SWEET
TEMPTATIONS
Di PrincesOfTheUnivers
Disclaimer: I personaggi presi da ATS e BTVS sono di Joss Whendon, della Fox e della Mutant enemy e chi per loro
Rating:
NC-17
Paring:
Wesley e....sorpresa
Titolo: Sweet Temptetion
Dedica: Vorrei dedicare questa FF a me in primis e
ringraziare tantissimo Chiara, alias Notte, che mi ha dato lo spunto per
iniziare a scriverla.
All'interno ci sono alcuni personaggi che
riconoscerete di sicuro e quindi i ringraziamenti vanno anche a loro, vero zia
Corinne? Vero Stefy?
Inoltre ringrazio tutte le mie beta Writer che mi
hanno dato consigli buoni.
Un kizz
Per commenti: monica_placebo@libero.it
Prologo
Tutto iniziò da qui, dal mio posto di lavoro. Quale?
Io sono la proprietaria di una piccola cioccolateria. Amo i dolci, da sempre
sono la mia passione neppure troppo segreta, visto le mie curve non proprio
spigolose, anzi, fin troppo morbide a volte. Però, in fondo, nessuno si è mai
lamentato troppo. Comunque il mio locale non è niente di eclatante, due
tavolini, un banchetto di marmo e una vetrina scintillante. In me è nata questa
follia dei dolci quando capì che la biologia non faceva del tutto per me. Ho
rischiato… e mi sono messa in proprio: devo ammettere che ho fatto la cosa più
giusta. Adesso guadagno bene e sono abbastanza conosciuta nell’ambiente. Ho
anche vinto un piccolo premio per un mio cioccolatino: l’ho chiamato con il
nome del mio ragazzo… ma questa è un’altra storia.
Ogni mattina apro la serranda per permettere a chi
vuole di bersi un bel caffè caldo, di quelli all’italiana. Sembra incredibile,
ma qui in America ancora sono convinti che quei beveroni possano essere
definiti caffè. Rabbrividisco solo a pensarci. Ovviamente non mancano le
cioccolate calde e sono le nostre specialità. Proprio grazie ad una di queste,
la mia vita è cambiata.
Capitolo 1
È mattina e io sto servendo i primi caffè. Gli
avvocati e gli altri professionisti sono già che parlano di lavoro: non mi
prendo neppure la briga di ascoltarli, tanto per me sono solo chiacchiere
noiose. In realtà sto ringraziando il cielo che questo pomeriggio viene a
lavorare la mia collega. Ho assoluto bisogno di dormire. Sorrido fintamente
all’ennesima richiesta. Di solito non sono così, perché in fondo il mio lavoro
mi piace un sacco, mi diverto a pasticciare con la cioccolata e le mille cose
che ci metto dentro, ma stamani mi sento uno straccio. Tutta colpa delle mie
amiche: ieri mi hanno portato a ballare e per me è stata la fine. Quando
comincio io non mi fermo più, ho sempre voglia di ascoltare la canzone dopo e
così facendo finisco per tornare a casa ad orari indicibili. Oltretutto io apro
la cioccolateria alle sei, in modo da fare i dolcetti, quindi dormire poco è
decisamente controproducente per me.
Finalmente un po’ di pace. Dovete sapere che il
massimo flusso di clienti si ha dalle nove alle dieci e dalle undici e mezza a
mezzogiorno: i primi vogliono una carica per incominciare, i secondi fanno
pausa. Quindi ora posso starmene tranquilla un po’. Mi guardo in un piccolo
specchio attaccato al muro: non ho proprio una bella cera. I miei capelli
lunghi, che di solito tengo fermi con una coda, sono disordinati ed alcune
ciocche sono scappate dall’elastico; i miei occhi castani, di solito vispi e
maliziosi, sono adesso spenti e necessitano di una sveglia. Mi metto su un
caffè… meglio doppio, mi dico. Do un’occhiata al giornale di oggi, ma senza
leggere veramente quello che c’è scritto.
“Buongiorno splendore!” alzo lo sguardo e mi ritrovo
Stefy, una delle mie amiche. La maledetta ha dormito, lo vedo da qui. I suoi
capelli neri sono messi molto meglio dei miei, gli occhi scuri brillano felici
e ha un sorriso smagliante.
“Ciao. In realtà non mi sento molto spettacolare,
anzi… mi sento più un mocio vileda… strizzato!” dico io preparando una classica
cioccolata calda con panna per lei: non mi chiede mai altro quando viene qui.
“Oh, e aggiungici uno di quei cioccolatini bianchi
con la ciliegia dentro.” O quasi… mi sa che stamattina ha folleggiato con il
suo ragazzo.
“Ti sei divertita stanotte?” chiedo io mentre preparo
il piattino con il tovagliolino e sopra il dolcetto.
“Intendi dopo la discoteca? Certo, William mi ha
aspettato sveglio.” E sorride maliziosa. Questa ragazza è decisamente
fortunata. Ha un fidanzato da istigazione a delinquere, dove il delinquere in
questione è una palpata al culo ogni volta che lo vedo, senza contare le volte
che ho sognato ad occhi aperti di baciarlo. In realtà non mi ci sono mai vista
bene con lui, però so riconoscere un bel ragazzo. Ha gli occhi più blu
dell’oceano e i capelli biondo platino che con il suo spolverino nero e gli
anfibi che non lascia mai, gli danno un’aria da punkettaro che mi fa sorridere
sempre. Però la ama ed è per questo che invidio Stefy: io non ho nessuno… da
troppo tempo ormai! Sono stufa di stare sola, ma dove lo trovo il ragazzo
giusto per me?da nessuna parte, ovvio.
“Beata te, stellina, io non vedo l’ora che arrivi
Chiara a darmi il cambio… devo assolutamente dormire.”
“Povera, dimentichiamo sempre che sei quella che si
sveglia prima di tutte. Però il tizio con cui hai ballato era proprio carino.”
Mi fa lei addentando il cioccolatino.
Rimando indietro il nastro della serata… è vero, ho
ballato con uno, ma non me lo ricordo neppure di faccia, figuriamoci, ma meglio
non dirlo a Stefy… so già che poi inizierebbe uno dei suoi discorsi su come non
mi lasci andare e non sarebbe giusto: io mi lascio andare… con chi mi sta
simpatico. Forse è questo uno dei miei problemi, insomma, sono effettivamente
timida e non riesco ad aprirmi con uno sconosciuto appena lo conosco in un pub.
Sospiro, mentre mi appresto a servire un nuovo cliente.
“Ehy, che facciamo questa sera?” io strabuzzo gli
occhi.
“Stai scherzando vero? Questa notte l’unica cosa con
cui voglio avere un contatto intimo, è un letto!” le dico a voce alta.
“Da sola? Perché sarebbe un peccato.” Io scuoto la
testa, mentre i pochi avventori ridacchiano di me.
“Grazie Stefy, sei veramente un angelo.”
“Ah, ah, ah. Senti, non usciamo, ma vieni a cena da
me, dai. Sai che William adora cucinare per te, la trova una sfida.”
“Una sfida? E di cosa? Sono una pasticcera, non una
cuoca. Comunque vedrò di esserci.” La mia amica paga e se ne va salutandomi
sorridente.
Cielo che sonno che ho!
La sera a casa di Stefy e William è stata piacevole,
a parte i loro piccionamenti, ma ammetto che ci sono abbastanza abituata. Sono
anche piuttosto bravi perché si contengono parecchio nelle effusioni… non
voglio neppure pensare a quello che facciano normalmente!
La cosa buona è che sono andata veramente a casa
sazia di buon cibo e presto, infatti questa mattina mi sento tutta pimpante. Il
via vai mi tiene impegnata e io non penso più ai miei amici e alle loro
smancerie ed è un bene.
Poi il tempo si ferma…è entrato un uomo che a solo
vederlo mi si mozza il fiato. È alto, almeno venti centimetri più di me, ha i
capelli scuri tagliati corti lasciati un po’ al caso, i lineamenti decisi,
eppure morbidi, le labbra sottili, specie quello superiore, che gli donano
un’aurea di serietà, in più ha una leggera barba rada che lo rende
terribilmente sexy: ho una folle fantasia di me che vado la ad
accarezzargliela. Indossa un paio di pantaloni scuri, un maglione di lana e una
camicia, il tutto con sopra una giacca marrone scamosciata. Credo che a breve
sverrò… non l’avevo mai visto qui, ma la sua accompagnatrice non mi è nuova. Si
chiama Lilah Morgan, è un avvocato della Wolfram&Hart, praticamente lo
studio legale più famoso della città, e da quello che sento, è una che la dà
via al mondo. È una mia cliente abituale: la sua bevanda preferita è la
cioccolata al cocco, magari accompagnata con un pasticcino di pasta frolla.
Si sono seduti su uno dei due tavolini e io comincio
a sudare freddo: devo andare da loro, devo andare da lui a chiedergli che cosa
vuole…nel frattempo, facendo finta di pulire una tazza che già brilla come il
sole d’agosto, ascolto i loro discorsi.
“Che bel posto, non ci sono mai venuto.” Dice lui.
Santo cielo, ha una voce da infarto: non è americano, questo è sicuro, il suo
accento mi sembra più… europeo, inglese forse? Il timbro mi fa vibrare, la sua
voce mi trapassa e cavoli, mi sento una dannatissima teen ager alle prese con
una cotta colossale… per un cliente che probabilmente si scopa quella stronza
della Morgan -che non mi lascia mai una
mancia!- e che non vedrò più.
‘Forza, Monica.’ Mi dico, devo andare da loro.
Avanzo con lentezza stupendomi di quanto le mie ginocchia siano in grado di
tremare, mi fermo davanti a loro.
“I signori desiderano?” speravo di usare il mio
solito tono da commessa, invece sento che parlo come se avessi mal di gola, la
voce sottile e distrutta, specie quando mi accorgo che lui mi sta guardando
dritta negli occhi ed io annego… eh sì, perché il bel sconosciuto ha due occhi
che sembrano due pozze di acqua limpida per quanto sono azzurri. Non blu come
William, ma proprio azzurri, mi sembra di specchiarci dentro e credo di essere
anche diventata bordeaux.
“Tutto ok, Monica?” chiede Lilah che mi conosce.
Faccio finta di tossire per tirarmi fuori da quella situazione spinosa.
“In realtà ho un po’ di tosse, sai, capita…” dico
guardando lui, invece di lei.
“Allora dovrebbe curarsi signorina.” Mi fa
sorridendomi e dentro sospiro.
“Grazie mr…” non so il cognome e quindi mi fermo,
sperando che lui continui, ma nulla.
“Io prendo una cioccolata al cocco e un frollino.”
Fa Lilah: mi domando perché si prende la briga di leggere la carta delle
cioccolate se poi prende sempre quello.
“Per lei?” faccio rivolta al mio sogno di uomo.
“La specialità della casa, sia liquida che solida.”
Mi dice porgendomi la lista. Oh, una sfida: non mi ha neppure chiesto in cosa
consiste… annuisco e torno dietro il banco. Preparo l’ordinazione di lei e poi
mi dedico alla Sua: la mia cioccolata calda della casa è semplicemente
cioccolato fondente con cannella. Niente di che, ma sono l’unica, in tutta Los
Angeles a farla. Invece, il cioccolatino, è un involucro di cioccolato
fondente, sempre con la cannella, con un cuore di crema di cioccolato al latte.
È una squisitezza.
Sono lì che preparo il piatto in modo che la composizione
sia degna di lui, quando fa capolino dal retro zia Corinne. Non è mia zia in
realtà, semplicemente è la padrona del negozio, anzi, la signora a cui io pago
l’affitto del locale e del mio appartamento che sta sopra la cioccolateria. Si
è così affezionata a me che ogni tanto viene darmi una mano in negozio oppure
viene a farmi compagnia. È una bella donna simpatica e decisamente
intelligente. Ha la passione della scrittura ed è veramente brava… dovrebbe
provare a pubblicare.
“Ciao Monica, come va?” le rispondo con un mugugno,
sono troppo intenta a preparare, così lei lancia un’occhiata al tavolo e fa un
fischio basso ed ammirato. Senza neppure sentirla porto le ordinazioni ai
clienti: tempo totale, un minuto.
“Ciao Zietta.” Le dico accorgendomi finalmente di
lei.
“Quel tipo è da infarto, piccola.” Annuisco
convinta. “Che ha ordinato?”
“Specialità della casa.” Corinne dice di essere in
grado di capire un uomo dalla sua ordinazione.
“Ah però… ti ha chiesto in cosa consisteva?”
“No.”
“Allora si fida… hai già superato la prima
barriera.” Alzo gli occhi al cielo.
“Ma hai visto a chi si accompagna?” chiedo indicando
discretamente l’avvocatessa: oggi è ancora più bella del solito. Indossa un
tailleur color pesca che le fa una figura incredibile. Mi guardo e noto che
indossi i jeans sporchi di cioccolata, una camicia vecchia e delle scarpe da
ginnastica… un abbigliamento veramente ricercato.
“E allora? È solo una tizia griffata e pure
antipatica. Lei è uno zircone, ma tu, piccola mia, tu sei un diamante… magari
ancora allo stato grezzo, ma sempre diamante sei.” Sorrido ringraziandola: sa
sempre dirmi le cose giuste per tirarmi su di morale.
I due, ignari di essere squadrati, si alzano dal
tavolino: hanno finito la consumazione e lui viene a pagare.
“Complimenti, molto buona. E il cioccolatino era una
poesia.” Mi dice calmo, con quel suo accento che mi fa tremare le gambe. Per
tenermi su mi appoggio al bancone.
“Grazie.” Dico semplicemente, solo perché non so che
altro dire, sono incatenata a lui con gli occhi e ho pure il batticuore!
Come escono, Corinne va a prendere le tazze e me le
porta: ho il folle istinto di mettere in bocca la sua tazza, ma mi fermo in
tempo.
“Non ha usato lo zucchero: gli piacciono le cose per
quello che sono in realtà, non per quello che le nasconde.” Sentenzia Corinne
decise… spero abbia ragione per lui, ma io… chissà se mi ha visto per quella
che sono o se per lui sono uno zircone venuto male.
Capitolo 2
Sono passati due giorni da quando il bel maschio è
venuto in cioccolateria e io sono due giorni che non faccio che pensare a lui.
Ovunque vado mi sembra di sentire i suoi occhi azzurri su di me e io come una
stupida mi volto sempre per trovarli, rimanendo sempre di merda se non li ho
davanti. Tra zia Corinne e Chiara, la mia commessa, non so chi mi ha spronato
di più a cercarlo. Cercarlo? In una città come Los Angeles? È più probabile che
trovi un clown zoppo che lui, avanti le percentuali sono tutte in mio sfavore e
questo mi sembra evidente.
“Dai, non buttarti giù, forse lui non si ricorda più
la strada, ma vorrebbe venire qui.” Questa è Chiara: fedele custode dell’amore…
lei crede che tutto andrà a finire nella maniera più romantica possibile…vorrei
avere un decimo dei suo ottimismo, sarei felice di sicuro.
“È più probabile, stellina, che non sia di queste
parti e che non gli importi nulla dei miei cioccolatini.” Sbotto io. Il mio
omino del cervello mi sta prendendo a pugni: mi ero ripromessa, in passato, di
non rimanerci male per un uomo, avevo già sofferto abbastanza, invece eccomi
qui a mettere il broncio perché un mio cliente non si è più fatto vedere e solo
perché codesto cliente è anche, guarda caso, l’essere vivente più sexy ed
affascinante che ho visto dopo Jhonny Deep in ‘Chocolat’. Sì, quel film mi
piace e mi ha pure ispirato qualche idea, che credete? Ho i tronchetti di
peperoncino come i suoi. Ma non divaghiamo!
La cosa che mi immalinconisce di più è che non
conosco neppure il suo nome. Non ho mai sentito Lilah chiamarlo, mentre erano
seduti al tavolino. Quindi, ora, mi faccio fantasie su uno sconosciuto,
praticamente. Eppure, se ripenso a quelle due acquemarine che ha incastonate al
posto degli occhi, non riesco a non sospirare… nella minuscola frazione di
tempo che ci siamo fissati, io mi sono sentita annegare in lui. Lo volevo, lo
sentivo mio. Peccato che dubito lui abbia provato la stessa cosa guardando i
miei banali e miseri occhi nocciola. Per di più nascosti dagli occhiali… e
senza trucco… e con le occhiaie… dio, Monica, sei proprio un disastro!
Il campanello della porta trilla felice, facendo
entrare la mia coppia del cuore: Stefy e William. Ogni tanto vengono a
salutarci, a me e Chiara, e ci facciamo delle belle chiacchierate lunghe e così
ci divertiamo. È incredibile, passo qui dentro la maggior parte della mia vita,
anche quando non dovrei lavorare. Questo vi fa capire a che livelli è la mia
vita sociale, no?
“Ciao passerotto!” esclama William mentre si abbassa
per darmi un bacio sulla guancia.
“Ciao ragazzi, come va?”
“Noi bene, ma tu? Lo stallone friko si è fatto
vedere?” scuoto mogia la testa… no, lui non si è ancora fatto vedere, sfiga.
“Meglio così!” dico io facendoli girare tutti verso
di me e lasciandoli di stucco. “Ma sì, sarà più facile dimenticarlo. Dai, è
solo un cliente come ce ne sono tanti.” Le mie amiche mi guardano come se
avessi detto che l’indomani mi sarei buttata dalle cascate dentro ad una botte,
mentre William sta sfornando uno dei suoi classici sorrisi maliziosi.
“Hai finito?” mi chiede e io annuisco. “E ha
funzionato?”
“Cosa?”
“Sei riuscita a convincere almeno te stessa? Perché
nessuno di noi ti crede.” Giuro, ho la tentazione di mollare un pugno sul naso
perfetto di William, ma mi trattengo perché dentro di me so che lui ha ragione,
ma devo pur potermi illudere, no?
Per evitarli tutti quanti, mi infilo nel laboratorio
che ho sul retro. Li ho i macchinari per fare il cioccolato e per un po’ mi
perdo spostando qua e la vassoi carichi di dolcetti. Vorrei che le parole di
William non fossero così cariche di verità e mentre reprimo una leggera
lacrima, entra proprio lui, che, vedendo il mio stato, si premura di
abbracciarmi stretta stretta.
“Monica, su non essere triste, magari torna quando
meno te lo aspetti e se non la fa, pazienza, apriamo la porta al nuovo che
avanza.” Mi dice con il suo tono dolce.
“Parli facile tu: sei bello, hai un lavoro che ti
porta popolarità, hai Stefy che ti adora… e quando non l’avevi, uscivi con una
ragazza diversa a sera… tu non hai problemi di timidezza e altre cazzate simili.
Tu sei forte!” dico io tirando leggermente su con il naso.
“E tu sei speciale, dolcezza. Devo ricordartelo io
che senza di te io e Stefy saremmo ancora dispersi per il mondo come due
sconosciuti? Troverai il tuo uomo ideale prima che te lo aspetti. E ora fammi
un sorrisone!” io sorrido… per lui, perché dentro di me non ne ho proprio
voglia e lo abbraccio di nuovo, per staccarmi alla velocità della luce quando
il gruppetto delle amiche entra nella stanza facendo un casino infernale.
“Non stavo facendo nulla!” urlo rivolta a Stefy: sa
essere parecchio vendicativa, soprattutto visto che è gelosa marcia di William,
ma questa volta sembra addirittura non farci caso.
“Che è successo?” chiede William curioso. Chiara e
Stefy sembrano non riuscire a parlare, quindi spetta a zia Corinne spiegare.
“È di là!” dice solo e io non capisco.
“Chi?”
“LUI!!!” urlano in coro. Lui? Lui? Lui? oddio… tra
un attimo svengo…. Lui?
“Stiamo parlando di quel Lui o di un Lui tipo…
Orlando Bloom?” mi piace il Bloom…
“No, Lui!” risponde secca Corinne e io mi ritrovo a
non riuscire a camminare… non ci fosse William che mi trascina verso la porta.
Dal piccolo pertugio di vetro guardo in negozio… oh, è proprio lui!!! stessa
giacca scamosciata, ma jeans blu scuro e camicia verde bottiglia… e occhiali!
Che carino. Sono sottili, montatura di metallo… e io ho la salivazione
azzerata. Lui è qui! Fa molto ‘Carramba che sorpresa’, ma non mi viene altro da
dire.
“Vuoi andare di la, allora?” mi sussurra Chiara e io
scuoto la testa per il diniego… ho una paura folle.
“Muoviti.” Sibila Stefy, praticamente lanciandomi
dentro, lo fa così forte che inciampo e quasi cado… ovviamente lui si è accorto
di me, figuriamoci. Sono goffa come una foca Monaca, visto l’assonanza del
nome, sulla terra ferma.
“Ehm…buongiorno.” Dico sorridendo.
“Salve.” Dice lui… ah…. Quella voce, l’ho sognata
per due notti intere, intenta a dirmi porcate a nastro. Sì, voi non lo sapete,
ma sono una viziosa!
“Desidera?” me, me, dì che desideri me…
“Volevo sapere, i cioccolatini in esposizione sono
da mangiare qui o si possono portare anche via.” Oh, certo, solo lavoro…
“Certo!” faccio uscire da sotto il bancone una
scatola di cartone. “Quali vorrebbe?” chiedo mettendomi davanti al frigo.
“Faccia lei, mi fido.” Mi dice sorridendomi. Aiuto…
cervello, riprenditi. Il suo sorriso è incredibile, smagliante, che mi scalda
il cuore. “Tutto bene?” mi dice dopo che per una decina di secondi sono rimasto
a fissarlo a bocca aperta.
“Benissimo!” esclamo imbarazzata ed inizio a
riempire la scatola, se non altro per non guardarlo come un pesce lesso… Dio,
le mie amiche di sicuro sono là dietro a spiarmi e a ridere di me. Ad
operazione finita, gli porgo la scatola, ma lui non la prende, intento a
guardare l’orologio.
“Scusi se chiedo un’altra cosa.” Fa tranquillo. Oh
tesoro, chiedimi pure quello che più ti aggrada, te la darò su un piatto
d’argento…”A che ora chiudete?” mi chiede di uscire??? Il mio cervello fa tre
capriole all’indietro.
“Alle sette e mezza ufficialmente, ma di solito
finiamo alle otto.”
“Adesso ho da fare e ho paura che se me li porto via
si sciolgano. Posso tenerli qui e vengo a prenderli stasera?” oh… niente
uscita, mi sgonfio leggermente.
“Nessun problema, ma le devo chiedere pagamento
anticipato ed un nome.” È una balla, almeno per il nome… non mi serve, so
sempre che scatola è di chi, ma così…
“Ovvio, nessun problema.” Mi porge una banconota e
nel farlo mi tocca. Figuriamoci, lui non se ne è neppure accorto, ma io…
ragazze ho il battito cardiaco accelerato solo per il fatto che lui mi sfiora
la mano. Ma quanto sono sfigata?
Scuoto la testa leggermente per non pensarci e
prendo un foglietto.
“Dica pure.” Faccio con professionalità.
“Wesley.” Evvai, ho scoperto il suo nome!! Lo scrivo
veloce e appiccico la carta sopra la scatola per poi riporla nel frigo.
“Perfetto, Wesley, venga a prendersela quando vuole.
Io sono aperta…” non l’ho detto vero? “Cioè, volevo dire che il negozio è
aperto…” lui mi sta guardando con un sorriso, sicuramente di compassione.
“Grazie mille. Buon lavoro.” E se ne và. E il mio
cuore gli corre dietro. Santi dei del cielo, penserà che sono una povera
sfigata: chissà quante donne ci proveranno con lui ogni giorno e con le
tecniche di seduzione più incredibili del pianeta e io che gli dico? Sono
aperta!! È la mia fine, di sicuro.
