rise.


"Amore. È così strano sentirtelo dire.


E dimmi, è amore ciò che Spike prova per la piccola cagna?


O è solo ‘ginnastica in un letto’?"


"Non girarci intorno, Darla. Che cosa vuoi?"


Sperava che volesse lui. Che volesse distruggerlo per ciò che aveva fatto.


Per odio.


Ma sapeva che non era così.


Che non poteva essere così semplice.


"Solo quello che è mio, Angelus.


E non farti illusioni, perché non sei tu.


Non più.


Non potrei sopportare il puzzo della tua anima.


O quello sguardo da cucciolo smarrito sul volto del mio Angelus.


Ma Spike. Lui è ancora mio.


È ancora nostro"


No.


La sua mente lo gridò, come impazzita.


Mentre i suoi peggiori timori prendevano vita.


E il suo corpo, la sua anima e la sua mente, tutto ciò che era si tendeva verso la porta chiusa, e verso ciò che era al di fuori…


Verso Spike. Verso Tanya.


Verso i suoi ragazzi.


Insieme. Felici.


E dovevano restare così.


Felici.


Come erano stati negli ultimi anni.


Come avevano il diritto di essere.


Non aveva paura che Spike potesse cambiare. Che potesse rinnegare tutto.


Che potesse lasciarli per tornare assieme alle due vampire.


Sapeva che non lo avrebbe fatto.


Mai.


Quel pensiero non lo sfiorava nemmeno.


No. Darla e Drusilla non avrebbero mai potuto riprendersi Spike.


Ma potevano turbarlo. E potevano turbare Tanya.


Con le loro parole. Con il loro veleno.


Con l’amore che una volta il giovane vampiro aveva sentito per una di loro.


Tanya e Spike erano l’immagine, l’emblema stesso dell’amore.


Eppure Angel non poteva rischiare che qualcosa, qualunque cosa, piantasse fra loro il seme del dubbio.


Non voleva permetterlo… e non lo avrebbe permesso.


Sollevò le spalle, ricordando a se stesso che una volta era stato più forte di Darla.


Che una volta avrebbe potuto uccidere entrambe le vampire contemporaneamente, se lo avesse voluto.


Prima che Spike e Tanya ne udissero le voci.


E, se non c’era più la ferocia di un tempo, adesso… aveva l’amore…


E il desiderio di proteggere la sua famiglia.


"Spike è venuto con me. " La sfidò " "Di sua volontà . E’ mio-"


Darla sollevò le sopracciglia, stupita dal cambiamento nel suo tono.


"Davvero?" Cinguettò "che peccato che una deliziosa piccola Cacciatrice cinese non ricordasse le cose nello stesso modo."


Sorrise. Ed era il suo sorriso di un tempo che vedeva riflesso nel volto della donna.


"Piangeva e scalciava, povera bambina…pensa che assurda combinazione….le era scoppiato un colpo di artiglieria ad un passo, e non poteva nemmeno far finta di difendersi quando Dru l’ha trovata"


Angel strinse disperatamente il pugno, mentre tornava con la mente al volto orgoglioso di quella ragazzina…poco più di uno scricciolo, che combatteva senza paura contro Spike.


Tuttavia, quella fu la sua unica reazione.


Darla voleva provocarlo.


Lo sapeva.


E non avrebbe fatto il suo gioco.


Non voleva e non ne aveva il tempo.


Quello che lui doveva e voleva fare era proteggere i suoi ragazzi.


"Le sue stelle gliel’avevano indicata…." Continuò Darla. "mentre cercava Spike. Questo non ti commuove Angelus? La povera Dru cercava il suo bambino e non poteva trovarlo, perché tu glielo avevi rubato..."


"Spike è mio" Ripeté Angel a labbra strette. "E’ rimasto con me. Ha imparato da me. Mi appartiene. È il mio childe de facto"


"E da quando in qua ragioni come un vampiro!" Sputò Darla "Da quando in qua sei un vampiro?!"


Si avvicinò, un lento sorriso che le saliva alle labbra.


"O magari…mi sono sempre sbagliata su di te?" Allungò le mani per poggiargliele sul torace, ma lui le bloccò i polsi, spingendola via.


"Se è una faccenda fra me e te, Darla, facciamola finita!"


Lei ritrasse le braccia.


Fronteggiandolo.


Sfidandolo.


"Sì…è una faccenda fra me e te, amore…ma non la faremo finita.


Oh, no, sarebbe troppo facile!


Mi hai chiesto se c’è qualcosa che può offendermi, vero? Bè…" Strinse gli occhi, terribile. "mi offende che tu mi abbia portato via il mio Angelus, e ora sia felice!"


Sputò l’ultima parola. E lo colpì.


In pieno cuore.


"Ti ho osservato, tutti i giorni!


Non riesco a sopportare che mentre io non ho più la mia famiglia tu te ne stia beato a passeggiare per le strade con la tua!


Sorridendo come un’idiota con il suo sorriso!


Non riesco a sopportare che tu e quell’altro bastardo rinnegato di Spike possiate starvene qui a vivere come borghesi!


Con una cacciatrice! Con un’umana!


Tu non sarai mai felice, hai capito?! Mai!


È per questo che ti hanno reso quelle tua preziosa, lurida anima, non è così?!


Bè non lo sarai, sta tranquillo!


Perché io ti strapperò a brandelli questa tua patetica nuova vita!


Te lo giuro, Angelus, tu piangerai per colpa mia!"


"Io ho già pianto per colpa tua Darla, e continuerò a piangere per tutta la mia esistenza."


Di nuovo, l’espressione di Darla mutò.


Di nuovo, quel sorriso sulle sue labbra.


"Oh…" Sussurrò. "ma allora fu una mia scelta.


Adesso…mio adorato ragazzo…è solo un capriccio"


*****


"Grazie" Sussurrò Tanya contro le labbra di Spike.


"Di cosa?" Domandò il vampiro biondo, allontanandosi da lei. Si sfilò la giacca, appoggiandola su una sedia.


"Di non… avercela con Angel"


Spike scosse le spalle, cominciando a liberarsi le tasche dei paletti che portava durante le ronde.


"Non ce l’ho con Angel. " Disse.


Tanya era dietro di lui, e Spike chiuse gli occhi quando lei gli cinse la vita con le braccia e posò un bacio sulla sua nuca.


"Sono arrabbiato, ma non ce l’ho con lui…" Continuò. Si voltò, ma aggrottò la fronte sorpreso quando guardò Tanya. Vi era un’espressione seria sul suo volto, troppo seria.


"Luce?" Domandò.


Per un’istante Tanya sembrò non udirlo nemmeno, sul suo volto sembrava essere calata un’ombra.


"Luce?" ripeté, prendendola per le spalle.


"Angel…" soffiò lei. Sembrava essere senza fiato. Sollevò la testa e Spike riconobbe nello sguardo della ragazza, la stessa preoccupazione che anni prima aveva avvertito per I suoi bambini, la notte del suo diciottesimo compleanno.


Piano, le lasciò andare le spalle, mentre Tanya diceva. "C’è qualcosa che non va nell’appartamento di Angel"


Spike dischiuse le labbra, mentre già una sua mano si allungava verso il tavolo per afferrare un paletto. Annuì leggermente prima di dire: "Dimentica quello che ho detto prima…non sono arrabbiato"


Tanya annuì, e Spike non poté fare a meno di notare come le dita sottili di lei si fossero strette attorno all’impugnatura della spada che ancora portava sotto il suo semplice mantello grigio.


I loro sguardi si incontrarono per un’istante, mentre la preoccupazione per Angel diveniva quasi tangibile nella stanza.


Fu Spike a muoversi per primo, a percorrere i pochi metri che lo separavano dall’appartamento del suo sire.


La pesante porta di legno cadde con un tonfo che riecheggiò mille e mille volte nelle sue orecchia.


Poi sbatté gli occhi, e quasi non registrò la presenza di Tanya, al suo fianco.


"Drusilla" Mormorò piano.


*****


Era lì, di fronte a lui.


Bella. Così bella, fasciata in un lungo abito scarlatto che metteva in risalto l’innaturale candore della sua pelle.


Drusilla.


Per anni, anche dopo aver cominciato ad accettare l’umanità che c’era in lui, Drusilla aveva continuato ad essere la sua regina nera.


Per anni, i suoi sogni erano stati pieni di lei.


Drusilla.


Il suo sire.


Drusilla


La sua prima amante.


Lo aveva stretto a se in un vicolo di Londra, quasi quarant’anni prima, donandogli l’immortalità.


Drusilla, che ora gli sorrideva.


L’aveva amata, Spike, tanto…e l’amore che aveva provato per lei era stato autentico.


Tanto quanto la paura, che in un’istante lo avvolse vedendola.


Paura per Angel, che era di fronte a Darla, accanto alla finestra.


Paura per Tanya.


La sua sposa, la sua luce.


Paura per se, per il richiamo, la voce del sangue che gli parlava attraverso gli occhi verde-azzurri di colei che lo aveva fatto.


"William" Soffiò Drusilla, inclinando la testa di lato. E il sorriso sulle sue labbra si allargò."Non saluti la tua regina nera?"


Spike non rispose. Stringeva con tanta forza il paletto nella mano sinistra che era strano non gli si fosse sgretolato tra le dita.


"Drusilla ti ha fatto una domanda, William…una volta eri un ragazzo educato".


Già… Drusilla… e Darla.


Spike voltò la testa di scatto, in direzione della vampira bionda.


"Darla" Sputò. "Vedo che il tuo gusto nel vestire è peggiorato, per quanto possa sembrare impossibile."


"Oh," Cinguettò lei. "Credo si possa dire lo stesso per il tuo gusto in fatto di donne" La vampira fece un passo avanti. "Ma non importa"


Sorrise dolcemente e quel sorriso, sulle labbra di lei, spaventò Spike.


Aveva quasi dimenticato la vampira. Erano stati bravissimi ed evitarsi nel vent’anni precedenti la Cina.


Ma ora, improvvisamente, ricordava ...


Le stragi, le sottili torture, la crudeltà di lei.


Possibile che un tempo l’avesse considerata parte della sua famiglia?


"Siamo venute qui per sistemare le cose, William. E’ ora di tornare dalla tua famiglia"


"Ah, davvero?" Domandò Spike facendo un passo avanti, subito imitato da Darla.


"Hai avuto il tuo…divertimento" Disse lei,occhieggiando Tanya. "Ma ora basta…"


Darla guardò apertamente Tanya, e Spike non poté fare a meno di mettersi tra di loro.


Non voleva che Darla guardasse Tanya.


Non voleva che avesse il tempo di sporcarla, di sporcare il loro legame.


Conosceva troppo bene la mente della vampira.


"E così tu sei l’amante di William" Soffiò lei, e vi era divertimento nella sua voce. "Ti ha mai raccontato della sua ossessione per le Cacciatrici?" Darla scosse la testa, sembrava stesse lottando per trattenere le risa. "Ah, William…è molto carina, certo, non è l’approccio che avrei scelto, ma contento tu…"


"Cosa diavolo vuoi?" Righiò Spike, mentre teneva lo sguardo fisso su di lei, senza il coraggio di guardare Tanya.


"Te" Rispose semplicemente l’altra.


"Torna con noi, William" Soffiò Drusilla, che non aveva più aperto bocca da quando Darla era intervenuta. La vampira bruna fece un passo avanti e continuò. "Torneremo ad essere una famiglia, mio piccolo Spike.


Tu credi di essere cambiato.


*lei* ti dice che sei cambiato.


Ma sei ancora un cane.


Le stelle ti vedono ruggire.


Le stelle ti sentono urlare.


Io sento la tua sete di sangue."


Spike sollevò gli occhi al cielo. Aveva dimenticato le farneticazioni di Drusilla.


Un tempo le aveva trovate eccitanti, divertenti.


Un tempo l’aveva amata, anche per la sua pazzia.


Mentre l’unica cosa che provava ora era fastidio.


Per un’istante, il suo sguardo si posò su Angel.


Ad un osservatore casuale, sarebbe potuto sembrare la quintessenza della calma.


Ma non per lui.


Le parole di Drusilla, la sua follia, lo stavano ferendo.


Ricordi il tuo childe, Angelus? La ragazza pura, alla quale hai ucciso l’intera famiglia, la ragazza pura che hai fatto impazzire, che hai violentato…e poi vampirizzato?


Strinse i denti, realizzando per la prima volta quanto quelle parole dovessero averlo ferito.


"Drusilla ha ragione, Spike." Mormorò Darla. "Oh, non metto in dubbio che sia stato eccitante, che possa essere stato anche divertente, ma questa non è la tua vera natura, piccolo mio!


Puoi illuderti di essere cambiato, potrai ingannare una ragazzina, un'umana, ma la verità è un'altra.


Tu. Sei. Cattivo!


Non è questo il tuo posto!


Lascia che Angelus o chiunque sia diventato prenda il tuo posto tra le gambe della Cacciatrice e torna con noi!»


"C'è tanto sangue che scorre in Europa, piccolo William...c'è tanto dolore...sarà bellissimo!" Esclamò Drusilla girando su se stessa.


Spike chiuse gli occhi.


Chi aveva deciso che quella giornata dovesse trasformarsi improvvisamente in un incubo?


"Basta!" Sibilò.


Guardò prima Darla, poi Drusilla, e disse lentamente: "La mia risposta è no!"


"No?" Domandò Drusilla. Gli occhi le si riempirono di lacrime.


"Esatto, no! Non so cosa diavolo vi sia passato per la testa, non voglio saperlo, ma ora..." Disse spostandosi dalla soglia. "Uscirete di qui....e dimenticherete la nostra esistenza" Sollevò il paletto, che alla fine aveva stretto tanto che alcune schegge gli avevano ferito il palmo fino a farlo sanguinare."A meno che non vogliate entrare in una tazza da té"


Darla sorrise scuotendo la testa.


Guardò prima Angel, poi Drusilla, e infine disse: "Beh, Spike, ed io che pensavo fossi ridicolo trent'anni fa!


Uccideresti davvero la tua famiglia per...cosa? L'impostore che ha preso il volto di Angelus ed una Cacciatrice?"


"La ama nonna...ed ama anche lui" Mormorò Drusilla con voce sognante. La vampira bruna disegnò un cerchio con le braccia poi si strinse in esse."Non può lasciarli...sono come una cosa sola"


Rise guardando Angel.


"Padre"


Allungo un braccio, indicando Spike con un dito.


"Figlio"


Inarcò la testa, graffiandosi la gola con le lunghe unghie.


"Figlia, sorella, anima, moglie..."


Abbassò la testa di scatto, sgranando gli occhi in direzione di Tanya.


"Luce!" Soffiò.


Fece un passo verso Spike, che era ancora immobile. Allungò le braccia e gli prese con dolcezza il volto tra le mani. E, per un solo istante, Spike temette che gli avrebbe spezzato il collo.


Drusilla lo guardò, invece, e quando parlò la sua voce fu più pacata, e lo sguardo nei suoi occhi fu più lucido di quanto ricordava fosse mai stato.


"La luce brucia, Spike, riduce in cenere..."


La lucidità nei suoi occhi durò poco, però.


Drusilla sorrise mentre con un'unghia gli graffiava uno zigomo.


Gli si avvicinò, e come volte era accaduto in passato, fece per leccarglielo, ma Spike le afferrò i polsi, allontanandola da se.


"Sparite!" Tuonò. "Non voglio uccidervi, ma lo farò se non ve ne andrete!"


"No!" La voce di Tanya risuonò forte nella stanza, e la rabbia in essa fece trasalire tutti.


Tanya si portò accanto a Spike, impugnando la spada con entrambe le mani.


