SWEET TEMPTATIONS

Di PrincesOfTheUnivers

 

 

Disclaimer: I personaggi presi da ATS e BTVS sono di Joss Whendon, della Fox e della Mutant enemy e chi per loro

Rating: NC-17

Paring: Wesley e....sorpresa

Titolo: Sweet Temptetion

Dedica: Vorrei dedicare questa FF a me in primis e ringraziare tantissimo Chiara, alias Notte, che mi ha dato lo spunto per iniziare a scriverla.

All'interno ci sono alcuni personaggi che riconoscerete di sicuro e quindi i ringraziamenti vanno anche a loro, vero zia Corinne? Vero Stefy?

Inoltre ringrazio tutte le mie beta Writer che mi hanno dato consigli buoni.

Un kizz

 

Per commenti: monica_placebo@libero.it

 

Prologo

 

Tutto iniziò da qui, dal mio posto di lavoro. Quale? Io sono la proprietaria di una piccola cioccolateria. Amo i dolci, da sempre sono la mia passione neppure troppo segreta, visto le mie curve non proprio spigolose, anzi, fin troppo morbide a volte. Però, in fondo, nessuno si è mai lamentato troppo. Comunque il mio locale non è niente di eclatante, due tavolini, un banchetto di marmo e una vetrina scintillante. In me è nata questa follia dei dolci quando capì che la biologia non faceva del tutto per me. Ho rischiato… e mi sono messa in proprio: devo ammettere che ho fatto la cosa più giusta. Adesso guadagno bene e sono abbastanza conosciuta nell’ambiente. Ho anche vinto un piccolo premio per un mio cioccolatino: l’ho chiamato con il nome del mio ragazzo… ma questa è un’altra storia.

Ogni mattina apro la serranda per permettere a chi vuole di bersi un bel caffè caldo, di quelli all’italiana. Sembra incredibile, ma qui in America ancora sono convinti che quei beveroni possano essere definiti caffè. Rabbrividisco solo a pensarci. Ovviamente non mancano le cioccolate calde e sono le nostre specialità. Proprio grazie ad una di queste, la mia vita è cambiata.

 

Capitolo 1

 

È mattina e io sto servendo i primi caffè. Gli avvocati e gli altri professionisti sono già che parlano di lavoro: non mi prendo neppure la briga di ascoltarli, tanto per me sono solo chiacchiere noiose. In realtà sto ringraziando il cielo che questo pomeriggio viene a lavorare la mia collega. Ho assoluto bisogno di dormire. Sorrido fintamente all’ennesima richiesta. Di solito non sono così, perché in fondo il mio lavoro mi piace un sacco, mi diverto a pasticciare con la cioccolata e le mille cose che ci metto dentro, ma stamani mi sento uno straccio. Tutta colpa delle mie amiche: ieri mi hanno portato a ballare e per me è stata la fine. Quando comincio io non mi fermo più, ho sempre voglia di ascoltare la canzone dopo e così facendo finisco per tornare a casa ad orari indicibili. Oltretutto io apro la cioccolateria alle sei, in modo da fare i dolcetti, quindi dormire poco è decisamente controproducente per me.

Finalmente un po’ di pace. Dovete sapere che il massimo flusso di clienti si ha dalle nove alle dieci e dalle undici e mezza a mezzogiorno: i primi vogliono una carica per incominciare, i secondi fanno pausa. Quindi ora posso starmene tranquilla un po’. Mi guardo in un piccolo specchio attaccato al muro: non ho proprio una bella cera. I miei capelli lunghi, che di solito tengo fermi con una coda, sono disordinati ed alcune ciocche sono scappate dall’elastico; i miei occhi castani, di solito vispi e maliziosi, sono adesso spenti e necessitano di una sveglia. Mi metto su un caffè… meglio doppio, mi dico. Do un’occhiata al giornale di oggi, ma senza leggere veramente quello che c’è scritto.

“Buongiorno splendore!” alzo lo sguardo e mi ritrovo Stefy, una delle mie amiche. La maledetta ha dormito, lo vedo da qui. I suoi capelli neri sono messi molto meglio dei miei, gli occhi scuri brillano felici e ha un sorriso smagliante.

“Ciao. In realtà non mi sento molto spettacolare, anzi… mi sento più un mocio vileda… strizzato!” dico io preparando una classica cioccolata calda con panna per lei: non mi chiede mai altro quando viene qui.

“Oh, e aggiungici uno di quei cioccolatini bianchi con la ciliegia dentro.” O quasi… mi sa che stamattina ha folleggiato con il suo ragazzo.

“Ti sei divertita stanotte?” chiedo io mentre preparo il piattino con il tovagliolino e sopra il dolcetto.

“Intendi dopo la discoteca? Certo, William mi ha aspettato sveglio.” E sorride maliziosa. Questa ragazza è decisamente fortunata. Ha un fidanzato da istigazione a delinquere, dove il delinquere in questione è una palpata al culo ogni volta che lo vedo, senza contare le volte che ho sognato ad occhi aperti di baciarlo. In realtà non mi ci sono mai vista bene con lui, però so riconoscere un bel ragazzo. Ha gli occhi più blu dell’oceano e i capelli biondo platino che con il suo spolverino nero e gli anfibi che non lascia mai, gli danno un’aria da punkettaro che mi fa sorridere sempre. Però la ama ed è per questo che invidio Stefy: io non ho nessuno… da troppo tempo ormai! Sono stufa di stare sola, ma dove lo trovo il ragazzo giusto per me?da nessuna parte, ovvio.

“Beata te, stellina, io non vedo l’ora che arrivi Chiara a darmi il cambio… devo assolutamente dormire.”

“Povera, dimentichiamo sempre che sei quella che si sveglia prima di tutte. Però il tizio con cui hai ballato era proprio carino.” Mi fa lei addentando il cioccolatino.

Rimando indietro il nastro della serata… è vero, ho ballato con uno, ma non me lo ricordo neppure di faccia, figuriamoci, ma meglio non dirlo a Stefy… so già che poi inizierebbe uno dei suoi discorsi su come non mi lasci andare e non sarebbe giusto: io mi lascio andare… con chi mi sta simpatico. Forse è questo uno dei miei problemi, insomma, sono effettivamente timida e non riesco ad aprirmi con uno sconosciuto appena lo conosco in un pub. Sospiro, mentre mi appresto a servire un nuovo cliente.

“Ehy, che facciamo questa sera?” io strabuzzo gli occhi.

“Stai scherzando vero? Questa notte l’unica cosa con cui voglio avere un contatto intimo, è un letto!” le dico a voce alta.

“Da sola? Perché sarebbe un peccato.” Io scuoto la testa, mentre i pochi avventori ridacchiano di me.

“Grazie Stefy, sei veramente un angelo.”

“Ah, ah, ah. Senti, non usciamo, ma vieni a cena da me, dai. Sai che William adora cucinare per te, la trova una sfida.”

“Una sfida? E di cosa? Sono una pasticcera, non una cuoca. Comunque vedrò di esserci.” La mia amica paga e se ne va salutandomi sorridente.

Cielo che sonno che ho!

 

La sera a casa di Stefy e William è stata piacevole, a parte i loro piccionamenti, ma ammetto che ci sono abbastanza abituata. Sono anche piuttosto bravi perché si contengono parecchio nelle effusioni… non voglio neppure pensare a quello che facciano normalmente!

La cosa buona è che sono andata veramente a casa sazia di buon cibo e presto, infatti questa mattina mi sento tutta pimpante. Il via vai mi tiene impegnata e io non penso più ai miei amici e alle loro smancerie ed è un bene.

Poi il tempo si ferma…è entrato un uomo che a solo vederlo mi si mozza il fiato. È alto, almeno venti centimetri più di me, ha i capelli scuri tagliati corti lasciati un po’ al caso, i lineamenti decisi, eppure morbidi, le labbra sottili, specie quello superiore, che gli donano un’aurea di serietà, in più ha una leggera barba rada che lo rende terribilmente sexy: ho una folle fantasia di me che vado la ad accarezzargliela. Indossa un paio di pantaloni scuri, un maglione di lana e una camicia, il tutto con sopra una giacca marrone scamosciata. Credo che a breve sverrò… non l’avevo mai visto qui, ma la sua accompagnatrice non mi è nuova. Si chiama Lilah Morgan, è un avvocato della Wolfram&Hart, praticamente lo studio legale più famoso della città, e da quello che sento, è una che la dà via al mondo. È una mia cliente abituale: la sua bevanda preferita è la cioccolata al cocco, magari accompagnata con un pasticcino di pasta frolla.

Si sono seduti su uno dei due tavolini e io comincio a sudare freddo: devo andare da loro, devo andare da lui a chiedergli che cosa vuole…nel frattempo, facendo finta di pulire una tazza che già brilla come il sole d’agosto, ascolto i loro discorsi.

“Che bel posto, non ci sono mai venuto.” Dice lui. Santo cielo, ha una voce da infarto: non è americano, questo è sicuro, il suo accento mi sembra più… europeo, inglese forse? Il timbro mi fa vibrare, la sua voce mi trapassa e cavoli, mi sento una dannatissima teen ager alle prese con una cotta colossale… per un cliente che probabilmente si scopa quella stronza della Morgan -che non mi lascia mai una mancia!- e che non vedrò più.

‘Forza, Monica.’ Mi dico, devo andare da loro. Avanzo con lentezza stupendomi di quanto le mie ginocchia siano in grado di tremare, mi fermo davanti a loro.

“I signori desiderano?” speravo di usare il mio solito tono da commessa, invece sento che parlo come se avessi mal di gola, la voce sottile e distrutta, specie quando mi accorgo che lui mi sta guardando dritta negli occhi ed io annego… eh sì, perché il bel sconosciuto ha due occhi che sembrano due pozze di acqua limpida per quanto sono azzurri. Non blu come William, ma proprio azzurri, mi sembra di specchiarci dentro e credo di essere anche diventata bordeaux.

“Tutto ok, Monica?” chiede Lilah che mi conosce. Faccio finta di tossire per tirarmi fuori da quella situazione spinosa.

“In realtà ho un po’ di tosse, sai, capita…” dico guardando lui, invece di lei.

“Allora dovrebbe curarsi signorina.” Mi fa sorridendomi e dentro sospiro.

“Grazie mr…” non so il cognome e quindi mi fermo, sperando che lui continui, ma nulla.

“Io prendo una cioccolata al cocco e un frollino.” Fa Lilah: mi domando perché si prende la briga di leggere la carta delle cioccolate se poi prende sempre quello.

“Per lei?” faccio rivolta al mio sogno di uomo.

“La specialità della casa, sia liquida che solida.” Mi dice porgendomi la lista. Oh, una sfida: non mi ha neppure chiesto in cosa consiste… annuisco e torno dietro il banco. Preparo l’ordinazione di lei e poi mi dedico alla Sua: la mia cioccolata calda della casa è semplicemente cioccolato fondente con cannella. Niente di che, ma sono l’unica, in tutta Los Angeles a farla. Invece, il cioccolatino, è un involucro di cioccolato fondente, sempre con la cannella, con un cuore di crema di cioccolato al latte. È una squisitezza.

Sono lì che preparo il piatto in modo che la composizione sia degna di lui, quando fa capolino dal retro zia Corinne. Non è mia zia in realtà, semplicemente è la padrona del negozio, anzi, la signora a cui io pago l’affitto del locale e del mio appartamento che sta sopra la cioccolateria. Si è così affezionata a me che ogni tanto viene darmi una mano in negozio oppure viene a farmi compagnia. È una bella donna simpatica e decisamente intelligente. Ha la passione della scrittura ed è veramente brava… dovrebbe provare a pubblicare.

“Ciao Monica, come va?” le rispondo con un mugugno, sono troppo intenta a preparare, così lei lancia un’occhiata al tavolo e fa un fischio basso ed ammirato. Senza neppure sentirla porto le ordinazioni ai clienti: tempo totale, un minuto.

“Ciao Zietta.” Le dico accorgendomi finalmente di lei.

“Quel tipo è da infarto, piccola.” Annuisco convinta. “Che ha ordinato?”

“Specialità della casa.” Corinne dice di essere in grado di capire un uomo dalla sua ordinazione.

“Ah però… ti ha chiesto in cosa consisteva?”

“No.”

“Allora si fida… hai già superato la prima barriera.” Alzo gli occhi al cielo.

“Ma hai visto a chi si accompagna?” chiedo indicando discretamente l’avvocatessa: oggi è ancora più bella del solito. Indossa un tailleur color pesca che le fa una figura incredibile. Mi guardo e noto che indossi i jeans sporchi di cioccolata, una camicia vecchia e delle scarpe da ginnastica… un abbigliamento veramente ricercato.

“E allora? È solo una tizia griffata e pure antipatica. Lei è uno zircone, ma tu, piccola mia, tu sei un diamante… magari ancora allo stato grezzo, ma sempre diamante sei.” Sorrido ringraziandola: sa sempre dirmi le cose giuste per tirarmi su di morale.

I due, ignari di essere squadrati, si alzano dal tavolino: hanno finito la consumazione e lui viene a pagare.

“Complimenti, molto buona. E il cioccolatino era una poesia.” Mi dice calmo, con quel suo accento che mi fa tremare le gambe. Per tenermi su mi appoggio al bancone.

“Grazie.” Dico semplicemente, solo perché non so che altro dire, sono incatenata a lui con gli occhi e ho pure il batticuore!

Come escono, Corinne va a prendere le tazze e me le porta: ho il folle istinto di mettere in bocca la sua tazza, ma mi fermo in tempo.

“Non ha usato lo zucchero: gli piacciono le cose per quello che sono in realtà, non per quello che le nasconde.” Sentenzia Corinne decise… spero abbia ragione per lui, ma io… chissà se mi ha visto per quella che sono o se per lui sono uno zircone venuto male.

 

Capitolo 2

 

Sono passati due giorni da quando il bel maschio è venuto in cioccolateria e io sono due giorni che non faccio che pensare a lui. Ovunque vado mi sembra di sentire i suoi occhi azzurri su di me e io come una stupida mi volto sempre per trovarli, rimanendo sempre di merda se non li ho davanti. Tra zia Corinne e Chiara, la mia commessa, non so chi mi ha spronato di più a cercarlo. Cercarlo? In una città come Los Angeles? È più probabile che trovi un clown zoppo che lui, avanti le percentuali sono tutte in mio sfavore e questo mi sembra evidente.

“Dai, non buttarti giù, forse lui non si ricorda più la strada, ma vorrebbe venire qui.” Questa è Chiara: fedele custode dell’amore… lei crede che tutto andrà a finire nella maniera più romantica possibile…vorrei avere un decimo dei suo ottimismo, sarei felice di sicuro.

“È più probabile, stellina, che non sia di queste parti e che non gli importi nulla dei miei cioccolatini.” Sbotto io. Il mio omino del cervello mi sta prendendo a pugni: mi ero ripromessa, in passato, di non rimanerci male per un uomo, avevo già sofferto abbastanza, invece eccomi qui a mettere il broncio perché un mio cliente non si è più fatto vedere e solo perché codesto cliente è anche, guarda caso, l’essere vivente più sexy ed affascinante che ho visto dopo Jhonny Deep in ‘Chocolat’. Sì, quel film mi piace e mi ha pure ispirato qualche idea, che credete? Ho i tronchetti di peperoncino come i suoi. Ma non divaghiamo!

La cosa che mi immalinconisce di più è che non conosco neppure il suo nome. Non ho mai sentito Lilah chiamarlo, mentre erano seduti al tavolino. Quindi, ora, mi faccio fantasie su uno sconosciuto, praticamente. Eppure, se ripenso a quelle due acquemarine che ha incastonate al posto degli occhi, non riesco a non sospirare… nella minuscola frazione di tempo che ci siamo fissati, io mi sono sentita annegare in lui. Lo volevo, lo sentivo mio. Peccato che dubito lui abbia provato la stessa cosa guardando i miei banali e miseri occhi nocciola. Per di più nascosti dagli occhiali… e senza trucco… e con le occhiaie… dio, Monica, sei proprio un disastro!

Il campanello della porta trilla felice, facendo entrare la mia coppia del cuore: Stefy e William. Ogni tanto vengono a salutarci, a me e Chiara, e ci facciamo delle belle chiacchierate lunghe e così ci divertiamo. È incredibile, passo qui dentro la maggior parte della mia vita, anche quando non dovrei lavorare. Questo vi fa capire a che livelli è la mia vita sociale, no?

“Ciao passerotto!” esclama William mentre si abbassa per darmi un bacio sulla guancia.

“Ciao ragazzi, come va?”

“Noi bene, ma tu? Lo stallone friko si è fatto vedere?” scuoto mogia la testa… no, lui non si è ancora fatto vedere, sfiga.

“Meglio così!” dico io facendoli girare tutti verso di me e lasciandoli di stucco. “Ma sì, sarà più facile dimenticarlo. Dai, è solo un cliente come ce ne sono tanti.” Le mie amiche mi guardano come se avessi detto che l’indomani mi sarei buttata dalle cascate dentro ad una botte, mentre William sta sfornando uno dei suoi classici sorrisi maliziosi.

“Hai finito?” mi chiede e io annuisco. “E ha funzionato?”

“Cosa?”                                

“Sei riuscita a convincere almeno te stessa? Perché nessuno di noi ti crede.” Giuro, ho la tentazione di mollare un pugno sul naso perfetto di William, ma mi trattengo perché dentro di me so che lui ha ragione, ma devo pur potermi illudere, no?

Per evitarli tutti quanti, mi infilo nel laboratorio che ho sul retro. Li ho i macchinari per fare il cioccolato e per un po’ mi perdo spostando qua e la vassoi carichi di dolcetti. Vorrei che le parole di William non fossero così cariche di verità e mentre reprimo una leggera lacrima, entra proprio lui, che, vedendo il mio stato, si premura di abbracciarmi stretta stretta.

“Monica, su non essere triste, magari torna quando meno te lo aspetti e se non la fa, pazienza, apriamo la porta al nuovo che avanza.” Mi dice con il suo tono dolce.

“Parli facile tu: sei bello, hai un lavoro che ti porta popolarità, hai Stefy che ti adora… e quando non l’avevi, uscivi con una ragazza diversa a sera… tu non hai problemi di timidezza e altre cazzate simili. Tu sei forte!” dico io tirando leggermente su con il naso.

“E tu sei speciale, dolcezza. Devo ricordartelo io che senza di te io e Stefy saremmo ancora dispersi per il mondo come due sconosciuti? Troverai il tuo uomo ideale prima che te lo aspetti. E ora fammi un sorrisone!” io sorrido… per lui, perché dentro di me non ne ho proprio voglia e lo abbraccio di nuovo, per staccarmi alla velocità della luce quando il gruppetto delle amiche entra nella stanza facendo un casino infernale.

“Non stavo facendo nulla!” urlo rivolta a Stefy: sa essere parecchio vendicativa, soprattutto visto che è gelosa marcia di William, ma questa volta sembra addirittura non farci caso.

“Che è successo?” chiede William curioso. Chiara e Stefy sembrano non riuscire a parlare, quindi spetta a zia Corinne spiegare.

“È di là!” dice solo e io non capisco.

“Chi?”

“LUI!!!” urlano in coro. Lui? Lui? Lui? oddio… tra un attimo svengo…. Lui?

“Stiamo parlando di quel Lui o di un Lui tipo… Orlando Bloom?” mi piace il Bloom…

“No, Lui!” risponde secca Corinne e io mi ritrovo a non riuscire a camminare… non ci fosse William che mi trascina verso la porta. Dal piccolo pertugio di vetro guardo in negozio… oh, è proprio lui!!! stessa giacca scamosciata, ma jeans blu scuro e camicia verde bottiglia… e occhiali! Che carino. Sono sottili, montatura di metallo… e io ho la salivazione azzerata. Lui è qui! Fa molto ‘Carramba che sorpresa’, ma non mi viene altro da dire.

“Vuoi andare di la, allora?” mi sussurra Chiara e io scuoto la testa per il diniego… ho una paura folle.

“Muoviti.” Sibila Stefy, praticamente lanciandomi dentro, lo fa così forte che inciampo e quasi cado… ovviamente lui si è accorto di me, figuriamoci. Sono goffa come una foca Monaca, visto l’assonanza del nome, sulla terra ferma.

“Ehm…buongiorno.” Dico sorridendo.

“Salve.” Dice lui… ah…. Quella voce, l’ho sognata per due notti intere, intenta a dirmi porcate a nastro. Sì, voi non lo sapete, ma sono una viziosa!

“Desidera?” me, me, dì che desideri me…

“Volevo sapere, i cioccolatini in esposizione sono da mangiare qui o si possono portare anche via.” Oh, certo, solo lavoro…

“Certo!” faccio uscire da sotto il bancone una scatola di cartone. “Quali vorrebbe?” chiedo mettendomi davanti al frigo.

“Faccia lei, mi fido.” Mi dice sorridendomi. Aiuto… cervello, riprenditi. Il suo sorriso è incredibile, smagliante, che mi scalda il cuore. “Tutto bene?” mi dice dopo che per una decina di secondi sono rimasto a fissarlo a bocca aperta.

“Benissimo!” esclamo imbarazzata ed inizio a riempire la scatola, se non altro per non guardarlo come un pesce lesso… Dio, le mie amiche di sicuro sono là dietro a spiarmi e a ridere di me. Ad operazione finita, gli porgo la scatola, ma lui non la prende, intento a guardare l’orologio.

“Scusi se chiedo un’altra cosa.” Fa tranquillo. Oh tesoro, chiedimi pure quello che più ti aggrada, te la darò su un piatto d’argento…”A che ora chiudete?” mi chiede di uscire??? Il mio cervello fa tre capriole all’indietro.

“Alle sette e mezza ufficialmente, ma di solito finiamo alle otto.”

“Adesso ho da fare e ho paura che se me li porto via si sciolgano. Posso tenerli qui e vengo a prenderli stasera?” oh… niente uscita, mi sgonfio leggermente.

“Nessun problema, ma le devo chiedere pagamento anticipato ed un nome.” È una balla, almeno per il nome… non mi serve, so sempre che scatola è di chi, ma così…

“Ovvio, nessun problema.” Mi porge una banconota e nel farlo mi tocca. Figuriamoci, lui non se ne è neppure accorto, ma io… ragazze ho il battito cardiaco accelerato solo per il fatto che lui mi sfiora la mano. Ma quanto sono sfigata?

Scuoto la testa leggermente per non pensarci e prendo un foglietto.

“Dica pure.” Faccio con professionalità.

“Wesley.” Evvai, ho scoperto il suo nome!! Lo scrivo veloce e appiccico la carta sopra la scatola per poi riporla nel frigo.

“Perfetto, Wesley, venga a prendersela quando vuole. Io sono aperta…” non l’ho detto vero? “Cioè, volevo dire che il negozio è aperto…” lui mi sta guardando con un sorriso, sicuramente di compassione.

“Grazie mille. Buon lavoro.” E se ne và. E il mio cuore gli corre dietro. Santi dei del cielo, penserà che sono una povera sfigata: chissà quante donne ci proveranno con lui ogni giorno e con le tecniche di seduzione più incredibili del pianeta e io che gli dico? Sono aperta!! È la mia fine, di sicuro.

