THE
DREAM
Di PrincesOfTheUnivers
AUTRICE:
Princes_of_the_Univers
TITOLO: The Dream
DISCLAIMER: Il personaggio di Wesley è di proprietà di
Joss Whwndon, della Mutant Enemy e della Fox.
L’autrice non scrive a scopo di lucro, ma per divertimento personale.
RATING: per tutti
PARING: la mia coppia preferita
FEEDBACK: sempre gradito
sul forum o al mio indirizzo e-mail: monica_placebo@libero.it
NOTE: è una finclet AU
nata per caso.
THE DREAM
Inizia così: sono seduta ad un tavolo rotondo,
riccamente imbandito. Vicino a me ci sono delle persone che mi guardano
sorridendo come se mi conoscessero da sempre, solo che io non so chi siano in
realtà. Sono tutte elegantissime, anzi siamo tutti elegantissimi. Io indosso un
vestito nero, di seta, lungo, che mi fascia il corpo come una seconda pelle. La
scollatura ampia lascia intravedere le mie forme, sulle quali cadono alcune
ciocche di capelli ribelli. Al polso porto un sottile braccialetto d’argento:
ha due piccoli fiori che si incrociano tra loro con dei brillantini come
bottoncini. Me lo ha regalato Lui questa sera quando è venuto a prendermi a
casa.
Sono bellissima e tutto per Lui.
Eccolo.
È davanti a me, con il suo splendido smoking, alto,
elegante e splendente. Merito del suo sorriso. Lui è una di quelle persone che
quando sorride si illumina ed allo stesso tempo illumina tutto ciò che lo
circonda. E io lo amo per questo. È stata la prima cosa che mi ha fatto
impazzire di lui: il suo saluto e quel caldo, sincero sorriso. Ero persa ancora
prima di poter pronunciare la mia prima parola.
“Vuoi
ballare?”
mi chiede dolcemente porgendomi una mano. Io non rispondo, posso solo
prendergliela e seguirlo in pista. Non c’è più nessuno con noi, siamo soli in
centro alla sala. L’occhio di bue del locale ci segue in tutti i nostri
movimenti, anche se sono solo dei piccoli
spostamenti. Le sue mani mi stringono a lui, come a reclamare un possesso che
non è stato mai stato messo in dubbio.
Io sono completamente sua.
Mi guarda come se fossi la cosa più bella
dell’universo, come se fossi una principessa e io adoro poter annegare in
quelle due pozze di acqua limpida che ha al posto degli occhi. Mi fa sentire
protetta, mi fa sentire unica. È come se tutta la mia mediocrità sparisse nello
stesso istante in cui il suo sguardo si posa, affamato, su di me. E io vorrei
poter dimostrargli da subito quanto gli appartengo, ma le regole del pudore me
lo impediscono.
Appoggio la testa sul suo petto e sento il suo cuore
battere forte. Siamo una cosa sola, legati stretti a doppio filo. Ed è così
dolce. Così unico. Così perfetto.
Le sue mani mi accarezzano la schiena nuda
inondandomi di brividi d’eccitazione. Penso a quello che sono in grado di farmi
quelle mani forti e rimpiango di non essere rimasta a casa con lui. Però devo
ammettere che questa serata è perfetta.
Rimaniamo solo noi due al centro della sala, il
resto del mondo non esiste più. Gli unici spettatori sono il pianista e la
cantante, che sembrano non far caso a noi, ma continuano il loro duetto con
collaudata affinità.
“Sei bellissima.”
Due parole per farmi volare, per farmi sentire
unica. Non sono ‘bellissima questa sera’, non sono ‘bellissima ora’. No, sono bellissima punto e basta.
“Mai quanto te.”
Gli rispondo accarezzandogli la guancia rasata di
fresca. Lui mi prende la mano e me la bacia, poi si china su di me e le sue
labbra si uniscono alle mie.
I nostri baci sono sempre esplosivi. Con la sicurezza
dovuta alla pratica, entrambi apriamo un po’ la bocca, così che le nostre
lingue possano duellare tra loro, mentre le mani vagano sui nostri corpi,
avvicinandoci sempre di più. Le mie dita accarezzano i suoi capelli folti, il
suo corpo brucia sul mio.
Lo amo.
Ci stacchiamo ansimanti e ci guardiamo negli occhi.
“Ti ho amata dal primo momento in cui ti ho
vista…no, questo non… Penso anche da prima.”
Le sue parole mi entrano dentro e mi scaldano,
facendomi inumidire gli occhi.
