THE OTHER HALF HOME

Di PrincesOfTheUnivers

 

Disclaimer: tutti i personaggi, tranne uno, sono di Joss Whendon, della Fox, della Mutant Enemy e di chi per loro.

Pairing: Buffy/Spike, Faith/Wesley

Rating: NC-17

Autrici: Princes_of_the_Univers e Spike4e

 

 

Intro

 

Ogni persona ha il suo angelo. Alcuni dubitano della loro esistenza. Altri ripongono tutta la loro fiducia in loro. Altri invece li incontrano. Io appartengo quest’ultima categoria.

Il mio angelo io l’ho incontrato e ferito. Si chiamava Faith, ed era l’amica più importante che avessi mai avuto. È merito suo se sono ancora viva.

Quando mia madre morì io avevo solo 11 anni, ricordo che mi chiusi in casa per giorni. Non volevo più andare a scuola, né vedere le amiche e tanto meno parlare con quella massa di parenti che voleva farmi le condoglianze solo in apparenza. In realtà volevano solo i dettagli più macabri. Pettegoli. Insensibili. Crudeli. E questi sono solo gli aggettivi meno volgari che mi vengono in mente.

Disgraziatamente, siccome non avevo un padre, andai a vivere con una delle mie zie: Jenny. Era una donna molto dolce, buona e ammodo, ma non poteva sicuramente sostituire mia madre o soffocare il mio grande dolore. Riuscì però a farmi tornare a scuola. Fu la mia salvezza.

Nonostante stessi sempre da sola, in disparte, isolata dal resto della classe, un giorno un angelo moro venne a farmi visita. Il suo nome era Faith. Era così piena di vitalità e gioia di vivere che subito attrasse la mia attenzione di bambina. Lei era un po’ quello che io volevo essere e non trovavo la forza di essere. Stranamente facemmo subito amicizia. Anche se io non me ne accorsi pian piano, con il tempo, aggrappandomi a lei, riuscii a uscire dall’ombra di malinconia che gravava sul mio cuore e a volare leggera, come faceva lei.

Così siamo cresciute insieme, senza mai separarci. Fino all’università, che abbiamo scelto insieme. Non potevamo separarci: eravamo troppo legate. Eppure, è stato lì che ho dato la coltellata all’angelo che mi salvò la vita. Lì dove ho smarrito e allo stesso tempo ritrovato me stessa.

 

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Mi chiamo Faith. Sono laureata da poco in biologia ad indirizzo patologico. Fino a pochi anni fa mai avrei pensato di poter riuscire ad arrivare a questo livello di preparazione. Io odiavo la scuola, la volevo abbandonare all’età di 11 anni, se non avessi conosciuto, all’epoca, il mio angelo biondo. Si chiamava Buffy e mi ha dato la forza di rimanere a Sunnydale. I miei genitori erano sempre completamente sbronzi, il loro divertimento maggiore era picchiarmi e nessuno faceva niente per fermarli. Volevo scappare via e sarebbe successo, se non avessi conosciuto lei. Era triste, la mia Buffy, sua madre era morta da poco e lei sembrava volesse seguirla. Mi ha fatto sentire improvvisamente necessaria: sentivo dentro di me di dover fare qualcosa per farle tornare il sorriso e, modestamente, credo di esserci riuscita anche piuttosto bene, ora il suo sorriso acceca. Siamo diventate amiche per la pelle e per lei avrei fatto di tutto.

Eravamo in classe assieme al liceo: lei era la più tranquilla e gentile tra le due, io quella che menava e si ergeva a salvatrice degli oppressi. Insomma, una gran coppia, una coppia così affiatata che è rimasta intatta anche al college. Dormivamo nella stessa stanza, ci divideva solo la scelta della facoltà: lei giurisprudenza, io biologia.

Fu proprio qui che iniziarono i guai, fu proprio qui che la nostra amicizia si crepò, a causa, ovviamente, di un uomo… e che uomo!

Eppure, se non fosse stato per questo, ora non avrei Lui al mio fianco e sarei ancora persa.

 

Capitolo 1

 

“Cazzo, Faith! Siamo in ritardo.” Urlò Buffy. In ritardo? Siamo? Mi sa che ha il cervello ancora annebbiato, io ho lezione appena dopo pranzo, è lei quella che deve correre.

“Uhmmmm… lasciami in pace, ieri ho fatto tardi.” Bofonchio io.

“E lezione?”

“B. sei del quinto anno, hai il college nelle tue mani e ancora ti preoccupi di arrivare in ritardo di cinque minuti? E non per criticare, ma io fino alle due non devo andare in laboratorio.”

“La solita fortunata.” Sbuffa lei. È ancora vestita con il suo pigiama di cotone con le paperelle. Se non avessi così tanto sonno mi metterei a ridere.

Dopo dieci minuti è pronta: si mette in velocità un paio di scarpe di ginnastica in tinta con i jeans ed esce urlandomi qualcosa sulla cena… non l’ho sentita, ho la testa sotto il cuscino per evitare la luce che inevitabilmente entra dalla finestra. Eh sì che ho già protestato in direzione che gli scuri sono da aggiustare, ma loro hanno fatto orecchie da mercante. Mi sa che dovrò dare un colpo di telefono alla mia amica quando sarò in grado di ragionare.

Ieri sera sono ritornata tardissimo in dormitorio: sono riuscita ad entrare qui grazie ad una borsa di studio per meriti sportivi, Dio benedica il kick-boxing. Soltanto che non avevo idea di quanto potesse interessarmi la scienza. Ora la borsa è stata tramutata per meriti scolastici… sono quasi diventata una secchiona e tutto per merito di quella suonata della mia coinquilina. Lei passava ore china sui suoi libri e per non sentirmi esclusa lo facevo pure io. Morale: sono diventata bravissima. Peccato solo che per poter rimpinguare le mie tasche, ogni tanto devo fare qualche lavoretto. Il proprietario del Bronze, l’unico locale vagamente decente della città, ogni tanto mi chiama, quando ha delle serate che si preannunciano particolarmente calde ed è quello che è successo ieri.

Nulla, non riesco a stare a letto, mi tocca alzarmi per forza. A differenza di Buffy che usa i pigiami più strani possibili, io dormo solo con gli slip e i calzini se fa freddo. Cerco una canottiera pulita nel mucchio di vestiti che ho buttato sulla sedia della mia scrivania e poi un paio di pantaloni. Mi guardo allo specchio per vedere se il mio istinto è riuscito a coordinare i vestiti… impresa impossibile! I pantaloni di pelle rossa si intonano molto male alla canottiera gialla canarino, gentile omaggio del campus. No, decisamente non si abbinano un gran che. Lo stomaco brontola senza pietà, ma non posso andare in mensa ridotta in questo stato: oltre i vestiti che fanno a pugni tra di loro, ho due occhiaie terribili e i capelli che cadono sulla schiena a corde. Urge una doccia!!

Il nostro bagno è piccolo, ma riusciamo a starci bene lo stesso. L’acqua calda scivola fra le pieghe del mio corpo e io mi sento rinascere. I pantaloni di pelle, però, me li voglio tenere, mi fanno un gran bel culo. Modestamente sono molto apprezzata per questo e non voglio deludere i miei fans. Aggiungo una felpa nera con il cappuccio e il mio fedele giubbotto di pelle nera, splendido regalo di compleanno di Buffy e degli altri amici.

Nell’atrio del dormitorio ci sono un sacco di ragazze: in questa palazzina i ragazzi non sono ammessi nelle camere… che spreco. La regola non viene, ovviamente, osservata: i rendez-vous notturni servono ad alcune di noi per divertirsi un po’ tra una lezione e l’altra, ma di mattina non si vede l’ombra di un bel maschio possente neanche a morire.

“Ciao Faith!” la voce ferma e decisa che sento appartiene a Cordelia: è una splendida bellezza mora, alta, con il corpo da modella. Infatti ogni tanto partecipa a qualche sfilata. Indossa un bel vestito color bordeaux che la slancia ancora di più.

“Ciao Queen C. come butta?”

“Benissimo: sono appena passata dal mio professore di economia politica. Ha detto che posso cominciare con lui la tesi appena  faccio un altro esame da aggiungere al libretto. Quindi dovrò aspettare ancora fino a gennaio, ma pazienza.”

“Ti toccherà laurearti un semestre in ritardo.” Osservo io: è la mia paura, dovrei trovare ulteriori soldi ed è sempre un’impresa.

“Sì, ma non è un problema per me. I miei hanno detto di fare tutto con calma, in modo che le cose vadano al meglio… diciamo la verità, vogliono che stia lontano da casa il più possibile.” E ridacchia. “Tu hai già deciso che cosa vuoi fare per tesi?” annuisco violentemente.

“Certo. Voglio fare la tesi sulle patologie nello sviluppo embrionale.”

“Ah…” mi guarda come se avessi detto una parolaccia e io sorrido.

“Tranquilla, non è niente di brutto… o meglio un po’ lo è, ma lasciamo perdere. Questa sera ho un appuntamento con l’assistente del prof. Travers, così potrò vedere se sarà possibile fare l’internato nel loro laboratorio.”

“Sembra bello… ma perché con l’assistente e non con il professore stesso?” chiede a ragione Cordelia.

“Travers delega tutto agli assistenti: lezioni, colloqui, tesi. Lui mette solo le firme sui libretti.”

“Voglia di lavorare saltami addosso.” Chiacchierando siamo arrivate davanti alla mensa: moltissimi ragazzi ci hanno fissato a bocca spalancata. Non facile vedere due ragazze belle come noi. Cordy lo sa e fa sempre di tutto per sfoggiare il suo fascino, anche ora che è fidanzatissima con Liam. Bellissima coppia sul serio.

“Senti, io andrei a mangiare qualcosa, il mio stomaco brontola. Ti unisci a me?” chiedo alla mora, ma lei declina il mio invito.

“Mi aspettano in facoltà per studiare. La prossima volta, magari.”

Salutata Cordelia, mi avvio a mangiare. Sono le undici e mezza e il pranzo è già esposto per i primi studenti in arrivo. Avrei voglia di un caffè, ma mi toccherà prenderlo al bar, non qui. L’odore di fritto è un po’ nauseante: ma non c’è niente per una povera ragazza affamata appena sveglia?!? Uffa! Prendo una pagnotta di pane e un bicchiere di the freddo, facciamo finta che sia una buona colazione: devo imparare a svegliarmi prima o a fare docce meno lunghe.

 

Capitolo 2

 

Mentre Morfeo mi stringe ancora nelle sue braccia, un raggio di sole colpisce i miei occhi, obbligandomi ad aprirli.

“Dannazione...” mormoro con la voce ancora impastata dal sonno.  Allungo la mano verso la sveglia domandandomi che ore sono.  “CAZZO!!” urlo completamente sveglia. Balzo giù dal letto mentre il mio cervello viaggia già a una velocità impressionante. Complimenti Buffy, sei riuscita a svegliarti venti minuti prima della lezione, è il tuo record personale, mi dico.

“Cazzo Faith! Siamo in ritardo!” urlo alla mia compagna di stanza mentre preparo il caffè, l’unica cosa che riuscirò a ingurgitare stamattina.

“Uhmmmm… lasciami in pace, ieri ho fatto tardi.” Articola lei nel sonno.

“E lezione?”

“B. sei del quinto anno, hai il college nelle tue mani e ancora ti preoccupi di arrivare in ritardo di cinque minuti? E non per criticare, ma io fino alle due non devo andare in laboratorio.”

“La solita fortunata.” Sbuffo.  Scommetto che trova tutto molto divertente, nonostante io abbia un diavolo per capello ogni mattina. Arraffo il mio caffè e lo butto giù tutto d’un sorso. Bollente come al solito, ma ormai la mia gola è diventata d’amianto a furia di caffè ustionanti.

Dieci minuti e sono pronta, i vestiti volano e in men che non si dica sono già vestita di jeans e scarpe da ginnastica in tinta.

“Faith, ricordati che stasera non ci sono, vado a cena con delle amiche della facoltà... Buona dormita!” Di solito sono io che preparo le cene. Sono portata per la cucina, beh, forse portata non è la parola giusta, ma tra le due sono la più brava. Così ho preso io l’onere dei pasti.

Esco correndo. Dannazione, ho solo cinque minuti per attraversare il campus. Come tutte le mattine del resto... Non mi stupisco di essere diventata una scheggia... 

Apro la porta dell’aula proprio mentre la campanella sta suonando.

“Miss Summers....” mi accoglie il professor Finn, il mio insegnante di diritto. “Mi fa piacere che abbia deciso di unirsi a noi... è un grande onore che ci concede poco spesso...”

e io divento paonazza.

“M-mi scusi..... N-non volevo...” dico con lo sguardo basso. Sta esagerando di proposito, lo so. Da quando ho rifiutato di cenare con lui l’anno scorso il mio corso di diritto è diventato un vero inferno. Sono sempre la più preparata e mi becco sempre i voti più bassi. Eppure cosa posso fare? Mi tocca stare zitta e sopportare. Mi farò valere appena ne avrò l’occasione.

“Lei non vuole mai Summers, eppure non c’è mai una volta in cui è in orario... Ha intenzione di andarsi a sedere o vuole ancora farci perdere tempo?”

In silenzio salgo e prendo posto in alto, vicino a William, che ha osservato tutta la scena lanciandomi di tanto in tanto occhiate solidali. Abbiamo un rapporto un po’ strano, io e lui. Ci siamo conosciuti il primo anno, a letteratura, e da lì....beh, è stato odio a prima vista. Litigavamo appena ne avevamo l’occasione, sempre in modo molto pungente. L’ho addirittura soprannominato Spike per il suo carattere pungente, e anche per i capelli, ossigenati e a punta. Non andavamo per niente d’accordo. Fino all’anno scorso. Non so quale tipo di magia ci abbia stregati, ma da quando ha saputo della storia di Finn siamo diventati molto amici. Certo, il nostro vecchio vizio di lanciarci frecciatine è rimasto, ma siamo più amichevoli. Adesso è il mio migliore amico, anche se a volte non lo capisco. È capace di passare da un umore all’altro così, senza motivo. Ma sa anche essere molto dolce.

William mi da una gomitata richiamandomi al pianeta terra.

“Summers che cosa ho appena detto?” mi chiede Finn con quel suo fare odioso. Non attende neanche la mia risposta e attacca subito “Se non le interessa il mio corso è libera di prendere quella porta quando vuole...”

“Certo, Finn, e me ne fai venir voglia ogni giorno di più...” mormoro io.  “Mi spiace...” dico invece a lui, trattenendo uno sbuffo che potrebbe firmare la mia condanna a morte. Lui si accontenta e riprende la sua spiegazione.

“Stamattina è proprio inviperito eh?” sussurra William.

“Non parlarmene, per carità... Non vedo l’ora di laurearmi... Così me lo tolgo dai piedi. Ma perché non ho fatto medicina?” dico sbuffando.

“Perché non riesci a tenere a freno la tua linguaccia....” dice lui canzonandomi. Scuoto la testa divertita, è sempre il solito. Grazie al cielo, l’ora di diritto vola e io posso andarmene da quell’aula maledetta.

A pranzo non trovo Faith come speravo, chissà dove sarà andata a cacciarsi. Scommetto che stamattina non ha capito una parola di quello che le ho detto. Pazienza, vorrà dire che per una volta si arrangerà. Prendo il mio vassoio con il mio pranzo e mi metto sotto l’albero a mangiare per cercare un po’ di frescura.

“Buongiorno passerotto...” dice una voce alle mie spalle. Non ho bisogno di girarmi, so già che è lui.

“Che ci fai qui Spike? Harmony ha per caso lasciato l’università?” Harmony è la sua ragazza. Una specie di oca giuliva che gli gira intorno in continuazione. Ha però una bella carrozzeria. L’unica cosa che la rende appetibile. La odio, e Spike lo sa.

“Ti è andata male tesoro, è ancora qui. E mi sta cercando per di più.” Si siede di fianco a me.

“E tu stai scappando?” chiedo confusa.

“Si..” prende un lungo respiro. “Sono giorni che mi tormenta. Vuole che io mi iscriva con lei a un corso di aerobica. Come se non avessi già poco tempo.” Scoppio a ridergli in faccia, è troppo comico. “Non c’è niente da ridere!” dice fingendosi offeso. “È semplicemente inquietante! Io che faccio aerobica... Cose da pazzi...!”

“Che affronto per la tua virilità!” e stavolta scoppiamo a ridere insieme.

“Tieni..” mi porge un fiore. Bianchissimo. Sembrerebbe un’orchidea, ma non sono mai stata un’esperta di fiori. Lo prendo sentendo già le guance infiammarsi. “Grazie...” mormoro imbarazzata.  Lui me lo appunta nei capelli e iniziamo a mangiare parlando del più e del meno.

Prego solo che Harmony non ci trovi. Conoscendola, farebbe una scenata. E non sarebbe nemmeno la prima volta. La settimana scorsa, al Bronze, la sua stupida  gelosia mi è costata un vestito nuovo, che avrei tanto voluto rimettere e che, per colpa sua, si è irrimediabilmente rovinato. Da gentiluomo William mi ha pagato il vestito e ha portato via la belva feroce prima che facesse altro danno, ma io rimango sempre in guardia da quel momento. Faith pensa che io abbia invaso il suo campo, ma lei sa che per me è solo un amico, visto tutte le volte che gliel’ho ripetuto, eppure sostiene che dovrei tenermi a debita distanza da lui. Pensandoci bene dovrei presentare Faith e Spike. Non si sono mai visti in vita loro, ma sono sicura che andrebbero d’accordissimo. E finalmente non dovrei più sopportare le scenate di quell’oca giuliva. Un sorrisino maligno si dipinge sul mio viso e il mio cervello inizia a macchinare un piano diabolico.

 

Capitolo 3

 

Eccomi qui, sono finalmente seduta e con la pancia piena nella mia classe: non siamo in molti a seguire questo corso, verso la fine degli studi restiamo veramente in pochi. Quindi la classe è molto intima, alla fine. Qualcuno di loro mi saluta, altri mi conoscono così poco che si limitano ad un cenno veloce, ma io non me la prendo. Questo corso per me è fondamentale, in quanto è con Travers che dovrei fare la tesi: ovvio, come ho già detto a Cordy, sarà il suo assistente a farmi da insegnante, il vecchio Quentin ci lascerà soltanto la firma. Infatti, eccolo che entra, con il suo tipico completo in tweed, gli occhiali ovali con la montatura metallica nera sul naso e quella capigliatura così anacronistica da risultare perfetta per uno come lui.

“Buongiorno.” Ci dice con la sua lieve cadenza inglese elegante. Le sue lezioni sono molto interessanti: biologia dello sviluppo è qualcosa che mi è piaciuto fin dalla prima ora. In più, alla fine, discutiamo di altri argomenti tecnici-scientifici. Non sono sul programma, ma credo che a lui piaccia farceli fare per vedere come ci comportiamo in un dibattito o anche per capire le idee di noi studenti. Mi piace come professore, è bravo.

“Lei che ne pensa, signorina Lehane?” mi chiede. Si sta discutendo di evoluzione e delle implicazioni dell’inquinamento.

“Il fatto che il nostro pianeta sia durato così a lungo non vuol dire che sia immortale.” Dico io.

“In effetti, prima o poi esploderà o verrà inglobato dal sole, ma voi credete che noi distruggeremo la terra?” ci chiede sorridendo malizioso.

“Se ci fosse un incidente nucleare…” inizia un ragazzo dietro di me “Allora la Terra sarebbe morta.”

“Lei pensa?” Il prof comincia a camminare lentamente per l’aula parlando “Supponiamo che ce ne sia stato uno di dimensione globale: tutte le piante, gli animali, gli uomini scomparsi e la terra surriscaldata. La vita sopravvivrebbe da qualche parte: nei ghiacci eterni, se ce ne sono, o proprio nelle profondità della terra. Ci vorrebbero millenni, magari, ma tornerebbe a rifiorire, magari con forme di vite sconosciute, che non si basano sul carbonio, ma tornerebbero. La terra sopravvivrebbe alla nostra follia, solo noi pensiamo di no.”

“E se lo strato di ozono si assottigliasse di più?” chiede una rossa vicino a me.

“Maggiori radiazioni UV. A noi portano un incremento dei cancri, ma è le radiazioni sono energia potente che promuovono mutazioni portando nuove forme di vita.” Si ferma un secondo pensieroso. “Cosa ne sapete voi dell’ossigeno, studenti di biologia?”

“È il gas che ci permette di vivere, ci è necessario.”

“Eppure una volta era un veleno, era un gas di scarto, come per noi lo è l’ossido di azoto delle auto, terribilmente nocivo per le forme di vita presenti all’epoca che non lo usavano. Ricordatevi che l’ossigeno è l’elemento ossidativo per eccellenza, corrosivo come il fluoro.”

“Dove vuole arrivare, prof, vuole dirci che gli attuali agenti inquinanti saranno neutralizzati.?” Domanda uno acidamente e il prof sospira.

“No, io voglio dire che la vita sa badare a se stessa. Nel pensiero umano cento anni sono tantissimi, ma per la terra cento anni sono niente, un milione di anni sono niente. Questo pianete vive e respira su una scala molto più vasta, noi non possiamo nemmeno immaginare i suoi ritmi. Abitiamo qui solo da un batter del suo occhio, se domani non ci fossimo più, la Terra non sentirebbe la nostra mancanza.”

“E potremmo veramente non esserci più.” Mormoro io consapevole di come il nostro ambiente sia degradato.

“Vero.”

“Quindi? Non dovremmo aver cura dell’ambiente?” chiede sempre lo studente di prima. Comincia a darmi sui nervi, credo che non abbia capito un tubo di quello che il professore sta dicendo.

“No, ovviamente no.”

“E allora?”

“Siamo chiari, il pianeta non è in pericolo. Noi lo siamo. Noi non abbiamo il potere di distruggere o salvare la terra. Noi abbiamo solo il potere di salvare noi stessi.**”

La campanella interrompe la discussione e io mi ritrovo a pensare a quello che ha detto: una grossa malinconia mi pesa sulle spalle.

“Per la prossima lezione leggete da pagina 189 a 195. Arrivederci.” Mi riscuoto: devo assolutamente parlare con lui. Infilo velocemente le mie cose in borsa e prendo a correre per i corridoi sperando di beccarlo prima che entri in ufficio.

“Professore… professor Pryce!” mi sente e si gira, guardandomi con curiosità.

“Miss Lehane, prego mi dica. C’è qualcosa della lezione che non le è chiaro?”

“No, volevo parlarle di un’altra cosa.” Dico un po’ intimorita: non mi ero mai accorta che dietro quelle lenti spesse si celassero due occhi azzurri come il mare, mi sento quasi esposta, nuda, davanti a quello sguardo.

“Dica pure, se posso aiutarla lo faccio volentieri.”

“Grazie. Volevo sapere se posso fare la tesi con lei.” È sorpreso, lo capisco immediatamente.

“Entri, è meglio che ne parliamo con calma.” Mi dice lasciandomi passare per prima nel suo ufficio. Mi ritrovo in un ambiente non molto grande, giusto il posto per una bella scrivania ed una libreria ricolma di testi di tutti i tipi. Una piccola finestra illumina il tavolo completamente sgombro di carte dove spicca uno schermo piatto del pc.  “Prego, si accomodi.” Mi dice facendomi segno di sedermi sulla piccola sedia per gli ospiti. “Mi dica tutto.”

“Ecco, io volevo chiederle se posso fare la tesi con lei.” Si siede anche lui e mi guarda fisso.

“Lo sai che non sono un professore, ma sono un assistente. È Travers che prende le decisioni.”

“Con tutto il rispetto, professor Pryce, ma sappiamo tutti che il professor Travers non si occupa degli studenti, come non si preoccupa delle lezioni. Sono gli assistenti che fanno tutto il suo lavoro, quindi mi sembra ovvio che io sia venuta a parlare con lei e non con lui.” mentre parlavo avevo paura che si arrabbiasse per la mia franchezza e per come avevo parlato del suo capo, ma mi spiazza mettendosi a ridere di gusto.

“Ha ragione miss Lehane. Io però devo comunque parlare con lui per vedere se posso prenderti come tesista. Hai già qualche idea?” quel passaggio al tu mi mette molto più a mio agio, lo ammetto.

“Avrei voluto fare una tesi sulle patologie nello sviluppo embrionale”

“Interessante scelta, il mio campo.”

“Per questo sono qui.”

“Si può fare, il problema è che dovresti prima aver finito il corso, altrimenti rischi di perdere passaggi fondamentali per il lavoro in laboratorio.”

“Ma così prima di gennaio non potrei iniziare i lavori e mi laureerei in ritardo.”

“È un grande problema per te?”

“Sì, ho una borsa di studio, ma copre solo l’iscrizione: il dormitorio e la mensa la pago con i soldi del lavoro e con le lezioni ho avuto problemi a gestire due cose in uno… insomma, capisce?”

Non mi risponde subito, ma si alza per raggiungere uno degli scaffali, da dove tira fuori dei fascicoli di fogli rilegati. Li guarda con attenzione, come per saggiare quale sia il migliore e poi me ne porge uno.

“Miss Lehane, parliamoci chiaro. Lei è la migliore e probabilmente la più interessata del mio corso e per me è una grande soddisfazione. Capisco i suoi problemi ed è solo per le precedenti motivazione che le propongo un piccolo compromesso che non proporrei a nessuno. Questa dispensa contiene tutti gli appunti delle mie lezioni, glielo presto. Tra due settimane do una sessione straordinaria di esame per i fuori corso a cui lei, se vorrà, potrà partecipare. Il voto sarà convalidato a febbraio, insieme a quello dei suoi colleghi di corso, ma intanto potrà iniziare l’internato per la tesi. Pensa di farcela?”

Sono sbalordita. È stato gentilissimo, io non ci posso credere, infatti balbetto!

“Mi creda, non è perché è lei, ma deve prima sostenere l’esame per lavorare in laboratorio da me, è strettamente necessario.”

“Io le credo. Grazie mille, professor Pryce, farò il possibile per passare l’esame al meglio.” Credo di essere raggiante.

“Mi aspetto grandi cose da lei, miss Lehane. Ecco, le scrivo qui il mio numero di ufficio e anche quello del cellulare. Lei studi, poi se vede che c’è qualche argomento che le risulta ostico, mi chiami e ci mettiamo d’accordo per una veloce lezione.”

Non ho parole. Farò la tesi che voglio, con un assistente veramente in gamba che è estremamente disponibile. Credo che nessuno sia fortunato come me!!

“Io… non so come ringraziarla.”

“Si presenti all’esame preparata e lo passi, andrà più che bene.”

Mi alzo per uscire: ho una voglia matta di chiamare Buffy per raccontarle la novità… voglio che lei sia la prima a saperlo. Gli porgo la mano felice e me la stringe. Rimango un po’ sorpresa: ha una mano calda, per nulla sudata e terribilmente morbida. Si capisce subito che non è un uomo che fa lavori pesanti, ma che si dedica a lavori più minuziosi con apparecchiature fragili, eppure la sua stretta è salda e sicura. Insomma, mi piace. Per un piccolo e breve momento mi trovo a chiedere quanti anni potrebbe avere, ma poi penso che è un mio insegnante e che devo stare tranquilla con lui.

“Grazie ancora e arrivederci.” Gli dico uscendo con la sua dispensa stretta al petto. Ho due settimane e saranno di fuoco. Per fortuna che metà programma l’ho già fatto!!

Tiro fuori il cellulare e chiamo Buffy, che mi risponde al secondo squillo.

“Ciao B. ho una fortuna pazzesca… si la tesi… ti racconto dopo a cen…ah, è vero, non ci sei. Ma al Bronze ci andiamo, non è vero? Dobbiamo festeggiare assolutamente. Ok, allora a dopo, direttamente al Bronze. Ciao bella.”

Chiudo la chiamata e decido di andare al bar del dormitorio a prendermi un panino: cenerò in camera, voglio iniziare a studiare da subito. Due settimane per cambiare la mia vita!

 

 

** Il discorso tra il prof e gli studenti è tratto dal libro ‘Jurassic Park’ di Micheal Crichton. Lungi da me volermene appropriare. Vi consiglio caldamente di leggerlo.

 

Capitolo 4

 

La campanella suona, concludendo la mia giornata. Raccatto velocemente i libri e esco.  Mi è venuta un’idea che devo assolutamente mettere in pratica. Non me la posso far sfuggire. Ed ecco che il cellulare suona. Spero che non siano scocciature, guardo, e invece è Faith.

“...Ciao Faith!...Novità sulla tesi per caso?... Ecco, lo sapevo... a cena non ci sono... Si che ci andiamo, e di filato!! Ci vediamo là allora... Alle 11.30.. Ciao... Un bacio...” riattacco.

Perfetto, ora so come realizzare il mio piano. Devo solo ritrovare l’ossigenato e sono a posto. Ma lui non si vuole far trovare. Lo cerco ovunque ma nulla. Nemmeno Harmony sa dov’è finito. Pensa, Buffy, pensa, dove può essere andato a cacciarsi?

E all’improvviso arriva la folgorazione: il tetto. Mentre salgo le scale di corsa mi ricordo di quella volta in cui mi aveva confessato che quando doveva pensare si rifugiava sul tetto della scuola.

Ed eccolo lì, infatti. Mi fa quasi tenerezza. È sdraiato a terra, con il libro appoggiato sulla faccia, e sono pronta a scommettere che sta ronfando di gusto. Mi avvicino a lui piano e mi acquatto lì, per non svegliarlo. Dopo pochi minuti lui si toglie il libro dalla faccia, e stropicciandosi gli occhi mi chiede:

“Buongiorno passerotto... Che ore sono?”  chissà come diavolo avrà fatto a riconoscermi...

“Le quattro e trenta, è ora di svegliarsi, bell’addormentato.” Lui di tutta risposta mugola qualcosa che assomiglia a un: “Ancora cinque minuti...” e appoggia la testa sulle mie gambe. Facendo un sorrisino malizioso mi dice, sempre a occhi chiusi:

“Sei comoda amore...” e io arrossisco come una scema. Chissà perché, poi, arrossisco?  Mistero.

“Svegliati Spike...” piagnucolo. “La mamma non ti ha spiegato che non è educazione dormire sulle gambe altrui?” a questo lui si alza e si stiracchia.

“Allora, che cosa c’è di così importante da dovermi svegliare?” mi fissa con i suoi grandi occhi blu, e per un paio di secondi io perdo totalmente la parola. Mi riscuoto.

“Stasera hai da fare?” chiedo speranzosa.

“Nulla, per il momento. Harmony inizia proprio stasera quel maledetto corso e io sono deciso a non farmi trovare. Hai qualche proposta indecente, tesoro?”

“Beh, ho pensato che potremmo andare al Bronze....”

“In occasione di cosa?” mi stuzzica interrompendomi.

“Su, non fare domande... Ti offro pure una via di fuga, che cosa vuoi di più?”

“Mmmmmmmh..Un’idea ce l’avrei...” dice malizioso facendo scorrere il suo sguardo sul mio corpo.

“Scemo!” dico tirandogli una sberla sul braccio. “Ci sarai?”

“Sì,” dice rassicurandomi. “sarò là...”

“11.30 va bene?”

“Ok, è perfetto.”

“Allora  stasera....” dico sorridendo.

“A stasera...” poi fa una cosa che non mi sarei mai aspettata. Mi prende la mano e me la bacia. Oddio, forse ha capito male. Faccio un mezzo sorriso e scappo via, con la mano in fiamme. Ossantoiddio, non ci posso pensare. Lui crede che io e lui... Insomma, noi due, stasera avremo un...incontro ravvicinato?  Si sbaglia di grosso! Io e lui... Mai e poi mai! Ne devo assolutamente parlare con qualcuno, ma con chi? Ne parlerei a Faith, ma questo manderebbe a monte il mio piano.

Corro da Tara allora e inizio a bussare alla sua porta come una pazza. Spero solo che sia in camera.

Tara è una mia compagna di corso, andiamo molto d’accordo, e lei è così una cara ragazza. È dolce,  un po’ timida, ma sa ascoltare davvero. È la mia seconda vera amica.

“Buffy...” dice sorpresa aprendomi la porta. “Ti vedo sconvolta. È successo qualcosa?”

“Sì.. Oddio, non ti puoi neanche immaginare cosa è successo...” dico col fiato corto.

“Vieni, entra. Chissà perché ma qualcosa mi dice che c’entra il bel William.”

“Colpita e affondata...” dico sedendomi su uno dei due letti. Lei si siede di fronte a me.

“Prendi un bel respiro, e racconta dall’inizio.” E così le racconto tutto, senza omettere nessun particolare.

“Beh, mi sembra ovvia la situazione..” dice a racconto concluso. “Gli piaci..” a questo non ero preparata. Scatto in piedi e inizio a misurare la stanza a grandi falcate.

“No, non può essere. Lui ha Harmony. E stasera si vedrà con Faith… La sua anima gemella. È lei quella di cui si deve innamorare, non io. Non sono pronta a una storia..” nascondo il viso tra le mani e mi butto all’indietro sul letto. Tara mi guarda comprensiva.

“Se è vero che non vuoi una storia con lui questo non dovrebbe turbarti. Se sei sicura che non susciti nemmeno una piccola emozione in te, continua col tuo piano.”

Seguo il suo consiglio. La saluto e vado a prepararmi per la cena.

Alle 11.30 la cena è già finita e io mi sto dirigendo verso il Bronze. Non so nemmeno io perché ci sto andando, ma sento il bisogno di vedere con i miei occhi. Che cosa non lo so nemmeno io.

Prendo l’entrata sul retro, in modo che Faith non mi veda, e salgo sulla balconata. Non mi troverà mai lì sopra.

La prima ad arrivare è appunto Faith che, non vedendomi, si mette a ballare. Ha già adocchiato qualche ragazzo carino e ci sta già provando spudoratamente. Dopo poco arriva lui, William. Il fiato mi si spezza e non riesco più a respirare. Indossa una camicia blu mare, che richiama il colore dei suoi occhi in un modo pazzesco. Sotto, un paio di pantaloni in pelle fascia le sue cosce muscolose in modo strepitoso. Indossa il suo fido spolverino in pelle, che lo fa sembrare un dio in terra. Non mi ero mai accorta che fosse così bello. Anche Faith sembra accorgersene, infatti smette di ballare e lo guarda quasi affascinata direi. Mentre lei si sta già avvicinando a lui con fare sensuale io mi giro e scappo. La fitta allo stomaco è troppo forte per essere sopportata.

La mia corsa viene fermata in fretta. In men che non si dica mi trovo col fondoschiena a terra, dolorante.

“Va tutto bene?” mi chiede una voce amica. È Monica, la cugina tutto pepe di Faith, una vera scalmanata. Sua cugina assicura che è molto più irrequieta di lei, ma, per quanto la conosco, rimane  sempre Faith la più pazza delle due. Io, Monica e Faith siamo un trio fantastico, potrei addirittura dire che ci completiamo a vicenda, forse proprio perché le due cugine sono così simili. Monica però l’ho conosciuta dopo. È una ragazza molto bella, alta, mora e con due occhi marroni molto profondi. Ed è proprio per la sua bellezza conturbante che lavora qui, al Bronze, come cameriera.

“Sì, sembrerebbe tutto a posto.” Mi porge la sua mano e mi aiuta ad alzarmi.

“Che ci fai qui tutta sola? Se cerchi mia cugina è giù, a ballare.”

“Oh,” adesso cosa mi invento??? “l’avevo vista. Ma non sono dell’umore stasera. Credo che andrò a casa a farmi una bella dormita. Divertitevi...” sto già andando via quando lei mi ferma.

“Non così in fretta Buffy. So per esperienza che qualcosa non va.” Lancia un’occhiata giù dalla balconata. “Riguarda per caso quel bel ragazzo biondo?”

“Oh, no, ma che sciocchezze vai dicendo.. Lui è William... Solo William... Ci odiamo a morte..” la vista mi si annebbia, sto per scoppiare a piangere, ma perché? “Senti,” dico cercando di mantenere la calma. “non dire a Faith che mi hai vista qui. Per favore. È importante che non lo sappia.”

“Ok...” dice a malincuore. Sta per aggiungere qualcosa ma io la interrompo.

“Ci vediamo eh!” e scappo via.

Finalmente posso correre nella notte, lasciando cadere le lacrime a lungo trattenute. Voglio fuggire... Smettere di pensare... Dimenticarmi dell’esistenza di William... E dimenticare quello che ho appena visto.

Entro di corsa in camera e mi getto sul letto. Perché sto piangendo?? Dannazione, non lo so nemmeno io... Dopo un po’ mi calmo, e mi addormento, sprofondando in sogni felici.

