UNA NUOVA FAMIGLIA

Di PrincesOfTheUnivers

 

 

Discalimer: come sempre è tutto di Joss Whendon, della Fox e della Mutant Enemy. Il personaggio di Sharin è interamente mio. Grazie alla mia sire per l’aiuto sul nome.

Pairing: Spike/Buffy, visto che sono una spuffiana convinta, ma anche Wes/Sharin

Raiting: Andiamo sul sicuro. NC-17

Sommario: A Sunnydale arriva una coppia di vampiri che vogliono uccidere la Cacciatrice in carica. Ci riusciranno? Avete presente la prima serie di Buffy? Bhe, dimenticatevela!

Autrice: Princes_of_the_univers

e-mail: monica_placebo@libero.it

 

Prologo

 

C’era una volta, tanto tempo fa, una famiglia, non una normale come intendete voi, con il classico papà, la classica mamma e i classici figli. Era una famiglia particolare, oscura, cinica e amorale, una famiglia di vampiri. La mia famiglia.

 

“Paparino non vuole giocare?” chiede Drusilla ad Angelus. Drusilla è una vampira  alta con i capelli neri corvini e lisci, gli occhi di uno strano colore violetto, i lineamenti del volto delicati e un modo di fare da pazza scatenata: dice di parlare con le stelle, lei!

L’Angelus è il suo sire, l’ha vampirizzata prima che diventasse suora, l’ha corteggiata, le ha insinuato il dubbio e l’ha fatta impazzire. Solo dopo tutto questo l’ha resa vampira. Lui è bello, in modo quasi fastidioso, alto e massiccio con i capelli castani lunghi fino alle spalle che ora lascia liberi. Ma ciò che attira di più in lui, sono i suoi occhi scuri e profondi, che paiono pozzi senza fine, impossibile da leggerci dentro. È chiamato il Flagello d’Europa, perché adora uccidere, torturare e dilaniare le sue vittime e solo dopo ciò, berle.

“No, Dru, giocherò più tardi. Voglio sapere da Willy perché l’ha fatto.” Angelus lancia un’occhiata assassina al giovane Willy, in realtà William, vampiro da appena dieci anni, ma già grande combina guai. Sono in conflitto fra loro, William ed Angelus e appena possono si punzecchiano.

William è morto che aveva appena ventidue anni. Era un povero fallito nella Londra vittoriana, ma da quando Dru l’ha dissanguato in quel vicolo londinese, è diventato molto più affascinante. I suoi occhi, sempre coperti da un paio di lenti spesse, finalmente possono sfoggiare il loro bellissimo colore blu. Se gli occhi di Angelus non ti fanno capire quello che lui prova per la loro immobilità, gli occhi di William ti rubano il cuore per la loro capacità di cambiare sfumatura in pochi secondi. Si capisce subito se lui è arrabbiato o meno solo scrutandogli le iridi. Ma William non ha solo gli occhi belli, quelli sono solo la classica ciliegina sulla torta. Lui è perfetto anche in tutte le sue parti. I capelli colore biondo cenere, per esempio, perfetti per accarezzare, per poter far scorrere le dita, sono quasi sempre legati da un codino disordinato. Ha gli zigomi pronunciati e terminano verso una bocca fatta a posta per baciare, labbra piene e dolci, che si trasformano in un attimo in una perfetta arma per uccidere. Ha un fisico longilineo, fatto di muscoli guizzanti e snelli. Contrariamente ad Angelus che adora vestirsi con abiti impeccabili da borghese di buona famiglia, a William piace vestire come un proletario: molto spesso viene sgridato da Darla, ma lui non se ne cura. Chi è Darla, mi chiedete? Bhe, è la nostra grande nonna. È la sire di Angelus, quindi il capo della nostra stirpe, se togliamo il Maestro, ma lui non ci calcola per nulla, ci trova insipidi, tiene in considerazione solo Darla, ma me che mi frega? Io ho il mio sire e tutto il resto non conta. Chi è? Ovvio, è William, per questo stanno litigando ora.

“L’ho fatto perché la ragazza prometteva bene ed è stato così. Avresti dovuto vederla mentre si beveva quel puttaniere in Piazza Unità. Favolosa! E potrebbe darci una mano ad imparare l’italiano.” E sì, perché non ve l’ho detto, ma io abitavo in Italia, mentre loro erano tutti inglesi, o comunque di quelle parti là. “E per mettere in chiaro le cose, per te sono Spike, non William o Willy.” Conclude il mio amato sire. Dovete sapere che William odia il suo nome, perché gli ricorda i tempi in cui era ancora umano. Ha cambiato il nome in Spike, in onore alle torture che si divertire ad infliggere a chiunque inciampasse nella sua vita. Eh già, gli piaceva un sacco infilzare la gente con  i vecchi chiodi della ferrovia. Dopo che passava lui, il corpo sembrava un colabrodo.

“È solo una maledettissima Childe, non ne avevamo bisogno.” Urla Angelus.

“Senti un po’, tu hai Dru e Darla ha te. Io voglio lei. Non mi interessa se tu ne sei contento o meno, sai quanto mi frega di quello che vuoi.” Risponde Spike con insolenza. Potrebbe costargli caro, e lo sa. Angelus non è uno che lascia correre un insulto, ma in questo momento non sembra molto interessato a quello che gli dice Spike, infatti mi sta fissando. Credo che mi stia sondando per capire quanto posso essere utile alla sua famiglia, non ho dubbi che se gli girassero appieno mi polverizzerebbe. Dico a me stessa che non devo aver paura e tengo lo sguardo ben alto su di lui. Lo fisso negli occhi in cerca di un segno di accettazione, ma lui non me ne da.

“Sai, a vederti così mi sembri proprio insipida, ragazzina.” Mi dice infine, solo che lui non sa che neppure io apprezzo chi mi sfotte e non sto zitta a subire.

“Dovresti prendere un paio di occhiali nuovi, forse vedresti meglio.” In questo momento cala il silenzio. Drusilla mi guarda con occhi spalancati, neppure Spike aveva parlato con quella irriverenza durante il loro primo incontro. William, invece, ha un sorriso malizioso dipinto sul volto, consapevole di aver fatto una scelta perfetta quando ha deciso di prendermi come Childe. E Angelus… non ha cambiato fisionomia, mi guarda sempre fisso, come se io non avessi detto nulla, ma vedo che i suoi occhi stanno virando verso un pericoloso color giallo oro. È infuriato, me ne rendo conto anche io.

“Bene, bene, come se non bastasse un vampiro irriverente in questa famiglia, arriva la degna sorellina di Spike.” Dice con voce profonda avvicinandosi a me e appena mi arriva davanti mi dà uno schiaffo talmente forte che volo per la stanza.

“Ehi!” sento che Spike cerca di prendere le mie difese, ma viene bloccato da Drusilla per un braccio. Devo necessariamente cavarmela da sola. Mi rialzo sputando un po’ di sangue per terra e lo fisso. Mi colpisce di nuovo e ritorno per terra. Ok, due sono troppe. Come ritorna su di me, cerco di schivare e colpirlo, peccato che lui abbia qualche decina di anni più di me e mi mette al tappeto di nuovo. Riesco a colpirlo qualche volta, piano però e sto cominciando a temere che prenda un paletto, ma dopo che sono volata per l’ultima volta sulla parete della stanza lui mi lascia stare.

“Non sei male. Sei combattiva e fiera, forse ce la farai a resistere. Un solo sgarro a noi, che siamo tutti tuoi padroni, e sei polvere. Da domani inizia ad allenarti con Willy.”

“Spike!” urla il mio sire. E Angelus scompare nella stanza attigua tirandosi dietro Drusilla, già pronta per la mattinata di sesso che la aspetta.

Grazie al cielo c’è Spike. Mi aiuta ad alzare e cerca di capire se sono umiliata o rassegnata.

“Gli piaci, piccola, esattamente come piaci a me.” Mi dice calmo.

“Chissà cosa fa a chi non gli piace.”

“Ti auguro di non provarlo mai sulla tua pelle bianca, amore.” Il mio sire è dolce a modo suo. Siamo vampiri, la dolcezza non dovrebbe essere inclusa nel pacchetto, ma non è vero, c’è, a modo nostro. Comincia a pulirmi dal sangue che mi scivola sulla faccia leccandolo via. Il suo odore su me è inebriante: è un profumo di nebbia, quasi, di terra umida, ecco. Io lo amo e non riesco a farne a meno, ancora oggi che le cose sono tanto cambiate. Mi toglie tutti i vestiti e io mi sorprendo ancora a quanto poco pudica sia diventata. Prima di morire ero molto riservata, non mi piaceva farmi vedere senza nulla addosso, neppure al mio fidanzato, invece ora resterei così tutto il tempo. Lui guarda il mio corpo pieno di lividi dovuti alle percosse dell’Angelus e riprende la sua personale opera di pulizia fino a quando non è anche lui nudo e mi fa capire che sesso e sangue è il connubio migliore che ci sia al mondo.

Dopo ripetute dimostrazioni, giacciamo a letto, pronti a dormire un po’ prima di andare a caccia e lui mi parla. Mi racconta di Londra, delle sue gesta e di quelle di Angelus, mi parla delle cacciatrici, maledette ragazze che uccidono i nostri simili e mi parla del sangue, la nostra vera benzina, il vero fuoco di noi vampiri. È in quel mentre che fa la sua apparizione Darla.

“Dov’è Angelus?” chiede con voce fredda. Mio malgrado devo reprimere un brivido.

“È di la a giocare con Dru.” Risponde Spike con calma.

“E chi è questa… immondizia?” Sento ringhiare il mio sire, non vuole che mi si insulti.

“È la mia childe.”

“E lui l’approva?”

“Sì, non vedi che è ancora qui?” Darla si avvicina al nostro letto. Posso finalmente vederla in tutto il suo splendore: è vestita da gran dama, con un vestito di broccato rosso, che fa risaltare al meglio la sua carnagione pallida da vampira. Ha una cascata di capelli biondi legati in una crocchia e con dei gioiello che li tengono fermi, il volto angelico e un gran corpo. È bellissima, non avesse quegli occhi freddi e spietati.

“Alzati e vieni qui, piccola.” Mi dice con fare dolce. Io eseguo, non mi copro neppure e vedo che lei sorride, forse quello che vede non le dispiace. “Non sei poi malissimo, bel corpo tonico” e così dicendo mi tocca senza pudori “sei piena di curve, morbida come una buona italiana, vero? E piaci ad Angelus… vorrà dire che c’è del buono in te. Potresti benissimo diventare una di noi, anche se faccio fatica a crederlo.” Ha la voce sprezzante, i suoi occhi azzurri ghiaccio stanno cercando di incenerirmi e io ho la certezza assoluta di starle antipatica. Se devo stare attenta ad un paletto, quello sarà il suo. Mi prende il volto in mano e mi accarezza per poi baciarmi. La prima cosa che sento è il sapore del sangue, deve aver appena mangiato. Ma sotto sento il sapore di antico, che la caratterizza, capisco subito che lei è potente e mi abbandono completamente alle sue braccia. Le nostre lingue duellano e io mi aggrappo alle sue labbra per sentirmi bene. Poi lei si stacca.

“Ha un buon sapore… di fragola e sangue. Hai scelto abbastanza bene, cucciolo, ma stacci attento, non voglio che rovini tutto.” E così dicendo si gira e se ne va, verso la stanza dove dovrebbero esserci Angelus e Drusilla.

Spike mi abbraccia e mi riporta a letto con un sorriso diabolico stampato in faccia.

“Bella, vero? Una puttana molto cara.” E io annuisco. Quel bacio mi ha lasciato un po’ scossa. Preferisco di gran lunga sentire su di me le labbra fredde e piene di Spike, ma anche quelle di Darla non mi hanno disturbato. Come sono cambiata…

“Io preferisco te, Spike. E ti voglio ancora.” Dico senza pudore e lui senza replicare si avventa su di me e mi fa sua, ancora e ancora.

Siamo andati avanti così per qualche decennio. La famiglia mi aveva accolta perfettamente, giocavamo a turno con tutti senza scandali o problemi. Angelus si è dimostrato un grande maestro di perversione, ma soprattutto di dolore, Darla di esperienza e giochetti, Drusilla adorava viaggiare con la mente e il mio amato sire era un dio di passione e amore. Purtroppo la nostre vite si sono sgretolate in una notte a Madrid, poco prima dell’inizio della seconda guerra Mondiale. Io e Spike eravamo usciti per la nostra sessione di caccia e gli altri tre avevano preferito restare a casa a scopare ancora un po’. Meno di un’ora dopo Spike sentì che Drusilla era nei guai, grazie al loro legame. Arrivammo alla nostra dimora e trovammo solo cenere. La più grande banda armata di demoni mai vista in città aveva circondato il palazzo e gli aveva dato fuoco, per vendetta contro di noi. Dovemmo scappare anche noi, altrimenti io non sarei qui a raccontarvi questa storia. Ci rifugiammo in una vecchia cripta e li attendemmo la notte dopo. Scoprimmo che solo Angelus era sopravvissuto alla strage, però era tremendamente sfigurato dalle fiamme. Giurò vendetta e noi con lui. Le nostre donne la esigevano e l’avrebbero avuta. Ci mettemmo tre mesi, ma li uccidemmo tutti. Massacrammo ogni singolo membro presente quella notte e poi impiccammo i cadaveri davanti i covi delle varie gang demoniache della città come avvertimento. Nessuno ci diede più fastidio.

Solo che Angelus non aveva più voglia di stare con noi. Se ne andò, senza salutare, come era solito fare. E io e Spike rimanemmo da soli.

Mi direte: ma come, la storia della tua famiglia è già finita? No, ragazzi, non è nemmeno iniziata. Ho scritto tutto questo per farvi capire che razza di personaggi siamo, per farvi capire i nostri legami. La vera storia comincia ora, con l’arrivo a Sunnydale, Bocca dell’inferno, 2005. È qui che io e Spike abbiamo messo su famiglia.

 

Capitolo 1

 

Una macchina nera solca la notte, ha i vetri oscurati da vernice scura e dentro ci sono due persone. Non sono persone normali, sono una coppia centenaria dalla pelle d’alabastro e le fattezze di angeli, ma con le zanne acuminate e i sensi degni dei migliori predatori.

La macchina sbanda pericolosamente e centra in pieno il cartello di benvenuto della città, i due scendono e il ragazzo dice:

“Casa dolce casa” facendo ridere la sua compagna. Lui è Spike, detto William the Bloody per la sua sete di sangue, mentre lei è la sua childe, Sharin. Sono arrivati  perché hanno sentito che la nuova Cacciatrice è qui. Loro non scappano da lei, anzi la cercano per poterla uccidere. Spike ne ha già fatte fuori due e Sharin una, ma solo per caso, la voleva lui in realtà.

Lui è bello, con i capelli tagliati corti ed ossigenati. Cerca di tenerli fermi con del gel, ma con scarsi risultati, sembrano più che altro delle onde di grano. È vestito completamente di nero, jeans, maglietta e camicia. Per completare il look porta uno spolverino di pelle che gli arriva fino alle caviglie e degli anfibi pesanti.

Lei, invece, preferisce qualcosa di più sportivo. Immancabili jeans blu elettrico, una camicetta bianca e delle scarpe da ginnastica della Nike, giubbotto jeans. I lunghi capelli castani sono raccolti in una coda alta e ricadono sul collo nudo, i profondi occhi nocciola scrutano attentamente la notte. Porta gli occhiali, ma solo per vezzo: le piacciono come accessori da coordinare, ne ha una collezione intera, solo che le lenti sono di plastica e non servono a nulla. Il corpo è arrotondato, non grasso, ma morbido, un bel seno pieno e un dolce ingannevole sorriso. Se non si nutrisse di sangue potrebbe benissimo passare per la classica ragazza della porta accanto.

“Città pidocchiosa.” Sentenzia Sharin. “Saremmo stati meglio a Boston.”

“Ma a Boston, passerotto, non c’era la cacciatrice. Vorremmo mica perderla.”

“Hai ragione. Amore, io ho fame.” Dice civettuola lei, facendolo ridere.

“Giusto, andiamo a vedere cosa offrono i bassifondi di Sunnydale.”

Ci mettono poco ad arrivare, la città è proprio piccola. Pochissime anime in giro, forse sanno che è pericoloso aggirarsi per la Bocca dell’Inferno di notte. Trovano qualche prostituta che si vende, qualche ragazzetto scappato di casa, ma Sharin non li vuole, troppo innocenti per i suoi gusti. A lei piace il sangue dei veri cattivi, spacciatori, ladri, assassini. Le piace scorgere il terrore nei loro occhi un attimo prima che lei li azzanni, le piace far capire loro che stanno per morire. Raramente ha dato il bacio della morte con gentilezza, solo rari casi lo meritavano, la maggior parte dei suoi pasti è stato violento e brutale. Spike si fa meno problemi quando mangia, ma per affetto verso la childe non dice nulla e l’asseconda.

Ecco, lo trovano: è un tizio di una trentina di anni, sta vendendo della polverina bianca ad una ragazza vestita come una puttana che avrà si e no quindici anni. Lei ha delle occhiaie pesanti e trema come una foglia: è sicuramente in crisi d’astinenza. Quando se ne va, Sharin esce dall’auto.

“Ehi, a quanto la fai?”

“Non so di che parli.” Cerca di difendersi lui. Non si fida, non vorrebbe che fosse un’imboscata della polizia.

“Non prendermi per scema, credi che non abbia visto quello che hai dato alla ragazzina. Muoviti, io e il mio stallone in macchina vogliamo sballare del tutto questa notte.” E per far capire che non ha problemi, fa sgusciare fuori dalla tasca un biglietto da cinquanta dollari. Lui sgrana gli occhi. Non è un pesce molto grosso e tanti soldi in una volta non ne vede. Cerca di tirare il prezzo al massimo.

“Questa è roba buona, venticinque dollari alla dose.” Sharin sorride crudelmente e lui per la prima volta ha paura e lei lo capisce subito.

“Tu ti fai della stessa cosa?” chiede lei.

“No, io non mi faccio, vendo solo, così mi pago l’auto.” Spiega lui.

“E lasci morire gli altri.” Conclude lei. Intanto Spike è uscito dalla macchina, sa che Sharin sta per attaccare e lui adora vederla all’opera.

“Nessuno li obbliga a comprarsi la roba.” Fa lui incurante di tutto.

“Hai ragione, ma tu potresti non venderla. Sai… ho bevuto spesso sangue di gente come te ed ha un retro gusto di sensi di colpa da farmi infiammare.” Lui la guarda con occhi pieni di terrore: lei si è appena trasformata in un mostro. Gli occhi castani hanno lasciato posto a delle iridi dorate, come se fosse un gatto, il volto è solcato da protuberanze orrende. Se la fa sotto e cerca di correre, mentre una risata fredda e cristallina lo raggiunge. Non riesce ad arrivare alla fine del vicolo, che si ritrova a sbattere contro il muro. Sente il fiato freddo della ragazza sul collo.

“Ti prego, non farmi del male. Non spaccerò più, lo giuro.” Cerca di impietosirla.

“Oh povero bambino, deve pagarsi la macchina.” Lo sbeffeggia lei con crudeltà. “Esistono i lavori onesti. Hai ragione, potrei lasciarti, ma quanti ragazzi sono morti per causa tua? Quanti pasti ci siamo persi io e il mio Sire? Non mi sembra giusto lasciarti.” Dice strattonandolo. Lo porta verso l’auto, più vicino a Spike. “E poi, sai, al mio uomo piace vedermi mentre bevo qualcuno. Non vorremmo mica deluderlo?” e ride, mentre Spike le sorride indulgente. Lo spacciatore mugola e geme, incapace di dire una sola parola, sente che i suoi pantaloni sono caldi e bagnati: se l’è fatta addosso e si vergogna.

“Cosa si prova a sapere di star per morire?” gli chiede in un orecchio Sharin, ma lui non risponde, non ci riesce. Lei affonda i canini nella tenera carne del collo e subito sente il fiotto potente della giugulare, reso ancora più forte dal battito impazzito per la paura. Continua a bere, fino a quando il cuore ha smesso di battere, poi lo lascia a terra. Si tiene solo soldi e droga. I soldi serviranno per prendere qualcosa e la droga la farà finire nel lavandino. Sharin odia le droghe.

Lo spacciatore sente l’ultimo alito di vita e l’ultimo pensiero che passa per la sua mente è che la morte ha il volto di donna.

“Ben fatto. Andiamo a cercare un posticino per dormire? A breve arriva l’alba.” Dice Spike baciandola. È un bacio appassionato, nonostante più di un secolo passato assieme.

“C’è ancora un po’ di tempo prima… guarda che bel vicolo tutto per noi.” Risponde Sharin sorridendo maliziosa e portando la mano del suo sire sotto la camicetta bianca. “potremmo usufruire del tempo rimasto…” Lui non se lo fa ripetere due volte, non gli serve per decidere, vederla uccidere quel tipo l’ha eccitato enormemente e si ritrova il cazzo duro come marmo. La sbatte sul muro senza troppa grazia e la prende facendola urlare come voleva.

Per fortuna riescono a trovare una fabbrica abbandonata prima che il sole faccia capolino da dietro le colline di Sunnydale. Li riposeranno fino alla notte dopo, quando torneranno a caccia di cattivi.

 

Capitolo 2

 

Il sole sorge e in una piccola stanza da letto una ragazza si sveglia. Non ha dormito molto e il suo sonno è stato tormentato da incubi ricorrenti. Ha sognato di essere rincorsa da decine di vampiri e nonostante la sua forza non riusciva a sconfiggerli. Eppure un nuovo volto si affacciava, una figura completamente nera con i capelli biondi platinati avvinghiata ad un’altra figura, sempre scura, ma lei non riesce a vederli in faccia, non sa chi sono.

Si alza e si prepara la colazione, solo un po’ di biscotti ed una tazza di caffè lungo. Non ha chi si prende cura di lei, vive sola a Sunnydale. Sua madre non riusciva più a tollerare il lavoro che doveva svolgere la figlia e quindi le aveva lasciato la casa e si era trasferita a Los Angeles. Non le faceva mancare nulla, ma abitavano lontane.

Buffy Summers, questo è il nome della ragazza, si veste: niente di troppo vistoso, jeans e top con un paio di scarpe con il tacco. Poi prende la sua borsa con i libri e ci aggiunge una bottiglietta di acqua santa ed un paletto. È questo che la rende diversa dalle altre ragazze, ma lei non se ne cruccia, le piace quello che fa e se a scuola la considerano tutti una matta, a lei non importa. Non ha amici, da quando Willow Rosemberg e Xander Harris sono stati vampirizzati dal Maestro. Uscivano sempre loro tre assieme, un piccolo gruppo di nerd, ora è rimasta sola con il suo Osservatore. Rendere vampiri i suoi migliori amici era stato un vero schiaffo per Buffy. Lo sapeva che il Maestro voleva sbeffeggiarla ed un giorno lo avrebbe impalettato. Era riuscita a fermare la sua ascensione, ma ancora non potevano dirsi al sicuro.

Va a scuola in bicicletta, non ha ancora l’auto. Sa che se si mettesse a correre farebbe prima, ma la mattina non ama sudare. Arriva in tempo per il suono della campanella e così inizia la sua falsa vita. Le lezioni, le classi, la mensa… Buffy sa che questa è una facciata bella e buona per nascondere l’assassina che c’è in lei. Non vede l’ora che finisca la scuola per correre via, per essere libera. Qui la guardano come se fosse malata e lei è sempre sola, raramente scambia qualche parola con le ragazze, mentre i maschi si tengono a debita distanza. L’ultima volta che uno ci ha provato con lei, si è ritrovato con i coglioni spappolati. Sorride a quel ricordo e spera di trovare un ragazzo che sappia tenerle testa.

Finalmente la campana finale suona e lei corre via. Il preside Snayder la guarda con odio, lui sa chi è lei e cerca di metterle i bastoni tra le ruote appena può. Ma stavolta la deve lasciar andar via. Buffy vola superando la città, si lascia dietro case e negozi, fino ad arrivare ad una comprensorio di case. Entra nella piccola corte, lascia la bicicletta e bussa ad una porta rossa con il numero 14 sopra. Le viene ad aprire un uomo che ha quasi raggiunto la trentina. È alto, con delle belle spalle larghe, abbastanza snello, non dà l’idea di un armadio. Ha i lineamenti regolari, delicati; gli occhi azzurri brillanti dietro le lenti degli occhiali che tentano di nasconderli, una bocca dolce e delicata, molto spesso aperta ad un sorriso, specie per Buffy. Tiene un accenno di barba, che lo rende più affascinante. La sua unica pecca estetica è di vestire completamente di tweed inglese. Vuole apparire serio e studioso, anche, però ama quel tessuto perché gli ricorda la sua patria, lasciata per seguire questa ragazza dal futuro incerto.

“Ciao Buffy, entra.” Dice lui.

“Ciao Wes.” Risponde lei. Wesley Wyndham-Price è il suo Osservatore. Discende da una lunga stirpe di osservatori, membri del Consiglio, era abbastanza chiaro che un giorno sarebbe diventato osservatore lui stesso. Però, molto spesso, si chiede se quella vita è giusta. Ha studiato a fondo i diari dei suoi predecessori, trovandoli vuoti e freddi. Sono tutti pieni di date e avvenimenti, ma non traspare calore per le proprie protette da quelle pagine. Lui vuole bene a Buffy, la considera una sorella minore, l’idea che possa succederle qualcosa lo spaventa. Una volta l’ha quasi persa, durante l’ascesa del Maestro: lui l’aveva annegata, non c’era più battito, ma Wesley l’aveva salvata facendole la respirazione bocca a bocca. Questo aveva cementato il loro rapporto ancora di più, ormai passavano assieme moltissimo tempo, studiando o allenandosi.

Oggi Wes va di fretta, deve aprire il negozio: ha aperto la prima libreria dell’occulto della città. Non ha molti clienti di solito, perché a pochi interessa l’argomento ed i veri libri importanti li tiene nel magazzino, in modo che possa consultarli ogni volta che gli serve.

“Come è andata a scuola?” gli chiede mentre prende due bicchieri di latte.

“Come vuoi che sia andata? Come al solito… tutti mi odiano e sono sola. Ancora latte? Non sono una bambina Wesley!” risponde Buffy prendendo il bicchiere che le porge il suo osservatore.

“Vero, però fa sempre bene e visto che ti rompi le ossa spesso, questo aiuta a rinforzarle.” Devono in silenzio mentre lei prende i libri di scuola: anche se è una Cacciatrice deve fare i compiti.

“Ho fatto di nuovo quel sogno.” Esclama lei tra un esercizio di chimica e l’altro.

Wes la guarda con sguardo triste. Sa che la sua protetta soffre di incubi dovuti al Maestro, ma non può fare nulla per aiutarla.

“Passeranno, Buffy. Prima o poi batteremo il maestro, stai tranquilla.”

“Era diverso. Non morivo, apparivano due figure e mi salvavo.” Wesley era interessato.

“Che intendi per due figure? Riesci a descriverle?”

“Erano un uomo e una donna. Lui tutto nero, capelli chiari, lei tutta nera, non sono riuscita a vederli bene, era solo un sogno. Secondo te vuol dire qualcosa?”

“Non lo so. Magari sì, magari no. Potrebbe essere il tuo inconscio che cerca aiuto. Vedremo come si svilupperanno i tuoi sogni e poi sapremo.” Conclude Wes accarezzandole la testa per infonderle coraggio. “Piccola, devo andare al lavoro. Vuoi venire con me o ci vediamo al Restfield direttamente stasera?”

“Vado a casa. Ci vediamo dopo. Ciao Wes.”

 

La sera giunge in fretta. Due figure oscure si aggirano per la città. Hanno già banchettato con alcuni onesti cittadini di Sunnydale, magari onesti non molto, visto che avevano da poco rubato ad una coppia. Questa notte vogliono trovare un posto dove vivere, la fabbrica non li soddisfa molto, è piena di polvere e calcinacci, sono gente di classe, loro.