Non ho neppure finito di commiserarmi, che fanno la loro apparizione i ragazzi: William e Stefy ridacchiano tra loro, zia Corinne è ancora che guarda il punto dove lui è uscito e Chiara ha gli occhi aperti per lo stupore e con l’espressione da innamorata stile manga.

“Non dite nulla!” li avviso fin da subito.

“Perché? Non hai visto come ti sorrideva?” chiede Corinne, mentre si prende un cioccolatino al caffè, il suo preferito.

“Certo, sorrideva per non insultarmi… per non pensare che sono una povera patetica sfigata.”

Uno schiaffo parte da Stefy e mi arriva direttamente sul coppino.

“Ahi!”

“Se non la smetti di buttarti giù in questa maniera, te ne do un altro.” Dice seria e io sono abbastanza intelligente da starmene zitta.

“E comunque è veramente frikissimo!” dice lei tutta contenta, attirandosi un’occhiataccia di William.

“Già, fin troppo direi.” Dico io mogia… devo smetterla di farmi illusioni, tanto a che serve: lui tornerà per i suoi cioccolatini e poi addio, arrivederci, auf Wiedersen, adieu etc etc… e poi, diciamocelo, uno come lui potrebbe mai degnare di una minima attenzione ad una come me? No, è decisamente impossibile. Io sono bassa, rotondina, con gli occhiali, sempre sporca di cioccolata e contro ogni tentazione.

 

Sono rimasta sola, le sette e mezza sono passate e Chiara è tornata a casa: di solito sono sempre io a rimanere per pulire, anche perché la mattina sono io che apro e quindi so dove ho messo le cose la sera prima. Ho alzato il volume dello stereo e adesso sono che canticchio per tirarmi su. Wesley non è ancora arrivato a prendersi i cioccolatini… forse se ne è dimenticato e verrà domani. Il mio Spirito Prospero mi ha già abbandonato. Non lo sapete? Wesley significa proprio spirito prospero… mi piace dare un significato al nome. Comunque, nonostante tutto, lui non è qui.

Alzo le sedie e pulisco sotto i tavoli, poi passo lo straccio sul bancone e pulisco la vetrina dei dolcetti. È proprio in questo momento che sento bussare alla porta a vetri, quella d’entrata. Mi volto e resto impietrita… è arrivato. Resto ferma per un po’, bocca aperta per lo stupore e occhi spalancati per potermelo godere al massimo, fino a quando lui non inizia a fare dei gesti, come a chiedermi di poter entrare. Ovvio, non posso fare la statua di sale a vita. Incespico alla serratura, le mie dita non vogliono proprio aprire la porta, forse hanno paura anche loro di toccare di nuovo questo dio in forma umana.

“Scusi il ritardo, ma ho finito di lavorare da poco.” Mi dice sorridendo.

“Oh, non si preoccupi, noi siamo qui, non scappiamo.” Dico muovendomi verso il retro del bancone. Non voglio che mi veda nella mia completezza più del dovuto e poi il bancone mette la distanza giusta tra me e lui. “Posso offrirle qualcosa da bere?” dico per prolungare di qualche minuto la sua presenza qui, non mi importa se la macchina per le bevande l’avevo appena pulita.

“Mi piacerebbe una bella cioccolata calda semplice.” Si toglie la giacca e vedo che la camicia è decisamente stropicciata… chissà che lavoro fa.

“Prego.” Dico porgendo la tazza bianca.

“Lei non prende nulla? Non mi fa compagnia?”

“No, ho un po’ la stanca di bere cioccolata a forza di lavorarci.” Lui sorride e si guarda attorno.

“È molto carino come locale.”

“Grazie, sono stata molto attenta a scegliere l’arredamento.”

Ed è vero. La stanza non è grande, l’ho dipinta di azzurro chiaro, così da poter mettere delle sedie con l’imbottitura e foderate di stoffa blu, i tavolini sono di legno chiaro. Il bancone è di marmo bianco e il tutto crea una bella sensazione. Io amo questo posto, veramente.

“È tuo il negozio?” questo passaggio dal Lei al Tu mi ha favorevolmente spiazzato, è come se una barriera fosse caduta, tra di noi.

“Sì, tutto mio. Oddio, non proprio del tutto visto che sono in affitto, ma confido che Zia Corinne me lo venda un giorno, ma sono qui da talmente poco tempo che non ci abbiamo ancora pensato.”

“Non sei di Los Angeles, vero?”

“No, e neppure tu, direi.” Lui ridacchia.

“Esatto. Io sono di Londra e tu?” wow, mi sta veramente parlando…

“Io sono Italiana.”

“Abbiamo già qualcosa in comune, siamo entrambi europei.” Gli guardo le mani, solo per non fissarlo negli occhi, capirebbe in meno di un nano secondo che sono completamente persa di lui. Ha le mani curate, pulite e immagino anche molte morbide, così a naso, non credo che lui faccia un lavoro di fatica.

“Vero, anche se di latitudine parecchio diverse.” Perché devo rimarcare le nostre differenze, invece che le nostre piccole similitudini? Ve lo dico io perché…perché sono una stupida!

Lui poggia la tazza ormai vuota e mi porge una banconota da cinque dollari che io non prendo.

“Ti ho detto che era offerta… e poi sono legalmente già chiusa. Non posso aprire la cassa di nuovo.” E sorrido relativamente felice.

“Bhe, non posso che ringraziare.” Dice rimettendo via i soldi. “La prossima volta offrirò io qualcosa.” Oh cielo, saprei io quello che vorrei che tu mi offrissi, ma dovresti toglierti i pantaloni. Ovviamente, tutto questo non lo dico. Adesso se ne andrà e io resterò qui come una scema a pensare a lui… di nuovo! Invece resta fermo sul suo sgabello a guardarmi.

“Che c’è?” gli chiedo io preoccupata. Lui si alza e si avvicina a me…credo che il mio cervello sia annegato nei suoi occhi. Vedo solo la sua mano che mi viene vicino, così vicino che mi tocca vicino alle labbra. Può esserci un gesto più sexy di questo? Ho i miei dubbi.

“Avevi uno sbuffo di cioccolata.” Mi dice mentre si lecca il dito. Dubbi dissipati, non c’è mai limite ai gesti sexy e provocanti. Ma dico, questo ragazzo vuole uccidermi? Non riesce a capire che il mio cuore non può sostenere una vista del genere? Infatti credo di lasciare un gemito strozzato, ma lui non ci fa caso.

“Grazie.” Dico sommessamente.

Devo assolutamente fare qualcosa, devo trovare una distrazione, quindi mi metto di nuovo a pulire in giro.

“Spero non ti dia fastidio se intanto metto a posto.”

“Oh no, anzi, spero di non averti disturbato troppo.” Mi volto come se mi avesse punto una tarantola.

“Figurati! Cioè… mi fa piacere fare due chiacchiere, quindi resta pure.” Non sia mai che poi decida pure di andarsene per lasciarmi lavorare in pace.

“Perfetto, allora resto ancora un po’ qui.” Sì!!!! Ho i neuroni che fanno la ola. Per un po’ non parliamo, io sono presa con le pulizie e lui sembra abbia tirato fuori delle carte da una valigetta. Chissà che cosa sono…mah. La musica di sottofondo ci fa compagnia e mi sento così bene.

“Posso chiederti come ti chiami?” è lui a rompere il silenzio. “Tu sai chi sono, ma io no.”

“Monica. Però mi permetto di dissentire: io non so chi sei tu, conosco solo il tuo nome. Per conoscerti dovrei sapere molte altre cose.” Non so perché l’ho detto, ma ci sta bene no? Lui si toglie gli occhiali per poi stropicciarsi gli occhi.

“Hai perfettamente ragione. Quindi, che cosa vorresti conoscere di me?” La prima cosa che mi viene in mente è che mi piacerebbe sapere che biancheria intima usa, ma non credo che sia un buon argomento per iniziare a conquistarlo.

“Bhe, domanda classica… che lavoro fai?” partiamo con qualcosa di soft.

“Sono un avvocato. Brutta cosa vero?” e sorride.

“Sono utili, a volte. Lavori con la Morgan?”

“Oh no! Lilah lavora per la W&H, io faccio parte di un piccolo studio legale messo su con amici.” Oh, questa è già di per se una buona notizia, certo, il fatto che chiami per nome quella maledetta non aiuta, ma lasciamo perdere. “L’altro giorno ero qui con lei perché ci siamo scontrati in tribunale…” e fa spallucce.

“Oh.”

“Tieni questo è il mio biglietto da visita, nel caso ti servisse un avvocato penalista, bhe sai dove trovarmi.” Mi dà un cartoncino color avorio, piuttosto spesso con scritto: avvocato Wesley Wyndham-Pryce presso studio legale O’Connor e soci. C’è anche un numero di telefono. Wow, adesso so dove trovarlo se mi serve.

“Grazie.” Dico ridendo “Ma spero sinceramente di non aver problemi legali per parecchio tempo.”

“Hai ragione. E tu? Sempre a lavorare come pasticcera.” Ridacchio mentre spengo le luci della vetrina.

“Oh no, io avevo iniziato in tutta un’altra direzione. Ho studiato biologia in Italia, ma con scarsissimi risultati. Poi ho avuto la fortuna di fare un corso di pasticceria e così è iniziato tutto. Mi è andata bene, direi.”

“Molto. Hai scelto una cosa che ti viene veramente alla grande. Non credo di aver mai mangiato un cioccolatino buono come il tuo.”

“Wow, non avresti potuto farmi complimento migliore!” esclamo io contenta. Mi piace il mio lavoro e sono sempre soddisfatta quando un cliente dice che lo faccio bene. Poi se me lo dice lui… vale il doppio!

“Credo che ora sia il momento di lasciarci. Vedo che hai pulito ogni cosa e immagino che vorrai andartene a casa. Ci vediamo presto ok?” mi dice prendendo la scatola di cioccolatini e guardandomi. Io non dico nulla.

“Va bene, quando vuoi, io sono sempre qui.” Gli dico sorridendo come una scema.

È già sulla porta, pronto ad uscire quando si gira verso di me.

“È un piacere averti conosciuto, Monica.” E se ne va lasciandomi senza parole.

Un piacere eh?

 

Capitolo 3

 

Wesley è in ufficio con una scatola di cioccolatini aperta sulla scrivania. Ne ha assaggiati alcuni e sono uno migliore dell’altro, se dovesse fare una classifica non saprebbe da che parte iniziare. All’interno della confezione c’è anche un piccolo tagliandino di cartone con le indicazioni del negozio.

“Ehi, Wes, che hai da fissare in quel modo un pezzo di carta?” sulla porta si è materializzato il suo capo, Liam O’Connor. Alto e statuario con i capelli scuri e gli occhi che paiono due pozze di pece infinite, vestito in completo giacca e cravatta e con il suo classico sorrisino malizioso storto che gli dà un’espressione di cattiveria incredibile, espressione che lo ha fatto conoscere come Angelus, il terrore del foro.

“Come è andata oggi?” chiede Wes nascondendo la scatola piena di prelibatezze.

“No, caro, non cambiare discorso. Tira fuori quello che hai messo la sotto.” E Wes controvoglia non può che obbedire, vedendo il suo boss che si sbafa un cioccolatino al latte con marzapane. Oh, quello non l’aveva assaggiato…

“Però, buoni. Dove li hai presi.” Chiede Liam sedendosi sulla scrivania.

“Qui.” E gli dà il biglietto da visita.

“Uhm… Sweet Temptation, il nome promette bene.”

“Già, non è male. Sono molto buone anche le cioccolate calde. Facci un salto.”

“Magari ci porto Cordy… bhe, parliamo di cose serie. La W&H pensa di averci già fatto fuori, ma non sanno contro chi dovranno battersi. Lilah crede che noi patteggeremo, ma io voglio portarli in tribunale.”

“Buon lavoro, mi sa che ci attendono tempi duri.”

“Sì. Tieni, questi sono gli ultimi documenti. Studiateli, domani sarà battaglia.” Dice Liam lasciando un plico di carte a Wes che inizia subito il suo lavoro.

“Ciao Wesley, non sapevo che fossi ancora qui.” A parlare è una bellissima ragazza dai capelli castani fluenti, con una figura slanciata.

“Non me ne sono mai andato, Cordelia.”

“Scusa… comunque ha appena telefonato Virginia… le ho detto che eri in tribunale… ma non era finita tra voi?” chiede la ragazza con curiosità.

“Amore, non credo che siano affari nostri.” Dice Liam cercando di portare via la sua ragazza.

“Oh no, Liam, sono proprio affari miei. Ora sputa il rospo.” Cordelia si è impuntata con le braccia sulla scrivania fissandolo negli occhi come un mastino.

“Io e Virginia abbiamo rotto, cioè io ho rotto, ma credo che lei non abbia ancora capito la cosa. Voleva obbligarmi a lavorare per suo padre e a me la condiscendenza non piace. Sei contenta ora?” domanda Wes sfogliando il plico.

“C’è già un’altra vero?”

“Eh? No guarda, sei proprio in alto mare. Dove lo trovo il tempo?”

“Cazzate, Pryce, volendo si può fare tutto.” Gli dice Liam sicuro.

I due lo lasciano finalmente solo. In effetti Wesley non ha sofferto molto per la separazione da Virginia, è abbastanza certo di non averla mai amata sul serio. Certo, uscire con lei era abbastanza giusto, stessa estrazione sociale, stessa cultura, stessi interessi in comune, ma poi? In realtà tra loro tutto si concludeva lì e Wesley era già stufo da tempo, prima di lasciarla.

Ora vorrebbe avere una storia di quelle che sconvolgono una vita, di quelle che non si dimenticano neppure dopo anni, cosa che a lui non è ancora capitato. Ha avuto le sue storie, un po’ come tutti, ma nulla di eclatante. A volerlo, poteva finalmente cedere alle malie di Lilah che ci prova da mesi ormai, ma lui lo voleva sul serio? No di certo.

Si prende l’ennesimo cioccolatino dalla scatola… uhm, gianduia… sta per impazzire per quel dolcetto.

“Quasi quasi ci ritorno.” Mormora guardando fuori dalla finestra.

 

Sono le otto meno un quarto e io pulisco. È passata un’altra giornata di lavoro ed inizio ad essere piuttosto stanca, non vedo l’ora che arrivi sabato, così da poter dormire in santa pace. Sapete, dormire è una delle attività che preferisco: io sotto il mio piumone, abbracciata al cuscino, che ora chiamo, casualmente Wesley, al calduccio con Spike, la mia gatta nera. Non c’è modo migliore per passare un week-end… rettifico, ci sarebbero modi decisamente migliori, ma visto che sono sola non posso permettermelo.

In definitiva ho pulito tutto, manca solo la macchina per le cioccolate calde, ma intimamente spero che lui arrivi anche questa sera per farmi un po’ di compagnia. Lancio delle occhiate fuori, ma niente, lui non si vede.

Esco per chiudere la serranda e tirare dentro alcune cose, quando sento dei passi dietro di me a cui non faccio poi molto caso: il marciapiede è territorio libero.

“Mi sa che arrivo tardi oggi.” Mi alzo con una velocità degna del miglior Carl Lewis e girandomi mi ritrovo ad annegare nei suoi occhi.

“Ciao…” mormoro rapita.

“Ciao. Ho capito, torno domani, forse è meglio.”

“No!” lo blocco d’istinto placcandogli un braccio. Oddio, penserà che sono una pazza. “Cioè… io sto chiudendo, ma se vuoi entrare una cioccolata ti aspetta.” Wesley mi sorride ed entra chinandosi a causa della serranda quasi abbassata del tutto mostrandomi in tutto il suo splendore il sedere. Chiappe che prevedo sode e belle piene. Uhmmmm, che sogno! Lo seguo a ruota con l’istinto di morderglielo quel culetto da favola, ma mi trattengo. Si siede sullo stesso sgabello del giorno prima appoggiandosi con le braccia sulla superficie del bancone: mi sembra sia più stanco di ieri. “Che ti porto?” gli chiedo quando sono riuscita a rientrare nel mio ruolo di donna d’affari.

“Non lo so, fai tu… ho bisogno di una carica.”

“Uhm, lavoro troppo intenso?”

“Già.”

“Allora ho quello che fa per te.”

Mi metto subito a preparare una cioccolata fondente extra e alla fine ci metto un pizzico di peperoncino, in modo da renderla piccante, ma non troppo. Preparo un piattino bianco con il tovagliolo e gli porto un cioccolatino bianco con crema di nocciole: una delle migliori bombe caloriche che ho, resusciterebbe i morti.

“Voilà.” Lo guardo mentre lentamente assaggia la bevanda e fa un sorriso. Qualcosa mi dice che gli piace.

“Molto buona. Sei gentilissima.” Devo avere uno stormo di farfalline nello stomaco che mi svolazzano dentro.

“Grazie. Allora, che è successo oggi?” chiedo mentre mi appoggio al bancone.

“Nulla di che, in realtà. Solo che ho passato la giornata seduto alla mia scrivania per studiare gli atti di una causa che si prospetta veramente difficile per il mio studio.” Sospira stanco.

“Su, domani andrà meglio no?” ma lui si mette a ridere con forza.

“Non credo proprio. Domani io e il mio boss dovremo confrontarci con Lilah in tribunale. Quella donna è terribile, non che Liam non sia bravo, ma… la W&H è una brutta rogna. Ma non parliamo di lavoro, ti prego.”

“Di che cosa vuoi parlare? Chiedi e saprai.” Lui prende a fissarmi, cosa che di per se mi fa arrossire. Non ho parole, io non sono mai stata così imbranata, sono timida, è vero, però sono anche piuttosto spigliata quando si tratta di uomini, eppure lui mi imbarazza, non riesco proprio ad essere tranquilla.

“Hai il ragazzo?” ecco, ha sganciato la bomba di serata: adesso mi domando, ma questa è una domanda interessata, oppure è solo per fare conversazione?

“Veramente no, sono single. E tu?” brava Monica, con naturalezza, come se la cosa non ti importasse minimamente.

“Pure io, da poco.” E mi sorride contento.

“Mi spiace.” Che bugiarda!

“E per cosa? L’ho lasciata io.” Wesley ha l’aria sbarazzina di chi ha fatto una marachella, ma è ben felice di averla fatta. Sghignazzo ai miei pensieri.

“Allora povera lei. Il suo ego avrà subito un brusco calo.”

“Francamente… la cosa non  mi interessa più di tanto.”

Tra noi cala un silenzio complice, rimane solo la radio accesa a fare rumore. Credo che Wesley si stia assaporando la cioccolata, perché mi sembra di vederlo con una espressione decisamente beata. Incredibilmente prendo a canticchiare come se fossi da sola: io sono una patita di musica, la adoro da quando ero bambina, quindi mi ritrovo spesso a cantare. Le mie amiche sono abituate a questa cosa, anche perché succede spesso che canto anche quando loro stanno parlando, ma non lo faccio perché non mi interessano i loro discorsi, anzi, li seguo senza problemi, solo che mi faccio prendere facilmente dalle note.

Mi blocco quando lo vedo che mi sta fissando sorridendo divertito.

“Che c’è?” domando.

“Sei brava a cantare.” Avvampo senza neppure riuscire a dare una risposta concreta. “Non sto scherzando sai, sei brava sul serio.”

“Non è vero, ma grazie per avermelo detto.” Dentro di me mi maledico per aver ceduto così presto la mia dignità… avanti, cantare davanti all’uomo dei miei sogni? Che stupida…

“No, dai, canta ancora, mi piace.” Bhe, se lui è masochista chi sono io per togliergli la gioia di farsi del male? Continuo a canticchiare mentre pulisco la macchina delle bevande calde. Mi sento stranamente più a mio agio con lui. Chissà che penserà lui.

 

Il giorno dopo sono qui con le mie amiche: hanno deciso che ci voleva una riunione d’emergenza per capire al meglio la situazione. William e Stefy sono arrivati correndo mentre Corinne, sorridendo enigmatica è già seduta sul suo classico sgabello.

“Passerotto, racconta!” mi ordina Will e io inizio a dirgli tutto quello è successo tra me e Wesley, cioè nulla in definitiva. Abbiamo solo parlato!

“Quindi il fusto è libero per te.” Conclude Stefy, ma io la guardo incredula.

“Ragazzi, forse voi non lo avete capito… io e lui… non ci sarà nulla. Insomma, è un bel ragazzo, anzi, è decisamente un gran bel pezzo di figo. Voi non avete idea di che razza di culo lui abbia… è perfetto!! Meglio del tuo William!” dico esclamando come una pazza. Stefy mi sta guardando con commiserazione… per lei niente è meglio del sedere del suo ragazzo.

“Uno così non mi cagerà mai nemmeno di striscio.” Finisco io risoluta.

“Intanto lui viene qui da due sere a questa parte e sempre quando ci sei solo tu… “ la butta lì innocentemente Chiara. In effetti non ha tutti i torti, ma è a causa del lavoro, no? Prima non può lasciare l’ufficio…

“E poi, da quello che ho visto ieri, anche lui mi sembrava interessato.” Fa Corinne mangiando un cioccolatino al rhum. Mi volto verso di lei incredula.

“Scusa? E tu che ne sai? Non c’eri!”

“Non sono entrata… ma vi ho visto. Sono scesa per vedere se avevi bisogno di una mano e vi ho osservato per un po’ da dietro la porta… fate proprio una bella coppia sai?” rimango senza parole. “Quando tu eri girata per lavare, lui non ha staccato gli occhi da te. Ti guardava e, apprezza la similitudine, ti mangiava come un cioccolatino.”

“William, ti prego, dammi un parere maschile su questa cosa…” spero che la mia espressione tipo cucciolo indifeso gli faccia un po’ di pena.

“Non lo so, splendida. Dovrei vedervi insieme per farmi un’opinione. Però perché non ti butti, in fondo tu non ti sei mai tirata indietro in queste cose.” Sospiro guardando fuori la vetrina.

“È vero… il fatto è che quando sono con lui mi paralizzo. Mi metto a guardarlo e mi ritrovo con la salivazione azzerata e lo sguardo da pesce lesso. Non riesco a focalizzare nulla che non siano i suoi occhi.”

“E il suo sedere…” fa per me Stefy che mi conosce abbastanza bene.

“Anche quello sorella.”

In quel momento si apre la porta e il campanello suona. Tutti ci voltiamo e Chiara prende una singolare sfumatura bordeaux…

“Buongiorno!” ci dice il nuovo arrivato. Si chiama Jake ed il ragazzo che ci fa le consegne. Chiara ha una cotta per lui da…praticamente sempre! Non è molto alto, un po’ come William, ma ha una quantità di muscoli da infarto, dovuto anche al fatto che si diverte a fare equitazione e anche grazie al suo lavoro che gli fa alzare ed abbassare scatoloni tutto il giorno. Ha il volto ovale, regolare, con due occhi verdi che paiono due pezzi di giada, le labbra piene e sensuali, questo lo ammetto pure io che sono persa di Wesley. I capelli sono da poco tinti di nero e sono sparati in aria e oggi ha pure la barba leggermente sfatta. Tutto sommato è molto carino.