Poi un rumore fastidioso penetra la cortina di
oscurità che c’è attorno a me: non riesco a capire che cosa c’entra il “beep beep” con il mio ballo.
Poi tutto ad un tratto vedo che lui sta scomparendo:
ha sempre quel sorriso che adoro sul viso e mi guarda promettendomi altre serate
del genere.
Apro gli occhi e guardo la sveglia. Maledizione, è stato tutto un sogno. Mugugno qualcosa di
poco chiaro all’indirizzo dell’orologio che si è messo a suonare proprio nel
momento migliore, quando lui stava insinuando la sua dolce mano sotto lo spacco
del mio vestito.
Dal basso capto segnali di vita: la mia famiglia è
già del tutto sveglia. Oggi è un giorno importante, si sposa mia cugina e
dobbiamo prepararci.
Chiudo gli occhi un’ultima volta per riassaporare
gli istanti passati con Lui, poi mi alzo.
*******
Capelli a posto, vestito pure. Ho le scarpe, il
trucco e la macchina con il fiocco bianco. Insomma, sono perfettamente calata
nel ruolo di una invitata ad una cerimonia.
E a sentirmi ripetere dai parenti che sarebbe ora che
mi trovi qualcuno, visto che mia cugina Julia è più giovane di me e già compie
questo importante passo. Ma mi dico, mica è colpa mia se non riesco a trovare
un ragazzo come Lui, l’uomo dei sogni, colui che mi fa danzare, colui che mi fa
rabbrividire, colui che mi ama indipendentemente dal fatto che io sia un
maschiaccio che ama tirare con l’arco, giocare a pallacanestro e vestire in blue jeans a vita. Qualcuno a cui piacere senza riserve.
Non riesco a trovarlo.
E continuo a sentirmi le ramanzine dai parenti.
Arrivo in chiesa e do uno sguardo veloce ai
presenti. Nessuno di vagamente interessante. Lo sposo è già nervoso all’altare
e io decido di andare a farmi un giro fuori sul sagrato. Mi annoio a stare tra
vecchie decrepite e bambini urlanti. Meglio cercare di defilarmi.
Con decisione mi apposto sotto un
albero leggermente nascosta. Ecco arrivare la mia nemesi: parenti. Sono
tutti felice, con il sorriso che parte da un orecchio ed arriva all’altro.
Sospiro pensando a quello che mi capiterà durante il ricevimento.
E sono così distratta che il mio tacco scivola su
una grata di metallo resa umida dalla rugiada: mi sto preparando mentalmente a
sporcare il vestito e a farmi male.
Solo che nulla di tutto ciò avviene: sento due mani
forti che mi afferrano con decisione.
“Presa.” La vece ferma ha un accento che non
riconosco. Mi volto imbarazzatissima per quello che è successo a causa della
mia sbadataggine, e rimango di sasso.
È Lui.
L’uomo dei miei sogni più arditi.
È alto. Mi sovrasta, ma la cosa non mi dà fastidio.
I suoi capelli sono neri, leggermente lasciati spettinati e io vorrei poter
passarci le dita nel mezzo per poter sentire la loro consistenza.
Il suo viso è regolare, con il mento dolcemente
squadrato. Le labbra sono dischiuse in un leggero sorriso, ma non di derisione,
bensì con simpatia.
“Scusa…” balbetto io ancora incapace di connettere.
Dovete capire che sono appena annegata e faccio fatica a respirare. Quest’uomo
ha gli occhi più azzurri che io abbia mai visto. Sembrano due pezzi di cielo rubati e appaiono enormi anche grazie all’effetto che
hanno le lenti degli occhiali.
E poi le sue mani: grandi, forti e delicate. Oh mio
Dio. Avvampo al ricordo del mio sogno e lui alza il sopracciglio incuriosito.
“Non ti preoccupare, non è successo nulla.” Io
sorrido come un’ebete. L’ho trovato. È il mio uomo, colui che io amo. “Succede
di inciampare.”
Vediamo che sta arrivando la macchina della sposa e
quindi ci avviamo dentro la chiesa per prendere posto. Nonostante io sia una parente
della sposa e lui un amico dello sposo, ci sediamo vicini. E io ho anche uno
sgabello prenotato vicino a mia madre, ma sinceramente, chi se ne frega.
Entra Julia nel suo abito bianco e il mio cuore si
gonfia di felicità per lei. In fondo le voglio pure bene e non l’ho mai vista
così sorridente come ora.