“Una bella cripta al cimitero più chic della città… un demone ha detto che si chiama Restifield.” Dice Spike con la consueta sicurezza.

“Bene, andiamoci.” Abbracciati come due teneri amanti, si avviano verso cimitero. Ridono e scherzano come se fossero due ragazzi qualunque.

“Sembra che non ci siamo solo noi qui.” Osserva Sharin da dietro una lapide. In lontananza una ragazza sta combattendo contro due vampiri in assetto da caccia.

“Uh uh, invece della casa troviamo la nostra futura preda.” Cominciano a fissarla: lei si muove bene, pochi movimenti tutti giusti e dopo poco intorno a lei non resta che polvere.

“Si muove bene, per essere una ragazzina.”

“Si, non male, ma con noi non durerebbe molto.” Dice Sharin allegra.

“Io non ne sarei così sicuro. Mi ricorda Nikky.” Sharin lo guarda stupita. Nikky era la seconda cacciatrice uccisa da lui a new York negli anni sessanta. Spike l’aveva sempre declamata come la migliore combattente che avesse mai conosciuto. Paragonare quella ragazza a Nikky era una cosa piuttosto forte. “Non ne sei convinta, Sharin?”

“Sei tu l’esperto di cacciatrici, non io. Che vuoi fare, ucciderla subito?”

Spike non risponde, segue Buffy che mi muove tra le lapidi in cerca di altre prede. Non la vuole perdere di vista, nella sua mente comincia a prendere forma un progetto leggermente diverso rispetto l’originale.

“Penso che prima di ucciderla mi ci divertirò. Ho sempre pensato che ci deve essere una cosa migliore di uccidere una cacciatrice ed è scoparla. Voglio vedere se è vero.”

“Ti stai infilando in un ginepraio tesoro. Stai solo attento ai paletti, non mi va di perdere il papà…”

Ora Buffy sta combattendo con un demone alto quasi due metri che la sovrasta di non poco, visto che lei non è molto alta. È squamato,  blu e con le corna ricurve. Sembra piuttosto forte, ma lei non si perde d’animo e lo colpisci a ripetizione con calci e pugni. Poi, tutto ad un tratto, da un cespuglio li a fianco, compare Wes armato di balestra, che uccide così la bestia di turno.

“Grazie Wesley, così abbiamo finito e posso andare a dormire prima. Sono distrutta, domani non ho voglia di andare a scuola. Mi puoi fare una giustificazione? Dì che sto male, tanto non interessa a nessuno.” Da quando la madre di Buffy se ne è andata, Wesley è diventato il suo tutore legale.

“Buffy, io capisco che quell’ambiente non sia il meglio per te, ma non puoi saltare troppo la scuola.”

“Ti prego. Ti prego. Ti prego.” Cerca di impietosirlo lei. “Sono notti e notti che continuo a fare incubi e a dormire malissimo. Fammi stare a casa, sarò ancora più efficiente domani sera.” Wes sospira e cede.

“Va bene, ma solo un giorno. Scriverò che non ti sentivi troppo bene e che ho preferito tenerti a casa.”

“Grazie!” dice lei abbracciandolo forte. È l’unico amico che ha e vuole tenerselo ben stretto.

I due vampiri li osservano nascosti nell’ombra. Un lampo dorato solca le iridi castane di Sharin.

“Secondo te quello è il suo osservatore?” chiese Spike curioso.

“Certo che lo è e lo conosciamo pure, honey.” Risponde Sharin convinta, mentre il suo compagno la osserva stupito. Non si ricorda di aver mai visto quel damerino in Tweed prima, anche se ammette che tutti gli osservatori hanno uno stile piuttosto retrò per i vestiti.

“Non me lo ricordo.”

“In effetti non conosciamo lui, ma suo padre.”

“Uh?”

“Quello è Price junior. Suo padre è Roger Wyndham-Price, conosciuto nel ’63 se non sbaglio, in un orfanotrofio svizzero. Abbiamo mangiato un paio di suoi amichetti. Credi che lui ci odierebbe come il caro paparino?”

“Non ci posso credere… un altro Price sul nostro cammino.”

“Cosa vuoi, una stirpe di osservatori in famiglia. Prima o poi lo avremmo beccato, credo.” Continuano a fissarli interessati.

“Da quando in qua un Osservatore agisce, invece di rimanersene chiuso in un polveroso ufficio? Non sapevo che il Consiglio avesse cambiato le regole.” Dice Spike, mentre vede i due pedinati uscire dal cimitero.

“Non lo so, forse è Junior che è un’eccezione.”

“Vuoi giocarci un po’, zuccherino?” Negli occhi di Sharin passa un lampo dorato di eccitazione. A guardarlo con quella balestra, si è eccitata. Gli osservatori che ha visto sono tutti topi da biblioteca che preferiscono rinchiudersi dentro una stanza piuttosto che andare a rischiare la pelle, invece Wes non le è sembrato così. Lei è convinta che all’occorrenza avrebbe saputo benissimo maneggiare un paletto, anche in una situazione particolarmente…calda e questo le dà ancora maggiori brividi.

“Tu sei deciso a conquistare lei, mi pare di aver capito.” Glissa senza convenevoli.

“Certo. Se vedo che è proprio un manico di scopa la uccido prima, ma ho il pensiero che non sia così.”

I due camminano per il cimitero presi dai loro pensieri e alla ricerca di una dimora. Sanno benissimo che dietro di loro ci sono almeno cinque vampiri che li seguono, ma vogliono far finta che non gli importi molto.

“Questa mi sembra una cripta interessante. Chissà se è vuota.” Si chiede Spike contemplando una costruzione piuttosto grande, con il tetto a tempio greco. Era bianca in origine, ma il tempo passato l’ha resa grigiastra. Apre i battenti della porta e si ritrovano in una stanza libera, con solo un sarcofago nel mezzo. C’è un sacco di polvere e molte liane di rampicanti che scendono dalle aperture tra il tetto e i muri. Non c’è neppure una croce, segno che li dentro ci avevano abitato già comunità vampiriche. C’è anche una specie di botola che si apre verso il basso. Guardandoci dentro vedono che c’è un bel materasso a due piazze.

“Perfetta, amore, ma credo che ne usufruirò solo per stanotte.” Risponde Sharin al suo amante.

“E perché, di grazia?” domanda lui con un applombe da vero inglese con occhi sbarrati.

“Perché tu vuoi conquistare una Cacciatrice e io il suo osservatore… questa cripta non è abbastanza grande per tutti e quattro. E poi, sai che mi piacciono le casette pulite, qui c’è troppa polvere.”

“Uhmmm, fai come desideri, ma ogni tanto vieni a trovarmi, vero?”

“Ovvio, come farei senza di te?” e così dicendo lo bacia appassionatamente, facendo guizzare la lingua fredda nella bocca di lui e, approfittando della loro intimità, gli morde il labbro fino a farlo sanguinare, in modo da poter assaggiare il ricco succo del suo sire. Poi soddisfatta si stacca. “Che ne dici? Chiediamo a quei rompi palle che vogliono?”

“Ci stavo pensando pure io.” I due vampiri escono dalla loro neo cripta e li trovano li, i cagnolini che li seguivano.  “Allora, che ci fate qui? Volete parlare o combattere? A noi non porta differenza.” Dice Spike con tranquillità.

“Siamo qui per ordine del Maestro, vi vuole parlare.” Dice il primo vampiro per nulla impressionato.

“Perché dovremmo parlare con il vecchietto.” I loro inseguitori iniziano a ringhiare.

“Come osate parlare di lui in questo modo?”

“Sentite, smettere di rompere e portateci da lui, basta tornare qui per l’alba.” Decide Spike per tutti. Vuole sapere che cosa vuole da loro il nonno. Seguono i vampiri fino ad una specie di grotta fuori città. È circondata da un bosco di alberi completamente morti, come se la cattiveria sprigionata dai demoni di quella zona li avesse uccisi tutti.

“Dentro.” Ordina il capo vampiro.

“È veramente un posto sudicio. Ti rendi conto che il padrone di casa è parente nostro?” esclama scandalizzata Sharin.

“Al nostro nonnino non è mai piaciuta la pulizia. Te lo ricordi l’ultima volta? Bah…”

Arrivano in un antro illuminato da molte torce. Nel mezzo c’è un lago pieno di sangue e al muro sono incatenati ragazzi e ragazze, la maggior parte svenuti. I pochi ancora svegli gemono di dolore. Hanno evidenti segni di morsi sul collo. Spike sorride a vederli.

“Spuntini notturni?”

“La solita irriverenza, vero William?” la voce che li fa girare è quella del Maestro. È uno dei vampiri più vecchi in circolazione. È da così tanto tempo che è trasfigurato con il volto della caccia, che nessuno ha mai visto i suoi veri lineamenti. Gli occhi dorati svettano sul volto pieno di protuberanze. Le labbra sono rosse i sangue, è probabile che abbia appena mangiato. Indossa un completo di pelle nera, ma Sharin pensa che ad Angelus sarebbe stato molto meglio, il Maestro non l’è mai piaciuto e non cambierà idea proprio ora.

“Non mi piace cambiare. Che vuoi da noi?” risponde Spike, incurante degli sguardi assassini che gli vengono rivolti dai numerosi childe presenti nella grotta.

“Voglio sapere che ci fate qui alla Bocca dell’Inferno.”

“Facciamo i turisti, nonno.” Dice Spike sorridendo crudelmente.

“Mettiamo le cose in chiaro, bambini, questa città è mia. Toglietevi dalla testa ogni pretesa di possesso. IO sono il Maestro!” tuona il vampiro millenario.

“Puoi tenertela questa pidocchiosa città. Sai che me ne faccio di Sunnydale!” risponde Spike per nulla impressionato. “Se avessi voluto essere padrone di una città, sarei rimasto a Madrid, visto che era già nostra.” Il Maestro socchiude gli occhi scrutando i suoi due nipoti.

“Madrid… è dove è morta la mia Darla. Dovreste essere a vendicare la vostra generatrice, invece di girare il mondo.”

“L’abbiamo già vendicata, più volte.” Decide di parlare Sharin per la prima volta.

“Bene, la cuccioletta sa parlare.”

“Senti, abbiamo messo in chiaro che non ci interessa questa città, possiamo andare? Questo posto sembra una discarica!” continua lei, senza scomporsi per il sarcasmo del Maestro.

“Ti dovrei squarciare la gola per come ti sei rivolta al grande Maestro.” Spike e Sharin si girano verso la voce e vedono una coppia di vampiri, decisamente molto giovani, ma già abbastanza forti. Lei è una bella rossa naturale, con i capelli tagliati corti, alla maschio, profondi occhi  grigi e freddi, mortalmente pallida su cui spiccano le labbra piene colorate di rosso fuoco, mentre lui è castano e alto, ma il resto si perde, visto che ha il volto della caccia addosso. Sono vestiti entrambi di pelle nera, ma lui porta anche una t-shirt bianca ed una collana dorata.

“E tu dovresti imparare a vestirti, caro mio. Lo sai che il look da spacciatore non va più di moda?” risponde Sharin. Lui ringhia, mentre la sua compagna si svincola dall’abbraccio e si avvicina a lei.

“Mi annoio.” Dice la rossa accarezzando Sharin. “Vuoi giocare con me?”

“No, piccola cagnetta. Non mi va di giocare.”

“Buoni cuccioli. Xander, Willow, lasciate perdere questi due. William è sempre stato un ribelle e la sua childe non può essere troppo diversa. Andatevene voi due e vedete di non calpestarci i piedi stando qui.” 

Spike e Sharin si voltano e se ne vanno. Per loro è stata solo una perdita di tempo, il loro vero obiettivo è di tutt’altra natura.

Arrivano alla cripta e decidono di inaugurare subito il luogo facendo l’amore ovunque si possa fare per poi dormire. L’indomani avrebbero dovuto cominciare il loro lavoro.

 

Cap. 3

 

Giunge una nuova notte a Sunnydale e una figura si muove sinuosa per le strade. Sharin scruta attentamente le case disponibili: grazie alla enorme mole di morti violenti c’è un continuo ricambio di posti.

Ha visitato già parecchie palazzine, ma ancora non è pienamente soddisfatta. Adesso è a vedere un attico nella zona bene della città e deve ammettere a se stessa che le piace molto. La pavimentazione è completamente fatta di parquet di ciliegio che rilascia un gradevole profumo. La porta dà direttamente su un piccolo soggiorno con un divano color azzurro mare, un tappeto in coordinato e un piccolo tavolino con un piano di cristallo davanti. Non c’è finestra, ma solo una porta a vetri scorrevole che dà su un terrazzino pulito. C’è un mobile su cui è poggiato un televisore e una libreria momentaneamente vuota. Separata da una isola con una piana di marmo c’è la cucina con le piastrelle bianche e i mobili in legno coordinate al soggiorno, quattro fuochi ed un lavello con una vasca sola.

Il bagno è lindo, pronto con delle piastrelle blu che Sharin ama da subito. C’è una bella vasca per poter fare dei bagni comodi.

C’è anche una piccola camera con un letto matrimoniale, un comodino e una armadio tutto in legno di ciliegio. Emana una sorta di malinconia, ma Sharin decide di prenderlo.

“Costerà caro.” Dice l’agente immobiliare in giacca e doppio petto.

“Fa nulla, non ci sono problemi per questo.” Risponde lei noncurante gli lascia una mazzetta di banconote e lo sbatte fuori. Vuole cominciare il trasloco al più presto. In realtà ha poche cose, viaggiare con Spike implica essere leggeri di bagaglio, dato che girano con una scassata DeSoto. Basta un viaggio solo e i suoi scatoloni di libri, cd e qualche vestito sono nella loro nuova dimora.

“Passerotto, sei sicura di voler stare qui?” chiede Spike che la ha aiutata.

“Certo. Oggi mi ambiento e domani andrò all’attacco.” Il suo sire la lascia tranquilla, dopo un lungo bacio di arrivederci: anche lui deve attuare un piano di conquista.

Sharin come prima cosa attacca un computer portatile alla linea telefonica: essere un vampiro centenario non significa doversi estraniare  dal mondo e dal suo progresso. L’usuale suono del modem riempie il soggiorno. Poco dopo si apre la familiare finestra di Google. Digita il nome “Wesley Wyndham-Price”  e un lungo elenco di siti appaiono.

“Internet, che pacchia.” Mormora allo specchio. “Ma guarda, il nostro Osservatore è il proprietario di una libreria specializzata nell’occulto. Credo che domani andrò a prendere un libro nuovo.” Dice sogghignando.

Grazie al sito del suo college, Sharin scopre che Wes è laureato in lettere antiche con il massimo dei voti, faceva parte della squadra di spada medioevale e che scriveva per il giornale scolastico. Lei fa un fischio ammirato.

Un pallido sole comincia a tinteggiare l’orizzonte e Sharin capisce che è il momento di andare a dormire. Copre la piccola finestra con un pesante drappo e si butta sul letto appena preparato con delle fresche lenzuola rosse bordeaux e si addormenta lentamente, ripensando all’Osservatore con la balestra e sorride.

 

Mentre Sharin fa le sue ricerche, Spike fa la sua. Ha girovagato per qualche cimitero in cerca di Buffy, ma per ora non ne ha visto neppure l’ombra. Ha paura che probabilmente non sia andata in ronda quella sera. Proprio quando stava per decidersi a trovare un bar aperto per un goccio di sangue extra, la trova. Sta polverizzando qualche novellino, solita routine per una come lei, eppure Spike la trova superba. Sì, non ha altri aggettivi per descriverla. Si muove alla grande, magari dovrebbe essere affinata nella lotta, ma se la cava bene lo stesso. Spike guarda quei capelli che seguono i suoi movimenti creando una tempesta bionda, dove lui vorrebbe perdersi. Sì, la farà sua.

Buffy si aggiusta i vestiti, è ora di andarsene a casa, in fondo l’indomani deve andare a scuola e Wesley non può giustificarla ancora. All’improvviso si blocca: sente che c’è una creatura oscura li vicino, ma non riesce a vederla: il cimitero è buio e lei non possiede una super vista. Deve usare gli altri sensi per sopperire la sua mancanza. Passano pochi secondi, ma a lei sembra un’eternità: è tesa, non sa che cosa aspettarsi e perché il suo avversario non si muove.

“Chi c’è?” urla. Poi lo sente, un rumore secco, di zippo che si apre e lo vede. È appoggiato su una lapide, che si accende una sigaretta. Buffy non riesce a scorgerne i tratti e si avvicina con cautela, poi il cuore le si ferma. Davanti a se ha l’uomo più bello che abbia mai visto in vita sua, nessun ragazzo della scuola può minimamente paragonarsi a lui. il fisico asciutto e foderato di nero in ogni sua parte, con quello spolverino flessuoso che arriva quasi a toccare per terra. Le dita sottili che tengono la sigaretta, fanno immaginare a Buffy una mano delicata e capace di accarezzare con estrema dolcezza. E poi il viso, oh quel viso: inimitabile. Le labbra dischiuse in un sensuale sorriso, gli zigomi splendidamente scolpiti e capelli biondo platino la fanno sussultare.

“Ciao Raggio di sole!” la sua voce bassa le dà i brividi, senza tener conto dell’accento inglese terribilmente sexy anche per lei che è abituata a sentir parlare Wes.

“Chi sei?” chiede lei cercando di sopprimere l’imminente bisogno di balbettare.

“Uno che passava di qua.” Risponde Spike tranquillo e lei sbuffa.

“Oh, andiamo. Sei un vampiro, non puoi dirmi che sei qui solo per farti una passeggiata notturna.” Lui si alza completamente e la fissa sorridendo dolcemente.

“Hai ragione, zucchero, non è bello dire bugie…quindi ti dirò che sono venuto qui per ucciderti. Sei più contenta ora?”

Buffy rimase come fulminata: le parole erano state dette con estrema crudezza, eppure lui aveva mantenuto l’espressione dolce di poco prima.

“Chi sei?” chiede di nuovo lei con voce tagliente. Spike le si avvicina fino a pochi centimetri dal volto e lei può morire annegando nel mare dei suoi occhi blu.

“Io mi chiamo Spike e sarò la tua morte.” Poi si allontana per godersi al meglio la sua espressione. Buffy è stordita per l’intensità delle sue parole e per il profumo che l’ha avvolta prima: è un mix di fumo di sigaretta, uomo e terra umida. È già eccitata. Cerca di riprendersi al più presto, diamine, lei è la Cacciatrice, non può farsi mettere sotto da un vampiro, neppure se così bello come lui.

“Non sottovalutarmi troppo, odio quando lo fanno. Lo sai quanti me lo hanno detto? E guarda caso sono tutti polvere.” Lo aggredisce.

“Ma io non sono come tutti gli altri. Io sono un vero vampiro, uno con le palle, piccola. Uno come me non lo hai mai affrontato!” ribatte con sicurezza.

“Non sarai peggio del Maestro e guarda che io ho combattuto contro di lui.”

Spike ride a pieni polmoni per quelle parole. Gli piace la sicurezza che lei dimostra.

“Però non l’hai polverizzato, mi pare.” Buffy non risponde. “Touchè, vero? È vero, quel bastardo è ancora in circolazione, il nonno è piuttosto attaccato alla sua lurida vita.”

“Il nonno?”

“Già… siamo parenti, più o meno.” Spike annusa l’aria e si volta. “Ciao Cacciatrice, per questa volta ti lascio vivere, mi sei quasi simpatica, ma domani notte… domani si balla, voglio vedere se sai usare bene quel paletto o se ti piace solo infilzarci un vampiro.” Buffy lo vede andar via con una camminata ciondolante terribilmente sexy, cercando di capire che cosa volesse dire lui con quelle ultime parole sul paletto. È solo quando è distesa a letto che cerca di prendere sonno che capisce il doppio senso e arrossisce furiosamente.

“Ecco, ora è decisamente impossibile dormire.” Mormora lei.

 

 La campanella suona finalmente il via libera per tutti gli studenti della Sunnydale High Shool e Buffy corre di filato verso la libreria del suo Osservatore. Ha un disperato bisogno di sapere qualcosa di più di quel vampiro ossigenato che le ha rubato irrimediabilmente il sonno. Durante il tragitto ripensa ad ogni parola scambiata con lui, ogni suo minuscolo gesto e capisce che lui vuole giocare con lei. Avesse voluta morta avrebbe avuto almeno cinque possibilità di farlo ed invece lei è ancora lì, senza neppure un livido: se lo sente a pelle che un combattimento con lui sarebbe stato difficile.

“Ciao Wes, ho bisogno di te.” Urla irrompendo nel negozio quasi vuoto.

“Buongiorno a te Buffy. Anche per me è un vero piacere vederti.” Le risponde lui con la solita calma.

“Sì, sì, basta con i soliti convenevoli.” Si butta nel retro del negozio per aspettarlo: non si può permettere di parlare di vampiri e demoni davanti a tutti i clienti. Comincia a cercare informazioni sui primi libri che si ritrova davanti, senza troppa fortuna, poi finalmente giunge Wes.

“Che cosa c’è? Hai avuto problemi ieri notte?”

“No, in realtà. Solite cose, vampiri polverizzati e qualche demone in fuga. Però…” si blocca un attimo per cercare meglio le parole “…però alla fine, prima di tornare a casa, si è fatto vedere un tizio.” Wes si interessa maggiormente. “Dice di chiamarsi Spike.”

“Spike? Ma che razza di nome è?”

“È inglese.” Dice Buffy solo per completezza di informazione.

“E che c’entra questo? È un modo gentile per dirmi che il mio nome fa schifo?” Buffy arrossisce subito.

“No, no, Wes. Non voleva dire niente. Era così… per dire qualcosa.”

“Il fatto che è inglese è la cosa che ti ha colpito di più in lui? dimmi qualcosa di utile, è vecchio, forte o altre cose?”

Buffy pensa che la vera cosa che l’ha colpita è quanto figo fosse lui, altro che capacità nel combattere.

“Non ci siamo tirati un solo pugno. Lui è arrivato, ha detto che vuole uccidermi  e poi se ne è andato. Ti sembra normale?”

“Puoi descrivermelo?”

“Alto, ma non troppo, costituzione sottile, longilinea, capelli biondo platino, occhi blu, zigomi favolosi, labbra da baciare e sicuramente un culo come a ogni donna piace, se non avesse quello spolverino che lo copre.” Wesley alza gli occhi al cielo a quella descrizione. Non è che lui sia particolarmente ferrato in materia di posteriori di uomini.

“Ora sarà tutto molto più facile…” sospira lui.

“Bhe, vedi quello che puoi fare. Ah, se può esserti d’aiuto, ha detto che è una specie di parente del Maestro, anche se non sembrava molto felice di quella parentela.”

“Se è parente diretto, vuol dire che potrebbe far parte dell’ordine di Aurelius… ti saprò dire qualcosa presto.”

“Grazie Wes, sei un angelo. Mi metto a fare i compiti qui.”

 

Il campanello del negozio annuncia l’arrivo di un cliente. Wes lascia il retro per accogliere come si deve il nuovo arrivato. È un cliente dell’ultima ora, fuori è già buio e presto chiuderà le serrande. Buffy è già andata a casa a prepararsi per la ronda e lui la vuole seguire.

Wesley si incuriosisce nel trovarsi davanti una ragazza piuttosto giovane, vestita con un semplice paio di jeans blu e una camicetta leggera scura. Si aggira per gli scaffali con aria interessata. Lui si perde un attimo a guardarla: non è una classica American girl griffata e anoressica, anzi è bella piena in ogni sua curva, gli ricorda i quadri di Botticelli; i capelli le ricadono sulle spalle come una voluttuosa cascata castana dai riflessi ramati e a Wes piace immediatamente.

“Buonasera, posso aiutarla signorina?”

Sharin sapeva già da tempo che lui era li a guardarla, ma fa finta di accorgersene solo ora. Si ferma ad osservarlo meglio: ha un maglione scuro da cui spunta il colletto della camicia nera che porta, i pantaloni verde bottiglia di taglio elegante non riescono a nascondere del tutto la muscolatura leggera. Le sta venendo l’acquolina in bocca.

“Stavo dando un’occhiata.” Risponde lei con voce volutamente bassa.

Wesley sussulta: è un’europea, come lui, ma non inglese. L’accento è più morbido, più rotondo. ‘Deve essere mediterranea’ pensa, visto anche la carnagione leggermente olivastra, nonostante traspari uno certo elegante pallore.

“Faccia pure, mi chiami se ha bisogno.”

“Per qualsiasi bisogno?” chiede lei maliziosa, lanciandogli un’occhiata languida.

“Eh?” lei sorride al suo imbarazzo rituffandosi fra i volumi antichi. Ne trova uno simpatico sui filtri d’amore, lo prende e lo porta al bancone.

“Scelta interessante. Cerca un fidanzato?”

“Chissà, magari l’ho appena trovato.” E così dicendo Sharin alza gli occhi verso di lui rimanendo piacevolmente colpita dal colore azzurro cielo delle iridi di Wes, che, da parte sua, si ritrova incatenato da quelle due perle nocciola così magnetiche, nonostante gli occhiali.

“Ah…” Wesley cerca di riprendersi da quelle avances così dirette. Lui non ne è abituato, frequentava una scuola maschile, le poche ragazze che ha avuto erano tutte amiche di famiglia ed erano più tranquille. “Ehm… lei è nuova qui in città?” ‘Che banalità, Wes, la prossima volta chiedile del tempo!” si dice tra se.

“Sì, sono arrivata un paio di giorni fa. Mi sembra un posto carino dove vivere.” Risponde Sharin continuando a fissarlo. “Carino il nome del negozio: ‘Libreria il Consiglio.’ Ha qualche significato?”

“Diciamo che è una questione di famiglia.”

“Capisco…”

Wesley ancora non ha neppure incominciato ad incartare il libro, è troppo preso da lei da farlo e decide di dare una scrollata a quella conversazione.

“Posso essere così ardito da chiederle come si chiama?” Sharin si mette a ridere rompendo il silenzio attorno a loro. “Perché ride? Ho detto qualcosa che non va?” chiede lui imbarazzatissimo.

“No, no, figurati. È che hai un modo così… inglese di chiedere le cose. Comunque puoi.”

“Cosa?”

“Chiedermi come mi chiamo.” Wesley sospira, non gliene va una giusta, è proprio negato con le donne.

“Come si chiama?” capitola infine.

“Visto che non era così difficile? Mi chiamo Sharin.”

“Sharin… nome particolare.”

“Lo trovo interessante. E tu che mi dici? Sei inglese, che ci fai qui?” sta creando apposta una certa familiarità, vuole cercare di mantenere segreta la sua identità di vampira.

“Sono venuto qui per seguire una persona. Come fai a sapere che sono inglese?” lei sorride.

“Bhe, accento a parte, ti sei visto allo specchio? Stile inglese dai capelli alle scarpe. Scommetto che quando sei in vacanza vai in giro in calzoncini corti, orrendo cappello di paglia e sandali con i calzini.” Ridacchia piano sulla espressione affranta di lui “anche se penso che saresti affascinante anche vestito in quella maniera.” Lui la guarda sorpresa, tanto che il libro gli scivola e una pagina gli taglia leggermente il dito. Sharin sente immediatamente l’odore del sangue.

“Oh, ti sei fatto male, dammi qua.” Gli prende la mano ferita sempre fissandolo negli occhi e si porta il dito fra le labbra iniziandolo a succhiare. Lei lo assapora sulla punta della lingua e decreta che il sangue di Wesley è dolce. Il ragazzo è ancora quasi del tutto puro ed innocente e a Sharin viene da sorridere al pensiero di tutte le cose che gli farà. Lui è sconvolto da questo gesto così sensuale e cerca di tirarsi indietro.