“Ciao Jake.” Gli dico. Firmo in velocità il modulo della consegna. “Chiara, occupatene tu.” Non è che ci sia molto da fare, solo aiutare Jake a portare dentro le scatole, lo potrei fare senza problemi, ma così do modo alla mia commessa di fare un po’ gli occhi dolci al ragazzo.

“Per esempio, perché non gli chiedi di uscire? Solo tu e lui, niente bancone nel mezzo, ma solo un bel tavolo con una candela nel mezzo?” chiede Corinne come se nulla fosse e io la guarda come se fosse una pazza… in effetti se dice queste cose deve esserlo sul serio.

“Oh, certo, vado da lui, gli sbatto le ciglia facendogli gli occhioni dolci… magari aprendo un po’ la camicia, e gli chiedo di uscire come vecchie amici, tanto lui cos’è del resto? Solo un mio cliente che per caso è venuto due sere di fila a bere una cioccolata. Sì, ovvio, accetterà di sicuro!” rispondo io sarcastica, mentre mi sposto per lasciar passare Jake e Chiara che sono lì a fare picci picci. Sono loro che a breve usciranno assieme, mi sa.

“E se torna anche questa sera?” domanda Stefy. Già, e se viene? Sarebbe la terza sera di fila… ma non vorrebbe dire nulla, no? Viene perché gli piacciono le mie cioccolate e perché sarò l’unica a tenere aperto a quell’ora… no, questo non è vero, esistono i pub. Forse gli piace la mia compagnia. Oh, a questa idea mi sento più leggera.

“Stella mia, dovresti cercare di essere più convinta dei tuoi mezzi, sei una gran donna in fondo.”

Guardo Corinne che ha parlato e le rivolgo un sorriso grato: sono una ragazza capacissima di buttarmi giù per una qualsiasi sciocchezza e lei è la persona che mi tira su. Non so che farei senza di lei, anzi, senza tutti loro, Chiara, Stefy e William. Mi danno la carica per andare avanti.

Bhe speriamo che ora entri nella mia vita anche un bel avvocato.

 

Capitolo 4

 

Non avrei mai creduto di arrivare a questo punto, ma ci sono arrivata e sono felice. È ormai una settimana abbondante che Wesley viene a trovarmi, cioè, diciamo le cose come stanno, viene a bersi una cioccolata per concludere degnamente la giornata. Arriva quasi sempre verso le sette e quaranta e resta anche fino alle nove chiacchierando con me. Abbiamo scoperto di avere parecchi punti in comune, non solo essere entrambi europei a Los Angeles. Per esempio entrambi abbiamo qualche problema con le nostre famiglie: lui non sopporta suo padre ed io… bhe, pure io. Non che non gli voglia bene o cose del genere, ma io e lui siamo incompatibili, come fuoco e acqua, per capirci meglio. Ogni volta che siamo nella stessa stanza non facciamo che litigare. E pure Wesley e suo padre fanno lo stesso, quindi finiamo a fare grandi discussioni generazionali sul rapporto genitori-figli che ci ha uniscono ancora di più.

Una mattina è tornato qui con Lilah: era bellissimo, vestito con uno splendido completo di giacca e cravatta, di sicuro era appena uscito dal tribunale. Lei non mi ha neppure rivolto il saluto, ma lui… oh, cielo, lui mi ha rivolto un sorriso da pubblicità del dentifricio, abbagliante. Mi si è scaldato il cuore e la giornata mi è parsa migliore. Ovviamente è tornato anche alla sera. È diventato il mio cliente fisso serale, cosa che non mi dispiace proprio per nulla!

Le mie amiche continuano a dirmi che devo buttarmi, ma buttarmi dove? Di sotto? No, Wesley non ha mai fatto o detto nulla che potesse farmi solo intuire che possa avere un qualche interesse per me, quindi continuo la mia leggerissima conquista in questo modo, parlandoci e standogli vicino. Se mi lascerà qualche segnale, magari potrò fare qualcosa.

“Buongiorno!” esclamo mentre entrano due avventori: una è la stronza, Lilah, mentre un’altra deve essere una sua collega o amica. Si siedono su uno dei tavolini e si mettono a parlare a voce alta, chiedendomi due cioccolate al cocco e pasticcini di frolla. Classico, è la Morgan.

“Io ci provo in tutti i modi, specie ora che so che ha mollato la sfigata.” Dice Lilah alla tipa.

“Ma l’ha lasciata lui?” sembra allibita.

“Ebbene sì, è da non crederci vero? Questo dimostra solo che quel benedetto figlio vale sempre di più.” Faccio finta di nulla, ma sono piuttosto curiosa. Mi diverto quando mi faccio un po’ di fatti degli altri.

“E non te lo dà?” chiede la sconosciuta.

“No! Dice che c’è una persona che gli piace… mi dico, chi se ne frega, mica voglio sposarlo, vorrei solo vedere come scopa un inglese.” Aguzzo l’udito…inglese=Wesley per me.

“Magari lo fa strano.”

“È da un po’ che vorrei fare qualcosa al di fuori del canonico. I maschi stanno diventando pigri e noiosi, almeno quelli che ho provato io.” Allora mezza popolazione maschile di Los Angeles è pigra, dovrò farmene una ragione.

“Dai Lilah, portatelo in uno dei bagni del tribunale e violentalo… in effetti il ragazzo merita pure.” Lilah si mette a ridere.

“Sì, merita molto. Wesley Wyndham-Prince è il più fottuto sexy uomo che gira in questo periodo nel foro.”

Credo di essere saltata al suo nome. Quindi Lilah ci prova… e lui non lo molla! Questo mi fa molto felice, però ha anche detto che gli piace una ragazza… chissà chi è? Cerco di immaginare la ragazza perfetta per uno come lui: elegante, sofisticata, molto bella e sicuramente intelligente, possibilmente di buona posizione sociale. La figura più diversa possibile rispetto a me. Non sono la ragazza giusta, questo è poco ma sicuro. Sospiro pesantemente mentre osservo le due belle ragazze che si sono messe a parlare di lavoro.

“Ehi, ci sei?” non mi ero neppure accorta che William è davanti a me tutto tranquillo.

“Scusa. Non ti avevo visto.”

“Ho notato. Me la fai una cioccolata al caffè? Ho bisogno di doppia carica, devo andare dal mio editore tra un po’.” Annuisco tranquilla. William è uno scrittore, anche piuttosto famoso, specie fra le nuove generazioni. Scrive prettamente horror che trattano di vampiri, un po’ alla Anne Rice, ma in maniera molto più maschia. Ci sono stati dei genitori che hanno cercato di buttar su una rivolta a causa della violenza dei libri, ma tutto si è dissolto in una bolla di sapone. Mi ricordo la prima volta che l’ho visto: ero una dei responsabili del catering, visto che avevo portato una decina e più di vassoi ricolmi di cioccolatini. Io non sapevo neppure che faccia avesse, sapevo soltanto che era bello. Che forza vero? Stefy non faceva che parlarmene, lei adorava i suoi libri e a me piacevano. Lui è venuto da me, ha preso un dolcetto e abbiamo iniziato a chiacchierare. E poi mi sono fatta fare due autografi per rimpinguare il pagamento. Fantastico! Stefy a momenti mi erigeva una statua. Probabilmente ha pensato di costruirmi direttamente un tempio quando le ho detto che ad una mia festicciola avevo invitato anche lui. Ormai William veniva da me ogni giorno per farsi una bevuta, quindi… Non credo che l’amore scoccò subito, lui era piuttosto restio a buttarsi, dopo l’ultima delusione, ma io l’ho convinto a dare a Stefy una possibilità e semplicemente lui non è riuscito a dirmi di no: quando mi ci metto ho una gran forza di persuasione, specie se faccio gli occhioni dolci.

“È venuto anche ieri sera?” mi domanda con non chalance.

“Ah, ah… ha saltato solo la domenica, perché siamo chiusi. Ormai sta diventando uno fisso.” Penso di sorridere come una ebete al solo pensiero di me e Wesley che passiamo la sera a parlare come due buoni amici.

“Passerotto mio, devi darti una mossa.” Ok, ho capito l’antifona William e ho capito il vero motivo per cui sei qui. Ci scommetto il negozio che ieri sera ne avrà parlato con Stefy ed insieme avranno deciso cosa dirmi. “Insomma, rischi di perdere la tua opportunità solo perché hai paura e non è da te!” Lo guardo scettica e prima di rispondergli a tono vado alla cassa, dove Lilah mi aspetta impaziente.

“Fanno cinque dollari e quaranta.” Dico a memoria. Senza dire nulla mi paga e se ne va, che stronza, almeno buongiorno! Figuriamoci, lei è un avvocato, mentre io sono una cioccolatiera… non merito nulla ai suoi occhi.

“Hai ragione, William.” Inizio tornando da lui “Non è da me, però io sono stufa… cerca di capirmi, lui non mi ha dato nessun indizio, niente che mi possa far intuire che io gli interessi. Non posso buttarmi sempre io, per una volta vorrei che fosse l’uomo a fare l’uomo. Se Wesley mi vuole, cosa di cui dubito, me lo proverà.” Dico risoluta.

“Ma così rischi di perderlo.”

“Buon punto, ma correrò il rischio.” Pentendomene sicuramente alla fine. Già mi vedo distesa sul mio letto a piangere sul cuscino perchè non mi sono buttata con lui permettendogli di conoscere Miss Right. Sospiro, “Con il mio ex, tu lo sai, mi sono buttata a pesce e poi sono stata io a dover concludere straziandomi il cuore. Lui non ha detto un ‘ah’ , come se non gli importasse niente. Non voglio che sia più così, voglio essere la donna della relazione.” William mi guarda con quei suoi incredibili occhi blu cobalto cercando di capire che cosa penso, ma, almeno, si limita a stare zitto.

“Come vuoi tu tesoro, io ti lascio.” E se ne va, mentre io resto sola.

È proprio così che io voglio.

 

Wesley sta guardando la sky line di Los Angeles dalla finestra del suo ufficio. Ha la camicia spiegazzata, la cravatta allentata e la giacca dispersa sotto montagne di carte. Hanno voluto battagliare? Bhe, ne stanno pagando le conseguenze annegando nella burocrazia che porta un caso grosso come quello. Ogni notte va a dormire più tardi ed è sempre più stanco, anche perché vede la sua vita sociale allontanarsi sempre di più. Sospira pesantemente, vorrebbe che fossero già le sette e mezza per uscire di lì e rifugiarsi nel suo piccolo santuario personale: la cioccolateria stava pian piano diventando una seconda casa, non tanto per le ore passate là, ma proprio per la sensazione di calore che quel posto gli dà. Senza neanche iniziare a pensare a Monica.

Quella ragazza lo affascina: le donne che si sono avvicinate nella vita avevano tutte un denominatore comune. Lui attirava sempre le donne eleganti, di una certa classe. Le cattive ragazze di solito sbavavano per uno Liam. Ragazze come Virginia e la sua altera ricchezza, sventolata con incuranza, oppure Lilah astuta e calcolatrice, non erano le donne che con lui cliccavano… Monica, invece… lei non cliccava semplicemente, lei suonava direttamente un’opera lirica per il cuore di Wes, che ora non sapeva bene cosa fare. Non aveva mai capito in quelle sere se lei provava un qualche interesse, anche perché spesso la trovava a lanciargli occhiate languide, eppure pochi istanti dopo era come se lui non fosse lì.

Sorride al vetro mentre ricorda la voce argentina cantare per lui: di norma inizia lentamente, come un riflesso mentre ascoltano assieme la radio, poi col passare delle canzoni si sente più sicura e canta che è una meraviglia. Wesley in quei momenti ha dei folli pensieri che consistono nel prenderla e farla sua ripetutamente. Grazie al cielo si è sempre fermato. Ora, però, dopo tante sere passate da lei a bere cioccolata, anela a qualcosa di più, ampliare la loro intimità ad altri luoghi.

“Cordelia, mi chiami Liam?” chiede all’interfono.

“Certo.”

Pochi minuti dopo entra il suo capo: anche lui sembra abbia passato una giornata d’inferno, non sta meglio di Wesley.

“Che inferno!” esclama appunto lui sedendosi pesantemente sulla sedia. “Queste carte mi stanno uccidendo… grazie al cielo Gunn mi dà una buona mano.”

“Bhe, ci serve proprio.” Si siede anche lui, sulla sedia che ormai ha il segno del suo sedere impresso quasi a fuoco.

“Perché mi hai chiamato? C’è qualcosa che non va?” Liam lo scruta con quei suoi occhi scuri e profondi come la notte, ha capito da subito che Wesley non aveva un problema di lavoro, se così fosse stato sarebbe andato da lui sulle sue gambe e non lo avrebbe fatto chiamare da Cordelia.

“Quando hai capito non poter più fare a meno della presenza di Cordelia?”chiede Wes meditabondo.

“Sei innamorato?” risponde invece Liam.

“No! Non scherziamo!”

“Ma ti piace qualcuno. Spara.” Wesley guarda il suo capo e capisce subito che lui non se ne andrà finchè non gli dirà tutto.

“È una ragazza.” Si sbilancia e Liam sbuffa rumorosamente.

“Grazie al cazzo Wesley, lo so che non sei gay a meno che il rapporto con Virginia non ti abbia fatto cambiare radicalmente idea.” Wesley lo guarda storto, a lui questa situazione non fa ridere proprio per nulla. “elabora.”

“È una ragazza strana, divertente, simpatica e pure intelligente. Però…”

“Però?”

“Però non lo so. È strano, con lei mi sento come a casa, a mio agio.”

“Quindi dove sta il problema?” Wesley sospira guardando fuori, verso l’orizzonte.

“Non lo so. Forse nel fatto che non credo di interessarle. Non ho mai captato segnali… o forse sono io imbecille e non me ne accorgo, cosa piuttosto possibile, visto chi ti sta parlando ora.”

“Bhe, ma allora buttati!”

“Non ci penso neppure. E se poi lei si mette a ridermi in faccia? Potrò buttarmi solo se avrò una qualche certezza.” Risponde risoluto.

“Invitala fuori, magari scopri qualche cosa.”

“Fuori?”

“Ma certo, una cenetta intima, di quella dove siete tutti eleganti, la candela brucia nel mezzo creando un’atmosfera dolce e rilassata… insomma, un’uscita galante!!” Wesley lo guarda come se lui gli avesse detto che esistono i vampiri e anche una ragazza che sistematicamente li uccide.

“Avanti, non verrà mai fuori con me!”

“E perché non dovrebbe?” già, perché non dovrebbe, pensa Wes. Forse l’idea del suo capo non è così strampalata.

“Forse perché le darebbe fastidio.” Lo sguardo di Liam fu più che eloquente.

“Wesley, se a lei desse fastidio vederti, non ti aspetterebbe con il negozio aperto ogni sera. Fidati di me, Pryce, invitala fuori e poi divertiti.”

Liam prende e se ne torna nel suo ufficio lasciando Wesley di nuovo solo a rimirare la città. Di sicuro Monica gli piace molto: è simpatica, divertente e anche piuttosto sexy in certi modi di essere.

“Stasera lo faccio!” dice risoluto alla sua immagine specchiata sulla finestra.

 

Eccomi qui, pronta ad attenderlo. Mi sono anche truccata leggermente, cosa che ha, di fatto, stupito Chiara. Io mi trucco solo nelle situazione più importanti, quindi di norma mai. Invece oggi ho voluto strafare: ombretto, eye-liner, mascara e burro cacao colorato. Sono quasi carina, posso solo sperare che lui apprezzi.

La campanella attaccata alla porta suona: è lui, è arrivato in perfetto orario.

“Ciao Wesley!” lo accolgo con un sorriso. Ho ripromesso a me stessa di provare ad essere più sicura delle mie capacità e in questo modo di dare sicurezza anche a lui che mi sta davanti. Certo, la mia volontà cede leggermente appena lui posa gli occhi su di me e mi sorride dolcemente, ma non importa. In realtà mi sembra quasi sorpreso di vedermi così: forse il trucco non è stata un’idea grandiosa.

“Ciao Monica, come va? Buona giornata?” e mi sembra anche leggermente nervoso. come mai?

“Sì, abbastanza.” Oh è diventata perfetta nel momento in cui tu sei entrato qui, ma ovviamente non glielo dico mica. Si siede sul suo sgabello preferito e io gli metto sotto il naso la cioccolata fumante. Ormai è un rito, lui cioccolata e io che lo guardo. Che bello!!!!

“Allora… che hai fatto oggi?” chiedo.

“Abbiamo cercato di smaltire le scartoffie che ci sono arrivate tra capo e collo dal tribunale e dalla W&H. Stavamo annegando e adesso sono distrutto.” Risponde sospirando.

“Su che caso state lavorando?”

“Non so se stai seguendo molto i telegiornali cittadini ultimamente, ma siamo lo studio legale che sta portando avanti la causa Faurlong contro WBR industries.” Sarebbe brutto dirgli che non so di cosa stia parlando, vero?

“Ah…”

“Questo mi fa capire che non segui. Diciamo… hai visto ‘Erin Brokovich’? una cosa simile.”

“Oh… adesso capisco. Bhe un bel lavoro.” Sì, lo so, dovrei seguire di più la vita cittadina di dove abito, ma ho il satellite e preferisco seguire quello che succede in Italia, tanto qui in America ancora non ho diritto di voto.

“Non ti preoccupare, in realtà siamo appena all’inizio, ma se tutto va come vorrei che andasse, diventeremo molto famosi.” E ricchi, penso, ma anche questa volta non glielo dico. In realtà questo mi preoccupa un po’: non vorrei che se ci provassi finalmente con lui, pensasse che lo faccio solo per quello, i soldi. Scuoto la testa pensieroso: inutile che mi fascio la testa prima di essermela rotta, no? “Però, per adesso, ci sono solo le cose brutte. È decisamente meglio stare qui a bere cioccolata e a parlare con te.”

“Grazie, sei proprio gentile.”

“No, dico sola la verità.”

Volare, ohoh… questo ragazzo mi dice sempre cose così favolose. Accenno a qualche passetto di danza mentre pulisco la vetrina dei cioccolatini. Non lo so, mi sento sempre più a mio agio con Wes… cosa che non sembra succeda a lui: è sempre più nervoso.

“Va tutto bene?” chiedo un po’ preoccupata e lui alza il capo e annego nei suoi occhi e forse anche sbavo un po’, spero di no, non sarebbe molto elegante.

“Ehm…” balbetta? Lui sa balbettare? Mio Dio… “Sono un po’ imbranato in queste cose.”

“Quali cose? Fare l’avvocato, perché, insomma, non mi sembra…” vengo interrotta dalla sua mano sul mio polso e mi si mozza il respiro.

“No, sono piuttosto imbranato a chiedere certe cose.” Decisamente non ha capito che lui potrebbe anche chiedermi di scrivergli tutti i rapporti di lavoro che io lo farei senza dire un ma.

“Quali cose? E se devi chiedere a me, vai tranquillo, se posso farti un favore te lo faccio con piacere.” E questo include anche una cavalcata da svenimento.

“Vuoi uscire con me domani sera?”

Eh? Credo di aver capito male la sua domanda, lui non può avermi chiesto di uscire… o sì? Riavvolgo il nastro a trenta secondi fa, lo riascolto e sì! Lui mi ha proposto di uscire assieme domani… avvampo in un decimillesimo di secondo.

“Questo tuo silenzio lo prendo come un no. Scusa, non volevo offenderti.” Dice lui mentre fa per alzarsi.

“NO!” urlo talmente forte che alcuni bicchieri tintinnano tra loro. “Io voglio uscire con te.” Sul suo volto sembra che la stanchezza scivoli via lasciando una strana contentezza. Sono io a fargli questo effetto? Wow, non credevo di avere così tanto potere.

“Sul serio? Perché se hai altri impegni…” lascia in sospeso e io rido.

“Ma quali impegni? Figurati, anzi… mi fa veramente tanto piacere.”

“Perfetto, allora… facciamo che passo qui verso le otto e mezza? Andiamo a cena?” sembra ansioso, come se avesse paura di un mio rifiuto… come se io potessi dirgli di no, figuriamoci.

“Perfetto.”

“Prenoto un tavolo a ‘Le parisien’.” Io annuisco e mi volto per pulire, per l’ennesima volta il lavello, imbarazzata e compiaciuta. Neppure lui dice nulla e mi pare di averlo visto arrossire leggermente. Nel mio cervello prende forma l’idea che forse io possa veramente piacergli, poi faccio una piccola marcia indietro…è vero ha detto che gli sono simpatica, ma finisce tutto qui.

Restiamo così silenziosi per molto, ognuno preso nei propri pensieri. Io ho solo una cosa in mente, in realtà: lui. Lui che mi parla, lui che in un futuro improbabile mi bacia, lui che mi fa cose vietate ai minori. I suoi occhi blu su di me, le sue labbra che scandiscono il mio nome. E lui a che penserà? Credete che possa chiederglielo? Una ragazza normale starebbe zitta, ma quando mai io mi sono considerata normale? No, io sono pazza e probabilmente destinata ad affondare, mi sa, ma voglio trasgredire.

“A che pensi?” chiedo a voce bassa, ma lui non risponde, si alza e si mette la giacca, forse ho chiesto una cosa troppo privata.

“Penso che forse è ora di andare a casa. Devo sbrigare alcune pratiche.” Mi dice sorridendo dolcemente… Oh, potrei tagliarmi un braccio per vederlo ancora ed ancora.

“Ok, buon lavoro e a domani sera. Ti aspetto qui.”

Apre la porta ed è già praticamente fuori, quando si gira e senza esitazione mi dice:

“Pensavo a te prima, a quanto mi piaci.” E se ne va lasciandomi a guardarlo fisso e a bocca aperta.

Che ha detto?

 

Capitolo cinque

 

Credo di essere rimasta imbambolata a fissare l’esatto punto in cui Wesley se ne è andato per dei buoni minuti. Non riesco a crederci: ha detto che gli piaccio.

Adesso sono nel mio appartamento con tutta la truppa pronta ad aiutarmi a decidere come mi devo vestire, truccare e pettinare per uscire. A loro non ho raccontato di quello che è successo nel negozio ieri sera, me lo voglio tenere per me per poterlo assaporare del tutto.

Mi sono appena fatta la doccia, non sono neppure vestita che Stefy mi fa sedere su una sedia, senza darmi la possibilità di replicare.

“Adesso questi bei capelli lunghi li lisciamo come si deve.” Non mi oppongo, non sono mica stupida! E poi sono consapevole che con i capelli lisci ci guadagno, quindi Stefy prende la spazzola, il phon e la piastra, senza dimenticare la lacca, ed inizia il lavoro… se non fossi così nervosa credo che le direi che mi sta facendo male, ma non ci riesco. È come se non sentissi nulla. Bha… dopo una mezz’ora di intenso lavoro, i miei capelli non sembrano neppure miei: io di solito li lascio come stanno, li lascio sempre asciugare all’aria, morale finisco avendoli tutti gonfi. Ora sono tutti lisci e molto belli anche!