"Non lasceranno questa casa"Gli occhi di lei non abbandonarono le due vampire mentre diceva. "Mi dispiace Spike, Angel…"


Vi era dolore nella voce di Tanya, dolore autentico, dolore per loro.


"Non c’è redenzione in loro. Non c’è niente.


Crudeltà…e se le lasciassi andar via, continuerebbero ad impartire dolore."


*****


Cattiveria.


Pura.


Non rabbia.


Non malvagità.


Non perfidia.


Non istinto animalesco.


Non sete di sangue.


Non odio.


Cattiveria.


Su di lei.


Attorno a lei.


Dentro di lei.


Attraverso la pelle. Attraverso le narici e fino nel sangue.


Attraverso la sua testa, fino al cervello.


Attraverso i segni invisibili dei baci di Spike, fino al suo cuore.


Che le torceva lo stomaco.


Che l’avvelenava.


Che la faceva arrabbiare.


Chiara. Inconfondibile.


Sebbene, nella sua vita, mai Tanya si fosse imbattuta in un sentimento così potente. Così puro nelle sue tenebre.


Cattiveria.


Cattiveria davanti a lei.


Nella casa di Angel.


Oltre la porta sfondata.


Nell’aria che respirava


Nelle due vampire.


Nelle due creature che sputavano veleno su Angel…e su Spike.


Il suo Spike. Che loro volevano per se.


Eppure… non era per questo che Tanya stringeva la sua spada.


Non era per questo che non avrebbe permesso loro di lasciare quella casa.


Lei non poteva farlo.


Nonostante Spike. Nonostante una parte di lui si sentisse ancora legato alla creatura bruna che sembrava divorarlo con gli occhi.


A colei che l’aveva reso ciò che era.


A Drusilla, che nel suo cuore Tanya aveva odiato mentre lui le raccontava della sua giovinezza, della sua vita rubata.


Drusilla, che lui aveva amato, anche se non glielo aveva mai detto.


Nonostante l’impulso di lui a mandarle via. A chiudere quella storia.


Non poteva.


Non per odio.


Non per rabbia.


Non per se stessa.


Non poteva perché lei era la Cacciatrice.


E sapeva, oltre ogni dubbio, che non c’era un briciolo di compassione in quelle due vampire, di esitazione.


Sangue era tutto ciò che volevano.


Distruzione.


E la sofferenza degli altri.


Se ne nutrivano.


Faceva parte di loro. Come il demone che le teneva in piedi.


Cattiveria.


Assoluta…o impastata di follia….cattiveria.


Sangue di bambini.


Sangue di innocenti che la terra avrebbe ingoiato se avessero lasciato quella casa.


Sangue sulle mani di Tanya.


Su di lei.


Sollevò la spada, e non guardò Spike, ma le parve quasi di avvertire il suo terrore…per lei.


Perché il suo sposo sapeva quanto le due vampire fossero pericolose….almeno quanto Tanya sapeva di non poter far nulla di meno di ciò che avrebbe fatto.


"Non mi dite…" Cinguettò Darla, fissandola. La sua bocca sporca.


Tutto il suo essere sporco.


Fin dentro ogni fibra. "La sgualdrina del mio Spike si rivolta verso la sua famiglia…dovresti batterla, piccolo, per la sua impudenza…."


Non rispose.


Non parlò, come non parlava mai mentre combatteva.


Come non aveva mai parlato.


Perché non aveva labbra allora, ne voce. Perché una missione, un braccio contro le tenebre non poteva avere labbra, ne voce.


"Sapevo che volevi una cacciatrice, Spike," Continuò Darla. "ma non credevo che la volessi così"


Ancora, Tanya non rispose.


"…il tuo odore su di lei è così forte che da il voltastomaco…."


Inclinò la testa, guardandola. "Cosa c’è, piccola, il gatto ti ha mangiato la lingua? O hai così paura che non riesci a parlare?"


Tanya sollevò il viso.


Tesa verso di lei, eppure tranquilla.


"Io non ho paura di te…." Disse semplicemente, stupendo se stessa.


"Oh…" Soffiò Darla. "che peccato…perché vedi, amore…dovresti averne…"


L’aveva sottovalutata.


Nonostante avesse creduto di stare bene, di controllare ciò che stava accadendo, una parte di lei aveva sottovalutato la vampira bionda.


Non la sua cattiveria, ma la prontezza. La sua velocità.


Perché fu veloce.


Un lampo.


Un torcersi di braccia e corpo.


E mentre afferrava dal piano il grosso tavolo rotondo e glielo lanciava addosso, quasi contemporaneamente, con una torsione del busto e una rapida stretta prese Drusilla e la lanciò ringhiando contro Spike, liberandosi la via d’uscita.


Ciò che Tanya avvertì fu il movimento, e poi le spalle di Angel che frenavano in parte la corsa del tavolo che veniva loro addosso, e ancora Spike, che afferrava dalla gola Drusilla , finita su di lui.


Esitò un attimo. Solo un attimo.


Il tempo di vedere lui scrollarsi di dosso la vampira.


E poi corse.


Oltre la porta.


Su per le scale.


Verso Darla.


Su…


Sapeva.


Tanya sapeva.


Non aveva mai visto quella creatura malvagia, ma prima ancora di correrle dietro sapeva che Darla non stava fuggendo.


Non sarebbe salita verso il tetto altrimenti.


No.


Darla voleva lei.


Voleva distruggere lei.


Per fare del male ad Angel e Spike.


E, infatti, la trovò lì.


Appoggiata al davanzale della grande terrazza.


Con una lunga lancia a due punte fra le mani.


L’aveva lasciata lì quando era arrivata. Pronta ad usarla.


Pronta per lei.


"Ti aspettavo" Cinguettò. "ma francamente, speravo fossi sola…"


Tanya non si voltò, ma sentì Angel raggiungerla, e porsi al suo fianco.


"Sebbene…le cose in tre possono essere molto divertenti…non è così Angelus?"


Lo guardò, sollevando leggermente la sua lancia. "Sono sicura che la tua piccola ingenua non ha la benché minima idea di ciò che hai fatto…." Sorrise. "ho sempre pensato che tu non abbia mai fatto fuori Spike perché non ce la facevi a reggere il ritmo di due donne insieme…"


"Piantala, Darla…" Le intimò, stringendo i denti, Angel. "parli solo per ferire.


Credi di potermi raggirare?


Proprio me!"


"No…." Sorrise lei per l’ennesima volta. "ma forse potrei toccare la nostra bambina…"


Tanya si mosse.


Era stanca.


Angel non voleva farlo.


Non voleva attaccare per primo.


Ma quella non era la sua missione.


Era la missione di Tanya.


E lei voleva distruggere quell’essere crudele.


E voleva impedirgli di far del male ad Angel.


Schivò, Darla, il volto stupito dal suo attacco.


Una, due volte, prima di saltare all’indietro, leggermente impedita dal suo lungo, sensuale abito giallo oro.


"Però!"Esclamò. " Non male! Non male veramente!


E così che hai conquistato William? Saltandogli addosso?


Proprio come Dru?


Sai… lei lo morse… e fu amore… amore per l’eternità, a quel che dice lei…


E pensare…"Strinse gli occhi, e Tanya seppe già che le avrebbe fatto male. Molto male. " che era solo un idiota che passava per strada. Uno stupido ragazzino in lacrime!


E Drusilla lo scelse soltanto… perché l’aveva provocata!"


"Darla…"


Angel avanzò di un passo, la preoccupazione che gli vibrava nella voce.


Ma quella non si fermò.


Godeva troppo a sputare il suo veleno… a morderle il cuore parlando di Spike.


"Le avevo detto di decidersi a predersi un childe, per non stare sempre tra i piedi a noi. E lei lo fece.


Il primo, il primissimo idiota che ci passò vicino."


Silenziosamente… come silenti erano le sue labbra… come silenti erano le sue movenze… un ‘unica lacrima scivolò sulla guancia di Tanya.


Nonostante tutta la sua forza di volontà.


Nonostante la sua missione.


Nonostante il suo cervello e il fuo corpo fossero forgiati si silenzio mentre combatteva.


Di passione assoluta che del silenzio parlava la lingua.


Ma quello non era il pianto del suo corpo.


O del suo cervello.


Quello era il pianto del suo cuore.


E della sua anima.


Per il suo amore.


Per il suo Spike.


Tradito.


Dalla vita e da due demoni di cui non conosceva nemmeno l’esistenza.


Dal caso.


E dalla donna che amava.


Tradito due volte.


Perché anche Drusilla lo aveva tradito.


Senza conoscere neanche il suo nome.


Parlandogli di se stesso e di ciò che si portava dentro.


Facendolo illudere che, in qualche modo, quella cratura che lo stava uccidendo potesse comprenderlo.


Che lo avesse scelto perché era speciale, perché era unico.


E non per un gioco crudele.


Non perché Darla l’aveva provocata .


Lo aveva ingannato.


E il suo pianto era per lui.


Perché la vita che gli era stata strappata avrebbe potuto essergli risparmiata… se solo fosse passato un attimo dopo…


Amore, amore, amore… povero amore mio…


Combattè contro il pianto.


Contro la rabbia che le montava dentro.


E che non aveva mai provata in vita sua…


Mai.


Neanche contro il demone inviato dal Concilio per ucciderla.


Che aveva minacciato i suoi bambini…


Mai aveva sentito tanta ira nel cuore.


Tale da contaminarla per sempre…


"Ma no…" Darla rise. Rise di gusto. "Non riesco a crederci! Non lo sapevi!


Il tuo Spike non ti aveva detto nulla?!


Non ti aveva raccontato… e piangi… parola mia, sei una piccola, stupida, patetica…"


Tanya sentì Angel avanzare, e lo fermò, con la voce e con il braccio.


"No, Angel, no!"


Quella era la sua battaglia.


La sua missione…


E la sua giustizia per Spike…


"Oh, si…"Era divertita, Darla, veramente divertita." Lasciami godere ancora un po’ le sue lacrime, prima di ucciderla…


Scommetto che le farebbe meno male sapere che Spike è stato scelto… braccato… seguito… come te…"


Ancora un colpo.


Per il suo cuore.


Per il suo spirito.


"Scommetto che piangerebbe anche per te se le raccontassi come ti ho voluto, come ho osservato le tue mosse, notte dopo notte…


Come non avevi possibilità di sfuggirmi.


Se pure non fosse stata quella volta, sarebbe stata un ‘altra… data la vita che facevi, sapevo di non dover attendere troppo…


Sempre ubriaco… sempre con una donna…"Scosse il dito davanti al volto." Che direbbe il tuo bambino sapendo che razza d’uomo eri, che quella sera eri sbronzo da non reggerti in piedi… e che mi hai seguita tu! Che mi hai seguita!


Che ti sei offerto di scortarmi!


Oh, quanto, quanto mi sono divertita!


Non puoi nemmeno averne idea!


Eri lì, e pensavi di affascinarmi… troppo facile…


E cosa direbbe se gli raccontassi di come sei stato ingenuo, tesoro mio, di come hai sgranato gli occhi quando ti ho detto che ti avrei mostrato il mondo?"


Guardò Tanya, e nonostante i suoi sforzi parte di ciò che provava dovette essere visibile dal suo volto, perché parve ancor più divertita quando continuò.


"Lo ricordo come fosse ieri… che notte memorabile!…


Mi guardavi come una visione!E lo ero per te!


Una visione!


Il mondo!


E poi… lo ricordi, Angelus… ricordi… avrei potuto chiederti qualunque cosa… e ti chiesi… "


"… di chiudere gli occhi…" Finì per lei Angel. La voce bassa, più bassa di quanto Tanya l’avesse mai sentita.


A rigirare il pugnale che le infilzava il cuore.


"Già… "Riprese Darla. Ed era lui che guardava.


Lui che voleva ferire.


Mentre il volto di Angel non mostrava emozioni.


"e tu li hai chiusi… povero, povero ragazzo che ha creduto ad una sconosciuta…


Credi che Spike ti vorrebbe ancora come sire, sapendo quanto sei stato stupido?


Dimmi, cosa credi che penserebbe?"


"Che sei una puttana, Darla!" Sibilò Spike, avanzando nella terrazza.


Darla sgranò leggermente gli occhi.


Mentre Tanya non muoveva un muscolo.


Lei sapeva che Spike era lì.


Lo aveva saputo dal momento in cui era giunto.


Come sapeva che non aveva sentito Darla parlare di lui.


Ma ciò non significava che, ora, soffrisse di meno.


Tanya poteva vedere il suo volto, e leggere il dolore scolpito in esso.


A dirle che Angel non gli aveva mai parlato di tutto ciò che aveva appena saputo.


E apprenderlo così, per lui, doveva essere stato orribile.


"una sgualdrina "Continuò. " che non ha avuto nemmeno il fegato di guardarlo negli occhi prima di ammazzarlo!"


"Cosa che la mia Drusilla ha invece fatto…"Sogghignò Darla." Lo ricordo bene…"


"Non che lei sia migliore di te, Darla, è solo"Stavolta fu Spike a sogghignare." Che non credo che al mondo ci sia qualcuno peggiore di te.


Tranne, forse, il tuo bastardo, che però, al momento, non vedo nei paragi!"


"Hai la vista corta, Spike, a me pare che sia proprio accanto a te…"


"Basta."


Darla sembrò quasi infastidita dalle parole di Tanya.


L’aveva interrotta, disturbando quell’inaspettato diversivo.


"Senti, ragazzina…"Cominciò, ma Tanya non la lasciò proseguire.


L’attaccò di nuovo. E stavolta non si fermò.


Basta.


Basta con quelle parole piene di veleno.


Basta con i colpi al cuore.


Basta.


Basta con quell’assurda cattiveria.


Basta.


Basta.


Darla parò il suo colpo, indietreggiando, e provò ad affondare due volte, ma i suoi colpi sembravano a Tanya lenti… come una tenda mossa dal vento.


Basta.


Basta ferire Spike.


Basta ferire Angel.


La sua famiglia.


Il suo focolare.


Il suo cuore.


Ancora un attacco.


E la vampira non sorrideva più.


Un salto che la portò davanti a lei.


E Darla cominciò ad avere paura.


Basta.


Basta riportare indietro il passato.


Basta usarlo per sfasciare ciò che non poteva essere sfasciato.


E che Dio la perdonasse, Tanya non combatteva per la sua missione.


Tanya non combatteva per giustizia , o per salvare delle vite.


Non più.


Tanya combatteva per Angel.


Per Spike.


E non combatteva per odio.


No.


Tanya combatteva per amore.


Colpì per uccidere.


E il vestito di Darla fu lacerato da un ‘unico, rapido colpo, dall’alto al basso, insieme alla carne.


E lei gridò, mentre il sangue schizzava dall’enorme squarcio aperto dalla lama della spada benedetta, dal mezzo delle scapole all’ombelico, passandole esattamente in mezzo al seno.


Se solo non si fosse arcuata leggermente all’indietro, di pochissimo, sarebbe stata finita…


Ma Darla lo aveva fatto, finendo sul parapetto, e ora fissava il suo busto quasi aperto a metà.


Annichilita dalla rabbia e dal dolore, mentre tutta la sua boria e la sua sicurezza sembravano dissolte come neve sotto il sole.


"La mia… bellezza… "Soffiò fra i denti.


Tanya strinse la spada fra le dita ed avanzò per finirla.


Ma stavolta il vampiro fu più veloce della Cacciatrice.


E mentre il suo sangue inondava la terrazza, probabilmente con la sola forza del suo istinto di conservazione, Darla si lasciò precipitare.


Con la schiena all’indietro.


Continuando a guardarla.


Mentre Tanya già si lanciava per seguirla.


