UNA BELLA VACANZA
Di PrincesOfTheUnivers
Disclaimer:
i personaggi della storia non mi appartengono, ma sono di proprietà di Joss
Whedon e di Koi Ikeno. La scrittrice (moi) non scrive a fine di lucro.
La
storia si svolge durante la sesta serie, subito dopo “Tabula rasa”. Dawn, presa dalla voglia di fare
l’Osservatrice, comincia a studiare lingue straniere, tra cui il giapponese,
aiutata anche da Tara e Willow.
Rating
(ammesso che si scriva così): un NC17 ma solo per poche scene.
Pairing: Spike/Buffy, of
course, ma non solo.
Per
qualsiasi commento: monica_placebo@libero.it
UNA
BELLA VACANZA
“Buffy!!!!! Buffy!!!!!”
Dawn stava urlando come una pazza mentre entrava al Magic Box come una furia.
Tutti si voltarono verso di lei: Il signor Giles, Anya dietro al balcone,
Willow davanti agli scaffali di libri, Buffy e Xander seduti attorno al tavolo.
Spike era, invece, seduto, dietro le scale, immerso nell’oscurità.
“Mio
Dio, è successa una cosa incredibile, non ci crederete mai!!” strillò la
ragazza.
“Avete
ricominciato a cantare sulla matematica?” chiese Anya.
“Oppure
avete perso di nuovo la memoria?” fece eco Willow. Dawn scosse con foga il
capo, muovendo le mani, come se stesse scacciando delle mosche.
“No,
no, niente del genere ma molto meglio. Io non ci posso credere e neanche Justin
ci riusciva, insomma sono una grande massa di energia, ma non sono mai stata
molto fortunata… insomma, lo sapete tutti: aprire portali…” e mentre continuava
a parlare a vanvera e con un tono da isterica, gli altri alzarono gli occhi al
cielo.
“Dawn,
cosa ti è successo? Me lo puoi dire per favore?” sbottò infine Buffy. La
ragazza si bloccò e sorridendo ancora di più parlò:
“Ho
vinto!!”
“Cosa?”
chiese Spike dal fondo del negozio.
“Un
concorso alla scuola di giapponese!!!” urlò lei eccitata.
“E
che cosa hai vinto?”
“Un
viaggio là!” ormai Dawn saltava come un canguro per tutto il negozio e non si
fermava.
“Senti,
Dawn, calmati per favore e racconta tutto dall’inizio.” Disse calmo Giles.
“Allora,
la signorina Kitano, la mia insegnante di giapponese, ci ha fatto fare una
specie di test a sorpresa. Lo fa ogni anno! Quest’anno l’ho vinto io ed è una
cosa da non credere, in fondo. Chi vince il concorso ha una specie di viaggio
premio, uno scambio culturale per intenderci. Andrò a Tokyo capisci? E con me
può venire una persona!! Buffy ci vieni?” Buffy spalancò gli occhi per la
sorpresa: un viaggio in quel momento non le sembrava una gran cosa.
“Ma…
e la ronda? Il mio lavoro?” balbettò lei.
“Avanti…
il Magic box può andare avanti senza di te e la ronda… cavoli, in dieci giorni
non ci sarà un’altra Apocalisse no? Dai, è da tanto che non stiamo insieme!!”
Dawn prese le mani della sorella tra le sue cercando di guardarla negli occhi,
ma Buffy faceva vagare lo sguardo tra i suoi amici per cercare sostegno, ma
loro stavano tutti rimuginando sull’idea della ragazzina.
“Forse
non è un’idea così malvagia, sai?” disse Xander.
“Cosa?”
esclamò Buffy.
“Ma
sì, insomma… ti serve staccare la spina e non
pensare a demoni. E poi, così, niente… vampiri tra i piedi.” Disse il
ragazzo girando il viso verso l’oscurità, dove sapeva esserci Spike. Il vampiro
scoccò un’occhiataccia, ma nessuno la vide.
“Ma
scusate… insomma… e dove li trovo i soldi per andarci? A lei lo regalano ma
io?”
“No,
è tutto incluso. Il viaggio è per due, dato che sono ancora minorenne. Dai
Buff… ti piacerà!” ma ormai il tono di voce di Dawn si era un po’ smorzato,
visto la tiepida reazione di Buffy, tiepida per modo di dire. “Noi pagheremo
solo quello che compreremo là. Non vuoi stare con me?” ormai stava quasi per
piangere.
“Ma
no, Dawn, certo che voglio stare con te, piccola. Solo che mi sembra così
strano… non ho mai viaggiato, se non teniamo conto di viaggi nel tempo,
infernali e cose simili…” disse lei. Guardò la sorellina che stava addirittura
mettendosi a guaire come un cagnolino, pure di convincere Buffy. “E va bene, verrò a Tokyo con te.” Capitolò
infine e Dawn schizzò in aria per la felicità, urlando come una pazza. “Ok, ci
pensate voi qui? Per le ronde, i demoni e altro.” Chiese a Giles.
“Certo,
Buffy. Tu pensa solo a divertirti, ok? Passerai dieci giorni da favola.” E
sorrise.
“Briciola”
disse una voce dal buio, facendo girare Dawn verso di lui “Dove dormirai di
preciso?”
“Cos’è?
Vuoi seguire la tua piccola ossessione fino in Giappone?” chiese velenoso
Xander. Dall’oscurità si sentì un ringhio minaccioso.
“Smettetela!”
disse Dawn “Perché dovete tutti cercare di rovinare il mio giorno speciale
(Piccolo Omaggio a Notturna, la mia Sire N.D.A.)?”
“Scusa,
briciola, non volevo.” Si scusò Spike. Xander non disse nulla.
“A
parte tutto, Spike ha ragione, dove staremo?” chiese Buffy, ormai curiosa. Dawn
prese dei fogli dallo zaino e prese a sfogliarli.
“Dunque…
dovrebbe essere scritto qua in mezzo… ah ecco! Famiglia Eto! La ragazza si
chiama Ranze Eto. Che nome simpatico.” Disse Dawn tornando a sorridere.
“Quando
si parte?” chiese Buffy.
“Tra
una settimana! I biglietti sono già pronti, la prof ha una specie di
convenzione con l’agenzia di viaggio, quindi può dare il nominativo pochi
giorni prima. Ti rendi conto? Il Paese del Sol Levante!! Voglio andare a vedere
tutto!! Shibuya,
“Che
vuoi, Spike?”
“Niente
passerotto. Va tutto bene?” chiese il vampiro fermandosi davanti a lei, a
distanza di sicurezza. Capiva che Buffy aveva qualcosa che non andava, la sua
reazione poco entusiasta alla notizia di Dawn lo aveva messo in allarme. E poi
come cercava di svicolare il viaggio con delle scuse patetiche. Gli altri non
si accorgevano di nulla, ma quando mai loro la avevano capita?
“Certo
che va tutto bene, sto per partire per un grande viaggio!” disse lei cercando
di risultare credibile.
“Uh
uh… ed è per questo che lo dici con quel tono da veglia funebre? Non me la dai
a bere.” Lei scosse la testa e non disse nulla. “Che ne dici, facciamo un po’
di ronda per il cimitero? Stavo pensando di andare a casa.” Disse il vampiro.
Buffy fece spallucce e si incamminò. Per un po’ non dissero niente, godendosi
solo il silenzio di Sunnydale. Quando arrivarono alle porte del cimitero, Spike
di decise a dire qualcosa.
“Allora,
amore, perché ti spaventa così tanto questo viaggio?”
“Io
non sono spaventata.” Rispose lei sulla difensiva. Lui si fermò guardandola
negli occhi e alzò il sopracciglio come gesto di cordiale incredulità. Lei
sospirò “Ok, è vero, questo viaggio mi spaventa. Dovrò passare dieci giorni con
Dawn, solo con lei, visto che è l’unica che sa parlare il giapponese. Ho paura
di sbagliare, di dire qualcosa che non va bene. Loro, la dentro, mi trattano
ancora con i guanti per quello che mi è successo con Sweet e non sanno che
fare, ma non si rendono conto che io sono nella stessa situazione. Ho paura di
chiudermi a riccio con Dawn più di quanto non abbia già fatto e so che lei non
lo merita.” Spike la lasciò parlare senza interrompere.
“Capisco.
Ma non hai paura che se non lo facessi, la perderesti di sicuro?”
“Ovvio,
per questo ci vado, ma vorrei avere qualcuno vicino a me, qualcuno che mi
faccia da spalla e magari anche da tramite. Dio, Spike, sono così confusa.
Vorrei non essere mai tornata!” esclamò infine con rabbia. Spike la guardò con
dolcezza.
“Ma
sei qui. E l’unica cosa che puoi fare, ora, è cercare di vivere al meglio. Dawn
ti ama e lo stesso vale per
“Passerotto,
che stai dicendo?”
“Vuoivenireconnoi?”
“EH?”
“Vuoi
venire in Giappone con noi?!”
Per
Spike il tempo si fermò in quell’istante, davanti al portone del cimitero. Lei
lo stava guardando dritto negli occhi con espressione risoluta e gli aveva
appena chiesto di andare con lei e sua sorella a fare un viaggio. Non ci poteva
credere!
“Mi
stai prendendo in giro?” riuscì ad articolare infine lui, sentendo come
un’improvvisa mancanza di aria, cosa abbastanza impossibile in verità. Aveva la
gola riarsa e non riusciva più a parlare.
“Ma
sì! Tu conosci alla perfezione Dawn, con tutto il tempo che avete passato
assieme. E capisci me. Mi vergogno di ammetterlo, ma a volte penso che tu mi
conosca più di Willow, Giles e Xander messi assieme. Chi meglio di te potrebbe
fare da tramite tra me e mia sorella?” lei lo guardava con gli occhi rifulgenti
e lui si sentì mancare. ‘Ma Buffy capisce quello che mi sta chiedendo?’
“Allora, ci vieni?” Spike annuì, troppo scioccato per spiccicare parola. “Mi
sembra incredibile,” continuò Buffy “Tu che resti in silenzio per quasi un
minuto. Un record devo dire. Ovviamente chiedo solo una cosa: gli altri non
devono sapere nulla. Non voglio che si creino casini per questa nostra scelta.
Appena saprò gli orari del volo te li dirò, così potrai prendere un biglietto
anche tu. Non dirlo neppure a Dawn fino a quando non ci beccheremo sull’aereo,
altrimenti con quella boccaccia che si ritrova lo dirà a tutta Sunnydale della
tua presenza. Ehi, Spike, va tutto bene? Sei silenzioso.”
“Va
tutto bene, Cacciatrice, mi hai solo un po’ sorpreso. Ok, devo pensare a cosa
portarmi dietro.” E si avviò verso la sua cripta.
Buffy
intanto, decise di tornare a casa, saltando la ronda. Non aveva la minima
voglia di uccidere niente. Stava per entrare in Revello Drive, quando si bloccò
di colpo, sgranando gli occhi.
“Oh
Cazzo! Ho invitato Spike…”
Nello
stesso momento a Tokyo
“Sensei
ni rei!” disse un ragazzo che si era alzato in piedi. Tutto il resto della
classe lo imitò alzandosi e inchinandosi davanti al professore appena entrato.
“Buongiorno,
professore.” Dissero tutti in coro.
“Buongiorno,
ragazzi. Sedetevi. Oggi mi sono arrivati i nominativi per lo scambio culturale.
Chi ha dato la disponibilità per ospitare, deve fare del suo meglio per rendere
il loro soggiorno confortevole.” Prese a passare per i banchi lasciando ad
alcuni ragazzi dei fascicoli. Il plico di Dawn Summers era in mano ad una
ragazza dai lunghi capelli corvini e grandi occhi chiari. La classica divisa
scolastica nera, copriva un esile corpicino da adolescente.
“Sembra
simpatica.” Disse la ragazza del banco vicino.
“Sì.
Dawn Summers, nata a Sunnydale, California, 16 anni. Chissà con chi verrà.”
“E
tu con chi andrai la, Ranze?”
“Non
lo so…magari con…” e così dicendo spostò lo sguardo verso il ragazzo seduto a
fianco a lei e gli occhi presero la forma di un cuore!! “Oh no! Non ce lo potrò
mai portare!” disse a voce alta.
“Bene,
ora che Eto ci ha messo al corrente dei suoi piani, possiamo tornare alla
lezione?” la classe si mise a ridere e Ranze arrossì violentemente. Poi si mise
a pensare: lei avrebbe voluto portare in America il suo sogno, Shun Makabe, per
stare assieme una settimana da soli lontano da casa. Peccato che lui non
avrebbe mai accettato. Sospirò e decise di provare ad ascoltare la lezione. Non
che cambiasse molto: lei a scuola era una frana, non ci capiva niente. Ci
provava a studiare, ma era inutile. Il volto di Shun era sempre davanti a lei:
capelli castani lunghi fino alle spalle, occhi scuri e profondi, il volto
sottile e quel sorriso così dolce quando voleva, eppure sfrontato, pronto per
prenderla in giro. Il bel corpo allenato grazie alla boxe, la cravatta della
divisa scolastica sempre lasciata molla, gli conferivano un’aria da duro, ma
Ranze sapeva che Shun poteva essere il ragazzo più gentile del mondo.
Ranze
arrivò a casa a metà pomeriggio e come aprì la porta sentì che dentro c’era la
solita solfa casalinga: i suoi litigavano furiosamente. Sua madre stava
rincorrendo suo padre per tutto il salotto con una padella in mano.
“Fermati!!
È tutta colpa tua!” Urlò la donna.
“Ma
Sheera, tesoro, come può essere colpa mia?”
“Ciao
mamma, ciao papà!” disse Ranze. I due si fermarono per salutarla.
“Ciao
tesoro, come è andata a scuola?” chiese il padre.
“Bene.
Ci hanno detto chi verrà per lo scambio.” I due genitori si rabbuiarono un po’.
“Ah.
Dovremmo stare attenti. Se poi scoprono qualcosa saremmo nei guai.” Disse la
signora piano.
“Ma
non cambierete idea, vero?” piagnucolò Ranze. “La ragazza sembra così
simpatica. Per favore!!!”
“Va
bene, Ranze, ormai abbiamo dato la nostra parola e non ce la rimangeremo.”
Disse il padre.
“Oh,
grazie.” E uscì saltellò verso la sua stanza. “Che bello!! Se mamma e papà sono
d’accordo, niente mi toglie da un bel viaggio in America. Yuppie! Oh ciao
Rinze.” Davanti a lei stava fermo un bambino di 5-6 anni biondo come la madre.
“Ciao
sorella. Sei felice.”
“Sì,
perché tra dieci giorni arriverà una ragazza americana e mi divertirò tanto. Tu
vedi di fare il bravo.”
“Certo!”
sulla spalla si posò un pappagallo verde.
“Questo
vale anche per te, Peck.” Disse Ranze al volatile.
“Ma
certo. Farò in modo che gli umani non capiscano nulla.”
Sunnydale.
“Muoviti
Buffy!” Dawn urlava mentre correva verso il cancello di imbarco. La sorella
veniva dietro con tutta
“Mi
raccomando, state attenti durante la ronda. Non fatevi ammazzare mentre non ci
sono.”
“Tranquilla,
è tutto sotto controllo. E poi abbiamo già fatto la ronda quando tu non c’eri.”
Disse Xander.
“E
se avessimo problemi, chiameremo Spike.” Continuò Willow.
“A
proposito di Spike, perché non è qui a salutarmi?” chiese Dawn mentre si alzava
sulle punte per cercare di scorgere una testa biondo platino, senza successo.
“Pazienza,
Dawn. Avrà avuto di meglio da fare.” Disse Buffy.
“Ma…Spike…lui
non lo avrebbe mai fatto.”
“Su
Dawn, basta piagnucolare. Stai andando a divertirti, quel vampiro lo rivedrai
presto.” Disse Anya. Dawn abbassò lo sguardo e bofonchiò qualcosa che nessuno
sentì.
Baci
ed abbracci e finalmente le due sorelle Summers erano placidamente sedute
dentro l’aereo in procinto di partire. Dawn era eccitatissima e non riusciva a
stare ferma e quindi giochicchiava con la borsa, apriva e chiudeva il
dizionario, tamburellava i piedi. Buffy l’avrebbe volentieri anestetizzata. A
dispetto della felicità della sorellina, lei non era per nulla interessata al
viaggio: Sunnydale, Tokyo… entrambe le città non le avrebbero dato quello che
lei cercava. Lei voleva la pace, la tranquillità, voleva sentirsi viva, ma non
ci riusciva. I soli momenti in cui non si preoccupava di nulla, li passava in
una cripta e questa è una cosa che ad una ragazza normale non dovrebbe
succedere. Ma lei da quando sarebbe normale? Domanda stupida, da mai… chissà
che fine aveva fatto Spike. Doveva farsi vedere da Dawn, avevano concordato che
si sarebbe rivelato durante il viaggio.
‘Ma poi che mi interessa? Esca quando vuole, sai che mi
importa…’ fece una smorfia ‘ scema che non sei altro, Buffy… certo che ti
importa e deve muoversi anche a venire qua, se non vuole trovarsi un bel
paletto piantato dove dico io!’
“Buffy,
che cosa ti prende?” Buffy si girò verso Dawn che la guardava con gli occhi
sgranati.
“Eh?”
“Buffy,
guarda come stai riducendo il sedile.”
Le sussurrò la sorellina. Infatti Buffy, presa dai suoi pensieri, non si
era accorta di aver stretto il sedile con un po’ troppa forza da cacciatrice e
già aveva fatto i buchi. Per fortuna non sembrava fosse di passaggio nessuna
hostess, così ne approfittò per nascondere il danno con la giacca.
“Oh,
non pensavo che l’aereo ti facesse così paura.” Le disse Dawn.
“Veramente…
non è proprio così…” Arrivò in suo aiuto Spike. Veniva da dietro, quindi Dawn non
si era accorta della presenza del vampiro, che le mise le mani davanti agli
occhi per farle una sorpresa.
“Indovina
chi c’è?” disse con voce bassa al suo orecchio. Dawn sorrise
“Mmm
vediamo, mani fredde, voce bassa e leggero alito di alcool e fumo… se non
sapessi che dovrebbe essere a Sunnydale, direi che qui c’è proprio il mio Spike
preferito!” e si girò abbracciandolo stretto.
“Ehi
Briciola, per fortuna che non ho bisogno di respirare, altrimenti qui sarebbe
difficile.” E rise.
“Ma che ci fai qui? Se volevi
salutarmi bastava che venissi in aeroporto.”
“Lo
sai che mi piacciono le entrate ad effetto. E poi è molto tempo che non torno
del paese del Sol levante… mi ci voleva un viaggetto. In più come posso stare
per dieci giorni senza le due Sorelle Summers?” Buffy sorrise. Non capiva il
perché, ma quelle parole la facevano sentire speciale, ma non in maniera
negativa come “speciale=Cacciatrice” bensì come “Speciale=bella”. Possibile che
solo un non-vivo riuscisse a farla sentire così perfetta? Mai un ragazzo
normale!! Sospirò rumorosamente e Spike si girò a guardarla con quei suoi occhi
penetranti.
“Già
stufo di me, Slayer? Non ti preoccupare, me ne starò alla larga!” disse con
voce tagliente. Buffy sbattè le palpebre un po’, senza capire bene quello che era
successo.
“Eh?”
i due la guardarono in maniera strana.
“Buff,
va tutto bene?” chiese infine Dawn.”Sembri uno zombie.”
“No,
sto bene… forse un po’ di mal di aereo…dicevi qualcosa, Spike?” lui aggrottò le
sopracciglia, ma non disse nulla. Era veramente apatica…il BuffyBot era più
vivo di lei, ed era solo un ammasso di circuiti.
“Non
posso stare tanto qui, dovrò tornare al mio posto. Comunque torno più tardi a
salutarvi, ok?” disse Spike, più a beneficio di Dawn che di Buffy. La ragazzina
annuì e tornò a osservare la sorella, che intanto guardava le nuvole fuori dal
finestrino.
“Che
bella sorpresa vero?” disse Dawn.
“Uh,
uh…” rispose Buffy senza spostare lo sguardo.
“Non
mi sembra che la cosa ti abbia sconvolta tanto… lo sapevi già?”
“Ma
no, certo che no. Avrà deciso lui da solo…” sperava di essere stata abbastanza
credibile. ‘Deciso da solo… figuriamoci, glielo ho chiesto io… ma in cosa sono
andata a cacciarmi?’
Il
volo continuò per alcune ore. Ad un certo punto Dawn si alzò ed andò da Spike.
“Ciao.”
“Ciao,
piccola. Come mai qui?”
“Avevo
voglia di cambiare aria… la vicinanza di Buffy mi sta facendo male… sto
diventando depressa pure io e non posso permettermelo. In fondo questa è la mia
vacanza.” Spike sorrise e lei si sedette in braccio a lui.
“Hai
ragione su tutta la linea, ma che ci vuoi fare, Buffy ha dovuto subire colpi
piuttosto duri in questo ultimo periodo.”
“E
noi no? Io no? Ho perso la mamma e dopo pochi mesi ho visto morire mia sorella…
se non ci fossi stato tu, che avrei fatto?” dagli occhioni di Dawn stavano
scendendo delle quiete lacrime che Spike tirò via passandoci le dita.
“Lo
so, e col tempo lo capirà anche lei. Deve solo decidere che cosa vuole e allora
noi potremo fare la nostra parata!” Dawn lo guardò senza capire bene “lascia
perdere, non è niente di importante.”
“Forse
mi odia perché è a causa mia che si è aperto il portale.”
“Questo
non devi neppure pensarlo, briciola. Se ti avesse veramente odiato saresti
stata tu ad essere buttata dalla torre. Lei ti ama con tutto il suo cuore, abbi
fiducia. Deve solo trovare il modo giusto per fartelo capire, ma sono sicuro
che ci riuscirà.” ‘almeno con te…io sono un caso disperato, credo.’
“Grazie.”
Spike si alzò per far sedere Dawn comoda.
“Vado
da lei… magari con un vampiro davanti si sveglia… spero non si sia portata un
paletto di riserva…” e fece finta di rabbrividire, mentre il suo vicino di
posto lo guardava quasi con disgusto: ‘questi giovani e i loro giochi di
ruolo…portali, paletti? Nessuno gli ha insegnato a vivere?’
Spike
trovò Buffy ancora immersa nella contemplazione dell’oceano che viaggiava sotto
di loro, si sedette al posto di Dawn e chiese alla hostess qualcosa da bere.
Quando questa le portò un succo d’arancia, lui le fece l’occhiolino mentre
sorrideva e lei, arrossendo un po’, tornò a servire gli altri clienti.
“Finita
la tua scena di seduzione?” chiese Buffy, sempre guardando fuori.
“Che
c’è? Ti ha dato fastidio?”
“Figurati…
fai quello che vuoi.” Lui sorrise e le porse il succo.
“Vuoi
un sorso? Non è la mia bevanda preferita, ma non credo che qui abbiano sangue
fresco 0 negativo, giusto?” Buffy pareva non averlo neppure ascoltato.