“Ma che cosa…” balbetta lui, mentre lei lo guarda come una gatta.

“Ma come, non ci ha mai provato nessuna con te, Wesley?” lui la guarda improvvisamente sospettoso.

“Come sai il mio nome?” Sharin si mette a ridere sbarazzina.

“Ops… mi hai scoperto.”

“Mi stavi seguendo?”

“No, ho solo preso informazioni su di te, anche se la miglior cosa che ho scoperto è che hai un sangue terribilmente dolce. Chissà se anche altri tuoi liquidi sono così buoni… credo che un giorno lo scoprirò!”

“Chi sei?”

“Te l’ho detto. Mi chiamo Sharin. Mi dai il libro?” chiede porgendogli le mani. Lui, ancora diffidente, glielo porge e le mani si incrociano. Wes si tira indietro come se avesse toccato un tizzone ardente.

“Sei fredda…”

“Ovvio che lo sono, sono morta. Che razza di Osservatore sei?” lei gli porge alcune banconote, ma lui non si muove. “Me lo regali? Grazie!”

“Perché sei qui?”

Sharin si appoggia sul balcone con i gomiti, facendo sporgere così il seno in avanti, dando a Wes una bella visuale del suo balcone.

“Volevo vedere dove lavorava un bel ragazzo e conoscerti. Ti piace quello stai vedendo, giusto?” dice lei seguendo lo sguardo di Wes che si perde sul suo decoltè. “Chissà, magari un giorno…”

“Sei un vampiro, perché non mi hai mangiato?” negli occhi della ragazza passa un lampo dorato che inquieta Wesley.

“L’altra notte ti ho visto in cimitero con la Cacciatrice. È stata una grossa sorpresa, lo ammetto. In un secolo di non-vita ne ho vista di gente del Consiglio e mai, dico mai, nessuno si è messo a combattere insieme alla propria protetta. Sei un caso raro, Price. E poi, particolare non ultimo, sei terribilmente eccitante con la balestra in mano, nonostante la montagna di tweed inglese che ti ostini a portare addosso per sembrare più serio. Mi sembri tuo padre!” esclama lei sorridendo.

“Conosci mio padre?”

“Sì, il vecchio Roger ha qualche conto in sospeso con noi. Anche lui è un osservatore, ma non credo di averlo mai visto tirare un solo pugno.”

“Che cosa vuoi da me?”

Sharin si ferma un attimo, per cercare le parole giuste per non sconvolgerlo troppo, ma poi si rende conto che non ne è capace e spiattella tutto semplicemente.

“Io voglio scoparti, Wes. Voglio far uscire la parte oscura che c’è in te, voglio fotterti letteralmente il cervello. In una parola: ti voglio mio.” Lui la guarda sconvolto e completamente paonazzo. “Oh, hai ragione, sono tre parole, ma non importa.” Lei prende un pezzo di carta e scrive qualcosa, per poi porgerlo a lui. “Qui c’è il mio indirizzo. Se vuoi sapere qualche cosa di me, vieni a trovarmi. Potresti avere un resoconto da una vampira, quanti Osservatori possono vantarsi di questo?” si avvia sculettando leggermente verso la porta. “Sia ben chiaro, io non ti mangio e tu non mi impaletti. Patti chiari, amicizia lunga e… scopate grandiose. Ciao!” esce lasciando Wesley a bocca aperta a guardare la porta ormai chiusa.

 

Cap. 4

 

Il Bronze è l’unico locale definito decente dai ragazzi. L’ambiente è abbastanza grande, c’è un palco su cui spesso suonano gruppi dal vivo, il balcone viene tenuto all’oscuro e i ragazzi non possono bere alcolici. Sparsi in giro ci sono tavolini, divanetti e poltrone per gli amici oppure per le coppiette desiderose di intimità. C’è anche un balcone che sovrasta la pista da bello: quello è il luogo preferito dagli amanti, divani e luci soffuse per chi cerca di dimenticare il resto del mondo.

Buffy e Wesley hanno scelto di iniziare da li la loro ronda serale: il Bronze è un perfetto terreno di caccia per i vampiri, grazie alla grande quantità di giovani che vanno li per divertirsi. Buffy stasera indossa un vestito nero che le lascia le gambe scoperte e le abbonda il seno, cosa che fa aggrottare la fronte a Wes ogni volta che la guarda: sta andando a caccia o ad una sfilata di moda? Anche lui si è cambiato: si è messo un paio di jeans, al posto dei suoi solito pantaloni di taglio elegante. Non vuole ammetterlo, ma le parole di Sharin l’hanno colpito: c’è davvero un uomo affascinante sotto la sua copertura da vecchio osservatore? Ha pure deciso di mettersi le lenti a contatto: l’ultima volta che le ha usate era al ballo della sua scuola.

La musica è assordante e le luci in pista vorticano psichedeliche sui giovani scatenati. Ed è Wes ad accorgersi di qualcuno che già conosce.

“Dobbiamo salvare quel ragazzo.” Dice alla sua protetta indicando una coppia a centro pista. Spike e Sharin ballano completamente presi dalla musica, incuranti che qualcuno li guarda. Lei è vestita esattamente come lo era al negozio di Wes, si muove ancheggiando girata di schiena al suo sire, che la abbraccia per darle dei lunghi baci sul collo e sulle spalle, mentre le mani vagano per le gambe e i fianchi, provocandole brividi di piacere. Molte coppie si fermano per guardarli, provano una certa invidia a vederli così disinibiti, come se il resto del mondo non esistesse. Le ragazze, oltretutto, sono rapite dall’avvenenza di Spike e già sanno che quella notte sogneranno quelle mani sottili su di loro.

“Quel ragazzo non ha bisogno di me.” Risponde Buffy quando vede a chi si riferisce Wesley.

“E perché no?”

“Perché lui è un vampiro. È il tizio del cimitero, quello che ha detto di chiamarsi Spike.”

Decidono che è meglio non buttarsi in mezzo ai ballerini con un paletto sguainato urlando ‘attenzione a quei due!’ e quindi restano fermi li a guardarli.

‘Quel bastardo, prima mi fa proposte oscene sui paletti e poi infila due chilometri di lingua in bocca ad un’altra! Ma non la passerà liscia… oh no!’ pensa infuriata Buffy, mentre Wes ha in mente che con Sharin si potrebbe divertire veramente molto. ‘Dei del cielo , è una vampira, non puoi veramente volerla!’ esclama a se stesso.

Intanto l’amorale coppia è ancora presa ad eccitarsi sulle note degli Evanecence: stasera niente dj, è stato inserito un cd e va avanti fino alla fine, ma non sembra interessare molto a chi balla.

“Tesoro, io ho sete. Che dici di prendere un attimo di pausa?” chiede Sharin sussurrandogli all’orecchio e approfitta per lasciargli una leccata sensuale al collo.

“Mmmm, c’è qualcuno qui che ti aggrada, miss?”

“No, non vedi che sono tutti innocenti, se escludiamo la tua Cacciatrice che ci sta mangiando con gli occhi.”

“Già, vedo. Ok, vado a prendere una birra. Siediti su un divanetto che poi ci divertiamo.”

La coppia si scioglie e Sharin si siede su un piccolo divano di colore rosso, molto intonato con la loro passione maggiore, il sangue. Si ritrova a sorridere all’espressione dei due paladini della luce dopo averli scannerizzati sulla pista da bello. È anche piacevolmente sorpresa a vederlo senza occhiali. Di li a poco ritorna Spike con una bottiglia di Bacardi Breezer alla pesca per lei, si siede vicino a lei circondandola con un braccio.

“Cosa guardi, micetta?” le chiede, ben conoscendo la risposta.

“La mia preda. Non è affascinante?” Spike si gira per guardare Wesley alla luce di un faretto, ma è più interessato a Buffy, che all’osservatore. È bellissima con quel vestito nero: il collo così esposto lo fa desiderare come non mai di immergersi in lei, anche con i canini. I capelli sciolti, poi, gli fanno tenerezza, perché ricorda molto più una bambola di porcellana che la pericolosa macchina di morte che è in realtà. Un pensiero fuggevole gli passa per la mente ‘Quanto in fretta è dovuta crescere per essere quello che è?’

“Diciamo che per essere un uomo non è male.” Decreta infine verso la sua Childe sempre preso dal pensiero di Buffy.

Improvvisamente il ritmo cambia, la musica rock veloce lascia il posto ad una ballata: inizia ‘My Immortal’ e in pista restano solo coppie avvinghiate. Sharin e Spike si guardano e si sorridono maliziosi. Entrambi si alzano e vanno verso Buffy e Wes. Quando si trovano faccia a faccia con loro li invitano a ballare.

“Che ne dici di un lento, Passerotto, per conoscerci un po’?” chiede Spike alzando un sopracciglio dandogli ancora di più un’aria sexy. Sharin si limita a prendere Wes per mano e a portarlo sotto le luci blu della pista.

“Non credo sia la cosa migliore, io cacciatrice, tu vampiro, ricordi?” risponde Buffy ancora allibita dal comportamento di Wes.

“Avanti, non vorrai che il tuo osservatore si diverta e tu no? Hai un’età che te lo permette e sei vestita per farlo. Non ascoltare sempre il cervello, segui l’istinto.” Detto ciò Buffy lo segue e si lascia abbracciare da lui. Lei tiene una mano allacciata alla sua nuca, ma con l’altra tiene un paletto bel saldo sul cuore di Spike.

“Così mi offendi, raggio di sole. Pensi che ti ucciderei proprio qui, durante un ballo? Io voglio combattere con te, prima.”

“Sono sempre previdente. Non fa male essere prudenti, ti sembra?” lui ride sinceramente colpito dalla strana intimità nata con lei.

“Te l’ha già detto nessuno che stasera sei splendida?” cambia abilmente discorso lui.

“No, sei il primo. E grazie.” Risponde compiaciuta lei. È vero, Spike è un vampiro, ma è sempre un gran bel uomo, ricevere complimenti da un ragazzo che per secoli ha visto ragazze di tutti i tipi la lusinga. Sente le mani di Spike che le accarezzano la schiena dove il vestito la lascia nuda e rabbrividisce: le dita sono fredde, eppure a lei sembra di bruciare in ogni punto sfiorato da lui.

Intanto Sharin e Wes si muovono lenti, incuranti di tutto e tutti. Lei ha le mani poggiate sul suo petto e le fa vagare: sente che sotto il maglione il ragazzo è sodo e appetibile, in più il suo cuore va a mille.

“Sei nervoso?” gli chiede sussurrandogli piano.

“Un po’.” Risponde Wes deglutendo eccitato. Non si è mai trovato così veramente vicino ad una ragazza, non solo fisicamente. Lei lo attira, come una falena verso la fiamma e lui ha una terribile paura di bruciarsi.

“Perché?”

“Perché tu sei molto bella e io non so che fare.” Risponde sinceramente facendo esplodere lei in una risata leggera ed argentina. “Insomma, hai un centinaio di anni almeno, avrai fatto di tutto e di più e vieni da me per ballare un lento da… coppie innamorate.”

“Wesley, sarò una vampira, tesoro, ma sono sempre una ragazza sotto. E alle ragazze piace ballare avvinghiate al più bel esemplare maschio della sala e guarda caso quello sei tu, oltre a Spike che è già impegnato.” Dice guardando il suo Sire mentre aspira l’odore della Cacciatrice e pensa che il suo Wes profumi di ammorbidente delicato e tè, una buona mistura inglese.

“Tu e lui siete legati, vero?”

“Ovvio. Lui è il mio Sire.” Risponde Sharin, mentre porta le mani dietro la testa di Wes per poter passare le dita fra i suoi capelli. Lui chiude gli occhi a quella sensazione di piacere che lei gli dona.

“Ma che diavolo fa?” quasi urla Buffy vedendo il suo osservatore e quella vampira avvinghiata.

“Quello che facciamo noi, amore. Ballano, e devo dire che lui mi sembra meno stoccafisso del solito.” Sente che la punta del paletto premuta più a fondo. “Vacci piano col paletto, Cacciatrice.”

“Non offendere Wesley, altrimenti me ne frego di farti diventare polvere!” lui ridacchia incurante.

“Ci tieni a lui, eh.”

“Sì, è l’unica persona che mi è rimasta. Non voglio gli succeda nulla.”

Lui la attira ancora più verso di se, prendendole il polso dove Buffy tiene la sua arma, si abbassa verso il suo collo e dopo aver soffiato sulla pelle nuda le dice:

“Ora non sei più sola, amore. C’è qui il tuo Spike e lui non se ne andrà via.”

“Io non ti voglio, sei una creatura oscura, io sono una paladina della luce.” Lui sorride a sentire le convinzioni della ragazza e continua imperterrito.

“Tu lo credi? Vampiri e cacciatrici sono le due facce della stessa medaglia. Nasciamo dalla stessa oscurità, siamo due assassini entrambi. Dimmi, Buffy, la senti veramente la tua vocazione? Vorresti veramente morire per la tua missione?”

Buffy è ancora persa al momento in cui lui l’ha chiamata con il suo vero nome e non con un nomignolo. Quanto è stato sconvolgente? Tanto, si risponde. Poi pensa al resto del discorso, scoprendo di non avere veramente una risposta da dargli.

“Non sai cosa dire, vero? Bhe sappi una cosa, se tu lo vorrai, ti aiuterò a scoprire il tuo lato oscuro e poi mi saprai dire se siamo così diversi io e te. So che ti piace l’idea, lo posso annusare da qui, nonostante questa massa di ormoni volteggianti.” Dice facendo finta di annusare intorno a se. La lascia un po’ andare, prima che la canzone finisca, facendola rimanere inebetita e imbarazzata per essere stata scoperta in modo così semplice.

Intanto Wesley è rapito dal tocco magico di Sharin che ha preso a lasciargli dei piccoli baci sotto il mento.

“Stai solo giocando vero?” le chiede in un attimo di lucidità.

“Certo, il più perverso dei giochi mio caro. Non dirmi che non ti piace?”

“Oh no… è bellissimo.” ‘cazzo Wes, sei completamente fuso!”

La canzone sta per terminare, Sharin lo sa bene. Decide di dare una scossa a quel ballo così pieno di dolcezza. Lo fissa negli occhi e legge un po’ di disappunto nel volto di lui, forse perché ha smesso di coccolarlo. Sharin si alza sulle punte dei piedi, visto che Wesley è alto almeno dieci centimetri più di lei e, attirandolo a se, lo bacia sulle labbra. Inizialmente il contatto è dolce, nessuna invasione da parte di entrambi, poi la bocca di lei si apre di un po’ e fa guizzare la lingua fredda sulle labbra bollenti di lui. Wesley completamente rapito, non può che accogliere quella piacevole intrusione in se facendo cominciare una dolce ed appassionata lotta fatta di labbra, lingua e saliva, mentre le loro mani vagano sui corpi per cercare di conoscersi meglio. Wesley sente che i Jeans sono diventati improvvisamente più stretti e sa con certezza che anche lei ne è a conoscenza, perché con le cosce si sta strusciando proprio li, mandandolo in orbita e Sharin è piacevolmente colpita dal buon sapore di uomo che lui le sta lasciando in bocca. Wesley è così puro e delicato che quasi a paura di sporcarlo, eppure sente quel retrogusto di oscuro anche in lui.

La canzone finisce e i due si staccano guardandosi negli occhi. Lui è sorpreso dalla passione che ci ha messo per lei e lei lo guarda con un sorriso dolcissimo. Prima che cominci la canzone successiva è lei a parlare.

“Questo è solo l’inizio, Wesley.” Si volta verso Spike che la osserva con sguardo compiaciuto e facendosi abbracciare da lui, se ne va verso la porta, assaporando ancora il gusto di Wes sulle labbra.

“Quei due hanno un potenziale enorme, vero cucciola?” le chiede Spike.

“Sì, sono perfetti.”

“Bacia bene?” domanda malizioso.

“Come un dio.”

“Che puttana che sei!” Esclama una ragazza a fianco la porta di uscita del locale. È una biondina, non molto alta, ma carina. Gli occhi celesti sono fiammeggianti.

“Dici a me?” chiede Sharin per nulla interessata.

“Certo. Prima ti strusci su questo fusto e poi ti slingui l’altro figo del locale. Sei una puttana.” A Spike viene da ridere all’invidia di quella mocciosa. Sharin si slega dal suo abbraccio e si gira verso la ragazza che è spalleggiata da alcune amiche griffatissime.

“Come ti chiami, piccola?” calca molto sull’ultima parola, sapendo che l’avrebbe fatta arrabbiare ancora di più.

“Harmony e non sono piccola.” Risponde la bionda furiosa.

“Senti, Harmony, se non sei capace di prenderti un uomo, non dare la colpa a me. Magari se la smettessi di camminare come se avessi un manico di scopa nel culo troveresti qualcuno anche tu.” Fa per girarsi quando Harmony la blocca per un braccio. Sharin si volta furiosa: nessuno la può trattare così. Gli occhi sono già virati al giallo e la bionda se ne accorge impaurita.

“Vedi di non rompermi più le palle, ragazzina, o ti mangio la prossima volta.”
Harmony e le sue amiche sono di Sunnydale, sanno che la città è pericolosa e più di una volta hanno visto cose strane facendo finta che non esistessero, quindi annuiscono piano e la lasciano andare.

Buffy e Wes, invece, stanno discutendo animatamente.

“Che ti è saltato in testa?” urla Buffy “Baciarla davanti a tutti!”

“Bhe, tu hai ballato con lui.”

“Sì, ma non gli ho infilato la lingua in bocca.” Wes sospira.

“Tecnicamente è stata lei ad infilarla dentro a me. Comunque, che stai cercando di fare? Vuoi riempirmi di sensi di colpa? Non ti affannare, ce li ho già da me.” Risponde lui laconico.

“Scusa Wes, è che non ti ho mai visto così.”

“Ci credo! Non mi sono mai trovato davanti ad una vampira così.”

“Stai attento, credo che sia parecchio pericolosa.” Dice Buffy guardando la porta da cui erano usciti i due vampiri.

“Lo so. Ma stai attenta anche tu, lui ti ha puntata.”

Lei annuisce, ma intanto pensa anche che Spike l’ha capita solo guardandola una volta. Già, l’oscurità che è in lei…

 

Cap. 5

 

Il cimitero è vuoto questa sera, sembra che tutti i vampiri di Sunnydale siano andati in ferie. Buffy sbuffa frustrata ad ogni controllo di lapide. Sono passati un paio di notti dalla serata al Bronze e dal relativo tete-a-tete con Spike e da allora non si sono più rivisti. Non vuole ammetterlo a se stesso, ma è molto interessata a scoprire cosa intendeva per il lato oscuro.

Si ferma e si siede ai piedi di un grande salice piangente. Trova quell’albero molto intonato all’ambiente circostante. È come se desse una qual sorte di pace.

Buffy non lo ha mai detto a nessuno, ma le sarebbe piaciuto restare morta. Nel momento in cui il Maestro le teneva la testa sotto l’acqua, aveva capito di aver trovato il suo oblio, la sua pace. Invece è tornata a soffrire. La cosa che le fa più ridere è che la sua sofferenza si manifesta durante il giorno. Quando cala la notte si sente libera, si sente se stessa. Pensa che non sia normale che una ragazza della sua età si diverta di più a passare le notti al campo santo polverizzando vampiri, piuttosto che andare a ballare al Bronze. Avrebbe voluto parlarne con Wes, ma sa che gli si spezzerebbe il cuore e lei non vuole fargli del male, ha fatto tanto per lei in quei due anni di caccia assieme.

Adesso ha paura di morire, come ogni persona normale, eppure è intimamente attratta dalla morte. Rabbrividisce a questi pensieri e non si accorge di un’ombra che la guarda da lontano, indecisa su come presentarsi. Spike decide che se vuole parlare di oscurità, è meglio che inizi subito con violenza e dolore. Silenzioso si avventa si di lei bloccandola a terra.

“Passerotto, dovresti essere più recettiva. Se al posto mio ci fosse stato un brutto vampiro, che avresti fatto?”

“Tu sei un vampiro, idiota!” dice lei furiosa.

“Hai ragione, ma non sono brutto.” Lei riesce a divincolarsi un po’, in modo da tirargli un calcio per farlo ruzzolare via sull’erba.

“Sei venuto a farti polverizzare? Accomodati.” Dice Buffy mettendosi in posizione di guardia e Spike si mette a ridere.

“Non ce la farai, cucciola, non hai le capacità per farcela.” La sfotte lui. lei, infuriata, gli si avventa contro. Gli dà un pugno sulla guancia sinistra, che lui incassa e rilancia senza colpo ferire. La schermaglia dura poco. Buffy ha il fiatone e si rende conto che Spike non è un novellino fresco di tomba, non riuscirà a sconfiggerlo con pungi e calci. Non ancora almeno.

Spike, invece, si appoggia all’albero, accendendosi una sigaretta tranquillo.

“Visto? Non hai la forza adatta. E poi che cosa ci si poteva aspettare da una Cacciatrice che non è neppure riuscita ad impalettare il Maestro.” Dice per provocarla.

“Tu non sai nulla di quello che è successo!” urla di rimando lei.

“Parlamene. Sono quasi curioso.”

Buffy si spolvera i vestiti impolverati dal combattimento, lo guarda torva senza rispondere, incapace realmente di dargli contro come vorrebbe.

“Non ti va? Pazienza, vorrà dire che continueremo a prenderci a pugni, la cosa non mi dispiace.”

“Tu conosci bene il Maestro?” chiede improvvisamente Buffy.

“Non benissimo, l’avrò visto un paio di volte. Non mi è mai piaciuto molto e non piaceva al mio gran Sire, quindi meglio starsene alla larga, ti pare?” risponde lui tranquillo. Buffy si alza lo sguardo verso il cielo: brillano fredde le stelle lassù e lei pensa che non vegliano per nulla sul popolo della notte. Sono lontane e di sicuro non si curano di loro.

“Il Maestro mi ha uccisa.” Mormora piano, ma Spike sente lo stesso. Rimane sorpreso, non sapeva che la Cacciatrice era morta.

“Cosa?”

“Sì, l’anno scorso. Lui era bloccato in una caverna e voleva uscirne portando terrore e morte in tutta Sunnydale. Ho provato a fermarlo e lui mi ha annegato. Se non fosse stato per Wes sarei polvere ora.”

“Per questo non vai più a combattere con lui? Hai paura di morire.”

“No, o meglio sì. Ho paura ma non è per questo. Io voglio polverizzarlo con queste mie stesse mani, senza l’aiuto di nessuno, ma so che ora non ne sarei capace.”

Spike la guarda sorpreso. “Già, non sono ancora abbastanza distaccata. Ma quando lo sarò… sarà la fine per lui.” finisce con gli occhi duri di rabbia.

“Per curiosità, che cosa ti ha fatto? Di sicuro non ti ha torturato, altrimenti ti sarebbe rimasto qualche segno. Il bastardo ci sa fare.” Dice Spike ripensando a quello che aveva imparato in gioventù.

“Lui ha… lui…” Buffy prende una grande boccata di aria. “Lui ha preso i miei migliori amici e… li ha vampirizzati. Pensavo che li avesse solo uccisi, però poi me li ha mandati contro. Non ti dico quello che ho provato.” Una lacrima solitario le scende sulla guancia. Spike pensa che forse potrebbe prendere due piccioni con la classica fava: la Cacciatrice e la città.

“Quindi tu ora vuoi vendetta. Mi sembra giusto.”

“Ovvio che la voglio! Tu che faresti a qualcuno che uccide la tua famiglia?” si gira di scatto per fronteggiando, vedendo che i suoi occhi sono virati ad un dorato pericoloso.

“Io li ho uccisi uno ad uno tra atroci sofferenze.”

“Oh.”

“Senti, cuccioletta, perché non facciamo una cosa conveniente per entrambi?” propone lui con un sorriso seducente. Lei si sorprende di ritrovarsi le ginocchia improvvisamente tremanti.

“Che cosa hai in mente?” chiede incuriosita. Lui sorride ancora di più, sa che la sua preda ha abboccato all’esca.

“Io ti aiuto ad allenarti, ogni sera da qui in avanti così sarai pronta per uccidere il Maestro e tu non impaletti me e la mia childe mi sembra giusto. Sai bene che per quanto bravo sia il tuo Osservatore, non può realmente gestire tutta la tua forza. Io posso.”

“La tua childe è quella che ha fatto la tracheotomia a Wes al Bronze?” chiede con tono acido e lui ride.

“Sei gelosa, passerotto?”

“Gelosa io? Di te? Figurati!” sbotta lei arrossendo leggermente.

“Io pensavo che tu fossi gelosa del tuo osservatore, in realtà. Contento di essere sempre nei tuoi pensieri, allora.” Dice lui ridendo a voce alta, facendo sprofondare dalla vergogna Buffy che si è resa conto troppo tardi di quello che ha detto.

“Io…e che cosa ci guadagneresti tu?” cerca di rimediare.

“Non ho voglia di rischiare con te. Non che non mi piaccia colpirti a ripetizione, ma i tuoi paletti sono pericolosi sempre. Così ho una specie di immunità.”

“Ed in più ci guadagni una città, vero?” Conclude Buffy centrando il vero punto focale.

“Ottimo, amore. Ragioni già come uno di noi. Diventerò il Big Bad della Bocca dell’Inferno, è una bella carica sai?”

Buffy lo scruta bene e a lungo. Le rotelline del suo cervello ruotano velocemente per decidere se il gioco vale la candela. Batterebbe il Maestro e sicuramente diventerebbe più forte, ma così facendo si ritroverebbe a dover combattere contro Spike. Lo vuole veramente? Non lo sa neppure lei, in realtà. La attira scoprire il massimo su di se, ma ha paura di quello che potrebbe uscirne. 

“E va bene, Spike. Non ti attacco e tu mi aiuti.” Gli porge la mano in segno di accordo. Lui gliela prende e la tira a se con forza.

“Dalle mie parti si suggella l’accordo con un bacio, micetta mia.” Le dice con voce bassa e roca.

“Dalle mie parti, invece, posso suggellarlo con un paletto.” ‘Ah, grande risposta! Non farti mettere i piedi in testa da questo ossigenato.’ Pensa Buffy, mentre lui la lascia.

“Touchè. E mi raccomando, il patto vale anche per Sharin.” Lei fa una smorfia al nome della vampira.

“Se fa del male a Wesley, non avrò pietà, né per lei, né per te.”

“Ok. Ci vediamo qui sotto il salice domani alle undici. Preparati.” Se ne va lentamente, con la sua camminata felpata che a Buffy ricorda quella di un grosso felino. Anzi, correzione, un grosso e pericoloso felino dai denti molto acuminati.

 

Wesley è nella sua personale biblioteca situata nel retro della libreria aperta al pubblico. Sta cercando notizie su i due vampiri che stanno ‘tormentando’ lui e la sua Cacciatrice. Purtroppo i diari dei suoi colleghi non gli stanno dando soddisfazioni. Sospira rumorosamente: non ci sono praticamente clienti e Buffy è al balcone a studiare, in attesa di qualche interessato di occulto.

Nonostante la sua indole da topo di biblioteca, oggi Wes non riesce a staccarsi dalla mente il bacio ricevuto al Bronze da Sharin. Gli sembra strano, ma crede di sentire ancora il sapore di lei in bocca, un gusto di fragola e di qualcosa che non riesce ad intuire, anche se teme essere sangue. Ricorda benissimo le mani di lei che si insinuano sotto il maglione a pizzicare i punti fra un bottone e l’altro della sua camicia, il profumo della notte impigliato nella sua cascata di capelli che gli solleticavano il naso e i suoi occhi castani che lo guardavano maliziosi facendola assomigliare ad una cerbiatta malandrina. Al solo pensiero di quella sera, Wesley si eccita e si deve mettere a fare grossi respiri per tranquillizzarsi. Poi vede Buffy  e un po’ si vergogna. Lei gli ha detto del suo accordo con Spike e che, stranamente, si fida, ma lui no. Insomma, è un vampiro, quanto conta la sua parola? Si sa che i vampiri mentono spesso, cosa indica che questo sia un caso diverso. Eppure, in quei occhi nocciola, lui aveva letto solo verità.

