PRIVATE INVESTIGATION
Di PrincesOfTheUnivers
AUTRICE: Princes_of_the_Univers
TITOLO:
Private Investigation
RATING:
Per tutti
DATA
DI PRODUZIONE: Giugno 2006
Questa
FF è nata come una follia. Non è un gran che, lo so bene, ma sentivo di doverla
scrivere. Non so se scriverò eventuali continuazioni, ma non lo escludo.
Eventualmente,
sfido le scrittrici che vogliono cimentarsi in qualcosa di particolare, di
continuarla a loro piacere.
It's a mystery to me - the
game commences
for the usual fee -
plus expenses
confidential information -
contained in a diary
this is my
investigation - not a public inquiry
Private
Investigation- Dire Straits
Sospirò
per l'ennesima volta mentre apriva la porta a vetri del suo ufficio. Niente,
tutte le ragazze, donne, signore, e chi più ne ha più ne metta, non andavano
bene. Troppo curiose, troppo arcigne, troppo svampite. Quello era un lavoro dove
serviva la testa, serviva un buon carattere e serviva sorridere in ogni momento
con i clienti. Loro non andavano bene, ma Wesley aveva assoluta necessità di
trovare una segretaria, stava iniziando a dimenticare troppe cose e non era una
bella situazione che a trentacinque anni suonati non ricordasse tutti i suoi
appuntamenti. Ovviamente lui cercava una segretaria solo per accogliere i
clienti...sì, come no. Non riusciva a crederci neppure
lui stesso.
La
scrivania era coperta da carte: tutti i suoi casi irrisolti, primo
fra tutti, il suo matrimonio. Il divorzio fresco di avvocato spiccava come una
luce al neon nel suo cervello. Fred l'aveva lasciato per andare con un vecchio
laido cinquantenne dalla pancia prominente e il doppio
mento più floscio del sedere che tutti gli studenti
leccavano per avere un posto nel suo internato: si vede che lei aveva leccato
ben altro per riuscire ad averlo. Quindi Auf Wiedersen Wesley, grazie di tutto e a mai più arrivederci.
La
mandò al diavolo con rabbia, mentre cercava gli occhiali in mezzo a quella
baraonda.
Aveva
amato Winifred, Fred per tutti, come nessuna altra
donna in vita sua. I suoi occhioni castani la
facevano assomigliare ad una dolcissima cerbiatta. Aveva un corpo sottile,
flessuoso, ottimo per il balletto classico. Se ne era innamorato subito. Poi ci
aveva parlato e la fiamma era esplosa in meno di un secondo. Avevano fatto
l'amore quella sera stessa, completamente sopraffatti
dall'eccitazione.
Poi
la separazione: lui a Londra, lei a Boston, al MIT. Lui l'aveva seguita e si
erano sposati. Un matrimonio felice...già, come no.
Finito dopo qualche anno di mantenimento al Campus e dottorato. Maledetto
Professor Seidel e le sue teorie strambe sui portali
interdimensionali. Per quelle cazzate lo aveva lasciato. E ora il divorzio
brillante come il sole del mattino.
Prese
le pratiche fresche di firma e le gettò nel cassetto degli orrori, insieme alla
sua vecchia foto con il padre e un brutto tema scritto alle medie: certe cose
era meglio dimenticarle. Si consolò con il fatto che almeno non doveva nessun
assegno di mantenimento alla stronza: le foto che aveva fatto erano più che
esplicite. Li aveva sorpresi mentre Fred era inginocchiata sotto la scrivania
del caro professore. Lei si era pure indignata “Mi hai pedinata?” gli aveva
urlato sconvolta. Che idiota, aveva pensato in quel momento Wesley.
Sentì
la porta dell'anticamera aprirsi. Ottimo, un cliente e questa è un'ottima cosa.
Guardò l'orologio: era arrivato mezz'ora prima rispetto l'apertura dello
studio. Avrebbe aspettato.
Si
sedette sfinito: Wesley era decisamente stufo di sentirsi così solo. Fred si
era portata via anche il gatto e quando tornava a casa dai suoi pedinamenti, o
dal suo ufficio, non aveva nessuno. Certo, c'era il suo amico William che
cercava di convincerlo ad uscire ogni sera con lui e la sua ragazza, una
biondina tutto pepe che lo teneva a freno, ma a Wes di fare il terzo incomodo, non andava proprio, quindi
più di andare a farsi qualche partitina a freccette, le sue serate non
brillavano certo per socialità.
E
sì che non si definiva proprio un brutto ragazzo, anzi. Ultimamente alcune
clienti ci avevano spudoratamente provato con lui e solo la fede era riuscita
ad allontanarle...e non del tutto. La signora Cox gli faceva puntualmente trovare i suoi aerei slip di
seta in buste sigillate davanti alla porta dell'ufficio. Ormai aveva una
collezione di mutandine da donna da poter ricavarci un bel po' di soldi. E
allora perchè si sentiva così maledettamente solo?
