UNA BELLA VACANZA

Di PrincesOfTheUnivers

 

 

 

Disclaimer: i personaggi della storia non mi appartengono, ma sono di proprietà di Joss Whedon e di Koi Ikeno. La scrittrice (moi) non scrive a fine di lucro.

 

La storia si svolge durante la sesta serie, subito dopo “Tabula rasa”.  Dawn, presa dalla voglia di fare l’Osservatrice, comincia a studiare lingue straniere, tra cui il giapponese, aiutata anche da Tara e Willow.

Rating (ammesso che si scriva così): un NC17 ma solo per poche scene.

Pairing: Spike/Buffy, of course, ma non solo.

Per qualsiasi commento: monica_placebo@libero.it

                                                                                                                                           

UNA BELLA VACANZA

 

 

“Buffy!!!!! Buffy!!!!!” Dawn stava urlando come una pazza mentre entrava al Magic Box come una furia. Tutti si voltarono verso di lei: Il signor Giles, Anya dietro al balcone, Willow davanti agli scaffali di libri, Buffy e Xander seduti attorno al tavolo. Spike era, invece, seduto, dietro le scale, immerso nell’oscurità.

“Mio Dio, è successa una cosa incredibile, non ci crederete mai!!” strillò la ragazza.

“Avete ricominciato a cantare sulla matematica?” chiese Anya.

“Oppure avete perso di nuovo la memoria?” fece eco Willow. Dawn scosse con foga il capo, muovendo le mani, come se stesse scacciando delle mosche.

“No, no, niente del genere ma molto meglio. Io non ci posso credere e neanche Justin ci riusciva, insomma sono una grande massa di energia, ma non sono mai stata molto fortunata… insomma, lo sapete tutti: aprire portali…” e mentre continuava a parlare a vanvera e con un tono da isterica, gli altri alzarono gli occhi al cielo.

“Dawn, cosa ti è successo? Me lo puoi dire per favore?” sbottò infine Buffy. La ragazza si bloccò e sorridendo ancora di più parlò:

“Ho vinto!!”

“Cosa?” chiese Spike dal fondo del negozio.

“Un concorso alla scuola di giapponese!!!” urlò lei eccitata.

“E che cosa hai vinto?”

“Un viaggio là!” ormai Dawn saltava come un canguro per tutto il negozio e non si fermava.

“Senti, Dawn, calmati per favore e racconta tutto dall’inizio.” Disse calmo Giles.

“Allora, la signorina Kitano, la mia insegnante di giapponese, ci ha fatto fare una specie di test a sorpresa. Lo fa ogni anno! Quest’anno l’ho vinto io ed è una cosa da non credere, in fondo. Chi vince il concorso ha una specie di viaggio premio, uno scambio culturale per intenderci. Andrò a Tokyo capisci? E con me può venire una persona!! Buffy ci vieni?” Buffy spalancò gli occhi per la sorpresa: un viaggio in quel momento non le sembrava una gran cosa.

“Ma… e la ronda? Il mio lavoro?” balbettò lei.

“Avanti… il Magic box può andare avanti senza di te e la ronda… cavoli, in dieci giorni non ci sarà un’altra Apocalisse no? Dai, è da tanto che non stiamo insieme!!” Dawn prese le mani della sorella tra le sue cercando di guardarla negli occhi, ma Buffy faceva vagare lo sguardo tra i suoi amici per cercare sostegno, ma loro stavano tutti rimuginando sull’idea della ragazzina.

“Forse non è un’idea così malvagia, sai?” disse Xander.

“Cosa?” esclamò Buffy.

“Ma sì, insomma… ti serve staccare la spina e non  pensare a demoni. E poi, così, niente… vampiri tra i piedi.” Disse il ragazzo girando il viso verso l’oscurità, dove sapeva esserci Spike. Il vampiro scoccò un’occhiataccia, ma nessuno la vide.

“Ma scusate… insomma… e dove li trovo i soldi per andarci? A lei lo regalano ma io?”

“No, è tutto incluso. Il viaggio è per due, dato che sono ancora minorenne. Dai Buff… ti piacerà!” ma ormai il tono di voce di Dawn si era un po’ smorzato, visto la tiepida reazione di Buffy, tiepida per modo di dire. “Noi pagheremo solo quello che compreremo là. Non vuoi stare con me?” ormai stava quasi per piangere.

“Ma no, Dawn, certo che voglio stare con te, piccola. Solo che mi sembra così strano… non ho mai viaggiato, se non teniamo conto di viaggi nel tempo, infernali e cose simili…” disse lei. Guardò la sorellina che stava addirittura mettendosi a guaire come un cagnolino, pure di convincere Buffy.  “E va bene, verrò a Tokyo con te.” Capitolò infine e Dawn schizzò in aria per la felicità, urlando come una pazza. “Ok, ci pensate voi qui? Per le ronde, i demoni e altro.” Chiese a Giles.

“Certo, Buffy. Tu pensa solo a divertirti, ok? Passerai dieci giorni da favola.” E sorrise.

“Briciola” disse una voce dal buio, facendo girare Dawn verso di lui “Dove dormirai di preciso?”

“Cos’è? Vuoi seguire la tua piccola ossessione fino in Giappone?” chiese velenoso Xander. Dall’oscurità si sentì un ringhio minaccioso.

“Smettetela!” disse Dawn “Perché dovete tutti cercare di rovinare il mio giorno speciale (Piccolo Omaggio a Notturna, la mia Sire N.D.A.)?”

“Scusa, briciola, non volevo.” Si scusò Spike. Xander non disse nulla.

“A parte tutto, Spike ha ragione, dove staremo?” chiese Buffy, ormai curiosa. Dawn prese dei fogli dallo zaino e prese a sfogliarli.

“Dunque… dovrebbe essere scritto qua in mezzo… ah ecco! Famiglia Eto! La ragazza si chiama Ranze Eto. Che nome simpatico.” Disse Dawn tornando a sorridere.

“Quando si parte?” chiese Buffy.

“Tra una settimana! I biglietti sono già pronti, la prof ha una specie di convenzione con l’agenzia di viaggio, quindi può dare il nominativo pochi giorni prima. Ti rendi conto? Il Paese del Sol Levante!! Voglio andare a vedere tutto!! Shibuya, la Torre di Tokyo, tutti i negozi e poi ancora i negozi. Mio Dio, sono così eccitata.” Mentre Dawn continuava a correre per il negozio come una trottola, Buffy uscì dal retro del negozio sospirando. Ormai quel luogo sembrava il suo pensatoio. L’oscurità inghiottiva tutta la strada, ma Buffy percepì subito un movimento dietro di lei e senza girarsi capì chi era.

“Che vuoi, Spike?”

“Niente passerotto. Va tutto bene?” chiese il vampiro fermandosi davanti a lei, a distanza di sicurezza. Capiva che Buffy aveva qualcosa che non andava, la sua reazione poco entusiasta alla notizia di Dawn lo aveva messo in allarme. E poi come cercava di svicolare il viaggio con delle scuse patetiche. Gli altri non si accorgevano di nulla, ma quando mai loro la avevano capita?

“Certo che va tutto bene, sto per partire per un grande viaggio!” disse lei cercando di risultare credibile.

“Uh uh… ed è per questo che lo dici con quel tono da veglia funebre? Non me la dai a bere.” Lei scosse la testa e non disse nulla. “Che ne dici, facciamo un po’ di ronda per il cimitero? Stavo pensando di andare a casa.” Disse il vampiro. Buffy fece spallucce e si incamminò. Per un po’ non dissero niente, godendosi solo il silenzio di Sunnydale. Quando arrivarono alle porte del cimitero, Spike di decise a dire qualcosa.

“Allora, amore, perché ti spaventa così tanto questo viaggio?”

“Io non sono spaventata.” Rispose lei sulla difensiva. Lui si fermò guardandola negli occhi e alzò il sopracciglio come gesto di cordiale incredulità. Lei sospirò “Ok, è vero, questo viaggio mi spaventa. Dovrò passare dieci giorni con Dawn, solo con lei, visto che è l’unica che sa parlare il giapponese. Ho paura di sbagliare, di dire qualcosa che non va bene. Loro, la dentro, mi trattano ancora con i guanti per quello che mi è successo con Sweet e non sanno che fare, ma non si rendono conto che io sono nella stessa situazione. Ho paura di chiudermi a riccio con Dawn più di quanto non abbia già fatto e so che lei non lo merita.” Spike la lasciò parlare senza interrompere.

“Capisco. Ma non hai paura che se non lo facessi, la perderesti di sicuro?”

“Ovvio, per questo ci vado, ma vorrei avere qualcuno vicino a me, qualcuno che mi faccia da spalla e magari anche da tramite. Dio, Spike, sono così confusa. Vorrei non essere mai tornata!” esclamò infine con rabbia. Spike la guardò con dolcezza.

“Ma sei qui. E l’unica cosa che puoi fare, ora, è cercare di vivere al meglio. Dawn ti ama e lo stesso vale per la Scooby Gang. Hanno sbagliato, ma credimi, pagheranno tutto con gli interessi un giorno. credimi, sono esperto in queste cose.” E così dicendo sorrise, cercando di accarezzarle i capelli. Lei farfugliò qualche cosa all’indirizzo del vampiro, ma Spike non capì.

“Passerotto, che stai dicendo?”

“Vuoivenireconnoi?”

“EH?”

“Vuoi venire in Giappone con noi?!”

 

Per Spike il tempo si fermò in quell’istante, davanti al portone del cimitero. Lei lo stava guardando dritto negli occhi con espressione risoluta e gli aveva appena chiesto di andare con lei e sua sorella a fare un viaggio. Non ci poteva credere!

“Mi stai prendendo in giro?” riuscì ad articolare infine lui, sentendo come un’improvvisa mancanza di aria, cosa abbastanza impossibile in verità. Aveva la gola riarsa e non riusciva più a parlare.

“Ma sì! Tu conosci alla perfezione Dawn, con tutto il tempo che avete passato assieme. E capisci me. Mi vergogno di ammetterlo, ma a volte penso che tu mi conosca più di Willow, Giles e Xander messi assieme. Chi meglio di te potrebbe fare da tramite tra me e mia sorella?” lei lo guardava con gli occhi rifulgenti e lui si sentì mancare. ‘Ma Buffy capisce quello che mi sta chiedendo?’ “Allora, ci vieni?” Spike annuì, troppo scioccato per spiccicare parola. “Mi sembra incredibile,” continuò Buffy “Tu che resti in silenzio per quasi un minuto. Un record devo dire. Ovviamente chiedo solo una cosa: gli altri non devono sapere nulla. Non voglio che si creino casini per questa nostra scelta. Appena saprò gli orari del volo te li dirò, così potrai prendere un biglietto anche tu. Non dirlo neppure a Dawn fino a quando non ci beccheremo sull’aereo, altrimenti con quella boccaccia che si ritrova lo dirà a tutta Sunnydale della tua presenza. Ehi, Spike, va tutto bene? Sei silenzioso.”

“Va tutto bene, Cacciatrice, mi hai solo un po’ sorpreso. Ok, devo pensare a cosa portarmi dietro.” E si avviò verso la sua cripta.

Buffy intanto, decise di tornare a casa, saltando la ronda. Non aveva la minima voglia di uccidere niente. Stava per entrare in Revello Drive, quando si bloccò di colpo, sgranando gli occhi.

“Oh Cazzo! Ho invitato Spike…”

 

Nello stesso momento a Tokyo

 

“Sensei ni rei!” disse un ragazzo che si era alzato in piedi. Tutto il resto della classe lo imitò alzandosi e inchinandosi davanti al professore appena entrato.

“Buongiorno, professore.” Dissero tutti in coro.

“Buongiorno, ragazzi. Sedetevi. Oggi mi sono arrivati i nominativi per lo scambio culturale. Chi ha dato la disponibilità per ospitare, deve fare del suo meglio per rendere il loro soggiorno confortevole.” Prese a passare per i banchi lasciando ad alcuni ragazzi dei fascicoli. Il plico di Dawn Summers era in mano ad una ragazza dai lunghi capelli corvini e grandi occhi chiari. La classica divisa scolastica nera, copriva un esile corpicino da adolescente.

“Sembra simpatica.” Disse la ragazza del banco vicino.

“Sì. Dawn Summers, nata a Sunnydale, California, 16 anni. Chissà con chi verrà.”

“E tu con chi andrai la, Ranze?”

“Non lo so…magari con…” e così dicendo spostò lo sguardo verso il ragazzo seduto a fianco a lei e gli occhi presero la forma di un cuore!! “Oh no! Non ce lo potrò mai portare!” disse a voce alta.

“Bene, ora che Eto ci ha messo al corrente dei suoi piani, possiamo tornare alla lezione?” la classe si mise a ridere e Ranze arrossì violentemente. Poi si mise a pensare: lei avrebbe voluto portare in America il suo sogno, Shun Makabe, per stare assieme una settimana da soli lontano da casa. Peccato che lui non avrebbe mai accettato. Sospirò e decise di provare ad ascoltare la lezione. Non che cambiasse molto: lei a scuola era una frana, non ci capiva niente. Ci provava a studiare, ma era inutile. Il volto di Shun era sempre davanti a lei: capelli castani lunghi fino alle spalle, occhi scuri e profondi, il volto sottile e quel sorriso così dolce quando voleva, eppure sfrontato, pronto per prenderla in giro. Il bel corpo allenato grazie alla boxe, la cravatta della divisa scolastica sempre lasciata molla, gli conferivano un’aria da duro, ma Ranze sapeva che Shun poteva essere il ragazzo più gentile del mondo.

Ranze arrivò a casa a metà pomeriggio e come aprì la porta sentì che dentro c’era la solita solfa casalinga: i suoi litigavano furiosamente. Sua madre stava rincorrendo suo padre per tutto il salotto con una padella in mano.

“Fermati!! È tutta colpa tua!” Urlò la donna.

“Ma Sheera, tesoro, come può essere colpa mia?”

“Ciao mamma, ciao papà!” disse Ranze. I due si fermarono per salutarla.

“Ciao tesoro, come è andata a scuola?” chiese il padre.

“Bene. Ci hanno detto chi verrà per lo scambio.” I due genitori si rabbuiarono un po’.

“Ah. Dovremmo stare attenti. Se poi scoprono qualcosa saremmo nei guai.” Disse la signora piano.

“Ma non cambierete idea, vero?” piagnucolò Ranze. “La ragazza sembra così simpatica. Per favore!!!”

“Va bene, Ranze, ormai abbiamo dato la nostra parola e non ce la rimangeremo.” Disse il padre.

“Oh, grazie.” E uscì saltellò verso la sua stanza. “Che bello!! Se mamma e papà sono d’accordo, niente mi toglie da un bel viaggio in America. Yuppie! Oh ciao Rinze.” Davanti a lei stava fermo un bambino di 5-6 anni biondo come la madre.

“Ciao sorella. Sei felice.”

“Sì, perché tra dieci giorni arriverà una ragazza americana e mi divertirò tanto. Tu vedi di fare il bravo.”

“Certo!” sulla spalla si posò un pappagallo verde.

“Questo vale anche per te, Peck.” Disse Ranze al volatile.

“Ma certo. Farò in modo che gli umani non capiscano nulla.”

 

Sunnydale.

 

“Muoviti Buffy!” Dawn urlava mentre correva verso il cancello di imbarco. La sorella veniva dietro con tutta la Scooby al completo. Davanti a Dawn c’era una lunga fila di persone pronte per partire. Buffy approfittò  dell’attesa per salutare gli altri.

“Mi raccomando, state attenti durante la ronda. Non fatevi ammazzare mentre non ci sono.”

“Tranquilla, è tutto sotto controllo. E poi abbiamo già fatto la ronda quando tu non c’eri.” Disse Xander.

“E se avessimo problemi, chiameremo Spike.” Continuò Willow.

“A proposito di Spike, perché non è qui a salutarmi?” chiese Dawn mentre si alzava sulle punte per cercare di scorgere una testa biondo platino, senza successo.

“Pazienza, Dawn. Avrà avuto di meglio da fare.” Disse Buffy.

“Ma…Spike…lui non lo avrebbe mai fatto.”

“Su Dawn, basta piagnucolare. Stai andando a divertirti, quel vampiro lo rivedrai presto.” Disse Anya. Dawn abbassò lo sguardo e bofonchiò qualcosa che nessuno sentì.

Baci ed abbracci e finalmente le due sorelle Summers erano placidamente sedute dentro l’aereo in procinto di partire. Dawn era eccitatissima e non riusciva a stare ferma e quindi giochicchiava con la borsa, apriva e chiudeva il dizionario, tamburellava i piedi. Buffy l’avrebbe volentieri anestetizzata. A dispetto della felicità della sorellina, lei non era per nulla interessata al viaggio: Sunnydale, Tokyo… entrambe le città non le avrebbero dato quello che lei cercava. Lei voleva la pace, la tranquillità, voleva sentirsi viva, ma non ci riusciva. I soli momenti in cui non si preoccupava di nulla, li passava in una cripta e questa è una cosa che ad una ragazza normale non dovrebbe succedere. Ma lei da quando sarebbe normale? Domanda stupida, da mai… chissà che fine aveva fatto Spike. Doveva farsi vedere da Dawn, avevano concordato che si sarebbe rivelato durante il viaggio.

‘Ma poi che mi interessa? Esca quando vuole, sai che mi importa…’ fece una smorfia ‘ scema che non sei altro, Buffy… certo che ti importa e deve muoversi anche a venire qua, se non vuole trovarsi un bel paletto piantato dove dico io!’

“Buffy, che cosa ti prende?” Buffy si girò verso Dawn che la guardava con gli occhi sgranati.

“Eh?”

“Buffy, guarda come stai riducendo il sedile.”  Le sussurrò la sorellina. Infatti Buffy, presa dai suoi pensieri, non si era accorta di aver stretto il sedile con un po’ troppa forza da cacciatrice e già aveva fatto i buchi. Per fortuna non sembrava fosse di passaggio nessuna hostess, così ne approfittò per nascondere il danno con la giacca.

“Oh, non pensavo che l’aereo ti facesse così paura.” Le disse Dawn.

“Veramente… non è proprio così…” Arrivò in suo aiuto Spike. Veniva da dietro, quindi Dawn non si era accorta della presenza del vampiro, che le mise le mani davanti agli occhi per farle una sorpresa.

“Indovina chi c’è?” disse con voce bassa al suo orecchio. Dawn sorrise

“Mmm vediamo, mani fredde, voce bassa e leggero alito di alcool e fumo… se non sapessi che dovrebbe essere a Sunnydale, direi che qui c’è proprio il mio Spike preferito!” e si girò abbracciandolo stretto.

“Ehi Briciola, per fortuna che non ho bisogno di respirare, altrimenti qui sarebbe difficile.” E rise.

“Ma che ci fai qui? Se volevi salutarmi bastava che venissi in aeroporto.”

“Lo sai che mi piacciono le entrate ad effetto. E poi è molto tempo che non torno del paese del Sol levante… mi ci voleva un viaggetto. In più come posso stare per dieci giorni senza le due Sorelle Summers?” Buffy sorrise. Non capiva il perché, ma quelle parole la facevano sentire speciale, ma non in maniera negativa come “speciale=Cacciatrice” bensì come “Speciale=bella”. Possibile che solo un non-vivo riuscisse a farla sentire così perfetta? Mai un ragazzo normale!! Sospirò rumorosamente e Spike si girò a guardarla con quei suoi occhi penetranti.

“Già stufo di me, Slayer? Non ti preoccupare, me ne starò alla larga!” disse con voce tagliente. Buffy sbattè le palpebre un po’, senza capire bene quello che era successo.

“Eh?” i due la guardarono in maniera strana.

“Buff, va tutto bene?” chiese infine Dawn.”Sembri uno zombie.”

“No, sto bene… forse un po’ di mal di aereo…dicevi qualcosa, Spike?” lui aggrottò le sopracciglia, ma non disse nulla. Era veramente apatica…il BuffyBot era più vivo di lei, ed era solo un ammasso di circuiti.

“Non posso stare tanto qui, dovrò tornare al mio posto. Comunque torno più tardi a salutarvi, ok?” disse Spike, più a beneficio di Dawn che di Buffy. La ragazzina annuì e tornò a osservare la sorella, che intanto guardava le nuvole fuori dal finestrino.

“Che bella sorpresa vero?” disse Dawn.

“Uh, uh…” rispose Buffy senza spostare lo sguardo.

“Non mi sembra che la cosa ti abbia sconvolta tanto… lo sapevi già?”

“Ma no, certo che no. Avrà deciso lui da solo…” sperava di essere stata abbastanza credibile. ‘Deciso da solo… figuriamoci, glielo ho chiesto io… ma in cosa sono andata a cacciarmi?’

Il volo continuò per alcune ore. Ad un certo punto Dawn si alzò ed andò da Spike.

“Ciao.”

“Ciao, piccola. Come mai qui?”

“Avevo voglia di cambiare aria… la vicinanza di Buffy mi sta facendo male… sto diventando depressa pure io e non posso permettermelo. In fondo questa è la mia vacanza.” Spike sorrise e lei si sedette in braccio a lui.

“Hai ragione su tutta la linea, ma che ci vuoi fare, Buffy ha dovuto subire colpi piuttosto duri in questo ultimo periodo.”

“E noi no? Io no? Ho perso la mamma e dopo pochi mesi ho visto morire mia sorella… se non ci fossi stato tu, che avrei fatto?” dagli occhioni di Dawn stavano scendendo delle quiete lacrime che Spike tirò via passandoci le dita.

“Lo so, e col tempo lo capirà anche lei. Deve solo decidere che cosa vuole e allora noi potremo fare la nostra parata!” Dawn lo guardò senza capire bene “lascia perdere, non è niente di importante.”

“Forse mi odia perché è a causa mia che si è aperto il portale.”

“Questo non devi neppure pensarlo, briciola. Se ti avesse veramente odiato saresti stata tu ad essere buttata dalla torre. Lei ti ama con tutto il suo cuore, abbi fiducia. Deve solo trovare il modo giusto per fartelo capire, ma sono sicuro che ci riuscirà.” ‘almeno con te…io sono un caso disperato, credo.’

“Grazie.” Spike si alzò per far sedere Dawn comoda.

“Vado da lei… magari con un vampiro davanti si sveglia… spero non si sia portata un paletto di riserva…” e fece finta di rabbrividire, mentre il suo vicino di posto lo guardava quasi con disgusto: ‘questi giovani e i loro giochi di ruolo…portali, paletti? Nessuno gli ha insegnato a vivere?’

Spike trovò Buffy ancora immersa nella contemplazione dell’oceano che viaggiava sotto di loro, si sedette al posto di Dawn e chiese alla hostess qualcosa da bere. Quando questa le portò un succo d’arancia, lui le fece l’occhiolino mentre sorrideva e lei, arrossendo un po’, tornò a servire gli altri clienti.

“Finita la tua scena di seduzione?” chiese Buffy, sempre guardando fuori.

“Che c’è? Ti ha dato fastidio?”

“Figurati… fai quello che vuoi.” Lui sorrise e le porse il succo.