 

Capitolo 5

 

Wow, mi sento accaldata, mi sento prorompente… insomma, mi sento veramente figa. Questa sera voglio trovarmi un uomo, o almeno vorrei farmene uno. Chissà chi sarà il fortunato: ci sono parecchi ragazzi appetibili. Inizio a ballare esattamente in mezzo alla pista: ho addosso un paio di pantaloni di pelle nera che lasciano ben poco spazio all’immaginazione e una camicetta ultra stretta che soffoca il mio seno. Non è strano che alcuni esemplari maschi stiano sbavando a cinque centimetri da me. Sorrido trionfante, solo… dove diavolo è Buffy?

Proprio quando sto per decidere di andarmene perché senza la mia amica non mi diverto, entra al Bronze un dio. No, dio è riduttivo: è un ragazzo non molto alto, bisogna ammetterlo, ma dalla muscolatura leggera, felina. Quei pantaloni neri e lucenti come ali di un corpo seguono le sue movenze come una seconda pelle. La camicia è blu elettrica e svetta su un abbigliamento completamente nero. Ma, il tocco migliore, che gli dà un’aria di punk da strada, sono i suoi capelli biondo platino e uno spolverino di pelle nera che lo copre dalle spalle ai piedi. Noto che ha anche gli anfibi in coordinato. Mi metto a fissargli il viso e santo Dio, ha il viso da angelo caduto: il volto è affilato, con gli zigomi sporgenti e le guance scavate, terribilmente sexy, per non parlare delle labbra, sottile quello superiore e più pieno quello di sotto. Ho fugacemente la fantasia di succhiarglielo come fosse un frutto maturo. Ha anche due grandi occhi, ma da lontano non riesco a capirne il colore.

Ho deciso che sarà lui il fortunato, questa sera. Sculettante, vado da lui che è appoggiato al bancone aspettando da bere.

“Ehy.”

“Ehy.” Mi risponde lui guardandomi: ha gli occhi blu? Blu, che razza di colore è per un paio di occhi? Di solito sono azzurri, cerulei al massimo, ma blu? Mi ricordano quelli di un’altra persona, ma non riesco a capire chi.

“Mi offri da bere, bel uomo?” chiedo sorridendo.

“Ad una ragazza così bella sarebbe un delitto non offrire qualcosa.” Dice lui. Ha uno strano accento, non americano. La voce bassa e suadente… uhmmm mi attrae parecchio.

“Grazie. Com’è possibile che un fusto come te sia solo stasera?” ho imparato da molto che dire le cose come stanno è la miglior arma per una ragazza. Lui sorride e diavolo, sento le gambe diventarmi molle. Per fortuna sono appoggiata al bancone, o rischierei di crollare.

“La mia normale accompagnatrice era a fare un corso di aerobica… mi ci vedi a farlo con lei?”

Mmmm, farlo?? Oh, Faith sveglia, non era a quello a cui alludeva.

“No, in effetti ti vedo in altre faccende affaccendato. Mi chiamo Faith Lehane.”

“Io sono Spike.” Spike? Che razza di nome è? Guardo i suoi capelli sparati in alto e forse capisco.

“Carino come nome…” dico con poco entusiasmo e lui si mette a ridere.

“Sarebbe William, in realtà, ma Spike va benissimo.” Sorrido tentando il mio approccio migliore, cioè quello di spostare il mio braccio in modo tale da far esaltare a più non posso il mio seno e immagino che funzioni, visto che lui non stacca un attimo il suo sguardo da me. “allora, quello che vedi è di tuo gradimento?” dico spiccia io… ragazze, voi non capite, ma io ho bisogno di un uomo, insomma, per due settimane dovrò fare vita da reclusa per studiare, adesso devo sfogare i miei ormoni!

“Molto… sei una ragazza molto dotata, complimenti.”

“Allora… da te o da me?” lui si mette a ridere senza ritegno della mia proposta.

“Sei spassosa Faith, mi piaci un sacco, ma sono costretto a declinare l’offerta.”

“Perché?” chiedo con poco garbo, lo ammetto. Lui sembra pensarci un po’ per darmi la risposta, infatti quando riprende a parlare è piuttosto serio.

“Vedi, passerotto, io sto con una ragazza che reputo un’oca e stupida e con lei ci vado a letto e basta. Tu non mi sembri né stupida né, tanto meno, un’oca. Sarò sincero: io sono innamorato di una ragazza e per il sesso ho Harmony. Non voglio portarti a letto per una notte, perché ti reputo una splendida persona. La tua schiettezza mi ha rinfrancato la giornata.”

Sono rimasta senza parole… perfino la mia stizza per la scopata persa si è attenuata… questo ragazzo è spettacolare in tutti i suoi atteggiamenti.

“Capisco… e chi sarebbe questa ragazza che ti ha preso il cuore?”  lui sorride dolcemente.

“Una ninfa…ma lascia perdere. Come mai sei sola, Faith?”

“Avevo un appuntamento con una amica, ma mi ha dato buca.” E metto su un finto broncio l’ho imparato da Buffy.

“Che coincidenza… è capitato anche a me. Bhe, almeno questo mi ha permesso di conoscerti, direi che è una bella fortuna.” Lascia un paio di banconote al barista, pagando anche la mia ordinazione, poi si gira per andarsene. “Credo che tornerò al campus.” Mi dice tranquillo.

“Io resto qui ancora. Ho bisogno di sfogarmi più che posso. Ci si potrebbe beccare qualche volta… per un caffè, magari.”

“Certo!” e se ne va camminando flessuoso come un grosso gatto sexy.

“Wow…” dico a bassa voce quando lo vedo uscire dalla porta. Credo di avere ancora un piccolo rivoletto di bava, infatti dal nulla vedo apparire un fazzoletto di carta.

“Occhio, mi allaghi il locale.” Monica!! E come ti sbagli? Sta pazza di mia cugina deve aver seguito tutta la scena. “Anche se ammetto che il ragazzo merita una cifra.”

“Merita? Di più! È splendido… non sapevo che qui al campus  ci fosse un esemplare simile.”

Monica passa velocemente lo straccio sul balcone prima di sbadigliare sonoramente.

“Devo trovarmi un altro lavoro. Questi turni doppi al Bronze mi uccidono.”

Decido di andare in stanza, senza Buffy e con il mio archetipo di uomo che mi ha lasciato qui, che ci sto a fare? E poi domani dovrei andare a studiare, altrimenti la tesi? Saluto Monica da lontano e mi avvio.

Ho deciso che Spike sarà mio: non ci proverò più in maniera diretta, ma gli resterò accanto come amica, chissà che non si accorga di provare qualcosa per me, così potrebbe dimenticare questa sua benedetta ninfa.

Entro in stanza: Buffy è già a letto e quindi evito di svegliarla. Mi spoglio e in un attimo sono sotto le lenzuola ad immaginare due occhi blu come il mare che mi fissano innamorati.

 

Capitolo 6

 

La mattina dopo, al mio risveglio, Faith dorme. Rinuncio alla colazione e sgattaiolo via prima che lei si svegli: non ho ancora pensato a una scusa decente, e non voglio essere colta impreparata. Poi c’è anche Spike. Non ho pensato nemmeno a lui. Oddio, cosa gli racconto? Faith me la farà passare probabilmente, ma William mi odierà a morte.

Non ho più pensato a lui. Al mio risveglio mi era sembrato tutto così distante... Quasi fosse stato un brutto sogno. Invece è tutto terribilmente reale, troppo per i miei gusti. L’ipotesi di Tara mi torna in mente, e stamattina mi sembra più lontana che mai. Se ieri sera ero quasi arrivata, erroneamente, ad ammetterlo, ora sono decisa a negarlo. Perché non può essere vero. Non voglio che sia vero. Come avrei fatto a vivere tutto il tempo con questo peso, se fosse stato così? E tutte le litigate, le occhiatacce, gli insulti, perché mai?? Per di più ora la situazione si è ulteriormente complicata. Conoscendo Faith, si sarà invaghita di Spike, e lui di lei. Non posso rovinare tutto dopo averlo organizzato nei minimi dettagli. Spike è solo un amico, mi ripeto, e nemmeno molto caro, visto come ci siamo scannati in passato. Certo, ora le cose sono diverse ma...

“Ciao Buffy Summers” dice una vocetta stridula scandendo ogni parola. È Harmony Kendall, che si para davanti a me in tutti i suoi 180 centimetri di stupidità.

“Ciao Harmony. Dormito male per caso?” dico alzando gli occhi al cielo.

“Confessa!!! Lo so che ieri sera tu e il mio orsacchiotto biondo eravate insieme!” trattengo a stento le risate, se dovessi iniziare non mi fermerei più....

“Io e chi??” chiedo allibita.

“Tu e Spikey, chi se no?” chiede irritata. Alzo di nuovo gli occhi al cielo e mi preparo ad affrontare, per la trecentesima volta, la stessa conversazione che Harmony vuole fare con me da tempi immemori.

“Non lo so, fortunatamente non conosco i vostri nomignoli nel privato.”

“Allora?? Eravate insieme vero???” dice con voce ancora più acuta.

“La tua stupidità è pari solo alla tua cocciutaggine. Per l’ultima volta, io e Spike NON stiamo assieme. Sei tu che stai insieme a lui, in caso non te lo ricordassi. Sono informazioni complesse per il tuo cervellino.” dico mettendo l’accento sul non.

“E allora dov’era ieri sera??” chiede preoccupata senza cogliere il mio insulto. “Dovevamo fare aerobica insieme!” piagnucola. Cerco ancora di non ridere, mi sforzo, la situazione è troppo comica. Harmony che si rivolge a me per i suoi problemi sentimentali....Cose dell’altro mondo...  E per di più so esattamente cosa stava facendo Spike ieri sera, il che rende la cosa ancora più divertente.

“Immagino che questi siano problemi vostri. Non sono il dottor Stranamore, rivolgiti a lui se vuoi spiegazioni. Io e Spike non viviamo in simbiosi.” Riprendo la mia strada tranquilla lasciandola da sola, a sbollire la sua rabbia. Sinceramente, non me ne può fregare di meno se quell’oca continua  pensare che io e William stiamo insieme. Non è mio il problema.

Anche senza colazione, arrivo in classe al suono della campanella, e tutto per colpa di Harmony. Grazie al cielo non è l’ora di Finn. L’aula è comunque gremita e io sono costretta ad andare a sedermi molto in alto. Evito lo sguardo accusatorio di Spike che stamattina non mi ha tenuto il posto, solitamente lo fa. E io ho la certezza di averlo ferito ora. Molto meglio, così non vorrà spiegazioni e per il momento non dovrò arrampicarmi sugli specchi.

La mattinata scivola via veloce finalmente arriva l’ora di pranzo. Scorgo Tara, l’unico volto amico, e mi siedo con lei.

“Ciao Tara! Come va?” le chiedo allegramente.

“Oh, Buffy! Ciao! Tutto bene e tu? Com’è andata la tua serata?” mi chiede con un grande sorriso.

“Strana. La cena è stata divertente ma quando sono andata al Bronze mi sono divertita di meno.” Evito di guardarla negli occhi. Non voglio leggerci nessuna sfumatura vagamente somigliante a un: te l’avevo detto.

“Come mai? C’entra William?” chiede timidamente.

“Sì e no...” dico mentre torturo la mia insalata. “Oh, ma chi voglio prendere in giro? Certo che c’entra lui. Ieri sera, quando sono andata al Bronze, l’ho visto con Faith e....” la voce mi muore in gola. Spike sta venendo verso di noi a grandi falcate e non sembra molto felice. Il suo spolverino nero ondeggia intorno a lui e gli dà un’aria da cavaliere della morte. Deglutisco e attendo il mio destino.

“Ciao Buffy...” dice con un largo sorriso che sembra vagamente inquietante. “Posso sedermi?” dicendolo guarda anche Tara, ma non aspetta una risposta. Si siede e basta. Tara avvampa, i ragazzi non la mettono molto a suo agio. Balbetta una scusa e mi lascia nelle fauci del leone. In fondo è giusto così, dobbiamo parlare.

“Allora, ti sei divertita ieri sera?” ora sono io ad avvampare. Non mi renderà le cose facili, lo so.

“Ehmmm... Vedi io volevo.....” ma lui non mi lascia finire la frase.

“Tu volevi cosa? Prenderti gioco di me?” mi chiede sempre con la solita calma. I suoi occhi blu sono puntati su di me come dei grandi fari e io vorrei morire.

“No, ti assicuro che...”

“Dev’essere stato divertente. Qual è il tuo motto Buffy? Se qualcosa va male nella vita prendiamocela con Spike?” mi interrompe di nuovo.

“Se tu mi lasciassi spiegare, forse riuscirei a dirti che non sono venuta perché avevo un po’ di febbre. Non avendo il tuo numero di cellulare non sapevo come avvisarti...Tutto lì....” abbasso lo sguardo. Con quegli occhi penetranti che si ritrova, potrebbe leggere la mia menzogna a chilometri di distanza.

“E va bene....” dice sbuffando. “Sei perdonata per stavolta...” dice in modo scherzoso. “Per un attimo ho pensato che mi avessi dato buca....” lo dice in un modo strano, non riesco a capire se l’ha bevuta o no. Sto per dire qualcosa per cambiare discorso ma da lontano scorgo Faith che mi saluta allegramente. Ricambio il cenno. Si siede con noi, con mio grande sollievo.

“Ehi B.!” poi il suo sguardo cade su William e Faith sorride. Ed è uno sguardo molto interessato. “Ciao Spike... Non pensavo di vederti così presto!”

“Ciao Faith! Com’è andato il risveglio?” già non mi guarda più, è perso di Faith, lo so.

“Traumatico, come sempre. Cercavo una certa Buffy stamattina, ma sembrava sparita.” Dice con leggero tono di rimprovero. Io mi limito a scrollare le spalle e evitare il suo sguardo. Faith è praticamente l’altra parte di me, come riuscirei a mentirle??

“Vi conoscete?” guardo alternativamente Faith e Spike, in modo da cambiare discorso. Gli occhi della mia amica si illuminano, uno sorriso dolcissimo prende forma sul suo volto. Non l’avevo mai vista così.

“Sì.” La precede Will. “Ho avuto il piacere di conoscere Faith ieri sera. Immagino quindi che siate amiche....” sposta quei due grandi fari blu su di me.

“Sì, da tantissimo tempo. Non è vero B.?” dice la mia amica appoggiandomi un braccio sulla spalla.

“Già, si potrebbe quasi dire che siamo sorelle...” Dico sorridendo.

“...o che viviamo in simbiosi!” aggiunge lei. Poi stacca il braccio e torna a guardare Spike. Sembra così rapita, così presa. E qualcosa si agita in fondo al mio stomaco. Soprattutto perché William continua a guardarmi. Non riesco mai a capire cosa passa nella sua testa, e forse è un bene. Mi sentirei ancora più in imbarazzo probabilmente. Spesso non riesco a interpretarlo, e questo è un po’ inquietante.

“Buffy...??? Ci sei?? Terra chiama Buffy!” Faith interrompe il filo dei miei pensieri. Probabilmente mi è stata rivolta una domanda che io non ho nemmeno sentito.

“Cosa?” chiedo distrattamente. Spike sghignazza divertito. Ma cos’avrà da ridere???

“Non importa, passerotto...” Will guarda la mia amica e si scambiano un sorriso d’intesa. Scatto in piedi. Merda! La lezione di Finn!! Mi sono trattenuta troppo.

“Oddio! Spike, dobbiamo correre. Finn ci farà a fettine se arriviamo tardi...!” lui controlla l’orologio da polso.

“Per l’inferno maledetto!! Corriamo!!” mi prende per un braccio e riesco appena a afferrare la borsa con i libri prima che lui mi trascini via. Urlo un saluto a Faith da sopra la spalla e Spike fa lo stesso. Potrò mai essere puntuale nella mia vita? Sinceramente mi sto stancando di dover correre qua e là. E la cosa peggiore è che sto diventando anche contagiosa!

Nella confusione generale non ho notato che Spike mi ha presa per mano. Arrossisco senza sapere nemmeno io il perché. Tra noi cala il silenzio, rotto solo dai nostri respiri affannati, mentre corriamo verso l’aula di Finn più veloci che possiamo. Intorno a noi il campus è in fermento, gente che non deve andare a lezione e gente che ci sta andando ci circonda con le loro urla e i loro discorsi. Nessuno sembra prestare molta attenzione a noi, grazie al cielo. Arriviamo trafelati all’aula di Finn. Spike mi guarda, per un interminabile istante, mi molla la mano e poi mi apre la porta facendomi passare.

“Grazie...” sussurro mentre entro. La maggior parte della classe si sta sedendo, segno che sono tutti arrivati da poco. Disgraziatamente l’idiota è arrivato prima di noi. I suoi insulsi occhietti ci scrutano, e si accendono. Evidentemente non ha gradito molto il fatto che io sia arrivata al seguito di Spike. Noi mormoriamo un leggero buongiorno ma lui non sembra soddisfatto. Ci fa cenno di rimanere lì, mentre lui richiama l’attenzione della classe.

“Un momento di attenzione prego.” Tutta la classe ci fissa, e io vorrei sprofondare. Perché, proprio quando lo vuoi ardentemente, non si apre nessuna voragine nel pavimento e non ti inghiotte? “Questo, “ e indica noi. “è quello che non dovete mai fare. Non dovete mai arrivare in ritardo. Per quanto miss Summers possa essere un caso irrecuperabile, oggi ci ha dimostrato che può fare di meglio, coinvolgendo i suoi amici in questo giochetto esasperante. Forse ha un problema con le autorità, forse è mentalmente instabile, ma non intendo più tollerare il suo comportamento in classe. Ha capito bene?” io annuisco debolmente, ma Will poggia una mano sul mio braccio e scuote la testa.

“Mi scusi, professor Finn,” dice calcando l’accento sulla parola <<professore>> . “siamo arrivati in leggero ritardo, non è il caso di farne una tragedia etichettandoci come il diavolo in persona. Credo che lei debba delle scuse alla signorina Summers.” Non posso credere alle mie orecchie... Dev’essere impazzito! Finn lo farà a fettine. Cerco di guardarlo e di sussurrargli di lasciar perdere, ma lui stringe ancora di più la presa sul mio braccio.

Finn stringe gli occhi spasmodicamente, nessuno aveva mai osato parlargli in quel modo, e lui è davvero infuriato.

“Dieci punti in meno al prossimo esame, a tutt’e due. Shelby, che non si ripeta mai più una cosa del genere, altrimenti ti sbatto fuori dal mio corso.” Tiro Spike con me, su, in cima alla classe. So che vorrebbe fargliela pagare, sento il sangue che ribolle nelle sue vene, ma meglio lasciar perdere. Diritto ci serve. Gli lancio un’occhiata di gratitudine, mentre ci sediamo. In un certo senso ha sconfitto Finn, che non ha trovato nulla da replicare a quello che Spike gli ha detto. Rivolgo tutta la mia attenzione a Finn, il prossimo esame non sarà facile, ma lo supererò lo stesso. Con o senza quei dieci punti.

 

Capitolo 7

 

Adesso sono sempre più convinta che Buffy mi nasconda qualcosa. Questa mattina quando mi sono svegliata lei non era ancora a letto e quando la trovo è, ma guarda caso, con il fusto di ieri sera. Si conoscono… e ho qualche idea che il nostro incontro non fosse del tutto fortuito. Qui gatta ci cova. Vorrei aspettarla fino alla fine delle lezioni, ma devo assolutamente andare a studiare: non posso tradire la fiducia del prof. Pryce e poi devo laurearmi, quindi, a studiare.

Passano alcune ore, io non mi sono praticamente mossa dalla mia scrivania, tranne per prendere del caffè di tanto in tanto e dei biscotti. Gli appunti prestatimi sono veramente ben fatti, ordinati e chiari. Ammetto che alcuni argomenti mi sono ostici, non avendoli ascoltati dalla vivida voce del professore, ma dopo un paio di lette cominciano ad entrarmi in testa. Mi ritrovo con il biglietto da visita di Pryce in mano e per un attimo ho l’istinto folle di chiamarlo solo per chiedergli come sta. Non posso fare finta che la sua gentilezza non mi abbia colpito: in tutta sincerità non conosco molti professori che sarebbero stati così indulgenti con una studentessa, eppure… ricordo il suo sguardo speranzoso diretto verso di me, quei profondi occhi azzurri incorniciati dagli occhiali, la sua mano sicura e morbida che stringe la mia. Cavoli, ho già la dita sulla cornetta, pronta ad inventarmi una scusa, quando mi tira fuori da qualsiasi impaccio, Buffy, che, come al solito trafelata, entra in stanza.

“Oh, ciao Faith…credevo fossi fuori.” Mi dice quasi imbarazzata. Mi metto a sorridere in modo tale che capisca che sono un po’ arrabbiata.

“Vedi, se ieri sera non mi avessi tirato buca al Bronze, sapresti che per le prossime due settimane sarò reclusa in stanza per prepararmi ad un esame volante, esame che, se andrà bene, mi porterà direttamente all’internato per la tesi. Quindi sono qui… e per un po’ non tenterai di combinarmi un appuntamento con un maschio, anche se bello come Spike.” Il suo immediato rossore la smaschera definitivamente.

“Come ci sei arrivata?” chiede sconfitta, mentre si butta sul letto.

“Ci siamo conosciuti ieri e mi ha detto che anche lui era stato bidonato. Ho fatto due più due… in realtà la sicurezza assoluta me l’hai data adesso. Almeno ti do atto che hai scelto veramente bene!” con questa frase la faccio sorridere, anche se mi sembra un po’… triste?

“Ehy, non è che ti piace, vero?” chiedo titubante.

“No! Assolutamente no!” risponde di scatto “Cioè, siamo amici ed un po’ mi piace… ma volevo fartelo conoscere perché secondo me siete fatti l’uno per l’altra.” La guardo un po’ scettica… mi nasconde qualcosa di sicuro.

“Solo questo?” sta farfugliando qualcosa che non capisco “EH? Non sento.”

“Bhe anche per levarmi dall’impiccio Harmony! Tu non la conosci, è insopportabile, sempre a chiedermi di Spike. Se tu e lui faceste coppia lei non mi seccherebbe perché sto con il suo Orsetto Biondo.”

“Orsetto biondo?” chiedo schifata.

“Già, ti rendi conto come l’ha soprannominato?” non riusciamo a stare serie un secondo di più al pensiero di Spike con una pelliccia da orso biondo e ci mettiamo a ridere come pazze.

“Ok, ti ringrazio lo stesso della tua premura… comunque lui ama un’altra ragazza, anche se non questa oca senza cervello.” Le dico per metterla al corrente delle novità.

“Sei sicura?” mi chiede lei ad occhi sgranati, evidentemente non se lo aspettava proprio.

“Sì, sì, me lo ha detto chiaramente lui a scanso di equivoci. Ovvio, non che questo mi fermi, solo rallenta un po’ le cose.” Mi fermo a pensare un attimo “A meno che, ovviamente, non sia interessata tu a lui. Se mi dici fin da ora che me la devo vedere anche con te, mi blocco all’istante.”

“No, tranquilla, non è il mio tipo. Buttati a pesce.” Non so perché, ma non mi sembra molto convinta, però evito di insistere.

“Come è andata con Finn oggi?” le chiedo per uscire dall’argomento Spike.

Per un po’ mi dice tutto quello che è successo a lezione, del suo ritardo e della presa di posizione del bel ossigenato. Mi fa andare la rabbia al cervello quel maledetto professore.

“Che bastardo, ce l’ha con te solo perché non sei uscito a cena con lui. Viscido e bastardo!” sbotto io infuriata alla fine del racconto.

“Sì, ma se tutto va bene alla fine del semestre me lo levo dalle scatole, lui e quel suo maledetto corso. Spero solo che quello che è successo oggi non porti guai a Spike, mi spiacerebbe un po’.”

“Già, però è stato molto gentile a mettersi in gioco per te.” Annuisce pensierosa, poi tutto ad un tratto mi chiede:

“Allora, questa tua tesi? Racconta meglio.”

Le dico del patto sancito con il professor Pryce, delle sue lezioni, gli appunti che mi ha prestato e della possibilità di laurearmi a luglio. Sono raggiante.

“Certo che questo Wesley Wyndam-Pryce è veramente gentile… Finn per essere vagamente decente dovrebbe avere un decimo della sua disponibilità.”

“Vero!” faccio io saltellando sul posto felice. “Ha detto che gli do molta soddisfazione perché sono la più interessata al corso.” dico facendo un po’ il verso al Prof, cercando di imitare il suo accento inglese, ma poi mi viene da ridere. “Comunque devo farcela e non solo per me, ma anche per lui… in fondo si è messo in gioco ad ammettermi al suo esame nonostante tutto.” Riprendo in mano il biglietto dove sono segnati i suoi numeri di telefono: per stasera non ho intenzione di usarli, la presenza di Buffy mi frena e forse è meglio così.

 

Sono passate ormai le fatidiche due settimane: non ho fatto altro che studiare per tutto il tempo, uscendo solo per andare in mensa o per sgranchirmi un po’ le gambe con una corsetta veloce. So che Buffy sta progettando una mega festa al Bronze per la mia riuscita dell’esame, sempre che vada bene. La sta mettendo su grazie all’aiuto di mia cugina Monica e credo anche di un malcapitato Spike. Infatti ogni tanto me lo ritrovavo in stanza a seguire Buffy che faceva finta di non sapere nulla della festa… come se non la conoscessi da una vita. Crede di poter mentire a me? Ovvio che non può, ma io farò la brava amica del cuore e mi stupirò per il party a sorpresa.

Per quanto riguarda Spike, invece, mi sono trattenuta molto. La mia voglia crescente è sempre quella di saltargli addosso e violentarlo, se non me lo dà di sua volontà, ma ho deciso che devo conquistarlo con calma, quindi pian piano sto facendomi largo dentro il suo cerchio di amicizie e mi sembra di riuscirci piuttosto bene. Evviva! Sto cominciando a capire le sue battutine, i suoi silenzi e ancora meglio i suoi lunghi discorsi che fa con gli occhi. Chissà se si rende conto che le sue emozioni sono facilmente intuibili attraverso quei due specchi blu? Forse no. Ho il sospetto che sia attratto da Buffy, solo che in certi momenti non la calcola neppure un po’. Magari l’affetto che vedo presente dentro di lui è solo dovuto alla loro presunta amicizia.

Ci ho provato con lui, oh…se non l’ho fatto! Ma lui sembra un santo. Ci martoria con le sue battute maliziose e non, ma non si lascia andare, né con Buffy e tanto meno con me. Questo mi dà da pensare.

Ma non adesso: davanti al mio futuro c’è solo una ragazza… che penso abbia scambiato la classe di Travers per un locale di lap dance! Indossa un top aderente al limite della legalità, sicuramente senza reggiseno sotto, visto che svettano i capezzoli come ciliegie. La scollatura è vertiginosa, la minigonna è così mini che l’avevo scambiata per la cintura, e sì che io vivo con Buffy e lei di minigonne ne ha un cassetto pieno. Ha pure gli stivali con i tacchi a spillo. Va bene che devi conquistare il professore, ma questa è vestita come se dovesse fargli un pompino… ops, scusate. Ho il vago sospetto che si sia vestita così più per Pryce che per Traver.

Alla fine il numero di Pryce mi è servito solo una volta, per un argomento leggermente ostico. È stato gentilissimo: mi ha offerto di passare nel suo ufficio una sera e parlarne. L’ho trovato ancora chino su un gel di agarosio per elettroforesi. Guardarlo lavorare è stato… non lo so come è stato, ma mi ha scaldato dentro, forse perché sapevo che a breve l’avrei fatto pure io. Non vedevo l’ora. Abbiamo fatto tardi quella sera: lui ha praticamente imbastito una lezione completa solo per me. Siamo stati buttati fuori dal custode a metà. Per finire di spiegarmi il tutto siamo andati in un piccolissimo ristorante e lui mi ha pure offerto la cena. Penso che quando mi laureerò gli dovrò fare un regalo immenso, solo per fargli capire la mia gratitudine.

La ballerina esce con lo sguardo corrucciato, in  attesa della decisione del voto. La guardo, sperando che mi dica come è andata, ma lei fa mutismo. Dovrò arrangiarmi  mi sa.  La richiamano dentro e io inizio a preoccuparmi sul serio… adesso tocca a me. Mi alzo e mi aggiusto la camicia: io, a differenza della ragazza che mi ha preceduto, mi sono data ad un look un po’ più sobrio. Pantaloni neri, camicia bianca spessa, in modo da non far vedere niente di quello che indosso sotto, scarponcini eleganti, ma non troppo e una giacca nera. Pochissimo trucco e molta preparazione: speriamo sia sufficiente!

La ragazza esce inviperita un secondo dopo.

“Stai attenta, oggi Travers ha un diavolo per capello!” mi dice prendendo lo zaino e non posso non sdrammatizzare con una battuta.

“E per fortuna che gliene sono rimasti pochi.” Sussurro.

“Il prossimo!” urla il vecchio Quentin da dietro la porta. Entro leggermente insicura: non è rimasto nessuno con me, sono l’ultima del girone infernale. Pryce mi sorride benevole tendendomi una mano per avere il libretto, solo che io ho capito male il suo gesto e gliela stringo. Di nuovo quella sensazione di calore che sale dalle dita per arrivare fino allo stomaco: la sua stretta di mano mi piace un sacco. Mi siedo dimenticando di dare la mano anche a Travers, ma lui non sembra farci caso.

“Dunque, lei è la signorina Lehane. Wesley mi ha detto che vorresti fare la tesi con lui al più presto.”

“Sì, signore.” Rispondo con sicurezza.

“Bene, vediamo se sei pronta per farlo.” Smetto di sorridere: adesso inizia la vera tortura. Travers comincia a chiedermi un argomento basilare di biologia dello sviluppo, credo voglia cogliermi in fallo su cose fatte tempo fa, ma non ci casco. Inizio come un treno, non mi fermo un istante e vedo, con la coda dell’occhio, che Pryce sta sorridendo sotto i baffi ed ha uno sguardo malizioso rivolto a me. Questo mi fa stare ancora meglio.

Continua con le domande, alcune banali, altre più complesse, ma le nozioni imparate dagli appunti scivolano via con facilità, Travers ne sembra quasi infastidito, infatti ad un certo punto si alza.

“Vado a prendermi un caffè. Wesley, tu scrivi tutto, direi che con lei abbiamo finito. Il voto lo ufficializzeremo a gennaio, è corretto per lei signorina?” chiede un po’ sprezzante.

“Perfetto!” rispondo con un sorriso splendente. Travers esce borbottando qualcosa, ma non mi interessa. Sono troppo felice per come sono riuscita a fregarlo.

“Sei stata molto brava, Faith.” Mi dice Pryce con tono allegro. Sentirlo chiamarmi con il mio nome mi fa una strana sensazione, piacevole in realtà.

“Grazie professor Pryce.” Rispondo tutto ad un tratto timida.

“Naa, ora non sono più il tuo professore, l’esame l’hai passato.” Sta scrivendo gli argomenti discussi all’esame su un foglio con una grafia lineare e ordinata. “E poi, visto che dovremmo lavorare spalla a spalla per qualche mese, chiamami Wesley. Professor Pryce mi ricorda troppo mio padre.” Quest’uomo non smette mai di strabiliarmi, diamine.

“O-ok, Wesley.” Dico facendo una fatica immensa.

“Ottimo! Allora, ci vediamo in laboratorio alle nove di lunedì. Mi raccomando, puntuale.” Dice, tentando di essere severo, forse, ma nel farlo mi sta sorridendo: di sicuro non mi romperà le scatole come fa Finn con Buffy.

“Perfetto. Allora… arrivederci profess…Wesley.” Dico di rimando con un sorriso radioso.

Sono felice, per Diana, sono veramente felice. La mia vita non potrebbe andare meglio, ora.

 

Capitolo 8

 

Superato lo scoglio del Bronze, la mia vita si fece meno angosciosa, per modo di dire. È infatti da due settimane a questa parte che non ho un attimo di pace. Né per il corpo né per la mente. Ma procediamo con ordine.

Due settimane fa io e Faith abbiamo quasi smesso di parlare, aveva  l’Esame, quello famoso,  e io allora ho cercato di togliermi dai piedi il più spesso possibile. Solo alla sera si concedeva un po’ di meritato riposo guardando un po’ di tv, ma non  accadeva spesso.

Allora ho pensato di organizzare una festa. Che ci vuole? Mi sono chiesta. Avrei scoperto solo in seguito quanto mi sbagliavo.

Il posto per la festa sarebbe stato ovviamente il Bronze, e chi meglio di Monica poteva convincere il padrone ad affittarmelo per una serata? E il problema numero uno era risolto.

Iniziando a organizzare mi accorsi che c’era molto lavoro. Troppo, per una sola persona.

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“Spike!!!!” chiamo a gran voce. Lui sta andando a lezione, con Harmony al seguito. Ma io me ne accorgo solo dopo. Lui si gira e dice qualcosa alla bionda. Discutono animatamente per qualche minuto e poi lei se ne va, arrabbiata. Forse le ha detto di andare davanti da sola....alimentando la sua gelosia.

Si avvicina a me a grandi passi, come un grosso felino.

“Che c’è amore?” mi chiede quando è vicino. “Non resisti proprio senza di me, eh?” dice alzando quel suo sopracciglio così.... che diavolo vado a pensare?????

“Farò finta di non aver sentito nulla.” Dico facendo un mezzo broncio. “Hai impegni per le prossime due settimane?” butto subito lì. A che servirebbe rimandare? Lui è stupito. Parecchio.

“Nessuno. Perché lo vuoi sapere?” ok, ha intuito che voglio chiedergli un favore. Glielo leggo negli occhi.

“Mi servirebbe un favore. Vedi, sto organizzando una festa a sorpresa per Faith e, visto che siete tanto amici, mi chiedevo se avessi voglia di darmi una mano.” Adesso mi incenerisce...

“No, “ dice scuotendo energicamente la testa. “hai sbagliato persona! Ho tanti esami da dare!”

“Non dire cazzate. Lo so che non ne hai manco uno. Dai, te lo sto chiedendo con il cuore in mano,” dico facendo gli occhi dolci. “ci divertiremo.” Concludo ottimista. Lui sbuffa e accetta.

“Grazie!” gli salto al collo e gli do un bacio sulla guancia.

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Le settimane dopo non sono state proprio un esempio di divertimento, ma sono state davvero emozionanti. Io e William abbiamo lavorato spalla a spalla, come una squadra, è stato piacevole, devo ammetterlo. E in alcuni momenti sì, ci siamo divertiti. Ad essere sincera in molti momenti. Spike ha reso il lavoro molto più leggero, nonostante si lamentasse spesso. Saltava fuori nei momenti meno opportuni con un “ma chi me l’ha fatto fare!” oppure “Ma non potevo fare un corso di cucito piuttosto?”. Faceva il burbero, ma io sapevo che in fondo si divertiva.....

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 Attendo Spike fuori dal Bronze. Al campus ho dovuto fare il diavolo a quattro per sgattaiolare via senza che Faith si insospettisse. Per fortuna deve studiare!

Ed eccolo che arriva, il platinato, in ritardo per giunta.

“Sei in ritardo lo sai? Sono dieci minuti che ti aspetto...” lui guarda l’orologio.

“Allora eri in ritardo pure tu....” dice con voce canzonatoria.

“Ma il mio è un elegante ritardo, il tuo è un maleducato ritardo...” dico entrando con lui.

“Voi donne... Vi credete chissà chi.” Sto per rispondergli, ma da un angolo spunta Monica.

“Ciao ragazzi, sempre a litigare, eh?” dice con un sorrisino che non mi piace affatto. Io e Spike ci guardiamo e simultaneamente diciamo “È tutta colpa sua!”, per poi scoppiare a ridere insieme.

Iniziamo poi i preparativi, festoni, cibo e tutto il resto. Un’ora dopo arrivano i ballerini per la selezione. Una festa senza spogliarellisti non è una vera festa!

“Ti do una mano a sceglierli amore?” io scoppio a ridere. Non ce lo vedo proprio William come giudice.  Così ci prendiamo un paio di sedie e ci piazziamo davanti al palco, con un’abbondante porzione di pop corn, per gustarci meglio lo spettacolo.

Uno spettacolo comico per la precisione. Io e Will continuiamo a ridere mentre facciamo commenti sui ballerini.

“Non stiamo mangiando forse troppi pop corn, passerotto? Se continui così dovrò chiamarti aquilotto.”

“Ah si??” chiedo minacciosa. Inizio a tirargli manciate di pop corn e lui cerca di pararsi come meglio può. Con un gesto veloce mi blocca il polso e mi tira sulle sue gambe, immobilizzandomi i polsi. Sono in suo potere.

“La mamma non ti ha detto che non si gioca con il cibo?” mi scosta una ciocca di capelli ribelle. Non riesco a parlare. Non so perché. La voce si rifiuta di uscire e la gola è secca come il deserto.

“Si può sapere cosa state combinando?” è Monica. Ed è anche arrabbiata. Ci ricomponiamo velocemente e scegliamo cinque ballerini che a Faith faranno tutt’altro che schifo.