Perchè
lo era e lo sapeva anche lui. Chi poteva togliergli questa solitudine dal
cuore? Cercò di pensare a Fred, ma l'immagine della sua ex moglie stava già
sbiadendo nelle sue sinapsi. Ricordava solo lo sfolgorante sorriso durante il
loro matrimonio, ma era troppo poco per poter stare meglio.
L'unica
cosa che lo distraeva dai suoi problemi personali, era il lavoro. Sano e
benedetto lavoro. A Londra aveva frequentato con successo l'accademia di Scottland Yard, ma in America non aveva proprio voglia di
finire a dirigere il traffico a Boston, tra gli autisti maleducati e ladruncoli
di strada, quindi aveva preferito aprirsi un bel ufficio tutto per lui: una
bella scrivania, una macchina fotografica e un collegamento alla radio della
polizia locale, che poteva volere di più un investigatore privato? Una
segretaria, si disse, ma era sicuro che prima o poi l'avrebbe
trovata, doveva solo continuare a pregare.
Erano
finalmente giunte le nove: decise che poteva far entrare il primo cliente, poi
sarebbe uscito per delle ricerche. Aprì la porta e un tornado profumato lo
investì: gli sembrò di essere in un frutteto. Chi lo emanava era una ragazza
che lo stava guardando sorridendo. Ah, una cliente!
La
ragazza era giovane, non arrivava ai trenta di sicuro: occhiali color turchesi
e sottili, un nasino ben proporzionato e una bocca strana. Non brutta, ma strana: il labbro inferiore era bello pieno,
morbido all'apparenza, mentre quello superiore sembrava piatto, senza carne che
desse profondità. Una leggera cicatrice completava il tutto, sparendo sotto
l'attaccatura del naso. Il volto ovale, abbronzato, i capelli castani le
scendevano fino sulle spalle in voluttuose onde. Ma furono gli occhi a colpirlo
di più: castani, grandi, magnetici. Si sentì fregato, era come rivedere quelli
di Fred, eppure...non c'era la malizia della sua ex moglie, qualcosa di più
dolce, forse più puro.
Cosa
le poteva essere successo per trovarsi lì? Si immaginò un marito traditore. Ma
come si fa a tradire una creatura del genere? Wesley rimase senza parole.
“Tutto
bene?” chiese lei confusa. Aveva una bella voce squillante, dolce e serena. Uno
strano balsamo per il suo cuore infranto. Decise che gli piaceva e avrebbe
accettato qualsiasi cosa lei gli chiedesse di fare.
“Sì,
tutto perfetto.” Le rispose porgendogli una mano. “Prego, entri pure.”
La
ragazza lo precedette nell'ufficio guardando con curiosità le pareti e le varie
foto e diplomi che l'adornavano. Indossava un paio di jeans blu scuro e una
camicetta blu elettrico di velluto.
“In
cosa posso esserle utile.” chiese lui.
“In realtà spero che lei sia utile a me. Ho visto che cerca una segretaria.” Rispose
sorridendo lei. Oddio, quel sorriso... Lo fece rimanere muto: era luminoso e
dolce. Si sentì perso.
“Lei...” Tossì un po' per riprendere la voce. La gola gli si era
seccata improvvisamente. “Lei ha già esperienza?”
“Sì. So
dattilografare bene, rispondo al telefono, faccio foto artistiche. Me la cavo.” Sembrava sicura di se e Wesley non riuscì a dirle di
no. Si chiese mentalmente come mai, eppure il suo cervello andava dritto
per la sua strada. Forse gli stuzzicava l'idea di averla in ufficio tutto il
giorno.
Cercò
di levarsi dalla mente il pensiero chiaramente NC-17 e tornò ad essere il buon
professionista a cui si stava rivolgendo lei.
“La avviso che il lavoro ha una sua serietà. C'è la legge sulla Privacy da osservare
minuziosamente e...soprattutto, dover andare d'accordo
con me.” Si guardarono negli occhi e lei sorrise.
“So essere molto accomodante signor Pryce. Se vuole pensarci le do il mio numero di telefono e mi richiama
quando ha preso una decisione.” rispose lei alzandosi e porgendogli un foglio
dove c'era un breve Curriculum.
Gli
porse la mano e gliela strinse rimanendo piacevolmente sorpreso della forza che
ci metteva: una stretta decisa, sicura, una mano morbida e piccola che lui
avrebbe voluto stringere per sempre.
La
vide andare via tranquilla e lui andò a leggere il nome della ragazza. Non
sapeva ancora se assumerla, ma di una cosa era certo: Le avrebbe telefonato
quella sera stessa.
*****************
Era
passato un giorno intero e Wesley era riuscito a portare a termine un caso a
cui lavorava da un bel po' di tempo. Era incredibilmente soddisfatto. Ok, si
disse, sono un single piacente, ho un lavoro perfetto e oggi ho conosciuto una
bella ragazza. Che vorrei di più?
Prese
in mano il curriculum che lei gli aveva lasciato: lo lesse per la quarantesima
volta quel giorno scrutando la foto con attenzione.
Aveva
già la cornetta in mano e digitò il numero.
"Pronto?"
"Buonasera,
sono Wesley Wyndham-Pryce. Lo vuole
ancora il lavoro?"