‘Questo è solo l’inizio, Wesley.’ Sente riecheggiare in testa le parole di Sharin e sospira nuovamente.

“Già, l’inizio di cosa, però?” si chiede a voce alta, tanto che Buffy lo sente e lo osserva. Lei capisce che lui è attirato da quella strana vampira in camicetta, lo capisce perché lei è attirata da Spike e da quella sua aura di tenebra che si porta dietro. Eppure, possibile che un ragazzo così pulito come Wes si sia fatto catturare dalla notte? Scuote la testa senza sapersi dare una risposta.

Wesley continua a cercare ininterrottamente su qualsiasi libro gli capita tra le mani, passano le ore e il buio avanza. Finalmente qualcosa si smuove. Trova un libro dalla copertina nera, non è propriamente un diario, bensì un quaderno di appunti di un ex Osservatore. E dentro trova la discendenza di Aurelius, i nomi di tutti i discendenti fino a quel momento ritrovati, del Maestro. Pagine e pagine di nomi, un lavoro immane, di sicuro, che Wesley potrebbe tranquillamente terminare. E li lo trova.

Spike.

E Sharin subito dopo, come Childe di Spike.

Non è molto, ma è un punto di inizio. Adesso, per esempio, sa che ha vissuto per circa un secondo con un vampiro di nome Angelus, ricordato anche come flagello d’Europa. Wesley ha studiato molto su di lui, sa che ha messo a ferro e fuoco un intero continente. E sa anche che la sire di Spike si chiama Drusilla.

“Trovato qualcosa?” chiede Buffy magicamente apparsa davanti a lui.

“Sì. Ho scoperto tutta la sua discendenza.”

“Buono. È questo nome?” dice Buffy indicando una specie di graffio a lato il nome di Spike. Wes non lo vede, prende una lente di ingrandimento e legge:

“William the Bloody.” è segnato in matita, sbiadito con il tempo.

“Che cosa vuol dire?” Wesley si alza di fretta, facendo cadere qualche libro a terra e si mette a cercare qualcosa buttando all’aria qualsiasi cosa si trovi nel mezzo. “Wes, che diavolo cerchi?” chiede Buffy, non molto abituata a questi modi da parte sua, ma lui non sembra ascoltarla, fino a quando non alza trionfalmente un libro dalla copertina rossa abbastanza nuovo.

“Questo è una pubblicazione dell’88 del Consiglio. C’è la descrizione di tutti i vampiri più pericolosi di quest’ultimo secolo, tra cui il nostro William. Ah, eccolo qui.” Esclama soddisfatto Wes.

“E che dice?” chiede Buffy ora veramente curiosa.

“Spike ha preso il suo nome per l’abitudine a torturare le sue vittime con i chiodi delle ferrovie. È relativamente giovane per essere un vampiro maestro, è stato vampirizzato nel 1880 a Londra.”

“Bhe, non dice nulla di interessante, però.” Quasi delusa.

“Oh.”

“Oh? Che vuol dire, oh? Di solito porta sempre guai.”

Wesley la guarda molto preoccupata.

“In quest’ultimo secolo ha combattuto con due Cacciatrici e le ha uccise entrambe. In più, Sharin ne ha ucciso una terza.”

I due si guardano tesi ed increduli. Una coppia così non è la cosa migliore che gli potessero capitare.

“Stai attenta, quello è veramente pericoloso. Appena vedi che può esserci qualche pericolo, non esitare ad impalettarlo, fottiti del tuo patto con lui.” Buffy lo guarda con occhi sgranati: Wes che usa quelle parole? L’apocalisse deve essere dietro l’angolo, però annuisce per farlo stare tranquillo. Nonostante quello che ha letto, lei sa a pelle che per ora può fidarsi di Spike senza problemi.

 

Cap. 6

 

Buffy vola per la decima volta nella cripta. Nonostante lei riesca a portare a termine parecchi colpi, non riesce sempre a schivare le risposte di Spike.  Si alza gemendo e sentendo che un paio di costole le si sono incrinate. Anche Spike non è al suo massimo della forza: Buffy gli ha spaccato il labbro che sembra non vuol smettere di sanguinare, in più ha un brutto occhio nero. Tutte cose che passeranno in meno di un giorno di sicuro, ma per ora gli danno fastidio, non riesce ad essere concentrato come vorrebbe. Oltretutto osservare la Cacciatrice minuto per minuto, non è facile: lei è arrivata ad allenarsi con un paio di pantaloni molto stretti che esaltano in maniera quasi indecente il sedere tonico, sedere che Spike vorrebbe prendere e stringere fra le mani.

“Stanca, passerotto?” le chiede sarcastico.

“Non sono un passerotto, smettila di chiamarmi in questa maniera.” Risponde lei alzandosi a fatica. Forse la costola è anche rotta.

“Va bene, Raggio di sole.” Buffy sospira pesantemente, sembra incredibile la miriade di nomignoli che lui ha trovato per lei. “Facciamo che per questa notte hai concluso l’allenamento. Ti vedo leggermente provata.” La prende in giro.

“Prova a ripeterlo, vampiro! Sto perfettamente bene.” Risponde mentendo spudoratamente. Poi si siede sul sarcofago piazzato in mezzo alla stanza e cerca di riprendersi prima di avviarsi verso casa.

“Com’è essere vampiro?” gli chiede infine. Lui la guarda sorridendo, capisce che ormai la strada della ragazza verso l’oscurità sta iniziando e lui non ha dovuto far altro che gettare un piccolo seme di dubbio dentro di lei.

“Spettacolare. Una vita nuova.” Risponde lui accendendosi una sigaretta con gesti lenti e misurati. “Diventi… un re.”

“Solo perché scali la catena alimentare?” chiede acida lei.

“No, così la fai sembrare un discorso da Discovery channel.” Risponde sdegnoso lui. Buffy nota che le sue unghie sono smaltate di nero, degne di un vampiro punkettaro. “Diventare un vampiro è una profonda e potente esperienza. Sentii una nuova forza scorrere in me.” Sorrise, Spike, al ricordo. “Essere ucciso mi ha fatto sentire vivo per la prima volta. Puoi vivere secondo le tue regole e non quelle della società.”

Lei lo guarda pensierosa. Sta pensando che in effetti le loro due esperienze sono molto simili. Forza nuova, oscurità nella propria vita e niente regole normali. ‘Sembro un vampiro, solo che non bevo sangue.’ Pensa poco contenta di questo.

“Ti ritrovi con un bagaglio di sensazione moltiplicate per mille. Ogni sentimento che provavi da umano è più forte e devastante, odio, desiderio e amore.”

“Voi non potete amare. Siete senza anima.” Dice convinta Buffy, ma Spike sorride e guardando lontano verso l’orizzonte, le risponde:

“Noi possiamo amare, anche se non in maniera saggia.” Ha la voce persa, come a ricordare qualcosa del proprio passato. Buffy lo guarda senza capire molto. Possono amare? A quanto dice lui, sì.

“Scommetto che tu non hai mai amato, vero cucciola?” chiede poi Spike.

“Certo che ho amato. Io so amare.” Risponde piccata.

“Guarda che io non parlo dell’amore per un ragazzetto qualunque. Io parlo del vero amore, di quella passione che ti cambia e ti sconvolge la vita. Quell’amore per cui tu butteresti tutto al rogo.” La sta fissando negli occhi e lei si sta perdendo in quel profondo blu che sono le due iridi. Si sente azzerare la saliva in bocca, il cuore che batte a mille e le ginocchia di burro.

“Visto, non lo hai mai provato, perché credimi, quando lo troverai lo capirai. Io l’ho fatto.”

“Con Sharin?” domanda a bassissima voce, quasi vergognandosi. Lui sorride.

“Sharin è una childe a dir poco perfetta, ma non è l’amore della mia non-vita. Quella era, in parte, la mia Sire. Lei mi ha scelto in un lurido vicolo di Londra e mi ha fatto diventare un vampiro.”

“Solo in parte? Un vero amore non è fatto solo di una parte.”

“Dru non era mia. Mi amava, certo, ma amava di più Angelus, il suo di Sire. Per quanto la volessi, non avrei mai avuto possibilità. Per questo ho creato Sharin… volevo smetterla di sentirmi solo.”

Quella inattesa confessione da parte di Spike, fa trasalire Buffy. Fino a quel momento lo aveva visto come una creatura diversa da lei, senza i problemi che di solito hanno le persone umane, invece ora le sembra un ragazzo qualunque, così simile a lei e alle persone come lei. Possibile che dentro di se avesse un residuo di quello che era? Wesley le aveva detto che i vampiri cambiano radicalmente e che nulla di quello che erano stati in vita rimaneva nella non-vita.

“Sharin ha colmato il vuoto che c’era, è stata…come una sorella in realtà. Una sorella piuttosto impertinente veramente, ma con un sire come me non poteva venir su diversa. Ha la lingua tagliente come un coltello quando ci si mette e solo il diavolo sa se non abbia avuto voglia di impalettarla qualche volta.” Si mise a ridere. “Eppure avrei difficoltà a stare senza di lei.” Buffy ha un improvviso moto di gelosia.

“Mi spieghi perché sei qui con me se l’unica che vuoi è lei?”

Spike la guarda ridendo di gusto, godendosi la palese invidia che le sue parole creano in Buffy.

“Guarda che ti sbagli. Se sono qui è perché voglio stare qui. Io ho qualcosa da fare e Sharin qualcuno da farsi. Mi sembra un buon compromesso per divertirsi senza creare troppi problemi. E tu? A parte il tuo Percy-boy non mi sembra che tu abbia una gran vita sociale.” Buffy sospira forte.

“Bhe, in effetti. Qui a Sunnydale vivo da sola, mia mamma mi passa i soldi, ma non è voluta venire qui.”

“Come mai?”

“Creo troppi disastri. Essere la Cacciatrice non è facile, sai.” Prende a guardarsi le unghie: tutte le sue compagne di scuola hanno le mani curatissime che vorrebbe tanto anche lei, ma non le può avere. Ogni notte prende a pugni qualche mostro diverso, le nocche le spellano un giorno sì e uno anche, le unghie si rompono e ha il palmo pieno di calli. No, è proprio difficile fare la cacciatrice.

“Quando i miei poteri di super donna si sono manifestati, io abitavo a Los Angeles, ero la quasi reginetta della scuola, ero ricercatissima. Poi, tutto ad un tratto, il mio mondo è stato rovinato. Sono stata cercata da un certo Giles, il mio primo osservatore, ma lui è morto presto per difendermi. Ho bruciato la palestra della mia scuola per fare una strage di vampiri, solo che i miei non mi credettero quando lo raccontai e… mi internarono in una casa di cura. C’è voluto Wesley, solo lui mi ha aiutato. Ha mostrato a mia madre quello che passavo ogni notte e mi ha portato via. Lei non ha voluto seguirmi, aveva paura. Di me, probabilmente e di quello che rappresentavo.” Sospira pesantemente al ricordo. “E ora vivo qui, da sola, in una casa praticamente vuota, frequento una scuola colma di gente che mi ignora e mi disprezza e sono destinata a morire giovane. Proprio una bella vita.” Finisce in un sussurro. Spike si scopre di guardarla con dolcezza eccessiva per un vampiro e un po’ se ne sorprende, ma senza lasciarlo capire.

“Bhe, è il tuo destino, amore, non  puoi cambiarlo.”

“Certo che posso. Mi basta morire.”

“Mi sembra che tu sei già morta, eppure non è servito a nulla.” Lei incassa senza replicare. Ha dannatamente ragione e lei lo sa. Deve riportare il discorso su toni più favorevoli per lei.

“E di che mi dici? Uccidere cacciatrici era il tuo hobby pure da vivo?” chiede pungente Buffy e lui la guarda sorpreso.

“Hai fatto i compiti, piccola, brava. In realtà no, uccidere le Cacciatrici è stato un lavoro fatto solo da vampiro, prima non sapevo esistessero queste cose.”  Si accende una sigaretta con lentezza, tirando fuori il pacchetto dalle pieghe dello spolverino. “La mia vita era monotona e vuota. Sono nato diventando vampiro.” Aspira qualche boccata di fumo, prima di tornare a parlare. “Sei curiosa di sapere cosa si prova, vero?”

Buffy rimane interdetta, non voleva apparire così trasparente.

“Sì.” Risponde con un sussurro appena accennato.

“Il problema è che per saperlo devi essere perfettamente consapevole. Vedi, sei abbastanza forte da rinunciare al sangue se tu non lo volessi, quindi devi veramente volerlo. Lo vuoi? Basta un sì e io ti darò il bacio oscuro.”

Lei lo guarda con occhi sbarrati: vorrebbe farla diventare una sua childe?

“Visto? Mi basta guardare la tua espressione per capire che non sei ancora pronta per perdere.”

“Io non perdo mai o quasi.” Dice lei convinta e risoluta.

“Certo che perderai, tutte perdono, altrimenti non saresti qui. Le cacciatrici muoiono e vengono attivate delle altre, succederà la stessa cosa a te.”

“Perché qualcosa mi batterà.” Finisce lei tranquilla, ma lui scuote la testa, gettando a terrà il mozzicone di cicca rimasta.

“Non funziona propriamente così.” Riprende Spike. La fissa e le si avvicina piano. “Ti svegli ogni mattina con l'interrogativo che ti ronza nel cervello: oggi sarà il giorno della mia morte?” Lei è completamente presa dal discorso che le sta facendo, sa che è questo il nucleo vero delle sue lezioni.

“La morte ti sta alle costole, e prima o poi ti piomberà addosso. Una parte di te lo vorrebbe, per mettere fine alla paura e all'incertezza, ma anche perchè sei innamorata della morte. La morte è un’opera d’arte. La modelli con le tue mani giorno dopo giorno. L'ultimo respiro. Quel senso di pace. Parte di te lo vuole disperatamente. Come sarà? Dove ti porterà? Ora lo vedrai.” Dice lui. Velocemente la prende fra le braccia e lei lascia fare senza pensare troppo. Sente l’odore del fumo della sigaretta appena fumata e il suo personale odore di uomo e si inebria. Le sue mani sono ferme e lei si sente stranamente al sicuro li con lui e poi dove lo troverebbe un ragazzo con due occhi azzurri come i suoi? Sono così belli, lui è così bello.

”Ecco il segreto. Non è nei pugni che non hai dato, o nei calci che non hai sferrato. Ogni Cacciatrice desidera la morte. Anche tu. L'unica ragione per cui duri da tanto tempo è che hai ancora un legame che ti tiene, Wesley a cui devi tanto, lo hai detto proprio tu, ma stai solo rimandando l'inevitabile. Presto o tardi vorrai morire, e in quel momento.. nel momento in cui lo vorrai, io sarò lì per te. A tutti i costi. La lezione è finita.” La sta guardando fissa negli occhi e dentro di lei legge soltanto una sorta di quieta disperazione.

“Capisco.” Mormora lei. Le labbra di Spike sono a pochi centimetri dalle sue, si sta chiedendo se a baciarlo farebbe così male.

“Fallo, Buffy, altrimenti lo faccio io.” Gli dice lui intuendo i pensieri di lei.

Buffy si sporge un po’ di più verso di lui e gli posa le labbra piano. Sente il freddo che proviene da lui, eppure non le dà fastidio, anzi è la cosa più piacevole che abbia provato da molto. L’euforia che prova baciandolo così semplicemente le ricorda quando era piccola ed ogni cosa era perfetta, prima della Emery, prima della sua missione, prima del Maestro. Le stanno salendo le lacrime agli occhi. Vuole sentire di più, vuole provare di più. Lui si lascia usare, ha intenzione di vedere fino a dove lei si spingerà. Buffy apre leggermente le labbra e chiede delicatamente di entrare nella sua bocca con la lingua e lui le permette il passaggio duellando con la sua. Il profumo di vaniglia e di eccitazione  della ragazza lo sta mandando in orbita, gli piace da matti. La prende per la vita attirandola a se, in modo che i due corpi aderiscano uno all’altro. Anche Buffy inizia ad usare le mani, così passa le dita fra i capelli ingellati, rischiando di spettinarlo, per poi scendere ed accarezzare le spalle  e le braccia muscolose. Il bacio si trasforma in una gara di apnea, nessuno dei due vuole cedere, resterebbero incollati così per tutto il resto della notte. Spike la alza prendendola in braccia e lei gli stringe le gambe a se, mentre lui la sbatte sul muro.

“Piccola, sei perfetta.” Dice lui soffiandole sulle labbra.

“Devo andare via.” Risponde lei, un po’ spaventata da quello che ha provato e lui la fissa sorpreso.

“Cosa? Non puoi lasciarmi così. Guarda che cosa mi hai fatto.” E abbassa gli occhi verso

il proprio cavallo, Buffy segue il suo sguardo e arrossisce nel vedere il rigonfiamento pronunciato di Spike.

“Oddio… io no… oh cielo.” Lei lo spinge via non riuscendo a staccare lo sguardo dai suoi pantaloni.

“Dai, non dirmi che non ne hai mai visto uno?” la prende in giro lui e lei sgrana gli occhi e scappa via imbarazzatissima, lasciando Spike stretto, ma soddisfatto.

“Dunque è così… bene, bene, sarà interessante.” Mormora alla notte.

 

Buffy si gira e rigira nel letto senza sonno. Il bacio l’ha sconvolta più di quanto abbia mai provato prima. È stato appassionato, sconvolgente e umido. A Los Angeles aveva dato qualche bacio al quoterback della scuola, ma erano baci semplici, solo labbra, niente lingua o mani in concorso. Spike sapeva quello che faceva, lei lo aveva sentito. Lei era una principiante.  Fosse stato solo il bacio, magari sarebbe più calma, ma era tutta la serata ad averla sconvolta.

Sentirlo parlare di passione e morte la stessa notte l’aveva scioccata.  Aveva ragione, lei non aveva mai amato con tutto il cuore, allora perché adesso vorrebbero essere nella sua cripta invece che nel suo letto caldo?

Ma, soprattutto, perché non vede l’ora si sapere cosa si prova ad essere un vampiro ed in specifico, essere la sua childe?

“Basta, Buffy! Smettila con queste scemenze. Dormi e domani vedrai che passerà ogni cosa.”

Peccato che non ci creda neppure lei.

 

Cap. 7

 

È ancora chiaro fuori, una tranquilla e soleggiata domenica. Sharin aspetta con impazienza che cali il sole per andare a mangiare qualcuno. Sono giorni che non vede Wes, ha aspettato che la sua curiosità di Osservatore prevalesse sulla ritrosia, per normale paura dell’uomo, ma ancora non ha ricevuto soddisfazioni.

È seduta sul divano a guardare la TV, vestita solo con una vestaglia di seta viola, piccolo sfizio comprato in Cina ad inizio secolo. Si sente un leone in gabbia, qualunque cosa faccia non la soddisfa perché a metà del lavoro si mette a pensare a Wes. Non riesce a capacitarsi  di come quel uomo le sia entrato dentro in quella maniera. In ogni suo gesto, lui c’è e lei non riesce a toglierselo di mente.

Poi, quando sta per gettare la spugna ed andare da lui, suona il campanello. Lei sa che è lui! Si alza dal divano scattando come una molla e apre la porta senza nascondere un sorriso smagliante. Eccolo, in tutto il suo splendore, Wesley, senza occhiali e con una giacca di scamosciato che fa letteralmente sbavare Sharin (♥).

“Ciao bel uomo!” esclama contenta.

“Ciao.” Risponde lui imbarazzato. Ci ha pensato a lungo se accettare o meno il suo esplicito invito. Ha paura di lasciarsi andare, lui che è sempre stato un modello di autocontrollo e tranquillità. Però la voglia di vederla è troppo forte e quindi ha ceduto. Il fatto che lei possa dargli informazioni sulla vita notturna, non gli importa nulla. Lui è li solo per lei, per stare con lei e di questo ha una paura folle.

“Entra, Wes, benvenuto. Fa come se fosse casa tua.”

Wesley entra nel piccolo attico rimanendo sorpreso dall’arredamento molto semplice scelto dalla vampira.

“Accomodati dove trovi posto. Non che tu abbia bisogno di un vero invito, ma è per essere cortesi.”

Lui si siede sul divano e si accorge del pc e di un telefonino. Gli sembrano stonati.

“Qualcosa da bere, tesoro?” chiede Sharin dalla cucina.

“Sì, grazie.”

Lei ritorna in soggiorno con un vassoio con due bicchieri e una bottiglia di vino, riempie i due bicchieri e ne offre uno a Wes che lo prende, poi Sharin si siede anch’essa sul divano, ma appoggiata al lato opposto rispetto all’osservatore.

“Cin, Wesley, a noi.” Dice alzando il calice e sorridendo maliziosa.

“A noi.” Mormora lui bevendo. Il vino è rosso, ricorda il sangue, pensa, ma scende bene nella gola.

Sharin dentro esulta. Lui è li in casa sua, venuto di sua spontanea volontà per stare con lei. Si sente come se avesse vinto al lotto. Con fare da gatta allunga le gambe verso di lui, lasciando scoperte le cosce, mentre Wes si sente sempre più impacciato. È seduto tutto rigido e sente che suda fredda. ‘Dove sono andato a finire?’

“Ehm…allora… come va?” domanda lui balbettando e Sharin sorride divertita.

“Direi che va bene. Guarda che bella casa che ho! E poi cammino due minuti ed ho una cena perfetta.” Risponde con tono quasi diabolico, tanto che lui rabbrividisce. “E tu come stai?”

“Uhm…bene?” lei ride al suo tono di risposta. “Ok, sto bene e basta.” Sharin prende ad accarezzargli la gamba con il piede e lui deglutisce forte.

”Non giocare con me, per favore.” Chiede piano Wesley. Sharin si ferma, appoggiandogli il piede sulla coscia.

“Tesoro, io non gioco. Sto portando avanti una conquista con tutti i metodi che conosco. Ma se vuoi che mi fermi, lo faccio. Dimmi tu quello che sei venuto a fare.” Dice lei bevendo il resto del suo vino. Vuole il gioco duro? Bhe lo avrà. Con un telecomando fa partire la musica e aspetta che lui faccia qualcosa, ma Wesley sembra preso da mille altri pensieri. In realtà sta cercando un buon punti per far partire un discorso.

“Che ci fate qui?” parte a razzo, pensa Sharin.

“Io abito qui. Ho pagato un bel po’ per questo appartamento, sai?” lui sbuffa.

“Non era questo che intendevo e lo sai. Perché siete venuti a Sunnydale?”

Sharin non ha esitazioni, ha deciso tempo addietro che la miglior tattica è sempre la verità, a costo di far molto male.

“Spike voleva uccidere la Cacciatrice. A lui piace, si diverte a giocare con la morte. “ Wesley è inorridito a sapere che la sua pupilla può diventare lo stuzzichino di quel ossigenato. “Stai calmo, Osservatore, ha cambiato idea nel frattempo. Non la sta aiutando contro il Maestro?”

“Certo che lo fa, ma mi puoi giurare che poi lui non decida di ucciderla?” per la prima volta non ha remore a guardarla negli occhi e lei se ne meraviglia.

“Mi spiace per te, ma non posso farlo. In realtà non so cosa voglia fare, io lo seguo a prescindere, ma non ho idea di quello che gli passa per il cervello.”

Wesley finisce quello che gli era rimasto nel bicchiere e ne versa ancora un po’: ha idea che quella sarà una lunga notte.

“Pensavo volessi sapere qualcosa di più divertente.” Sharin si stiracchia come un gatto facendo intravedere a Wesley un roseo capezzolo, già turgido. Lui arrossisce, mentre si immagina di succhiarlo. Sharin si accorge del suo imbarazzo ed esulta dentro di se.

“Bhe, parlami di te, allora.” Sbotta Wes.

“Chiedi tutto, sono qui.”

“Per esempio, come ti chiami in realtà?” Sharin non è un nome italiano e so con certezza che tu lo sei.” Un’ombra passa sul volto di Sharin a quella richiesta.

“Mi chiamo Sharin e basta. Il mio nome è morto quando sono morta io, non è importante.” Risponde categorica, ma Wes non demorde.

“È importante, altrimenti non avresti bisogno di nasconderlo.” Sembra che sia riuscito a sciogliersi un po’, forse grazie al vino.

“Monica, mi chiamavo Monica, ma non osare chiamarmi così. Per te sono Sharin e basta.”

“Perché hai cambiato nome?” gli occhi della ragazza diventano due fessure dorate e la rabbia sembra prendere il sopravvento, poi Sharin capisce che prendersela con lui è inutile, in fondo è stata lei a dirgli che avrebbe potuto chiederle qualsiasi cosa, al massimo può prendersela con se stessa.

“Quello che ero prima di diventare una vampira non esiste più. Ho finito da tempo con quella vita di merda.” Il tono è freddo, ma Wes intuisce che dentro lei è furiosa.

“Mi spiace.”

“E per cosa? A quei tempi tu nemmeno esistevi. Non ti crucciare per niente.”

“Che ti è successo?”

Sharin si alza e cambia CD, pensa che una musica soft sia più adatta rispetto al rock duro precedente, poi accende qualche candela e spegne le luci elettriche. Adesso l’ambiente sembra ancora più caldo. Ha capito che quella notte non sarebbe uscita, quindi si dirige in cucina con gli occhi di Wes puntati addosso. Dal frigo prende due sacche di sangue e le scalda al fornello. Un delizioso aroma si spande nella stanza, poi torna sul divano, questa volta a fianco a Wesley.

“Trieste di fine ‘800 non era un brutta città, anzi. Era il porto dell’Impero Asburgico, ordine e disciplina erano di casa… non per tutti, però.” Sharin poggia la testa sulla spalla di Wes e viene inondata dal buon profumo di ammorbidente che usa il ragazzo. A Wesley viene spontaneo circondarla con un abbraccio.

“Sono nata orfana, o meglio, lo sono diventata quando la mia cara mammina mi ha scaricato sugli scalini di San Antonio. Alla fine sono cresciuta in un orfanotrofio e non l’ho mai lasciato. Verso i quattordici anni, il prete che gestiva la casa famiglia ha cominciato a molestarmi. Lo odiavo, ma non sapevo come fare a togliermelo di torno. Ho dovuto aspettare tre anni per avere il coraggio di minacciarlo di evirazione. Spike è stato il primo uomo che ha fatto l’amore con me, ma almeno il porco non mi toccò più!”

“E come mai? Io non farei altro.” Esclama sincero Wesley e Sharin ride.

“Bhe per due motivi. Il primo è che a lui interessavano le più giovani e secondo, sapevo usare bene il bisturi. Ero una levatrice, almeno potevo lavorare. Si sarà spaventato quando mi ha visto con quello in mano. Poi è arrivato Spike e la tenebra mi ha avvolto. Da qui è partita la mia vita migliore, fatta di sangue, sesso e amore.” Si volta e lo sfiora con dita sul mento. “Credo che a te sia andata decisamente meglio, anche se con un padre come il tuo non ci metto la mano sul fuoco.” Stavolta è il turno di Wes a ridere.

“È vero. Papà sa essere… sfibrante.”

“È stato lui a obbligarti a diventare Osservatore?”

“Oh no, lui non ha detto niente. Però è una questione di famiglia, è stato qualcosa che dovevo fare.”

“E non ti senti limitato in questo ruolo? Insomma, sei giovane, potresti fare quello che più ti piace, invece sei qui a tenere d’occhio una ragazzina.”

“Sì, è vero, ma tu parti dal principio che a me non piaccia farlo, invece è il contrario. Forse è per questo che creo tanti problemi.”

Sharin tende le orecchie, quella parte le interessa.