“Vuoi un sorso? Non è la mia bevanda preferita, ma non credo che qui abbiano sangue fresco 0 negativo, giusto?” Buffy pareva non averlo neppure ascoltato. “Buffy…la vuoi smettere?” la voce era dura e tagliente e sembrò funzionare, visto che la Cacciatrice finalmente si era girata verso il vampiro.

“Che vuoi Spike?”

“La smetti di fare l’antipatica? Dawn non lo merita, in fondo non è lei la causa del tuo… malessere. Le stai facendo del male.”

“Io non vorrei, ma è più forte di me. Non riesco a non pensare a quello che ho perso.”

“Cerca di pensare a quello che hai, sciocca.”

“Che cosa ho? Una missione sacra, amici che giocano con la mia mente, un osservatore scappato, un vampiro ossessionato. Quali di queste cose sono normali?” chiese lei con cattiveria.

“In primo, tu non sei una persona normale e questa tua ricerca della ‘normalità’- lo disse come se stesse sputando una cosa disgustosa- è ridicola. Hai una sorella che ti adora, degli amici che ti vogliono bene e un vampiro non ossessionato. Sono innamorato, è diverso.” Lei non disse nulla, sapeva che lui aveva ragione.

“Grazie per essere venuto.” Fu l’unica cosa che disse fino a quando l’aereo non fu al sicuro all’aeroporto Narita, lo scalo giapponese più importante per i voli internazionali. Dalla borsa, Dawn aveva già tirato fuori una macchina fotografica, con cui immortalava Buffy e Spike a più riprese. Per fortuna che a Tokyo pioveva, così almeno per il primo giorno, il vampiro non avrebbe dovuto sedersi nel portacenere della macchina. All’entrata dell’aeroporto furono accolte dai professori dei ragazzi che avrebbero ospitato gli stranieri. Erano arrivate persone da tutta l’america, non solo dalla California. Dawn si era fiondata insieme ai suoi compagni ad ascoltare quello che i professori dicevano, mentre gli accompagnatori degli studenti cercavano di aggregarsi tra di loro. Buffy, invece, cercò di eclissarsi andando a sbattere contro Spike.

“Paura, passerotto?” le chiese con voce bassa all’orecchio. Buffy rabbrividì sentendo il fiato freddo di Spike sulla sua pelle.

“Non sono a mio agio con troppa gente intorno.”

“Resto io qui, vicino a te.” E così dicendo, la abbracciò prendendola per la vita e attirandola a sé. Spike sentì che all’inizio Buffy era tesa, ma che pian piano si rilassava tra le sue braccia.

“Stai meglio?”

“Sì.” Spike allentò la presa, ma lei non si mosse, fino a quando arrivarono tutti i professori verso di loro. Uno cominciò a parlargli e i due si guardarono senza capire, per fortuna Dawn arrivò a salvare la situazione.

“&%%)(&$%(?*§°çç)/&%))/%$££” disse il professore.

“|£$%()%&/))&$£%$%&/(/((“ rispose Dawn. Buffy e Spike videro il professore sorridere e fare un senso di assenso rivolto a loro, che non poterono far altro che sorridere.

“Che cosa è successo Dawny?” chiese Buffy mentre si avviavano verso un pulmino.

“Ha chiesto come mai eravamo in tre. Diceva che non era possibile, che dovevamo essere in due e che Spike non era contemplato.”

“E come mai non lo hanno mandato via, allora?”

“Perché l’ho convinto io.”

“Niente magia, vero Briciola.” Dawn lo guardò con sguardo severo.

“Per chi mi hai preso? Niente magia, qualcosa di meglio.” E sorrise. I due biondi continuavano a non capire. Durante il viaggio nessuno sembrava fare caso alla cacciatrice e al vampiro, mentre Dawn rideva e scherzava con chiunque trovasse a tiro. Si stava proprio godendo la sua vacanza e Buffy non potè che esserne felice. A due a due, le persone presenti sul bus venivano scaricate davanti alle case dove avrebbero soggiornato: fu il turno dei nostri eroi. Buffy sgranò gli occhi alla vista della casa.

“Spike, è perfetta per te.” Disse con un sussurro Dawn. Infatti sembrava la location perfetta per un film dell’orrore: la casa sorgeva su due piani, piene di finestre con pesanti tende. Il tetto era di un rosso mattone forte, mentre i muri erano bianchi. Dal basso salivano parecchie piante rampicanti che in parte coprivano le crepe dell’intonaco. Per dare ancora l’aria più lugubre, dietro si stagliava un oscuro giardino.

“Forse dovrò essere ancora la cacciatrice.” Mormorò Buffy. I loro pensieri furono interrotti dall’arrivo di una bella ragazzina con i capelli neri.

“Konnichi Wa!” urlò.

“Konnichi Wa!” rispose Dawn tutta contenta. Poi verso i suoi accompagnatori “Vuol dire ciao in giapponese.” La ragazza era finalmente arrivata da loro e con in mano un piccolo dizionario ricominciò a parlare.

“Ciao. Io sono Ranze Eto. Benvenuti.” E fece un profondo inchino.

“Ciao. Io sono Dawn Summers, lei è mia sorella Buffy e lui è Spike.” Poi disse alcune cose in giapponese che loro non capirono e Ranze sorrise. Da dietro la ragazza arrivarono anche i genitori. Non sapendo una parola di inglese, Dawn fece da traduttrice. Dentro di se Buffy era orgogliosa per la passione che Dawn ci aveva messo per diventare così brava con le lingue. Poi si mise ad osservare i suoi ospiti. La ragazza era molto carina e doveva avere l’età di sua sorella. Sembrava una ragazza simpatica, con due grandi occhi blu che doveva aver preso dalla madre. Lei aveva i capelli lunghi biondi che scendevano fino a metà schiena in pesanti boccoli. Portava un lungo vestito che la faceva somigliare quasi ad una dama dell’800 e aveva un portamento molto austero, lo stesso del marito in effetti. Da lui Ranze aveva presi i capelli neri corvino e la carnagione decisamente pallida. Buffy sentiva che c’era qualcosa che non andava, il suo senso di Cacciatrice pizzicava. Altro fiume di parole mentre si avviavano verso casa, senza che lei capisse nulla. Solo larghi sorrisi verso lei e Spike.

“Allora, la signora si chiama Sheera Eto, mentre il signore è Mori Eto. Adesso ci mostrano le nostre stanze e hanno detto che non è un problema la presenza di Spike.”

“Perfetto. E tu che gli hai detto per scusarti della mia presenza?” Chiese il vampiro. La ragazza sorrise maliziosamente verso i due e con voce innocente rispose:

“Bhe, ho detto che voi due non potevate restare separati.” Si godette gli sguardi allibiti dei due, prima di continuare “Eh sì… ho detto loro che voi due vi siete appena sposati!”

 

I due si guardarono con occhi sgranati, mentre Dawn scappava in casa. Spike fu il primo a riprendersi cominciando a sorridere sfacciatamente.

“Andiamo?”

“Come andiamo? Quella sciagurata ha detto che noi siamo sposati!! Ma ti rendi conto?” sbottò alla fine Buffy.

“Bhe, non ha avuto una brutta idea. Oh, aspetta.” Tornò verso di lei e, dopo essersi tolto un piccolo anello dal mignolo, le prese la mano sinistra e le infilò il gioiello all’anulare. Buffy lo guardava come ipnotizzata: non riusciva a staccare lo sguardo da quei due occhi blu come il mare. Lui la avvicinò a sé e le sussurrò.

“Con questo anello, io, Spike, ti sposo.” Buffy sentiva le ginocchia tremarle. Se lui non si fosse spostato per entrare, lei gli sarebbe saltata addosso. Fortuna che lui stava già prendendo le valigie che restavano per poi entrare. Lui vide che lei era ancora imbambolata davanti alla porta, quindi la prese per mano e la trascinò dentro, dove li aspettava un bimbo biondo con un pappagallo verde appollaiato sulla spalla.

“Konnichi wa.” Disse Spike e il bimbo sorrise.

“Ciao!” e corse via verso i genitori.

“Benvenuti in casa nostra.” Disse il signor Eto con una pessima pronuncia.

“Fatto buon viaggio?” chiese la signora cercando di imitare il marito. I due biondi annuirono.

“Molto buono grazie.” E Dawn tradusse diligentemente. I coniugi parlottarono veloce tra loro per dire alla fine a Dawn di seguirli su per le scale. Si trovarono davanti ad un lungo corridoio e furono accompagnati ad una porta.

“Questa è la mia stanza.” Disse Dawn a beneficio dei suoi accompagnatori. “Voi siete alla porta accanto.”

“Come noi, Dawn?” chiese Buffy con voce pericolosamente calma.

“Ehm, certo… siete o no sposati?” rispose con fare innocente Dawn. Spike sghignazzava divertito e gli Eto li guardavano senza capire.

“Andiamo, amore, tua sorella vorrà stare un po’ da sola con la sua nuova amica. Briciola, ringrazia i signori e digli che ci mettiamo un po’ a posto e poi scendiamo.” Buffy cercò di incenerirlo con lo sguardo, senza riuscirci, mentre gli altri annuivano dopo la traduzione di Dawn. Spike spinse Buffy dentro la camera. Era furiosa e il vampiro non potè che esserne contento: dopo settimane di apatia, questo era un bel passo avanti.

C’era, ovviamente, un solo letto matrimoniale con due graziosi comò a lato. Appesi alle pareti di color azzurro pastello, stavano dei delicati dipinti ad acquarello e davanti alla finestra c’era una pesante tenda blu scuro.

“Così non diventerò polvere.” Scherzò lui.

“Tu sei un idiota! Io non dormirò mai con te!” urlò lei. Gli occhi scintillavano per la furia, ma Spike parve non farci caso.

“Come vuoi, passerotto, il pavimento è tutto tuo. Io di sicuro non voglio non approfittare di questa dolce comodità. Certo, non ci sono le lenzuola di seta, ma mi adatterò.”

“Cosa? Io non dormirò sul pavimento!”

“Allora dormirai sul letto, con me.” disse lui sogghignando. “In fondo mi hai chiesto tu di accompagnarti qui, vero mogliettina?” lei gli tirò la prima cosa che le venne sotto mano, peccato che un cuscino non sia una grande arma contundente. Spike si mise a ridere di gusto. “Ora io andrò a farmi una bella doccia. Vuoi unirti, Buffy?” la stava guardando con gli occhi schiusi in una espressione di puro desiderio.

“Scordatelo.” Rispose lei. “Aspetterò il mio turno qui.” E si sedette sul letto cercando di rilassarsi. Lui, invece, prese dalla borsa un asciugamano e andò nel bagno che comunicava con la loro stanza.

Buffy prese a guardare la piccola veretta che Spike le aveva dato davanti la porta di casa: era molto semplice, d’argento con una piccola incisione a forma di onda che percorreva tutta la superficie esterna dell’anello. Dopo esserselo tolto, vide che all’interno, c’era incisa, molto più rozzamente, una piccola B. Dove l’aveva trovato Spike? Lei non ne aveva la più pallida idea e in tutta sincerità non le importava molto. Quello più che le premeva era capire il perché gliela avesse data e cosa provava in quel momento. Quando Dawn aveva annunciato il suo ‘matrimonio’ con Spike, lei era rimasta di sasso con l’unica intenzione di uccidere la sorella a costo di aprire un altro portale mistico. Eppure dentro di se, sapeva che l’idea di essere sposata con Spike, la elettrizzava. Sentiva come una piccola fiammella accesa nel suo cuore. E lui? Umph, lui sembrava un ritratto dal titolo “I sogni si avverano.” In fondo lui l’amava… ‘no, Buffy, lui è un vampiro, non può amare. Ha solo una piccola ossessione per te e lo sai.’ Eppure non ne era del tutto sicura. Riusciva quasi a sentire quello che lui provava, perché riusciva a scaldarla, riusciva a farla sentire viva. Le piaceva quell’anello e non se lo sarebbe tolto. E fu in quel momento che lui uscì dalla doccia, lasciando Buffy senza parole. Era entrato in camera con solo l’asciugamano legato intorno alla vita. I capelli biondo platino erano ancora tutti bagnati e lasciavano cadere delle piccole goccioline in giro, fino a quando lui non prese un secondo asciugamano per frizionarseli bene e asciugarli in parte. Buffy analizzò il suo corpo centimetro per centimetro soffermandosi soprattutto sui pettorali ben torniti e immaginandoseli sotto le sue mani. ‘no, cattiva Buffy, non è niente di che, hai visto cose molto più belle… non così sexy però…” deglutì a fatica quella poca di saliva che le era rimasta. ‘così, però, gioca sporco…’

“Se vuoi la doccia è libera, a meno che tu non voglia finire di vedere lo spettacolo.” Disse maliziosamente Spike, mentre si chinava per prendere un paio di pantaloni puliti dalla borsa. L’asciugamano copriva a malapena il sedere e Buffy ebbe la fugace tentazione di tirarglielo via per vederlo finalmente in tutto il suo splendore. Non disse niente, ma corse via come un lampo verso il bagno. ‘Sì, una bella doccia… fredda è meglio.’ In camera Spike sorrideva deliziato: aveva annusato a fondo l’odore dell’eccitazione di Buffy. Se avesse voluto, lei sarebbe caduta ai suoi piedi da lì a poco, ma decise che, per una volta, poteva giocare con lei… aveva molta voglia di fare il gatto e lei sarebbe stata la sua topolina perfetta. Si vestì con calma, mentre sentiva lo scoscio della doccia proveniente dal bagno. Perfetto: pantaloni neri attillati, maglietta nera con la camicia blu elettrico lasciata aperta, come piaceva a lui. I capelli tirati indietro, leggermente mossi, nonostante il chilo di gel messo per farli stare bene. Se non fosse che erano in casa, si sarebbe messo anche il suo amato spolverino, ma agli anfibi non resisteva.

“Spike…” Buffy lo chiamava dal bagno. Un lampo di delusione passò per i suoi occhi: che non servisse neppure giocare?

“Sì…?”

“Ehm… non è che potresti passarmi qualcosa da mettermi… ho solo l’asciugamano qui.” Lui sorrise.

“E cosa vorresti, tesoro?” disse con voce bassa e roca, tanto che dietro la porta Buffy dovette reprimere un brivido.

“Ehm… non lo so… fai tu. Qualcosa di comodo per andare a cena.” Balbettò lei. Dio, si sentiva come un’adolescente alle prese con la sua prima cotta. ‘Alt, che cotta, qui stiamo parlando di Spike. Nessuna cotta tra noi, io Cacciatrice e lui Vampiro.’ La porta si aprì di poco e vide apparire i vestiti. Tirò un sospiro di sollievo: lui avevo scelto una maglietta a maniche lunghe di colore azzurro e un paio di jeans a vita bassa. Forse si sarebbe visto l’ombelico, ma che importava. Si bloccò quando vide la biancheria che aveva scelto: un completino di pizzo rosso bordeaux formato da un microscopico perizoma, che copriva ben poco, e un reggiseno praticamente trasparente. Non ricordava di averlo messo in valigia, quello era un regalo che le aveva fatto Dawn per le sue uscite con Riley e che lei non aveva mai messo, forse perché sapeva che lui non lo meritava così tanto. Non disse nulla, ma si vestì lentamente per evitare il più possibile l’inevitabile confronto con suo ‘marito’. Uscì e lo trovò beatamente disteso sul letto, con la mani incrociate dietro la testa e un sorriso malizioso stampato in faccia. Era indecisa se prenderlo a pugni o saltargli addosso: optò per la terza scelta, non fare nulla. Gli diede le spalle e si spazzolò i capelli. Sentiva il rossore salirle dal collo alla radice dei capelli, ma non voleva dargliela vinta a quel vampiro chippato.

“Andiamo?” gli chiese quando ebbe concluso tutti i preparativi che includevano scarpe, orecchini, leggero trucco e prendere i piccoli regali per la famiglia Eto, tutto rigorosamente senza guardare mai Spike.

“Certo. Dobbiamo presentarci come si deve.” Uscirono e andarono a chiamare Dawn: la sua presenza era quanto meno fondamentale. La trovarono in camera sua, ancora con i vestiti del viaggio, a parlare con Ranze.

“Oh, siete già pronti?” chiese lei delusa.

“Come già? Tua sorella ci ha messo una vita a fare la doccia. Pensavamo di scendere, ma abbiamo bisogno delle tue fantastiche doti di traduttrice.” Dawn disse qualcosa velocemente a Ranze e tutti e quattro scesero verso il soggiorno. Quando arrivarono alla fine delle scale, la porta di casa si aprì ed entrò un bel ragazzo alto, dai capelli neri e l’aria da duro.

“Konnichi wa.” Dissero in coro i tre americani. Lui li guardò con curiosità e rispose sommessamente, mentre Ranze sfrecciava verso di lui per dirgli qualcosa. Dawn spiegò che gli stava spiegando chi fossero loro. I sensi di Spike e Buffy fremettero.

“Passerotto, la senti anche tu questa sensazione strana?”

“Sì, da quando sono arrivata. Meglio tenere gli occhi bene aperti.” Rispose Buffy. Scoprirono che il ragazzo si chiamava Shun Makabe  che per un po’ sarebbe vissuto a casa degli Eto. Altro lui non disse e loro non chiesero.

 

(N.D.A da adesso fino ad un determinato momento, i dialoghi saranno a singola lingua. Tenete da conto che c’è sempre Dawn a tradurre, almeno per ora.)

 

In cucina erano attesi. La signora Sheera aveva fatto del suo meglio per preparare una cena con i fiocchi. Mangiarono tutti in silenzio per gustare al meglio il cibo, ma arrivati al sakè, cominciarono le chiacchiere.

“allora io dicevo a Janice…”

“Perfetta cena, tesoro…”

“Com’è l’America?”

“Scusa, non ho capito bene come ti chiami.” Disse infine Shun a Spike, guardandolo dritto negli occhi con sicurezza.

“Spike.” Rispose lui.

“E’ un nome?” a Spike veniva da ringhiare, ma fu Buffy a rispondere.

“Non proprio, è il suo soprannome.”

“E perché Spike?” chiese sempre lui. Poteva dirgli che si chiamava Spike perché aveva la piccola mania di torturare le vittime con i chiodi delle vecchie ferrovie? No, non poteva.

“Quando era giovane tendeva a tenere i capelli dritti come chiodi e i nostri amici lo hanno preso a chiamare Spike.”

“E come ti chiami allora?”

“William.” disse lui calmo.

“Che nome elegante.” Rispose Ranze. Quell’americano la affascinava, certo non come Shun che lei amava da anni ormai,  ma aveva un fascino strano.

“Sì,” continuò Spike “William Bloody” e sogghignò. Buffy alzò gli occhi al cielo e Dawn dovette sforzarsi di non ridere, ma la famiglia Eto rimase sbalordita.

“I suoi antenati erano…” Buffy non sapeva come spiegarlo. Vampiri? Figuriamoci. “…erano macellai di Londra e quindi… è rimasto.”  E sorrise. 

“Quindi sei di Londra? E come vi siete conosciuti?” continuò Ranze curiosissima.

“Diciamo che io sono andato a Sunnydale e da lì è cominciato tutto.”

“Vi siete innamorati da subito?”

“Ranze! Smettila di tormentare quei due poveri ragazzi. Vogliate scusare mia figlia, ma è un’inguaribile romantica.” Buffy sperava di non dover continuare il discorso sulla sua presunta relazione con Spike, peccato che lui si divertiva così tanto che cominciò ad inventarsi una serie di cose a beneficio della giovane giapponese.

“All’inizio io e lei non ci potevamo sopportare, ci è voluto un bel po’ perché lei capitolasse ai miei piedi.” Ranze era ormai persa da quel racconto. “Abbiamo lottato, danzato e ora siamo qui…”

“…felicemente sposati.” Concluse Dawn maliziosamente, mentre Buffy stava per strozzarsi con l’acqua che stava bevendo.

“Già…” continuò il vampiro “…ti ricordi briciola, la cerimonia?” e le fece l’occhiolino. Lei capì al volo e continuò.

“Difficile da dimenticare: la piccola cappella nel parco, la luce della luna a farvi compagnia, con Buffy che non smetteva di piangere nel suo perfetto abito bianco. Ah, che sogno.” La stanza era piombata in un dolce silenzio, tutti pensavano alla scena appena descritta, prima fra tutti Buffy, che schiuse le labbra in un sorriso. Non le dispiaceva il suo matrimonio. Fu Spike a distoglierla da quei pensieri, prendendole la mano e intrecciando le dita con le sue. Si guardarono negli occhi e sorrisero. ‘Cavoli, mi sento…sposata!!’ pensò lei.

“Ah… che bello!” esclamò Ranze sognante. “chissà se…” si bloccò e guardò Shun, che accortosi dello sguardo di Ranze, arrossì violentemente. La ragazza fece altrettanto. Per cercare di mettere le cose a posto, il signor Eto si schiarì la voce.

“Ehm… che farete domani?” Ranze si riscosse dai suoi propositi di matrimonio.

“Domani andiamo a scuola assieme, così Dawn conoscerà tutta la classe. Credo che al pomeriggio andremo alla Torre di Tokyo, non lo so. Voi due dove andrete?” chiese a Buffy.

“Bho… noi due siamo dei grandi dormiglioni. Ci piace uscire di sera.” Quel passaggio al ‘noi’ aveva stupito Spike. Mentalmente pensò di dover ricordarsene per giocare con Buffy dopo.

“Bene, allora oggi a letto presto.” Disse la signora Sheera. “E il primo ad andare a letto sei tu, signorino. Corri su a prepararti, Rinze, che poi vengo a salutarti.” Il bimbo corse verso la sua stanza. Gli altri ci misero poco a seguirli.

“Ah, Buffy…” disse Dawn prima di entrare in camera “…cercate di non fare troppo rumore… io vorrei dormire.” E scappò dentro, lasciando Buffy a bocca aperta e Spike a ridere.

 

Dentro la stanza Spike cominciò a togliersi gli anfibi. Guardò Buffy che si muoveva per la camera senza pace.

“Io non ho sonno, cacciatrice, e tu?” cercava di avere un tono normale.

“No. Tra il jet lag e la mancanza di ronda, mi sento vispa come un grillo.” E sbuffò. Spike prese la palla al balzo.

“Quindi ti va di…giocare un po’.” La guardò dritta negli occhi mentre si passava la lingua sulle labbra, lasciando Buffy senza parole.

“Gio…giocare?” balbettò lei.

“Sì, Buffy, giocare. Conosco dei giochini fatti a posta per due persone e sono mooolto interessanti. “ lei aveva la salivazione praticamente azzerata: la stava ammaliando con quelle due labbra che già aveva assaggiato per due volte in piena coscienza. “Se non ti senti pronta, possiamo anche…parlare un po’.” Finì lui con voce roca e seducente.

“Sì…parlare…buono.” Buffy avrebbe voluto smettere di parlare a mezze frasi, si sentiva stupida. Lui si distese tranquillamente sul letto.

“Allora, passerotto, è stato come te lo sei immaginato?”

“Cosa?”