"Ovvio!"
Se la immaginò mentre sorrideva felice, era come averla davanti agli occhi.
"Perfetto,
la aspetto domani mattina alle nove in ufficio, così
parliamo meglio."
"La
ringrazio signor Pryce."
"Chiamami
Wesley, Signor Pryce solo con i clienti."
"Ok,
Wesley, a domani."
"A
domani, Monica."
FINE??
Movente
n° 1: I Soldi
L'aria
condizionata spandeva la frescura in tutto l'ufficio. L'estate era esplosa tutto
ad un tratto e Boston si era ritrovata in una canicola soffocante.
Monica
stava tranquillamente battendo sulla tastiera del suo pc.
Doveva ammettere che il lavoro si era rivelato molto più noioso di quello che
si era immaginata. Gli ultimi casi erano tutti incentrati su corna e litigi per
un mantenimento. Insomma, solita routine, l'aveva definita Wesley. Certo,
questo le dava la possibilità di imparare al meglio il gergo tecnico e anche il
metodo di lavoro del suo boss.
Sistemò
al meglio la foto dove era ritratta con le sue amiche, posizionata sulla
scrivania in bella vista, così da non soffrire troppo di nostalgia.
Andare
a vivere in America era stata una scommessa non da poco e lei era contenta di
essere riuscita a vincerla. Aveva trovato un piccolo appartamento in affitto:
cucina, salottino, una camera, un bagno. Lo stretto indispensabile per lei e la
sua gatta. E ora il lavoro. Si stiracchiò contenta della sua vita.
In
quell'istante entrò Wesley: era uscito per un appostamento e sembrava
fisicamente distrutto. Aveva i capelli scompigliati, era sudato come se avesse
corso la maratona e due occhiaie da guinnes. Monica
capì immediatamente che l'uomo aveva bisogno di una buona tazza di the. Glielo
aveva preparato appena arrivata, così era riuscita anche a farglielo freddare.
“Buongiorno
Monica.”
“'Giorno
Wes. Ecco qui.” E gli porse la tazza colma di liquido
scuro.
“Uhmmmm, proprio quello che
mi ci voleva. Grazie.” Disse lui.
Gli faceva strano che qualcuno si prendesse cura di lui così. Monica non era pagata
per preparargli caffè e the, invece lo faceva ogni giorno.
Entrò
nel suo ufficio lasciando nell'atrio la ragazza sorridente.
Monica
tornò tranquilla alla sua scrivania, soddisfatta di aver fatto stare un po'
meglio il suo capo. Lo doveva ammettere, Wesley le
piaceva. Oltre ad essere evidentemente un bel uomo, era un tipo simpatico,
nella sua inglesità. Aveva seguito alcuni casi con
lui, aveva visto come si comportava con i clienti e le piaceva un sacco quando
lui faceva il sardonico non capito. Lei rideva dentro, ma sapeva di capirlo
solo per la loro connessione europea.
Sapeva
essere anche molto dolce: una mattina le aveva portato un bellissimo tulipano
rosso, così per simpatia verso di lei. Il gesto le aveva fatto piacere.
Ma
ora doveva smettere di pensarci: i primi clienti stavano già entrando.
************
Stanca,
con gli occhi che le bruciavano per il lavoro al computer, Monica sbadigliò
sperando che dopo la signora Smith, Wesley la lasciasse andare a casa. Voleva
soltanto poter mangiare qualcosa di fresco e buttarsi sotto la doccia per
rigenerarsi. E poi era sicura che Wesley fosse ancora più stanco di lei, anche
se reggeva bene l'urto della notte passata in bianco a seguire un pedinamento.
Era evidente che ci aveva fatto l'abitudine.
Purtroppo
i suoi sogni si infransero nel momento in cui si aprì la porta d'ingresso.
'Ancora un cliente!!' pensò amaramente lei, ma si girò
sfoggiando un sorriso a quaranta denti scintillanti.
"Prego,
posso aiutarla?" Davanti a lei stava una bella donna, alta, flessuosa, con
il volto dolce come il miele, due occhi castani così grandi da farla
assomigliare ad una piccola Bambi. Fu il sorriso di lei, leggermente
sprezzante, che non piacque a Monica. Le dava un'aria di falsità estrema. Era
vestita piuttosto elegantemente nonostante il caldo: tailleur color pesca a
gonna corta e una camicia bianca. Come faceva a non sudare, si chiese.
"Cercavo
Wesley." rispose lei. Una voce sottile, da finta seduttrice, falsa come il
sorriso.
"E' con una cliente. Se si vuole accomodare, la farà entrare quando ha
terminato. Mi dice il suo nome?" chiese Monica prendendo
una matita e un foglio. La donna la guardò con sorpresa, come se si
aspettasse che lei sapesse con chi stava parlando in quel momento.
"Winifred Burkle." Rispose e
Monica, come da contratto, entrò nell'ufficio di Wes
per chiedere lumi al suo capo. Wesley le aveva detto che quando un cliente
entrava, di avvisarlo, in modo che il suo cervello elaborasse un piano di
battaglia.