Poi ci spostiamo in camera mia, sede degli armadi. Tiro fuori un completo di cotone bianco, molto semplice e comodo, ma Corinne me le leva di mano con uno sguardo di disapprovazione. Ci pensa Chiara, che ha chiuso in fretta e furia il negozio per salire, a darmi qualcosa… un qualcosa che si rivela un completo color rosso bordeaux di pizzo. Il reggiseno è molto bello, con le coppe belle e profonde, visto che devono contenere la mia quinta misura. Devo ammettere che è delicato, con i fiori di pizzo che circondano il bordo. Le piccole mutandine richiamano, ovviamente, lo stesso gioco del pezzo sopra: sono sgarbatissime e molto sexy.

“Eh? Perché dovrei mettere questa cosa?” chiedo veramente curiosa. Ma che credono, che mi butti a pesce su Wesley? Non credo che riuscirà neppure a vedere che calze che indosserò, figuriamoci se potrà guardare il mio intimo.

“Ovvio stella mia, quando ti spoglierà sarà più felice di vedere questi che non le mutande della nonna.” Dice Stefy papale papale.

“Non credo che mi spoglierà” obbietto io.

“Non si può mai dire.”

“Giusto!” rafforza Chiara con un sorriso smagliante. E va bene, metterò quel completino.

Apro l’armadio facendo una cernita dei pantaloni: in realtà sorge un delicato problema. Io porto sempre i jeans, i pantaloni eleganti mi fanno prurito. Quindi? Continuo a cercare, prima o poi troverò qualcosa, magari la in fondo c’è qualche residuato bellico di quando stavo in Italia… sempre che mi vadano ancora su.

“Perché non questa?” la voce di Corinne mi fa voltare e con orrore vedo quello che tiene in mano: una gonna, una delle poche, che di solito uso d’estate contro il caldo torrido losangeliano, lunga, nera e di lino.

“No!” sbotto io. “Non metterò una gonna alla prima uscita con un uomo. Non ci penso neppure per un attimo.”

“Invece dovresti.”

“No!”

“Sì!”

“No!”

“Sì!”

Morale, alla fine mi ritrovo con una bella camicia rossa, con i primi tre bottoni aperti, che fa intravedere la parte superiore del pizzo del reggiseno, la gonna lunga (come si fa a dire di no ad una Corinne che ti guarda in quella maniera, voi non lo capite. Insomma, non si può), un paio di collant neri con ricamato a lato un lungo fiore sempre rosso. Devono avermele prese con il completino intimo, fa pan dan. Ai piedi un paio di stivali neri con qualche centimetro di tacco, ma non troppo, a meno di non volere che io cada dopo un passo. Per concludere degnamente, un paio di orecchini con dei coralli, regalo di mia madre dalla Sardegna, e una collanina con un cuoricino.

“Adesso ti trucco!” esclama Chiara contenta. Le piace fare questo alle amiche. Grazie al cielo non ci va giù pesante, un trucco leggero e che mi valorizza molto bene gli occhi, grazie la linea ferma e delicata di eye-liner e al mascara che mi fa le ciglia folte e lunghe.

Mi sento carina.

“Stellina, sei veramente bellissima. Non è splendida William?” chiede Stefy ad un annoiato Will che per tutto il tempo dei preparativi è rimasto seduto sul divano a guardare Passioni in tv. Però quando si gira mi fa un sorriso smagliante.

“Passerotto, sei veramente un amore. Sverrà ai tuoi piedi!” abbozzo quella che dovrebbe essere una smorfia, ma mi sento leggermente tesa.

Prendo la giacca nera e la mia classica borsa e scendo in pasticceria. In fondo è la che lui mi verrà a prendere, non certo su a casa mia, visto che non è mai salito su. Quando sono in negozio mi guardo attorno, stupendomi di quanto il posto mi sembra diverso. Lo vedo come un po’ più cupo, ma forse sono solo io completamente presa dal panico. Mi volto verso la porta che separa il retro dal davanti e, anche se tentano di nascondersi, io vedo che i miei amici sono tutti li, curiosi come delle bertucce ad aspettare che arrivi Wes, cosa che puntualmente accade alle otto e mezza. È spettacolare, mi sembra ancora più bello del solito: pantaloni neri di taglio terribilmente elegante, una camicia grigia e la giacca elegante con i gemelli d’oro. Oddio, adesso svengo, ha anche una deliziosa rosa rossa a gambo lungo che mi porge immediatamente.

“Grazie.” Balbetto. Non è proprio il modo migliore per iniziare questo, no?

“Figurati. Sei bellissima stasera.” Arrossisco leggermente lasciando la rosa sul bancone, di certo non me la porto via. Tanto sono stra sicura che le mie angiolette dietro la porta me la metteranno in un vaso.

Mi porge il braccio come un galantuomo e io lo prendo fino alla sua macchina, una bella sportiva scura. Mi siedo felice e seguo con calma la strada che sta facendo.

“Allora, stai bene?” chiede lui per rompere il silenzio e io annuisco sorridendo. “Anche io.” Non lo so, mi sembra di essere tornata al liceo, quando ero snobbatissima da chiunque e guardavo tutti con timidezza. Non riesco a stare calma. Seguo il suo profilo deciso mentre è concentrato alla guida e sospiro dentro di me per quanto è bello e per quanto sono fortunata ad uscire con uno del genere.

Arriviamo molto presto al ristorante, ci accoglie l’insegna verde luminosa sopra la porta ed un usciere in completo impeccabile che ci apre la porta. Il capo sala chiede a Wesley di presentarsi e poi ci accompagna ad un piccolo tavolino rotondo con una tovaglia di colore rosa pastello, una candela che si affretta ad accendere e le posate d’argento elegantemente disposte. Sento un fremito lungo la schiena di fronte a quello spettacolo. Il cameriere mi toglie con destrezza la giacca, per portarla nel guardaroba facendo in modo di mettermi la sedia nel posto giusto mentre mi siedo.

“Wow, Wesley, mi sento come una principessa.” Dico sognante guardandomi attorno. Il lampadario è enorme, di cristallo, ed illumina lo spiazzo dove già alcune coppie stanno ballando.

“Ma tu sei una principessa.” Ecco, voi mi dite che cosa io posso rispondere ad una affermazione del genere? Nulla, perché il criceto che manda avanti la rotella del mio cervello si è fermato. Per fortuna che ci salva il maitre che ci porta le liste dei cibi. Fiuu… che fatica restare calma. Però, quante cose buone…scelgo un primo ed evito il secondo,  tanto so che poi mangerò il dolce. Anche lui fa la stessa mia scelta.

“Allora, Monica, visto che siamo usciti assieme, che ne dici di parlare assieme?” io rido, almeno uno di noi è riuscito a spezzare quell’iniziale imbarazzo.

“Hai ragione, ma sai, io non sono molto abituata ad uscite del genere. Con i ragazzi al massimo vado a mangiare una pizza e poi a vedermi una partita di basket o un concerto, di sicuro non in un ristorante di questo genere e vestita elegante come se fossi ad un matrimonio e neppure il mio.” Ridacchio e lui sorride benevolo. Penserà che sono una sfigata.

“Capisco… bhe raccontami, che avresti fatto in questo sfavillante venerdì sera se non fossi qui con me?”

“Assolutamente nulla. Sarei rimasta a casa a cazzeggiare davanti al pc con la mia Spike sulle gambe. Niente di che. Arrivo al week-end che voglio solo dormire e mi preparo per il sabato sera con gli amici.” Uhm… il vino bianco che ha ordinato è proprio buono, scende che è una meraviglia e guarda caso  è pure delle mie terre… è come essere tornata a casa per qualche ora.

“Chi è Spike?” domanda lui curioso.

“La mia gatta.”

“Spike? Ma non è un nome da cane? E per di più, maschio?”

“Invece lei è una gatta femmina.” Ribatto leggermente alterata…non mi piace che qualcuno critichi la mia miciona adorata.

“E come mai l’hai chiamata così?” l’indole di avvocato non si placa.

“È una specie di omaggio a William, visto che è stato lui a regalarmi il gatto.”

“William? Il tuo amico scrittore, giusto?” annuisco.

“Proprio lui. Vedi, Will scrive libri horror ed è diventato famoso grazie ad una serie basata su una fantomatica cacciatrice di vampiri chiamata Buffy. Uno dei vari personaggi che lui ha inserito, diciamo il suo alter ego, si chiama Spike ed è il mio personaggio preferito. Siccome lo Spike letterario veste con un bellissimo spolverino di pelle tutta nera E visto che la mia gatta è tutta nera… Spike.”

“Piacerebbe anche a me avere un animaletto che mi accoglie in casa quando torno dal lavoro, ma non avrei la possibilità di accudirlo come si merita.”

Arriva il cameriere con i nostri piatti e qui c’è la prima vera delusione che cerco di non far trapelare: le porzioni sono minuscole! Ma credono che con questa pezza di pesce uscirò di qui sazia? Anche Wesley non sembra particolarmente convinto, ma ci mettiamo a mangiare. Squisito, sicuramente, ma finisce troppo presto, in tre bocconi ho il piatto vuoto e mi manca pure il pane per fare la scarpetta. Ammettiamolo, il mio stomaco è ancora che brontola.

Ricominciamo a parlare: a lui piace molto raccontarmi del periodo in cui era a Londra. Riesco a scoprire che è sempre stato quello che la maggior parte della gente descrive come un secchione, non era uno con una vita sociale scoppiettante. Mi piace ascoltarlo, il suo sguardo si accende quando parla di qualcosa che gli piace, dei suoi colleghi o del calcio. Bhe, è inglese, dovevo aspettarmelo. Per fortuna che sono una sportomane e il calcio piace anche a me. Lui tifa per il Chalsea e io per la Juventus… vinco io in ogni caso.

“Vorresti ballare con me?” mi chiede dopo aver finito di bere un buon sorbetto al limone.

“Certo!” rispondo io tutta contenta. Mi sta viziando tantissimo e mi sento volteggiare almeno tre metri sopra il cielo. In pista ci sono già altre coppie che si spostano leggermente per farci accomodare. Wesley mi mette la mano sinistra sulla schiena e intreccia la mano destra con la mia. Il suo buon odore mi avvolge e il mio cuoricino sta battendo all’impazzata. Mi domando come potrei sentirmi più felice, poi mi immagino con lui nel mio letto e capisco che non c’è mai limite al meglio. La musica è lenta e dolce, proprio per coppie innamorate, vorrei alzare lo sguardo su di lui, ma ho paura che se lo faccio poi non riuscirei a fermarmi nel saltargli addosso. Mi stringe un po’ più vicino a se e, forse sono io che ho miraggi uditivi, ma mi sembra che anche lui abbia un po’ di batticuore.

 

Is it getting better,

or do you feel the same?
Will it make it easier on you,

now you got someone to blame?
You say one love,

one life,

when it's one need in the night.
One love,

we get to share it
Leaves you baby if you don't care for it.

 

Il pianista ha iniziato a suonare una delle canzoni degli U2 che amo di più, forse quella che maggiormente mi fa venire la pelle d’oca e capisco che questo è uno di quei momenti che capita, se sei fortunata, due o tre volte nella vita, quei momenti in cui potresti perdere l’anima per la troppa felicità. Sono qui a ballare stretta, con il volto appoggiato al petto dell’uomo più bello che abbia mai visto, con la canzone più romantica del mondo in uno dei ristoranti più romantici e probabilmente più cari di tutta la città degli angeli. No, è proprio difficile trovare un altro momento così unico e perfetto.

Non ci accorgiamo neppure che la canzone è finita tanto siamo rapiti uno dall’altra. Ok, credo di piacergli almeno un po’. Veniamo urtati da una coppietta di anziani dall’equilibrio instabile e ci risvegliamo dal momentaneo sogno. Mano nella mano torniamo al nostro tavolo, dove ci aspetta già una bella fetta di torta. Devo dire che questa è più sostanziosa del pesce che ci hanno portato prima. Mangiamo in silenzio, siamo ancora scombussolati dal ballo, o almeno io lo sono. Ho tutti gli ormoni che scorrazzano in giro felici facendomi girare la testa, i sentimenti che provo per lui sembrano sulle montagne russe. Questo ragazzo mi sta distruggendo.

“Hai voglia di fare una passeggiata? Qui vicino c’è la spiaggia.” Sbaglio, o ha la voce rotta dall’emozione? Probabile, tossicchia per schiarirsela la voce e io annuisco sorridendo.

Mentre lui paga –e non oso neppure sapere quanto!!- il cameriere mi porta la giacca e la borsa. Guardo il cellulare e mi ritrovo piena di SMS dei miei amici che mi chiedono come sta andando la sera. Faccio finta di nulla e lo spengo, voglio essere completamente libera per lui.

“Andiamo?” mi chiede porgendomi il braccio e io glielo prendo. Poco dopo siamo sul lungo mare: è inebriante. Ha un odore di salsedine e freschezza incredibile e mi sento esplodere: questa è LA serata della mia vita. Vorrei urlare per la felicità.

Camminiamo vicini, non ci tocchiamo, ma è come se fossimo uniti da tanto tempo ed è una cosa strana, che mi è successa rarissimamente. Il rumore della risacca ci accompagna, noi decidiamo che il silenzio è d’oro, quindi le parole restano mute.

Lui è veramente superbo questa sera: mi ha fatto sentire come se fossi la regina di Los Angeles e si è pure dimostrato un ragazzo quasi normale quando borbottava. Non credevo che un avvocato potesse parlottare. Sorrido al cielo, sorrido alla luna che con il suo leggero spicchio ci fa compagnia e mi metto a correre felice sulla sabbia: ammetto di sentirmi molto bambina quando intraprendo queste cose, ma non ne posso fare a meno. Corro fino alla più vicina torretta della guardia costiera per poi sedermi sul secondo gradino della scaletta. Davanti a me c’è l’oceano, questo lo so, lo sento, ma io non vedo nulla, è troppo scuro. Il faro sopra di me non ha una luce così potente da arrivare fino all’acqua. Poco dopo arriva Wes che se l’è presa con un po’ più di comodità e mi sposto un po’ per farlo accomodare.

“Divertita questa sera?” mi chiede quasi timoroso della risposta.

“Molto!” esclamo sorridente, mentre penso che non è ancora finita. “E poi io adoro il mare, non riuscirei a viverci troppo lontana. Quando stavo in Italia in dieci minuti di macchina arrivavo in spiaggia… ho passato mesi interi in posti così.” Dico facendo un gesto con la mano che include tutto quello che ci sta attorno.

“Veramente? Io da piccolo a malapena sapevo nuotare… ho imparato a scuola, durante educazione fisica. Però qui mi piace lo stesso, è tranquillo” poi ridacchia “Certo, l’ora non aiuta ad affollare.” E rido con lui, di gusto proprio, poi mi appoggio su di lui, o meglio, appoggio la mia testa sulla sua spalla: non è un gesto malizioso fatto per provarci, lo giuro, è più un gesto istintivo, sapevo di doverlo fare. Vi capita mai di provare una sensazione del genere? Cioè, vi capita di fare qualcosa che voi sapete assolutamente che non va fatta, ma la fate perché il vostro corpo ne ha bisogno? Bhe, a me è successo questo, ho bisogno di sentire il corpo di Wesley sotto il mio.

Lo sento respirare, sento il suo battito leggermente accelerato, sento il suo calore…sento lui e lo assaporo fino in fondo. Quando capisco che è abbastanza mi alzo, spolverandomi un po’ il didietro, in modo da non portare a casa quintalate di sabbia e lui mi segue a ruota. Dopo tutte le cose che ho fatto penserà che sono da internare: non solo canto tra me davanti a perfetti estranei, ma pure mi metto a correre ed urlare per la spiaggia… in effetti forse dovevo contenermi.

“Andiamo?” gli chiedo aguzzando lo sguardo verso l’acqua, ma senza risultati.

Tutto ad un tratto sento la sua mano che si intreccia alla mia e senza dire nulla, mi attira verso di se: lo sto guardando in faccia, il suo respiro si confonde con il mio e io mi sento morire, morire per la perfezione di questa scena. Wesley mi passa un dito sulla guancia e io non riesco a tenere gli occhi aperti per l’intensità del gesto.

Muoio letteralmente quando sento le sue labbra fredde sulle mie e qualcosa esplode in me. Non è un bacio vorace, appassionato, bensì casto e puro. Nessuno dei due spinge per avere di più, solo labbra contro labbra, qualcosa di dolce, tenero e perfetto. Nelle orecchie mi rimbomba il mio stesso battito del cuore e nella mia mano la sua, che mi stringe, come per capire se è vero che in quel momento siamo assieme, almeno sono questi i pochi e lucidi pensieri che mi vengono in mente in questo momento. Dopo minuti, ore, giorni, non lo so, mi stacco e ci guardiamo: non c’è imbarazzo tra di noi, è stata una cosa super voluta da entrambi e che non prelude a niente, lo sappiamo tutti e due.

Silenziosi come siamo arrivati, ce ne torniamo verso la macchina, solo che, questa volta, le nostre mani sono ancora intrecciate tra loro, incapaci di lasciarsi andare ora che si sono trovate.

 

Capitolo sei

 

Sta guidando con tranquillità per le strade ancora piene di Los Angeles. In macchina siamo riusciti a metterci di nuovo a parlare come due buoni amici, tralasciando l’episodio bacio: infondo non c’è molto da dire, io volevo baciarlo –e non solo- e lui voleva baciare me. Siamo adulti, vaccinati e consenzienti, quindi lo abbiamo fatto.

Ovviamente il romanticismo non dura a lungo in me, quindi crolla il silenzio quando la mia pancia si fa sentire: ho i crampi dalla fame!! Lui si mette a ridere.

“Qualcuno non ha mangiato abbastanza?”

“Ah, ah, ah, prendimi pure in giro.” Rispondo io con una smorfia.

“Dai, ti porto a mangiare qualcosa, ancora non si dica che ti ho lasciata affamata!” continua a sfottere il ragazzo… oh, ma la pagherà cara, ancora non so come, ma la pagherà.

“No, puoi lasciarmi benissimo a casa, grazie.” Dico io offesa. Ebbene sì, sono una persona un po’ permalosa a volte.

“Scusa, dai, non fare l’offesa.” Mi rabbonisce Wes con voce da tenero cucciolo coccoloso… come faccio a tenere il broncio se lui sfodera queste terribili armi? Non ci riesco infatti.

“E va bene, faccio la brava, però portami sul serio a casa.” In effetti sono un po’ stanca, la settimana lavorativa e la tensione per l’uscita di questa sera, si fanno sentire e poi a casa posso strafogarmi di qualsiasi cosa senza sentirmi in imbarazzo no?

Ecco, vedo la cioccolateria e quindi casa mia, quasi tiro un sospiro di sollievo, in fondo è andata tutto ben oltre le mie aspettative. Adesso mi aspetta il mio bel lettino con le lenzuola tutte aggrovigliate e il copriletto spiegazzato, oh come godo solo ad immaginarmelo.

“Vuoi salire un attimo?” ehi, sono stata io a fare questa domanda? Visto che lui accetta, immagino di sì…ma non volevo andare a dormire??

Ancora confusa dalla piega strana che ha preso la mia serata, apro il portoncino e salgo le scale che mi portano al mio appartamento: davanti al mio c’è quello di zia Corinne… sarei quasi tentata di suonarle per vedere se mi aspettava sveglia, ma penso che sarebbe stupido, in fondo ho Wes qui con me e per quanto voglia bene alla zia, lui ha la precedenza, almeno questa notte.

Appena entro noto la bella rosa messa già in acqua dalle mie amiche e la vede anche lui, ma non commenta.

“Prego, accomodati dove vuoi.” Gli dico accennando al divano. Non che in casa mia ci siano molti posti: tavolo della cucina e un divano, niente di altro.

“Tu non mi fai compagnia?” mi istiga? Oppure non ha capito ancora del tutto che gli farei io su quel divano?

“Arrivo subito. Tu non hai fame?” mi sento come se facessi la pubblicità dei sofficini. Mi accorgo che mi guarda in maniera strana, con uno strano luccichio dello sguardo.

“Sì, ho molta fame.” Sorrido contenta: vuol dire che non mi sentirò a disagio a mangiare sola. “Che fai?” mi chiede curioso mentre io traffico con il congelatore.

“Tiro fuori lo spuntino di mezzanotte. Io mi domando se quella gente dei ristoranti è convinta che un essere umano possa sopravvivere con quelle porzioni! È uno scandalo.”

“Hai ragione.”

Poco dopo torno da lui con un piatto fumante.

“Tadaan! La pizza made in Italy!” lui mi guarda sorpreso.

“Buona! E che ci faceva in congelatore?”

“Bhe quando faccio la pizza, di solito, ne faccio parecchia e la congelo per il futuro… magari se torno su dal negozio che non ho voglia di fare nulla, questa è già pronta, la metto in microonde per due minuti ed è fatta! Prendi, non è avvelenata.” Sono qui con il piatto teso da un po’ e lui non ha preso nulla, poi, finalmente si decide. Avete mai pensato che un uomo possa essere terribilmente eccitante mentre mangia uno spicchio di pizza? No? Io sì, esattamente in questo momento, mentre lui con le labbra cerca di prendere la mozzarella filante. Non avessi anche io un morso in bocca, sbaverei.

“Lo sai che è proprio buona? Complimenti!”

“Grazie. Vado a prendere gli ingredienti nei negozi specializzati proprio perché sia più italiana possibile.” Insomma, da quando sono qui a Los Angeles ho visto cose che voi non potete neppure concepire: ketchup sulla pizza vi dice nulla? Insomma, una cosa inaudita.

Mangiamo con molta calma, forse perché così possiamo allungare il tempo passato assieme, però, ahimè, tutto prima o poi finisce, anche la pizza.

“Decisamente più appagante del pesce.” E ride… saprei io che mi appagherebbe ora…

“Ci vuole ogni tanto. La prossima volta ti porto io in un buon posto dove si mangia a sazietà!” lo pungolo, magari mi dice di sì, il che vorrebbe dire che ci vedremmo ancora, se poi tentenna già ora… bhe, io ci ho provato.

“Ok, ci sto! Mi guiderai alla perdizione culinaria.” Solo quella stellina? Si alza e si riveste, ormai la notte sta per finire, almeno quella da passare insieme: con un gesto fluido si rimette la giacca, quella di scamosciato che mi fa urlare da quanto è bella e io lo precedo alla porta.

“È stato un vero piacere uscire con te, sai?” gli dico tutta pimpante. Voglio che capisca che la sua presenza mi elettrizza.

“E per me è stato un onore essere il tuo cavaliere. Sei una gran donna.” E il diavolo mi dica che cosa può rispondere una ragazza in preda ad un subbuglio di ormoni ad una frase del genere.

Ormai è praticamente sul pianerottolo e si gira verso di me per salutarmi.

“Bhe, alla prossima allora?”

“Certo, quando vuoi!” mi alzo sulle punte, mentre lui si abbassa, in modo da baciarci sulle guance, come dovuto in un saluto, giusto? Ci accorgiamo dell’errore commesso quando ormai è troppo tardi, siamo di nuovo incollati assieme, labbra contro labbra, avendo sbagliato mira. Solo che io, questa volta, non voglio che finisca tutto così presto e provo timidamente ad aprire la bocca, in modo da esplorarlo con la lingua… spero che acconsenta alla dolce intrusione. Sì!!! Lo fa e non solo: sento che le sue mani si posano sui miei fianchi, decise a portarmi verso di lui. Cominciamo a duellare dolcemente per prendere il sopravvento una della bocca dell’altro, ma alla fine non vince nessuno, continuiamo solo a baciarci sempre più appassionatamente mentre io passo le mie mani tra i suoi capelli e lui che mi tiene il volto tra le sue.