“Buffy…la vuoi smettere?” la voce era dura e tagliente e sembrò funzionare,
visto che
“Che
vuoi Spike?”
“La
smetti di fare l’antipatica? Dawn non lo merita, in fondo non è lei la causa
del tuo… malessere. Le stai facendo del male.”
“Io
non vorrei, ma è più forte di me. Non riesco a non pensare a quello che ho
perso.”
“Cerca
di pensare a quello che hai, sciocca.”
“Che
cosa ho? Una missione sacra, amici che giocano con la mia mente, un osservatore
scappato, un vampiro ossessionato. Quali di queste cose sono normali?” chiese
lei con cattiveria.
“In
primo, tu non sei una persona normale e questa tua ricerca della ‘normalità’-
lo disse come se stesse sputando una cosa disgustosa- è ridicola. Hai una
sorella che ti adora, degli amici che ti vogliono bene e un vampiro non
ossessionato. Sono innamorato, è diverso.” Lei non disse nulla, sapeva che lui
aveva ragione.
“Grazie
per essere venuto.” Fu l’unica cosa che disse fino a quando l’aereo non fu al
sicuro all’aeroporto Narita, lo scalo giapponese più importante per i voli
internazionali. Dalla borsa, Dawn aveva già tirato fuori una macchina
fotografica, con cui immortalava Buffy e Spike a più riprese. Per fortuna che a
Tokyo pioveva, così almeno per il primo giorno, il vampiro non avrebbe dovuto
sedersi nel portacenere della macchina. All’entrata dell’aeroporto furono
accolte dai professori dei ragazzi che avrebbero ospitato gli stranieri. Erano
arrivate persone da tutta l’america, non solo dalla California. Dawn si era
fiondata insieme ai suoi compagni ad ascoltare quello che i professori
dicevano, mentre gli accompagnatori degli studenti cercavano di aggregarsi tra
di loro. Buffy, invece, cercò di eclissarsi andando a sbattere contro Spike.
“Paura,
passerotto?” le chiese con voce bassa all’orecchio. Buffy rabbrividì sentendo
il fiato freddo di Spike sulla sua pelle.
“Non
sono a mio agio con troppa gente intorno.”
“Resto
io qui, vicino a te.” E così dicendo, la abbracciò prendendola per la vita e
attirandola a sé. Spike sentì che all’inizio Buffy era tesa, ma che pian piano
si rilassava tra le sue braccia.
“Stai
meglio?”
“Sì.”
Spike allentò la presa, ma lei non si mosse, fino a quando arrivarono tutti i
professori verso di loro. Uno cominciò a parlargli e i due si guardarono senza
capire, per fortuna Dawn arrivò a salvare la situazione.
“&%%)(&$%(?*§°çç)/&%))/%$££”
disse il professore.
“|£$%()%&/))&$£%$%&/(/((“
rispose Dawn. Buffy e Spike videro il professore sorridere e fare un senso di
assenso rivolto a loro, che non poterono far altro che sorridere.
“Che
cosa è successo Dawny?” chiese Buffy mentre si avviavano verso un pulmino.
“Ha
chiesto come mai eravamo in tre. Diceva che non era possibile, che dovevamo
essere in due e che Spike non era contemplato.”
“E
come mai non lo hanno mandato via, allora?”
“Perché
l’ho convinto io.”
“Niente
magia, vero Briciola.” Dawn lo guardò con sguardo severo.
“Per
chi mi hai preso? Niente magia, qualcosa di meglio.” E sorrise. I due biondi
continuavano a non capire. Durante il viaggio nessuno sembrava fare caso alla
cacciatrice e al vampiro, mentre Dawn rideva e scherzava con chiunque trovasse
a tiro. Si stava proprio godendo la sua vacanza e Buffy non potè che esserne
felice. A due a due, le persone presenti sul bus venivano scaricate davanti
alle case dove avrebbero soggiornato: fu il turno dei nostri eroi. Buffy sgranò
gli occhi alla vista della casa.
“Spike,
è perfetta per te.” Disse con un sussurro Dawn. Infatti sembrava la location
perfetta per un film dell’orrore: la casa sorgeva su due piani, piene di
finestre con pesanti tende. Il tetto era di un rosso mattone forte, mentre i muri
erano bianchi. Dal basso salivano parecchie piante rampicanti che in parte
coprivano le crepe dell’intonaco. Per dare ancora l’aria più lugubre, dietro si
stagliava un oscuro giardino.
“Forse
dovrò essere ancora la cacciatrice.” Mormorò Buffy. I loro pensieri furono
interrotti dall’arrivo di una bella ragazzina con i capelli neri.
“Konnichi
Wa!” urlò.
“Konnichi
Wa!” rispose Dawn tutta contenta. Poi verso i suoi accompagnatori “Vuol dire
ciao in giapponese.” La ragazza era finalmente arrivata da loro e con in mano
un piccolo dizionario ricominciò a parlare.
“Ciao.
Io sono Ranze Eto. Benvenuti.” E fece un profondo inchino.
“Ciao.
Io sono Dawn Summers, lei è mia sorella Buffy e lui è Spike.” Poi disse alcune
cose in giapponese che loro non capirono e Ranze sorrise. Da dietro la ragazza
arrivarono anche i genitori. Non sapendo una parola di inglese, Dawn fece da
traduttrice. Dentro di se Buffy era orgogliosa per la passione che Dawn ci
aveva messo per diventare così brava con le lingue. Poi si mise ad osservare i
suoi ospiti. La ragazza era molto carina e doveva avere l’età di sua sorella.
Sembrava una ragazza simpatica, con due grandi occhi blu che doveva aver preso
dalla madre. Lei aveva i capelli lunghi biondi che scendevano fino a metà
schiena in pesanti boccoli. Portava un lungo vestito che la faceva somigliare
quasi ad una dama dell’800 e aveva un portamento molto austero, lo stesso del
marito in effetti. Da lui Ranze aveva presi i capelli neri corvino e la
carnagione decisamente pallida. Buffy sentiva che c’era qualcosa che non
andava, il suo senso di Cacciatrice pizzicava. Altro fiume di parole mentre si
avviavano verso casa, senza che lei capisse nulla. Solo larghi sorrisi verso
lei e Spike.
“Allora,
la signora si chiama Sheera Eto, mentre il signore è Mori Eto. Adesso ci
mostrano le nostre stanze e hanno detto che non è un problema la presenza di
Spike.”
“Perfetto.
E tu che gli hai detto per scusarti della mia presenza?” Chiese il vampiro. La
ragazza sorrise maliziosamente verso i due e con voce innocente rispose:
“Bhe,
ho detto che voi due non potevate restare separati.” Si godette gli sguardi
allibiti dei due, prima di continuare “Eh sì… ho detto loro che voi due vi
siete appena sposati!”
I
due si guardarono con occhi sgranati, mentre Dawn scappava in casa. Spike fu il
primo a riprendersi cominciando a sorridere sfacciatamente.
“Andiamo?”
“Come
andiamo? Quella sciagurata ha detto che noi siamo sposati!! Ma ti rendi conto?”
sbottò alla fine Buffy.
“Bhe,
non ha avuto una brutta idea. Oh, aspetta.” Tornò verso di lei e, dopo essersi
tolto un piccolo anello dal mignolo, le prese la mano sinistra e le infilò il
gioiello all’anulare. Buffy lo guardava come ipnotizzata: non riusciva a
staccare lo sguardo da quei due occhi blu come il mare. Lui la avvicinò a sé e
le sussurrò.
“Con
questo anello, io, Spike, ti sposo.” Buffy sentiva le ginocchia tremarle. Se
lui non si fosse spostato per entrare, lei gli sarebbe saltata addosso. Fortuna
che lui stava già prendendo le valigie che restavano per poi entrare. Lui vide
che lei era ancora imbambolata davanti alla porta, quindi la prese per mano e
la trascinò dentro, dove li aspettava un bimbo biondo con un pappagallo verde
appollaiato sulla spalla.
“Konnichi
wa.” Disse Spike e il bimbo sorrise.
“Ciao!”
e corse via verso i genitori.
“Benvenuti
in casa nostra.” Disse il signor Eto con una pessima pronuncia.
“Fatto
buon viaggio?” chiese la signora cercando di imitare il marito. I due biondi
annuirono.
“Molto
buono grazie.” E Dawn tradusse diligentemente. I coniugi parlottarono veloce
tra loro per dire alla fine a Dawn di seguirli su per le scale. Si trovarono
davanti ad un lungo corridoio e furono accompagnati ad una porta.
“Questa
è la mia stanza.” Disse Dawn a beneficio dei suoi accompagnatori. “Voi siete
alla porta accanto.”
“Come
noi, Dawn?” chiese Buffy con voce pericolosamente calma.
“Ehm,
certo… siete o no sposati?” rispose con fare innocente Dawn. Spike sghignazzava
divertito e gli Eto li guardavano senza capire.
“Andiamo,
amore, tua sorella vorrà stare un po’ da sola con la sua nuova amica. Briciola,
ringrazia i signori e digli che ci mettiamo un po’ a posto e poi scendiamo.”
Buffy cercò di incenerirlo con lo sguardo, senza riuscirci, mentre gli altri
annuivano dopo la traduzione di Dawn. Spike spinse Buffy dentro la camera. Era
furiosa e il vampiro non potè che esserne contento: dopo settimane di apatia,
questo era un bel passo avanti.
C’era,
ovviamente, un solo letto matrimoniale con due graziosi comò a lato. Appesi
alle pareti di color azzurro pastello, stavano dei delicati dipinti ad
acquarello e davanti alla finestra c’era una pesante tenda blu scuro.
“Così
non diventerò polvere.” Scherzò lui.
“Tu
sei un idiota! Io non dormirò mai con te!” urlò lei. Gli occhi scintillavano
per la furia, ma Spike parve non farci caso.
“Come
vuoi, passerotto, il pavimento è tutto tuo. Io di sicuro non voglio non
approfittare di questa dolce comodità. Certo, non ci sono le lenzuola di seta,
ma mi adatterò.”
“Cosa?
Io non dormirò sul pavimento!”
“Allora
dormirai sul letto, con me.” disse lui sogghignando. “In fondo mi hai chiesto
tu di accompagnarti qui, vero mogliettina?” lei gli tirò la prima cosa che le
venne sotto mano, peccato che un cuscino non sia una grande arma contundente. Spike
si mise a ridere di gusto. “Ora io andrò a farmi una bella doccia. Vuoi unirti,
Buffy?” la stava guardando con gli occhi schiusi in una espressione di puro
desiderio.
“Scordatelo.”
Rispose lei. “Aspetterò il mio turno qui.” E si sedette sul letto cercando di
rilassarsi. Lui, invece, prese dalla borsa un asciugamano e andò nel bagno che
comunicava con la loro stanza.
Buffy
prese a guardare la piccola veretta che Spike le aveva dato davanti la porta di
casa: era molto semplice, d’argento con una piccola incisione a forma di onda
che percorreva tutta la superficie esterna dell’anello. Dopo esserselo tolto,
vide che all’interno, c’era incisa, molto più rozzamente, una piccola B. Dove
l’aveva trovato Spike? Lei non ne aveva la più pallida idea e in tutta sincerità
non le importava molto. Quello più che le premeva era capire il perché gliela
avesse data e cosa provava in quel momento. Quando Dawn aveva annunciato il suo
‘matrimonio’ con Spike, lei era rimasta di sasso con l’unica intenzione di
uccidere la sorella a costo di aprire un altro portale mistico. Eppure dentro
di se, sapeva che l’idea di essere sposata con Spike, la elettrizzava. Sentiva
come una piccola fiammella accesa nel suo cuore. E lui? Umph, lui sembrava un
ritratto dal titolo “I sogni si avverano.” In fondo lui l’amava… ‘no, Buffy,
lui è un vampiro, non può amare. Ha solo una piccola ossessione per te e lo
sai.’ Eppure non ne era del tutto sicura. Riusciva quasi a sentire quello che
lui provava, perché riusciva a scaldarla, riusciva a farla sentire viva. Le
piaceva quell’anello e non se lo sarebbe tolto. E fu in quel momento che lui
uscì dalla doccia, lasciando Buffy senza parole. Era entrato in camera con solo
l’asciugamano legato intorno alla vita. I capelli biondo platino erano ancora
tutti bagnati e lasciavano cadere delle piccole goccioline in giro, fino a
quando lui non prese un secondo asciugamano per frizionarseli bene e asciugarli
in parte. Buffy analizzò il suo corpo centimetro per centimetro soffermandosi
soprattutto sui pettorali ben torniti e immaginandoseli sotto le sue mani. ‘no,
cattiva Buffy, non è niente di che, hai visto cose molto più belle… non così
sexy però…” deglutì a fatica quella poca di saliva che le era rimasta. ‘così,
però, gioca sporco…’
“Se
vuoi la doccia è libera, a meno che tu non voglia finire di vedere lo
spettacolo.” Disse maliziosamente Spike, mentre si chinava per prendere un paio
di pantaloni puliti dalla borsa. L’asciugamano copriva a malapena il sedere e
Buffy ebbe la fugace tentazione di tirarglielo via per vederlo finalmente in
tutto il suo splendore. Non disse niente, ma corse via come un lampo verso il
bagno. ‘Sì, una bella doccia… fredda è meglio.’ In camera Spike sorrideva
deliziato: aveva annusato a fondo l’odore dell’eccitazione di Buffy. Se avesse
voluto, lei sarebbe caduta ai suoi piedi da lì a poco, ma decise che, per una
volta, poteva giocare con lei… aveva molta voglia di fare il gatto e lei
sarebbe stata la sua topolina perfetta. Si vestì con calma, mentre sentiva lo
scoscio della doccia proveniente dal bagno. Perfetto: pantaloni neri attillati,
maglietta nera con la camicia blu elettrico lasciata aperta, come piaceva a
lui. I capelli tirati indietro, leggermente mossi, nonostante il chilo di gel
messo per farli stare bene. Se non fosse che erano in casa, si sarebbe messo
anche il suo amato spolverino, ma agli anfibi non resisteva.
“Spike…”
Buffy lo chiamava dal bagno. Un lampo di delusione passò per i suoi occhi: che
non servisse neppure giocare?
“Sì…?”
“Ehm…
non è che potresti passarmi qualcosa da mettermi… ho solo l’asciugamano qui.”
Lui sorrise.
“E
cosa vorresti, tesoro?” disse con voce bassa e roca, tanto che dietro la porta
Buffy dovette reprimere un brivido.
“Ehm…
non lo so… fai tu. Qualcosa di comodo per andare a cena.” Balbettò lei. Dio, si
sentiva come un’adolescente alle prese con la sua prima cotta. ‘Alt, che cotta,
qui stiamo parlando di Spike. Nessuna cotta tra noi, io Cacciatrice e lui
Vampiro.’ La porta si aprì di poco e vide apparire i vestiti. Tirò un sospiro
di sollievo: lui avevo scelto una maglietta a maniche lunghe di colore azzurro
e un paio di jeans a vita bassa. Forse si sarebbe visto l’ombelico, ma che
importava. Si bloccò quando vide la biancheria che aveva scelto: un completino
di pizzo rosso bordeaux formato da un microscopico perizoma, che copriva ben
poco, e un reggiseno praticamente trasparente. Non ricordava di averlo messo in
valigia, quello era un regalo che le aveva fatto Dawn per le sue uscite con
Riley e che lei non aveva mai messo, forse perché sapeva che lui non lo
meritava così tanto. Non disse nulla, ma si vestì lentamente per evitare il più
possibile l’inevitabile confronto con suo ‘marito’. Uscì e lo trovò beatamente
disteso sul letto, con la mani incrociate dietro la testa e un sorriso
malizioso stampato in faccia. Era indecisa se prenderlo a pugni o saltargli
addosso: optò per la terza scelta, non fare nulla. Gli diede le spalle e si
spazzolò i capelli. Sentiva il rossore salirle dal collo alla radice dei
capelli, ma non voleva dargliela vinta a quel vampiro chippato.
“Andiamo?”
gli chiese quando ebbe concluso tutti i preparativi che includevano scarpe,
orecchini, leggero trucco e prendere i piccoli regali per la famiglia Eto,
tutto rigorosamente senza guardare
“Certo.
Dobbiamo presentarci come si deve.” Uscirono e andarono a chiamare Dawn: la sua
presenza era quanto meno fondamentale. La trovarono in camera sua, ancora con i
vestiti del viaggio, a parlare con Ranze.
“Oh,
siete già pronti?” chiese lei delusa.
“Come
già? Tua sorella ci ha messo una vita a fare la doccia. Pensavamo di scendere,
ma abbiamo bisogno delle tue fantastiche doti di traduttrice.” Dawn disse
qualcosa velocemente a Ranze e tutti e quattro scesero verso il soggiorno.
Quando arrivarono alla fine delle scale, la porta di casa si aprì ed entrò un
bel ragazzo alto, dai capelli neri e l’aria da duro.
“Konnichi
wa.” Dissero in coro i tre americani. Lui li guardò con curiosità e rispose
sommessamente, mentre Ranze sfrecciava verso di lui per dirgli qualcosa. Dawn
spiegò che gli stava spiegando chi fossero loro. I sensi di Spike e Buffy
fremettero.
“Passerotto,
la senti anche tu questa sensazione strana?”
“Sì,
da quando sono arrivata. Meglio tenere gli occhi bene aperti.” Rispose Buffy.
Scoprirono che il ragazzo si chiamava Shun Makabe che per un po’ sarebbe vissuto a casa degli
Eto. Altro lui non disse e loro non chiesero.
(N.D.A
da adesso fino ad un determinato momento, i dialoghi saranno a singola lingua.
Tenete da conto che c’è sempre Dawn a tradurre, almeno per ora.)
In
cucina erano attesi. La signora Sheera aveva fatto del suo meglio per preparare
una cena con i fiocchi. Mangiarono tutti in silenzio per gustare al meglio il
cibo, ma arrivati al sakè, cominciarono le chiacchiere.
“allora
io dicevo a Janice…”
“Perfetta
cena, tesoro…”
“Com’è
l’America?”
“Scusa,
non ho capito bene come ti chiami.” Disse infine Shun a Spike, guardandolo
dritto negli occhi con sicurezza.
“Spike.”
Rispose lui.
“E’
un nome?” a Spike veniva da ringhiare, ma fu Buffy a rispondere.
“Non
proprio, è il suo soprannome.”
“E
perché Spike?” chiese sempre lui. Poteva dirgli che si chiamava Spike perché
aveva la piccola mania di torturare le vittime con i chiodi delle vecchie
ferrovie? No, non poteva.
“Quando
era giovane tendeva a tenere i capelli dritti come chiodi e i nostri amici lo
hanno preso a chiamare Spike.”
“E
come ti chiami allora?”
“William.”
disse lui calmo.
“Che
nome elegante.” Rispose Ranze. Quell’americano la affascinava, certo non come
Shun che lei amava da anni ormai, ma
aveva un fascino strano.
“Sì,”
continuò Spike “William Bloody” e sogghignò. Buffy alzò gli occhi al cielo e
Dawn dovette sforzarsi di non ridere, ma la famiglia Eto rimase sbalordita.
“I
suoi antenati erano…” Buffy non sapeva come spiegarlo. Vampiri? Figuriamoci.
“…erano macellai di Londra e quindi… è rimasto.” E sorrise.
“Quindi
sei di Londra? E come vi siete conosciuti?” continuò Ranze curiosissima.
“Diciamo
che io sono andato a Sunnydale e da lì è cominciato tutto.”
“Vi
siete innamorati da subito?”
“Ranze!
Smettila di tormentare quei due poveri ragazzi. Vogliate scusare mia figlia, ma
è un’inguaribile romantica.” Buffy sperava di non dover continuare il discorso
sulla sua presunta relazione con Spike, peccato che lui si divertiva così tanto
che cominciò ad inventarsi una serie di cose a beneficio della giovane
giapponese.
“All’inizio
io e lei non ci potevamo sopportare, ci è voluto un bel po’ perché lei
capitolasse ai miei piedi.” Ranze era ormai persa da quel racconto. “Abbiamo
lottato, danzato e ora siamo qui…”
“…felicemente
sposati.” Concluse Dawn maliziosamente, mentre Buffy stava per strozzarsi con
l’acqua che stava bevendo.
“Già…”
continuò il vampiro “…ti ricordi briciola, la cerimonia?” e le fece
l’occhiolino. Lei capì al volo e continuò.
“Difficile
da dimenticare: la piccola cappella nel parco, la luce della luna a farvi
compagnia, con Buffy che non smetteva di piangere nel suo perfetto abito
bianco. Ah, che sogno.” La stanza era piombata in un dolce silenzio, tutti
pensavano alla scena appena descritta, prima fra tutti Buffy, che schiuse le
labbra in un sorriso. Non le dispiaceva il suo matrimonio. Fu Spike a
distoglierla da quei pensieri, prendendole la mano e intrecciando le dita con
le sue. Si guardarono negli occhi e sorrisero. ‘Cavoli, mi sento…sposata!!’
pensò lei.
“Ah…
che bello!” esclamò Ranze sognante. “chissà se…” si bloccò e guardò Shun, che
accortosi dello sguardo di Ranze, arrossì violentemente. La ragazza fece
altrettanto. Per cercare di mettere le cose a posto, il signor Eto si schiarì
la voce.
“Ehm…
che farete domani?” Ranze si riscosse dai suoi propositi di matrimonio.
“Domani
andiamo a scuola assieme, così Dawn conoscerà tutta la classe. Credo che al
pomeriggio andremo alla Torre di Tokyo, non lo so. Voi due dove andrete?”
chiese a Buffy.
“Bho…
noi due siamo dei grandi dormiglioni. Ci piace uscire di sera.” Quel passaggio
al ‘noi’ aveva stupito Spike. Mentalmente pensò di dover ricordarsene per
giocare con Buffy dopo.
“Bene,
allora oggi a letto presto.” Disse la signora Sheera. “E il primo ad andare a
letto sei tu, signorino. Corri su a prepararti, Rinze, che poi vengo a
salutarti.” Il bimbo corse verso la sua stanza. Gli altri ci misero poco a
seguirli.
“Ah,
Buffy…” disse Dawn prima di entrare in camera “…cercate di non fare troppo
rumore… io vorrei dormire.” E scappò dentro, lasciando Buffy a bocca aperta e
Spike a ridere.
Dentro
la stanza Spike cominciò a togliersi gli anfibi. Guardò Buffy che si muoveva
per la camera senza pace.
“Io
non ho sonno, cacciatrice, e tu?” cercava di avere un tono normale.
“No.
Tra il jet lag e la mancanza di ronda, mi sento vispa come un grillo.” E
sbuffò. Spike prese la palla al balzo.
“Quindi
ti va di…giocare un po’.” La guardò dritta negli occhi mentre si passava la lingua
sulle labbra, lasciando Buffy senza parole.
“Gio…giocare?”
balbettò lei.
“Sì,
Buffy, giocare. Conosco dei giochini fatti a posta per due persone e sono
mooolto interessanti. “ lei aveva la salivazione praticamente azzerata: la
stava ammaliando con quelle due labbra che già aveva assaggiato per due volte
in piena coscienza. “Se non ti senti pronta, possiamo anche…parlare un po’.”