“Perché dovresti dare problemi al Consiglio?”

Wesley prende qualcosa dalla tasca interna della giacca, che ancora non si è tolto  e lo dà a lei che prende a sfogliarlo.

“Questo è uno dei diari di un Osservatore prima di me. Leggi, forse riuscirai a capire anche tu.”

Sharin sfoglia qualche pagina e legge alcuni passi: schematici, molto obiettivi, nessun sentimento. Guarda l’ultima pagina scritta e legge una specie di resoconto di una lotta tra la ex-Cacciatrice e un vampiro. Non è minimamente paragonabile a nessuna delle sensazioni da lei provate quando uccise lei stessa una di loro. Era come se l’osservatore non provasse nulla per la sua protetta.

“Comincio a capire. Tu non sei come loro.”

“Esatto. Hanno minacciato più volte di togliermi l’incarico, ma fino ad adesso non hanno fatto niente di concreto. Se succedesse non so come riuscirei a dirlo a Buffy.”

Sharin attacca la seconda busta di sangue, cosa che non sfugge a Wes.

“Pensavo che mangiassi solo sangue vivo…”

“Oh lo faccio ed è anche più soddisfacente di questa roba inscatolata, però sai, ogni tanto mi sveglio durante il giorno con un languorino allo stomaco e quindi… tengo un po’ di sangue in frigo perché non si sa mai. Come hai visto stasera mi è servito, altrimenti a te sarebbe toccato a vedermi mangiare e per quanto io sia affascinante e sexy in qualsiasi situazione, non credo che ti sarebbe piaciuto. Vuoi ballare?”

Si alzano dal divano e Sharin prende Wes per una mano e per un fianco, per poi stringerlo a se.

“Sei contento di quello che hai saputo di me?” gli chiede.

“Diciamo di sì. Ci sono ancora cose di te che vorrei capire, per esempio tutto questo.” Dice Wes facendo un gesto con la mano che serviva a comprendere tutto quello che li circondava.

“Bhe, non ci vuole un genio: soldi, agente immobiliare, casa.” Fa lei guardandolo maliziosa.

“Intendo dire, sei una vampira, di solito dovreste stare in cripte umide, o non lo so, in posti simili. Invece tu stai in una casa incredibile, con un computer portatile, un cellulare di nuova generazione vestiti alla moda o comunque diversi dal solito.”

Lei sbuffa, come infastidita.

“Perché dovete sempre pensare per clichè? Siamo vampiri e quindi dobbiamo pensare in maniera arretrata, facendo i grandi signori ottocenteschi, che odiano i tempi nuovi, oppure il fatto che dobbiamo sempre vestire con abiti di pelle. Bhe, si dà al caso che io sia nata a cavallo dei due secoli e ho viaggiato per tutto il 900. Sono cresciuta a passo con i tempi. Mi interessano le nuove tecnologia, amo il cinema, la musica rock degli anni 80 e 90 e adoro cucinare. Secondo te è strano?”

“Sì…non ho mai conosciuto un vampiro che facesse cose del genere.”

“Punto uno: io e Spike non siamo vampiri comuni. Deriviamo da una stirpe di pazzi scatenati, è ovvio che noi saremmo cresciuti anticonformisti; punto secondo: quanti vampiri hai intervistato prima di impalettarli? Dubito che Buffy faccia una chiacchierata in cui chiede le loro abitudini, prima di ucciderli. È vero che di solito i classici vampiri che bazzicano nei cimiteri sono di solito poco più delle bestie. Fanno schifo, puzzano e non hanno un minimo di classe, ma io…non sono così.” Risponde lei strusciandosi addosso al corpo dell’uomo.

“La sai una cosa Wes, hai un corpo eccezionale.” Continua con voce più bassa e roca, tanto che Wes non riesce a trattenere un brivido d’eccitazione. Gli tira via la giacca e poi il maglione, incurante delle proteste di lui. Lo guarda con indosso solo una camicia celeste, che richiama solo in parte i suoi occhi.

“Sharin, che cosa vuoi?” chiede lui balbettando.

“Io avrei voglia di riprendere il discorso da dove l’abbiamo lasciato al Bronze. Ti ricordi?” chiede lei accarezzandogli il collo. Abbassa lo sguardo e capisce che anche lui ricorda molto bene. “Ottimo!”

“Oh Dio…” mormora Wesley completamente preso dalle sue carezze. Può fare una cosa del genere? Può lasciarsi andare completamente con una creatura oscura come lei? L’ha appena vista bere sangue. Eppure quella vampira lo avvolge, lo prende come non ha mai fatto nessuno prima, neppure Buffy, a cui vuole bene come una sorella. Si rende conto che lei lo sta trascinando verso qualcosa di più forte della sua vita, forse la propria morte.

Stavolta a lui a prendere l’iniziativa, stanco di essere usato come una bambola da lei, le prende la testa e la bacia con passione. Non vuole pensare a nulla quella sera, gli interessa perdersi completamente e magari non ritrovarsi più.

Sharin, invece, esulta dentro. Sapeva che Wes aveva un grande potenziale e glielo sta dimostrando proprio ora, lasciandosi andare a lei. Decide di non prevaricare Wesley con la sua forza, partirebbe troppo avvantaggiata, e lo lascia fare.

Lui la prende e la porta verso il muro più vicino poggiandola sopra, mentre lei si aggrappa a lui con le gambe. Wes le apre la vestaglia con un gesto secco, rimanendo incantato a guardarle le forme, poi fa quello che aveva immaginato prima, prendendole un capezzolo in bocca, con Sharin che apre velocemente la cintura e gli abbassa i pantaloni. Attraverso i boxer di cotone nero, sente la sua virilità già pronta, senza esitare la tira fuori e la massaggia piano.

“Fermati…” geme lui. “Se vai avanti così non credo di riuscire a resistere troppo.” Lei ridacchia e porta la mano di lui verso il suo piacere bagnato e si fa toccare. Nota che Wes è inesperto, non deve aver avuto molte donne prima di lei, ma ci mette molta passione nel suo lavoro: gli prende la mano di nuovo e gli dà il giusto ritmo per farla impazzire.

“Perfetto, tesoro, impari in fretta.” Dice lei tra un gemito e l’altro. Quando capiscono che è il momento giusto, Wes la prende inchiodandola al muro: si stupisce di quanto sembri calda, proprio lei che è morta e dovrebbe essere gelida. Invece gli sembra di essere dentro ad una piccola fornace umida ed eccitata.

Sharin lo bacia, mentre stanno raggiungendo il culmine e Wesley si sente irrimediabilmente perso di lei.

 

Cap. 8

 

Sharin è sveglia. Sono a letto, dopo una estenuante maratone tra tutte le stanze della casa. Fuori l’alba sta per giungere e lei si sente diversa. Il demone scalcia dentro di lei per l’enorme sensazione di pienezza che sente accanto a Wesley. Ormai lo guarda almeno da un’ora, non si stanca di seguire quel suo dolce profilo, quella rada barba che gli incornicia il mento e quel corpo così perfetto, nonostante sia solo il corpo di un umano. È così strano, pensa, per decenni ha adorato Spike e adesso ha paura di perdere Wes, che è così diverso dal suo Sire. Capisce che c’è qualcosa che non va ed esce dal letto velocemente, ha deciso che andrà a mangiare qualcosa di vivo.

 

È andata al parco, fiutando una flebile scia di sangue. Ancora non lo sa, ma anche Spike sta per arrivare, guidato dallo stesso odore. L’aroma dolciastro ormai è intossicante e lei ha quasi paura di quello che potrebbe provare. È lì, sotto un cespuglio, un fagotto di vestiti e carni dilaniati.

“Non è un bello spettacolo.” Lei sa che lui è arrivato, non per l’odore, coperto dal sangue, bensì per il mistico legame che li unisce.

“E non è stato un demone.” Analizza lei.

È una ragazza, molto giovane, non aveva più di 14 anni, con una cascata di capelli castani ormai incrostati, che le incorniciavano un volto piacente. Adesso è riversa in una pozza di fango, con i pantaloni e la camicetta ridotti a brandelli, le mutandine lasciate lontane.

“È stata violentata.” Dice con molta serietà, Spike. Sa che l’argomento ‘violenza sessuale’ è critico con Sharin.

“Sì, lo so.” Risponde lei con sguardo fisso sulla giovane. Prova pietà per lei: Sharin ha ucciso centinaia di persone, ma non ha mai infierito così, oltretutto lei ha il demone dentro si se, è la sua sete che va a colmare. A volte ha quasi spavento della malvagità umana. Trova la borsetta con la tracolla strappata, prende in mano un piccolo portafoglio dei Peanuts un po’ scolorito, lo apre e vi trova pochi dollari. Non li prende, sarebbe un ulteriore affronto a quel corpo martoriato, ma trova un documento di identità. La piccola Jenny non potrà più camminare in quel parco.

“Andiamo via di qui, tesoro.” La esorta Spike prendendola per le spalle, ma lei non lo segue.

“Dobbiamo fare ancora una cosa.” Prende il cellulare da un tasca e compone tre numeri.

“Al parco c’è il corpo di una ragazza uccisa. Fate qualcosa.” E chiude la trasmissione.

“Chi hai chiamato?”

“La polizia. Credo che i suoi meritino di riavere la figlia, possibilmente senza essere mangiata da cani randagi o dai ratti.” Lui la guarda senza sorpresa, se l’aspettava quella reazione da parte sua.

“Non lo troveranno.”

“Infatti, lo faremo noi.” Sharin annusa l’aria a fondo, poi scatta. Ha trovato la scia dell’odore del violentatore. È ancora piuttosto forte, segno che se ne è andato da poco. I due vampiri superano le vie scure fra i palazzi addormentati, ancora per poco, corrono incuranti di ogni cosa, fino ad arrivare ad una bella casa poco lontano dall’attico di Sharin, dove Wesley è ancora beatamente ignaro della barbarie compiuta quella notte. Salgono gli scalini due a due, fino ad una porta rossa con il numero 3 in argento. Bussa poco elegantemente fino a quando un uomo sulla trentina, ancora vestito in giacca e cravatta, lo sguardo luccicante e con l’odore del sangue di Jenny addosso, apre la porta.

“Chi siete?” chiede lui.

“Nessuno di importante, vorremmo scambiare due parole. Questa casa ci piace molto.” Risponde Sharin pericolosamente calma.

“Potevate passare in un orario più decente?”

“Ci scusi, ma dobbiamo partire a breve. Possiamo entrare due minuti?” chiede sfoderando un sorriso, con Spike che si pregusta quello che sarebbe successo di lì a poco. L’uomo si sposta incuriosito da quella strana coppia.

“Entrate.”

Come dice quella parola magica, Sharin si fionda a prendergli il collo con la mano e lo trascina fino al muro.

“Che cazzo volete?” bofonchia il tizio ormai paonazzo.

“Mi sembra ovvio a questo punto. Sono qui per ucciderti, un po’ come tu hai fatto con Jenny.” Ringhia lei e Spike chiude la porta a chiave per poi sedersi sul divano a godersi lo spettacolo.

“Voi non avete nessuna prova.”

“A me non servono prove. Io so che l’hai ammazzata, sento il suo odore su di te. E sai perché?” tramuta il volto in quello della caccia. “Lo so perché io sono più cattiva di te, verme.” Gli molla un pugno in pieno stomaco che lo fa piegare in due. “Ma a differenza di lei, tu saprai chi ti mangerà. Io sono Sharin, lui è Spike. Io sono la tua morte.” E lo scaraventa sul tavolino di vetro, frantumandolo.

Ormai negli occhi dell’uomo si leggeva chiaramente una paura fottuta.

“Vi prego… non fatemi del male, posso pagarvi.” Una risata agghiacciante riempie la stanza.

“La tua unica moneta di scambio è il sangue e ti assicuro che pagherai salato!” e lo morde ad una spalla e lui urla per il dolore. Il morso è violento e fatto con voluta ferocia. “Il tuo sangue sa di paura, è addirittura intossicante. E la paura di Jenny? L’hai sentita?” dice Sharin sbattendolo nuovamente sul muro e l’uomo, assassino e stupratore di ragazzine ricercato in cinque stato d’America, si mette a piangere, capendo che la sua vita terminava quel giorno e non ci sarebbe stato ritorno.

 

Poche ore più tardi, una pattuglia di poliziotti, allertati da una telefonata anonima, fa irruenza nell’appartamento, rimanendo scioccati. I mobili sono sfasciati, la cassaforte a muro vuota e un corpo sanguinante è inchiodato al muro mediante degli arpioni di rotaie, dolce regalo di Spike alla sua amata childe. È completamente nudo, ricoperto di tagli ovunque, tagli non troppo profondi, ma fatti con maestria per dare dolore. È morto dissanguato. Il membro è stato tagliato e gettato ai piedi e l’ano riempito con un ortaggio trovato in cucina, gli occhi cavati, la bocca tenuta aperta con un grezzo morso fatto con un piccolo matterello, uno di quelli per bambini, e un elastico. Una parte dello scalpo è stato staccato, un po’ come facevano gli indiani americani. Qualche agente si sente salire in gola un conato di vomito.

Davanti a quell’ammasso di carne, una carta di identità che recita il nome di Jenny Hopkins, 14 anni, violentata ed uccisa in un parco. Giustizia è stata fatta, da due creature senza anima.

 

“Ti sei sfogata?” chiede Spike, seduto sul suo sarcofago.

“Abbastanza.” Risponde laconica Sharin.

“Però, scommetto che il tuo turbamento non è legato solo a quel tizio, ma che ha anche a che fare con l’osservatore. Hai il suo odore addosso.”

Sharin alzo lo sguardo su di lui e Spike si chiede da quando ha gli occhi così confusi, prima non li aveva notati. “Te lo sei scopato, questo è ovvio e poi?” chiede accendendosi una sigaretta.

“E poi… e poi sai cosa? Abbiamo parlato! Lui sa il mio nome, io gliel’ho detto, capisci? E io detesto il mio nome! Lui riesce a farmi uscire le cose più incredibili. Mi ha raccontato di Londra, di quando era piccolo e io gli ho spiegato che significa essere un vampiro.” Gesticola con le mani, cosa che fa solo quando è nervosa. Spike crede di capire che cosa le sta succedendo, in fonda sta capitando anche a lui con Buffy.

“Ti stai innamorando, è chiaro.” Sharin strabuzza gli occhi.

“No! Io no…” poi ci pensa “io…forse mi sto innamorando. Ma Porca!” Spike ride divertito.

“Ti è entrato dentro proprio alla grande.”

“Sì! E se penso che lui è un umano, anzi, peggio, un osservatore! Lavora per il Consiglio, sono i nostri nemici naturali.” Sospira anche se non ne ha bisogno. “Smettiamola con sti discorsi e dimmi come va con la Cacciatrice. Il suo profumo è ovunque qui.”

“È forte, testarda ed eccitante. Ama giocare con la morte e sento che la desidera. Sai che è già morta una volta? Il tuo amico l’ha riportata indietro per il rotto della cuffia. Sarà mia molto presto.”

Sharin lo osserva. Nota che i suoi occhi azzurri sono solcati da pagliuzze dorate e ancora una volta si sorprende di quanto il suo Sire sia affascinante: la camicia blu elettrico riprende il colore delle sue iridi, i jeans neri gli fasciano le gambe toniche e quello spolverino, trofeo di guerra della seconda Cacciatrice da lui uccisa, è ciò che lei ama di più, così morbido, così nero, così degno di una creatura oscura come lui.

“Vuoi portarla nella notte?” Gli chiede.

“Lei è già parte integrante della notte, non devo fare molto per convincerla. Comunque sì, è quello che voglio.”

“Quindi resterò sola.” Spike si blocca per guardarla meglio: la vampira le sembra triste. Va da lei e la abbraccia, vuole farle capire che lui c’è.

“Perché dici questo?”

“Bhe, lei diventerà la tua childe, io a che ti servirò?” Spike le prende il volto e la bacia: assapora il suo sapore, mescolato a quello del sangue dello stupratore e all’odore di Wes, poi si stacca.

“Lei potrà diventare la mia nuova childe, ma tu rimani sempre la mia Sharin. Non ti abbandonerò mai e lo sai.” Lei sorride dolcemente. Per quanto possa piacerle, o amare, Wesley, non potrà mai far a meno di venerare Spike e non solo perché è il suo sire, ma anche perché è un uomo favoloso.

“Io è meglio che vada ora. Vorrei fare un sonnellino prima della caccia.”

“Ma è giorno, non vorrai diventare cenere prima del tempo, vero?” Sharin lo ignora, apre la porta e tutto si spiega.

“Piove, amore. Non ci sono problemi.” E così dicendo sparisce nell’acqua scrosciante.

 

È seduta davanti alla porta dell’ufficio del preside. È stata mandata li per aver picchiato un ragazzo che la stava molestando. Non che a lei interessi, la sua vita comincia di notte, di giorno è un’altra Buffy quella va a scuola. Si alza ed entra, non si siede di fronte a Snyder, lui non l’ha invitata a farlo.

“Signorina Summers, lei è nei guai.” Le dice compiaciuto e lei vorrebbe spaccargli qualcosa, ma si trattiene. “Ha rotto il naso a Peter Parker, che ora è in infermeria spaventato. Che ha da dire?”

Buffy lo guarda sprezzante, lo odia.

“Mi molestava.”

“Ah, la molestava. Vuole mandare all’ospedale tutti i ragazzi che le parlano?”

“Se è necessario perché mi lascino in pace, sì.” Non ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa da quel borioso e inutile uomo. Snayder si alza di scatto smettendo di sorridere.

“Summers, vuole che la espella?”

“Non credo che la decisione dipende da me.”

Si sfidano con gli occhi, è lui a distogliere lo sguardo per primo e Buffy pensa che questa è una vittoria, poi lui prende un foglio dalla scrivania e glielo porge.

“Non è ancora espulsa, però la sospendo per tutta la settimana. Non si faccia vedere qui per i prossimi sette giorni. A lunedì.”

Buffy prende il foglio che le viene dato. Ripete solo quello che le ha detto Snyder. Esce senza nemmeno salutare, va in classe, prende la sua borsa e se ne va, con tutti i suoi compagni che la fissano ridacchiando. A lei non importa della scuola, anzi questa la trova una fortuna, potrà dare il meglio nella ronda notturna.

Piove quel lunedì e lei non ha l’ombrello. Si mette a correre incurante dell’acqua che la inzuppa. Pensa che sono tre notti che non vede Spike e le manca, ma non può ammettere che vuole vederlo o che quel bacio le è entrato dentro. Niente a che vedere con qualsiasi cosa abbia provato prima. ‘Chissà come sarebbe fare l’amore con lui.’ pensa e un flash di loro due nudi nella cripta le passa per la mente, facendola arrossire. Si scrolla quei pensieri e si dirige decisa da Wesley.

Lo trova ovviamente al negozio. Resta sorpresa nel vederlo: barba sfatta, strano, per lui sempre così puntiglioso, vestiti leggermente spiegazzati, niente occhiali e un’aria di vero uomo che non aveva mai avuto prima. È come se fosse cambiato in una notte.

“Ciao Wes.”

“Buffy? Che ci fai qui? Non dovresti essere a scuola?” chiede lui.

“Già dovrei, ma Snyder non è della stessa opinione tua. Ecco…” gli dà il foglio e si siede sul suo sgabello personale. “…firma.”

“Sei stata sospesa? Che diavolo hai combinato?” urla lui.

“Non è colpa mia. Quell’idiota di Parker mi ha rotto le palle: mi ha preso il culo con due mani e lo palpava. Lo lasciavo fare? Ora sono sicuro non ci proverà più.” Wes si sfrega gli occhi arrossati per la mancanza di sonno. Sharin non lo ha fatto dormire molto, non che a lui dispiaccia, è chiaro, ma quella mattina doveva comunque lavorare. Per fortuna che il pomeriggio era turno di chiusura, ne avrebbe approfittato per fare un pisolino.

“Gli hai dato uno schiaffo?”

“No, un pugno, diretto sul naso, solo che la forza della Cacciatrice è un po’ troppa per lui. Pensa se gli mollassi i colpi che do all’ossigenato!”

“L’ossi… ah, Spike. Come va con lui, a proposito? Mantiene la sua promessa.” Lei arrossisce un po’, non ha ancora detto a Wesley del suo bacio.

“Sì. Combattiamo e basta, mi dà consigli veramente utili, mosse che il Consiglio non saprebbe darmi, però…” e adesso come glielo dice?

“Però?” la esorta lui.

“Cisiamobaciati!” dice tutto ad un fiato con Wesley che la guarda sorridendo. “Bhe, non mi dici nulla?” lui sospira.

“Sarebbe come minimo ipocrita che io ti dica qualcosa, visto che ho fatto ben di peggio.”

“Peggio? Wes, non dirmi quello che…” lei lo guarda quasi inorridita. Chi è quel ragazzo?

“Buffy, a parte che qui sono io il maggiorenne, ma tralasciando, lei mi piaceva, è stata una notte spettacolare e poi lei se ne è andata. Evidentemente non sono stato un gran che per lei.” Risponde facendo spallucce. Finge, non aver trovato Sharin gli ha fatto male da morire.

“Forse se ne è andata per questo.” Dice Buffy lanciandogli il giornale. In prima pagina c’è un articolo a lettere giganti sui fatti del parco e del ritrovamento del corpo dell’assassino con la carta d’identità della vittima. I chiodi e la grande quantità di sangue, secondo Buffy è come una firma dei loro due vampiri preferiti.

“Ha ucciso.”

“Come fa ogni notte, Wesley. Ma qui ha anche giustiziato un assassino. Non la impaletterò per questo, quando la vedrò. Al massimo posso ucciderla per averti portato nel mondo oscuro.”

“Non mi ha portato da nessuna parte, Buffy. Sono io che ho scelto di seguirla e ammetto con enorme piacere personale. Un po’ di the?” le chiede porgendole una tazza colma di liquido ambrato.

“No, grazie, non è la mia bevanda preferita.” Si stiracchia un attimo “Siamo andati a prenderci una bella coppia, vero Wes?” chiede Buffy con un sorrisino malizioso stampato in faccia.

“Già, proprio una bella gatta da pelare.”

Ma si sa, le cose non sempre vanno per il verso giusto. In quel momento entra in negozio il postino di Sunnydale.

“Buongiorno, Mister Price, abbiamo posta per lei.”

“Le solite bollette, signor Chattery?” il rubicondo personaggio si fa una grassa risata.

“No, oggi arriva una lettera dalla Madrepatria.” Sventola una busta bianca, anonima, con il timbro di Londra e il francobollo che ritrae sua Maestà la regina Elisabetta. Non un mittente, non un segno di riconoscimento.

“Grazie.” Risponde Wesley guardando curioso la lettera. Chattery se ne va fischiettando e Wes apre la busta. Lentamente legge le parole scritte da una vecchia Olivetti italiana, come quella che si trova nell’ufficio del padre nel palazzo del Consiglio. Ogni riga che passa, il suo volto si corruccia di più, le mani iniziano a tremare e una rabbia cieca prende possesso di tutto il suo essere.

“Wesley, che succede?” Lui non parla, non dice una parola, sa che si metterebbe ad urlare contro Buffy che non c’entra nulla, le passa il foglio. Buffy legge a voce alta.

“Wesley Wyndham-Price, con queste parole Lei viene destituito dal suo ruolo di Osservatore della Cacciatrice, momentaneamente identificata come Elisabeth Anne Summers. L’incapacità di suddetta ragazza ad uccidere il Maestro, vampiro capo di Sunnydale, ci ha fatto capire che Lei non è riuscito ad allenarla nella migliore delle maniere. A giorni arriverà il suo sostituto, a cui Lei darà i resoconti della caccia e delle attività demoniache, fino a quel giorno lei resterà l’Osservatore della Cacciatrice. Quando avverrà il cambio, Lei è richiamato nel Regno Unito. Distinti saluti Roger Wyndham-Price.” Ad ogni parola gli occhi di Buffy si inumidiscono di più, fino a rompere la diga delle palpebre, lasciando una scia umida sulle guance.

“Non possono farti andare via. Io non posso stare senza di te.” Urla Buffy disperata.

“Potrò non essere il tuo Osservatore, ma non andrò via da qui.” È triste, ma su quest’ultima parte sa che non transigerà.

Buffy continua a piangere e incapace di restare chiusa li dentro, prende la borsa e corre fuori, veloce come il vento, completamente incurante della pioggia che cade in maniera ancora più forte rispetto a prima.

Wesley, invece, decide che quello è il momento migliore per chiudere in negozio. Si butta nel retro aprendo una bottiglia di Scotch intatta. La alza per un brindisi solitario.

“Salute, Papà.”

 

Cap. 9


La porta della cripta si apre in maniera violenta, fa così rumore che Spike si sveglia di soprassalto ed è sul letto del piano di sotto. Si mette addosso un paio di jeans e basta, sale le scale e si trova davanti ad un pulcino bagnato che porta il nome di Buffy. Gli sembra di vedere una bambina di dieci anni, i capelli che ricadono a cordicelle, i vestiti che le si incollano al corpo e gli occhi gonfi, arrossati, di sicuro non a causa della pioggia.

“Passerotto, che bella sorpresa. Che ci fai qui?”

Buffy piange, è dal negozio che non riesce smettere, deve però ammettere che vedere Spike a torso nudo è un gran bel spettacolo.

“Io devo uccidere il Maestro, stanotte!” gli urla, lasciando spruzzi d’acqua ovunque.

“Non sei ancora pronta, Raggio di sole. Non ce la farai mai a uccidere il Maestro e tutti i suoi childe da sola. Neppure tu puoi.”

“Non mi frega niente. Meglio morire a questo punto.” Spike si sorprende: è la prima volta che la trova così disperata. Durante i suoi allenamenti lei è determinata, concentrata, disposta a tutto per imparare. Ora, invece, è diverso, lei ha qualcosa di più di una semplice determinazione.

“Che ti è successo?”

Buffy si muove, leggermente a papera, i vestiti e le scarpe bagnate la ingombrano nei movimenti. Non riesce a rispondere a Spike, le parole le si bloccano in gola e si rimette a piangere, quietamente.

“Ok, piccola, facciamo così… ti vado a prendere un asciugamano di sotto, ti tiri via quei vestiti bagnati e ti riscaldi un po’.”

Spike scende e ritorna con un grande asciugamano blu. Buffy è ancora vestita, non si è mossa dalla sua posizione, la porta della cripta aperta lascia entrare la pioggia. Spike la chiude e poi va da lei che fissa un punto indistinto del muro bianco.

“Vuoi che ti aiuti?” lei annuisce piano.

Lui prende a spogliarla. Le tira via la giacca gettandola sul sarcofago, seguita a ruota dal maglioncino e poi dai jeans. È rimasta in biancheria nera, incurante di essere davanti ad un vampiro che la guarda lussurioso, eppure non le importa, sa che lui non le farà nulla. La circonda con l’enorme asciugamano, prendendo a frizionare bene la pelle per asciugarla.

“Ecco fatto, passerotto. Adesso stendiamo questi abiti bagnati e scendiamo giù. Ho una stufetta che si porta dietro Sharin, magari ti aiuta a riscaldarti.”

Scendono nella parte bassa della cripta e lei si siede sul letto sfatto con le lenzuola nere di seta. Spike cerca tra i suoi mille scatoloni fino a quando non tira fuori una stufa da bagno, di quelle portatili.

“Sai, Sharin ama il caldo, specie quando si fa il bagno. Adesso la accendo. Ho dovuto sborsare un sacco di soldi per portare qui la corrente, fruttiamola, ti pare?” Ma lei non dice nulla continua a stare seduta stringendo l’asciugamano a se. Piano piano l’aria calda comincia a girare per la stanza.

“Vogliono mandare via Wesley.” Dice tutto un tratto Buffy e Spike capisce il perché si trova in quello stato.