Non ho neppure finito di commiserarmi, che fanno la
loro apparizione i ragazzi: William e Stefy ridacchiano tra loro, zia Corinne è
ancora che guarda il punto dove lui è uscito e Chiara ha gli occhi aperti per
lo stupore e con l’espressione da innamorata stile manga.
“Non dite nulla!” li avviso fin da subito.
“Perché? Non hai visto come ti sorrideva?” chiede
Corinne, mentre si prende un cioccolatino al caffè, il suo preferito.
“Certo, sorrideva per non insultarmi… per non
pensare che sono una povera patetica sfigata.”
Uno schiaffo parte da Stefy e mi arriva direttamente
sul coppino.
“Ahi!”
“Se non la smetti di buttarti giù in questa maniera,
te ne do un altro.” Dice seria e io sono abbastanza intelligente da starmene
zitta.
“E comunque è veramente frikissimo!” dice lei tutta
contenta, attirandosi un’occhiataccia di William.
“Già, fin troppo direi.” Dico io mogia… devo
smetterla di farmi illusioni, tanto a che serve: lui tornerà per i suoi
cioccolatini e poi addio, arrivederci, auf Wiedersen, adieu etc etc… e poi,
diciamocelo, uno come lui potrebbe mai degnare di una minima attenzione ad una
come me? No, è decisamente impossibile. Io sono bassa, rotondina, con gli
occhiali, sempre sporca di cioccolata e contro ogni tentazione.
Sono rimasta sola, le sette e mezza sono passate e
Chiara è tornata a casa: di solito sono sempre io a rimanere per pulire, anche
perché la mattina sono io che apro e quindi so dove ho messo le cose la sera prima.
Ho alzato il volume dello stereo e adesso sono che canticchio per tirarmi su.
Wesley non è ancora arrivato a prendersi i cioccolatini… forse se ne è
dimenticato e verrà domani. Il mio Spirito Prospero mi ha già abbandonato. Non
lo sapete? Wesley significa proprio spirito prospero… mi piace dare un
significato al nome. Comunque, nonostante tutto, lui non è qui.
Alzo le sedie e pulisco sotto i tavoli, poi passo lo
straccio sul bancone e pulisco la vetrina dei dolcetti. È proprio in questo
momento che sento bussare alla porta a vetri, quella d’entrata. Mi volto e
resto impietrita… è arrivato. Resto ferma per un po’, bocca aperta per lo
stupore e occhi spalancati per potermelo godere al massimo, fino a quando lui
non inizia a fare dei gesti, come a chiedermi di poter entrare. Ovvio, non
posso fare la statua di sale a vita. Incespico alla serratura, le mie dita non
vogliono proprio aprire la porta, forse hanno paura anche loro di toccare di
nuovo questo dio in forma umana.
“Scusi il ritardo, ma ho finito di lavorare da
poco.” Mi dice sorridendo.
“Oh, non si preoccupi, noi siamo qui, non
scappiamo.” Dico muovendomi verso il retro del bancone. Non voglio che mi veda
nella mia completezza più del dovuto e poi il bancone mette la distanza giusta
tra me e lui. “Posso offrirle qualcosa da bere?” dico per prolungare di qualche
minuto la sua presenza qui, non mi importa se la macchina per le bevande
l’avevo appena pulita.
“Mi piacerebbe una bella cioccolata calda semplice.”
Si toglie la giacca e vedo che la camicia è decisamente stropicciata… chissà
che lavoro fa.
“Prego.” Dico porgendo la tazza bianca.
“Lei non prende nulla? Non mi fa compagnia?”
“No, ho un po’ la stanca di bere cioccolata a forza
di lavorarci.” Lui sorride e si guarda attorno.
“È molto carino come locale.”
“Grazie, sono stata molto attenta a scegliere
l’arredamento.”
Ed è vero. La stanza non è grande, l’ho dipinta di
azzurro chiaro, così da poter mettere delle sedie con l’imbottitura e foderate
di stoffa blu, i tavolini sono di legno chiaro. Il bancone è di marmo bianco e
il tutto crea una bella sensazione. Io amo questo posto, veramente.
“È tuo il negozio?” questo passaggio dal Lei al Tu
mi ha favorevolmente spiazzato, è come se una barriera fosse caduta, tra di
noi.
“Sì, tutto mio. Oddio, non proprio del tutto visto
che sono in affitto, ma confido che Zia Corinne me lo venda un giorno, ma sono
qui da talmente poco tempo che non ci abbiamo ancora pensato.”
“Non sei di Los Angeles, vero?”
“No, e neppure tu, direi.” Lui ridacchia.
“Esatto. Io sono di Londra e tu?” wow, mi sta
veramente parlando…
“Io sono Italiana.”
“Abbiamo già qualcosa in comune, siamo entrambi
europei.” Gli guardo le mani, solo per non fissarlo negli occhi, capirebbe in
meno di un nano secondo che sono completamente persa di lui. Ha le mani curate,
pulite e immagino anche molte morbide, così a naso, non credo che lui faccia un
lavoro di fatica.
“Vero, anche se di latitudine parecchio diverse.”
Perché devo rimarcare le nostre differenze, invece che le nostre piccole
similitudini? Ve lo dico io perché…perché sono una stupida!
Lui poggia la tazza ormai vuota e mi porge una
banconota da cinque dollari che io non prendo.
“Ti ho detto che era offerta… e poi sono legalmente
già chiusa. Non posso aprire la cassa di nuovo.” E sorrido relativamente
felice.
“Bhe, non posso che ringraziare.” Dice rimettendo
via i soldi. “La prossima volta offrirò io qualcosa.” Oh cielo, saprei io
quello che vorrei che tu mi offrissi, ma dovresti toglierti i pantaloni.
Ovviamente, tutto questo non lo dico. Adesso se ne andrà e io resterò qui come
una scema a pensare a lui… di nuovo! Invece resta fermo sul suo sgabello a
guardarmi.
“Che c’è?” gli chiedo io preoccupata. Lui si alza e
si avvicina a me…credo che il mio cervello sia annegato nei suoi occhi. Vedo
solo la sua mano che mi viene vicino, così vicino che mi tocca vicino alle
labbra. Può esserci un gesto più sexy di questo? Ho i miei dubbi.
“Avevi uno sbuffo di cioccolata.” Mi dice mentre si
lecca il dito. Dubbi dissipati, non c’è mai limite ai gesti sexy e provocanti.
Ma dico, questo ragazzo vuole uccidermi? Non riesce a capire che il mio cuore
non può sostenere una vista del genere? Infatti credo di lasciare un gemito
strozzato, ma lui non ci fa caso.
“Grazie.” Dico sommessamente.
Devo assolutamente fare qualcosa, devo trovare una
distrazione, quindi mi metto di nuovo a pulire in giro.
“Spero non ti dia fastidio se intanto metto a
posto.”
“Oh no, anzi, spero di non averti disturbato
troppo.” Mi volto come se mi avesse punto una tarantola.
“Figurati! Cioè… mi fa piacere fare due chiacchiere,
quindi resta pure.” Non sia mai che poi decida pure di andarsene per lasciarmi
lavorare in pace.
“Perfetto, allora resto ancora un po’ qui.” Sì!!!! Ho
i neuroni che fanno la ola. Per un po’ non parliamo, io sono presa con le
pulizie e lui sembra abbia tirato fuori delle carte da una valigetta. Chissà
che cosa sono…mah. La musica di sottofondo ci fa compagnia e mi sento così
bene.
“Posso chiederti come ti chiami?” è lui a rompere il
silenzio. “Tu sai chi sono, ma io no.”
“Monica. Però mi permetto di dissentire: io non so
chi sei tu, conosco solo il tuo nome. Per conoscerti dovrei sapere molte altre
cose.” Non so perché l’ho detto, ma ci sta bene no? Lui si toglie gli occhiali
per poi stropicciarsi gli occhi.
“Hai perfettamente ragione. Quindi, che cosa
vorresti conoscere di me?” La prima cosa che mi viene in mente è che mi
piacerebbe sapere che biancheria intima usa, ma non credo che sia un buon
argomento per iniziare a conquistarlo.
“Bhe, domanda classica… che lavoro fai?” partiamo
con qualcosa di soft.
“Sono un avvocato. Brutta cosa vero?” e sorride.
“Sono utili, a volte. Lavori con
“Oh no! Lilah lavora per
“Oh.”
“Tieni questo è il mio biglietto da visita, nel caso
ti servisse un avvocato penalista, bhe sai dove trovarmi.” Mi dà un cartoncino
color avorio, piuttosto spesso con scritto: avvocato Wesley Wyndham-Pryce
presso studio legale O’Connor e soci. C’è anche un numero di telefono. Wow,
adesso so dove trovarlo se mi serve.
“Grazie.” Dico ridendo “Ma spero sinceramente di non
aver problemi legali per parecchio tempo.”
“Hai ragione. E tu? Sempre a lavorare come
pasticcera.” Ridacchio mentre spengo le luci della vetrina.
“Oh no, io avevo iniziato in tutta un’altra
direzione. Ho studiato biologia in Italia, ma con scarsissimi risultati. Poi ho
avuto la fortuna di fare un corso di pasticceria e così è iniziato tutto. Mi è
andata bene, direi.”
“Molto. Hai scelto una cosa che ti viene veramente
alla grande. Non credo di aver mai mangiato un cioccolatino buono come il tuo.”
“Wow, non avresti potuto farmi complimento
migliore!” esclamo io contenta. Mi piace il mio lavoro e sono sempre
soddisfatta quando un cliente dice che lo faccio bene. Poi se me lo dice lui…
vale il doppio!
“Credo che ora sia il momento di lasciarci. Vedo che
hai pulito ogni cosa e immagino che vorrai andartene a casa. Ci vediamo presto
ok?” mi dice prendendo la scatola di cioccolatini e guardandomi. Io non dico
nulla.
“Va bene, quando vuoi, io sono sempre qui.” Gli dico
sorridendo come una scema.
È già sulla porta, pronto ad uscire quando si gira
verso di me.
“È un piacere averti conosciuto, Monica.” E se ne va
lasciandomi senza parole.
Un piacere eh?
Capitolo 3
Wesley è in ufficio con una scatola di cioccolatini
aperta sulla scrivania. Ne ha assaggiati alcuni e sono uno migliore dell’altro,
se dovesse fare una classifica non saprebbe da che parte iniziare. All’interno
della confezione c’è anche un piccolo tagliandino di cartone con le indicazioni
del negozio.
“Ehi, Wes, che hai da fissare in quel modo un pezzo
di carta?” sulla porta si è materializzato il suo capo, Liam O’Connor. Alto e
statuario con i capelli scuri e gli occhi che paiono due pozze di pece
infinite, vestito in completo giacca e cravatta e con il suo classico sorrisino
malizioso storto che gli dà un’espressione di cattiveria incredibile,
espressione che lo ha fatto conoscere come Angelus, il terrore del foro.
“Come è andata oggi?” chiede Wes nascondendo la
scatola piena di prelibatezze.
“No, caro, non cambiare discorso. Tira fuori quello
che hai messo la sotto.” E Wes controvoglia non può che obbedire, vedendo il
suo boss che si sbafa un cioccolatino al latte con marzapane. Oh, quello non
l’aveva assaggiato…
“Però, buoni. Dove li hai presi.” Chiede Liam
sedendosi sulla scrivania.
“Qui.” E gli dà il biglietto da visita.
“Uhm… Sweet Temptation, il nome promette bene.”
“Già, non è male. Sono molto buone anche le
cioccolate calde. Facci un salto.”
“Magari ci porto Cordy… bhe, parliamo di cose serie.
“Buon lavoro, mi sa che ci attendono tempi duri.”
“Sì. Tieni, questi sono gli ultimi documenti.
Studiateli, domani sarà battaglia.” Dice Liam lasciando un plico di carte a Wes
che inizia subito il suo lavoro.
“Ciao Wesley, non sapevo che fossi ancora qui.” A
parlare è una bellissima ragazza dai capelli castani fluenti, con una figura
slanciata.
“Non me ne sono mai andato, Cordelia.”
“Scusa… comunque ha appena telefonato Virginia… le
ho detto che eri in tribunale… ma non era finita tra voi?” chiede la ragazza
con curiosità.
“Amore, non credo che siano affari nostri.” Dice
Liam cercando di portare via la sua ragazza.
“Oh no, Liam, sono proprio affari miei. Ora sputa il
rospo.” Cordelia si è impuntata con le braccia sulla scrivania fissandolo negli
occhi come un mastino.
“Io e Virginia abbiamo rotto, cioè io ho rotto, ma
credo che lei non abbia ancora capito la cosa. Voleva obbligarmi a lavorare per
suo padre e a me la condiscendenza non piace. Sei contenta ora?” domanda Wes
sfogliando il plico.
“C’è già un’altra vero?”
“Eh? No guarda, sei proprio in alto mare. Dove lo
trovo il tempo?”
“Cazzate, Pryce, volendo si può fare tutto.” Gli
dice Liam sicuro.
I due lo lasciano finalmente solo. In effetti Wesley
non ha sofferto molto per la separazione da Virginia, è abbastanza certo di non
averla mai amata sul serio. Certo, uscire con lei era abbastanza giusto, stessa
estrazione sociale, stessa cultura, stessi interessi in comune, ma poi? In
realtà tra loro tutto si concludeva lì e Wesley era già stufo da tempo, prima
di lasciarla.
Ora vorrebbe avere una storia di quelle che
sconvolgono una vita, di quelle che non si dimenticano neppure dopo anni, cosa
che a lui non è ancora capitato. Ha avuto le sue storie, un po’ come tutti, ma
nulla di eclatante. A volerlo, poteva finalmente cedere alle malie di Lilah che
ci prova da mesi ormai, ma lui lo voleva sul serio? No di certo.
Si prende l’ennesimo cioccolatino dalla scatola…
uhm, gianduia… sta per impazzire per quel dolcetto.
“Quasi quasi ci ritorno.” Mormora guardando fuori
dalla finestra.
Sono le otto meno un quarto e io pulisco. È passata
un’altra giornata di lavoro ed inizio ad essere piuttosto stanca, non vedo
l’ora che arrivi sabato, così da poter dormire in santa pace. Sapete, dormire è
una delle attività che preferisco: io sotto il mio piumone, abbracciata al
cuscino, che ora chiamo, casualmente Wesley, al calduccio con Spike, la mia
gatta nera. Non c’è modo migliore per passare un week-end… rettifico, ci
sarebbero modi decisamente migliori, ma visto che sono sola non posso
permettermelo.
In definitiva ho pulito tutto, manca solo la
macchina per le cioccolate calde, ma intimamente spero che lui arrivi anche
questa sera per farmi un po’ di compagnia. Lancio delle occhiate fuori, ma
niente, lui non si vede.
Esco per chiudere la serranda e tirare dentro alcune
cose, quando sento dei passi dietro di me a cui non faccio poi molto caso: il
marciapiede è territorio libero.
“Mi sa che arrivo tardi oggi.” Mi alzo con una
velocità degna del miglior Carl Lewis e girandomi mi ritrovo ad annegare nei
suoi occhi.
“Ciao…” mormoro rapita.
“Ciao. Ho capito, torno domani, forse è meglio.”
“No!” lo blocco d’istinto placcandogli un braccio.
Oddio, penserà che sono una pazza. “Cioè… io sto chiudendo, ma se vuoi entrare
una cioccolata ti aspetta.” Wesley mi sorride ed entra chinandosi a causa della
serranda quasi abbassata del tutto mostrandomi in tutto il suo splendore il
sedere. Chiappe che prevedo sode e belle piene. Uhmmmm, che sogno! Lo seguo a
ruota con l’istinto di morderglielo quel culetto da favola, ma mi trattengo. Si
siede sullo stesso sgabello del giorno prima appoggiandosi con le braccia sulla
superficie del bancone: mi sembra sia più stanco di ieri. “Che ti porto?” gli
chiedo quando sono riuscita a rientrare nel mio ruolo di donna d’affari.
“Non lo so, fai tu… ho bisogno di una carica.”
“Uhm, lavoro troppo intenso?”
“Già.”
“Allora ho quello che fa per te.”
Mi metto subito a preparare una cioccolata fondente
extra e alla fine ci metto un pizzico di peperoncino, in modo da renderla piccante,
ma non troppo. Preparo un piattino bianco con il tovagliolo e gli porto un
cioccolatino bianco con crema di nocciole: una delle migliori bombe caloriche
che ho, resusciterebbe i morti.
“Voilà.” Lo guardo mentre lentamente assaggia la
bevanda e fa un sorriso. Qualcosa mi dice che gli piace.
“Molto buona. Sei gentilissima.” Devo avere uno
stormo di farfalline nello stomaco che mi svolazzano dentro.
“Grazie. Allora, che è successo oggi?” chiedo mentre
mi appoggio al bancone.
“Nulla di che, in realtà. Solo che ho passato la
giornata seduto alla mia scrivania per studiare gli atti di una causa che si
prospetta veramente difficile per il mio studio.” Sospira stanco.
“Su, domani andrà meglio no?” ma lui si mette a
ridere con forza.
“Non credo proprio. Domani io e il mio boss dovremo
confrontarci con Lilah in tribunale. Quella donna è terribile, non che Liam non
sia bravo, ma…
“Di che cosa vuoi parlare? Chiedi e saprai.” Lui
prende a fissarmi, cosa che di per se mi fa arrossire. Non ho parole, io non
sono mai stata così imbranata, sono timida, è vero, però sono anche piuttosto
spigliata quando si tratta di uomini, eppure lui mi imbarazza, non riesco
proprio ad essere tranquilla.
“Hai il ragazzo?” ecco, ha sganciato la bomba di
serata: adesso mi domando, ma questa è una domanda interessata, oppure è solo
per fare conversazione?
“Veramente no, sono single. E tu?” brava Monica, con
naturalezza, come se la cosa non ti importasse minimamente.
“Pure io, da poco.” E mi sorride contento.
“Mi spiace.” Che bugiarda!
“E per cosa? L’ho lasciata io.” Wesley ha l’aria
sbarazzina di chi ha fatto una marachella, ma è ben felice di averla fatta.
Sghignazzo ai miei pensieri.
“Allora povera lei. Il suo ego avrà subito un brusco
calo.”
“Francamente… la cosa non mi interessa più di tanto.”
Tra noi cala un silenzio complice, rimane solo la
radio accesa a fare rumore. Credo che Wesley si stia assaporando la cioccolata,
perché mi sembra di vederlo con una espressione decisamente beata.
Incredibilmente prendo a canticchiare come se fossi da sola: io sono una patita
di musica, la adoro da quando ero bambina, quindi mi ritrovo spesso a cantare.
Le mie amiche sono abituate a questa cosa, anche perché succede spesso che
canto anche quando loro stanno parlando, ma non lo faccio perché non mi
interessano i loro discorsi, anzi, li seguo senza problemi, solo che mi faccio
prendere facilmente dalle note.
Mi blocco quando lo vedo che mi sta fissando
sorridendo divertito.
“Che c’è?” domando.
“Sei brava a cantare.” Avvampo senza neppure
riuscire a dare una risposta concreta. “Non sto scherzando sai, sei brava sul
serio.”
“Non è vero, ma grazie per avermelo detto.” Dentro
di me mi maledico per aver ceduto così presto la mia dignità… avanti, cantare
davanti all’uomo dei miei sogni? Che stupida…
“No, dai, canta ancora, mi piace.” Bhe, se lui è
masochista chi sono io per togliergli la gioia di farsi del male? Continuo a
canticchiare mentre pulisco la macchina delle bevande calde. Mi sento
stranamente più a mio agio con lui. Chissà che penserà lui.
Il giorno dopo sono qui con le mie amiche: hanno
deciso che ci voleva una riunione d’emergenza per capire al meglio la
situazione. William e Stefy sono arrivati correndo mentre Corinne, sorridendo
enigmatica è già seduta sul suo classico sgabello.
“Passerotto, racconta!” mi ordina Will e io inizio a
dirgli tutto quello è successo tra me e Wesley, cioè nulla in definitiva.
Abbiamo solo parlato!
“Quindi il fusto è libero per te.” Conclude Stefy,
ma io la guardo incredula.
“Ragazzi, forse voi non lo avete capito… io e lui…
non ci sarà nulla. Insomma, è un bel ragazzo, anzi, è decisamente un gran bel
pezzo di figo. Voi non avete idea di che razza di culo lui abbia… è perfetto!!
Meglio del tuo William!” dico esclamando come una pazza. Stefy mi sta guardando
con commiserazione… per lei niente è meglio del sedere del suo ragazzo.
“Uno così non mi cagerà mai nemmeno di striscio.”
Finisco io risoluta.
“Intanto lui viene qui da due sere a questa parte e
sempre quando ci sei solo tu… “ la butta lì innocentemente Chiara. In effetti
non ha tutti i torti, ma è a causa del lavoro, no? Prima non può lasciare
l’ufficio…
“E poi, da quello che ho visto ieri, anche lui mi sembrava
interessato.” Fa Corinne mangiando un cioccolatino al rhum. Mi volto verso di
lei incredula.
“Scusa? E tu che ne sai? Non c’eri!”
“Non sono entrata… ma vi ho visto. Sono scesa per
vedere se avevi bisogno di una mano e vi ho osservato per un po’ da dietro la
porta… fate proprio una bella coppia sai?” rimango senza parole. “Quando tu eri
girata per lavare, lui non ha staccato gli occhi da te. Ti guardava e, apprezza
la similitudine, ti mangiava come un cioccolatino.”
“William, ti prego, dammi un parere maschile su
questa cosa…” spero che la mia espressione tipo cucciolo indifeso gli faccia un
po’ di pena.
“Non lo so, splendida. Dovrei vedervi insieme per
farmi un’opinione. Però perché non ti butti, in fondo tu non ti sei mai tirata
indietro in queste cose.” Sospiro guardando fuori la vetrina.
“È vero… il fatto è che quando sono con lui mi
paralizzo. Mi metto a guardarlo e mi ritrovo con la salivazione azzerata e lo
sguardo da pesce lesso. Non riesco a focalizzare nulla che non siano i suoi
occhi.”
“E il suo sedere…” fa per me Stefy che mi conosce
abbastanza bene.
“Anche quello sorella.”
In quel momento si apre la porta e il campanello
suona. Tutti ci voltiamo e Chiara prende una singolare sfumatura bordeaux…
“Buongiorno!” ci dice il nuovo arrivato. Si chiama
Jake ed il ragazzo che ci fa le consegne. Chiara ha una cotta per lui
da…praticamente sempre! Non è molto alto, un po’ come William, ma ha una
quantità di muscoli da infarto, dovuto anche al fatto che si diverte a fare
equitazione e anche grazie al suo lavoro che gli fa alzare ed abbassare
scatoloni tutto il giorno. Ha il volto ovale, regolare, con due occhi verdi che
paiono due pezzi di giada, le labbra piene e sensuali, questo lo ammetto pure
io che sono persa di Wesley. I capelli sono da poco tinti di nero e sono
sparati in aria e oggi ha pure la barba leggermente sfatta. Tutto sommato è
molto carino.
“Ciao Jake.” Gli dico. Firmo in velocità il modulo
della consegna. “Chiara, occupatene tu.” Non è che ci sia molto da fare, solo
aiutare Jake a portare dentro le scatole, lo potrei fare senza problemi, ma
così do modo alla mia commessa di fare un po’ gli occhi dolci al ragazzo.