Finì lui con voce roca e seducente.
“Sì…parlare…buono.”
Buffy avrebbe voluto smettere di parlare a mezze frasi, si sentiva stupida. Lui
si distese tranquillamente sul letto.
“Allora,
passerotto, è stato come te lo sei immaginato?”
“Cosa?”
“Il
matrimonio…” Lo guardò in silenzio per poter soppesare al meglio la sua
risposta.
“Non
lo so. Essere
“Dai,
possibile che tu non ci abbia mai pensato?” chiese lui sorpreso.
“Con
Angel non c’è stata la possibilità. Sapere che lui è un vampiro…diciamo che ha
inibito parecchio le cose.” Si mise a ridere sommessamente. “L’unico matrimonio
che progettato è stato il nostro.” Lui la alzò incredulo un sopracciglio. “Ma
sì, quando Willow ha fatto l’incantesimo. Avevo visto il vestito, pensato alla
torta, gli anelli… tutto. Non vedevo l’ora di essere tua moglie.” E rise.
Sembrava un’altra Buffy rispetto a quella degli ultimi tempi.
“Devo
dire che quella magia è stata quasi divertente. Ammetto che all’epoca non mi ha
fatto particolarmente piacere, succedesse oggi…noi in fondo siamo già sposati
no?” lei si distese vicino a lui, ma senza toccarlo. “E hai pensato anche al
dopo cerimonia?” lei chiuse gli occhi.
“Certo.
Avevo immaginato una romantica luna di miele a Parigi, per poi spostarci a
Venezia.”
“Belle
città.” Buffy sbuffò. “Che hai?”
“Ecco
vedi! Tu le hai già viste, non è giusto. Per te sarebbe noioso tornarci con
me.” ‘Ma che ho detto? Io non voglio andare in vacanza con lui…o sì?’
“Buffy,
con te non mi annoierei mai.” Glielo disse sussurrandolo all’orecchio e vide
che lei si stava mordicchiando il labbro inferiore. Le accarezzò il volto con
un dito scendendo poi sul collo. Buffy rabbrividiva di piacere a quel contatto.
“E
meglio giocare, vero?” disse Spike. Buffy si riscosse dal suo torpore e lo
guardò fissa negli occhi.
“No…non
bene!” si alzò si scatto e uscì dalla stanza. Spike sospirò profondamente:
doveva andare a riprendersela.
Buffy
era ferma sulle scale senza fiato: quando Spike le aveva parlato si era
risvegliata. Sapeva di volerlo e lo stato alquanto umido della sua striminzita
biancheria, lo dimostrava ampliamente. Era stata sul punto di lasciarsi andare.
‘Cattiva Buffy, è un vampiro ed è senza anima. In fondo che cos’ha di così
bello? I capelli? Per l’amor del cielo, con quel colore pazzesco. Certo, sono
perfetti da accarezzare, però… il volto? Solo perché aveva la faccia di un
angelo? Il corpo…bhe passabile…no, molto bello. Oddio, è veramente sexy e
ancora non ho pensato ai suoi occhi.” Si mise le mani nei capelli gemendo di
frustrazione. Doveva fare qualcosa per sfogarsi. Decise di scendere e magari di
farsi una passeggiata nel giardino fuori. Non avrebbe trovato vampiri, ma
almeno poteva respirare un po’ di aria fresca. Sentì delle voci provenire dal
basso, anche se non capiva le parole. Erano il Signor Eto e la figlia Ranze.
“Esci anche stasera papà?”
“Sì,
anche se ha piovuto, è una bella sera per sgranchirsi un po’ le ossa.” Buffy
spiava i due… si sentiva a disagio, ma il colpo più grande le venne quando vide
lui trasformarsi in un pipistrello, esattamente come aveva fatto Dracula in
passato. Scese giù di corsa stringendo in mano un paletto che portava sempre di
riserva nelle tasche e si avventò su di lui.
“Fermati,
vampiro!” Ranze urlò, mentre Buffy si avventava su suo padre.
“Ma
questa è impazzita! Argh, un paletto!” disse il signor Eto svolazzando, solo
che Buffy, allenata da anni, stava per impalettarlo, se Ranze si non fosse
buttata su di lei e non l’avesse morsa. In pochi secondi Buffy era a terra
svenuta e Ranze aveva preso il suo aspetto.
“Ma
che cosa voleva fare?” chiese la ragazza.
“Sembrava
volesse polverizzarmi, ma che ci faceva con un paletto in mano? Non è un
oggetto che una ragazza si porta di solito in giro.”
“Cavoli…
e adesso cosa faremo? Lei sa la verità…”
“Portiamola
sul divano e poi aspettami che vado a chiamare la mamma, va bene?” disse il
signor Eto. La ragazza annuì.
Quando
rimase sola osservò meglio la bionda americana: l’aveva vista triste e non ne
capiva il motivo. Con un marito del genere, come faceva ad essere triste?
Sembravano perfetti l’uno per l’altra. Sentì dei passi e andò verso le scale.
“Papà…”
si bloccò quando si ritrovò davanti a Spike.
“William?!”
lui la guardò aggrottando la fronte: quando lei la chiamava così c’era sempre
qualcosa che non andava.
“Buffy,
dai torna di la, mi spiace.” Lei cercò di correre via, ma lui fu più veloce e
la prese per un braccio facendola voltare e mettendola spalle al muro. “Buffy…
Cacciatrice?”
‘Slayer?che
cosa significa?’ pensò la ragazza, ma non disse nulla. Spike le prese il mento
e la fece giare guardarla negli occhi.
“Guardami
quando ti parlo.” La fissò negli occhi e capì. “Dov’è lei.”
‘Oh
santo cielo, lui sa… per forza, lei è sua moglie. Shun aiutami!’ Urlò
mentalmente lei e Shun apparve.
“Fermo
dove sei tu.” Spike arrabbiato assunse il volto della caccia, ma Shun lo bloccò
con un cenno della mano.
“Basta!!!”
Dall’alto delle scale la signora Eto urlò. Dalle camere arrivarono anche Dawn e
Rinze, svegliati dal baccano.
“Si
può sapere che cosa succede qui?” chiese Dawn ancora un po’ assonnata.
“Buffy
è sparita e loro non mi dicono niente. In più questo tizio mi blocca con la
magia. Dawn, dì qualcosa prima che me li mangi tutti!” urlò infuriato.
“Andiamo
tutti in soggiorno… credo che ci siano alcune cose di cui dobbiamo parlare.”
Disse con serafica calma il signor Eto. Buffy era ancora tranquillamente
addormentata sul divano. Spike si accovacciò su di lei e la vide respirare.
“Sta
bene.”
“Certo
che sta bene! Io sono buona!” Esclamò Ranze. Spike ringhiò e lei si spaventò
“Ah… papà aiuto!” si faceva piccola piccola dietro al padre.
“Cominciamo
con lo svegliare Buffy, che ne dici tesoro?” propose la madre. “Cominciamo.
‘enoitsegidni af is aignam aignam!!!” tirò
fuori una boccetta di pepe e la figlia starnutì, tornando ad essere la
ragazzina normale che era prima e Buffy si svegliò.
“Che
è successo? Che ci faccio in soggiorno?” si guardò in giro e quando vide il
signor Eto “Ah, il vampiro.”e fece per alzarsi, ma una forza la teneva ferma
sul divano. “ma cosa…”
“Shun,
lasciali andare. Vogliono sapere.” Disse Ranze. Ai due biondi tornarono le
forze e si sedettero tranquilli per cercare i capire che cosa succedeva in
quella casa piena di pazzi.
“Chi
comincia per primo?”
“Voi…
siate ospitali.” Disse con una nota di sarcasmo Spike.
“Allora…
bhe avete visto che non siamo persone normali, ma neppure voi mi sembra che lo
siate.” Iniziò il signor Eto. “Veniamo da un altro mondo, chiamato Mondo
Magico. Io sono un vampiro e Sheera un lupo mannaro. Anche i nostri figli hanno
dei poteri particolari: Ranze diventa qualunque cosa o persona morda e Rinze si
può trasformare in lupo quando vuole. Viviamo qui tranquilli, come se fossimo
degli esseri umani e nessuno sa di noi, solo voi e siete pregati di non dire
nulla a nessuno grazie. Possiamo rimanere qui solo per intercessione del Grande
Re.”
“E
mister simpatia che cosa c’entra con voi?” chiese Spike sgarbatamente rivolto a
Shun.
“Lui
è il nostro principe.” Rispose Rinze.
“Il
vostro principe?” lui annuì.
“L’ho
scoperto da poco. Prima ero un essere umano normale.”
“E
perché non te ne torni a casa tua?” chiese Buffy.
“Quella
non è casa mia. E non voglio che lo sia.” Disse lui risoluto. Nessuno osò
ribattere quella affermazione. “Adesso penso che sia il vostro turno.” I tre
americani si guardarono uno con l’altro e Buffy iniziò a parlare.
“Io
sono
“Io
sono un vampiro.”
“E
io sono
“Chiave?
Che cosa è?”
“Sono
una Chiave mistica… il mio sangue apre portali demoniaci.” La famiglia Eto al
completo era sbalordita.
“Mmm
Cacciatrice… mi pare di averne già sentito parlare, magari da qualche antenato,
ma non ne avevo mai conosciuta una prima. Quindi è per questo che mi stavi per
impalettare prima, giusto?” lei annuì. “Ma io non sono una creatura demoniaca,
sono una creatura magica, come tutti noi. Eppure tu ti sei sposata con uno di
loro. Non è anche lui una creatura della notte? Perché mi sembra ovvio che noi
non siamo della stessa specie vampirica.”
“Spike
è un caso particolare.” Disse Buffy. “lui mi aiuta con le ronde, mi resta
vicino da anni.” Buffy non aveva smentito il matrimonio e lo stava proteggendo,
Spike si sentiva quasi felice. “Il mio rapporto con lui non cambia il fatto che
io di notte caccio. Mi ero presa una settimana di pausa… scusate se vi ho
spaventato, ma che ci volete fare, è l’abitudine.”
“Da
quanti anni fai
“Sei.”
“Solo?
Pensavo fosse un’eredità che inizia con la nascita.”
“No.
Si diventa cacciatrice quando la precedente muore. In gergo si dice che si
viene attivata. Io avevo 16 anni quando è successo.”
“E
da quando voi due…” chiese Shun guardando Spike.
“Ci
conosciamo da cinque anni.” Disse secco. “E come mai voi non vivete nel regno
della Magia?”
“Io
e Sheera apparteniamo a due tribù diverse, il nostro matrimonio non era ben
accettato, così siamo scappati qui. All’inizio le cose non andavano benissimo,
ma poi i tempi sono migliorati. È nata Ranze, poi Rinze e la nostra felicità è
stata completa.” Disse il signor Eto.
“E
adesso stiamo ancora meglio, da quando papà è diventato famoso!” esclamò Rinze.
“Che
lavoro fa?” chiese Buffy.
“Lo
scrittore.” Rispose lui tutto orgoglioso..
“Ma
è una mania di voi vampiri?” sbottò Buffy rivolta a Spike. Lui alzò gli occhi al
cielo.
“Sei
uno scrittore anche tu?” chiese Ranze.
“Quando
ero vivo…scrivevo poesie. Ho smesso molto tempo fa.” Disse poco convinto, tanto
che Buffy e Dawn lo guardarono con fare inquisitorio, ma non dissero nulla. “Il
demone che è in me è troppo truculento
per apprezzare la poesia d’amore. Sono o no il Big Bad?” finì lui. Buffy
fece una smorfia, come per fargli capire che ci credeva poco e lui le lanciò
un’occhiataccia.
Ranze
sospirò: quei battibecchi tra i due le parevano così romantici. Erano uguali a
quelli dei suoi genitori. Che coppia perfetta che formavano i due americani.
“Adesso
che ci siamo chiariti le idee, che ne dite di tornare a dormire? Ricordatevi
che domani dovete andare a scuola. Su, muovetevi.” E così dicendo tutti si
ritirarono nelle proprie stanze.
Estratto
dal diario di Ranze.
Oggi
è stata una gran giornata. Sono arrivati gli ospiti americani. Dawn è veramente
brava: sa parlare perfettamente il giapponese e fa da traduttrice per tutti
noi. È venuta con sua sorella, che è talmente innamorata, da essersi portata
dietro il marito, Spike. Lui è un vampiro, ma non come papà e me: lui diceva di
avere un demone dentro di se, ma non lo capisco bene. Buffy, invece, è
Shun
non sembra apprezzare molto Spike…forse è geloso perché io lo trovo affascinante:
veste così bene e ha quei due occhi così blu da parere finti. Però, quando la
guarda, le sue iridi si animano, diventano due mari in tempesta, pieni di amore
e desiderio. Sono quasi invidiosa di lei.
Ah,
Buffy ha anche cercato di impalettare papà quando l’ha visto trasformarsi, ma
poi le cose sono andate a posto. Ora vado a dormire. Ciao.
Ma
torniamo ai nostri eroi.
Buffy
e Spike erano di nuovo in camera, lui disteso sul letto, lei appoggiata alla
finestra. Spike aveva assunto un’espressione angelica mentre la guardava. In
realtà se la stava mangiando con gli occhi. Buffy sembrava distesa su un letto
di chiodi per quanto era tesa.
“Allora…”
iniziò Spike tranquillo.
“Allora
niente. Tu stai li buono a cuccia e io qui.” Lui non disse nulla, si limitò a
chiudere gli occhi e a stiracchiarsi come un gatto. Dai pantaloni fuoriuscì la
maglietta, lasciando intravedere l’addome molto ben tornito. A Buffy venne
l’acquolina in bocca.
“Come
vuoi tu, passerotto. Le nostre sensazioni strane erano giuste, siamo in una
casa di creature magiche.”
“Già,
chi lo avrebbe mai detto? Anche in vacanza mi tocca lavorare.”
“Magari
evita di lavorare proprio qui dentro, altrimenti Dawn non ne sarà molto
felice.” Buffy Sospirò. ‘Non ce la faccio più. Voglio essere una ragazza normale,
con una sorella normale e che fa una vacanza normale con un ragazzo normale e
non con il suo ragazzo vampiro!” Sbarrò gli occhi mezzo secondo dopo, gemendo
forte. ‘Lui non è il mio ragazzo! Che cosa vado a pensare? Cattiva Buffy!”
“Se
fai questi bei gemiti, non posso non pensare che tu voglia giocare con me.”
disse lui con voce languida.
“Smettila…”
“Dai
che lo vuoi… lo sento.” E prese ad annusare l’aria. Buffy prese il paletto in
mano e si mise a cavalcioni su di lui guardandolo bene negli occhi. Il paletto
era posizionato all’altezza del cuore.
“Bloody
Hell, che diavolo fai?”
“Faccio
quello che avrei dovuto fare anni fa, ti polverizzo!” lui sorrise.
“E
dopo come dirai che tuo marito non c’è più?”
“Tu
non sei mio marito!”
“Infatti
prima non ti sei presa la briga di smentire il nostro matrimonio. ‘Quello che
c’è tra noi non impedisce il mio lavoro’ Sono parole tue, vedi di non
dimenticarlo.” Lei non si muoveva e continuava a guardarlo. Era combattuta…
impalettarlo o asfissiarlo di baci. Fu lui a prendere l’iniziativa ribaltando
le posizioni e trovandosi sopra di lei.
“Allora…
mettiamo via questo oggetto pericoloso, non vorrei che domani mattina tu ti
svegliassi piena di polvere addosso.” Le prese il paletto dalle mani e lo fece
cadere a terra.
“Spike…
per favore, spostati.” Supplicò lei. Aveva paura di non riuscire a fermarsi.
“Perché
dovrei? Non ti piace?” lei fece vagare lo sguardo per la stanza. “Ehi Buffy,
guardami negli occhi e dimmi che non lo vuoi e io ti lascerò andare.” Lei si annegò
in quei due laghi che erano gli occhi di Spike.
“Io…non…”
sospirò “io non posso farlo. Lasciami andare, voglio dormire.” La voce tremava.
Spike serrò la mascella deluso, ma come promesso la lasciò andare.
“Va
bene. Buonanotte allora.” Si alzò e si spogliò.
“No,
Spike, che cavolo fai?” lui ormai restava solo con i Jeans addosso.
“Mi
preparo per dormire. Tu ti sarai portata via il pigiamone di flanella della
nonna, ma io dormo nudo. E non cambierò le mie abitudini per te.” Buffy vide
che lui stava per togliersi i pantaloni: sapeva di dover spostare lo sguardo o
di chiudere gli occhi, ma i suoi muscoli oculari non erano collegati al
cervello evidentemente. Finì di vedere tutto lo spettacolo. Niente biancheria
intima e lui era nudo come mamma lo aveva fatto. Il cuore di Buffy prese a
battere furiosamente, mentre lei scannerizzava le gambe muscolose, i glutei
tonici, quella schiena splendida. Solo quando lui si girò lei chiuse gli occhi.
‘ecco, adesso sono finita…’ Sentì che
lui si distendeva vicino a lei. Sarebbe stata una lunga notte.
Buffy
si era addormentata, mentre Spike la guardava. L’alba era ancora lontana ed
essendo un vampiro non aveva ancora sonno. Decise, così, di vegliare sul sonno
della sua Cacciatrice. Non era un sonno tranquillo, lui lo vedeva. Non faceva
che lamentarsi, probabilmente ripensava al suo personale inferno. Avrebbe
voluto aiutarla, soprattutto quando dalle palpebre chiuse scesero silenziose
due lacrime.
“Oh,
piccola… perché fai così?” si avvicinò a lei e la strinse fra le braccia.
“Tranquilla, il tuo Spike è qui.” Continuò a sussurrarle all’orecchio fino a
quando non sentì che Buffy si stava rilassando. Non si agitava più e sembrava
stare bene. Per Spike era come se un raggio di sole si fosse posato su di lui:
sentiva un bruciore a livello del suo cuore che quasi gli faceva male. ‘Sono
proprio la puttana dell’amore…’
“Spike…”
bofonchiò Buffy nel sonno. Lui continuò ad accarezzarle il viso, mentre lei si
muoveva impercettibilmente tra le sue braccia. Si bloccò quando sentì provenire
da lei il profumo della sua eccitazione. ‘quindi è questo che sogni di me…’ e
allargò la bocca in un perfido sorriso. ‘buono a sapersi.’
La
mattina dopo Dawn era pronta per iniziare la sua vita Giapponese. Ranze era già
in divisa: un vestito a righine bianche e nere con una cinturina alla vita, i
calzettoni neri tirati su fino al ginocchio e un paio di scarpe basse bianche.
Dawn era esentata dalla divisa e dentro di se rilasciò un sospiro di sollievo.
Anche Shun era pronto: pantaloni e giacca neri, camicia bianca e cravatta.
‘decisamente meglio di quella femminile…’ pensò Dawn guardandolo.
“Dove
sono i tuoi?” chiese Shun.
“Penso
ancora a dormire. Sono abituati a vivere di notte…”
“Sai,
Dawn, mamma e papà pensavano di andare nel Regno delle Magia e chiedere alla
maga Moebius di fare un incantesimo in modo che qui in casa qualsiasi lingua si
parli, potremmo capirla. Così potrai smetterla di fare da traduttrice, che ne
pensi?” chiese Ranze.
“Mi
sembra una bella idea… adoro usare la magia, una grande amica di mia sorella è
una strega molto potente, anche se spesso fa cose senza senso.” Disse, mentre
pensava all’incantesimo con cui aveva fatto ritornare in vita Buffy. “Penso che
andrò un attimo in camera di Buffy a salutarla…magari sono già svegli. Bho…”
salì di corsa le scale e aprì piano la porta. La scena che le si presentò
davanti la sorprese: sul letto, Buffy e Spike stavano dormendo abbracciati, con
lei che poggiava la testa sul torace di lui. Spike aveva passato il braccio
intorno alle sue spalle circondandola. Sul volto di Dawn esplose un sorriso di
gioia profonda. Uscì pianissimo, in modo di non svegliare nessuno e raggiunse i
due giapponesi che la aspettavano di sotto.
“Pronta!”
“Trovati
svegli?”
“No…mi
seccava disturbarli, li saluterò quando torneremo a casa.” Rispose Dawn.
“Tieni,
mia mamma lo ha fatto per te.” Disse Dawn, ponendole una piccola scatola. “È il
bento per il pranzo.” Dawn annuì e si avviarono verso la scuola.
“Senti…
posso chiederti una cosa?” chiese Ranze a Dawn.
“Certo
che puoi. Spara.”
“Tua
sorella…sì, insomma… come è iniziata la loro storia?” Shun alzò gli occhi al
cielo per la curiosità che dimostrava Ranze.
“Bhe…
è una storia un po’ lunga…” cercava di prendere tempo per inventare qualche
particolare…in fondo tutto il matrimonio era inventato! “ Lui arrivò a
Sunnydale e voleva ucciderla. Stava con un’altra vampira, che però lo ha
lasciato. Dopo essersene andato per un po’, è ritornato, ma una Iniziativa del
Governo lo ha catturato e gli hanno impiantato un chip che non gli permette di
fare del male agli innocenti. Da quel momento lui e mia sorella hanno
collaborato e lui le è sempre stato vicino, anche quando tutti non pensavano a
lei. Da qui il salto all’amore è stato breve.” Ranze aveva gli occhi a forma di
cuore, tipici manga.
“Mio
Dio, è così romantico!”
“Romantico?
Prima si odiano e poi si amano? È assurdo.” Sbottò Shun. Dawn lo guardò male.
“E
perché di grazia”
“Perché
è un vampiro che deriva da un demone. I demoni sono esseri senza anima, non
possono amare, non possono provare sentimenti buoni.”
“Non sapevo che tu fossi un esperto di Demonologia. Bene,
Makabe, ti dirò una cosa su Spike: è vero, è un vampiro, ma anche se non ha
l’anima è molto più buono di tanti essere umani. Mi ha sempre protetto e ha
protetto anche la mamma quando è servito. Quando Buffy è mo…quando lei non c’è
stata per dei problemi, lui era con me. Lui pensava a me e faceva di tutto
perché non mi accadesse nulla. È stato meglio di un padre per me, quindi ti
posso assicurare che il suo amore per mia sorella è quanto di più vero ci possa
essere!” Aveva lo sguardo deciso e fiero mentre parlava. Shun abbassò lo
sguardo.
“Scusa, non volevo offendere.” Ranze lo guardò sbalordita,
mentre lui andava verso la classe.
“Wow, Dawn… sei stata veramente convincente. È raro che lui
si scusi in maniera così esplicita…” e le sorrise. “Io penso che Buffy e tuo
cognato si vogliano molto bene.”
“Sì, lo penso anche io.” ‘E spero che anche lei lo capisca
in fretta…’
“Sai, una volta ero gelosa di lei. Io stravedevo per lui,
avevo una cotta terribile, ma lui non aveva che occhi per Buffy. Credo che lei
non potrebbe trovare un uomo migliore con cui condividere la vita. Lui non la
lascerà mai!” disse con fervore. Erano ormai arrivate in classe. I banchi erano
stati spostati in modo tale che potesse sedersi anche la piccola delegazione
americana. Ognuno di loro si dovette presentare, cercando il più possibile di
parlare giapponese, poi cominciarono le lezioni normali.