Questo è meglio di quello che avevo sempre sognato, lui bacia come un dio e pure io non sono da meno. Non ho mai avuto una grandissima autostima, però quando noto che un uomo è così palesemente interessato a me, mi sento improvvisamente una donna nuova, più intraprendente. Ci fermiamo: ho gli occhi lucidi e le labbra gonfie, ma non lo sto guardando, sono appoggiata sulla sua fronte e sento il suo respiro affrettato, anche lui è emozionato come me.

“Se inizio non mi fermo più.” Mi dice sussurrando praticamente sulla mia bocca. Io mi sposto, gli lascio un bacio sul collo e all’orecchio gli dico piano.

“E chi ha detto che devi fermarti?”

Chiudo la porta con un gesto secco e giro la chiave: tutto voglio, tranne che un’orda di amici entri a valanga domani mattina solo per sapere come è andata la serata. Lo prendo per le dita della mano, un contatto leggero, eppure indissolubile. Entriamo nella mia stanza, il letto è ancora sfatto dalla notte precedente, ma non mi importa, tanto non ci servono le lenzuola senza pieghe per fare l’amore.

Si siede sul letto e io, da alzata, mi frappongo fra le sue gambe, cominciando ad aprirmi gli ultimi bottoni della mia camicia, permettendo a lui di insinuare le sue mani sui miei fianchi nudi, per poi risalire verso la chiusura del mio reggiseno, che si dissolve come per magia, rivelando i miei seni, che subito lui accarezza quasi con riverenza facendomi scorrere infiniti brividi giù per la schiena, fino ai piedi. Gli tiro via gli occhiali che, insieme ai miei, finiscono sul comò. Con un gesto secco mi trascina sul letto, praticamente a sedermi sopra di lui, così facendo ci troviamo occhi negli occhi e non leggo altro che una grandissima voglia di farmi sua e penso che lui, se non è analfabeta, legga esattamente la stessa cosa. Riprendiamo a baciarci senza limiti e mi trovo distesa sotto di lui, con le labbra che praticamente mi mangiano e le sue mani che esplorano ogni centimetro della mia pelle che si fa sempre più nuda, come la sua, del resto.

Se con la camicia è terribilmente sexy, bhe, senza è ancora meglio. Non si direbbe, ma ha i pettorali sodi, non segnati tantissimo, tipo tartaruga, ma belli pieni e duri e ho un perverso pensiero di cosa veramente duro vorrei vedere ora. Ridacchio, quando mi passa le dita sulla pancia: io soffro il solletico.

“Che c’è?” mi chiede curioso.

“Mi fai il solletico.” E lui affonda nel mio collo facendo finta di ringhiare facendomi scoppiare in una risata che si trasforma ben presto in gemiti sommessi. Oh, io potrei venire soltanto se mi si lecca il collo in quella maniera, senza contare gli optional che Wesley mi sta gentilmente donando, quali mani sui seni a pizzicare i capezzoli induriti. Non riesco a non muovermi sotto di lui e finalmente, con un barlume di cervello, sento la sua erezione che spinge sotto i pantaloni.

“Qui c’è qualcuno troppo vestito e non sono io, quindi… oh, sei tu!” scherzo.

“E hai anche ragione!” si alza in piedi scannerizzando il mio corpo praticamente nudo –mi domando quando mi sono ritrovata in questo stato, ma devo essermelo perso, fa nulla…- e con un sorriso diabolico che mai gli avevo visto prima addosso, prende a liberarsi della cintura… mi sembra di vedere uno spogliarellista professionista, infatti intono il famoso intro di ‘Nove settimane e mezza’ facendolo sorridere. Con lentezza esasperante, almeno per me, si cala i pantaloni sfoggiando un paio di boxer neri attillati che praticamente stanno esplodendo visto quello che sta cercando di uscire. Mi alzo anche io mettendomi davanti a lui in modo da baciarlo di nuovo. La sua lingua calda mi accarezza le pareti della mia bocca infiammandomi ancora di più.

Adesso basta, sono stufa di fare le cose con calma e dolcezza: lo spingo sul muro della mia stanza prendendo finalmente il sopravvento della situazione.

“E ora goditi il momento, tesoro.” L’ho detto io? Bhe, l’unica persona con una voce femminile sono io, quindi immagino di sì. Visto, io divento una femme fatale quando ho davanti un uomo in mutande.

Gli bacio il collo con voracità mentre sento lui che apprezza, grazie ai mugugni e i sospiri. Scendo lentamente a succhiargli uno per uno i capezzoli facendolo rabbrividire: qualcosa mi dice che gli piace. Lo rifaccio e lui è così preso che mi afferra la testa con le mani per non staccarmi da dove sono: amore, non ci penso neppure, però devo scendere… c’è qualcuno che devo ancora conoscere come si deve.

“Monica, mi vuoi fare morire tu?” ha la voce rotta, roca e a me piace tanto.

“No, altrimenti io poi come faccio? Sbarazzarmi di un cadavere è difficile.” Lo sento ridere, mi fa piacere che anche lui si diverta con me.

Finalmente ho lui davanti, il Pacco! Non posso che sospirare, mentre insinuo le dita sotto l’elastico dei boxer  per tirarglieli via, lasciando libero il suo pene. Posso dire che ho l’acquolina in bocca in questo momento? Ebbene sì, lo dico. Lo prendo in mano e lo sento caldo e già ben duro. La punta è leggermente umida e la lecco: un’esclamazione soffocata mi fa capire che l’uomo apprezza, quindi si ripete con ulteriore esclamazione soffocata. Comincio a leccalo dalla base alla punta, cercando di non tralasciare niente, per poi poterlo infilare più facilmente in bocca e succhiarlo.

“Oh Dio… non ti fermare, per favore.” Mi mette le mani sulla testa, ma non si mette a spingere, solo mi accarezza i capelli.

Mi sento sempre più eccitata, ho una voglia incredibile.

“Monica, ferma, ti prego.” Mi implora lui, ma io non gli do retta, continuo a leccarlo e muoverlo con la mano, prima velocemente, poi più lentamente. Lo faccio uscire dalla bocca e mi metto a guardare Wesley: ha gli occhi chiusi, la bocca leggermente aperta che si muove di continuo mentre cerca di respirare regolarmente. È bellissimo. Voglio vederlo venire. Prendo a muovere la mano più veloce e lo vedo stringere la mascella.

“Ti faccio male?” chiedo leggermente preoccupata, magari stringo un pochino troppo.

“No… cazzo, no.” Sorrido soddisfatta e prendo di nuovo a leccargli la cappella ormai gonfia e ormai pronta al rilascio da un momento all’altro.

“Su Wes, vieni per me… dai.” Gli dico cercando di fare una voce sensuale e lui geme rumorosamente. Me lo prendo in bocca succhiandolo e lui viene. Per fortuna che mi ero preparata e riesco ad ingoiare senza rischiare di soffocare.

“Santo cielo, tu mi vuoi far impazzire.” Finisco di pulire il pene di Wes con solerzia: ebbene sì, sono una viziosa, raramente mi sconvolgo a letto, ho avuto esperienze di tutti i tipi, quindi mi piace ingoiare. Non è la mia colazione preferita, però qualche volta è sul menù.

Mi fa alzare e mi guarda negli occhi: il suo azzurro cielo sembra più scuro, come se il cielo in questione si preparasse ad una tempesta. Sento un formicolio tra le gambe.

“Non ti facevo così disinibita.” Mi dice Wesley.

“Lo sono solo a letto, per il resto del tempo sono quantomeno timida.”

“Mi piaci.” Sento un calore incredibile irradiarsi in me a questa semplice frase. Non riesco a rispondergli, quindi mi limito a sorridere maliziosamente.

Mi distendo sul letto a pancia in su e attendo che lui arrivi da me, cosa che puntualmente fa. Mi sta sovrastando, tenendosi su con i gomiti e guardandomi dolcemente, scende a baciarmi le labbra, il collo per soffermarsi sulle punte turgide dei miei seni che svettano verso di lui. Diciamo che ora capisco veramente tanto perché una come Lilah Morgan lo voglia così disperatamente: mi succhia i capezzoli come fossero due caramelle dure, mordicchiandoli ogni tanto e così facendo mi partono brividi dalla testa ai piedi e viceversa. È una cosa straordinaria che da troppo tempo mi mancava.

Si dedica con dedizione al suo delizioso compito facendomi bagnare un sacco: la stanza si riempie di gemiti e del classico odore del sesso, qualcosa di forte, muschiato ed unico di volta in volta.

Sussulto quando sento la sua mano che mi accarezza l’inguine avvicinandosi al mio monticello. Trattengo il respiro quando lui con un gesto delicato mi apre le grandi labbra per scoprire quanto sono pronta per lui. Senza una sola parola, mi accarezza la parte interna della mia vagina umida facendomi sospirare pesantemente.

“Ma che bella sorpresa abbiamo qui.” Sussurra lui più a se stesso che a me, visto che nemmeno mi sta guardando.

“Ed è tutto merito tuo.” Gli rispondo io. Mi pare di vederlo mentre fa una faccia compiaciuta prima di ridacchiare alla vista dei miei occhi quando mi infila con forza un dito nel mio canale. Non mi ero aspettata un assalto così rapido e deciso.

“Oh sì…” mormoro io e lui contento continua infilandoci anche un secondo dito allargandomi e io mi muovo come attraversata da una scarica elettrica. Gli prendo la testa fra le mani accarezzandolo e portandolo verso di me, in modo da potergli leccare e baciare il collo e distraendolo un po’ dal suo compito principale.

“Monica…sì, proprio quel punto li.” Mi dice mentre gli lecco la base dell’orecchio: ohoh, ho trovato la zona magica, quindi continuo senza esitazioni, con voracità a dedicarmi a lui. Lo sento respirare sempre più pesantemente e ritirare le dita in modo da abbracciarmi stretta e prendere il controllo delle mie labbra succhiandomi il labbro quasi a farmi male. Faccio scendere le mie mani sui suoi fianchi, fino ad arrivare al suo bel sedere nudo. Prendo i suoi glutei in mano palpandoglieli con forza attirandolo verso il basso. Sento il suo membro duro che mi tocca le cosce: è pronto come me.

“Wes, ti prego…” gli sussurro a fior di labbra. Do un’ulteriore palpata al suo sedere “Dio, hai un culo da favola!”

“Uhm, grazie. Nessuna mi aveva fatto un complimento del genere.”

“C’è sempre una prima volta!” esclamo ridendo. Mi piace questa incredibile intimità che si è instaurata tra di noi, un’intimità che ci porta addirittura a ridere e scherzare durante il sesso. Di solito non mi succedeva così: si parlava prima e dopo e nel mentre si scopava e basta, con poche ragionate parole. Invece non mi vergogno a scherzare con Wesley e lui fa lo stesso con me… è una bellissima sensazione.

Ci baciamo ancora ed ancora, non riesco a fare a meno delle sue labbra dolci e piene, poi si ferma, mentre si posiziona davanti alla mia entrata… sì! Non vedevo l’ora che lo facesse, sono così eccitata che verrò in poco tempo, mi conosco. Lo sento farsi strada lentamente in me… oh, che bello, è duro e grosso come un bel cazzo deve essere (scusate la volgarità, ma ci vuole in certi momenti). Mi mordo il labbro inferiore e devo fare qualche strana smorfia, perché lui si ferma preoccupato.

“Ti sto facendo male?” chiede ansioso.

“Oh no… vai avanti, per favore, non fermarti!” urlo quasi e lui, rassicurato, continua ad entrare, fino a quando non tocca il fondo e sospiriamo assieme, io per come mi sento riempita di lui e Wesley… bhe immagino che la mia strettezza gli piaccia, anche perché non ho avuto molta azione la sotto in questi ultimi mesi.

Prende a muoversi lentamente ed io lo seguo continuando a guardarlo negli occhi: i suoi sono grandi, splendenti e blu, blu come non avevo mai visto prima, io annego in lui, totalmente.

“Wesley… oh…mio Wesley!” ansimo mentre aumenta la velocità delle spinte. “Sei tutto un fuoco baby!” esclamo sorridendo mentre lui mi guarda stranito: in effetti non è da me dire queste cose. “Lo volevo dire da tanto tempo.” Spiego io e lui sorride con me. “E poi ci stava così bene!” non riesco a finire la frase perché lui comincia a spingere con forza facendomi quasi urlare di piacere. Un calore grande si sta irradiando nel mio ventre fino a scendere verso la mia clitoride soffermandosi proprio lì, pronta ad esplodere. Gli prendo la mano e la faccio scendere su di me fino a farla arrivare in mezzo alle mie gambe.

“Vieni con me, Monica, adesso.” Mi ordina lui con sicurezza. Oh, amore, fammi tutto quello che vuoi!

Prende a picchiettare la mia clitoride per stimolarmi di più e io inizio a non capire più niente, mi sento come fluttuare sotto di lui ed esplodo urlando: non mi frega nulla se l’intero palazzo mi sente, forse imparerà a farlo meglio. Wes mi imprigiona le labbra per farmi tacere, mentre lo sento venire in me. Questo è il bacio più completo che esista, siamo uno dentro l’altra in maniera unica.

Poco dopo, ansimando, lui crolla su di me, poggiando il capo sul mio seno e io lo accarezzo piano.

“Tutto ok?” gli chiedo piano.

“Alla grande, tesoro, alla grande.” Tesoro? Mi ha chiamata tesoro… è fantastico. “Talmente bene che ho ancora una gran voglia di averti mia.” Mi risponde prendendo in bocca uno dei miei capezzoli.

Ridendo come bambini torniamo a fare l’amore.

 

Capitolo sette

 

Sento una linguetta ruvida che mi lecca il naso…uhm, no, voglio continuare a dormire, ne ho bisogno. Apro un occhio e trovo Spike che mi guarda offesa perché ancora non le ho rivolto le attenzioni che merita.

“Ciao amore.” Le dico e lei subito si mette a fare le fusa soddisfatta, mentre le accarezzo il collo.

Adoro il sabato: la mattina il negozio resta chiuso e io rimango a letto fino ad ore tarde. E poi questa notte ho fatto un sogno di quelli unici: andavo a cena con Wesley che mi trattava come una principessa e poi finivamo a letto a fare ripetutamente l’amore. È stato veramente bello, vorrei riaddormentarmi solo per continuarlo. Abbraccio Spike che sgattaiola via per sistemarsi, come al suo solito, acciambellata vicino ai miei piedi ed io sospiro soddisfatta stritolando il cuscino. Non capisco niente, ho un sonno micidiale e tento di dormire fino a quando una cosa non mi fa sussultare: una mano con annesso braccio è improvvisamente spuntato da dietro arpionandomi. E non finisce qui: sento che si appoggia a me un corpo caldo e muscoloso.

“Buongiorno.” Mugugna lui sul mio collo. Io la conosco questa voce: è Wesley. Oddio, allora il mio non è stato solo un sogno , cioè, io ho veramente passato la notte con Wesley Wyndham-Pryce.

Dalla nebbia presente nel mio cervello ancora addormentato, cominciano a spuntare i particolari della notte passata. Però, la sa usare veramente bene quella lingua. Meglio che smetta di pensarci, o mi eccito di nuovo. Certo che sentire la sua mano sul mio seno non aiuta.

“Ciao.” Gracchio io. La mattina non do il meglio di me. Con fatica mi giro verso di lui: ha gli occhi chiusi, i capelli tutti arruffati e la bocca leggermente aperta. Mi stringo a Wesley immergendomi nel suo odore di uomo: mi piace una cifra. In questo modo mi sento inglobata in lui e trovo che sia un bel modo per addormentarsi di nuovo.

 

È passata qualche ora e sono ancora abbracciata a Wes che dorme. Mi piacerebbe rimanere qui a guardarlo, ma ho un urgente bisogno di andare in bagno. Mi slego dall’intreccio di gambe e braccia che abbiamo creato durante il sonno, come a voler essere ancora più vicini e prendo la prima cosa che mi capita sotto mano per coprirmi: la sua camicia. Ci penso un po’, magari gli secca se gliela prendo, ma poi la indosso. Mi è sempre piaciuto mettere i vestiti da uomo. Raccolgo gli slip, inforco gli occhiali e sono fuori dalla stanza con la gatta che mi segue miagolante.

Vengo sommersa dai ricordi di ieri sera, dal ristorante alla mia camera. L’idea di aver posseduto Wesley e di essere stata ripetutamente posseduta da lui, mi fa ancora adesso venire i brividi. Posso ritenermi veramente fortunata.

Vado in cucina, mollo un po’ di croccantini a Spike e, mentre metto su la moka del caffè, mi bevo un bel bicchiere di succo ACE per iniziare a svegliarmi. La mia mattina parte sempre in sordina: innanzi tutto ho bisogno di succo, caffè e dolci da mangiare, poi una doccia bella calda, ma, soprattutto, una grande quantità di musica. Appena viene su il caffè, lo metto nella mia tazzina e ci verso del latte, prendo un sacchetto di biscotti e mi piazzo sul divano a guardare un po’ di TV. Ovviamente, dato che ancora non connetto, scelgo MTV come emittente e per un po’ mi perdo a fare colazione. Devo pensare a cosa fare oggi: scendere in negozio, sicuramente, magari fare qualche dolce. Poi, devo chiamare le ragazze: potrei invitarle a cena…potrebbe essere un buon modo per averle tutte e tre insieme senza dover ripetere le stesse cose tre volte diverse. Vedo la mia borsa sul pavimento e vado a prenderla, trovo il cellulare e lo accendo. In meno di un minuto la memoria dei messaggi è piena; li apro uno ad uno ridacchiando.

Stefy: allora, come va?

Chiara: tutto ok? È gentile?

Corinne: dove sei? Siamo curiose.

E avanti di questo passo: chissà come stanno morendo di curiosità questa mattina. Senza neppure accorgermene, inizio a canticchiare seguendo la televisione. Sono piuttosto felice: provo questo remoto senso di appagamento rilasciato da una qualche sostanza che porta soddisfazione e ti fa vedere il mondo sotto una luce migliore. Oltretutto, l’indolenzimento che sento alle cosce mi aiuta a ricordare chi mi ha fatto sentire così bene.

“Ah, ecco dove era finita. L’ho cercata per tutta la stanza.” Sobbalzo leggermente nell’udirlo. Cavoli, è più silenzioso di un gatto. Mi giro e lo vedo: è vestito con i pantaloni e basta, visto che la sua camicia la indosso io. È bello da far paura.

“Scusa, ma ho sempre avuto un debole per le camicie.”

“Non ti preoccupare, sta decisamente meglio su di te.” Di sicuro arrossisco, ma lui non ci fa caso, oppure, elegantemente, soprassiede. Si siede vicino a me e mi dà un bacio leggero. “Uhm…sai di caffè. Buono: ce ne rimasto un po’?”

“Mi sa di no, ho fatto una moka da uno.” Lui fa spallucce.

“Fa nulla.” Si avvicina pericolosamente. Ehi, che idea ha? “Allarga le gambe!” mi ordina.

“Ma ti sembrano cose da chiedere ad una signora?” rispondo facendo finta di essere offesa, anche se ubbidisco fremente d’impazienza per quello che potrebbe farmi.

“Io qui non vedo una signora, bensì una splendida donna che questa notte mi ha fatto eccitare come mai mi era successo.” Se prima ero cotta, ora sono letteralmente sciolta. Mi bacia di nuovo, questa volta più intensamente andando più a fondo. Quando si stacca si siede fra le mie gambe dandomi la schiena e appoggiando la testa sulla mia spalla.

Restiamo ad ascoltare tranquilli la musica proveniente dalla TV e lui approfitta per mangiare qualche biscotto mentre io gli accarezzo il petto. È una bellissima sensazione quella che provo ora, vorrei che non finisse mai, specie quando lui intreccia la sua mano alla mia.

Non so quanto restiamo così, con lui che mi accarezza la mano e io che canto a bassa voce, però alla fine è lui a prendere parola.

“Monica, dobbiamo parlare.” Oh, oh… di solito questa frase porta un mare di guai: involontariamente mi tendo e lui se ne accorge subito.

“Tranquilla, non è nulla di catastrofico.”

“Sai, di solito, quando uno inizia così, finisce per dire che quello che c’è stato era un errore, che bisogna dimenticare, che…” non mi lascia finire la frase, mi bacia quasi con violenza portandomi in Paradiso.

“Avrai capito che non è niente di tutto questo.” Fa lui quando si stacca per rimettersi comodo su di me. “Quello che abbiamo fatto questa notte è stato splendido, intenso ed unico.” E questo è un buon inizio, in fondo. “Sono giorni che sognavo di farlo, in realtà. Però…” ecco, sapevo che c’era la fregatura. Trattengo il respiro decisamente preoccupata “…io vorrei che le cose tra noi andassero bene a lungo termine, perché tu mi piaci molto. Sei una ragazza unica e non voglio perderti. “Un brivido mi parte dalla base del collo per irradiarsi ovunque in me: io non sono abituata a tutti questi complimenti da parte di un uomo, ma devo restare concentrato, è un discorso serio, meglio che continui ad ascoltarlo. “La mia precedente storia è iniziata in maniera piuttosto travolgente, ma poi si è spenta. Con te non voglio che accada la stessa cosa.” Sembra piuttosto determinato.

“Quindi?” domando io curiosa.

“Quindi… io con te volevo andarci piano, fare una conquista lenta, un vero e proprio corteggiamento, invece così non è stato…Non che la cosa mi sia dispiaciuta.” Finisce a scanso di equivoci.

“Allora tu vorresti…?” faccio gesti che gli facciano capire di andare avanti.

“Io farei un piccolo passo indietro, nulla di distruttivo, ma vorrei andare avanti con calma per poter fare le cose veramente bene.”

Sono un po’ sorpresa: credevo mi dicesse che per un po’ sarebbe stato meglio non vedersi, pensare a quello che era successo con distacco, invece no, vorrebbe solo andare con calma. Perché no, in fondo non sono mai stata corteggiata come si deve.

“Tutto questo discorso porta…a niente sesso per un po’?”

“L’idea sarebbe quella.” Ah, Stella, la vedo difficile, ma se questo è il modo per poterti avere tutto per me, chi se ne fotte!

“Ok!” però l’ultima dose devo averla: faccio scendere le mie mani verso il suo addome, accarezzando la lieve peluria che dall’ombelico scende verso la sua virilità. “Ma si parte da domani, vero?” gli sussurro roca all’orecchio.

“Mi stai tentando?”

“Funziona?”

“Oh sì!” ci baciamo di nuovo con rinnovata passione, decidendo insieme che questo sabato sarebbe stato all’insegna del sesso sfrenato. Mi sa che il negozio lo aprirà Chiara oggi.

Improvvisamente sento l’inconfondibile rumore di una suoneria di cellulare che intona ‘Eleanore Rugby’ dei Beatles. Guardo Wes con un sorrisino di scherno e lui fa spallucce.

