CONVERSATION WITH WET PEOPLE

 

 

AUTRICE: Princes_of_the_Univers

TITOLO: Conversation with Wet People

RATING: Per tutti

SHIPPER: Wes/Faith

DISCLAIMER: E' tutto di Joss Whendon, della Fox, della Mutant Enemy e chi per loro. La scrittrice non scrive a fine di lucro.

NOTE: Questa FF è la continuazione di Conversation with faith's People. Vi consiglio di leggere prima quella, altrimenti potreste perdere alcuni tasselli importanti.

FEEDBACK: Sempre gradito sia sul forum che via mail all'indirizzo monica_placebo@libero.it

 

CONVERSATION WITH WET PEOPLE

 

Non lo sopportava proprio. Nonostante ormai fosse abituato a volare per le stanze, non lo sopportava. Quel demone non poteva lanciare sul muro Angel?

Wesley si rialzò a fatica, completamente bagnato a causa della pioggia battente, un temporale che a Los Angeles non si era mai visto in precedenza. Era come se il cielo avesse deciso di far cadere in una sera soltanto tutta l'acqua che non era scesa durante l'anno.

Vide Angel uccidere il demone che lo aveva sbattuto e sospirò: almeno adesso non rischiava di rompersi nuovamente qualcosa. Per quanto lavorare alla Angel Investigation lo avesse aiutato a diventare più forte, si sentiva ancora uno studioso. La sua passione era la ricerca e più i libri erano vecchi e polverosi, più lui era felice. Ma quella sera la visione di Cordelia necessitava di due eroi e Angel aveva scelto lui, anche perchè non aveva molte altre possibilità.

 

“Tutto bene Wes?” gli chiese il vampiro arrivando da lui per sincerarsi delle sue condizioni.

 

“Mai sentito meglio.” Rispose sarcastico l'osservatore.

 

“Perfetto!” Wesley lo guardò male. Di sicuro non aveva capito la sua ironia: solito musone. Prese profondi respiri per cercare di stare meglio, ma la spalla gli faceva male, oltretutto la stessa spalla ferita a Sunnydale. Non era proprio la serata migliore.

 

“Io me ne vado a casa.” Disse ad Angel e questo annuì tranquillo. Preferiva lavorare da solo.

 

Wesley si avviò lentamente sotto l'acqua. Ormai, bagnato per bagnato, che si serviva un ombrello? Come suo solito si mise a pensare.

Aveva fatto per qualche mese il Cacciatore di demoni da solo girando sulla sua nuova moto, adesso amorevolmente chiusa in garage perchè non si rovinasse con la pioggia, ma aveva rischiato la vita più volte. Nonostante il Consiglio lo avesse preparato al combattimento, una cosa era la teoria, l'altra la pratica. Ne era uscito vivo, ma spesso con le ossa rotte e lividi ovunque. Insomma, quello non era il suo vero ruolo, lui era un Osservatore, lui doveva osservare ed aiutare. La verità era che doveva affiancare una Cacciatrice, allora avrebbe dato il meglio di se.

Pensò, come ogni sera, a Faith, chiedendosi come stesse. Alcune volte aveva fatto una capatina a Sunnydale per andare a trovarla, ma era sempre in coma, con la sua collana avvolta al polso, esattamente come si ricordava di avergliela messa. Quindi tornava a Los Angeles con più dubbi di quando era partito. Era da settimane, ormai, che non ci andava più. Non voleva patire una nuova delusione.

 

Lavorare con Angel e Cordelia era stimolante, lo riconosceva. Aveva una linea diretta addirittura con i Poteri che Sono, e questa era una cosa che nessuno al Consiglio poteva vantare, nonostante fossero proprio i PCS a designare le nuove Cacciatrici. Non aveva tanti libri, ma solo i classici dell'occultismo, quelli base per poter uccidere demoni base. Avrebbe voluto avere qualcosa di più, ma non poteva lamentarsi troppo.

Quello che veramente gli mancava era sentirsi completo. Sentiva che qualcosa in lui non cliccava come doveva, Angel e Cordy non riuscivano a riempirgli un vuoto che si portava dietro fin dall'Inghilterra. E stava, notte dopo notte, cercando quel qualcosa che lo facesse sentire in pace con se stesso e con il mondo.

 

All'improvviso da un angolo buio, apparve una ragazza bionda, fisico flessuoso e occhi gialli. Capì in un secondo che era una vampira in assetto da caccia, anche senza notare le zanne sguainate. Cercò un paletto, ma quella lo prese per il collo senza dargli il tempo di reagire. Wes si maledì per essere stato così incauto, ma aveva pensato che la pioggia fosse un buon deterrente anche per i demoni, invece... Sperò che tutto finisse in fretta, quando, invece, si sentì di nuovo libero. La vampiressa era stata gettata lontano. 'che Angel mi abbia seguito?' pensò tra sé lui.

Invece vide un'ombra piccolina, scura, che le dava di santa ragione alla tipa che aveva appena tentato di morderla. Ma chi diavolo poteva essere?