A casa Eto, invece, le cose erano diverse. Nella camera
matrimoniale degli ospiti, qualcuno si stava svegliando e quel qualcuno era una
bella ragazza dai capelli biondi. Buffy prese a muoversi piano, accarezzando
una strana superficie fredda. Non riusciva a capire che cosa era, sapeva solo
che la cosa era parecchio piacevole. Si raggomitolò ancora più vicino a quella
fonte di strano piacere. Spike, già sveglio da un po’, si stava godendo quel
contatto inaspettato: sapeva che nel momento in cui
“Oh mio Dio, che stai facendo?” urlò lei.
“Io? Nulla, fai tutto da sola, amore, e anche molto bene.”
Gemette lui. Solo ora Buffy si accorse di dove stava la mano. Dovette ammettere
a se stessa che non era male, ma si alzò di scatto e corse verso il bagno.
“E mi lasci così insoddisfatto?”
“So già che soddisfazione vorresti avere tu!” rispose lui
da dietro la porta.
“Io voglio quella di una eterna promessa d’amore.” Lei uscì
dal bagno guardandola come fosse un alieno sbucato dal nulla.
“Eh? E questa da dove esce?” lui sospirò.
“Mai sentito parlare di Romeo e Giulietta? Queste frasi
facevano parte della scena del balcone.”
“Ah. Senti, non è che potresti coprirti?” Gli disse facendo
buffi cenni con le mani.
“Cos’è, ti vergogni? Guarda che è stato merito tuo.” E
sogghignò. Essere guardato da Buffy mentre era completamente nudo, lo eccitò
ancora di più.
“Spike!” esclamò lei e tornò a chiudersi in bagno e si
infilò immediatamente in doccia. ‘Bene, un’altra cosa da includere nei
particolari Sexy di Spike, assieme agli occhi e all’accento inglese.’ Sentì la
porta della camera aprirsi e chiudersi, probabilmente Spike era sceso di sotto.
Tirò un sospiro di sollievo…non sapeva come lo avrebbe affrontato se fossero
stati da soli. ‘Perché deve essere così difficile?’
Spike, intanto, era andato in cucina e ci trovò il signor
Eto che leggeva un giornale.
“Buongiorno.” Disse lui.
“Buongiorno.” Rispose Spike “Buone notizie?”
“Purtroppo no…sempre il solito.” Spike in quel momento,
ebbe la rivelazione.
“Ma…come è possibile che noi ci parliamo e soprattutto ci
capiamo?”
“Oh, è vero. Stamattina Sheera è andata nel Regno della
Magia e si è fatto fare un incantesimo della grande maga, così ora ci potremmo
parlare senza problemi.” E bevve un sorso dalla sua tazza. Spike aguzzò la
vista e l’olfatto.
“È sangue quello?”
“Sì. Ne vuoi un goccio? È nel frigo, serviti con quello che
preferisci.” Spike prese una sacca di A+ e la versò in una tazza per poi
scaldarla nel microonde. Quando fu pronto, si sedette di fronte al signor Eto,
sorseggiando il liquido vermiglio.
“È refrattario alla luce anche lei?” chiese Spike.
“Un po’. Sono talmente tanti anni che viviamo nel mondo
umano, che la mia pelle si è abituata. Non posso prendere la tintarella e di
solito mi vesto molto bene, ma riesco a stare fuori. E tu?”
“No, io brucio subito… e non è una cosa piacevole. Lo
stesso vale per croci, acqua santa, e fuoco.”
“Quello vale anche per me. E sai qual è la cosa peggiore?”
chiese lui ridendo.
“No, che è successo?”
“Mio figlio Rinze va ad una scuola cattolica. Il primo
giorno lo ho accompagnato e stavo per vomitare fuori dal portone.” Anche Spike
rise con lui. “Il mondo umano è duro per noi creature magiche.”
“Già. Quanti anni ha?”
“Chiamami Mori e dammi del tu. Io sono del 16... sono qui
da un bel po’.”
“Sei decisamente più vecchio della mia Sire. Lei si chiama
Drusilla ed è del ‘800. Io sono rinato nel 1880.”Disse con orgoglio.
“Cos’è una Sire?”
“È il vampiro che ti genera. Prima ti succhia il sangue e
poi te lo ridà da bere e tu diventi un vampiro.” Spiegò. “Chi ti genera è il
Sire e tu diventi il suo Childe. Si crea un rapporto molto forte ed
indissolubile. Non funziona così anche da voi?”
“Oh no. Noi procreiamo come gli umani.” Continuarono a bere
sangue insieme come buoni amici. A Spike quell’uomo piaceva, si sentiva
tranquillo, forse perché lui non aveva dentro di se il demone.
“Com’è che ti sei innamorato di lei?” chiese alla fine il
signor Eto.
“Questa è proprio una bella domanda sai? Non so
risponderti. Io non la potevo vedere all’inizio. L’unica cosa che mi premeva
era, maledettamente, di ucciderla. Come è ovvio, non ci sono riuscito e sono
stato risucchiato dal suo vortice. Lei è come un tornado, quando passa ti
prende e non ti molla. L’ho vista felice, l’ho vista triste, l’ho vista mentre
combatte e anche mentre prendeva un caffè ed è sempre uno spettacolo. Credo che
ora non posso fare a meno di lei.” Terminò lui tranquillo.
“Però… una dichiarazione in pieno stile. Oh, ecco la
fortunata.” Infatti Buffy era in piedi
appoggiata sullo stipite della porta. Aveva ascoltato l’ultima parte del loro
discorse e ne era rimasta decisamente scioccata. Non credeva che i sentimenti
di Spike per lei fossero così profondi.
“Buongiorno.” Spike la scrutò, alla ricerca di qualche
indizio per capire quanto fosse arrabbiata o altro, ma lei manteneva
un’espressione neutra.
“Ciao Buffy, dormito bene?”
“Sì, benissimo.” Stava cercando di far capire a Spike che
non ce l’aveva con lui, per quello che era successo.
“Vi volevo dire che oggi devo scrivere, quindi mi chiuderò
nel mio studio. Se avete bisogno di qualcosa lo potrete chiedere a Sheera.” Si
alzò e se ne andò a lavorare, lasciando i due da soli. Lei, al posto del
sangue, prese a scaldarsi un po’ di latte.
“Che cosa facciamo oggi?” gli chiese.
“Facciamo? Io non posso uscire. Fuori c’è il sole… se
avesse piovuto ne potevamo parlare, ma almeno fino al tramonto sono relegato
qui. Però…qualcosa la troviamo sicuramente.” Scherzò lui, sperando di farla di
nuovo arrabbiare, invece lei sorrise.
“Mmm l’idea non è male… che ne dici di fare un giro per la
casa?”
“Perché no, mi dico.” Si presero per mano e uscirono
insieme dalla cucina. Vagarono per tutto il piano inferiore, passando per il
soggiorno e davanti allo studio del signor Eto. Trovarono una porta che dava su
una scalinata che scendeva verso il basso.
“Le cantine… andiamo.” Lei sembrava risoluta e decisamente
più viva di quanto non fosse stata.
Si ritrovarono davanti ad una statua di pietra raffigurante
un antenato della famiglia: aveva i capelli sparati in alto in due punte
laterali e i canini pronunciati.
“Tutto qui? Tutte queste scale solo per una statua?” Spike
era deluso.
“Non c’è altro qui.” Sentirono un frullo d’ali e si
ritrovarono Peck davanti.
“Solo perché non sapete dove cercare.” Disse il pappagallo.
“Che dobbiamo fare?”
“Eh eh eh… non lamentatevi poi. Tu Buffy, che hai le dita
più piccoline, infila l’indice e il medio nel naso della statua.”
“Eeek, che schifo!” A Spike venne da ridere. “Fallo tu se
ti sembra così divertente.”
“Ma dai, hai combattuto con le creature più schifose e ti
fermi a questo punto? Lascia fare a me.” Spike si avvicinò alla statua e fece
quello che gli aveva suggerito Peck. Immediatamente la statua si spostò di lato,
lasciando la via aperta per una botola, che nascondeva, ancora, una rampa di
scale che si snodava verso il basso.
“Wow… interessante, pensi che possiamo scendere?” chiese
Buffy a Spike.
“Da cattivo ti dico che mica c’è bisogno di un permesso. È
anche vero che non siamo a casa nostra, baby.” Lei mise il broncio, facendo
ridere il vampiro.
“Se volete possiamo scendere assieme.” Una voce gentile li
fece voltare.
“Oh, signora Sheera… ehm… ci scusi, ma siamo un po’ curiosi…”
cercò di salvarsi in corner Buffy, ma la signora non sembrava arrabbiata.
“Non preoccupatevi, lo sarei anche io al posto vostro.
Questa non è una famiglia molto…convenzionale. Attenti agli scalini, si scivola
un po’.” Disse mentre apriva la processione verso la cantina. Non l’avesse mai
detto: era quasi arrivata al corridoio finale, che scivolò, facendo un
ruzzolone. “Ma perché mi succede ogni volta!!! Ecco, quello che volevo dirvi…
uffa!” Spike si stava trattenendo le risate e, quando Buffy se ne accorse, si
prese una gomitata dalla ragazza per smetterla.
Il corridoio che si stagliava davanti a loro era parecchio
lungo e sulla destra era piena di porte di legno.
“Che cosa sono tutte queste porte?” chiese Buffy.
“Sono porte temporali, oppure magiche. Questa, per esempio,
è la via per il Mondo Magico.” E con enfasi aprì la seconda porta, facendo
crollare miseramente le speranze dei due americani: c’era un bagno!!! La
signora Eto divenne paonazza… “Ok, non è questa… sbaglio tutte le volte, ma
dove ho la testa!” aprì un’altra porta e videro un sentiero che si dilungava
verso un enorme castello lontano. “Vi porterei con me, ma non potete, almeno
non ancora. Devo chiedere il permesso al Grande Re prima di poter portarci
degli umani, anche se speciali come voi. Aspettatemi qua.” E si richiuse la
porta alle spalle, lasciando i visitatori da soli con un pappagallo.
“Dicci Peck… questa porta a cosa serve?” disse Buffy.
“È una porta pericolosa… è
“Mi piacerebbe entrarci…”
“Non so se è possibile. Andare nel passato è pericoloso,
non si può cambiare nulla di quello che si vede. Chiedete alla signora quando
torna. Venite…” li guidò fino al fondo del corridoio, dove c’era l’ultima
porta, la più massiccia, notò Buffy. “Questa è la cripta. Ci sono tutti gli
antenati della famiglia Eto. Sono molto simpatici, sapete?” lo strano sguardo
di Buffy passò inosservato: lei continuava a puntare alla porta del futuro… era
curiosa di vedere quello che le sarebbe toccato più avanti. Entrarono nella
cripta, dove erano posizionate decine di sarcofaghi. L’aria era fresca e
scoppiettava un bel fuocherello nel camino in fondo alla sala.
“Che ci fa un camino qua? Ai morti non serve!” chiese Spike
curioso.
“E chi ti dice che siamo morti?”
Una voce proveniente dall’oscurità li fece girare: era una
vecchietta molto bassa, con il volto sorridente. Portava i capelli in una
crocchia e sembrava divertita dalla presenza di quei due.
“Salve, io sono Lara, la nonna si Sheera. E noi non siamo
morti, semplicemente stiamo risposando. Dopo anni e anni di vita, un po’ di
sonno fa bene.”
“Non è sorpresa che noi siamo qui?” chiese Buffy.
“No, se siete arrivati fino a qua sotto, vuol dire che
qualcuno vi accompagnati e che quindi sapete tutto della nostra famiglia.
Immagino che siete persone speciali anche voi.”
“Più o meno sì…” rispose Buffy. La nonna li guardò con
attenzione, specie Spike, che stava seduto su una delle tombe. Poi si avvicinò
a Buffy e le disse:
“Complimenti… ottima scelta!” e le fece l’occhiolino,
mentre lei diventava fucsia.
“Ma… io…veramente…” la vecchina uscì dalla cripta e andò
verso la parte più abitata della casa.
“Vedo che Mori si è rimesso al lavoro. La sua precedente
storia l’ha fatto scalare le classifiche di tutto il Giappone. Magari è
arrivato anche in America. Il libro si chiama ‘Supertramp’ lo avete mai
sentito?” i due scossero il capo. “Oh, poco male… l’importante che qui
funzioni. Ci hanno fatto anche un film a cui tutti noi abbiamo partecipato… che
gabbia di matti.” Continuava imperterrita a parlare.
“Ah.” Dissero loro in coro.
“Buongiorno ragazzi!” come due furie erano rientrate Dawn e
Ranze. Dietro di loro, con più calma, arrivava Shun.
“Oh, non avete idea di che grande giornata sia stata oggi!
Mi sono divertita un mondo, Buffy. Sono nata nel paese sbagliato, bhe a parte
la divisa scolastica, ovviamente. E il cestino del pranzo era fantastico, altro
che la mensa al liceo.”
“Briciola… respira. Tu ne hai ancora bisogno.” Scherzò
Spike.
“Ma voi non capite… qui il mondo è fantastico, siamo
passate per alcune vie del centro e quante cose c’erano…e i vestiti….oh Buffy,
andiamo a fare shopping domani? Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego!!!” Con
gli occhioni sgranati alla ‘Gatto con gli stivali di Shrek’ , Dawn supplicava
la sorella che non potè che assecondarla.
“Va bene, ma dovremo andarci caute… non abbiamo molto da
spendere.”
“Cosa avete fatto voi due oggi?” chiese Ranze.
“Abbiamo dormito fino a tardi, mangiato qualcosa e fatto un
giretto per casa tua. Simpatico il piano di sotto.” Disse Buffy.
“Che piano di sotto?” chiese Dawn.
“C’è la porta per il Mondo Magico.” Dawn strillò e prese a
saltellare.
“Me la fai vedere? Dai, dai, dai.”
“Rieccola che comincia…” disse Buffy.
“Certo, andiamo.” E corsero insieme verso il sotterraneo.
“Quelle due sembrano due gemelle siamesi. Pensano in
maniera identica.” Disse Shun. “Avreste dovuto vederle a scuola… un incubo.”
Finì.
“Io esco un po’.” Disse Buffy e gli altri presenti
annuirono. Mentre usciva al sole, Spike la seguì con lo sguardo. Si riscosse
quando si trovò Ranze davanti che lo guardava curiosa.
“Che hai?”
“Niente, piccola.”
“Pensavi a lei, vero? Si vede lontano un miglio che la ami
da morire.” Lui sorrise.
“È così palese?” chiese lui.
“Oh sì! Io lo sento e lo sente anche lei di sicuro.” Lui
fece un’espressione alquanto scettica.
“A volte penso che lei non lo capisca.”
“Impossibile.”
“Mi piacerebbe vedere quello che pensa!” e rise, invece
Ranze era pensierosa.
“Magari in mente no, ma puoi vederle i sogni se ti và.” Lui
la guardò con educata incredulità.
“Prego?”
“Ma sì, l’ho già fatto un sacco di volte, è una magia molto
semplice.” ‘Sembra convinta.’
“Spiegati meglio.”
“Bhe, tu entri nel suo sogno e lo guardi. Lei non si
accorgerà di nulla.”
“Non posso interagire?”
“Lo puoi fare se lo vuoi, altrimenti no.”
“Mmm lo sai che l’idea mi alletta? Allora stanotte, quando
lei dorme, faremo questo piccolo esperimento, va bene?”
“Ok.”
La notte era giunta in casa Eto. Spike era attento ad ogni
movimento di Buffy, in modo da capire con esattezza quando lei si sarebbe
addormentata. Quando sentì che il respiro si era fatto regolare, uscì dalla
stanza per andare a chiamare Ranze. Aveva passato tutto il giorno a pensare se
quello che stava per fare fosse giusto o meno, in fondo era una violazione
della privacy bella e buona…ma lui era un vampiro cattivo, che gli importava?
Era ormai davanti alla porta della vampiretta, quando una mano gli si posò
sulla spalla e lo fece girare: Shun lo guardava con sguardo omicida.
“Che vuoi, moccioso?” gli chiese poco gentilmente Spike.
Gli occhi di Shun scintillarono.
“Che cosa ci fai tu qui?” disse facendo un cenno verso la
porta. ‘Uh, uh, il bimbo è geloso…’ Spike sorrise sornione.
“Veramente lei mi sta aspettando.” Rispose calmo.
“Cosa?” in quel momento la porta si aprì e fece la sua
apparizione Ranze.
“Pronto?” chiese lei euforica a Spike, che annuì , mentre
il ragazzo guardava Ranze con insistenza.
“Che cosa stai macchiando?” chiese infine.
“Nulla. Dai Spike, muoviti.” Rientrarono nella stanza di
Spike dove Buffy era ancora beata dormiente.
“Oh Dio, ecco quello che vuoi fare. Ti metterai nei guai
come sempre.”
“Non è vero! Sono brava!” Shun sbuffò poco convinto. Spike
seguiva divertito il battibecco tra i due ragazzini, ma era anche impaziente di
vedere con i propri occhi quello che sognava Buffy. Ranze si posizionò a lato
del letto e alzò le mani sopra la testa e poi prese a declamare un incantesimo.
“Erartne ossop, asucs?” dalla testa di Buffy prese forma
una specie di nuvoletta di colore giallino. Spike sembrava perplesso.
“E adesso che devo fare?”
“Entrare qui.” Disse Ranze convinta “adesso ti mostro
come.” Si avvicinò alla nuvola e…tirò giù una zip! Spike per poco non crollava
per la delusione.
“Tutto qui? Una zip? Io mi aspettavo qualcosa di più forte…
che ne so, l’entrata di una cripta, un portone di legno massiccio… il coperchio
di una bara, ma una zip!?!?!”
“Ehm… scusa….” Disse Ranze.
“Fa nulla. quindi adesso vado la e vedo i suoi sogni,
giusto?” lei annuì. “Bhe allora meglio andare… non vorremmo mica far aspettare
una signora, no?” Aprì la zip e si ritrovò immerso nell’oscurità. Neppure la
sua vista da vampiro lo aiutava. Evidentemente Buffy era in fase di non sogno.
Poi sentì urlare: era un suono straziato e vide Buffy mentre si gettava nel
portale demoniaco aperto da Glory. Rivedeva la sua morte, per questo ogni notte
piange. Pensò Spike. Sognava il Paradiso, la sua beatitudine, che le veniva
strappata via dalla voce amica di Willow. E la sua disperazione nel rivivere di
nuovo. Stava annegando, la sua Buffy, in un minaccioso lago nero e lei non
riusciva ad avere un solo appiglio per restare a galla. Spike non ci mise molto
a capire che quello doveva essere la sensazione che lei provava ogni minuto
della sua giornata. ‘Devo aiutarla! Ma come?’ La voce di Ranze le giunse in
soccorso: lui poteva interagire, solo che non voleva essere così spudorato da
farsi scoprire, altrimenti il paletto nel cuore non glielo avrebbe tolto
nessuno. La notte precedente le aveva parlato, perché non ci riprovare, magari
in versi. ‘Sì, farò così, ma niente poesie. Conosco la canzone giusta!” Spike
prese coraggio e con voce bassa cominciò a cantare:
TAKE MY HAND
YOU KNOW I’LL BE THERE,
IF YOU CAN I’LL CROSS
THE SKY FOR YOUR LOVE,
FOR I HAVE PROMISED FOR
TO BE WITH YOU TONIGHT
AND FOR THE TIME THAT WILL COME.
TAKE MY HAND
YOU KNOW I’LL BE THERE,
IF YOU CAN I’LL CROSS
THE SKY FOR YOUR LOVE
AND I UNDERSTAND
THESE WINDS AND TIDES,
THIS CHANGE OF TIMES
WON’T DRAG YOU AWAY
HOLD ON, HOLD ON TIGHTLY,
HOLD ON AND DON’T LET GO
OF MY LOVE.
THE STORM WILL PASS
IT WON’T BE LONG NOW.
THE STORM WILL PASS
BUT MY LOVE LASTS FOREVER.
AND TAKE MY HAND,
YOU KNOW I’LL BE THERE,
IF YOU CAN I’LL CROSS THE SKY
FOR YOUR LOVE.
GIVE YOU WHAT I HOLD DEAR,
HOLD ON, HOLD ON TIGHTLY
HOLD ON, HOLD ON TIGHTLY.
RISE UP, RISE UP WITH WINGS,
LIKE EAGLES YOU’LL RUN, YOU’LL RUN,
YOU’LL RUN AND GROW WEARY.
TAKE MY HAND, TAKE MY HAND.
HOLD ON, HOLD TIGHTLY.
HOLD ON, HOLD ON TIGHTLY.
THIS LOVE LASTS FOREVER,
THIS LOVE LASTS FOREVER,
TAKE MY HAND
TAKE MY HAND
Prendi la mia mano
Sai che ci sarò
Se tu riuscirai, attraverserò
Il cielo per il tuo amore
Ho promesso
Di esserti accanto questa sera
E per i tempi che verranno
Prendi la mia mano
Sai che ci sarò
Se tu ci riuscirai attraverserò
Il cielo per il tuo amore
Ho promesso
Di esserti accanto questa sera
E per i tempi che verranno
Prendi la mia mano
Sai che ci sarò
Se tu ci riuscirai attraverserò
Il cielo per il tuo amore
Io capisco
Questi venti e maree
Questo tempo di cambiamenti
Non ti porteranno alla deriva
Resisti, resisti
Resisti e non mollare
Il mio amore
Le tempeste passeranno
Non ci vorrà molto
Le tempeste passeranno
Ma il mio amore durerà in eterno
E ora prendimi la mano
Sai che ci sarò
Se riuscirai, attraverserò il cielo
Per il tuo amore
Ti darò quel che ho caro
Resisti, resisti
Resisti, resisti
Alzati e dispiega le ali
Correrai come l'aquila
Correrai instancabile
Prendi la mia mano, prendi la mia mano.
Tieni duro, tieni molto duro.
Tieni duro,tieni molto duro.
Questo amore dura per sempre,
Questo amore dura per sempre,
Prendi la mia mano,
Prendi la mia mano.
(Drowning man- U2- War- 1983)
“Stai bene?” chiedeva Spike a Buffy.
“Sì grazie a te!” rispose lei.
Spike si vide mentre prendeva a baciare
Buffy. ‘non è certo un bacetto tra amici’ pensò lui sogghignando. Buffy nel
sogno era decisamente più intraprendente della realtà, baciava Spike a più
riprese, mentre gli toglieva lo spolverino in tutta fretta. ‘Però, la ragazza
si diverte proprio’ pensava l’infiltrato. Buffy gli strappava letteralmente i
vestiti con foga e lui sembrava non voler fare nulla, fino a quando non si
ritrovò a guardarsi nudo. Lei lo stava accarezzando ovunque, prima di
spogliarsi per lui. Da qui la danza iniziò: c’era una foga estrema in tutti i
gesti che facevano, c’era l’urgenza di sentire il corpo dell’altro sul proprio,
di sentirlo dentro di se, vivo e pulsante. In quel momento Buffy voleva vivere
e lo capiva anche Spike che guardava la scena. Finì tutto come era iniziato,
solo che non si ritrovò immerso nell’oscurità, bensì su una spiaggia di fine
sabbia bianca, con il mare che formava piccole onde che si infrangevano sulla
battigia.