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Ogni tanto ci inseguivamo per il campus per metterci d’accordo. Eravamo fin troppo evidenti in effetti, ma io speravo di tutto cuore che Faith fosse troppo concentrata nello studio per occuparsi di noi. A volte mi rincorreva persino fino in camera...

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Entro in camera cercando di non fare rumore. Ho dimenticato il libro di latino... Ma dove ho la testa??? Ma Faith mi becca subito.

“Buongiorno Buffy... Come va?” dice stiracchiandosi.

“Ciao secchiona.. Non ti starai rattrappendo in camera?” evito il suo sguardo. In fondo sto cercando un libro.

“Aspetto di recuperare dopo...” dice con una risatina satanica.

La porta si apre all’improvviso.

“Buffy sei qui?” è Spike, lo riconosco. Salto in piedi.

“Spike sen...” ma lui per fortuna ha visto la nostra amica e non ha continuato.

“Oh.. Ciao Faith! Ma che sorpresa...” lei ridacchia. È contenta di vederlo.

“Beh, considerando che ormai passo le mie giornate qui, direi che la sorpresa me l’hai fatta tu... Ma dimmi, qual buon vento ti porta qui?” dice inclinando la testa leggermente da un lato.

“Dovevo dire una cosa a Buffy.” Dice un po’ in difficoltà. “Mi serve un consiglio...” furbo, e nemmeno troppo lontano dalla realtà.

“Sì, Spike, adesso arrivo.” Dico prima che Faith possa dire qualcos’altro. Arraffo il libro di latino e lo spingo fuori. “Che ti salta in testa?!” sussurro una volta fuori.

“Non ti trovavo!!” sussurra concitato. Sbuffo.

“Beh, ora mi hai trovata. Ma per poco non salta tutto!”

“La prossima volta farò di testa mia allora!” alza leggermente il tono. “A che ora faccio arrivare il catering?” ci penso un attimo.

“Le sette direi. Così portiamo lì gli invitati e tutto il resto con calma. Grazie a Dio è quasi finita....” sussurro. Lui sembra colpito. Qualcosa nei suoi occhi si gela.

“Io devo andare ora... Harm mi starà aspettando.” Dice con voce normale. “Ci si vede Buffy.” Gli faccio un cenno con la mano e torno dentro.

“Tutto a posto?” mi chiede Faith leggermente turbata. Io annuisco. “Sembra che tu e Spike abbiate una grande intesa....”

“Ma che dici? Se non facciamo che litigare dalla mattina alla sera??” dico guardandola male. Che le passa per la testa????? Io e Spike??? Nemmeno se l’inferno dovesse congelarsi!

“A me piace davvero sai...” per un attimo mi sembra tenera. “Però se dici che ti piace te lo lascio.. Non voglio entrare in competizione con te...” io la abbraccio.

“Non ti preoccupare,” dico staccandomi. “vai tranquilla che è tutto tuo!” le faccio l’occhiolino e, dopo averla salutata brevemente, scappo verso la lezione di latino.

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Il giorno precedente alla festa, i preparativi erano terminati, con nostro grande sollievo. Certo, il giorno dopo avremmo dovuto sistemare meglio il tutto, ricevere il catering e gli ospiti, e magari dare qualche dritta ai ballerini. Il più era comunque stato fatto. Avevamo deciso di riposarci e di bigiare un paio di inutili lezioni che avremmo benissimo potuto recuperare facendoci prestare gli appunti.

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Sono distesa sotto un albero nel cortile del campus, a godermi la brezza. Conoscendo la mia compagna di stanza, oggi ci sarà il mega-ripasso, dal quale io voglio mettere una distanza ragionevole. La stanza sarà un tappeto di fogli e il tavolo sarà pieno di bricchi di caffè vuoti. Le piace berne parecchio mentre studia, l’aiuta a mantenere la concentrazione. È un’abitudine che ha passato anche a me.

Spike arriva svegliandomi. Non che prima stessi dormendo, ma c’ero molto vicina.

“Buongiorno tesoro. Dormito bene?” prende posto vicino a me.

“Mmmmmh...” mugolo stiracchiandomi. “Ho bisogno di dormire ancora un po’... Sto morendo di sonno.” Lui si stende di fianco a me. Che diavolo vuole fare?? Senza aprire gli occhi, aguzzo i miei sensi, tutti tesi a percepire pericoli imminenti. Fa scivolare un braccio intorno alle mie spalle, con infinita tenerezza, e mi tira verso di lui, facendomi appoggiare al suo petto. È davvero rilassante. Se fossi un gatto mi metterei a fare le fusa.... Ma che razza di pensieri passano nella mia testa???

Sento i capelli che mi vengono spostati. Poi la voce di Spike, vicinissima al mio orecchio, mi sussurra: “Dormi amore. Veglio io su di te.”

Rasserenata da quelle parole mi addormento tranquilla.

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Ieri mi sono poi svegliata imbarazzatissima. Come ho fatto a lasciarmi andare così? Sono ancora sconvolta. Di ieri non se n’è più parlato, per fortuna, nemmeno oggi, quando abbiamo approntato le ultime modifiche.

Oggi è infatti il gran giorno. Sto aspettando Faith in camera, per rapirla e portarla a fare un po’ di shopping. Spike stasera ci aspetterà al Bronze, insieme a tutti. Spero che la sorpresa sia ben riuscita. Le ho anche comprato un regalo per festeggiare, ma lo conservo per stasera.

“Allora?? A giudicare dal tuo sorriso a trentadue denti direi che è andata molto bene!!” dico subito a Faith appena rientra in camera.

“Beh... Non per vantarmi... Ma credo di averlo superato a pieni voti!” le salto al collo, anch’io entusiasta, e quando ci stacchiamo mi dice “Non ci posso ancora credere! È tutto merito di Wesley! Se non ci fosse stato lui....” non conclude la frase, ma è davvero entusiasta.

“Come siamo passate da ‘Professor Wesley’ a ‘Wesley’ e basta?” chiedo sospettosa. Non si sarà mica presa una cotta per il bel professore?

“Mi ha detto lui che lo posso chiamare per nome. Che persona gentile che è...” ma forse con quel gentile vuole intendere molto di più... Staremo a vedere.

Come prestabilito, ci diamo alla pazza gioia oggi. Torniamo a casa cariche di borse e borsette con i nostri nuovi acquisti, che sono davvero la fine del mondo. Propongo a Faith di andare al Bronze e lei non si tira di certo indietro. Ci prepariamo e in poco tempo siamo là, entrambe vestite molto sexy.

Come da piano, quando entriamo le luci si spengono e la musica si arresta. La mia amica mi guarda confusa. Approfitto dell’oscurità per scivolare insieme agli altri. Quando le luci si accendono urliamo tutti insieme un ‘SORPRESA!’ degno del coro dell’Antoniano. Parte così la musica e i folli festeggiamenti. Faremo le ore piccole stasera, me lo sento.

Evito Spike cortesemente, non me la sento di guardarlo negli occhi. Faith capirebbe. Leggerebbe troppe cose nel mio sguardo.

Per non metter in imbarazzo gli altri, aspetto di trovare Faith da sola per darle il mio regalo. Cosa molto difficile visto che è circondata da una marea di persone. Ad un certo punto si allontana e va verso il bancone, dove Monica molto gentilmente ci fa da barman. È la mia occasione.

“Ti stai divertendo?” le chiedo sedendomi al suo fianco.

“Da morire B.! Grazie per la splendida festa!!”

“Prego, figurati... Ma senza Monica e Spike non so come avrei fatto....” lancio uno sguardo riconoscente a Monica che mi sorride. “Tieni....” dico porgendole una scatoletta in velluto. “È il mio regalo...” a lei brillano gli occhi. Adora i regali, anche se sta per dirmi qualcosa del tipo ‘grazie non dovevi ’.

“Non so cosa dire... Grazie mille B., non dovevi davvero... è già un magnifico regalo questa festa...”

“E allora non dire nulla, aprilo...” è un braccialetto. Alle estremità ho fatto incidere le nostre iniziali, lei lo nota quasi subito. Mi ringrazia di nuovo e stavolta ci abbracciamo.

Si ributta subito in pista, per sfogare tutta quell’energia che ha represso nelle ultime due settimane. Io prometto di raggiungerla dopo. Adesso c’è qualcos’altro che devo fare. Dall’alto della balconata, Spike mi fissa. È da tutta la sera che mi sento il suo sguardo appiccicato come un francobollo. Volevo fare finta di nulla, ma lui non mi molla.

“Bella serata, non trovi?” dico appoggiandomi alla balaustra e guardando giù.

“Siamo stati molto bravi. È tutto quanto meglio di quanto potessi aspettarmi...”

“Siamo una grande squadra...” dico scherzando. Lui si gira verso di me. Il cuore mi batte forte. Che cosa vorrà? Mi giro anche io verso di lui. Con un dito mi sfiora il mento, sento un brivido caldo corrermi dal mento fino alla schiena. Vorrei spostarmi, parlare per dire qualcosa, qualsiasi cosa... Ma sono paralizzata.

“Sei radiosa stasera.. Un fiore bellissimo..” la sua voce si fa sempre più roca e il suo viso sempre più vicino. “....e proibito.” Mette dolcemente la mano dietro alla mia nuca e mi bacia. Le mie labbra diventano fuoco liquido. Le farfalle sembrano aver preso di mira il mio stomaco. All’inizio non mi muovo, senza rispondere al suo bacio, poi pian piano mi sciolgo. Rispondendo con foga. Una foga che nemmeno io pensavo di avere. Sento un calore denso in mezzo alle mie gambe. Dio, non ragiono più. Non avrei mai creduto possibile che Spike potesse portarmi a questo punto.

Il rumore di un bicchiere rotto alle nostre ci interrompe. Faith, sconvolta, ci guarda pietrificata. Cerco di aprire la bocca per parlare, ma lei fugge veloce. Cerco di inseguirla, ma appena esco non c’è più nessuno.

L’ ho persa. Forse per sempre. Sento improvvisamente come un buco nel cuore. E il bello è che sono stata io a farcelo.

 

Capitolo 9

 

Credo di star vivendo un brutto sogno, no, no, proprio un incubo terribile. Davanti a me, appoggiati sul balconcino del Bronze, si stanno baciando Spike e Buffy. Improvvisamente mi sento una stupida: dunque è lei la fantomatica ninfa, certo, tutti i pezzi ora vanno al posto giusto, tranne quelli del mio cuore, sia ben inteso. Il bicchiere che tengo in mano va a frantumarsi sul pavimento con un rumore sordo ed ecco che loro si accorgono di me. Il volto di Buffy è rosso dalla passione, i capelli biondi sono sconvolti a dir poco e mi guarda con orrore e raccapriccio: non riesco a stare lì, corro via, scappo come un lampo dimenticandomi anche il giubbotto. Non riesco a togliermi dalla mente quei due che si baciano!

Una parte di me sta odiando Buffy per avermi portato via Spike, perché ci volevo provare io, perché se non avessi avuto queste due settimane impegnate a studiare, lui sarebbe stato mio, eppure, se mi mettessi a riflettere rivedrei lo sguardo che aveva Spike mentre la guardava e capirei, in meno di un secondo, che non sono mai stata sua e non avrei mai avuto neppure una possibilità. L’amore che prova per lei è inchiodato nei suoi profondi occhi blu e a me non resta che versare due lacrime per un amore che non è riuscito neppure a nascere.

Apro con foga la porta del mio appartamento al campus e prendo i primi vestiti che mi vengono sottomano, preparo la valigia con una disperazione incredibile, eppure non è da me reagire in questo modo per un ragazzo, non l’ ho mai fatto! Sulla scrivania c’è ancora il mio libro aperto, quello che ho usato per l’esame e una profonda malinconia mi assale; stavo così bene fino a due ore fa, era il momento più alto della mia vita e Lei ha dovuto rovinarmelo in questa maniera.

“Faith!” Eccola, è arrivata: ha pianto, ne sono sicura, lo sento dal leggero tremolio della voce, che segue pari pari quello delle labbra.

“Me ne vado! Vi lascio la stanza libera.” Dico con una ferocia che non credevo potessi provare per lei. Metto la borsa sulle spalle e sto uscendo, quando lei mi prende per un braccio in un disperato tentativo di fermarmi.

“Lasciami spiegare…” inizia, ma io mi volto e la fisso furente.

“Spiegare cosa? Sei innamorata di lui, bene, scopatelo e godi per bene, immagino che lui ci sappia fare!”

“Io non sapevo…”

“Che cosa, che ti piaceva tanto da scioglierti nelle sue braccia? Sapevi che mi piaceva, me lo hai voluto presentare tu e adesso, quando finalmente potevo provarci, prenderlo per me, me lo hai portato via.”

“No, io non lo voglio, io… rinuncerò a lui.” è la sua ultima carta e la gioca per me. La guardo con una enorme tristezza, so benissimo che non vuole rinunciare a Spike, nessuna donna sana di mente lo farebbe e lei pazza non lo è di sicuro. Ha il volto rigato dalle lacrime che deve aver versato dal Bronze fino a qui.

“Mi spiace, troppo tardi. Mi hai  pugnalato alla schiena e sanguino ancora. Io mi fidavo di te, è questo che mi fa più male. Uomini ce ne sono in giro, magari non belli come lui, ma uno passabile posso trovarlo uscendo da qui, quindi quello è il male minore, ma tu, Buffy… tu mi hai spergiurato per giorni che lo odiavi addirittura, che non ti interessava proprio e guarda… baciati! No, non ci siamo proprio. Addio.”

La lascio sola nella stanza. So che adesso si siederà sul letto ed inizierà a piangere. Sono assurdamente felice di questo e proprio per questo riesco anche a sentirmi in colpa per averla trattata in questo modo. Ma da lei io non me lo aspettavo proprio. Non mi interessa di Spike, cioè, non è vero, mi interessa eccome, ho fantasticato di lui e me a letto insieme per sere intere e mi ritrovo con un pugno di mosche in mano, però quello che veramente mi brucia è la bugia di Buffy, il suo tradimento.

Appena esco dal dormitorio vado, ovviamente, a sbattere contro Spike, che deve aver cercato di seguire la sua amata per consolarla. Lo guardo con un mix di rabbia e dolore che mai avevo provato in vita mia, neppure quando i miei mi picchiavano a ripetizione. Non gli dico nulla, a che scopo? Essere presa ancora in giro da lui? Eppure fa male, il mio cuore sta sanguinando come se fosse lacerato da una lama rovente. Anche lui mi guarda: è dispiaciuto, questo lo capisco, ma è anche risoluto, vuole Buffy. Gli volto la schiena e me ne vado in silenzio per la città addormentata e penso.

Penso a Buffy e a queste ultime settimane: la maledico perché non mi ha mai detto niente. Lo so, sono ripetitiva, ma io mi fidavo di lei, non ho mai riposto tanta fiducia in una persona come ho fatto con Buffy. Le ho chiesto se lo voleva lei, io mi sarei fatta da parte più che volentieri, per lei mi sarei mozzata un dito e lei mi ha sempre risposto di no! E allora perché?

Mi ritrovo su una panchina solitaria e mi siedo. Adesso, invece di pensare a quello che è successo al Bronze, devo trovare un posto dove andare a letto. Non mi sono resa conto di quanto tardi è: ho camminato così tanto rimuginando sul mio novello odio per Buffy, che si sono fatte le tre. Ringrazio il cielo che domani è sabato e che quindi potrò dormire, sempre che trovi un posto dove poterlo fare. Penso a chi avrebbe un posticino per me e mi avvio velocemente verso la zona periferica della città, fino a raggiungere un caseggiato alto sei piani, appena riammodernato e dipinto con un terrificante color verdino pastello intenso. Salgo le scale, ancora vogliosa di scaricare la tensione e, al quarto piano, busso con forza ad una porta rossa con un bel otto appiccicato sopra. Continuo con foga, so che ci vuole un po’ perché quella mi risponda. Poi un piccolo spiraglio e da dietro la catenella, appare lei, con gli occhi gonfi di sonno, i capelli castani arruffati, una maglietta lunga fino alle ginocchia e un’aurea di odio intossicante.

“Che cazzo vuoi?”

“Un posto dove dormire questa notte.”

“Ma minchia!” È sempre sboccata quando si sveglia male “Hai una stanza al Campus! A meno che Buffy non sia riuscita ad intripparsi con il fusto platinato.” Serro la mandibola così forte che quasi scricchiola, se ne è accorta anche lei.

“Ahi, guai in Paradiso mi sa. Dai, entra, prima di svegliare tutto il palazzo e poi chi li sente sti rompi cazzi?”

“Grazie Monica.” Entro e mi trovo davanti ad un piccolo salotto stracolmo di fumetti, libri, DVD, cd e fogli sparsi. Monica è sempre stata assai eclettica nelle cose, le piace fare di tutto.

“Allora, che è successo?” mi chiede dalla cucina mentre si prende un bicchiere di succo.

“Lasciamo perdere… ho solo voglia di dormire un po’. Posso?” mi sento sfinita e non solo fisicamente, ma soprattutto mi sento come svuotata dentro, come se non avessi nulla per cui valesse la pena andare avanti.

“Certo. Vieni, la stanza degli ospiti è a tua disposizione.” Mi risponde lei impietosita. Mi guida davanti una porta e mi fa entrare in una stanza piccolina con un letto singolo già pronto.

“Aspettavi gente?”

“No, sono solo previdente. Ci sono degli asciugamani nel cassetto. Domani mattina io dormo, il frigo e la dispensa sono stati appena riempiti, fai come se fossi a casa tua, ok?” io annuisco quasi incapace di proferire parola, ma mi riprendo:

“Non starò qui tanto… giusto quello che mi serve per trovare un altro posto.” Lei fa spallucce tranquilla.

“Per me puoi stare qui anche per tutto l’internato. So quanto ti costerebbe trovare una stanza fuori dal college e non ne vale la pena. Staremo leggermente scomode, ma ci si adatta. Basta che tu vada d’accordo con la mia James.” James è la sua gatta nera: l’ ha chiamata in onore di un suo attore preferito, solo che doveva essere maschio, invece le è arrivata femmina, ma a quel punto Monica era già in simbiosi con la gatta.

“No problem, M.”dico io. Monica mi saluta e si butta in camera sua: ha subito capito che devo aver litigato di brutto con Buffy e sicuro come le tasse, che sa anche che c’entra Spike tra noi, ma, come il suo solito, non ha domandato nulla. So che si aspetta che io lo faccia, ma mi darà il tempo che mi serve e quando le vorrò parlare, lei sarà lì per aiutarmi. Lo so e le sono grata.

Mi spoglio e mi metto a letto. Come al mio solito guardo il cellulare prima di metterlo sul comodino e lo trovo spento: l’avevo chiuso al Bronze, per non essere disturbata da chicchessia. Lo accendo e subito dopo scopro che ho un messaggio nella segreteria… sono indecisa se ascoltarlo o meno, potrebbe essere di Buffy e non la voglio ascoltare, poi la curiosità ha la meglio: nel caso fosse suo, lo cancellerò senza ascoltarlo.

Invece, sorpresa delle sorprese, è del professor Pryce, anzi, di Wesley.

“Buonasera Faith. Lo so che domani è sabato, ma io sarò in laboratorio per provare un esperimento interessante. Se ti va di venire a dare un’occhiata per ambientarti meglio… bhe sai dove trovarmi. Ciao.”

Lo ascolto ancora due volte e poi, presa da un raptus, lo riascolto: non posso farci nulla, la voce di Wesley mi calma, mi rasserena. È come se tutto ad un tratto avessi trovato una zattera nel bel mezzo della tempesta, qualcosa che mi salva in un momento in cui tutto sta morendo. Metto la sveglia alle nove, così da essere in laboratorio per le dieci: sarà un buon modo per distrarmi. Mando un SMS al mio professore dicendogli che domani sarei andata lì con molto piacere e che lo ringrazio del pensiero, poi mi appoggio sul cuscino sperando di dormire, ma le immagini della serata mi sommergono. Il Bronze, il braccialetto, la festa, il balcone, loro due che si baciano, lo sguardo innamorato di Spike, le lacrime di Buffy. E alla fine, ancora, le lacrime di Buffy, le lacrime del mio piccolo angelo biondo, ormai angelo caduto. Pensando a questo, esplodo in un pianto silenzioso.

 

Mi sveglio più stanca di quando sono andata a dormire, con quella dannata sveglia del cellulare che mi trapana il cervello. La spengo alla velocità della luce, prima che la senta anche Monica dall’altra stanza. Conoscendola non si alzerà dal letto prima delle undici, quindi meglio evitare che capiti prima, sarebbe controproducente per me. Mi vesto con sobrietà, un paio di jeans, una maglietta maniche corte ed una felpa. Scarpe da ginnastica ed occhiali da sole per nascondere le occhiaie notturne. Esco silenziosamente dall’appartamento mentre James mi guarda curiosa: sa chi sono, per questo non ha paura.

Il mio stomaco brontola pesantemente e mi prendo un muffin con un caffè e mi metto a mangiarlo al parco: il sole è ancora tiepido, tipico di ottobre, l’aria frizzante mi aiuta a svegliarmi un po’ meglio, ma, purtroppo, non riesce a portare via la mia tristezza e la mia rabbia per quello che mi è successo con Buffy.

Sapete, razionalmente capisco benissimo che non è proprio tutta colpa sua, insomma, non lo sapeva neppure lei che Spike le stava dietro, però quello che mi dà nervoso è che lei non abbia voluto dirmi con esattezza che cosa provava per lui. Almeno così avremmo potuto gareggiare ad armi pari, invece in questo modo partivo già a perdere. È questo che mi dà fastidio e lei lo sa, ovvio che lo sa, mi conosce meglio delle sue tasche! Eppure, nonostante ciò, non lo ha fatto. Mi sta salendo di nuovo il nervoso. Riprendo la mia camminata verso il laboratorio di Wes, improvvisamente in trepidazione all’idea di vederlo.

Davanti al campus compro due bicchieri di caffè nero e qualche dolcetto: non so quanto mangia in realtà e quindi abbondo, anche perché io ho una fame incredibile. Corro per i corridoi vuoti e silenziosi, di solito di sabato non c’è mai nessuno da queste parti. Apro la porta con timore quasi reverenziale: eccolo, lo vedo, è chino su un piano illuminato, sta guardando qualcosa anche se non capisco cosa. Mi metto ad osservarlo nel suo ambiente naturale: mi sembra più sicuro di quanto non lo sia mai stato in classe o nei corridoi del campus. Gli occhiali leggeri sono appoggiati sul naso, mentre le labbra si muovono velocemente, come se leggesse tra se qualcosa. Le mani eleganti sono appoggiate al tavolo con le dita che tamburellano la superficie.

“Buongiorno.” Dico piano per non spaventarlo. Lui si gira sorpreso e mi sorride tranquillo.

“Ciao Faith, sono contento che tu sia qui. Mi spiace di averti trascinato qui quando magari vorresti essere da un’altra parte.”

“Tranquillo, mi va bene di iniziare da subito.” Mi tolgo gli occhiali e appoggio i caffè. Noto che mi sta guardando stranamente. “Che c’è?”

“Non hai dormito?” deve aver notato le occhiaie pesanti.

“Non molto bene. Per questo ho portato questi!” dico esibendo i bicchieri e i dolcetti.

“Perfetto, ma non possiamo metterci a fare colazione qui. Vieni, andiamo nel mio ufficio, così parliamo anche di quello che dovrai fare in questi mesi di internato. Immagino sarai curiosa.”

È tanto brutto se gli dico che non ho pensato all’internato e ai miei futuri compiti da un bel po’? Sì, lo sarebbe. Quindi sorrido e annuisco gentilmente e lo seguo fino alla sua stanza e mi siedo sulla stessa sedia dell’altra volta, stupendomi ancora di quanto sia spartano il suo ufficio. Dividiamo salomonicamente caffè e dolci e ci mettiamo a chiacchierare. Mi chiede di raccontargli qualcosa di me e più di dirgli che mi piace quello che studio e che abito un po’ fuori non mi viene in mente nulla. La maggior parte delle mie cose è incentrata su Buffy e di lei non ho proprio voglia di parlare. Vorrei ascoltare quello che lui ha da dirmi.

“E come mai lei è venuto a vivere qui?” chiedo curiosa. Insomma, il suo accento inglese è inconfondibile.

“Riformula la domanda in maniera corretta.” Risponde spiazzandomi lui, sorridente e tranquillo.

“Uhm…come mai…” mi metto a pensare. “…lei…Tu sei qui.”

“Esatto, questa va bene. Mi sono laureato ad Oxford tre anni fa proprio con Travers, poi lui ha avuto un’offerta di lavoro qui e mi ha portato con se, quindi l’ ho seguito.”

“Capito.” Dico addentando una ciambella carica di glassa, infatti sento che mi cola sulle labbra. Faccio per prenderla con la lingua e mi ritrovo ad arrossire penosamente vedendo come mi sta guardando lui: ha gli occhi azzurri che brillano maliziosi e un sorriso malandrino. Uhm… ha detto tre anni fa? Il mio cervello sta facendo i calcoli… non dovrebbe avere più di ventisette… ventotto anni? Interessante!

“Ehm…” cerco di riprendermi. È incredibile, lui non ha fatto nulla, ma ha la capacità di farmi perdere il filo del discorso… qualsiasi discorso io stia facendo. “allora, che dovrò fare?” 

“Oh, hai ragione. Seguimi.” Mi porta in giro mostrandomi dove avrei trovato reagenti e strumenti per gli esperimenti. È un cicerone perfetto, mi spiega con chiarezza quello che avrei dovuto fare nei prossimi giorni. Non c’è che dire, questo internato è giusto quello che mi ci voleva per evitare Buffy e compagni. È il mio salvagente, Wesley è il mio salvagente e a questo punto gli sono ancora più grata di prima.

Alla fine della giornata di lavoro, fuori è già scuro. Sto pensando tra me e me che non ho le chiavi per entrare a casa di Monica e che, probabilmente dovrò andare al Bronze a recuperarle. Non ho voglia di tornare in quel posto, ho paura che i ricordi mi sommergano di nuovo.

“Mi hai sentito?” ritorno alla realtà quando Wes mi parla.

“Scusa?”

“Ti ho chiesto se ti va di mangiare qualcosa con me, ovviamente offro io, visto che ti ho rubato tutta la giornata.”

“Volentieri. Comunque è stato un piacere passarla qui con  te.” Mi porta nella stessa tavola calda dove eravamo stati quando mi aveva fatto quella veloce lezione personalizzata. Credo che qui sia conosciuto perché tutti lo salutano come se fosse di casa. Ordiniamo un piatto di pasta con il pesce che farebbe resuscitare un morto da quanto è buono e lo accompagniamo con una bottiglia di buon vino bianco. Non mi sono mai trattata così bene in vita mia. Ad un certo punto, tra una chiacchiera sugli esperimenti e la classica discussione ‘non esistono più le stagioni di una volta ’, Wesley prende a guardarmi fisso negli occhi lasciandomi non poco imbarazzo addosso. Mi chiedo se sappia quanto possa essere disarmante uno sguardo come il suo diretto ad una donna. Io penso di no .

“Io lo so che non sono fatti miei e sei liberissima di arrabbiarti, “esordisce “ ma sarei curioso di capire che cosa ti è successo.” Rimango a bocca aperta. Come fa ad essersene accorto? Insomma, il tempo passato assieme si conta sulle dita di una mano, lui non sa probabilmente neppure che uso la penna blu per prendere gli appunti e se ne viene fuori con una domanda così diretta e personale? Non ho parole.

“Perché pensi che mi sia successo qualcosa?” la mia specialità: rispondere ad una domanda con una domanda. Lui appoggia la forchetta al piatto e si sistema meglio sulla sedia, come per prendere tempo per soppesare la risposta.

“Vedi, mi sembri diversa. Nel senso, sei sempre la stessa Faith, brava, intelligente e disponibile al lavoro che ho imparato a conoscere in questi ultimi mesi di lezione fatti assieme. Eppure stamattina, nel tuo sguardo, nelle tue espressioni, mancava qualcosa…una specie di scintilla che ti rende… luminosa.” Sento gli occhi inumidirsi e devo evitare assolutamente questo argomento o potrei mettermi a piangere al tavolo e non sarebbe giusto.

“Devo essere sincera, non mi va di parlarne.” Dico forse anche un po’ troppo scortese. Lui non replica, ha capito, quindi si rimette a mangiare calmo, come se nulla fosse successo.

“Scusa.” Dice solo dopo qualche secondo.

“Non ti devi scusare, tu non c’entri, non avrei voluto parlarne con nessuno.”

“Lo avevo capito.” Risponde lui sorridendo dolcemente.

Passa il cameriere e lui lo chiama gentilmente. “Due dolci della casa, Antonio.” Lo guardo andare a prendere le nostre ordinazioni e poi mi giro verso Wesley che sta finendo di bere il suo vino.

“Conosci molto bene la gente che lavora qui.” Lui fa spallucce.

“Vedi, quando sei solo, senza una famiglia, senza una fidanzata o anche senza un animale che ti aspetta a casa, la prospettiva di mangiare da solo sul divano davanti alla tv, ti appare improvvisamente squallida. Vengo qui ogni sera a cenare, tanto guadagno bene e non ho tempo per spendere perché sono sempre in laboratorio.”

“Mi spiace.” E mi spiace sul serio, non è una classica frase di circostanza. Un ragazzo come lui non merita tutta questa solitudine… poi riavvolgo il nastro… ha detto che non ha la ragazza. Ottimo!

“Fa niente.”

Usciamo satolli e immersi in mille sorrisi provenienti da tutti i camerieri, baristi e cuochi del ristorante: ho visto alcuni che si facevano perfino gesti tra loro, come per dimostrare che fossimo una coppia. Stranamente mi ha fatto sentire molto bene.

“Ti porto a casa.” Mi dice salendo in macchina.

“Posso chiederti un favore? Dovrei recuperare le chiavi da mia cugina. Lavora al Bronze, non so se lo conosci.”

“Sì, ci sono stato un paio di volte. Andiamo allora.” La notte scivola silenziosa sotto di noi, mentre ci perdiamo ascoltando la radio. In tutta onestà non ho voglia di rompere questo silenzio così complice che si è instaurato tra di noi, ma voglio assaporarlo come fosse una scaglia di cioccolato fondente di quello buono, magari con la cannella, che si scioglie sulla lingua facendoti esplodere il cervello di benessere. Ecco, questo è quello che provo a stare con lui.

Quando arriviamo, penso che lui mi aspetterà in macchina, invece scende e mi accompagna dentro, aprendomi perfino la porta per entrare. Mi guardo intorno e vedo alcune persone di mia conoscenza: Cordelia e Liam seduti su un piccolo divano, Tara seduta con Willow, la sua ragazza, a studiare qualche incantesimo da Wicca e Monica che sfreccia veloce con il vassoio in mano.

“Arrivo subito.” Dico a Wesley nell’orecchio: la musica è così alta che per farmi sentire da lui mi sono dovuta mettere in punta di piedi. Non che mi sia dispiaciuto, mi ha permesso di venir avvolta nel suo profumo, che ormai non è il CKB che aveva stamattina, ma è il suo profumo naturale, un mix tra la fragranza di the e di ammorbidente, qualcosa di pulito eppure terribilmente maschio. Infatti quando mi stacco sono come confusa. Vado da Monica che mi sembra di volteggiare.

“Ciao M.”

“Non ora, sono di fretta. Non ho tempo Faith, quella stupida di Daisy se ne è andata senza preavviso e siamo senza una cameriera questa sera. Se la becco le faccio un culo così.” Mi risponde incazzata nera.

“Vorrei solo le chiavi di casa.”

“Tho, ma lasciami la porta aperta stanotte.” Mi porge le chiavi e sta per salutarmi, quando vede Wesley vicino alle scale che mi guarda mentre mi aspetta. “Scusa, e quel ben di Dio dove te lo sei trovato? Non qui, non l’ ho mai visto.”

“È Wesley, il tizio della tesi.” Monica fischia ammirata.

“Se avessi avuto professori come lui col cavolo che mollavo il college. Ho capito stellina, cercherò di non disturbarvi quando torno.” Scuoto la testa a questa affermazione.

“Ti sbagli, si è solo offerto di accompagnarmi, blocca il manzo della fantasia, lui è il mio capo.”

“Sarà pure il tuo capo, ma non dirmi che non ti sei mai immaginata cos’altro possa saper fare su una scrivania… magari con te sotto.” Se ne va senza lasciarmi il tempo di replicare a questa assurdità e io me ne vado via sconsolata, per essere bloccata due passi dopo da Spike. Rimango a bocca aperta a guardarlo, i suoi occhi sono ancora più blu, perché, immagino, è terribilmente incazzato.

“Che cazzo fai, Faith?” sì, decisamente arrabbiato.

“Niente, sto andando a dormire, lasciami passare.” Dico cercando di superarlo, ma lui è più grosso di me e mi blocca la strada.

“Buffy sta male.” Serro con forza la mandibola. “Ed è colpa tua.” Colpa mia? Adesso lo ammazzo.

“No, è colpa sua. Io mi fidavo di lei, avrei dato la mia vita per lei e lei non è stata sincera con me.” Lui abbandona l’aria da arrabbiato per sostituirla con una più triste.

“Faith, passerotto, lo sai che non ti avrei mai detto di sì, sono stato chiaro fin dall’inizio con te.” Tipico degli uomini, crede che sia lui il problema anche quando non potrebbe essere più lontano di così.

“Non hai capito nulla, Spike. La questione non è che io ti possa o non possa avere. Di uomini ce n’è pieno il mare. Ma la fiducia, quella vera, la trovi raramente e quella di Buffy l’ho persa. Tu non c’entri, o almeno, sei molto marginale.” Ecco, adesso riesco a sgattaiolare via, ma lui mi prende per un braccio, deve essere un vizio e io cerco di svincolarmi, tanto che Wesley si precipita da me per liberarmi. Anche Spike rimane spiazzato dalla sua entrata in campo: pagherei cento dollari per sapere che cosa sta pensando Wes di questa scena.

“Tutto ok, Faith? Ti sta importunando?” che dolce!

“No, abbiamo solo avuto un leggero scambio di opinioni. Andiamo.”

“Che dico a Buffy?” chiede Spike come ultima cosa mentre si prende una sigaretta dallo spolverino.

“Che passerò a prendere il resto della mia roba lunedì, quando lei sarà a lezione. E dille anche che ci vada a lezione, perché non voglio vederla.” Gli lancio il braccialetto che mi ha regalato Buffy per la festa e me ne vado con Wesley che ancora mi abbraccia per le spalle e io, stupidamente, neppure me ne accorgo. Una lacrima solca le mie guance mentre sono in macchina con il mio professore.

Quando parcheggia davanti al palazzo di Monica cerco freneticamente di asciugarmi il volto, ma Wesley ci arriva prima. Ha tirato fuori dalla tasca della giacca un fazzoletto bianco di cotone e mi asciuga: che vergogna, penserò che sono patetica.

“Scusa.” Balbetto io, ma lui scuote la testa sorridendo triste con me.

“Un bel viso come il tuo, Faith, non merita di essere rigato con delle lacrime. In verità, una bella persona come te non merita queste lacrime.” Mi porge il fazzoletto e io lo uso, come nei migliori film, per soffiarmi il naso.

“Te lo riporto lavato.” Gli dico quando mi accorgo quello che ho fatto, ma lui scoppia a ridere e contagia anche me.

“Non ti preoccupare, ne ho un cassetto pieno. Mia mamma non fa che regalarmene un pacco ogni anno per Natale.”

“Grazie di tutto, prof Wesley.” Dico io leggermente più leggera.

“Di nulla e….uhm Faith, su con la vita. Quando ridi sei ancora più bella.” Esco barcollando per la quantità di sentimenti che sto provando. Tristezza per Buffy, fastidio per l’incontro con Spike e per la felicità che ho provato stando con Wesley, che, vedo, sta aspettando di vedermi entrare prima di partire. Lo saluto con la mano mentre apro il portone e sento che si allontana.

Vengo salutata dal miagolio di James che si struscia sulle mie gambe facendomi le fusa. Caracollo in camera, desiderosa solo di dormire: stringo il fazzoletto bianco tra le mani e annusando mi pare di essere ancora con lui, in quel piccolo ristorante, oppure nel laboratorio, in un mondo tutto nostro, dove nessuno può raggiungerci.

 

Capitolo 10

 

Dopo una lunghissima corsa dal Bronze, arrivo al campus. Ho pianto per tutta la strada e non so come ho fatto ad arrivare fino a qui dal momento che non vedo a un palmo dal mio naso. Per tutto il tempo ho pensato a come si deve essere sentita la mia migliore amica... Pugnalata alle spalle da me.... Mi sento malissimo.

Eppure io non sapevo, fino a stasera, che potesse anche solo lontanamente piacermi Spike.

Apro la porta con la speranza che sia in camera...

“Faith!” dico con voce tremante. Grazie al cielo l’ho trovata! Io le devo spiegare, parlare, lei non sa cosa è realmente successo....