"Noo!"Gridò Spike, afferrandola per la vita.


"Spike!"


Fu un ‘esclamazione esasperata la sua, ma non rabbiosa, mentre con le mani cercava di liberarsi.


Ma lui la stringeva forte… e per sottrarsi avrebbe dovuto fargli male.


"Ti ferirai…"Le gridò nelle orecchia." E Drusilla è libera, e sta bene!"


Strinse le labbra.


Aveva fatto decine di volte salti peggiori di quello, e Spike lo sapeva benissimo… ma quando voltò gli occhi e la strada , e le traverse, fin dove riusciva a stendere lo sguardo, le apparvero deserte, si abbandonò fra le sue braccia, e lasciò che la spada le scivolasse dalle dita, quasi che, all’improvviso, lei fosse troppo debole per reggerla.


Mentre le mani di lui le si chiudevano sul volto.


"Ucciderà ancora…"Ansimò. " e sarà colpa mia…"


Spike la strinse a se, la tensione che abbandonava il suo corpo.


"No... non tua… tu l’hai ferita… sarebbe stato inutile rischiare di ammazzarti…"


Accanto a loro, Angel si appoggiò al parapetto, scrutanto in basso, alla ricerca, anche lui, di tracce di Darla.


E, come Tanya, non ne trovò.


E sul suo volto si disegnò un ‘angoscia non meno profonda di quella del cuore della ragazza.


"Volevano noi…"Mormorò piano." Senza un vero motivo.


Volevano solo noi…" Si voltò a guardarli." E non si fermeranno…


Non più.


Non ora.


Non Darla."


Tanya incontrò il suo sguardo, e poi voltò la testa.


Verso Spike.


Verso il mare azzurro dei suoi occhi.


E vi lesse l’angoscia. La paura.


Dove fino a poche ore prima vi erano stati l’allegria… e l’amore.


Era così dunque…


La sua terra si avviava verso il disastro, e due vampire senza alcuna pietà la infestavano per distruggere la sua famiglia?


Era così… si…


Ma se lei, come aveva detto Eleonor, non poteva fare nulla pr impedire alla Russia di soffruire, poteva lottare per coloro che amava.


E poteva, e doveva, e volve adempiere alla sua missione.


E riparare al tradimento di quel giorno.


All’errore che aveva permesso a un mostro di scappare.


"Lo so…"Mormorò piano." Ma non permetterò loro di distruggere la mia famiglia.


Non senza combattere."


Sollevò gli occhi, e, con un groppo alla gola, pensò di avere fatto la scelta più giusta, chiedendo a Spike di aspettare, per il loro bambino.


Allungò le braccia, e prese una mano di Spike e una di Angel, stringendole fra le sue.


Fissandoli.


Chiedendo loro forza.


In silenzio.


"Torneranno"Disse infine." E noi le aspetteremo.


Insieme."


*****


Los Angeles, 2001


"Quella notte mi pose di fronte a quella che era stata la mia vita…a ciò che era stato importante per me.


Allora…non avrei potuto ucciderle. Il legame di sangue esistente tra vampiri è…diverso…non so come spiegarlo.


Il sangue di Drusilla mi aveva reso un demone…ed il suo sangue era quello di Angelus, di Darla.


Era un legame…era una sensazione quasi fisica.


Angel e Luce però…loro erano la mia famiglia. La famiglia che mi ero scelto…e mi resi conto quella notte che era l’unica famiglia che contasse, per me."


Spike tacque, mentre per un’istante I suoi occhi si persero nel vuoto.


Ripensò a quella notte.


A quanto aveva cercato di ignorare la verità, nelle settimane seguenti.


"Quella notte cambiò tutto, Kate.


Oh, certo…le cose sembrarono calmarsi…ed io volevo credere a tutti i costi che non fosse cambiato nulla…che la visita di Darla e Drusilla fosse stata solo una nube di passaggio.


Ricominciai a parlare con Luce di adottare un bambino…"


Appoggiò le spalle contro lo schienale, mentre le sue dita tamburellavano su una sua coscia.


"Spike?" Domandò Kate, ed il vampiro fu sorpreso di avvertire una nota di preoccupazione nella voce della donna.


Scosse leggermente la testa, e la guardò sorridendole.


"Luce voleva aspettare. Continuava a dire che quella non era la fine…che…" Strinse I denti. "Dovevamo aspettare…ed aveva ragione"


La sua mano sinistra si strinse in un pugno.


"Darla cominciò a mettere insieme…beh… l’unica parola che mi viene in mente è…esercito…di demoni e vampiri, ed avevano tutti un solo scopo.


Uccidere la Cacciatrice.


Uccidere mia moglie"


*****


S.Pietroburgo, Gennaio 1916


Le labbra di Tanya erano come fuoco sulla sua pelle, tracciavano una scia sulle sue mandibole, mentre le sue dita stringevano la stoffa della camicia di Spike.


Spike affondò le dita nei capelli di Tanya, mentre le gambe di lei gli cingevano i fianchi.


A volte pensava che il desiderio che provava per quella donna non si sarebbe mai esaurito.


La sua pelle gli provocava ancora lo stesso fremito, il suo sapore, l’aroma del loro amore, gli dava ancora la pace.


Tanya gli cercò le labbra, mentre le sue dita scivolarono sulla pelle nuda delle spalle di lei.


Ed era tutto perfetto.


Il mondo era fuori dalla porta, e non gli importava che fosse freddo. Non gli importava che la porzione di Terra in cui viveva, la parte del mondo che chiamava casa stesse urlando di dolore.


Non con Tanya


Non tra le sue braccia.


Non mentre la baciava.


Non mentre le dita di lei scivolavano sul suo torace per liberarlo dalla camicia.


"Ti amo" Soffiò lei


Come sempre, quelle parole gli risuonarono dentro.


Come sempre, lo fecero sorridere.


"Ti amo" Mormorò.


"Spike, Tanya…posso entrare?"


La voce di Angel era tesa di preoccupazione, al punto che non aveva neanche bussato


No, sparisci! Il mondo siamo solo Luce ed io!


Pensò per un’istante.


Poi i suoi occhi incontrarono quelli di Tanya, e qualcosa di molto simile ad un ringhio gli sfuggì dalle labbra.


Tanya gli sorrise, ma l’ombra nel suo sguardo era tornata. Quell’ombra che non era mai veramente scomparsa dalla notte in cui Darla e Drusilla avevano detto di rivolerlo.


"Spike" Mormorò Tanya.


E Spike abbassò la testa, mentre sentiva dentro di se che Angel non li aveva chiamati, non li stava aspettando fuori dalla porta di casa, pregno di buone notizie.


Esattamente come lo sentiva Tanya.


"Un momento!" Esclamò.


Rubò un bacio alla ragazza, e si rimise in piedi, aiutandola a fare lo stesso.


Tornarono insieme in salotto e si guardarono per un’istante, poi Spike si diresse verso la porta.


Angel era sulla soglia, e Spike dimenticò in un istante la rabbia di poco prima, tanto l’altro era pallido, più pallido del solito.


"Entra" Disse, arretrando di un passo, senza mai smettere di guardarlo.


"Angel" Mormorò Tanya, ma il vampiro non la guardava, gli occhi nocciola fissi in quelli azzurri di Spike.


"Cos’è successo?" Domandò


Angel deglutì, porgendogli la copia spiegazzata di un quotidiano che l’altro non si era nemmeno reso conto stringesse fra le mani.


"Leggi… pagina otto"


Spike lo guardò di sottecchi, mentre sfogliava rapidamente il giornale.


Scorse i titoli con gli occhi e si ritrovò ad ammiccare, mentre leggeva: "Macabro delitto nel Sennaja Ploshchad.


Stanislav Mirinskji, otto anni e sua sorella Irjina, sei…" Spike si fermò, mentre le sue labbra continuavano silenziosamente a scandire le parole.


"Spike?" Domandò Tanya sottovoce, e lui sussultò quando la sentì sfiorargli il braccio.


"Sono stati…seviziati" Sussurrò Angel, ma fu Spike a continuare.


"Lui è stato seviziato…inchiodato contro un muro. Lei…aveva un segno" Non riuscì ad andare avanti.


Appallottolò il giornale e lo lanciò rabbiosamente contro un muro.


"Una croce sulla guancia sinistra" Terminò Angel.


Spike abbassò la testa. "Non è esattamente il viaggio nei ricordi che preferisco"


"Non capisco" Mormorò Tanya. "Cosa…"


"Darla e Drusilla" La interruppe Angel.


"Sono state loro ad uccidere quei bambini?" Tanya fece un passo avanti, ma ancora Spike non la guardava.


Non aveva il coraggio di farlo.


Non voleva vedesse che non gli importava niente della morte di quei bambini.


Non si vergognava di quello che era stato un modo divertente di uccidere per lui.


Non aveva rimorsi.


Non desiderava poter cambiare il passato.


"Ci hanno mandato un messaggio, Luce" Mormorò.


Ed ancora non la guardò.


"Ti ho mai raccontato del perché mi chiami Spike, Luce?


Usavo chiodi delle ferrovie per torturare le mie vittime. Esattamente come deve averne usati Darla su quel bambino…quanto ad Angelus, beh…io non ero ancora…"


"Incidevo delle croci sulle guance delle mie vittime" Finì Angel per lui.


Spike sollevò la testa di scatto.


" Angelus lo faceva, non tu!"


"William, non mi sembra il momento di…"


"No, invece, a me sembra proprio il momento giusto!" Urlò Spike. "Io ho inchiodato quella gente alle pareti.


Lo ricordo!


E ricordo anche di come Drusilla fosse accanto a me. Ricordo di come bevesse da loro mentre uccidevo… ma tu no!


Era Angelus! E se non chiariamo questo ora, tanto vale non provare nemmeno a difenderci da loro!"


Si voltò verso Tanya, che teneva gli occhi fissi su di lui e mormorò: "Benvenuta nel clan di Aurelius, Luce!"


"Amore" Tanya scosse la testa. "Non incolpare…"


Spike si lasciò sfuggire una risata.


"Incolpare me stesso? E di cosa, Tanya? Io non sono pentito di quello che ho fatto!" Allargò le braccia. "Io *non* ho un’anima!


Sai cosa ho provato leggendo di quei bambini?


Niente!


Me ne frego di loro"


Deglutì, e scosse la testa.


"Ma sono preoccupato per voi.


Per Angel" Mormorò, osservando il suo sire che teneva le braccia incrociate contro il petto, e dal cui volto traspariva chiaramente dolore. "E per te.


Darla ha fatto la sua prima mossa…e questo non è che l’inizio"


*****


"Angel lo capì subito " Mormorò Spike cupamente, l’allegria e la tranquillità di solo un ‘ora prima che sembravano essere svenite nel nulla, risucchiate dai ricordi, e dal dolore che, Kate ne era certa, ad essi era legato.


Lo leggeva nei suoi occhi espressivi, e in quel volto che, ormai, cominciava a conoscere, e le cui espressioni cominciava a interpretare.


" Nessuno al mondo conosceva Darla come lui… nessuno al mondo le somigliava come Angelus…


Capì subito che quegli omicidi erano un messaggio.


Il domo di Darla per dirci: Eccomi, sono tornata, e voglio giocare un po’ con voi prima di uccidervi.


L’inizio della sua lenta tortura.


E Darla è una maestra della tortura, te lo posso assicurare, seconda solo al suo childe…


Sapeva che di per se quegli omicidi mi avrebbero colpito solo relativamente, come riflesso della sofferenza di Tanya e Angel… così come sapeva che avrebbero straziato loro.


Che ognuna delle croci sul volto di un bambino avrebbe fatto ricadere il suo sangue sulle mani di Angel, e ognuna di quelle piccole vittime avrebbe fatto sentire tanya altrettanto colpevole.


Per non averla salvata… per non essere arrivata in tempo…


E non serviva che le ripetessi che era quasi impossibile riuscirci, che non si trattava di cercare un demone che uccideva per fame, che avrebbero potuto colpire ovunque, in qualsiasi momento… loro… e quelli che eseguivano i loro ordini…


Tanya si consumava nell’angoscia e così faceva Angel.


Sembrava che ognuno di quegli omicidi…"


"Spike, aspetta…"Kate allungò una mano, per chiedergli di attendere, colpita da come, sotto l’apparente freddezza della sua espressione, il racconto di lui si fosse fatto improvvisamente più tortuoso, più frenetico, come se Spike volesse arrivare alla fine il più presto possibile.


Perchè era troppo difficile andare avanti.


Era troppo difficile tornare a qualcosa che faceva così male.


E questo Kate lo capiva molto, molto bene…


"Vuol dire che ne uccisero ancora?"


Non sorrise, Spike, nessuna espressione ironica sul suo volto teso.


"Si,"Disse, la voce ancor più bassa del solito." Ancora… e ancora… e ancora…"Kate si portò una mano alla gola." Bambini, perché sapevano che avrebbe fatto più male.


Sempre con la stessa procedura… inchiodati alle porte delle loro case, o riversi in terra, con i volti sfregiati… a gridare al mondo che la mia Luce viveva con due assassini, con due mostri.


E gridare al mondo che era colpa sua.


E lei ci credeva.


Come ci credeva Angel.


Mentre il sangue continuava a scorrere…


Talvolta scoppiando in uno schizzo violento, in una sola notte… quando l’esercito di Darla e Dru si divideva… e ognuno cercava una vittima, per far sentire Tanya ancora più impotente… per farle sapere che non sarebbe mai riucita a fermarli tutti, contemporaneamente…


Talvolta interrompendosi per settimane, per dare quasi l’illusione che si fossero stancati.


Ma Angel sapeva che non era così… e infatti, dopo poco, tutto riprendeva.


L’orrore riprendeva… e si chiudeva in una morsa attorno a Tanya…


Sempre più vicino…


Portavano i corpi in strade sempre più prossime a casa, scegliendo bambini poveri, o malati… nella perfetta rappresentazione di un cappio che si chiudeva attorno a lei.


E io…"S’arrestò per un istante, e la guardò, come se volesse trapassarla con gli occhi. " avevo paura…"



*****


Il silenzio, nello studio di Eleanor, era assordante.


Sembrava ruggire, e l’Osservatrice avrebbe preferito di gran lunga urla a quella cappa di disperazione che le mozzava il fiato.


Come quella che sembrava avvolgere l’intera Russia, e stava diventando quasi una seconda pelle per la sua bambina… per la sua Tanya.


Gli omicidi di bambini continuavano, e la loro efferatezza turbava anche lei, che da tutta la vita, ormai, studiava demoni.


Erano martirii dettati da un odio, una furia cieca nei confronti della Cacciatrice.


Davvero c’era stato un tempo in cui aveva considerato i vampiri creature bestiali poco più che senzienti?


Com’era stata ingenua.


La cosa più atroce, la cosa che chiara traspariva persino nella spietata crudeltà di quei delitti, era che essi contavano poco o niente per le Darla e Drusilla.


I bambini venivano raramente morsi e, col passare delle settimane, l’ubicazione dei corpi si avvicinava sempre di più ai luoghi che Tanya era solita frequentare.


Tanya era la vittima.


La stavano uccidendo.


Poco alla volta, giorno dopo giorno, lacrima dopo lacrima.


"Voglio che lasci Peitrogrado, Tanya…" Disse decisa.


La giovane donna, seduta di fronte a lei, sollevò la testa di scatto.


"Stai scherzando, vero?" Domandò.


Eleanor scosse il capo in segno di diniego, e si alzò dalla sua sedia, giungendo le mani, e prendendo a tormentarsi la sua vera nuziale.


"No, Tanya. Non credo di essere mai stata tanto seria in vita mia."