“Il matrimonio…” Lo guardò in silenzio per poter soppesare al meglio la sua risposta.

“Non lo so. Essere la Cacciatrice mi ha reso diversa. Teoricamente dovrei morire giovane, il matrimonio non è contemplato nel pacchetto ‘Cacciatrice, la’.”

“Dai, possibile che tu non ci abbia mai pensato?” chiese lui sorpreso.

“Con Angel non c’è stata la possibilità. Sapere che lui è un vampiro…diciamo che ha inibito parecchio le cose.” Si mise a ridere sommessamente. “L’unico matrimonio che progettato è stato il nostro.” Lui la alzò incredulo un sopracciglio. “Ma sì, quando Willow ha fatto l’incantesimo. Avevo visto il vestito, pensato alla torta, gli anelli… tutto. Non vedevo l’ora di essere tua moglie.” E rise. Sembrava un’altra Buffy rispetto a quella degli ultimi tempi.

“Devo dire che quella magia è stata quasi divertente. Ammetto che all’epoca non mi ha fatto particolarmente piacere, succedesse oggi…noi in fondo siamo già sposati no?” lei si distese vicino a lui, ma senza toccarlo. “E hai pensato anche al dopo cerimonia?” lei chiuse gli occhi.

“Certo. Avevo immaginato una romantica luna di miele a Parigi, per poi spostarci a Venezia.”

“Belle città.” Buffy sbuffò. “Che hai?”

“Ecco vedi! Tu le hai già viste, non è giusto. Per te sarebbe noioso tornarci con me.” ‘Ma che ho detto? Io non voglio andare in vacanza con lui…o sì?’

“Buffy, con te non mi annoierei mai.” Glielo disse sussurrandolo all’orecchio e vide che lei si stava mordicchiando il labbro inferiore. Le accarezzò il volto con un dito scendendo poi sul collo. Buffy rabbrividiva di piacere a quel contatto.

“E meglio giocare, vero?” disse Spike. Buffy si riscosse dal suo torpore e lo guardò fissa negli occhi.

“No…non bene!” si alzò si scatto e uscì dalla stanza. Spike sospirò profondamente: doveva andare a riprendersela.

 

Buffy era ferma sulle scale senza fiato: quando Spike le aveva parlato si era risvegliata. Sapeva di volerlo e lo stato alquanto umido della sua striminzita biancheria, lo dimostrava ampliamente. Era stata sul punto di lasciarsi andare. ‘Cattiva Buffy, è un vampiro ed è senza anima. In fondo che cos’ha di così bello? I capelli? Per l’amor del cielo, con quel colore pazzesco. Certo, sono perfetti da accarezzare, però… il volto? Solo perché aveva la faccia di un angelo? Il corpo…bhe passabile…no, molto bello. Oddio, è veramente sexy e ancora non ho pensato ai suoi occhi.” Si mise le mani nei capelli gemendo di frustrazione. Doveva fare qualcosa per sfogarsi. Decise di scendere e magari di farsi una passeggiata nel giardino fuori. Non avrebbe trovato vampiri, ma almeno poteva respirare un po’ di aria fresca. Sentì delle voci provenire dal basso, anche se non capiva le parole. Erano il Signor Eto e la figlia Ranze.

 “Esci anche stasera papà?”

“Sì, anche se ha piovuto, è una bella sera per sgranchirsi un po’ le ossa.” Buffy spiava i due… si sentiva a disagio, ma il colpo più grande le venne quando vide lui trasformarsi in un pipistrello, esattamente come aveva fatto Dracula in passato. Scese giù di corsa stringendo in mano un paletto che portava sempre di riserva nelle tasche e si avventò su di lui.

“Fermati, vampiro!” Ranze urlò, mentre Buffy si avventava su suo padre.

“Ma questa è impazzita! Argh, un paletto!” disse il signor Eto svolazzando, solo che Buffy, allenata da anni, stava per impalettarlo, se Ranze si non fosse buttata su di lei e non l’avesse morsa. In pochi secondi Buffy era a terra svenuta e Ranze aveva preso il suo aspetto.

“Ma che cosa voleva fare?” chiese la ragazza.

“Sembrava volesse polverizzarmi, ma che ci faceva con un paletto in mano? Non è un oggetto che una ragazza si porta di solito in giro.”

“Cavoli… e adesso cosa faremo? Lei sa la verità…”

“Portiamola sul divano e poi aspettami che vado a chiamare la mamma, va bene?” disse il signor Eto. La ragazza annuì.

Quando rimase sola osservò meglio la bionda americana: l’aveva vista triste e non ne capiva il motivo. Con un marito del genere, come faceva ad essere triste? Sembravano perfetti l’uno per l’altra. Sentì dei passi e andò verso le scale.

“Papà…” si bloccò quando si ritrovò davanti a Spike.

“William?!” lui la guardò aggrottando la fronte: quando lei la chiamava così c’era sempre qualcosa che non andava.

“Buffy, dai torna di la, mi spiace.” Lei cercò di correre via, ma lui fu più veloce e la prese per un braccio facendola voltare e mettendola spalle al muro. “Buffy… Cacciatrice?”

‘Slayer?che cosa significa?’ pensò la ragazza, ma non disse nulla. Spike le prese il mento e la fece giare guardarla negli occhi.

“Guardami quando ti parlo.” La fissò negli occhi e capì. “Dov’è lei.”

‘Oh santo cielo, lui sa… per forza, lei è sua moglie. Shun aiutami!’ Urlò mentalmente lei e Shun apparve.

“Fermo dove sei tu.” Spike arrabbiato assunse il volto della caccia, ma Shun lo bloccò con un cenno della mano.

“Basta!!!” Dall’alto delle scale la signora Eto urlò. Dalle camere arrivarono anche Dawn e Rinze, svegliati dal baccano.

“Si può sapere che cosa succede qui?” chiese Dawn ancora un po’ assonnata.

“Buffy è sparita e loro non mi dicono niente. In più questo tizio mi blocca con la magia. Dawn, dì qualcosa prima che me li mangi tutti!” urlò infuriato.

“Andiamo tutti in soggiorno… credo che ci siano alcune cose di cui dobbiamo parlare.” Disse con serafica calma il signor Eto. Buffy era ancora tranquillamente addormentata sul divano. Spike si accovacciò su di lei e la vide respirare.

“Sta bene.”

“Certo che sta bene! Io sono buona!” Esclamò Ranze. Spike ringhiò e lei si spaventò “Ah… papà aiuto!” si faceva piccola piccola dietro al padre.

“Cominciamo con lo svegliare Buffy, che ne dici tesoro?” propose la madre. “Cominciamo. ‘enoitsegidni af is aignam aignam!!!” tirò fuori una boccetta di pepe e la figlia starnutì, tornando ad essere la ragazzina normale che era prima e Buffy si svegliò.

“Che è successo? Che ci faccio in soggiorno?” si guardò in giro e quando vide il signor Eto “Ah, il vampiro.”e fece per alzarsi, ma una forza la teneva ferma sul divano. “ma cosa…”

“Shun, lasciali andare. Vogliono sapere.” Disse Ranze. Ai due biondi tornarono le forze e si sedettero tranquilli per cercare i capire che cosa succedeva in quella casa piena di pazzi.

“Chi comincia per primo?”

“Voi… siate ospitali.” Disse con una nota di sarcasmo Spike.

“Allora… bhe avete visto che non siamo persone normali, ma neppure voi mi sembra che lo siate.” Iniziò il signor Eto. “Veniamo da un altro mondo, chiamato Mondo Magico. Io sono un vampiro e Sheera un lupo mannaro. Anche i nostri figli hanno dei poteri particolari: Ranze diventa qualunque cosa o persona morda e Rinze si può trasformare in lupo quando vuole. Viviamo qui tranquilli, come se fossimo degli esseri umani e nessuno sa di noi, solo voi e siete pregati di non dire nulla a nessuno grazie. Possiamo rimanere qui solo per intercessione del Grande Re.”

“E mister simpatia che cosa c’entra con voi?” chiese Spike sgarbatamente rivolto a Shun.

“Lui è il nostro principe.” Rispose Rinze.

“Il vostro principe?” lui annuì.

“L’ho scoperto da poco. Prima ero un essere umano normale.”

“E perché non te ne torni a casa tua?” chiese Buffy.

“Quella non è casa mia. E non voglio che lo sia.” Disse lui risoluto. Nessuno osò ribattere quella affermazione. “Adesso penso che sia il vostro turno.” I tre americani si guardarono uno con l’altro e Buffy iniziò a parlare.

“Io sono la Cacciatrice, in ogni generazione c’è ne una che si erge per combattere le forze oscure.”

“Io sono un vampiro.”

“E io sono la Chiave.”

“Chiave? Che cosa è?”

“Sono una Chiave mistica… il mio sangue apre portali demoniaci.” La famiglia Eto al completo era sbalordita.

“Mmm Cacciatrice… mi pare di averne già sentito parlare, magari da qualche antenato, ma non ne avevo mai conosciuta una prima. Quindi è per questo che mi stavi per impalettare prima, giusto?” lei annuì. “Ma io non sono una creatura demoniaca, sono una creatura magica, come tutti noi. Eppure tu ti sei sposata con uno di loro. Non è anche lui una creatura della notte? Perché mi sembra ovvio che noi non siamo della stessa specie vampirica.”

“Spike è un caso particolare.” Disse Buffy. “lui mi aiuta con le ronde, mi resta vicino da anni.” Buffy non aveva smentito il matrimonio e lo stava proteggendo, Spike si sentiva quasi felice. “Il mio rapporto con lui non cambia il fatto che io di notte caccio. Mi ero presa una settimana di pausa… scusate se vi ho spaventato, ma che ci volete fare, è l’abitudine.”

“Da quanti anni fai la Cacciatrice?” chiese Ranze.

“Sei.”

“Solo? Pensavo fosse un’eredità che inizia con la nascita.”

“No. Si diventa cacciatrice quando la precedente muore. In gergo si dice che si viene attivata. Io avevo 16 anni quando è successo.”

“E da quando voi due…” chiese Shun guardando Spike.

“Ci conosciamo da cinque anni.” Disse secco. “E come mai voi non vivete nel regno della Magia?”

“Io e Sheera apparteniamo a due tribù diverse, il nostro matrimonio non era ben accettato, così siamo scappati qui. All’inizio le cose non andavano benissimo, ma poi i tempi sono migliorati. È nata Ranze, poi Rinze e la nostra felicità è stata completa.” Disse il signor Eto.

“E adesso stiamo ancora meglio, da quando papà è diventato famoso!” esclamò Rinze.

“Che lavoro fa?” chiese Buffy.

“Lo scrittore.” Rispose lui tutto orgoglioso..

“Ma è una mania di voi vampiri?” sbottò Buffy rivolta a Spike. Lui alzò gli occhi al cielo.

“Sei uno scrittore anche tu?” chiese Ranze.

“Quando ero vivo…scrivevo poesie. Ho smesso molto tempo fa.” Disse poco convinto, tanto che Buffy e Dawn lo guardarono con fare inquisitorio, ma non dissero nulla. “Il demone che è in me è troppo truculento  per apprezzare la poesia d’amore. Sono o no il Big Bad?” finì lui. Buffy fece una smorfia, come per fargli capire che ci credeva poco e lui le lanciò un’occhiataccia.

Ranze sospirò: quei battibecchi tra i due le parevano così romantici. Erano uguali a quelli dei suoi genitori. Che coppia perfetta che formavano i due americani.

“Adesso che ci siamo chiariti le idee, che ne dite di tornare a dormire? Ricordatevi che domani dovete andare a scuola. Su, muovetevi.” E così dicendo tutti si ritirarono nelle proprie stanze.

 

Estratto dal diario di Ranze.

 

Oggi è stata una gran giornata. Sono arrivati gli ospiti americani. Dawn è veramente brava: sa parlare perfettamente il giapponese e fa da traduttrice per tutti noi. È venuta con sua sorella, che è talmente innamorata, da essersi portata dietro il marito, Spike. Lui è un vampiro, ma non come papà e me: lui diceva di avere un demone dentro di se, ma non lo capisco bene. Buffy, invece, è la Cacciatrice e uccide le creature oscure…anche se ha lasciato Spike in vita. Si vede che era un amore destinato. Vorrei stare bene con Shun come lei sta con Spike. Si sente così tanto che si amano. Domani chiederò a Dawn di raccontarmi la loro storia.

Shun non sembra apprezzare molto Spike…forse è geloso perché io lo trovo affascinante: veste così bene e ha quei due occhi così blu da parere finti. Però, quando la guarda, le sue iridi si animano, diventano due mari in tempesta, pieni di amore e desiderio. Sono quasi invidiosa di lei.

Ah, Buffy ha anche cercato di impalettare papà quando l’ha visto trasformarsi, ma poi le cose sono andate a posto. Ora vado a dormire. Ciao.

 

Ma torniamo ai nostri eroi.

Buffy e Spike erano di nuovo in camera, lui disteso sul letto, lei appoggiata alla finestra. Spike aveva assunto un’espressione angelica mentre la guardava. In realtà se la stava mangiando con gli occhi. Buffy sembrava distesa su un letto di chiodi per quanto era tesa.

“Allora…” iniziò Spike tranquillo.

“Allora niente. Tu stai li buono a cuccia e io qui.” Lui non disse nulla, si limitò a chiudere gli occhi e a stiracchiarsi come un gatto. Dai pantaloni fuoriuscì la maglietta, lasciando intravedere l’addome molto ben tornito. A Buffy venne l’acquolina in bocca.

“Come vuoi tu, passerotto. Le nostre sensazioni strane erano giuste, siamo in una casa di creature magiche.”

“Già, chi lo avrebbe mai detto? Anche in vacanza mi tocca lavorare.”

“Magari evita di lavorare proprio qui dentro, altrimenti Dawn non ne sarà molto felice.” Buffy Sospirò. ‘Non ce la faccio più. Voglio essere una ragazza normale, con una sorella normale e che fa una vacanza normale con un ragazzo normale e non con il suo ragazzo vampiro!” Sbarrò gli occhi mezzo secondo dopo, gemendo forte. ‘Lui non è il mio ragazzo! Che cosa vado a pensare? Cattiva Buffy!”

“Se fai questi bei gemiti, non posso non pensare che tu voglia giocare con me.” disse lui con voce languida.

“Smettila…”

“Dai che lo vuoi… lo sento.” E prese ad annusare l’aria. Buffy prese il paletto in mano e si mise a cavalcioni su di lui guardandolo bene negli occhi. Il paletto era posizionato all’altezza del cuore.

“Bloody Hell, che diavolo fai?”

“Faccio quello che avrei dovuto fare anni fa, ti polverizzo!” lui sorrise.

“E dopo come dirai che tuo marito non c’è più?”

“Tu non sei mio marito!”

“Infatti prima non ti sei presa la briga di smentire il nostro matrimonio. ‘Quello che c’è tra noi non impedisce il mio lavoro’ Sono parole tue, vedi di non dimenticarlo.” Lei non si muoveva e continuava a guardarlo. Era combattuta… impalettarlo o asfissiarlo di baci. Fu lui a prendere l’iniziativa ribaltando le posizioni e trovandosi sopra di lei.

“Allora… mettiamo via questo oggetto pericoloso, non vorrei che domani mattina tu ti svegliassi piena di polvere addosso.” Le prese il paletto dalle mani e lo fece cadere a terra.

“Spike… per favore, spostati.” Supplicò lei. Aveva paura di non riuscire a fermarsi.

“Perché dovrei? Non ti piace?” lei fece vagare lo sguardo per la stanza. “Ehi Buffy, guardami negli occhi e dimmi che non lo vuoi e io ti lascerò andare.” Lei si annegò in quei due laghi che erano gli occhi di Spike.

“Io…non…” sospirò “io non posso farlo. Lasciami andare, voglio dormire.” La voce tremava. Spike serrò la mascella deluso, ma come promesso la lasciò andare.

“Va bene. Buonanotte allora.” Si alzò e si spogliò.

“No, Spike, che cavolo fai?” lui ormai restava solo con i Jeans addosso.

“Mi preparo per dormire. Tu ti sarai portata via il pigiamone di flanella della nonna, ma io dormo nudo. E non cambierò le mie abitudini per te.” Buffy vide che lui stava per togliersi i pantaloni: sapeva di dover spostare lo sguardo o di chiudere gli occhi, ma i suoi muscoli oculari non erano collegati al cervello evidentemente. Finì di vedere tutto lo spettacolo. Niente biancheria intima e lui era nudo come mamma lo aveva fatto. Il cuore di Buffy prese a battere furiosamente, mentre lei scannerizzava le gambe muscolose, i glutei tonici, quella schiena splendida. Solo quando lui si girò lei chiuse gli occhi. ‘ecco, adesso sono finita…’  Sentì che lui si distendeva vicino a lei. Sarebbe stata una lunga notte.

Buffy si era addormentata, mentre Spike la guardava. L’alba era ancora lontana ed essendo un vampiro non aveva ancora sonno. Decise, così, di vegliare sul sonno della sua Cacciatrice. Non era un sonno tranquillo, lui lo vedeva. Non faceva che lamentarsi, probabilmente ripensava al suo personale inferno. Avrebbe voluto aiutarla, soprattutto quando dalle palpebre chiuse scesero silenziose due lacrime.

“Oh, piccola… perché fai così?” si avvicinò a lei e la strinse fra le braccia. “Tranquilla, il tuo Spike è qui.” Continuò a sussurrarle all’orecchio fino a quando non sentì che Buffy si stava rilassando. Non si agitava più e sembrava stare bene. Per Spike era come se un raggio di sole si fosse posato su di lui: sentiva un bruciore a livello del suo cuore che quasi gli faceva male. ‘Sono proprio la puttana dell’amore…’

“Spike…” bofonchiò Buffy nel sonno. Lui continuò ad accarezzarle il viso, mentre lei si muoveva impercettibilmente tra le sue braccia. Si bloccò quando sentì provenire da lei il profumo della sua eccitazione. ‘quindi è questo che sogni di me…’ e allargò la bocca in un perfido sorriso. ‘buono a sapersi.’

 

La mattina dopo Dawn era pronta per iniziare la sua vita Giapponese. Ranze era già in divisa: un vestito a righine bianche e nere con una cinturina alla vita, i calzettoni neri tirati su fino al ginocchio e un paio di scarpe basse bianche. Dawn era esentata dalla divisa e dentro di se rilasciò un sospiro di sollievo. Anche Shun era pronto: pantaloni e giacca neri, camicia bianca e cravatta. ‘decisamente meglio di quella femminile…’ pensò Dawn guardandolo.

“Dove sono i tuoi?” chiese Shun.

“Penso ancora a dormire. Sono abituati a vivere di notte…”

“Sai, Dawn, mamma e papà pensavano di andare nel Regno delle Magia e chiedere alla maga Moebius di fare un incantesimo in modo che qui in casa qualsiasi lingua si parli, potremmo capirla. Così potrai smetterla di fare da traduttrice, che ne pensi?” chiese Ranze.

“Mi sembra una bella idea… adoro usare la magia, una grande amica di mia sorella è una strega molto potente, anche se spesso fa cose senza senso.” Disse, mentre pensava all’incantesimo con cui aveva fatto ritornare in vita Buffy. “Penso che andrò un attimo in camera di Buffy a salutarla…magari sono già svegli. Bho…” salì di corsa le scale e aprì piano la porta. La scena che le si presentò davanti la sorprese: sul letto, Buffy e Spike stavano dormendo abbracciati, con lei che poggiava la testa sul torace di lui. Spike aveva passato il braccio intorno alle sue spalle circondandola. Sul volto di Dawn esplose un sorriso di gioia profonda. Uscì pianissimo, in modo di non svegliare nessuno e raggiunse i due giapponesi che la aspettavano di sotto.

“Pronta!”

“Trovati svegli?”

“No…mi seccava disturbarli, li saluterò quando torneremo a casa.” Rispose Dawn.

“Tieni, mia mamma lo ha fatto per te.” Disse Dawn, ponendole una piccola scatola. “È il bento per il pranzo.” Dawn annuì e si avviarono verso la scuola.

“Senti… posso chiederti una cosa?” chiese Ranze a Dawn.

“Certo che puoi. Spara.”

“Tua sorella…sì, insomma… come è iniziata la loro storia?” Shun alzò gli occhi al cielo per la curiosità che dimostrava Ranze.

“Bhe… è una storia un po’ lunga…” cercava di prendere tempo per inventare qualche particolare…in fondo tutto il matrimonio era inventato! “ Lui arrivò a Sunnydale e voleva ucciderla. Stava con un’altra vampira, che però lo ha lasciato. Dopo essersene andato per un po’, è ritornato, ma una Iniziativa del Governo lo ha catturato e gli hanno impiantato un chip che non gli permette di fare del male agli innocenti. Da quel momento lui e mia sorella hanno collaborato e lui le è sempre stato vicino, anche quando tutti non pensavano a lei. Da qui il salto all’amore è stato breve.” Ranze aveva gli occhi a forma di cuore, tipici manga.

“Mio Dio, è così romantico!”

“Romantico? Prima si odiano e poi si amano? È assurdo.” Sbottò Shun. Dawn lo guardò male.

“E perché di grazia”

“Perché è un vampiro che deriva da un demone. I demoni sono esseri senza anima, non possono amare, non possono provare sentimenti buoni.”

“Non sapevo che tu fossi un esperto di Demonologia. Bene, Makabe, ti dirò una cosa su Spike: è vero, è un vampiro, ma anche se non ha l’anima è molto più buono di tanti essere umani. Mi ha sempre protetto e ha protetto anche la mamma quando è servito. Quando Buffy è mo…quando lei non c’è stata per dei problemi, lui era con me. Lui pensava a me e faceva di tutto perché non mi accadesse nulla. È stato meglio di un padre per me, quindi ti posso assicurare che il suo amore per mia sorella è quanto di più vero ci possa essere!” Aveva lo sguardo deciso e fiero mentre parlava. Shun abbassò lo sguardo.

“Scusa, non volevo offendere.” Ranze lo guardò sbalordita, mentre lui andava verso la classe.

“Wow, Dawn… sei stata veramente convincente. È raro che lui si scusi in maniera così esplicita…” e le sorrise. “Io penso che Buffy e tuo cognato si vogliano molto bene.”

“Sì, lo penso anche io.” ‘E spero che anche lei lo capisca in fretta…’

“Sai, una volta ero gelosa di lei. Io stravedevo per lui, avevo una cotta terribile, ma lui non aveva che occhi per Buffy. Credo che lei non potrebbe trovare un uomo migliore con cui condividere la vita. Lui non la lascerà mai!” disse con fervore. Erano ormai arrivate in classe. I banchi erano stati spostati in modo tale che potesse sedersi anche la piccola delegazione americana. Ognuno di loro si dovette presentare, cercando il più possibile di parlare giapponese, poi cominciarono le lezioni normali.