“Me ne vado! Vi lascio la stanza libera.” È arrabbiata. Furente. Come darle torto? Cerca di andarsene ma io la fermo prendendola per un braccio. È vitale che lei sappia.

“Lasciami spiegare…” cerco di dire, ma lei mi interrompe.

“Spiegare cosa? Sei innamorata di lui, bene, scopatelo e godi per bene, immagino che lui ci sappia fare!”

“Io non sapevo…”

“Che cosa, che ti piaceva tanto da scioglierti nelle sue braccia? Sapevi che mi piaceva, me lo hai voluto presentare tu e adesso, quando finalmente potevo provarci, prenderlo per me, me lo hai portato via.”

“No, io non lo voglio, io… rinuncerò a lui.” È la cosa giusta da fare. Non posso perdere Faith, al solo pensiero lo stomaco mi si stringe in una morsa.

“Mi spiace, troppo tardi. Mi hai  pugnalato alla schiena e sanguino ancora. Io mi fidavo di te, è questo che mi fa più male. Uomini ce ne sono in giro, magari non belli come lui, ma uno passabile posso trovarlo uscendo da qui, quindi quello è il male minore, ma tu, Buffy… tu mi hai spergiurato per giorni che lo odiavi addirittura, che non ti interessava proprio e guarda… baciati! No, non ci siamo proprio. Addio.” Detto questo, prende la porta e se ne va.

Non ci posso credere, sono sola ora. Le gambe non mi reggono più e gli occhi si appannano di nuovo. Mi getto sul letto piangendo disperatamente. Poco dopo arriva Spike, che dev’essersi fatto anche lui la strada di corsa. L’ho lasciato al Bronze senza nemmeno una spiegazione.... Sono stata una vera stronza anche con lui.

Alzo giusto un attimo la testa per guardarlo e poi mi rigetto disperata sul cuscino.

“Buffy.....” nella sua voce c’è compassione, tristezza e amore, tanto amore.

Lo sento sedersi a fianco a me. Mi accarezza dolcemente i capelli e il viso, con estrema dolcezza. “Amore mio.... Non piangere. Andrà tutto a posto. Rimetteremo tutto a posto.” La sua voce è calma e rassicurante. Cerca di tirarmi su e di stringermi tra le sue braccia, ma io ho uno scatto d’ira. Perché mi ha baciata? È tutta colpa sua se sto in questo stato di merda!

“Lasciami!! Immediatamente! .... Esci dalla mia camera!! Vattene!!...” riesco a dire tra le lacrime, prendendolo a pugni sul torace. Lui non vuole lasciarmi, anzi, aumenta la stretta.

“Piangi, amore... Sfogati, io sono qui. Sfoga la tua frustrazione su di me...” le mie mani si fermano, così, da sole, e io mi abbandono sul suo petto a piangere.

“Perché...?” chiedo tra un singhiozzo e l’altro.

“Perché ti amo, perché dal primo giorno che ti ho vista sei stata nei miei pensieri e nei miei sogni, perché non c’è creatura più bella e più leggiadra di te, perché quando è successo il mondo intorno a me ha iniziato a prendere forma e senso, perché ci ha fatto stare bene....” ha capito perfettamente il senso della mia domanda. Ma io non sto bene. Sono come spaccata in due. Una metà vorrebbe mandare Spike a quel paese e ritrovare il mio angelo bruno, l’altra invece vorrebbe baciarlo, fare l’amore con lui e non smettere mai di guardarlo. Mi odio ancora di più per questo desiderio nei confronti di Spike, se è possibile.

Non dico nulla, a che servirebbe ora? Cerco di calmarmi, di scacciare le immagini di Faith dalla mia mente, piccoli flashback che mi trafiggono come lame, e di concentrarmi sulle mani di Spike. Pian piano, sotto le sue carezze, i miei singhiozzi cessano, e mi addormento tra le sue braccia.

 

Stranamente, la mattina dopo sono io la prima a svegliarmi. Sono ancora accoccolata tra le braccia di Spike, ma non so nemmeno io quello che provo.

Nella mia testa rimbomba ancora il rumore di quel bicchiere, frantumato, come il mio cuore.. E anche come quello di Faith. Improvvisamente provo un senso di repulsione. Come posso stare qui con l’uomo che mi ha separato dalla mia migliore amica?  In fondo, però, so che non è colpa sua, ma solo mia e della mia stupidità.

Sguscio via e vado a cambiarmi. Non ho nemmeno voglia di fare la doccia, vorrei solo uscire e andare a cercare Faith. Dove sarà il mio angelo bruno?

Sicuramente non vorrà vedermi, ma io la devo trovare.

Prima di uscire lascio un biglietto a Spike, nonostante non sia molto. Il mio martoriato cuore sembra spezzarsi in pezzi ancora più piccoli, gli occhi tornano ad emettere stille salate, ma ricaccio indietro tutto. Niente rimorsi, la mia decisione l’ho presa. Esco cercando di fare il meno rumore possibile, l’ultima cosa che voglio ora è lo sguardo di Spike addosso.

 

Non posso più stare con te. Ti prego, perdonami.

Sempre e solo

B.

 

La prima cosa che faccio è setacciare il campus. Potrebbe essere andata a dormire da un’amica, anche se è improbabile, non avrebbe corso il rischio di incontrarmi, anche solo per caso. Incontro Tara per caso, capisce subito che sono sconvolta. Mi porta al bar del campus e mi offre una tazza di caffè, accompagnata da sane chiacchiere.

“... Ecco, ora sai tutto...” dico dopo aver terminato il mio racconto sulla serata precedente. Il sorriso che Tara mi fa non è come i soliti, è triste, compassionevole. È un sollievo vederlo, almeno lei non prova ribrezzo per quello che ho fatto.

“Tu come stai?” chiede dolcemente.

“Come vuoi che stia? Sono a pezzi. Prima ho perso Faith e ora Spike, direi che è una di quelle giornate da dimenticare.”

“Mi dispiace Buffy, davvero. Ma non hai preso in considerazione nemmeno per un attimo l’idea di restare con Spike? Insomma, prima o poi Faith se ne farà una ragione.” Comica questa. Non lo capirà mai, lo so. Ma ho bisogno di provare....

“Tu non la conosci, è testarda. Non credo che riuscirò a farle capire come sono andate le cose, a meno che qualche santo non mi aiuti...”

“E adesso che hai intenzione di fare?”

“La troverò. Lei sentirà la mia versione dei fatti, dovesse cascare il mondo.” Su questo sono ferma e decisa.

“E’ davvero così forte l’amicizia che vi lega?” chiede lei timidamente.

“Sì. Vedi, lei non è solo una mia amica. Lei è LA mia amica, c’è sempre stata, sia nei momenti belli che in quelli brutti. È stata la mia famiglia, insieme siamo cresciute e diventate più forti, imparando dai nostri errori. Non riesco a immaginare la mia vita senza di lei.”

“Io non so come sono andate le cose, ma se fosse veramente tua amica accetterebbe questa situazione, sarebbe felice per te e ti sosterrebbe. Non mi sembra così amica come la definisci..” Tara arrossisce. Forse ha paura che la rimproveri e che reagisca male.....

“Si è sentita pugnalata alle spalle, lei amava Spike e aveva fiducia in me. Un mix letale...” vista la tarda ora decidiamo di pranzare insieme e di parlare d’altro, così posso avere un po’ di sollievo. Dopo il pranzo saluto la mia amica e riprendo le mie ricerche. Ho un’idea ben precisa: so dov’è Faith.

 

Busso a una porta rossa, sperando che l’inquilina sia in casa.

“Arrivo!” sento urlare dall’interno. Quando apre la porta non è per nulla sorpresa, Monica sapeva che l’avrei cercata. Un aroma di ragù esce dalla sua casa, stava sicuramente cucinando.

“Ciao Monica. È qui?” dico cercando di sembrare allegra, ma con scarsi risultati.

“Entra. Ne parliamo dentro. Hai già pranzato?” dice spostandosi per farmi passare.

“Sì, grazie lo stesso. Comunque non avrei molta fame lo stesso.” Ci accomodiamo in cucina, la sua piccola e graziosa cucina.

“Allora?” chiedo impaziente mentre lei mescola il sugo.

“E’ qui, anche se al momento non è in casa, ma mi ammazzerebbe se sapesse che te l’ho detto. Sembrava piuttosto incazzata con te.”

“Quindi non sai cos’è successo?”

“No, uomini per caso?” tira a indovinare e c‘azzecca subito.

“Esattamente...” le racconto tutto, da cima a fondo, senza saltare nemmeno la mia fantastica giornata.

“Bel pasticcio...” commenta lei alla fine. “Ma a te, questo Spike, quanto piace?” si versa un bel piatto di pasta e si siede di fronte a me.

“Bella domanda.. Credo che potrei innamorarmi di lui. Per questo l’ho respinto. Monica, io ci tengo davvero a Faith.” Oddio, sono patetica, mi si stanno inumidendo gli occhi. “Voglio che ritorni al campus, con me.”

“Lo so, tesoro, ma la conosci Faith. È testarda.” Sul suo volto si dipinge un’espressione dolce. “Comunque anche tu hai le tue colpe...”

“Lo so, e mi odio per essere stata così stupida. Ma io fino a ieri sera non sapevo nulla! Che scema sono stata...” scuoto la testa tristemente.

“Andrà tutto bene, vedrai...” ma non ne è molto convinta nemmeno lei.

“Non potresti metterci tu una buona parola con Faith?” è una carta rischiosa, ma potrebbe funzionare in fondo....

“Posso provare...” dice con un gran sospiro. “Non sarà una passeggiata però... L’ hai fatta grossa stavolta, ai suoi occhi.”

“E tu? Cosa pensi?” chiedo speranzosa.

“Ah no, non guardare me! Io non faccio da giudice. Penso che queste cose dobbiate risolvervele da sole, al massimo posso fare da ambasciatrice, ma non giudico.” E fa bene, rimanere neutrale è la cosa migliore per lei, ho sbagliato io a chiederle di prendere posizione.

“Grazie Monica. Sei una vera amica..” e lo penso davvero.

“E di cosa? Lo sai, voglio anche io che le cose tornino come prima. Così finalmente Faith la pianterebbe di finirmi l’acqua calda al mattino...” e con questa battuta riesce a strapparmi un sorriso.

“Ma adesso dov’è?” speravo che tornasse a casa ma evidentemente pranza fuori.

“Si doveva vedere con un amico, ma non so di preciso. Non mi sembra una buona idea cercarla ora... Falle smaltire un po’ di rabbia.”

“Non posso, la perderei.” Poi, inventandomi una scusa, scappo. Non so ancora dove andrò, ma la cercherò, di nuovo.

 

Qualcuno bussa con insistenza alla mia porta. Che diavolo di ore sono? La mia sveglia segna le undici. Quale persona sana di mente verrebbe a rompere alle undici??

Caracollo fino alla porta, sembro davvero un cadavere. Oggi, dopo essere stata da Monica, l’ho cercata di nuovo, ma invano. Allora sono tornata a casa, in lacrime, di nuovo. Ci speravo di trovarla. Ma così non è stato. E ora sono ridotta a una specie di mocho vileda.

“Chi diavolo....” dico aprendo la porta. La voce mi muore in gola. È Spike.

E io sono conciata così.

“Buona sera passerotto? Mi fai entrare? Bene grazie..” Non aspetta nemmeno la risposta e entra passandomi a fianco.

“Ma prego... Fai come fossi a casa tua...” dico ironicamente. Lui si siede sulla poltrona, con un ghigno beffardo. “Che diavolo vuoi Spike?” Lui si irrigidisce. Non volevo essere così acida, ma quando mi sveglio sono come Monica.

“Ti porto un messaggio, di Faith.” Dice freddo. Io sussulto, questa proprio non me la aspettavo. “Lunedì viene a prendere le cose che ha lasciato qui. Dice di andare a lezione, non ti vuole vedere.” Vorrei scoppiare a piangere, ma non ci riesco, non ho più lacrime da piangere... “Mi ha anche detto di darti questo...” è il braccialetto che le ho regalato... Mi sento morire.

Non pensavo sarebbe arrivata a tanto. Spike me lo porge, e io lo guardo tristemente. Ricordi indelebili scorrono nella mia mente... Facendomi sempre più male. Il tempo non doveva lenire il dolore??

“Scusa...” dice lui. Sembra essersi ammorbidito un po’ di fronte al mio dolore. “Non volevo...”

“E’ tutto a posto..” dico con un mezzo sorriso: il meglio che riesco a fare.

Ora non so cosa dire. O cosa fare. Sono imbarazzata, e parecchio anche. Non mi ha ancora detto nulla del biglietto di stamattina, non che io ci tenga, per carità, meglio così... Però mi aspettavo una domanda... Una qualsiasi cosa... Non il gelo totale.

“Bene... il messaggero ha finito il suo compito... Se non c’è altro...” si alza. Non voglio che se ne vada...... E per questo mi faccio schifo. Provo così tante emozioni che potrei anche scoppiare.

Spike arriva alla porta senza nemmeno guardarmi, ma io lo fermo. Il motivo non lo so nemmeno io...

“William... Aspetta....” lui si ferma e mi guarda. Una piccola fiammella di speranza ha sciolto un po’ del gelo che stava nei suoi occhi. Continua però a non parlare. “Senti, io... Mi dispiace per stamattina. Avrei voluto che le cose fossero andate diversamente, ma la situazione è complicata, lo sai.....” Per favore, non guardarmi così... Mi sento già abbastanza male non credi? Non posso sopportare la tristezza scavata nel suo volto e nei suoi occhi. È troppo.

“Anche io.” Poi fa una cosa che non mi sarei mai aspettata: mi prende il volto fra le mani e mi da un bacio sulla fronte. Sconvolta dal suo tocco, rimango lì inebetita e Spike ne approfitta per andarsene.

Suonava come un addio quel bacio. L’ennesimo addio di una persona che mi ha tanto amata. E io voglio che sia un addio? A questo punto non lo so. Eppure, se voglio che le cose tornino come prima, devo fare a meno di Spike.

Stanca e frastornata, torno a dormire. Tra le mani stringo ancora il braccialetto di Faith.

 

Lunedì mattina mi sveglio presto, troppo per i miei gusti. È il gran giorno, questo, e non voglio correre il rischio di essere impreparata. Ho preparato un discorso da fare a Faith, l’ho ripetuto almeno mille volte, ma non credo che mi servirà. Non so nemmeno se mi lascerà parlare.... La porta si apre mentre io sono sdraiata sul letto a rimuginare. Scatto in piedi. È lei.

Appena mi vede il suo sguardo s’indurisce. Nonostante lo stadio della collera sia passato temo che basti una fiammella per farlo tornare.

Sembra indecisa, ma alla fine decide di entrare.

“Faith....” dico a mezza voce. Che bello rivederla...

“Che ci fai qua? Non hai parlato con il tuo amante?” la sua voce è dura, aspra.

“Devo parlarti....” ignoro l’allusione sull’amante. In questo momento ribattere servirebbe solo a farla incazzare di più. “Ti prego, ho bisogno che mi ascolti...”

“Non abbiamo niente da dirci.” Va diretta verso il suo armadio ma io le sbarro la strada.

“E invece sì! Tu non sai quello che è successo!” ricaccio indietro le lacrime.

“Mi è bastato quello che ho visto, non voglio sentire il romantico racconto di come sia sbocciata la passione tra te e... Spike...” pronuncia il suo nome con disprezzo, quasi con disgusto.

“No, non è quello che volevo... Voglio solo parlare di noi....” prendo fiato, l’angoscia mi stringe le budella e mi spezza il fiato. “Faith, tu per me sei la persona più importante e cara che ho. Sei la mia migliore amica.. La mia famiglia... L’altra parte di me stessa... Sei tutto.”

“Bel modo di dimostrarlo...” dice incrociando le braccia.

“Non avrei mai e poi mai tradito la tua fiducia volontariamente.” Meglio ignorare di nuovo le sue parole astiose. “Mi conosci, non avrei mai potuto ferirti deliberatamente.... Non avrei mai potuto portarti via Spike così... Mi sono pentita di aver avuto quell’attimo di debolezza e averlo baciato, sai? L’ho mollato. Per me la tua amicizia è davvero più importante....” le parlo con il cuore in mano. Spero che possa leggere dentro di me....

“Non ci arriverai mai, eh?” la sua voce non è più dura. È solo.. malinconica...  “Certo, mi piaceva Spike, ma non è lui il problema. Sei tu. Io mi fidavo di te e tu cosa hai fatto? Mi hai pugnalata alle spalle! Bell’amica! Se ci avessi tenuto alla nostra amicizia ti saresti fermata.

Senza contare il fatto che mi hai mentito per un sacco di tempo.....”

“Io non sapevo, non ti ho mentito! È cambiato tutto mentre mi baciava... Credevo di odiarlo sul serio, l’ ho scoperto con te di amarlo.”

“Addirittura amarlo? Ma va’ al diavolo...” fa per andarsene ma la blocco per un braccio.

“Faith..... Ti prego...” la voce mi trema. Cerco di sostenere il suo sguardo e dentro ci leggo tanta amarezza.

Ho tanta, tanta, tanta paura. Se se ne va ora potremo rimettere le cose apposto?

“Tu mi preghi? Ma fammi il favore...” con uno strattone si libera il braccio. “In giornata passerà Monica a prendere le mie cose. Addio, B.” Non riesco nemmeno a rispondere...

Se ne va lasciandomi lì.. Sola e disperata... Che cosa ho fatto??

 

Capitolo 11

 

Che coraggio, questo lo devo ammettere: avevo detto a Spike di dire a Buffy di non farsi trovare e lei, ovviamente ha fatto tutto il contrario. Quasi quasi mi veniva da ridere a vederla, non fosse che sono ancora arrabbiata con lei. Non voglio parlarle e non voglio ascoltarla, per questo mi sono presa pochissime cose, delegando Monica a finire il lavoro –sono sicura che brontolerà per questo-. Devo sfogarmi ora, quindi mi metto a correre per il parco seguendo il sentiero in mezzo agli alberi.

Mentre sono qui non faccio che pensare: vedere Buffy è stato un tuffo al cuore. Lo so che non lo volevo ammettere, ma mi è mancata un casino e sono stata lontano da lei soltanto un week-end. Sono veramente patetica, ma ci sono poche cose al mondo che mi fanno incazzare come essere tradita. Non vorrei essere così, obiettivamente vorrei cambiare, ma adesso non è il momento giusto, non riuscirei neppure ad immaginare di calmarmi. In preda ad un raptus di follia omicida che mi sta venendo rivedendo dentro di me il loro bacio al Bronze, faccio uno scatto veloce fino al piccolo lago che c’è al centro del parco. È un posto che mi piace molto, perché è poco frequentato e gli alberi profumano sempre, anche di inverno. Solo Dio sa come è possibile, ma è così. Adesso che è autunno ci sono dei bellissimi colori: le foglie sono tutte virate ormai tra il giallo e il marrone scuro. Rossi e arancioni brillanti quasi feriscono gli occhi per la loro intensità, resi ancora più lucenti dal sole di ottobre vivace e dal cielo azzurro frizzante. Mi fermo guardando la superficie dell’acqua immobile come se fosse uno specchio. Mi siedo su una piccola spiaggetta di erba verde smeraldo, abbracciando le ginocchia portate al petto e appoggiandoci sopra la fronte. Tra il mio respiro affannato, il cuore che batte a mille, le prime lacrime si affacciano alle palpebre. Vorrei piangere, ma mi ricordo che parole che Wesley mi ha detto in macchina e pensando a lui sorrido.

Ancora mi domando come un ragazzo come lui, tutto laboratorio e casa, sia riuscito a penetrare in me in questa maniera. Insomma, deve avere comunque una sensibilità notevole. Quando mi ha abbracciata per portarmi fuori dal Bronze, mi sono sentita così perfetta, anzi, così protetta. E quando è venuto a “salvarmi” da Spike? Santo cielo, un cavaliere d’altri tempi.

Mi riprendo tirando un po’ su col naso e mi avvio lentamente verso l’università. Non incontro nessuno che conosco e questo è un bene, perché credo che risponderei molto male a delle domande dirette e nessuno si merita il mio cattivo umore, solo Buffy forse. Vado nello spogliatoio e mi metto il mio camice: mi sta bene, lo ammetto, è lungo, con i bottoni grandi blu (mio piccolo vezzo) e il bianco mi dona, specie grazie il contrasto con i miei capelli ora raccolti in una coda stretta. Entro in laboratorio pronta e vedo Wes già a lavorare: ma non dorme mai quest’uomo?

“Buongiorno. Sei in ritardo Faith.” Mi sento in colpa.

“Mi scusi, non succederà più.” Lui si gira e mi sembra pensieroso. Forse le cose non vanno come vorrebbe.

“Fa nulla tranquilla. Come stai?”

“Bene.” Mento con prontezza. Non voglio che mi riveda nello stato in cui ero sabato. Lui inclina il capo come per scrutarmi, poi sorride con tristezza.

“Non è vero, ma pazienza. Allora iniziamo.” Ecco, l’ ha fatto di nuovo, mi ha spiazzato e mi ha letto dentro. È incredibile! Quasi la trovo insopportabile questa sua capacità di mettermi a nudo. Mi mette immediatamente a lavorare tra provette e reagenti, così che riesco a far passare il tempo senza pensare troppo al resto della mia vita. Voglio che la tesi venga alla grande. Wesley mi ha dato dei libri in cui trovare le informazioni iniziali teoriche e da lì inizierò il lavoro scritto. Ma la pratica è tutta nostra e voglio che venga splendida!

Poi mi blocco… ripenso a quando sono arrivata: lui era girato, non mi ha visto entrare in laboratorio, sarebbe potuto entrare chiunque, ma lui ha subito capito che ero io: come diavolo ha fatto? No, no, no! Devo smettere di pensare ancora. Basta! Lui è il mio capo, una storia sarebbe deleteria, devo mettermelo in testa. Eppure non riesco a smettere di guardarlo: ha il camice bianco aperto cosa che mi permette di vedere i suoi jeans blu, anche questi decisamente una novità per lui, ed una camicia verde smeraldo, molto elegante. Oggi non si è fatto la barba e gli dà un’aria da vero uomo sexy. Non so come mai, ma mi ritrovo con la salivazione azzerata.

“Tutto ok?” mi chiede Wesley quando si accorge di me. Mi sento rispondere con una specie di gemito sgozzato… perché ora mi guarda con quell’espressione scioccata? Oddio… grazie al cielo il timer mi salva da questa situazione imbarazzante. Vado immediatamente a lavorare. Oh Signore, mi sento… scombussolata.

 

Sono finalmente tornata a casa: la giornata è stata faticosissima. In realtà il lavoro è andato bene, sto facendo le cose alla grande, ma la vicinanza di Wesley è pericolosa per i miei neuroni e ormoni. Purtroppo e per fortuna non sembra essere molto interessato a me, altrimenti dubito che sarei riuscita a trattenermi.

Monica mi mette davanti al naso un piatto di pasta al ragù decisamente gustoso… credo che sia ora di parlare… è il suo modo per farmelo capire.

“Allora, che vuoi sapere?” lei si mette a ridere di gusto.

“Sono stata scoperta mi sa. Ok, innanzi tutto, voglio capire perché hai litigato con Buffy.” Prendo un respiro profondo, sto per buttarmi di nuovo nel mare della tristezza.

“Non c’è molto da dire.” E comincio a descrivere ogni cosa, da quando ho conosciuto Spike al Bronze alla mia discussione di stamattina con Buffy. Insomma, non ho tralasciato il minimo particolare. “Che pensi?” chiedo infine.

“Penso che se tutto questo discorso per te è un ‘non c’è molto da dire ’, figurati se il discorso fosse stato lungo.” La guardo male addentando una forchettata di pasta.  “Ok, scherzi a parte… forse sei un po’ troppo categorica nella tua scelta finale, in fondo neppure lei sapeva dei suoi sentimenti per lui.” sbuffo insoddisfatta. “Non dico che anche lei non abbia fatto i suoi errori, anzi, ma forse…” lascia in sospeso.

“Tu vorresti che io andassi a chiederle scusa? Non pensarci nemmeno!” esclamo categorica e lei fa spallucce.

“Fa come ti pare, il mio era solo un consiglio.” E lo so pure io. Sospiro pesantemente e poi cambio discorso.

“Ti sei mai innamorata?” lei spalanca gli occhi dalla sorpresa e io divento rossa come un pomodoro.

“Chi è lui?”

“Ehy, sei tu a dover rispondere. E poi io NON sono innamorata.” Rispondo mettendo le mani avanti.

“Ah, ah… e allora perché quella domanda? Comunque sì, mi sono innamorata una volta… e direi che sarebbe anche il momento per rifarlo… sono stufa di essere sola.”

“E come ti sei accorta di essere innamorata?”

“Faith, stellina… si può sapere di chi non saresti innamorata?”

È così difficile credere che io non ami nessuno? Insomma, conosco Wesley da quanto, tre giorni? Quindi non lo amo… no, proprio no .

“Di nessuno.” Monica sospira e si appoggia sulla sedia.

“Quando ero innamorata di Jean Luc e ancora non glielo avevo detto, perché mi sembra che questo sia il tuo caso, “ io protesto, ma lei continua imperterrita “… non pensavo ad altro, volevo solo stare con lui e la sua voce mi pareva il suono migliore del pianeta. Me lo immaginavo nudo in ogni angolo della casa per poi… ok, non diventiamo volgari, forza. Insomma, lui era un po’ il mio mondo… anche troppo forse. Sarebbe bastato che fosse il mio salvagente. Un ragazzo non dovrebbe condizionare la vita di una ragazza fino al punto di distruggerla, si capiscono queste cose sempre troppo tardi.” E sorride con rimpianto. “Non fare i miei errori.” Mi dice bonaria.

“Non ti preoccupare… io non sono innamorata di lui.”

“Ah! Lui!! Chi è?” Madonna mia, cosa ho detto? Mia cugina non molla, è peggio di un mastino napoletano con la rabbia.

“Allora, questo rimarrà tra noi, se esce da questa cucina io ti trancio la lingua e le mani… ci siamo capite?”

“Ah, ah…”

“C’è questo tipo che mi sconquiffera parecchio. Ci conosciamo molto poco, ma ogni volta che resto in stanza con lui anche solo per lavorare, sento che impazzisco…” sono piuttosto ritrosa a parlarne “Il problema è che lui  sarà il mio boss almeno per qualche mese.”

“No! Il tuo professore?”

“Assistente… la differenza è sostanziale, lui non appare nelle carte della tesi.” Cerco di proteggermi io.

“Quindi ci stai pensando a te e lui sulla scrivania… possibilmente distesi.” E sghignazza… sì, lo ammetto l’ ho immaginato, anche se in realtà quando penso a Wesley mi viene in mente un caminetto acceso, un bicchiere di vino e della musica classica. Ho un’idea molto romantica del mio assistente del cuore.

“Smettila, io ti chiedo aiuto e tu mi dici queste cose? Uffa…”

“Dai, sto scherzando. Stai attenta però… potrebbe causarti dei guai.” Annuisco convinta. Lo so anche io che potrebbe essere dannosa come storia, ma amo il pericolo.

 

Riesco a passare indenne le prime settimane di tesi. Sono stata piuttosto brava ad evitare troppi coinvolgimenti emotivi con Wesley e pure lui sembra si sia raffreddato nei miei confronti… forse non sto lavorando come si aspettava. Eppure io sto facendo del mio meglio. Grazie al cielo è arrivato sabato: ieri sera ho pure lavorato al Bronze. Monica è stata felice di questo, perché ho alleggerito un po’ delle sue mansioni al locale, ma già questa sera non sono stata chiamata dal boss. Meglio, ne approfitterò per riposare. Devo ammettere che lavorare con il prof Pryce si sta dimostrando faticoso: ogni mattina alle nove in punto io arrivo e lui è già lì chino su qualche esperimento, finisco all’una, poi vado a lezione dalle due alle quattro, giusto in tempo per ritornare da Wesley fino alle sette, a volte otto, e poi a casa a cena, per passare la sera a studiare per gli ultimi tre esami che mi mancano. E qualche volta devo anche lavorare al Bronze. Non mi stupisco che sono arrivata ad oggi morta. Passerò la mattina a letto e guai a chi oserà svegliarmi.

A pranzo c’è anche Monica: decidiamo di darci ad una tazza di latte e biscotti a go-go, dato che nessuna di noi ha la minima intenzione di preparare qualcosa di più elaborato.

“Allora Faithy, che farai oggi? Ti andrebbe di fare un po’ di shopping assieme?” mi chiede mia cugina tutta contenta.

“Perché no? Mi piacerebbe comprarmi qualcosa… anche se ho i soldi contati. Ok, guarderò te che ti compri quello che vuoi.” Purtroppo devo fare i conti con la mia situazione. I pochi soldi che guadagno al Bronze, mi servono per pagare le spese della casa e devo anche ringraziare Monica che tenta di non farmele pagare, ma non posso andare a sbafo per sempre.

Ci vestiamo e mi metto in versione veramente figa: pantaloni di pelle attillati al limite della legalità e un top che mi lascia scoperta la pancia e mi fa due tette da urlo. Non so neppure io perché ho voluto conciarmi così. Monica mi guarda un po’ scettica, ma non dice nulla, prende la borsa ed usciamo. Il giubbotto di pelle mi ripara dall’aria frizzante che c’è in città, per fortuna il sole è ancora splendente e quindi si sta abbastanza bene. C’è molta in gente in giro che come noi ha voglia di spendere un po’ dei loro salari e per un attimo sto veramente bene con me stessa e il mondo.

“Buffy, andiamo…” mi interrompo a metà proprio mentre capisco di aver sbagliato alla grande, infatti Monica mi guarda con gli occhi pieni di tristezza, la stessa che sommerge me. Ero convinta di essere con Buffy, queste cose le facevo sempre con lei.  “Scusa… andiamo a vedere qualche paio di scarpe?” cerco di svicolare io.

“Se ti manca così tanto, perché non vai da lei?” chiede, giustamente, la mia compagna.

“Non mi manca per niente, ho solo sbagliato.” Lei non dice nulla, ma entra imperterrita in un negozio di vestiti anche piuttosto eleganti. Che succede? Un’apocalisse? Monica ed eleganza non possono starci nella stessa frase. Infatti ci viene vicino una commessa che ci guarda come fossimo due aliene da Marte.

“Buongiorno. Devo andare ad un matrimonio, cerco qualcosa di elegante, ma non troppo.” Dice sicura Monica e adesso capisco il perché di questa scelta per i vestiti. Mi metto a gironzolare curiosa tra camicette semi trasparenti e gonne lunghe…

“Questa le starebbe molto bene.” Mi dice una ragazza apparsa praticamente dal nulla. Mi mostra una gonna nera, lunga con uno spacco posizionato sulla gamba sinistra che parte da mezza coscia. È fatta di cotone elasticizzato e in effetti la trovo molto carina, ma non per me, invece la tipa continua imperterrita. “La provi, magari insieme a questo golfino.” Un golfino?? Io?? Questa è impazzita, ma come se non mi sentisse me lo mette in mano. Deve essere fatto di cachemire, è morbidissimo, bianco come la neve e ha pure il collo alto. Sospirando sconfitta mi infilo in camerino e mi cambio. Allo specchio non sembro neppure io: sono veramente elegante, la gonna mi cade senza una piega allungandomi le gambe fantasticamente e il golf sembra una nuvola… esco dal camerino curiosa: vorrei che Monica mi giudicasse.

“Che ne pensi?” le chiedo infatti. Lei fa un fischio ammirato nel momento in cui mi posa lo sguardo addosso.

“Sei uno spettacolo.”

“Dici? Io mi sento così strana…” faccio guardandomi.

“Eppure non dovresti, Faith.” Diamine, io questa voce la conosco… mi volto lentamente e il mio cuore si ferma. “Stai molto bene così.” Wesley è lì che mi guarda… e sembra quantomeno compiaciuto di quello che vede. Monica ha già gli occhi che le luccicano: ha qualche idea in testa, ci scommetterei la gonna.

“Vero?” rincara la dose la commessa. “Un paio di scarpe con i tacchi e sarebbe pronta per una serata di gala.”

“Non esageriamo…” mi difendo io. Mi vergogno di questa strana passerella, specie perché Wes è uno degli spettatori. Ha in mano un paio di pantaloni scuri e una camicia, evidentemente è appena uscito da un camerino, visto che fino a quel momento non l’avevo visto.

Improvvisamente vedo Monica che si avvicina a Wesley e comincio a sudare freddo.

“Ciao, io mi chiamo Monica e tu?” gli chiede allungando la mano con fare sensuale.

“Wesley.” Fa lui stringendogliela.

“Oh, tu sei quel Wesley… l’assistente che la segue? Faith non fa che parlare di te, di quanto sei gentile e bravo.” Mi chiedo perché non appaia mai una buca dove poter sprofondare quando tua cugina ti fa fare delle terribili figure di merda.

“Veramente?” chiede lui guardandomi sorridente. “In realtà sono io il ragazzo fortunato: avere Faith come aiutante è una manna dal cielo. È bravissima e capisce tutto al volo.” Bene, sono completamente rossa in volto, ma anche molto contenta di queste parole, lui è contento di me. Monica sorride maliziosa.

“Wesley, che fai di bello questa sera?” gli chiede: io la conosco… quel tono da gatta che affila le unghie non promette nulla di buono, specie per me.

“In realtà, non avevo nessun programma.”

“Ottimo!” Monica fa uscire dalla borsetta un piccolo cartoncino e glielo pone. “Perché non vieni al Bronze? Io lavoro lì e ho questi biglietti gratuiti per la sezione privè. Potresti portarci Faith, ha bisogno di sfogarsi un po’, sai il biglietto vale per una coppia…” La uccido, adesso la uccido. Non voglio neppure vedere che espressione, sicuramente schifata, ha Wes in questo preciso istante.

“Monica…” sussurro a mo di serpente, ma non sembra che lei abbia sentito.

“Perché no?” il tempo si ferma. Wesley ha detto che gli andrebbe bene uscire con me? Mi giro scioccata verso di lui che mi sta guardando sorridendo imbarazzato.

“Eh?” faccio io, mentre Monica sorride esultante e mi fa il classico segno di vittoria in modo che lui non mi veda.

“A patto che tu esca vestita così, Faith.” Dice indicando quello che indosso.

“Non posso permettermelo, mi spiace.” Dico categorica. Uscirò con lui, ma non così. Monica fa un gesto come se scacciasse una mosca davanti a se.

“Te lo regalo io. E non accetto contraddizioni. Per il compleanno non ti ho preso nulla.”

“Perfetto allora, ti passo a prendere alle sette e mezza così andiamo a cena.” Dice Wesley contento e salutandomi con una mano, va  a pagare la sua roba e se ne va… Mio Dio, mi sento improvvisamente nei guai, quel ragazzo è peggio di un uragano per me.

“Oh guarda, devo andare al Bronze.” Dice Monica mentre paga. Sono ritornata con i miei pantaloni di pelle e mi sento bene… terrorizzata, ma bene. Appena uscite dal negozio mi metto ad urlarle dietro.

“Sei impazzita? Lo sai che cosa hai fatto?”

“Certo, ti ho rimediato un appuntamento con uno dei ragazzi più caldi che abbia mai posato i suoi regali globi oculari su di te. Ma hai visto come ti mangiava con gli occhi? Quello è perso!”

“Tu sei suonata… in laboratorio è sempre distaccato con me.”

“Perché in quel caso tu sei una sua sottoposta, ma prima… Oh Faith, prima attorno a lui c’era una frenesia sessuale… si sentiva a pelle! Quello vuole possederti in tutte le possibili varianti e credimi, lo sai che sono un drago in queste cose!”

La guardo incredula.

“Tu sei suonata.” Si blocca guardando l’orologio, mi molla le sue borse cariche di roba e la sua carta di credito.

“Senti, devi andarti a prendere un paio di scarpe, ma io devo andare al lavoro. Usa questa senza problemi ok? Mi ripagherai con tutta calma. Ciao!” se ne corre via lasciandomi lì come una povera fessa… una fessa che deve comprarsi delle scarpe con i tacchi!

 

Sono le sette e venti… tra dieci minuti Wesley sarà qui. Oh cielo, sono emozionata come una bambina prima di Natale. Mi metto le scarpe nuove: tacco dieci a spillo, punta arrotondata e aperte davanti. Ho optato per le autoreggenti che preferisco rispetto ai collant, tanto non si vedono.  Ho completato il look con un trucco leggero, giusto un po’ di eye-liner nero, mascara, rossetto bordeaux e i capelli lasciati liberi. Sette e ventotto… oh cavoli…

Il campanello suona e io sobbalzo: ma cazzo Faith, sai che deve venire a prenderti, che cavolo ti spaventi a fare? Prendo una borsa nera di Monica che tanto lei non usa e scendo. Lui è veramente bello: indossa un paio di jeans blu scuro di taglio elegante, un maglione nero di lana da cui fa capolino una camicia sempre nera. Non ha gli occhiali, evidentemente deve avere le lenti a contatto e i suoi occhi mi paiono ancora più grandi.