“Mi spiace, amore.”

“Ma io non lo permetterò. Per questo devo uccidere il Maestro!”

“Ti ho già detto che da sola non ce la farai. Però potrei aiutarti io. Non ho mai sopportato il vecchio.” Il volto di Buffy si riaccende di speranza. “E potrebbe aiutarci anche Sharin.” Al pronunciamento del nome della childe, lei si rabbuia.

“Perché vuoi anche lei? Non bastiamo solo noi due?” Spike sorride compiaciuto.

“Sei gelosa, passerotto?” Lei lo guarda fisso. Era gelosa? Probabilmente lo sono, pensa. L’idea di quella succhiasangue avvinghiata a Spike la fa ribollire di rabbia.

“Sì, lo sono!” Lui si siede accanto a lei, sul letto, e le accarezza il volto.

“Tesoro, se vuoi polverizzare il Maestro avrai bisogno di tutto l’aiuto possibile e per quanto Sharin possa essere snervante e seccante, sa combattere, è molto forte ed è questo che serve a noi. Poi non ti devi preoccupare, avremo la nostra intimità.” Dice lui con voce roca e volutamente seducente e lei rabbrividisce pensando a quello che lui vorrebbe fare insieme. Poi, come colta da una rivelazione, si ricorda che lui l’ha spogliata e che adesso è mezza nuda su un letto con lui. Il passo è breve per arrossire violentemente.

“Mi dici perché sei venuta qui?” chiede Spike gentilmente. Non gli è sfuggito l’imbarazzo della ragazza e ha deciso di farla crollare.

“A parte Wes non ho nessuno in questa maledetta città. Gli unici amici che avevo sono diventati vampiri.” Sospira “Non potevo stare in negozio a piangere davanti a lui, sono dovuta scappare via. La cosa veramente triste è che mi sento a mio agio solo qui, in cimitero.” Esclama lei.

“E io che speravo tu stessi bene qui perché ci sono io.”

“Anche. Con te sto benissimo e già questa è una anomalia, tu sei un vampiro, ma…”

“Ma?” la esorta Spike.

“…ma ho anche paura di te.” Ecco, gli ha detto ciò che prova e lui non sembra particolarmente sorpreso.

“Paura di cosa?”

“Tu mi confondi. Sei un vampiro eppure mi aiuti, a me, che sono la tua naturale nemica. Prima dici di volermi uccidere e poi…mi baci.” Conclude in un soffio.

“È stato un bel bacio, no?” chiede Spike con un sorriso.

“È stato splendido! Ed è anche per questo che ho paura. Io sono la cacciatrice, non posso andare in giro ad innamorarmi di un vampiro!” Adesso sì che lui è sorpreso.

“Sei innamorata di me?”

“No! O sì, ma non importa. Io non posso permettermelo. Eppure sono qui, perché non riesco a smettere di pensare a te, alle tue parole sulla morte e sull’oscurità. Sono attirata da te come una falena alla luce! E questo mi spaventa da morire, perché ho paura che una Cacciatrice sia più vicina ai demoni che combatte, piuttosto che all’umanità che protegge.” Esclama alzandosi.

Spike è sbalordito, non si aspettava una confessione così di slancio.

“Passerotto, è normale che tu voglia capire la tua natura oscura, non c’è nulla di cui preoccuparsi.”

“Invece c’è! Io non posso.” Dice Buffy scandendo ogni parola. Spike si alza e la prende per la vita con fermezza, poi la porta verso di se.

“Il problema, mio oscuro raggio di sole, non è potere, è volere.” Le toglie l’asciugamano facendola rimanere in biancheria. “Tu lo vuoi, amore?”

Buffy sente il torace freddo di Spike su di se e si scioglie piano. Lo vuole? Il suo cuore le urla come un forsennato di buttarsi, ma una piccola parte razionale del suo cervello dice di no, che non deve cedere alle tenebre.

Spike intuisce la sua indecisione e prende ad accarezzarle le braccia per poi scendere sui fianchi. Ondate di brividi percorrono il corpo della ragazza, come può tirarsi indietro proprio adesso? Non è corsa da lui sperando che qualcosa succedesse? Non sono notti che sogna di sentire su di se quelle labbra gelide e quella lingua guizzante nella sua bocca?

“Lo vuoi, Buffy?” le chiede sussurrandole all’orecchio. Lei annega nel suo sguardo e, come un assetato accetta l’acqua, lei accetta l’invito.

“Sì, lo voglio.” E così si perde.

Spike non se lo fa ripetere due volte. Gli ci vuole un niente per toglierle il reggiseno. Fra le dita gli scivolano i capezzoli già induriti dal freddo e prende a torcerglieli. Buffy geme per il piacere e per il dolore che quelle due mani le stanno danno. La stende piano sul letto, accarezzandola dolcemente ovunque riesca ad arrivare. Si è accorto che nonostante la sua voglia, Buffy è intimorita e crede di sapere il perché.

“Cercherò di non farti troppo male, amore.” La rassicura e lei annuisce  piano. Riesce anche a sciogliere la tensione che aveva accumulato.

Le loro labbra si incontrano delicatamente, per poi iniziare una leggera battaglia fra le loro lingue. Buffy capisce che questo è il passo che le cambierà la vita, nulla sarà come prima quando uscirà da quella cripta.

Sente le mani del vampiro scendere verso le cosce: istintivamente si irrigidisce, ma si tranquillizza dopo che lui prende a baciarle i seni. Si sente imbarazzata, lei, non sa bene cosa deve fare, anche perché Spike con la sua bocca e le sue mani, non le permette di capire niente al di fuori del suo piacere. Lui si stacca e Buffy ci resta male, per poi ricredersi un istante dopo, quando sente la lingua ruvida immergersi nella sua intimità, strappandole un grido soffocato. Lei pensa che questo sia il Paradiso, perché nulla può essere così dolce.

Per Spike quello non è il paradiso, ma poco ci manca: il suo sesso sa di pulito ed innocenza e questo li infiamma ancora di più. Si toglie i jeans in velocità per poterla sentire completamente sotto di lui. È meravigliosa, gli occhi chiusi, il volto arrossato e le labbra socchiuse dal piacere. Spike crede che raramente abbia visto spettacolo più dolce, sexy e irresistibile. Non ce la fa più, deve possederla. Le apre ancora un po’ le gambe e posiziona il suo membro duro all’entrata della piccola fessura di lei.

“Questo potrebbe farti male, tesoro.”

“Lo so.” Risponde Buffy a bassa voce. Lui le sorride dolcemente e si immerge in lei. La trova stretta e bagnata, poi rompe la femminile barriera e si ferma per vedere la reazione di lei.

Buffy prova dolore. L’intrusione di Spike le fa lacrimare gli occhi, ma cerca in tutte le maniere di non urlare o gemere e per farlo si morsica il labbro inferiore con forza, tanto da sanguinare. Spike si inebria: quella stilla rossa sulla sua bocca è terribilmente invitante e non vuole perdere questa possibilità. Si avventa su di lei, baciandola con passione. Sente il sangue: forte, potente, eccitante. Il potere della Cacciatrice è intossicante, dentro di lei c’è un oscurità che lo fa esultare. È perfetta per lui e per il suo progetto.

Buffy sente scemare il dolore, anzi, una sorta di profondo piacere sta venendo alla luce, coadiuvato dal languore dovuto alla leggera bevuta di Spike. Si domanda cosa proverebbe con un vero morso. Sta bene ora e si muove leggermente: il suo corpo, inconsciamente, cerca di avere più piacere.

Spike comincia a muoversi a ritmo costante, ormai sa che Buffy non prova più dolore e allora vuole portarla all’estasi. Per farla aderire meglio a se, le passa un braccio dietro la schiena e la tira su, così facendo può accogliere il seno destro nella sua bocca. A questo punto Buffy non resiste e urla: per lei, così inesperta, quella doppia stimolazione è troppo. Il membro di Spike colpisce un punto preciso, che esplode ogni volta che viene toccato e il capezzolo è ormai un fascio nudo di nervi eccitati. Sente qualcosa di potente nascerle nel ventre, qualcosa che neppure quando si tocca da sola nella sua stanza, ha mai provato, ne ha quasi timore.

Poi tutto accade.

L’orgasmo si scatena in lei, percepisce i muscoli vaginali stringersi attorno al pene ancora duro di lui; un grido le si blocca in gola, i seni le bruciano e nella mente il vuoto, solo piacere.

Poco dopo sente qualcosa di freddo colpirla dentro, guarda Spike e capisce che anche lui ha appena goduto.

Spike esce lentamente da lei, rimpiangendolo nell’immediato. Ha trovato la sua collocazione ideale e gli scoccia abbandonarla, ma vuole vedere in che stato si trova lei. Gote arrossate, occhi lucidi, labbra gonfie e capelli in disordine: in breve, stupenda.

La bacia languidamente sul collo e poi sulle guance, aspettando che il respiro di lei si regolarizzi. Nota un piccolo rivolo rosso di sangue fra le gambe: due Cacciatrici uccise, la terza posseduta. Esulta dentro.

“Spike, hai un fazzoletto?” chiede Buffy quando si è ripresa. Si sente bene, non è cambiata così tanto come pensava: ha ancora paura della dipartita di Wesley, di morire per mano del Maestro o di innamorarsi di Spike. Già, niente è cambiato.

“Certo. Aspetta, c’è qualcosa di meglio.”

Le prende una mano per farla alzare. Annusa ancora il suo sangue, ricordando che cosa ha provato a berlo direttamente dalla sua bocca. A piedi nudi camminano vero una piccola tenda, che rivela una doccia.

“Ti sei fatto mettere una doccia dentro ad una cripta?” chiede Buffy sorpresa.

“Mi piace lavarmi ed essere perfetto in tutte le occasioni.” Gira un paio di manopole e uno scroscio d’acqua scende. Quando la temperatura è ok, Spike spinge Buffy sotto il telefono.

“Uhmmm, ci voleva veramente tanto!” dice lei mentre i rivoli d’acqua scendono sulle sue carni. Spike prende in mano un po’ di bagnoschiuma e poi prende a lavarla, mentre lei rabbrividisce. Solo adesso, che sente di nuovo le sua mani sopra di lei, capisce fino in fondo quello che ha fatto e si sente veramente donna. Prende ad osservare il suo vampiro- ‘il mio vampiro? Già a questo punto sono?’- mentre lui insinua la mano fra le cosce per lavarle via i residui di sangue e sperma. È proprio legata alla notte, lo capisce anche lei adesso.

“Mi vuoi mordere?” domanda lei a bruciapelo e lui sorride diabolicamente.

“Oh, sì, ma non oggi. Sai, il tuo sangue è buonissimo, degno di una Grande Cacciatrice, ma voglio berlo quando non saprà così tanto di innocenza. Sei ancora troppo pura.” Lei annuisce.

“Cosa facciamo con il Maestro?” per quanto presa da Spike, ha ancora in mente il suo proposito di salvare Wesley.

“Dopo chiamo Sharin e le chiedo che vuole partecipare. Questa notte andremo a fare un sopralluogo, in modo da studiare qualche abitudine dei childe. E tra due, tre giorni, attaccheremo, magari di giorno, così saranno tutti intontiti. Vedremo…”

“Va bene, mi sembra un buon programma.” Gli mette le mani intorno al collo, insinuando le dita tra i capelli bagnati. “Che ne dici se comincio a togliermi di dosso un po’ di innocenza?” gli chiede e lui alza il sopracciglio sinistro incuriosita. “Chiudi gli occhi.” Gli ordina e lui, esegue, sa che non deve preoccuparsi. Quando sente la lingua di lei che gli accarezza il membro, capisce che Buffy è ormai completamente sua.

 

Sharin osserva la pioggia scrosciante. Ancora ripensa alla notte d’amore con Wesley, perché lo sa, quello che hanno fatto assieme non era sesso, era qualcosa di più. Le piace molto e non solo per la sfida di portarlo dalla sua parte. Sedurlo è stato facile, è un uomo e a loro basta veramente poco, ma farlo innamorare di lei? Questo è più difficile, non lo conosce abbastanza per poter capire se i suoi metodi stanno funzionando.

Lui tornerà da lei? Oppure deciderà di abbandonarla. Non lo sa. Prende dalla dispensa un pacco di biscotti e continua a guardare la pioggia. La città è completamente coperta da una cappa di grigiore, non sembra quasi la California, bensì la sua Italia a novembre. Una piccola fitta di nostalgia per la sua terra la fa immalinconire.

Si riprende immediatamente vedendo apparire tra l’acqua una figura vestita completamente in nero e sorride felice. Suona il campanello e lei apre la porta seducente. Quell’uomo è sempre splendido, in qualsiasi situazione.

“Ciao, Wesley.”

 

Cap. 10

 

“Sei completamente ubriaco.” Constata Sharin guardando Wesley mentre entra caracollante in casa.

“Sì, fatto come non mai! Il bravo Wesley Wyndham-Price si è sbronzato e sta da cani!” risponde lui sguaiato e lei lo guarda critica. Poi Wes si butta sul divano, incapace di stare ancora in piedi.

“Se devi vomitare, puoi dirmelo prima? Sai, odio pulire.” Sharin va in cucina a preparare una moka di caffè forte, gli servirà parecchio. Lo osserva attentamente: ha i vestiti della sera precedente, completamente spiegazzati, la barba lunga e gli occhi arrossati. Immagina che abbia pianto. Quando il caffè è pronto, glielo porta su un vassoio, per aspettare che si raffreddi.

“Allora, tesoro, mi dici che ti è successo per ridurti in questo stato? Non stai dando il meglio di te così.” Wesley tira fuori dalla giacca un foglio.

“Io sono un fallito, vero?” chiede ad una Sharin sorpresa.

“No, perché dovresti esserlo?”

“Tu te ne sei andata via da me, senza neppure dirmi niente. Ti sei divertita e hai capito che non sono bravo a scopare, vero?”

“Non è proprio così, in realtà. È un discorso un po’ più lungo.”

“Non è vero. Io sono un fallito, io non valgo nulla. Né per te, né per gli altri.” Sharin prende quel benedetto foglio dalle sue mani e lo legge. Quando ha finito, fa un sospiro profondo, adesso ha capito tutto.

“Wesley, amore, tu vali cento volte più di questi tizi che non sanno nulla. Avanti, tirati su.”

“Mi vogliono mandare via. E cosa farà Buffy?” chiese con due lacrime che scivolarono giù sulle gote già arrossate dall’alcol.

“Posso sempre mangiare il nuovo Osservatore. Non ho problemi.” Wesley si mette a ridere, nel mezzo della sua tristezza, quella semplice frase lo ha fatto felice.

“È la cosa più dolce che tu mi abbia mai detto.”

Lei fa una smorfia, ma poi sorride. Nel pacchetto vampiro, la dolcezza è relativa. Lei non stava scherzando con la sua offerta, ma forse è meglio lasciarglielo credere.

“Sono un Osservatore pessimo. La mia Cacciatrice è morta una volta, non ha ucciso il Maestro e adesso se la fa con uno dei vampiri più sanguinari del secolo, senza offesa Sharin.”

“Figurati, sono perfettamente consapevole di cosa sono io e di cosa è Spike. Vai avanti.” Lo esorta lei.

“Che c’è da dire, non valgo niente. Leggi questa lettera… si capisce subito.”

Sharin scuote la testa nauseata da quello che ha letto. È incredibile il freddo che traspare da quelle righe, neppure lei, con tanto di demone, ci sarebbe riuscita meglio. Almeno la passione lei ce la metteva.

“Senti, tuo padre è uno stronzo. Guarda qua, una lettera indirizzata al proprio figlio e ti dà del Lei, come se tu non fossi niente.”

“Perché io non sono niente!” urla lui rovesciando il caffè sul tavolino. “Oh, scusa… non volevo, adesso pulisco.” Cerca di alzarsi dal divano, ma un giramento di testa lo fa ripiombare giù.

“Stai tranquillo lì, altrimenti mi distruggi casa.”

“Vedi… non riesco neppure a fare qualche pulizia. Figurati essere un bravo Osservatore.” Sharin pulisce il tavolo imprecando per il tappeto che dovrà portare in tintoria, ma capisce che quella sera ci sono cose più importanti su cui discutere. Raccoglie la pezza per pulire e i pensieri, poi parla schietta.

“Tu sei migliore di loro, di tutti loro. In cent’anni di vita ho visto molti Osservatori e nessuno si può paragonare minimamente a te. Tu combatti, tu… ci metti anima e corpo nel tuo lavoro, passi le notti con lei a fare la ronda. Ma tu pensi che il coglione che prenderà il tuo posto farà lo stesso? No, Wes, perché tu ami Buffy, le vuoi bene, lui no, neppure la conosce. Sei meglio di loro, credimi.” Cerca di consolarlo lei.

Lui la guarda con occhi sbarrati, senza riuscire a credere che quella ragazza che le parla in maniera così dolce, è un demone.

“Dici?”

“Dico! E sai che dico anche? Bere da te deve essere una esperienza favolosa, terribilmente passionale. Tuo padre non capisce un cazzo!”

Gli prepara un secondo caffè, mentre lui si riposa sul divano. Sta tornando leggermente lucido: si ricorda che Buffy è corsa via dal suo negozio, che ha stappato la bottiglia si scotch e che se l’è scolata tutta. Cavoli, il mal di testa era d’obbligo.

“Forse è meglio se io me ne vado a casa.” Dice tutto ad un tratto Wesley.

“In quelle condizioni? È più facile che tu venga preso sotto. Resta qui, il letto è grande e comodo, lo dovresti sapere anche tu. Toh, tieni.” Gli passa la seconda tazzina di caffè e aspetta che beva tutto il fragrante liquido nero. Non vuole che se ne vada, si sente una ragazzina con lui vicino.

“Grazie.”

“E di che?”

“Di tenermi qui anche in questo stato, di avermi ascoltato e… non so, di essere così poco demone!”

Lei ride di gusto.

“Mi vuoi insultare? Guarda che io sono una cattiva bambina. Hai visto che cosa ho fatto ieri notte?” lui si rabbuia un attimo al ricordo di quello che ha combinato. “Non guardarmi così, se lo meritava quel bastardo.”

“Non ne sono così sicuro.” Borbotta lui, mentre un dolore lancinante gli trapana il cervello. Un lampo dorato di furia omicida passa negli occhi di Sharin.

“Non ne sei sicuro? Lo sai che ha fatto? Ha violentato una ragazza di quattordici anni, l’ha picchiata a morte e poi l’ha accoltellata. E solo qui a Sunnydale. Sai, bevendo il sangue di una persona, si vede quello che ha fatto, qualche flash della vita della vittima, e io ho visto… so che ne ha uccise altre, nella stessa maniera. E mi dici che non se lo meritava. Pfiu, ho ucciso per molto meno.”

Lui deglutisce forte e decide che è meglio lasciare perdere quel discorso.

“Posso dormire qui?” le chiede implorante. Tra le poche ore passate a dormire la sera prima e la sbronza, è distrutto. Non ha il fisico per fare delle bravate simili.

“Certo, ma credo che prima un bagno ti farebbe bene, che ne dici?” Chiede Sharin e lui impallidisce. Un bagno? Oh, Dio.

“Eh… non so… non vorrei creare disturbo.” Cerca di svincolare lui elegantemente e lei ride.

“Figurati. Vado a prepararlo, con tanta schiuma!” schizza in bagno e poco dopo Wes sente l’acqua uscire dal rubinetto. Sharin lo prende e lo sorregge come se fosse fatto di carta e lo porta davanti alla vasca. Un forte profumo di fragola regna in quella stanza. Le bolle del bagnoschiuma quasi fuoriescono dalla vasca. Wesley comincia a togliersi le scarpe, ma si ritrova per terra.

“Ahi!” Sharin ride divertita. “Ridi, ridi… sei proprio senz’anima.” Dice lui massaggiandosi un piede.

“Alzati, faccio io.” Risponde lei. Wesley è in piedi sentendosi di nuovo un bambino, quando sua mamma lo preparava per andare a scuola. Sua madre, la sua unica e vera famiglia. Suo padre non lo aveva mai considerato un figlio, solo un futuro Osservatore, lo aveva cresciuto per farlo diventare il migliore membro del Consiglio. Che umiliazione deve essere stato per lui sapere di doverlo licenziare, sapere che si era affezionato alla sua Cacciatrice! Blasfemie per lui, sicuramente. Guarda Sharin che lo spoglia con metodicità: prima le scarpe, poi le calze bagnate dalla pioggia, la cintura e i pantaloni. Si chiede come è possibile sentirsi così bene con lei, nonostante sia una vampira. È come se fosse di nuovo a casa, in una famiglia. E non si sente neppure imbarazzato quando, ormai tutto nudo, lei lo guarda compiaciuta.

“Sei splendido. E sarai ancora meglio quando ti sarà passata la sbronza.”

Wesley entra dentro la vasca leggermente storto, ma riesce a sedersi senza farsi troppo male. L’acqua è calda, ma non bollente, a temperatura giusta. Sente il corpo stendersi piano, con quel profumo inebriante. Chiude gli occhi per assaporare meglio tutte le sensazioni piacevoli che sta provando. Si riscuote solo quando sente che dietro di lui sta entrando anche lei.

“Che fai?”

“Pensi di goderti questo bagno tutto da solo. Ingenuo!” Si siede cingendo il corpo di lui con le gambe, per poi attirarlo a se, in modo che poggi la testa sull’incavo della spalla. “Ti sta passando?”

“Sì. Ora resterà solo la testa pesante, ma mi meritavo di peggio.”

Restano così abbracciati per lunghi minuti, in silenzio, ognuno a pensare a quanto stanno bene avvinghiati così strettamente, nessuno dei due vorrebbe essere in qualsiasi altro posto, se non lì, nell’acqua calda e tra le bolle profumate.

“Sharin, perché fai tutto questo?” chiede Wesley sommessamente, come timoroso di avere una risposta.

“Dire che lo faccio solo per divertirmi, sarebbe una bugia. Non lo so… forse perché sei una persona speciale. A quanti esseri umani credi che io abbia fatto un bagno? Te lo dici io, nessuno. La tua passionalità mi ha preso.”

“Io sarei passionale? Mi sa che sei andata a letto con un altro Wesley.” Fa una smorfia quando lo dice.

“La passione, tesoro mio, è qualcosa di profondo, che nasce da qualcosa di oscuro, quasi di perverso, e tu dentro hai la tua oscurità, perché ogni notte ne vieni avvolto, assieme alla tua Cacciatrice. Tu hai passione per il tuo lavoro, per lei a cui dedichi tutto e ora per me, che sono qui nuda nella vasca. Anche se hai sempre cercato di passare per freddo e controllato, il tuo cuore ribolliva, perché non sei così. È per questo che noi vampiri sappiamo veramente cos’è la passione, perchè se sei inibito dalla società, dalle regole morali e altre cose, non potrai mai lasciarti andare. Io non ho inibizioni, sono del tutto amorale, se fosse per me scoperei davanti ad una folla di decine di persone e la cosa mi ecciterebbe più che darmi fastidio. Tu sei passionale, ma la vera, profonda e devastante passione non sai che cosa è.”

Lui pensa un po’ a quelle parole.

“E come faccio a scoprirlo, allora?” domanda Wes e lei sorride.

“Tesoro mio, dovresti diventare uno di noi. Fare il salto di qualità.”

“Ah.” Le rotelline del cervello di Wesley lavorano alacremente. Una parte di lui vorrebbe veramente conoscere quella passione di cui lei parla, ne ha avuto un breve assaggio la scorsa notte, ma non gli basta, lo sa, però ha paura. Non è pronto.

“Quando lo vorrai, ti basterà chiedermelo. Io non mi tirerò indietro, ma ricordati, io ti porterò nella notte solo se tu lo vorrai. È un salto molto grande, devi volerlo perché è una scelta molto profonda e radicale. Ok?” lui annuisce, poi lei si alza, toglie il tappo e lascia scolare l’acqua ormai raffreddata, poi con il telefono della doccia ripulisce entrambi dai rimasugli di schiuma. Completamente puliti e asciugati escono dal bagno e si dirigono senza esitazione verso il grande letto di Sharin.

“Non lo hai rifatto.” Analizza Wes guardandolo.

“Odio i letti rifatti. Mi sembrano freddi. Con le lenzuola aggrovigliate… è meglio.”

Si distendono uno vicino all’altra, Wes poggia il capo sul seno di lei e la annusa profondamente. La fragola predomina in quel letto e sorride ripensando al bagno di poco prima.

“Sai che era una vita che una donna non mi faceva un bagnetto.” Esclama divertito.

“Bhe, mai dire mai, magari lo rifacciamo.”

“Non mi dispiacerebbe.” Risponde lui, poi, cambiando discorso sbotta. “Odio mio padre. A volte mi chiedo se sia veramente umano.”

Sharin gli accarezza i capelli dolcemente.

“Tuo padre ha votato la sua vita al Consiglio e per farlo doveva per forza dimenticarsi l’esistenza di determinati sentimenti. Geneticamente è umano, ma dentro è vuoto.”

“Quando avevo sette anni ho provato a fare un incantesimo di resurrezione su un piccolo passero che aveva tentato di planare nella mia stanza, sbattendo contro il vetro della finestra chiusa. Mi faceva pena, volevo fare qualcosa per lui.”

Sharin lo fissa stupefatta.

“Tu hai fatto un incantesimo di resurrezione… a sette anni?! Ma…ma… sono difficilissimi da fare. Wow…”

“Già. Non venne un gran che. Il passero era vivo a metà: un’ala si muoveva e l’altra no, poverino. Alla fine lo sopprimemmo, faceva più pena di prima.” Sospira. “Papà mi disse che ero un incapace, perché non avevo avuto successo con l’incantesimo. Non importava che avessi sette anni o che fosse la prima volta che mi cimentavo in quelle cose, importava solo che avessi fallito. Credo che questo mi abbia segnato.” Dice lui critico.

“È per questo che a scuola primeggiavi in tutto?” domanda Sharin, improvvisata psicologa.

“E tu come lo sai?”

“Internet. Oxford ha tutti gli annuali in linea. C’è scritto che tiravi di scherma, scrivevi nel giornale e che eri un secchione.”

“Già, senza contare che a casa studiavo anche per diventare Osservatore. Ero un nerd, vita sociale zero.”

“Povero cucciolo.”

“E ora tutto è finito. La mia carriera di Osservatore è andata in fumo. Non ho più nulla.” Sharin gli lancia un schiaffetto sulla testa.

“Hai me. E Buffy. Non vorrai abbandonarla.” In quel momento il cellulare di Sharin suona. La suoneria è quella di Spike e lei si alza e va a prenderlo in salotto, poi parlottando torna in camera.

“Certo…figurati, sarà un bel piacere. Sai com’è, parenti serpenti… sì…più tardi? Non sono sola… sì, lui… facciamo per le quattro. Va bene, sì, così ho il tempo di andare a mangiare qualcosa. No, Wes no! Cattivo! Ok, a dopo. Un bacio, ciao.” Spegne il telefono e si rimette vicino al suo amante umano.

“Era Spike. Dice che dopo andiamo a fare una ricognizione. Domani o dopodomani, andiamo a caccia. Insieme alla tua Cacciatrice andremo ad uccidere il Maestro, quindi se non mi trovi vicino a te quando ti svegli, sai il perché.” Lui annuisce, la guarda fissa e una domanda prende forma nella sua mente. “Che c’è, Wes?”

“Nulla, mi chiedevo se mi morderai.”

“Adesso intendi?”

“Sì.” Lei sorride maliziosa e scuote la testa.

“No. Ci sono dei momenti ben precisi per mordere, perché ci sono morsi ben precisi. C’è quello per mangiare, che di solito è rapido, brutale e doloroso. Poi c’è quello per generare un childe, profondo e intenso, perché serve per cementare meglio il legame Sire/childe, ma il morso che darei a te… è un morso d’amore, di passione. Questi morsi vengono meglio durante il sesso, perché li rende più eccitanti.”