“Sono inglese.” Dice semplicemente prima di rispondere al telefono. “Ciao Liam. No…no…sono nel secondo cassetto. No! Non vengo , ho bisogno di un giorno di pausa. Te l’ho detto, no…bene…è stato perfetto. Ancora??” cavoli, si sta arrabbiando. “Sono con lei.” Appizzo le orecchie e spalanco la bocca stupita quando lui mi passa l’apparecchio “Monica, puoi dire a quel rompi palle del mio capo che oggi non posso andare in ufficio?” eh? Cosa devo fare io? Oh God.

“Ehm…salve.” Inizio io.

“Buongiorno, mi chiamo Liam e Wes sarebbe un mio dipendente. Potrebbe spedirmelo qui?”

“Veramente avevo tutt’altro programma per la giornata.”

“Tipo?”

“Visto che lui vuole portare avanti una relazione basata sulla calma e vuole corteggiarmi passo per passo, vorrei finire questo sabato scopando fino a non ricordarci come ci chiamiamo.”

“………buon divertimento allora. Digli che domani alle nove lo aspetto a casa mia. Ciao.”

“Ciao.” Chiudo la telefonata e gli lancio il telefono.

“Bel discorso.” Mi dice Wes.

“Grazie. Domani alle nove a casa sua.” lui annuisce, poi viene da me, si inginocchia davanti alle mie gambe aperte coperte solo dagli slip.

“Non te l’ho detto ieri, ma adoro la biancheria intima rossa.” Così dicendo mi bacia l’interno coscia e ricominciamo a godere per le ore che ci rimangono.

 

Ed ecco qui, cena con tre amiche. Rettifico, tre donne mortalmente offese perché per quasi un giorno non mi sono fatta sentire. Quindi, ora, mi devo far perdonare con una cena degna di un gourmet di classe e porzioni abbondanti. Wesley alla fine se ne è dovuto tornare a casa: una maratona sessuale di questo genere, intervallata da risate e coccole, non l’avevo mai fatta. Credo che stanotte dormirò come un ghiro, da quanto sono stanca. Oltretutto il bel pezzo di figliolo mi ha perfino aiutato a cenare: il sughetto della pasta al salmone l’abbiamo preparato assieme, tra baci e carezze… e sesso, ovviamente. Pensavate che la cucina fosse stata risparmiata dal ciclone Pryce? no, il tavolo sa essere molto funzionale per certe cose.

“Quindi ora castità forzata?” domanda una Stefy leggermente sconvolta.

“Più o meno sì. Cioè, è proprio sì. Vuole fare le cose con calma, bisogna vedere solo quanto io riesco a restare calma!” fosse per me ora sarei ancora con lui tra le mie gambe… uhm, mi viene l’acquolina in bocca al solo pensiero.

“Dai, è molto romantico!” fa Chiara.

“È una cazzata. Ormai che sono arrivati al letto che motivo c’è di andare piano?” domanda Stefy mettendo in bocca una forchettata di pasta.

“È romantico!” ribadisce Chiara “Lui vuol poter portare avanti il rapporto seriamente e non solo carnalmente… è romantico!” ma Stefy sbuffa.

“Dai Stef, solo perché tu e William lo fate ovunque ci sia una superficie dura o morbida, non puoi essere così cinica nei confronti del romanticismo.” Conclude Corinne.

“E poi non dovrei ricordarti io di quanto tempo tu sia rimasta con gli occhi a cuoricino quando lui ti ha dedicato la canzone.” La diretta interessata diventa bordeaux e io intono “Good night sweet girl…” facendo ridere le altre due.

“Fu un bel regalo.” Dice lei unendosi alle risate.

“La cosa più importante, ora, è capire quello che tu vuoi, Monica.” Fa Corinne azzeccando il punto focale della situazione.

“Io? Mah, io vorrei continuare la sessione amorosa per i prossimi giorni a tutto spiano… credo che ci manchi il tappeto del soggiorno e lo abbiamo fatto ovunque.”

“Anche sul tavolo dove stiamo mangiando?” mi chiede Chiara leggermente schifata e io le rispondo con un sorriso malizioso.

“Ho pulito dopo.” Le dico anche.

“Hai fatto bene. E dimmi… come lo fa? È bravo?” domanda Corinne curiosa, mentre Chiara diventa fucsia e Stefy le da delle piccole pacche sulla schiena.

“Di più! Ha le mani che quando vagano sul corpo mi scaldano… sembrano due braci ardenti che vogliono… marchiarmi, come. E poi non parliamo della sua lingua…” e sospiro. “Quella mi ha fatto impazzire a ripetizione.”

“Ottimo, oggi giorno il cunnilingus è decisamente sottovalutato. Devo spiegarglielo sempre agli uomini.” Ci voltiamo tutte verso Corinne, che come nulla si mette a bere un sorso di vino.

“E da quando hai uomini a cui fai da maestra?” chiedo io piuttosto interessata.

“Il fatto che abbia qualche anno in più di voi, non vuol dire che non lo faccia anche io. Ragazze mie, sono una donna, anzi, sono una donna con gli ormoni ancora circolanti, quindi faccio sesso esattamente come voi!”

“Ma…e lui chi è?”

“Si chiama Micheal, almeno per ora. È alto, capelli leggermente brizzolati, occhi verdi… un bel tipo. Mi porta sempre il pane a casa…”

“Micheal il panettiere all’angolo? Santo cielo, non lo guarderò più con gli stessi occhi!” esclamo io ridacchiando, seguita subito dalle altre.

“E ha uno sfilatino interessante da offrire ad una signora?” Oh God, questa domanda l’ha fatta Chiara!! E da quando dice queste cose? Lei è la casta e pura, non mi può cambiare in questa maniera, non sono pronta. Invece Corinne non sembra sconvolta, anzi risponde tutta felice.

“Sì! È proprio ben sistemato la sotto. E Wesley com’è?”

“Perfetto, almeno per me. Si incastra dentro in maniera unica, mi fa sentire…”

“Riempita?” mi aiuta Stefy e io annuisco sorridendo. Già, riempita come un bignè alla crema, penso.

“Ma tu lo ami?” mi chiede Chiara. Cavoli, io lo amo?

“Non lo so. Forse no, o forse sì… vai a saperlo. È passato troppo poco tempo. Insomma, ci conosciamo da due settimane, mi sembra pochino per innamorarsi. Sono decisamente cotta, questo è vero, ma non basta per definirmi innamorata di lui.” poi socchiudo gli occhi e metto in atto la mia mitica faccia da gatta predatrice. “E tu? Lo ami Jake?” lei avvampa ed inizia a balbettare.

“Ma che domande fai? Io e lui ci conosciamo appena e poi… io, non so…Uffa!” esplode.

“Dobbiamo farvi uscire assieme.” Dichiara Stefy e a me viene un’idea.

“Sentite domani sera perché non andiamo al Caritas tutte assieme con i relativi compagni?”

“Quale compagno? Io sono sola.” Mi dice Corinne.

“Portati Micheal, o chi vuoi, Stefy si porta il biondo, io con Wes e Chiara la piazziamo a Jake!”

“NO! Scusa, con che faccia lo invito?” mi domanda lei paonazza.

“Non lo inviti tu, lo faccio io.” Rispondo decisa. “Fidati.”

“Quindi Wes vuole uscire con te?” domanda Stefy, tornando all’argomento principale della serata.

“Sì, ha detto che vuole conquistarmi con calma… vuole conoscermi, quindi meglio che lo faccia partendo da subito. Prima iniziamo, prima finiamo e io potrò tornare a leccarlo dove voglio!” declamo felice facendo ridere le mie amiche come delle pazze.

Quando le ragazze se ne sono andate, con la promessa di uscire l’indomani, mi metto a guardare fuori dalla finestra e ripenso alla domanda di Chiara. Sono innamorata? Amo Wesley? Di sicuro lo voglio, questo non ci piove, però… ammetto di avere un po’ paura dell’amore. L’ultima volta che sono stata veramente innamorata e non solo cotta, mi sono ritrovata il cuore a pezzettini così piccoli che per poterli rimettere insieme sono emigrata in un altro continente. E, comunque, per stare un po’ meglio, ho fatto una fatica colossale…non voglio che succeda anche con Wesley: non credo di meritarmelo, no?

Eppure io vorrei credere così tanto che lui mi amerà e che io riuscirò ad amare lui. Sospiro e penso alle dolci parole che mi ha sussurrato mentre facevamo l’amore, quando mi diceva che ero bellissima.

Sarà poi vero?

 

Capitolo otto

 

La musica è assordante e le luci terribilmente basse. Stasera al Caritas c’è in programma discoteca anni novanta. Ammetto che non era questo il programma che avevo in mente, ma va bene comunque. Wesley è venuto a prendere me e Corinne, visto che abitiamo nello stesso palazzo, portando per me una rosa come quella di ieri e per la zietta un intero mazzo di margherite bianche molto eleganti.

Arrivate al locale, abbiamo trovato Stefy già a ballare, con William che da lontano la teneva d’occhio. Ora con lei ci siamo anche io e Chiara che, vestita da grande figa, sta civettando con Jake. Alla fine l’ho chiamato e gli ho chiesto se voleva aggregarsi a noi, se non aveva null’altro da fare e lui ha accettato con piacere. In più, grazie alla mia mente diabolica, ho dato a lui il numero di Chiara, con la fantomatica scusa che abitano relativamente vicini. Così facendo, i due sono arrivati assieme a braccetto: Chiara aveva gli occhi a cuoricino quando sono entrati.

Corinne, invece, ha preferito non venire con nessuno: il suo programma è di trovare un bel maschione con cui passare la notte, almeno questo era il suo piano iniziale, invece mi sembra che sia piuttosto interessata ad ascoltare Wesley. È veramente carino questa sera, anche se mi viene da domandarmi quando in realtà lui non lo sia. Oggi porta gli occhiali, una maglia nera ed i jeans. Ha l’aria un po’ stanca, ma mi ha detto di aver lavorato tutto il giorno con il suo capo, anche per sopperire alla giornata precedente. Mi fa molto piacere vedere che abbia legato con le mie amiche: non c’è niente di peggio di avere una storia con un ragazzo che le tue amiche non sopportano. Invece si è ritrovato a chiacchierare anche animatamente con William di tradizioni inglesi e calcio, con Corinne di casi legali. Ogni tanto mi lancia qualche occhiata e io gli sorrido contenta. Il trittico Chiara, Stefy e Monica si scatena in pista una canzone dopo l’altra. Sono canzoni veloci, niente di eccezionale, io in realtà aspetto qualche canzone più lenta, magari più sensuale. Ci raggiungono Jake e William e si mettono a ballare a turno con noi, anche se Stefy cerca di avere il diritto di prelazione su Will. Mi viene da ridacchiare.

Wesley mi sta guardando e io ballo solo per lui: non sono una grande ballerina, ma mi piace un sacco sfogarmi in questa maniera. Le canzoni veloci mi fanno sudare e di sicuro non è in questo stato che do il meglio di me, ma se mi vuole conoscere per quella che sono questa è la prima tappa.

Vado al tavolo per poter bere un po’ quando il dj mette una canzone che a me non piace.

“Allora, ti diverti?” gli chiedo prendendo il mio bicchiere.

“Abbastanza.” Fa lui. Si vede che non è per nulla abituato a questi posti.

“Almeno hai zia Corinne che ti fa compagnia.”

“No, è lui che fa compagnia a me. È un bravo ragazzo.” E sorride guardandolo.

“In effetti è piuttosto bravo.” Ribatto io felice. “Dai, vieni in pista?” gli domando facendo i miei famosi occhioni da cerbiatta indifesa.

“Verrò quando ci sono i lenti… io sono una schiappa nel ballare.” Risponde imbarazzato. In effetti non ce lo vedo a saltare impazzito sulle note di una canzone dance.

Da lontano noto che William e Stefy sono avvinghiati per una sessione di apnea bocca a bocca: li invidio un po’. In effetti mi domando se i baci fanno parte del pacchetto sesso per Wesley, oppure se posso dargliene uno, poi però mi viene in mente che se iniziamo non siamo capaci di fermarci, o almeno io non lo sono, potrei fare qualche gesto inconsulto. Quindi è meglio che eviti i baci in pubblico. Anche Chiara e Jake sono ormai presi uno dall’altro: ridono e scherzano tra loro come vecchi amici, ogni tanto si avvicinano per dirsi qualcosa all’orecchio e appena possono si sfiorano leggermente. Entro la fine della serata quei due si baciano, ne sono sicura.

La mano di Corinne sul mio braccio mi distoglie dai miei pensieri.

“Sei felice?” certo che fa delle domande sempre belle, dirette e complicate. Le sorrido tranquilla.

“Direi di sì.”

“Dolci signorine, posso offrirvi qualcosa da bere?” ci domanda Wesley con perfetto applombe inglese e noi annuiamo. Seguo con lo sguardo la sua figura che con fluidità si fa largo tra gli altri avventori.

“Credo che lui ti ami, Monica.” Oh God… Corinne, queste cose non puoi dirmele in questa maniera.

“Prego?”

“Ma sì! Tesoro, ti mangia con gli occhi ogni volta che ti guarda, ti segue per vedere che cosa fai, trasuda un affetto quando parla di te…”

“Un momento, voi due avete parlato di me?” trasecolo io.

“Ovviamente. Sei il nostro punto d’incontro, è ovvio che parliamo di te. Mi ha detto di alcune cose di cui avete parlato durante le vostre chiacchierate notturne e io ho fatto da PR. Credimi, quello è completamente perso di te, non durerà molto questa castità forzata, come la chiama Stefy.” Rimango allibita, lo ammetto. Credevo che i due stessero semplicemente discorrendo di lavoro o…bho, qualche argomento universale, magari il tempo, non che parlassero allegramente di me.

“Ti ha detto se gli piaccio?” chiedo a Corinne un po’ timoroso e lei fa una smorfia.

“Ma che domande mi fai? È ovvio che gli piaci! Non sarebbe venuto a letto con te… e neppure sotto la doccia o sul tavolo in cucina… lo avevi lavato, vero?”

“Certo.”

“Monica, lui ti ama.” Una strana sensazione di calore si irradia dal mio stomaco per raggiungere ogni più piccolo anfratto di me. Se me lo dice lui che cosa mi succederà? Bho, morirò forse.

Eccolo che torna, una birra rossa per lui e due drink per me e la zia.

“Ecco qui, bellissime.”

“Oh Monica, non ci credo!! C’è riuscita!” urla Corinne e io mi volto in direzione del suo sguardo: al margine della pista, mentre i ragazzi stanno pogando come dei pazzi epilettici, ci sono Chiara e Jake che stanno donando a degli ignari spettatori, un bacio da mille ed una notte e non sembrano molto interessati a quello che capita intorno a loro. Sono contenta per lei, lo ammetto. Certo che non facevo Chiara così disinibita in pubblico: sta passando la mano tra i capelli di Jake in modo da attirarlo sempre più vicino a se… se continua così gli passerà attraverso.

“Beati loro.” Sospiro forte e Wes mi guarda. Non fa nulla, ovviamente, ma mi prende la mano fra le sue intrecciando le dita.

Faccio compagnia a Corinne parlando delle sue splendide storie e mi racconta alcune idee che ha in mente per i prossimi scritti e Wes sembra piuttosto interessato a quello che diciamo. Poi avviene il primo caso brutto della serata: si avvicina al mio uomo –ok, non è ancora del tutto mio, ma ci stiamo regolando, no?- una ragazza con il top scollatissimo che lascia ben che intravedere le sue grazie abbondanti. La gonna che indossa è così corta che l’avevo scambiata per la cintura e i tacchi così alti che sembrano trampoli. I capelli biondi le incorniciano il volto e la bocca rosso ciliegia gli si fionda a due centimetri dalla sua.

“Ciao bel fusto… vieni a ballare?” le chiede l’indecente e io mi metto a respirare pesantemente per non perdere il controllo.

“Grazie dell’invito, ma sono qui in compagnia.” Risponde lui cortesemente, ma la bionda non demorde, la stronza!

“Dai, solo uno. La tipa qui può far compagnia alla nonna.”

“Ehy!” protestiamo in sincrono io e Corinne.

“Signorina, le conviene tornare indietro.” Fa Wesley fermo.

“Senti bambolina.” Oh, ma sono io? Forse ho bevuto troppo… “Ti ha detto di no, smamma! E poi dovresti chiedere scusa alla mia amica.” Lei non dice nulla, mi guarda sprezzante e se ne va sculettando. Roba da matti, ho una voglia incredibile di tirare il collo a quella gallina siliconata.

“Se ne è andata, Monica, stai buona.” Mi fa Corinne con filosofia.

Sono furiosa sia per quello che la tizia ha detto della mia amica e sono terribilmente gelosa. Sì, quello che mi urta è che mi è bastato che una qualsiasi ragazza figa ed intraprendente gli rivolgesse la parola a portarmi al panico. Come faccio? Lo guardo mentre beve tranquillo e mi rendo conto che ho veramente paura di perderlo. Sono gelosa… terribilmente gelosa. E la cosa più incredibile è che io di solito non sono gelosa… con il mio ex ragazzo non era mai successo e ci sono state parecchie ragazze che ci provavano come disperate, anche perché lui era un bel ragazzo. Mi sono sempre fidata dei miei ragazzi…ah, ecco quale è il problema: Wesley non è il mio ragazzo, non è ancora mio e potrei perderlo in qualsiasi momento.

Sospiro. A togliermi dai miei pensieri poco simpatici, ci pensa proprio il mio Wes: mi prende la mano e mi alza.

“Che c’è?” domando curiosa.

“Non senti? Ci sono i lenti?” è vero, il dj è in versione romantica. Praticamente siamo in mezzo alla pista e mi sembra di rivivere il ballo di ieri sera, al ristorante. Sono di nuovo inglobata dal suo profumo intenso, sento la sua mano che mi accarezza la schiena e il suo cuore che batte. Sono fottuta di lui.

La canzone sta finendo e io lo guardo morendo all’istante: i suoi occhi sono ancora più grandi e lucidi, sulle labbra è dipinto un sorriso dolcissimo. Si abbassa leggermente, mentre io mi alzo sulle punte dei miei stivaletti e ci baciamo. Sono così dolci le sue labbra, anche se sanno leggermente di birra doppio malto. Mi sento volteggiare in paradiso.

“Wes…” sussurro direttamente sulle sua labbra.

Ci stacchiamo, consapevoli che la nostra vicinanza è deleteria per gli ormoni e per le coronarie di entrambi.

“Ehy, noi andiamo a casa.” Mi volto e trovo Chiara con i capelli leggermente arruffati, immagino per le tante carezze di Jake, labbra gonfie per i troppi –no, non sono mai troppi- baci. È rifulgente e sono tanto felice per lei. Saluta Stefy e William e poi va da Corinne che nel frattempo si è messa a parlare con un bel uomo brizzolato che da lontano sembra George Clooney… e brava la zia!

“Era ora, ti pare?” mi dice Stefy all’orecchio alludendo a Chiara.

“Decisamente.”

“Era da tanto che si giravano attorno.” Questo è Wes. Mi parla all’orecchio, il suo fiato caldo mi accarezza il collo e Dio, è qualcosa di incredibile, mi tremano le gambe. Forza Monica, hai un piano di conquista da portare avanti e mi riscuoto.

“Diciamo di sì…” prendo e parto in quarta verso il bagno… ho bisogno assolutamente di rinfrescarmi le idee.

Mi guardo allo specchio e vedo una ragazza con il volto completamente arrossato e ansimante: non è possibile che un uomo mi riduca in questo stato.

Esco con una forza nuova che mi anima e lui è lì, come se mi aspettasse.

“Ti aspettavo.” Ecco, appunto!

“E io sono qui.”

“Sei bellissima stasera, lo sai?” lo guardo come se fosse un alieno.

“Mi stai prendendo in giro?”

“No.” E che gli dico adesso? Nulla, siamo sotto le scale del Caritas e lo prendo per le guance attirandomi verso di lui: bacio a labbra aperte compreso di lingua guizzante. Ne avevo troppa voglia e poi fa tutto parte del mio piano terribile…deve volermi! Sento il suo sapore sotto quello della birra, le mie mani che vagano sotto il suo maglione e poi che scendono sul sedere per toccarglielo come mi piace, mentre lui mi accarezza i capelli lasciati sciolti. Ci stacchiamo ansimanti.

“Andiamo.” Faccio io lasciandolo sorpreso, ma poi mi segue.

“Allora, che si fa ora?” chiede Stefy tutta felice. Io credo di sapere che cosa voglia fare lei a casa con William…

“Io e Jack andiamo a bere qualcosa in un piccolo jazz club…volete seguirci?” fa Corinne. Ah, quindi il bel maschione si chiama Jack… Jazz club?

“No grazie, non è proprio la mia musica.” Dico io.

“Noi passiamo, siamo un po’ stanchi.” Fa William, ma sia io e Corinne li guardiamo decisamente scettici.

“Si chiama stanchezza ora?” faccio, infatti, io e loro ridono.

“Ok, dai, siamo stati smascherati, vogliamo andare a fare l’amore… siamo troppo limpidi, raggio di sole.” Lancio un’occhiata a Wesley che sembra divertito da questo scambio di battute tra noi.

“Bhe, allora ciao ragazzi.” Faccio io mentre le due coppie si preparano ad uscire. Infine rimaniamo io e Wesley seduti vicino sul divano.

“Che cosa vuoi fare, Monica? Restiamo qui?”

“Tu che preferisci?”

“A me va bene stare dove vuoi, basta che stiamo assieme.” Beeeep…… credo di essere morta leggermente e lui lo intuisce. “Il fatto che voglia andare piano non significa che tu non mi piaccia, anzi, è proprio per questo che lo faccio.”

“Sai, non sono molto abituata a queste esternazioni da parte di un uomo, ho sempre paura di dire e fare le cose sbagliate. Scusa.” Mi sento così un impiastro.

“Sei perfetta così. Che pensi, che io sia uno abituato a ste cose? Proprio no… di solito è Liam quello pieno di donne, almeno fino all’arrivo di Cordelia.”

“Scusa? Infatti la bionda voleva sbattertela in pista.” Faccio piccata… io ancora vorrei strozzarla.

“Solo un caso.” Lo incenerisco con lo sguardo e lui sorride malizioso. “Sei gelosa?” certo, ovvio, che domande!!!

“Figurati!” sbotto sbuffando. Lui mi abbraccia e prende a baciarmi il collo…ma questo non è lo stesso ragazzo che voleva andare piano con me??

“Non ti devi preoccupare di nessuna altra. Nella mia vita ci sei solo tu.” Alcune lacrime si fermano sulle ciglia… nessuno mi aveva mai detto niente di simile.

“Andiamo, domani mattina devo aprire il locale.” Racchio prendendo la giacca e lui sospira pesantemente.

Fuori la serata è bella fresca e questo mi aiuta a schiarirmi un po’ le idee: mi giro e gli sorrido.

“Sei un uomo eccezionale.” E lentamente mi porta a casa, non lasciando, neppure per un secondo, la mia mano che ormai ha trovato la sua sede naturale nella sua.