 

A casa Eto, invece, le cose erano diverse. Nella camera matrimoniale degli ospiti, qualcuno si stava svegliando e quel qualcuno era una bella ragazza dai capelli biondi. Buffy prese a muoversi piano, accarezzando una strana superficie fredda. Non riusciva a capire che cosa era, sapeva solo che la cosa era parecchio piacevole. Si raggomitolò ancora più vicino a quella fonte di strano piacere. Spike, già sveglio da un po’, si stava godendo quel contatto inaspettato: sapeva che nel momento in cui la Cacciatrice si sarebbe svegliata, lo avrebbe preso a pugni almeno. Sentì che la ragazza stava allungando le mani sulle sue gambe. ‘ahi… zona proibita. Se continua così, non so quanto resisto senza saltarle addosso.’ La mano si muoveva sensuale accarezzando i suoi riccioli, mentre la sua virilità cominciava a tendersi. Il vampiro non ce la fece più e iniziò a ringhiare sommessamente, ma quanto bastava per far svegliare la ragazza. Inizialmente Buffy non riusciva a capire bene quello che stava facendo, fino a quando non alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare il volto di Spike in preda alla passione.

“Oh mio Dio, che stai facendo?” urlò lei.

“Io? Nulla, fai tutto da sola, amore, e anche molto bene.” Gemette lui. Solo ora Buffy si accorse di dove stava la mano. Dovette ammettere a se stessa che non era male, ma si alzò di scatto e corse verso il bagno.

“E mi lasci così insoddisfatto?”

“So già che soddisfazione vorresti avere tu!” rispose lui da dietro la porta.

“Io voglio quella di una eterna promessa d’amore.” Lei uscì dal bagno guardandola come fosse un alieno sbucato dal nulla.

“Eh? E questa da dove esce?” lui sospirò.

“Mai sentito parlare di Romeo e Giulietta? Queste frasi facevano parte della scena del balcone.”

“Ah. Senti, non è che potresti coprirti?” Gli disse facendo buffi cenni con le mani.

“Cos’è, ti vergogni? Guarda che è stato merito tuo.” E sogghignò. Essere guardato da Buffy mentre era completamente nudo, lo eccitò ancora di più.

“Spike!” esclamò lei e tornò a chiudersi in bagno e si infilò immediatamente in doccia. ‘Bene, un’altra cosa da includere nei particolari Sexy di Spike, assieme agli occhi e all’accento inglese.’ Sentì la porta della camera aprirsi e chiudersi, probabilmente Spike era sceso di sotto. Tirò un sospiro di sollievo…non sapeva come lo avrebbe affrontato se fossero stati da soli. ‘Perché deve essere così difficile?’

 

Spike, intanto, era andato in cucina e ci trovò il signor Eto che leggeva un giornale.

“Buongiorno.” Disse lui.

“Buongiorno.” Rispose Spike “Buone notizie?”

“Purtroppo no…sempre il solito.” Spike in quel momento, ebbe la rivelazione.

“Ma…come è possibile che noi ci parliamo e soprattutto ci capiamo?”

“Oh, è vero. Stamattina Sheera è andata nel Regno della Magia e si è fatto fare un incantesimo della grande maga, così ora ci potremmo parlare senza problemi.” E bevve un sorso dalla sua tazza. Spike aguzzò la vista e l’olfatto.

“È sangue quello?”

“Sì. Ne vuoi un goccio? È nel frigo, serviti con quello che preferisci.” Spike prese una sacca di A+ e la versò in una tazza per poi scaldarla nel microonde. Quando fu pronto, si sedette di fronte al signor Eto, sorseggiando il liquido vermiglio.

“È refrattario alla luce anche lei?” chiese Spike.

“Un po’. Sono talmente tanti anni che viviamo nel mondo umano, che la mia pelle si è abituata. Non posso prendere la tintarella e di solito mi vesto molto bene, ma riesco a stare fuori. E tu?”

“No, io brucio subito… e non è una cosa piacevole. Lo stesso vale per croci, acqua santa, e fuoco.”

“Quello vale anche per me. E sai qual è la cosa peggiore?” chiese lui ridendo.

“No, che è successo?”

“Mio figlio Rinze va ad una scuola cattolica. Il primo giorno lo ho accompagnato e stavo per vomitare fuori dal portone.” Anche Spike rise con lui. “Il mondo umano è duro per noi creature magiche.”

“Già. Quanti anni ha?”

“Chiamami Mori e dammi del tu. Io sono del 16... sono qui da un bel po’.”

“Sei decisamente più vecchio della mia Sire. Lei si chiama Drusilla ed è del ‘800. Io sono rinato nel 1880.”Disse con orgoglio.

“Cos’è una Sire?”

“È il vampiro che ti genera. Prima ti succhia il sangue e poi te lo ridà da bere e tu diventi un vampiro.” Spiegò. “Chi ti genera è il Sire e tu diventi il suo Childe. Si crea un rapporto molto forte ed indissolubile. Non funziona così anche da voi?”

“Oh no. Noi procreiamo come gli umani.” Continuarono a bere sangue insieme come buoni amici. A Spike quell’uomo piaceva, si sentiva tranquillo, forse perché lui non aveva dentro di se il demone.

“Com’è che ti sei innamorato di lei?” chiese alla fine il signor Eto.

“Questa è proprio una bella domanda sai? Non so risponderti. Io non la potevo vedere all’inizio. L’unica cosa che mi premeva era, maledettamente, di ucciderla. Come è ovvio, non ci sono riuscito e sono stato risucchiato dal suo vortice. Lei è come un tornado, quando passa ti prende e non ti molla. L’ho vista felice, l’ho vista triste, l’ho vista mentre combatte e anche mentre prendeva un caffè ed è sempre uno spettacolo. Credo che ora non posso fare a meno di lei.” Terminò lui tranquillo. 

“Però… una dichiarazione in pieno stile. Oh, ecco la fortunata.”  Infatti Buffy era in piedi appoggiata sullo stipite della porta. Aveva ascoltato l’ultima parte del loro discorse e ne era rimasta decisamente scioccata. Non credeva che i sentimenti di Spike per lei fossero così profondi.

“Buongiorno.” Spike la scrutò, alla ricerca di qualche indizio per capire quanto fosse arrabbiata o altro, ma lei manteneva un’espressione neutra.

“Ciao Buffy, dormito bene?”

“Sì, benissimo.” Stava cercando di far capire a Spike che non ce l’aveva con lui, per quello che era successo.

“Vi volevo dire che oggi devo scrivere, quindi mi chiuderò nel mio studio. Se avete bisogno di qualcosa lo potrete chiedere a Sheera.” Si alzò e se ne andò a lavorare, lasciando i due da soli. Lei, al posto del sangue, prese a scaldarsi un po’ di latte.

“Che cosa facciamo oggi?” gli chiese.

“Facciamo? Io non posso uscire. Fuori c’è il sole… se avesse piovuto ne potevamo parlare, ma almeno fino al tramonto sono relegato qui. Però…qualcosa la troviamo sicuramente.” Scherzò lui, sperando di farla di nuovo arrabbiare, invece lei sorrise.

“Mmm l’idea non è male… che ne dici di fare un giro per la casa?”

“Perché no, mi dico.” Si presero per mano e uscirono insieme dalla cucina. Vagarono per tutto il piano inferiore, passando per il soggiorno e davanti allo studio del signor Eto. Trovarono una porta che dava su una scalinata che scendeva verso il basso.

“Le cantine… andiamo.” Lei sembrava risoluta e decisamente più viva di quanto non fosse stata.

Si ritrovarono davanti ad una statua di pietra raffigurante un antenato della famiglia: aveva i capelli sparati in alto in due punte laterali e i canini pronunciati.

“Tutto qui? Tutte queste scale solo per una statua?” Spike era deluso.

“Non c’è altro qui.” Sentirono un frullo d’ali e si ritrovarono Peck davanti.

“Solo perché non sapete dove cercare.” Disse il pappagallo.

“Che dobbiamo fare?”

“Eh eh eh… non lamentatevi poi. Tu Buffy, che hai le dita più piccoline, infila l’indice e il medio nel naso della statua.”

“Eeek, che schifo!” A Spike venne da ridere. “Fallo tu se ti sembra così divertente.”

“Ma dai, hai combattuto con le creature più schifose e ti fermi a questo punto? Lascia fare a me.” Spike si avvicinò alla statua e fece quello che gli aveva suggerito Peck. Immediatamente la statua si spostò di lato, lasciando la via aperta per una botola, che nascondeva, ancora, una rampa di scale che si snodava verso il basso.

“Wow… interessante, pensi che possiamo scendere?” chiese Buffy a Spike.

“Da cattivo ti dico che mica c’è bisogno di un permesso. È anche vero che non siamo a casa nostra, baby.” Lei mise il broncio, facendo ridere il vampiro.

“Se volete possiamo scendere assieme.” Una voce gentile li fece voltare.

“Oh, signora Sheera… ehm… ci scusi, ma siamo un po’ curiosi…” cercò di salvarsi in corner Buffy, ma la signora non sembrava arrabbiata.

“Non preoccupatevi, lo sarei anche io al posto vostro. Questa non è una famiglia molto…convenzionale. Attenti agli scalini, si scivola un po’.” Disse mentre apriva la processione verso la cantina. Non l’avesse mai detto: era quasi arrivata al corridoio finale, che scivolò, facendo un ruzzolone. “Ma perché mi succede ogni volta!!! Ecco, quello che volevo dirvi… uffa!” Spike si stava trattenendo le risate e, quando Buffy se ne accorse, si prese una gomitata dalla ragazza per smetterla.

Il corridoio che si stagliava davanti a loro era parecchio lungo e sulla destra era piena di porte di legno.

“Che cosa sono tutte queste porte?” chiese Buffy.

“Sono porte temporali, oppure magiche. Questa, per esempio, è la via per il Mondo Magico.” E con enfasi aprì la seconda porta, facendo crollare miseramente le speranze dei due americani: c’era un bagno!!! La signora Eto divenne paonazza… “Ok, non è questa… sbaglio tutte le volte, ma dove ho la testa!” aprì un’altra porta e videro un sentiero che si dilungava verso un enorme castello lontano. “Vi porterei con me, ma non potete, almeno non ancora. Devo chiedere il permesso al Grande Re prima di poter portarci degli umani, anche se speciali come voi. Aspettatemi qua.” E si richiuse la porta alle spalle, lasciando i visitatori da soli con un pappagallo.

“Dicci Peck… questa porta a cosa serve?” disse Buffy.

“È una porta pericolosa… è la Porta del Futuro, mentre quella vicino è del Passato.” A Spike passò un lampo di desiderio.

“Mi piacerebbe entrarci…”

“Non so se è possibile. Andare nel passato è pericoloso, non si può cambiare nulla di quello che si vede. Chiedete alla signora quando torna. Venite…” li guidò fino al fondo del corridoio, dove c’era l’ultima porta, la più massiccia, notò Buffy. “Questa è la cripta. Ci sono tutti gli antenati della famiglia Eto. Sono molto simpatici, sapete?” lo strano sguardo di Buffy passò inosservato: lei continuava a puntare alla porta del futuro… era curiosa di vedere quello che le sarebbe toccato più avanti. Entrarono nella cripta, dove erano posizionate decine di sarcofaghi. L’aria era fresca e scoppiettava un bel fuocherello nel camino in fondo alla sala.

“Che ci fa un camino qua? Ai morti non serve!” chiese Spike curioso.

“E chi ti dice che siamo morti?”

 

Una voce proveniente dall’oscurità li fece girare: era una vecchietta molto bassa, con il volto sorridente. Portava i capelli in una crocchia e sembrava divertita dalla presenza di quei due.

“Salve, io sono Lara, la nonna si Sheera. E noi non siamo morti, semplicemente stiamo risposando. Dopo anni e anni di vita, un po’ di sonno fa bene.”

“Non è sorpresa che noi siamo qui?” chiese Buffy.

“No, se siete arrivati fino a qua sotto, vuol dire che qualcuno vi accompagnati e che quindi sapete tutto della nostra famiglia. Immagino che siete persone speciali anche voi.”

“Più o meno sì…” rispose Buffy. La nonna li guardò con attenzione, specie Spike, che stava seduto su una delle tombe. Poi si avvicinò a Buffy e le disse:

“Complimenti… ottima scelta!” e le fece l’occhiolino, mentre lei diventava fucsia.

“Ma… io…veramente…” la vecchina uscì dalla cripta e andò verso la parte più abitata della casa.

“Vedo che Mori si è rimesso al lavoro. La sua precedente storia l’ha fatto scalare le classifiche di tutto il Giappone. Magari è arrivato anche in America. Il libro si chiama ‘Supertramp’ lo avete mai sentito?” i due scossero il capo. “Oh, poco male… l’importante che qui funzioni. Ci hanno fatto anche un film a cui tutti noi abbiamo partecipato… che gabbia di matti.” Continuava imperterrita a parlare.

“Ah.” Dissero loro in coro.

“Buongiorno ragazzi!” come due furie erano rientrate Dawn e Ranze. Dietro di loro, con più calma, arrivava Shun.

“Oh, non avete idea di che grande giornata sia stata oggi! Mi sono divertita un mondo, Buffy. Sono nata nel paese sbagliato, bhe a parte la divisa scolastica, ovviamente. E il cestino del pranzo era fantastico, altro che la mensa al liceo.”

“Briciola… respira. Tu ne hai ancora bisogno.” Scherzò Spike.

“Ma voi non capite… qui il mondo è fantastico, siamo passate per alcune vie del centro e quante cose c’erano…e i vestiti….oh Buffy, andiamo a fare shopping domani? Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego!!!” Con gli occhioni sgranati alla ‘Gatto con gli stivali di Shrek’ , Dawn supplicava la sorella che non potè che assecondarla.

“Va bene, ma dovremo andarci caute… non abbiamo molto da spendere.”

“Cosa avete fatto voi due oggi?” chiese Ranze.

“Abbiamo dormito fino a tardi, mangiato qualcosa e fatto un giretto per casa tua. Simpatico il piano di sotto.” Disse Buffy.

“Che piano di sotto?” chiese Dawn.

“C’è la porta per il Mondo Magico.” Dawn strillò e prese a saltellare.

“Me la fai vedere? Dai, dai, dai.”

“Rieccola che comincia…” disse Buffy.

“Certo, andiamo.” E corsero insieme verso il sotterraneo.

“Quelle due sembrano due gemelle siamesi. Pensano in maniera identica.” Disse Shun. “Avreste dovuto vederle a scuola… un incubo.” Finì.

“Io esco un po’.” Disse Buffy e gli altri presenti annuirono. Mentre usciva al sole, Spike la seguì con lo sguardo. Si riscosse quando si trovò Ranze davanti che lo guardava curiosa.

“Che hai?”

“Niente, piccola.”

“Pensavi a lei, vero? Si vede lontano un miglio che la ami da morire.” Lui sorrise.

“È così palese?” chiese lui.

“Oh sì! Io lo sento e lo sente anche lei di sicuro.” Lui fece un’espressione alquanto scettica.

“A volte penso che lei non lo capisca.”

“Impossibile.”

“Mi piacerebbe vedere quello che pensa!” e rise, invece Ranze era pensierosa.

“Magari in mente no, ma puoi vederle i sogni se ti và.” Lui la guardò con educata incredulità.

“Prego?”

“Ma sì, l’ho già fatto un sacco di volte, è una magia molto semplice.” ‘Sembra convinta.’

“Spiegati meglio.”

“Bhe, tu entri nel suo sogno e lo guardi. Lei non si accorgerà di nulla.”

“Non posso interagire?”

“Lo puoi fare se lo vuoi, altrimenti no.”

“Mmm lo sai che l’idea mi alletta? Allora stanotte, quando lei dorme, faremo questo piccolo esperimento, va bene?”

“Ok.”

 

La notte era giunta in casa Eto. Spike era attento ad ogni movimento di Buffy, in modo da capire con esattezza quando lei si sarebbe addormentata. Quando sentì che il respiro si era fatto regolare, uscì dalla stanza per andare a chiamare Ranze. Aveva passato tutto il giorno a pensare se quello che stava per fare fosse giusto o meno, in fondo era una violazione della privacy bella e buona…ma lui era un vampiro cattivo, che gli importava? Era ormai davanti alla porta della vampiretta, quando una mano gli si posò sulla spalla e lo fece girare: Shun lo guardava con sguardo omicida.

“Che vuoi, moccioso?” gli chiese poco gentilmente Spike. Gli occhi di Shun scintillarono.

“Che cosa ci fai tu qui?” disse facendo un cenno verso la porta. ‘Uh, uh, il bimbo è geloso…’ Spike sorrise sornione.

“Veramente lei mi sta aspettando.” Rispose calmo.

“Cosa?” in quel momento la porta si aprì e fece la sua apparizione Ranze.

“Pronto?” chiese lei euforica a Spike, che annuì , mentre il ragazzo guardava Ranze con insistenza.

“Che cosa stai macchiando?” chiese infine.

“Nulla. Dai Spike, muoviti.” Rientrarono nella stanza di Spike dove Buffy era ancora beata dormiente.

“Oh Dio, ecco quello che vuoi fare. Ti metterai nei guai come sempre.”

“Non è vero! Sono brava!” Shun sbuffò poco convinto. Spike seguiva divertito il battibecco tra i due ragazzini, ma era anche impaziente di vedere con i propri occhi quello che sognava Buffy. Ranze si posizionò a lato del letto e alzò le mani sopra la testa e poi prese a declamare un incantesimo.

“Erartne ossop, asucs?” dalla testa di Buffy prese forma una specie di nuvoletta di colore giallino. Spike sembrava perplesso.

“E adesso che devo fare?”

“Entrare qui.” Disse Ranze convinta “adesso ti mostro come.” Si avvicinò alla nuvola e…tirò giù una zip! Spike per poco non crollava per la delusione.

“Tutto qui? Una zip? Io mi aspettavo qualcosa di più forte… che ne so, l’entrata di una cripta, un portone di legno massiccio… il coperchio di una bara, ma una zip!?!?!”

“Ehm… scusa….” Disse Ranze.

“Fa nulla. quindi adesso vado la e vedo i suoi sogni, giusto?” lei annuì. “Bhe allora meglio andare… non vorremmo mica far aspettare una signora, no?” Aprì la zip e si ritrovò immerso nell’oscurità. Neppure la sua vista da vampiro lo aiutava. Evidentemente Buffy era in fase di non sogno. Poi sentì urlare: era un suono straziato e vide Buffy mentre si gettava nel portale demoniaco aperto da Glory. Rivedeva la sua morte, per questo ogni notte piange. Pensò Spike. Sognava il Paradiso, la sua beatitudine, che le veniva strappata via dalla voce amica di Willow. E la sua disperazione nel rivivere di nuovo. Stava annegando, la sua Buffy, in un minaccioso lago nero e lei non riusciva ad avere un solo appiglio per restare a galla. Spike non ci mise molto a capire che quello doveva essere la sensazione che lei provava ogni minuto della sua giornata. ‘Devo aiutarla! Ma come?’ La voce di Ranze le giunse in soccorso: lui poteva interagire, solo che non voleva essere così spudorato da farsi scoprire, altrimenti il paletto nel cuore non glielo avrebbe tolto nessuno. La notte precedente le aveva parlato, perché non ci riprovare, magari in versi. ‘Sì, farò così, ma niente poesie. Conosco la canzone giusta!” Spike prese coraggio e con voce bassa cominciò a cantare:

 

TAKE MY HAND

YOU KNOW I’LL BE THERE,

IF YOU CAN I’LL CROSS

THE SKY FOR YOUR LOVE,

FOR I HAVE PROMISED FOR

TO BE WITH YOU TONIGHT

AND FOR THE TIME THAT WILL COME.

 

TAKE MY HAND

YOU KNOW I’LL BE THERE,

IF YOU CAN I’LL CROSS

THE SKY FOR YOUR LOVE

AND I UNDERSTAND

THESE WINDS AND TIDES,

THIS CHANGE OF TIMES

WON’T DRAG YOU AWAY

HOLD ON, HOLD ON TIGHTLY,

HOLD ON AND DON’T LET GO

OF MY LOVE.

 

THE STORM WILL PASS

IT WON’T BE LONG NOW.

THE STORM WILL PASS

BUT MY LOVE LASTS FOREVER.

 

AND TAKE MY HAND,

YOU KNOW I’LL BE THERE,

IF YOU CAN I’LL CROSS THE SKY

FOR YOUR LOVE.

GIVE YOU WHAT I HOLD DEAR,

HOLD ON, HOLD ON TIGHTLY

HOLD ON, HOLD ON TIGHTLY.

RISE UP, RISE UP WITH WINGS,

LIKE EAGLES YOU’LL RUN, YOU’LL RUN,

YOU’LL RUN AND GROW WEARY.

 

TAKE MY HAND, TAKE MY HAND.

HOLD ON, HOLD TIGHTLY.

HOLD ON, HOLD ON TIGHTLY.

THIS LOVE LASTS FOREVER,

THIS LOVE LASTS FOREVER,

TAKE MY HAND

TAKE MY HAND

 

Prendi la mia mano
Sai che ci sarò
Se tu riuscirai, attraverserò
Il cielo per il tuo amore
Ho promesso
Di esserti accanto questa sera
E per i tempi che verranno

 

Prendi la mia mano
Sai che ci sarò
Se tu ci riuscirai attraverserò
Il cielo per il tuo amore
Ho promesso
Di esserti accanto questa sera
E per i tempi che verranno
Prendi la mia mano
Sai che ci sarò
Se tu ci riuscirai attraverserò
Il cielo per il tuo amore

Io capisco
Questi venti e maree
Questo tempo di cambiamenti
Non ti porteranno alla deriva
Resisti, resisti
Resisti e non mollare
Il mio amore

 

Le tempeste passeranno
Non ci vorrà molto
Le tempeste passeranno
Ma il mio amore durerà in eterno

 

E ora prendimi la mano
Sai che ci sarò
Se riuscirai, attraverserò il cielo
Per il tuo amore
Ti darò quel che ho caro
Resisti, resisti
Resisti, resisti
Alzati e dispiega le ali
Correrai come l'aquila
Correrai instancabile

 

Prendi la mia mano, prendi la mia mano.

Tieni duro, tieni molto duro.

Tieni duro,tieni molto duro.

Questo amore dura per sempre,

Questo amore dura per sempre,

Prendi la mia mano,

Prendi la mia mano.                                                         

 

(Drowning man- U2- War- 1983)

 

La Buffy del sogno si calmò. Spike vide che, come suggeritole dalla canzone, lei si stava aggrappando a qualcuno. Vedeva solo una mano, nulla di più, ma poi la figura cominciò a prendere forma e davanti a lui vide…se stesso. ‘Deve aver capito che sono io ad aver cantato.’ Vedeva che l’aiutava ad uscire dal lago, che però ora non era più nero, bensì di un bel azzurro limpido.

“Stai bene?” chiedeva Spike a Buffy.

“Sì grazie a te!” rispose lei.