Tanya si passò una mano davanti agli occhi. "Non..."La guardò. "Mi stai chiedendo di venire meno alla mia missione?"


"Chiedendo, ordinando, pregando, supplicando...scegli tu il termine, Tanya, sono tutti validi"


"No...non posso farlo, quei bambini..."


"Quei bambini sono un diversivo! Torturano te attraverso loro!"


"Erano persone innocenti...e quelle...creature..."


"Li hanno massacrati...e presto o tardi faranno lo stesso anche con te!"


Tanya deglutì.


"Sono la Cacciatrice, Eleanor."


"Per l'appunto! La Cacciatrice, non una martire!"


"Sono colpevole quanto loro, Eleanor!"


L'Osservatrice si passò una mano tra i capelli.


"Lo sarai se rimarrai qui, Tanya! Ma non capisci che..."


"Al contrario." La voce di Tanya era fredda. "Capisco tutto: capisco i tuoi discorsi, quelli di Angel...capisco Spike, ma non posso farci niente.


Non fuggirò Eleanor! Te l'ho già detto, io non lascerò la Russia"


Eleanor si lasciò andare ad un tremulo sospiro.


"Ti uccideranno Tanya, lo sai, vero? Sei troppo coinvolta!"


Tanya abbassò la testa.


"Mi hanno già uccisa, Eleanor."


La sua voce era poco più che un sussurro, ma per l'Osservatrice fu come un boato, mentre, dentro di lei, si faceva strada la consapevolezza che mai avrebbe potuto dimenticare le parole che la sua Tanya, la sua adorata bambina, aveva appena pronunciato.


Così come mai avrebbe potuto dimenticare il modo in cui le spalle della ragazza si erano incrinate.


"Mi hanno uccisa quando hanno massacrato i fratelli Mirinsky..."


"Tanya" Sussurrò Eleanor, lottando contro il groppo nella sua gola.


"Devo fermarle, Eleanor....per quei bambini, per la mia missione, per la mia famiglia. Non si stancheranno mai. Hanno trovato un terreno troppo fertile...lo capisci questo?"


"No" Sibilò Eleanor. "No"


Ma mentiva, lo sapeva lei e lo sapeva anche Tanya.


La Cacciatrice si mise in piedi, stringendosi nel suo cappotto.


"Devo andare, ora...." Disse.


Eleanor annuì, deglutendo, ricacciando indietro le lacrime.


"Buona notte, Tanyuska" Mormorò.


Tanya annuì, dischiuse le labbra, come per parlare, ma poi scosse la testa e le voltò le spalle, lasciando lo studio di Eleanor.


Di nuovo, il silenzio riempì gli spazi vuoti, e di nuovo fu assordante, come una deflagrazione.


"Ti voglio bene, bambina mia" Soffiò Eleanor, mentre una lacrima le rigava una guancia.


"Così tanto bene…"


*****


Quando la guardò, capì subito che c'era qualcosa di sbagliato.


Tanya era ritta sulla porta, il volto pallido, innaturalmente pallido.


Spike saltò dal divano, e in un istante fu da lei.


"Luce?" Domandò "Stai bene?"


Tanya scosse la testa.


"Sono tornata per prendere la spada…"


Spike annuì, abbassò la testa, e solo in quel momento notò che le mani di Tanya non erano come al solito coperte dai guanti.


Erano insanguinate.


Sollevò la testa di scatto e fece un altro passo verso di lei, sfiorandole le spalle, e per un solo istante temette che lo avrebbe scacciato.


Non accadde.


Tanya fece per coprire la mano di lui con una sua, ma poi la lasciò ricadere.


"L’ha trovata Olga. Era inchiodata alla porta della lavanderia" Mormorò Tanya lentamente, e dal suo volto Spike non faticava a credere che le immagini di cui parlava stessero ripetendosi incessantemente nella mente della ragazza, lacerandole il cuore.


"Aveva solo cinque anni, Spike" La voce le si incrinò, ma non pianse.


Tanya, la sua Tanya, non piangeva più.


Il dolore era troppo forte, troppo profondo perché potesse essere lenito dalle lacrime.


Tanya trasse un respiro profondo.


"Non può continuare così…non può" Disse, e c’ era una nota di autentica disperazione nella voce della ragazza.


No.


Tanya non era più una ragazza.


Gli avvenimenti delle ultime settimane erano riusciti ad intaccare parte di quell’innocenza che Spike amava tanto.


Tanya fece un passo indietro, poi, senza parlare, si diresse in camera da letto. Spike la seguì e non poté fare a meno di ammiccare sorpreso quando vide Tanya inginocchiata di fronte alla cassapanca delle armi.


Da quando la conosceva, era la prima volta che le vedeva prendere altre armi oltre la sua spada.


Paletti, pugnali…persino un’ascia.


Sembrava si stesse preparando ad una guerra.


Una guerra che intendeva combattere con le sue sole forze.


"Cosa credi di fare?" Domandò, entrando nella stanza.


Tanya lo guardò e si rimise lentamente in piedi, sistemandosi I paletti nella cintura.


"Trovarle, Spike" Annunciò.


"Oh, no!" Disse lui scuotendo la testa. "No, Tanya…tu non vai da nessuna parte!"


Non le avrebbe permesso di uscire, non quella sera.


Nelle sue condizioni sarebbe stato sin troppo facile per Darla ucciderla.


"Non puoi impedirmelo!" Urlò Tanya, e Spike trasalì.


Non per la sua voce, ma per lo sguardo che le lesse negli occhi.


Disperazione, dolore e rabbia. Una rabbia che sembrava stesse mordendole via l’anima.


E Spike aveva paura.


Non credeva di essere mai stato così spaventato in vita sua.


Aveva paura per sua moglie, paura di perderla. Aveva paura di Darla, paura che proprio come aveva sospettato all’inizio non si sarebbe accontentata di uccidere.


Avrebbe distrutto lo spirito di Tanya.


Proprio come un tempo avrebbe fatto Angelus.


"Oh, sì che posso, e non credere che non lo farò!" Le urlò contro.


Tanya scosse la testa, si avvicinò alla porta, ma Spike le bloccò il passaggio.


"Ascoltami dannazione! Non capisci quello che ti sta facendo?


È una trappola, Tanya! Una maledetta trappola! Lei ti vuole disperata, irrazionale e tu le stai offrendo la tua testa su un fottuto piatto d’argento!"


"Lasciami passare, Spike!" Sibilò lei a denti stretti.


"No, maledizione! No!


Non ti lascerò uscire da questa casa, non…" Sospirò. "Per favore, Luce…"


"Mi dispiace, Spike…" La voce di Tanya fu poco più che un sussurro. Abbassò la testa, e fece per voltarsi, quando lo sorprese colpendolo al volto con un pugno.


Spike barcollò all’indietro, arretrando di qualche passo, e Tanya ne approfittò per uscire dalla camera da letto.


Ma Spike, velocissimo, le balzò alle spalle, attirandola a se.


Non si era reso conto delle lacrime che gli riempivano gli occhi.


Darla stava vincendo. Aveva preso la loro felicità e l’aveva calpestata.


Non avrebbe avuto anche la vita di Tanya


Non glielo avrebbe permesso.


"Non andare, Luce" la implorò stringendola più forte a se, aggrappandosi a lei. "Non voglio perderti…non…"


Tanya gli sfiorò le mani con le dita, e mormorò: "Mi perderai comunque, Spike…"


Spike ammiccò, e dovette deglutire per riuscire a mormorare contro i suoi capelli: "Non m’importa…preferisco che tu mi odi…preferisco il tuo disprezzo…purché tu viva…"


Tanya si voltò. Non vi erano lacrime nei suoi occhi, un sorriso stanco le increspava le labbra.


Sollevò una mano e gli sfiorò il volto, asciugandogli delle lacrime che gli erano scorse sulle guance.


"Io ti amo più della mia stessa vita, Spike. Niente potrà mai cambiare questo. Ma non rimarrò qui, mentre altri bambini muoiono a causa mia." Si strinse nelle spalle. "Non posso…neanche per te…"


Si allontanò di un passo e disse. "Mi dispiace…di tutto…"


Si voltò, poi, senza dargli il tempo di replicare, ed imboccò la porta d’ingresso.


Spike scosse la testa incredulo.


Davvero Tanya l’aveva colpito?


Davvero avevano urlato?


Davvero tra le pareti di quella casa si erano udite le loro grida… ?


Mentre lacrime avevano rigato il suo volto…e sangue aveva macchiato le mani di sua moglie?


Strinse I denti, ed afferrò un paletto che era caduto a terra. Uscì dall’appartamento, sbattendo la porta, mentre i suoi sensi erano tesi in direzione di Tanya.


Era veloce, ma l’avrebbe raggiunta.


L’avrebbe raggiunta ovunque.


Il paletto gli cadde di mano quando, chiaro, alle sue orecchie giunse l’urlo di lei.


Si mosse velocemente, più velocemente di quanto avesse mai creduto possibile, svoltò un angolo, e fu lì che la trovò, inginocchiata in terra, mentre la neve accanto a lei era rossa, di quella tonalità intensa che solo il sangue riusciva a prendere.


E sangue sembrava essere dappertutto.


Sangue giovane, puro.


Sangue appena versato.


Magari, proprio mentre Tanya e lui discutevano.


Un bambino.


Spike fece un passo in avanti, notando come Tanya stesse stringendo a se quel piccolo corpo, cullandolo, guardando il volto sfigurato dalla croce incisa su una guancia.


Sangue.


Sangue.


Era dappertutto, impregnava la neve, ne macchiava il niveo candore, ne guastava l’odore.


Macchiava il volto di Tanya, le sue mani, I suoi abiti.


Ed era anche il cuore di lei che sanguinava.


Spike strinse I denti, avvicinandosi.


"Tanya" Disse, e quasi sperò che lei non sollevasse la testa, che non lo guardasse.


Ma lo fece, stringendo il piccolo a se, come se volesse ridargli la vita.


Come, forse, avrebbe stretto a se il loro bambino.


"Perché non prendono me? Perché non vengono da me? Ha sofferto così tanto…era solo un bambino, Spike ed ha sofferto così tanto…sento ancora la sua paura…"


Spike si inginocchiò accanto a lei, aveva paura anche solo di toccarla in quel momento. Temeva si spezzasse, temeva che non avrebbe retto a quell’ennesimo dolore, a quell’ennesima tortura.


"Mi dispiace…"Disse. Ed era sincero.


Provava pena per il bambino che Tanya stava cullando tra le braccia, e sentiva il suo cuore spezzarsi per il dolore che lei stava provando.


Ed ancora, la sua sposa non piangeva.


"E’ tutta colpa mia…" Mormorò Tanya, e Spike fu spaventato dal tono della sua voce. Sembrava che fosse sull’orlo della pazzia, mentre I suoi occhi erano sbarrati.


"No…" Soffiò lui. "No, Luce, no…"


"E’ colpa mia…a…avrei dovuto…" La voce di Tanya stava diventando stridula, mentre lacrime le riempivano gli occhi.


Spike allungò una mano e le sfiorò i capelli.


"No, Luce…no…non è colpa tua…"


Tanya abbassò la testa, guardando il bambino, sfiorando con le dita la croce che era stata incisa sulla sua guancia sinistra.


"Sono stata io…" Guardò Spike e ripeté. "Sono stata io, Spike…"


Lui scosse la testa.


Senza nemmeno pensare, allungò le braccia, avvolgendole attorno alle spalle della donna.


Chiuse gli occhi, mentre accarezzava I capelli di Tanya, mormorandole che tutto sarebbe andato bene, che avrebbero trovato una soluzione, che avrebbero trovato le due vampire, e che avrebbero pagato.


Non riuscì a spiegarsi il senso di sollievo che provò, quando fu in grado di avvertire la presenza di Angel, non molto lontano da loro. Una parte di se sapeva che doveva averli osservati a lungo, che doveva averli seguiti, che probabilmente doveva aver udito le loro urla.


"Angel" Disse piano.


Il vampiro bruno si fece avanti, e Spike non aveva bisogno di guardarlo per sapere che quanto era avvenuto stava lasciando un marchio rosso anche in lui.


"Darla…" Mormorò il sui sire.


Spike sollevò la testa e lo guardò, mentre ancora Tanya cercava rifugio tra le sue braccia, ed il corpo di quel bambino era stretto contro il loro.


"Già…"


"Io...lei non si fermerà. Io non lo avrei fatto.


Noi siamo uguali.


Fuggire… non servirebbe a nulla."


Spike annuì, troppo sdrenato anche solo per provare a ricordare ad Angel che lui non era Angelus. Non era quello il momento.


"Ci inseguirebbe…e ricomincerebbe…" Continuò Angel, la voce bassa, carica di dolore.


Spike annuì.


Aveva assistito a cose simili, quando aveva insanguinato l’Europa con Angelus, Darla e Drusilla. Ricordava quanto fosse stato divertente per la vampira bionda scegliere le sue vittime, ricordava quanto paziente fosse stato Angelus, nel creare un quadro perfetto, fatto di disperazione, dolore, pazzia.


Drusilla, d’altro canto, era stata il suo capolavoro.


"Hai ragione" Disse, intuendo, in quel momento, che nessuno di loro avrebbe lasciato Peitrogrado fino a quando le due vampire non avessero cessato la loro caccia.


Guardò Angel, domandando: "Come dobbiamo procedere?"


Il vampiro aprì la bocca, ma fu Tanya a parlare. E Spike abbassò la testa, mentre lei si allontanava.


Non vi erano più lacrime nei suoi occhi. Non vi era più dolore sul suo volto, eppure Spike riusciva ancora a sentirlo.


Il viso di lei era una maschera di risolutezza, di decisione.


"Li cercherò" Annunciò. "Uno ad uno…


E li ammazzerò…


Se è me che vuole, l’accontenterò." Deglutì. "Ma, da questo momento, sono io a dettare le regole."


*****


"Cominciò la caccia quella notte.


La caccia di Tanya…


E quella stessa notte, mentre facevo l’amore con lei, seppi che non l’avremmo mai preso quel bambino… che non lo avremmo mai avuto un figlio nostro.


Perché nulla avrebbe mai più potuto essere come prima…"


Non si interrompeva più… non smetteva più di parlare, come se non potesse farlo, come se , adesso, avesse la necessità di finire il suo racconto.


Come se avesse paura che, interrompendosi, non sarebbe più riuscito a riprendere.


E Kate si chiese se non dovesse farlo lei.


Se non dovesse fermarlo.


Perché non sapeva se voleva davvero ascoltare ciò che sarebbe seguito.


E perché quel tono freddo, quasi adirato, con se stesso e con il mondo, la colpiva, parlandole di un dolore il cui ripetersi avrebbe voluto evitare.


Ma quando pensò di farlo, quando pensò che fosse giusto farlo, senza una ragione, non agì.


E lui, ininterrotto, continuò a parlare.


"Io mi dicevo che non era così.


Che una volta trovate e annientate Darla e Drusilla tutto sarebbe tornato come prima e noi avremmo potuto di nuovo essere felici.


Lo dicevo a Tanya, di notte, stringendola a me, e lei mi accarezzava come un bambino, e mi diceva … si… che saremmo stati ancora felici… ma quello che stava accadendo la stava cambiando.


La stava avvelenando.


All’inizio pensai che fosse odio.


Verso Darla e Drusilla, e verso se stessa.


Per ciò che non riusciva a fare.


Per ognuno dei bambini uccisi.


Ma non era odio... no…


Per assurdo, ancora, Tanya non le odiava, non nel senso che noi diamo al termine.


Per assurdo, nonostante tutti i suoi sforzi, Darla non era riuscita a violare la natura della mia Tanya… non era riuscita… non riuscì mai ad avvicinarla a se…


No… non era odio…


Era dolore.