“Ciao.”

“Buonasera.” Rispondo io intimidita da tutto quello che potrebbe accadere. Mi apre la porta dell’auto con galanteria e io mi siedo praticamente incapace di dire qualunque cosa.

“Sei bellissima Faith, non mi stancherò mai di dirtelo.” Adesso svengo, ragazze, trattenetemi perché adesso svengo. Anche lui sembra imbarazzato per quello che ha detto, infatti accende la radio e ci avviamo al ristorante. Non mi porta in quello usuale, ma andiamo verso la spiaggia. Il locale è uno dei più conosciuti, si chiama ‘Caritas’, fanno molto bene da mangiare e c’è anche il karaoke per chi ha voglia di esibirsi. Mi sento una principessa. Entriamo e ci dirigiamo verso un tavolino tondo, molto piccolo ed intimo: mi sento osservata da chiunque. I ragazzi mi osservano interessati-io so di essere una bella ragazza- e le donne mi invidiano visto che chi mi accompagna è un Wesley in tutto il suo splendore. Quando il cameriere se ne va con le nostre ordinazioni, io mi sento in dovere di parlare.

“Scusa per questa serata.”

“Prego?”

“Bhe, sei stato praticamente obbligato a portarmi fuori a causa di mia cugina. Sa essere assai seccante, lo so.”

“Non ti preoccupare, anzi, sono molto contento di essere qui questa sera… con te.” Mi sento incredibilmente più leggera.

Cominciamo a parlare del nostro campo comune, gli esperimenti, e la serata va via liscia senza intoppi. Wesley è un ragazzo veramente intelligente, conosce molte cose nei campi più disparati ed è un piacere, per me, ascoltarlo. Al dolce viene a farci visita Lorne, il proprietario, e si mette a cantare una stucchevole canzone d’amore, nonostante sia io che lui cerchiamo di fargli capire che noi non stiamo assieme, con scarsi risultati. Nulla, usciamo dal ristorante con tutti gli avventori che ormai ci credono felicemente fidanzati.

Arriviamo al Bronze che già è completamente pieno: Monica ci viene incontro e Wesley le dà l’invito.

“Ottimo, vieni, Sali la scala.” Gli dice facendogli un gesto, poi lei mi blocca per la manica. “Su non c’è nessuno… il privè è totalmente privè. Se non ci combini qualcosa, ti strozzo. Buona serata… ah, arrivo tra cinque minuti per le ordinazioni.” Se ne va in slalom, mentre io salgo piano le scale. So cosa c’è la sopra ad aspettarmi: lui e un divanetto rosso. Tutto da copione, solo che Wesley è in piedi a guardare la gente che balla di sotto.

“Non sono mai venuto qua sopra.” Mi dice quando si accorge di me. “È molto carino.”

“Già.” Sono nervosa: di solito il balconcino è deputato alle coppiette in cerca di intimità, chissà se lui lo ha capito. Io, del resto, lo so bene, visto che ogni tanto mi è toccato pulirlo da preservativi ed altro.

“C’è qualcuno che conosci qua sotto?”chiede e io mi metto vicino a lui e guardo giù.

“Sì, la c’è Tara, quindi Willow non è lontana. Uhm… vedo Anya che balla: Xander sarà al banco.” E indico ognuno di loro. Wesley sembra piuttosto interessato a sapere qualcosa dei miei amici.

“Sei fortunata, hai molti amici.”

“Li avrai anche tu, solo che esserti trasferito te li ha fatti perdere.” Lui scuote la testa.

“No, Faith, non è la lontananza a rovinare le amicizia. A Londra non ero uno di quei ragazzi, come dite voi americani… ah, popolari! Ho sempre passato molto tempo a studiare per poter entrare ad Oxford e gli unici amici che avevo li ho persi. Qui a Sunnydale, poi… sei la prima persona con cui esco Faith… e la cosa è così strana.”

“Veramente? Cioè… veramente?” sono stupita. Come fa uno come lui ad essere così poco voluto.

“Già… in realtà per un paio di volte sono uscito con una avvocatessa, Lilah si chiama, ma non è durato molto, non era il mio genere di donna.”

“Mi sento… lusingata.” Dico.

“Non devi esserlo, non ne valgo la pena.”

“Scherzi?!” non riesco a finire di dire nulla, che arriva Monica a portarci da bere: birra media rossa per lui, un bacardi breezer alla pesca per me. Ci sediamo sul divano, mentre in pista le coppie si danno ai lenti. “Io penso che tu sia un gran ragazzo.” Dico tutto ad un fiato mentre appoggio la mia bottiglia al tavolino. Lui mi guarda sorpreso. “Sì, insomma, sei molto intelligente, sei gentile, un bravissimo professore ed un ottimo assistente. Senza dimenticare che sei molto carino e giovane.” Lui ride piano a sentirsi declamare le doti.

“Troppo buona, miss Lehane.” Probabilmente è perché sono completamente avvolta dal suo profumo e ho il cervello che annega in esso, ma mi sembra che dica il mio cognome come se fosse una poesia. Mi accende… deve stare molto attento, potrei saltargli addosso. Mi sorride e mi sembra sia ancora più dolce del solito.

“Volevo chiederti scusa, Faith.” Dice tutto ad un tratto e io resto stupita. “Per tutto il tempo, in laboratorio, mi sono comportato con te più freddamente di quello che volevo. Tu sei molto brava e meriti di sentirtelo dire.” Arrossisco furiosamente e faccio una smorfia di dolore: le scarpe sono belle e mi stanno bene, ma mi fanno un male cane. “Che c’è?”

“Le scarpe…” lui sghignazza e io alzo gli occhi al cielo. Che romantico.

“Toglile se vuoi e distendi le gambe.” Lo faccio senza esitare… quelle due vergini di Norimberga che ho ai piedi per stasera hanno finito di torturarmi. Oh, mi sento rivivere, specie quando Wes me li prende in mano ed inizia a massaggiarmeli. C’è troppa intimità in questo momento e devo smetterla…oh, come fa a maneggiarmeli così? La cosa più incredibile e forse umiliante a seconda dei punti di vista, è che mi sto bagnando, quella stimolazione ai piedi mi eccita.

“Wesley…” speravo di dare alla mia voce un tono deciso o perlomeno neutro, invece… sembra la voce che uso a letto con i miei amanti.

“Scusa…” dice lui, ma non sembra voglia smettere e mi ritrovo ad essere cera morbida nelle sue mani, potrebbe farmi quello che vuole e io non gli direi di no.

Poi, tutto ad un tratto, le sue mani non sono più su di me. Apro gli occhi di scatto e lo vedo che sta prendendo dei grossi respiri come per calmarsi.

“Wesley?” stavolta la voce è migliore.

“Faith, non posso andare avanti…”

“Eh?”

“È da troppo che ti voglio… io… tu non sai che ti vorrei fare!” esclama alzandosi. Non faccio fatica a vedere che i suoi pantaloni sono più stretti di prima e mi ritrovo a leccarmi le labbra per l’impazienza. Chi se ne frega se è un mio professore, anzi assistente.

“Fallo, diavolo, fallo!” noto solo ora che ha gli occhi più scuri, più blu, come se il desiderio li avesse intorbidati.

“Faith…”

“Wesley.” Lo chiamo e questa volta la voce è volutamente provocante. A quanto pare la sua volontà regge molto poco.

Mi prende per le mani e mi alza attirandomi a se e mi accarezza la guancia con lentezza esasperante, togliendomi i capelli che sono caduti davanti. Chiudo gli occhi per assaporare al meglio il calore della sua mano sul mio volto e il caldo infernale che mi da il suo corpo addosso. Riapro gli occhi e lo guardo: le sue iridi mi stanno chiedendo una cosa sola, sesso sfrenato per tutta la notte. È lui a prendere l’iniziativa, lui mi bacia per primo. Le sue labbra sono asciutte, calde e morbide, ma, cosa migliore, si adattano perfettamente alle mie, che si aprono al suo tocco, in modo da poter far guizzare la lingua ed incatenarla alla sua. Mio Dio, mi sento volteggiare in Paradiso e ancora non mi ha messo le mani addosso. Con fatica, incespicando, si siede sul divano attirandomi sopra di se, prendendomi dietro la testa per accarezzarmi i capelli.

“Oh Faith…” mormora al mio orecchio e io prendo a leccargli il collo sentendo i suoi gemiti. Ho voglia di prendere il controllo, ma lui non me lo vuole lasciare. Insinua le mani sotto il mio golfino bianco e mi accarezza i fianchi fino ad arrivare al mio reggiseno: lo slaccia con abilità e prende i miei seni in mano. Sento di avere i capezzoli già duri e lui li sta pizzicando facendomi ansimare praticamente davanti alla sua bocca. Mi abbassa il collo della maglia e me lo bacia con passione: oh, io potrei venire soltanto con uno che mi lecca lì e Wes è pericolosamente al limite… mi metto praticamente ad urlare per la doppia stimolazione. E non smette. È spettacolare, mi fa sentire unica e amata come non mi capitava da tempo. Ansimo sempre più forte.

“Wesley, ti prego…” i miei slip sono fradici e trovo la gonna improvvisamente scomoda. Mi tiro via la maglia: fa troppo caldo.

“Wesley cosa? Dimmi che cosa vuoi Faith…” chi è questo maniaco del sesso che mi sta torturando i seni e mi guarda con occhi maliziosi e profondi?

“Voglio…” mi si azzera la voce e lui mi bacia di nuovo facendomi perdere ancora il cervello.

“Che cosa vuoi Faith?” chiede di nuovo lui provocante quando mi lascia andare.

”Voglio che mi scopi.” Esalo io strofinandomi sui suoi jeans.

“Già meglio!” mi alza la gonna dove c’è lo spacco e mi accarezza la coscia nuda sopra le autoreggenti. Lo sento prendere in mano il mio sedere e io cerco di aprirgli la patta dei pantaloni che rivelano un paio di eleganti boxer neri attillati. Lo sento particolarmente duro. Mi strappa gli slip infervorato e io mi sento libera.

“Scusa, non volevo…” mi dice fermandosi un attimo. Mi viene da ridere, adesso sì che riconosco il mio Wesley del laboratorio.

“Fa niente, vai avanti.” Gli dico tirandogli via il maglione e aprendo i primi bottoni della camicia, in modo tale da potergli stuzzicare i capezzoli bene come lui ha fatto con i miei. I suoi gemiti mi fanno capire che apprezza. Quasi svengo quando sento le sue dita scivolare nella mia femminilità: mi accarezza con delicatezza le pareti del monte, per poi scendere verso l’apertura già pronta. Il primo dito entra senza nessuna difficoltà, seguito a ruota dal secondo. Muovo i fianchi per fargli capire che deve aumentare il ritmo e lui non se lo fa ripetere. Muove le dita avanti ed indietro con foga, per poi fermarsi e farlo lentamente, riprendendo poi la velocità… mi sta portando al limite. Con il pollice mi tocca il clitoride e si mette ad accarezzarlo in modo tale che vengo in pochissimi tocchi.

“Cazzo, Wes… Oddio!” urlo al divano, in modo di non farmi sentire troppo in giro, ma se penso che sia tutto finito, mi sa che sbaglio: senza esitazione mi prende per i fianchi e mi alza, per poi abbassarmi sopra il suo membro duro e lucido dal liquido pre-coito. Mi sento come se stessi per morire. L’orgasmo precedente non è ancora scomparso che sento ne sta nascendo un altro sopra… il suo pene è perfetto, si adatta a me come una mano al guanto, mi riempie meravigliosamente.

“Dio Faith, sei così splendidamente stretta.” Mi dice all’orecchio eccitato. “Tu mi fai impazzire, miss Lehane.”

“Oh sì, dillo ancora…”

“Miss Lehane.” È così perfetto, così proibitivo, così unico. È lui a muovermi e lo fa velocemente, vuole venire e io con lui. Gli prendo la testa con la mano e lo guido al mio seno cosi che lui possa succhiarmelo… oh, così… continua… penso dentro di me, dato che non ho la forza di dirlo a voce alta. Il suo dito sulla mia clitoride, il suo cazzo, eh sì, siamo volgari, piantato dentro di me e la sua bocca sul mio seno mi fa esplodere.

“Wes, sto per venire…” gli dico a voce alta.

“Anche io miss Lehane. Oh Faith…” sento il suo seme caldo colpirmi le pareti della mia vagina che si contraggono di piacere, portandomi ad urlare di nuovo.

Mi accascio su di lui, siamo entrambi ansimanti e stremati. Appoggio la testa sulla sua spalla e lui si mette darmi piccoli baci leggeri sul collo e la clavicola. Mi sento così bene…

Dopo qualche minuto ci slacciamo dal nostro abbraccio… ho paura di guardarlo negli occhi ora e lui se ne accorge, infatti mi prende il volto e me lo gira.

“Faith, guardami.” Alzo lo sguardo su di lui e nei suoi occhi, almeno questo, non leggo niente di negativo. Mi bacia dolcemente e io mi sciolgo in poche lacrime. “Che c’è?” chiede lui preoccupato.

“Io… noi… santo cielo, sei il mio assistente…” lui sospira. Ci rivestiamo in silenzio: mi pulisco le gambe con dei fazzoletti di carta e vedo che lui si è di nuovo seduto sul divano e sta bevendo quel che resta della sua birra.

“Vieni qui.” Mi dice accennando al divano e io mi siedo un po’ riluttante.

“Tu hai ragione, noi non dovremmo aver fatto nulla di tutto questo, ma… sinceramente, sono felice che sia successo. Sono settimane che lavori con me e sono settimane che mi trattengo e che mi faccio docce fredde per calmarmi. Meglio che sia successo qui, che non in laboratorio.” Sorride imbarazzato per quello che mi ha detto e io sorrido con lui. Pensavo che la sua freddezza fosse il risultato della mia incapacità in laboratorio, invece lo faceva perché era attratto da me… mi inorgoglisco alla grande. “Ti ho desiderato fin dalla prima volta che ti ho visto in classe: eri seduta al secondo banco, un top nero stretto stretto che ho sognato per notti intere e quei tuoi occhi grandi e luminosi… se ci ripenso… comunque, adesso abbiamo poche cose da poter fare…”  entrambi riordiniamo le idee.

“Se cambio professore per la tesi?”

“Puoi farlo, ma nessuno a parte me sta lavorando sulle cose che facciamo noi. Altrimenti la finiamo qui.” Oh, no…

“No!” esclamo io convinta e lui ride soddisfatto.

“Scherzetto… non credo che riuscirei a smettere, ormai mi sei entrata dentro, miss Lehane.” Mi dice con fare tranquillo. “Semplicemente cerchiamo di non farci beccare. All’università dovremo restare distanti, nessuna effusione. Però il week-end è nostro.” Lo abbraccio di slancio e mi sento veramente bene.

“Vuoi venire a dormire da me?” mi chiede alzandosi.

“Certo!”

Lasciamo il Bronze, mano nella mano. Monica mi sta guardando e io faccio il segno tipico della vittoria e lei sorride. Da lontano vedo Buffy: vicino a lei c’è Spike e per un piccolo istante mi sento vagamente in colpa, ma scuoto la testa e vado via con il mio perfetto cavaliere inglese.

La nostra notte è appena iniziata.

 

Capitolo 12

 

Lunedì sera mi rifugio da Tara, ho davvero bisogno di un’amica neutrale con cui confidarmi.

Busso alla sua porta. Ci mette un po’ ad aprire, stavo quasi per andarmene infatti. Noto subito che c’è qualcosa che non va: i capelli sono tutti spettinati, i vestiti sono tutti disordinati e il viso è rosso di.... passione! Occavolo che figure! Devo averla interrotta....

“Ciao Buffy...” dice lei naturale. Forse spera che me ne vada in fretta, per quello è così tranquilla.

“C-ciao .. Tara... Ehm.. Io... Mi chiedevo... S-se avevi un po’ di... sale, sì, giusto, sale. Sai, l’ho finito...” pessima figura, un balbuziente l’avrebbe detto più velocemente......  Lei ride, con una risata cristallina e tranquilla. Dev’essere la presenza di Willow. Diventa un’altra persona quando è con lei, è più distesa, sicura di sé.... Forse così è ancora più piacevole del normale.

“Il sale?” mi guarda scettica. “Accomodati pure,” dice spostandosi dalla porta. “così ti do un po’ di SALE...” calca il tono sull’ultima parola. Mamma mia che figure... Deve aver capito benissimo quello che sto pensando. E lo trova pure divertente... Possibile che devo sempre ritrovarmi in queste situazioni tragicomiche?

Entro e mi dirigo incerta verso i letti. Li ha uniti, Willow ci si è sdraiata a pancia in giù e sta sfogliando una rivista con noncuranza. Quando mi vede mi fa un cenno di saluto.

“Come stai?” mi chiede subito, premurosa. La notizia deve aver fatto il giro in fretta....

“Sono a pezzi ma grazie di averlo chiesto...” mi isso sulla cassettiera. Non voglio sedermi sul letto, mi sembrerebbe di violare la loro intimità. Tara invece prende posto vicino a Will, sedendosi a gambe incrociate.

“Mi dispiace... Fatti forza...” dice la rossa.

“Per caso oggi l’hai vista?” chiede Tara. Devo essere davvero trasparente...

“Sì... Sono così trasparente?”

“No, non che io sappia.” Dice con un mezzo sorriso. “Ieri sera c’eravamo anche noi al Bronze... Abbiamo visto tutta la scena...”

“Oh...” riesco a dire io. Sono preoccupata, probabilmente ora mi racconteranno quanto veleno Faith ha sputato su di me. E farà male.

“A momenti scoppiava una rissa...” dice Willow divertita, attirandosi gli sguardi incuriositi di me e della sua fidanzata. “Scusate, non c’è nulla di divertente....”

“Rissa? E tra chi?”

“Spike e Faith... Quando lui l’ha vista entrare a momenti non le è saltato addosso..” dice Tara.

“Oh no...”

“Tranquilla, non si sono scannati per molto. Però Spike si è fatto valere. È stato così dolce...” dice l’altra stavolta. Ancora una volta io e Tara la guardiamo perplesse. “Non guardatemi così! Io l’ho trovato romantico. Le ha detto che soffrivi e ha ribadito che lui non le aveva dato nessuna chance...”

“...e lei ha ribadito di essere rimasta scottata dal tuo comportamento.” Coltellata al cuore. “Poi immagino che il resto tu lo sappia...”

“Sì, Spike mi ha riferito... Non è stata una bella conversazione, ho dovuto respingerlo di nuovo. È stato così brutto vederlo soffrire....”

“Non l’ha presa molto bene, immagino....” dice la mia bionda amica.

“Beh, a dire il vero l’ha presa piuttosto bene... Non ha fatto scenate, e non ha nemmeno protestato.” Dico facendo spallucce.

“Oh Buffy, perché sei così ostinata? Perché continui a respingerlo? Tu lo ami, e lui anche, infinitamente. Perché non vi mettete insieme e smettete di soffrire entrambi?” chiede Will.

“C’ho pensato tante di quelle volte... Eppure non posso. Devo sacrificare il sacrificabile se voglio aggiustare le cose con Faith.”

“Oggi com’è andata con lei? Meglio?” rido nervosamente.

“Direi proprio di no... Ho potuto avere un’altra dose di disprezzo allo stato puro. Evviva evviva...” dico con una punta di amarezza.

“Forse le serve solo tempo....” è quello che mi dicono tutti, ma io non ne sono affatto convinta...

“E se il tempo ci allontanasse ancora di più?” anche se... potremmo essere più lontane di così? Sia Willow che Tara mi guardano con occhi velati di tristezza. Sanno che questa situazione mi sta mettendo a dura prova, e sanno anche quanto è importante la mia migliore amica per me. I loro sguardi, però, scatenano l’ennesima reazione di pianto in me. Non vorrei farlo, non di nuovo, ma non ce la faccio....

“No, tesoro, non piangere...” mi dice Willow avvicinandosi e abbracciandomi.

“Andrà tutto bene, promesso. Non rimarrai sola...” anche Tara mi abbraccia e io mi appoggio alla sua spalla piangendo come una dannata.

“Stanotte dormi qui, ti va?” mi dice con un grande sorriso appena mi calmo.

“No,” mi asciugo gli occhi. “non serve, davvero... Avete già fatto tanto anche solo ascoltandomi. Vi ho già rovinato la serata... non voglio rovinarvi anche la nottata.” Tiro su con il naso.

“Non dire sciocchezze.. Tara, andresti a prendere il pigiama di Buffy in camera sua?” lei annuisce e va. Sono davvero meravigliose... “Buffy... Io ti capisco... Vedi, il mio primo ragazzo si chiamava Oz. Era il ragazzo più dolce del mondo, lo amavo da morire, era la seconda parte di me. Un giorno però l’ho trovato a letto con una mia cara amica, Veruka. Credo che tu possa immaginare come ci sia rimasta... Per settimane non ho fatto altro che piangere. Ma Oz non mollava, voleva parlarmi, spiegarmi e raccontarmi la sua versione dei fatti. Un giorno ho preso coraggio e, armata di kleenex, ho lasciato che lui mi spiegasse. Non sono riuscita a perdonarlo subito, ma con il tempo ce l’ho fatta. Ho capito e perdonato. Ci siamo rimessi insieme, e siamo stati di nuovo felici per un po’.”

“Che fine ha fatto Oz?”

“È morto. Cinque anni fa. Aveva una malformazione a un polmone dalla nascita. È stato il mio primo e più grande amore... è stato lì che ho deciso di chiudere con gli uomini, nessun altro avrebbe mai potuto sostituirlo. Ma non è questo il punto. Quello che io volevo dirti con questa penosa storia è di lasciare tempo al tempo. Un giorno Faith capirà e perdonerà. Tornerete amiche come prima, siete così legate che prima o poi capirà... Quindi su con il morale, eh?” io annuisco. “Me lo fai un bel sorriso?” Io ci provo, la mia bocca però si rifiuta di collaborare e riesco solo a fare un mezzo sorriso, tirato per giunta. “Non così... Sorridi con il cuore...”  Le sue parole mi sbloccano magicamente e, a quanto sembra dalla sua espressione soddisfatta, riesco a fare un sorriso decente.

Subito dopo arriva Tara con le mie cose, un vero tesoro. Quella notte ho dormito con Willow e Tara, ed è stato davvero bello. Ho sentito tanta pace e tanta calma e, soprattutto, mi sono sentita meno sola.

 

Ultimamente lo studio è diventato il mio chiodo fisso, è la mia unica ancora di salvezza e io mi ci aggrappo prontamente. Mi permette di non pensare, e questa è una gran cosa. Non ho ancora gettato la spugna con Faith però, lei è e sarà sempre il mio angelo, e io non voglio rinunciarci.

Con Spike le cose non vanno proprio. Lui ha smesso di “darmi la caccia” e io invece ho proprio smesso di parlargli. Mi manca anche lui, ma grazie a persone come Tara, Xander, Willow, Cordelia e ogni tanto Anya, riesco a tirare avanti. Essendo anche amici di Faith, non si sono schierati, ma il solo fatto che siano lì per me mi da coraggio.

Stasera dobbiamo uscire, almeno al sabato sera mi voglio divertire, probabilmente Cordelia e Liam non ci saranno, a loro piace fare i piccioncini, e così mi ritroverò circondata da coppiette felici. Per fortuna che andiamo al Bronze, così almeno c’è Monica a distrarmi, oppure sarò io a distrarla, ipotesi più plausibile.

Un’oretta prima qualcuno bussa alla porta.

“Arrivo!” urlo io che già mi stavo mettendo gli orecchini. Mollo tutto e, aprendo la porta, trovo davanti a me “Xander! Che sorpresa! Non dovevamo vederci al Bronze?” lo sguardo mi cade sulle lattine di birra che ha in mano. Che ci vuole fare?

“Aug, grande capo, vengo in pace. Ecco i soccorsi!” dice alzando le lattine di birra.

“Oh, grazie al cielo. Temevo di non farcela stasera...” Lo faccio entrare e ci sediamo sul letto. Io sul mio e lui su quello della mia ormai ex migliore amica. Mi lancia una lattina e io la apro e me la scolo velocemente. “Questa è una manna dal cielo...” dico io. E lo è davvero, mi serviva proprio qualcosa che mi distendesse i nervi prima di stasera...

“Già...” dice lui sorseggiando la sua birra. “Una vera manna...” prende un altro grande sorso.

“Allora.. qual è la tua scusa per darti all’alcool? La mia la conosci già..” ed è alta, bruna e con un gancio destro piuttosto efficace.

“Anya, è lei. Mi sta davvero facendo impazzire. Continua a fare riferimenti al matrimonio... Vuole che glielo chiedo. Ma mi ci vedi sposato??” finisce la lattina e ne prende subito un’altra.

“È questione di abitudine..” dico facendo spallucce. Anche io passo alla seconda lattina.

“E Spike invece? Si è più fatto vivo?” al solo sentire il suo nome una morsa mi contrae lo stomaco. Prendo un’interminabile sorsata di birra, e tutto si fa già più leggero. I miei sensi diventano più deboli, e lo spazio intorno a me inizia a mutare, a diventare più... piatto.

“Facciamo un patto, io non parlo di Anya e tu non parli di Spike. D’accordo?”

“Affare fatto!” sbatte la sua lattina contro la mia, come a suggellare una specie di alleanza segreta. “L’amore è un problema...” aggiunge dopo un po’.

“Puoi dirlo forte amico!” dico con un voce che non sembra più la mia.

“Io non ho bisogno di quella stupida.... cosa.” dice schifato.

“Ben detto! È insopportabile... Loro sono insopportabili..” e in questo momento sto pensando a voi, Spike Faith e Anya! Vi odio, avete capito?? Cambio lattina, la seconda è andata.

“Ed è insopportabile il modo in cui ti dicono <<Vuoi sapere qual è il mio colore preferito Xander? Il bianco!>> oppure ancora <<Che invidia... Alfrec si è sposata.. Non sei invidioso anche tu?>>” beve ancora.. “Al diavolo! Non sono per niente invidioso, il matrimonio è la tomba dell’amore! E io odio il bianco!”

“Così si parla amico! Deve ancora nascere la donna che incastrerà Xander Harris!” faccio fatica a mettere a fuoco le lattine. Ne prendo un’altra e me ne abbevero. “Sai cosa odio anche? Quegli occhioni da cucciolo impaurito che ti fanno mentre tu gli stai dicendo che il tuo cuore è fracassato e non hai tempo per una nuova relazione! Oppure il modo in cui ti sbattono in faccia che loro stanno soffrendo, e tu, OVVIAMENTE, no! Per non parlare di quando ti dicono che hai tradito la loro fiducia e ora puoi andare a morire da un’altra parte, sola come una cagna!” chi è che sta parlando ora? Di certo non io. In vino veritas, grande cazzata.

“Fregatene Buff!” urla il mio amico con voce scossa dai singhiozzi. “Mandalo a quel paese! Sia lui che lei!” andiamo avanti a inneggiare e a urlare insulti contro i nostri amici finché il mio sguardo cade casualmente sull’orologio. Ci metto un po’ a leggerlo, perché il dannato non smette di girare? Mi accorgo che è molto tardi. Dobbiamo essere al Bronze tra cinque minuti. Grazie al cielo avevo preparato i vestiti prima, così almeno non devo cercare di riconoscerli. Caracollando, riesco a vestirmi con molti sforzi.

Xander, che è leggermente meno ubriaco di me, mi sorregge e mi aiuta a salire sulla sua auto.

 

Non ricordo molto del viaggio, forse perché ero troppo intenta  osservare il modo curioso in cui tutto ruotava intorno a me. Luci, colori, suoni, tutto veniva alterato dai miei sensi, alterati dall’alcool. Per la prima volta non ero preoccupata per nulla e il mio cuore era così leggero. Non l’avrei mai creduto possibile.

Entriamo sorreggendoci a vicenda, Xander mezzo ubriaco e io ubriaca fradicia. La cosa però non ci preoccupa, continuiamo a scherzare come se niente fosse.

Appena i nostri amici ci vedono entrare corrono subito da noi. Anya è la più preoccupata.

“Buona sera!” dice Xander alzando un braccio e scoppiando a ridere, senza motivo.

“Xander! Hai bevuto??” chiede isterica la sua fidanzata.

“Giusto un tantino...” non la guarda negli occhi.

“Hai fatto sesso con lei??” urla poi indicando me. O così almeno mi pare...

“No! Cioè.. E anche se fosse? Sarebbe affar tuo?” mentre l’attenzione generale è incentrata sulla lite di Xander e Anya, io sgattaiolo via. Se i miei sensi non hanno fatto cilecca, pochi metri più avanti mi è sembrato di vedere Spike. Ma non ne sono sicura, girava troppo velocemente. Qualcuno però mi prende sottobraccio e mi trascina fino agli sgabelli del bar. Si china davanti a me. È Monica.

“Buffy? Mi senti?” chiede preoccupata.

“Moooooonica! Tesoooooro!” scivolo dolcemente dallo sgabello e le cado addosso, mentre in realtà stavo solo cercando di abbracciarla. “Ti voglio taaaaanto bene, lo sai vero?”

“Ok, sei ubriaca fradicia.” Mi rimette sullo sgabello. Da sola non credo che avrei potuto farcela. “Non muoverti, adesso ti faccio un espresso coi contro cazzi.” Con uno sforzo incredibile mi giro verso il bancone mentre Monica si mette in postazione per farmi il caffè.

“Io non voglio il caffè...” metto il broncio. “Voglio una birra.”

“Mi sembra che tu ne abbia bevute abbastanza per stasera.”

“Non è vero. La birra non è mai abbastanza!” lei ride.

“Tieni,” dice porgendomi una tazzina di caffè. “bevilo tutto, questo ti permetterà di camminare senza barcollare, e, in linea teorica, di dire cose sensate. Ma dipende soprattutto da te.” Conclude con un sorrisetto.

Io guardo riluttante la tazzina, la studio per qualche minuto come se fosse la mia nemica numero uno. Poi, improvvisamente, la prendo e la bevo tutta d’un sorso, senza nemmeno sapere perché.

“Va meglio?” improvvisamente mi sento meno leggera e più preoccupata. Gli effetti dell’alcool sono un po’ svaniti, purtroppo.

“No. Andava meglio prima.” Rispondo scura in volto.

“Vuol dire che stai meglio. Non bere nient’altro, mi raccomando...” e poi sparisce, per andare a servire gli altri clienti. Non credo che l’ascolterò. Non voglio avere pensieri stasera....

Monica però è stata furba perché, quando chiedo una birra al barista, questo mi dice che non è il caso e di rivolgermi alla mia amica per le lamentele.

Sconsolata, torno verso i miei amici, che stanno ancora osservando la lite tra Anya e Xander. Purtroppo è necessario: Anya potrebbe saltare addosso a Xander e così serve qualcuno che li divida. All’improvviso scorgo la mia oasi di salvezza: Tara sta sorseggiando un drink. Mi avvicino a lei.

“Scusa...”  dico prima di prendere il suo drink e berlo tutto d’un sorso. Le restituisco il bicchiere vuoto. Lei non ha parole e io non le lascio il tempo di trovarle perché scappo via alla ricerca di Spike. L’ebbrezza è in gran parte tornata e io mi sento una leonessa pronta  a colpire.

Riesco a individuarlo facilmente, nonostante tutto abbia ricominciato a girare lentamente intorno a me. Sta ballando con una bionda, Harmony, credo.

Inizio a ballare da sola, sicura di attirare lo sguardo di Will. Non mi sbaglio. Inizio allora  a ballare più sensualmente, per cercare di sedurlo. Lui si ferma, quasi ipnotizzato, a quel punto io mi frappongo tra lui e Harm, che ha già iniziato a piagnucolare e lamentarsi dietro di me.

All’inizio Spike non si muove e lascia che sia io a strusciarmi sensualmente contro di lui, poi inizia a rispondere agli stimoli e a muoversi con me. Lui mi cinge la pancia e la vita, schiacciandomi il bacino contro la sua erezione già gonfia. Mi rigiro nella sua stretta e, a occhi socchiusi, gli sussurro all’orecchio:

“Sei dannatamente sexy stasera...” posso percepire il brivido di eccitazione che gli attraversa tutto il corpo.

“E tu sei ubriaca, dannatamente ubriaca.” Dice con un sorrisetto. I nostri corpi sono ancora avvinghiati in una danza sensuale. Spike però si ferma e mi trascina fuori dal mucchio.

“Dove mi porti?” dico con fare malizioso.

“A prendere un bel caffè.”

“Inutile, ci hanno già provato.”

“Ho un metodo infallibile...” Mi porta al bancone del bar e chiede una tazza di caffè, bello forte. Contro le mie aspettative, se la porta alle labbra e ne beve un poco. Poi accosta le sue labbra alle mie e, con una bacio passionale, il caffè passa nella mia bocca.

Sono sconvolta, scioccata, e sono tutta un fuoco. Il tocco delle sue labbra ha acceso in me una fiamma potente, che nemmeno io sapevo di possedere.

“Beviamo il resto?” chiede malizioso. Avendo perso l’uso della parola, riesco solo ad annuire. Lui fa come prima e io così finisco il mio caffè.

Quando le nostre labbra si staccano, io sento il bisogno di inseguirle, ma Spike mi mette un dito sulle labbra. Improvvisamente sento lo sguardo di qualcuno addosso, ed è uno sguardo familiare. Mi volto appena in tempo per vedere Faith che sgattaiola via con un tipo che non avevo mai visto prima. Ha fatto in fretta a consolarsi.... Questo però riaccende in me una nuova speranza... Non è tutto perduto, continuo a ripetermi.

“Li hai visti pure tu?” mi chiede all’improvviso Spike.

“Beh, sì...” dico facendo spallucce.

“Lui è lo stesso dell’ultima volta, quando mi ha dato il braccialetto.”

“Oh...” che risposta stupida. Però è l’unica cosa che riesco a dire.

“Scusa... Non dovevo... Fa male?” dice guardandomi negli occhi. Dio, perché deve essere sempre così diretto? Non capisce che il solo contatto visivo mi fa avvampare? O forse lo sa e gli piace stuzzicarmi?

“Un po’.. Ma non ti devi preoccupare... Starò benissimo..” forzo un sorriso. Lui appoggia la mano sulla mia e intreccia le sue dita con le mie. Ed è lì che capisco: nei suoi occhi, quando mi tocca, posso vedere lo stesso fuoco che sento io.

Senza interrompere il contatto visivo, si porta la mia mano alla bocca, baciandola leggermente, poi la porta nell’altra mano, facendomi alzare, e con la sinistra mi cinge la spalla.

“Appoggiati a me se ne hai bisogno...” so che non si riferisce a questo preciso istante, ma sono felice di appoggiarmi lo stesso. Insieme, così teneramente abbracciati, andiamo fuori. Non so dove mi sta portando, ma non c’è bisogno di parole: lo seguirei in capo al mondo.

Scopro con sorpresa che stasera è venuto in moto, probabilmente non aveva voglia di camminare.... Oppure doveva accompagnare Harm, ma non ci voglio pensare.

Salgo dietro di lui e mi aggrappo alla sua schiena.

“Tieniti forte.” Dice un attimo prima di partire a tutta birra. Seguo il consiglio e mi stringo a lui ancora più saldamente. Spike viaggia a una velocità straordinaria, e io non oso nemmeno alzare lo sguardo per vedere i chilometri, so che mi prenderebbe un accidente quindi decido di godermi il viaggio. L’aria mi scorre nei capelli facendoli volare all’indietro. L’aria mi aiuta anche a smaltire un po’ della mia ubriachezza.

Mi sento così libera... è come se esistessimo solo noi. In un certo senso è proprio così che dovrebbe essere: io e Spike, all’infinito. Temo di amarlo, e questo rende tutto ancora più difficile. Non me ne preoccupo, ora come ora spero solo che mi porti lontana, lontanissima, in un posto dove esistiamo solo noi, dove possiamo finalmente vivere senza condizionamenti.

 

“Siamo arrivati...” dice fermandosi davanti a una deliziosa casetta in legno mezz’ora dopo. Sono senza parole: è bellissima. Scendo a faccio qualche passo per avvicinarmi. È una piccola casetta in legno bianco, su due piani, che si affaccia direttamente sulla spiaggia. Posso scorgere addirittura da qui le onde che si infrangono sulla sabbia, in un lento ritmo regolare e tranquillizzante.

“Ti piace amore?” mi volto.

“È fantastica. La adoro! È tua?” lui annuisce.