“È grazie a te sai?” si voltò e vide
Buffy. Lei pensava che lui fosse il suo sogno.
“A me?”
“Sì.” Lei sorrise e poi andò a camminare
sulla sabbia. Spike decise di tornare indietro. Uscì dalla nuvoletta ritrovando
Ranze e Shun che discutevano, sussurrando.
“Come è andata?” chiese ansiosa Ranze.
“Diciamo che è stato abbastanza
chiarificatore, piccola.” Rispose calmo lui.
“Non ti ha messo nei guai, vero?”
“No, ragazzo. È andata bene. Ora è meglio se
tornate a dormire, domani avete scuola, no?” i due ragazzi annuirono e uscirono
silenziosamente dalla stanza, lasciando uno Spike pensieroso e anche un po’
eccitato alla vista del sogno di Buffy.
“Forse una capatina in bagno mi farebbe
bene.”
Dawn era sulla torre di Tokyo a guardare
l’immenso panorama che si stagliava sotto di lei. Il cielo era terso e azzurro
come non mai: la pioggia di quei giorni aveva completamente ripulito la città
dallo smog e dalla sporcizia. Ranze arrivò da lei con un bicchiere di coca per
lei.
“Grazie!”
“Prego, è grazie a voi se anche noi
possiamo bere. Di solito alle gite è vietato.”
“Allora sono contenta di essere utile.” Le
due sorrisero insieme. “Qui è incredibile, hai visto che panorama?”
“Sì, è molto bello. Però io non mi eccito
molto per questo… qui sulla torre ci veniamo ogni anno…sembra attirare gli
insegnanti come le api al miele.” E fece una smorfia. Ranze prese a guardare
Shun che stava solo in disparte poco lontano e sospirò.
“Perché non vai da lui?” chiese Dawn che
sapeva tutta la storia tra i due. “Visto tutto quello che vi è capitato in
passato, ormai il vostro legame sarà indissolubile, ti pare?”
“Uhm… forse. Solo che Shun sa tutto di me
e io non riesco a cavargli che poche parole per volte.” Sospirò.
“Forse perché devi essere molto
esplicita.”
“Lui sa quello che provo, glielo ho già
detto un sacco di volte.”
“E chiedergli ‘Mi ami ’?” Ranze avvampò.
“No, no, no… sei matta, sarebbe troppo
audace come mossa… insomma, non si fa…”
Dawn non era per nulla convinta.
“Mio Dio, ma quanti problemi ti fai?
Sembri mia sorella.”
“Anche lei aveva problemi con William?”
“Tantissimi. Non capiva quanto gli voleva
bene, quanto lo volesse. Ci ha messo una vita a capire qualcosa. Non fare lo
stesso errore, così perdi solo del tempo prezioso, che potresti usare in
maniera migliore.” Ranze si alzò di scatto.
“Hai ragione! Adesso vado da lui e gli
parlo!” e si avviò verso il ragazzo ancora solo.
“Ciao Shun. Come va?”
“Al solito. Questa gita è una noia.” Ranze
aveva messo una monetina nel telescopio
della torre e guardava la città sotto di loro.
“Guarda che bello! Si vede casa nostra.”
Lei era euforica, mentre lui continuava a mantenere la sua espressione neutra.
“Pensavo di cercarmi una casa nuova.”
Disse lui alla fine. Ranze lo guardò con sguardo triste.
“Ti sei stancato di noi? Non stai bene a
casa nostra?”
“No, non è questo. Mi sono trovato
benissimo, ma non posso continuare a gravare su di voi. Sono una fonte di
problemi per la vostra famiglia e io non voglio creare altro disturbo.” Ranze
aveva gli occhi lucidi.
“Ti sei stancato di me?” chiese lei in un
sussurro. Shun la guardò sorpresa.
“Ma che dici? Tu non c’entri nulla, stai
tranquilla.” Lei parlò con voce talmente bassa che lui non la sentì
neppure.”Eh, che cosa hai detto, Ranze.”
“Ti piaccio?” Stavolta fu il turno di Shun
per avvampare. Da lontano Dawn seguiva divertita la scena. Quel tira e molla le
era così familiare.
“Ma che domande fai… qui davanti a tutti,
sei impazzita?” disse lui sempre a voce bassa, in modo che i suoi compagni di
classe non sentissero nulla: già da anni si intromettevano nella loro vita. “Ne
possiamo parlare a casa?”
“Già… ti vergogni di me.” e una lacrima
scese.
“No… ma vorrei che le mie cose rimanessero
tali.” Disse lui un po’ alterato. Ranze lo guardò triste e se ne andò via. Dawn
la rincorse verso i bagni.
“Ehi, che è successo?”
“Se ne va da casa!” urlò lei mentre
piangeva.
“Su, non è così grave…vi vedrete lo
stesso.” Disse Dawn dandole delle piccole pacche sulla schiena per tirarla su
di morale.
“Lui se ne va a causa mia… lo so, ne sono
quasi sicura.”
“Te lo ha detto lui?”
“No… lo penso io.” Dawn alzò gli occhi al
cielo.
“Ma allora che ne sai? Magari è solo…non
lo so, ma mica deve essere per forza così.”
“Non voleva parlare. Si vergognava.” Disse
lei singhiozzando.
“Parlaci a casa, ok?” lei annuì. “Vedrai
che le cose si sistemeranno. Tu lo ami e credo che anche lui ami te, solo che
non sa come dirtelo, avrà paura. E poi lo sai che gli uomini sono difficili da
capire. Siamo noi a dover fare la prima mossa, altrimenti aspettiamo invano.”
“Parlami della storia di tua sorella…”
disse Ranze tutto ad un tratto.
“Perché?”
“Amo le storie d’amore a lieto fine… mi
danno speranza.”
“Che cosa vuoi sapere.” Cedette infine
Dawn.
“Da quanto è iniziata?”
“Da circa un anno…lui era veramente
cattivo, aveva provato ad ucciderla un sacco di volte, ma poi a lui è stato
imposto di cambiare. Ha un chip nel cervello che gli impedisce di colpire gli
esseri umani, ma dato che può ancora combattere contro i demoni, si è unito
alla gang. Col tempo ha imparato ad amare Buffy, a proteggerla. Lei non se ne
si accorgeva di nulla, era ancora persa nel suo primo amore, un idillio che si
era spezzato molti anni fa.”
“Oh, povero Spike. E come ha fatto a
conquistarla?”
“Rimanendo con lei sempre, senza
abbandonarla o abbandonarmi.” Lo sguardo di Dawn si perse nel vuoto. “Non dirlo
alla tua famiglia questo. La scorsa primavera, Buffy è morta per chiudere un
portale che io avevo aperto con il mio sangue. Per tutta l’estate io sono
rimasta sola, certo, c’erano gli amici di Buffy a farmi compagnia, a volte, ma
l’unico che non mi abbandonava mai, era Spike. Lui aveva promesso a Buffy che
mi avrebbe protetto e così ha fatto fino a quando non è tornata lei.” Ranze era
sbalordita.
“Ma come ha fatto?”
“È stata la sua amica Willow. Ha fatto un
incantesimo molto potente. Solo che lei non ne è stata contenta. Era in
Paradiso e loro l’hanno strappata da là. Solo lui la capisce e questo mi fa
molto male, perché io vorrei aiutarla, ma non so come fare.” Disse malinconica.
“Mi spiace Dawn.”
“Ma adesso le cose si sono messe meglio,
ne sono sicura. Ti dirò un altro segreto e questo è molto importante. Non sono
sposati, l’ho inventato io per farlo restare e spero che questa loro convivenza
porti dei buoni frutti… magari ti invitano al loro vero matrimonio.” Ranze era
sotto shock, non aveva immaginato che il tutto fosse una bugia, ma poi ci
ripensò.
“Sai, sono sicura che l’amore che provano
l’uno per l’altra non sia fasullo. Ti aiuterò il più possibile per fare in modo
che si mettano assieme! Hai un’alleata, Dawn.” Disse lei trionfante e insieme
sorrisero soddisfatte.
Quando Spike scese per colazione, che in
realtà diventò direttamente una cena, visto che era tardi pomeriggio, si
ritrovò Buffy indaffarata in cucina, mentre cercava di dare una mano con
effetti decisamente disastrosi. Spike riuscì a vedere il piatto che teneva in
mano frantumarsi.
“Oh, signora Sheera, mi spiace. Adesso
pulisco.” E spostandosi fece cadere un bicchiere dal tavolo. Spike rise.
“Lascia perdere, Cacciatrice, prima di
distruggere tutta la casa.” Fece spostare Buffy lontano dalla zona critica e
cominciò a raccogliere i cocci sparsi per terra.
“Grazie William. Magari, cara, è meglio se
siedi tranquilla. Grazie lo stesso per il tuo…ehm, aiuto.” Disse la signora.
Spike guardò Buffy mettere il broncio e
sedersi su una sedia li vicino. Decide di fare la sua prima mossa…cominciò a
canticchiare una canzone.
“Take
my Hand, you Know i’ll be there, if you can, i’ll cross the sky for your love…”
Come se niente fosse guardò la cacciatrice, che aveva uno
sguardo sorpreso dipinto sul viso. ‘Forse, forse se lo ricorda il sogno.’ E
continuò come se nulla fosse “For I have promised for to be with you tonight and for the
time that will come.” Si interruppe. “Qualcosa non va, Buffy?”chiese lui con
tono innocente.
“No, tutto bene… solo che questa canzone… si insomma, mi
sembra di averla già sentita.” Rispose lei.
“Ma davvero? Che curioso…” e dentro di se sghignazzava.
“Già. Senti, che cosa facciamo oggi? Che ne dici se dopo
andiamo a fare un po’ di ronda assieme?”
“Ronda? Vuoi lavorare anche qui?” chiese stupito.
“Sì, mi sento arrugginita. Allora, andiamo?”
Si avviarono verso il più vicino cimitero: Buffy aveva
chiesto informazioni ai coniugi Eto che l’avevano istruita. Non riusciva a
capire perché la notte la attirava tanto. Adesso poteva stare tranquilla in
casa a chiacchierare o anche solo a dormire, invece passeggiava tra quelle
strane lapidi a cercare qualcosa che non c’era: la sua vita. Sospirò
profondamente.
“Qualcosa non va, passerotto?” chiese Spike che la
osservava costantemente.
“Tutto tranquillo, fin troppo. Qui non c’è un solo vampiro,
a quanto pare il Giappone non è il loro territorio di caccia. Che fortuna!”
disse lei sarcastica.
“Vorrà dire che farai gli straordinari quando tornerai a
Sunnyhell.”
“Su questo non c’è nessun dubbio.”
“Guarda là che bel tempio, ti va di darci un’occhiatina?”
chiese Spike.
“Non pensavo ti interessassi di arte e architettura.”
“Bhe, sai… quando stai con una pazza per un centinaio di
anni, devi trovare il modo di passare il tempo. Mi piaceva girare per le città
e vedere le cose quando i turisti dormivano. E possiamo farlo anche noi adesso.
Dai, vieni.” Presero a salire una enorme scalinata, che terminava con un
imponente arco su cui erano incisi degli ideogrammi, che loro non capirono.
Vicino c’era, a beneficio dei visitatori stranieri, un piccolo cartello.
“Tempio Rakanji. È un tempio buddista.” Spiegò Spike.
“È molto grande.” Analizzò lei e lui non potè che annuire.
Davanti a loro si stagliava un edificio ad un solo piano,
con il tipico tetto a pagoda. Le ali laterali del tetto alzavano le punte verso
l’alto. A tenerlo su, ci pensavano delle colonne rosse che attorniavano tutto
il palazzo. Il portone era ovviamente chiuso, data l’ora tarda. Sui pannelli
che coprivano i muri erano disegnate scene della vita del Buddha. Tutto intorno
c’era un grande giardino molto ben curato dai bonzi del tempio. Lanterne di
carta illuminavano tutta la zona e, leggermente distante da dove si trovavano,
c’era un piccolo altare dove ardevano alcuni incensi che spandevano il loro
aroma nell’aria. C’era un cartello anche qui per chi non capiva il giapponese e
Spike lo lesse ad alta voce.
“Questo è un altare votivo. Per pregare gli Dei battere tre
volte le mani e poi, tenendole giunte, parlare con loro con cuore aperto.
Finita la preghiera battete ancora tre volte le mani. Per chi volesse, gli
incensi costano 150 Yen. Grazie.”
“Quanto sono 150 Yen?”
“Circa un dollaro e mezzo. Però, costicchia un incenso. Con
questi soldi mi compro un intero pacco di bastoncini.”
“Stai zitto. In fondo siamo in Giappone, qua costa tutto
caro e dammi un po’ di soldi.”
“Vuoi pregare?” chiese Spike stupito. Sapeva che lei
portava la croce al collo, ma non l’aveva mai vista andare a messa, pensava che
tenesse il crocefisso solo come protezione.
“Sì. Dai, farò in fretta.” Spike gli passò qualche monetina
rotonda con il buco nel centro e lei le fece cadere nella cassettina delle
offerte, prese un bastoncino di incenso e lo accese. Una scia di fumo iniziò a
salire verso l’alto. Buffy battè i palmi delle mani tre volte, per far sentire
la sua presenza agli Dei, e tenendo le mani giunte iniziò la sua preghiera.
‘Non so se questa cosa funzionerà, ma io ci provo. Chiunque
sia lassù mi aiuti. Mi sento persa, mi sento un corpo alla deriva, datemi
qualcosa a cui possa aggrapparmi. Vorrei potermi sentire viva ancora, come
quando stavo nella cripta di Spike a Sunnydale. Fate in modo che lui non mi
lasci mai, per favore.’ Battè ancora le mani e si avvicinò al vampiro che,
lontano, si era acceso una sigaretta.
“Tu non vuoi dire una preghiera, Spike?”
“Ehi, io e le figure istituzionali mistiche non andiamo
molto d’accordo. Ti ricordi che sono un vampiro, vero?”
“Ogni tanto tendo a dimenticarlo. Hai perso un po’ il tuo
tocco.” Disse lei prendendolo in giro.
“Perso il mio…tocco? Non è colpa mia! Non ho chiesto io di
avere sto chip nel cervello. E comunque non ho perso nulla… vuoi vedere?” E,
veloce come un gatto, la prese per la vita attirandola a se.
“Ma cos…” fu zittita immediatamente dalle labbra fredde si
Spike che si posarono sulle sue. Era un bacio molto dolce, niente foga, solo
labbra contro labbra, una lievissima carezza della lingua del vampiro prima di
staccarsi.
“Il mio tocco è sempre perfetto.” disse lui con stampato in
faccia un sorrisetto diabolico. Lei lo guardava senza parola, praticamente sciolta
da quel gesto. Dopo Angel aveva provato decine di baci, sia con Parker che con
Riley, ma nessuno dei due l’aveva mai coinvolta così tanto come aveva fatto
Spike con un solo casto, puro, bacio. Era strabiliata. Lui inclinò la testa di
lato, gesto che faceva sempre quando non capiva bene cosa succedeva, e lei
sospirò vedendolo così. ‘È troppo sexy. Quanto vorrei…’ Non sapeva se lui
leggesse la mente o cosa, fatto sta che Spike riprese a baciarla e lei si
aggrappò a lui come se fosse la sua sola ancora di salvezza. Qualcosa esplose
nel cuore di Buffy Summers in quel momento, qualcosa che la portava verso i
confini più remoti di un piacere sconosciuto. Lo stesso calore che aveva
provato svegliandosi dal sogno di quella notte, quando Spike l’aveva salvata
dal lago nero e aveva cantato per lei mentre facevano l’amore, perché quello,
lei sapeva, era amore, anche solo nel sogno, non era solamente una scopata
selvaggia. Quel secondo bacio la stava portando via lontano, non era più Buffy,
Vennero distolti dalla loro dolce occupazione a causa di un
rumore che proveniva dallo stagno. Si staccarono uno dall’altra guardandosi
intensamente, per poi dirigere lo sguardo all’acqua. Quello che videro li
paralizzò un attimo. Dal laghetto era uscito un piccolo demone verde. Era alto
poco più di venti centimetri, aveva le dita semi palmate, occhioni grandi e
scuri e sulla testa aveva una specie di corona di pelle verde chiaro. Quando la
creatura li vide abbracciati parlò.
“Scusate… non volevo disturbare, non pensavo ci fosse
qualcuno.” Aveva una vocina stridula.
“Ma quale disturbo… figurati.” Disse Buffy, staccandosi
immediatamente da Spike, che si accese un’altra sigaretta per evitare di dire
qualcosa di poco elegante. “Chi sei?”
“Nessuno di importante. Allora, tu sei la cacciatrice…
avevo sentito arrivare il tuo potere, ma non pensavo di conoscerti sul serio.
Per i demoni giapponesi sei una specie di leggenda. Io mi chiamo Kiero e sono
un Kappa di palude. Non faccio del male a nessuno… in un certo senso proteggo
questo tempio. Non sono solo, ma gli altri preferiscono starsene rintanati fino
a quando serve.” Disse lui sorridendo. La bocca attraversava tutto il viso.
“Bene, posso tornare indietro… la mia era solo curiosità. Vi prego ancora di
scusarmi.” E fece un profondo inchino, prima di rigettarsi nell’acqua scura.
Buffy era allibita.
“Sono diventata un’attrattiva turistica ora?” chiese lei a
Spike.
“A Sunnydale ti conoscono tutti, ma qui… forse sì!” rispose
lui alterato.
“Che c’è?”
“Nulla. andiamo a casa? Tra un po’ sorge l’alba e io non ho
voglia di diventare cenere troppo presto.” E cominciò ad avviarsi verso casa.
‘Sarà arrabbiato perché non voglio continuare da dove
abbiamo interrotto… ma non posso…non dovremmo aver neppure pensato di baciarci
e… perché mi invento tutte queste scuse?’ E lo seguì veloce. Vedeva chiaramente
che lui era arrabbiato, quindi, per farsi perdonare, gli prese la mano tra la
sua e camminarono per le strade illuminate a giorno dai negozi come una felice
coppia. Lui inizialmente si era stupito di questo gesto così inusuale da parte
di Buffy, ma poi decise che era meglio evitare qualsiasi commento e continuare
come se nulla fosse. In fondo quello era uno splendido contatto, cosa che non
avrebbe mai immaginato fino a qualche giorno fa.
Si fermarono in un piccolo baracchino e a gesti ordinarono
qualcosa da mangiare. Dopo cinque minuti si ritrovarono con una strana omelette
in mano, stracolma di cose e con la salsa di soia che colava.
“Tu hai idea di cosa sia?” chiese Buffy a Spike, ma lui
negò. Lei si voltò verso il negoziante e parlando molto piano glielo chiese.
“Che. Cosa. È. Questo?” il negoziante fece un enorme
sorriso e rispose.
“Okonomiyaki.”
Mangiarono con voracità e lo trovarono abbastanza buono.
“Preferisco un hot dog, ma visto che siamo qui,
adattiamoci.” Disse lei.
“Comincio ad essere un po’ stanco… andiamo dai.” E la
abbracciò, avviandosi verso la loro dimora.
Erano passati quattro giorni da quando erano arrivati in
Giappone. Dopo il bacio al tempio, Spike e Buffy non avevano avuto più nessun
incontro ravvicinato tra di loro. Lui non era neanche rientrato nei suoi sogni,
ormai non gli serviva vederli dal vivo per capirli, gli bastava vegliarla per
capire quello che le succedeva. Doveva ammettere da quando lui era entrato la,
lei sembrava più tranquilla, però rilasciava sempre gli stessi gemiti sommessi
e lui ridacchiava piano.
Quel pomeriggio aveva deciso di uscire con le due gemelle
siamesi nippo-americane: aveva voglia di passare un po’ di tempo con la sua
Briciola preferita e se poteva anche stuzzicare quel moccioso di Shun, non si
sarebbe perso l’occasione.
“Allora, Briciola, dove mi volete portare?” le due ragazze
si guardarono e sorrisero.
“Vieni, destinazione Shibuya.” E lo presero per mano
tirandolo verso il vero quartiere dello shopping giovanile.
I neon della strada brillavano violenti, rendendo il
vampiro più pallido del solito. Molta gente si voltava per additarlo: era
difficile che per Tokyo si vedesse girare un uomo con gli occhi così belli e quell’aria da strafottente. Ranze era
eccitatissima per quello. Lo portarono fra negozi di vestiti e bigiotteria:
erano come impazzite.
“Guardate questo top! È splendido.”
“E questo anellino?” Spike si divertiva di più a guardare
la gente intorno a lui. Il quartiere era popolato soprattutto da adolescenti:
ce ne erano di tutti i tipi. Nerd, cool, dark. Ragazzi con I
roller-blade e ragazze con le zeppe alte. I colori dei capelli variavano per
tutto lo spettro del visibile: rosso, viola, blu, verde, arancio…tutti.
“Quelle sono le Gals.” Spiegò Ranze “Sempre vestite alla
moda, con gli accessori di ultima tendenza.” Spike annuì.
“Sarebbero un pasto mica male!”
“Spike!” Esclamò Dawn.
“Che c’è? Big Bad, ricordi?” Disse lui. La ragazza sbuffò.
“Allora il grande
cattivo ci offre un Takayaki!” disse Dawn.
“Un cosa?”
“È una specie di
biscotto ripieno di marmellata di fagioli rossi.” Spiegò Dawn da brava maestria.
Trovarono un piccolo chiosco e Spike pagò per tre Takayaki a forma di pesce.
“Siete contente
ora?” chiese lui tra un boccone e l’altro.
“Sì, sapevo io
che abbiamo fatto bene a portarti con noi!” esclamò Dawn. Lui fece una smorfia.
“Quindi sono qui
solo per il portafoglio.” Era una constatazione più che una domanda.
“No!” disse Ranze
“Ti volevamo con noi perché sei molto simpatico. E poi con te vicino non ci
disturberà nessuno.”
“Il
vampiro-oggetto!” E risero insieme. Le due ragazze si guardarono e fecero un
segno d’intesa.
“Parliamo di cose
serie, Spike.” Disse determinata Dawn. Lui fece un’espressione strana. “Devi
muoverti! Se torniamo a Sunnydale senza che tu abbia conquistato Buffy, sarà la
fine.” Lui sgranò gli occhi per la sorpresa.
“Dawn, stai zitta
o potrebbe capire qualcosa.” Disse Spike facendo un segno verso Ranze che
sorrideva tranquilla.
“Sa già tutto! A
casa lei tornerà di nuovo apatica e scontrosa, mentre qui puoi giocartela. Noi
ti aiuteremo!” c’era determinazione nella voce.
“Voi due? E come
farete? Siete due bambine, ancora.” Dawn gli diede un cazzotto sulla spalla.
“Non siamo
bambine, abbiamo già 16 anni!”