Un dolore terribile.Che la straziava.


Per quelle crature massacrate, per Angel, per me…


Un dolore che rese le sue gunce ancora più pallide … e spense la radiosità del suo sorriso…


La sua… rifulgenza…"Si fermò, solo per un attimo, e il sorriso triste che gli salì alle labbra fece venire a Kate la voglia di alzarsi, e prendergli una mano. " Drusilla me lo aveva detto…


Trenta anni prima… la notte che mi tolse la vita…


Mi aveva detto che stavo cercando quello… che cercavo qualcosa… di rifulgente…


E ora, ora che lo avevo trovato, ora che la sua luce mi accecava e mi aveva donato quattro anni di gioia pura, come non avevo nemmeno minimanente immaginato potesse esistere, Darla avvelenava il suo candore, e quella sofferenza che le aveva messo dentro rischiava di annebbiare la sua purezza…


Persino quando mi abbracciava, e mormorava che saremmo di nuovo stati felici, nella sua voce c’era quel dolore, quel tormento che, invece, l’accusavano di mentire.


Lei… che non lo aveva mai fatto…


E io non volevo credergli.


Non volevo credergli.


E oggi, ormai, non so chi avesse veramente ragione, se io o il suo dolore… non so se porre fine a qual massacro avrebbe rimesso le cose apposto.


La sola cosa che so è che in quei primi mesi del 1916 niente era apposto.


Ne la Russia, al cui dolore, che un tempo le aveva spezzato il cuore, ora sembrava improvvisamente essere sorda… ne Tanya…


S’immerse anima e corpo nella caccia, con una determinazione, quasi una ferocia, che facevano paura, e che, eppure, ancora e sempre, non erano dettate dall’odio, ma dall’amore.


E dal dolore che guidava i suoi passi, che le dava la forza, che la teneva sveglia di notte, tutte le notti, e poi la reggeva in piedi di giorno.


Che non l’abbandonava mai.


Ventiquattro ore su ventiquattro, Tanya combatteva la sua battaglia contro Darla, e presto questa guerra d’amore occupò ogni suo pensiero.


Smise di recarsi negli ospedali e nei ricoveri, smise di vedere i suoi bambini, smise persino di fare la ronda.


Perché adesso, quando freneticamente percorreva le strade della città, non lo faceva per pattugliare.


Lo faceva per cercare.


Per scovare un nemico preciso.


Per attendere che mostrasse anche solo la sua ombra per colpirlo.


Per annientare l’esercito che faticosamente si era costruito.


E lo faceva.


Oh, si, lo faceva.


Quasi ogni volta che usciva.


Con l’aiuto di Angel riusciva a scovare i demoni che appartenevano alla schiera di Darla e a concentrarsi su di loro.


Con determinazione.


Con disperazione.


Riducendo ogni volta un pò di più il loro numero…"


"Perché…"Mormorò Kate, prima, molto prima di riuscire ad impedirselo." Con l’aiuto di Angel? E tu?"


Spike scosse le spalle.


"Io potevo combattere al loro fianco.


Potevo cercare di proteggerli, ma Angel… lui poteva individuare facilmente chi era stato vicino a Darla.


Sentiva il suo odore su di loro."


Kate deglutì, uno strano nodo di fastidio che improvvisamente le serrava lo stomaco.


"Passarono dei mesi, " Riprese Spike." e Tanya continuava a cacciare, con la stessa e identica foga, con la stessa disperazione che aumentava a dismisura ogni volta che, nonostante i suoi sforzi, Darla o uno dei suoi sgherri riuscivano ancora ad uccidere un bambino…


E mentre l’ Ochrana, come c’era da spettarsi, non riusciva nemmeno a farsi un ‘idea sul possibile motivo di tanta efferatezza, Tanya annientava un esercito… pezzo dopo pezzo….


Quell’esercito costruito per distruggere. Che era riuscito a ferire il suo cuore ma che mai, nemmeno una volta, riuscì a ferire il suo corpo." Deglutì. "cercò Darla, la braccò, si trasformò da preda in predatore, uccise uno a uno i suoi killer, e nessuno di loro, mai, riuscì neanche a farle un graffio…"


*****


Peitrogrado, Marzo 1916


La sua armata.


Il suo esercito.


Aveva scelto ogni singolo demone, ogni singolo vampiro. I più forti, I più crudeli di tutta la Russia. Aveva vampirizzato uomini e donne, I più abietti.


Centinaia di esseri, di soldati, ai suoi ordini.


E un solo obiettivo: annientare la Cacciatrice.


La sgualdrina che aveva deturpato la sua bellezza, la sgualdrina che aveva reso felice l’impostore che portava il volto di Angelus.


La sgualdrina che in poche settimane aveva decimato il suo esercito, riducendo demoni e vampiri ad una massa di creature impaurite, che temevano di uscire per non incorere nella sua furia.


La odiava, quasi quanto odiava il bastardo che aveva rubato Angelus, il bastardo che combatteva al fianco di quella cagna.


Le stesse mani che avevano creato capolavori di distruzione, ora aiutavano la Cacciatrice contro di lei…


Lei, che lo aveva fatto, che gli aveva insegnato tutto.


Lei, il childe del Maestro.


Lei, che aveva terrorizzato il nuovo continente, prima di tornare in Europa, da dov’era partita, in vita.


Lei, che era stata regina di troni grondanti sangue.


Lei che aveva bevuto da colli di Cacciatrici e ne aveva gettati I corpi in terra, ridendo degli occhi sbarrati, della paura che aveva letto in essi.


Basta


Basta


Basta



Aveva giocato, fino a quel momento.


Il dolore spirituale era bello, era eccitante.


Era stato divertente vedere la luce negli occhi di quella cagna spegnersi giorno dopo giorno.


Era stato bello vedere il dolore sul volto di Angelus.


E William serrare le mascelle, mentre I suoi occhi si riempivano di lacrime.


Ma c’era qualcosa nel quale era ancora più brava. Qualcosa che le era naturale, qualcosa che le avrebbe dato piacere, quasi quanto il distruggere la felicità di Angelus e Spike.


Avrebbe tolto loro la vita.


Sofferenza fisica.


Urla disperate di dolore.


E sangue…oh, sì…avrebbe visto il loro sangue tingere di rosso le sue mani.


Forse aveva sottovalutato la forza della Cacciatrice.


Ma non sarebbe più accaduto.


Mai più.


Era ora di farla finita.


Era ora che capissero definitivamente, che nessuno poteva prendersi ciò che ra suo senza pagare… e pagare un prezzo molto, molto alto..


*****


Angel prese il libro dalle mani di Eleonor.


Aprendolo.


Cercando.


Il cuore improvvisamente più leggero di quanto non fosse stato negli ultimi mesi.


Proprio ora che, forse, andava a farsi distruggere.


O che, forse, poteva salvare i suoi ragazzi.


E ridare loro quella felicità che avevano trovato insieme, e che gli aveva scaldato il cuore.


Quella felicità che adesso, a volte, gli sembrava perduta per sempre…


Sporcata per sempre.


Da Darla.


Darla che lì per lui.


Darla, che gli aveva giurato di strappargli brandello dopo brandello la felicità.


E lo aveva fatto.


"Temevo che il Concilio non lo mandasse più…" Mormorò, scorrendo rapidamente le pagine, troppo assorto nella sua ricerca per prestare più di un briciolo di attenzione al tono irritato dell’Osservatrice.


"Infatti! Il Concilio strilla e strepita che tutto è una follia… e intanto se ne resta al sicuro nei suoi palazzi di… !"


Per un attimo, Angel sollevò gli occhi dal libro, e provò un moto di compassione per quella donna così giovane che, sola, si ritrovava a lottare con un compito e una responsabilità tanto grandi.


Una donna che avrebbe potuto fuggire quando quell’incubo era cominciato, che avrebbe potuto mettersi in salvo, ma che mai, nemmeno per un istante, aveva pensato di farlo.


Sapeva che la sua apparente durezza non era che un modo per difendere se stessa, e trovare la forza per andare avanti, e da anni ormai aveva consegnato a quella giovane donna la sua stima e la sua amicizia.


"Ma tu sei stata così abile da convincerli …" Disse, tornando ad abbassare gli occhi." E l’importante è che … ecco!


C’è!


Esiste!" Appoggiò il libro sul tavolo, con un tonfo." La formula di Mercurio… il più potente incantesimo di localizzazione di cui si abbia notizia…"


Eleonor si sporse accanto a lui, stringendo i denti, mentre Angel sospirava.


Poteva farlo… poteva riuscirci… poteva salvare i suoi ragazzi…


Lasciò Eleonor ad osservare il libro e tornò nell’ingresso, al suo cappotto appeso, e, nella sua tesca, alla pianta di quella che fino a pochissimo prima si era chiamata San Pietroburgo.


Che spiegò poi sul tavolo in tutta la sua larghezza.


"Angel…"Mormorò Eleonor."sei certo di volerlo fare?"


"Più che di molte altre cose…" Rispose lui.


"E’ un incantesimo molto potente, e può essere pericoloso…"


Depose le candele ai quattro angoli della pianta, e sollevò gli occhi a guardarla, colpito dalla preoccupazione nella sua voce.


Per lui.


Per un vampiro.


"Non è il primo che faccio. Non avere paura."


All’inizio, mesi prima, Eleonor aveva provato a trovare Darla per mezzo della magia, ma gli influssi magici di Peitrogrado, l’enorme concentrazione di creature non umane e la tensione, le passioni sempre crescenti di quelle umane, avevano reso l’aria così elettrica, cos’ densa di disturbi che nulla aveva funzionato.


Ma questo… questo era diverso… questo non si limitava ad evocare qualcosa… un nome, una presenza fra centinaia di migliaia, confuse e incrociate dall’esplosiva situazione della città.


L’incentesimo di Mercurio ricercava una creatura… per mezzo del suo stesso sangue…


"Almeno chiamiamo Spike e Tanya…"Insistette Eleonor." Se ti succede qualcosa…"


"Se mi succede qualcosa,"La contraddisse lui." Non voglio che Spike provi a ripeterlo. Non è portato per questo genere di cose, lo potrebbe uccidere."


*****


Los Angeles, 2001


"Angel… pratica… la magia?" Esclamò Kate, e stavolta nemmeno se avesse voluto avrebbe potuto impedirselo.


Non capiva perché, ma non la stupiva… non quanto l’avevano stupita altre… cose…


Era come se una parte di lei lo avesse saputo, come se avesse sentito che in Angel c’era questo genere di … potere… eppure, contemporaneamente, sentiva che c’era qualcosa di… discorde…


Non… non si vedeva Angel a chiudersi in un antro e armeggiare con pentoloni ed alambicchi…


Spike la guardò per un attimo, ma, quando le rispose, nella sua voce non c’era l’rritazione che si sarebbe aspettata.


"Diciamo che potrebbe, ma non ama farlo…"Si passò una mano sulla fronte, come se all’improvviso fosse molto stanco." Angelus… lui si… adorava la magia.


Sguazzava in mezzo a pratiche di ogni genere e divorava libri sull’occulto, cosa che ne Darla, ne Drusilla ne io abbiamo mai condiviso."


"Come mai?"


Spike scosse le spalle.


"Devi avere il potenziale, e loro non lo avevano.


Quando a me, oltre a questo, ho sempre nutrito un sano ribrezzo per le arti magiche.


Sono qualcosa che non puoi mai controllare al cento per cento… qualcosa che non puoi toccare, che non puoi prendere a pugni…


No… ho sempre cercato di tenermene alla larga.


Angel, invece… per lui è diverso… è come se si avvicinasse ad Angelus ogni volta che pratica la magia, e la cosa che più odia al mondo è avvicinarsi a lui… forse persino più… di quanto odi se stesso…


In tutti gli anni che siamo stati insieme gli ho visto fare pochissime cose… sempre riuscite in pieno… e nonostante ciò cerca sempre di demandare ad altri questo genere di… incombenze.


L’unica pratica impastata in parte di magia che gli ho visto realizzare con piacere è stato il mio matrimonio… ma, naturalmente, era qualcosa di molto diverso… che si apprestava a fare ora… "


*****


"Se non riesco e qualcosa va male, devi nascondere il libro… "Disse ancora Angel, sollevanosi la manica della camicia e allungando il braccio sulla pianta. " perché Spike non provi a ripeterlo…"


"Neanche se fosse … l’unica possibilità di trovarle?" Eleonor strinse i denti, porgendogli il pugnale d’argento." Anche lui ha il loro sangue nelle vene…"


Angel la fulminò con lo sguardo.


"No!"Rispose, e sperò di apparire irremovibile." Se perdesse il controllo si potrebbe perdere… e non è un rischio che sono disposto a correre.


Se non ci riesco, allora si troverà un altro modo.


Dopotutto, Tanya avrà già annientato la maggior parte dell’esercito di Darla ... "Cercò di rendere il suo torno più gentile." E poi… ci sono due gradi di sangue che lo separano da Darla… avrebbe molte possibilità di trovare Drusilla, ma non siamo certi che siano insieme…"


Sospirò. E stavolta fu lei a parlare.


"Faresti qualunque cosa…"Mormorò. " per tornare a vaderli felici…"


Angel sorrise.


Senza rispondere.


E contemporaneamente incise il proprio polso, e lasciò che il suo sangue colasse sulla pianta.


Sotto i suoi occhi, dalla pagina aperta di quel libro raro ed antico, le parole dell’incantesimo si offrivano alla sua lettura, e lui le pronunciò piano, lentamente, mentre il suo spirito si concentrava sul sangue che affluiva dalla ferita aperta.


E non aveva ancora pronunciato le ultime parole che già il suo contatto con la realtà andava affievolendosi, e lui, lentamente, iniziava a scivolare via.


Con il suo sangue.


Nel suo sangue.


Fino a quando egli fu il suo sangue.


E null’altro sembrò avere importanza.


Da qualche parte, in un mondo che ormai gli era estraneo, dovette stringere i denti, in un riflesso al disperato tentativo della sua mente di restare legata al corpo…


Di non perdersi…


E la sua ancora, il suo appiglio, la fune che gli impediva di precipitare prese nel suo cervello il sembiante di un suono puro, cristallino, che vibrava nella sua anima come un ‘eco infinita.


Il suono di due risate.


Unite.


Intrecciate in un ‘unica melodia.


Sulla neve, in una giornata nuvolosa…


Sotto le stelle di Peitrogrado.


O nella quiete di un salotto dove ora non risuonavano più…


Spike… e Tanya…


Loro… non dovevano più litigare come qualche settimana prima…


Loro… non dovevano più soffrire.


Loro erano stati felici… e avevano il diritto di esserlo…


Non come lui…


Non… come … lui…


Loro volevano adottare un bambino…


Loro volevano solo stare insieme…


"Angel!"


Loro, insieme, erano stati gioia…


"Angel! Angel, torna in te!"


Aprì gli occhi.


E il ritorno alla realtà fu così repentino da dargli le vertigini.


"Angel,"Ripetè Eleonor. " stai bene?"


"Si… grazie… " Mormorò lui, senza guardarla, gli occhi fissi sulla carta della città, e sul suo sangue che , come dotato di volontà propria, si era raccolto a contornare la figura di un edifico, sulle sponde della Neva.


"E’ Palazzo Kerenskji, sul ponte Lilejnyj… "Mormorò Eleonor incredula. " ma… non è possibile… è così… vicino… proprio nel centro della città…"


Angel deglutì, continuando a fissare la macchia rossa.