“Per esempio, perché non gli chiedi di uscire? Solo
tu e lui, niente bancone nel mezzo, ma solo un bel tavolo con una candela nel
mezzo?” chiede Corinne come se nulla fosse e io la guarda come se fosse una
pazza… in effetti se dice queste cose deve esserlo sul serio.
“Oh, certo, vado da lui, gli sbatto le ciglia
facendogli gli occhioni dolci… magari aprendo un po’ la camicia, e gli chiedo
di uscire come vecchie amici, tanto lui cos’è del resto? Solo un mio cliente
che per caso è venuto due sere di fila a bere una cioccolata. Sì, ovvio,
accetterà di sicuro!” rispondo io sarcastica, mentre mi sposto per lasciar
passare Jake e Chiara che sono lì a fare picci picci. Sono loro che a breve
usciranno assieme, mi sa.
“E se torna anche questa sera?” domanda Stefy. Già,
e se viene? Sarebbe la terza sera di fila… ma non vorrebbe dire nulla, no?
Viene perché gli piacciono le mie cioccolate e perché sarò l’unica a tenere
aperto a quell’ora… no, questo non è vero, esistono i pub. Forse gli piace la
mia compagnia. Oh, a questa idea mi sento più leggera.
“Stella mia, dovresti cercare di essere più convinta
dei tuoi mezzi, sei una gran donna in fondo.”
Guardo Corinne che ha parlato e le rivolgo un
sorriso grato: sono una ragazza capacissima di buttarmi giù per una qualsiasi
sciocchezza e lei è la persona che mi tira su. Non so che farei senza di lei,
anzi, senza tutti loro, Chiara, Stefy e William. Mi danno la carica per andare
avanti.
Bhe speriamo che ora entri nella mia vita anche un
bel avvocato.
Capitolo 4
Non avrei mai creduto di arrivare a questo punto, ma
ci sono arrivata e sono felice. È ormai una settimana abbondante che Wesley
viene a trovarmi, cioè, diciamo le cose come stanno, viene a bersi una
cioccolata per concludere degnamente la giornata. Arriva quasi sempre verso le
sette e quaranta e resta anche fino alle nove chiacchierando con me. Abbiamo
scoperto di avere parecchi punti in comune, non solo essere entrambi europei a
Los Angeles. Per esempio entrambi abbiamo qualche problema con le nostre
famiglie: lui non sopporta suo padre ed io… bhe, pure io. Non che non gli
voglia bene o cose del genere, ma io e lui siamo incompatibili, come fuoco e
acqua, per capirci meglio. Ogni volta che siamo nella stessa stanza non
facciamo che litigare. E pure Wesley e suo padre fanno lo stesso, quindi
finiamo a fare grandi discussioni generazionali sul rapporto genitori-figli che
ci ha uniscono ancora di più.
Una mattina è tornato qui con Lilah: era bellissimo,
vestito con uno splendido completo di giacca e cravatta, di sicuro era appena
uscito dal tribunale. Lei non mi ha neppure rivolto il saluto, ma lui… oh,
cielo, lui mi ha rivolto un sorriso da pubblicità del dentifricio, abbagliante.
Mi si è scaldato il cuore e la giornata mi è parsa migliore. Ovviamente è
tornato anche alla sera. È diventato il mio cliente fisso serale, cosa che non
mi dispiace proprio per nulla!
Le mie amiche continuano a dirmi che devo buttarmi,
ma buttarmi dove? Di sotto? No, Wesley non ha mai fatto o detto nulla che
potesse farmi solo intuire che possa avere un qualche interesse per me, quindi
continuo la mia leggerissima conquista in questo modo, parlandoci e standogli
vicino. Se mi lascerà qualche segnale, magari potrò fare qualcosa.
“Buongiorno!” esclamo mentre entrano due avventori:
una è la stronza, Lilah, mentre un’altra deve essere una sua collega o amica.
Si siedono su uno dei tavolini e si mettono a parlare a voce alta, chiedendomi
due cioccolate al cocco e pasticcini di frolla. Classico, è
“Io ci provo in tutti i modi, specie ora che so che
ha mollato la sfigata.” Dice Lilah alla tipa.
“Ma l’ha lasciata lui?” sembra allibita.
“Ebbene sì, è da non crederci vero? Questo dimostra
solo che quel benedetto figlio vale sempre di più.” Faccio finta di nulla, ma
sono piuttosto curiosa. Mi diverto quando mi faccio un po’ di fatti degli
altri.
“E non te lo dà?” chiede la sconosciuta.
“No! Dice che c’è una persona che gli piace… mi
dico, chi se ne frega, mica voglio sposarlo, vorrei solo vedere come scopa un
inglese.” Aguzzo l’udito…inglese=Wesley per me.
“Magari lo fa strano.”
“È da un po’ che vorrei fare qualcosa al di fuori del
canonico. I maschi stanno diventando pigri e noiosi, almeno quelli che ho
provato io.” Allora mezza popolazione maschile di Los Angeles è pigra, dovrò
farmene una ragione.
“Dai Lilah, portatelo in uno dei bagni del tribunale
e violentalo… in effetti il ragazzo merita pure.” Lilah si mette a ridere.
“Sì, merita molto. Wesley Wyndham-Prince è il più
fottuto sexy uomo che gira in questo periodo nel foro.”
Credo di essere saltata al suo nome. Quindi Lilah ci
prova… e lui non lo molla! Questo mi fa molto felice, però ha anche detto che
gli piace una ragazza… chissà chi è? Cerco di immaginare la ragazza perfetta
per uno come lui: elegante, sofisticata, molto bella e sicuramente
intelligente, possibilmente di buona posizione sociale. La figura più diversa
possibile rispetto a me. Non sono la ragazza giusta, questo è poco ma sicuro.
Sospiro pesantemente mentre osservo le due belle ragazze che si sono messe a
parlare di lavoro.
“Ehi, ci sei?” non mi ero neppure accorta che
William è davanti a me tutto tranquillo.
“Scusa. Non ti avevo visto.”
“Ho notato. Me la fai una cioccolata al caffè? Ho
bisogno di doppia carica, devo andare dal mio editore tra un po’.” Annuisco
tranquilla. William è uno scrittore, anche piuttosto famoso, specie fra le
nuove generazioni. Scrive prettamente horror che trattano di vampiri, un po’
alla Anne Rice, ma in maniera molto più maschia. Ci sono stati dei genitori che
hanno cercato di buttar su una rivolta a causa della violenza dei libri, ma
tutto si è dissolto in una bolla di sapone. Mi ricordo la prima volta che l’ho
visto: ero una dei responsabili del catering, visto che avevo portato una
decina e più di vassoi ricolmi di cioccolatini. Io non sapevo neppure che
faccia avesse, sapevo soltanto che era bello. Che forza vero? Stefy non faceva
che parlarmene, lei adorava i suoi libri e a me piacevano. Lui è venuto da me,
ha preso un dolcetto e abbiamo iniziato a chiacchierare. E poi mi sono fatta
fare due autografi per rimpinguare il pagamento. Fantastico! Stefy a momenti mi
erigeva una statua. Probabilmente ha pensato di costruirmi direttamente un
tempio quando le ho detto che ad una mia festicciola avevo invitato anche lui.
Ormai William veniva da me ogni giorno per farsi una bevuta, quindi… Non credo
che l’amore scoccò subito, lui era piuttosto restio a buttarsi, dopo l’ultima
delusione, ma io l’ho convinto a dare a Stefy una possibilità e semplicemente
lui non è riuscito a dirmi di no: quando mi ci metto ho una gran forza di
persuasione, specie se faccio gli occhioni dolci.
“È venuto anche ieri sera?” mi domanda con non
chalance.
“Ah, ah… ha saltato solo la domenica, perché siamo
chiusi. Ormai sta diventando uno fisso.” Penso di sorridere come una ebete al
solo pensiero di me e Wesley che passiamo la sera a parlare come due buoni
amici.
“Passerotto mio, devi darti una mossa.” Ok, ho
capito l’antifona William e ho capito il vero motivo per cui sei qui. Ci
scommetto il negozio che ieri sera ne avrà parlato con Stefy ed insieme avranno
deciso cosa dirmi. “Insomma, rischi di perdere la tua opportunità solo perché
hai paura e non è da te!” Lo guardo scettica e prima di rispondergli a tono
vado alla cassa, dove Lilah mi aspetta impaziente.
“Fanno cinque dollari e quaranta.” Dico a memoria.
Senza dire nulla mi paga e se ne va, che stronza, almeno buongiorno!
Figuriamoci, lei è un avvocato, mentre io sono una cioccolatiera… non merito
nulla ai suoi occhi.
“Hai ragione, William.” Inizio tornando da lui “Non
è da me, però io sono stufa… cerca di capirmi, lui non mi ha dato nessun
indizio, niente che mi possa far intuire che io gli interessi. Non posso
buttarmi sempre io, per una volta vorrei che fosse l’uomo a fare l’uomo. Se
Wesley mi vuole, cosa di cui dubito, me lo proverà.” Dico risoluta.
“Ma così rischi di perderlo.”
“Buon punto, ma correrò il rischio.” Pentendomene
sicuramente alla fine. Già mi vedo distesa sul mio letto a piangere sul cuscino
perchè non mi sono buttata con lui permettendogli di conoscere Miss Right.
Sospiro, “Con il mio ex, tu lo sai, mi sono buttata a pesce e poi sono stata io
a dover concludere straziandomi il cuore. Lui non ha detto un ‘ah’ , come se
non gli importasse niente. Non voglio che sia più così, voglio essere la donna
della relazione.” William mi guarda con quei suoi incredibili occhi blu cobalto
cercando di capire che cosa penso, ma, almeno, si limita a stare zitto.
“Come vuoi tu tesoro, io ti lascio.” E se ne va,
mentre io resto sola.
È proprio così che io voglio.
Wesley sta guardando la sky line di Los Angeles
dalla finestra del suo ufficio. Ha la camicia spiegazzata, la cravatta
allentata e la giacca dispersa sotto montagne di carte. Hanno voluto
battagliare? Bhe, ne stanno pagando le conseguenze annegando nella burocrazia
che porta un caso grosso come quello. Ogni notte va a dormire più tardi ed è
sempre più stanco, anche perché vede la sua vita sociale allontanarsi sempre di
più. Sospira pesantemente, vorrebbe che fossero già le sette e mezza per uscire
di lì e rifugiarsi nel suo piccolo santuario personale: la cioccolateria stava
pian piano diventando una seconda casa, non tanto per le ore passate là, ma
proprio per la sensazione di calore che quel posto gli dà. Senza neanche
iniziare a pensare a Monica.
Quella ragazza lo affascina: le donne che si sono
avvicinate nella vita avevano tutte un denominatore comune. Lui attirava sempre
le donne eleganti, di una certa classe. Le cattive ragazze di solito sbavavano
per uno Liam. Ragazze come Virginia e la sua altera ricchezza, sventolata con
incuranza, oppure Lilah astuta e calcolatrice, non erano le donne che con lui cliccavano…
Monica, invece… lei non cliccava semplicemente, lei suonava direttamente
un’opera lirica per il cuore di Wes, che ora non sapeva bene cosa fare. Non
aveva mai capito in quelle sere se lei provava un qualche interesse, anche
perché spesso la trovava a lanciargli occhiate languide, eppure pochi istanti
dopo era come se lui non fosse lì.
Sorride al vetro mentre ricorda la voce argentina
cantare per lui: di norma inizia lentamente, come un riflesso mentre ascoltano
assieme la radio, poi col passare delle canzoni si sente più sicura e canta che
è una meraviglia. Wesley in quei momenti ha dei folli pensieri che consistono
nel prenderla e farla sua ripetutamente. Grazie al cielo si è sempre fermato.
Ora, però, dopo tante sere passate da lei a bere cioccolata, anela a qualcosa
di più, ampliare la loro intimità ad altri luoghi.
“Cordelia, mi chiami Liam?” chiede all’interfono.
“Certo.”
Pochi minuti dopo entra il suo capo: anche lui
sembra abbia passato una giornata d’inferno, non sta meglio di Wesley.
“Che inferno!” esclama appunto lui sedendosi
pesantemente sulla sedia. “Queste carte mi stanno uccidendo… grazie al cielo
Gunn mi dà una buona mano.”
“Bhe, ci serve proprio.” Si siede anche lui, sulla
sedia che ormai ha il segno del suo sedere impresso quasi a fuoco.
“Perché mi hai chiamato? C’è qualcosa che non va?”
Liam lo scruta con quei suoi occhi scuri e profondi come la notte, ha capito da
subito che Wesley non aveva un problema di lavoro, se così fosse stato sarebbe
andato da lui sulle sue gambe e non lo avrebbe fatto chiamare da Cordelia.
“Quando hai capito non poter più fare a meno della
presenza di Cordelia?”chiede Wes meditabondo.
“Sei innamorato?” risponde invece Liam.
“No! Non scherziamo!”
“Ma ti piace qualcuno. Spara.” Wesley guarda il suo capo
e capisce subito che lui non se ne andrà finchè non gli dirà tutto.
“È una ragazza.” Si sbilancia e Liam sbuffa
rumorosamente.
“Grazie al cazzo Wesley, lo so che non sei gay a
meno che il rapporto con Virginia non ti abbia fatto cambiare radicalmente idea.”
Wesley lo guarda storto, a lui questa situazione non fa ridere proprio per
nulla. “elabora.”
“È una ragazza strana, divertente, simpatica e pure
intelligente. Però…”
“Però?”
“Però non lo so. È strano, con lei mi sento come a
casa, a mio agio.”
“Quindi dove sta il problema?” Wesley sospira
guardando fuori, verso l’orizzonte.
“Non lo so. Forse nel fatto che non credo di
interessarle. Non ho mai captato segnali… o forse sono io imbecille e non me ne
accorgo, cosa piuttosto possibile, visto chi ti sta parlando ora.”
“Bhe, ma allora buttati!”
“Non ci penso neppure. E se poi lei si mette a
ridermi in faccia? Potrò buttarmi solo se avrò una qualche certezza.” Risponde
risoluto.
“Invitala fuori, magari scopri qualche cosa.”
“Fuori?”
“Ma certo, una cenetta intima, di quella dove siete
tutti eleganti, la candela brucia nel mezzo creando un’atmosfera dolce e
rilassata… insomma, un’uscita galante!!” Wesley lo guarda come se lui gli
avesse detto che esistono i vampiri e anche una ragazza che sistematicamente li
uccide.
“Avanti, non verrà mai fuori con me!”
“E perché non dovrebbe?” già, perché non dovrebbe,
pensa Wes. Forse l’idea del suo capo non è così strampalata.
“Forse perché le darebbe fastidio.” Lo sguardo di
Liam fu più che eloquente.
“Wesley, se a lei desse fastidio vederti, non ti
aspetterebbe con il negozio aperto ogni sera. Fidati di me, Pryce, invitala
fuori e poi divertiti.”
Liam prende e se ne torna nel suo ufficio lasciando
Wesley di nuovo solo a rimirare la città. Di sicuro Monica gli piace molto: è simpatica,
divertente e anche piuttosto sexy in certi modi di essere.
“Stasera lo faccio!” dice risoluto alla sua immagine
specchiata sulla finestra.
Eccomi qui, pronta ad attenderlo. Mi sono anche
truccata leggermente, cosa che ha, di fatto, stupito Chiara. Io mi trucco solo
nelle situazione più importanti, quindi di norma mai. Invece oggi ho voluto
strafare: ombretto, eye-liner, mascara e burro cacao colorato. Sono quasi
carina, posso solo sperare che lui apprezzi.
La campanella attaccata alla porta suona: è lui, è
arrivato in perfetto orario.
“Ciao Wesley!” lo accolgo con un sorriso. Ho
ripromesso a me stessa di provare ad essere più sicura delle mie capacità e in
questo modo di dare sicurezza anche a lui che mi sta davanti. Certo, la mia
volontà cede leggermente appena lui posa gli occhi su di me e mi sorride
dolcemente, ma non importa. In realtà mi sembra quasi sorpreso di vedermi così:
forse il trucco non è stata un’idea grandiosa.
“Ciao Monica, come va? Buona giornata?” e mi sembra
anche leggermente nervoso. come mai?
“Sì, abbastanza.” Oh è diventata perfetta nel
momento in cui tu sei entrato qui, ma ovviamente non glielo dico mica. Si siede
sul suo sgabello preferito e io gli metto sotto il naso la cioccolata fumante.
Ormai è un rito, lui cioccolata e io che lo guardo. Che bello!!!!
“Allora… che hai fatto oggi?” chiedo.
“Abbiamo cercato di smaltire le scartoffie che ci
sono arrivate tra capo e collo dal tribunale e dalla W&H. Stavamo annegando
e adesso sono distrutto.” Risponde sospirando.
“Su che caso state lavorando?”
“Non so se stai seguendo molto i telegiornali
cittadini ultimamente, ma siamo lo studio legale che sta portando avanti la
causa Faurlong contro WBR industries.” Sarebbe brutto dirgli che non so di cosa
stia parlando, vero?
“Ah…”
“Questo mi fa capire che non segui. Diciamo… hai
visto ‘Erin Brokovich’? una cosa simile.”
“Oh… adesso capisco. Bhe un bel lavoro.” Sì, lo so,
dovrei seguire di più la vita cittadina di dove abito, ma ho il satellite e
preferisco seguire quello che succede in Italia, tanto qui in America ancora
non ho diritto di voto.
“Non ti preoccupare, in realtà siamo appena
all’inizio, ma se tutto va come vorrei che andasse, diventeremo molto famosi.”
E ricchi, penso, ma anche questa volta non glielo dico. In realtà questo mi
preoccupa un po’: non vorrei che se ci provassi finalmente con lui, pensasse
che lo faccio solo per quello, i soldi. Scuoto la testa pensieroso: inutile che
mi fascio la testa prima di essermela rotta, no? “Però, per adesso, ci sono
solo le cose brutte. È decisamente meglio stare qui a bere cioccolata e a
parlare con te.”
“Grazie, sei proprio gentile.”
“No, dico sola la verità.”
Volare, ohoh… questo ragazzo mi dice sempre cose
così favolose. Accenno a qualche passetto di danza mentre pulisco la vetrina
dei cioccolatini. Non lo so, mi sento sempre più a mio agio con Wes… cosa che
non sembra succeda a lui: è sempre più nervoso.
“Va tutto bene?” chiedo un po’ preoccupata e lui
alza il capo e annego nei suoi occhi e forse anche sbavo un po’, spero di no,
non sarebbe molto elegante.
“Ehm…” balbetta? Lui sa balbettare? Mio Dio… “Sono
un po’ imbranato in queste cose.”
“Quali cose? Fare l’avvocato, perché, insomma, non
mi sembra…” vengo interrotta dalla sua mano sul mio polso e mi si mozza il
respiro.
“No, sono piuttosto imbranato a chiedere certe
cose.” Decisamente non ha capito che lui potrebbe anche chiedermi di scrivergli
tutti i rapporti di lavoro che io lo farei senza dire un ma.
“Quali cose? E se devi chiedere a me, vai
tranquillo, se posso farti un favore te lo faccio con piacere.” E questo
include anche una cavalcata da svenimento.
“Vuoi uscire con me domani sera?”
Eh? Credo di aver capito male la sua domanda, lui
non può avermi chiesto di uscire… o sì? Riavvolgo il nastro a trenta secondi
fa, lo riascolto e sì! Lui mi ha proposto di uscire assieme domani… avvampo in
un decimillesimo di secondo.
“Questo tuo silenzio lo prendo come un no. Scusa,
non volevo offenderti.” Dice lui mentre fa per alzarsi.
“NO!” urlo talmente forte che alcuni bicchieri tintinnano
tra loro. “Io voglio uscire con te.” Sul suo volto sembra che la stanchezza
scivoli via lasciando una strana contentezza. Sono io a fargli questo effetto?
Wow, non credevo di avere così tanto potere.
“Sul serio? Perché se hai altri impegni…” lascia in
sospeso e io rido.
“Ma quali impegni? Figurati, anzi… mi fa veramente
tanto piacere.”
“Perfetto, allora… facciamo che passo qui verso le
otto e mezza? Andiamo a cena?” sembra ansioso, come se avesse paura di un mio
rifiuto… come se io potessi dirgli di no, figuriamoci.
“Perfetto.”
“Prenoto un tavolo a ‘Le parisien’.” Io annuisco e
mi volto per pulire, per l’ennesima volta il lavello, imbarazzata e
compiaciuta. Neppure lui dice nulla e mi pare di averlo visto arrossire
leggermente. Nel mio cervello prende forma l’idea che forse io possa veramente
piacergli, poi faccio una piccola marcia indietro…è vero ha detto che gli sono
simpatica, ma finisce tutto qui.
Restiamo così silenziosi per molto, ognuno preso nei
propri pensieri. Io ho solo una cosa in mente, in realtà: lui. Lui che mi
parla, lui che in un futuro improbabile mi bacia, lui che mi fa cose vietate ai
minori. I suoi occhi blu su di me, le sue labbra che scandiscono il mio nome. E
lui a che penserà? Credete che possa chiederglielo? Una ragazza normale
starebbe zitta, ma quando mai io mi sono considerata normale? No, io sono pazza
e probabilmente destinata ad affondare, mi sa, ma voglio trasgredire.
“A che pensi?” chiedo a voce bassa, ma lui non
risponde, si alza e si mette la giacca, forse ho chiesto una cosa troppo
privata.
“Penso che forse è ora di andare a casa. Devo
sbrigare alcune pratiche.” Mi dice sorridendo dolcemente… Oh, potrei tagliarmi
un braccio per vederlo ancora ed ancora.
“Ok, buon lavoro e a domani sera. Ti aspetto qui.”
Apre la porta ed è già praticamente fuori, quando si
gira e senza esitazione mi dice:
“Pensavo a te prima, a quanto mi piaci.” E se ne va
lasciandomi a guardarlo fisso e a bocca aperta.
Che ha detto?
Capitolo cinque
Credo di essere rimasta imbambolata a fissare l’esatto
punto in cui Wesley se ne è andato per dei buoni minuti. Non riesco a crederci:
ha detto che gli piaccio.
Adesso sono nel mio appartamento con tutta la truppa
pronta ad aiutarmi a decidere come mi devo vestire, truccare e pettinare per
uscire. A loro non ho raccontato di quello che è successo nel negozio ieri
sera, me lo voglio tenere per me per poterlo assaporare del tutto.
Mi sono appena fatta la doccia, non sono neppure
vestita che Stefy mi fa sedere su una sedia, senza darmi la possibilità di
replicare.
“Adesso questi bei capelli lunghi li lisciamo come
si deve.” Non mi oppongo, non sono mica stupida! E poi sono consapevole che con
i capelli lisci ci guadagno, quindi Stefy prende la spazzola, il phon e la
piastra, senza dimenticare la lacca, ed inizia il lavoro… se non fossi così
nervosa credo che le direi che mi sta facendo male, ma non ci riesco. È come se
non sentissi nulla. Bha… dopo una mezz’ora di intenso lavoro, i miei capelli
non sembrano neppure miei: io di solito li lascio come stanno, li lascio sempre
asciugare all’aria, morale finisco avendoli tutti gonfi. Ora sono tutti lisci e
molto belli anche!
Poi ci spostiamo in camera mia, sede degli armadi.
Tiro fuori un completo di cotone bianco, molto semplice e comodo, ma Corinne me
le leva di mano con uno sguardo di disapprovazione. Ci pensa Chiara, che ha
chiuso in fretta e furia il negozio per salire, a darmi qualcosa… un qualcosa
che si rivela un completo color rosso bordeaux di pizzo. Il reggiseno è molto
bello, con le coppe belle e profonde, visto che devono contenere la mia quinta
misura. Devo ammettere che è delicato, con i fiori di pizzo che circondano il
bordo. Le piccole mutandine richiamano, ovviamente, lo stesso gioco del pezzo
sopra: sono sgarbatissime e molto sexy.