“E quando ci sposeremo, se vorrai, potrà essere tua..” dice cingendomi le spalle. Io gli lancio un’occhiataccia. “Ehi, stavo solo scherzando!” dice con un sorrisetto malizioso. “Vieni, ti mostro la casa.” Mi prende per mano e mi trascina dentro. L’interno è comparabile solo all’esterno, è davvero bellissima. Appena entrati ci troviamo davanti un salotto arredato nei colori del panna e del rosa, molto grazioso. La cucina è leggermente più ampia, dotata di ogni elettrodomestico possibile e immaginabile. I lucidi mobili moderni sono tutti bianchi e si intonano perfettamente all’ambiente precedente. La lunga isola posta al centro della stanza attira subito la mia attenzione.

Il bagno è molto spazioso. Situato anch’esso al piano terra, ha una grande doccia e il mobilio di un adorabile azzurro cielo, accompagnato da pareti bianchissime.

Al piano di sopra c’è un altro bagno dotato di vasca idromassaggio e un’unica camera da letto matrimoniale. Un grande letto rotondo con lenzuola nere, di un tessuto che sembrerebbe raso, troneggia al centro della stanza. L’unico altro arredo presente nella stanza è un largo armadio a quattro ante, nero e bianco, che richiama il letto e i muri.

“Ti piace?” dice dopo aver completato il tour.

“La adoro!” lui sorride.

“Ho un’altra sorpresa per te...” si dirige verso l’armadio e ne tira fuori un bikini azzurro, semplice ma elegante. “Che ne pensi, andiamo a fare una nuotata?”

“A quest’ora??”

“Certamente.” Risponde malizioso.

“E va bene! Hai vinto! Vado a cambiarmi...”

“Ma come,” dice fermandomi per un braccio. “non ti cambi qui? Dov’è la mia ricompensa?” Io gli accarezzo piano una guancia e poi gli do un casto bacio sulle labbra.

Uscendo dal bagno cinque minuti dopo, lo trovo in costume anche lui: un paio di succinti boxer neri che gli fasciano le parti intime in maniera sublime.

“Va bene la misura? Sai, sono andato a occhio...” io boccheggio senza riuscire a proferir parola. Si avvicina a me e mi bacia con passione. “Anche tu sei bellissima passerotto.”

Finalmente recupero l’uso della parola, ma preferisco stare zitta. Spike prende la mia mano e mi porta all’esterno, sulla spiaggia.

“Sei pronta?” dice guardandomi negli occhi.

“No..”  sto congelando ma lui non sente ragioni. Prende la rincorsa e si getta in acqua.

“Forza Buffy!” urla quando emerge. “Buttati!” sbuffo, prendo coraggio e mi lancio, riemergendo proprio a fianco di Spike. Scoppiamo a ridere. Poi iniziamo a schizzarci, a giocare, a nuotare insieme. Infine, esausti, ci asciughiamo e ci cambiamo. Spike ha pensato pure a quello. Mi ha preso una bellissima camicia da notte in seta nera: un vero sogno. Mi cambio nel bagno e quando esco i suoi occhi sembrano brillare di nuova luce. Si alza dal letto, sul quale mi aveva aspettata, e mi fa fare un giro su me stessa. Fischia ammirato.

“Sei proprio bellissima.” Dice dolcemente. Poi andiamo in camera. Lui si infila subito sotto le coperte. Io mi avvicino piano, cauta. Lui invece sembra non vedere l’ora di saltarmi addosso...Non so cosa fare, vorrei lasciarmi andare con lui ma dall’altra parte non vorrei, non mi sento pronta, le mie ferite non si sono ancora rimarginate.

Lui mi tira vicino a lui.

“Non voglio fare niente che tu non voglia stanotte...” sussurra dolcemente. Si mette sopra di me e mi bacia. A lungo. Con passione.

Apre il primo bottone della mia camicetta e io sussulto. Di eccitazione. Di impazienza. E anche un po’ di timore.

“Shhh... Fidati di me...” inizia a baciarmi il collo e a scendere sempre più giù. Io fremo di piacere e di desiderio, metto la mano nei suoi capelli per spingere ancora di più la sua testa contro il mio corpo e poter sentire il tocco dell’amore ancora meglio.

“Come sei bella...” sussurra lui sul mio ombelico. Poi risale alla mia bocca, per darmi un altro bacio infuocato. “So che non sei pronta amore... Ma saprò aspettare. Ti amo, Buffy, ora e per sempre.” Io non so cosa dire, non posso dirgli che lo amo. Mi limito a rannicchiarmi nelle sue grandi braccia protettive, che mi stringono e mi fanno sentire meglio. Ti amo William, ti amo come non ho amato nessun altro uomo, ma non te lo posso dire. Un giorno, quando sarò pronta, ti renderò partecipe di questi sentimenti che m’infiammano l’anima, ma non è questo il momento.

 

La mattina seguente al mio risveglio non trovo nessuno al mio fianco. Mi alzo di colpo e mi stropiccio gli occhi per assicurarmi che non sia un brutto incubo, ma è proprio vero: sono sola. Scendo dal letto e mi tiro vicina la vestaglia. Tremando, giungo fino in cucina.

Lì trovo Spike, per fortuna. Per un attimo ho davvero creduto che mi avesse lasciata sola....

Per il momento mi mantengo alle sue spalle, appoggiata al muro, e mi accontento di vederlo mentre si affaccenda ai fornelli. Un vero spettacolo. Indossa un grembiulino bianco con disegnate delle piccole spatole azzurre indossato sopra i pantaloni del pigiama e annodato al collo. Sulle prime mi veniva da ridere, ma guardandolo meglio mi accorgo che è sexy anche così, roba da non credere. Ma sarà umano questo uomo così perfetto?

“Buongiorno...” dico tutt’ad un tratto.

“Buongiorno amore. Mi stavo giusto chiedendo per quanto tempo volessi stare lì a fissarmi mentre cucino...” si volta e mi dedica un sorriso luminoso. Io mi sento in imbarazzo, mi sento una mummia. Ho i capelli tutti arruffati e gli occhi stropicciati con tanto di mascara e matita sbavati. Un incubo, insomma.

Mi siedo al tavolo continuando a sbirciare nella padella.

“Che cucini di buono?”

“Frittelle al cioccolato. Volevo portartele in camera ma mi hai preceduto...” dall’odore sembrerebbero squisite. Sono estasiata: sa anche cucinare?

Mi serve un piatto degno di un gourmet francese e ne serve uno anche per sé.

“Assaggia e dimmi come sono. Non cucino spesso ed ho sempre paura di avvelenare i miei ospiti.” Lui aspetta che sia io la prima ad assaggiare, forse per usarmi come cavia? Io non me lo faccio ripetere due volte. Sto per andare in estasi, sono meravigliose... Il boccone addirittura mi si scioglie in bocca... Devo ricordarmi di farmi dare la ricetta....

“Fantastiche, davvero fantastiche. Mai mangiate frittelle più buone in vita mia!”

“Sono contento che ti piacciano...” mi dice con un lieve sorriso.

Dopo colazione andiamo ancora un po’ in spiaggia, giusto per fare un breve bagno e stenderci al sole come lucertole.

Ben presto però arriva la sera, con mio grande rammarico. Mi riporta a casa in tempo per l’ora di cena e insiste per accompagnarmi fino alla mia camera.

“Allora grazie Spike...” gli dico davanti alla mia porta, prima di lasciarci.

“E di che? È stata una bella giornata anche per me. E anche una bella notte. La più bella notte della mia vita...” mi guarda negli occhi. Io subito interrompo il contatto, avvampando.

“Ma dai... Ce ne saranno state di migliori...” ecco, questa potevo anche risparmiarmela. “Immagino che tu di solito faccia cose più... interessanti.” Brava Buffy, bella affermazione. Così penserà che vuoi ficcare il naso nella sua vita.

“Ti ho solo guardata dormire per tutta la notte e... è stato sconvolgente. E non scherzo quando dico che è stata la notte più bella della mia vita, perché lo è stata davvero. Per la prima volta ho sentito che eri lì, con me.” Mi sento bruciare, le sue parole mi hanno toccata davvero.

“Non so cosa dire...” ed è vero.

“Eri lì con me Buffy?” chiede guardandomi dritta negli occhi.

“Sì,” dico alzando lo sguardo e incatenandolo al suo. “ero lì con te.”

“Questo può bastare. Non devi dire nient’altro.” Mi tira indietro una ciocca di capelli e mi da un bacio dolce, a fior di labbra. “Buona notte amore mio...” sussurra ancora vicinissimo alle mie labbra.

“Notte Spike.”

Se ne va, lasciandomi sola, nella mia prigione di dolore: la mia camera.

 

Capitolo 13

 

Stamattina mi sento felice. E carica. Era un po’ che non accadeva: che sia un miracolo? Mi alzo di buon’ora, molto stranamente, e faccio colazione con un litro di caffè e una brioche. Arrivo in aula puntualissima, un altro miracolo. L’ora dopo, purtroppo, ho lezione con Finn, quindi cerco di godermi questa. Il tempo passa troppo veloce e in un attimo finisce l’ora. Non cerco Spike per entrare. È una cosa che devo affrontare da sola. Prendo un grosso respiro. Sto per entrare, ma qualcuno mi prende per il polso e mi costringe a girarmi. Chiudo gli occhi. So già che è lui. Mi mette un braccio intorno alla vita e mi bacia. All’inizio il bacio è dolce, un semplice contatto di labbra, ma poi diventa sempre più appassionato e bollente. Le nostre mani si esplorano a vicenda, frenetiche, impazzite. Mi spinge contro il muro, lontano dalla classe, mi blocca i polsi in alto e scende sul mio collo. Mi sembra di impazzire. Vorrei di più, ma non è questo il luogo né il momento. Sembra abbassarsi ancora un po’ e tutto il mio corpo sembra tendersi in attesa di quel contatto proibito, scandaloso, ma, sul più bello lui si blocca e mi da’ solo un bacio a fior di labbra.

“Buongiorno passerotto.” Mi libera i polsi. Finalmente lo guardo in faccia. I suoi occhi azzurri sembrano ancora più grandi e luminosi. Ha un sorrisetto malizioso stampato sul volto.

“Buongiorno...” riesco ad articolare io a fatica. Ma la frase non è uscita come volevo io, sembra più la voce che uso quando sono in preda a un orgasmo. Orgasmo... Spike.. Mmmmmmh... Cattiva Buffy! Non devi! Scaccio i pensieri osceni che mi sono venuti in mente e cerco di assumere l’aria più normale possibile.

“Pronta ad entrare nella fossa del leone?” io annuisco. Lui mi prende per mano e si avvia verso la classe.

“No...” ritraggo la mano. “Non è il caso di farlo incazzare.” Spike si volta verso di me.

“E perché no? È divertente...” io sono dubbiosa ma lui non mi lascia il tempo di riflettere, mi prende di nuovo per mano e mi porta in classe con lui. È così dolce.... A volte mi chiedo cos’ho fatto per meritarmi un uomo del genere...... Ma la risposta è sempre uguale: nulla.

Appena Finn ci vede entrare i suoi occhi si riducono a fessure. Se potesse incenerire Spike con lo sguardo non credo che esiterebbe nemmeno un minuto a farlo.

Ci sediamo in alto, cercando di mettere più distanza possibile tra noi e lui. Finn inizia a spiegare e, come al solito, mi tartassa di domande. Io sono sempre preparata. Ogni volta che entro qui dentro è come se facessi un esame. Sbagliare una riposta significherebbe un tete à tete con Finn contornato da un lunghissimo rimprovero sulla serietà nello studio, nel caso migliore, altrimenti mi insulterebbe più o meno velatamente. E tutto questo perché non ho ceduto alla sue avances... Mi viene un nervoso quando ci penso!

Spike mi tiene la mano per tutta la lezione. Me l’accarezza, me la stringe, e mi tranquillizza. Stamattina, stranamente, è lui la seconda cavia, e viene tartassato almeno quanto me di domande. Non se l’aspettava, ma è comunque ben preparato. Poi succede il disastro. Non si ricorda la risposta a una domanda. Pianissimo, gliela sussurro.

“Signorina Summers, vuole per caso rispondere lei? Ci sento benissimo sa? Dopo la lezione si fermerà qui. Le assegnerò una relazione da fare. Vedremo se dopo avrà ancora voglia di suggerire...” che stronzo... Ho voglia di scendere e di tirargli un pugno. Ma questo significherebbe essere espulsa. Quindi calmo i miei bollenti spiriti. Spike invece mi stringe ancora di più la mano. Un po’ per infondermi coraggio, e un po’ perché vorrebbe rompere il naso a Finn.

La lezione finisce in fretta e io raccatto i miei libri con estrema lentezza, cercando di ritardare il momento del faccia a faccia con Finn. Con il cuore in gola, scendo da lui. Spike rimane a fianco a me.

“Esca di qui, Signor Shelby. La questione è tra me e la Signorina Summers, stavolta non potrà fare il cavalier servente.” Spike esce senza dire nulla, ma prima mi sussurra all’orecchio che lui è fuori e di urlare se ho bisogno. “Bene, eccoci a noi, Signorina Summers...” dice Finn appena Spike esce. “Vediamo, che relazione posso darle? Lei ha qualche preferenza? Sarà una cosa molto lunga, senza dubbio.” Lo dice con un sorrisetto sadico che non promette nulla di buono. “Non avrà più tempo di vedere quel suo amico, il Signor Shelby, non avrà più tempo per far nulla, dovrà scrivere la relazione per diversi giorni. Lo so che in questo momento mi sta odiando, ma non lo sa che l’odio è il sentimento più affine all’amore?” che verme...

“Io non la odio.” Dico con sincerità. “La disprezzo e basta. E mi fa anche un po’ pena. Trovo patetico che un professore corra dietro a una studentessa in questo modo ossessivo. Ma se per stare bene ha bisogno che io faccia la sua relazione, bene, la farò, se questo serve a mantenere il suo delicato equilibrio mentale.” Non so dove ho trovato il coraggio di dirgli queste cose, ma ora sto molto meglio. Lui si avvicina, minaccioso.

“Attenta, stai giocando con il fuoco....” la sua voce è un sibilo, che forse ha la pretesa di sembrare sensuale, ma è solo disgustosa. È la voce di un pervertito. E poi da quando mi da del tu??? Con un dito mi accarezza una guancia, ma io lo fermo subito, respingendo il suo tocco.

“Tenga giù le mani. Le conviene. Lei non sa quanti guai posso procurarle. Se si azzarda a toccarmi un’altra volta credo che farò una chiacchierata con sua moglie, e, chissà perché, non credo che sarebbe molto felice di sapere che suo marito vorrebbe scoparsi una sua alunna.” Lo guardo con aria di sfida. In fondo è un codardo, non farà nulla. Riduce gli occhi a due fessure e si limita a darmi la relazione. È tosta, ma mi ha dato una settimana di tempo. Non sospetta minimamente che ci metterò due giorni. Mi sottovaluta.

Appena esco Spike mi viene incontro, preoccupato. Era nervoso, infatti si è fumato una decina di sigarette, tutte spente a terra qua e là.

“Tutto a posto?” dice prendendomi le mani.

“Sì.” Sospiro. “Per un paio di giorni dovrò chiudermi in casa, ma mi aspettavo molto peggio.”

“Mi dispiace è colpa mia.” Dice tristemente.

“No, Spike, non dirlo nemmeno per scherzo. Non è colpa tua. Lo sai che Finn è fissato con me. Quel maniaco...”mi stringe forte a sé e mi accompagna alla prossima lezione, sperando che sia meno pesante di questa.

 

Il giorno dopo, a pranzo, sono seduta sotto il mio solito albero e ricontrollare la relazione per Finn. Ci ho messo una notte intera, ma ne è valsa la pena. Il risultato è discreto. Domani la farò ingoiare al caro Riley Finn... Voglio proprio vedere che faccia farà.

Un’ombra scura mi toglie la luce.

“Chiunque tu sia, levati. Mi togli la luce.” Non alzo nemmeno lo sguardo. Non è giornata di gentilezze questa.

“Buffy Summers, come osi rivolgerti a me in questo modo?” oh no. Oddio, è lei. Quella vocina stridula e petulante la riconoscerei tra mille. Non so se sia più irritante lei o Finn.

“Buongiorno Harmony. Posso aiutarti? Hai bisogno che ti presti qualche neurone?” finalmente mi degno di guardarla in faccia. Ed eccola lì, in tutto il suo metro e ottanta che si erge minacciosa su di me.

“Te l’ho già detto una volta Summers, vedi di stare lontana dal mio orsetto biondo. Altrimenti...” scatto in piedi.

“Altrimenti cosa Harmony?” la interrompo minacciosa. “Mi graffi con le tue unghie finte? Oddio, che paura! Vi prego salvatemi! Ma fammi il favore... Vai a farti un giro dall’estetista và...” le volto le spalle diretta in camera mia, dove finalmente potrò studiare in santa pace.

“Aspetta. Tu e Willy state insieme?” di nuovo. È una bella domanda però, di cui io purtroppo non conosco la risposta.

“No.” Opto per quella che mi darà meno guai.

“È vero Harm, io e Buffy non stiamo insieme.” Mi volto di scatto. Oddio, è Spike. Bella situazione. Lo guardo in faccia e ci leggo tanta amarezza e rabbia. Non volevo ferirlo, ma la situazione è così poco chiara... “Questa ragazzina viziata non mi interessa minimamente. E ora, Summers, se vuoi scusarci abbiamo cose più importanti da fare, noi.” E mentre Harmony gli scodinzola intorno felice lui la prende a braccetto e la porta verso il dormitorio. Io sono semplicemente impietrita. Non me l’aspettavo una cosa del genere. Così tanta freddezza e rancore.... Sento una morsa, all’altezza dello stomaco che mi paralizza. Se penso che Spike sta per.... Con Harmony.......  Io.... Mi viene da piangere, e anche da prendermi a calci nel sedere da sola. Come al solito è tutta colpa mia. Le lacrime mi riempiono gli occhi. Mi passano in mente tante immagini di me e Spike insieme. Ricordi ora dolorosi. L’ho perso. Per sempre stavolta. Ha ragione lui, sono una ragazzina viziata, non mi merito il suo amore. Inizio a camminare, senza meta, senza guardare le facce delle persone che mi passano a fianco. Qualcuno mi saluta, ma sembra così lontano.... Il dolore fa da filtro agli stimoli esterni, tanto da isolarmi in un mondo tutto mio. Non vedo né sento. Non so dove sto andando né voglio saperlo. Vorrei solo poter tirare indietro le lancette del mio orologio e poter correggere l’errore madornale di prima.

Mi scuoto improvvisamente, e mi trovo davanti una porta, con un numero: 515. È la stanza di Spike. Tendo l’orecchio, per cercare di captare gemiti o urla, anche se so che mi sto solo facendo del male. Sembra tutto silenzioso. E io mi tranquillizzo.

“Buffy...” dice una voce sconosciuta alle mie spalle. Mi volto. È un ragazzo, di colore, dev’essere Gunn, il compagno di stanza di Spike. Ufficialmente non ci siamo mai presentati, ma a quanto pare lui mi conosce già. “Tu devi essere Buffy, non è così?”

“Sì, sono io... E tu sei Gunn, giusto?”

“Esattamente.” Oddiomio che vergogna. Mi ha beccata che fissavo la porta come una scolaretta delle medie alle prese con il suo primo amore.

“Bene, mi ha fatto piacere conoscerti. Ora però io devo scappare, ho lezione. Ci vediamo...” con uno <<scatto alla Summers>> mi dirigo a gran velocità verso la mia camera, senza lasciare il tempo di dire nulla a Gunn. Richiudo la porta dietro di me, velocemente, e mi getto sul letto, rannicchiandomi su me stessa. Dio che figura del cavolo. Credo che questa non me la scorderò per un po’. Il che sarebbe un bene, visto che continuo a farne.

Dopo pochi minuti qualcuno bussa alla porta. Mai una volta che si possa stare tranquilli.

“Arrivo..” sto per alzarmi, ma il mio scocciatore entra direttamente. È Spike. Salto in piedi. Sembra piuttosto sconvolto. Apro la bocca per dire qualcosa ma lui alza la mano, per farmi segno di stare zitta. Inizia a passeggiare su e giù per la stanza senza proferire parola. Sono preoccupatissima, e non scherzo. All’improvviso si blocca e mi guarda.

“Non sono riuscito a toccarla. Nemmeno con un dito. Credimi, io avevo tutte le intenzioni di fartela pagare. Quando siamo arrivati in camera sua però, io vedevo solo te. Sapevo che era Harmony, ma avevo solo te davanti agli occhi. Non mi era mai successo...” riprende a passeggiare nervosamente su e giù per la stanza. Trattengo un sorriso. “Ho amato altre donne nella mia vita, ma non sono mai arrivato a questo punto. All’inizio non mi era chiaro, ma quando ho parlato con Gunn ho capito, ho saputo perché. Perché per me ormai esisti solo tu.” Si ferma a guardarmi. “Ti amo come non ho mai amato nessuna. E nonostante ciò so che non potrò mai avere lo stesso sentimento da te, continuo ad amarti lo stesso, perché non riesco a dimenticarti. Non voglio dimenticarti....” mi alzo in piedi e mi getto tra le sue braccia.

“Anch’io ti amo. Ho speso così tanto tempo a negarlo.... Quanto sono stata stupida... E quante umiliazioni ti ho lasciato patire a causa mia... Potrai mai perdonarmi?”

“Sì...” dice dolcemente accarezzandomi i capelli. “Ti perdonerò sempre...” e poi ci baciamo. Ma non è come al solito, è diverso... Mi sembra di baciarlo per la prima volta, perché, solo ora, comprendo pienamente la potenza del mio amore. Ti amo, William Shelby, sei l’unico.

 

 Spike mi ha mollata qui, sola, ma ha detto che verrà a prendermi stasera. Vuole farmi una sorpresa. Io non sto più nella pelle dalla curiosità. Ho fatto di tutto per distrarmi: ho ricontrollato la relazione, ho studiato, mi sono vestita e truccata, ma niente, continuo a pensare a lui. E ora sono qui, come un leone in gabbia, a camminare avanti e indietro per la stanza e a torcermi le mani. Do uno sguardo all’orologio: sono le sette e mezza. Che cosa sta aspettando?? Mi sembra di impazzire, i minuti sembrano ore.

Ed ecco che, quando meno me l’aspetto, sento scivolare una mano sulla vita. Sobbalzo.

“Non girarti...” mi ammonisce Spike. Devo ricordarmi di non dare più le spalle alla porta, la prossima volta potrei anche rimanerci secca.

Lentamente, con una benda di seta nera, mi copre gli occhi e me la allaccia all’altezza della nuca.

“È troppo stretta?” scuoto la testa. “Ok, passerotto, ora ti guiderò io. Ti fidi di me?”

“Ciecamente.” Sembra un gioco di parole, ma non lo è. È la pura verità. Sento la mano di Spike scivolare nella mia. Mi lascio guidare da lui. Intanto mi concentro sui suoni. Le voci degli studenti si fanno sempre più lontane, mi sta portando fuori dal campus, credo.

“Aspetta un attimo...” dice ad un certo punto. Mi lascia la mano e io mi sento persa.

“Non fare strani scherzi....” mi sento così indifesa....

“Non ti preoccupare...” sta spostando qualcosa di pesante, lo sento. Avverto un rumore metallico e poi sento due braccia forti, che mi sollevano da terra. In un attimo, mi ritrovo sulla moto di Spike, o così almeno mi sembra. “Aggrappati a me.” Faccio come mi dice, mi stringo forte a lui. Le mie sensazioni erano esatte, siamo in moto. Partiamo a tutta birra, diretti in un luogo misterioso e forse lontano. Dentro di me spero che mi porti di nuovo al mare, ma non credo lo farà, vuole stupirmi.

Non saprei dire con certezza quanto è durato il viaggio, ma è stato pieno di curve agghiaccianti. Se non mi fossi tenuta stretta a Spike sarei sicuramente caduta.

Una volta fermi Spike mi aiuta a smontare dalla moto e mi conduce per mano su per una stradina in salita, ripida. Sento il cigolio di una porta davanti a me.

“Cinque passi avanti e c’è un gradino.” Dice lui. Obbedisco, e sento subito un calore avvolgente. Devo essere entrata in una casa, o qualcosa del genere. Sento di nuovo il familiare cigolio dietro di me. “Sei pronta?” mi sussurra all’orecchio.

“Sì...” dico semplicemente. Anche se questo monosillabo non può esprimere tutta la curiosità che ho in questo momento. Sento la benda scivolare via dai miei occhi dolcemente. Quando apro gli occhi non riesco a credere a quello che vedo. È un bellissimo chalet, piccolo ma molto ben arredato. Davanti a me c’è una distesa infinita di candele, appoggiate ovunque, sulle finestre, nei candelabri, sulle pareti...

Poco più avanti, a sinistra, c’è una piccola tavola apparecchiata per due. C’è anche un caminetto, scoppiettante. Davanti ad esso si trovano un ampio tappeto, molto morbido alla vista, e un divano, in pelle bianca.

Qui tutto è in legno, il parquet, il tavolo, le sedie, la scala vicino al divano, le pareti, insomma: proprio tutto.

“Ti piace quello che vedi passerotto?” mi chiede lui, visto che non do cenni di vita.

“È meraviglioso... Semplicemente meraviglioso...” lui sorride caldamente.

“Sono contento che ti piaccia. Ed ora,” mi prende la mano. “Mademoiselle, se si vuole accomodare....” mi bacia la mano e mi conduce a una sedia, facendomi sedere. “Lo chef William andrà in cucina a controllare se è tutto pronto. Due minuti e sarò da lei.” Mi fa l’occhiolino. Io non ci posso credere: mi ha preparato la cena. Dio mio che uomo.... Vorrei saltargli addosso, ho aspettato troppo per farlo, ma mi trattengo. La cena sarà ugualmente piacevole. Per non parlare del dopo cena......

Ok, Buffy, asciugati la bava e datti un contegno. In fondo è solo colpa tua se ora devi aspettare.....

Spike esce dalla cucina con un carrellino con appoggiati due piatti coperti. La scena è alquanto bizzarra, ma ridere adesso non è proprio la cosa migliore da fare....

“Allora...” dice fermandosi davanti a me. “Qui abbiamo il piatto numero uno: risotto al tartufo.” Alza il coperchio di un piatto. “E questo invece è il piatto numero due: spaghetti al pomodoro e basilico, semplici e delicati.”

“Io opterei per il numero uno....”

“Così ti piacciono i piatti elaborati eh?” mi serve il piatto che ho scelto e si siede davanti a me con i suoi spaghetti.

“Uhmmm... Non è quello il punto, è che ho una passione per i funghi, qualsiasi tipo di funghi.” Annuso lo stupendo aroma squisito che sale dal piatto.

“Allora c’ho azzeccato. Che intuito...”

“L’intuito di un vero chef.” Lo canzono.

La cena va avanti senza intoppi. La conversazione è vivace e io scopro tante cose che non sapevo prima di stasera. Non sapevo, per esempio, che ha perso entrambi i genitori. Suo padre è morto in un incidente stradale. Anche lui era in macchina, mi racconta con un velo di commozione, ma è scampato miracolosamente. L’unico segno che gli è rimasto, a parte quello emotivo, è una cicatrice molto sexy sul sopracciglio. Dev’essere dura per lui alzarsi ogni mattina e guardarsi allo specchio, ricordando quel dannato incidente ogni volta. Mi commuovo anche io, stringendogli la mano per fargli capire che partecipo anche io al suo dolore.

Sua madre invece se n’è andata quando aveva diciassette anni, era molto malata e non è stata una sorpresa per nessuno quando è morta. C’è stato solo tanto dolore e tristezza.

Non sapevo nemmeno che al liceo ha passato un periodo punk, durante il quale portava una cresta alta dieci centimetri, verde. Gli stava da cani, ma a quel tempo era convinto che gli donasse. Lo strano colore di capelli che porta ora, invece, è il risultato dello sbaglio del suo parrucchiere, quattro anni fa. Il risultato gli è piaciuto così tanto, nonostante sul momento volesse sgozzare il parrucchiere, che ha deciso di rifare lo stesso colore.

Dopo cena continuiamo la nostra chiacchierata con un bicchiere di vino rosso, di cui mi ha sicuramente detto il nome ma io me lo sono già scordato.

“Notizie di Faith?” mi chiede ad un certo punto. Subito si morde il labbro inferiore, pentito.

“Non ti preoccupare, sto meglio. Posso parlarne tranquillamente ora. Mi manca, ma non soffro più ora, mi è rimasta solo la cieca determinazione di riconquistarla. Comunque niente notizie.”

“Non l’hai più cercata?”

“Tempo al tempo, diceva Monica. Credo che aspetterò il momento più opportuno per sondare il terreno... Ma è quasi arrivato. Sento il bisogno di rivederla.... Se la conosco come credo, anche lei si sente come me... Ma non lo ammetterebbe mai, nemmeno sotto tortura.”

“È tanto testarda?” Rido.

“Tu non ti immagini neanche quanto.” Prendo una sorsata di vino. L’alcool allevia i dolori, o almeno così dicono...

“Basta parlare di questo, ora godiamoci la serata...” gli sorrido. È davvero dolce. “Posa il bicchiere.” Gli lancio un’occhiata torva.

“Perché?? Sei forse impazzito?”

“Buffy, amore,” dice togliendomelo di mano. “ti conosco da abbastanza tempo per sapere che Buffy e alcool non vanno molto d’accordo. Se ti lascio bere ancora ti ubriacherai e questa è l’ultima cosa che deve accadere stasera. Mi servi lucida...” dice malizioso.

“E perché?” mi faccio ancora più vicina. Lui non risponde. Mi prende il viso tra le mani e mi bacia. E subito lo sento, il fuoco intendo, quello che mi sta accendendo ora. Mi sfiora il braccio, e io subito mi bagno. Sento le guance accendersi, possibile che basti così poco ad accendermi quando si parla di Spike?

Mi attira tra le sue braccia, interrompendo il contatto con le mie labbra, dove mi stringe forte. E quando meno me l’aspetto mette l’altra mano sotto le mie ginocchia, prendendomi in braccio.

“Dove...?” chiedo io. La risposta è così ovvia....

Mi porta su per la scala, guardandomi negli occhi per tutto il tempo, mentre io mi rifugio contro il suo ampio petto, creato apposta perché io ci possa nascondere il viso.

La camera da letto è uno spettacolo: una distesa di candele. Il letto, inutile dirlo, è ricoperto da morbide lenzuola di seta nere. In quanto alla comodità... Beh, sto per scoprirlo...

Mi appoggia delicatamente sul materasso e si mette sopra di me. Iniziamo da un candido bacio, che diventa subito lava bollente. Le nostre lingue duellano nelle nostre bocche, si esplorano a vicenda e si accarezzano. Le mani di Spike corrono sul mio corpo impazzite, indecise sul punto in cui fermarsi. In un attimo mi spoglia, mentre io sono riuscita a togliergli solo la maglia. E poi si ferma. Si tira indietro per guardarmi meglio. Io mi copro con le mani, arrossendo.

“Oddio, non guardarmi così....”

“Voglio solo ammirarti... Sei così bella....” Mi prende i polsi e li porta all’altezza della mia testa. Io volto la testa di lato, sempre più imbarazzata. “Stanotte amerò ogni centimetro del tuo corpo, lo bacerò, lo leccherò e lo adorerò... Sono così fortunato.... E quando mi chiedo cosa ho fatto per meritarti.... beh, la risposta è sempre la stessa: nulla....” e poi si getta in picchiata sul mio collo, leccando, mordicchiando, baciando... Mi sta facendo impazzire, e lo sa... Finalmente si libera dei pantaloni. Strabuzzo gli occhi: niente biancheria intima, e chi l’avrebbe mai detto.

Piazza la sua asta in mezzo alle mie gambe, facendomi dannare ancora di più. Lo voglio così tanto.... E lui sta tergiversando... Dal collo mi lascia una lunga scia di baci bollenti fino al ventre. Con gli occhi accecati dalla lussuria, guarda la mia femminilità già fradicia con l’aria di un assetato davanti a una fonte.

“Bevi amore...” sussurro senza nemmeno accorgermi. Lui non se lo fa ripetere due volte. Si tuffa in mezzo alle mie gambe. Inizia a lappare infinitamente piano, gli stringo le gambe intorno al collo, premendolo ancora più a fondo. Finalmente, con la lingua trova la mia clitoride, e io impazzisco. Getto la testa all’indietro, gemo e sgroppo sulla sua bocca. Quando sento un dito insinuarsi lentamente dentro di me, trattengo a stento un urlo. Spike si ritrae, per vedere meglio la mia espressione. Arrossisco violentemente e chiudo gli occhi.

“Amore...” sussurra lui. “Se ne vuoi ancora devi guardarmi....” diabolico fino in fondo. Mi costringo ad aprire gli occhi. “Brava la mia ragazza.” Inizia a pompare dentro e fuori, dapprima con un dito, poi ne aggiunge sempre di più arrivando a quattro. Il contatto visivo con i suoi occhi mi sta eccitando ancora di più, e non so per quanto potrò resistere. Dio, mi sta facendo impazzire, e lo sa.

“WILLIAM!!!” con un urlo spasmodico, vengo, sulla sua mano. Stremata, abbandono la testa di lato. Lentamente, la sua lingua scivola tra le mie pieghe, succhiando il mio rilascio.

Così dannatamente bello......

Sento che inizia a baciarmi il collo, desideroso di attenzioni da parte mia. Gli prendo il viso tra le mani e mi porto le sue labbra alla bocca, baciandolo intensamente. Improvvisamente, ribalto le posizioni, e mi getto sul suo petto così ampio e muscoloso, tracciandone i contorni. Scendo sempre più in basso, finché la mia femminilità non tocca il suo cazzo duro. Inizio a sfregarmici contro, bagnandomi subito. La sensazione è divina, potrei venire anche solo così...

Spike intanto si sta dando da fare per resistere. Lo sto torturando sadicamente, padrona della situazione.

“Buffy... T-t-ti prego...” dice guardandomi negli occhi.

“Ah sì? Mi preghi? Dillo con più convinzione amore.” Inizio a sfregare la mia clitoride sul suo membro, godendo sempre di più, a Spike quasi si incrociano gli occhi per la sorpresa.

“Oddio, ne ho bisogno adesso. Ti prego...” dice in un attimo di lucidità. Rapidamente mi impalo sul suo cazzo. Ed è così fottutamente bello. Per un momento, fatichiamo entrambi a respirare, i nostri occhi si agganciano mentre annaspiamo in cerca d’aria. Finalmente, ricomincio a respirare. Inizio a cavalcarlo, imponendo un ritmo lento e tranquillizzante. Non avevo mai provato una così vasta gamma di sensazioni mentre facevo sesso, William è il primo che riesce a mandarmi in aria anche solo guardandomi....

Spike ribalta le posizioni, ora è sopra di me e ha decisamente accelerato il ritmo, bisognoso di sentirmi. Gli allaccio le gambe dietro alla schiena e mi muovo per incontrare le sue spinte e sfregare a fondo la clitoride contro il suo uccello. I nostri respiri tornano ad essere affannosi, mugoliamo, gemiamo, ci guardiamo, e, finalmente, veniamo insieme, con i nostri nomi sulle labbra.

“Sei una dea...” mi sussurra accarezzandomi i capelli. Ma questo è solo un piccolo e breve momento di dolcezza, prima di continuare la Nostra notte.

 

Al mio risveglio, Spike non è lì con me. Sbadiglio. Abbiamo fatto sesso per tutta la notte, e ora sono distrutta, nel vero senso della parola. Ho imparato tanti bei giochini.... ma questi non sono pensieri da fare la mattina presto. Mi vesto e scendo di sotto.

“Dannate crèpes...” sento dalla cucina.

“Buongiorno amore...” gli abbraccio la schiena.

“Passerotto, già sveglia? Che sia uno dei sette segni dell’apocalisse?”

“Spiritoso...” dico mettendo il broncio. Mi allungo oltre la sua schiena. Sta preparando delle crèpes, ma il risultato non sembra buono quanto quello delle frittelle dell’ultima volta. “Che è successo nella padella?” dico sghignazzando.

“Le ho solo bruciacchiate un po’! Non mi sembra il caso di farne una dramma.. Vuoi provare tu?”

“Mi stai sfidando? Io sono la maga delle crèpes.” Lui mi guarda sarcastico. “Spostati, uomo. Ci penso io.” Mi cede il suo posto ai fornelli e si appoggia al muro dietro di me. “Sali pure intanto, così puoi dormire ancora un po’.”

“Mi piace guardarti cucinare... Il tuo grazioso sederino si muove così bene...”

“Pervertito.. Forse non hai capito: sali ancora un po’ in camera, così dopo posso imboccarti.” Spike sghignazza.

“Ok amore. Ti aspetto di sopra.”

Pochi minuti dopo sono da lui, con la colazione che, come l’ho costretto ad ammettere, è molto meglio del suo abbozzo. Stiamo insieme ancora un po’, e poi torniamo a scuola, dove io mi cambio velocemente.

Alla quarta ora mi ritrovo Finn. E sono sola. Spike non potrà esserci, aveva promesso di dare una mano a un amico, ma non me ne preoccupo. Gli farò un culo così.