 

Capitolo nove

 

Le nostre serate in pasticcerie continuano una dietro l’altra. Molto spesso Wesley arriva tardi e io lo aspetto in trepidante attesa leggiucchiando nervosa qualche rivista o guardando la tv che c’è nella saletta, ma è un dolce prezzo da pagare per averlo con me qualche ora. Parliamo di tutto senza troppi imbarazzi e a me piace, mi sento sempre meglio e sempre più interessata a lui e spero che per lui sia lo stesso. Ormai le mie amiche sono del tutto conquistate da Wes…quasi ho il timore che provino a portarmelo via, poi penso chi sono loro e mi viene da ridere.

Chiara e Jake ormai tubano che è un piacere: lui trova sempre una scusa buona per venire a fare le consegne di pomeriggio quando c’è anche lei e chissà come mai si ferma sempre almeno un’ora a bere una cioccolata, mentre con gli occhi non fanno che seguirsi ovunque. Mi ritrovo ad avere una commessa completamente nel mondo dei sogni in quei momenti. Non avrei mai creduto che potesse esistere un’anima così affine a quella di Chiara: romanticismo allo stato puro, peggio del mio. Diciamo la verità, io non sono una tipa poi molto romantica, ho sempre guardato più al lato pratico della eventuale storia, il fatto che abbia avuto un primo appuntamento da sogno è da imputare esclusivamente all’uomo che era con me. In fondo è stato lui a preparare ogni cosa, quindi mi ci sono solo ritrovata in mezzo. Guarda caso appena siamo giunti al mio appartamento gli sono saltata addosso, altro che romantica.

Stasera siamo stati invitati ad andare al Karaoke di un nostro amico di nome Marco situato a Little Italy. Ci andiamo parecchie volte perché Stefy ama cantare ed io con lei. Ogni tanto ci lanciamo in qualche duetto che fa impallidire gli altri clienti. Non siamo poi tanto male.

Mi sono vestita bene per l’occasione: ho comprato un paio di pantaloni a zampa completamente neri che aiutano di molto a slanciare la mia rotondeggiante figura. Poi camicia blu elettrico di velluto che io adoro e i miei fedeli stivaletti neri. Poco trucco, capelli raccolti in una coda e sono perfetta…per quanto io possa esserlo.

Wes arriva puntuale come se fosse uno svizzero invece che un inglese, ma non sono certo io a lamentarmi… prima arriva e più posso stare con lui, quindi sono decisamente felice. Ogni volta che usciamo mi porta una rosa. Credo che ormai abbia firmato una concessione con un fioraio, spenderà milioni in fiori.

Il locale è già pieno, oggi è in programma una serata particolare: musica italiana e poca anglosassone, un po’ come tornare a casa per tutte noi ragazze. Il nostro paese ci manca, infatti sto pensando di fare una capatina in Friuli per le vacanze.

Ok, adesso siamo qui, Marco ci ha tenuto da parte un tavolo, veramente molto gentile. Guardo Wes che credo si stia sentendo un pesce fuor d’acqua: qui dentro sono tutti a parlare in italiano e lui non ci capisce nulla, povero tesoro.

“Ehy, come va? Se vuoi ce ne andiamo.” Gli dico, ma lui sorride.

“No, tranquilla…questo posto è…folcloristico.” Bel eufemismo per dire che qui sono tutti pazzi e come dargli torto poi? Lui è inglese, certe cose così mediterranee non le conosce. Tutti urlano, come nella miglior tradizione, sembra di essere al mercato del pesce alle cinque di mattina. Cercano di farsi sentire anche dall’ultima ragazza in fondo al bancone, senza pensare che forse, dei fatti loro, nessuno se ne importa molto. Noi ci siamo abituate, succede sempre così quando veniamo qui, ma Wesley e Jake… oh povere stelline, loro andranno fuori di testa molto presto, se non iniziano a mettere su la musica.

“Quindi a voi piace venire qui?!?” domanda esasperato Jake.

“Sì, amore, è un piccolo rituale che facciamo almeno una volta ogni due settimane… così, per svagarci un po’. O almeno, loro lo fanno…io stono soltanto.”fa Chiara con leggerezza mentre gli scompiglia i capelli.

Al nostro tavolo arriva il proprietario a salutarci e baciarci come usiamo di solito… per fortuna che William sa come vanno queste cose, ormai. La prima volta che Marco baciò Stefy davanti a lui, robe che lo prendeva a pugni… ci ho messo tutta la mia forza per trattenerlo. Adesso lo tollera, ma solo se la cosa è rapidissima. Jake storce il naso quando bacia la Kia e Wesley non fa una piega quando Marco viene da me. Quasi ci resto male.

“Allora bellezze, come vi vanno le cose?” italiano stretto come nessuno qui in città lo parla.

“Non male direi.” Risponde Corinne. Stasera è sola, né il panettiere, né il fan del jazz hanno avuto l’onore di un invito da lei…forse perché lei non è così pazza da portarli in un locale di questo genere.

“Allora chi canta per prima? Chi vuole deliziarci con la sua voce da usignolo?”

“Che cosa ha detto questo tipo?” sussurra Jake a Wesley.

“Non ne ho la più pallida idea.” Rido al loro scambio di battute.

Marco ci lascia con la promessa di farci cantare al più presto…io non mi faccio più problemi, ormai sono una abituè, però prima ci devono essere stata almeno qualche esibizione e parecchi drink scolati. Non sembra, ma ho un certo senso del ridicolo. Invece William non si fa pregare: prende un sorso di birra e sale sul palco con un microfono apparso nel nulla. Stefy sta già sbavando, sapete? I capelli brillano sotto la luce del faro, gli occhi sono maliziosi e rivolti al suo amorino adorante, mentre lo spolverino segue sinuoso i suoi movimenti. In effetti fa proprio una bella figura.

La suo voce roca e sensuale si spande per la sala mentre il suo personale fan club, cioè noi, facciamo il tifo urlando e cantando con lui.

Io e Chiara balliamo ancora sedute, mentre sorseggiamo i nostri cocktail colorati compresi di ombrellino. Guardo Wesley che ha uno sguardo a dir poco perplesso, non so se per la performance di Will o se per l’ambiente. Lo abbraccio lasciandogli un piccolo  bacio sulla guancia che lo fa voltare verso di me con la fronte aggrottata.

“E questo per cosa?” mi chiede.

“Perché sei così straordinario.” Chiaro e semplice direi, no? Sbaglierò, ma mi sembra di vederlo arrossire al complimento… uh, uh… questa sì che è una novità, di solito sono io quella a rimanere di sasso alle sue uscite.

“Se questo è un modo carino e coccoloso per farmi cantare…bhe, sappi che non funzionerà!”  ridacchio, mentre è Stefy a prendere la parola sulla scena.

“Uhhhh… ragazzi… “inizia in italiano. “Non è stata un’esibizione spettacolare quella del MIO ragazzo?” calca molto bene il possesso… immagino lo faccia per il gruppo di ochette che si era raggruppato sotto il palco, che, infatti, borbotta poco felice.

“Che dice?” domanda Jake curioso e noi glielo spieghiamo facendolo ridere di gusto. Stefy è energia pura, si scatena come una pazza alternando pezzi di canzone ad espressioni, quali ‘Frikissimo’ e ‘W pene William’ che ci fa sbellicare a noi che la conosciamo ed inorridire gli altri clienti, ma che ci vogliamo fare, è la nostra Stefania! Certo, se poi evitasse di dire una frase a tutto il locale, io starei meglio… per fortuna che Wes non capisce l’italiano. Che ha detto? Sentitelo anche voi, va!

“Cara Monica, ricordati che il culo più bello è quello di William, non quello di Wes… il suo è al secondo posto.” Sarei voluta sprofondare in un cratere…comunque il sedere di Wesley è più bello, non ci sono santi.

La canzoni scorrono veloci, oggi ci sono parecchi avventori e io non ho ancora cantato, ma non me ne cruccio: sono praticamente seduta su Wes a parlare con i miei migliori amici, mentre lui mi accarezza la schiena dopo aver insinuato le sue mani sotto la mia camicia, oppure gioca con i miei capelli. Sto proprio bene.

“Questo è un classico duetto che faccio ogni sera che mi è possibile, solo che da solo sarà difficile farlo.” Esordisce Marco dal palco. Non è un brutto ragazzo: alto, longilineo, capelli biondo cenere e vestiti piuttosto eleganti. Non gli vanno male gli affari. “Accogliamo sul palco una vera italiana che stasera ancora non ci ha deliziato con la sua voce d’angelo.” Povera ragazza...con una presentazione del genere le toccherà fare un’esibizione degna di Tina Turner. “Vieni Monica.” Oh…sono nei guai.

“Ha chiamato te?” mi domanda Wes che, grazie al cielo, non ha capito tutto quello che mi ha detto prima Marco.

“Ehm…sì, direi di sì.”

“Allora vai, canta per me.” Mi depone un leggero bacio alla base del collo che mi fa rabbrividire dal piacere e con questo arrivo nervosissima al palco: ok che canto spesso, ma da qui a presentarmi come se fossi la Bono di Los Angeles ce ne passa.

“Non credete a quello che dice Marco, gli piace esagerare.” Dico per quietare gli animi, ma non sembra che faccia effetto.

“Livido Amniotico.” Declama il mio socio di cantata, il nostro pezzo per eccellenza. Mi piacciono molto i Subsonica e pure a lui.

È Marco ad iniziare a cantare e subito dopo lo seguo, abbiamo giusto una strofa da cantare in due, poi tocca me soltanto.

 

 so che avremmo ancora bisogno di crederci,
e anche se a volte parlarne fa male
so che resta un livido amniotico gelido,
sto percorrendo a ritroso la strada
per noi, ma qui tu scivoli a fondo e non hai
rifugio per sciogliere il peso che c'è
in me è tardi in me

 

 

Comincio a muovermi lenta, io non ce la faccio a cantare stando ferma. Chiudo gli occhi ascoltando la mia voce farsi roca, eppure allo stesso tempo, leggermente fredda, perché questa è la mia interpretazione. Sento Marco che ogni tanto si avvicina a me e mi viene da sorridergli: abbiamo cantato talmente tante volte assieme questa canzone, che ormai sappiamo a memoria non solo le parole, ma anche i nostri gesti, le nostre abitudini.

Guardo verso il mio tavolo, per capire se lo spettacolo piace a Wesley e rimango sorpresa dal vederlo fermo, con lo sguardo fisso su di me, distante ed…arrabbiato? Non lo so, magari sono io la paranoica e poi ammetto che da qui non vedo proprio nulla di chiaro.

 


Sono soltanto parole per me, che la distanza ora complica
io vorrei tanto capirne di più, vorrei che non pensassi al male
che perso nel sonno più chiuso che c'è,lascia soltanto un impronta nell'aria
oltre a un respiro d'amaro per noi, ci resta solo il disegno del tempo

                                                    

La canzone finisce e mi sento sommersa dagli applausi: wow, devo essere andata veramente alla grande. Voglio sapere che ne pensa Wes… il suo giudizio è fondamentale per la buona riuscita della serata.

“Dove vai? Cantaci ancora qualcosa!” Esclama Marco mentre alcuni clienti gli danno man forte.

“Dopo, non ti preoccupare, giuro che faccio ancora un giro di musica.” Lo rabbonisco. Scendo praticamente correndo e rimango letteralmente di merda quando vedo che Wesley non c’è.

“Sei stata grande, meglio del solito!” mi fa Chiara.

“Grazie…ma Wes?” chiariamo, non che i complimenti non mi piacciano, anzi, li adoro, ma mi preme sapere di più dove è andato a cacciarsi il mio potenziale futuro ragazzo.

“Credo che sia fuori.” Fa Corinne e io la guardo senza capire.

“Telefonata urgente?”

“Uhm…no, era come se fosse…alterato.” Risponde Stefy scegliendo con cura le parole. Alterato? E perché? Senza pormi ulteriori domande a cui loro non saprebbero rispondere, esco dal locale per cercarlo e lo trovo appoggiato al cofano della sua macchina. Fosse un fumatore, avrebbe già la sigaretta in bocca, per fortuna non lo è.

“Ehi straniero, che ci fai qui tutto solo?” è strano, non ha più quel suo bel sorriso dolce, anzi sembra piuttosto rabbuiato.

“Avevo bisogno di staccare la spina da quel posto.” A chi vuole darla a bere?

“Potevi almeno aspettare che tornassi io, così potevo farti compagnia, no?”

“Sei qui ora, mi pare.” Uhhh che freddezza.

“Si può sapere che diavolo ti è successo?” sono curiosa ora. Lui alza lo sguardo, gli occhi resi enormi per la mancanza di luce forte,  vorrei perdermi al loro interno.

“Tu lo conosci bene, vero?” eh?

“Scusa?”

“Il tizio…il presentatore, come si chiama?”

“Marco? Bhe, sì, lo conosco, veniamo qui spesso.” Ancora non capisco dove voglia andare a parare questo benedetto figlio. Lui fa una smorfia. “Allora?”

“Ogni volta fate lo stesso spettacolo su quel palco…”

“Sì, è la nostra canzone.”

“Oh, è la vostra canzone.“ Fa cercando di scimmiottarmi “Quindi perché non torni dentro a cantare la Vostra canzone?” è geloso? Oh God… non posso crederci.

“Come? Sbaglio o sei leggermente geloso?” mi guarda in cagnesco, come se fosse seccato dall’essere stato scoperto così facilmente.

“Bhe sì, che sorpresa eh? Sono geloso lo ammetto!” il mio mono neurone sta ballano la Snoopy dance a passo svelto.

“Ma perché? Non ho fatto nulla, ho solo cantato.” Cerco di accarezzargli il volto, ma lui prende la mia mano per tenermela stretta.

“Ti sei mai vista su quel palco? Là tu non stavi cantando…tu stavi mettendo a nudo tutta te stessa… avevi la stessa espressione estatica di quando eravamo a letto assieme.” Eh??!!?? Oh…questo suona decisamente strano. “Perché pensi che mi piaccia sentirti mentre canticchi in negozio? Perché ogni volta mi ecciti una cifra.” Sono sbalordita dalla rivelazione…non so che dire.

“Ma questo non spiega…” balbetto penosamente.

“Non ero io…chi era con te a fare l’amore su quel palco non ero io…e sono follemente geloso di questo.”

Non mi frega nulla del romanticismo, non mi frega nulla dell’andare piano, ti prego Wes, dopo una dichiarazione del genere puoi solo sbattermi sul cofano e scoparmi duramente. No, no, pensieri lascivi via da qui ancora per un po’! Però lo bacio con forza ed una passione da troppi giorni repressa. Non gli lascio praticamente il tempo di respirare, è una lotta di lingue incredibile, sento come il mio corpo si tende verso di lui, bisognoso di qualcosa di più di un semplice bacio, nonostante sia perfetto come questo. È unico, indescrivibile, emozionante.

Ci stacchiamo che abbiamo quasi il fiatone, neanche avessi fatto la maratona di NY, gli sorrido dolcemente mentre lui mi accarezza la guancia arrossata.

“Adesso canterò solo per te…” gli dico trascinandolo dentro.

Quando entriamo rimaniamo basiti dalla scena che ci si presenta davanti: Jake è con il microfono e sta cantando…o almeno ci prova. È veramente terribile. Gorgheggia come un tacchino sgozzato, perfino Chiara lo guarda con compassione e lei è la sua ragazza.

“Adesso sappiamo in cosa lui non è bravo!” mi fa Wesley.

“Dio li fa poi li accoppia, anche Chiara è stonata, ma non a questi livelli.”

Nel frattempo che Jake finisce di rovinare ‘Love me tender’, io mi guardo il carnet delle musiche, alla ricerca della canzone perfetta che mi metta a nudo davanti a lui. È difficile, perché Marco ne ha tantissime, inglesi ed italiane. Dopo un bel po’ che sgarfo tra i dischi, decido: Luce di Elisa. In America non è conosciuta molto, ma a me piace e poi questa particolare canzone la sento proprio mia, perché parla della mia terra, che in fondo è anche la sua.

Marco strappa l’aggeggio di tortura dalle mani di Jake che stava cominciando a prenderci gusto, mentre qualche sparuto applauso accompagna il mio amico al suo tavolo. Vado sul palco e chiedo di poter cantare.

“Grazie al cielo…ci dimenticheremo in fretta di questo strazio.” In effetti Jake avrebbe almeno potuto scegliere una canzone diversa…mah, de gustibus… “Riaccogliamo sul palco Monica con un grande applauso.”

“Grazie a tutti.” Esordisco tentennando… mi vergogno sempre quando devo cantare in solitario, per questo preferisco duettare con Stefy o Marco, posso sempre essere messa in secondo piano “Questa canzone vorrei dedicarla ad un ragazzo veramente unico e speciale. Zia Corinne, fai da traduttrice.”

La musica inizia, è bassa, dà quasi un senso di cupezza. Comincio a cantare con sicurezza, dimentica di chi è davanti a me, focalizzandomi soltanto su Wesley: pianto i miei occhi su di lui, non vedo nulla, solo il volto e lui fa lo stesso con me. È come se non ci fosse più nessuno, come se fossimo nel mio negozio. Vorrei che capisse che io adesso sto facendo l’amore con lui e che in mente non ho nessun altro.

 

Ascoltami,

ora so piangere,

so che ho  bisogno di te

non mai saputo fingere.

 

Io posso cercare di fare la femme fatale, la dura, quella che aspetta, ma la verità è che lo voglio e non solo fisicamente. Io con lui mi sento bene come non mai, mi sento protetta ed unica. Non durerò molto senza dirgli che lo amo.

 

Ti sento vicino,

il respiro non mente,

in tanto dolore, niente di sbagliato,

niente, niente.

 

Il sole mi parla di te, (dimmi che stai ascoltando ora)

La luna mi parla di te (avrò cura di tutto quello che mi avrai dato)

 

Eh già, è proprio qui con questo microfono nella mano, con il faro che mi illumina e lui che mi guarda con un sorriso dolcissimo dipinto sulle labbra, che capisco di essere innamorata. Mi viene quasi da ridere quando ho l’intuizione.

Finalmente è finita: lascio andare il microfono sulla prima superficie disponibile, senza neppure ascoltare i commenti che mi rivolge Marco o gli applausi degli altri avventori, mi fiondo sul divano dove sono seduti i miei amici che mi stanno dicendo sicuramente qualcosa, che io non sento. Guardo solo Wes che mi tende una mano. La prendo e lui mi fa sedere sulle sue gambe: non ho tempo di dire nulla, che lui mi ruba le labbra per un bacio mozzafiato, un bacio che mi scalda e mi fa intuire che lui ha capito il significato della mia performance. Sa che lo amo…

Rimaniamo incastrati così per dei buoni cinque minuti, non riusciamo a staccarci, la mia bocca ha troppo bisogno della sua. Fatto sta che gli altri, leggermente imbarazzati, si sono alzati per andare a ballare, tanto noi non siamo molto interessati.

“Sei stata eccezionale.” Mi sussurra all’orecchio quando si stacca da me.

“Tutto per te.” Rispondo io senza esitare. Appoggio la testa sulla sua spalla, cosa che mi permette di respirare a pieni polmoni il suo delizioso profumo di maschio. Vorrei stare così per sempre.

Vedo i ragazzi che si divertono e Corinne che mi lancia un sorrisone da Oscar facendo il classico gesto della vittoria con la mano.

“Vieni, andiamo a ballare anche noi!” cerco di alzarlo, ma non sembra intenzionato a muoversi.

“Vai, lo sai che non mi piace molto, preferisco guardarti da qui.” Gli lascio un leggero bacio sulle labbra e raggiungo che le mie amiche, che immediatamente fanno campanello attorno a me.

“Direi che andate alla grande, giusto?” domanda Stefy.

“Sì…diciamo di sì.” Rispondo io tranquilla.

“Mi raccomando, non troppa enfasi tatina.” Ribatte Chiara “Insomma, vi siete dati un bacio che neppure ad Hollywood si sono mai sognati di sceneggiare. Tutto il locale vi guardava!” mi metto a ridere perché non mi sono neppure accorta che fosse successo.

“Sei proprio innamorata.” Conclude Corinne degnamente. Io guardo Wesley e annuisco.

“Sì.”

Chiara si mette a battere le mani stile fochina saltellando come una pazza e Stefy esclama il suo classico:

“Frikissimo!” Marchio originale by Stefania direi. Corinne mi abbraccia.

“Siamo molto contente per te.”

“Ehy, blocca il manzo, lui non mi ha mica detto nulla. E siamo ancora sotto regime ‘no sex’, quindi è ancora tutto prematuro.” Cerco di portare gli animi ai livelli normali…con scarsi risultati.

“Figurati! Quello è stracotto che neppure un arrosto lo è!”uhm… bel accostamento culinario, brava Kia. “Ti porta sempre nei posti che preferisci, va d’accordo con le tue amiche, ti bacia come se fossi la fonte per un assetato e…ti regala sempre rose rosse… chiaro segno che ti ama.” La guardo leggermente scettica.

“Non mi porta solo dove voglio io!”

“Ah no?”

“No. Ieri mi ha portato in un pub inglese, di quelli dove va sempre lui. Dice che gli sembra di tornare a casa.”

“E che fate di bello a parte bere birra? Piccionate?” domanda Stefy ridacchiando.

“Ah, ah, ah. Giochiamo a freccette: gli riesce molto bene.”

Corinne sghignazza e io non capisco bene perché lo faccia, in fondo non è niente di scandaloso…

“Tizy, che ti prende?” chiede Chiara stupita.

“No, nulla, una battutaccia.”

“Allora dilla, non mi sembra ci siamo mai poste il problema della censura.” Ormai sono curiosissima…

“Pensavo che Wesley non deve essere solo bravo a centrare quel bersaglio!” ridiamo tutte assieme, ma non mi sembrava una battuta così tremenda…ne ho sparate di peggiori.

Ormai è ora di andare: salutiamo le altre coppiette felici e Wes porta me e Corinne a casa.

“Buonanotte ragazzi.” Ci dice lei entrando nel suo appartamento. Io e lui restiamo davanti alla mia porta leggermente incerti sul cosa fare: vorrei poter passare la notte insieme, ma mi secca chiederglielo…e poi come lo si fa? Non posso certo dirgli: “Sai Wes ho una voglia matta di scoparti ancora!” suvvia, non è per nulla elegante.

Decide lui che è meglio: mi abbraccia annusando i miei capelli (è una cosa che gli piace un sacco, mi ha detto) e poi mi bacia, un po’ come al bar, mettendoci una passione profondissima…oh, io mi sciolgo.

“Buonanotte Wesley.” Eh?? Che diavolo ho detto…sono fuori di testa? Cioè, mi sento di avere gli slip completamente umidi per la voglia e gli dico di andare a dormire? Oh Cielo, sono un disastro!! Lui sorride e mi accarezza la guancia accaldata.

“Buonanotte, amore.” Mi dà un secondo bacio leggero sulle labbra e scende verso la sua macchina.

Io entro ancora leggermente scossa per il bacio di poco fa, mi svesto in un lampo e mi infilo sotto le coperte, senza neppure struccarmi. Sono quasi partita per il mondo dei sogni che mi rendo conto di una cosa che non avevo capito prima: buonanotte amore?!?!? Mi ha chiamato amore??? Oh God…adesso sì che sarà difficile dormire.