“Eh? Perché dovrei mettere questa cosa?” chiedo
veramente curiosa. Ma che credono, che mi butti a pesce su Wesley? Non credo
che riuscirà neppure a vedere che calze che indosserò, figuriamoci se potrà
guardare il mio intimo.
“Ovvio stella mia, quando ti spoglierà sarà più
felice di vedere questi che non le mutande della nonna.” Dice Stefy papale
papale.
“Non credo che mi spoglierà” obbietto io.
“Non si può mai dire.”
“Giusto!” rafforza Chiara con un sorriso smagliante.
E va bene, metterò quel completino.
Apro l’armadio facendo una cernita dei pantaloni: in
realtà sorge un delicato problema. Io porto sempre i jeans, i pantaloni
eleganti mi fanno prurito. Quindi? Continuo a cercare, prima o poi troverò
qualcosa, magari la in fondo c’è qualche residuato bellico di quando stavo in
Italia… sempre che mi vadano ancora su.
“Perché non questa?” la voce di Corinne mi fa
voltare e con orrore vedo quello che tiene in mano: una gonna, una delle poche,
che di solito uso d’estate contro il caldo torrido losangeliano, lunga, nera e
di lino.
“No!” sbotto io. “Non metterò una gonna alla prima
uscita con un uomo. Non ci penso neppure per un attimo.”
“Invece dovresti.”
“No!”
“Sì!”
“No!”
“Sì!”
Morale, alla fine mi ritrovo con una bella camicia
rossa, con i primi tre bottoni aperti, che fa intravedere la parte superiore
del pizzo del reggiseno, la gonna lunga (come si fa a dire di no ad una Corinne
che ti guarda in quella maniera, voi non lo capite. Insomma, non si può), un
paio di collant neri con ricamato a lato un lungo fiore sempre rosso. Devono
avermele prese con il completino intimo, fa pan dan. Ai piedi un paio di
stivali neri con qualche centimetro di tacco, ma non troppo, a meno di non
volere che io cada dopo un passo. Per concludere degnamente, un paio di
orecchini con dei coralli, regalo di mia madre dalla Sardegna, e una collanina
con un cuoricino.
“Adesso ti trucco!” esclama Chiara contenta. Le
piace fare questo alle amiche. Grazie al cielo non ci va giù pesante, un trucco
leggero e che mi valorizza molto bene gli occhi, grazie la linea ferma e
delicata di eye-liner e al mascara che mi fa le ciglia folte e lunghe.
Mi sento carina.
“Stellina, sei veramente bellissima. Non è splendida
William?” chiede Stefy ad un annoiato Will che per tutto il tempo dei
preparativi è rimasto seduto sul divano a guardare Passioni in tv. Però quando
si gira mi fa un sorriso smagliante.
“Passerotto, sei veramente un amore. Sverrà ai tuoi
piedi!” abbozzo quella che dovrebbe essere una smorfia, ma mi sento leggermente
tesa.
Prendo la giacca nera e la mia classica borsa e
scendo in pasticceria. In fondo è la che lui mi verrà a prendere, non certo su
a casa mia, visto che non è mai salito su. Quando sono in negozio mi guardo
attorno, stupendomi di quanto il posto mi sembra diverso. Lo vedo come un po’ più
cupo, ma forse sono solo io completamente presa dal panico. Mi volto verso la
porta che separa il retro dal davanti e, anche se tentano di nascondersi, io
vedo che i miei amici sono tutti li, curiosi come delle bertucce ad aspettare
che arrivi Wes, cosa che puntualmente accade alle otto e mezza. È spettacolare,
mi sembra ancora più bello del solito: pantaloni neri di taglio terribilmente
elegante, una camicia grigia e la giacca elegante con i gemelli d’oro. Oddio,
adesso svengo, ha anche una deliziosa rosa rossa a gambo lungo che mi porge
immediatamente.
“Grazie.” Balbetto. Non è proprio il modo migliore
per iniziare questo, no?
“Figurati. Sei bellissima stasera.” Arrossisco
leggermente lasciando la rosa sul bancone, di certo non me la porto via. Tanto sono
stra sicura che le mie angiolette dietro la porta me la metteranno in un vaso.
Mi porge il braccio come un galantuomo e io lo
prendo fino alla sua macchina, una bella sportiva scura. Mi siedo felice e
seguo con calma la strada che sta facendo.
“Allora, stai bene?” chiede lui per rompere il
silenzio e io annuisco sorridendo. “Anche io.” Non lo so, mi sembra di essere
tornata al liceo, quando ero snobbatissima da chiunque e guardavo tutti con
timidezza. Non riesco a stare calma. Seguo il suo profilo deciso mentre è
concentrato alla guida e sospiro dentro di me per quanto è bello e per quanto
sono fortunata ad uscire con uno del genere.
Arriviamo molto presto al ristorante, ci accoglie
l’insegna verde luminosa sopra la porta ed un usciere in completo impeccabile
che ci apre la porta. Il capo sala chiede a Wesley di presentarsi e poi ci
accompagna ad un piccolo tavolino rotondo con una tovaglia di colore rosa
pastello, una candela che si affretta ad accendere e le posate d’argento
elegantemente disposte. Sento un fremito lungo la schiena di fronte a quello
spettacolo. Il cameriere mi toglie con destrezza la giacca, per portarla nel
guardaroba facendo in modo di mettermi la sedia nel posto giusto mentre mi
siedo.
“Wow, Wesley, mi sento come una principessa.” Dico
sognante guardandomi attorno. Il lampadario è enorme, di cristallo, ed illumina
lo spiazzo dove già alcune coppie stanno ballando.
“Ma tu sei una principessa.” Ecco, voi mi dite che
cosa io posso rispondere ad una affermazione del genere? Nulla, perché il
criceto che manda avanti la rotella del mio cervello si è fermato. Per fortuna
che ci salva il maitre che ci porta le liste dei cibi. Fiuu… che fatica restare
calma. Però, quante cose buone…scelgo un primo ed evito il secondo, tanto so che poi mangerò il dolce. Anche lui
fa la stessa mia scelta.
“Allora, Monica, visto che siamo usciti assieme, che
ne dici di parlare assieme?” io rido, almeno uno di noi è riuscito a spezzare
quell’iniziale imbarazzo.
“Hai ragione, ma sai, io non sono molto abituata ad
uscite del genere. Con i ragazzi al massimo vado a mangiare una pizza e poi a
vedermi una partita di basket o un concerto, di sicuro non in un ristorante di
questo genere e vestita elegante come se fossi ad un matrimonio e neppure il
mio.” Ridacchio e lui sorride benevolo. Penserà che sono una sfigata.
“Capisco… bhe raccontami, che avresti fatto in
questo sfavillante venerdì sera se non fossi qui con me?”
“Assolutamente nulla. Sarei rimasta a casa a
cazzeggiare davanti al pc con la mia Spike sulle gambe. Niente di che. Arrivo
al week-end che voglio solo dormire e mi preparo per il sabato sera con gli
amici.” Uhm… il vino bianco che ha ordinato è proprio buono, scende che è una
meraviglia e guarda caso è pure delle
mie terre… è come essere tornata a casa per qualche ora.
“Chi è Spike?” domanda lui curioso.
“La mia gatta.”
“Spike? Ma non è un nome da cane? E per di più,
maschio?”
“Invece lei è una gatta femmina.” Ribatto
leggermente alterata…non mi piace che qualcuno critichi la mia miciona adorata.
“E come mai l’hai chiamata così?” l’indole di
avvocato non si placa.
“È una specie di omaggio a William, visto che è
stato lui a regalarmi il gatto.”
“William? Il tuo amico scrittore, giusto?” annuisco.
“Proprio lui. Vedi, Will scrive libri horror ed è
diventato famoso grazie ad una serie basata su una fantomatica cacciatrice di
vampiri chiamata Buffy. Uno dei vari personaggi che lui ha inserito, diciamo il
suo alter ego, si chiama Spike ed è il mio personaggio preferito. Siccome lo
Spike letterario veste con un bellissimo spolverino di pelle tutta nera E visto
che la mia gatta è tutta nera… Spike.”
“Piacerebbe anche a me avere un animaletto che mi
accoglie in casa quando torno dal lavoro, ma non avrei la possibilità di
accudirlo come si merita.”
Arriva il cameriere con i nostri piatti e qui c’è la
prima vera delusione che cerco di non far trapelare: le porzioni sono
minuscole! Ma credono che con questa pezza di pesce uscirò di qui sazia? Anche
Wesley non sembra particolarmente convinto, ma ci mettiamo a mangiare.
Squisito, sicuramente, ma finisce troppo presto, in tre bocconi ho il piatto
vuoto e mi manca pure il pane per fare la scarpetta. Ammettiamolo, il mio
stomaco è ancora che brontola.
Ricominciamo a parlare: a lui piace molto
raccontarmi del periodo in cui era a Londra. Riesco a scoprire che è sempre
stato quello che la maggior parte della gente descrive come un secchione, non
era uno con una vita sociale scoppiettante. Mi piace ascoltarlo, il suo sguardo
si accende quando parla di qualcosa che gli piace, dei suoi colleghi o del
calcio. Bhe, è inglese, dovevo aspettarmelo. Per fortuna che sono una
sportomane e il calcio piace anche a me. Lui tifa per il Chalsea e io per
“Vorresti ballare con me?” mi chiede dopo aver
finito di bere un buon sorbetto al limone.
“Certo!” rispondo io tutta contenta. Mi sta viziando
tantissimo e mi sento volteggiare almeno tre metri sopra il cielo. In pista ci
sono già altre coppie che si spostano leggermente per farci accomodare. Wesley
mi mette la mano sinistra sulla schiena e intreccia la mano destra con la mia.
Il suo buon odore mi avvolge e il mio cuoricino sta battendo all’impazzata. Mi
domando come potrei sentirmi più felice, poi mi immagino con lui nel mio letto
e capisco che non c’è mai limite al meglio. La musica è lenta e dolce, proprio
per coppie innamorate, vorrei alzare lo sguardo su di lui, ma ho paura che se
lo faccio poi non riuscirei a fermarmi nel saltargli addosso. Mi stringe un po’
più vicino a se e, forse sono io che ho miraggi uditivi, ma mi sembra che anche
lui abbia un po’ di batticuore.
Is it getting better,
or do you feel the
same?
Will it make it easier on you,
now you got someone to
blame?
You say one love,
one life,
when it's one need in
the night.
One love,
we get to share it
Leaves you baby if you don't care for it.
Il pianista ha iniziato a
suonare una delle canzoni degli U2 che amo di più, forse quella che
maggiormente mi fa venire la pelle d’oca e capisco che questo è uno di quei
momenti che capita, se sei fortunata, due o tre volte nella vita, quei momenti
in cui potresti perdere l’anima per la troppa felicità. Sono qui a ballare
stretta, con il volto appoggiato al petto dell’uomo più bello che abbia mai
visto, con la canzone più romantica del mondo in uno dei ristoranti più
romantici e probabilmente più cari di tutta la città degli angeli. No, è
proprio difficile trovare un altro momento così unico e perfetto.
Non ci accorgiamo neppure
che la canzone è finita tanto siamo rapiti uno dall’altra. Ok, credo di
piacergli almeno un po’. Veniamo urtati da una coppietta di anziani
dall’equilibrio instabile e ci risvegliamo dal momentaneo sogno. Mano nella
mano torniamo al nostro tavolo, dove ci aspetta già una bella fetta di torta.
Devo dire che questa è più sostanziosa del pesce che ci hanno portato prima. Mangiamo in silenzio,
siamo ancora scombussolati dal ballo, o almeno io lo sono. Ho tutti gli ormoni
che scorrazzano in giro felici facendomi girare la testa, i sentimenti che
provo per lui sembrano sulle montagne russe. Questo ragazzo mi sta
distruggendo.
“Hai voglia di fare una passeggiata? Qui vicino c’è
la spiaggia.” Sbaglio, o ha la voce rotta dall’emozione? Probabile, tossicchia
per schiarirsela la voce e io annuisco sorridendo.
Mentre lui paga –e non oso neppure sapere quanto!!-
il cameriere mi porta la giacca e la borsa. Guardo il cellulare e mi ritrovo
piena di SMS dei miei amici che mi chiedono come sta andando la sera. Faccio
finta di nulla e lo spengo, voglio essere completamente libera per lui.
“Andiamo?” mi chiede porgendomi il braccio e io
glielo prendo. Poco dopo siamo sul lungo mare: è inebriante. Ha un odore di
salsedine e freschezza incredibile e mi sento esplodere: questa è LA serata
della mia vita. Vorrei urlare per la felicità.
Camminiamo vicini, non ci tocchiamo, ma è come se
fossimo uniti da tanto tempo ed è una cosa strana, che mi è successa
rarissimamente. Il rumore della risacca ci accompagna, noi decidiamo che il
silenzio è d’oro, quindi le parole restano mute.
Lui è veramente superbo questa sera: mi ha fatto
sentire come se fossi la regina di Los Angeles e si è pure dimostrato un
ragazzo quasi normale quando borbottava. Non credevo che un avvocato potesse
parlottare. Sorrido al cielo, sorrido alla luna che con il suo leggero spicchio
ci fa compagnia e mi metto a correre felice sulla sabbia: ammetto di sentirmi
molto bambina quando intraprendo queste cose, ma non ne posso fare a meno.
Corro fino alla più vicina torretta della guardia costiera per poi sedermi sul
secondo gradino della scaletta. Davanti a me c’è l’oceano, questo lo so, lo
sento, ma io non vedo nulla, è troppo scuro. Il faro sopra di me non ha una
luce così potente da arrivare fino all’acqua. Poco dopo arriva Wes che se l’è
presa con un po’ più di comodità e mi sposto un po’ per farlo accomodare.
“Divertita questa sera?” mi chiede quasi timoroso
della risposta.
“Molto!” esclamo sorridente, mentre penso che non è
ancora finita. “E poi io adoro il mare, non riuscirei a viverci troppo lontana.
Quando stavo in Italia in dieci minuti di macchina arrivavo in spiaggia… ho
passato mesi interi in posti così.” Dico facendo un gesto con la mano che
include tutto quello che ci sta attorno.
“Veramente? Io da piccolo a malapena sapevo nuotare…
ho imparato a scuola, durante educazione fisica. Però qui mi piace lo stesso, è
tranquillo” poi ridacchia “Certo, l’ora non aiuta ad affollare.” E rido con
lui, di gusto proprio, poi mi appoggio su di lui, o meglio, appoggio la mia
testa sulla sua spalla: non è un gesto malizioso fatto per provarci, lo giuro,
è più un gesto istintivo, sapevo di doverlo fare. Vi capita mai di provare una
sensazione del genere? Cioè, vi capita di fare qualcosa che voi sapete
assolutamente che non va fatta, ma la fate perché il vostro corpo ne ha
bisogno? Bhe, a me è successo questo, ho bisogno di sentire il corpo di Wesley
sotto il mio.
Lo sento respirare, sento il suo battito leggermente
accelerato, sento il suo calore…sento lui e lo assaporo fino in fondo. Quando
capisco che è abbastanza mi alzo, spolverandomi un po’ il didietro, in modo da
non portare a casa quintalate di sabbia e lui mi segue a ruota. Dopo tutte le
cose che ho fatto penserà che sono da internare: non solo canto tra me davanti
a perfetti estranei, ma pure mi metto a correre ed urlare per la spiaggia… in effetti
forse dovevo contenermi.
“Andiamo?” gli chiedo aguzzando lo sguardo verso
l’acqua, ma senza risultati.
Tutto ad un tratto sento la sua mano che si
intreccia alla mia e senza dire nulla, mi attira verso di se: lo sto guardando
in faccia, il suo respiro si confonde con il mio e io mi sento morire, morire
per la perfezione di questa scena. Wesley mi passa un dito sulla guancia e io
non riesco a tenere gli occhi aperti per l’intensità del gesto.
Muoio letteralmente quando sento le sue labbra
fredde sulle mie e qualcosa esplode in me. Non è un bacio vorace, appassionato,
bensì casto e puro. Nessuno dei due spinge per avere di più, solo labbra contro
labbra, qualcosa di dolce, tenero e perfetto. Nelle orecchie mi rimbomba il mio
stesso battito del cuore e nella mia mano la sua, che mi stringe, come per
capire se è vero che in quel momento siamo assieme, almeno sono questi i pochi
e lucidi pensieri che mi vengono in mente in questo momento. Dopo minuti, ore,
giorni, non lo so, mi stacco e ci guardiamo: non c’è imbarazzo tra di noi, è
stata una cosa super voluta da entrambi e che non prelude a niente, lo sappiamo
tutti e due.
Silenziosi come siamo arrivati, ce ne torniamo verso
la macchina, solo che, questa volta, le nostre mani sono ancora intrecciate tra
loro, incapaci di lasciarsi andare ora che si sono trovate.
Capitolo sei
Sta guidando con tranquillità per le strade ancora
piene di Los Angeles. In macchina siamo riusciti a metterci di nuovo a parlare
come due buoni amici, tralasciando l’episodio bacio: infondo non c’è molto da
dire, io volevo baciarlo –e non solo- e lui voleva baciare me. Siamo adulti,
vaccinati e consenzienti, quindi lo abbiamo fatto.
Ovviamente il romanticismo non dura a lungo in me,
quindi crolla il silenzio quando la mia pancia si fa sentire: ho i crampi dalla
fame!! Lui si mette a ridere.
“Qualcuno non ha mangiato abbastanza?”
“Ah, ah, ah, prendimi pure in giro.” Rispondo io con
una smorfia.
“Dai, ti porto a mangiare qualcosa, ancora non si
dica che ti ho lasciata affamata!” continua a sfottere il ragazzo… oh, ma la
pagherà cara, ancora non so come, ma la pagherà.
“No, puoi lasciarmi benissimo a casa, grazie.” Dico
io offesa. Ebbene sì, sono una persona un po’ permalosa a volte.
“Scusa, dai, non fare l’offesa.” Mi rabbonisce Wes
con voce da tenero cucciolo coccoloso… come faccio a tenere il broncio se lui
sfodera queste terribili armi? Non ci riesco infatti.
“E va bene, faccio la brava, però portami sul serio a
casa.” In effetti sono un po’ stanca, la settimana lavorativa e la tensione per
l’uscita di questa sera, si fanno sentire e poi a casa posso strafogarmi di
qualsiasi cosa senza sentirmi in imbarazzo no?
Ecco, vedo la cioccolateria e quindi casa mia, quasi
tiro un sospiro di sollievo, in fondo è andata tutto ben oltre le mie
aspettative. Adesso mi aspetta il mio bel lettino con le lenzuola tutte
aggrovigliate e il copriletto spiegazzato, oh come godo solo ad immaginarmelo.
“Vuoi salire un attimo?” ehi, sono stata io a fare
questa domanda? Visto che lui accetta, immagino di sì…ma non volevo andare a
dormire??
Ancora confusa dalla piega strana che ha preso la
mia serata, apro il portoncino e salgo le scale che mi portano al mio
appartamento: davanti al mio c’è quello di zia Corinne… sarei quasi tentata di
suonarle per vedere se mi aspettava sveglia, ma penso che sarebbe stupido, in
fondo ho Wes qui con me e per quanto voglia bene alla zia, lui ha la
precedenza, almeno questa notte.
Appena entro noto la bella rosa messa già in acqua
dalle mie amiche e la vede anche lui, ma non commenta.
“Prego, accomodati dove vuoi.” Gli dico accennando
al divano. Non che in casa mia ci siano molti posti: tavolo della cucina e un
divano, niente di altro.
“Tu non mi fai compagnia?” mi istiga? Oppure non ha
capito ancora del tutto che gli farei io su quel divano?
“Arrivo subito. Tu non hai fame?” mi sento come se
facessi la pubblicità dei sofficini. Mi accorgo che mi guarda in maniera
strana, con uno strano luccichio dello sguardo.
“Sì, ho molta fame.” Sorrido contenta: vuol dire che
non mi sentirò a disagio a mangiare sola. “Che fai?” mi chiede curioso mentre
io traffico con il congelatore.
“Tiro fuori lo spuntino di mezzanotte. Io mi domando
se quella gente dei ristoranti è convinta che un essere umano possa
sopravvivere con quelle porzioni! È uno scandalo.”
“Hai ragione.”
Poco dopo torno da lui con un piatto fumante.
“Tadaan! La pizza made in Italy!” lui mi guarda
sorpreso.
“Buona! E che ci faceva in congelatore?”
“Bhe quando faccio la pizza, di solito, ne faccio
parecchia e la congelo per il futuro… magari se torno su dal negozio che non ho
voglia di fare nulla, questa è già pronta, la metto in microonde per due minuti
ed è fatta! Prendi, non è avvelenata.” Sono qui con il piatto teso da un po’ e
lui non ha preso nulla, poi, finalmente si decide. Avete mai pensato che un
uomo possa essere terribilmente eccitante mentre mangia uno spicchio di pizza?
No? Io sì, esattamente in questo momento, mentre lui con le labbra cerca di prendere
la mozzarella filante. Non avessi anche io un morso in bocca, sbaverei.
“Lo sai che è proprio buona? Complimenti!”
“Grazie. Vado a prendere gli ingredienti nei negozi
specializzati proprio perché sia più italiana possibile.” Insomma, da quando
sono qui a Los Angeles ho visto cose che voi non potete neppure concepire:
ketchup sulla pizza vi dice nulla? Insomma, una cosa inaudita.
Mangiamo con molta calma, forse perché così possiamo
allungare il tempo passato assieme, però, ahimè, tutto prima o poi finisce,
anche la pizza.
“Decisamente più appagante del pesce.” E ride…
saprei io che mi appagherebbe ora…
“Ci vuole ogni tanto. La prossima volta ti porto io
in un buon posto dove si mangia a sazietà!” lo pungolo, magari mi dice di sì,
il che vorrebbe dire che ci vedremmo ancora, se poi tentenna già ora… bhe, io
ci ho provato.
“Ok, ci sto! Mi guiderai alla perdizione culinaria.”
Solo quella stellina? Si alza e si riveste, ormai la notte sta per finire,
almeno quella da passare insieme: con un gesto fluido si rimette la giacca,
quella di scamosciato che mi fa urlare da quanto è bella e io lo precedo alla
porta.
“È stato un vero piacere uscire con te, sai?” gli
dico tutta pimpante. Voglio che capisca che la sua presenza mi elettrizza.
“E per me è stato un onore essere il tuo cavaliere.
Sei una gran donna.” E il diavolo mi dica che cosa può rispondere una ragazza
in preda ad un subbuglio di ormoni ad una frase del genere.
Ormai è praticamente sul pianerottolo e si gira
verso di me per salutarmi.
“Bhe, alla prossima allora?”
“Certo, quando vuoi!” mi alzo sulle punte, mentre
lui si abbassa, in modo da baciarci sulle guance, come dovuto in un saluto,
giusto? Ci accorgiamo dell’errore commesso quando ormai è troppo tardi, siamo
di nuovo incollati assieme, labbra contro labbra, avendo sbagliato mira. Solo
che io, questa volta, non voglio che finisca tutto così presto e provo
timidamente ad aprire la bocca, in modo da esplorarlo con la lingua… spero che
acconsenta alla dolce intrusione. Sì!!! Lo fa e non solo: sento che le sue mani
si posano sui miei fianchi, decise a portarmi verso di lui. Cominciamo a
duellare dolcemente per prendere il sopravvento una della bocca dell’altro, ma
alla fine non vince nessuno, continuiamo solo a baciarci sempre più
appassionatamente mentre io passo le mie mani tra i suoi capelli e lui che mi
tiene il volto tra le sue.