Durante la cerimonia, come è ovvio, non diciamo una
parola, ma spesso mi giro per osservarlo. È piuttosto intento ad ascoltare
quello che dice il prete e mantiene sempre dipinto quel leggero sorriso dolce
che aveva anche prima, quando mi ha ‘salvato’. Gli occhi azzurri brillano anche
grazie alle luci delle candele degli altarini, il suo profilo si staglia deciso
e io ho una voglia enorme di saltargli addosso.
Senza sapere come mi ritrovo a lanciare il riso ai
novelli sposi. Cavoli, non trovo più il mio Lui, è praticamente scomparso tra
la folla.
“Dove eri finita?” mia madre si staglia improvvisa
davanti a me.
“Indietro. Andiamo
a mangiare?” lei annuisce e io la seguo. Niente, neanche ora lo vedo.
******
Noia totale.
Ecco come sta andando la festa. Sono seduta al mio
tavolo e vicino a me è stata posizionata mia zia e dall’altra parte mia mamma. Non fraintendetemi, io voglio loro un mondo di
bene, ma tutte le persone che hanno più o meno la mia età sono decine di tavoli
più lontani e questo è deprimente. Visto, soprattutto, che ci sarà sicuramente
anche il mio Lui. Vorrei alzarmi, ma non si può. Dobbiamo finire di ascoltare i
discorsi di testimoni e amici, sentir parlare lo sposo e poi la sposa. Vederli
che piangono e si giurano amore eterno. Insomma, lo hanno già fatto in chiesa,
perché continuare? Invece sono qui a sbuffare annoiata. Ho mangiato fino a
scoppiare e vorrei andare a farmi una passeggiata nell’enorme parco del
ristorante, così da digerire e magari ballare un po’. Ma anche per questo
dobbiamo aspettare, perché sono gli sposi i primi ad iniziare le danze.
Finalmente ci danno il rompete
le righe e io me ne esco alla ricerca di un po’ di aria fresca. Cammino
lentamente, ma inesorabilmente, sull’erbetta verde tagliata di fresco e
raggiungo un piccolo ruscello. Adesso sto molto meglio, non mi piace troppo la
folla, specie quella che non conosco. Mi appoggio ad un albero e mi godo quel
piccolo pezzo di pace.
“Ti trovo sempre a scappare
dietro un albero. Esiste un motivo particolare, oppure è una semplice
coincidenza?” apro gli occhi di scatto e mi ritrovo Lui. Si è tolto la
cravatta e ha la giacca sbottonata. Mi sembra ancora più bello.
“Adoro scappare, specie dai parenti.” Rispondo
sorridendo.
“Ti capisco benissimo. Allora, sazia?”
E inizia così. Parliamo del matrimonio appena
celebrato, di quanto lo sposo fosse nervoso. Parliamo di lui e di Londra, città
di sua provenienza. Parlo di me e di come vivo, della mia famiglia, dei miei
interessi. Parliamo senza quasi volerci fermare, guardandoci sempre negli occhi
e mi sento a casa più con lui che nella mia camera. Mi sento finalmente libera.
In lontananza sentiamo che la band ha iniziato a
suonare. Lui si alza dal sasso su cui si era seduto e mi porge la mano.
“Vuoi
ballare?”
È proprio come nel mio sogno e come nel mio sogno io
non rispondo, ma semplicemente accetto l’invito. Non andiamo in pista, ma
restiamo lì a ballare lentamente, sorridendoci felici.
Ci siamo trovati.
Balliamo senza tregua, ogni canzone va bene, dalle
più veloci alle più lente, non importa, basta solo stare allacciati. Ho caldo e
sono eccitata.
Senza esitare troppo mi alzo sulle punte dei piedi e
poso le mie labbra sulle sue. Casto, dolce, perfetto.
Ah, dimenticavo…Esplosivo. Addirittura meglio del
mio sogno.
Ci stacchiamo e ci guardiamo. Sì, è piaciuto anche a
lui.
Vedo che mia madre si sta sbracciando: qualcosa che
ha a che fare con foto di rito. Mi tocca dover lasciarlo e lo guardo triste.
“Spero di trovarti qui quando torno.” Gli chiedo
speranzosa.
“Certo. Ah, quasi dimenticavo: io mi chiamo Wesley.”
Wesley…assaporo il suo nome sussurrandolo e scivola
via dolcemente. Wesley sei mio e ancora non lo sai. Ballerò ancora con lui e ci
parlerò e lo bacerò. Wesley, il mio Wesley.
Gli sorrido felice mentre mi giro per potermi
drogare di lui, per non perdere un solo movimento. È così bello.
“Io sono Monica.”
E sono tua.
FINE