Spike si vide mentre prendeva a baciare Buffy. ‘non è certo un bacetto tra amici’ pensò lui sogghignando. Buffy nel sogno era decisamente più intraprendente della realtà, baciava Spike a più riprese, mentre gli toglieva lo spolverino in tutta fretta. ‘Però, la ragazza si diverte proprio’ pensava l’infiltrato. Buffy gli strappava letteralmente i vestiti con foga e lui sembrava non voler fare nulla, fino a quando non si ritrovò a guardarsi nudo. Lei lo stava accarezzando ovunque, prima di spogliarsi per lui. Da qui la danza iniziò: c’era una foga estrema in tutti i gesti che facevano, c’era l’urgenza di sentire il corpo dell’altro sul proprio, di sentirlo dentro di se, vivo e pulsante. In quel momento Buffy voleva vivere e lo capiva anche Spike che guardava la scena. Finì tutto come era iniziato, solo che non si ritrovò immerso nell’oscurità, bensì su una spiaggia di fine sabbia bianca, con il mare che formava piccole onde che si infrangevano sulla battigia.

“È grazie a te sai?” si voltò e vide Buffy. Lei pensava che lui fosse il suo sogno.

“A me?”

“Sì.” Lei sorrise e poi andò a camminare sulla sabbia. Spike decise di tornare indietro. Uscì dalla nuvoletta ritrovando Ranze e Shun che discutevano, sussurrando.

“Come è andata?” chiese ansiosa Ranze.

“Diciamo che è stato abbastanza chiarificatore, piccola.” Rispose calmo lui.

“Non ti ha messo nei guai, vero?”

“No, ragazzo. È andata bene. Ora è meglio se tornate a dormire, domani avete scuola, no?” i due ragazzi annuirono e uscirono silenziosamente dalla stanza, lasciando uno Spike pensieroso e anche un po’ eccitato alla vista del sogno di Buffy.

“Forse una capatina in bagno mi farebbe bene.”

 

Dawn era sulla torre di Tokyo a guardare l’immenso panorama che si stagliava sotto di lei. Il cielo era terso e azzurro come non mai: la pioggia di quei giorni aveva completamente ripulito la città dallo smog e dalla sporcizia. Ranze arrivò da lei con un bicchiere di coca per lei.

“Grazie!”

“Prego, è grazie a voi se anche noi possiamo bere. Di solito alle gite è vietato.”

“Allora sono contenta di essere utile.” Le due sorrisero insieme. “Qui è incredibile, hai visto che panorama?”

“Sì, è molto bello. Però io non mi eccito molto per questo… qui sulla torre ci veniamo ogni anno…sembra attirare gli insegnanti come le api al miele.” E fece una smorfia. Ranze prese a guardare Shun che stava solo in disparte poco lontano e sospirò.

“Perché non vai da lui?” chiese Dawn che sapeva tutta la storia tra i due. “Visto tutto quello che vi è capitato in passato, ormai il vostro legame sarà indissolubile, ti pare?”

“Uhm… forse. Solo che Shun sa tutto di me e io non riesco a cavargli che poche parole per volte.” Sospirò.

“Forse perché devi essere molto esplicita.”

“Lui sa quello che provo, glielo ho già detto un sacco di volte.”

“E chiedergli ‘Mi ami ’?” Ranze avvampò.

“No, no, no… sei matta, sarebbe troppo audace come mossa… insomma, non si  fa…” Dawn non era per nulla convinta.

“Mio Dio, ma quanti problemi ti fai? Sembri mia sorella.”

“Anche lei aveva problemi con William?”

“Tantissimi. Non capiva quanto gli voleva bene, quanto lo volesse. Ci ha messo una vita a capire qualcosa. Non fare lo stesso errore, così perdi solo del tempo prezioso, che potresti usare in maniera migliore.” Ranze si alzò di scatto.

“Hai ragione! Adesso vado da lui e gli parlo!” e si avviò verso il ragazzo ancora solo.

“Ciao Shun. Come va?”

“Al solito. Questa gita è una noia.” Ranze aveva  messo una monetina nel telescopio della torre e guardava la città sotto di loro.

“Guarda che bello! Si vede casa nostra.” Lei era euforica, mentre lui continuava a mantenere la sua espressione neutra.

“Pensavo di cercarmi una casa nuova.” Disse lui alla fine. Ranze lo guardò con sguardo triste.

“Ti sei stancato di noi? Non stai bene a casa nostra?”

“No, non è questo. Mi sono trovato benissimo, ma non posso continuare a gravare su di voi. Sono una fonte di problemi per la vostra famiglia e io non voglio creare altro disturbo.” Ranze aveva gli occhi lucidi.

“Ti sei stancato di me?” chiese lei in un sussurro. Shun la guardò sorpresa.

“Ma che dici? Tu non c’entri nulla, stai tranquilla.” Lei parlò con voce talmente bassa che lui non la sentì neppure.”Eh, che cosa hai detto, Ranze.”

“Ti piaccio?” Stavolta fu il turno di Shun per avvampare. Da lontano Dawn seguiva divertita la scena. Quel tira e molla le era così familiare.

“Ma che domande fai… qui davanti a tutti, sei impazzita?” disse lui sempre a voce bassa, in modo che i suoi compagni di classe non sentissero nulla: già da anni si intromettevano nella loro vita. “Ne possiamo parlare a casa?”

“Già… ti vergogni di me.” e una lacrima scese.

“No… ma vorrei che le mie cose rimanessero tali.” Disse lui un po’ alterato. Ranze lo guardò triste e se ne andò via. Dawn la rincorse verso i bagni.

“Ehi, che è successo?”

“Se ne va da casa!” urlò lei mentre piangeva.

“Su, non è così grave…vi vedrete lo stesso.” Disse Dawn dandole delle piccole pacche sulla schiena per tirarla su di morale.

 “Lui se ne va a causa mia… lo so, ne sono quasi sicura.”

“Te lo ha detto lui?”

“No… lo penso io.” Dawn alzò gli occhi al cielo.

“Ma allora che ne sai? Magari è solo…non lo so, ma mica deve essere per forza così.”

“Non voleva parlare. Si vergognava.” Disse lei singhiozzando.

“Parlaci a casa, ok?” lei annuì. “Vedrai che le cose si sistemeranno. Tu lo ami e credo che anche lui ami te, solo che non sa come dirtelo, avrà paura. E poi lo sai che gli uomini sono difficili da capire. Siamo noi a dover fare la prima mossa, altrimenti aspettiamo invano.”

“Parlami della storia di tua sorella…” disse Ranze tutto ad un tratto.

“Perché?”

“Amo le storie d’amore a lieto fine… mi danno speranza.”

“Che cosa vuoi sapere.” Cedette infine Dawn.

“Da quanto è iniziata?”

“Da circa un anno…lui era veramente cattivo, aveva provato ad ucciderla un sacco di volte, ma poi a lui è stato imposto di cambiare. Ha un chip nel cervello che gli impedisce di colpire gli esseri umani, ma dato che può ancora combattere contro i demoni, si è unito alla gang. Col tempo ha imparato ad amare Buffy, a proteggerla. Lei non se ne si accorgeva di nulla, era ancora persa nel suo primo amore, un idillio che si era spezzato molti anni fa.”

“Oh, povero Spike. E come ha fatto a conquistarla?”

“Rimanendo con lei sempre, senza abbandonarla o abbandonarmi.” Lo sguardo di Dawn si perse nel vuoto. “Non dirlo alla tua famiglia questo. La scorsa primavera, Buffy è morta per chiudere un portale che io avevo aperto con il mio sangue. Per tutta l’estate io sono rimasta sola, certo, c’erano gli amici di Buffy a farmi compagnia, a volte, ma l’unico che non mi abbandonava mai, era Spike. Lui aveva promesso a Buffy che mi avrebbe protetto e così ha fatto fino a quando non è tornata lei.” Ranze era sbalordita.

“Ma come ha fatto?”

“È stata la sua amica Willow. Ha fatto un incantesimo molto potente. Solo che lei non ne è stata contenta. Era in Paradiso e loro l’hanno strappata da là. Solo lui la capisce e questo mi fa molto male, perché io vorrei aiutarla, ma non so come fare.” Disse malinconica.

“Mi spiace Dawn.”

“Ma adesso le cose si sono messe meglio, ne sono sicura. Ti dirò un altro segreto e questo è molto importante. Non sono sposati, l’ho inventato io per farlo restare e spero che questa loro convivenza porti dei buoni frutti… magari ti invitano al loro vero matrimonio.” Ranze era sotto shock, non aveva immaginato che il tutto fosse una bugia, ma poi ci ripensò.

“Sai, sono sicura che l’amore che provano l’uno per l’altra non sia fasullo. Ti aiuterò il più possibile per fare in modo che si mettano assieme! Hai un’alleata, Dawn.” Disse lei trionfante e insieme sorrisero soddisfatte.

 

Quando Spike scese per colazione, che in realtà diventò direttamente una cena, visto che era tardi pomeriggio, si ritrovò Buffy indaffarata in cucina, mentre cercava di dare una mano con effetti decisamente disastrosi. Spike riuscì a vedere il piatto che teneva in mano frantumarsi.

“Oh, signora Sheera, mi spiace. Adesso pulisco.” E spostandosi fece cadere un bicchiere dal tavolo. Spike rise.

“Lascia perdere, Cacciatrice, prima di distruggere tutta la casa.” Fece spostare Buffy lontano dalla zona critica e cominciò a raccogliere i cocci sparsi per terra.

“Grazie William. Magari, cara, è meglio se siedi tranquilla. Grazie lo stesso per il tuo…ehm, aiuto.” Disse la signora.

Spike guardò Buffy mettere il broncio e sedersi su una sedia li vicino. Decide di fare la sua prima mossa…cominciò a canticchiare una canzone.

“Take my Hand, you Know i’ll be there, if you can, i’ll cross the sky for your love…” Come se niente fosse guardò la cacciatrice, che aveva uno sguardo sorpreso dipinto sul viso. ‘Forse, forse se lo ricorda il sogno.’ E continuò come se nulla fosse “For I have promised for to be with you tonight and for the time that will come.” Si interruppe. “Qualcosa non va, Buffy?”chiese lui con tono innocente.

“No, tutto bene… solo che questa canzone… si insomma, mi sembra di averla già sentita.” Rispose lei.

“Ma davvero? Che curioso…” e dentro di se sghignazzava.

“Già. Senti, che cosa facciamo oggi? Che ne dici se dopo andiamo a fare un po’ di ronda assieme?”

“Ronda? Vuoi lavorare anche qui?” chiese stupito.

“Sì, mi sento arrugginita. Allora, andiamo?”

Si avviarono verso il più vicino cimitero: Buffy aveva chiesto informazioni ai coniugi Eto che l’avevano istruita. Non riusciva a capire perché la notte la attirava tanto. Adesso poteva stare tranquilla in casa a chiacchierare o anche solo a dormire, invece passeggiava tra quelle strane lapidi a cercare qualcosa che non c’era: la sua vita. Sospirò profondamente.

“Qualcosa non va, passerotto?” chiese Spike che la osservava costantemente.

“Tutto tranquillo, fin troppo. Qui non c’è un solo vampiro, a quanto pare il Giappone non è il loro territorio di caccia. Che fortuna!” disse lei sarcastica.

“Vorrà dire che farai gli straordinari quando tornerai a Sunnyhell.”

“Su questo non c’è nessun dubbio.”

“Guarda là che bel tempio, ti va di darci un’occhiatina?” chiese Spike.

“Non pensavo ti interessassi di arte e architettura.”

“Bhe, sai… quando stai con una pazza per un centinaio di anni, devi trovare il modo di passare il tempo. Mi piaceva girare per le città e vedere le cose quando i turisti dormivano. E possiamo farlo anche noi adesso. Dai, vieni.” Presero a salire una enorme scalinata, che terminava con un imponente arco su cui erano incisi degli ideogrammi, che loro non capirono. Vicino c’era, a beneficio dei visitatori stranieri, un piccolo cartello.

“Tempio Rakanji. È un tempio buddista.” Spiegò Spike.

“È molto grande.” Analizzò lei e lui non potè che annuire.

Davanti a loro si stagliava un edificio ad un solo piano, con il tipico tetto a pagoda. Le ali laterali del tetto alzavano le punte verso l’alto. A tenerlo su, ci pensavano delle colonne rosse che attorniavano tutto il palazzo. Il portone era ovviamente chiuso, data l’ora tarda. Sui pannelli che coprivano i muri erano disegnate scene della vita del Buddha. Tutto intorno c’era un grande giardino molto ben curato dai bonzi del tempio. Lanterne di carta illuminavano tutta la zona e, leggermente distante da dove si trovavano, c’era un piccolo altare dove ardevano alcuni incensi che spandevano il loro aroma nell’aria. C’era un cartello anche qui per chi non capiva il giapponese e Spike lo lesse ad alta voce.

“Questo è un altare votivo. Per pregare gli Dei battere tre volte le mani e poi, tenendole giunte, parlare con loro con cuore aperto. Finita la preghiera battete ancora tre volte le mani. Per chi volesse, gli incensi costano 150 Yen. Grazie.”

“Quanto sono 150 Yen?”

“Circa un dollaro e mezzo. Però, costicchia un incenso. Con questi soldi mi compro un intero pacco di bastoncini.”

“Stai zitto. In fondo siamo in Giappone, qua costa tutto caro e dammi un po’ di soldi.”

“Vuoi pregare?” chiese Spike stupito. Sapeva che lei portava la croce al collo, ma non l’aveva mai vista andare a messa, pensava che tenesse il crocefisso solo come protezione.

“Sì. Dai, farò in fretta.” Spike gli passò qualche monetina rotonda con il buco nel centro e lei le fece cadere nella cassettina delle offerte, prese un bastoncino di incenso e lo accese. Una scia di fumo iniziò a salire verso l’alto. Buffy battè i palmi delle mani tre volte, per far sentire la sua presenza agli Dei, e tenendo le mani giunte iniziò la sua preghiera.

‘Non so se questa cosa funzionerà, ma io ci provo. Chiunque sia lassù mi aiuti. Mi sento persa, mi sento un corpo alla deriva, datemi qualcosa a cui possa aggrapparmi. Vorrei potermi sentire viva ancora, come quando stavo nella cripta di Spike a Sunnydale. Fate in modo che lui non mi lasci mai, per favore.’ Battè ancora le mani e si avvicinò al vampiro che, lontano, si era acceso una sigaretta.

“Tu non vuoi dire una preghiera, Spike?”

“Ehi, io e le figure istituzionali mistiche non andiamo molto d’accordo. Ti ricordi che sono un vampiro, vero?”

“Ogni tanto tendo a dimenticarlo. Hai perso un po’ il tuo tocco.” Disse lei prendendolo in giro.

“Perso il mio…tocco? Non è colpa mia! Non ho chiesto io di avere sto chip nel cervello. E comunque non ho perso nulla… vuoi vedere?” E, veloce come un gatto, la prese per la vita attirandola a se.

“Ma cos…” fu zittita immediatamente dalle labbra fredde si Spike che si posarono sulle sue. Era un bacio molto dolce, niente foga, solo labbra contro labbra, una lievissima carezza della lingua del vampiro prima di staccarsi.

“Il mio tocco è sempre perfetto.” disse lui con stampato in faccia un sorrisetto diabolico. Lei lo guardava senza parola, praticamente sciolta da quel gesto. Dopo Angel aveva provato decine di baci, sia con Parker che con Riley, ma nessuno dei due l’aveva mai coinvolta così tanto come aveva fatto Spike con un solo casto, puro, bacio. Era strabiliata. Lui inclinò la testa di lato, gesto che faceva sempre quando non capiva bene cosa succedeva, e lei sospirò vedendolo così. ‘È troppo sexy. Quanto vorrei…’ Non sapeva se lui leggesse la mente o cosa, fatto sta che Spike riprese a baciarla e lei si aggrappò a lui come se fosse la sua sola ancora di salvezza. Qualcosa esplose nel cuore di Buffy Summers in quel momento, qualcosa che la portava verso i confini più remoti di un piacere sconosciuto. Lo stesso calore che aveva provato svegliandosi dal sogno di quella notte, quando Spike l’aveva salvata dal lago nero e aveva cantato per lei mentre facevano l’amore, perché quello, lei sapeva, era amore, anche solo nel sogno, non era solamente una scopata selvaggia. Quel secondo bacio la stava portando via lontano, non era più Buffy, la Cacciatrice, era solo Buffy, moglie di Spike, in luna di miele in Giappone. A Buffy veniva da piangere per la forza sei sentimenti che provava.

Vennero distolti dalla loro dolce occupazione a causa di un rumore che proveniva dallo stagno. Si staccarono uno dall’altra guardandosi intensamente, per poi dirigere lo sguardo all’acqua. Quello che videro li paralizzò un attimo. Dal laghetto era uscito un piccolo demone verde. Era alto poco più di venti centimetri, aveva le dita semi palmate, occhioni grandi e scuri e sulla testa aveva una specie di corona di pelle verde chiaro. Quando la creatura li vide abbracciati parlò.

“Scusate… non volevo disturbare, non pensavo ci fosse qualcuno.” Aveva una vocina stridula.

“Ma quale disturbo… figurati.” Disse Buffy, staccandosi immediatamente da Spike, che si accese un’altra sigaretta per evitare di dire qualcosa di poco elegante. “Chi sei?”

“Nessuno di importante. Allora, tu sei la cacciatrice… avevo sentito arrivare il tuo potere, ma non pensavo di conoscerti sul serio. Per i demoni giapponesi sei una specie di leggenda. Io mi chiamo Kiero e sono un Kappa di palude. Non faccio del male a nessuno… in un certo senso proteggo questo tempio. Non sono solo, ma gli altri preferiscono starsene rintanati fino a quando serve.” Disse lui sorridendo. La bocca attraversava tutto il viso. “Bene, posso tornare indietro… la mia era solo curiosità. Vi prego ancora di scusarmi.” E fece un profondo inchino, prima di rigettarsi nell’acqua scura. Buffy era allibita.

“Sono diventata un’attrattiva turistica ora?” chiese lei a Spike.

“A Sunnydale ti conoscono tutti, ma qui… forse sì!” rispose lui alterato.

“Che c’è?”

“Nulla. andiamo a casa? Tra un po’ sorge l’alba e io non ho voglia di diventare cenere troppo presto.” E cominciò ad avviarsi verso casa.

‘Sarà arrabbiato perché non voglio continuare da dove abbiamo interrotto… ma non posso…non dovremmo aver neppure pensato di baciarci e… perché mi invento tutte queste scuse?’ E lo seguì veloce. Vedeva chiaramente che lui era arrabbiato, quindi, per farsi perdonare, gli prese la mano tra la sua e camminarono per le strade illuminate a giorno dai negozi come una felice coppia. Lui inizialmente si era stupito di questo gesto così inusuale da parte di Buffy, ma poi decise che era meglio evitare qualsiasi commento e continuare come se nulla fosse. In fondo quello era uno splendido contatto, cosa che non avrebbe mai immaginato fino a qualche giorno fa.

Si fermarono in un piccolo baracchino e a gesti ordinarono qualcosa da mangiare. Dopo cinque minuti si ritrovarono con una strana omelette in mano, stracolma di cose e con la salsa di soia che colava.

“Tu hai idea di cosa sia?” chiese Buffy a Spike, ma lui negò. Lei si voltò verso il negoziante e parlando molto piano glielo chiese.

“Che. Cosa. È. Questo?” il negoziante fece un enorme sorriso e rispose.

“Okonomiyaki.”  Mangiarono con voracità e lo trovarono abbastanza buono.

“Preferisco un hot dog, ma visto che siamo qui, adattiamoci.” Disse lei.

“Comincio ad essere un po’ stanco… andiamo dai.” E la abbracciò, avviandosi verso la loro dimora.

 

Erano passati quattro giorni da quando erano arrivati in Giappone. Dopo il bacio al tempio, Spike e Buffy non avevano avuto più nessun incontro ravvicinato tra di loro. Lui non era neanche rientrato nei suoi sogni, ormai non gli serviva vederli dal vivo per capirli, gli bastava vegliarla per capire quello che le succedeva. Doveva ammettere da quando lui era entrato la, lei sembrava più tranquilla, però rilasciava sempre gli stessi gemiti sommessi e lui ridacchiava piano.

Quel pomeriggio aveva deciso di uscire con le due gemelle siamesi nippo-americane: aveva voglia di passare un po’ di tempo con la sua Briciola preferita e se poteva anche stuzzicare quel moccioso di Shun, non si sarebbe perso l’occasione.

“Allora, Briciola, dove mi volete portare?” le due ragazze si guardarono e sorrisero.

“Vieni, destinazione Shibuya.” E lo presero per mano tirandolo verso il vero quartiere dello shopping giovanile.

I neon della strada brillavano violenti, rendendo il vampiro più pallido del solito. Molta gente si voltava per additarlo: era difficile che per Tokyo si vedesse girare un uomo con gli occhi così  belli e quell’aria da strafottente. Ranze era eccitatissima per quello. Lo portarono fra negozi di vestiti e bigiotteria: erano come impazzite.

“Guardate questo top! È splendido.”

“E questo anellino?” Spike si divertiva di più a guardare la gente intorno a lui. Il quartiere era popolato soprattutto da adolescenti: ce ne erano di tutti i tipi. Nerd, cool, dark. Ragazzi con I roller-blade e ragazze con le zeppe alte. I colori dei capelli variavano per tutto lo spettro del visibile: rosso, viola, blu, verde, arancio…tutti.

“Quelle sono le Gals.” Spiegò Ranze “Sempre vestite alla moda, con gli accessori di ultima tendenza.” Spike annuì.

“Sarebbero un pasto mica male!”

“Spike!” Esclamò Dawn.

“Che c’è? Big Bad, ricordi?” Disse lui. La ragazza sbuffò.

“Allora il grande cattivo ci offre un Takayaki!” disse Dawn.

“Un cosa?”

“È una specie di biscotto ripieno di marmellata di fagioli rossi.” Spiegò Dawn da brava maestria. Trovarono un piccolo chiosco e Spike pagò per tre Takayaki a forma di pesce.

“Siete contente ora?” chiese lui tra un boccone e l’altro.

“Sì, sapevo io che abbiamo fatto bene a portarti con noi!” esclamò Dawn. Lui fece una smorfia.

“Quindi sono qui solo per il portafoglio.” Era una constatazione più che una domanda.

“No!” disse Ranze “Ti volevamo con noi perché sei molto simpatico. E poi con te vicino non ci disturberà nessuno.”

“Il vampiro-oggetto!” E risero insieme. Le due ragazze si guardarono e fecero un segno d’intesa.

“Parliamo di cose serie, Spike.” Disse determinata Dawn. Lui fece un’espressione strana. “Devi muoverti! Se torniamo a Sunnydale senza che tu abbia conquistato Buffy, sarà la fine.” Lui sgranò gli occhi per la sorpresa.

“Dawn, stai zitta o potrebbe capire qualcosa.” Disse Spike facendo un segno verso Ranze che sorrideva tranquilla.

“Sa già tutto! A casa lei tornerà di nuovo apatica e scontrosa, mentre qui puoi giocartela. Noi ti aiuteremo!” c’era determinazione nella voce.

“Voi due? E come farete? Siete due bambine, ancora.” Dawn gli diede un cazzotto sulla spalla.

“Non siamo bambine, abbiamo già 16 anni!”