Questo è meglio di quello che avevo sempre sognato,
lui bacia come un dio e pure io non sono da meno. Non ho mai avuto una
grandissima autostima, però quando noto che un uomo è così palesemente
interessato a me, mi sento improvvisamente una donna nuova, più intraprendente.
Ci fermiamo: ho gli occhi lucidi e le labbra gonfie, ma non lo sto guardando,
sono appoggiata sulla sua fronte e sento il suo respiro affrettato, anche lui è
emozionato come me.
“Se inizio non mi fermo più.” Mi dice sussurrando
praticamente sulla mia bocca. Io mi sposto, gli lascio un bacio sul collo e
all’orecchio gli dico piano.
“E chi ha detto che devi fermarti?”
Chiudo la porta con un gesto secco e giro la chiave:
tutto voglio, tranne che un’orda di amici entri a valanga domani mattina solo
per sapere come è andata la serata. Lo prendo per le dita della mano, un
contatto leggero, eppure indissolubile. Entriamo nella mia stanza, il letto è
ancora sfatto dalla notte precedente, ma non mi importa, tanto non ci servono
le lenzuola senza pieghe per fare l’amore.
Si siede sul letto e io, da alzata, mi frappongo fra
le sue gambe, cominciando ad aprirmi gli ultimi bottoni della mia camicia,
permettendo a lui di insinuare le sue mani sui miei fianchi nudi, per poi
risalire verso la chiusura del mio reggiseno, che si dissolve come per magia,
rivelando i miei seni, che subito lui accarezza quasi con riverenza facendomi
scorrere infiniti brividi giù per la schiena, fino ai piedi. Gli tiro via gli
occhiali che, insieme ai miei, finiscono sul comò. Con un gesto secco mi
trascina sul letto, praticamente a sedermi sopra di lui, così facendo ci
troviamo occhi negli occhi e non leggo altro che una grandissima voglia di
farmi sua e penso che lui, se non è analfabeta, legga esattamente la stessa
cosa. Riprendiamo a baciarci senza limiti e mi trovo distesa sotto di lui, con
le labbra che praticamente mi mangiano e le sue mani che esplorano ogni
centimetro della mia pelle che si fa sempre più nuda, come la sua, del resto.
Se con la camicia è terribilmente sexy, bhe, senza è
ancora meglio. Non si direbbe, ma ha i pettorali sodi, non segnati tantissimo,
tipo tartaruga, ma belli pieni e duri e ho un perverso pensiero di cosa
veramente duro vorrei vedere ora. Ridacchio, quando mi passa le dita sulla
pancia: io soffro il solletico.
“Che c’è?” mi chiede curioso.
“Mi fai il solletico.” E lui affonda nel mio collo
facendo finta di ringhiare facendomi scoppiare in una risata che si trasforma
ben presto in gemiti sommessi. Oh, io potrei venire soltanto se mi si lecca il
collo in quella maniera, senza contare gli optional che Wesley mi sta
gentilmente donando, quali mani sui seni a pizzicare i capezzoli induriti. Non
riesco a non muovermi sotto di lui e finalmente, con un barlume di cervello,
sento la sua erezione che spinge sotto i pantaloni.
“Qui c’è qualcuno troppo vestito e non sono io,
quindi… oh, sei tu!” scherzo.
“E hai anche ragione!” si alza in piedi
scannerizzando il mio corpo praticamente nudo –mi domando quando mi sono ritrovata in questo stato, ma devo essermelo
perso, fa nulla…- e con un sorriso diabolico che mai gli avevo visto prima
addosso, prende a liberarsi della cintura… mi sembra di vedere uno
spogliarellista professionista, infatti intono il famoso intro di ‘Nove
settimane e mezza’ facendolo sorridere. Con lentezza esasperante, almeno per
me, si cala i pantaloni sfoggiando un paio di boxer neri attillati che
praticamente stanno esplodendo visto quello che sta cercando di uscire. Mi alzo
anche io mettendomi davanti a lui in modo da baciarlo di nuovo. La sua lingua
calda mi accarezza le pareti della mia bocca infiammandomi ancora di più.
Adesso basta, sono stufa di fare le cose con calma e
dolcezza: lo spingo sul muro della mia stanza prendendo finalmente il
sopravvento della situazione.
“E ora goditi il momento, tesoro.” L’ho detto io?
Bhe, l’unica persona con una voce femminile sono io, quindi immagino di sì.
Visto, io divento una femme fatale quando ho davanti un uomo in mutande.
Gli bacio il collo con voracità mentre sento lui che
apprezza, grazie ai mugugni e i sospiri. Scendo lentamente a succhiargli uno
per uno i capezzoli facendolo rabbrividire: qualcosa mi dice che gli piace. Lo
rifaccio e lui è così preso che mi afferra la testa con le mani per non
staccarmi da dove sono: amore, non ci penso neppure, però devo scendere… c’è
qualcuno che devo ancora conoscere come si deve.
“Monica, mi vuoi fare morire tu?” ha la voce rotta,
roca e a me piace tanto.
“No, altrimenti io poi come faccio? Sbarazzarmi di
un cadavere è difficile.” Lo sento ridere, mi fa piacere che anche lui si
diverta con me.
Finalmente ho lui davanti, il Pacco! Non posso che
sospirare, mentre insinuo le dita sotto l’elastico dei boxer per tirarglieli via, lasciando libero il suo
pene. Posso dire che ho l’acquolina in bocca in questo momento? Ebbene sì, lo
dico. Lo prendo in mano e lo sento caldo e già ben duro. La punta è leggermente
umida e la lecco: un’esclamazione soffocata mi fa capire che l’uomo apprezza,
quindi si ripete con ulteriore esclamazione soffocata. Comincio a leccalo dalla
base alla punta, cercando di non tralasciare niente, per poi poterlo infilare
più facilmente in bocca e succhiarlo.
“Oh Dio… non ti fermare, per favore.” Mi mette le
mani sulla testa, ma non si mette a spingere, solo mi accarezza i capelli.
Mi sento sempre più eccitata, ho una voglia
incredibile.
“Monica, ferma, ti prego.” Mi implora lui, ma io non
gli do retta, continuo a leccarlo e muoverlo con la mano, prima velocemente,
poi più lentamente. Lo faccio uscire dalla bocca e mi metto a guardare Wesley:
ha gli occhi chiusi, la bocca leggermente aperta che si muove di continuo
mentre cerca di respirare regolarmente. È bellissimo. Voglio vederlo venire.
Prendo a muovere la mano più veloce e lo vedo stringere la mascella.
“Ti faccio male?” chiedo leggermente preoccupata,
magari stringo un pochino troppo.
“No… cazzo, no.” Sorrido soddisfatta e prendo di
nuovo a leccargli la cappella ormai gonfia e ormai pronta al rilascio da un
momento all’altro.
“Su Wes, vieni per me… dai.” Gli dico cercando di
fare una voce sensuale e lui geme rumorosamente. Me lo prendo in bocca
succhiandolo e lui viene. Per fortuna che mi ero preparata e riesco ad ingoiare
senza rischiare di soffocare.
“Santo cielo, tu mi vuoi far impazzire.” Finisco di
pulire il pene di Wes con solerzia: ebbene sì, sono una viziosa, raramente mi
sconvolgo a letto, ho avuto esperienze di tutti i tipi, quindi mi piace
ingoiare. Non è la mia colazione preferita, però qualche volta è sul menù.
Mi fa alzare e mi guarda negli occhi: il suo azzurro
cielo sembra più scuro, come se il cielo in questione si preparasse ad una
tempesta. Sento un formicolio tra le gambe.
“Non ti facevo così disinibita.” Mi dice Wesley.
“Lo sono solo a letto, per il resto del tempo sono
quantomeno timida.”
“Mi piaci.” Sento un calore incredibile irradiarsi
in me a questa semplice frase. Non riesco a rispondergli, quindi mi limito a
sorridere maliziosamente.
Mi distendo sul letto a pancia in su e attendo che
lui arrivi da me, cosa che puntualmente fa. Mi sta sovrastando, tenendosi su
con i gomiti e guardandomi dolcemente, scende a baciarmi le labbra, il collo
per soffermarsi sulle punte turgide dei miei seni che svettano verso di lui.
Diciamo che ora capisco veramente tanto perché una come Lilah Morgan lo voglia
così disperatamente: mi succhia i capezzoli come fossero due caramelle dure,
mordicchiandoli ogni tanto e così facendo mi partono brividi dalla testa ai
piedi e viceversa. È una cosa straordinaria che da troppo tempo mi mancava.
Si dedica con dedizione al suo delizioso compito
facendomi bagnare un sacco: la stanza si riempie di gemiti e del classico odore
del sesso, qualcosa di forte, muschiato ed unico di volta in volta.
Sussulto quando sento la sua mano che mi accarezza
l’inguine avvicinandosi al mio monticello. Trattengo il respiro quando lui con
un gesto delicato mi apre le grandi labbra per scoprire quanto sono pronta per
lui. Senza una sola parola, mi accarezza la parte interna della mia vagina
umida facendomi sospirare pesantemente.
“Ma che bella sorpresa abbiamo qui.” Sussurra lui
più a se stesso che a me, visto che nemmeno mi sta guardando.
“Ed è tutto merito tuo.” Gli rispondo io. Mi pare di
vederlo mentre fa una faccia compiaciuta prima di ridacchiare alla vista dei
miei occhi quando mi infila con forza un dito nel mio canale. Non mi ero
aspettata un assalto così rapido e deciso.
“Oh sì…” mormoro io e lui contento continua infilandoci
anche un secondo dito allargandomi e io mi muovo come attraversata da una
scarica elettrica. Gli prendo la testa fra le mani accarezzandolo e portandolo
verso di me, in modo da potergli leccare e baciare il collo e distraendolo un
po’ dal suo compito principale.
“Monica…sì, proprio quel punto li.” Mi dice mentre
gli lecco la base dell’orecchio: ohoh, ho trovato la zona magica, quindi
continuo senza esitazioni, con voracità a dedicarmi a lui. Lo sento respirare
sempre più pesantemente e ritirare le dita in modo da abbracciarmi stretta e
prendere il controllo delle mie labbra succhiandomi il labbro quasi a farmi
male. Faccio scendere le mie mani sui suoi fianchi, fino ad arrivare al suo bel
sedere nudo. Prendo i suoi glutei in mano palpandoglieli con forza attirandolo
verso il basso. Sento il suo membro duro che mi tocca le cosce: è pronto come
me.
“Wes, ti prego…” gli sussurro a fior di labbra. Do
un’ulteriore palpata al suo sedere “Dio, hai un culo da favola!”
“Uhm, grazie. Nessuna mi aveva fatto un complimento
del genere.”
“C’è sempre una prima volta!” esclamo ridendo. Mi
piace questa incredibile intimità che si è instaurata tra di noi, un’intimità
che ci porta addirittura a ridere e scherzare durante il sesso. Di solito non
mi succedeva così: si parlava prima e dopo e nel mentre si scopava e basta, con
poche ragionate parole. Invece non mi vergogno a scherzare con Wesley e lui fa
lo stesso con me… è una bellissima sensazione.
Ci baciamo ancora ed ancora, non riesco a fare a
meno delle sue labbra dolci e piene, poi si ferma, mentre si posiziona davanti
alla mia entrata… sì! Non vedevo l’ora che lo facesse, sono così eccitata che
verrò in poco tempo, mi conosco. Lo sento farsi strada lentamente in me… oh,
che bello, è duro e grosso come un bel cazzo deve essere (scusate la volgarità,
ma ci vuole in certi momenti). Mi mordo il labbro inferiore e devo fare qualche
strana smorfia, perché lui si ferma preoccupato.
“Ti sto facendo male?” chiede ansioso.
“Oh no… vai avanti, per favore, non fermarti!” urlo
quasi e lui, rassicurato, continua ad entrare, fino a quando non tocca il fondo
e sospiriamo assieme, io per come mi sento riempita di lui e Wesley… bhe
immagino che la mia strettezza gli piaccia, anche perché non ho avuto molta
azione la sotto in questi ultimi mesi.
Prende a muoversi lentamente ed io lo seguo
continuando a guardarlo negli occhi: i suoi sono grandi, splendenti e blu, blu
come non avevo mai visto prima, io annego in lui, totalmente.
“Wesley… oh…mio Wesley!” ansimo mentre aumenta la
velocità delle spinte. “Sei tutto un fuoco baby!” esclamo sorridendo mentre lui
mi guarda stranito: in effetti non è da me dire queste cose. “Lo volevo dire da
tanto tempo.” Spiego io e lui sorride con me. “E poi ci stava così bene!” non
riesco a finire la frase perché lui comincia a spingere con forza facendomi
quasi urlare di piacere. Un calore grande si sta irradiando nel mio ventre fino
a scendere verso la mia clitoride soffermandosi proprio lì, pronta ad
esplodere. Gli prendo la mano e la faccio scendere su di me fino a farla
arrivare in mezzo alle mie gambe.
“Vieni con me, Monica, adesso.” Mi ordina lui con
sicurezza. Oh, amore, fammi tutto quello che vuoi!
Prende a picchiettare la mia clitoride per
stimolarmi di più e io inizio a non capire più niente, mi sento come fluttuare
sotto di lui ed esplodo urlando: non mi frega nulla se l’intero palazzo mi
sente, forse imparerà a farlo meglio. Wes mi imprigiona le labbra per farmi
tacere, mentre lo sento venire in me. Questo è il bacio più completo che
esista, siamo uno dentro l’altra in maniera unica.
Poco dopo, ansimando, lui crolla su di me, poggiando
il capo sul mio seno e io lo accarezzo piano.
“Tutto ok?” gli chiedo piano.
“Alla grande, tesoro, alla grande.” Tesoro? Mi ha
chiamata tesoro… è fantastico. “Talmente bene che ho ancora una gran voglia di
averti mia.” Mi risponde prendendo in bocca uno dei miei capezzoli.
Ridendo come bambini torniamo a fare l’amore.
Capitolo sette
Sento una linguetta ruvida che mi lecca il naso…uhm,
no, voglio continuare a dormire, ne ho bisogno. Apro un occhio e trovo Spike
che mi guarda offesa perché ancora non le ho rivolto le attenzioni che merita.
“Ciao amore.” Le dico e lei subito si mette a fare
le fusa soddisfatta, mentre le accarezzo il collo.
Adoro il sabato: la mattina il negozio resta chiuso
e io rimango a letto fino ad ore tarde. E poi questa notte ho fatto un sogno di
quelli unici: andavo a cena con Wesley che mi trattava come una principessa e
poi finivamo a letto a fare ripetutamente l’amore. È stato veramente bello,
vorrei riaddormentarmi solo per continuarlo. Abbraccio Spike che sgattaiola via
per sistemarsi, come al suo solito, acciambellata vicino ai miei piedi ed io
sospiro soddisfatta stritolando il cuscino. Non capisco niente, ho un sonno
micidiale e tento di dormire fino a quando una cosa non mi fa sussultare: una
mano con annesso braccio è improvvisamente spuntato da dietro arpionandomi. E
non finisce qui: sento che si appoggia a me un corpo caldo e muscoloso.
“Buongiorno.” Mugugna lui sul mio collo. Io la conosco
questa voce: è Wesley. Oddio, allora il mio non è stato solo un sogno , cioè,
io ho veramente passato la notte con Wesley Wyndham-Pryce.
Dalla nebbia presente nel mio cervello ancora
addormentato, cominciano a spuntare i particolari della notte passata. Però, la
sa usare veramente bene quella lingua. Meglio che smetta di pensarci, o mi
eccito di nuovo. Certo che sentire la sua mano sul mio seno non aiuta.
“Ciao.” Gracchio io. La mattina non do il meglio di
me. Con fatica mi giro verso di lui: ha gli occhi chiusi, i capelli tutti
arruffati e la bocca leggermente aperta. Mi stringo a Wesley immergendomi nel
suo odore di uomo: mi piace una cifra. In questo modo mi sento inglobata in lui
e trovo che sia un bel modo per addormentarsi di nuovo.
È passata qualche ora e sono ancora abbracciata a
Wes che dorme. Mi piacerebbe rimanere qui a guardarlo, ma ho un urgente bisogno
di andare in bagno. Mi slego dall’intreccio di gambe e braccia che abbiamo
creato durante il sonno, come a voler essere ancora più vicini e prendo la
prima cosa che mi capita sotto mano per coprirmi: la sua camicia. Ci penso un
po’, magari gli secca se gliela prendo, ma poi la indosso. Mi è sempre piaciuto
mettere i vestiti da uomo. Raccolgo gli slip, inforco gli occhiali e sono fuori
dalla stanza con la gatta che mi segue miagolante.
Vengo sommersa dai ricordi di ieri sera, dal
ristorante alla mia camera. L’idea di aver posseduto Wesley e di essere stata
ripetutamente posseduta da lui, mi fa ancora adesso venire i brividi. Posso
ritenermi veramente fortunata.
Vado in cucina, mollo un po’ di croccantini a Spike
e, mentre metto su la moka del caffè, mi bevo un bel bicchiere di succo ACE per
iniziare a svegliarmi. La mia mattina parte sempre in sordina: innanzi tutto ho
bisogno di succo, caffè e dolci da mangiare, poi una doccia bella calda, ma,
soprattutto, una grande quantità di musica. Appena viene su il caffè, lo metto
nella mia tazzina e ci verso del latte, prendo un sacchetto di biscotti e mi
piazzo sul divano a guardare un po’ di TV. Ovviamente, dato che ancora non
connetto, scelgo MTV come emittente e per un po’ mi perdo a fare colazione.
Devo pensare a cosa fare oggi: scendere in negozio, sicuramente, magari fare
qualche dolce. Poi, devo chiamare le ragazze: potrei invitarle a cena…potrebbe
essere un buon modo per averle tutte e tre insieme senza dover ripetere le
stesse cose tre volte diverse. Vedo la mia borsa sul pavimento e vado a
prenderla, trovo il cellulare e lo accendo. In meno di un minuto la memoria dei
messaggi è piena; li apro uno ad uno ridacchiando.
Stefy: allora, come va?
Chiara: tutto ok? È gentile?
Corinne: dove sei? Siamo curiose.
E avanti di questo passo: chissà come stanno morendo
di curiosità questa mattina. Senza neppure accorgermene, inizio a canticchiare seguendo
la televisione. Sono piuttosto felice: provo questo remoto senso di appagamento
rilasciato da una qualche sostanza che porta soddisfazione e ti fa vedere il
mondo sotto una luce migliore. Oltretutto, l’indolenzimento che sento alle
cosce mi aiuta a ricordare chi mi ha fatto sentire così bene.
“Ah, ecco dove era finita. L’ho cercata per tutta la
stanza.” Sobbalzo leggermente nell’udirlo. Cavoli, è più silenzioso di un
gatto. Mi giro e lo vedo: è vestito con i pantaloni e basta, visto che la sua
camicia la indosso io. È bello da far paura.
“Scusa, ma ho sempre avuto un debole per le
camicie.”
“Non ti preoccupare, sta decisamente meglio su di
te.” Di sicuro arrossisco, ma lui non ci fa caso, oppure, elegantemente,
soprassiede. Si siede vicino a me e mi dà un bacio leggero. “Uhm…sai di caffè.
Buono: ce ne rimasto un po’?”
“Mi sa di no, ho fatto una moka da uno.” Lui fa
spallucce.
“Fa nulla.” Si avvicina pericolosamente. Ehi, che
idea ha? “Allarga le gambe!” mi ordina.
“Ma ti sembrano cose da chiedere ad una signora?”
rispondo facendo finta di essere offesa, anche se ubbidisco fremente
d’impazienza per quello che potrebbe farmi.
“Io qui non vedo una signora, bensì una splendida
donna che questa notte mi ha fatto eccitare come mai mi era successo.” Se prima
ero cotta, ora sono letteralmente sciolta. Mi bacia di nuovo, questa volta più
intensamente andando più a fondo. Quando si stacca si siede fra le mie gambe
dandomi la schiena e appoggiando la testa sulla mia spalla.
Restiamo ad ascoltare tranquilli la musica
proveniente dalla TV e lui approfitta per mangiare qualche biscotto mentre io
gli accarezzo il petto. È una bellissima sensazione quella che provo ora,
vorrei che non finisse mai, specie quando lui intreccia la sua mano alla mia.
Non so quanto restiamo così, con lui che mi
accarezza la mano e io che canto a bassa voce, però alla fine è lui a prendere
parola.
“Monica, dobbiamo parlare.” Oh, oh… di solito questa
frase porta un mare di guai: involontariamente mi tendo e lui se ne accorge
subito.
“Tranquilla, non è nulla di catastrofico.”
“Sai, di solito, quando uno inizia così, finisce per
dire che quello che c’è stato era un errore, che bisogna dimenticare, che…” non
mi lascia finire la frase, mi bacia quasi con violenza portandomi in Paradiso.
“Avrai capito che non è niente di tutto questo.” Fa
lui quando si stacca per rimettersi comodo su di me. “Quello che abbiamo fatto
questa notte è stato splendido, intenso ed unico.” E questo è un buon inizio,
in fondo. “Sono giorni che sognavo di farlo, in realtà. Però…” ecco, sapevo che
c’era la fregatura. Trattengo il respiro decisamente preoccupata “…io vorrei
che le cose tra noi andassero bene a lungo termine, perché tu mi piaci molto.
Sei una ragazza unica e non voglio perderti. “Un brivido mi parte dalla base del
collo per irradiarsi ovunque in me: io non sono abituata a tutti questi
complimenti da parte di un uomo, ma devo restare concentrato, è un discorso
serio, meglio che continui ad ascoltarlo. “La mia precedente storia è iniziata
in maniera piuttosto travolgente, ma poi si è spenta. Con te non voglio che
accada la stessa cosa.” Sembra piuttosto determinato.
“Quindi?” domando io curiosa.
“Quindi… io con te volevo andarci piano, fare una
conquista lenta, un vero e proprio corteggiamento, invece così non è stato…Non
che la cosa mi sia dispiaciuta.” Finisce a scanso di equivoci.
“Allora tu vorresti…?” faccio gesti che gli facciano
capire di andare avanti.
“Io farei un piccolo passo indietro, nulla di
distruttivo, ma vorrei andare avanti con calma per poter fare le cose veramente
bene.”
Sono un po’ sorpresa: credevo mi dicesse che per un
po’ sarebbe stato meglio non vedersi, pensare a quello che era successo con
distacco, invece no, vorrebbe solo andare con calma. Perché no, in fondo non
sono mai stata corteggiata come si deve.
“Tutto questo discorso porta…a niente sesso per un
po’?”
“L’idea sarebbe quella.” Ah, Stella, la vedo
difficile, ma se questo è il modo per poterti avere tutto per me, chi se ne
fotte!
“Ok!” però l’ultima dose devo averla: faccio
scendere le mie mani verso il suo addome, accarezzando la lieve peluria che
dall’ombelico scende verso la sua virilità. “Ma si parte da domani, vero?” gli
sussurro roca all’orecchio.
“Mi stai tentando?”
“Funziona?”
“Oh sì!” ci baciamo di nuovo con rinnovata passione,
decidendo insieme che questo sabato sarebbe stato all’insegna del sesso
sfrenato. Mi sa che il negozio lo aprirà Chiara oggi.