Monica
trovò la signora Smith che con occhi scintillanti di rabbia osservava delle
foto di un uomo ad un bar: era il marito, che in quel preciso momento stava
regalando un braccialetto di diamanti da 10.000 $ ad una perfetta sconosciuta.
"Ah,
ma me la paga...eppure cara! Signor Pryce, la ringrazio, è stato molto utile." disse la
signora infuriata.
"Scusate
se disturbo." Disse Monica avvicinandosi alla scrivania e abbassandosi
verso Wes. La signora Smith non sembrava neppure
essersi resa conto che una terza persona era appena entrata nella stanza,
continuava ad inveire pesantemente contro il marito fedifrago.
"Dimmi
tutto." Disse Wes alla sua segretaria, rimanendo
piacevolmente incatenato dai suoi occhi scuri.
"Dì là c'è la signora Burkle. Che le dico?" Wesley si irrigidì
così repentinamente che Monica ne prese spavento. Evidentemente
"Che
ci fa qui?" domandò invece lui.
"Non
lo so, credo che abbia bisogno di qualcosa." Rispose Monica spiazzata da
quel atteggiamento. Aveva creduto, inizialmente, che la reazione di Wes fosse dovuta al fatto che magari, lui avesse una cotta
per quella bella donna, invece dal tono non proprio gioviale, le parve
piuttosto arrabbiato.
"Ok,
quando la signora Smith esce, aspetta un paio di minuti prima di far entrare
Fred." Fred? La chiamava già Fred? Chi diavolo era quella donna, ma
soprattutto, che tipo di rapporto aveva con Wes?
Monica annuì e se ne tornò alla sua scrivania con quelle domande che le
rimbalzavano nel cervello. Quando si sedette al suo posto, prese ad osservare
la nuova arrivata. Aveva i capelli tirati ordinatamente indietro, il trucco era
impeccabile. Stava leggendo svogliatamente una rivista di gossip che Wes teneva per la sala d'attesa. Batteva in continuazione
il piede sulla morbida moquette, segno che era piuttosto nervosa.
"Sei
sicura che vorrà parlarmi?" Le chiese tutto ad un tratto.
"Non
vedo perchè non dovrebbe." Rispose Monica
sinceramente. Ok, magari tra quei due non scorreva buon sangue,
ma Monica aveva imparato che Wes non
discriminava ed ascoltava sempre quello che gli chiedevano, poi magari
declinava il lavoro, ma l'offerta mai.
"Forse
perchè parlare con la sua ex moglie non gli piace
troppo?" Monica rimase senza parole. Wesley era sposato? Non lo sapeva
proprio. E per di più eccola lì la signora Pryce...anzi no, la ex signora Pryce da
quanto diceva la tipa. Non seppe cosa risponderle, mentre sul volto di Fred si
allungava un sorriso.
La
signora Smith uscì come un uragano, con il volto contratto dalla collera: Monica
non voleva proprio essere nei panni del marito, come minimo la moglie l'avrebbe
scorticato e poi gettato in una vasca piena di acqua di mare. Rabbrividì al
pensiero. Poi fissò la porta che separava l'atrio dall'ufficio di Wesley. Si
domandò come si stava sentendo veramente il suo capo. Da come si era comportato
al sentir nominare
Quando
il paio di minuti fu passato, Monica si alzò e precedette Fred da Wes.
"La
signorina Burkle." Disse calcando la parola
signorina, tanto che Fred la guardò curiosa. Monica guardò Wes
che era in piedi davanti alla finestra con un'espressione da giocatore di
poker. Peccato che non sarebbe potuta rimanere lì dentro, era assai curiosa.
"Ti
sei sistemato bene." Disse Fred per spezzare il silenzio. I due si stavano
fissando e Wesley pensò, con sommo rammarico, che lei era veramente bella.
Sembrava molto più donna rispetto a quando l'aveva vista l'ultima volta.
"E' un buon posto. Che vuoi Fred." andò direttamente
al sodo lui. Averla così vicino gli provocava due sensazioni
contrastanti: da una parte voleva strangolarla, dall'altra voleva sbatterla
sulla scrivania e farla urlare frasi indecenti per ore, un po' come ai vecchi
tempi. Poi ripensò che dall'altra parte c'era Monica e quindi gli rimase solo
la voglia di strozzarla.
"Sono
qui per sistemare le ultime faccende del nostro divorzio."
"Che
se ne occupino gli avvocati, li paghiamo per quello no?" lei sorrise.
"Io
credo che siamo noi a dover discutere di certe cose." Si sedette composta
su una delle due sedie a disposizione. "Ci siamo amati,
è finita, è un peccato. "La rabbia iniziò ad
entrare nelle vene di Wesley, che si sforzò per restare calmo. "Ti sono stata accanto. Ti ho aspettato tutte le notti,
mentre tu andavi a fare appostamenti. Non ti ho mai chiesto nulla e mi sono
fatta in quattro per te. Io credo che ora mi spetti
qualcosa." Eccolo il punto!! Wesley sorrise tristemente. A lei interessava
solo il vil denaro.