C'era in lei qualcosa di familiare nel modo in cui si muoveva. Vide che la sua salvatrice aveva perso il paletto e quindi corse per andarglielo a recuperare. Quando tornò a guardarle, potè vedere che vestiva con un paio di pantaloni di pelle che ora luccicavano grazie alla pioggia e un giubbotto anch'esso di pelle. I capelli castani erano incollati alle spalle. Solo che Wes non riusciva a vedere meglio, visto che la strada era buia e il lampione lontano. Senza contare che aveva gli occhiali completamente bagnati e che quindi vedeva a goccioline.

 

“Paletto!” Urlò la ragazza e Wesley glielo lanciò con un tiro perfetto. Lei lo prese al volo e l'affondò nel petto della vampira, facendola polverizzare all'istante.

Wes si avviò verso di lei con la mano pronta a tendersi per salutarla.

 

“Mille grazie, signorina.” Voleva continuare, ma quello che vide gli fece mozzare il fiato in gola. Non poteva essere... C'era Faith davanti a lui, ancora più bella di come se la ricordava. Era sempre pallida, ma era una cosa abbastanza normale per una donna abituata a vivere di notte ed appena uscita dall'ospedale. Le labbra a forma di cuore erano incurvate in un sorriso dolce e soddisfatto e si stagliavano rosse sul viso. Ma erano gli occhi a sorprendere di più Wes: c'era una strana luce, come di consapevolezza di essere uscita da un periodo difficile, e di essersela cavata alla grande. Così di primo Acchito gli sembrò più matura, molto più donna.

 

Faith...” Sussurrò. Si accorse solo in quel momento che lei portava al collo la sua collana.

 

“Ciao Wesley.” Anche Faith, dal canto suo, sentiva il cuore gonfio di felicità. Erano tre settimane che pattugliava Los Angeles sperando di trovarlo e c'era finalmente riuscita. Dopo aver lasciato la chiesa era andata a casa di Giles: non avrebbe voluto, ma era l'unico che poteva dirgli qualcosa sul suo Osservatore, quindi aveva inghiottito il suo orgoglio e si era presentata a lui. Si era aspettata una accoglienza glaciale, invece Giles era stato piuttosto gentile con lei...distante, ma gentile. Le aveva raccontato la fine del Sindaco, la battaglia nella scuola e quello che era successo dopo. Faith aveva provato una brutta fitta sentendo che l'unica persona che l'aveva veramente amata fino a quel giorno, fosse morto, anche se era cattivo e voleva distruggere il mondo.

Lei non aveva detto nulla riguardo alla sua battaglia personale con Buffy e alla lotta contro il coma, che gliene parlasse la biondina. Non gli disse neppure delle sue idee per il futuro, gli chiese soltanto dove poteva trovare Wesley. E Giles non lo sapeva. L'unica cosa che potè dirle fu che Wes si era trasferito a Los Angeles, ma a parte questo, nessun altro aiuto.

Ma non importava ora, perchè lo aveva davanti a se.

"Come stai?" gli chiese curiosa.

 

"Bene...un po' strapazzato, ma bene." Non sapeva bene cosa dirle. L'aveva sognata, immaginata, voluta, così tanto, che ora che l'aveva davanti era rimasto senza pensieri. Vedeva solo lei.

 

"E se andassimo a rivangare i bei tempi passati in un posto un po' meno...umido?" Domandò Faith alzando lo sguardo al cielo, come per constatare che le nuvole non volevano lasciare il posto alle stelle.

 

"Hai ragione. Se vuoi abito poco lontano da qui." Lei annuì prendendolo a seguire. Wes aveva subito capito che lei non gli avrebbe fatto del male, anche se i loro trascorsi non erano dei più...edificanti. Lo aveva salvato da una vampira, aveva combattuto contro una creatura demoniaca...Non poteva essere cattiva. E poi l'aveva guardata negli occhi e in lei non c'era più la scintilla dell'odio. No, Wes sapeva che sarebbe andato tutto bene.

Entrarono nel piccolo appartamento di Wes lasciando dietro di loro una scia di acqua. Il padrone di casa andò direttamente in bagno a spogliarsi per poi indossare qualcosa di asciutto e comodo, poi passò alla sua ospite ancora in piedi al centro del salotto, un asciugamano.

"Non ho vestiti da poterti prestare."

 

"Fa nulla, non volevo restare molto." Un lampo di delusione passò sul volto dell'Osservatore che non sfuggì allo sguardo della ragazza. "Non voglio disturbare." Precisò con rara delicatezza, visto da che voce si levava.

 

"Tranquilla." Faith si asciugò brevemente i capelli e cercò di tamponarsi i vestiti, ma con scarso successo. "Vieni." La portò fino alla porta del bagno. "Ti cerco qualcosa di asciutto."

Faith si spogliò e si asciugò, fino a quando vide spuntare una mano dalla porta che le porgeva una tuta da ginnastica con il marchio di Oxford. Sorrise e si vestì.