Appena entro nella sua aula, puntualissima, appoggio sulla cattedra la relazione, e, lanciandogli uno sguardo di disprezzo, mi dirigo il più in alto possibile.

“Signorina Summers...” mi blocca lui. Che scocciatura che è questo uomo.

“Sì, Professor Finn.” Calco l’accento sulla seconda parola. Chi lo sa, potrebbe anche ricordarsi di essere in una scuola e non nel suo campo giochi.

“Per quando le avevo detto di portare la relazione?”

“Per sabato.”

“E che giorno è oggi?”

“Mercoledì.”

“Il mondo non gira intorno a lei sa? Per questa volta gliela correggerò, ma la prossima la butterò nel cestino. Se le dico una data, la rispetti. E non si aspetti un occhio di riguardo solo perché è stata rapida.” Rapida è un eufemismo, sono stata una scheggia, e il bastardo lo sa.

Senza rispondergli, vado a sedermi in cima all’aula, sperando che abbia finito con me. Subisco il solito interrogatorio, solo che stavolta è più soft, forse per l’assenza di Spike. Che uomo disgustoso. Oggi sembra che mi fissi particolarmente, quando nessuno lo guarda sembra quasi ammiccare, con un risultato pietoso. Oddio, mi sorge un dubbio... Non vorrei che il mio comportamento dell’ultima volta lo avesse spinto a perseverare. E per di più oggi sono venuta senza Spike.... Per favore, fa che non sia così!!

Appena la lezione finisce io filo via come una scheggia, non ci tengo a ritrovarmi sola con Finn. L’ho scampata, almeno per stavolta.

 

La sera stessa, sono molto agitata. Ho intenzione di andare da Faith, e di riportarla al dormitorio con me. Mi vesto facendo attenzione ai particolari: jeans neri, con un maglione nero che mi ha regalato lei, sopra ci metto la collana che mi ha regalato lei. Apro il portagioie. Appena vedo il braccialetto che le ho regalato mi si stringe il cuore. Lo infilo in tasca, ho intenzione di restituirglielo stasera. Mi metto la giacca e esco.

Arrivata a casa di Monica mi ripasso mentalmente il discorso che mi sono preparata, camminando avanti e indietro dal nervosismo. Finalmente mi decido: busso. Il mio respiro accelera mano a mano che  sento i passi avvicinarsi alla porta. È Monica.

“Buffy! Ciao splendore! Come stai?”

“Male...” dico con una faccia angosciata. “C’è Faith?” lei sorride.

“Capisco... Adesso te la chiamo. Buona fortuna!” mi strizza l’occhio. Dopo di che chiama la cugina a gran voce.

Appena Faith mi vede si blocca, ma solo per un attimo, perché subito dopo cerca di chiudere la porta. Io sono più veloce, e la blocco. La guardo per un secondo. È così bella...Sembra che la mia lontananza le abbia giovato parecchio...

“Aspetta, per favore.” Ci mette un po’ prima di rispondermi.

“Va bene. Hai cinque minuti. Non uno di più.” Mi guarda sempre in cagnesco. E fa male, perché io vorrei solo saltarle al collo e abbracciarla.

“Conosco tutte le tue ragioni. Ne hai più di una per essere incazzata con me, ma tutti sbagliamo. Me compresa. Non ti chiedo di dimenticare tutto, non ti chiedo di lasciare che tutto torni come prima, così... Ti chiedo solo di tornare all’inizio. Ti ricordi quando eravamo piccole? Che ci conoscevamo appena? Torniamo indietro, ti prego, torniamo ad essere semplici conoscenti. Lo so, la fiducia è fragile, ma con il tempo si ricostruisce.”

“Non si può cancellare tutto così...”

“So anche questo, ma non posso andare avanti così. Mi manchi... Mi sento divisa in due, sto male davvero. E so che è così anche per te.”

“Sbagli...” dice poco convinta. Da quando è diventato così difficile parlare con lei? Da quando è così laconica?

“Ti conosco fin troppo bene... E poi noi due siamo una cosa sola... Siamo state create per essere amiche, per dividere in due i dolori. Torniamo amiche, ti prego.” Lei ha un attimo di esitazione. Tolgo il braccialetto dalla tasca e glielo porgo. “Riprendilo, è tuo...” Vedendolo si riscuote.

“Nemmeno tra un milione di anni B.! Vai a raccontarla a qualcun altro. La recita dell’amica modello non attacca con me!”

“Non sei vera. Non sei tu in questo momento. Accetterò un rifiuto solo dalla vera Faith, non mi accontento del riflesso del tuo orgoglio. Aspetterò, qui, finché non mi risponderai.” Sono determinata. Non me ne andrò finché non avrò una risposta.

“Sei totalmente impazzita tu. Puoi aspettare qui per tutta la vita, per quanto mi riguarda. Io intanto, andrò a dormire.” Sta per sbattermi la porta in faccia ma io la blocco di nuovo.

“Non è uno scherzo.” Mi appoggio al muro del pianerottolo e scivolo a terra. Incrocio le braccia. “Io aspetto qui, anche tutta la notte se è necessario. Da qui non mi schiodo.” Lei chiude la porta, ma posso vedere che è perplessa. Porto le ginocchia al petto e le abbraccio: inizia l’attesa.

Passano diverse ore, ogni tanto sento dei passi dietro alla porta, probabilmente stanno controllando se sono ancora qui. Guardate pure, io non mi muovo. Di tanto in tanto Monica esce con dei viveri, o da bere, o anche solo per parlare e tenermi compagnia.

Dopo circa due ore, inizio ad avere freddo e sonno. Ripeto, da qui non mi schiodo. Mi giro di lato, per trovare una posizione più comoda, e così mi addormento.

Al mio risveglio, è già mattina. Gli uccellini cantano. Monica, pure, canta. Mi ritrovo avvolta in una coperta e con un cuscino dietro la testa. Sicuramente sarà stata Monica. Eppure... La coperta mi ricorda qualcosa.... Ma sì!! È di Faith! Che sia stata lei?? Non ci posso credere. Ma non voglio farmi illusioni. C’è un solo modo per fare luce sull’intera faccenda: busso alla porta. Monica viene ad aprirmi.

“È qui?” le chiedo ansiosa.

“No, è uscita da un po’. Sembrava avesse fretta di fuggire..”

“Grazie per le coperte...” le dico porgendogliele.

“Non sono stata io.” Dice con un sorrisetto. “Non sono mie quelle.”

“Allora...?” lei annuisce. Sul mio volto si distende un lungo sorriso. Questo è già un inizio. Qualcosa sta cambiando. E io sono al settimo cielo!

 

Capitolo 14

 

Non ce l’ho fatta… ovviamente, quando Buffy decide di fare una cosa non la smuovi neppure con le bombe atomiche. Aveva deciso di rimanere fuori dalla porta finchè io non uscivo per parlare con lei e l’ha fatto. Certo, io sono andata via prima che lei si svegliasse, ma non ce l’avrei fatta ad affrontarla. Un po’ mi vergogno, io non sono mai scappata in vita mia, sono sempre stata una che affrontava i propri demoni personali, invece questa volta… Stavo per andare al lavoro, l’ho vista rannicchiata sullo zerbino e mi si è stretto il cuore. Il perché è presto detto: mi manca la mia Buffy, non ci posso fare nulla. Non voglio che si prenda male, per questo le ho lasciato cuscino e coperta.

Arrivo in laboratorio addirittura in anticipo, tanta è la mia voglia di non stare vicino a Buffy con il rischio di farle capire quanto mi sia mancata in realtà. Wes è già arrivato: ma insomma, questo ragazzo non dorme mai?

“Ciao Faith.” Mi dice girato di spalle.

“Come diavolo fai a capire che sono io? Insomma, non puoi avermi visto, io so che non hai un paio di occhi dietro la testa.” Sbotto io prendendo il quaderno dove sono appuntati tutti i dati.

“Perché ti sento. Capisco che sei tu per come cammini, per come apri la porta…” si alza dal suo sgabello e si avvicina a me sorridendo malizioso…un sorriso che in questi tempi ho imparato ad associare ad un paio di lenzuola spiegazzate. “…e poi sento il tuo profumo fino qui.” Mi sussurra all’orecchio e io mi devo spostare.

“Sei impazzito? Qualcuno potrebbe vederci…” e a me che mi frega? Nulla, ma ho una tesi da portare avanti e una storia favolosa da sviluppare. Il suo sorriso cambia e diventa più gentile.

“Hai ragione, ma non ci posso fare nulla, mi viene sempre voglia di baciarti quando ti vedo.” Ecco, questa è una di quelle cose estremamente dolci e arrapanti che lui mi sa dire. Cosa puoi rispondere ad una affermazione del genere? Nulla, questa è la verità, però la mia autostima è decisamente aumentata.

Andiamo entrambi a finire i nostri lavori, ma io non sono molto concentrata…continuo a pensare a Buffy. Purtroppo tutte le cose che mi ha detto sul nostro rapporto sono dannatamente vere. Io e lei siamo ormai una cosa soltanto, ci conosciamo troppo bene, non possiamo stare per troppo tempo lontane. Vedere quel braccialetto mi ha fatto tornare in mente quanto felice ero prima di tutta questa situazione. Ammetto con me stessa che le mie argomentazioni stanno piano piano crollando. Sospiro per l’ennesima volta.

“Vieni, credo che tu abbia bisogno di una pausa stamattina.” La voce di Wesley mi fa sobbalzare: sono così presa dai miei pensieri che non l’ho sentito entrare. 

“In effetti non hai tutti i torti.”

Dieci minuti dopo siamo seduti uno davanti all’altra ad un tavolino del bar della facoltà. Come sempre c’è un sacco di gente, ma ci siamo rintanati nell’angolo più angusto della sala. Wesley ha davanti a sé la sua classica tazza di the e un toast, mentre io mi butto su un caffè e una fetta di torta. Uhm…crema pasticcera e frutta fresca, una delle mie preferite. Mi piace guardare quello che accade intorno a me, vedere la gente che parla tra di loro: mi ricorda quello che facevo io fino a poco tempo fa. Mi sedevo su quegli stessi tavoli ed insultavo i miei professori perché agli esami ci chiedevano cose impossibili, oppure discutevo perché una ragazza si era comportata come una squillo con qualcuno. Insomma, la vita andava che era una meraviglia.

“Allora, mi dici che cosa ti succede?” La domanda da un milione di dollari tesoro.

“Nulla, veramente.”  Dico io sfoggiando un sorriso falso come una moneta da tre dollari e lui se ne accorge, infatti mi guarda arrabbiato.

“Miss Lehane!” Di solito questo me lo dice quando siamo a letto e lui mi sussurra parole peccaminose, rendendo il tutto ancora più perverso chiamandomi per cognome, come se fossi la sua studentessa. Mi sento molto Lolita di Nabokov ed è terribilmente eccitante. Solo che questa volta non mi provoca lo stesso brivido di eccitazione, anzi, capisco che è deluso da me.

“È una faccenda personale, Wes.” Dico io, più acida di quanto volessi essere, sperando di farlo desistere, invece lui non molla. In modo che nessuno lo noti, mi prende la mano e me la stringe guardandomi, ed io annego. Sì, perché i suo incredibili occhi azzurri sembrano ancora più grandi, quasi, quando si posano su di me.

“È qualcosa che ti fa stare male, Faith, e io vorrei poterti aiutare. Per favore.” Non so che dire, forse sfogarmi con lui potrebbe farmi bene, non ne sono ancora molto sicura, ma guardandolo non posso dirgli di no, non ci riesco, è matematicamente impossibile. Ok, buttiamoci.

Quasi in apnea gli racconto tutto, della mia amicizia con Buffy fin da quando eravamo piccole, Spike, la sera al Bronze e le coperte questa mattina. Ormai il mio caffè è freddo e la torta completamente finita. Ammetto che a parlare con lui mi sono tolta un bel peso dallo stomaco. Mi accorgo di aver versato qualche lacrima, quando lui con un dito mi accarezza la guancia per asciugarmela.

“E ti sei tenuta dentro tutto questo?” mi domanda dolce e io annuisco.

“In realtà ne ho parlato a mia cugina, ma non so se fa testo, perché lei è piuttosto coinvolta nella faccenda. Tu sei il primo a cui racconto la mia vita per intero…” Lui mi bacia la mano e io vorrei piangere di nuovo, solo per la perfezione e la dolcezza di questo gesto.

“Ne sono onorato, Faith.”

“Non so bene come fare, ora. Una parte di me vuole dimenticare Buffy e mandarla a quel paese a ripetizione, però mi manca…” sospiro guardando il vuoto.

“Allora vai da lei e chiedile scusa.” Questa per me è una doccia fredda, infatti lo squadro malissimo e lui sorride. Che cavolo sorridi a fare, eh? Vuoi solo che mi sciolga davanti a te? “Scusa, mi sono spiegato male. È ovvio che in questa situazione siete in due ad aver sbagliato. Lei, forse, avrebbe dovuto fare maggior chiarezza nel suo cuore prima di provare a farvi mettere assieme, intendo te e questo Spike, e tu, magari, avresti dovuto darle un po’ più di beneficio del dubbio, giusto amore?” Devo capire se sono più scioccata dal fatto che mi consigli di tornare da Buffy, o perché mi ha chiamato amore. No, adesso non ci devo pensare, infilo la questione 'amore' in un angolino così me lo assaporerò più tardi.  “Cioè, sarebbe brutto rovinare una così bella amicizia solo per delle stupide incomprensioni…in fondo a te Spike non interessa più…vero?” che cuccioloso, sembra così preoccupato, geloso, anzi.

Gli sorrido e gli lascio un leggero bacio sulle labbra.

“Ho trovato una persona migliore di Spike.” Gli sussurro.

“Meglio così...non vorrei dover battermi. Sono un ragazzo pacifico...” e mi sorride dolce. Oh...ma quanto è bello?

Entrambi soddisfatti, decidiamo che è meglio tornare al lavoro.

Mentre lui è chino su una delle sue elettroforesi io penso a quello che mi ha detto, fino a quando non prendo una decisione.

 

Ormai è deciso: sono completamente rincretinita. Ho deciso di seguire il consiglio di Wesley e sto andando da Buffy.

In realtà, oggi che è venerdì, dovrei dedicarmi al mio ragazzo, ma gli ho chiesto se per quella sera potevamo non vederci. Saremmo usciti la sera dopo, gli ho promesso di passare la notte a casa sua. Ora ho qualcosa di più importante da fare.

Non so se voglio veramente che le cose tornino come prima: se mai la nostra amicizia tornerà, io non voglio andare a dormire di nuovo al Campus.. Diciamo che ci andremo piano, sempre che si decida di riprovare.

Calpestando la mia poca dignità rimasta, busso alla porta del nostro vecchio appartamento...e aspetto...aspetto...e che cavolo! Io vengo qui per parlarti e tu non ci sei? Dove diamine la trovo adesso? Prendo il telefono e chiamo Monica:

“Ciao cugina.”

“Ciao Faith, dimmi tutto.”

“Buffy è a casa tua?”

“Non lo so, io sto lavorando...e qui ti posso dire che ancora non è passata....allora qualcosa di nuovo all'orizzonte?” Io sbuffo leggermente.

“Diciamo di sì, ma prima vorrei parlarne con lei.” Non la vedo, ma immagino già che stia annuendo soddisfatta.

“Forse la trovi da quel Spike. Ultimamente li vedo sempre assieme.”

“Grazie. Ci vediamo dopo.”

“Ciao.”

Avrei dovuto pensarci prima, Buffy e Spike fanno coppia fissa, quindi potrebbero aver preferito stare nella sua camera... il problema, adesso, è come scoprire quale sia. Il campus non è piccolo. Prendo a girare per i vari palazzi, sperando di trovare qualcuno che conosco, invece mi trovo davanti solo matricoline irriverenti che pensano di essere chissà chi e che mi guardano come se fossi una pazza. Finalmente in lontananza, dopo che per mezz'ora mi sono rigirata su me stessa, scorgo una faccia conosciuta: spalle larghe, alto che sembra un armadio, capelli scuri e tagliati a spazzola con un quintale di gel e occhi scuri e profondi come una pozza di pece. Questo è Liam, ragazzo di Cordelia, decisamente sexy e bastardo. Ci vado molto d'accordo!!

“Liam! Liam!!” urlo e gli vado incontro.

“Ciao Faithy, come stai?” Lui è l'unico al mondo che mi chiama in questo modo, perchè è l'unico che non riesco a stendere con un pugno.

“Bene, ma starei meglio se sapessi dove dorme Spike.” lui mi guarda con la fronte aggrottata.

“Spike, intendi il tizio ossigenato che gira con Buffy?”

“Sì, proprio lui.”

“E che ti serve?” io roteo gli occhi impaziente.

“Liam, sono cazzi miei. Devo trovare Buffy e penso che sia da lui.”

“Ma tu e Buffy non avete litigato?” Sto cominciando a provare una insana voglia di impalettarlo, stile vampiri, sapete? Ce lo vedo bene Liam come vampiro, uno di quelli veramente sanguinari e tremendi...comunque, non è di questo che si parlava, io devo trovare Buffy!

“Liam, non sono dell'umore giusto.” Lui scrolla le sue spalle massicce.

“Io sapevo che dormiva nel dormitorio nuovo, ma la stanza...non ti saprei dire quale è.”

Bhe, è già qualcosa. Quando ci entro dentro chiederò informazioni, no?

“Grazie!” Urlo senza sentire quello che Liam mi sta dicendo. Mi spiace stella, ma ho fretta.

Il dormitorio nuovo è la costruzione più recente di tutto il campus: le stanze sono le migliori e, maledizione a loro, sono state date tutte ai maschietti. Li odio! Nell'atrio vedo gente di tutti i tipi che chiacchiera felice, ma di Spike o Buffy, neppure l'ombra. Mi avvicino alla receptionist dell'edificio e ci trovo un ragazzino alle prese con un fumetto dell'Uomo Ragno.

“Ciao Biondino.” gli dico per farlo voltare, ma quello niente, è come se fosse rapito dagli alieni. Leggo il suo cartellino e provo a richiamarlo. “Andrew! Andrew...Welsh...ci sei?”

“Un attimo, sono nel bel mezzo del combattimento originale tra L'uomo ragno e il Goblin...è un pezzo di storia fumettistica.” Io sospiro spazientita...tra un po' quel fumetto lo cestino.

“Senti, ho bisogno di una informazione veloce, poi ti lascio solo a masturbarti con i tuoi supereroi, ok?” Lui alza lo sguardo scioccato, completamente rosso in volto e a me viene da ridere.

“Uffa!” Mi fa lui mettendo il broncio usando un tono di voce da pulcino bagnato.

“Senti, dimmi in che camera dorme Spike e poi ti lascio.”

“Chi?” che stupida, Spike non è mica il suo nome vero!!

“William...non mi ricordo il cognome. Spolverino nero, capelli ossigenati.”

“Ah, William Shelby...uhm...bel tipo.” fa Andrew che in quel momento ha perso immediatamente interesse per quello che stava  leggendo.”Stanza 515, quinto piano”

“Grazie.” Mi giro e mi metto a correre su per le scale senza praticamente riprendere fiato, fino a quando non mi trovo davanti alla porta giusta.

Solo che adesso devo ripigliarmi, altrimenti farei la figura della scema. Mi guardo attorno: il corridoi illuminato è deserto, si vede che tutti i ragazzi sono già usciti, oppure sono in procinto di farlo. Mi domando: e se Buffy non fosse qui, dove diavolo la trovo? Bhe, ci penserò dopo, al massimo mi toccherà aspettare domani. Busso con forza e aspetto...aspetto...e aspetto. Diavolo, non è possibile! Sono quasi girata, che sento qualcuno imprecare. Bene! Busso di nuovo, giusto per fargli capire che non me ne sono andata e finalmente mi trovo davanti Spike con un asciugamano addosso che gli copre le parti intime. Però Buffy, te lo sei preso veramente affascinante: ha i capelli bagnati che gocciolano sulla moquette soffice e che gli bagnano il torace liscio e leggermente pallido. Sì, carino, ma Wesley è meglio!

“Che cazzo...” Rimane piuttosto sorpreso quando mi vede, ma si riprende subito. “Faith...che ci fai qui?”

“Cerco Buffy.” sintetica e ferma. Lui mi guarda rabbuiandosi.

“Mica vorrai farla stare di nuovo male, no, perchè io non te lo permetto.” Un po' mi si stringe il cuore a quelle parole, ma ho deciso di lasciarle perdere, non sono qui per fare conversazione con lui.

“No, ho un'altra cosa per la testa. Senti, dimmi solo se è qui.”

“Non c'è. Mi ha detto che doveva fare una cosa importante questa sera, non so che cosa sia.”

“Grazie!” sto andandomene via, ma lui mi prende per un polso. Mi prudono le mani, io odio quando mi si fa così!

“Molla il braccio...” faccio io con voce fintamente calma, lui lo fa capendo il mio disagio, ma mi punta i suoi occhi blu nei miei.

“Non scherzavo prima. Non voglio che tu le faccia male.” La rabbia mi sta montando veloce.

“Non è stata l'unica a stare male. Pure io ho sofferto e non permetto ad un perfetto sconosciuto di giudicarmi. Io...io ho capito che ami Buffy e sono molto contenta per voi, sul serio. So che cosa vuol dire amare qualcuno con tutto il proprio cuore...” e dicendo questo, ho un fugale pensiero per Wes. “...ma quello che c'è tra me e Buffy è particolare. Non voglio che tu ci metta becco, sul serio. Io ho sbagliato, ma lei ha fatto altrettanto. Ti pregherei di non dimenticarlo.” Adesso si che me ne vado tranquilla con lui che scuote la testa. Mi spiace un po', lui è un tipo a posto, questo l'ho capito, ma io non amo chi mi attacca a spada tratta senza neppure sapere di cosa si sta parlando. Lui conosce la storia dal punto di vista di Buffy e vuole proteggerla, fa bene, è quello che facevo io prima di perderla, ma lui non sa quante lacrime io ho versato, quante volte mi sembrava di sentire il mio cuore spezzarsi ripensando a loro due al Bronze.

Sono finalmente fuori dal palazzo e mi fermo...dove diavolo posso andare adesso? Se lei non è nella sua stanza, né in quella del suo ragazzo, dove si è cacciata? Mi siedo sconsolata su una panchina e tiro fuori il telefono...ho voglia di una voce amica.

“Faith, tesoro, come va?” Amo Wesley...non ci posso fare nulla, è proprio più forte di me. Quando lo sento, o lo vedo, il cuore mi si riempie di belle sensazioni.

“Insomma, ancora non sono riuscita a trovarla.” dico sconsolata io.

“Vedrai che la troverai. Hai provato al Bronze?”

“Monica mi ha detto che non si è ancora fatta vedere. Non è nella sua stanza né da Spike... Uffa, non so più dove cercarla.”

“Mi spiace. Vuoi passare di qui?”

“Perchè, hai Buffy nascosta sotto il divano?” Lo sento ridere di gusto e sorrido anche io. Ve l'ho già detto quanto mi fa stare bene?

“No, ma piuttosto che saperti fuori da sola e triste, ti preferisco qui con me, accoccolata sul divano a mangiare schifezze guardando un terribile film e a farmi tante coccole.” Me lo immagino già, mentre tutto rosso si abbandona a queste rivelazioni. E' un timidone lui, l'ho scoperto nei giorni passati assieme.

“Sei un amore, Wes. Facciamo così, io faccio un ultimo giro per il campus che magari ho culo e riesco a beccarla. Tu, intanto, prepara quel buon the che mi avevi fatto l'altra sera...” Mi sta contaminando con la sua inglesità. “...così se io vengo da te tutta triste, mi tiri su il morale, che ne dici?”

“Mi sembra una bella idea. Fammi sapere che concludi, ok?”

“Ok, un bacio.”

“Un bacio a te.”

“Wes..”

“Sì?”

“Io ti a...voglio bene!” Ecco, una confessione così intima non va bene farla per telefono.

“Ti voglio bene anche io Faith. Ti aspetto sveglio.”

Ci salutiamo come due piccioncini con il diabete...Dio, mi faccio pena da sola! Ma non ci devo pensare...ora ultimo giro in cerca di Buffy!

 

Basta, ho deciso che getto la spugna. Questa sera, evidentemente, non è destino che io trovi la mia ex migliore amica. Spero che non resti ex per troppo tempo. Possibile che quando non volevo vederla me la trovavo per tutti gli angoli e che adesso che mi serve trovarla, lei sia una deseparecidos? Non è giusto!

Comincio a muovermi verso casa di Wesley...dovrà fare parecchie cose carine per tirarmi su di morale...mi viene l'acquolina in bocca al pensarci.

Poi, tutto ad un tratto, in lontananza vedo una figura conosciuta: Buffy!! Finalmente! E' vestita molto easy, jeans a vita bassa come piacciono a lei, una camicetta che la fa sembrare un'educanda ed una bella coda di cavallo (stile settima stagione, per intenderci. N.d.M). Non credo che si sia accorta di me, anche perchè sembra stia cercando di dimenarsi... la vedo in difficoltà...ma il tipo con lei non è Spike...è molto più alto di lui e decisamente più grosso. Non fosse che ha i capelli chiari, penserei a Liam, anche se lui non tratterebbe mai un'amica in questo modo. Mi avvicino praticamente correndo, noto come lo sconosciuto sta stringendo il braccio di Buffy, fino a trascinarla lontano dalle luci della strada. Sul volto di Buffy stanno scendendo copiose delle lacrime silenziose.

Oh, amico, hai fatto il tuo più grande errore, nessuno può colpire o trattare male Buffy...solo io posso e per delle buone ragioni, che adesso non mi vengono in mente.

“Ehy tu, che cazzo stai facendo?” Urlo in direzione della coppia. Entrambi si fermano, come se la mia apparizione fosse un miracolo. Lui mi guarda in cagnesco, mentre lei è sorpresa.

“Ti consiglio di sloggiare bella. Non sono affari tuoi.” mi risponde lui ansimante. Evidentemente Buffy l'ha fatto penare parecchio.

“Sono decisamente fatti miei. Non permetto che qualcuno tratti così una mia amica.” La sto guardando negli occhi per farle capire quanto le mie parole siano sincere e credo che lo capisca, perchè nonostante non sia in una bella situazione, mi sorride contenta. Però Buffy non è nemmeno una stupida, quindi approfitta di questo momento di distrazione, per assestare un calcio come si deve allo stinco del tizio che, preso alla sprovvista, la lascia cadere a terra.

“Brutta cagna!” le urla, cercando di riprenderla, ma io non voglio lasciarla nei guai. Mi avvento sul tipo mollandogli un pugno.

“Si può sapere chi cazzo sei, brutto stronzo?”

“Uno che ti metterà nei guai piccola puttanella.” dice lui sputando un po' di sangue. Colpendolo devo avergli spaccato il labbro. Vi ho detto che facevo kick-boxing?

“Dici? Non sono io quella che ha assalita una ragazza.”

“No, ma hai colpito un professore di questa università.” Sai che me ne frega, io me lo scopo un professore, ma evito di dirlo a questa emerita testa di minchia che non è altro. Credo anche di aver capito chi sia: Buffy mi aveva parlato del tizio che a lezione le rompeva le palle...Finn, mi pare.

Lui si avventa di nuovo verso di me e sento che Buffy mi urla qualcosa, ma non ho tempo di ascoltarla: provo a difendermi con qualche mossa collaudata e per un po' lui esita.

“Corri a chiamare qualcuno. Telefona alla polizia.” Urlo alla mia amica, sperando che Buffy non si sia dimenticata il cellulare in camera come al suo solito. Non riesco neppure a finire di pensarci, che Finn riesce a raggiungermi e mi colpisce con uno schiaffo a mano aperta che farebbe rintronare un lottatore si Wrestling, figuriamoci me che sono un mezzo scricciolo.

Barcollo senza capire niente, fino a quando quel bastardo non mi prende per il bavero del giubbotto e mi attira verso di lui.

“Sai, piccola, prima mi scopo la Summers che è tutto l'anno che me la vuole dare e poi passo a te. Mi sembri una tosta.” Io gli sputo diretto in un occhio e così facendo mi tocca un secondo schiaffo che mi lascia distesa a terra.

L'ultima cosa che vedo, prima di svenire, sono delle luci blu lampeggianti, poi il buio.

 

Capitolo 15

 

“E questo è quello che è successo stanotte. Tu che ne pensi?” chiedo speranzosa a Tara.

Dopo aver parlato con Monica la prima cosa che ho fatto è stata correre qui da Tara, per conoscere un altro punto di vista e condividere la mia gioia con qualcuno. Lei si è dimostrata, come al solito, ben disposta ad ascoltarmi. Ed ora siamo qui, a parlare, da una mezz’oretta buona.

“Secondo me c’è una speranza... Il fatto che lei si sia impietosita vedendoti dormire al freddo e al gelo avrà pure un significato, no?”

“È quello che ho pensato pure io! Ma poi ho pensato che era meglio non farsi illusioni.”

“Sei tu la persona che la conosce meglio...Tu cosa senti? Presentimenti?”

“Molto buoni. Forse ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma per la prima volta ho la certezza che tutto andrà a posto. Ti immagini?” dico buttandomi all’indietro sul letto. “Tutto tornerà come prima...” Tara sorride dolcemente. “No, cosa dico, sarà tutto meglio di prima..”

“Grazie a Spike?” cerco di trattenere un sorriso compiaciuto.

“Beh, sì...” dico avvampando. “Se Faith è una metà del mio cuore, Spike è certamente l’altra. Sono entrambi essenziali per me. Faith mi ha plasmata, modificata e, sì, anche fatta maturare. Spike invece mi ha insegnato il valore delle emozioni, a far chiarezza nel mio cuore e mi ha insegnato l’importanza dell’amore.”

“Se non sbaglio una volta mi avevi detto che era Spike il primo ragazzo di cui ti innamoravi...”

“Non sbagli, è davvero lui il primo.. Tutti gli altri se paragonati a lui sbiadiscono... Il che è anche comprensibile... è perfetto...” Tara sghignazza cercando di nascondersi dietro a una mano. “Che hai da ridere??” le chiedo fingendomi offesa.

“Sei proprio innamorata persa..” dice scuotendo la testa.

“A proposito di innamorati persi....come va con Will?” si rabbuia un attimo, ma è solo un momento di sconforto perché subito dopo ritrovo il suo solito sorriso.

“Tutto a posto...”

“Dov’è ora?”

“Ok, colpita e affondata. È andata a San Francisco, alla tomba di Oz. Domani è l’anniversario della sua morte e lei voleva andare a trovarlo. Ha l’aereo tra mezz’ora.”

“Perché non sei andata con lei? Un po’ di sostegno poteva aiutarla...”

“Credi che non gliel’abbia chiesto? Lei ha semplicemente rifiutato. Ha detto che è una cosa che doveva fare da sola.”

“Mi spiace...”

“Mi sento a disagio spesso. È come se lui fosse ancora vivo per lei... Come se fosse sempre presente tra noi. Mi sento tanto inferiore...”

“Oh, no, piccola, non devi dire così. Willow ti ama più di qualsiasi altra cosa. Però ha anche amato Oz, ed è al ricordo di quel ragazzo e al ricordo di quello che provava per lui che è andata a rendere omaggio. Devi anche capire che tra loro, ufficialmente, non è mai finita... Chissà, se non fosse morto ora sarebbero ancora insieme...”

“Bel modo di consolare un’amica!” rido.

“Quello che volevo dire è che Willow ha amato tanto Oz, e lui le è semplicemente stato strappato via. A prescindere dal fatto che fosse il suo ragazzo, lei gli era tanto affezionata. È normale che a volte senta la sua mancanza.. Senza nulla togliere a quello che prova per te. Che è invece ancora ben vivo.”

“Così va meglio... Ma non avevi diritto tu alle 11?” il mio sguardo schizza all’orologio. Sono le 10.59.

“Cazzo!” urlo scattando in piedi. “Grazie di avermelo ricordato.” Dico mentre recupero le mie cose velocissimamente. “Ci sentiamo più tardi!” dico prima di schizzare fuori dalla porta.

Sono sicura: arriverò in ritardo. E Finn mi romperà le scatole. Corro a più non posso, saltando persone e ostacoli. Non posso fermarmi. Sono solo le 11.03 quando mi fermo, esausta, davanti all’aula di diritto. Entrando, la prima cosa che faccio è vedere dov’è Spike, che invece oggi non c’è. Strano.

“Buongiorno Professor Finn, mi scusi per il ritardo.” Dico tutto d’un fiato.

“Buongiorno Summers. Le devo ricordare per l’ennesima volta che il mio corso non è il circolo di bridge?”

“Sono desolata. Le prometto che non accadrà più.” Quanto mi costano queste parole...

“Vada a sedersi, voglio essere buono oggi...” buono un paio di palle, sono sicura che me la farà pagare più tardi.

Infatti mi tartassa di domande. Non riesce a fregarmi nemmeno stavolta, perché io sono preparatissima, sempre. Evidentemente la cosa gli brucia, alla fine della lezione infatti mi chiede di fermarmi. Ahia, altra relazione in arrivo...

“Aveva così tanta fretta di parlarmi, professor Finn?” gli chiedo appena tutti se ne sono andati.

“Ora no, non ho tempo. Facciamo stasera, al Bronze, così potremo parlare con calma.” Ew, che schifo! Non ci penso nemmeno, brutto maniaco!

“E perché, di grazia?” cerco di stare calma. Lui si avvicina minaccioso. Dio, che voglia che ho di dargli una ginocchiata nei gingilli di famiglia.

“Avanti Summers, non fare tanto l’innocentina.... Sappiamo entrambi quello che vuoi.” Con un dito mi sfiora il collo, soavemente. Io respingo la sua mano disgustosa.

“Mi spiace,” dico dura. “non ho la minima idea di quello di cui sta parlando.” Lo fisso negli occhi. Sì, Finn, questa è una sfida. Ce ne ho piene le palle di rispettarti solo perché sei un professore, d’ora in poi ti tratterò come la gran merda che sei.

“Allora vieni stasera al Bronze alle 9, così lo scoprirai... e se ti azzardi a darmi buca il prossimo esame non lo passerai nemmeno con un mese di studio. Buona giornata.” Conclude con un sorriso, prende la sua valigetta e se ne va, lasciandomi interdetta. Ora è passato alle minacce dirette! Che viscido verme... Ma il problema è un altro: che cosa faccio io ora? Non posso parlarne con nessuno, perché nessuno sa. Gli unici che sanno sono Faith e Spike. È ancora troppo presto per parlare con Faith, e Spike farebbe di Finn una poltiglia. L’unica sarebbe parlarne con Tara, ma diventerebbe una cosa troppo lunga. Me la caverò da sola, non c’è altra soluzione.

Dopotutto non sono molte le cose che posso fare: o vado o non vado. Se non vado avrò un esame da recuperare.... ma se vado mi metterà le mani addosso. E a quel punto come diavolo farò a difendermi? Insomma, so il fatto mio, ma non sono brava come Faith... Né tanto meno ho fatto kick boxing come lei... Vorrà dire che stasera mi metterò la cintura di castità... Chi lo sa, magari così a Finn le voglie scappano.... ma chi voglio prendere in giro? Per quel mandrillo basta che respirino...

Sospiro e inizio a dirigermi verso la mia stanza. Una doccia è proprio quello che ci vuole. Chiudo la porta della stanza dietro di me e mi lancio direttamente in bagno.

La piacevole frizione dell’acqua calda sul mio corpo mi aiuta a dimenticare gli avvenimenti di questa giornata da incubo. Inizio a insaponarmi il corpo con il mio bagnoschiuma alle fragole e improvvisamente i problemi si fanno più leggeri, il mondo sparisce, e rimango solo io. Chissà dove sarà finito Spike... Ho la tentazione di andare a fare un salto in camera sua per vedere come sta... Ma preferisco evitare. Mi farebbe delle domande del tipo: facciamo qualcosa insieme stasera? E sinceramente preferisco glissare. Stasera mi aspetta il mio personalissimo inferno. Mi avvolgo nell’accappatoio e mi getto sul letto dove, esausta, mi addormento.

Rinvengo solo un bel po’ più tardi e scopro che è tardissimo. Dannazione! Perché devo sempre arrivare in ritardo? Non che me ne freghi qualcosa di far aspettare Finn, sia chiaro, il problema è che se ritardo troppo potrebbe pensare che gli sto dando buca. Il che sarebbe la mia rovina.

Inizio a vestirmi. Opto per un look molto spartano e per nulla sexy: camicia bianca ben abbottonata fino al colletto, jeans e stivali. I capelli li tiro in modo da farli diventare liscissimi e poi li raccolgo in una coda alta. Il trucco è quasi inesistente, in modo che non si faccia strane idee, anche se è quasi impossibile...

Guardo l’orologio: è ora. La mia condanna a morte si avvicina. Sconsolata, prendo la mia giacca di pelle corta e mi dirigo al Bronze con tutta la calma possibile.