"Non ti spetta nulla, Fred. Sei stata tu ad abbandonare il
tetto coniugale." ribattè a voce alta Wes, tanto che Monica lo sentì dalla sua postazione.
"Oh
avanti Wes, sono tua moglie!" Urlò lei per farsi
sentire.
"Hai smesso di esserlo quando per la prima volta
ti sei inginocchiata davanti al tuo Seidel per spompinarlo, quindi prendi le tue cose e vattene via. Non avrai più nulla da me." Fred lo guardò
male, prese la borsetta che aveva lasciato sul piccolo divano della stanza e se
ne andò sbattendo la porta. Monica la seguì con lo sguardo, ben attenta a farsi
notare meno possibile. Non aveva voglia di passare sotto le grinfie di quella
gatta infuriata.
Era
rimasta piuttosto sorpresa nel sentire Wes urlare:
non lo faceva mai. Anche quando era distrutto, quando un caso non andava come
doveva andare... aveva sempre preso tutto con calma prettamente anglosassone.
Quelle urla erano più simili a dei comportamenti mediterranei, sanguigni.
Doveva aver amato molto la moglie per essere ridotto così. Si domandò come
fosse possibile tradire un uomo come Wesley.
Si
riscosse dai suoi pensieri quando sentì un rumore di vetri rotti provenire
dall'ufficio di Wesley: sperava non si fosse buttato di sotto.
Lo
trovò con la bottiglia di scotch in mano: di solito la usavano per tirare su
qualche cliente traumatizzato. Invece lui beveva direttamente a collo lunghe
sorsate. Monica corse da lui e gliela tolse di mano. Di vederlo ubriaco proprio
non ne aveva voglia. Poi si accorse del sangue.
"Che
ti sei fatto?" sussurrò piano prendendogli la mano. Domanda stupida, capì
lei: Wes aveva stretto il bicchiere così forte da
spezzarlo.
"Scusa,
non volevo assistessi ad una cosa simile." Rispose lui tranquillizzato. In
realtà dentro di se ribolliva, ma la bevuta, il dolore e, perchè
no, Monica, l'avevano calmato.
"Figurati. Aspetta qui." Uscì dalla stanza, ritornando con una piccola
cassetta del pronto soccorso. Tirò fuori una garza e del disinfettante e prese
a pulirli il taglio. "Non è nulla di grave, passerà in un paio di giorni,
basta che eviti di rompere altri bicchieri." E gli
sorrise.
"Grazie."
"Figurati,
di che?" Si sedette sulla scrivania, mentre Wes
preferì restare in piedi davanti alla finestra. Su di loro scese un silenzio
pesante. Monica era curiosa, ma gli sembrava alquanto indelicato andare a farsi
i fatti suoi in quella maniera, quindi taceva. Wesley avrebbe preferito di gran
lunga evitare la discussione con Fred e soprattutto, se proprio non la poteva
evitare, farla a casa sua o quando non avrebbero avuto spettatori. Ora si
sentiva di dover dare qualche spiegazione alla sua segretaria.
"Io..." Iniziò tentennante "Io ho
amato molto Fred. Speravo che con lei le cose andassero bene per sempre,
ma così non è stato. Sono un tipo paziente, ho dato a lei tutto quello che era
in mio potere per farla stare al meglio e mi sono ritrovato piantato per un
professore cinquantenne con moglie, figli e pancia prominente e solo perchè lui aveva il potere di farla promuovere." Sospirò pesantemente decidendo che forse era meglio
smetterla di parlare dei fatti suoi. "Io non volevo che tu assistessi a
questa mia umiliazione." terminò lui.
"A me sembra che sia lei quella che si sia
umiliata, non tu. Da quello che
ho sentito...e ho sentito tutto in realtà, è stata lei
a...troncare." Mollarlo gli pareva una bruttissima parola. Wesley rise
facendo rimanere di sale Monica.
"Bell'eufemismo
per dire che l'ho beccata in fallo...e nel vero senso
della parola poi. E ha ancora la faccia tosta di presentarsi qui chiedendomi
soldi. Stronza!" Esclamò con di nuovo l'insana
voglia di spaccare qualcosa. Monica decise che quello che gli ci voleva era
sfogarsi. Lo prese per mano, quella sana e lo portò
fuori.
"Dove
stiamo andando?" chiese Wes riuscendo a prendere
giusto la camicia per uscire.
"A fare festa! Brinderemo agli stronzi e
manderemo a cagare la tua ex moglie!" disse Monica prendendo la sua
borsetta.
*******
Era
stravolto. Monica lo aveva portato al parco giochi. Al parco giochi!!! Quanto meno si era sfogato al punging
ball. Era andato così bene che il giostraio gli aveva intimato l'alt: se andava
avanti gli avrebbe preso tutti i bambolotti. Alla fine la piccola utilitaria di
Monica era stata invasa da pelouche di tutte le
taglie.
L'arrabbiatura
verso Fred non gli era passata, lo sapeva benissimo, specie ora che stava
lentamente togliendo i vetri del bicchiere rotto dal pavimento del suo ufficio.