 

"Grazie."

 

"Prego. Mi spiace di non aver qualcosa della tua taglia, ma sono un po' grande di te."

 

"Ti fai troppi problemi, Wesley." Vide che in tavola era già stato preparato il servizio buono da the e che sul fuoco c'era un bollitore in attesa di scaldarsi. Non le voleva proprio far mancare nulla della sua terra natia, pensò Faith.

Lei si sedette sul divano, lui trafficò con un pacchetto di the in foglie. Sembrava che nessuno dei due sapesse bene cosa dire all'altro. Nel loro passato c'erano state così tante cose a dividerli, che ora che si erano riuniti non sapevano da dove iniziare. Eppure non c'era imbarazzo: entrambi sentivano come che i pezzi del puzzle che componevano la loro vita, si stavano lentamente incastrando uno con l'altro in maniera perfetta, per dare, finalmente, un quadro completo e unico.

 

"Credo che questa debba tornare a te." Esclamò Faith rompendo il silenzio. In mano teneva la collana che Wes le aveva donato in ospedale. Lui la prese sfiorandola con religioso amore, poi gliela tornò.

 

"Sta meglio a te che a me. Da quanto sei sveglia?" Voleva allontanarsi dal terreno minato che poteva costituire quel regalo così prezioso. Quando aveva visto la collana al suo collo, aveva capito che ormai era di Faith, come se quella collana la completasse, la rendesse ancora più bella e donna di quello che era in realtà. Non poteva togliergliela.

 

"Quasi un mese. Hanno tutti gridato al miracolo. Che vuoi, i poteri di Cacciatrice funzionano ancora bene, anche se sono una cacciatrice avariata." Wes sobbalzò a quella parola.

 

"Ma tu non lo sei!"

 

"Wes, ho ucciso delle persone, ho fatto del male a delle altre, mi sono comportata come una stronza. Non merito neppure di essere viva." Sospirò "Ma lo sono. E adesso cercherò di mettermi in riga." Ecco, brava Faith, pensò tra se, fuori il dente, fuori il dolore. "E combatterò le cose cattive e pericolose...Insomma, farò quello per cui sono nata."

Il cuore di Wes parve scoppiare di felicità. La sua Cacciatrice era lì che gli diceva le stesse parole che si era sentito dire per mesi nei suoi sogni. La sua Faith che tornava da lui. Non fosse stato un posato inglese, si sarebbe messo ad urlare per la felicità.

"E tu qui a Los Angeles che fai?"

 

"Io lavoro con Angel e Cordelia alla Angel Investigation." La ragazza alzò un sopracciglio curiosa.

 

"Angel? Quel Angel?" E lui annuì."Oh." non sapeva che dire. Aveva sperato che Wes fosse libero per lei, libero di tornare ad essere il suo Osservatore, invece aveva ben altro da fare.

 

"E tu potresti aiutarci!" Esclamò soddisfatto lui prendendo in mano i primi libri che trovava in giro, giusto per fare qualcosa, era troppo eccitato per stare fermo.

 

"Io? Dubito che loro mi vogliano. Ho quasi ucciso Angel e non stavo molto simpatica a Cordy. Ti ringrazio dell'offerta, ma declinerò."

Lui abbassò le spalle, deluso da quel rifiuto. Sperava proprio di aver trovato una soluzione perfetta, invece sembrava che non andasse bene. "Magari un giorno, quando la mia strada per la redenzione sarà un po' più corta..." Concluse lei dopo aver visto l'espressione affranta di Wes.

Non sapeva come mai, ma aveva una gran voglia di abbracciarlo.

"Wesley...mi puoi abbracciare?" Wes la guardò stranito: non si aspettava una richiesta del genere. "Sai, fa parte della mia terapia...Fatti perdonare da chi hai deluso e tutte queste cose qui..."

Lui aprì le braccia senza esitare e lei vi ci si fiondò felice annusando il buon profumo di pulito che emanava lui.

 

"Non mi hai deluso Faith." lo sentì sussurrare.

 

"Sei ancora il mio Osservatore?" domandò lei con timore.

 

"Solo se tu sei ancora la mia Cacciatrice." Faith si sentì veramente a casa. Tra le sue braccia, in quella enorme tuta, si sentì bene come non lo era da anni.

 

"Sempre." mormorò al suo petto, senza che lui riuscisse ad afferrare al meglio la sua parola. Si staccarono un po' imbarazzati e Wesley andò a prendere le tazze di the. Per quella sera il passato poteva aspettare, meglio rilassarsi guardando un film scadente alla tv solo per poter stare ancora un po' assieme.

 

"Forse è meglio che ora io vada." Disse lei. Non voleva stargli troppo vicina, perchè sentiva già le mani pruderle di voglia.

 

"Aspetta. Magari finisce di piovere. Potrei accompagnarti io." si affrettò a dire Wesley desideroso di averla ancora un po' vicina. Lei sorrise e tornò a sedersi sul divano.

"Sai, ho una bellissima moto."

 

FINE