Improvvisamente sento l’inconfondibile rumore di una
suoneria di cellulare che intona ‘Eleanore Rugby’ dei Beatles. Guardo Wes con
un sorrisino di scherno e lui fa spallucce.
“Sono inglese.” Dice semplicemente prima di
rispondere al telefono. “Ciao Liam. No…no…sono nel secondo cassetto. No! Non
vengo , ho bisogno di un giorno di pausa. Te l’ho detto, no…bene…è stato perfetto.
Ancora??” cavoli, si sta arrabbiando. “Sono con lei.” Appizzo le orecchie e
spalanco la bocca stupita quando lui mi passa l’apparecchio “Monica, puoi dire
a quel rompi palle del mio capo che oggi non posso andare in ufficio?” eh? Cosa
devo fare io? Oh God.
“Ehm…salve.” Inizio io.
“Buongiorno, mi chiamo Liam e Wes sarebbe un mio
dipendente. Potrebbe spedirmelo qui?”
“Veramente avevo tutt’altro programma per la
giornata.”
“Tipo?”
“Visto che lui vuole portare avanti una relazione
basata sulla calma e vuole corteggiarmi passo per passo, vorrei finire questo
sabato scopando fino a non ricordarci come ci chiamiamo.”
“………buon divertimento allora. Digli che domani alle
nove lo aspetto a casa mia. Ciao.”
“Ciao.” Chiudo la telefonata e gli lancio il
telefono.
“Bel discorso.” Mi dice Wes.
“Grazie. Domani alle nove a casa sua.” lui annuisce,
poi viene da me, si inginocchia davanti alle mie gambe aperte coperte solo
dagli slip.
“Non te l’ho detto ieri, ma adoro la biancheria
intima rossa.” Così dicendo mi bacia l’interno coscia e ricominciamo a godere
per le ore che ci rimangono.
Ed ecco qui, cena con tre amiche. Rettifico, tre
donne mortalmente offese perché per quasi un giorno non mi sono fatta sentire.
Quindi, ora, mi devo far perdonare con una cena degna di un gourmet di classe e
porzioni abbondanti. Wesley alla fine se ne è dovuto tornare a casa: una
maratona sessuale di questo genere, intervallata da risate e coccole, non
l’avevo mai fatta. Credo che stanotte dormirò come un ghiro, da quanto sono
stanca. Oltretutto il bel pezzo di figliolo mi ha perfino aiutato a cenare: il
sughetto della pasta al salmone l’abbiamo preparato assieme, tra baci e
carezze… e sesso, ovviamente. Pensavate che la cucina fosse stata risparmiata
dal ciclone Pryce? no, il tavolo sa essere molto funzionale per certe cose.
“Quindi ora castità forzata?” domanda una Stefy
leggermente sconvolta.
“Più o meno sì. Cioè, è proprio sì. Vuole fare le
cose con calma, bisogna vedere solo quanto io riesco a restare calma!” fosse
per me ora sarei ancora con lui tra le mie gambe… uhm, mi viene l’acquolina in
bocca al solo pensiero.
“Dai, è molto romantico!” fa Chiara.
“È una cazzata. Ormai che sono arrivati al letto che
motivo c’è di andare piano?” domanda Stefy mettendo in bocca una forchettata di
pasta.
“È romantico!” ribadisce Chiara “Lui vuol poter
portare avanti il rapporto seriamente e non solo carnalmente… è romantico!” ma
Stefy sbuffa.
“Dai Stef, solo perché tu e William lo fate ovunque
ci sia una superficie dura o morbida, non puoi essere così cinica nei confronti
del romanticismo.” Conclude Corinne.
“E poi non dovrei ricordarti io di quanto tempo tu
sia rimasta con gli occhi a cuoricino quando lui ti ha dedicato la canzone.” La
diretta interessata diventa bordeaux e io intono “Good night sweet girl…”
facendo ridere le altre due.
“Fu un bel regalo.” Dice lei unendosi alle risate.
“La cosa più importante, ora, è capire quello che tu
vuoi, Monica.” Fa Corinne azzeccando il punto focale della situazione.
“Io? Mah, io vorrei continuare la sessione amorosa
per i prossimi giorni a tutto spiano… credo che ci manchi il tappeto del
soggiorno e lo abbiamo fatto ovunque.”
“Anche sul tavolo dove stiamo mangiando?” mi chiede
Chiara leggermente schifata e io le rispondo con un sorriso malizioso.
“Ho pulito dopo.” Le dico anche.
“Hai fatto bene. E dimmi… come lo fa? È bravo?”
domanda Corinne curiosa, mentre Chiara diventa fucsia e Stefy le da delle
piccole pacche sulla schiena.
“Di più! Ha le mani che quando vagano sul corpo mi
scaldano… sembrano due braci ardenti che vogliono… marchiarmi, come. E poi non
parliamo della sua lingua…” e sospiro. “Quella mi ha fatto impazzire a
ripetizione.”
“Ottimo, oggi giorno il cunnilingus è decisamente
sottovalutato. Devo spiegarglielo sempre agli uomini.” Ci voltiamo tutte verso
Corinne, che come nulla si mette a bere un sorso di vino.
“E da quando hai uomini a cui fai da maestra?”
chiedo io piuttosto interessata.
“Il fatto che abbia qualche anno in più di voi, non vuol
dire che non lo faccia anche io. Ragazze mie, sono una donna, anzi, sono una
donna con gli ormoni ancora circolanti, quindi faccio sesso esattamente come
voi!”
“Ma…e lui chi è?”
“Si chiama Micheal, almeno per ora. È alto, capelli
leggermente brizzolati, occhi verdi… un bel tipo. Mi porta sempre il pane a
casa…”
“Micheal il panettiere all’angolo? Santo cielo, non
lo guarderò più con gli stessi occhi!” esclamo io ridacchiando, seguita subito
dalle altre.
“E ha uno sfilatino interessante da offrire ad una
signora?” Oh God, questa domanda l’ha fatta Chiara!! E da quando dice queste
cose? Lei è la casta e pura, non mi può cambiare in questa maniera, non sono
pronta. Invece Corinne non sembra sconvolta, anzi risponde tutta felice.
“Sì! È proprio ben sistemato la sotto. E Wesley
com’è?”
“Perfetto, almeno per me. Si incastra dentro in
maniera unica, mi fa sentire…”
“Riempita?” mi aiuta Stefy e io annuisco sorridendo.
Già, riempita come un bignè alla crema, penso.
“Ma tu lo ami?” mi chiede Chiara. Cavoli, io lo amo?
“Non lo so. Forse no, o forse sì… vai a saperlo. È
passato troppo poco tempo. Insomma, ci conosciamo da due settimane, mi sembra
pochino per innamorarsi. Sono decisamente cotta, questo è vero, ma non basta
per definirmi innamorata di lui.” poi socchiudo gli occhi e metto in atto la
mia mitica faccia da gatta predatrice. “E tu? Lo ami Jake?” lei avvampa ed
inizia a balbettare.
“Ma che domande fai? Io e lui ci conosciamo appena e
poi… io, non so…Uffa!” esplode.
“Dobbiamo farvi uscire assieme.” Dichiara Stefy e a
me viene un’idea.
“Sentite domani sera perché non andiamo al Caritas
tutte assieme con i relativi compagni?”
“Quale compagno? Io sono sola.” Mi dice Corinne.
“Portati Micheal, o chi vuoi, Stefy si porta il
biondo, io con Wes e Chiara la piazziamo a Jake!”
“NO! Scusa, con che faccia lo invito?” mi domanda
lei paonazza.
“Non lo inviti tu, lo faccio io.” Rispondo decisa.
“Fidati.”
“Quindi Wes vuole uscire con te?” domanda Stefy,
tornando all’argomento principale della serata.
“Sì, ha detto che vuole conquistarmi con calma…
vuole conoscermi, quindi meglio che lo faccia partendo da subito. Prima
iniziamo, prima finiamo e io potrò tornare a leccarlo dove voglio!” declamo
felice facendo ridere le mie amiche come delle pazze.
Quando le ragazze se ne sono andate, con la promessa
di uscire l’indomani, mi metto a guardare fuori dalla finestra e ripenso alla
domanda di Chiara. Sono innamorata? Amo Wesley? Di sicuro lo voglio, questo non
ci piove, però… ammetto di avere un po’ paura dell’amore. L’ultima volta che
sono stata veramente innamorata e non solo cotta, mi sono ritrovata il cuore a
pezzettini così piccoli che per poterli rimettere insieme sono emigrata in un
altro continente. E, comunque, per stare un po’ meglio, ho fatto una fatica
colossale…non voglio che succeda anche con Wesley: non credo di meritarmelo,
no?
Eppure io vorrei credere così tanto che lui mi amerà
e che io riuscirò ad amare lui. Sospiro e penso alle dolci parole che mi ha
sussurrato mentre facevamo l’amore, quando mi diceva che ero bellissima.
Sarà poi vero?
Capitolo otto
La musica è assordante e le luci terribilmente
basse. Stasera al Caritas c’è in programma discoteca anni novanta. Ammetto che
non era questo il programma che avevo in mente, ma va bene comunque. Wesley è
venuto a prendere me e Corinne, visto che abitiamo nello stesso palazzo,
portando per me una rosa come quella di ieri e per la zietta un intero mazzo di
margherite bianche molto eleganti.
Arrivate al locale, abbiamo trovato Stefy già a
ballare, con William che da lontano la teneva d’occhio. Ora con lei ci siamo
anche io e Chiara che, vestita da grande figa, sta civettando con Jake. Alla
fine l’ho chiamato e gli ho chiesto se voleva aggregarsi a noi, se non aveva
null’altro da fare e lui ha accettato con piacere. In più, grazie alla mia
mente diabolica, ho dato a lui il numero di Chiara, con la fantomatica scusa
che abitano relativamente vicini. Così facendo, i due sono arrivati assieme a
braccetto: Chiara aveva gli occhi a cuoricino quando sono entrati.
Corinne, invece, ha preferito non venire con
nessuno: il suo programma è di trovare un bel maschione con cui passare la
notte, almeno questo era il suo piano iniziale, invece mi sembra che sia
piuttosto interessata ad ascoltare Wesley. È veramente carino questa sera,
anche se mi viene da domandarmi quando in realtà lui non lo sia. Oggi porta gli
occhiali, una maglia nera ed i jeans. Ha l’aria un po’ stanca, ma mi ha detto
di aver lavorato tutto il giorno con il suo capo, anche per sopperire alla
giornata precedente. Mi fa molto piacere vedere che abbia legato con le mie
amiche: non c’è niente di peggio di avere una storia con un ragazzo che le tue
amiche non sopportano. Invece si è ritrovato a chiacchierare anche animatamente
con William di tradizioni inglesi e calcio, con Corinne di casi legali. Ogni
tanto mi lancia qualche occhiata e io gli sorrido contenta. Il trittico Chiara,
Stefy e Monica si scatena in pista una canzone dopo l’altra. Sono canzoni
veloci, niente di eccezionale, io in realtà aspetto qualche canzone più lenta,
magari più sensuale. Ci raggiungono Jake e William e si mettono a ballare a
turno con noi, anche se Stefy cerca di avere il diritto di prelazione su Will.
Mi viene da ridacchiare.
Wesley mi sta guardando e io ballo solo per lui: non
sono una grande ballerina, ma mi piace un sacco sfogarmi in questa maniera. Le
canzoni veloci mi fanno sudare e di sicuro non è in questo stato che do il
meglio di me, ma se mi vuole conoscere per quella che sono questa è la prima
tappa.
Vado al tavolo per poter bere un po’ quando il dj
mette una canzone che a me non piace.
“Allora, ti diverti?” gli chiedo prendendo il mio
bicchiere.
“Abbastanza.” Fa lui. Si vede che non è per nulla
abituato a questi posti.
“Almeno hai zia Corinne che ti fa compagnia.”
“No, è lui che fa compagnia a me. È un bravo
ragazzo.” E sorride guardandolo.
“In effetti è piuttosto bravo.” Ribatto io felice.
“Dai, vieni in pista?” gli domando facendo i miei famosi occhioni da cerbiatta
indifesa.
“Verrò quando ci sono i lenti… io sono una schiappa
nel ballare.” Risponde imbarazzato. In effetti non ce lo vedo a saltare
impazzito sulle note di una canzone dance.
Da lontano noto che William e Stefy sono avvinghiati
per una sessione di apnea bocca a bocca: li invidio un po’. In effetti mi
domando se i baci fanno parte del pacchetto sesso per Wesley, oppure se posso
dargliene uno, poi però mi viene in mente che se iniziamo non siamo capaci di
fermarci, o almeno io non lo sono, potrei fare qualche gesto inconsulto. Quindi
è meglio che eviti i baci in pubblico. Anche Chiara e Jake sono ormai presi uno
dall’altro: ridono e scherzano tra loro come vecchi amici, ogni tanto si
avvicinano per dirsi qualcosa all’orecchio e appena possono si sfiorano
leggermente. Entro la fine della serata quei due si baciano, ne sono sicura.
La mano di Corinne sul mio braccio mi distoglie dai
miei pensieri.
“Sei felice?” certo che fa delle domande sempre
belle, dirette e complicate. Le sorrido tranquilla.
“Direi di sì.”
“Dolci signorine, posso offrirvi qualcosa da bere?”
ci domanda Wesley con perfetto applombe inglese e noi annuiamo. Seguo con lo
sguardo la sua figura che con fluidità si fa largo tra gli altri avventori.
“Credo che lui ti ami, Monica.” Oh God… Corinne,
queste cose non puoi dirmele in questa maniera.
“Prego?”
“Ma sì! Tesoro, ti mangia con gli occhi ogni volta
che ti guarda, ti segue per vedere che cosa fai, trasuda un affetto quando
parla di te…”
“Un momento, voi due avete parlato di me?” trasecolo
io.
“Ovviamente. Sei il nostro punto d’incontro, è ovvio
che parliamo di te. Mi ha detto di alcune cose di cui avete parlato durante le
vostre chiacchierate notturne e io ho fatto da PR. Credimi, quello è
completamente perso di te, non durerà molto questa castità forzata, come la
chiama Stefy.” Rimango allibita, lo ammetto. Credevo che i due stessero
semplicemente discorrendo di lavoro o…bho, qualche argomento universale, magari
il tempo, non che parlassero allegramente di me.
“Ti ha detto se gli piaccio?” chiedo a Corinne un
po’ timoroso e lei fa una smorfia.
“Ma che domande mi fai? È ovvio che gli piaci! Non
sarebbe venuto a letto con te… e neppure sotto la doccia o sul tavolo in
cucina… lo avevi lavato, vero?”
“Certo.”
“Monica, lui ti ama.” Una strana sensazione di
calore si irradia dal mio stomaco per raggiungere ogni più piccolo anfratto di
me. Se me lo dice lui che cosa mi succederà? Bho, morirò forse.
Eccolo che torna, una birra rossa per lui e due
drink per me e la zia.
“Ecco qui, bellissime.”
“Oh Monica, non ci credo!! C’è riuscita!” urla
Corinne e io mi volto in direzione del suo sguardo: al margine della pista,
mentre i ragazzi stanno pogando come dei pazzi epilettici, ci sono Chiara e
Jake che stanno donando a degli ignari spettatori, un bacio da mille ed una
notte e non sembrano molto interessati a quello che capita intorno a loro. Sono
contenta per lei, lo ammetto. Certo che non facevo Chiara così disinibita in
pubblico: sta passando la mano tra i capelli di Jake in modo da attirarlo
sempre più vicino a se… se continua così gli passerà attraverso.
“Beati loro.” Sospiro forte e Wes mi guarda. Non fa
nulla, ovviamente, ma mi prende la mano fra le sue intrecciando le dita.
Faccio compagnia a Corinne parlando delle sue
splendide storie e mi racconta alcune idee che ha in mente per i prossimi
scritti e Wes sembra piuttosto interessato a quello che diciamo. Poi avviene il
primo caso brutto della serata: si avvicina al mio uomo –ok, non è ancora del tutto mio, ma ci stiamo regolando, no?- una
ragazza con il top scollatissimo che lascia ben che intravedere le sue grazie
abbondanti. La gonna che indossa è così corta che l’avevo scambiata per la
cintura e i tacchi così alti che sembrano trampoli. I capelli biondi le
incorniciano il volto e la bocca rosso ciliegia gli si fionda a due centimetri
dalla sua.
“Ciao bel fusto… vieni a ballare?” le chiede
l’indecente e io mi metto a respirare pesantemente per non perdere il
controllo.
“Grazie dell’invito, ma sono qui in compagnia.”
Risponde lui cortesemente, ma la bionda non demorde, la stronza!
“Dai, solo uno. La tipa qui può far compagnia alla
nonna.”
“Ehy!” protestiamo in sincrono io e Corinne.
“Signorina, le conviene tornare indietro.” Fa Wesley
fermo.
“Senti bambolina.” Oh, ma sono io? Forse ho bevuto troppo…
“Ti ha detto di no, smamma! E poi dovresti chiedere scusa alla mia amica.” Lei
non dice nulla, mi guarda sprezzante e se ne va sculettando. Roba da matti, ho
una voglia incredibile di tirare il collo a quella gallina siliconata.
“Se ne è andata, Monica, stai buona.” Mi fa Corinne
con filosofia.
Sono furiosa sia per quello che la tizia ha detto
della mia amica e sono terribilmente gelosa. Sì, quello che mi urta è che mi è
bastato che una qualsiasi ragazza figa ed intraprendente gli rivolgesse la parola
a portarmi al panico. Come faccio? Lo guardo mentre beve tranquillo e mi rendo
conto che ho veramente paura di perderlo. Sono gelosa… terribilmente gelosa. E
la cosa più incredibile è che io di solito non sono gelosa… con il mio ex
ragazzo non era mai successo e ci sono state parecchie ragazze che ci provavano
come disperate, anche perché lui era un bel ragazzo. Mi sono sempre fidata dei
miei ragazzi…ah, ecco quale è il problema: Wesley non è il mio ragazzo, non è
ancora mio e potrei perderlo in qualsiasi momento.
Sospiro. A togliermi dai miei pensieri poco
simpatici, ci pensa proprio il mio Wes: mi prende la mano e mi alza.
“Che c’è?” domando curiosa.
“Non senti? Ci sono i lenti?” è vero, il dj è in
versione romantica. Praticamente siamo in mezzo alla pista e mi sembra di
rivivere il ballo di ieri sera, al ristorante. Sono di nuovo inglobata dal suo
profumo intenso, sento la sua mano che mi accarezza la schiena e il suo cuore
che batte. Sono fottuta di lui.
La canzone sta finendo e io lo guardo morendo all’istante:
i suoi occhi sono ancora più grandi e lucidi, sulle labbra è dipinto un sorriso
dolcissimo. Si abbassa leggermente, mentre io mi alzo sulle punte dei miei
stivaletti e ci baciamo. Sono così dolci le sue labbra, anche se sanno
leggermente di birra doppio malto. Mi sento volteggiare in paradiso.
“Wes…” sussurro direttamente sulle sua labbra.
Ci stacchiamo, consapevoli che la nostra vicinanza è
deleteria per gli ormoni e per le coronarie di entrambi.
“Ehy, noi andiamo a casa.” Mi volto e trovo Chiara
con i capelli leggermente arruffati, immagino per le tante carezze di Jake,
labbra gonfie per i troppi –no, non sono mai troppi- baci. È rifulgente e sono
tanto felice per lei. Saluta Stefy e William e poi va da Corinne che nel
frattempo si è messa a parlare con un bel uomo brizzolato che da lontano sembra
George Clooney… e brava la zia!
“Era ora, ti pare?” mi dice Stefy all’orecchio
alludendo a Chiara.
“Decisamente.”
“Era da tanto che si giravano attorno.” Questo è
Wes. Mi parla all’orecchio, il suo fiato caldo mi accarezza il collo e Dio, è
qualcosa di incredibile, mi tremano le gambe. Forza Monica, hai un piano di
conquista da portare avanti e mi riscuoto.
“Diciamo di sì…” prendo e parto in quarta verso il
bagno… ho bisogno assolutamente di rinfrescarmi le idee.
Mi guardo allo specchio e vedo una ragazza con il
volto completamente arrossato e ansimante: non è possibile che un uomo mi
riduca in questo stato.
Esco con una forza nuova che mi anima e lui è lì,
come se mi aspettasse.
“Ti aspettavo.” Ecco, appunto!
“E io sono qui.”
“Sei bellissima stasera, lo sai?” lo guardo come se
fosse un alieno.
“Mi stai prendendo in giro?”
“No.” E che gli dico adesso? Nulla, siamo sotto le
scale del Caritas e lo prendo per le guance attirandomi verso di lui: bacio a labbra
aperte compreso di lingua guizzante. Ne avevo troppa voglia e poi fa tutto
parte del mio piano terribile…deve volermi! Sento il suo sapore sotto quello
della birra, le mie mani che vagano sotto il suo maglione e poi che scendono
sul sedere per toccarglielo come mi piace, mentre lui mi accarezza i capelli
lasciati sciolti. Ci stacchiamo ansimanti.
“Andiamo.” Faccio io lasciandolo sorpreso, ma poi mi
segue.
“Allora, che si fa ora?” chiede Stefy tutta felice.
Io credo di sapere che cosa voglia fare lei a casa con William…
“Io e Jack andiamo a bere qualcosa in un piccolo
jazz club…volete seguirci?” fa Corinne. Ah, quindi il bel maschione si chiama
Jack… Jazz club?
“No grazie, non è proprio la mia musica.” Dico io.
“Noi passiamo, siamo un po’ stanchi.” Fa William, ma
sia io e Corinne li guardiamo decisamente scettici.
“Si chiama stanchezza ora?” faccio, infatti, io e
loro ridono.
“Ok, dai, siamo stati smascherati, vogliamo andare a
fare l’amore… siamo troppo limpidi, raggio di sole.” Lancio un’occhiata a Wesley
che sembra divertito da questo scambio di battute tra noi.
“Bhe, allora ciao ragazzi.” Faccio io mentre le due
coppie si preparano ad uscire. Infine rimaniamo io e Wesley seduti vicino sul
divano.
“Che cosa vuoi fare, Monica? Restiamo qui?”
“Tu che preferisci?”
“A me va bene stare dove vuoi, basta che stiamo
assieme.” Beeeep…… credo di essere morta leggermente e lui lo intuisce. “Il
fatto che voglia andare piano non significa che tu non mi piaccia, anzi, è
proprio per questo che lo faccio.”
“Sai, non sono molto abituata a queste esternazioni
da parte di un uomo, ho sempre paura di dire e fare le cose sbagliate. Scusa.”
Mi sento così un impiastro.
“Sei perfetta così. Che pensi, che io sia uno
abituato a ste cose? Proprio no… di solito è Liam quello pieno di donne, almeno
fino all’arrivo di Cordelia.”
“Scusa? Infatti la bionda voleva sbattertela in
pista.” Faccio piccata… io ancora vorrei strozzarla.
“Solo un caso.” Lo incenerisco con lo sguardo e lui
sorride malizioso. “Sei gelosa?” certo, ovvio, che domande!!!
“Figurati!” sbotto sbuffando. Lui mi abbraccia e
prende a baciarmi il collo…ma questo non è lo stesso ragazzo che voleva andare
piano con me??
“Non ti devi preoccupare di nessuna altra. Nella mia
vita ci sei solo tu.” Alcune lacrime si fermano sulle ciglia… nessuno mi aveva
mai detto niente di simile.
“Andiamo, domani mattina devo aprire il locale.”
Racchio prendendo la giacca e lui sospira pesantemente.
Fuori la serata è bella fresca e questo mi aiuta a
schiarirmi un po’ le idee: mi giro e gli sorrido.