Eppure si sentiva più leggero e il merito era della sua segretaria. Lo aveva
fatto urlare sulle montagne russe, lo aveva fatto prendere a pugni un pezzo di
plastica, mangiare schifezze, andare sui cavallini e tutto per farlo stare
meglio. Era commosso, doveva ammetterlo. Lei aveva fatto questo per lui ed era
da tanto, troppo, tempo che non gli succedeva.
Decise
che ora sarebbe stato meglio andare a casa a dormire. Si fermò alla scrivania
di Monica e prese in mano la sua foto. C'era Monica nel centro, sorridente, un
po' più giovane. Vicino a lei le sue amiche. Rideva felice, aveva gli occhi
scintillanti di gioia, i capelli scompigliati dal vento e mai gli era apparsa
più bella.
"E
per fortuna che c'è lei."
FINE
EPISODIO
Secondo
movente- Il tradimento
Quando
era entrata in ufficio la prima volta, Monica aveva sgranato gli occhi ed era rimasta senza
parole: la bellissima, famosissima e ricchissima Cordelia
Chase era davanti a lei, splendida in un lungo
vestito da gala color zaffiro che sembrava farla splendere di luce propria.
Stava per andare alla prima di un suo film, ma, di nascosto da tutti, era
passata da Wesley per affidargli un caso.
Lui
non era sembrato particolarmente sorpreso dal suo arrivo, come se sè lo aspettasse.
In
quel momento Monica si era fatta piccola piccola
e la aveva accompagnata in religioso silenzio dal suo capo. Poi si era
attaccata ad Internet ed aveva cercato qualsiasi notizia sulla grande star.
Cordelia
Chase aveva vent'otto anni ed aveva sfondato grazie
ad un telefilm horror su vampiri e demoni. Poi Tim Burton l'aveva voluta per il
ruolo della sua eroina di fianco a Johnny Deep e da
lì la sua vita era stata tutto un successo. Le erano stati affibbiati diversi
flirt, ma lei si era sposata qualche anno prima con un costruttore edile, suo
compagno di scuola, con cui stava fin dal liceo, Alexander Lavalle
Harris, e gli era sempre rimasta fedele. Era un matrimonio che sembrava
funzionare, almeno aveva retto fino a quel momento.
Ora
era lì davanti a lei, in tailleur bordeaux, con delle
bellissime Prada ai piedi e un paio di Gucci come occhiali da sole, che
aspettava l'esito delle indagini di Wesley. I lunghi capelli castani erano
stati lasciati liberi e lisci dietro la schiena. La signora Harris aveva il
timore che il marito da un po' di tempo la tradisse. Prima che lo scoprissero i tabloid, voleva saperlo lei. Non aveva bisogno di stampa e
paparazzi attorno a lei, se doveva concludere il matrimonio, lo voleva fare con
stile. In più l'idea di essere scaricata per un'altra donna, le dava assai
fastidio.
Dall'ufficio
di Wes uscì un uomo alto e massiccio, dallo sguardo
profondo ed oscuro come due pozzi. Portava jeans attillati, una camicia scura
ed una giacca di pelle. Sia Cordelia che Monica si
presero un attimo per guardarlo. Le spalle sembravano infinite e il sorrisino
malizioso che scoccò alla segretaria, lo faceva terribilmente sexy e peccaminoso.
"Ho
bisogno di alcuni file del tuo capo." disse a Monica, che si era
prontamente ripresa.
"Certo
Liam." Liam O'Connel gestiva un altro ufficio di investigazioni private.
Lui e Wes erano colleghi che spesso collaboravano. Liam non era un patito di tecnologia e quando gli serviva
qualcosa di tecnico chiamava il suo amico. E poi, di solito, lui trattava casi
più portati verso omicidi e rapimenti. Adorava menar le mani. "Aspettami
un minuto."
Monica
si alzò dal suo posto e si appropinquò ad accompagnare Cordelia
da Wesley.
L'attrice,
prima di entrare, lasciò un'ultima interessata occhiata a Liam.
"Però...
bel tipo." Mormorò a Monica che non potè che
annuire.
Wesley
era seduto al suo posto e si alzò per tendere la mano alla sua cliente. Sul
tavolo era già depositata la cartellina con il rapporto sul caso Chase: sembrava piuttosto in imbarazzo.
Si
era tolto la cravatta che metteva ogni mattina e i capelli si erano ormai
rifiutati di stare come li voleva lui. Gli occhi azzurri guizzavano irrequieti
da una parte all'altra della stanza. Monica si preoccupò, non lo aveva mai
visto in quello stato per un caso di lavoro.
Quando
stette per uscire, Wes la bloccò per un braccio.
"Torna
qui appena puoi e porta qualcosa di forte." Le sussurrò.
"Ok."
Bene,
il marito tradiva la moglie. Questo era assodato, altrimenti che gli serviva un
cordiale per riprendersi? Monica si domandò che razza di donna potesse essere
il ripiego di Cordelia Chase.