"Centrale, provocante, e con una bella vista… perfetto…


Per Darla…"


Si voltò, abbottonandosi, senza nemmeno guardarla, la manica della camicia sul braccio ferito, e dopo un attimo, afferrò il cappotto e la lunga spada che, da quando quell’incubo era cominciato, portava sempre con se.


"Aspetta…"Lo chimò Eleonor, rincorrendolo e appoggiandogli una mano sul braccio. " Non mi avevi detto di voler andare da solo… perché è così, vero, tu non andrai ad avvertire Tanya?!"


Angel strinse i denti per un attimo prima di rispondere:


"No. Non lo farò."


"Ma Angel…"


"Darla è qui per me. E’ una mia responsabilità.


E non voglio che Tanya e Spike corrano più rischi.


Se mi succede qualcosa avranno almeno un ‘altra possibilità… sempre che Darla non si annoi di questo gioco dopo avermi avuto."


"Se ti succede qualcosa"Obbiettò Eleonor.! Ne saranno annientati!"


"Avranno l’un l’altro, e sarà meglio che se succedesse a uno di loro…


Non devo sconfiggerli tutti, Eleonor…


Devo solo arrivare a Darla."


"Ti conosce. Capirà le tue intenzioni…"


"E’ probabile."


"e non ti importa? Potresti essere ridotto in polvere, Angel."


Tacque per un attimo, e, di nuovo, nelle sue orecchia, si rincorsero le melodie di quelle due risate.


"Si."Disse." Ma non è importante.


Io non sono importante."



*****


Pietrogrado, 14 marzo 1916


Vi era troppo silenzio in quella stanza, quella sera.


L’unico rumore che si udiva era il crepitio della legna nel caminetto.


Tanya riposava tra le sue braccia, appoggiata contro il suo torace, come tante altre volte era accaduto.


Ad occhi chiusi.


Stanca…


Così stanca…


Settimane di ronde continue stavano stremandola. Eppure, lei continuava a cacciare, sicura… che, prima o poi, avrebbe affrontato Darla e Drusilla.


Sapeva che non mancava molto.


E lo sapeva anche Spike.


Stringeva la donna a se, mentre la osservava.


Persino in sonno, la tensione non abbandonava il suo volto, persino in sonno il dolore che provava era forte, e sembrava star cancellando tutto il resto.


Ma non il loro amore.


Quello… niente e nessuno avrebbe mai potuto cancellarlo.


Sentiva dentro di se che gli unici momenti che ancora davano un po’ di tranquillità alla donna erano quelli che passava tra le sue braccia.


E Spike desiderava con tutto se stesso che potesse sentirsi al sicuro.


Avrebbe dato qualsiasi cosa, perché le cose tornassero come erano state prima che quell’incubo cominciasse.


Sospirò, abbassando leggermente la testa, aspirando l’odore dei capelli di Tanya.


"Ti amo così tanto, Luce…" Sospirò, a voce così bassa che nessuno avrebbe potuto sentirlo.


Eppure, Tanya sembrò farlo, perché si strinse di più a lui, e Spike si ritrovò a combattere contro un groppo che, improvviso, gli si era formato in gola.


Chiuse gli occhi, appoggiando la testa contro lo schienale del divano, ma trasalì, aprendoli di scatto, allertato da un bussare frenetico alla porta di casa.


"Spike, Tanya! Aprite!" Era la voce di Eleanor, e Spike non poté fare a meno di aggrottare la fronte.


Era raro ormai, che l’Osservatrice venisse a trovarli. Era rarissimo che uscisse dopo il tramonto.


Nessuno di loro voleva che corresse il rischio di cadere nelle mani di Darla, Drusilla o uno dei loro sottoposti.


I bambini erano già abbastanza.


Tanya aprì gli occhi e scattò a sedere. Guardò Spike per un’istante.


E Spike riconobbe quello sguardo. Quel misto di dolore e stanchezza che aveva il potere di fargli male.


Strinse I denti, prima di dire: "Vado io…"


Eleanor era sul pianerottolo, il volto pallido, le mani giunte contro il petto, le labbra screpolate.


"Cos’è successo?" Domandò Spike.


Lei non rispose mentre entrava in casa.


Sembrava nervosa. Sembrava aver combattuto una battaglia con se stessa…e come tutti loro, sembrava stanca, molto stanca.


"Angel…" Disse la donna.


"Cosa?" Domandò Spike, avanzando verso di lei.


"Lui mi aveva chiesto di non dirvi niente…ma non… maledizione…non potevo tacere! Angel ha trovato Darla…"


La donna guardò prima Spike, poi Tanya.


"E’ andato a combatterla da solo…ho provato a dissuaderlo, ma…"


Spike guardò Tanya, che aveva abbassato la testa.


"Dov’è?" Domandò.


Maledizione, quando avrebbe imparato, Angel, a smettere di essere così dannatamente altruista?


Eleanor sembrò esitare, e Spike dovette resistere all’impulso di prenderla per le spalle.


"Dove cazzo si è andato a cacciare?" Domandò di nuovo.


Tanya era accanto a lui, ora, e Spike si costrinse a prendere un respiro profondo, pur sapendo che era inutile.


"Eleanor?" Domandò Tanya dolcemente. "Dove sono?"


"A palazzo Palazzo Kerenskji," Disse la donna" sul ponte Lilejnyj ".


"Sotto il nostro naso" Ringhiò quasi Spike." per tutto questo tempo…


Da quanto è andato?!"


Forse c’era ancora tempo, forse sarebbero riusciti ad evitare che Angel commettesse una sciocchezza.


Forse quell’incubo sarebbe finito presto.


"Un’ora…" Rispose Eleonor. "mi aveva chiesto di non dirvi niente…ma…non potevo…avevate il diritto di sapere…"


Spike ammiccò sorpreso.


Aveva odiato ferocemente Eleanor, dopo il diciottesimo compleanno di Tanya.


L’aveva odiata, quando aveva enumerato le ragioni per cui il loro amore era sbagliato.


L’aveva odiata, perché parte di se aveva sentito che era stata nel giusto.


L’aveva odiata, perché quelle parole erano state dettate dall’amore per Tanya.


E adesso… tutto sembrava privo di importanza… come se loro fossero all’improvviso persone diverse…


"Grazie, Eleanor…" Mormorò.


Si voltò in direzione di Tanya, ma lei non c’era, la porta della camera da letto aperta.


"Se...dovesse accadermi qualcosa stanotte…" Continuò, scuotendo piano il capo." Promettimi… che farai vivere Luce…"


Eleanor lo guardò sorpresa. Esitò per un solo istante prima di annuire.


Spike la imitò, poi disse: "Rimani qui…non è prudente stare fuori…non questa notte."


Di nuovo, Eleanor annuì, ma Spike non la vide. Si era già avviato in camera da letto, dove Tanya aveva recuperato la sua spada, e stava infilando paletti e pugnali nella sua cintura.


Spike sapeva che non sarebbe mai riuscito a dissuaderla, tanto quanto lei non sarebbe riuscita a dissuadere lui.


Era la resa dei conti. Era il momento che aspettavano da mesi.


"Luce…" Disse sottovoce.


Tanya si fermò, sollevò la testa e lo guardò, e per un solo istante negli occhi di lei tornò quella luce, che era sembrata essere eterna.


"Lo so…" Disse semplicemente, ed, incredibilmente, sorrideva.


"Cosa?" Domandò lui, avvicinandosi.


" Che tu mi ami…ed io amo te, Spike…e ti amerò per sempre."


Spike deglutì, si guardò attorno per un istante e si ritrovò a ripetere una frase detta anni prima, in un’altra casa, quando entrambi erano state persone diverse.


"Tanya…posso baciarti?" Domandò.


Tanya si passò una mano tra i capelli, ed il suo sorriso si allargò.


Proprio come allora.


Spike si avvicinò, prendendole il volto tra le mani.


Quel volto che tante volte aveva baciato, guardato, sognato.


Piano le sfiorò le labbra con le sue, affondando le dita nei suoi capelli.


Non fu un bacio tenero.


Vi era disperazione in esso.


Dolore.


Ma come sempre, come la prima volta, amore.


Tutto l’amore del mondo.


Ansimavano entrambi quando si allontanarono l’uno dall’altra.


Spike sorrise e mormorò: "Bene, ora andiamo a prendere quell’idiota di Angel… che dici … un giorno imparerà a smettere di fare il martire?"


*****


Palazzo Kerenskji era una grande dimora nobiliare a tre piani, ocra anziché azzurro, o verde acqua, come la maggior parte dei palazzi di Pietrogrado, che specchiava nella Neva le sue decine di finestre… tutte illuminate…


Come per una festa…


Per un grande ricevimento…


Ma non c’era musica a vibrare nell’aria, e non c’erano invitati… ed Angel era certo che, una volta entrato, avrebbe trovato, ad accoglierlo, un odore di sangue che mai più avrebbe lasciato quelle pareti.


Avrebbe dovuto immaginare che Darla avrebbe scelto uno dei palazzi più belli, più lussuosi, più appariscenti di tutta pietrogrado…


Perché lui lo avrebbe fatto.


Un luogo dove fare in fretta a rifugiarsi e da dove potersi godere il suo trionfo.


Avrebbe dovuto… perché era stato come lei, e perché la conosceva.


Da più anni di quanti non avrebbe mai voluto.


Si guardò il polso, dove la ferita era ormai guarita, e si chiese quanti avrebbero ancora dovuto pagare per gli errori del bastardo che era stato in vita… e del mostro che era diventato poi…


Molti… probabilmente più di quanti avrebbe mai potuto salvare… ma non più Spike e Tanya… e non per mano di Darla, se lui poteva evitarlo.


Se riusciva a ucciderla prima che lei lo uccidesse…


Passò da una delle finestre.


Aperta… rotta… dall’interno, probabilmente nell’estremo, inutile tentativo di difesa di qualcuno che avava la sola colpa di abitare, o di lavorare, in un luogo che Darla voleva.


Ed era assurdo che lì, nel centro di Pietrogrado, nessuno se ne fosse accorto.


O forse… qualcuno se ne era reso conto… ed aveva provato a bussare…


Cercò di non pensarci, e appiattendosi contro le pareti scivolò per le stanze, in silenzio.


La luce elettrica era accesa ovunque e continuava a dare al palazzo una sembianza irreale… quasi spettrale… che divenne improvvisamente lugubre quando, nella camere deserte, risuonò, altissima, una risata.


E Angel, istintivamente, serrò le labbra.


La sua risata… la risata di Darla.


Quante, quante volte l’aveva sentita ridere così.


Quanto gli era piaciuto.


Quando lo aveva eccitato.


E adesso quella risata era il grido disperato del suo cuore.


Era la scossa del suoi nervi che faceva contrarre le dita di Angel sull’elsa delle spada.


Era un pugno nello stomaco.


Era la consapevolezza che Darla, era lì, a pochi passi da lui.


L’essere che aveva distrutto la felicità dei suoi ragazzi.


E che era così preso da se stesso, come spesso avveniva, da non accorgersi della presenza di Angel.


Persino quando arrivò nella stanza, e si fermò sulla soglia, a guardarla, a fissarla mentre tirava su i capelli di Drusilla, seduta nel mezzo di un salotto vuoto, spettrale, e glieli appuntava con delle forcine.


Ridendo.


Una ferocia in quel riso che strideva selvaggiamente con l’apparente dolcezza dei suoi gesti.


"Non ti va di vedere un ‘altra rivolta, bambina?" Le chiese Darla, accarezzandola contro il suo seno. " Ti sei così divertita durante l’ultima…"


Drusilla mise il broncio, mugolando lentamente.


"Mi hanno portato via il mio bambino, durante l’ultima… "Gemette." E ora non lo ritrovo più… non tornerà più da me…


Era l’unica persona che mi amava e la neve me l’ha portato via… non avrò mai più un bambino così bello…"


Darla l’accarezzo ancora, nella grottesca, sporca parodia di una madre.


" Ne avrai quanti ne vuoi, dolcissima, tutti quelli che vuoi… te lo prometto…"


Drusilla la guardò, sorridendo.


"E tu mi aiuterai a trovarli, nonna? Belli come Spike…


Belli come papà…"


Di nuovo, Darla rise.


"Si, Dru, si. Abbi solo un po’ di pazienza.


Qualche giorno ancora, e poi sarà tutto quello che vuoi.


Ormai questa storia è quasi finita…"


"Hai ragione" Mormorò Angel, cupamente, e si sentì un ‘ombra mentre scivolava nella stanza, stringendo la sua spada.


Un ‘ombra fra le ombre. Oscuro come non si era mai sentito.


"… il tuo gioco è finito, ormai."


Sollevarono gli occhi, insieme, e mentre Drusilla stringeva il braccio attornoa alle gambe di Darla, quest’ultima gli sorrise


"Angelus…" Mormorò, passandosi una mano sulla gola, e accarezzandosi da sola fino alle scapole. " ragazzo mio… ti sbagli…


Sarebbe finita…"Si liberò bruscamente di Drusilla, che gemette, e avanzò di lato, continuando a guardarlo. " se tu mi avessi attaccato da lì… senza preavviso… quando ero troppo lontana per prendere…"Si chinò sul divano, afferrando la sua lancia. " questa.


Ora è finita. Ma soltanto per te."


Angel sollevò la spada, avvicinandosi, senza perderla un attimo di vista.


"Ne sei così sicura?" Domandò.


"Oh, si… come sono sicura che una parte di te mi ha sempre rimpianto…"


Stavolta fu Angel a sorridere. Uno di quei sorrisi sbilenchi che gli riusciva così difficile fare, e che venivano fuori dalla parte più scura della sua anima.


" Allora, ancora una volta, non hai capito niente …"


" Io" Ringhiò lei." Ti conosco meglio di quanto tu non potrai mai conoscere te stesso. Io ti ho fatto!"


"No, Darla. " Mormorò lui cupamente." Tu non mi hai fatto.


Tu mi hai ucciso."


Gridò, Darla.


Come un animale.


Come quello che era.


E un attimo dopo gli si lanciò contro, brandendo la sua lancia.


*****


Volava distruggere Darla.


Solo questo.


Come non lo aveva mai voluto prima.


Nemmeno quando gli avevano reso la sua anima.


Nemmeno quando aveva capito.


Nemmeno quando aveva ricordato.


Perché era sulle sue mani che aveva visto scintillare il sangue.


Perchè ogni delitto, ogni stilla di dolore, era stata colpa sua.


Solo colpa sua.


E anche adesso era colpa sua.


I bambini uccsi, l’innocenza calpestata, la sofferenza di Spike e di Tanya.


Ancora sangue a scintillare sulle sue mani.


Ancora dolore che si accumulava nella sua anima.


Un dolore che lo feriva più di ogni altro. E che solo lui poteva arrestare.


Fermare.


Fermando Darla.


Annientandola.


E così… era questo che voleva.


Ora più che mai.


Per odio e per amore.


Era questo che cercava.


Con l’anima e col corpo.


E con ogni movimento della sua lotta.


Con ogni fendente della sua spada.


Con ogni colpo sordo della lancia di Darla, con ogni goccia di sudore che gli colava sulla fronte.


Con ogni grido di lei.


Co lo schianto dei mobili spaccati.


Con le urla di demoni e vampiri, con i loro passi precipitosi, da ogni luogo della casa.


Verso il salotto.


Verso di loro.


Per dare man forte a Darla.


No.


La guardò.


Vide i capelli scompigliati, la pelle innaturalmente arrossata per un vampiro, la camicetta aperta da cui si intravedeva il segno del taglio di Tanya, la cui linea irregolare, inferta con una lama benedetta, non sarebbe mai scomparsa.


Vide il modo in cui stringeva la sua lancia, dopo aver parato i colpi di lui, e cercato di infliggerne a sua volta.