Wes capisce. Lo morderà solo a tempo debito e questo è un bene per ora. Il sonno sta scivolando piano su di lui, la stanchezza di quella giornata che pareva infinita si è abbattuta come un colpo di accetta.

“Mi racconti una storia?” le chiede mentre si bea delle carezze che gli lascia sul petto.

Sharin, reprimendo un sorriso, inizia a raccontargli la storia di una ragazza catturata dall’oscurità, in una notte di metà maggio in un lurido vicolo di Trieste. Gli racconta piano piano ogni avventura passata con Spike, gli parla di Angelus, di Darla e di Drusilla, per poi dirgli cosa ha provato arrivando a Sunnydale vedendolo per la prima volta con la balestra in mano. Wesley è quasi addormentato quando sente la confessione più intima di Sharin.

“Credo di essermi innamorata di te, Wesley.”

“Anche io.” Borbotta lui in stato di semi incoscienza “ti amo anche io.”

Sharin sorride dolcemente: non è così che si è immaginata la sua prima volta. Nessuno le aveva detto di amarla. Spike non le ha mai fatto mistero che per lui era solo una perversa sorella e che l’amava per quello; Wesley è il primo uomo che le dice di amarla come amante, come donna e perché no, come vampira.

Lo osserva, stupendosi di come si è esposta per lui, in quel modo.

Non ha sonno, è presto per lei, quindi continua a vegliare sul sonno di Wesley fino le tre, quando si alza per andare da Spike. Prima vuole andare a mangiare qualcosa dei bassifondi di Sunnydale. Per poter fare un buon appostamento, deve avere lo stomaco pieno.

Mettendosi le scarpe si sorprende della intimità che ha condiviso con lui, senza essersi dati neppure un bacio. Diavolo, è proprio innamorata.

Dopo questa rivelazione, esce di casa.

 

Cap. 11

 

Buffy si sta riprendendo dall’ennesimo fantastico orgasmo che Spike le ha appena procurato. Ogni volta è meglio, ogni volta si sente meno luminosa, meno pura, come direbbe lui. Sa con assoluta certezza che sta andando incontro alla morte. Deve ammettere che ci sono morti peggiori dell’essere dissanguata dalle fredde e dolci labbra di Spike. Lo guarda: è ovviamente nudo. Prima hanno fatto allenamento e sul torace pallido spiccano ancora nitidi i lividi bluastri. È incredibile, prima si picchiano a sangue e poi fottono come conigli arrapati.

Si alza per bere un po’ d’acqua e vede poggiata sul tavolo la mappa della collina dove si trova la grotta del Maestro. Hanno fatto dei turni di guardia, lei e Wes di giorno sono andati a fare un sopralluogo del territorio, approfittando della sospensione di lei, mentre Spike Sharin, di notte, contavano i childe e segnavano il via vai. Di lì a poco avrebbero agito.

In quel momento sente dei rumori provenire dal piano di sopra. Anche Spike li sente e si sveglia rimanendo piacevolmente colpito dal trovare Buffy nuda. Dalla botola fa capolino la testa di Sharin e Buffy può solo ringraziare il cielo che non ci sia Wes con lei, sarebbe troppo imbarazzante, lo è già così.

Nonostante stiano collaborando da giorni, non si sono mai trovati faccia a faccia dopo la serata al Bronze. Buffy non capisce cosa ci trovano in lei. Non è bella, ammette che ha due occhi molto profondi e grandi, ma a parte quello, niente.

“Ciao scopaioli!” saluta Sharin allegramente.

“Ciao passerotto, che ci fai qui?”

“Ero di passaggio. Ciao cacciatrice.” Buffy sperava di non essere tirata in ballo, ha cercato di coprirsi con la prima cosa a portata di mano, la camicia di Spike.

“Ciao.”

Sharin la osserva attentamente: che abbia appena goduto è chiaro come la luce del sole. Le fa ridere la palese gelosia che luccica nei suoi occhi. Le si avvicina, annusando l’odore di Spike su di lei.

“Sei interessante, Buffy.” Le dice sorridendole maliziosa, mentre la cacciatrice si sorprende. La vampira lancia un’occhiata d’intesa a Spike, che coglie e si alza per andare ad abbracciare Buffy, impedendole di muoversi.

“Che cosa…?”

“Non ti preoccupare, è solo una precauzione per non venire impalettata.” Le dice Sharin, che poi le prende il viso con una mano e la accarezza. Buffy è come ammaliata: sente le mani fredde di Spike cingerle la vita e già questo la eccita, in più le dita della vampira le stanno facendo venire i brividi.

“Sei tutta tesa, Raggio di sole, non devi aver paura, nessuno di noi ti farà del male.” Le sussurra Spike all’orecchio. Sharin sente il corpo della ragazza tranquillizzarsi, così si permette di avvicinarsi a lei. Le iridi di giada la stanno fissando curiose, più che spaventate e lei le sorride dolcemente. Senza aspettare un secondo le copre le labbra con le sue. Buffy è sorpresa e fa per muoversi, ma Spike la blocca. Da pochi giorni non è più vergine e ora già si bacia con una donna. Vorrebbe ribellarsi, la sua morale non le permette di baciarsi con una ragazza, però quando Sharin le infila la lingua in bocca, non può far a meno di risponderle. Quella vampira sa baciare, in più si ritrova con Spike che le sta slacciando la camicia e prendendole i seni in mano, come non gemere? Il bacio continua, sempre più profondo e appassionato. L’erezione di Spike le preme sulle natiche, sente di essere di nuovo bagnata e si deve ricredere su Sharin. Ora capisce perché Wesley e Spike sono così attratti da lei. Quando si staccano, Buffy si sente mancare.

“Non male. Continueremo dopo che Spike ti avrà scopato di più. Non sei ancora pronta per sentire la lingua di una vampira sulla tua intimità quasi virginale.”

“A parte slinguare la Cacciatrice, che sei venuta a fare?” chiede Spike continuando a toccare Buffy allibita. È tra loro e sembrano entrambi incuranti di lei.

“Volevo sapere se siamo pronti per attaccare, ma vedo che voi avete ben altro da fare.” E ride divertita. “Bene, fatemi un fischio quando avete voglia di distruzione.” Se ne va facendo un gesto svolazzante con la mano.

“Ma è pazza?” chiede Buffy.

“No, perché?”

“Mi ha baciato… e toccato!” risponde sconvolta.

“È abbastanza naturale. Cuoricino nero, siamo creature amorali, baciarsi fra uomini e donne non è così strano. Non dirmi che non ti è piaciuto, non ci crederei.” La fissa intensamente e lei cede.

“Mi è piaciuto, ma non me lo aspettavo.”

“Dai, non ci pensare. Adesso aiutami, c’è qui un bel ragazzetto che ha bisogno di un posticino caldo e umido dove stare.” E così dicendo prende le mani di Buffy e le porta sul suo inguine pronto da tempo. “Vuoi occupartene tu?” chiede ammiccando e Buffy sorride. L’idea di Sharin che la bacia è eccitante, è stato splendido, lo deve ammettere a se stessa, ma adesso vuole pensare solo a Spike e al suo fantastico membro. Si distende sul letto aprendo sensualmente le gambe e lo invita ad entrare. Prima di rischiare di morire, vuole provare in massimo piacere e solo lui può darglielo.

 

È l’alba: i nostri eroi hanno deciso di attaccare nel momento in cui i vampiri sono più stanchi dopo i bagordi notturni.

“Ok, noi tre…” inizia Spike includendo Buffy e Sharin, “…andiamo dentro. Tu, Price, resti qui.”

“Non ci penso neppure! Voglio aiutare.” Protesta veemente l’osservatore.

“Wes,è pericoloso.” Continua Buffy, mentre Sharin sorride.

“Sono commosso dal tuo spirito di martirio, ma non abbiamo tempo per farti da badante.”

“So badare a me stesso, tranquillo Spike.” Wes tira fuori la sua fedele balestra e si mette un paletto nella giacca. “Andiamo.”

Spike alza le spalle disinteressato e la piccola comitiva avanza. Il cunicolo è buio e maleodorante.

“Mio Dio che porcile.” Sussurra Buffy mentre cammina. Sotto di lei scricchiolano ossa di esseri umani e piccoli mammiferi.

“Una volta nel 1920 siamo andati a trovarlo a Londra. Aveva il pavimento coperto di topi. Grazie al cielo era già  morta, altrimenti mi sarei presa qualche malattia. Sarà per questo che si è scelto Darla come childe.”

“Chi è Darla.”

“È la loro progenitrice dopo il Maestro. Darla era la sire di Angelus, che vampirizzò Drusilla, che, se non sbaglio, era la Sire di Spike. “snocciola Wes con sicurezza. “Quando il Maestro trovò Darla, lei stava morendo di sifilide.”

“E tu come le sai queste cose?”

“Studiando. Ricordati che sono un Osservatore del Consiglio.”

“E chi se lo dimentica.” Risponde Spike a denti stretti. Quel Price si sta dimostrando un osso duro.

Il tunnel termina e si ritrovano in uno spiazzo molto grande. Ai lati ci sono ancora i corpi martoriati di alcuni umani, ossa e cadaveri sono sparsi un po’ ovunque e un gruppo folto di vampiri si è bloccato a fissarli con astio. Sanno che la bionda è la Cacciatrice.

“Che volete?” ringhia uno. Nessuno risponde, ma Wesley scocca una freccia che centra in pieno il cuore del vampiro, facendolo esplodere in una nube di polvere.

“Credo sia chiaro il motivo della nostra visita.” Dice con forza Buffy, paletto sguainato. Degli applausi risuonano nella grotta. Il Maestro ha fatto la sua apparizione e Buffy non riesce a reprimere un brivido. Il ricordo di quello che le ha fatto è ancora vivido in lei, in fondo morire non è una cosa di tutti i giorni per una ragazza normale.

A fianco a lui, Xander e Willow, ugualmente fasciati di pelle nera.

“Bella entrata d’effetto, Cacciatrice, ma ora che sei qui? E voi due… Spike, Sharin, siete caduti proprio in basso ad allearvi con lei.”

“Nah, io non credo. Con lei potremmo polverizzare quel tuo culo vecchio, nonno.”

“Dovete provarci prima, cuccioli.”

I minion si avventano su di loro furiosi, ma bastano pochi minuti per diventare dei ricordi. Sharin e Spike sono brutali e selvaggi, lei ha anche strappato il cuore ad uno prima di decapitarlo con un pugnale preso in prestito dall’armeria di Buffy, che dal canto suo, sta sprecando il minimo delle energie su quell’ammasso di polvere deambulante. Wesley cerca di avvicinarsi alle razioni di emergenza di cibo appese ai muri, per capire se c’è qualcuno che ha qualche possibilità di sopravvivenza.

“Tutto qui?” chiede Sharin sbadigliando.

Xander e Willow scendono, lui con un salto felino e lei camminando lenta e sensuale,  entrambi con il volto della caccia addosso.

“Bene, mi annoiavo. Ho tanta voglia di giocare con te!” dice Willow facendo un cenno a Sharin.”

“Piccola, sono qui per te.” Le risponde lei.

Willow si avventa canini sguainati, ma Sharin para con estrema facilità: la rossa avrà anche il sangue del Maestro dentro di lei, ma è giovane, ancora non può gestire completamente la sua forza, mentre lei è una centenaria, sa come si combatte.

Intanto Xander si era avvicinato a Spike assalendolo con un pugno, ma lo scontro più importante stava avvenendo tra Buffy ed il Maestro. Lei è salita sul piccolo palco di pietra che sovrasta la grotta con il paletto tenuto saldamente in mano.

“Pensavo volessi giocare con i tuoi amichetti, Cacciatrice.” La prende in giro lui e lei si infuria ancora di più.

“Stanotte non uscirai vivo, o non-morto. Diventerai polvere!” comincia a picchiare duro, la ragazza, ma il Maestro non arretra di un millimetro, incassa, ma ad un ultimo pugno diretto allo stomaco, geme. Buffy è presa da questo, non era mai successo. Si sente veramente forte, gli allenamenti con Spike danno i suoi frutti. Con la coda dell’occhio vede Wes che apre una ad una le catene che legano gli umani.

“Presto. Chi riesce a stare in piedi, aiuti chi fa fatica. Corriamo.” Wes li guida dentro il nero cunicolo, ha una torcia rubata dall’antro e la balestra ben caricata. Fuori c’è il sole, i vampiri non possono seguirli là e questo è un bel vantaggio.

Spike sta picchiando duro Xander: è veramente un pivello, niente a che vedere con uno che se l’è prese a sangue da Angelus. Gli prende la testa con una sola mano e comincia a sbatterlo contro la parete di roccia, una, due, tre volte e avanti. Il sangue ormai imbratta anche la sua mano e Xander sembra un peso morto.

“Hai visto che hai fatto, brutto sfigato? Il mio bellissimo spolverino è tutto sporco del tuo sangue del cazzo. Ti punirò per questo.” E lo fa volare lontano. “Sharin, amore, me lo dai un paletto?” urla alla sua childe e lei glielo lancia, lui lo prende al volo e si avventa su Xander che si sta leggermente riprendendo. Spike lo prende per la giacca di pelle e riprende a picchiarlo sul muro.

“Guardale le nostre donne, non sono bellissime quando combattono?” gli chiede facendo un gesto rivolto a Sharin e Willow che, canini sguainati, se le stavano dando di santa ragione. “Peccato per te che adesso resteranno solo mie e che probabilmente quella rossa scatenata diventerà polvere… come te!” con un gesto secco infilza il cuore di Xander con il paletto e, in una smorfia di dolore, il vampiro ed ex amico della Cacciatrice, scompare in una nube.

“Ecco, oltre al sangue pure la polvere. Dovevo torturalo di più.” Dice accendendosi una sigaretta.

Poco lontano Sharin molla un calcio al ginocchio sinistro di Willow. È tenace e resistente, quella dannata vampira, forse aveva bevuto molto più sangue dal suo Sire, rispetto al tizio polverizzato da Spike.

“Dai, arrenditi e facciamola finita. Sarà più facile farti diventare polvere.” dice Sharin in finto tono conciliante.

“Fottiti! Anche se a sentire l’odore su di te, ti devi essere data da fare con Wesley. Già, bel uomo. Quando facevo le ricerche in biblioteca sognavo sempre di sbattermelo.”

“Ti toccherà continuare a sognare, perché è sicuro che Wes non te lo molla neppure da vampiro.”

“Confidenze tra donne, prima di ucciderti,” fa Willow curiosa “come scopa?” e Sharin ride.

“Sorella, come un Dio.” E le molla un pugno sul naso che la fa sanguinare. Will ringhia e cerca di strapparle i capelli. “Eh, no! Così non mi va bene.” Spike le ripassa il paletto che gli aveva prestato lei poco prima e proprio quando Willow sta troneggiando su di lei, la impaletta, mettendosi a tossire a causa dei rimasugli di lei.

“Bha…polvere di vampira antipatica.” E si spolvera quel che resta di Willow dalla camicia blu che indossa questa sera.

“Sei stata brava.”

“Bhe, ne dubitavi per caso? Mi hai insegnato tutto tu.” Spike la abbraccia per le spalle e si voltano a guardare Buffy poco lontano. “Dobbiamo aiutarla?”

“Non credo sarebbe giusto. È una cosa che vuole fare da sola. Mal che vada poi la vendichiamo. Perché fai quella smorfia?” chiede Spike guardando l’espressione della sua childe.

“Al massimo TU la vendichi. Io non rischio la pelle per una Cacciatrice.”

“E perché sei qui?”

“Per l’Osservatore, ovviamente.”

“Quanto ti piace?”

“Tanto. Spero di portarlo dalla nostra parte.”

Intanto Buffy sta sanguinando da un sopracciglio: la ferita non è grave, ma il sangue che sgorga le dà fastidio. Si asciuga inzuppando la manica della sua maglia, incurante. Anche il Maestro è ferito: è riuscito per un pelo ad evitare il paletto nel cuore, però non quello diretto al fegato e quindi sanguina anche lui, molto più copiosamente di Buffy. Lei fa uscire da una tasca dei pantaloni  una bottiglietta di acqua e si bagna le mani, come per pulirsi, poi si ributta su di lui con un urlo. Le fanno male tutto i muscoli, non ce la fa più, ma deve continuare. Un pugno, un altro e un altro ancora, il Maestro sembra leggermente intontito per quella scarica di botte, poi Buffy gli mette i palmi aperti sul viso che inizia a fumare.

“Ma guarda, acqua santa!” esclama Sharin piacevolmente sorpresa dall’inventiva della ragazza. “Chissà come le è venuto in mente!”

“Gliel’ho detto io di portarsi anche l’acqua.” Risponde Wes. È sporco, scarmigliato e con un occhio nero, ma sembra incolume.

“Che ci fai qui, amore? Dovresti essere fuori al sicuro.” Lo rimprovera amorevolmente Sharin, tanto che Spike la guarda incredulo.

“Volevo vedere se andava tutto bene.”

Le urla del Maestro riportano la loro attenzione sul combattimento che si sta svolgendo poco lontano. Buffy ha infilzato il vecchio con dei chiodi di ferro, di quelli grossi, indovinate gentile omaggio di chi? Il suo volto è una maschera sanguinolenta e la Cacciatrice è stufa di quel gioco. Finalmente prende il paletto.

“Qualcosa da dire ai postumi?” il Mestro geme incoerente. “Pazienza.” Cala il legno e lei si ritrova seduta sul freddo pavimento della grotta.

Il Maestro è morto.

Wesley corre verso di lei e la abbraccia, gli occhi leggermente umidi per la felicità di averla ancora viva accanto a se.

“Sto bene, Wes, sto bene. Lasciami, mi soffochi.” Balbetta lei addosso al suo pullover sporco.

“Oh… oh, scusa. Hai ragione” la lascia sorridendo e poi tira fuori un piccolo barattolo, nel quale inserisce un po’ della polvere del Maestro. “Prova da mandare al Consiglio.”

Si avviano verso il cunicolo per andare fuori accorgendosi solo in quel momento che Sharin e Spike si sono distesi su uno scassato materasso.

“Che fate lì, non venite? È ora di festeggiare!” esclama Buffy felice come una Pasqua.

“Raggio di sole oscuro, fuori è giorno.”

“Già, abbiamo quella fastidiosa all’allergia agli UV che non ci permette una bella camminata nel parco.”

Buffy mette il broncio e Spike si chiede se sa che effetto devastante ha quel gesto su di lui.

“Dormiremo qui, ci vediamo questa notte.” Dice Sharin in piedi davanti a Wes accarezzandogli la barba lunga. “Tesoro, datti una rasata, mi piaci molto in versione sbarbatello.” Lui arrossisce leggermente, ma la bacia con passione.

“Dormirai con lui?”le chiede.

“Sei geloso?”

“Molto.” Lei ride gioiosa.

“E va bene, farò la brava…” dice lei con tono infantile.

“E questo vale anche per te!” le fa eco Buffy rivolto a Spike. Non le va l’idea che quei due abbiano delle effusioni in cui lei non è presente, poi i due umani si avviano verso casa.

“Mi dici Spike dove siamo andati a buttarci? Quei due sono gelosi e gli promettiamo niente sesso tra di noi? Siamo proprio fusi.” Dice lei.

“Come cera di candele.” Risponde poeticamente lui.

“Uh, uh… William si fa vedere.”

“Dillo in giro e ti uccido, Monica.”

“Ok, sto tranquilla. Buonanotte!” e si distendono, addormentandosi poco dopo.

 

Wesley e Buffy camminano tranquilli verso casa dell’Osservatore. Avevano fame e l’unico posto per farsi una colazione era un bar, dove la cameriera li aveva sbattuti fuori visto lo stato in cui erano ridotti. Diamine, era Sunnydale, la Bocca dell’Inferno, dovrebbero averne viste di tutti i colori, un occhio nero e uno zigomo sanguinante non dovrebbero essere così terribili da negare una frittella ed un caffè.

“Certo che questa gente è proprio ingrata! Li salviamo tutte le notti e non mi permettono neppure di fare una colazione decente!” ride Buffy. È felice, ha battuto la sua nemesi, i suoi amici sono definitivamente polvere e quindi non potranno più essere i testimoni del suo fallimento, è innamorata e il suo Osservatore non dovrà più andarsene: si chiede che cosa potrebbe chiedere di più in quel momento. Forse essere a letto con Spike a fare l’amore, oppure a farsi bere da lui. Rabbrividisce dal piacere ricordando i suoi occhi blu come zaffiri e non vede l’ora che arrivi la notte per stare con lui.

“Non sanno che lavoro fai, Buffy. I cittadini di questo posto sono diventati bravissimi a far finta che nulla accada. Sciocchi.” Sono arrivati nella piccola corte davanti a casa di Wes. Mentre lui armeggia con le chiavi, Buffy esclama:

“Non dovrai più andartene, abbiamo battuto il Maestro, il Consiglio non avrà più nulla da ridire!” finisce urlando.

“Non ne sarei così sicuro.” La voce alle loro spalle e fredda e arriva come una pistolettata. Cacciatrice ed Osservatore si girano lentamente, Wesley sa già che cosa sta succedendo.

“Buongiorno, padre.”

 

Cap. 12

 

“Sei venuto qui per assicurarti che torni in Inghilterra?” chiede Wesley.

Buffy osserva quell’uomo davanti a loro: non è alto, cinquantenne tendente ai sessanta, barba rada, labbra serrate in una smorfia di disprezzo. Gli occhi gelidi la stanno fissando.

“Anche, ma non solo per questo.” Risponde pacato Price senior. “Entriamo.”

Il terzetto si ritrova nel soggiorno pulito di Wesley, che si appresta a preparare il the.

“Wes può rimanere, vero? Insomma, abbiamo sconfitto il Maestro, missione compiuta.” Rompe il silenzio Buffy.

“Avete ucciso il Maestro?”

“Sì. Ecco quello che rimane di lui.” risponde Wes porgendo il vasetto con le polveri a suo padre.

“Meglio tardi che mai, ma questo non cambia lo stato delle cose. Wesley è sollevato dal suo incarico come osservatore. Tornerà in Inghilterra a cercare di lavare la vergogna che ha portato nella nostra famiglia.”

“Quale vergogna? Wesley è un Osservatore favoloso!” scatta Buffy cercando di difendere il suo amico.

“Stai calma, Buffy. Vedi, mio padre non capisce la parola affetto e l’idea che io e te ci vogliamo bene è un obbrobrio.” Risponde pacato Wes.

“Modera il linguaggio, figliolo. Comunque questi non sono più  affari che ti riguardano. Vorrei che mi lasciassi solo con la Cacciatrice.”

“Perché?” chiedono in coro gli altri due.

“Perché sono io il nuovo Osservatore. Qualcuno doveva pur fare qualcosa per riabilitare il nostro nome.”

“Tu? Ecco perché sei qui! E io che credevo di essere il vero motivo.” Ride amaramente Wes.

“Lasciaci soli, Wesley.” Ordina il padre.

Rimasti soli, Roger Wyndham-Price e Buffy si scrutano.

“Io non voglio un nuovo Osservatore. Mi piace Wesley.” Sbotta alla fine Buffy, incapace di resistere a quel silenzio.

“Cacciatrice, l’osservatore non deve piacere, deve solo allenare e questo io farò. Fino ad adesso le cose sono state lasciate andare, ma questa situazione finirà.”

“Io mi chiamo Buffy, ho un nome e lo preferisco a Cacciatrice. Così mi chiamano solo i vampiri.”

“Veramente il tuo nome è Elisabeth e se dovrò usarne uno, sarà questo.” Buffy è allibita. È dello stesso sangue di Wes, eppure sembra sbarcato da un altro pianeta. “Io per te sarò il Signor Wyndham-Price e non mi chiamerai in altre maniere. Esigo rispetto dalla mia Cacciatrice.”

“Si metta in testa che io non sono sua.”

“Sarà tutto da vedere. Domani ti voglio nel retro del negozio di Wesley alle otto, cominciamo gli allenamenti.”

“Ma lei è pazzo! Ho appena ucciso il Maestro, ho almeno tre costole rotte e voglio riposare!” Buffy è furibonda: lo conosce da meno di un’ora e già lo vorrebbe strozzare.

“Cacciatrice, il riposo non ti serve. Abbiamo molte cose da fare ed inizieremo da domani.”

“No, da lunedì.” Si impunta lei. “Alle quattro.”

“Otto, lunedì mattina.” Cede Roger.

“Forse si dimentica di un particolare: io vado a scuola di mattina.” Dice Buffy sillabando ogni parola, come se stesse parlando ad un bambino particolarmente tardo.

“A te non serve la scuola. Sei la Cacciatrice, l’unica cosa che devi conoscere è come combattere.”

“Ma Wes dice che…” lui la interrompe.

“Non c’è più Wesley, è me che devi ascoltare. Lui con te ha sbagliato ogni cosa, io devo rimediare.”

“È tutto da vedere, Price.” Risponde sprezzante Buffy che esce dall’appartamento sbattendo la porta così forte,  che una crepa si allarga un po’ di più. Il vecchio Price fa una smorfia: quella ragazzina non gli piace, fa troppe cose di testa sua.

“Io non torno a Londra.” La voce di Wesley lo risveglia dai suoi pensieri.

“Certo che ci tornerai, qui sei inutile, come sempre del resto.” Dice Roger furioso. “Dovevi solo occuparti di lei, non mettere su una famiglia felice!” tuona.

“L’ho trovata disperata in un ospedale psichiatrico perché la credevano pazza a parlare di demoni e vampiri, che dovevo fare? Trattarla come se fosse una macchina?”

“Dovevi trattarla come una Cacciatrice. Mandarla a scuola…” fa un gesto di stizza “Grazie a te siamo diventati lo zimbello di tutto il Consiglio.”

“Ti interessa più del tuo nome che della salute mentale di una ragazza di quattordici anni. Ha bisogno di andare a scuola, quando sarà grande un titolo di studio la aiuterà.”

“Lei è solo una Cacciatrice. Cambierà a breve, lo sai che non durano!”

“Sembra che tu stia parlando del cartone di latte che c’è nel mio frigo. È un essere umano, non un demone.” Conclude esasperato Wesley.

Il padre lo fissa, quasi con disprezzo. Questo sentimentalismo non gli aggrada.

“Tu non sei portato a fare l’Osservatore, è stato uno sbaglio portarti nel Consiglio.” Sibila  al figlio.

“Non è stata una mia idea, sei tu che volevi che io facessi il tuo lavoro. Mi sono limitato a seguire la tua strada e mi sembra di ricordare che tu fossi abbastanza fiero di me.”

“Lo ero, adesso le cose sono cambiate.” Prende una busta del tutto simile a quella che è stata recapitata a Wesley qualche giorno prima e gliela porge. “Questo è il biglietto per tornare a casa.”

Wes lo fissa, ma non lo prende. Lui non ha intenzione di andarsene, deve rimanere a Sunnydale per aiutare la sua Buffy.

“Allora non hai capito niente. Io non torno a Londra! Ficcatelo bene in testa. Sono il tutore legale di Buffy, dove vado io viene lei. Sarò stato licenziato dal ruolo di Osservatore, ma legalmente lei è ancora sotto la mia tutela. E, se anche non lo fosse, non sei più tu a darmi ordini” dice prendendo la giacca. “Quando tornerò a casa, fai in modo di non esserci, non ti voglio qui.” Dice Wesley uscendo. Ha bisogno di andare al negozio, così magari riuscirà a svagarsi almeno un po’.