“E io 148. Siete
bambine!”
“Saremmo anche
bambine, ma sappiamo cosa devi fare per avere Buffy!”
Quella porta ossessionava Buffy da quando l’aveva vista e
ora l’avrebbe varcata: voleva sapere che
cosa l’aspettava in futuro. Era il giorno migliore: Spike era uscito con Dawn e
Ranze e lei era sola. Una parte di lei temeva di vedere qualcosa che non le
sarebbe piaciuto, eppure…una fiammella ardeva nel suo cuore, la speranza di
vedersi felice. Come entrò nella “stanza”, si ritrovò a Sunnydale. Era notte ed
era in cimitero. Si guardò attorno per capire qualcosa. Tra le lapidi vide
aggirarsi una figura con un paletto in mano: era lei e non sembrava felice.
Restò a guardarsi da lontano, mentre polverizzava due vampiri decisamente
deboli. Vide che stava tornando verso casa e si seguì veloce, ma
“Ehi Buffy, com’è andata stasera?” chiese Xander.
“Bene, due vampiri e basta.” Rispose lei.
“Fantastico. Vieni al Bronze con me e Tara?” fu Willow a
parlare stavolta.
“No…non me la sento. È meglio se torno a casa a dormire.
Sono un po’ stanca.”
“Fai bene. Io, invece, è meglio se torno a casa con queste
fragole, o Anya mi uccide. Queste voglie sono tremende.” E le altre risero con
lui.
‘Quindi Willow e Tara stanno di nuovo di nuovo insieme e
Xander e Anya stanno per avere un figlio. Ma allora perché io sono così poco contenta?’
I suoi amici la lasciarono di nuovo sola. A casa si buttò direttamente sul
divano. Buffy del presente si accorse di poter passare gli oggetti, quindi
entrò in casa senza essere vista. Dalle scale scese una Dawn tiratissima,
pronta per uscire.
“Anche stasera te ne stai qui?” chiese lei alla Buffy del
futuro.
“Sì, non ho voglia di uscire, sono stanca. Tu dove te ne
vai?”
“Adesso passa Andrew a prendermi. Dove vuoi che andiamo? Al
Bronze, è l’unico locale decente che c’è in città!” sbottò Dawn.
“Ok, ma dì al tuo ragazzo che ti riporti a casa per l’una,
non più tardi.” Disse Buffy.
“Va beeeeene.” Rispose Dawn docile. Poi riprese più sicura.
“Quando tornerai ad uscire? È passato abbastanza tempo da quando lui… non c’è
più. Lo sai che non sopporterebbe vederti così.” Due grosse lacrime scesero
sulle gote di Buffy.
“Lo so, ma è più forte di me. Non riesco a sopportare di
vivere mentre lui è diventato polvere per salvare me. Non doveva finire così…
eravamo finalmente felici.” E scoppiò in lacrime con Dawn che la abbracciò per
infonderle coraggio.
“Lo so, Buffy, ma morire di inedia un giorno dopo l’altro,
non lo riporterà indietro.” Dall’esterno si sentì suonare un clacson: il
ragazzo di Dawn era appena arrivato.
“Vai. Andrew ti aspetta.”
“Se hai bisogno di me, lo mando al Bronze da solo.”
“No, tu hai diritto di divertirti. Muoviti.” E la sorellina
uscì, lanciandole un’occhiata colma di tristezza.
“Oh, Spike, perché mi hai lasciato?” gemette sommessamente.
“Oh mio Dio… che orrore.” Disse piano Buffy.
‘La mia vita sarà terribile ‘ e crollò in ginocchio davanti
alla porta.
“È stato orribile, vero?” la voce fece alzare lo sguardo a
Buffy. La signora Lara la guardava
intenerita. “Succede tutte le volte, sai.” Buffy non capiva. “Vedi,
quella porta non ti fa vedere il futuro, ma solo quello che potrebbe accadere.
Quella stanza rispecchia i nostri desideri e le nostre paure, specie quelle più
profonde.” Buffy si alzò e la guardò.
“Quindi, quello che ho visto non accadrà mai?”
“Non è detto. Qualcosa può succedere, ma devi ricordarti
che sei tu a costruire il tuo futuro, non altri.” La ragazza sospirò di
sollievo. ‘Spike non mi lascerà ‘.
Tornò di sopra, anche se era ancora un po’ scossa per
quello che aveva visto e per la sua reazione. Perché l’idea di Spike morto la
turbava così? In fondo lei doveva ucciderlo, non preoccuparsi per lui. La
vicinanza con il vampiro le stava facendo molto male… doveva toglierselo dalla
testa, ma il suo proposito crollò miseramente quando Spike rientrò, seguito da
Dawn e Ranze. Buffy si alzò veloce come una scheggia dal divano dove si era
seduta e abbracciò con foga uno Spike quanto meno allibito.
“Ehi, se fai sempre così, esco più spesso.” Questo riportò
Buffy sulla Terra.
“Ehm… scusa.” E scappò via, lasciando tutti i presenti a
bocca aperta, tranne la vecchia Lara, che aveva capito qualcosa.
‘Buffy, cosa hai fatto? Non dovevi togliertelo dalla mente?
Gli sei saltata addosso! E ammettilo, ci saresti rimasta fra le sue braccia. Ma
che mi prende?’
Spike entrò nella loro stanza per vedere se andava tutto
bene: Buffy che lo abbracciava era una cosa decisamente inusuale.
“Cacciatrice, tutto ok?”
“Eeee… certo!” disse lei con stampato in volto un finto
sorriso. Lui fece una smorfia per farle capire che non ci credeva proprio.
“Evita le balle. Allora, cosa c’è? E non mi dire niente,
perché se tu mi abbracci in questo modo… o sei sotto un incantesimo o stai
male!” finì lui tranquillo. Buffy mise il broncio.
‘Perché deve sempre pensare male di me? Solo perché qualche
volta non l’ho trattato benissimo. E allora lui, che voleva uccidermi un sacco
di volte? Io che dovrei pensare… ok, il confronto regge poco.’ Continuava a
rimuginare.
“Ehi, ti sei persa?”
“Io… sono andata in cripta e sono andata nel futuro… ho
visto cose terribili, Spike.”
“Mi spiace, passerotto.” Le disse lui. Buffy notò che Spike
aveva in mano una grossa borsa.
“Che cos’hai in quella borsa?” chiese Buffy curiosa. Spike
cercò di nasconderla dietro di sé, con scarsi risultati.
“E va bene… tieni, questo è per te.” Buffy trovò
all’interno una scatola con un bel fiocco rosso. Negli occhi passò un lampo di
gioia. “Aprilo” la esortò lui. Buffy aprì il pacco con furia e trovò un
bellissimo abito di colore blu come gli occhi di Spike. Il vestito era di
splendida seta, leggero come una nuvola e sulla gonna erano cuciti splendidi
ricami argentati.
“Oh mio Dio… Spike, è splendido! Ma perché?”
“Un marito non può fare un regalo alla sua bellissima
moglie?” chiese lui con un sorriso e lei arrossì. “Fatti una doccia e
mettitelo, stasera ti porto a cena fuori.” E uscì dalla stanza lasciandola a
bocca aperta.
‘Oh cielo, io e Spike usciamo per un appuntamento? Mi sento
emozionata come una dodicenne…Ok, doccia.’ E si fiondò in bagno per prepararsi.
Intanto anche Spike si stava cambiando. Aveva usufruito
della doccia degli Eto. Quel pomeriggio Dawn e Ranze gli avevano fatto spendere
l’ira di Dio per il vestito di Buffy, era un modello di Valentino, ma doveva
ammettere che ne sarebbe valsa la pena. Le due ragazze gli avevano detto che
quel vestito aveva lo stesso colore dei suoi occhi e che sarebbe stato
benissimo a Buffy. A lui interessava di più vederla senza l’abito, ma alle due
minorenni evitò di dirlo. Gli avevano fatto comprare anche uno smoking per lui,
completo di cravatta. Odiava vestirsi elegante, ma al ristorante, dove aveva prenotato
Ranze quella mattina, era d’obbligo. Quelle due signorine avevano proprio
pensato a tutto. Si ingellò i riccioli ribelli ed era pronto per uscire. Era
atteso da Dawn, Ranze e Shun che, suo malgrado, era stato messo in mezzo.
“Stai benissimo, Spike.” Disse Dawn entusiasta.
“Grazie Briciola.” Rispose lui.
Scese Buffy e se il suo cuore di Spike fosse stato ancora
vivo, sarebbe morto in quel momento. Lei scese dalle scale lentamente, il vestito
le cadeva perfettamente, con la gonna che le arrivava alle caviglie con uno
spacco laterale da vertigine. Due sottili spalline tenevano su il tutto e Spike
si immaginò di levarle via per poi avventarsi sul suo seno. Buffy teneva i
capelli sciolti, al collo portava una sottilissima catenina con un ciondolo a
forma di stella: il crocefisso non era un gadget molto adatto se stai andando
ad un appuntamento con un vampiro. Si era truccata molto poco, solo un po’ di
mascara per allungare le ciglia e del lucidalabbra. Spike le aveva regalato
anche un bellissimo paio di scarpe blu con un tacco vertiginoso.
“In una sola parola, sorellina, sei spettacolare.”
“Grazie Dawn. Allora, andiamo?” Spike sorride e le porse il
braccio , che lei prese molto volentieri.
“Divertitevi!” urlò Ranze.
In taxi restarono in silenzio, mentre il tassista parlava
per tutti e tre, senza aver capito che loro non sapevano una sola parola di
Giapponese. Arrivarono al “Vampire in Question” in poco tempo e non dovettero
fare nessuna fila per entrare. Un cameriere li fece accomodare, accendendo una
candela al centro del tavolo. Il ristorante era molto carino, i muri erano
dipinti con una tinta color giallo pastello, luce soffusa, musica dolce. Buffy
si sentiva al settimo cielo.
“Allora, mi vuoi dire che cosa hai visto nel tuo futuro?”
Chiese infine Spike, mentre aspettavano di essere serviti. Lei fece una
smorfia.
“Diciamo che non è stato bello, ma la signora Lara mi ha
detto che quello che ho visto non era del tutto reale. Quindi non parliamone
più, ok?” lui annuì tranquillo.
“E di cosa parliamo, allora?
“C’è una cosa che mi ha sempre incuriosito di te.” Disse
Buffy.
“Cosa?”
“Tutto questo. Insomma, chip a parte, tu adesso dovresti
essere a svaligiare una banca del sangue a strafogarti di…che ne so, 0
negativo, invece sei qua a mangiare cibo umano con me.”
“E la cosa ti sembra così strana?”
“Certo. Tu non dovresti mangiare no?” Lui fece un piccolo
sorriso.
“Sono sempre stato una buona forchetta. Io vivo di sangue,
è quello che mi tiene in vita, ma questo non significa che non sappia
apprezzare il buon cibo.”
“Credevo che ai vampiri non piacesse. Angel non l’ho mai
visto con qualche cosa in bocca.” Inizialmente Spike aveva serrato la mascella
a sentirla nominare Angel, però alle ultime parole della ragazza, gli venne da
sorridere maliziosamente, tanto che Buffy si imporporò leggermente. “Comunque
dovevo capirlo che eri diverso da quando ti ho visto bere cioccolata calda in
cucina con mia madre.” E rise piano, mentre anche lui si univa a lei.
Arrivò il vino: era di un colore rosso rubino e brindarono
assieme. Fu Spike a riprendere il discorso.
“Non è che ad Angel non possa piacere il cibo… è che lui
non vuole farselo piacere. Ne andrebbe della sua immagine di espiatore dei
peccati dell’Angelus.”
“E tu non devi espiare nulla, William?” chiese Buffy con
tono deciso, come se sapesse già la risposta.
“Io non ho l’anima per espiare niente. Uccidere mi piaceva
e lo facevo anche bene e tu lo sai. Adesso ha perso un po’ della sua
attrattiva, lo devo ammettere.” Rimasero un po’ a guardarsi in silenzio.
“Com’è essere senz’anima? Com’è essere un vampiro?” chiese
lei a voce bassissima, quasi in un sussurro. Lui la fissò sorpresa.
“Perché ti interessa?”
“Vi uccido da sei anni e di voi non so niente, cosa provate,
cosa volete ecc. ecc. Ero solo curiosa.” Spike sapeva che quella non era la
sola ragione, ma lei non avrebbe ancora detto niente, anche se una parte di se
aveva intuito che cosa voleva la ragazza.
“Che ti devo dire… ti senti libero, senza nulla che ti possa
fermare. Come già ti dissi, morire mi ha fatto sentire vivo per la prima volta.
I sentimenti non ti abbandonano, diventano solo più oscuri e profondi. Senti
dentro un uragano di sensazioni diverse e potenti.” Lei ascoltava rapita, con
gli occhi splendenti. Spike voleva evitare di parlare di quell’argomento.
“Visto che bel posto? Ranze ha scelto molto bene, sarà il nome!”
“Lo avrà scelto per quello.” Disse lei e poi prese un
respiro profondo. “Grazie per tutto questo.”
“Figurati.” Arrivarono le prime ordinazioni e per un po’
non parlarono, concentrandosi solo sul cibo. Gli altri commensali li
guardavano: una coppia di stranieri biondi, uno più bello
dell’altra…decisamente inusuale.
“Buono questo…cos’è questo?” chiese Buffy.
“Credo si chiami Udon…prossimo giro voglio sushi.”
“E io tempura. Sai, sono molto contenta di essere qui.
Nessun ragazzo mi aveva portato fuori a cena. Angel non mangiava, e Riley era
troppo preso con l’Iniziativa…non parliamo poi di Parker!”
“Wow, ho una ‘prima volta’ della Cacciatrice, anche se non
una delle più eccitanti.” Disse lui ammiccante.
“Spike!” e lui scoppiò a ridere.
Continuarono a chiacchierare complici per tutta la durata
della cena, interrompendosi solo per mangiare. Mentre aspettavano il dolce,
Spike fece scivolare la sua mano sopra quella di Buffy e gliela strinse nella
sua e lei non si sottrasse, anzi la spostò per poter intrecciare le sue dita
con quelle di lui. Arrivò il gelato e lui, per non staccarsi da lei, prese il
cucchiaino con la sinistra muovendosi un po’ impacciato. A lei venne da
sorridere per quel gesto così tenero. ‘Dio Buffy, sei messa proprio male…sei
proprio cotta di lui.’ E sospirò.
“Tutto bene, raggio di sole?” chiese lui con un po’ di
preoccupazione.
“No, Spike, tutto perfetto.” e gli donò un sorriso a
quaranta denti smaglianti, che lasciò Spike, incredibilmente, senza parole.
Dalla sala da ballo, provenne una dolce musica.
“Vuoi ballare, Buffy?”
“Abbiamo mai fatto altro, Spike?” e sorrise. “Certo che
voglio ballare.” I due biondi si posizionarono in pista, abbracciandosi
stretti. Buffy teneva il viso appoggiato sul torace di Spike, le mani
intrecciate dietro il suo collo. Nonostante Spike fosse morto, lei sentiva come
se un potente calore provenisse da lui per poterla riscaldare. ‘Sono viva, con
lui sono perdutamente viva.’
Spike inspirava a fondo il profumo dei capelli di lei
sentendosi irrimediabilmente innamorato. Averla fra le sue braccia gli dava una
sensazione di pienezza, come se il vecchio William che albergava in lui,
riuscisse a convivere con il demone Spike. Ovviamente non gli era mai successo
prima: Dru lo amava solo in versione demone, niente amore di William. Invece
Buffy faceva un bel mix. Le fece fare una piccola piroetta per poi farla
tornare ferma tra le sue braccia: a quel punto la baciò leggermente sulle
labbra.
“Stanotte sei ancora più bella del solito,
Cacciatrice. Sei una Dea.” Lei farfugliò qualcosa, senza che lui capisse
nessuna parola. Alzò il sopracciglio sfregiato per farla continuare. “Buffy?”
“Andiamo a casa? Voglio stare con te.” Lui
non se lo fece ripetere, pagò il conto e si avviarono verso la casa degli Eto,
mano nella mano, con parecchie idee su cosa fare quella notte.
Arrivati a casa, presero a passeggiare nel buio giardino. Volevano
evitare di chiudersi subito in una stanza. Ogni tanto si abbracciavano, si
baciavano, approfondivano la loro conoscenza dei corpi. Si sentivano
perfettamente bene, appagati fino in fondo della loro presenza, peccato che
Spike rovinò tutto.
“Allora, la mia Cacciatrice mi vuole.”
“Cacciatrice…” ‘Si, io Buffy sono la cacciatrice, lui è un
vampiro… non possiamo… tutto questo è sbagliato!” e nel cuore prese a gravarle
un’enorme tristezza. Spinse via Spike con un pugno molto forte che lui non si
aspettò.
“Si può sapere che ti prende? Prima sei lì tutta calda che
mi baci e mi strappi i vestiti e poi mi prendi a pugni? Ma sei fuori?”
“Ehi, qui Cacciatrice, lì vampiro. Non si può!” urlò lei.
“Allora continuerai a sognarmi durante la notte? E a
bagnarti, ovviamente.” Sputò lui e Buffy arrossì.
“Ma come…?” balbettò.
“Come faccio a saperlo? In queste notti passate con te, ti
ho osservato, sia quando piangevi che quando gemevi e guarda caso, nel secondo
caso, dici sempre un solo nome: il mio! Tu mi vuoi passerotto e io lo sento.” E
mimò l’atto di annusare l’aria.
“Smettila… io non pensavo a te. Io…pensavo a Giles, sì! La
sua intenzione di partire mi ha scombussolato.”
“Ho sempre immaginato che fra voi due ci fosse qualcosa.”
Esclamò Spike.
“Che cosa…oh no, Eeek. Ti prego! Tra noi, Spike, è stato
tutto un errore. Dimentica!” e fece per andarsene, ma Spike le corse dietro .
“Un uomo può cambiare!” le disse con voce rotta
dall’emozione.
“Tu non sei un uomo! Sei una cosa, molto sexy, ma non sei
vivo.” Lui rise, una risata fredda e priva di gioia.
“Io sarò un non-morto, ma sono sempre più vivo di te!” a
queste parole Buffy crollò e dalle palpebre scesero fiumi di lacrime. “Oddio…
non piangere… lo sai che non lo sopporto. Dai Buffy!” e la abbracciò. Dopo un
po’ lei si staccò e, prendendolo per mano, cominciò a camminare per il giardino
degli Eto. La casa era completamente immersa nell’oscurità.
“Scusa.” Iniziò Buffy. Spike era allibito. ‘lei che si
scusa? Da quando?’
“Non avrei dovuto
dire quelle cose, io non penso tu sia un cosa.”
“Wow, tutta questa sincerità, da dove arriva?”
“Non lo so…mi sento così…mi sento di doverlo fare.”
“Incantesimo?” chiese lui allarmato, ma lei rise.
“No, niente incantesimo. È una cosa che mi sento di fare. Basta
bugie, a breve torneremo a casa e io voglio stare bene. Quindi ora, a costo di
fare un monologo, io parlo e tu stai zitto, intesi?” lui annuì. “Ok, hai
ragione su tutta la linea. In questi mesi ero solo un corpo che camminava.
Essere strappata dal Paradiso mi ha fatto perdere la voglia di vivere. Io ora
sento solo di voler morire. Non c’è niente che mi tenga legata qui, eccetto una
persona: tu!” si bloccò per godersi meglio l’effetto delle sue parole. In
effetti Spike si ritrovò con la bocca aperta e gli occhi sgranati.
“Ma sei fuori?” boccheggiò lui.
“No, è la verità. Quando sono tornata, il mondo per me è
stato spento, andavo avanti per inerzia, non c’era niente nel mio cuore, solo
cenere. Stavo pensando di farmi uccidere da qualche demone per farla finita.
Eppure, in mezzo a tutta quella desolazione, c’era ancora un piccolissimo pezzo
di brace ardente: i momenti che passavo con te erano il mio solo fuoco. Ho
provato ad estinguerlo, in modo di essere la solita triste e desolata Buffy, ma
non ce l’ho fatta. Tu mi bruci dentro, l’amore che provo per te è quanto di più
vivo possa ricordare, perché tu sei più vivo di chiunque io conosca, perché tu
mi fai sentire viva quando io vorrei solo morire. Sei il mio respiro, sei il
mio sangue, sei la mia anima: sei il mio tutto, William. Io ti amo.”
Spike era allibito: questa era una cosa che non si era
aspettato.
“Ma…come…perché?” ormai era perso, balbettava come un
adolescente innamorato.
“Come, non lo so…ma il perché è presto detto. Sei una
persona odiosa, mi leggi dentro come un libro aperto, dici sempre la verità nel
modo più crudele che tu conosca. Non ti nascondi dietro false moralità come
fanno Xander e Giles. Non hai paura di passare per figlio di puttana perché
degli altri non te ne frega niente. Queste qualità sono quelle che io vorrei
possedere e che invece non ho. Tu capisci la mia oscurità e solo tu ci riesci,
perché, ti giuro, che gli altri non ne hanno la minima idea, credono che il
mondo sia diviso tra il bianco e il nero e per esperienza posso dire che è una
boiata pazzesca. Tu sei l’unica persona che mi completa e che mi fa sentire
bene.” Finì lei.
“Quindi adesso è tutto un ‘vissero felici e contenti ’ tra
noi?”
“No!” Spike ringhiò.
“Come no? Io ti amo e anche tu ami me, lo hai appena
ammesso!”
“E’ vero, ma tra noi non può comunque funzionare!”
“Ti preoccupi per quello che potrebbero pensare gli altri?
È questo?” Lei scosse la testa.
“No, non è per questo. Di quello che loro dicono di noi non
me ne può fregare di meno, ma non posso certo dimenticare che io morirò, mentre
tu no. Questa è una cosa che trascende chiunque.”
“Questo non dovrebbe importarti!”
“Invece sì. Magari tra 10 anni non vorrai più, perché sarò
diventata brutta e rugosa!”
“Avrai trent’anni, Buffy e sarai bella come ora. E poi non
mi interessa del tuo aspetto. Quando dico che ti amo è perché conosco la tua
forza e la tua dolcezza, il buono e il peggio di te. Ti amo perché sei l’unica,
perché sei…un diavolo di donna, Buffy. Non ti lascerò mai e tu lo sai.” Lei
aveva le lacrime agli occhi e annuì. “Ho vissuto con Dru per un centinaio di
anni e non l’ho mai tradita, anche quando lei era malata e non
poteva…soddisfarmi. Sono un tipo…monogamo.” La prese la vita e l’alzò, mentre
lei gli circondava il collo con le braccia, accarezzandogli i capelli.
“Raggio di sole…sei mia e lo sarai per sempre.” La fece
ritornare con i piedi a terra e la baciò. Era un bacio tenero, tra due
innamorati. Le lingue gentilmente danzavano una nella bocca dell’altra, mentre
si abbracciavano sempre di più, in modo che i loro corpi aderissero
perfettamente. Il bacio venne approfondito e le mani presero a muoversi
febbrili. Lei prese a palpargli le natiche sode per poi salire verso la
schiena. Si staccarono solo perché lei doveva ancora respirare.