“E io 148. Siete bambine!”

“Saremmo anche bambine, ma sappiamo cosa devi fare per avere Buffy!”

 

Quella porta ossessionava Buffy da quando l’aveva vista e ora l’avrebbe varcata: voleva sapere  che cosa l’aspettava in futuro. Era il giorno migliore: Spike era uscito con Dawn e Ranze e lei era sola. Una parte di lei temeva di vedere qualcosa che non le sarebbe piaciuto, eppure…una fiammella ardeva nel suo cuore, la speranza di vedersi felice. Come entrò nella “stanza”, si ritrovò a Sunnydale. Era notte ed era in cimitero. Si guardò attorno per capire qualcosa. Tra le lapidi vide aggirarsi una figura con un paletto in mano: era lei e non sembrava felice. Restò a guardarsi da lontano, mentre polverizzava due vampiri decisamente deboli. Vide che stava tornando verso casa e si seguì veloce, ma la Buffy futura si era fermata davanti la cripta di Spike. Rimase fuori, senza fare un solo gesto per entrare o far capire al vampiro che lei era li fuori. Sospirò e riprese la sua marcia verso Rovello Drive, con l’inseguitrice dietro di lei. A circa metà strada fu fermata da un gruppetto di persone: i suoi amici. Ascoltò i loro discorsi.

“Ehi Buffy, com’è andata stasera?” chiese Xander.

“Bene, due vampiri e basta.” Rispose lei.

“Fantastico. Vieni al Bronze con me e Tara?” fu Willow a parlare stavolta.

“No…non me la sento. È meglio se torno a casa a dormire. Sono un  po’ stanca.”

“Fai bene. Io, invece, è meglio se torno a casa con queste fragole, o Anya mi uccide. Queste voglie sono tremende.” E le altre risero con lui.

‘Quindi Willow e Tara stanno di nuovo di nuovo insieme e Xander e Anya stanno per avere un figlio. Ma allora perché io sono così poco contenta?’ I suoi amici la lasciarono di nuovo sola. A casa si buttò direttamente sul divano. Buffy del presente si accorse di poter passare gli oggetti, quindi entrò in casa senza essere vista. Dalle scale scese una Dawn tiratissima, pronta per uscire.

“Anche stasera te ne stai qui?” chiese lei alla Buffy del futuro.

“Sì, non ho voglia di uscire, sono stanca. Tu dove te ne vai?”

“Adesso passa Andrew a prendermi. Dove vuoi che andiamo? Al Bronze, è l’unico locale decente che c’è in città!” sbottò Dawn.

“Ok, ma dì al tuo ragazzo che ti riporti a casa per l’una, non più tardi.” Disse Buffy.

“Va beeeeene.” Rispose Dawn docile. Poi riprese più sicura. “Quando tornerai ad uscire? È passato abbastanza tempo da quando lui… non c’è più. Lo sai che non sopporterebbe vederti così.” Due grosse lacrime scesero sulle gote di Buffy.

“Lo so, ma è più forte di me. Non riesco a sopportare di vivere mentre lui è diventato polvere per salvare me. Non doveva finire così… eravamo finalmente felici.” E scoppiò in lacrime con Dawn che la abbracciò per infonderle coraggio.

“Lo so, Buffy, ma morire di inedia un giorno dopo l’altro, non lo riporterà indietro.” Dall’esterno si sentì suonare un clacson: il ragazzo di Dawn era appena arrivato.

“Vai. Andrew ti aspetta.”

“Se hai bisogno di me, lo mando al Bronze da solo.”

“No, tu hai diritto di divertirti. Muoviti.” E la sorellina uscì, lanciandole un’occhiata colma di tristezza. La Buffy del presente non riusciva a capire di chi stessero parlando, anche se un dubbio lo aveva e sentì la paura salirle in gola con un gusto di bile. Buffy futura salì le scale e andò nella sua stanza seguita a ruota dall’altra Buffy, che la guardò mentre apriva l’armadio e tirava fuori un familiare spolverino nero e se lo metteva per poi distendersi a letto, mentre le sue lacrime bagnavano il cuscino.

“Oh, Spike, perché mi hai lasciato?” gemette sommessamente. La Buffy del presente lanciò un urlo che nessuno sentì e cominciò a correre lontano dalla “sua casa”. Inghiottì lacrime amare per l’aver scoperto che Spike non c’era più e oltretutto a causa sua. Era ritornata in cimitero e in lontananza vide la porta per ritornare in casa Eto. La aprì e ritornò nel suo tempo.

“Oh mio Dio… che orrore.” Disse piano Buffy.

‘La mia vita sarà terribile ‘ e crollò in ginocchio davanti alla porta.

“È stato orribile, vero?” la voce fece alzare lo sguardo a Buffy. La signora Lara la guardava  intenerita. “Succede tutte le volte, sai.” Buffy non capiva. “Vedi, quella porta non ti fa vedere il futuro, ma solo quello che potrebbe accadere. Quella stanza rispecchia i nostri desideri e le nostre paure, specie quelle più profonde.” Buffy si alzò e la guardò.

“Quindi, quello che ho visto non accadrà mai?”

“Non è detto. Qualcosa può succedere, ma devi ricordarti che sei tu a costruire il tuo futuro, non altri.” La ragazza sospirò di sollievo. ‘Spike non mi lascerà ‘.

Tornò di sopra, anche se era ancora un po’ scossa per quello che aveva visto e per la sua reazione. Perché l’idea di Spike morto la turbava così? In fondo lei doveva ucciderlo, non preoccuparsi per lui. La vicinanza con il vampiro le stava facendo molto male… doveva toglierselo dalla testa, ma il suo proposito crollò miseramente quando Spike rientrò, seguito da Dawn e Ranze. Buffy si alzò veloce come una scheggia dal divano dove si era seduta e abbracciò con foga uno Spike quanto meno allibito.

“Ehi, se fai sempre così, esco più spesso.” Questo riportò Buffy sulla Terra.

“Ehm… scusa.” E scappò via, lasciando tutti i presenti a bocca aperta, tranne la vecchia Lara, che aveva capito qualcosa.

‘Buffy, cosa hai fatto? Non dovevi togliertelo dalla mente? Gli sei saltata addosso! E ammettilo, ci saresti rimasta fra le sue braccia. Ma che mi prende?’

Spike entrò nella loro stanza per vedere se andava tutto bene: Buffy che lo abbracciava era una cosa decisamente inusuale.

“Cacciatrice, tutto ok?”

“Eeee… certo!” disse lei con stampato in volto un finto sorriso. Lui fece una smorfia per farle capire che non ci credeva proprio.

“Evita le balle. Allora, cosa c’è? E non mi dire niente, perché se tu mi abbracci in questo modo… o sei sotto un incantesimo o stai male!” finì lui tranquillo. Buffy mise il broncio.

‘Perché deve sempre pensare male di me? Solo perché qualche volta non l’ho trattato benissimo. E allora lui, che voleva uccidermi un sacco di volte? Io che dovrei pensare… ok, il confronto regge poco.’ Continuava a rimuginare.

“Ehi, ti sei persa?”

“Io… sono andata in cripta e sono andata nel futuro… ho visto cose terribili, Spike.”

“Mi spiace, passerotto.” Le disse lui. Buffy notò che Spike aveva in mano una grossa borsa.

“Che cos’hai in quella borsa?” chiese Buffy curiosa. Spike cercò di nasconderla dietro di sé, con scarsi risultati.

“E va bene… tieni, questo è per te.” Buffy trovò all’interno una scatola con un bel fiocco rosso. Negli occhi passò un lampo di gioia. “Aprilo” la esortò lui. Buffy aprì il pacco con furia e trovò un bellissimo abito di colore blu come gli occhi di Spike. Il vestito era di splendida seta, leggero come una nuvola e sulla gonna erano cuciti splendidi ricami argentati.

“Oh mio Dio… Spike, è splendido! Ma perché?”

“Un marito non può fare un regalo alla sua bellissima moglie?” chiese lui con un sorriso e lei arrossì. “Fatti una doccia e mettitelo, stasera ti porto a cena fuori.” E uscì dalla stanza lasciandola a bocca aperta.

‘Oh cielo, io e Spike usciamo per un appuntamento? Mi sento emozionata come una dodicenne…Ok, doccia.’ E si fiondò in bagno per prepararsi.

Intanto anche Spike si stava cambiando. Aveva usufruito della doccia degli Eto. Quel pomeriggio Dawn e Ranze gli avevano fatto spendere l’ira di Dio per il vestito di Buffy, era un modello di Valentino, ma doveva ammettere che ne sarebbe valsa la pena. Le due ragazze gli avevano detto che quel vestito aveva lo stesso colore dei suoi occhi e che sarebbe stato benissimo a Buffy. A lui interessava di più vederla senza l’abito, ma alle due minorenni evitò di dirlo. Gli avevano fatto comprare anche uno smoking per lui, completo di cravatta. Odiava vestirsi elegante, ma al ristorante, dove aveva prenotato Ranze quella mattina, era d’obbligo. Quelle due signorine avevano proprio pensato a tutto. Si ingellò i riccioli ribelli ed era pronto per uscire. Era atteso da Dawn, Ranze e Shun che, suo malgrado, era stato messo in mezzo.

“Stai benissimo, Spike.” Disse Dawn entusiasta.

“Grazie Briciola.” Rispose lui.

Scese Buffy e se il suo cuore di Spike fosse stato ancora vivo, sarebbe morto in quel momento. Lei scese dalle scale lentamente, il vestito le cadeva perfettamente, con la gonna che le arrivava alle caviglie con uno spacco laterale da vertigine. Due sottili spalline tenevano su il tutto e Spike si immaginò di levarle via per poi avventarsi sul suo seno. Buffy teneva i capelli sciolti, al collo portava una sottilissima catenina con un ciondolo a forma di stella: il crocefisso non era un gadget molto adatto se stai andando ad un appuntamento con un vampiro. Si era truccata molto poco, solo un po’ di mascara per allungare le ciglia e del lucidalabbra. Spike le aveva regalato anche un bellissimo paio di scarpe blu con un tacco vertiginoso.

“In una sola parola, sorellina, sei spettacolare.”

“Grazie Dawn. Allora, andiamo?” Spike sorride e le porse il braccio , che lei prese molto volentieri.

“Divertitevi!” urlò Ranze.

 

In taxi restarono in silenzio, mentre il tassista parlava per tutti e tre, senza aver capito che loro non sapevano una sola parola di Giapponese. Arrivarono al “Vampire in Question” in poco tempo e non dovettero fare nessuna fila per entrare. Un cameriere li fece accomodare, accendendo una candela al centro del tavolo. Il ristorante era molto carino, i muri erano dipinti con una tinta color giallo pastello, luce soffusa, musica dolce. Buffy si sentiva al settimo cielo.

“Allora, mi vuoi dire che cosa hai visto nel tuo futuro?” Chiese infine Spike, mentre aspettavano di essere serviti. Lei fece una smorfia.

“Diciamo che non è stato bello, ma la signora Lara mi ha detto che quello che ho visto non era del tutto reale. Quindi non parliamone più, ok?” lui annuì tranquillo.

“E di cosa parliamo, allora?

“C’è una cosa che mi ha sempre incuriosito di te.” Disse Buffy.

“Cosa?”

“Tutto questo. Insomma, chip a parte, tu adesso dovresti essere a svaligiare una banca del sangue a strafogarti di…che ne so, 0 negativo, invece sei qua a mangiare cibo umano con me.”

“E la cosa ti sembra così strana?”

“Certo. Tu non dovresti mangiare no?” Lui fece un piccolo sorriso.

“Sono sempre stato una buona forchetta. Io vivo di sangue, è quello che mi tiene in vita, ma questo non significa che non sappia apprezzare il buon cibo.”

“Credevo che ai vampiri non piacesse. Angel non l’ho mai visto con qualche cosa in bocca.” Inizialmente Spike aveva serrato la mascella a sentirla nominare Angel, però alle ultime parole della ragazza, gli venne da sorridere maliziosamente, tanto che Buffy si imporporò leggermente. “Comunque dovevo capirlo che eri diverso da quando ti ho visto bere cioccolata calda in cucina con mia madre.” E rise piano, mentre anche lui si univa a lei.

Arrivò il vino: era di un colore rosso rubino e brindarono assieme. Fu Spike a riprendere il discorso.

“Non è che ad Angel non possa piacere il cibo… è che lui non vuole farselo piacere. Ne andrebbe della sua immagine di espiatore dei peccati dell’Angelus.”

“E tu non devi espiare nulla, William?” chiese Buffy con tono deciso, come se sapesse già la risposta.

“Io non ho l’anima per espiare niente. Uccidere mi piaceva e lo facevo anche bene e tu lo sai. Adesso ha perso un po’ della sua attrattiva, lo devo ammettere.” Rimasero un po’ a guardarsi in silenzio.

“Com’è essere senz’anima? Com’è essere un vampiro?” chiese lei a voce bassissima, quasi in un sussurro. Lui la fissò sorpresa.

“Perché ti interessa?”

“Vi uccido da sei anni e di voi non so niente, cosa provate, cosa volete ecc. ecc. Ero solo curiosa.” Spike sapeva che quella non era la sola ragione, ma lei non avrebbe ancora detto niente, anche se una parte di se aveva intuito che cosa voleva la ragazza.

“Che ti devo dire… ti senti libero, senza nulla che ti possa fermare. Come già ti dissi, morire mi ha fatto sentire vivo per la prima volta. I sentimenti non ti abbandonano, diventano solo più oscuri e profondi. Senti dentro un uragano di sensazioni diverse e potenti.” Lei ascoltava rapita, con gli occhi splendenti. Spike voleva evitare di parlare di quell’argomento. “Visto che bel posto? Ranze ha scelto molto bene, sarà il nome!”

“Lo avrà scelto per quello.” Disse lei e poi prese un respiro profondo. “Grazie per tutto questo.”

“Figurati.” Arrivarono le prime ordinazioni e per un po’ non parlarono, concentrandosi solo sul cibo. Gli altri commensali li guardavano: una coppia di stranieri biondi, uno più bello dell’altra…decisamente inusuale.

“Buono questo…cos’è questo?” chiese Buffy.

“Credo si chiami Udon…prossimo giro voglio sushi.”

“E io tempura. Sai, sono molto contenta di essere qui. Nessun ragazzo mi aveva portato fuori a cena. Angel non mangiava, e Riley era troppo preso con l’Iniziativa…non parliamo poi di Parker!”

“Wow, ho una ‘prima volta’ della Cacciatrice, anche se non una delle più eccitanti.” Disse lui ammiccante.

“Spike!” e lui scoppiò a ridere.

Continuarono a chiacchierare complici per tutta la durata della cena, interrompendosi solo per mangiare. Mentre aspettavano il dolce, Spike fece scivolare la sua mano sopra quella di Buffy e gliela strinse nella sua e lei non si sottrasse, anzi la spostò per poter intrecciare le sue dita con quelle di lui. Arrivò il gelato e lui, per non staccarsi da lei, prese il cucchiaino con la sinistra muovendosi un po’ impacciato. A lei venne da sorridere per quel gesto così tenero. ‘Dio Buffy, sei messa proprio male…sei proprio cotta di lui.’ E sospirò.

“Tutto bene, raggio di sole?” chiese lui con un po’ di preoccupazione.

“No, Spike, tutto perfetto.” e gli donò un sorriso a quaranta denti smaglianti, che lasciò Spike, incredibilmente, senza parole. Dalla sala da ballo, provenne una dolce musica.

“Vuoi ballare, Buffy?”

“Abbiamo mai fatto altro, Spike?” e sorrise. “Certo che voglio ballare.” I due biondi si posizionarono in pista, abbracciandosi stretti. Buffy teneva il viso appoggiato sul torace di Spike, le mani intrecciate dietro il suo collo. Nonostante Spike fosse morto, lei sentiva come se un potente calore provenisse da lui per poterla riscaldare. ‘Sono viva, con lui sono perdutamente viva.’

Spike inspirava a fondo il profumo dei capelli di lei sentendosi irrimediabilmente innamorato. Averla fra le sue braccia gli dava una sensazione di pienezza, come se il vecchio William che albergava in lui, riuscisse a convivere con il demone Spike. Ovviamente non gli era mai successo prima: Dru lo amava solo in versione demone, niente amore di William. Invece Buffy faceva un bel mix. Le fece fare una piccola piroetta per poi farla tornare ferma tra le sue braccia: a quel punto la baciò leggermente sulle labbra.

“Stanotte sei ancora più bella del solito, Cacciatrice. Sei una Dea.” Lei farfugliò qualcosa, senza che lui capisse nessuna parola. Alzò il sopracciglio sfregiato per farla continuare. “Buffy?”

“Andiamo a casa? Voglio stare con te.” Lui non se lo fece ripetere, pagò il conto e si avviarono verso la casa degli Eto, mano nella mano, con parecchie idee su cosa fare quella notte.

 

Arrivati a casa, presero a passeggiare nel buio giardino. Volevano evitare di chiudersi subito in una stanza. Ogni tanto si abbracciavano, si baciavano, approfondivano la loro conoscenza dei corpi. Si sentivano perfettamente bene, appagati fino in fondo della loro presenza, peccato che Spike rovinò tutto.

“Allora, la mia Cacciatrice mi vuole.”

“Cacciatrice…” ‘Si, io Buffy sono la cacciatrice, lui è un vampiro… non possiamo… tutto questo è sbagliato!” e nel cuore prese a gravarle un’enorme tristezza. Spinse via Spike con un pugno molto forte che lui non si aspettò.

“Si può sapere che ti prende? Prima sei lì tutta calda che mi baci e mi strappi i vestiti e poi mi prendi a pugni? Ma sei fuori?”

“Ehi, qui Cacciatrice, lì vampiro. Non si può!” urlò lei.

“Allora continuerai a sognarmi durante la notte? E a bagnarti, ovviamente.” Sputò lui e Buffy arrossì.

“Ma come…?” balbettò.

“Come faccio a saperlo? In queste notti passate con te, ti ho osservato, sia quando piangevi che quando gemevi e guarda caso, nel secondo caso, dici sempre un solo nome: il mio! Tu mi vuoi passerotto e io lo sento.” E mimò l’atto di annusare l’aria.

“Smettila… io non pensavo a te. Io…pensavo a Giles, sì! La sua intenzione di partire mi ha scombussolato.”

“Ho sempre immaginato che fra voi due ci fosse qualcosa.” Esclamò Spike.

“Che cosa…oh no, Eeek. Ti prego! Tra noi, Spike, è stato tutto un errore. Dimentica!” e fece per andarsene, ma Spike le corse dietro .

“Un uomo può cambiare!” le disse con voce rotta dall’emozione.

“Tu non sei un uomo! Sei una cosa, molto sexy, ma non sei vivo.” Lui rise, una risata fredda e priva di gioia.

“Io sarò un non-morto, ma sono sempre più vivo di te!” a queste parole Buffy crollò e dalle palpebre scesero fiumi di lacrime. “Oddio… non piangere… lo sai che non lo sopporto. Dai Buffy!” e la abbracciò. Dopo un po’ lei si staccò e, prendendolo per mano, cominciò a camminare per il giardino degli Eto. La casa era completamente immersa nell’oscurità.

“Scusa.” Iniziò Buffy. Spike era allibito. ‘lei che si scusa? Da quando?’

“Non avrei dovuto  dire quelle cose, io non penso tu sia un cosa.”

“Wow, tutta questa sincerità, da dove arriva?”

“Non lo so…mi sento così…mi sento di doverlo fare.”

“Incantesimo?” chiese lui allarmato, ma lei rise.

“No, niente incantesimo. È una cosa che mi sento di fare. Basta bugie, a breve torneremo a casa e io voglio stare bene. Quindi ora, a costo di fare un monologo, io parlo e tu stai zitto, intesi?” lui annuì. “Ok, hai ragione su tutta la linea. In questi mesi ero solo un corpo che camminava. Essere strappata dal Paradiso mi ha fatto perdere la voglia di vivere. Io ora sento solo di voler morire. Non c’è niente che mi tenga legata qui, eccetto una persona: tu!” si bloccò per godersi meglio l’effetto delle sue parole. In effetti Spike si ritrovò con la bocca aperta e gli occhi sgranati.

“Ma sei fuori?” boccheggiò lui.

“No, è la verità. Quando sono tornata, il mondo per me è stato spento, andavo avanti per inerzia, non c’era niente nel mio cuore, solo cenere. Stavo pensando di farmi uccidere da qualche demone per farla finita. Eppure, in mezzo a tutta quella desolazione, c’era ancora un piccolissimo pezzo di brace ardente: i momenti che passavo con te erano il mio solo fuoco. Ho provato ad estinguerlo, in modo di essere la solita triste e desolata Buffy, ma non ce l’ho fatta. Tu mi bruci dentro, l’amore che provo per te è quanto di più vivo possa ricordare, perché tu sei più vivo di chiunque io conosca, perché tu mi fai sentire viva quando io vorrei solo morire. Sei il mio respiro, sei il mio sangue, sei la mia anima: sei il mio tutto, William. Io ti amo.”

 

Spike era allibito: questa era una cosa che non si era aspettato.

“Ma…come…perché?” ormai era perso, balbettava come un adolescente innamorato.

“Come, non lo so…ma il perché è presto detto. Sei una persona odiosa, mi leggi dentro come un libro aperto, dici sempre la verità nel modo più crudele che tu conosca. Non ti nascondi dietro false moralità come fanno Xander e Giles. Non hai paura di passare per figlio di puttana perché degli altri non te ne frega niente. Queste qualità sono quelle che io vorrei possedere e che invece non ho. Tu capisci la mia oscurità e solo tu ci riesci, perché, ti giuro, che gli altri non ne hanno la minima idea, credono che il mondo sia diviso tra il bianco e il nero e per esperienza posso dire che è una boiata pazzesca. Tu sei l’unica persona che mi completa e che mi fa sentire bene.” Finì lei.

“Quindi adesso è tutto un ‘vissero felici e contenti ’ tra noi?”

“No!” Spike ringhiò.

“Come no? Io ti amo e anche tu ami me, lo hai appena ammesso!”

“E’ vero, ma tra noi non può comunque funzionare!”

“Ti preoccupi per quello che potrebbero pensare gli altri? È questo?” Lei scosse la testa.

“No, non è per questo. Di quello che loro dicono di noi non me ne può fregare di meno, ma non posso certo dimenticare che io morirò, mentre tu no. Questa è una cosa che trascende chiunque.”

“Questo non dovrebbe importarti!”

“Invece sì. Magari tra 10 anni non vorrai più, perché sarò diventata brutta e rugosa!”

“Avrai trent’anni, Buffy e sarai bella come ora. E poi non mi interessa del tuo aspetto. Quando dico che ti amo è perché conosco la tua forza e la tua dolcezza, il buono e il peggio di te. Ti amo perché sei l’unica, perché sei…un diavolo di donna, Buffy. Non ti lascerò mai e tu lo sai.” Lei aveva le lacrime agli occhi e annuì. “Ho vissuto con Dru per un centinaio di anni e non l’ho mai tradita, anche quando lei era malata e non poteva…soddisfarmi. Sono un tipo…monogamo.” La prese la vita e l’alzò, mentre lei gli circondava il collo con le braccia, accarezzandogli i capelli.