“Sei un uomo eccezionale.” E lentamente mi porta a
casa, non lasciando, neppure per un secondo, la mia mano che ormai ha trovato
la sua sede naturale nella sua.
Capitolo nove
Le nostre serate in pasticcerie continuano una
dietro l’altra. Molto spesso Wesley arriva tardi e io lo aspetto in trepidante
attesa leggiucchiando nervosa qualche rivista o guardando la tv che c’è nella
saletta, ma è un dolce prezzo da pagare per averlo con me qualche ora. Parliamo
di tutto senza troppi imbarazzi e a me piace, mi sento sempre meglio e sempre
più interessata a lui e spero che per lui sia lo stesso. Ormai le mie amiche
sono del tutto conquistate da Wes…quasi ho il timore che provino a portarmelo
via, poi penso chi sono loro e mi viene da ridere.
Chiara e Jake ormai tubano che è un piacere: lui
trova sempre una scusa buona per venire a fare le consegne di pomeriggio quando
c’è anche lei e chissà come mai si ferma sempre almeno un’ora a bere una
cioccolata, mentre con gli occhi non fanno che seguirsi ovunque. Mi ritrovo ad
avere una commessa completamente nel mondo dei sogni in quei momenti. Non avrei
mai creduto che potesse esistere un’anima così affine a quella di Chiara:
romanticismo allo stato puro, peggio del mio. Diciamo la verità, io non sono
una tipa poi molto romantica, ho sempre guardato più al lato pratico della
eventuale storia, il fatto che abbia avuto un primo appuntamento da sogno è da
imputare esclusivamente all’uomo che era con me. In fondo è stato lui a
preparare ogni cosa, quindi mi ci sono solo ritrovata in mezzo. Guarda caso
appena siamo giunti al mio appartamento gli sono saltata addosso, altro che
romantica.
Stasera siamo stati invitati ad andare al Karaoke di
un nostro amico di nome Marco situato a Little Italy. Ci andiamo parecchie
volte perché Stefy ama cantare ed io con lei. Ogni tanto ci lanciamo in qualche
duetto che fa impallidire gli altri clienti. Non siamo poi tanto male.
Mi sono vestita bene per l’occasione: ho comprato un
paio di pantaloni a zampa completamente neri che aiutano di molto a slanciare
la mia rotondeggiante figura. Poi camicia blu elettrico di velluto che io adoro
e i miei fedeli stivaletti neri. Poco trucco, capelli raccolti in una coda e
sono perfetta…per quanto io possa esserlo.
Wes arriva puntuale come se fosse uno svizzero
invece che un inglese, ma non sono certo io a lamentarmi… prima arriva e più
posso stare con lui, quindi sono decisamente felice. Ogni volta che usciamo mi
porta una rosa. Credo che ormai abbia firmato una concessione con un fioraio,
spenderà milioni in fiori.
Il locale è già pieno, oggi è in programma una
serata particolare: musica italiana e poca anglosassone, un po’ come tornare a
casa per tutte noi ragazze. Il nostro paese ci manca, infatti sto pensando di
fare una capatina in Friuli per le vacanze.
Ok, adesso siamo qui, Marco ci ha tenuto da parte un
tavolo, veramente molto gentile. Guardo Wes che credo si stia sentendo un pesce
fuor d’acqua: qui dentro sono tutti a parlare in italiano e lui non ci capisce
nulla, povero tesoro.
“Ehy, come va? Se vuoi ce ne andiamo.” Gli dico, ma
lui sorride.
“No, tranquilla…questo posto è…folcloristico.” Bel
eufemismo per dire che qui sono tutti pazzi e come dargli torto poi? Lui è
inglese, certe cose così mediterranee non le conosce. Tutti urlano, come nella
miglior tradizione, sembra di essere al mercato del pesce alle cinque di
mattina. Cercano di farsi sentire anche dall’ultima ragazza in fondo al
bancone, senza pensare che forse, dei fatti loro, nessuno se ne importa molto.
Noi ci siamo abituate, succede sempre così quando veniamo qui, ma Wesley e
Jake… oh povere stelline, loro andranno fuori di testa molto presto, se non
iniziano a mettere su la musica.
“Quindi a voi piace venire qui?!?” domanda
esasperato Jake.
“Sì, amore, è un piccolo rituale che facciamo almeno
una volta ogni due settimane… così, per svagarci un po’. O almeno, loro lo
fanno…io stono soltanto.”fa Chiara con leggerezza mentre gli scompiglia i
capelli.
Al nostro tavolo arriva il proprietario a salutarci
e baciarci come usiamo di solito… per fortuna che William sa come vanno queste
cose, ormai. La prima volta che Marco baciò Stefy davanti a lui, robe che lo
prendeva a pugni… ci ho messo tutta la mia forza per trattenerlo. Adesso lo
tollera, ma solo se la cosa è rapidissima. Jake storce il naso quando bacia
“Allora bellezze, come vi vanno le cose?” italiano
stretto come nessuno qui in città lo parla.
“Non male direi.” Risponde Corinne. Stasera è sola, né
il panettiere, né il fan del jazz hanno avuto l’onore di un invito da lei…forse
perché lei non è così pazza da portarli in un locale di questo genere.
“Allora chi canta per prima? Chi vuole deliziarci
con la sua voce da usignolo?”
“Che cosa ha detto questo tipo?” sussurra Jake a
Wesley.
“Non ne ho la più pallida idea.” Rido al loro
scambio di battute.
Marco ci lascia con la promessa di farci cantare al
più presto…io non mi faccio più problemi, ormai sono una abituè, però prima ci
devono essere stata almeno qualche esibizione e parecchi drink scolati. Non
sembra, ma ho un certo senso del ridicolo. Invece William non si fa pregare:
prende un sorso di birra e sale sul palco con un microfono apparso nel nulla.
Stefy sta già sbavando, sapete? I capelli brillano sotto la luce del faro, gli
occhi sono maliziosi e rivolti al suo amorino adorante, mentre lo spolverino
segue sinuoso i suoi movimenti. In effetti fa proprio una bella figura.
La suo voce roca e sensuale si spande per la sala
mentre il suo personale fan club, cioè noi, facciamo il tifo urlando e cantando
con lui.
Io e Chiara balliamo ancora sedute, mentre
sorseggiamo i nostri cocktail colorati compresi di ombrellino. Guardo Wesley
che ha uno sguardo a dir poco perplesso, non so se per la performance di Will o
se per l’ambiente. Lo abbraccio lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia che lo fa voltare verso
di me con la fronte aggrottata.
“E questo per cosa?” mi chiede.
“Perché sei così straordinario.” Chiaro e semplice
direi, no? Sbaglierò, ma mi sembra di vederlo arrossire al complimento… uh, uh…
questa sì che è una novità, di solito sono io quella a rimanere di sasso alle
sue uscite.
“Se questo è un modo carino e coccoloso per farmi
cantare…bhe, sappi che non funzionerà!”
ridacchio, mentre è Stefy a prendere la parola sulla scena.
“Uhhhh… ragazzi… “inizia in italiano. “Non è stata
un’esibizione spettacolare quella del MIO ragazzo?” calca molto bene il
possesso… immagino lo faccia per il gruppo di ochette che si era raggruppato
sotto il palco, che, infatti, borbotta poco felice.
“Che dice?” domanda Jake curioso e noi glielo
spieghiamo facendolo ridere di gusto. Stefy è energia pura, si scatena come una
pazza alternando pezzi di canzone ad espressioni, quali ‘Frikissimo’ e ‘W pene
William’ che ci fa sbellicare a noi che la conosciamo ed inorridire gli altri
clienti, ma che ci vogliamo fare, è la nostra Stefania! Certo, se poi evitasse
di dire una frase a tutto il locale, io starei meglio… per fortuna che Wes non
capisce l’italiano. Che ha detto? Sentitelo anche voi, va!
“Cara Monica, ricordati che il culo più bello è
quello di William, non quello di Wes… il suo è al secondo posto.” Sarei voluta
sprofondare in un cratere…comunque il sedere di Wesley è più bello, non ci sono
santi.
La canzoni scorrono veloci, oggi ci sono parecchi
avventori e io non ho ancora cantato, ma non me ne cruccio: sono praticamente
seduta su Wes a parlare con i miei migliori amici, mentre lui mi accarezza la
schiena dopo aver insinuato le sue mani sotto la mia camicia, oppure gioca con
i miei capelli. Sto proprio bene.
“Questo è un classico duetto che faccio ogni sera
che mi è possibile, solo che da solo sarà difficile farlo.” Esordisce Marco dal
palco. Non è un brutto ragazzo: alto, longilineo, capelli biondo cenere e
vestiti piuttosto eleganti. Non gli vanno male gli affari. “Accogliamo sul
palco una vera italiana che stasera ancora non ci ha deliziato con la sua voce
d’angelo.” Povera ragazza...con una presentazione del genere le toccherà fare
un’esibizione degna di Tina Turner. “Vieni Monica.” Oh…sono nei guai.
“Ha chiamato te?” mi domanda Wes che, grazie al
cielo, non ha capito tutto quello che mi ha detto prima Marco.
“Ehm…sì, direi di sì.”
“Allora vai, canta per me.” Mi depone un leggero
bacio alla base del collo che mi fa rabbrividire dal piacere e con questo
arrivo nervosissima al palco: ok che canto spesso, ma da qui a presentarmi come
se fossi
“Non credete a quello che dice Marco, gli piace
esagerare.” Dico per quietare gli animi, ma non sembra che faccia effetto.
“Livido Amniotico.” Declama il mio socio di cantata,
il nostro pezzo per eccellenza. Mi piacciono molto i Subsonica e pure a lui.
È Marco ad iniziare a cantare e subito dopo lo
seguo, abbiamo giusto una strofa da cantare in due, poi tocca me soltanto.
so che
avremmo ancora bisogno di crederci,
e anche se a volte parlarne fa male
so che resta un livido amniotico gelido,
sto percorrendo a ritroso la strada
per noi, ma qui tu scivoli a fondo e non hai
rifugio per sciogliere il peso che c'è
in me è tardi in me
Comincio a muovermi lenta, io non ce la faccio a
cantare stando ferma. Chiudo gli occhi ascoltando la mia voce farsi roca,
eppure allo stesso tempo, leggermente fredda, perché questa è la mia interpretazione.
Sento Marco che ogni tanto si avvicina a me e mi viene da sorridergli: abbiamo
cantato talmente tante volte assieme questa canzone, che ormai sappiamo a
memoria non solo le parole, ma anche i nostri gesti, le nostre abitudini.
Guardo verso il mio tavolo, per capire se lo
spettacolo piace a Wesley e rimango sorpresa dal vederlo fermo, con lo sguardo
fisso su di me, distante ed…arrabbiato? Non lo so, magari sono io la paranoica
e poi ammetto che da qui non vedo proprio nulla di chiaro.
Sono soltanto parole per me, che la distanza ora complica
io vorrei tanto capirne di più, vorrei che non pensassi al male
che perso nel sonno più chiuso che c'è,lascia soltanto un impronta nell'aria
oltre a un respiro d'amaro per noi, ci resta solo il disegno del tempo
La canzone finisce e mi
sento sommersa dagli applausi: wow, devo essere andata veramente alla grande.
Voglio sapere che ne pensa Wes… il suo giudizio è fondamentale per la buona
riuscita della serata.
“Dove vai? Cantaci ancora
qualcosa!” Esclama Marco mentre alcuni clienti gli danno man forte.
“Dopo, non ti preoccupare,
giuro che faccio ancora un giro di musica.” Lo rabbonisco. Scendo praticamente
correndo e rimango letteralmente di merda quando vedo che Wesley non c’è.
“Sei stata grande, meglio
del solito!” mi fa Chiara.
“Grazie…ma Wes?” chiariamo,
non che i complimenti non mi piacciano, anzi, li adoro, ma mi preme sapere di
più dove è andato a cacciarsi il mio potenziale futuro ragazzo.
“Credo che sia fuori.” Fa
Corinne e io la guardo senza capire.
“Telefonata urgente?”
“Uhm…no, era come se
fosse…alterato.” Risponde Stefy scegliendo con cura le parole. Alterato? E
perché? Senza pormi ulteriori domande a cui loro non saprebbero rispondere,
esco dal locale per cercarlo e lo trovo appoggiato al cofano della sua
macchina. Fosse un fumatore, avrebbe già la sigaretta in bocca, per fortuna non
lo è.
“Ehi straniero, che ci fai
qui tutto solo?” è strano, non ha più quel suo bel sorriso dolce, anzi sembra
piuttosto rabbuiato.
“Avevo bisogno di staccare
la spina da quel posto.” A chi vuole darla a bere?
“Potevi almeno aspettare
che tornassi io, così potevo farti compagnia, no?”
“Sei qui ora, mi pare.”
Uhhh che freddezza.
“Si può sapere che diavolo
ti è successo?” sono curiosa ora. Lui alza lo sguardo, gli occhi resi enormi
per la mancanza di luce forte, vorrei
perdermi al loro interno.
“Tu lo conosci bene, vero?”
eh?
“Scusa?”
“Il tizio…il presentatore,
come si chiama?”
“Marco? Bhe, sì, lo
conosco, veniamo qui spesso.” Ancora non capisco dove voglia andare a parare
questo benedetto figlio. Lui fa una smorfia. “Allora?”
“Ogni volta fate lo stesso
spettacolo su quel palco…”
“Sì, è la nostra canzone.”
“Oh, è la vostra canzone.“
Fa cercando di scimmiottarmi “Quindi perché non torni dentro a cantare
“Come? Sbaglio o sei
leggermente geloso?” mi guarda in cagnesco, come se fosse seccato dall’essere
stato scoperto così facilmente.
“Bhe sì, che sorpresa eh?
Sono geloso lo ammetto!” il mio mono neurone sta ballano
“Ma perché? Non ho fatto
nulla, ho solo cantato.” Cerco di accarezzargli il volto, ma lui prende la mia
mano per tenermela stretta.
“Ti sei mai vista su quel
palco? Là tu non stavi cantando…tu stavi mettendo a nudo tutta te stessa… avevi
la stessa espressione estatica di quando eravamo a letto assieme.” Eh??!!??
Oh…questo suona decisamente strano. “Perché pensi che mi piaccia sentirti
mentre canticchi in negozio? Perché ogni volta mi ecciti una cifra.” Sono sbalordita
dalla rivelazione…non so che dire.
“Ma questo non spiega…”
balbetto penosamente.
“Non ero io…chi era con te
a fare l’amore su quel palco non ero io…e sono follemente geloso di questo.”
Non mi frega nulla del romanticismo,
non mi frega nulla dell’andare piano, ti prego Wes, dopo una dichiarazione del
genere puoi solo sbattermi sul cofano e scoparmi duramente. No, no, pensieri
lascivi via da qui ancora per un po’! Però lo bacio con forza ed una passione
da troppi giorni repressa. Non gli lascio praticamente il tempo di respirare, è
una lotta di lingue incredibile, sento come il mio corpo si tende verso di lui,
bisognoso di qualcosa di più di un semplice bacio, nonostante sia perfetto come
questo. È unico, indescrivibile, emozionante.
Ci stacchiamo che abbiamo
quasi il fiatone, neanche avessi fatto la maratona di NY, gli sorrido
dolcemente mentre lui mi accarezza la guancia arrossata.
“Adesso canterò solo per
te…” gli dico trascinandolo dentro.
Quando entriamo rimaniamo
basiti dalla scena che ci si presenta davanti: Jake è con il microfono e sta
cantando…o almeno ci prova. È veramente terribile. Gorgheggia come un tacchino
sgozzato, perfino Chiara lo guarda con compassione e lei è la sua ragazza.
“Adesso sappiamo in cosa
lui non è bravo!” mi fa Wesley.
“Dio li fa poi li accoppia,
anche Chiara è stonata, ma non a questi livelli.”
Nel frattempo che Jake
finisce di rovinare ‘Love me tender’, io mi guardo il carnet delle musiche,
alla ricerca della canzone perfetta che mi metta a nudo davanti a lui. È
difficile, perché Marco ne ha tantissime, inglesi ed italiane. Dopo un bel po’
che sgarfo tra i dischi, decido: Luce di Elisa. In America non è conosciuta
molto, ma a me piace e poi questa particolare canzone la sento proprio mia,
perché parla della mia terra, che in fondo è anche la sua.
Marco strappa l’aggeggio di
tortura dalle mani di Jake che stava cominciando a prenderci gusto, mentre
qualche sparuto applauso accompagna il mio amico al suo tavolo. Vado sul palco
e chiedo di poter cantare.
“Grazie al cielo…ci
dimenticheremo in fretta di questo strazio.” In effetti Jake avrebbe almeno
potuto scegliere una canzone diversa…mah, de gustibus… “Riaccogliamo sul palco
Monica con un grande applauso.”
“Grazie a tutti.” Esordisco
tentennando… mi vergogno sempre quando devo cantare in solitario, per questo
preferisco duettare con Stefy o Marco, posso sempre essere messa in secondo
piano “Questa canzone vorrei dedicarla ad un ragazzo veramente unico e
speciale. Zia Corinne, fai da traduttrice.”
La musica inizia, è bassa,
dà quasi un senso di cupezza. Comincio a cantare con sicurezza, dimentica di
chi è davanti a me, focalizzandomi soltanto su Wesley: pianto i miei occhi su
di lui, non vedo nulla, solo il volto e lui fa lo stesso con me. È come se non
ci fosse più nessuno, come se fossimo nel mio negozio. Vorrei che capisse che
io adesso sto facendo l’amore con lui e che in mente non ho nessun altro.
Ascoltami,
ora so piangere,
so che ho bisogno di te
non mai saputo fingere.
Io posso cercare di fare la
femme fatale, la dura, quella che aspetta, ma la verità è che lo voglio e non
solo fisicamente. Io con lui mi sento bene come non mai, mi sento protetta ed
unica. Non durerò molto senza dirgli che lo amo.
Ti sento vicino,
il respiro non mente,
in tanto dolore, niente di
sbagliato,
niente, niente.
Il sole mi parla di te,
(dimmi che stai ascoltando ora)
La luna mi parla di te
(avrò cura di tutto quello che mi avrai dato)
Eh già, è proprio qui con questo
microfono nella mano, con il faro che mi illumina e lui che mi guarda con un
sorriso dolcissimo dipinto sulle labbra, che capisco di essere innamorata. Mi
viene quasi da ridere quando ho l’intuizione.
Finalmente è finita: lascio
andare il microfono sulla prima superficie disponibile, senza neppure ascoltare
i commenti che mi rivolge Marco o gli applausi degli altri avventori, mi fiondo
sul divano dove sono seduti i miei amici che mi stanno dicendo sicuramente
qualcosa, che io non sento. Guardo solo Wes che mi tende una mano. La prendo e
lui mi fa sedere sulle sue gambe: non ho tempo di dire nulla, che lui mi ruba
le labbra per un bacio mozzafiato, un bacio che mi scalda e mi fa intuire che
lui ha capito il significato della mia performance. Sa che lo amo…
Rimaniamo incastrati così
per dei buoni cinque minuti, non riusciamo a staccarci, la mia bocca ha troppo
bisogno della sua. Fatto sta che gli altri, leggermente imbarazzati, si sono
alzati per andare a ballare, tanto noi non siamo molto interessati.
“Sei stata eccezionale.” Mi
sussurra all’orecchio quando si stacca da me.
“Tutto per te.” Rispondo io
senza esitare. Appoggio la testa sulla sua spalla, cosa che mi permette di
respirare a pieni polmoni il suo delizioso profumo di maschio. Vorrei stare
così per sempre.
Vedo i ragazzi che si
divertono e Corinne che mi lancia un sorrisone da Oscar facendo il classico
gesto della vittoria con la mano.
“Vieni, andiamo a ballare
anche noi!” cerco di alzarlo, ma non sembra intenzionato a muoversi.
“Vai, lo sai che non mi
piace molto, preferisco guardarti da qui.” Gli lascio un leggero bacio sulle
labbra e raggiungo che le mie amiche, che immediatamente fanno campanello
attorno a me.
“Direi che andate alla
grande, giusto?” domanda Stefy.
“Sì…diciamo di sì.” Rispondo
io tranquilla.
“Mi raccomando, non troppa
enfasi tatina.” Ribatte Chiara “Insomma, vi siete dati un bacio che neppure ad
Hollywood si sono mai sognati di sceneggiare. Tutto il locale vi guardava!” mi
metto a ridere perché non mi sono neppure accorta che fosse successo.
“Sei proprio innamorata.”
Conclude Corinne degnamente. Io guardo Wesley e annuisco.
“Sì.”
Chiara si mette a battere
le mani stile fochina saltellando come una pazza e Stefy esclama il suo
classico:
“Frikissimo!” Marchio
originale by Stefania direi. Corinne mi abbraccia.
“Siamo molto contente per
te.”
“Ehy, blocca il manzo, lui
non mi ha mica detto nulla. E siamo ancora sotto regime ‘no sex’, quindi è
ancora tutto prematuro.” Cerco di portare gli animi ai livelli normali…con
scarsi risultati.
“Figurati! Quello è
stracotto che neppure un arrosto lo è!”uhm… bel accostamento culinario, brava
Kia. “Ti porta sempre nei posti che preferisci, va d’accordo con le tue amiche,
ti bacia come se fossi la fonte per un assetato e…ti regala sempre rose rosse…
chiaro segno che ti ama.” La guardo leggermente scettica.
“Non mi porta solo dove
voglio io!”
“Ah no?”
“No. Ieri mi ha portato in
un pub inglese, di quelli dove va sempre lui. Dice che gli sembra di tornare a
casa.”
“E che fate di bello a
parte bere birra? Piccionate?” domanda Stefy ridacchiando.
“Ah, ah, ah. Giochiamo a
freccette: gli riesce molto bene.”
Corinne sghignazza e io non
capisco bene perché lo faccia, in fondo non è niente di scandaloso…
“Tizy, che ti prende?”
chiede Chiara stupita.
“No, nulla, una
battutaccia.”
“Allora dilla, non mi
sembra ci siamo mai poste il problema della censura.” Ormai sono curiosissima…
“Pensavo che Wesley non
deve essere solo bravo a centrare quel bersaglio!” ridiamo tutte assieme, ma non
mi sembrava una battuta così tremenda…ne ho sparate di peggiori.
Ormai è ora di andare:
salutiamo le altre coppiette felici e Wes porta me e Corinne a casa.
“Buonanotte ragazzi.” Ci
dice lei entrando nel suo appartamento. Io e lui restiamo davanti alla mia
porta leggermente incerti sul cosa fare: vorrei poter passare la notte insieme,
ma mi secca chiederglielo…e poi come lo si fa? Non posso certo dirgli: “Sai Wes
ho una voglia matta di scoparti ancora!” suvvia, non è per nulla elegante.
Decide lui che è meglio: mi
abbraccia annusando i miei capelli (è una cosa che gli piace un sacco, mi ha
detto) e poi mi bacia, un po’ come al bar, mettendoci una passione
profondissima…oh, io mi sciolgo.
“Buonanotte Wesley.” Eh??
Che diavolo ho detto…sono fuori di testa? Cioè, mi sento di avere gli slip
completamente umidi per la voglia e gli dico di andare a dormire? Oh Cielo,
sono un disastro!! Lui sorride e mi accarezza la guancia accaldata.
“Buonanotte, amore.” Mi dà
un secondo bacio leggero sulle labbra e scende verso la sua macchina.
Io entro ancora leggermente
scossa per il bacio di poco fa, mi svesto in un lampo e mi infilo sotto le
coperte, senza neppure struccarmi. Sono quasi partita per il mondo dei sogni
che mi rendo conto di una cosa che non avevo capito prima: buonanotte
amore?!?!? Mi ha chiamato amore??? Oh God…adesso sì che sarà difficile dormire.