E lo sguardo di trionfo nei suoi occhi non appena si accorse di ciò che succedeva.


No.


Si lanciò in avanti, e la lancia di Darla gli trapassò il fianco, mentre lei urlava, senza però riuscire ad impedirgli di spingerla contro una delle finestre, infrangendola in mille pezzi. Cadendo insieme sulla strada, a pochi piedi dall’argine del fiume.


Immediatamente, Angel si allungò verso la sua lancia, ancora conficcata nel fianco di Angel, ma lui la bloccò con un pugno, che la fece nuovamente rotolare in terra, sulla schiena.


Con un ‘espressione quasi sconvolta sul viso, come non si fosse mai aspettata che sarebbe riuscito a colpirla, o che lo avrebbe fatto.


Quasi che stesse pensando, allora, per la prima volta, che avrebbe potuto essere uccisa.


Si alzò, e mentre Angel faceva lo stesso, corse in avanti, verso il ponte.


Inseguita immediatamente da lui, che con un gemito si cacciò la lancia dal fianco, allontanando il dolore in un angolo del suo cervello.


Era più veloce di lei. Lo era sempre stato.


E in pochi istanti le balzò davanti, sbarrandole la strada.


"E’ ora, Darla."La sfidò, allungando la lancia davanti a se e spezzandone un ‘estremità per rivelarne la struttura di legno." Credi ancora di avere vinto? "


Lei strinse i denti, e mutò il suo volto, preparandosi a lottare.


Ma dopo un attimo, alle sue spalle, Angel sentì di nuovo il frastuono di ringhi e passi di corsa, e mentre su quel volto mostruoso si disegnava un ghigno crudele e divertito si lanciò ancora una volta, disperatamente, su Darla, pur sapendo che non sarebbe riuscito a colpirla.


Un attimo dopo, mentre lei saltava all’indietro, sottraendosi al suo attacco, l’orda dei suoi demoni gli piombò addosso. Colpendolo, atterrandolo, circondandolo.


Angel rotolò sul fianco, sbattendo contro la ringhiera del ponte per sottrarsi ai calci micidiali dei suoi assalitori, e saltando di nuovo in piedi, la lancia stretta fra le mani, mentre Darla, davanti a lui, rideva.


E continuò a ridere, incontrando i suoi occhi, mentre, tutti insieme, lo attaccavano.


"Si, Angelus…"Sogghignò." Ho vinto."


Angel ringhiò, mutando il suo volto.


Era stato… così vicino…


Così vicino a distruggere Darla…


Così vicino a rendere ai suoi ragazzi ciò che lei gli aveva tolto.


Mentre ora non ci sarebbe più riuscito.


Perché erano troppi.


E lui non aveva più possibilità.


Spirava un ‘aria gelida dalla Neva ghiacciata, che congelava il sangue delle sue ferite e il sudore sulla fronte del suo volto da vampiro.


Spirava un vento gelido nel suo cuore.


Mentre combatteva.


Mentre si difendeva. Mentre colpiva.


Mentre uccideva i demoni con la lancia e i vampiri con il legno.


Sapendo che erano troppi.


Eppure continuando.


Sempre.


Cadendo, gemendo quando lo colpivano.


Rialzandosi.


In quello che parlava ormai di un gioco al massacro.


Mentre Darla continuava a guardarlo.


E a sorridere.


Fino a che un calcio non lo colpì in pieno stomaco e lui cadde in terra per l’ennesima volta, piegandosi per il dolore.


E la lancia gli sfuggì di mano…


"Spike…"Pensò, mentre un calcio lo colpiva in volto." Tanya… avei voluto… riuscire…"


Batté la schiena e la testa contro il ponte, e poi Darla gli fu addosso, le unghie serrate attorno alla sua gola.


"Ho vinto, Angelus…"Sibilò.


E alle sue parole seguì un urlo.


Terribile, disumano, dall’estremità della sua orda di demoni.


Che la distrase il tempo necessario perché Angel la lanciase con un calcio all’indietro, ed arretrasse, la schiena contro la ringhiera del ponte, la sua mente che registrava in un momento ciò che stava avvenendo.


Che capiva.


Capiva ciò che non avrebe mai voluto capire.


Che Spike e Tanya erano lì.


In mezzo ai loro nemici.


Per colpa sua.


"Puttana!"Gridò Darla, mentre un ‘onda palpabile di panico si spandeva fra le fila del suo esercito.


Quella massa informe di mostri che, scolposta dalla paura e dalla confusione, appariva ora molto meno temibile e numerosa di quel che gli era parso all’inizio.


Arretrò ancora, usando la ringhiera per rimettersi in piedi, e quasi contemporaneamente Tanya gli saltò davanti, al termine di un incredibile balzo. Rivolte direttamente verso Darla.


"Che cosa aspettate?!" Urlò la vampira. " Ammazzatela!"


E i demoni obbedirono, come svegliati dall’odio nella voce di lei… verso la cacciatrice… verso il massacro…


Perché Tanya cominciò a difendersi e a sconfiggerli uno ad uno.


In silenzio. Come sempre.


Passione pura in movimento.


Danza. Come la prima volta che l’aveva vista.


Luce fra i lampi delle spade.


Candore fra le volute bianche della sua gonna/pantalone.


Micidiale.


E pura.


Angel strinse i denti e si fece strada fra i demoni.


Cercando.


Volendo.


Uno schignon di capelli biondi. E il mostro che dietro quel sembiante umano si nascondeva.


Darla.


Non sarebbe mai finita finchè lei fosse rimasta in piedi.


Lo sapeva.


E anche Darla lo sapeva.


E cercava di mettersi in salvo, mentre Tanya era occupata con i suoi demoni.


L’aveva quasi raggiunta quando due vampiri gli si pararono davanti.


Nulla, in condizioni normali.


Molto, ferito in quel modo.


Eppure, non furono loro a fargli paura.


"Vai da qualche parte, Darla?!" Esclamò Spike, brandendo fra le mani una grossa ascia, il volto che era quello del suo demone.


"No!" Gridò Angel, parando l’attacco dei due vampiri." Spike, no!"


Non ce la poteva fare.


Era forte, veloce, micidiale.


Avrebe potuto fronteggiare quasi qualunque nemico.


Ma non Darla.


Non lei.


Lo sapeva.


E , nuovamente, anche lei lo faceva.


Glielo rivelarono la postura del suo corpo e il modo in cui lo attaccò.


Sicura.


Terribile.


Come il gatto col topo.


Mentre Angel era troppo debole e ferito per liberarsi abbastanza in fetta dei due vampiri. E lo guardava combattere.


E parava i colpi, e attaccava come un automa.


Gli occhi puntati su suo figlio.


Mentre continuava a gridare : "Spike, no!"


Ma Spike non lo ascoltava. Non lo sentiva.


Troppo concentrato nella sua lotta.


Era armato, eppure la sua ascia non riuscì a colpire Darla, e un attimo dopo la vampira lo raggiunse al volto con un calcio, facendogliela cadere, e afferrandola quasi contemporaneamente.


"Allora, William!" Ringhiò, colpendolo al mento con l’impugnatura." Cosa credevi di fare?!"


Spike ammiccò, mentre un altro colpo, rapidissimo, lo raggiungeva al viso.


"Credevi di potermi battere?!"


Indietreggiò, ma Darla non gli diede il tempo di riprendersi, colpendolo ancora in faccia e poi allo stomaco.


"Patetico idiota!"


Davanti a lui, Spike si piegò, afferrandosi alla ringhiera del ponte, mentre Angel afferrava uno dei vampiri, e lo lanciava praticamente sull’altro.


Il tempo di prendere un paletto dalla tasca del cappotto.


Tutto ciò che gli serviva.


E la loro polvere gli fu addosso. Liberandogli la visuale.


E permettendogli di vedere Spike.


E Darla.


E di sapere immediatamente quel che lei avrebbe fatto.


E di gridare mentre la vampira abbatteva il manico dell’ascia sulla schiena piegata di lui. Con tutta la sua forza.


E di correre, mentre Spike urlava, e il rumore della sua schiena che si rompeva rimbombava su tutto il ponte… e nel suo cervello.


E di lanciarsi su Darla, il ghigno di trionfo sul suo volto che ancora non si era spento, mentre Spike scivolava in terra, come una bambola rotta.


Ringhiò, Angel, un urlo di dolore e di rabbia che gli eromepeva dalla gola, frantumando tutto il suo essere. Forte quanto quello di Spike.


Terribile quanto il rumore delle sue ossa spezzate.


Il salto che fece su Darla fu così violento da spedirli oltre il ponte, sul bordo del fiume, e da strappare alla vampira un gemito di dolore.


Troppo, troppo poco.


La colpì in faccia con un pugno, e il sangue di lei gli schizzò addosso, mentre la vampira cercava di difendersi con l’ascia che ancora stringeva in mano, piantandogliela nella schiena.


Di nuovo, Angel ringhiò, e tenendo la vampira per la gola si staccò l’arma da dosso, torcendo all’indietro il braccio.


E sollevandolo poi su di lei.


Gli occhi di Darla si dilatarono per la paura, e a Angel quella paura fece solo desiderare di farle male.


Ancora e ancora.


Quanto lei ne aveva fatto a suo figlio.


Suo figlio, piegato contro il bordo del ponte.


Suo figlio, col volto distorto dal dolore, gettato in terra come una cosa.


Spike.


Che in quel momento stava urlando.


Disperatamente. Come Angel non aveva mai sentito urlare in tutta la sua esistenza.


Di un dolore e una disperazione che non avevano nulla a che fare con qualcosa di fisico.


E mentre la sua anima, disperata, gridava, rispondendo al suo richiamo, Angel si scordò di Darla.



*****


Los Angeles, 2001


Gli occhi di Kate erano sgranati, lo stava guardando, le labbra leggermente dischiuse.


E Spike deglutì, spegnendo la sua sigaretta nel piattino di vetro.


"La notte del 14 Marzo del 1916, Drusilla uccise Tanya"


I suoi occhi registrarono la reazione di Kate: la donna trattenne il respiro, ma non parlò. Non gli chiese di andare avanti, né di smettere.


E le parole, i ricordi, terribili, cominciarono a sgorgargli dalle labbra, mentre le linee del tempo sembravano sbiadirsi, ed il freddo di quella notte, il freddo che parte di se non aveva più smesso di provare, gli accapponò la pelle.


E la sua voce fu bassa, mentre raccontava a Kate di quella notte.


E non versò una lacrima.


*****


Pietrogrado, 14 marzo 1916


I movimenti di Tanya erano veloci.


Velocissimi.


Demoni e vampiri cadevano sotto la sua spada, mentre la sua sposa avanzava verso di lui.


Sembravano decine, centinaia, ma lei non vi badava.


Passava oltre, fendendo l’aria con la sua spada.


Furia senza volto, senza nome, proprio come la prima volta che l’aveva vista.


Furia che aveva ben poco di umano.


Furia per lui.


"Sto bene" Continuava a mormorare Spike.


Avvertiva vagamente il freddo della neve, e fiocchi leggeri che cadevano e gli si posavano tra I capelli.


La sua schiena era spezzata.


Non sentiva più nulla dal bacino in giù, nulla tranne un nucleo palpitante di dolore, lì dove Darla aveva colpito.


Eppure, il dolore sembrava lontano, sedato dallo sguardo di Tanya.


Ed i demoni continuavano a cadere, feriti, distrutti dalla spada benedetta della sua sposa.


Della Cacciatrice.


L’ultimo demone piombò sulla neve, sporcandola di un sangue nero come pece. Ma Tanya non lo vide nemmeno, affrettò il passo verso di lui, impugnando ancora la spada in una mano.


Ed era bella… così bella.


Bella come la prima volta che l’aveva vista.


Bella come la prima volta che l’aveva baciata.


Bella, come la prima volta che erano usciti da soli e le aveva preso la mano, sotto un cielo così simile a quello.


Bella, come la notte in cui avevano ballato.


Bella, come quella in cui si erano amati per la prima volta, e lui l’aveva osservata riposare.


L’universo è fatto di luce.


Era vicina, così vicina che lui avrebbe quasi potuto allungare una mano … e sfiorarla.


Avrebbe potuto dirle presto che le cose sarebbero tornate com’erano prima, che l’universo, di nuovo, sarebbe tornato ad esser fatto di luce…e non di sangue e lacrime.


Le sorrise, mormorando di nuovo: "Va tutto bene, Luce…"


Sapeva che Tanya lo sentiva.


Lei ci riusciva sempre.


Lei sapeva sempre cosa voleva dire, lei lo conosceva meglio di chiunque altro.


Era spaventata per lui e non doveva esserlo, perché tutto sarebbe andato bene.


Era un vampiro, sarebbe guarito…


Accadde tutto troppo in fretta perché Spike potesse anche solamente urlare.


Le urla… quelle… arrivarono… ma… dopo.


Nessuno l’aveva vista.


Lui non l’aveva vista.


Non aveva nemmeno avvertito la sua presenza nera, torbida come la notte.


Silenziosa, come una faina.


Letale.


Drusilla scivolò via dalle ombre, un passo dietro Tanya, il volto contorto in quello del suo demone. Un ghigno di concentrazione, di lucidità che le piegava le labbra.


L’afferrò per la vita, e senza che Tanya potesse difendersi, con forza disumana, la scaraventò giù dal ponte.


E Spike udì.


Udì il corpo di Tanya contro il ghiaccio spezzato sulla Neva.


Udì il riso di Drusilla.


Udì il suo cuore infrangersi dal terrore.


Lo udì, anche attraverso le urla che gli sgorgarono dalle labbra, urla che sembrarono lacerargli la gola, proprio come le zanne di Drusilla avevano fatto quarant’anni prima in quel vicolo di Londra, quando lo aveva trasformato nella…cosa… che era ora.


Urlò, ed urlò, ed urlò.


Tanto che il cielo sembrò divenire immobile, tanto che il mondo divenne immobile.


Immobile come lui.


Immobile come il ghiaccio che ricopriva la superficie della Neva.


"Luce!" Gridò, mentre I suoi occhi erano fissi sullo squarcio in quello stesso ghiaccio.


E Tanya, la sua Tanya era lì.


"Angel!" Gridò.


E gridò di nuovo


E di nuovo.


E le sue urla seppero di sangue e di ghiaccio.


Sentì la presenza di Angel, la sentì ancor prima di vederlo.


Perché non era riuscito a fare lo stesso con Drusilla?


Perché non aveva sentito la sua presenza?


Non vide nemmeno Angel, il suo sguardo rimase fisso sul cratere creato dal corpo di Tanya, e lui, Amgel, dovette seguire il suo sguardo, e dovette comprendere quanto stava accadendo, perché in un istante si gettò dal ponte, infrangendo nuovamente il ghiaccio.


Sparendo in quell’acqua grigia.


Come gli occhi della sua sposa.


No.


No.


No.


Non stava accadendo davvero. Non sarebbe accaduto.


Non a Tanya. Non alla Cacciatrice, non alla sua sposa.


Avevano giurato di rimanere insieme per sempre, avevano giurato che niente li avrebbe mai divisi.


"Ti prego, Ti prego, Ti prego" sussurrò. E non capì a chi si riferisse. Non capì se le sue preghiere fossero rivolte ad Angel, o a Tanya…o al Dio nel quale lei credeva.


Secondi.


Quanto tempo era passato?


Solo pochi secondi. Non poteva essere passato tanto.


Ed avrebbero lasciato Pietrogrado.


Avrebbe portato Tanya in Inghilterra, le avrebbe mostrato la villa di suo nonno e l’albero contro il quale si era appoggiato da ragazzo.


E l’universo sarebbe stato fatto di luce.