“Raggio di sole…sei mia e lo sarai per sempre.” La fece ritornare con i piedi a terra e la baciò. Era un bacio tenero, tra due innamorati. Le lingue gentilmente danzavano una nella bocca dell’altra, mentre si abbracciavano sempre di più, in modo che i loro corpi aderissero perfettamente. Il bacio venne approfondito e le mani presero a muoversi febbrili. Lei prese a palpargli le natiche sode per poi salire verso la schiena. Si staccarono solo perché lei doveva ancora respirare.

“Wow, passerotto…questo è stato sbalorditivo!” e la strinse di nuovo a se, in modo da poterle leccare il collo, dove le vene pulsavano a ritmo forsennato. Questo lo faceva esaltare ancora di più.

“Spike…” gemette lei “Non…” Lui si irrigidì. “Non qui. Andiamo in camera, ho una luna di miele da consumare.” Spike sospirò di sollievo: per un attimo aveva avuto paura che lei ci avesse ripensato e lo mandasse via a calci nel culo.

Salirono le scale il più velocemente e silenziosamente possibile: non sapevano perché, visto che in quella casa tutti li credevano sposati, ma volevano che fosse una cosa il più intima possibile. Per tutto il tragitto dal giardino alla camera, le loro mani non avevano mai smesso di cercarsi e di trovarsi, quasi come se l’idea di separarsi potesse diventare subito realtà. Dovettero, però, fermarsi appena entrati nella stanza: erano allibiti dal cambiamento che era stato fatto in quelle ore di lontananza.

Il pavimento era cosperso di petali di rosa rossa, petali posati delicatamente anche sul letto rifatto con un paio di lenzuola di seta nera, che provocò in Buffy una scarica elettrica. Su ogni superficie possibile c’erano candele bianche e rosse che spandevano la loro dolce luce in tutto l’ambiente. Un piccolo bastoncino di incenso rilasciava una dolce fragranza di rosa nell’aria. Sul comò di Spike c’era anche una bottiglia di vino rosso e anche una poco romantica sacca di sangue. Gli venne da ridere per il pensiero simpatico delle due ragazze, perché lui era certo che in quell’opera di restaurazione c’era lo zampino delle ‘gemelle nippo-americane ‘, come le chiamava Shun.

“Oh Signore… Spike è splendida.” Mormorò lei facendo vagare lo sguardo per quello spettacolo.

“Mi sa che devi dire grazie alla tua sorellina. Ma torniamo a noi…” Spike aveva lo sguardo acceso, ma un piccola vocina dentro di lui si risvegliò ‘Ricordati la musica. Ti lascio un cd dentro lo stereo, so che le piacerà.’ Quel pomeriggio Dawn gli aveva dato le dritte giuste. Possibile che un Maestro Vampiro avesse bisogno dei consigli di una ragazzina? Mah! Trovò il cd e lesse i titoli: tutte canzoni dolci e romantiche, ma non smielate, piacevano anche a lui. U2, Dire Straits, Evanescence, Green Day, Police… insomma un bel pout-pourry di ballate rock. Buffy si preoccupò di chiudere per bene le tende, in modo che la mattina dopo Spike potesse essere ancora completamente integro e con lei. Come si girò, se lo trovò davanti e mentre Dave Graham intonava ‘It’s no Good ‘, Spike le carezzò il volto e la guardava sorridendo. Esaudì la sua prima fantasia della serata e le fece scivolare dalle spalle le due minuscole spalline: il vestito si afflosciò immediatamente ai suoi piedi, facendola rimanere solo con le scarpe e un paio di slip di pizzo blu praticamente trasparenti. Spike la osservò ammirato: lei era un po’ arrossita all’idea di essere davanti a lui completamente nuda, ma non aveva cercato di coprirsi, come invece le suggeriva l’istinto. Voleva essere tutta sua e cedergli completamente, senza paure o inibizioni.

 

Prenderò il mio tempo
Ho tutto il tempo del mondo
Per farti mia
È scritto nelle stelle lassù
Gli dei decretano
Che Sarai proprio qui al mio fianco
Esattamente di fianco a me
Puoi correre ma non puoi nasconderti

‘E chi vuole nascondersi? ‘ pensava lei. Intrecciò le mani dietro il suo collo e lo attirò a se per poterlo baciare. C’era passione, ma fra loro, incredibilmente, ora regnava soprattutto la dolcezza.

 


Non dire che mi vuoi
Non dire che hai bisogno di me
Non dire che mi ami
È sottinteso
Non dire che sei felice
Lì fuori senza di me
So che non puoi esserlo
Perché non va bene

Cercando di smentire le parole dei Depeche Mode, Buffy riprese a parlare, mentre Spike le leccava avidamente il collo.

“Io ti voglio, dio Spike…non sai quanto.”


Starò bene
Attenderò pazientemente
Finché non vedrai le insegne
E arriverai correndo tra le mie braccia aperte
Quando lo capirai?
Dobbiamo aspettare che i nostri mondi si scontrino?
Apri gli occhi
Non puoi capovolgere la marea

 

‘Il diavolo sa se non ti ho aspettato, piccola mia. E ora sei mia.’ Gli venne da ringhiare, un suono sommesso carico di desiderio. Passò le mani dietro la schiena nuda di lei e la sentì rabbrividire per il contatto freddo, mentre la portava dolcemente sul letto.


Non dire che mi vuoi
Non dire che hai bisogno di me
Non dire che mi ami
È sottinteso
Non dire che sei felice
Lì fuori senza di me
So che non puoi esserlo
Perché non va bene

Prenderò il mio tempo
Ho tutto il tempo del mondo
Per farti mia
È scritto nelle stelle lassù

Non dire che mi vuoi
Non dire che hai bisogno di me
Non dire che mi ami
È sottinteso
Non dire che sei felice
Lì fuori senza di me
So che non puoi esserlo
Perché non va bene

 

 

Spike si tolse la cravatta e la camicia come una furia. Voleva sentire il contatto tra la sua pelle e quella di Buffy, era la sua prima urgenza. La ragazza, nel vederlo spogliarsi davanti a lei, si eccitò ancora di più: i capezzoli ormai svettavano alti e fieri e un fiotto bollente scendeva nelle pieghe fra le gambe. Gli slip ormai erano bagnati come se ci avesse fatto il bagno assieme, riusciva a sentire da sola l’odore della sua voglia, figurarsi cosa poteva sentire lui con il suo olfatto perfetto. Spike si distese a fianco a lei e prese di nuovo ad accarezzarla sensualmente lungo il fianco, mentre lei cercava di baciarlo di nuovo, senza successo, perché lui si spostava sempre, con dipinto quel sorrisino malizioso che Buffy amava ed odiava allo stesso tempo.

“Mi stai facendo impazzire, lo sai vero?” disse lei piano.

“Certo che lo so, per questo è così bello.” Le rispose con voce roca, voce che la sconvolse a tal punto da farla bagnare ancora di più, sempre che fosse possibile. E non l’aveva ancora neppure toccata nei suoi  punti più dolci. Gemette quando lui cominciò a tracciarle piccoli ghirigori senza senso sul seno, che le sembrava si fossero ingrossati di almeno due taglie da quando lui l’aveva spogliata. Intanto che la sua mano si muoveva su di lei, Spike prese di nuovo a leccarla a partire dal collo: voleva pian piano scendere a leccare la sua femminilità così invitante e lei, sapendolo, aveva aperto le gambe per facilitargli il compito. Ridacchiò piano. Il primo capezzolo che prese tra le labbra gli pareva di granito, tanto che si divertì a mordicchiarglielo piano sublimando lei di piacere. Fece lo stesso con l’altro, prendendolo tra due dita e torcendoglielo. Ormai lei non riusciva più a trattenersi dal sospirare e gemere, mandandolo in estasi. Quando lui si staccò dal suo petto, Buffy aprì gli occhi disturbata da quel distacco improvviso: lui era sopra di lei, inginocchiato in messo alle sue gambe e la guardava sorridendo.

“Che fai, Spike?”

“Quello che desideri da quando mi hai visto!” e si fiondò fra le sue cosce, strappandogli le mutandine. L’assalto improvviso le fece inarcare violentemente la schiena e urlare, tanto che lui dovette tapparle la bocca.

“Non vorrai che tutta la casa si svegli, no? Poi tutti verrebbero qui e questo non va bene: solo noi dobbiamo venire in questa stanza.” Disse lui ghignando e Buffy pensò, che nonostante avesse fatto di tutto per darle una serata romantica, lui restava sempre il suo vampiro malizioso. Lei annuì lenta, guardandolo fisso negli occhi blu, ormai tempestosi per il desiderio. Lui riprese a leccargliela a fondo, per non perdersi un solo millimetro quadrato di carne. Affondò lentamente due dita dentro di lei. Capì subito che aveva avuto poco lavoro la sotto, perché era bella stretta come piaceva un sacco a lui. Immaginando di immergerci il suo membro, il suo sorriso si allargò ancora di più e le dita penetrarono più a fondo. Buffy ormai era completamente partita, non capiva più nulla, sentì solo la marea dell’orgasmo sommergerla. Le pareti attorno alle dita di Spike, si serrarono e un fiotto di liquido caldo uscì, lasciandola stremata per l’intensità di quello che aveva provato. Voleva riprendere fiato prima del secondo round, solo che non aveva fatto i conti con il vampiro, che velocemente si era tolto i pantaloni per posizionarsi con la sua virilità svettante fra le sue gambe. Non voleva che Buffy perdesse la sensazione di piacere che aveva ancora, ma voleva fargliela crescere ancora di più. La avvicinò a se a gambe larghe e la penetrò con un’unica e lunga spinta, fino a quando non entrò fino alla radice, facendogli sfuggire un gemito. Lei lo serrava come un guanto.

“Spike…ti prego…” non lo stava dicendo tanto a lui, quanto alla sua mente. Lui prese a muoversi piano per adattarsi al meglio. Quando capì che era pronta come lui, diede un paio di spinte potenti, tanto che lei riprese a urlare. Le tappò la bocca con le labbra, così da mangiarle l’urlo e farla sentire tutta sua. Esplosero assieme, mentre si baciavano con voracità. Si guardarono negli occhi mentre lui continuava a muoversi piano in lei, in modo da prolungarle il piacere. Si baciarono ancora, mentre lui si distendeva accanto a lei. Buffy si accoccolò tra le sue braccia sentendosi perfetta e viva come non lo era da tempo.

Prese ad accarezzargli piano il torace, pensando a quante volte lo aveva già toccato in precedenza, ma solo per tirargli un pugno dietro l’altro. Si vergognò terribilmente di tutto quello che gli aveva fatto, anche quando non serviva. Quando lui aveva tentato di ucciderla, bhe…non gli avrebbe certo chiesto scusa, in fondo era colpa sua no?

“Mi perdoni per tutti i cazzotti che ti ho tirato quando non li meritavi, Spike?” lui rise di gusto.

“Certo. Sai, il dolore fa parte del pacchetto Vampiro. Nessun problema.” Lui prese la bottiglia di vino e ne versò un po’ nei bicchieri. “A noi, miss Summers.” E brindarono.

“A noi.”  Disse lei sorridendo.

“Adesso che farai a Sunnydale?” chiese poi Spike con una punta di timore.

“Diciamo che ho una piccola idea per chiarire le idee della Scooby, in modo che capiscano che sei entrato in me fino in fondo.”

“Molto in fondo…” disse lui ammiccando riguardo al loro divertimento precedente.

“Spike!” urlò lei fintamente sconvolta e lui rise. “Lo vuoi fare un gioco?” chiese poi Buffy con voce bassa e calda. Spike alzò un sopracciglio curioso.

“Certo che voglio.”

“Allora chiudi gli occhi. E se puoi, evita di respirare, così non annusi.” Lui fece quello che lei gli aveva chiesto ed aspettò: sentì che lei stava armeggiando con qualcosa, anche se non capiva cosa.

“Spike.” Lo chiamò con voce un po’ infantile. Lui aprì gli occhi ed impazzì: lei era in piedi davanti al letto, completamente nuda, con le cosce ancora bagnate da prima e il corpo solcato da piccoli rivoli di sangue. Buffy aveva aperto la busta di sangue e ne aveva versato un po’ nel bicchiere, poi con il dito si era disegnata qualcosa con il sangue e adesso stava lì, come un’offerta sacrificale per lui. Era tornato ad essere duro come il marmo.

“Piccola, sei una visione.” Si avvicinò a lei e vide che sotto ai piedi aveva messo un piccolo asciugamano, in modo da non sporcare il pavimento. Prese il bicchiere di sangue e lo posò a terra, in modo che Buffy non fosse minimamente limitata.

“Puliscimi…mi sono sporcata tutta.” Disse Buffy facendo il verso di una bambina. Lui si inchinò ai suoi piedi e prese a leccarla piano dalle caviglie. Buffy si sentiva in paradiso, mentre lui, con lentezza quasi esasperante, la puliva centimetro dopo centimetro. Sentire l’odore dell’eccitazione della ragazza e avere il sapore del sangue in bocca, stava facendo impazzire anche lui. Continuò la sua risalita, soffermandosi sui riccioli dorati del pube, per poi continuare a salire, mentre lei gemeva insoddisfatta.

“Che c’è? Non ti piace?”

“Speravo finissi la sotto…” disse lei sinceramente. Spike rise.

“No, piccola… così è più divertente, dai resisti e sarà ancora migliore.” E riprese, fondandosi sul seno gonfio della ragazza. “Hai delle tette mica male, sai? Toccarle mi fa eccitare da matti.” E fece sentire la sua eccitazione fra le gambe.

“Mmm il Big Bad è tornato alla grande, mi pare…” gemette lei. Buffy fece scendere le mani verso la virilità di Spike e la prese in mano, mentre lui le stava pulendo il collo dal sangue. Lo sentì fermarsi un attimo mentre lei cominciava a muoverlo tra le mani e poi lui prese a ringhiare sommessamente, sopraffatto dal piacere, dal gusto del sangue e dall’odore di Buffy.

“Si…continua, Buffy.”

“Non mi voglio fermare, Spikey… voglio farti impazzire, tutta la notte. Voglio che tu venga e venga ancora.”

“Non conoscevo questa Buffy volgare… mi piace.” Buffy rise e si inginocchiò ai suoi piedi sorridendo. Lui le accarezzò la testa pregustando quello che lei stava per fare. La sua bocca era calda e avvolgente, Spike sentiva il suo corpo cantare ‘L’inno alla gioia ‘ azzeccando tutti gli accordi, culminando quando venne nella sua bocca.

“Oh, Buffy… cazzo.” Lei non si fermò, pulì ogni goccia di sperma con solerzia e gli sorrise. “Te l’ho già detto che sei un diavolo di donna, vero?” Lei annuì, prima di posargli un piccolo bacio sulle labbra fredde.

“Vieni qui, Spike, ho voglia di prendere un po’ di fiato prima del prossimo giro.” E si distese di nuovo a letto e lui la abbracciò. “Che facciamo domani?” chiese Buffy.

“Stiamo a letto tutto il giorno e ci riprendiamo il tempo perso?”

“Dai, non possiamo stare chiusi qui tutto il giorno, cosa penseranno i coniugi Eto?”

“Che ci amiamo alla follia e non riusciamo a stare separati?” Buffy sorrise.

“Uscirò con Dawn, voglio che sappia quello che c’è tra noi, non voglio scappare più, nemmeno da lei.”

“Mi sembra giusto.”

“Magari un po’ di shopping da brave sorelle…non mi ci vedo in un museo con lei. Anzi, non mi ci vedo in un museo…non sono mai stata interessata a queste cose.” E diventò un po’ pensierosa.

“Tutto ok, raggio di sole?”

“Uh, uh. Sto solo pensando a cosa posso fare quando tornerò a casa. Devo trovarmi un lavoro… il Magic Shop non è il posto giusto per me, ma fare la Cacciatrice a tempo pieno non paga. Secondo te che cosa posso fare?”

“Bhe…qualcosa che aiuti la gente no? Sei molto capace in quello. Che ne so, la poliziotta, così cattureresti i cattivi anche di giorno.”

“Non lo so, Spike, significa riprendere la scuola e porta via troppo tempo. Non lo so, mi guarderò intorno e vedremo.” Avevano parlato troppo, i loro corpi desideravano ancora conoscersi e quindi ripresero i loro divertimenti, per tutta la notte.

 

Il pomeriggio dopo si svegliarono ancora abbracciati. Buffy fu la prima ad alzarsi: lo guardò che ancora dormiva. ‘Sembra morto…bhe in effetti lo è…’ Andò in bagno a darsi una lavata, visto che dopo i bagordi della sera prima non l’aveva fatto. Era crollata dopo che lui l’aveva presa sul muro. Ridacchiò al ricordo e al pensiero della faccia che avrebbero fatto i suoi amici a vederla con Spike. Si mise a canticchiare una canzoncina sentita alla radio e non si accorse che qualcuno stava entrando nel bagno.

‘Madonna… è stonata come una campana rotta…’ pensò Spike ascoltandola. Tirò con furia la tenda e la fece sobbalzare.

“Spike!! Tu mi farai morire!” gli urlò.                            

“No, amore… voglio solo farti compagnia…ti va?” e senza aspettare la risposta della ragazza, entrò con lei.

Intanto i due piccioni non si erano accorti di aver lasciato la porta del bagno aperta e idem con la tenda della doccia…

 

Dawn aveva pensato di andare a dare un’occhiata a sua sorella. Quella mattina erano troppo di corsa per sbirciare dalla porta, ma ora, tranquilla poteva farlo. Avevano parlato di andare a fare shopping, quindi aveva una buona scusa per precipitarsi nella sua stanza. Dietro di lei veniva Ranze che trascinava un disperato Shun.

“Voi due siete pazze, ragazze!” disse lui cercando di farle cambiare idea, ma con scarso successo. Dawn bussò e senza attendere oltre, entrò spalancando la porta, seguita sempre dai due giapponesi. Si fermò di botto dopo aver fatto due passi di numero: non era ancora pronta a vedere sua sorella nuda con le mani appoggiate al muro, mentre Spike la prendeva da dietro. Le tre ragazze urlarono in sincrono, Shun arrossì come mai prima e Spike si mise a ridere.

“Ehi briciole, volete qualche lezione di sesso? Mi spiace, ma il prof Spike è occupato.” I tre giovani fecero immediatamente dietro front imbarazzatissimi e Buffy e Spike ripresero da dove erano stati interrotti, anche se Buffy si vergognava ancora da morire.

“Ecco, siete contente voi due?” chiese Shun, debitamente infuriato con loro, anche perché sentiva i pantaloni più stretti del normale.

 “Oddio, che caldo…” mormorò Ranze “E chi pensava a cose simili…” Dawn la guardò male.

“Io…non così in fretta però. Voi non ci pensate mai?”

“Bhe… si… cioè… a volte…” balbettò Ranze. “Non ne ho mai parlato ecco!”

“Oh, eccovi qui. Vi ho cercato per tutta la casa.” La voce gentile della signora Eto li fece girare. “Che ci fate qui?”

“Niente!” urlarono i tre insieme.

“Ranze… non è che ne hai combinata una delle tue?”

“No, io non ho fatto niente, lo giuro.”

“Ti hanno riportato qualche compito andato male?” lo sguardo stava diventando minaccioso, come ogni volta che veniva affrontato l’argomento scuola.

“Nessun compito, signora Sheera.” Venne in aiuto Shun e la temperatura si abbassò.

“Meglio per voi. Dovreste studiare un po’ di più. Comunque stavo andando a chiamare Buffy e Spike. Sapete se dormono ancora?” i volti dei giovani diventarono tutti scarlatti.

“Ehm, si stavano alzando ora.” Farfugliò Dawn alla fine.

“Allora li aspetterò in salotto. Ho buone notizie.” E scese di nuovo, lasciando i tre stremati.

Dopo una mezz’oretta fecero la loro comparsa in cucina i due amanti. Si tenevano per mano e sorridevano a quarantacinque denti, zanne comprese per Spike.

“Buongiorno.” Dissero in coro e notarono subito che i tre ragazzi arrossirono mentre li guardavano, facendo sghignazzare Spike.

“Buongiorno, sposini.” Disse loro il signor Eto. “Abbiamo una bella notizia: il Re ha dato l’ok perché voi possiate entrare nel regno della Magia. Se volete, possiamo andarci subito.” Buffy e Spike si guardarono e annuirono.

“Vieni anche tu, Dawn.” Ordinò Buffy a sua sorella. Così una piccola processione si avviò verso i sotterranei. Quando Buffy vide la porta per il futuro, rabbrividì al ricordo di quello che aveva visto il giorno prima. Spike la strinse a se cercando di calmarla: la notte prima, tra un orgasmo e l’altro, lei gli aveva raccontato quello che era successo durante il suo viaggio.

Stavolta la signora Eto azzeccò al primo colpo la porta giusta, facendo entrare la sua famiglia e la neo famiglia Bloody nel regno della magia. Ad attenderli c’era una fitta nebbia che copriva tutto, tanto che nessuno riusciva a vedere nulla. Solo i signori Eto sapevano la strada e si misero davanti.

“Mi raccomando, state tutti uno dietro l’altro e camminate sempre dritti.” Disse il signor Eto tranquillo. Pian piano che avanzavano, la nebbia si diradava lasciando intravedere sotto di loro, un profondo burrone. ‘Ecco perché dobbiamo camminare dritti… se cadessimo ci faremmo molto male.’ Pensò Buffy. In lontananza si stagliava un enorme castello con torrette e guglie. Qualche luce era accesa, stesse luci che gironzolavano per il bosco antistante alla magione. I popolani del regno li guardavano sussurrando tra loro lanciandogli occhiate curiose: già gli Eto erano considerati bizzarri e ora portavano addirittura esseri umani, per quanto particolari, nel loro Regno.

Davanti al portone li aspettava uno strano uomo magro che indossava una terribile tutina bianca, con un mantello grigio. Portava una fascia anch’essa grigia e aveva le palpebre semichiuse. Buffy pensò che fosse decisamente ridicolo.

“Benvenuti nel Regno della Magia. Io sono Sand e se avete bisogno di qualcosa fatemelo sapere.” E fece un piccolo inchino, mentre Ranze si teneva la pancia per non ridere. “Ben tornato, principe.” Disse a Shun e questa volta fece un inchino ancora più profondo.

“Sand, lascia perdere.” Dall’interno del castello provennero degli strani rumori e apparvero due ragazzi, un maschio biondo e una ragazza anch’essa bionda.

“Shun, Ranze, siete tornati!”

“Ciao Aaron, ciao Fira. Venite, vi presento i nostri nuovo amici.” Disse Ranze tutta contenta. “Lei è Buffy, la Cacciatrice, sua sorella Dawn e Spike, il marito.” Poi si girò verso di loro “Lui è il Principe Aaron e lei la sua promessa sposa, Fira.”

“Principe? Ma non lo era Shun?” chiese Spike.