Tornò
alla sua scrivania e ci trovò ancora Liam che
sembrava piuttosto interessato a leggere quello che c'era sullo schermo del pc: biografia della signora Harris in tutta la sua
bellezza.
"Interessante."
Monica sorrise.
"Scusa,
ma Wes mi aspetta di la. Puoi aspettare che torno?" lui annuì, immergendosi in una
rivista di musica che Monica teneva sulla scrivania.
Lei
prese una bottiglia di Brandy e un bicchiere e ritornò nell'ufficio del suo
capo.
********
Wesley
era veramente imbarazzato. Non sapeva in realtà come fare per dare la notizia alla
sua cliente. Di casi di corna ne aveva affrontati a decine e raramente aveva
avuto problemi ad esprimersi, ma quello era nettamente diverso.
Oltretutto
si stava parlando di Cordelia Chase,
la splendida Cordelia Chase.
Quando l'aveva vista la prima volta in quel vestito blu, aveva creduto che
fosse tutto uno scherzo, una sosia per prenderlo in
giro, invece poi il caso era tutto vero.
Lei
stava lì in silenzio a leggere il suo rapporto e a guardare le foto che lui
aveva scattato: alla fine aveva deciso di passarle il malloppo e vedere la sua
reazione... reazione che sembrava piuttosto pacata.
In
quel momento entrò Monica con il vassoio e lui si sentì sollevato: lo doveva
ammettere, avere la sua segretaria affianco durante queste cose, lo aiutava.
Non sapeva mai cosa dire veramente ad una donna per poterla confortare dalle
brutte notizie, invece lei aveva sempre una parola giusta per ogni situazione.
Ormai trovava la sua vita stranamente più splendente. Con Monica era nata una
bella amicizia, spesso uscivano a mangiare assieme per discutere di qualche
caso o semplicemente a parlare di loro. Grazie a lei l'immagine di Fred stava
lentamente sbiadendo.
"Gradisce?"
Fece Monica porgendo a Cordelia il bicchiere pieno di
brandy, ma la star declinò completamente immersa nella sua lettura. "Come
vuole. Glielo lascio qui."
Monica
si spostò leggermente: di solito usciva e tornava quando Wes
la chiamava per il supporto morale, ma quella volta voleva rimanere lì, era troppo curiosa di sapere con chi era stata cornificata Cordelia. Si vergognò un po' per i suoi pensieri.
"Quindi
questo è il risultato, signor Pryce." Disse Cordelia quando finì di leggere.
"Sì,
mi spiace molto." Rispose Wesley. Cordy non
replicò, ma si mise a ridere, tanto che non sembrava riuscisse a fermarsi. Alla
fine bevette quello che Monica le aveva offerto.
Wes e
la sua segretaria si guardarono increduli, come a cercare di capire tra di loro
quello strano comportamento.
"A me no, signor Pryce. Questo mi solleva lo spirito, lo
sa?" Cordelia si alzò dritta e fiera dalla sua
sedia, porse a Wesley un assegno e poi strinse le mani ai due andandosene
tranquilla.
Sentirono
perfino l'attrice che chiedeva a Liam se
l'accompagnava a casa, con charme e non chalance da
vera diva. Era chiaro, per Monica, che nessun file sarebbe uscito dall'ufficio
insieme al collega.
"Non
avevo mai visto prendere un tradimento in questa maniera." Constatò Monica
"Già,
ha sorpreso anche me." Visto che erano soli, lei si avvicinò curiosa come
una bertuccia al tavolo e prese il fascicolo in mano.
"Devo
assolutamente sapere chi è la donna con la quale Harris ha tradito una come Cordelia Chase." Wes la guardò in maniera strana e non disse nulla. Visto
che lui non protestava, lei aprì il plico e quasi non lo fece cadere per la sorpresa.
No,
era di sicuro uno sbaglio... sfogliò febbrilmente il resto e quando terminò
crollò sulla sedia destinata ai clienti.
"Mi
prendi in giro?"
"No."
"Harris
la tradiva...con...un uomo?"
"Ebbene
sì... è stato un colpo anche per me, credimi. E non ti dico scattare le
foto." Wes rabbrividì al ricordo e cercò di
stiparle nella mente e non farle uscire mai più. "Quello
che veramente non capisco è come mai lei l'ha presa così bene, con sollievo,
addirittura. Insomma, quello andava a letto con un uomo!"
Monica
rise nel vedere l'imbarazzo del suo capo: era inglese e compassato, era ovvio
che certe sfumature non le comprendesse...soprattutto perchè era un uomo.
"Forse
sarò io malata, ma credo di capire il sollievo della signora Chase." Wesley la guardò trasecolando? Oddio, era
veramente così tardo nel capire le donne? "Vuoi che ti spieghi il mio
punto di vista?" domandò Monica vedendo la confusione sul volto del suo
boss. Lui annuì, anche perchè a quel punto era
curioso da morire. "Allora, secondo me bisogna partire
da un piccolo presupposto: le donne, di solito, sono molto molto
competitive tra di loro. Mettersi in mostra vestendosi alla moda,
truccandosi molto chic ed eccetera, sono tutti metodi per attirare lo sguardo
di un uomo. Sono modi che dicono 'ehy, io sono
migliore di lei'. Fino a qui ci sei?" Lui fece un cenno
affermativo con il capo. "Perfetto! Quando un uomo ti sceglie, tu
sei convinta di essere la migliore, o almeno la più bella ai suoi occhi. Non
c'è nessuno che può competere con te."