Quanto tempo era passato?


"Ti prego, Ti prego, Ti prego…" Ripeté.


Chiuse gli occhi, affondando il volto nella neve. Contando silenziosamente.


Uno


Due


Tre


Quattro


Cinque.


Sollevò piano la testa.


Ora lo sentiva.


Ora sentiva la sua presenza, tanto chiaramente. Non credeva di essere mai riuscito a farlo così semplicemente, neanche quando l’aveva amata.


Era il suo sangue che la riconosceva.


Il suo demone.


L’uomo che era stato.


Vedeva le sue caviglie sottili, la gonna di velluto nero del suo elegante abito.


"Il suo cuore non batte più, piccolo Spike…"


Spike sgranò gli occhi.


Sorrideva…


Drusilla sorrideva…


E lui conosceva quel sorriso….


Follia.


Follia allo stato puro.


Follia che non apparteneva al suo demone.


Quella era la follia che Angelus aveva creato, prima di fare di lei il mostro che l’aveva generato.


Drusilla inarcò la testa e sorrise in direzione delle stelle.


"Ha battuto l’ultima volta…"


Ridacchiò, come una bambina.


"Ha ancora gli occhi aperti…ma non vedono niente…"


Lo guardò, e Spike afferrò una manciata di neve con le mani quando lei disse: "Posso sentirlo, Spike"


Gli girò attorno, e Spike la seguì con lo sguardo. Si inginocchiò di fronte a lui, sfiorandogli il volto con le lunghe unghie.


"Così indifeso, spezzato…potrei ucciderti ora…e non potresti fare niente…"


Avvicinò il volto al suo, e soffiò contro la sua fronte.


"Vorresti che io ti uccidessi?"


Spike allungò le braccia, ma Drusilla, più veloce, balzò in piedi, ridendo.


"Continuerai a vivere…" Inclinò la testa, perdendosi per qualche istante nel suo mondo di sangue.


"La sua anima è già volata in cielo…"


"Bugiarda!" Latrò lui. "Fottuta bugiarda!"


"Bambino cattivo!" Sbuffò Drusilla, mettendogli il broncio. Fece qualche passo, e si affacciò sul ponte. Poi, senza guardarlo, disse: "Ma io non ti toglierò i tuoi balocchi…


Dolore, rimpianto, rimorso."


Si voltò, e come poco prima sorrideva.


Sembrava felice. Sembrava radiosa. Sorrideva attraverso il volto del suo demone.


"Compagni eterni, piccolo Spike…"


No.


Non poteva essere vero.


Non era vero.


Stava mentendo.


Stava divertendosi a torturarlo in quel modo.


No…Tanya doveva essere viva.


Cercò di strisciare verso la balaustra del ponte, ignorando le fitte di dolore che gli saettarono lungo il corpo.


Non si era nemmeno reso conto del fatto che Drusilla si fosse allontanata, lo sguardo fisso sullo specchio di ghiaccio illuminato dalla luna.


Non era passato che qualche minuto.


E sembravano ore.


Sembrava un’eternità.


Il suo cuore non batte più, piccolo Spike…


No.


Era una bugia…doveva esserlo.


Tanya era viva.


Com’era possibile che solo poche ore prima avesse riposato tra le sue braccia, ed ora fosse nella Neva?


Sentiva il suo odore sulla pelle.


Il suo sapore tra le labbra.


Ha battuto l’ultima volta…


No. Non poteva essere morta.


Non poteva.


Ed anche quando il ghiaccio della superficie si frantumò, e dalle acque gelide riemerse Angel, continuò a ripeterlo.


Anche quando vide il volto di Tanya abbandonato contro il collo di Angel.


Anche quando tendendo i sensi all’inverosimile non riuscì ad udire nulla, continuò a ripetersi che era una menzogna, che doveva esserlo, che nulla avrebbe potuto portargli via Tanya.


Ha ancora gli occhi aperti…ma non vedono niente…


Artigliò la neve, quando vide Angel raggiungere faticosamente la banchina, mentre Tanya era tra le sue braccia.


Ed aveva gli occhi aperti.


"No…" Mormorò con voce rotta.


"No…" Ripeté.


Sentì lacrime bruciargli gli occhi, il cuore, ed attraverso di esse, vide Angel stringere a se Tanya.


Ed era ancora luce.


Non poteva essere altrimenti.


Angel le chiuse gli occhi, lo vide a quella distanza.


"No…" Urlò Spike. "Non farlo…"


Ansimava … mentre il dolore lo riempiva, scacciando tutto quello che era, relegandolo in un angolo del suo essere.


La sua anima è già volata in cielo…


Angel strinse a se Tanya, scostandole ciocche di capelli dal volto.


Piano, l’adagiò sulla banchina e si rimise in piedi.


No.


No.


Non poteva lasciarla lì


Faceva freddo lì.


Troppo… anche per lei.


*****


L’aveva persa.


La sua bambina.


La sua luce.


Sua figlia.


Non c’era più…


E lui stringeva fra le braccia un guscio vuoto.


Non c’era più…


Non brillava più…


E non avrebbe mai più brillato…


Non avrebbe più riso alla neve , salutando il suo arrivo dalla finestra della loro casa.


Non avrebbe più baciato l’anello che portava al dito, ne lo avrebbe accarezzato con la guancia.


Non avrebbe più danzato sulle sponde della Neva.


Non avrebbe pià parlato.


Ne respirato.


Ne riposato fra le braccia del suo sposo.


Non si sarebbe risvegliata dal sonno che le chiudeva gli occhi.


Non avrebbe mai più cantato.


E non avrebbe mai più stretto al suo seno un bambino.


Mai più.


Mai più.


Il sole sarebbe sorto e sarebbe tramontato.


E Tanya non ci sarebbe più stata.


La Neva avrebbe continuato a scorrere.


E Tanya non ci sarebbe più stata.


I fiori sarebbero sbocciati in Siberia e la neve l’avrebbe ricoperta.


E Tnya non ci sarebbe più stata.


Mai più.


Non avrebbe più guardato il sole.


Non avrebbe più baciato Spike.


E abbracciato Angel.


E sorriso a Eleonor.


Angel gemette, stringendola fra le braccia.


Piangendo.


Che senso aveva il mondo, se la vita di Tanya se la portava il fiume?


Che senso aveva l’aria se non poteva respirarla?


Che senso aveva il tempo se lei ne aveva avuto così poco? Se lei non ne avrebbe avuto più. Mai più.


Che senso aveva che ci fossero le stelle su di loro, se il suo corpo era freddo, più freddo del suo…?


Che senso aveva che qualcuno vivesse, se la più pura delle crature non viveva più…?


"Ci sei ancora…"Gemette, e la strinse così forte che le avrebbe fatto male… se solo fosse sata viva." Ci sei ancora…


Sei qui… sei qui…"


Cantilenava, come un pazzo, piegato sulla riva del fiume, premendo contro di se il suo corpo.


"sei qui…


Ti voglio bene… Dio… Dio… ti voglio bene, piccolina… ti voglio bene… ti voglio così tanto bene…"


Perché lei?


Perché?


Perché non era finito il mondo e le aveva lasciato lei?


Perché non era finito lui?


Le accarezzò il viso, staccandosi da lei, e la guardò per la prima volta.


Da quando l’aveva afferrata sott’acqua.


Da quando aveva capito che era morta.


Da quando l’aveva portata sulla banchina, e le aveva chiuso gli occhi…


Tanya.


La sua Tanya.


E ora sembrava solo che stesse ripostando.


E tutta l’ansia, tutto il tormento, tutto il dolore degli ultimi mesi l’avevano lasciata.


Regalandole la più dolce delle sue espressioni.


Sorrideva quasi. Mentre già le acque gelate della Neva si condensavano sul suo volto, ricoprendolo di una patina scintillante di brina.


Il volto di un angelo…


Cercò di liberarlo dal ghiaccio, Angel, e non ci riuscì.


Perché non volle ferirla.


Perché non volle farle male.


Anche ora che non poteva più sanguinare.


Che non poteva più soffrire.


L’appoggiò in terra, sistemandole con le mani i capelli, e quando una ciocca bionda gli si spezzò fra le dita, Angel singhiozzò, prendendosi il volto fra le mani.


"Sei qui…" Ansimò, mentre qualcosa, nel suo corpo, non smetteva di scavargli un buco dentro." Sei ancora qui…


Oh… non avrei dovuti vederti così…


Non così…"


La guardò di nuovo, l’accarezzo di nuovo, inginocchiato accanto a lei, mentre i vestiti gli si ghiacciavano addosso, e lui non se ne accorgeva.


Se l’era portata via il freddo.


Il ghiaccio.


Le acque gelate.


Se l’erano ripostata a casa.


In Siberia.


Dove la neve era bianca. E non coperta di sangue.


Dove poteva camminare senza paura.


Dove poteva parlare con il vento.


Gliel’avevano tolta.


E adesso, forse, gli abbracciava le spalle.


E sorridendo gli sussurrava all’orecchio di non piangere più.


" Sei ancora qui…"Ripetè.


E il vento gli rispose, gelandogli l’acqua sulla pelle.


E gli rispose la luce della luna, scintillando su di lei, e brillando come una stella sulle sue mani giunte,strette, come per proteggere qualcosa.


Come per proteggere il suo cuore.


E forse gli rispose Tanya. Facendogli capire.


Facendo smettere le sue mani di tremare e allungandole verso quelle di lei.


Le sfiorò appena. E la Claddagh gli scivolò fra le dita.


L’anello di Tanya.


La sua fede nuziale.


Il suo giuramento.


Il suo amore.


Per sempre, aveva detto.


E Angel le credeva.


Per sempre.


Per sempre.


La strinse forte, fino a ferirsi il palmo.


E capì.


Il messaggio di Tanya. La sua ultima richiesta.


Per lui.


"Hai ragione… " Mormorò, e, quando sollevò la mano, per asciugare le lacrime, le trovò gelate.


E seppe che non ne avrebbe più versate.


Non quella sera.


Per Tanya.


E per Spike.


Perché Spike esistava ancora, e, probabilmente, desiderava che non fosse così.


Strinse i denti quando udì, distante, un rumore di voci attorno a se.


Grida, passi concitati.


E, con la mente che faticosamente ricominciava a viaggiar,e capì che qualcuno dei dintorni doveva aver avvertito le guardie.


E gli sembrò assurdo che, mentre lui poteva ancora pensare, Tanya non potesse più.


Ma era così.


Angel poteva… doveva pensare.


E doveva agire.


Anche se il cuore gli si torceva e si spezzava in mille pezzi.


Perché gli diceva che cosa dovesse fare.


Ed era crudele…


E gli straziava dall’interno il corpo e lo spirito.


L’accarezzo.


Ancora ed ancora.


Perché non voleva lasciarla.


Perché doveva lasciarla.


E, dopo aver nuovamente mutato in umano il suo volto, si chinò, e con le labbra gelate, per la sua natura e per il ghiaccio, le baciò la guancia, dolcemente.


Per l’ultima volta.


La guancia della sua bambina.


"Fa compagnia a Kathy…"Sussurrò." E aiutami… con lui…"


Il vento soffiò, ma non potè spostare i capelli ghiacciati di Tanya.


E, improvvisamente, la neve che si era interrotta quando lei era morta, ricominciò a cadere.


Leggera.


Sottile.


Presto… l’avrebbe ricoperta.


Forse prima che qualcuno la potesse trovare.


Strinse le dita fino quasi a spezzarle, e si voltò.


Verso il ponte.


Verso Spike.


Verso i suoi occhi che non volevano credere.


Che non volevano accettare.


Di Tanya.


Di tutto.


"Luce?" Mormorò, fissandolo, e sembrava non rendersi nemmeno conto delle sue gambe contorte in terra. Della sua schiena spezzata.


Del dolore che sicuramente sentiva.


Atroce, eppure nulla… nulla…


Angel non rispose, chinandosi su di lui, ma quando fece per sollevarlo Spike si divincolò, allontanando le sue braccia.


"NO!" Esclamò." Non la possiamo lasciare sola!


Fa freddo! Congelerà a terra!"


Angel strinse i denti.


Strinse il cuore.


E si chinò di nuovo.


E stavolta Spike si lasciò sollevare, continuando a passare gli occhi da lui al corpo di Tanya.


"Non me ne vado senza di lei…"


"Arriva gente." Lo interruppe.


"Non mi interessa! Non me ne vado senza Luce!"


Voleva ringhiare.


Voleva urlare. Voleva piangere. Voleva distruggere quel ponte e quel fiume.


E invece fissò Spike, e dal suo volto non emerse nulla.


"No…"Balbettò il ragazzo, gli occhi che, davanti ai suoi, con una lentezza impressionante, si trasformavano da azzurri in gialli." No! No! No!


Menti!


Sei un fottuto bugiardo!


Un bastardo! "


Lo colpì, cercando di divincolarsi dalla sua presa, e un secondo dopo il suo volto era quello del suo demone.


"Lasciami!


E’ mia moglie! Devo aiutarla!"


"Non possiamo più aiutarla." Mormorò Angel, caricandoselo in spalla. E avrebbe preferito strapparsi con le sue mani il cuore dal petto.


Per un attimo, Spike non si mosse, ne emise alcun suono.


Per un attimo, fu come se non esistesse più.


Poi… esplose.


Ringhiò, e gridò, come non aveva mai sentito ringhiare e gridare in tutta la sua esistenza.


Come un vampiro.


Come un demone.


Come una cratura disperata.


Come un pazzo.


Così forte che tutta la città dovette udire il suo grido.


Divincolandosi selvaggiamente sulla sua spalla.


Colpendolo con le braccia, con i pugni, con la testa, con il torace, con tutto ciò che la frattura alla colonna vertebrale gli consentiva di muovere.


Con una forza che non era normale, nelle sue condizioni, nemmeno per un vampiro.


Abbattendosi sulla sua schiena ferita, sul suo corpo, lacerato e indebolito.


E Angel dovette appoggiarsi per non cadere, sostenendosi al ponte.


Chiudendo gli occhi.


Mentre Spike continuava a colpirlo, e colpirlo, e colpirlo.


E colpiva per fargli male.


Lo copiva per ucciderlo.


Per liberarsi dalla sua presa.


Non c’era più…


La sua bambina.


La sua dolce Tanya.


Stesa sulla riva della Neva.


Non c’era più.


E adesso non c’era più nemmeno Spike.


Chiamando a raccolta tutte le sue forze, chiamando in aiuto tutto ciò in cui aveva creduto e credeva, chiamando Tanya, aprì gli occhi, e, lottando contro il dolore e contro Spike, camminò in silenzio.


Mentre lui ringhiava e urlava.


Consapevole che qualunque cosa gli avesse detto non l’avrebbe udita.


Consapevole che Drusilla, quella notte, lo aveva ucciso di nuovo.


Intanto, silenziosa e incessante, dal cielo cadeva… l’ultima neve di Marzo.


*****


Spike scosse la testa, cercando di combattere il mutamento del suo volto.


Era morta.


La sua Luce era morta.


La sua sposa.


La sua pelle.


I suoi occhi.


Il suo cuore.


La sua anima.


La sua salvezza.


Spike chiuse gli occhi.


Nero.


Nero come la notte.


Nero senza fine


Nero come la morte.


Nero…


Fu tutto quello che sentì, tutto quello che lo riempì, tutto quello che divenne, mentre la consapevolezza che sarebbe vissuto si fece strada dentro di lui.


Sarebbe vissuto senza Tanya.


Senza la sua Luce.


E di nuovo urlò, mentre il suo demone e l’uomo che era stato si unirono in un solo essere.


Un solo essere… che piangeva la morte di lei.