“Wow, passerotto…questo è stato sbalorditivo!” e la strinse
di nuovo a se, in modo da poterle leccare il collo, dove le vene pulsavano a
ritmo forsennato. Questo lo faceva esaltare ancora di più.
“Spike…” gemette lei “Non…” Lui si irrigidì. “Non qui.
Andiamo in camera, ho una luna di miele da consumare.” Spike sospirò di
sollievo: per un attimo aveva avuto paura che lei ci avesse ripensato e lo
mandasse via a calci nel culo.
Salirono le scale il più velocemente e silenziosamente
possibile: non sapevano perché, visto che in quella casa tutti li credevano
sposati, ma volevano che fosse una cosa il più intima possibile. Per tutto il
tragitto dal giardino alla camera, le loro mani non avevano mai smesso di
cercarsi e di trovarsi, quasi come se l’idea di separarsi potesse diventare subito
realtà. Dovettero, però, fermarsi appena entrati nella stanza: erano allibiti
dal cambiamento che era stato fatto in quelle ore di lontananza.
Il pavimento era cosperso di petali di rosa rossa, petali
posati delicatamente anche sul letto rifatto con un paio di lenzuola di seta
nera, che provocò in Buffy una scarica elettrica. Su ogni superficie possibile
c’erano candele bianche e rosse che spandevano la loro dolce luce in tutto
l’ambiente. Un piccolo bastoncino di incenso rilasciava una dolce fragranza di
rosa nell’aria. Sul comò di Spike c’era anche una bottiglia di vino rosso e
anche una poco romantica sacca di sangue. Gli venne da ridere per il pensiero
simpatico delle due ragazze, perché lui era certo che in quell’opera di
restaurazione c’era lo zampino delle ‘gemelle nippo-americane ‘, come le
chiamava Shun.
“Oh Signore… Spike è splendida.” Mormorò lei facendo vagare
lo sguardo per quello spettacolo.
“Mi sa che devi dire grazie alla tua sorellina. Ma torniamo
a noi…” Spike aveva lo sguardo acceso, ma un piccola vocina dentro di lui si
risvegliò ‘Ricordati la musica. Ti lascio un cd dentro lo stereo, so che le
piacerà.’ Quel pomeriggio Dawn gli aveva dato le dritte giuste. Possibile che
un Maestro Vampiro avesse bisogno dei consigli di una ragazzina? Mah! Trovò il
cd e lesse i titoli: tutte canzoni dolci e romantiche, ma non smielate,
piacevano anche a lui. U2, Dire Straits, Evanescence, Green Day, Police…
insomma un bel pout-pourry di ballate rock. Buffy si preoccupò di chiudere per
bene le tende, in modo che la mattina dopo Spike potesse essere ancora
completamente integro e con lei. Come si girò, se lo trovò davanti e mentre
Dave Graham intonava ‘It’s no Good ‘, Spike le carezzò il volto e la guardava
sorridendo. Esaudì la sua prima fantasia della serata e le fece scivolare dalle
spalle le due minuscole spalline: il vestito si afflosciò immediatamente ai
suoi piedi, facendola rimanere solo con le scarpe e un paio di slip di pizzo
blu praticamente trasparenti. Spike la osservò ammirato: lei era un po’ arrossita
all’idea di essere davanti a lui completamente nuda, ma non aveva cercato di
coprirsi, come invece le suggeriva l’istinto. Voleva essere tutta sua e
cedergli completamente, senza paure o inibizioni.
Prenderò il mio tempo
Ho tutto il tempo del mondo
Per farti mia
È scritto nelle stelle lassù
Gli dei decretano
Che Sarai proprio qui al mio fianco
Esattamente di fianco a me
Puoi correre ma non puoi nasconderti
‘E chi vuole nascondersi? ‘ pensava lei. Intrecciò le mani dietro il suo
collo e lo attirò a se per poterlo baciare. C’era passione, ma fra loro,
incredibilmente, ora regnava soprattutto la dolcezza.
Non dire che mi vuoi
Non dire che hai bisogno di me
Non dire che mi ami
È sottinteso
Non dire che sei felice
Lì fuori senza di me
So che non puoi esserlo
Perché non va bene
Cercando di smentire le parole dei Depeche
Mode, Buffy riprese a parlare, mentre Spike le leccava avidamente il collo.
“Io ti voglio, dio Spike…non sai quanto.”
Starò bene
Attenderò pazientemente
Finché non vedrai le insegne
E arriverai correndo tra le mie braccia aperte
Quando lo capirai?
Dobbiamo aspettare che i nostri mondi si scontrino?
Apri gli occhi
Non puoi capovolgere la marea
‘Il diavolo sa se non ti ho aspettato,
piccola mia. E ora sei mia.’ Gli venne da ringhiare, un suono sommesso carico
di desiderio. Passò le mani dietro la schiena nuda di lei e la sentì
rabbrividire per il contatto freddo, mentre la portava dolcemente sul letto.
Non dire che mi vuoi
Non dire che hai bisogno di me
Non dire che mi ami
È sottinteso
Non dire che sei felice
Lì fuori senza di me
So che non puoi esserlo
Perché non va bene
Prenderò il mio tempo
Ho tutto il tempo del mondo
Per farti mia
È scritto nelle stelle lassù
Non dire che mi vuoi
Non dire che hai bisogno di me
Non dire che mi ami
È sottinteso
Non dire che sei felice
Lì fuori senza di me
So che non puoi esserlo
Perché non va bene
Spike si tolse la
cravatta e la camicia come una furia. Voleva sentire il contatto tra la sua
pelle e quella di Buffy, era la sua prima urgenza. La ragazza, nel vederlo
spogliarsi davanti a lei, si eccitò ancora di più: i capezzoli ormai svettavano
alti e fieri e un fiotto bollente scendeva nelle pieghe fra le gambe. Gli slip
ormai erano bagnati come se ci avesse fatto il bagno assieme, riusciva a
sentire da sola l’odore della sua voglia, figurarsi cosa poteva sentire lui con
il suo olfatto perfetto. Spike si distese a fianco a lei e prese di nuovo ad
accarezzarla sensualmente lungo il fianco, mentre lei cercava di baciarlo di
nuovo, senza successo, perché lui si spostava sempre, con dipinto quel
sorrisino malizioso che Buffy amava ed odiava allo stesso tempo.
“Mi stai facendo
impazzire, lo sai vero?” disse lei piano.
“Certo che lo so,
per questo è così bello.” Le rispose con voce roca, voce che la sconvolse a tal
punto da farla bagnare ancora di più, sempre che fosse possibile. E non l’aveva
ancora neppure toccata nei suoi punti
più dolci. Gemette quando lui cominciò a tracciarle piccoli ghirigori senza
senso sul seno, che le sembrava si fossero ingrossati di almeno due taglie da
quando lui l’aveva spogliata. Intanto che la sua mano si muoveva su di lei,
Spike prese di nuovo a leccarla a partire dal collo: voleva pian piano scendere
a leccare la sua femminilità così invitante e lei, sapendolo, aveva aperto le
gambe per facilitargli il compito. Ridacchiò piano. Il primo capezzolo che
prese tra le labbra gli pareva di granito, tanto che si divertì a
mordicchiarglielo piano sublimando lei di piacere. Fece lo stesso con l’altro,
prendendolo tra due dita e torcendoglielo. Ormai lei non riusciva più a
trattenersi dal sospirare e gemere, mandandolo in estasi. Quando lui si staccò
dal suo petto, Buffy aprì gli occhi disturbata da quel distacco improvviso: lui
era sopra di lei, inginocchiato in messo alle sue gambe e la guardava
sorridendo.
“Che fai, Spike?”
“Quello che
desideri da quando mi hai visto!” e si fiondò fra le sue cosce, strappandogli
le mutandine. L’assalto improvviso le fece inarcare violentemente la schiena e
urlare, tanto che lui dovette tapparle la bocca.
“Non vorrai che
tutta la casa si svegli, no? Poi tutti verrebbero qui e questo non va bene:
solo noi dobbiamo venire in questa stanza.” Disse lui ghignando e Buffy pensò,
che nonostante avesse fatto di tutto per darle una serata romantica, lui
restava sempre il suo vampiro malizioso. Lei annuì lenta, guardandolo fisso
negli occhi blu, ormai tempestosi per il desiderio. Lui riprese a leccargliela
a fondo, per non perdersi un solo millimetro quadrato di carne. Affondò
lentamente due dita dentro di lei. Capì subito che aveva avuto poco lavoro la
sotto, perché era bella stretta come piaceva un sacco a lui. Immaginando di
immergerci il suo membro, il suo sorriso si allargò ancora di più e le dita
penetrarono più a fondo. Buffy ormai era completamente partita, non capiva più
nulla, sentì solo la marea dell’orgasmo sommergerla. Le pareti attorno alle
dita di Spike, si serrarono e un fiotto di liquido caldo uscì, lasciandola
stremata per l’intensità di quello che aveva provato. Voleva riprendere fiato
prima del secondo round, solo che non aveva fatto i conti con il vampiro, che
velocemente si era tolto i pantaloni per posizionarsi con la sua virilità
svettante fra le sue gambe. Non voleva che Buffy perdesse la sensazione di
piacere che aveva ancora, ma voleva fargliela crescere ancora di più. La
avvicinò a se a gambe larghe e la penetrò con un’unica e lunga spinta, fino a
quando non entrò fino alla radice, facendogli sfuggire un gemito. Lei lo
serrava come un guanto.
“Spike…ti prego…”
non lo stava dicendo tanto a lui, quanto alla sua mente. Lui prese a muoversi
piano per adattarsi al meglio. Quando capì che era pronta come lui, diede un
paio di spinte potenti, tanto che lei riprese a urlare. Le tappò la bocca con
le labbra, così da mangiarle l’urlo e farla sentire tutta sua. Esplosero
assieme, mentre si baciavano con voracità. Si guardarono negli occhi mentre lui
continuava a muoversi piano in lei, in modo da prolungarle il piacere. Si
baciarono ancora, mentre lui si distendeva accanto a lei. Buffy si accoccolò
tra le sue braccia sentendosi perfetta e viva come non lo era da tempo.
Prese ad
accarezzargli piano il torace, pensando a quante volte lo aveva già toccato in
precedenza, ma solo per tirargli un pugno dietro l’altro. Si vergognò terribilmente
di tutto quello che gli aveva fatto, anche quando non serviva. Quando lui aveva
tentato di ucciderla, bhe…non gli avrebbe certo chiesto scusa, in fondo era
colpa sua no?
“Mi perdoni per
tutti i cazzotti che ti ho tirato quando non li meritavi, Spike?” lui rise di
gusto.
“Certo. Sai, il
dolore fa parte del pacchetto Vampiro. Nessun problema.” Lui prese la bottiglia
di vino e ne versò un po’ nei bicchieri. “A noi, miss Summers.” E brindarono.
“A noi.” Disse lei sorridendo.
“Adesso che farai
a Sunnydale?” chiese poi Spike con una punta di timore.
“Diciamo che ho
una piccola idea per chiarire le idee della Scooby, in modo che capiscano che
sei entrato in me fino in fondo.”
“Molto in fondo…”
disse lui ammiccando riguardo al loro divertimento precedente.
“Spike!” urlò lei
fintamente sconvolta e lui rise. “Lo vuoi fare un gioco?” chiese poi Buffy con
voce bassa e calda. Spike alzò un sopracciglio curioso.
“Certo che
voglio.”
“Allora chiudi gli
occhi. E se puoi, evita di respirare, così non annusi.” Lui fece quello che lei
gli aveva chiesto ed aspettò: sentì che lei stava armeggiando con qualcosa,
anche se non capiva cosa.
“Spike.” Lo chiamò
con voce un po’ infantile. Lui aprì gli occhi ed impazzì: lei era in piedi davanti
al letto, completamente nuda, con le cosce ancora bagnate da prima e il corpo
solcato da piccoli rivoli di sangue. Buffy aveva aperto la busta di sangue e ne
aveva versato un po’ nel bicchiere, poi con il dito si era disegnata qualcosa
con il sangue e adesso stava lì, come un’offerta sacrificale per lui. Era
tornato ad essere duro come il marmo.
“Piccola, sei una
visione.” Si avvicinò a lei e vide che sotto ai piedi aveva messo un piccolo
asciugamano, in modo da non sporcare il pavimento. Prese il bicchiere di sangue
e lo posò a terra, in modo che Buffy non fosse minimamente limitata.
“Puliscimi…mi sono
sporcata tutta.” Disse Buffy facendo il verso di una bambina. Lui si inchinò ai
suoi piedi e prese a leccarla piano dalle caviglie. Buffy si sentiva in
paradiso, mentre lui, con lentezza quasi esasperante, la puliva centimetro dopo
centimetro. Sentire l’odore dell’eccitazione della ragazza e avere il sapore
del sangue in bocca, stava facendo impazzire anche lui. Continuò la sua
risalita, soffermandosi sui riccioli dorati del pube, per poi continuare a
salire, mentre lei gemeva insoddisfatta.
“Che c’è? Non ti
piace?”
“Speravo finissi
la sotto…” disse lei sinceramente. Spike rise.
“No, piccola… così
è più divertente, dai resisti e sarà ancora migliore.” E riprese, fondandosi
sul seno gonfio della ragazza. “Hai delle tette mica male, sai? Toccarle mi fa
eccitare da matti.” E fece sentire la sua eccitazione fra le gambe.
“Mmm il Big Bad è
tornato alla grande, mi pare…” gemette lei. Buffy fece scendere le mani verso
la virilità di Spike e la prese in mano, mentre lui le stava pulendo il collo
dal sangue. Lo sentì fermarsi un attimo mentre lei cominciava a muoverlo tra le
mani e poi lui prese a ringhiare sommessamente, sopraffatto dal piacere, dal
gusto del sangue e dall’odore di Buffy.
“Si…continua,
Buffy.”
“Non mi voglio
fermare, Spikey… voglio farti impazzire, tutta la notte. Voglio che tu venga e
venga ancora.”
“Non conoscevo
questa Buffy volgare… mi piace.” Buffy rise e si inginocchiò ai suoi piedi
sorridendo. Lui le accarezzò la testa pregustando quello che lei stava per
fare. La sua bocca era calda e avvolgente, Spike sentiva il suo corpo cantare
‘L’inno alla gioia ‘ azzeccando tutti gli accordi, culminando quando venne
nella sua bocca.
“Oh, Buffy… cazzo.” Lei non si fermò, pulì
ogni goccia di sperma con solerzia e gli sorrise. “Te l’ho già detto che sei un
diavolo di donna, vero?” Lei annuì, prima di posargli un piccolo bacio sulle
labbra fredde.
“Vieni qui, Spike,
ho voglia di prendere un po’ di fiato prima del prossimo giro.” E si distese di
nuovo a letto e lui la abbracciò. “Che facciamo domani?” chiese Buffy.
“Stiamo a letto
tutto il giorno e ci riprendiamo il tempo perso?”
“Dai, non possiamo
stare chiusi qui tutto il giorno, cosa penseranno i coniugi Eto?”
“Che ci amiamo
alla follia e non riusciamo a stare separati?” Buffy sorrise.
“Uscirò con Dawn,
voglio che sappia quello che c’è tra noi, non voglio scappare più, nemmeno da
lei.”
“Mi sembra
giusto.”
“Magari un po’ di
shopping da brave sorelle…non mi ci vedo in un museo con lei. Anzi, non mi ci
vedo in un museo…non sono mai stata interessata a queste cose.” E diventò un
po’ pensierosa.
“Tutto ok, raggio
di sole?”
“Uh, uh. Sto solo
pensando a cosa posso fare quando tornerò a casa. Devo trovarmi un lavoro… il
Magic Shop non è il posto giusto per me, ma fare
“Bhe…qualcosa che
aiuti la gente no? Sei molto capace in quello. Che ne so, la poliziotta, così
cattureresti i cattivi anche di giorno.”
“Non lo so, Spike,
significa riprendere la scuola e porta via troppo tempo. Non lo so, mi guarderò
intorno e vedremo.” Avevano parlato troppo, i loro corpi desideravano ancora
conoscersi e quindi ripresero i loro divertimenti, per tutta la notte.
Il pomeriggio dopo
si svegliarono ancora abbracciati. Buffy fu la prima ad alzarsi: lo guardò che
ancora dormiva. ‘Sembra morto…bhe in effetti lo è…’ Andò in bagno a darsi una
lavata, visto che dopo i bagordi della sera prima non l’aveva fatto. Era crollata
dopo che lui l’aveva presa sul muro. Ridacchiò al ricordo e al pensiero della
faccia che avrebbero fatto i suoi amici a vederla con Spike. Si mise a
canticchiare una canzoncina sentita alla radio e non si accorse che qualcuno
stava entrando nel bagno.
‘Madonna… è
stonata come una campana rotta…’ pensò Spike ascoltandola. Tirò con furia la
tenda e la fece sobbalzare.
“Spike!! Tu mi
farai morire!” gli urlò.
“No, amore… voglio
solo farti compagnia…ti va?” e senza aspettare la risposta della ragazza, entrò
con lei.
Intanto i due
piccioni non si erano accorti di aver lasciato la porta del bagno aperta e idem
con la tenda della doccia…
Dawn aveva pensato
di andare a dare un’occhiata a sua sorella. Quella mattina erano troppo di corsa
per sbirciare dalla porta, ma ora, tranquilla poteva farlo. Avevano parlato di
andare a fare shopping, quindi aveva una buona scusa per precipitarsi nella sua
stanza. Dietro di lei veniva Ranze che trascinava un disperato Shun.
“Voi due siete
pazze, ragazze!” disse lui cercando di farle cambiare idea, ma con scarso
successo. Dawn bussò e senza attendere oltre, entrò spalancando la porta,
seguita sempre dai due giapponesi. Si fermò di botto dopo aver fatto due passi
di numero: non era ancora pronta a vedere sua sorella nuda con le mani
appoggiate al muro, mentre Spike la prendeva da dietro. Le tre ragazze urlarono
in sincrono, Shun arrossì come mai prima e Spike si mise a ridere.
“Ehi briciole,
volete qualche lezione di sesso? Mi spiace, ma il prof Spike è occupato.” I tre
giovani fecero immediatamente dietro front imbarazzatissimi e Buffy e Spike
ripresero da dove erano stati interrotti, anche se Buffy si vergognava ancora
da morire.
“Ecco, siete
contente voi due?” chiese Shun, debitamente infuriato con loro, anche perché
sentiva i pantaloni più stretti del normale.
“Oddio, che caldo…” mormorò Ranze “E chi
pensava a cose simili…” Dawn la guardò male.
“Io…non così in
fretta però. Voi non ci pensate mai?”
“Bhe… si… cioè… a
volte…” balbettò Ranze. “Non ne ho mai parlato ecco!”
“Oh, eccovi qui.
Vi ho cercato per tutta la casa.” La voce gentile della signora Eto li fece
girare. “Che ci fate qui?”
“Niente!” urlarono
i tre insieme.
“Ranze… non è che
ne hai combinata una delle tue?”
“No, io non ho
fatto niente, lo giuro.”
“Ti hanno
riportato qualche compito andato male?” lo sguardo stava diventando minaccioso,
come ogni volta che veniva affrontato l’argomento scuola.
“Nessun compito,
signora Sheera.” Venne in aiuto Shun e la temperatura si abbassò.
“Meglio per voi.
Dovreste studiare un po’ di più. Comunque stavo andando a chiamare Buffy e
Spike. Sapete se dormono ancora?” i volti dei giovani diventarono tutti
scarlatti.
“Ehm, si stavano
alzando ora.” Farfugliò Dawn alla fine.
“Allora li
aspetterò in salotto. Ho buone notizie.” E scese di nuovo, lasciando i tre
stremati.
Dopo una
mezz’oretta fecero la loro comparsa in cucina i due amanti. Si tenevano per
mano e sorridevano a quarantacinque denti, zanne comprese per Spike.
“Buongiorno.”
Dissero in coro e notarono subito che i tre ragazzi arrossirono mentre li
guardavano, facendo sghignazzare Spike.
“Buongiorno,
sposini.” Disse loro il signor Eto. “Abbiamo una bella notizia: il Re ha dato
l’ok perché voi possiate entrare nel regno della Magia. Se volete, possiamo andarci
subito.” Buffy e Spike si guardarono e annuirono.
“Vieni anche tu,
Dawn.” Ordinò Buffy a sua sorella. Così una piccola processione si avviò verso
i sotterranei. Quando Buffy vide la porta per il futuro, rabbrividì al ricordo
di quello che aveva visto il giorno prima. Spike la strinse a se cercando di
calmarla: la notte prima, tra un orgasmo e l’altro, lei gli aveva raccontato
quello che era successo durante il suo viaggio.
Stavolta la
signora Eto azzeccò al primo colpo la porta giusta, facendo entrare la sua
famiglia e la neo famiglia Bloody nel regno della magia. Ad attenderli c’era
una fitta nebbia che copriva tutto, tanto che nessuno riusciva a vedere nulla.
Solo i signori Eto sapevano la strada e si misero davanti.
“Mi raccomando,
state tutti uno dietro l’altro e camminate sempre dritti.” Disse il signor Eto
tranquillo. Pian piano che avanzavano, la nebbia si diradava lasciando
intravedere sotto di loro, un profondo burrone. ‘Ecco perché dobbiamo camminare
dritti… se cadessimo ci faremmo molto male.’ Pensò Buffy. In lontananza si
stagliava un enorme castello con torrette e guglie. Qualche luce era accesa,
stesse luci che gironzolavano per il bosco antistante alla magione. I popolani
del regno li guardavano sussurrando tra loro lanciandogli occhiate curiose: già
gli Eto erano considerati bizzarri e ora portavano addirittura esseri umani,
per quanto particolari, nel loro Regno.
Davanti al portone
li aspettava uno strano uomo magro che indossava una terribile tutina bianca,
con un mantello grigio. Portava una fascia anch’essa grigia e aveva le palpebre
semichiuse. Buffy pensò che fosse decisamente ridicolo.
“Benvenuti nel
Regno della Magia. Io sono Sand e se avete bisogno di qualcosa fatemelo
sapere.” E fece un piccolo inchino, mentre Ranze si teneva la pancia per non
ridere. “Ben tornato, principe.” Disse a Shun e questa volta fece un inchino
ancora più profondo.
“Sand, lascia
perdere.” Dall’interno del castello provennero degli strani rumori e apparvero
due ragazzi, un maschio biondo e una ragazza anch’essa bionda.
“Shun, Ranze,
siete tornati!”
“Ciao Aaron, ciao
Fira. Venite, vi presento i nostri nuovo amici.” Disse Ranze tutta contenta.
“Lei è Buffy,
“Principe? Ma non
lo era Shun?” chiese Spike.
“Sì, siamo
fratelli… gemelli!” disse Aaron.
“Non vi
assomigliate per nulla.” constatò Spike. Dawn sbuffò.
“Non hai mai sentito
parlare di gemelli eterozigoti? Due ovuli diversi per due spermatozoi diversi.”
Aveva la voce da maestrina.
