DEMONI DELLA CITTA’ ETERNA
Di
Max
Autore:
Max
Fan Finction scritta l’11 giugno 2005
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Limite di età: nessuno
Ambientazione: prima della prima serie.
Breve
descrizione: Il giovane Giles,durante il suo studio da Osservatore viene
inviato a Roma per indagare su una strana attività demoniaca e trova sulla sua
strada il nemico Ethan Rayne.
Dopo pochi mesi che ero stato inserito nel Consiglio,
sono stato inviato in missione a Roma. Pare che ci sia un punto di Roma, dove
un collega ha registrato un’intensa attività demoniaca. Mi è stato comunicato
che se svolgo bene il mio lavoro, un giorno diventerò Osservatore e verrò
assegnato ad una Cacciatrice. In realtà è ciò che agogniamo tutti noi giovani
studenti del Consiglio e mi sembra piuttosto utopistico che sia proprio io ad
assumere l’ambizioso ruolo.
Ho comunque letto tutti i testi di demonologia e
tutti i diari dell’Osservatore. Pare che uno di essi alcuni centinaia di anni
fa ebbe una storia con la sua Cacciatrice e i due vennero per questo puniti dal
Consiglio con la morte. Lo trovo incredibile e sono sicuro che ora non potrebbe
più avvenire qualcosa del genere. Non che non possa nascere un certo tipo di
sentimento tra Osservatore e Cacciatrice ma immagino che nel XX secolo, i
membri del Consiglio siano maggiormente illuminati rispettoa quelli di
duecentocinquanta anni fa.
Ma torniamo a noi. Quando arrivai a Roma, mi trovai
in un mondo nuovo e affascinante. Soprattutto il centro di Roma, dove c’era
l’hotel in cui alloggiavo, mi ha affascinato per la sua grandezza. A causa del
viaggio in aereo, ero abbastanza stanco così dopo una cena leggera mi sono
ritirato nella mia stanza. Tuttavia, avevo una strana e indescrivibile
sensazione per cui non riuscivo a dormire. Sentii dei passi. Mi volta. Fu
grazie al mio istinto e ai miei riflessi pronti, che riuscii a bloccare una
mano che impugnava minacciosamente un coltello. Per fortuna, al Consiglio mi
avevano preparato a certe sorprese. Mi hanno fatto fare una serie di
allenamenti per essere pronto a tutto visto che il campo dove operiamo è pieno
di pericoli.
Sferrai una serie di pugni finché il mio avversario
non cadde a terra. Accesi la luce.
“Ethan Rayne! Dovevo immaginarlo!” osservai, seccato.
“Calmati, sterminatore! Non ti conviene agitarti così
tanto! Altrimenti che cosa farai quando ti troverai davanti a un demone?”
“Di che stai parlando?”
“Andiamo. So che sei stato inviato dal Consiglio per
un certo movimento di strane creature, qui a Roma.”
“E tu ne sei in mezzo, naturalmente!”
“Puoi scommetterci! Lo troverai un po’ datato, forse
ma è il solito piano del pazzo che si illude di conquistare il mondo. Solo che
io non sono pazzo e conquisterò il mondo sul serio. E tu morirai tra poco, in
questa bella stanza d’albergo, amico mio dal demone che sto per invocare.”
Prima che potessi fare qualcosa, lui disse
rapidamente poche parole incomprensibili e un mostruoso demone apparve davanti
a me. Mentre indietreggiavo, sentivo Ethan Rayne dire, allegramente “Resterei
volentieri, sterminatore ma quel demone potrebbe metterci ore ad ucciderti e io
non ho tanto tempo.”
Cercai di mantenere la calma e di ricordarmi qualche
formula magica che potesse essermi d’aiuto. Quello che avevo davanti era un
demone Sabnak, ossia una creature crudele e forzuto specializzata proprio
nell’uccidere i nemici di chi lo invocava. Possedeva due grosse corna e il
corpo di un colorito stranamente rossastro.
Pronunciai una formula per bloccarlo. Niente da fare.
Provai a colpirlo con qualche pugno ma non feci che peggiorare la situazione.
Lui mi colpì a sua volta e mi buttò a terra. Aveva una forza incredibile.
Avrebbe potuto finirmi facilmente ma non era così
intelligente da capirlo. Questo mi fece venire un’idea.
“Brutto mostro! Forza! Perché non mi attacchi?”
gridai, sbeffeggiandolo.
Lui si infuriò a tal punto che si lanciò verso di me.
Aprii la finestra giusto in tempo per fargli fare un bel salto dato che la mia
camera era al settimo piano.
Lo vidi cadere in terra e polverizzarsi.
Presi un sospiro di sollievo. Ma non potevo fermarmi. Ethan Rayne era capace di
tutto. Mi rivestii in fretta e uscii. Il luogo dove era stato registrata
l’intensa attività demoniaca era l’antica costruzione del Pantheon, storico
monumento romano fu costruito per volere di Marco Agrippa nel 27 A.C. Appena
varcai la soglia, notai che all’interno non c’era nessuno, tranne Ethan Rayne
davanti a un particolare idolo. Lo riconobbi subito. Era la creatura che noi
del Consiglio chiamiamo Decarabia, demone con un grande potere magico. Era
venerato proprio nel Pantheon nel giorno del sabato sia da uomini che da
diavoli. L’imperatore bizantino Foca quando giunse a Roma nel VII secolo dono
la costruzione al pontefice perché lo liberava dai demoni che lo infestavano.
Le notizie su ciò che accadde dopo sono piuttosto scarse e nessuno sa se il
papa sia riuscito nell’intento. Ma a giudicare da quello che vidi direi che
qualcosa doveva essere andato storto. Ethan Rayne si voltò a guardarmi. Aveva
gli occhi orrendamente rossi ed era palese che fosse entrato in simbiosi con
Decarabia.
“Sterminatore,
sei ancora vivo! Ma non preoccuparti. Se il Sabnak non è riuscito ad ucciderti,
ci penserò io. A tutto c’è rimedio.”
“Può
darsi. E allora perché non ti dai da fare invece di parlare tanto?”
Ethan Rayne ringhiò in modo animalesco e si lanciò su
di me. Lo accolsi con una serie di pugni e calci. Rimase per un momento
stordito e poi si lanciò di nuovo contro di me. Stavolta la lotta fu più dura.
Minuto dopo minuto, il corpo di Ethan Rayne a contatto con il potere demoniaco
di Decarabia, diventava più possente. Mi riempì di colpi e mi buttò a terra.
Ricordai allora che il modo più semplice per uccidere un demone è distruggerlo.
Si buttò su di me per finirmi e io lo colpii nuovamente sugli occhi. Cercò di
riprendersi ma io mi allontanai immediatamente e corsi verso l’idolo che,
curiosamente era attaccato in modo poco sicuro alla sua nicchia. Fu più facile
del previsto buttare a terra l’idolo e distruggerlo. Ethan Rayne lanciò un urlo
e vidi uno strano essere lasciare il suo corpo. Prima che potessi fermarlo, il mio
nemico lasciò di corsa il Pantheon. Lo rincorsi ma una volta fuori della
costruzione non lo vidi più. Era come scomparso. Scrissi quanto era accaduto in
un rapporto per il Consiglio e, una volta tornato in Inghilterra, ricevetti le
congratulazioni dalle alte sfere. Forse davvero un giorno diventerò
Osservatore.