Capitolo dieci
Una maledettissima
settimana, ecco il tempo che è passato dalla nostra serata al karaoke. Non ci
siamo più visti, ma solo sentiti e il motivo è presto detto: il suo lavoro. Vi
ricordate il caso che sta seguendo insieme al suo capo Liam? Ecco, stanno
entrando nella prima fase cruciale e questo porta che Wesley deve lavorare 20
ore al giorno e dormire quasi sempre nel suo ufficio. Bella fregatura eh?
Quando ha un attimo di pace mi chiama e facciamo una chiacchierata che mi tira
su il morale. È stanco morto, ma non demorde un solo istante…sono io quella più
frustrata.
Nel frattempo cerco un modo
per farlo capitolare…e deve essere un’azione enorme, di tipo esponenziale, che
non lo faccia titubare. Non sono mai andata a casa sua, non so neppure dove sta
in realtà, però so dove lavora…
“Non so che fare ragazzi!”
sbuffo davanti alla mia allegra compagnia.
“Potresti dirgli al
telefono che vuoi uscire con lui.” mi fa Chiara.
“Già fatto… lui deve
lavorare, almeno fino a quando non ci sarà l’udienza preliminare. Forse dopo
qualche ora per stare assieme l’avremo. Uffa…” insomma, è come aver avuto in
mano l’universo e ritrovarsi con un pugno di mosche.
“Invitalo dopo il lavoro a
fare una passeggiata alla spiaggia e lì…bhe lì divertitevi e digli quanto lo
ami, no?” continua Corinne.
“Sì, figurati…ogni volta
che provo mi impappino… insomma, io devo prepararmi prima di pensare di fare
una dichiarazione plateale come questa…donne, sono un impiastro!” sto entrando
in depressione.
“Smettila…troveremo un modo
per farvi stare assieme, dobbiamo solo lavorare sulla tempistica.” Mi
incoraggia Stefy.
“Buongiorno, desidera
qualcosa?” Vedo che Chiara è andata ad accogliere come si deve una cliente, una
ragazza molto bella, devo ammetterlo. Alta, gambe chilometriche, capelli
castani lunghi e lisci. Indossa un elegante tailleur scuro.
“Vorrei ordinare dei
cioccolatini per domani.”
“Certo, ne vuole alcuni in
particolare?”
“No, li vorrei misti…un po’
di tutto. Uno dei nostri soci non fa che parlare in continuazione di quanto
sono buoni i dolci che fate qui.”
“Quanti?”
“Almeno un vassoio.
Dobbiamo fare una grande festa…oppure dovremo tirarci su di morale e la
cioccolata aiuta sempre.”
Chissà da che studio legale
arriva…non ci bado molto, di gente simile ne ho vista tanta. Sono ancora che
discuto con William sul suo nuovo libro, quando la ragazza dice una cosa che mi
fa drizzare le orecchie.
“Studio Legale O’Connor e
soci.” È lo studio di Wes…quindi lei deve essere Cordelia. Lui me ne ha
parlato, è la ragazza di Liam, nonché la sua segretaria. Quindi i cioccolatini
servono per festeggiare l’esito della prima udienza.
Una lampadina mi si accende
in testa.
Eccomi qui, O’Connor e soci:
è un locale simpatico, a due piani…era un vecchio hotel una volta, si chiamava
Hyperion. L’atrio pullula di persone e vedo la signorina Chase, così è scritto
sull’ordinazione. Lei viene di corsa verso di me per dirmi dove devo portare il
vassoio ricolmo di prelibatezze. Non per essere superba, ma ho dato tutta me
stessa a questa creazione e sono venuti fuori delle piccole perfezioni.
“Oh bene, mancava solo
lei.” Mi dice. “Li metta qui, è l’unico posto rimasto.”
“Grande festa, vedo…”
“Sì. La prima udienza è
andata bene, sa un caso piuttosto complicato.
“Evviva!”
Cordelia segue dei facchini
che stanno portando dei fiori in un ufficio, così ne approfitto per
sgattaiolare in un corridoio alla ricerca dell’ufficio di Wesley.
Vedo il suo nome alla
seconda porta…uhm, carino: non è molto grande, ha una bella scrivania che
riflette esattamente la sua indole. C’è lo schermo piatto di un computer, carte
e penne ordinatamente disposte sul piano, una giacca è appesa alla sedia.
Vicino alla porta c’è un
piccolo divano a due posti in pelle, molto carino e comodo, mi ci siedo per
provarlo. Qui potrebbe andare bene… sul muro vedo l’attestato di laurea di
Oxford e alcuni diplomi di corsi di Harvard…cavoli, punto ad un secchione. Deve
essere piuttosto orgoglioso di quello che ha raggiunto.
Dalla finestra vedo la
skyline di Los Angeles e inizio ad immaginare come si deve comportare Wes al
lavoro, come si muove in quella stanza. È come se fosse qui con me.
Mi siedo sulla sedia
davanti alla scrivania e mi tolgo le scarpe, in modo da camminare al meglio
sulla moquette soffice, mi sento sempre meglio qui dentro. Prendo a
spogliarmi…mi sono portata dietro un completo intimo completamente rosso fuoco
e la sua camicia, null’altro. So che lui deve passare in ufficio,
sull’attaccapanni c’è la sua giacca scamosciata e lui non la lascia in giro,
c’è affezionato. Mi slego i capelli e mi trucco leggermente…oggi sarà mio e
voglio essere al meglio.
Mi posiziono sulla sua
sedia: è di pelle nera, morbida e con lo schienale alto. Le rotelle mi
permettono di muovermi per trovare la posizione migliore.
Sulla scrivania ci sono
alcune cartelle di casi a cui il mio tesoro sta lavorando: ne prendo una, in
barba alla legge sulla privacy, tanto se qualcuno mi volesse denunciare, ho un
ottimo avvocato. Comincio a leggere i fogli senza capirci molto, purtroppo i
termini legali mi sono assolutamente ignoti.
Per fortuna non passa molto
tempo prima che la porta dell’ufficio si apra: lo sento che parla con qualcuno.
“Arrivo subito giù, prendo
solo la giacca.”
In effetti è quello che
fa…senza neppure guardare al suo tavolo, va e si prende la giacca. Poi,
girandosi, credo che nella sua prospettiva visiva, entra in scena qualcosa che
di solito non c’è, cioè io. Si volta molto lentamente, rimanendo decisamente
sorpreso a trovarmi lì, specie visto che sono con le gambe accavallate e i
piedi che poggiano sul tavolo, sempre seduta sulla sedia, con il mio famoso
sorriso malizioso e gli occhi luccicanti di attesa.
“Buongiorno avvocato Pryce,
la disturbo?” faccio io con voce bassa e provocante.
“Direi proprio di no,
signorina.” Torna a togliersi la giacca lasciandola sul divano e si avvicina a
me. “Cosa posso fare per lei?”
“Dipende…quanto tempo ha da
dedicarmi?” chiedo mentre mi alzo per farmi vedere da lui. Mi metto a camminare
lentamente per tutta la stanza, come se facessi da modella per una marca di
intimo: noto con piacere che il ragazzo è piuttosto compiaciuto di quello che
vede, evidentemente la mia sorpresa è stata gradita.
“In effetti io avrei una festa al piano di sotto.”
Mi fa sorridendo e io faccio spallucce prendendo la mia borsa.
“Vorrà dire che tornerò un
altro giorno.” Mi volto, vado verso l’uscita. Ho già la mano sulla maniglia,
che lui arriva a palmo aperto facendo chiudere la porta con un suono secco. Mi
sento già che respiro più velocemente. Mi giro e mi ritrovo davanti a due occhi
che mi fissano con voracità.
“Dove pensi di andare?
Vorresti lasciarmi così?” Dio, la sua voce è una scarica elettrica che arriva
direttamente al mio centro del piacere…sono persa.
“Hai una festa…” borbotto
cercando di essere sagace, ma le mie ginocchia tremano per l’eccitazione e per
di più ho una voglia incredibile di saltargli addosso.
“Che si fotta la festa.”
Dice lui con poca eleganza.
Subito dopo è in me. Mi ha
rubato le labbra per un bacio umido, appassionato e bellissimo. Sento la sua
lingua muoversi nella mia bocca ed intrecciarsi con la mia. Le sue mani mi
esplorano il corpo, cercando di aprire i bottoni della camicia: sento qualcosa
di duro dietro di me e capisco che mi sta sbattendo direttamente sulla porta.
Aderisce a me e sento la sua eccitazione premere sulla mia pancia. Con la mano
destra prende ad accarezzarmi la coscia fino ad arrivare al bordo degli slip.
Io ho brividi che partono da ovunque, sto iniziando a non capire niente. So
solo che lo avvinghio con le gambe, circondandogli la vita.
“Wes…” mugugno nella sua
bocca, ma lui non sembra interessato, continua a baciarmi con forza. Abbasso le
mani alla ricerca del bordo dei pantaloni, per potergli tirare via la maglia.
Oh, adoro il suo petto nudo sotto di me.
“Come faccio ad andare
piano se tu ti presenti nel mio ufficio con addosso solo una mia camicia e
dell’intimo rosso? Io non riesco a trattenermi.” Mi sussurra all’orecchio
mentre io ansimo al suo assalto.
“Sono stufa di andare
piano.” Faccio io con un barlume di cervello ancora in opera.
“Buono a sapersi!”
Mi porta verso la scrivania
con decisione, mi fa sedere sul bordo e con un gesto fluido spazza via tutte le
carte e le penne presenti sulla sua superficie facendo una confusione
incredibile. Mi fa stendere allargandomi le gambe con un gesto secco, quasi
brutale che mi fa eccitare da matti. Oh no, niente preliminari ora, non in
questo primo assalto, abbiamo troppo bisogno l’uno dell’altra. Mi toglie gli
slip in velocità supersonica lanciandoli chissà dove. Io allargo le cosce in un
chiaro invito che lui accetta senza dire nulla al riguardo. Entra in me di
forza ed urlo senza freni.
“Proprio così!” mi dice lui
soddisfatto della mia arrendevolezza a lui. Non che avessi un voglia di
combattere contro di lui per avere il predominio di questa sessione amorosa…non
sono mica maleducata, questo è il suo ufficio, lui ha diritto di comandare, vi
pare?
Ci baciamo senza smettere
un solo istante di muoverci uno con l’altra per poter giungere a quel piacere
intenso che solo insieme riusciamo a raggiungere. E che raggiungiamo. Non l’ho
mai sentito urlare, a casa mia si tratteneva, forse per pudore, chi lo sa, ma
questa volta viene con me e con me divide le urla di piacere…diavolo, è così
intenso. Cavoli, questa scrivania sarà dura, ma aiuta un sacco la penetrazione,
ammettiamolo. Provate anche voi…ovviamente non con Wesley. Lui è solo mio e
guai a chi lo tocca.
“È stato veloce.” Mi
sussurra ansimante.
“Troppa voglia repressa per
farlo durare a lungo.” E mi metto a ridere mentre mi siedo e lo abbraccio.
“Tu mi devi spiegare come
fai a farmi questo… dimmelo!” uhm…la mia domanda sarebbe…fargli cosa? Lo guardo
senza capire. “Come fai a farmi impazzire così? Quando siamo vicini io non
capisco più nulla, ho solo voglia…di te.” Ecco, sto volando proprio in questo istante.
“Forse perché mi ami.” E
adesso vediamo che effetto gli fa la bomba sganciata. Pensavo si mettesse a
fare strane facce scioccate, invece sembra ci stia pensando sul serio. Mi
guarda negli occhi sorridendo e passando un dito sulla mia guancia accaldata.
“Mi sa che c’hai ragione.”
Rimango a bocca aperta, credevo mi dicesse che non era vero, che non vanno così
veloci le cose. “Che c’è? Neanche ti avessi detto che domani ti sposo.”
“Oh no, solo che forse mi
ami… figurati niente di che.” Mi bacia leggermente e mi sorride addosso…
“E tu? Che mi dici?” ehy,
questo non si fa, non può rigirare la frittata a me! “Tu mi ami?” arrossisco
penosamente e cerco di evitare il suo sguardo posandolo ovunque nel suo
ufficio, ma lui non si fa fregare: mi prende il mento fra le dita in modo da
spostare i miei occhi su di lui. “Allora?” e adesso? Verità per verità? Ho una
paura del diavolo sapete.
“Si, penso di amarti anche
io.” Direi che me la sono cavata vero?
“È un bel inizio.” Il mio
amore ha pienamente ragione. Lo bacio di nuovo, in fondo ci mancava da un sacco
di tempo.
Toc toc
Oh cazzo, qualcuno sta per
entrare.
“Wes ci sei? Vorremmo
iniziare a festeggiare…” voce di uomo.
“Cominciate senza di me, ho
un lavoro da finire qui.” Si mette in tutta fretta la camicia e io mi nascondo
sotto la sua scrivania.
“Ma si può sapere cosa stai
facendo?” sento la porta aprirsi e qualcuno entrare. Oh cielo i miei slip… sono
lì, chiunque li può vedere, però posso ancora prenderli…sì, sono a portata di
mano. Con lentezza esasperante allungo il braccio verso quel pezzettino di
stoffa…ormai ci sono quasi e…
“Chi c’è sotto la tua
scrivania, Wesley?” acc…beccata. Vedo Wes che ride, per fortuna che non l’ha
presa male. Leggermente mi alzo, giusto quello che basta per far spuntare la
testa, sapete, per il resto sono nuda.
“Ciao…” il ragazzo davanti
a me è vestito completamente di nero, ha i capelli tagliati a spazzola e
sparati in alto con il gel. Credo che dentro di se stia ridendo come un pazzo,
ma al di fuori mostra solo un sorriso storto che gli dà l’aria piuttosto sexy.
“Fammi indovinare…Monica?”
“E tu devi essere Liam. È
un piacere fare la tua conoscenza.” Gli tendo la mano da dietro il tavolo, lui
non fa una piega e me la prende.
“Magari la prossima volta i
convenevoli li potremmo fare da vestiti, che ne dici?” mi domanda senza pietà.
Che stronzo… e si diverte pure.
“Tu lo sei… possiamo sempre
rimediare spogliando anche te.” Prendi e torna a casa.
“Non pensarci neppure.
Liam, tu resti ben che vestito, mentre Monica no. Possibilmente tu adesso te ne
vai alla festa e ti diverti, lasciando noi a divertirci in un’altra maniera.”
Wow, questo scoppio di possessività mi piace!
“È un vero peccato che tu
non sia qui, ma abbia preferito andare a casa perché non ti sentivi bene,
Wesley. La festa non sarà la stessa senza di te, ma sai…la salute è la cosa più
importante.” Sorride il bastardo lasciandoci soli.
“Dove eravamo rimasti?” mi
chiede Wes girandosi verso di me.
Epilogo
“Così mi stringe in vita!”
“Vuoi stare buona… è fatto così,
te lo sei scelta tu, ricordi?”
“Avrei dovuto prendere
l’altro!”
“Tesoro, ti faceva sembrare
una meringa. Questo è molto più elegante.”
“Sei splendida, sul serio.”
“Ma vi rendete conto…mi
sposo!”
“È tutto così romantico!!”
“Non è romantico, è terrorizzante…
mi sposo…con un uomo!”
“Certo che ti sposi con un
uomo, con chi credevi di farlo, con un alieno.”
“Oh mio Dio, forse lui è
veramente un alieno, per questo vuole sposarmi. Mio marito sarà un alieno.”
“Smettila, lo sai benissimo
che è un uomo a tutti gli affetti…gli hai mai visto delle corna rossa da
qualche parte? Forza, non dire scemate.”
“Smettetela di ridere, per
piacere!”
“E perché, tutto questo
è…frikissimo!”
“No, Monica, non è
frikissimo e non rubarmi le battute! Cazzo, sto per sposarmi con William!! Non
ce la posso fare.”
E così siamo arrivati alla
fine. Non della mia storia di sicuro, ma la fine del mondo a noi conosciuto: i
due ricci hanno deciso di convolare a giuste nozze.
Ancora faccio fatica a
crederci. Non facevo Stefy tipa da matrimonio, eppure è venuta da noi con le
lacrime agli occhi quando William le ha regalato l’anello di fidanzamento. Non
so se amarlo od odiarlo per quello che ha fatto, visto che ora io, Corinne e
Chiara siamo vestite da damigella con dei vestiti che non metterei neppure al
mio peggior nemico…verdi elettrico, rendo l’idea? Ho sempre detestato questa
barbarica usanza delle damigelle, ma ho inghiottito tutto senza protestare, in
fondo non è il mio matrimonio, ma quello di Stefania e se a lei piace così, di
sicuro non mi metterò a discutere. Spero solo di non comparire in nessuna foto
ufficiale, potrò sempre far finta di non essere stata presente.
È ora di andare, lo sposo
ci attende all’altare.
La prima damigella ad
entrare è Corinne: ultimamente sta uscendo sempre più spesso con Jack, l’uomo
del jazz e chissà che non mi ritrovi con due vicini invece che una sola. Devo
dire che stanno molto bene assieme e lui, jazz a parte, è un tipo simpatico.
Oggi le ha fatto da accompagnatore e le sorride di continuo.
Poi, con un piccolo bouquet
di roselline, fa la sua apparizione Chiara. Ha tirato su i capelli in una
crocchia da cui scendono delle ciocche ribelli. È truccata molto bene e non
lascia un secondo lo sguardo di Jake che la segue per tutta la navata. Che
amori che sono questi due piccioncini.
Poi arrivo io: mi sento una
condannata al patibolo, un po’ a causa del vestito e un po’ perché odio essere
al centro dell’attenzione. Vedo William che impaziente attende all’altare
l’arrivo di Stefy. Indossa un elegantissimo completo grigio di Armani che gli
sta a pennello, anche perché con quello che costa ci mancherebbe pure che gli
stesse male. I capelli biondo platino sono stati tirati indietro con maestria e
quintali di gel e i suoi occhi sembrano pozze di oceano in tempesta…direi che
il ragazzo è nervoso.
Mi posiziono nella zona
delle damigelle, vicino a Chiara e Corinne e mi assaporo l’entrata di Stefy. La
marcia nuziale si spande nella chiesa e lei appare al braccio di suo padre,
bella come il sole. Mi si stringe il cuore guardandola, è stupenda e
rifulgente. L’abito è di un bel color panna, non bianco accecante, la gonna le
arriva fino alle caviglie, in modo da mostrare un bel paio di scarpe eleganti
con il tacco alto. Il corpetto è completamente ricamato con del pizzo e le
lascia aperto il decoltè su cui spicca un bellissimo diadema di opale. Nei
capelli sono intrecciate delle rose bianche, le stesse che ha nel bouquet. Ha
gli occhi lucidi e un sorriso a quarantacinque denti.
Suo padre le dà un ultimo
bacio a la lascia a William, in modo che la cerimonia inizi. Prendo a guardarmi
un po’ in giro: la parte della messa mi annoia leggermente, anche perché io non
avrò parte attiva in tutto questo, non essendo credente, non posso farle da
testimone…pazienza. Gli invitati sono tutti intenti ad ascoltare le parole del
prete, c’è chi piange e c’è chi si annoia…sì, sì, proprio tu, ti ho visto
sai…ma non mi scappi…
Poi vedo Wesley. È
bellissimo…certo, bisogna capire quando per me non lo sia, ma lasciamo stare.
Si è messo un completo blu scuro, una camicia azzurra ed una bella cravatta,
non ha gli occhiali, cosa che rende i suoi splendidi occhi azzurri ancora più
grandi e ascolta con interesse le promesse dei miei amici, fino a quando non si
volta a guardarmi. Mi sorride e io gli rispondo…spero solo non stia pensando a
fare qualcosa del genere…è più probabile che rida per quello che indosso.
Finalmente usciamo dalla chiesa e gettiamo il riso ai novelli sposi. Stefy sta
piangendo senza ritegno e anche a me scappa qualche lacrima. Diavolo, io piango
sempre ai matrimoni!
“Vieni Monica, c’è il
lancio del bouquet.” Mi fa Chiara tutta emozionata. “Darò battaglia per
averlo.” Si lancia nella mischia, mentre io me ne tengo decisamente lontana.
“E tu non vai a prenderti la
tua possibilità di sposarti?” Wesley mi abbraccia da dietro appoggiando il
mento sulla mia spalla.
“Stai scherzando, vero?
Guardale là, una ressa demoniaca di donne disposte a tutto per un mazzo di
fiori…no grazie, preferisco non sposarmi durante l’anno.” Lui mi bacia il collo
teneramente, mentre guardiamo Stefy che lancia il mazzolino di rose…adesso sono
pure curiosa di vedere chi lo prende.
“Sono veramente
assatanate!” esclama Wes ed io annuisco. Alla fine l’ha spuntata Chiara…Wow,
che forza! È tutto il tempo che saltella felice mostrando a Jake il suo trofeo,
peccato che lui sembra piuttosto spaventato da quello che vede.
Ci dirigiamo verso il parco
dove verrà fatta la festa e io sono in macchina con Wesley, ovviamente.
“Sai, voglio bene a Chiara
e Corinne, ma devo dire che eri la più bella di tutte le damigelle.”
“Grazie! E di sicuro tu eri
l’invitato più sexy in tutta la chiesa.” Mi prende la mano e me la bacia
dolcemente.
“Dove vanno per il viaggio
di nozze?” mi domanda curioso.
“Credo che volessero far un
giro nella vecchia e sana Europa, ma solo loro sanno la meta precisa.” Rimugino
un po’ guardando fuori dal finestrino. “Anche io pensavo di partire.” Lui mi
guarda leggermente preoccupato.
“Vuoi andare a trovare i
tuoi.”
“Sì.”
“Ah, bene…Starai via
tanto?”
“Dipende…quante ferie
riesci a prenderti tu?” ecco qui…capisci amore…
“Vuoi che venga con te?”
chiede scioccato.
“Credo che sia il momento
per te di conoscere la mia famiglia. Certo, spero che questo non mini la nostra
relazione, ma dato che mi sembra che tra noi le cose si stanno facendo
serie…forse ti piacerebbe conoscerli.” Lui accosta immediatamente a lato della
strada, infischiandosi dei commenti poco gentili rilasciati dagli altri
automobilisti e mi bacia senza darmi un attimo di respiro. È una specie di
codice, quando fa così, vuol dire sì!
“Ottimo…” gli dico
riprendendomi.
“Non mi mangeranno perché
ho contaminato la loro bambina, vero?”
“Certo che no, siamo
italiani, non cannibali. Stai tranquillo.”
Quando arriviamo al parco
vado dalle mie amiche che confabulano tra loro e riferisco le novità. Sono
tutte molto soddisfatte della piega che sta prendendo la mia relazione.
Le danze vengono aperte dai
due sposi, belli come non mai sotto il sole splendente di giugno, poi tutti gli
altri ballerini, me compresa aggrappata a Wes, li seguono.
Ed è così, guardando
Stefania e William iniziare la loro vita assieme, Chiara e Jake discutere sul fatto che devono sposarsi anche
loro, visto che lei ha preso il bouquet, Corinne che fa il caschè con il suo compagno,
che capisco che la mia scelta di lasciare l’Italia è stata la cosa migliore che
potessi fare.
Alzo lo sguardo verso Wes
che mi sorride dolcemente e, mentre ci baciamo, non posso fare a meno di
ringraziare la mia buona stella per avermi portato un ragazzo perfetto come
lui. Lo amo e lui ama me, cosa vorrei potere avere di più?
FINE