Arrivo in elegante ritardo: 9.05. Tanto per far capire all’imbecille che non me ne frega nulla di lui. Lui è già lì che mi aspetta. Si è tirato a lucido stasera, cosa non facile per un carciofo del genere.

“È questa l’ora di arrivare?” mi dice subito.

“È questo il modo di trattare una ragazza?” ribatto io. Lui sorride e sghignazza un po’.

“No,” dice con voce vellutata. “certo che no. Entriamo, ti va?” da quando siamo passati al tu?

“Ok. Ma preferirei che continuassimo a darci del lei. Mi pareva di averglielo già spiegato...” in un raro attacco di galanteria, Finn mi porge il braccio, ma io fingo di non vederlo e entro da sola, con lui che mi rincorre come un cagnolino.

La serata è davvero movimentata stasera, c’è il pienone, è addirittura peggio delle altre sere. Spero solo che Monica non ci veda... Sarebbe alquanto imbarazzante.

“Balliamo?” chiede Finn.

“No, preferisco darmi all’alcool.” Ci sediamo al bancone. Mi guardo intorno, ma Monica per fortuna non sembra essere di turno stasera. “Allora, di cosa voleva parlarmi, professor Finn?”

“Con calma, c’è tempo... Abbiamo tutta la serata per noi...” perché quando ha detto <<noi>> mi si sono rizzati tutti i capelli?

“Una vodka liscia.” Chiedo al barista. Ne avrò bisogno. “Lei cosa prende? Un arsenico? Del cianuro?”

“Molto divertente Summers. Vuole giocarsi il prossimo esame?” dice a bassa voce, in modo che solo io senta.

“No di certo, è l’unico motivo per cui sono qui. Di solito non... esco” quanto mi costa questa parola. “con le persone che mi stanno del tutto indifferenti.” Prendi e porta a casa!

La vodka arriva, e sospende il nostro diverbio. Mi ci tuffo dentro, è come una manna dal cielo. La butto giù tutta d’un fiato. Ci voleva proprio....

“Ora non potrà rifiutarsi di ballare...”

“Io non ballo con lei! Lo vuole capire? E adesso mi dica quel che mi deve dire così la facciamo finita con questa guerra fredda e io me ne torno a casa.”

“Dal suo amichetto? Il signor Shelby?”

“Non sono affari suoi!”

“Sa, signorina Summers,” mi dice all’orecchio. “ho cercato di essere gentile, ma lei proprio non capisce. Mi sono stufato. Vede, ho capito che le troie vanno prese a calci nel sedere.” Detto questo, mi prende alla sprovvista per un polso e mi trascina fuori. “Mi lasci!!!” urlo io. Ma è tutto inutile, vengo portata fuori. Finn mi lancia contro il muro.

Ok, non ho paura. Non ho paura. Non posso farmi toccare da questo stronzo, non ci penso nemmeno!

“Piccola troietta... adesso ti scoperò fino a farti uscire gli occhi dalle orbite. Ti piacerà vedrai.”

“Ti piacerebbe eh?” in un impeto di rabbia gli tiro un cazzotto su un occhio,bello forte. Finn vola a terra e io cerco di scappare. Prontamente, mi afferra la caviglia, e io volo a terra. Si rialza e si mette sopra di me a cavalcioni. Sto per vomitare: posso sentire la sua erezione attraverso il tessuto dei pantaloni.

“Mollami bastardo! Mi fai schifo!” Cerco di divincolarmi ma lui mi tiene ferma. Ha un ghigno sadico sulla faccia. Gioco la mia ultima carta: gli sputo in un occhio.

“Brutta troia!” mi libera una mano per pulirsi e io ne approfitto per mettergli le mani sulle palle e dargli una bella strizzata. Lui urla di dolore. Finalmente riesco a farlo alzare da me. Poi cerco di scappare, ma lui mi prende per i capelli e mi sbatte al muro.

“Vediamo ora cosa ti inventi, Summers...” mi tiene la braccia bloccate in alto. Non ho la forza per lottare, non ci riesco. Sta per farmi sua... Che schifo. Ma non chiuderò gli occhi, continuerò a fissarlo dritto nei suoi.

“Ehi Finn!” dice una voce a me nota. “Che cazzo fai?” è Faith! È venuta a salvarmi! Oddio, non ci posso credere! Tira un cazzotto a Finn che lo fa volare a terra. Io piano piano scivolo lungo il muro e finisco seduta a terra, priva di forze.

Quando lui si rialza, ha un labbro rotto e molto sangue che gli sgorga.

“Bene, puttanella,” dice pulendosi. “adesso mi occupo di te e poi della tua amichetta, la signorina Summers, che è tutto l’anno che me la vuole dare.”

“Sei un povero pazzo.” Iniziano a picchiarsi. Faith sembra in vantaggio, ma Finn capovolge la situazione. Disgraziatamente è più grosso e più forte di lei. Mentre si accanisce su di lei, io frugo nella mia borsa e tiro fuori il cellulare. Devo sbrigarmi. Compongo il numero di Spike, l’unico che ci possa aiutare ora.

“Amore! Sono io, lascia parlare me, devi correre al Bronze,” dico cercando di non piangere. “la situazione è disperata, ci serve il tuo...” improvvisamente Finn mi strappa di mano il telefono. Guardo Faith: è a terra, svenuta. Cazzo. Speriamo non si sia fatta troppo male.... Mi si stringe il cuore a vederla lì, distesa a terra... Per causa mia...

“Fine della telefonata.” Dice lanciando il mio telefono lontano. Credo di avere cinque minuti di attesa, Spike ce ne metterà cinque ad arrivare. Correrà, lo so, farà l’impossibile per essere qui in meno di una frazione di secondo.

Indietreggio, fino a trovarmi contro il muro. Dannazione, è finita. “E ora,” dice avvicinandosi minaccioso. “io e te ci divertiremo un po’.”  Con uno scatto d’ira nato da chissà dove, mi slancio in avanti e, evitando i tentacoli del mio professore preferito, sfrutto i tacchi dei miei stivali e gliene pianto uno dritto sull’alluce. Finn urla di dolore e inizia a saltellare su un piede solo. Inizio a correre verso il Bronze. Mi spiace lasciare lì Faith, mi si stringe il cuore, davvero, ma non arriverei nemmeno a cinque metri dalla porta se dovessi trasportare anche lei. Sono ormai quasi arrivata quando qualcosa mi tira violentemente indietro. È lui. Mi sbatte a terra e si mette sopra di me. Ancora una volta sono sua prigioniera.

“Hai un buon profumo sgualdrina....” appoggia il naso sui miei capelli e inala. Io ho il voltastomaco. Sono oltremodo disgustata. Non posso credere che stia accadendo davvero, a me poi...

“Ehi! Solo io posso fare quello!” dice uno Spike piuttosto incazzato. Con una sola mano prende Finn per il colletto e lo scaraventa indietro. “Va tutto bene amore?” dice porgendomi una mano. Io l’afferro e mi rialzo. Dio, quanto sono sollevata... Se fosse arrivato anche solo un secondo dopo non so cosa sarebbe potuto succedere....

“Sì.. Per fortuna che sei arrivato in tempo.” Trattengo le lacrime. Non è ancora il momento di piangere, non è ancora finita. Lui mi accarezza il viso.

“Sta tranquilla passerotto, non ti toccherà più.” Si gira per vedere che fine ha fatto l’odioso professore, che nel frattempo si sta rialzando. È piuttosto malconcio, visto quello che Faith e io gli abbiamo fatto, ma, non si sa bene come, sembra reggersi ancora in piedi. Spike lo fronteggia. “E ora, pezzo di merda, ti darò quello che ti meriti.” Subito Spike inizia a riempirlo di cazzotti, ma Finn non dura molto, stasera ne ha già prese tante, e così, dopo poco, crolla a terra svenuto. L’incubo è finito.

Ma il mio pensiero più grande ora è un altro: Faith. Corro da lei, inginocchiandomi al suo capezzale.

“Faith?? Mi senti?” le prendo una mano tra le mie. Dio ti ringrazio: c’è battito. Tiro un grande sospiro di sollievo. “Spike, entra a chiamare un ambulanza di corsa.” Lui annuisce ed entra in gran velocità. “Piccola? Mi senti? Non mi abbandonare.... Non ora.... Ho ancora tanto bisogno di te...” Una lacrima cade lenta dai miei occhi alla sua mano. “Ti voglio bene Faith...” Spike riemerge dal Bronze.

“Ok, ho chiamato. Arriveranno a minuti.”

“Ce la farà?” gli chiedo con gli occhi lucidi riferendomi alla mia amica.

“Sì, ha la pelle dura. Hanno detto di non spostare nessuno, mi raccomando.” Annuisco. Spike si china e mi abbraccia da dietro. “Sai che spavento mi hai fatto prendere? Pensavo che mi sarebbe venuto un infarto... Perché non mi hai detto nulla invece che fare di testa tua??”

“Lo avresti sfondato di botte... Il che, ora come ora, non sembra proprio una cattiva idea..”

“Prometti che non lo fai più.”

“Promesso.” Mi giro nel suo abbraccio e lo bacio dolcemente.

Poco più tardi arriva l’ambulanza. Decido di salire con Faith per non lasciare la sua mano. Sono sicura che mi può sentire...... Siamo una cosa sola... Ora e per sempre.

 

“Buffy... Buffy, sveglia...” Nonostante i miei buoni propositi alla fine è successo: mi sono addormentata al capezzale di Faith. “Buffy, mi stai fermando la circolazione.” Ridacchio un po’, è sempre la solita. Senza aprire gli occhi allento un po’ la presa sulla sua mano. Per tutta la notte non l’ho mollata.

Solo dopo decido di svegliarmi.

“Buongiorno.” Dico tra uno sbadiglio e uno stiracchiamento.

“Buongiorno. Allora, come sto?”

“Hai la pelle dura, sei solo un po’ ammaccata. Stasera ti dimettono, a detta dell’infermiera.”

“E tu? Tutto a posto? Cos’è successo ieri sera dopo che sono svenuta?”

“Sì, tutto a posto. Mi ha solo sbatacchiata un po’. Poi per fortuna è arrivato Spike, con un tempismo perfetto.”

“E Finn?”

“In coma...”

“Allora vuol dire che devo ringraziare Spike?”

“Non ti preoccupare, ci penso io....” dico ridacchiando. “I miei ringraziamenti sono mooooooooolto più efficaci.”

“Eeew, basta così! Non voglio sapere altro!” scoppiamo a ridere insieme. Improvvisamente sento una cosa in tasca. Una cosa che ho preso ieri sera, automaticamente, senza accorgermi.

“Ti devo dare una cosa...” sfilo dalla tasca il braccialetto di Faith e glielo metto. “A me ha portato fortuna, sul serio. Ora te lo restituisco, perché la fortuna possa girare.” Lei sorride mentre glielo metto.

“Grazie..” dice semplicemente.

“Faith... Non litighiamo più..” dico piano.

“Ci puoi giurare! E tanto meno per un uomo.”

“Tranquilla, io tanto non ho più intenzione di cambiare il mio......” ci abbracciamo forte. Un certo baccano fuori nel corridoio ci fa separare.

“Fermo! Non può entrare! C’è già qualcun altro nella stanza!”

“La devo vedere! Lasciatemi andare!” a quanto pare le infermiere stanno litigando con qualcuno.

Un bel ragazzo moro dagli occhi blu quasi quanto quelli del mio Spike fa irruzione nella stanza, con tre infermiere al seguito. Lo riconosco, è il ragazzo del Bronze.

“Wes?” dice la mia amica stupita. “Che ci fai qui?”

“Faith! Ti ho trovata! Stai bene? Mi avevano detto che ti avevano portata qui in ambulanza, mi è venuto un colpo!”

“Qui siete in troppi..” dice un’infermiera petulante.

“Esco io.” Dico alzandomi. “Torno dopo...” dico guardando Faith. Lei annuisce. Io faccio una cosa strana: prendo la mano che non ho mai abbandonato e gliela bacio, poi la passo a Wes.

Esco, ma per un attimo rimango dietro alla porta a spiarli. Negli occhi di lei c’è solo lui, e negli occhi di lui c’è solo lei.... Sono così carini... Io intanto vado da Spike. È stato dolcissimo, ha dormito tutta notte fuori, nella sala d’attesa. Non voleva lasciarci sole. Ed eccolo lì, rannicchiato sulla poltrona, che cerca di dormire. Gli accarezzo una guancia.

“Ciao...” mi dice lui aprendo gli occhi. Si mette a sedere e mi tira tra le sue braccia.

“Ciao...” gli dico sfiorando le sue labbra. Ci baciamo dolcemente.

“Come sta?” chiede Spike sinceramente preoccupato.

“Lei bene, ora è con Wes. Il suo ragazzo, in caso non l’avessi capito. Tu come stai?”

“Infiacchito. Queste poltrone sono davvero terribili.”

“Non ti ho ancora ringraziato...”

“E per cosa?” dice lui incredulo.

“Per ieri sera... Mi hai salvato la vita, grazie.”

“Non dire sciocchezze, se l’ho fatto è per puro egoismo: non avrei potuto vivere senza di te.” Ci baciamo ancora.

“Come mai ci sei sempre quando ho bisogno di te?” chiedo con la testa affondata nel suo petto.

“Perché ti amo.... Sei stata forte ieri sera. Ora puoi piangere sai... Non devi fingere con me..” i miei occhi si inumidiscono e io mi lascio andare a un pianto dirotto.

“Ho avuto tanta paura... Pensavo di averla persa, di nuovo... E poi ho pensato che avrei perso anche me... Dio, se non fossi arrivato in tempo...”lui mi stringe ancora di più. 

“È tutto finito ora. Sta tranquilla..” piano piano mi calmo, cullata dalle sue forti braccia. Dietro di noi sento un colpo di tosse.

“Scusate...” è Wes. “Io dovrei andare, ho degli impegni di lavoro improrogabili. Ti affido Faith, Buffy, ok?” io riemergo con il viso e rassicuro Wes: ci penso io alla mia amica.

“Io torno da Faith, tu torna pure al campus.”

“Sei sicura? Posso restare qui se vuoi, non ho nessun impegno.”

“Tranquillo, vai, noi saremo al sicuro.”

“E va bene.” Ci alziamo. “Se hai bisogno di qualsiasi cosa però chiama, ok?” annuisco. Lui mi posa un bacio sulla testa. “Ti amo..”

“Anche io...”

Lo guardo mentre se ne va e poi torno da Faith, al suo capezzale, ci dovrebbe essere una certa mano rimasta libera......

 

Capitolo 16

 

Non ho idea di dove sono, sento solo la testa terribilmente pesante. Con lentezza esasperante apro gli occhi e mi trovo davanti ad una stanza bianca ed asettica. Sono distesa in un letto e a fianco a me, addormentata, c'è la mia Buffy. Chissà da quanto tempo è qui e come deve essersi preoccupata.

Respiro profondamente, in fondo voglio godermi questa intimità ritrovata e che ho avuto paura di perdere.

Adesso mi ricordo tutto: la sua ricerca, Finn che la molestava, il mio tentato salvataggio...cavoli, ho una voglia incredibile di menare ancora quel figlio di puttana, salvando sua madre, s'intende. Chissà che gli è accaduto, spero sinceramente che sia in carcere.

“Buffy, mi stai fermando la circolazione.”  le dico mentre si stiracchia e sbadiglia.

“Buongiorno.”

“Buongiorno. Allora, come  sto?”

“Hai la pelle dura, sei solo un po’ ammaccata. Stasera ti dimettono, a detta dell’infermiera.”

“E tu? Tutto a posto? Cos’è successo ieri sera dopo che sono svenuta?”

“Sì, tutto a posto. Mi ha solo sbatacchiata un po’. Poi per fortuna è arrivato Spike, con un tempismo perfetto.”

“E Finn?”

“In coma...” lascio un sospiro di sollievo che non mi ero accorta di star trattenendo.

“Allora vuol dire che devo ringraziare Spike?”

“Non ti preoccupare, ci penso io....” dice lei ridacchiando “I miei ringraziamenti sono mooooooooolto più efficaci.”

“Eeew, basta così! Non voglio sapere altro!” in realtà non mi interessa poi così tanto sapere quello che è successo, ma solo sapere che lei è qui con me e che le nostre incomprensioni non ci sono più...almeno spero.

“Faith... Non litighiamo più..” mi dice lei con voce tremante. No, non voglio più discutere con lei, mi è mancata troppo, in fondo lei è sempre stata l'altra metà di me e senza una metà del cuore, uno non può vivere, neppure io.

“Ci puoi giurare! E tanto meno per un uomo.”  Non succederà, anche perchè io non ho voglia di cambiare il mio, come, me lo dice anche lei, non vuole fare Buffy.

“Fermo! Non può entrare! C’è già qualcun altro nella stanza!”  Da fuori la porta sento un vociare, probabilmente una infermiera. Che diamine succede?

“La devo vedere! Lasciatemi andare!” Io questa voce la conosco, infatti fa la sua comparsa Wesley. Ha gli occhi ricolmi di preoccupazione e il volto tirato.

“Wes, che ci fai qui?”

“Faith! Ti ho trovata! Stai bene? Mi avevano detto che ti avevano portata qui in ambulanza, mi è venuto un colpo!” E' vero, come avrei potuto informarlo degli ultimi sviluppi da un letto di ospedale e mezza svenuta? Povero tesoro, doveva essere preoccupatissimo.

“Qui siete in troppi...” dice un’infermiera petulante e rompi palle

“Esco io.” Dice Buffy sorridendomi: ha capito benissimo che voglio stare un po' con lui. “Torno dopo”  io annuisco e lei mi prende la mano per baciarmela...mi sento come una bambina, poi la dà a Wes che la prende delicatamente, come per non farmi del male. Vorrei accarezzarlo con la mano libera, ma le forze rimaste non me lo permettono.

“Wesley...” lo chiamo. Mi sta guardando occhi negli occhi e capisco che ha avuto una paura del diavolo. “Chi ti ha avvisato che ero qui?”

Lui si siede sul bordo del letto vicino a me...adesso vorrei tanto che si distendesse qui con me e mi abbracciasse stretto, ma credo che lui non voglia farlo, un po' perchè siamo in un luogo pubblico ed un po' perchè sarebbe un gesto troppo intimo. In fondo stiamo insieme da poche settimane, non di più.

“Quando non sei arrivata, ho pensato che tu avessi trovato Buffy, però quando non ho ricevuto neppure un tuo messaggio per dirmi che le cose erano andate bene, bhe mi sono preoccupato sul serio. Sono andato al Bronze pensando di trovarci tua cugina, ma mi hanno detto che non era il suo turno di lavoro. Volevo credere che stava andando tutto bene, che ti eri solo dimenticato di me.” Cosa? Come potrei dimenticarmi di lui? Impossibile, ma lui non vede la mia espressione scioccata e continua “Questa mattina, prima di entrare in laboratorio, Travers mi ha detto quello che ti è successo. A lui lo ha detto il rettore, che era stato avvisato dalla polizia, visto che ad aggredirti è stato quel pezzo di merda di Finn.” Mi viene da ridere sentendo come Wes ha definito Finn. “Non c'è nulla da ridere, quel maledetto è un porco bastardo e se non fosse già in coma a causa vostra, ce lo avrei mandato io.” Sbotta infuriato. Non dubito che lo avrebbe pestato come un sacco da boxe.

“Wes, mi abbracceresti?” gli chiedo. Non ho più voglia di parlare di quello che è successo ieri sera, ormai è passato e io oggi uscirò di qui.

“Certo!” lui mi aiuta ad alzarmi e mi tiene stretta fra le braccia. Come è bello sentire il suo odore che mi avvolge, mi fa sentire a casa. Vorrei poterlo fare sempre, liberamente. Lui mi alza il volto con la mano e si avvicina alle labbra, solo che io mi scosto.

“Faith? Che c'è?”

“Niente.” mi vergogno a dirgli quello che penso ora. Lui mi sembra improvvisamente rattristato.

“Ho fatto qualcosa...non vuoi stare più con me?” alzo lo sguardo su di lui così veloce che sembro azionata da una molla.

“No!”

“E allora perchè non mi lasci baciarti?” io inizio a balbettare.

“Bhe...sai...vorrei darti un gran bacio...ma...sì...insomma...”

“Miss Lehane? Cosa succede?” arrossisco quanto mi permette il pallore cadaverico da ospedale.

“Ho le labbra tutte screpolate. Baceresti solo carta vetrata.” ecco, l'ho detto, ma, capitemi, io voglio che ogni nostro bacio sia perfetto. Lui mi guarda con gli occhi sgranati dalla sorpresa e poi si mette a ridere furiosamente. “Ecco, lo sapevo che non avresti capito.” Dico mettendo il broncio. Smette subito, ed incurante delle mie precedenti proteste, mi bacia con passione incredibile e io mi perdo. Ok, me ne fotto se le mie labbra sono secche, in fondo me le sta umidificando lui in questo istante. Dio, come lo amo.

“Faith, io ti bacerei anche se... non lo so, anche fossi ricoperta di pustole o cose altrettanto schifose, figurati se mi fermo per le tue splendide, sexy e incredibili labbra solo un po' screpolate.”

Il mio cuore si gonfia di felicità a queste sue parole e lo stringo. Senza neppure accorgermene mi metto a piangere.

“Amore, che c'è adesso?”

“Ho creduto sul serio di perderla e quando ho visto Finn che la molestava non ci ho visto più. Dio, cosa sarebbe successo se lui le avesse fatto qualcosa? Non me lo sarei mai perdonata.”

“Shhh, ora basta, è finito tutto per il meglio. Ora Buffy è fuori che sta benissimo con il suo amico, quello biondo platino...siete tornate amiche e tu uscirai da qui questa sera. Meglio di così non potrebbe andare.” io sorrido e scuoto la testa.

“No, c'è una cosa che la fa andare ancora meglio.” faccio io sicura.

“E cosa?” è un po' lento in certe cose, non ci arriva...

“Ci sei tu qui con me.”

I suoi occhi azzurri si riempiono di gioia, io lo capisco subito. Se aveva avuto qualche dubbio sul mio interesse per lui, bhe, credo che se li sia levati proprio ora.

“Non posso pensare a cosa sarebbe stato di me, se tu non mi fossi stato vicino Wes.” credo che sia il momento giusto per confidarmi totalmente con lui, che mi guarda senza capire. “Quando io e Buffy abbiamo litigato, mi sono improvvisamente sentita senza bussola. Io e Buffy siamo sempre state legate a filo doppio e quando questo è stato reciso...io mi sono sentita morta e con una rabbia dentro di me che non sapevo come gestire. E poi sei arrivato tu...Tu sei stato la mia ancora, la mia zattera nel mare in tempesta, Wesley, tu mi hai salvato.” Due piccole lacrime mi scendono sulle gote e lui si affretta a togliermele. “All'inizio sei stato solo un professore per me, molto carino, ma sempre un professore. Infatti non volevo coinvolgermi in una storia così difficile, ma ora...non posso stare senza di te, Wes. Ti amo troppo.” Ecco qui, una bella dichiarazione completa. Mi sembra corretto!

Lui non mi risponde neppure, ma mi bacia di nuovo facendomi distendere sul letto....uhm, mi piacerebbe che andasse avanti...peccato che siamo in ospedale. Infatti lui lascia le mie labbra appoggiando la sua fronte sulla mia e facendomi sentire il suo respiro affrettato.

“Ti amo anche io, Faith.” Vorrei tornare a piangere per la perfezione di questo attimo, ma mi limito ad accarezzare la sua guancia rasata di fresco.

“Ora vai, Wes, lo so che in laboratorio ti aspettano.” Lo incito io. Non voglio che gli facciano storie perchè ha perso una mattina di lavoro.

“Sei sicura? Perchè io posso benissimo prendermi uno di quei giorni di ferie che mi spettano.”

“Sicurissima. Ti chiedo solo...” posso chiedergli una cosa così da coppiette dolciose? Ma sì, dai. “...mi vieni a prendere quando esco dall'ospedale? Mi piacerebbe dormire con te questa notte.” Arrossisco mentre glielo domando, ma mi sembra una cosa così da romantica che stona con il mio solito modo di essere.

“Non è neppure da chiedere Faith, sarò qui nel momento stesso in cui scenderai dal letto!” Si alza e mi bacia anche lui la mano “Ti lascio a Buffy, ok? Immagino che avrete parecchie cose da dirvi.”

Annuisco e lui esce. Mi sento bene, nonostante la testa stia ancora scoppiando per le botte che mi sono presa e i sedativi che mi hanno dato i medici. Aver trovato qui il mio angioletto biondo e poi Wesley mi ha rinfrancato l'anima. Meglio così, guarirò più in fretta.

In quell'istante riappare Buffy: noto subito che ha pianto, mostra ancora i segni sulle guance, ma, dal suo sorriso, immagino che  qualcuno l'ha tirata su di morale proprio qui fuori.

“Allora, dimmi per bene quello che è accaduto con Finn.” le chiedo, giusto per capire quello che mi ero persa in questi mesi. Lei comincia a parlare e mi racconta ogni cosa, delle lezioni impossibili, della relazione, delle sue avance, fino alla minaccia di bocciatura. Quando finisce ho la faccia schifata.

“E' proprio un verme!”

“Già, ma ormai ha finito di strisciare. E tu, raccontami di Wesley...lo ami?” Io fisso un punto indistinto fuori dalla finestre. Il cielo è azzurro come i suoi occhi e io mi ritrovo a sorridere.

“Sì, lo amo.”

“Ottimo così.”

“Buffy...” riprendo io seriamente “Scusa per tutto quello che hai passato. Io non volevo che stessi male a causa mia, ma mi sono sentita veramente tradita da te. Ho capito che forse me la sono presa troppo, ma...insomma, mi spiace.” taglio corto. In realtà non sono mai stata brava nelle scuse.

“Hai ragione Faith. Sono stata molto male, ma è colpa mia. Avrei dovuto capire prima le cose e, soprattutto, non dovevo continuare a convincere me stessa che odiavo William e che non lo sopportavo, quando in realtà ero estremamente attratta da lui. Non c'è nulla di cui scusarsi. Abbiamo sbagliato e pure pagato salato, ma non succederà più.” Io annuisco mettendo fine al discorso, poi continuiamo a parlare finalmente come due vere amiche. Mi mancava veramente tanto.

Poi arriva finalmente l'orario per me di essere dimessa e telefono a Wesley per chiedergli di venire a prendermi, nonostante le proteste di Buffy che mi vorrebbe di nuovo nel dormitorio. Però dopo averle spiegato per bene che voglio stare con il mio ragazzo, lei cede, non senza aver messo su un broncio galattico, sorridendo, però, alla mia idea di invitare Spike a tenerle compagnia. Riesco a camminare bene, anche se molto lentamente e lui mi sostiene amorevolmente. A casa sua ha già preparato il divano con mille cuscini colorati e comodi, sul tavolo della cucina c'è una splendida rosa rossa e una candela che spande una tenue luce.

“Volevo...Volevo renderla accogliente.” mi dice balbettando un po'. Ecco che il timido professore viene alla luce.

“E' perfetta.” Mi fa sedere sul divano e poi mi porta un vassoio con la cena. Lui si siede vicino a me e ceniamo così, guardandoci e parlando di cose sciocche e dolci, ma lui, neppure per un secondo, ha smesso di toccarmi. Gli sorrido felice, per poi riscuotermi....oh cazzo....

“Che c'è Faith?” domanda lui sorpreso dal mio cambio repentino d'umore.

“Qualcuno ha avvisato Monica?”

 

EPILOGO

 

Eccoci di nuovo qui! Siamo Faith e Buffy, vi ricordate di noi, vero? Vi abbiamo raccontato la nostra storia, di come le nostre strade, prima incrociate a filo triplo, si sono separate per una misera incomprensione e poi si sono di nuovo riunite. Ebbene adesso credo che dobbiate conoscere quello che è successo dopo.

Sono passati nove mesi e il grande evento è arrivato...no, io e Wesley non aspettiamo un bambino, che credete. Però io mi laureo, finalmente. Sono riuscita a terminare i due esami che mi mancavano e poi la tesi. Alla fine non ho cambiato professore, quindi la storia tra me e Wesley era semi clandestina. Lui ora mi sta guardando felice: è in giacca e cravatta tra i miei amici che ascolta il mio discorso. Travers, invece, con la toga e il cappellino buffo, mi guarda arcigno, ma, in fondo, credo che mi abbia preso anche in simpatia. Tutti i commissari mi porgono la mano facendomi i complimenti per l'ottimo lavoro. È tanto brutto dire che non me ne frega proprio un cazzo? In effetti credo di sì, quindi sorrido e annuisco alle loro parole. Io, in realtà, voglio solo uscire da questa stanza, con la mia corona di alloro e baciare alla luce del sole e davanti a tutti il mio Wesley.

Ogni giorno in laboratorio era una tortura: vederci e volerci toccare, ma non poterlo fare. In realtà fino ad un certo punto è stato quasi divertente, giusto per capire quanto resistevamo a non farlo. Alla fine molto poco, almeno ci sfioravamo, sapete? Ora non più…andrò a vivere da lui fissa, non ce la faccio a stargli troppo lontano. Però, dovrei iniziare un lavoro in un laboratorio diverso dal suo e non universitario, soprattutto.

Sorrido e vedo Buffy con le lacrime agli occhi di felicità per questo mio traguardo, accanto a lei, ovviamente Spike, che la abbraccia possessivamente…ha visto che qualche mio compagno di corso ha allungato lo sguardo su di lei e vuole mettere le cose in chiaro. Mi fa ridere…Buffy è talmente innamorata che già mi parla di matrimonio! Io e Wes non ne abbiamo mai parlato e non intendo farlo per molto tempo, ma la convivenza…quella mi attira parecchio. In realtà all’inizio ero tornata da Buffy al dormitorio: non potevo sempre contare su Monica, per quanto lei fosse contenta di avermi per casa.

Ma adesso non posso.

Andiamo tutti al Bronze, dove ho chiesto a Monica di organizzare la mia festa di laurea ed inizio a divertirmi come una folle, vi rendete conto? Mi sono laureata! Non ci credo neppure io.

Allora, che devo dirvi ancora? Ah sì, Finn. Bhe, alla fine il bastardo si è risvegliato dal coma. Ha farneticato sul fatto che io e Buffy lo abbiamo aggredito, ma, tra le nostre deposizioni e quelle di altre studentesse che erano state molestate…rimarrà in galera per un bel po’ di tempo. Abbiamo fatto una grandissima festa per questo! Evviva!!

Adesso sto ballando sul balcone del Bronze spogliata degli abiti più eleganti, anche se Wes non mi sembra particolarmente felice, ma sono troppo su di giri per prendere nota della sua gelosia, tanto lui sa benissimo che a casa festeggeremo in privato alla nostra maniera!

Quindi siamo giunti insieme alla fine. Io e Buffy non credo che litigheremo mai più, o almeno, non in maniera così tremenda come è successo questa volta. Abbiamo esagerato entrambe, prese in momenti non fortunati. Andremo avanti con le nostre vite, ora leggermente separate, visto che non vivremo più assieme dalla prossima settimana, ma non ci potranno mai dividere: lei possiede la metà del mio cuore e io del suo. E poi, diciamocelo, due come noi divise, come potrebbero stare?

 

Epilogo

 

“Ecco il caffè che mi aveva chiesto, Signorina Summers.”

“Grazie Fred.” La mia segretaria appoggia la tazza sulla scrivania e se ne va facendo un inchino. Mentre sorseggio il mio caffè mi volto nella poltrona girevole e fisso i lunghi grattacieli davanti a me. E non posso fare a meno di pensare al passato...

Dopo l’incontro di wrestling con Finn io e Faith ci siamo del tutto rappacificate. Volevo che tornasse a dormire con me, al dormitorio, ma lei non ha voluto sentire ragioni: voleva il suo Wes, e, in fondo, come darle torto? Mi sono rassegnata e ho chiamato un degno sostituto, Spike. È stato un idillio. Certo, la mia migliore amica mi mancava lo stesso, ma con William era un’altra cosa... L’ultima cosa che vedevo la sera era il suo viso, e la mattina pure. È stato così tenero con me... Non mi ero mai sentita più felice di così, ma questo si era capito.

Poco tempo dopo Faith si è laureata. Non potevo crederci! Ero così orgogliosa del mio angelo! Mi ero ripetuta mille volte come un mantra di non piangere, ovviamente ho fatto il contrario e sono scoppiata come una fontana. Spike, a fianco a me anche in quell’occasione, mi teneva stretta possessivamente. Per un po’ di tempo è stato così, avevamo entrambi così paura di perderci che guardavamo in cagnesco chiunque si avvicinasse. Pensandoci ora, eravamo davvero comici.

Finn ha avuto la fine che si meritava: il carcere. Senza dirlo a nessuno un mese dopo la sua incarcerazione sono andata a trovarlo. Volevo guardare in faccia l’uomo che voleva violentare sia me che la mia migliore amica e sputargli in faccia il mio disprezzo. Lui mi ha salutato ridendomi in faccia. Io, con una calma gelida, gli ho sputato addosso il mio odio e la mia felicità per la sua condizione di prigioniero e di marito abbandonato. Ebbene sì, la moglie di Finn ha voluto il divorzio dopo tutte quelle denunce. La notizia ha fatto il giro di mezza America, acclamandoci come eroine. Grande cazzata, a parer mio, ci siamo solo difese. Ma un po’ di pubblicità non mi ha fatto schifo, così non ho reclamato.

Con un semestre di ritardo rispetto a Faith mi sono laureata anch’io, avevo deciso di prendermela comoda. Il sostituto di Finn, il professor Giles, si è rivelato infinitamente migliore del suo predecessore e di una gentilezza infinita. È stato con lui che ho fatto la mia tesi. Mi sono laureata con il massimo dei voti, insieme a Spike, anche lui con un punteggio da far girar la testa. E proprio mentre stringo la mano a Giles Faith urla “Vai così Buffy!!”. Tutti si guardano straniti ma io sorrido, finisco di stringere le ultime mani e mi giro a farle il segno della vittoria, per poi correre ad abbracciarla.

Niente festa di laurea per me, Spike ha deciso di regalarci una vacanza in quella sua bella casetta al mare. Sono stati giorni indimenticabili. E chi se lo aspettava che al ritorno le cose potessero andare ancora meglio? Avevamo trovato un lavoro! O meglio, avevo trovato un lavoro. Con tutta la pubblicità che mi aveva fatto la stampa il mio nome era giunto addirittura a una famosa compagnia legale di Los Angeles, la W&H, che era sempre in cerca di nuovi talenti. Beh, non potete nemmeno immaginarvi la mia faccia quando mi hanno chiamata per un colloquio. Ero allibita. Modestie a parte, hanno capito subito che facevo al caso loro e mi hanno assunta quasi immediatamente. E indovinate chi mi ritrovo a lavorare nell’ufficio proprio accanto al mio? No, non Spike, ma Angel! Quasi pensavo che fosse un miraggio quando l’ho incontrato nei corridoi. Lui, raccomandato dagli amici di suo padre, aveva trovato un posti in un batter d’occhio, noncurante della scorrettezza. “Sono un avvocato..” mi aveva spiegato con un sorrisetto più tardi. Da quel momento abbiamo iniziato a lavorare spalla a spalla, diventando un’accoppiata vincente. Appena Spike l’ha saputo è andato su tutte le furie e ha subito tentato di farsi assumere alla W&H. E’ passato a pieni voti. Così ora me lo ritrovo sempre a gironzolare nel mio ufficio. È gelosissimo, soprattutto perché tra me e Angel si è instaurato una rapporto molto intimo di confidenza. Ma perché rovinargli tutto dicendogli che tra due mesi Angel si sposa con la bella Cordelia? Eh sì, hanno deciso di fare il gran passo. Complimenti davvero. Anche Xander e Anya si sono sposati, ve lo sareste mai immaginato?? Vivono felici e contenti.

Willow e Tara invece convivono, ironia della sorte, a San Francisco, dove Tara ha trovato un lavoro come sceneggiatrice.

Io e Spike eravamo partiti in quarta con l’idea del matrimonio, e ci stiamo ancora pensando, ma per ora abbiamo deciso di rallentare il passo e dedicarci completamente al lavoro. Per il momento conviviamo. Sinceramente non ho fretta, so che voglio essere sua per sempre e questo mi basta. Lo amo più della mia vita e so che per lui è lo stesso. Anche William la pensa così. È inutile, siamo sempre in sintonia.

Io e Faith ormai abbiamo riallacciato i rapporti alla grande. Andiamo spesso a trovarla e le telefono spesso, pagando bollette esorbitanti. In fondo me lo posso permettere con la paga che mi danno. E poi non potrei stare senza il mio dolcissimo angelo. Le voglio un mondo di bene, perché lei è l’altra parte di me, la ragazza che mi ha stregato il cuore e mi è entrata dentro, la sorella che non ho mai avuto, e senza di lei non sopravvivrei.