“Dawn… lascia le
tue lezioni di biologia a scuola.” Disse Buffy, vedendo la confusione di Spike.
“Il nostro vampiro ha perso queste nozioni…nell’800 non si sapevano queste
cose.” Lei fece spallucce. Effettivamente Aaron e Shun non avevano nulla in
comune.
“Venite, mio padre
vi aspetta con ansia.” Disse Aaron. Camminarono lentamente per i lunghi
corridoi pieni di statue e dipinti.
Quando entrarono
nella sala maestra trovarono due persone, re e regina erano seduti sul trono.
Il sovrano aveva uno sguardo fermo e indagatore, i capelli biondi e lunghi ed
era decisamente massiccio. La donna, invece, portava i capelli in una crocchia
nera e aveva gli occhi molto dolci, specie quando si posarono su Shun.
Parlottarono un po’ per fare i soliti convenevoli, poi il Re disse.
“Potete girare
liberamente, vi chiedo solo di non allontanarvi troppo dal castello, vorremmo
evitare che nascessero dei guai.” E dicendolo guardava con insistenza la
famiglia Eto.
“Ok, io mi prendo
Ranze come guida e Dawn… per farci due chiacchiere.” Disse Buffy facendo
l’occhiolino a Spike.
“Vuol dire che a
me tocca il principe moccioso. Andiamo!” disse il vampiro mentre Shun lo guardava
fulminandolo.
Le tre ragazze
erano uscite nel grande giardino, troppo imbarazzate per parlare. Fu Buffy a
rompere il silenzio.
“Credo di dovervi
ringraziare. Se non fosse stato per voi, forse, e sottolineo il forse, io e
Spike…bhe non saremmo a questo punto.” Disse gesticolando un po’. Le altre due
sorrisero felici. “Questo non vuol dire, però, che possiate entrare in camera
in quella maniera.” E le due arrossirono.
“Ehm…scusa…colpa
mia, ero curiosa.” Si scusò Dawn.
“L’avevo intuito.
Ora… voglio essere sincera con te. In passato ti ho taciuto alcune cose
importanti, tra cui il mio… soggiorno in Paradiso, ma adesso le cose devono
cambiare.”
“Volete che vi
lasci da sole a parlare?” chiese Ranze.
“No, resta.
C’entri anche tu. Dawn, tu sai che io ho amato molto Angel e quando lui se ne è
andato sono stata malissimo. In tutti i ragazzi con cui uscivo, cercavo
qualcosa di lui, sperando di poter amare come un tempo. Ma quello era un amore
spento che io mi ostinavo a voler riaccendere.” Prese un grosso respiro per
riordinare le idee e poi riprese. “Con Spike è diverso, perché lui è l’essere
più diverso rispetto ad Angel in tutto il mondo, a parte l’essere vampiro.
Spike entra nella vita della gente come un uragano, spazzando via tutto il
vecchiume che c’è. È passionale, dolce e violento alla stessa maniera, ma cosa
più importante, non mi abbandonerà mai e lo abbiamo già sperimentato questa
estate.” Altra pausa, altro respiro profondo, poi guardò Dawn fisso negli
occhi. “Quando torneremo a Sunnydale, voglio chiedere a Spike di venire a stare
a casa nostra.” Era decisa e sicura e Dawn ne fu entusiasta.
“Sì!!!!!!!!!!!!!!!!!”
e si mise a saltare come un canguro. “E lui lo sa?”
“Ancora no. E vedi
di non andare a fare la spia. Voglio che sia una sorpresa.” La sorella annuì.
“Allora… “ riprese
Dawn “…è soddisfacente?” chiese maliziosa. Buffy arrossì.
“Molto… ed è
sempre meglio! Invece tu, Ranze, come va? Da ieri ti vedo un po’ giù.”
“Shun vuole
andarsene via.”
“Ed è un
problema?”
“E se non mi
amasse? Se non mi volesse?” Dawn alzò gli occhi al cielo, esasperata.
“È da ieri che
continua così!”
“Per esperienza
personale ti posso dire che è meglio se gli parli a cuore aperto.”
“Hai ragione,
questa volta non mi scappa!” e cominciò a camminare veloce verso uno specchio
d’acqua.
“Bel lago.” Disse
Buffy.
“È lo stagno dei
ricordi. Se ti ci butti dentro, arrivi ovunque tu voglia andare. Dato che non
so dove sta Shun… ciao!” e si gettò in acqua e come niente, sparì.
“Quella ragazza è
strana. Un attimo prima è depressa e un attimo dopo è forte decisa.” Esclamò Buffy.
“Mi ricorda
qualcuno…” disse Dawn ammiccando verso di lei.
“Non è vero! Io
non sono così!” E mise il broncio, mentre Dawn scoppiava a ridere.
Contemporaneamente,
Spike e Shun camminavano assieme per il bosco. Spike era incuriosito da quel
mondo in cui il sole splendeva e lui non bruciava e si metteva a fissarlo
spesso.
“Lo sai che fino a
poche settimane fa il sole non c’era? Splendeva sempre e solo la luna.” Disse Shun
a Spike, quando si accorse del vampiro.
“Ma dai? E come ha
fatto ad uscire?”
“Sono stato io… ma
è una lunga storia… lasciamo stare. (per chi volesse delucidazioni, mi
contatti…n.d.a.) Sono un po’
catastrofico quando faccio le cose.” Spike sogghignò.
“Come ti capisco…”
“Allora non siete
sposati…”
“La vampirella ha
fatto la spia?”
“Quelle due non
sanno mantenere i segreti, specie Ranze.” Spike fece spallucce.
“No, non siamo
sposati, ma ci stiamo lavorando… mi pare che lo spettacolo di stamattina vi sia
piaciuto eh?” e sorrise diabolico, mentre il povero Shun diventava scarlatto.
“Io… Non volevo, è
colpa di Dawn!”
“Tranquillo, io
problemi non me ne faccio. Sai, noi vampiri non abbiamo molta morale… farlo
davanti ad un pubblico è perfino più eccitante. Ehi moccioso… ti imbarazzano
queste cose?” infatti Shun aveva raggiunto una tonalità di rosso tendente al
bordeaux.
“Veramente… sì, io
non ho mai parlato molto di queste cose.”
“Niente discorsi
padre-figlio?”
“Non l’ho mai
avuto un padre. Mia madre mi prese con se e scappò a causa sua. Sempre discorsi
che riguardano il sole e la luna. Sono cresciuto con mamma e… bhe puoi
immaginare no?” finì lui e Spike annuì.
“Sì, ti capisco…
anche io, quando ero umano, ero orfano. Tutto quello che so l’ho imparato da
vampiro. Se vuoi qualche dritta da usare con la tua ragazza…” Shun sgranò gli
occhi.
“Ma no, che
dritta… e poi non ho la ragazza io…” Spike alzò un sopracciglio in segno di
cordiale incredulità.
“Ah no? Io pensavo
che tu e Ranze…” non terminò la frase.
“Non stiamo ancora
assieme, io so che lei lo vorrebbe, ma… io non lo so.” Disse soprapensiero.
“So che mi pentirò di dirtelo, ma se vuoi
parlarne…”
“Voglio bene a Ranze, tanto. Mi è stata
sempre vicino nei momenti più strani della mia vita e anche in quelli più dolci.
Io non voglio farla star male…vorrei poterle dare tutte le certezze che merita,
ma non so che fare. Lei merita di meglio…” gli arrivò una sberla sulla nuca.
“Ahi, che sei impazzito?”
“E tu pensi che a sedici anni, quali hai,
tu possa darle certezze sulla vita futura? Non lo puoi fare. Devi vivere giorno
per giorno, moccioso. Dalle la certezza di oggi, quello che provi oggi, non
pensare a quello che potrai provare più avanti.”
“Saggezza vampirica?”
“Filosofia del poeta che c’è ancora in
me.” rispose Spike tranquillo.
“È vero che hai smesso di scrivere?”
chiese Shun ridacchiando, mentre Spike lo fissò con sguardo truce.
“No, non è vero, ma guai se lo viene a
scoprire Dawn o Buffy. Mi prenderebbero in giro da paura e non mi và. Ho una
certa reputazione da mantenere!” e gonfiò il petto come un gallo nel pollaio.
“Sì, sì, dì che ti vergogni e basta!”
“Ehi, come ti permetti? Porta un po’ di
rispetto per questo vampiro!”
In quel momento, apparve dal nulla Ranze, facendo
sobbalzare i due che non si erano accorti di nulla.
“Bene Shun, noi dobbiamo parlare!” disse
risoluta.
“Ok, io penso di dovermene andare. A dopo
ragazzi.” I due lo salutarono, poi Shun lo chiamò.
“Spike!” il vampiro si voltò. “Grazie.”
“Figurati… moccioso!” e se ne andò via.
I due erano uno davanti all’altra. La
determinazione di Ranze si era un po’ affievolita, ora non sapeva come
cominciare il discorso.
“Ehm… io… sì, dovrei chiederti una cosa…”
balbettò la ragazza.
“Dimmi.”
“Te ne vai a causa mia?”
“No, Ranze, questo non devi neppure
pensarlo, ok?”
“E allora perché?”
“Perché tu e la tua famiglia avete fatto
tantissimo per me e non posso permettere che continuiate a mantenermi,
praticamente. Mi avete tenuto quando ero un fuggiasco, mi avete fatto sentire
uno di famiglia anche quando non sapevate che ero un abitante del Regno della
Magia e ora mi lasciate vivere con voi come se fossi un fratello. È troppo, non
potrò mai sdebitarmi di tutto questo, capisci?” terminò lui.
“Noi non ti chiediamo niente in cambio.
Vogliamo solo che tu stia il meglio possibile.”
“Lo so, Ranze. Senti, il fatto che io vada
a vivere da solo, non vuol dire che tra noi cambi qualcosa, va bene? Io…” prese
un grosso respiro e pensò alle parole che gli aveva detto prima Spike. “…ti
vorrò ancora bene come te ne voglio ora.” Ranze lo fissò ad occhi spalancati,
come se non riuscisse a credere a quello che aveva appena sentito.
“Shun? Puoi ripetere?” e lui avvampò.
“Ranze… per favore, è già abbastanza
imbarazzante così.” Disse girandosi e dandole le spalle. Lei sorrise sollevata
e gli si avvicinò abbracciandolo, per poi posare il volto sulla sua schiena.
“Va bene, ho capito. Non te lo chiedo più,
d’ora in poi ci penserai tu.” Disse Ranze e rimasero a lungo abbracciati.
(P.s. ricordo che in Giappone le effusioni
sono molto…poco presenti. Ultimamente la situazione sta migliorando, ma, per
esempio, vedere due ragazzi che si baciano per la strada è considerato molto
sconveniente. Un abbraccio come quello di Ranze è un gesto molto forte.)
Ormai era arrivato il giorno della
partenza: la vacanza era finita e si doveva tornare alla vita di tutti i
giorni, fatta di demoni e Apocalissi. Avevano prenotato per un volo serale, in
modo che arrivassero a Los Angeles con lo scuro, così che Spike non avesse
problemi. La famiglia Eto li salutò calorosamente all’Aeroporto di Narita:
“È stato un piacere conoscervi. Un grande
onore.” Disse il Signor Eto. “Venite a trovarci quando volete!”
Dawn e Ranze parlottavano tranquillamente.
“Allora tutto ok tra voi due?” chiese
Dawn.
“Sì, Shun e io abbiamo chiarito. Cercherà
casa altrove, ma resterà comunque con noi. Ha detto che non vuole abbandonarmi,
che non sa che cosa proverà nel futuro, ma che ora mi vuole bene.” E prese ad
avere gli occhi a forma di cuore.
“Bene, mi fa piacere!”
Intanto lo stesso discorso avveniva tra
Shun e Spike.
“Ho fatto come mi avevi consigliato… direi
che è andato bene.” Disse Shun.
“Visto… sarò un vampiro centenario per
qualcosa. Saggezza degli anni”
“Pensavo che voi due vi sareste sgozzati
in questo tempo.” Disse Buffy. Era appena ritornata dopo essere andata a
prendere i biglietti alla cassa. Ora dovevano andare per forza al check-in.
“Ragazzi, ci vediamo tra due settimane.
Tocca a me fare lo scambio.” Disse Ranze.
“Ti prepareremo la stanza alla grande.”
Disse Dawn.
“Con chi vieni?”
“… magari con Shun?” chiese maliziosamente
Spike e i due ragazzi arrossirono tra le risate degli americani.
“Comunque, se volete un viaggio extra
basta che fate un tuffo nello stagno dei ricordi ed arriverete in un batter
d’occhio.” Disse Buffy. Baci e abbracci e la famiglia Bloody fu sull’aereo.
L’atmosfera era decisamente diversa rispetto all’andata: ridevano e scherzavano
e Buffy sembrava un’altra. Spike ne era fiero: sapeva che il maggior lavoro lo
aveva fatto lei, ma sapeva che era anche, in parte, merito suo.
Avevano progettato di non farsi vedere
assieme all’aeroporto, perché Buffy aveva un’idea su come dirlo agli amici.
Scesero dall’aereo promettendosi di rivedersi quella sera al Bronze.
Il Bronze era stracolmo come sempre: Buffy
aveva prenotato un tavolo per lei e i suoi amici. Aveva dato il permesso anche
a Dawn di fare tardi. Con Spike, aveva pianificato la serata e la sorpresa: si
sarebbero trovati li, in mezzo alla pista e lei si stava già pregustando il
loro contatto. Erano tutti arrivati, Xander, Anya, Willow e Tara. Per un attimo
aveva avuto la tentazione di chiamare anche Angel, ma a Spike l’idea non era
andata giù.
Buffy si era tirata il più possibile:
minigonna nera di pelle, un top bianco che le lasciava libero il collo, stivali
con tacco alto, poco trucco e capelli tirati su in uno chignon lento con
qualche ciocca cadente. Al collo portava la stessa collanina con la stella che
indossava alla prima cena con Spike, e al dito aveva, ovviamente, la sua fede
di matrimonio. Parlarono divertendosi del più e del meno, delle ronde senza
Buffy, del viaggio in Giappone e della strana assenza di Spike a Sunnydale da
una settimana. Dawn e Buffy si scambiarono un’occhiata complice, poi la bionda
prese la parola per il discorso che si era preparata quel pomeriggio.
“Allora, vi ho chiesto di venire qui
perché, oltre a Giles, voi siete la mia famiglia. Nonostante quello che è
successo… con il mio ritorno, io vi voglio bene, anche se vi chiedo un po’ di
tempo per…forse per perdonarvi. Ma se vi ho chiamato qui è anche per un altro
motivo: voglio che nella mia famiglia entri un’altra persona, un uomo che mi è
stato vicino in questo periodo e che per me è diventato fondamentale.”
“Hai conosciuto un ragazzo? Non ci avevi
detto niente.” Disse Xander.
“Diciamo che l’ho rivalutato, è diverso.
Spero che non ostacolerete il nostro rapporto.”
“Figurati, Buffy. Se tu sei felice, lo
siamo anche noi. E quando lo conosceremo anche noi?” chiese Willow.
“Dovrebbe arrivare a momenti.” Rispose
Buffy. Stava iniziando ad essere nervosa, ma tutta la sua tensione si dissolse
quando lo vide entrare: era vestito di nero, con i jeans attillati, la
maglietta che fasciava perfettamente i suoi pettorali sodi e gustosi, camicia
viola aperta che dava un tocco di eleganza, anfibi e l’immancabile spolverino.
A Buffy cominciarono a luccicare gli occhi.
“È arrivato!” e si alzò di scatto dal
divanetto per andargli incontro.
“E tornato Spike.” Fece notare Anya
facendo un gesto verso la pista.
“Bhe, torna Buffy e torna lu…” e rimasero
tutti a bocca aperta quando videro Buffy gettargli le braccia al collo e
baciarlo con passione. “No…no…sbagliato…” balbettò Xander.
“Non è sbagliato, è perfetto!” disse Dawn
sorridendo.
“No, lui è un vampiro, lei
Intanto in pista i due biondi si stavano
ancora baciando come se il mondo intorno a loro non esistesse. Presero a
ballare sensualmente un mezzo alla pista.
“Dovresti vedere la faccia che sta facendo
il bamboccio.” Disse Spike e poi sghignazzò.
“Non nutrivo dubbi in proposito…scusa, ma
io sono qui tra le tue braccia e tu pensi solo a Xander? Devo cominciare a
preoccuparmi?” lo prese in giro lei, Spike rise di gusto.
“Passerotto, mi sembra che in questi
giorni ti ho dimostrato ampliamente le mie preferenze, ma se non sei ancora
sicura…” così dicendo la strinse ancora di più a sé, infilandole un chilometro
di lingua in bocca e cominciando ad accarezzarle sensualmente la schiena.
“Ok, definitivamente sei etero.” Gli disse
Buffy quando si staccarono.
“Se non sei ancora convinta…possiamo
andare lassù sul balconcino e divertiamoci.” E la guardò sorridendo con la
lingua in mezzo ai denti.
“L’idea è molto allettante…ma adesso è
meglio se andiamo a fare le debite presentazioni.” Lo prese per mano e si
avvicinarono al divanetto, dove gli amici stavano discutendo animatamente.
“Ragazzi, vi presento William Bloody, mio
marito.” Disse Buffy allegra e Xander sbiancò immediatamente.
“Cos…?” Gli altri la guardavano sotto
shock, solo Anya sembrava tranquilla.
“Ehm… ok non siamo proprio sposati, anzi
per un periodi sì, però voglio stare con lui.” Buffy aveva la stessa
espressione che teneva il giorno dell’incantesimo di Willow di due anni prima.
“Magari, dovresti spiegargli meglio le
cose, amore. Tra un po’ qualcuno sviene qui.”
“Infatti… iniziamo con la faccenda
matrimonio.” Chiese Willow. Fu Dawn a prendersi quella responsabilità,
spiegando quello che era successo in Giappone.
“Ok, e perché tu vuoi stare insieme a
questo… mostro?” chiese Xander velenoso e Spike ringhiò.
“Lui non è un mostro. Sentite, non mi
interessa cosa pensate voi, ma io voglio stare con Spike. Voi fate quel diavolo
che volete.” Disse Buffy furiosa.
“Hai ragione!” esclamò Anya e tutti si
girarono verso di lei che sorrideva.
“Come sarebbe a dire. Ti schieri dalla sua
parte?”
“Non mi schiero dalla parte di nessuno.
Questa non è una gara, Xander. Ok, lui è un vampiro, un demone, un mostro,
chiamalo come vuoi, ma tu stai per sposare un suo parente prossimo, o ti stai
dimenticando che ero un demone della vendetta? Mi sembra come minimo ipocrita
che tu possa giudicare Buffy per la sua scelta. E poi se lui le fa provare
tanti fantastici orgasmi, ancora meglio, no?” e guardò tutti sorridenti. Buffy
avrebbe voluto abbracciarla.
“Anya ha ragione.” Era Tara a parlare con
voce tremante come faceva di solito in pubblico. “Se lei è felice, noi non
siamo nessuno per opporci.” Anche Willow
annuì.
“Ok, vedo che nessuno capisce il mio punto
di vista. Lo accetto perché sei mia amica, anche se non lo capisco. E lo
accetto anche perché da quando sei ritornata dal Paradiso non ti ho mai visto
così felice, ma questo è tutto. Se tu le fai del male” e dicendolo guardò Spike
fisso negli occhi “io ti uccido.” E se ne andò verso il bar a prendere qualcosa
da bere.
“Gli passerà… adesso è stata una doccia
fredda, ma dopo che ci avrà pensato un po’…” disse Willow che conosceva Xander
meglio di altri.
“Lo so, ma è meglio se si abitua, io non
voglio abbandonare Spike.” Disse Buffy risoluta.
“Mmmmm questa dichiarazione d’intenti mi
prende parecchio.” Disse Spike e abbracciò Buffy da dietro, lasciandole qualche
bacio sul collo. Dawn rise deliziata nel vedere i due fare effusioni. Tornarono
in pista per ballare ancora un po’ e poi Spike la prese e la portò sul fatidico
balconcino.
“Non chiudere gli occhi e guardali… non è
eccitante farlo qui.” E prese ad accarezzarle le gambe, mentre le leccava il
collo pulsante di sangue.
“Spike… se ci vedono?” gemette lei.
“No, qui siamo nell’oscurità… non possono
vederci.” E infilò la mano nel top per andare ad accarezzarle il seno. “Uhm la
mia cacciatrice non vuole portare biancheria?” lei ansimò e prese a muovere il
sedere in modo da accarezzare la patta dei pantaloni di lui.
“Non sei curioso di sapere se anche sotto
non c’è biancheria?” le disse lei con voce roca all’orecchio. Lui non se lo
fece ripetere e mise una mano sotto la gonna, accarezzando le cosce nude.
“Sento che qui, invece l’hai coperta…
seta?”
“Sì. E non strapparmele, come tuo solito.
Ci tengo a queste.” Lui fece scivolare i minuscoli slip di Buffy sulle cosce e
le fece aprire le gambe, insinuando una mano tra i riccioli del pube già
bagnati.
“È da tanto che mi aspetti, vero? Sei
dannatamente bagnata qui.” Disse lui parlandole piano all’orecchio. Sentire la
voce bassa del vampiro e il suo fiato che le carezzava il lobo, la faceva
eccitare ancora di più.
“E tu sei dannatamente duro.” Rispose lei
cercando di imitarlo.
“Amore, sei splendida, ma il tuo accento
inglese fa schifo.” Lei intanto stava cercando di armeggiare con i jeans e,
visto la posizione poco comoda, con scarsi risultati. Lo fece lui per lei,
facendo uscire il suo membro già pronto. Non si dissero nulla, lei si chinò
leggermente in avanti e lui la prese lì, con la musica del Bronze a palla e i
loro amici che ballavano di sotto.
EPILOGO
Due settimane dopo la notte del Bronze,
Dawn, Buffy e Spike erano di nuovo all’aeroporto di Los Angeles. Eccola, era
arrivata Ranze, accompagnata dal padre.
“Ciao!!!!!!!!” la sentirono urlare anche a
New York probabilmente. Le due gemelle nippo-americane si abbracciarono forte
prendendo subito a parlare, mentre il signor Eto dava la mano a Buffy e Spike.
“Avete fatto buon viaggio?” chiese Buffy.
“Sì. L’unica pecca del servizio è la
mancanza di sangue…” disse ammiccando a Spike che sorrise.
“È vero!” gli fece eco lui.
“Come mai non è venuto Shun?” chiese Dawn.
La ragazza arrossì un poco.
“Sarà anche il principe del Regno Magico, ma
è sempre minorenne. Dovevo essere accompagnata da un maggiorenne per venire
qua, così ho portato papà. Ha detto che voleva trovare una nuova ispirazione
per scrivere… la mamma si è un po’ arrabbiata, ma non importa.” Disse Ranze
ridendo. Presero a muoversi verso
“Beh, piccola, Sunnyhell non è così
spettacolare…è ovvio che ci siamo noi a renderla speciale.” Disse Spike con
malcelato orgoglio. E tutti risero. Era l’inizio di una nuova bella vacanza.
FINE