Monica
si sedette sulla scrivania.
"Quando un uomo ti tradisce, tutto questo cade. La ragazza pensa 'non sono più l'unica per lui.' e lì si incazza. Almeno io mi incazzo. Molte ne prendono
atto e fanno finta di niente. Ma lasciamo stare. Questo è quello che accade di
solito, quando il tradimento avviene con un'altra persona del tuo stesso sesso.
Ma, facciamo un esempio, se il mio ragazzo andasse a letto con un uomo perchè innamorato di lui, io che posso fare? Non c'è
neppure la spinta a dire: io sono meglio di lui, perchè
siamo così diversi fisicamente e psicologicamente che è come mettere a
confronto delle patatine fritte con un mattone. Due cose ottime, ma in due
campi diversi. Mi sono spiegata?" Fece Monica alla fine
prendendo un bel respiro.
Wesley
la stava fissando sempre più sconvolto.
"Direi
di no. Ti vedo perplesso, Capo."
"Non
lo so...è che...forse sono cose a cui non ho mai
pensato e a cui non voglio pensare. Dovrei trovarmi nel mezzo per fare un discorso
del genere."
Monica
rise di gusto.
"Credo
che per gli uomini sia diversa la cosa. Prova a pensare: metti che io e te stiamo assieme e scopri che io vado a letto con una mia
amica perchè sono diventata bisex. Tu
che penseresti?"
Wes
aveva perso il filo del discorso quando lei aveva supposto che loro due
stessero assieme. Era qualcosa che non aveva mai realizzato a voce alta, anche
se, ogni tanto ci aveva pensato. Quando capì che Monica voleva una risposta, si
imparpagliò.
"Non
lo so proprio..."
"Secondo me, come tutti gli esemplari di sesso
maschile ti ecciteresti. Magari
riusciresti a rimanermi pure amico, con la speranza di un menagè
a troix." La ragazza
scesa dalla scrivania ed iniziò a rassettare l'ufficio: in fondo era ora di
chiudere. "Comunque scommetto che a breve leggeremo di un divorzio molto
pacato." e se ne uscì tranquilla, mentre Wesley continuava a guardarla
sconvolta.
Un
gioco a tre? Ma era completamente impazzita?
******
Qualche
giorno dopo, Monica arrivò di corsa prima che i clienti entrassero, sventolando
un giornali di gossip appena fresco di stampa. In
prima pagina capeggiava l'annuncio del divorzio dei coniugi Harris.
"Visto, che ti dicevo? Divorzio molto soft, senza spargimenti di foto
scandalose o
richieste di indennizzo.
"Alexander
Harris e la moglie, la famosa attrice Cordelia Chase, hanno deciso, di comune accordo, di divorziare. La
nota star ha dichiarato che i rapporti tra loro restano buoni, ma che l'amore
che li legava un tempo è ormai terminato e che quindi non sembrava giusto loro
continuare una storia senza questa base fondamentale. E poi bla bla bla...
Avevi ragione."
"Certo,
se Cordelia avesse detto che aveva divorziato a causa
di un uomo, la sua credibilità e notorietà avrebbe subito un calo verticale.
Così ne esce pulita ed ancora più appetibile. Ti ho detto che
è intelligente." sentenziò Monica gettando ancora un'occhiata al giornale,
poi osservò Wes e sorrise maliziosa. "E
tu?"
"Io
cosa?" trasecolò lui.
"Bhe, ci hai pensato che cosa avresti fatto tu al posto
suo?" Se ci aveva pensato? Wesley aveva passato tutta la notte ad
immaginare lui e Monica a stare assieme e la cosa era stata veramente strana:
si rivedeva in giro per la città, magari a cena fuori in un ristorante di
classe, mano nella mano. E poi tornati a casa loro assieme a letto... Certo, ci
aveva proprio pensato, ma non come voleva lei.
"Io...bhe, no...cioè....ok, lasciamo
stare." Era diventato così rosso che la ragazza ebbe pietà di lui e lasciò
cadere il discorso, anche se aveva capito che un pensierino lui lo aveva fatto.
Bene così, bisognava installargli il dubbio, chissà che non veniva fuori qualcosina di speciale. "Senti..."
Continuò lui per cercare di darsi un tono "...non c'è un lavoro da
iniziare stamani?"
Monica
saltò giù dal tavolo, nuovo posto che le piaceva prendere per stare comoda e si
mise in posizione da soldato, con una mano sulla fronte.
"Comandi,
Capo!" ed uscì come un turbine.
Wes
guardò la porta e, mentre il primo cliente della giornata faceva capolino,
decise che per quel giorno era meglio lasciar perdere la sua segretaria: meglio
evitare denuncie per tentate molestie sul luogo di lavoro.
Fine