“Sì, siamo fratelli… gemelli!” disse Aaron.

“Non vi assomigliate per nulla.” constatò Spike. Dawn sbuffò.

“Non hai mai sentito parlare di gemelli eterozigoti? Due ovuli diversi per due spermatozoi diversi.” Aveva la voce da maestrina.

“Dawn… lascia le tue lezioni di biologia a scuola.” Disse Buffy, vedendo la confusione di Spike. “Il nostro vampiro ha perso queste nozioni…nell’800 non si sapevano queste cose.” Lei fece spallucce. Effettivamente Aaron e Shun non avevano nulla in comune.

“Venite, mio padre vi aspetta con ansia.” Disse Aaron. Camminarono lentamente per i lunghi corridoi pieni di statue e dipinti.

Quando entrarono nella sala maestra trovarono due persone, re e regina erano seduti sul trono. Il sovrano aveva uno sguardo fermo e indagatore, i capelli biondi e lunghi ed era decisamente massiccio. La donna, invece, portava i capelli in una crocchia nera e aveva gli occhi molto dolci, specie quando si posarono su Shun. Parlottarono un po’ per fare i soliti convenevoli, poi il Re disse.

“Potete girare liberamente, vi chiedo solo di non allontanarvi troppo dal castello, vorremmo evitare che nascessero dei guai.” E dicendolo guardava con insistenza la famiglia Eto.

“Ok, io mi prendo Ranze come guida e Dawn… per farci due chiacchiere.” Disse Buffy facendo l’occhiolino a Spike.

“Vuol dire che a me tocca il principe moccioso. Andiamo!” disse il vampiro mentre Shun lo guardava fulminandolo.

Le tre ragazze erano uscite nel grande giardino, troppo imbarazzate per parlare. Fu Buffy a rompere il silenzio.

“Credo di dovervi ringraziare. Se non fosse stato per voi, forse, e sottolineo il forse, io e Spike…bhe non saremmo a questo punto.” Disse gesticolando un po’. Le altre due sorrisero felici. “Questo non vuol dire, però, che possiate entrare in camera in quella maniera.” E le due arrossirono.

“Ehm…scusa…colpa mia, ero curiosa.” Si scusò Dawn.

“L’avevo intuito. Ora… voglio essere sincera con te. In passato ti ho taciuto alcune cose importanti, tra cui il mio… soggiorno in Paradiso, ma adesso le cose devono cambiare.”

“Volete che vi lasci da sole a parlare?” chiese Ranze.

“No, resta. C’entri anche tu. Dawn, tu sai che io ho amato molto Angel e quando lui se ne è andato sono stata malissimo. In tutti i ragazzi con cui uscivo, cercavo qualcosa di lui, sperando di poter amare come un tempo. Ma quello era un amore spento che io mi ostinavo a voler riaccendere.” Prese un grosso respiro per riordinare le idee e poi riprese. “Con Spike è diverso, perché lui è l’essere più diverso rispetto ad Angel in tutto il mondo, a parte l’essere vampiro. Spike entra nella vita della gente come un uragano, spazzando via tutto il vecchiume che c’è. È passionale, dolce e violento alla stessa maniera, ma cosa più importante, non mi abbandonerà mai e lo abbiamo già sperimentato questa estate.” Altra pausa, altro respiro profondo, poi guardò Dawn fisso negli occhi. “Quando torneremo a Sunnydale, voglio chiedere a Spike di venire a stare a casa nostra.” Era decisa e sicura e Dawn ne fu entusiasta.

“Sì!!!!!!!!!!!!!!!!!” e si mise a saltare come un canguro. “E lui lo sa?”

“Ancora no. E vedi di non andare a fare la spia. Voglio che sia una sorpresa.” La sorella annuì.

“Allora… “ riprese Dawn “…è soddisfacente?” chiese maliziosa. Buffy arrossì.

“Molto… ed è sempre meglio! Invece tu, Ranze, come va? Da ieri ti vedo un po’ giù.”

“Shun vuole andarsene via.”

“Ed è un problema?”

“E se non mi amasse? Se non mi volesse?” Dawn alzò gli occhi al cielo, esasperata.

“È da ieri che continua così!”

“Per esperienza personale ti posso dire che è meglio se gli parli a cuore aperto.”

“Hai ragione, questa volta non mi scappa!” e cominciò a camminare veloce verso uno specchio d’acqua.

“Bel lago.” Disse Buffy.

“È lo stagno dei ricordi. Se ti ci butti dentro, arrivi ovunque tu voglia andare. Dato che non so dove sta Shun… ciao!” e si gettò in acqua e come niente, sparì.

“Quella ragazza è strana. Un attimo prima è depressa e un attimo dopo è forte  decisa.” Esclamò Buffy.

“Mi ricorda qualcuno…” disse Dawn ammiccando verso di lei.

“Non è vero! Io non sono così!” E mise il broncio, mentre Dawn scoppiava a ridere.

 

Contemporaneamente, Spike e Shun camminavano assieme per il bosco. Spike era incuriosito da quel mondo in cui il sole splendeva e lui non bruciava e si metteva a fissarlo spesso.

“Lo sai che fino a poche settimane fa il sole non c’era? Splendeva sempre e solo la luna.” Disse Shun a Spike, quando si accorse del vampiro.

“Ma dai? E come ha fatto ad uscire?”

“Sono stato io… ma è una lunga storia… lasciamo stare. (per chi volesse delucidazioni, mi contatti…n.d.a.)  Sono un po’ catastrofico quando faccio le cose.” Spike sogghignò.

“Come ti capisco…”

“Allora non siete sposati…”

“La vampirella ha fatto la spia?”

“Quelle due non sanno mantenere i segreti, specie Ranze.” Spike fece spallucce.

“No, non siamo sposati, ma ci stiamo lavorando… mi pare che lo spettacolo di stamattina vi sia piaciuto eh?” e sorrise diabolico, mentre il povero Shun diventava scarlatto.

“Io… Non volevo, è colpa di Dawn!”

“Tranquillo, io problemi non me ne faccio. Sai, noi vampiri non abbiamo molta morale… farlo davanti ad un pubblico è perfino più eccitante. Ehi moccioso… ti imbarazzano queste cose?” infatti Shun aveva raggiunto una tonalità di rosso tendente al bordeaux.

“Veramente… sì, io non ho mai parlato molto di queste cose.”

“Niente discorsi padre-figlio?”

“Non l’ho mai avuto un padre. Mia madre mi prese con se e scappò a causa sua. Sempre discorsi che riguardano il sole e la luna. Sono cresciuto con mamma e… bhe puoi immaginare no?” finì lui e Spike annuì.

“Sì, ti capisco… anche io, quando ero umano, ero orfano. Tutto quello che so l’ho imparato da vampiro. Se vuoi qualche dritta da usare con la tua ragazza…” Shun sgranò gli occhi.

“Ma no, che dritta… e poi non ho la ragazza io…” Spike alzò un sopracciglio in segno di cordiale incredulità.

“Ah no? Io pensavo che tu e Ranze…” non terminò la frase.

“Non stiamo ancora assieme, io so che lei lo vorrebbe, ma… io non lo so.” Disse soprapensiero.

“So che mi pentirò di dirtelo, ma se vuoi parlarne…”

“Voglio bene a Ranze, tanto. Mi è stata sempre vicino nei momenti più strani della mia vita e anche in quelli più dolci. Io non voglio farla star male…vorrei poterle dare tutte le certezze che merita, ma non so che fare. Lei merita di meglio…” gli arrivò una sberla sulla nuca. “Ahi, che sei impazzito?”

“E tu pensi che a sedici anni, quali hai, tu possa darle certezze sulla vita futura? Non lo puoi fare. Devi vivere giorno per giorno, moccioso. Dalle la certezza di oggi, quello che provi oggi, non pensare a quello che potrai provare più avanti.”

“Saggezza vampirica?”

“Filosofia del poeta che c’è ancora in me.” rispose Spike tranquillo.

“È vero che hai smesso di scrivere?” chiese Shun ridacchiando, mentre Spike lo fissò con sguardo truce.

“No, non è vero, ma guai se lo viene a scoprire Dawn o Buffy. Mi prenderebbero in giro da paura e non mi và. Ho una certa reputazione da mantenere!” e gonfiò il petto come un gallo nel pollaio.

“Sì, sì, dì che ti vergogni e basta!”

“Ehi, come ti permetti? Porta un po’ di rispetto per questo vampiro!”

In quel momento, apparve dal nulla Ranze, facendo sobbalzare i due che non si erano accorti di nulla.

“Bene Shun, noi dobbiamo parlare!” disse risoluta.

“Ok, io penso di dovermene andare. A dopo ragazzi.” I due lo salutarono, poi Shun lo chiamò.

“Spike!” il vampiro si voltò. “Grazie.”

“Figurati… moccioso!” e se ne andò via.

I due erano uno davanti all’altra. La determinazione di Ranze si era un po’ affievolita, ora non sapeva come cominciare il discorso.

“Ehm… io… sì, dovrei chiederti una cosa…” balbettò la ragazza.

“Dimmi.”

“Te ne vai a causa mia?”

“No, Ranze, questo non devi neppure pensarlo, ok?”

“E allora perché?”

“Perché tu e la tua famiglia avete fatto tantissimo per me e non posso permettere che continuiate a mantenermi, praticamente. Mi avete tenuto quando ero un fuggiasco, mi avete fatto sentire uno di famiglia anche quando non sapevate che ero un abitante del Regno della Magia e ora mi lasciate vivere con voi come se fossi un fratello. È troppo, non potrò mai sdebitarmi di tutto questo, capisci?” terminò lui.

“Noi non ti chiediamo niente in cambio. Vogliamo solo che tu stia il meglio possibile.”

“Lo so, Ranze. Senti, il fatto che io vada a vivere da solo, non vuol dire che tra noi cambi qualcosa, va bene? Io…” prese un grosso respiro e pensò alle parole che gli aveva detto prima Spike. “…ti vorrò ancora bene come te ne voglio ora.” Ranze lo fissò ad occhi spalancati, come se non riuscisse a credere a quello che aveva appena sentito.

“Shun? Puoi ripetere?” e lui avvampò.

“Ranze… per favore, è già abbastanza imbarazzante così.” Disse girandosi e dandole le spalle. Lei sorrise sollevata e gli si avvicinò abbracciandolo, per poi posare il volto sulla sua schiena.

“Va bene, ho capito. Non te lo chiedo più, d’ora in poi ci penserai tu.” Disse Ranze e rimasero a lungo abbracciati.

(P.s. ricordo che in Giappone le effusioni sono molto…poco presenti. Ultimamente la situazione sta migliorando, ma, per esempio, vedere due ragazzi che si baciano per la strada è considerato molto sconveniente. Un abbraccio come quello di Ranze è un gesto molto forte.)

 

Ormai era arrivato il giorno della partenza: la vacanza era finita e si doveva tornare alla vita di tutti i giorni, fatta di demoni e Apocalissi. Avevano prenotato per un volo serale, in modo che arrivassero a Los Angeles con lo scuro, così che Spike non avesse problemi. La famiglia Eto li salutò calorosamente all’Aeroporto di Narita:

“È stato un piacere conoscervi. Un grande onore.” Disse il Signor Eto. “Venite a trovarci quando volete!”

Dawn e Ranze parlottavano tranquillamente.

“Allora tutto ok tra voi due?” chiese Dawn.

“Sì, Shun e io abbiamo chiarito. Cercherà casa altrove, ma resterà comunque con noi. Ha detto che non vuole abbandonarmi, che non sa che cosa proverà nel futuro, ma che ora mi vuole bene.” E prese ad avere gli occhi a forma di cuore.

“Bene, mi fa piacere!”

Intanto lo stesso discorso avveniva tra Shun e Spike.

“Ho fatto come mi avevi consigliato… direi che è andato bene.” Disse Shun.

“Visto… sarò un vampiro centenario per qualcosa. Saggezza degli anni”

“Pensavo che voi due vi sareste sgozzati in questo tempo.” Disse Buffy. Era appena ritornata dopo essere andata a prendere i biglietti alla cassa. Ora dovevano andare per forza al check-in.

“Ragazzi, ci vediamo tra due settimane. Tocca a me fare lo scambio.” Disse Ranze.

“Ti prepareremo la stanza alla grande.” Disse Dawn.

“Con chi vieni?”

“… magari con Shun?” chiese maliziosamente Spike e i due ragazzi arrossirono tra le risate degli americani.

“Comunque, se volete un viaggio extra basta che fate un tuffo nello stagno dei ricordi ed arriverete in un batter d’occhio.” Disse Buffy. Baci e abbracci e la famiglia Bloody fu sull’aereo. L’atmosfera era decisamente diversa rispetto all’andata: ridevano e scherzavano e Buffy sembrava un’altra. Spike ne era fiero: sapeva che il maggior lavoro lo aveva fatto lei, ma sapeva che era anche, in parte, merito suo.

Avevano progettato di non farsi vedere assieme all’aeroporto, perché Buffy aveva un’idea su come dirlo agli amici. Scesero dall’aereo promettendosi di rivedersi quella sera al Bronze.

 

Il Bronze era stracolmo come sempre: Buffy aveva prenotato un tavolo per lei e i suoi amici. Aveva dato il permesso anche a Dawn di fare tardi. Con Spike, aveva pianificato la serata e la sorpresa: si sarebbero trovati li, in mezzo alla pista e lei si stava già pregustando il loro contatto. Erano tutti arrivati, Xander, Anya, Willow e Tara. Per un attimo aveva avuto la tentazione di chiamare anche Angel, ma a Spike l’idea non era andata giù.

Buffy si era tirata il più possibile: minigonna nera di pelle, un top bianco che le lasciava libero il collo, stivali con tacco alto, poco trucco e capelli tirati su in uno chignon lento con qualche ciocca cadente. Al collo portava la stessa collanina con la stella che indossava alla prima cena con Spike, e al dito aveva, ovviamente, la sua fede di matrimonio. Parlarono divertendosi del più e del meno, delle ronde senza Buffy, del viaggio in Giappone e della strana assenza di Spike a Sunnydale da una settimana. Dawn e Buffy si scambiarono un’occhiata complice, poi la bionda prese la parola per il discorso che si era preparata quel pomeriggio.

“Allora, vi ho chiesto di venire qui perché, oltre a Giles, voi siete la mia famiglia. Nonostante quello che è successo… con il mio ritorno, io vi voglio bene, anche se vi chiedo un po’ di tempo per…forse per perdonarvi. Ma se vi ho chiamato qui è anche per un altro motivo: voglio che nella mia famiglia entri un’altra persona, un uomo che mi è stato vicino in questo periodo e che per me è diventato fondamentale.”

“Hai conosciuto un ragazzo? Non ci avevi detto niente.” Disse Xander.

“Diciamo che l’ho rivalutato, è diverso. Spero che non ostacolerete il nostro rapporto.”

“Figurati, Buffy. Se tu sei felice, lo siamo anche noi. E quando lo conosceremo anche noi?” chiese Willow.

“Dovrebbe arrivare a momenti.” Rispose Buffy. Stava iniziando ad essere nervosa, ma tutta la sua tensione si dissolse quando lo vide entrare: era vestito di nero, con i jeans attillati, la maglietta che fasciava perfettamente i suoi pettorali sodi e gustosi, camicia viola aperta che dava un tocco di eleganza, anfibi e l’immancabile spolverino. A Buffy cominciarono a luccicare gli occhi.

“È arrivato!” e si alzò di scatto dal divanetto per andargli incontro.

“E tornato Spike.” Fece notare Anya facendo un gesto verso la pista.

“Bhe, torna Buffy e torna lu…” e rimasero tutti a bocca aperta quando videro Buffy gettargli le braccia al collo e baciarlo con passione. “No…no…sbagliato…” balbettò Xander.

“Non è sbagliato, è perfetto!” disse Dawn sorridendo.

“No, lui è un vampiro, lei La Cacciatrice…non va bene.” Dawn lanciò un’occhiataccia a Xander.

Intanto in pista i due biondi si stavano ancora baciando come se il mondo intorno a loro non esistesse. Presero a ballare sensualmente un mezzo alla pista.

“Dovresti vedere la faccia che sta facendo il bamboccio.” Disse Spike e poi sghignazzò.

“Non nutrivo dubbi in proposito…scusa, ma io sono qui tra le tue braccia e tu pensi solo a Xander? Devo cominciare a preoccuparmi?” lo prese in giro lei, Spike rise di gusto.

“Passerotto, mi sembra che in questi giorni ti ho dimostrato ampliamente le mie preferenze, ma se non sei ancora sicura…” così dicendo la strinse ancora di più a sé, infilandole un chilometro di lingua in bocca e cominciando ad accarezzarle sensualmente la schiena.

“Ok, definitivamente sei etero.” Gli disse Buffy quando si staccarono.

“Se non sei ancora convinta…possiamo andare lassù sul balconcino e divertiamoci.” E la guardò sorridendo con la lingua in mezzo ai denti.

“L’idea è molto allettante…ma adesso è meglio se andiamo a fare le debite presentazioni.” Lo prese per mano e si avvicinarono al divanetto, dove gli amici stavano discutendo animatamente.

“Ragazzi, vi presento William Bloody, mio marito.” Disse Buffy allegra e Xander sbiancò immediatamente.

“Cos…?” Gli altri la guardavano sotto shock, solo Anya sembrava tranquilla.

“Ehm… ok non siamo proprio sposati, anzi per un periodi sì, però voglio stare con lui.” Buffy aveva la stessa espressione che teneva il giorno dell’incantesimo di Willow di due anni prima.

“Magari, dovresti spiegargli meglio le cose, amore. Tra un po’ qualcuno sviene qui.”

“Infatti… iniziamo con la faccenda matrimonio.” Chiese Willow. Fu Dawn a prendersi quella responsabilità, spiegando quello che era successo in Giappone.

“Ok, e perché tu vuoi stare insieme a questo… mostro?” chiese Xander velenoso e Spike ringhiò.

“Lui non è un mostro. Sentite, non mi interessa cosa pensate voi, ma io voglio stare con Spike. Voi fate quel diavolo che volete.” Disse Buffy furiosa.

“Hai ragione!” esclamò Anya e tutti si girarono verso di lei che sorrideva.

“Come sarebbe a dire. Ti schieri dalla sua parte?”

“Non mi schiero dalla parte di nessuno. Questa non è una gara, Xander. Ok, lui è un vampiro, un demone, un mostro, chiamalo come vuoi, ma tu stai per sposare un suo parente prossimo, o ti stai dimenticando che ero un demone della vendetta? Mi sembra come minimo ipocrita che tu possa giudicare Buffy per la sua scelta. E poi se lui le fa provare tanti fantastici orgasmi, ancora meglio, no?” e guardò tutti sorridenti. Buffy avrebbe voluto abbracciarla.

“Anya ha ragione.” Era Tara a parlare con voce tremante come faceva di solito in pubblico. “Se lei è felice, noi non siamo nessuno per opporci.” Anche Willow annuì.

“Ok, vedo che nessuno capisce il mio punto di vista. Lo accetto perché sei mia amica, anche se non lo capisco. E lo accetto anche perché da quando sei ritornata dal Paradiso non ti ho mai visto così felice, ma questo è tutto. Se tu le fai del male” e dicendolo guardò Spike fisso negli occhi “io ti uccido.” E se ne andò verso il bar a prendere qualcosa da bere.

“Gli passerà… adesso è stata una doccia fredda, ma dopo che ci avrà pensato un po’…” disse Willow che conosceva Xander meglio di altri.

“Lo so, ma è meglio se si abitua, io non voglio abbandonare Spike.” Disse Buffy risoluta.

“Mmmmm questa dichiarazione d’intenti mi prende parecchio.” Disse Spike e abbracciò Buffy da dietro, lasciandole qualche bacio sul collo. Dawn rise deliziata nel vedere i due fare effusioni. Tornarono in pista per ballare ancora un po’ e poi Spike la prese e la portò sul fatidico balconcino.

“Non chiudere gli occhi e guardali… non è eccitante farlo qui.” E prese ad accarezzarle le gambe, mentre le leccava il collo pulsante di sangue.

“Spike… se ci vedono?” gemette lei.

“No, qui siamo nell’oscurità… non possono vederci.” E infilò la mano nel top per andare ad accarezzarle il seno. “Uhm la mia cacciatrice non vuole portare biancheria?” lei ansimò e prese a muovere il sedere in modo da accarezzare la patta dei pantaloni di lui.

“Non sei curioso di sapere se anche sotto non c’è biancheria?” le disse lei con voce roca all’orecchio. Lui non se lo fece ripetere e mise una mano sotto la gonna, accarezzando le cosce nude.

“Sento che qui, invece l’hai coperta… seta?”

“Sì. E non strapparmele, come tuo solito. Ci tengo a queste.” Lui fece scivolare i minuscoli slip di Buffy sulle cosce e le fece aprire le gambe, insinuando una mano tra i riccioli del pube già bagnati.

“È da tanto che mi aspetti, vero? Sei dannatamente bagnata qui.” Disse lui parlandole piano all’orecchio. Sentire la voce bassa del vampiro e il suo fiato che le carezzava il lobo, la faceva eccitare ancora di più.

“E tu sei dannatamente duro.” Rispose lei cercando di imitarlo.

“Amore, sei splendida, ma il tuo accento inglese fa schifo.” Lei intanto stava cercando di armeggiare con i jeans e, visto la posizione poco comoda, con scarsi risultati. Lo fece lui per lei, facendo uscire il suo membro già pronto. Non si dissero nulla, lei si chinò leggermente in avanti e lui la prese lì, con la musica del Bronze a palla e i loro amici che ballavano di sotto.

 

EPILOGO

 

Due settimane dopo la notte del Bronze, Dawn, Buffy e Spike erano di nuovo all’aeroporto di Los Angeles. Eccola, era arrivata Ranze, accompagnata dal padre.

“Ciao!!!!!!!!” la sentirono urlare anche a New York probabilmente. Le due gemelle nippo-americane si abbracciarono forte prendendo subito a parlare, mentre il signor Eto dava la mano a Buffy e Spike.

“Avete fatto buon viaggio?” chiese Buffy.

“Sì. L’unica pecca del servizio è la mancanza di sangue…” disse ammiccando a Spike che sorrise.

“È vero!” gli fece eco lui.

“Come mai non è venuto Shun?” chiese Dawn. La ragazza arrossì un poco.

“Sarà anche il principe del Regno Magico, ma è sempre minorenne. Dovevo essere accompagnata da un maggiorenne per venire qua, così ho portato papà. Ha detto che voleva trovare una nuova ispirazione per scrivere… la mamma si è un po’ arrabbiata, ma non importa.” Disse Ranze ridendo. Presero a muoversi verso la De Soto di Spike. “Comunque hanno detto che qualche volta faranno un salto qui. Sono curiosi anche loro di vedere Sunnydale e lo sono anche io.” Disse Ranze.

“Beh, piccola, Sunnyhell non è così spettacolare…è ovvio che ci siamo noi a renderla speciale.” Disse Spike con malcelato orgoglio. E tutti risero. Era l’inizio di una nuova bella vacanza.

 

FINE