 

Capitolo dieci

 

Una maledettissima settimana, ecco il tempo che è passato dalla nostra serata al karaoke. Non ci siamo più visti, ma solo sentiti e il motivo è presto detto: il suo lavoro. Vi ricordate il caso che sta seguendo insieme al suo capo Liam? Ecco, stanno entrando nella prima fase cruciale e questo porta che Wesley deve lavorare 20 ore al giorno e dormire quasi sempre nel suo ufficio. Bella fregatura eh? Quando ha un attimo di pace mi chiama e facciamo una chiacchierata che mi tira su il morale. È stanco morto, ma non demorde un solo istante…sono io quella più frustrata.

Nel frattempo cerco un modo per farlo capitolare…e deve essere un’azione enorme, di tipo esponenziale, che non lo faccia titubare. Non sono mai andata a casa sua, non so neppure dove sta in realtà, però so dove lavora…

“Non so che fare ragazzi!” sbuffo davanti alla mia allegra compagnia.

“Potresti dirgli al telefono che vuoi uscire con lui.” mi fa Chiara.

“Già fatto… lui deve lavorare, almeno fino a quando non ci sarà l’udienza preliminare. Forse dopo qualche ora per stare assieme l’avremo. Uffa…” insomma, è come aver avuto in mano l’universo e ritrovarsi con un pugno di mosche.

“Invitalo dopo il lavoro a fare una passeggiata alla spiaggia e lì…bhe lì divertitevi e digli quanto lo ami, no?” continua Corinne.

“Sì, figurati…ogni volta che provo mi impappino… insomma, io devo prepararmi prima di pensare di fare una dichiarazione plateale come questa…donne, sono un impiastro!” sto entrando in depressione.

“Smettila…troveremo un modo per farvi stare assieme, dobbiamo solo lavorare sulla tempistica.” Mi incoraggia Stefy.

“Buongiorno, desidera qualcosa?” Vedo che Chiara è andata ad accogliere come si deve una cliente, una ragazza molto bella, devo ammetterlo. Alta, gambe chilometriche, capelli castani lunghi e lisci. Indossa un elegante tailleur scuro.

“Vorrei ordinare dei cioccolatini per domani.”

“Certo, ne vuole alcuni in particolare?”

“No, li vorrei misti…un po’ di tutto. Uno dei nostri soci non fa che parlare in continuazione di quanto sono buoni i dolci che fate qui.”

“Quanti?”

“Almeno un vassoio. Dobbiamo fare una grande festa…oppure dovremo tirarci su di morale e la cioccolata aiuta sempre.”

Chissà da che studio legale arriva…non ci bado molto, di gente simile ne ho vista tanta. Sono ancora che discuto con William sul suo nuovo libro, quando la ragazza dice una cosa che mi fa drizzare le orecchie.

“Studio Legale O’Connor e soci.” È lo studio di Wes…quindi lei deve essere Cordelia. Lui me ne ha parlato, è la ragazza di Liam, nonché la sua segretaria. Quindi i cioccolatini servono per festeggiare l’esito della prima udienza.

Una lampadina mi si accende in testa.

 

Eccomi qui, O’Connor e soci: è un locale simpatico, a due piani…era un vecchio hotel una volta, si chiamava Hyperion. L’atrio pullula di persone e vedo la signorina Chase, così è scritto sull’ordinazione. Lei viene di corsa verso di me per dirmi dove devo portare il vassoio ricolmo di prelibatezze. Non per essere superba, ma ho dato tutta me stessa a questa creazione e sono venuti fuori delle piccole perfezioni.

“Oh bene, mancava solo lei.” Mi dice. “Li metta qui, è l’unico posto rimasto.”

“Grande festa, vedo…”

“Sì. La prima udienza è andata bene, sa un caso piuttosto complicato. La W&H si starà mangiando le mani.” Sorrido alla sua felicità. “Volevano invalidare il tutto per un cavillo legale, ma se la sono presa dove non batte il sole.”

“Evviva!”

Cordelia segue dei facchini che stanno portando dei fiori in un ufficio, così ne approfitto per sgattaiolare in un corridoio alla ricerca dell’ufficio di Wesley.

Vedo il suo nome alla seconda porta…uhm, carino: non è molto grande, ha una bella scrivania che riflette esattamente la sua indole. C’è lo schermo piatto di un computer, carte e penne ordinatamente disposte sul piano, una giacca è appesa alla sedia.

Vicino alla porta c’è un piccolo divano a due posti in pelle, molto carino e comodo, mi ci siedo per provarlo. Qui potrebbe andare bene… sul muro vedo l’attestato di laurea di Oxford e alcuni diplomi di corsi di Harvard…cavoli, punto ad un secchione. Deve essere piuttosto orgoglioso di quello che ha raggiunto.

Dalla finestra vedo la skyline di Los Angeles e inizio ad immaginare come si deve comportare Wes al lavoro, come si muove in quella stanza. È come se fosse qui con me.

Mi siedo sulla sedia davanti alla scrivania e mi tolgo le scarpe, in modo da camminare al meglio sulla moquette soffice, mi sento sempre meglio qui dentro. Prendo a spogliarmi…mi sono portata dietro un completo intimo completamente rosso fuoco e la sua camicia, null’altro. So che lui deve passare in ufficio, sull’attaccapanni c’è la sua giacca scamosciata e lui non la lascia in giro, c’è affezionato. Mi slego i capelli e mi trucco leggermente…oggi sarà mio e voglio essere al meglio.

Mi posiziono sulla sua sedia: è di pelle nera, morbida e con lo schienale alto. Le rotelle mi permettono di muovermi per trovare la posizione migliore.

Sulla scrivania ci sono alcune cartelle di casi a cui il mio tesoro sta lavorando: ne prendo una, in barba alla legge sulla privacy, tanto se qualcuno mi volesse denunciare, ho un ottimo avvocato. Comincio a leggere i fogli senza capirci molto, purtroppo i termini legali mi sono assolutamente ignoti.

Per fortuna non passa molto tempo prima che la porta dell’ufficio si apra: lo sento che parla con qualcuno.

“Arrivo subito giù, prendo solo la giacca.”

In effetti è quello che fa…senza neppure guardare al suo tavolo, va e si prende la giacca. Poi, girandosi, credo che nella sua prospettiva visiva, entra in scena qualcosa che di solito non c’è, cioè io. Si volta molto lentamente, rimanendo decisamente sorpreso a trovarmi lì, specie visto che sono con le gambe accavallate e i piedi che poggiano sul tavolo, sempre seduta sulla sedia, con il mio famoso sorriso malizioso e gli occhi luccicanti di attesa.

“Buongiorno avvocato Pryce, la disturbo?” faccio io con voce bassa e provocante.

“Direi proprio di no, signorina.” Torna a togliersi la giacca lasciandola sul divano e si avvicina a me. “Cosa posso fare per lei?”

“Dipende…quanto tempo ha da dedicarmi?” chiedo mentre mi alzo per farmi vedere da lui. Mi metto a camminare lentamente per tutta la stanza, come se facessi da modella per una marca di intimo: noto con piacere che il ragazzo è piuttosto compiaciuto di quello che vede, evidentemente la mia sorpresa è stata gradita.

“In effetti io avrei una festa al piano di sotto.” Mi fa sorridendo e io faccio spallucce prendendo la mia borsa.

“Vorrà dire che tornerò un altro giorno.” Mi volto, vado verso l’uscita. Ho già la mano sulla maniglia, che lui arriva a palmo aperto facendo chiudere la porta con un suono secco. Mi sento già che respiro più velocemente. Mi giro e mi ritrovo davanti a due occhi che mi fissano con voracità.

“Dove pensi di andare? Vorresti lasciarmi così?” Dio, la sua voce è una scarica elettrica che arriva direttamente al mio centro del piacere…sono persa.

“Hai una festa…” borbotto cercando di essere sagace, ma le mie ginocchia tremano per l’eccitazione e per di più ho una voglia incredibile di saltargli addosso.

“Che si fotta la festa.” Dice lui con poca eleganza.

Subito dopo è in me. Mi ha rubato le labbra per un bacio umido, appassionato e bellissimo. Sento la sua lingua muoversi nella mia bocca ed intrecciarsi con la mia. Le sue mani mi esplorano il corpo, cercando di aprire i bottoni della camicia: sento qualcosa di duro dietro di me e capisco che mi sta sbattendo direttamente sulla porta. Aderisce a me e sento la sua eccitazione premere sulla mia pancia. Con la mano destra prende ad accarezzarmi la coscia fino ad arrivare al bordo degli slip. Io ho brividi che partono da ovunque, sto iniziando a non capire niente. So solo che lo avvinghio con le gambe, circondandogli la vita.

“Wes…” mugugno nella sua bocca, ma lui non sembra interessato, continua a baciarmi con forza. Abbasso le mani alla ricerca del bordo dei pantaloni, per potergli tirare via la maglia. Oh, adoro il suo petto nudo sotto di me.

“Come faccio ad andare piano se tu ti presenti nel mio ufficio con addosso solo una mia camicia e dell’intimo rosso? Io non riesco a trattenermi.” Mi sussurra all’orecchio mentre io ansimo al suo assalto.

“Sono stufa di andare piano.” Faccio io con un barlume di cervello ancora in opera.

“Buono a sapersi!”

Mi porta verso la scrivania con decisione, mi fa sedere sul bordo e con un gesto fluido spazza via tutte le carte e le penne presenti sulla sua superficie facendo una confusione incredibile. Mi fa stendere allargandomi le gambe con un gesto secco, quasi brutale che mi fa eccitare da matti. Oh no, niente preliminari ora, non in questo primo assalto, abbiamo troppo bisogno l’uno dell’altra. Mi toglie gli slip in velocità supersonica lanciandoli chissà dove. Io allargo le cosce in un chiaro invito che lui accetta senza dire nulla al riguardo. Entra in me di forza ed urlo senza freni.

“Proprio così!” mi dice lui soddisfatto della mia arrendevolezza a lui. Non che avessi un voglia di combattere contro di lui per avere il predominio di questa sessione amorosa…non sono mica maleducata, questo è il suo ufficio, lui ha diritto di comandare, vi pare?

Ci baciamo senza smettere un solo istante di muoverci uno con l’altra per poter giungere a quel piacere intenso che solo insieme riusciamo a raggiungere. E che raggiungiamo. Non l’ho mai sentito urlare, a casa mia si tratteneva, forse per pudore, chi lo sa, ma questa volta viene con me e con me divide le urla di piacere…diavolo, è così intenso. Cavoli, questa scrivania sarà dura, ma aiuta un sacco la penetrazione, ammettiamolo. Provate anche voi…ovviamente non con Wesley. Lui è solo mio e guai a chi lo tocca.

“È stato veloce.” Mi sussurra ansimante.

“Troppa voglia repressa per farlo durare a lungo.” E mi metto a ridere mentre mi siedo e lo abbraccio.

“Tu mi devi spiegare come fai a farmi questo… dimmelo!” uhm…la mia domanda sarebbe…fargli cosa? Lo guardo senza capire. “Come fai a farmi impazzire così? Quando siamo vicini io non capisco più nulla, ho solo voglia…di te.” Ecco, sto volando proprio in questo istante.

“Forse perché mi ami.” E adesso vediamo che effetto gli fa la bomba sganciata. Pensavo si mettesse a fare strane facce scioccate, invece sembra ci stia pensando sul serio. Mi guarda negli occhi sorridendo e passando un dito sulla mia guancia accaldata.

“Mi sa che c’hai ragione.” Rimango a bocca aperta, credevo mi dicesse che non era vero, che non vanno così veloci le cose. “Che c’è? Neanche ti avessi detto che domani ti sposo.”

“Oh no, solo che forse mi ami… figurati niente di che.” Mi bacia leggermente e mi sorride addosso…

“E tu? Che mi dici?” ehy, questo non si fa, non può rigirare la frittata a me! “Tu mi ami?” arrossisco penosamente e cerco di evitare il suo sguardo posandolo ovunque nel suo ufficio, ma lui non si fa fregare: mi prende il mento fra le dita in modo da spostare i miei occhi su di lui. “Allora?” e adesso? Verità per verità? Ho una paura del diavolo sapete.

“Si, penso di amarti anche io.” Direi che me la sono cavata vero?

“È un bel inizio.” Il mio amore ha pienamente ragione. Lo bacio di nuovo, in fondo ci mancava da un sacco di tempo.

 

Toc toc

 

Oh cazzo, qualcuno sta per entrare.

“Wes ci sei? Vorremmo iniziare a festeggiare…” voce di uomo.

“Cominciate senza di me, ho un lavoro da finire qui.” Si mette in tutta fretta la camicia e io mi nascondo sotto la sua scrivania.

“Ma si può sapere cosa stai facendo?” sento la porta aprirsi e qualcuno entrare. Oh cielo i miei slip… sono lì, chiunque li può vedere, però posso ancora prenderli…sì, sono a portata di mano. Con lentezza esasperante allungo il braccio verso quel pezzettino di stoffa…ormai ci sono quasi e…

“Chi c’è sotto la tua scrivania, Wesley?” acc…beccata. Vedo Wes che ride, per fortuna che non l’ha presa male. Leggermente mi alzo, giusto quello che basta per far spuntare la testa, sapete, per il resto sono nuda.

“Ciao…” il ragazzo davanti a me è vestito completamente di nero, ha i capelli tagliati a spazzola e sparati in alto con il gel. Credo che dentro di se stia ridendo come un pazzo, ma al di fuori mostra solo un sorriso storto che gli dà l’aria piuttosto sexy.

“Fammi indovinare…Monica?”

“E tu devi essere Liam. È un piacere fare la tua conoscenza.” Gli tendo la mano da dietro il tavolo, lui non fa una piega e me la prende. 

“Magari la prossima volta i convenevoli li potremmo fare da vestiti, che ne dici?” mi domanda senza pietà. Che stronzo… e si diverte pure.

“Tu lo sei… possiamo sempre rimediare spogliando anche te.” Prendi e torna a casa.

“Non pensarci neppure. Liam, tu resti ben che vestito, mentre Monica no. Possibilmente tu adesso te ne vai alla festa e ti diverti, lasciando noi a divertirci in un’altra maniera.” Wow, questo scoppio di possessività mi piace!

“È un vero peccato che tu non sia qui, ma abbia preferito andare a casa perché non ti sentivi bene, Wesley. La festa non sarà la stessa senza di te, ma sai…la salute è la cosa più importante.” Sorride il bastardo lasciandoci soli.

“Dove eravamo rimasti?” mi chiede Wes girandosi verso di me.

 

Epilogo

 

“Così mi stringe in vita!”

“Vuoi stare buona… è fatto così, te lo sei scelta tu, ricordi?”

“Avrei dovuto prendere l’altro!”

“Tesoro, ti faceva sembrare una meringa. Questo è molto più elegante.”

“Sei splendida, sul serio.”

“Ma vi rendete conto…mi sposo!”

“È tutto così romantico!!”

“Non è romantico, è terrorizzante… mi sposo…con un uomo!”

“Certo che ti sposi con un uomo, con chi credevi di farlo, con un alieno.”

“Oh mio Dio, forse lui è veramente un alieno, per questo vuole sposarmi. Mio marito sarà un alieno.”

“Smettila, lo sai benissimo che è un uomo a tutti gli affetti…gli hai mai visto delle corna rossa da qualche parte? Forza, non dire scemate.”

“Smettetela di ridere, per piacere!”

“E perché, tutto questo è…frikissimo!”

“No, Monica, non è frikissimo e non rubarmi le battute! Cazzo, sto per sposarmi con William!! Non ce la posso fare.”

E così siamo arrivati alla fine. Non della mia storia di sicuro, ma la fine del mondo a noi conosciuto: i due ricci hanno deciso di convolare a giuste nozze.

Ancora faccio fatica a crederci. Non facevo Stefy tipa da matrimonio, eppure è venuta da noi con le lacrime agli occhi quando William le ha regalato l’anello di fidanzamento. Non so se amarlo od odiarlo per quello che ha fatto, visto che ora io, Corinne e Chiara siamo vestite da damigella con dei vestiti che non metterei neppure al mio peggior nemico…verdi elettrico, rendo l’idea? Ho sempre detestato questa barbarica usanza delle damigelle, ma ho inghiottito tutto senza protestare, in fondo non è il mio matrimonio, ma quello di Stefania e se a lei piace così, di sicuro non mi metterò a discutere. Spero solo di non comparire in nessuna foto ufficiale, potrò sempre far finta di non essere stata presente.

È ora di andare, lo sposo ci attende all’altare.

La prima damigella ad entrare è Corinne: ultimamente sta uscendo sempre più spesso con Jack, l’uomo del jazz e chissà che non mi ritrovi con due vicini invece che una sola. Devo dire che stanno molto bene assieme e lui, jazz a parte, è un tipo simpatico. Oggi le ha fatto da accompagnatore e le sorride di continuo.

Poi, con un piccolo bouquet di roselline, fa la sua apparizione Chiara. Ha tirato su i capelli in una crocchia da cui scendono delle ciocche ribelli. È truccata molto bene e non lascia un secondo lo sguardo di Jake che la segue per tutta la navata. Che amori che sono questi due piccioncini.

Poi arrivo io: mi sento una condannata al patibolo, un po’ a causa del vestito e un po’ perché odio essere al centro dell’attenzione. Vedo William che impaziente attende all’altare l’arrivo di Stefy. Indossa un elegantissimo completo grigio di Armani che gli sta a pennello, anche perché con quello che costa ci mancherebbe pure che gli stesse male. I capelli biondo platino sono stati tirati indietro con maestria e quintali di gel e i suoi occhi sembrano pozze di oceano in tempesta…direi che il ragazzo è nervoso.

Mi posiziono nella zona delle damigelle, vicino a Chiara e Corinne e mi assaporo l’entrata di Stefy. La marcia nuziale si spande nella chiesa e lei appare al braccio di suo padre, bella come il sole. Mi si stringe il cuore guardandola, è stupenda e rifulgente. L’abito è di un bel color panna, non bianco accecante, la gonna le arriva fino alle caviglie, in modo da mostrare un bel paio di scarpe eleganti con il tacco alto. Il corpetto è completamente ricamato con del pizzo e le lascia aperto il decoltè su cui spicca un bellissimo diadema di opale. Nei capelli sono intrecciate delle rose bianche, le stesse che ha nel bouquet. Ha gli occhi lucidi e un sorriso a quarantacinque denti.

Suo padre le dà un ultimo bacio a la lascia a William, in modo che la cerimonia inizi. Prendo a guardarmi un po’ in giro: la parte della messa mi annoia leggermente, anche perché io non avrò parte attiva in tutto questo, non essendo credente, non posso farle da testimone…pazienza. Gli invitati sono tutti intenti ad ascoltare le parole del prete, c’è chi piange e c’è chi si annoia…sì, sì, proprio tu, ti ho visto sai…ma non mi scappi…

Poi vedo Wesley. È bellissimo…certo, bisogna capire quando per me non lo sia, ma lasciamo stare. Si è messo un completo blu scuro, una camicia azzurra ed una bella cravatta, non ha gli occhiali, cosa che rende i suoi splendidi occhi azzurri ancora più grandi e ascolta con interesse le promesse dei miei amici, fino a quando non si volta a guardarmi. Mi sorride e io gli rispondo…spero solo non stia pensando a fare qualcosa del genere…è più probabile che rida per quello che indosso. Finalmente usciamo dalla chiesa e gettiamo il riso ai novelli sposi. Stefy sta piangendo senza ritegno e anche a me scappa qualche lacrima. Diavolo, io piango sempre ai matrimoni!

“Vieni Monica, c’è il lancio del bouquet.” Mi fa Chiara tutta emozionata. “Darò battaglia per averlo.” Si lancia nella mischia, mentre io me ne tengo decisamente lontana.

“E tu non vai a prenderti la tua possibilità di sposarti?” Wesley mi abbraccia da dietro appoggiando il mento sulla mia spalla.

“Stai scherzando, vero? Guardale là, una ressa demoniaca di donne disposte a tutto per un mazzo di fiori…no grazie, preferisco non sposarmi durante l’anno.” Lui mi bacia il collo teneramente, mentre guardiamo Stefy che lancia il mazzolino di rose…adesso sono pure curiosa di vedere chi lo prende.

“Sono veramente assatanate!” esclama Wes ed io annuisco. Alla fine l’ha spuntata Chiara…Wow, che forza! È tutto il tempo che saltella felice mostrando a Jake il suo trofeo, peccato che lui sembra piuttosto spaventato da quello che vede.

Ci dirigiamo verso il parco dove verrà fatta la festa e io sono in macchina con Wesley, ovviamente.

“Sai, voglio bene a Chiara e Corinne, ma devo dire che eri la più bella di tutte le damigelle.”

“Grazie! E di sicuro tu eri l’invitato più sexy in tutta la chiesa.” Mi prende la mano e me la bacia dolcemente.

“Dove vanno per il viaggio di nozze?” mi domanda curioso.

“Credo che volessero far un giro nella vecchia e sana Europa, ma solo loro sanno la meta precisa.” Rimugino un po’ guardando fuori dal finestrino. “Anche io pensavo di partire.” Lui mi guarda leggermente preoccupato.

“Vuoi andare a trovare i tuoi.”

“Sì.”

“Ah, bene…Starai via tanto?”

“Dipende…quante ferie riesci a prenderti tu?” ecco qui…capisci amore…

“Vuoi che venga con te?” chiede scioccato.

“Credo che sia il momento per te di conoscere la mia famiglia. Certo, spero che questo non mini la nostra relazione, ma dato che mi sembra che tra noi le cose si stanno facendo serie…forse ti piacerebbe conoscerli.” Lui accosta immediatamente a lato della strada, infischiandosi dei commenti poco gentili rilasciati dagli altri automobilisti e mi bacia senza darmi un attimo di respiro. È una specie di codice, quando fa così, vuol dire sì!

“Ottimo…” gli dico riprendendomi.

“Non mi mangeranno perché ho contaminato la loro bambina, vero?”

“Certo che no, siamo italiani, non cannibali. Stai tranquillo.”

Quando arriviamo al parco vado dalle mie amiche che confabulano tra loro e riferisco le novità. Sono tutte molto soddisfatte della piega che sta prendendo la mia relazione.

Le danze vengono aperte dai due sposi, belli come non mai sotto il sole splendente di giugno, poi tutti gli altri ballerini, me compresa aggrappata a Wes, li seguono.

Ed è così, guardando Stefania e William iniziare la loro vita assieme, Chiara e Jake  discutere sul fatto che devono sposarsi anche loro, visto che lei ha preso il bouquet, Corinne che fa il caschè con il suo compagno, che capisco che la mia scelta di lasciare l’Italia è stata la cosa migliore che potessi fare.

Alzo lo sguardo verso Wes che mi sorride dolcemente e, mentre ci baciamo, non posso fare a meno di ringraziare la mia buona stella per avermi portato un ragazzo perfetto come lui. Lo amo e lui ama me, cosa vorrei potere avere di più?

 

FINE