 

È lunedì. Buffy è finalmente tornata a scuola: tutti i suoi compagni si chiedono come mai è coperta di graffi e lividi, ma nessuno glielo va a chiedere. Ha passato il week-end chiusa in cripta con Spike, allenandosi e facendo l’amore appena uno di due si avventava sull’altro. Non andrà dal vecchio Price, non ne ha bisogno. In fondo è lei la Cacciatrice, se lui ha qualcosa da ridire un suo pugno lo zittirà immediatamente. Sa che è probabile che così facendo si metterà contro il Consiglio, ma non le importa, è colpa loro e della loro fissazione di mandare via Wesley, che, dal canto suo, non ha abbandonato né il negozio né Buffy. Non ha visto Sharin per tutto il fine settimana, cercando nei suoi libri il modo giusto per mandare via il padre, purtroppo senza esito alcuno. I documenti che Roger ha portato dalla vecchia Europa sono perfettamente legali, lui è licenziato e nulla può far fare marcia indietro.

Ora non ce la fa più: è tutto il giorno piegato nel retro del negozio a leggere, si sente uno straccio, la barba sfatta e gli occhi gonfi, deve assolutamente stare con lei, o perderà la ragione e non vuole. Chiude tutto, serranda compresa e corre verso l’attico di Sharin, inconsapevole di come il giorno che verrà cambierà completamente le cose.

 

“Mio padre è il nuovo Osservatore di Buffy!”

“Buongiorno anche a te, Wesley.” Risponde sarcastica Sharin chiudendo la porta del suo appartamento. Le pare che il suo amante sia più trasandato del solito.

“È incredibile, è arrivato qui e vuole soppiantarmi, non solo come Osservatore, ma anche in libreria!” sembra un leone in gabbia, si muove per il soggiorno senza curarsi di nulla. “E ha voluto che gli lasciassi la casa!” urla infine, per poi sprofondare sul divano. Sharin gli si avvicina sensualmente… dopo la loro prima notte assieme non lo ha più assaggiato e vuole rimediare. Sale sul divano anche lei e scavalcandolo con una gamba, lo sovrasta e gli si siede in grembo. Lui sospira, in fondo aveva agognato quel contatto per giorni.

“Sei molto teso, amore, dovresti rilassarti un po’!” miagola lei stendendosi su di lui

“È facile da dirsi, ma non sei tu quella a cui è cambiata la vita in due giorni. Io lo odio!” dice con rabbia Wesley. Sharin capisce che lui ha un estremo bisogno di sfogarsi. Prende a leccarlo piano, sul collo, ipnotizzata dal battito accelerato di lui.

“Sharin…” sospira lui, completamente preso dai dolci tocchi della vampira. Non riesce a fare a meno di accarezzarle la schiena infilando una mano sotto la maglietta.

Sharin segue la linea del mento, indugiando sul pomo d’Adamo, provocando in lui una scarica di brividi d’eccitazione.

“Stai meglio ora?” gli chiede con voce roca e la risposta è un mugolio soffocato. Sharin sorride rinfrancato dall’assenso di lui e si fionda sulle sue labbra semi aperte. Questa volta lei non vuole essere dolce, vuole essere sua il prima possibile. Sente che lui è pronto almeno quanto lei e non ci mette molto a liberarlo dai vestiti, in quel momento, inutili.

“Ti voglio, Wes, ora!” ordina lei perentoria e lui si prepara, con molta gioia, a provare un enorme piacere.

 

Cap. 13

 

Sono distesi tra le lenzuola spiegazzate. Sharin sta dormendo, appoggiata al petto di Wesley, che fissa il soffitto pensieroso, accarezzandole i capelli.

È combattuto: vorrebbe restare con lei per sempre, però sa che lui invecchierebbe, mentre lei rimarrebbe giovane per l’eternità. E poi non può dimenticare il suo lavoro: non è più un osservatore, ma un sacco di ragazze potrebbero aver bisogno di lui, dopo Buffy. Qualcuno deve poter voler bene alle future Cacciatrici, altrimenti il Consiglio le corromperà tutte. Capisce che non può rimanere lì. Con  delicatezza si scioglie dall’abbraccio della vampira e si mette a cercare i suoi vestiti.

“Ma dove diavolo sono le mie mutande?” mormora.

“Cerchi queste, tesoro?” la voce di Sharin lo fa sobbalzare, credeva stesse dormendo. Lei ha in mano i suoi boxer.

“Ehm… sì.”

“E a che cosa ti servirebbero? Io ti trovo perfetto così come sei, cioè nudo.”

“Credo di dover andare a casa.”

Lei lo fissa, l’espressione ferma. Capisce dallo sguardo vergognoso di lui, che non voleva dirle nulla e sente chiaramente il suo cuore rompersi.

“Scusa, Sharin.”

“Perché non vuoi stare con me? Pensavo di piacerti.” Non c’è accusa nella sua voce e Wes si sente immediatamente un verme.

“Ed è vero, tu mi piaci molto, ma la nostra diversità ci divide inesorabilmente. Tu sei l’oscurità, io la luce.”

Sharin si muove nel letto, non vuole rendergli la vita facile. Apre leggermente le gambe facendo intravedere la leggera peluria castana. L’effetto è quello voluto: Wesley si sta eccitando.

“Tu vivi nell’oscurità come me. Sei un Osservatore, la tua pupilla è tenebra allo stato puro. La vita assieme non sarebbe tanto diversa.”

“Certo che lo sarebbe! Diventare un vampiro cambierebbe un po’ le cose, ti pare?”

“Quindi è questa la tua paura.” Dice Sharin più a se stessa che a lui. Ci pensa un po’ rigirando in mano l’indumento intimo del suo amante. “Se vuoi io posso stare con te lo stesso. Ti ho già detto che non ti porterò nel mio mondo se tu non lo vorrai, ma permettimi di stare con te.” Dice seria. Wesley rimane interdetto, poi scuote la testa.

“Non è possibile, sarebbe come sminuire la tua natura e io non posso chiederti di farlo.”

“Infatti non me lo chiedi tu, te lo offro io.”

Wesley prende a vestirsi, senza i boxer che Sharin tiene saldamente in mano. Lei lo guarda senza proferire parola, sente come se un buco doloroso le si stesse aprendo in mezzo al petto. Ha trovato l’uomo perfetto, canini assenti a parte, e lui la sta abbandonando. Anche lui non sta bene e si sente di dover dirle qualcosa.

“Non pensare che me ne vado perché non ti voglio o perché tu non mi piaci. Io sono innamorato di te, so già che non troverò mai una donna che riuscirà a portarmi al limite come fai tu, ma non posso rimanere. Non ho la forza per stare con te, mi sentirei in colpa per farti cambiare vita. Sono debole e generalmente inutile, non posso restare con te. “ sta per andarsene, quando Sharin lo blocca.

“Io resterò in città ancora un po’ di giorni, se cambiassi idea, sai dove trovarmi.”

Lui annuisce guardandola, forse per l’ultima volta, negli occhi e ne sente già la mancanza. “Ti amo, Wesley.”

Quando lui è uscito, Sharin si sente un po’ più morta. Intorno a lei c’è ancora il profumo del suo dopobarba mescolato a quello dell’ammorbidente da bravo ragazzo che usa. Si alza e cammina verso il soggiorno: sente che gli occhi le pizzicano e si domanda se è possibile che lei pianga. In cent’anni non ha mai versato una lacrima, neppure quando Darla e Drusilla morirono tra le fiamme. No, lei non può piangere, dice a se stessa. Si avvicina alla finestra e spalanca violentemente le tende. Una parte di lei spera di vedere per l’ultima volta il sole, ma il suo istinto di demone l’ha portato sul lato nord della stanza, impedendole, di fatto, la combustione.

Vede il mondo fatto di luce che va avanti, innocente ed incosciente di quello che succede la notte. E lei? Che posto ha lei in quel mondo? Guardando una coppia che amoreggia sotto un grande platano, Sharin prende una decisione.

 

La sera è scesa in fretta, il freddo vento del nord punge il volto dei visitatori del cimitero, lasciato incautamente aperto.

Ci sono due creature a cui il freddo esterno non interessa, hanno la pelle di alabastro, lunga memoria ed una bellezza eterna.

“Ti prepari per uscire, amore?” chiede Sharin al suo sire.

Spike è a petto nudo con solo un paio di jeans neri addosso.

“Sì e per la prima volta non sa cosa mettere.” Sharin ride.

“Spike, hai solo vestiti neri, non c’è molta scelta.”

“Fai poco la spiritosa. Stanotte farò diventare Buffy  una di noi e voglio essere al meglio.”

“Quando hai vampirizzato me eri vestito come un proletario qualsiasi di bassa lega, per giunta. Mi sento discriminata.” Lo prende in giro la sua childe.

“E dai che non è vero. Comunque ciò non toglie che non posso andare fuori così, senza vestiti!” sbotta lanciando lontani l’ennesima t-shirt nera.

“Sapevo che sarebbe andata  così, tu non hai il minimo senso estetico!” Sharin scende dal letto e tira fuori dalla borsa un pacchetto con un bel fiocco rosso. “Tieni, questo è per te.”

“Per me? E quale è motivo?”

“Perché ci deve essere un motivo se voglio farti un regalo? Prendilo e basta.” Spike non è del tutto convinto dalla spiegazione di Sharin, ma sta zitto e scarta il pacco. Si ritrova in mano una bella camicia blu elettrico, colore che lui sa, lei ama moltissimo e che gli ricordano il colore dei suoi occhi.

“Metti una maglietta nera e sopra quella lì, vedrai che farai un figurone con la tua bella.”

Spike accetta il suggerimento e si veste veloce. Non è ancora l’ora per andare da Buffy, ma vuole essere pronto il prima possibile.

“Adesso mi dici il perché di questa camicia?”

“È un regalo di addio.”

Nella cripta cala il silenzio. Spike è rimasto senza parole e Sharin sorride di questo, di solito il suo sire non perde occasione di parlare a ruota libera.

“Perché?” è l’unica cosa che riesce a formulare Spike nel suo cervello. Lei sospira, anche se non le serve a nulla, solo a fare scena.

“Secondo tua ammissione oggi creerai una seconda childe e questa non sarà come le altre che abbiamo creato e poi abbandonato. Questa sarà la tua vera childe, la tua donna.” Dice lei con voce calma e pacata.

“Anche tu sei una mia creatura, la prima e la migliore. Non voglio che tu te ne vada.” Ribatte lui con forza.

“Lo sai bene anche tu che Buffy è gelosa. Tu sei innamorato di lei e lei di te, io non troverei spazio fra voi. I giochino si possono fare qualche volta, ma sono sicura che lei non vorrebbe dividerti troppo con me. E poi, diciamoci la verità, è ora che mi faccio una vita mia, non posso sempre dipendere da te.”

“Tutte cazzate!” sbotta lui prendendola per le spalle. Gli occhi azzurri stanno lampando di raggi dorati, è furioso.

“Mi vuoi ordinare di stare con te? Vuoi veramente usare il nostro legame per tenermi qui?” gli domanda lei con un sorriso triste.

“No, voglio che tu resti qui perché tu lo vuoi.”

“Io non lo voglio, me ne andrò da Sunnydale e ci ritroveremo un qualche giorno e ci divertiremo. Ho una delusione da smaltire e non posso farlo con voi due che fate i piccioncini innamorati.”

“Wesley ha detto no alla tua proposta di morte?” lei annuisce senza rispondere. “Mi spiace, passerotto.” Lei fa spallucce, fintamente disinteressata.

“Pazienza, lui ha fatto la sua scelta e non sono io. Gli ho sempre detto che avrebbe avuto lui l’ultima parola su di noi e non rimangio la mia promessa.” È sicura, eppure Spike sente sotto le sue mani, la fragilità della sua childe. Hanno vissuto assieme molto anni e lei non si è mai mostrata a lui e per lui, in questo stato.

“Vado a dirgli quattro a quel coglione di Osservatore! Nessuno può far soffrire la mia Sharin e pensare di farla franca.” Lei sbuffa.

“Lascia stare, ti ho già detto che non importa. Adesso promettimi di divertirti come si deve e di creare la migliore childe del mondo.”

“Oh, lo farò di sicuro. C’è niente che posso fare per te?” chiede sperando di farle cambiare idea nel frattempo.

“Una cosa sola… mi abbracci?” chiede lei sperando di ricevere un minimo di conforto dalle braccia del suo primo vero uomo. Lui non dice nulla, ma le si avvicina e la circonda con le braccia, stringendola a se con forza. Vuole farle sentire per l’ultima volta tutto l’affetto che prova per lei. Sharin, con il volto immerso nel suo petto, annusa a grandi respiri l’odore di Spike, per poterlo ricordare meglio quando sarà sola nei lunghi giorni avvenire. Si ricorda di ogni momento passato con lui, da quando lo conobbe ancora umana per i vicoli di Trieste, fino alla decisione di andare ad uccidere la terza Cacciatrice di stanza a Sunnydale. Forse seguirlo è stato un errore…

“Ora vado, ho ancora un po’ di cose da fare prima di muovermi.” Dice infine lei, sciogliendosi da quel abbraccio. Non vuole dargli l’impressione di essere una sentimentale, anche se un pezzettino del suo cuore morto lo è. “Ci vedremo presto, Spike, non ti preoccupare.”

Apre la porta della cripta, facendo entrare l’odore della notte all’interno.

“Dove andrai ora, Sharin?” chiede Spike.

“Ho ancora una piccola faccenda da sbrigare, dopo sarò libera.” Risponde lei, poi si volta per guardarlo un’ultima volta sorridendo maliziosa “Scommetto che la porterai a vedere come mangi. Ho ragione, vero?” e poi se ne va, senza attendere risposta. Le è sempre piaciuto avere l’ultima parola su una discussione.

“Sì, hai sempre ragione…” mormora lui sospirando.

 

Buffy è in una terribile situazione: deve uscire di lì a qualche ora con Spike e non sa cosa indossare! Un colpo terribile per l’ex reginetta della Emery School di Los Angeles. In più, ecco in arrivo il classico imprevisto. Suona il campanello e lei si precipita alla porta lanciando un’occhiataccia al suo ospite parcheggiato in cucina.

“Sharin!” Urla sorpresa. La vampira la guarda perplessa: è vero che non si sono mai viste da sole, ma non credeva di fare quell’effetto devastante.

“Sì, è proprio il mio nome, non occorre che lo urli in questa maniera.”

“Ehm, scusa, non mi aspettavo la tua visita. Che ci fai qui?” chiede un po’ nervosa.

“Devo parlarti. Posso entrare?”

“Oh sì!” risponde Buffy facendosi di lato per lasciarla passare. Capisce il suo errore solo dopo aver visto lei alzare il sopracciglio esasperata. “Ah sì, entra.” La magica barriera si dissolve e la vampira entra tranquilla, pulendosi le suole sul tappetino. Si ritrovano nel soggiorno che è in uno stato da cataclisma: è pieno di vestiti di tutti i tipi e scarpe sparse sopra e sotto i mobili.

“Avete lo stesso problema, siete proprio fatti l’uno per l’altra.” Scherza Sharin davanti a quel disastro. Buffy avvampa: non è mai stata una amante dell’ordine, ma questo è troppo anche per lei.

“Scusa, ma devo uscire con Spike e non ho idea di cosa mettermi.”

Sharin passa in rassegna tutti i vestiti che vede ammonticchiati sul divano e poi le porge una gonna nera, lunga, di un bel tessuto elastico e morbido allo stesso tempo.

“Questa, un paio di autoreggenti sotto.”

“Autoreggenti?”

“Sì, lo fanno impazzire, se poi eviti gli slip è ancora meglio. Ama avere libero accesso in qualsiasi posto vi troviate, è più perverso, potrebbe prenderti ovunque. Non che un pezzettino striminzito di stoffa lo fermerebbe, sia ben chiaro.”

Buffy la guarda scandalizzata: lei di quei discorsi non ne parla mai. Lo ha fatto mille volte con Spike in tutte le posizioni da lei conosciute, ma parlarne… la invidia per quella schiettezza.

“Scusa se te lo chiedo, ma sei venuta solo per darmi consigli sui vestiti?” domanda curiosa.

“Ovviamente no, ma già che ci sono do una mano. Voglio che il mio sire sia felice.” Sharin annusa l’aria attorno a se: sotto il prepotente profumo di vaniglia di lei, si sente leggero quello di Wesley. In fondo è normale, lui era il suo osservatore, chissà quante volte sarà stato lì dentro. Prova un crampo leggero allo stomaco ricordandolo, ma poi si riprende.

“Come va con Price Senior?”

“Non ci ho fatto neppure un allenamento, tanto che cosa può farmi? Sono io quella con il potere, in più stasera voglio fare il grande salto e se tutto va bene quello me lo mangerò presto.” Ridacchia seguita da Sharin.

“Ben fatto, sei proprio una cattiva ragazza!”

“Lo hanno voluto loro, se mi lasciavano Wesley forse le cose sarebbero diverse, ma ora senza di lui sarei sola e quindi non c’è niente che mi trattiene qui. Posso seguire Spike nella notte. Lo amo sai.” Dice sfidandola a contraddirla, ma Sharin non lo fa, anzi.

“Lo so, sarebbe difficile non innamorarsene. Mi raccomando, prenditi cura di lui al posto mio.” Dice lei tutto in un colpo. Inutile girarci attorno. Buffy è sbalordita.

“Scusa? E tu?” chiede lei.

“Io me ne vado presto. Andrò in Europa, penso, vi lascio vivere la vostra non-vita da sposini.” Risponde ridendo.

“E Wesley?” Sharin smette di ridere.

“Lui resterà qui.”

“Non vuole stare con te?” domanda allibita Buffy.

“No, ha deciso di restare nella luce e non vuole neppure che io resti con lui lasciandolo umano.”

“Gliene dirò quattro!” dice risoluta la cacciatrice.

“Uff…” sbuffa Sharin “…perché tutti volete parlargli? Non c’è nulla da dire, io gli ho fatto una proposta e lui ha rifiutato, fine della storia. Ha fatto una scelta e se quella scelta non sono io, non posso far altro che accettarla e andare avanti.”

“Ma… no… non puoi lasciare andare così la vostra storia. Tu non lo ami?” Sharin la fissa, occhi negli occhi e Buffy riesce a leggerci dentro solo dolore.

“Più di ogni cosa al mondo, ma non voglio impormi a lui, non sarebbe giusto. Non potrò mai dimenticare Wesley, anche quando lui sarà morto, perché nessuno mi è entrato dentro in questo modo.” Termina infine la vampira scrutando l’oscurità fuori dalla finestra. “Comunque non è di Wesley che volevo parlarti, bensì di Spike. Stagli vicino quando si ubriaca. Non capita spesso, è piuttosto tollerante all’alcool, ma quando si avvicina l’anniversario della morte di Dru diventa un ubriacone di prima categoria. Preparagli molto caffè, gli fa bene quelle volte. E poi aiutalo con i vestiti, digli che il nero totale è superato da un po’.”

Prende di nuovo a frugare tra la montagna di vestiti e fa un sorriso quando trova una cosa perfetta per far sbarellare Spike: è una canottiera bianca, che si lega al collo, lasciando la schiena scoperta. Con la gonna nera è praticamente perfetta.

“Stai attenta al sole, d’ora in poi.” Le dice prima di uscire dalla porta.

Buffy osserva per un attimo l’uscio vuoto, poi torna in cucina.

“Sei un idiota!” urla.

Wesley non può che darle ragione. Sospira e fa cadere le braccia lungo i fianchi, sconsolato.

“Tu sei un idiota!” ripete Buffy “Te la lasci scappare così?”

“Non puoi capire.” Cerca di difendersi lui, ma lei fa un gesto veloce di stizza per zittirlo.

“Capisco benissimo. Io all’inizio avevo gli stessi dubbi: seguire o no Spike?”

“E hai deciso?” chiede spaventato lui.

“Sì!” può una sola sillaba contenere orgoglio, determinazione e amore? Buffy ci è riuscita perfettamente. Guarda Wesley e nota la sua tristezza dipinta sul volto. “Non essere triste, Wes, io non lo sono. Ho fatto una scelta, quella di seguire la notte con l’uomo che amo, ora come ora non potrei volere di più. La vita da Cacciatrice mi ha dato solo solitudine, sono stufa! Voglio poter amare senza freni e limiti e Spike è l’unico che me lo può far fare. Ormai non mi è rimasto nessuno vicino, rimanevo aggrappata a te perché ti voglio bene, ma tu prima o poi dovrai andartene per farti una vita tua e io resterei qui con quel cazzone di tuo padre, senza offesa.”

“Tranquilla, ho pensato di peggio. “Risponde lui con un sorriso.

Buffy si veste e si rimira allo specchio: sì, può andare. Esce e si fa vedere da Wesley.

“Tadaà! Che ti sembra? Mi vorrà?” chiede con apprensione.

“Se non ti vuole è uno scemo o un cieco.”

“Grazie!” poi Buffy prende a rigirare la piccola poquette tra le mani. “Wesley…ma tu, ami Sharin?”

Cala il silenzio, spesso e teso. Wesley capisce che è arrivato il momento di fare chiarezza nella confusione che i suoi sentimenti stanno creando. Poi, titubante, risponde.

“Io penso di essermi innamorato di lei la prima volta che mi ha baciato, al Bronze. Mi sono completamente perso in  lei, non faccio che pensare ad altro, ma tra noi non può funzionare.” Dice con fermezza.

“Perché no?”

“Buffy! Lei è una vampira, io un umano, non possiamo vivere assieme.”

“Vi separa solo la dieta, cosa facilmente superabile, se fai anche tu il grande salto come me.”

“Il fatto è che io non voglio diventare un vampiro, la mia umanità mi va più che bene. E così come vanno ora le cose è sbagliato.”

“Perché? Tu sei felice con lei e lei lo è con te! Non vedo dove la storia è uno sbaglio.”

“Chiederle di dimenticare la sua natura, chiederle di fingere di essere qualcosa che non è, non va bene. Non posso farle questo.”

“Glielo hai chiesto? Magari lo farebbe.”

“È stata lei a propormelo.” Buffy rimane a bocca aperta sconvolta. Una rabbia sorda si impossessa di lei.

“Ma allora sei più stupido di quanto credessi! Una vampira… no ripeto, una Vampira si è offerta per amore di stare vicino a te, quante volte pensi possa succedere? Lei ti ama, questo lo dimostra e se tu non fossi così cieco lo capiresti anche tu.”

“Ma…” balbetta lui.

“Ma niente! Sei un vigliacco, hai solo paura di trovarti in una situazione che non conosci e per questo nemmeno ci provi, avrai rimpianti per tutta la vita. Dove la trovi una come Sharin? Da nessuna parte, lo sai anche tu.”

Wesley ci pensa. Buffy ha ragione, lo sa anche lui, ha paura di innamorarsi così tanto del buio da volerne far parte, eppure ora, seduto nel soggiorno della ragazza, tra una montagna di vestiti, capisce che la sola idea di non rivedere Sharin per un solo giorno la fa stare male. E quindi che può fare?

“Adesso tu alzi le tue inglesi chiappe e vai da lei, pregandola in ginocchio di poter tornare con lei.”

Wes si alza e si mette la giacca, poi guarda la sua ex pupilla e sorride.

“Sei dovuta crescere così in fretta Buffy, per te avrei voluto una vita più normale.” La abbraccia, capendo che quello è un addio. “Non ti rivedrò più, vero?” le chiede a bassa voce.

“Credo di no. Farò promettere Spike prima che mi vampirizzi, di non portarmi da te. Cercherò di non mangiarti.”

“Grazie, sei molto gentile.” Ridacchia lui, poi torno serio. “Sei la miglior cacciatrice che abbia mai conosciuto, mi mancherai piccola principessa.” Buffy si commuove a sentir riesumare il nomignolo che lui le aveva affibbiato quando andò a prenderla all’ospedale psichiatrico.

“Mi mancherai anche tu Wesley. Sei l’osservatore migliore che una ragazza possa avere. Non dar retta a quello che ti dicono gli altri. Credi in te stesso, che è la cosa migliore tu possa fare.”

“Ok, vado… e che Dio me la mandi buona.” Esclama Wes. “in groppa al riccio per tutto, Buffy.”

“Indossando le mutande di ghisa.” Risponde lei ingoiando una lacrima. È decisa a non piangere, in fondo quella è la sua notte. Indossa un paio di stivali neri con il tacco che la slanciano e decreta che è pronta per lui. fa una smorfia vedendo come ha ridotto il soggiorno, ma non è quello il momento di pensarci. Il campanello ha appena suonato. Apre la porta emozionata come una bambina alla Vigilia di Natale.

“Buonasera, Raggio di sole.”

 

Cap. 14

 

Lui è lì, bello come il sole. No, no, niente sole, lui è tenebra pura. Ha variato l’abbigliamento, indossa una camicia blu elettrico che esalta ancora di più il suo splendido pallore. Qualsiasi dubbio possa avere sulla sua ‘conversione’, si dissipa appena lo vede sorridere con quell’espressione maliziosa e terribilmente sexy.

“Ciao bel vampiro, come stai?”

“Affamato e non solo di te, amore. Posso entrare?”

“Ehm… meglio di no. È un casino il salotto.” Cerca di difendersi Buffy.

“Allora andiamo!”

Le porge un braccio, che lei prende senza esitare. È la prima volta che un uomo è così galante con lei.

“Dove mi porti?”

“Pensavo potesse piacerti una passeggiata romantica al chiaro di luna.”

“Mi piace solo perché ci sei tu, Spike.”

Camminano mano nella mano per le strade quasi deserte: sono ben pochi i pazzi disposti a rischiare sulla Bocca dell’Inferno. Superano le zone bene, attraversando, mentre chiacchierano ininterrottamente, il cimitero dimora di Spike.

“Da quando il Maestro è morto, la mia attività di Cacciatrice è quasi superflua.” Dice Buffy mentre controlla una tomba recente.

“Certo che non riesci a toglierti il lavoro dalla mente. Sei instancabile.” Lei si alza e ride.

“Hai ragione, ma è più forte di me, sono attirata, è come se qualcosa mi obbligasse a passare qui la notte.”

“È l’oscurità che è dentro di te. Ti fa sentire viva, vero?”

“Già!” lo abbraccia di slancio e cerca le labbra fredde del vampiro per potergli stampare un caldo bacio: lingue duellano, come spade che si danno stoccate mortali e le mani vagano sui corpi in modo da stampare nella memoria ogni più piccolo particolare.

“Amore, sei quasi perfetta.” Dice Spike al termine del bacio.

“Quasi?” domanda Buffy leggermente offesa.

“Sarai perfetta sa vampira.” Un brivido le percorre la schiena. “Vieni piccola, ho ancora una cosa da farti vedere.”

Si avviano verso l’uscita abbracciati come una normale coppia di fidanzati. Arrivano nella zona più popolata la notte, il quartiere del Bronze. In fondo è l’unico locale aperto la sera e quindi tutti i nottambuli si affollano là.

“Guarda che io conosco il Bronze.” Dice Buffy indicando l’insegna.

“Non è questo che ti mostro. Io ti aspetterò là, nel vicolo. Voglio che tu faccia una cosa per me.”

“Che cosa?” chiede Buffy incuriosita ed eccitata.

“Cerca un ragazzo che ti sta sulle palle e conquistalo, poi portalo qui.” Lei gli lancia un’occhiata curiosa, ma non protesta gli ordini.

Il locale è affollato, riesce a riconoscere parecchi dei suoi compagni di scuola. Incurante delle occhiate cariche di lussuria che le vengono lanciate dai ragazzi attorno a lei, si butta in pista ed inizia a ballare sensualmente, facendo in modo di attirare l’attenzione di più uomini possibile. Vede che anche Spike la guarda e spera che capisca che lei sta ballando per lui. Poi nota che tra gli arrapati c’è anche Parker, quel cretino che l’ha fatta sospendere. A quanto pare ha trovato la sua preda. Si muove verso di lui ammiccando.

“Ciao Parker.”

“Ehm… ciao Summers. Mica vorrai prendermi di nuovo a pugni?”

‘Magari!’ pensa lei, che invece sorride “No, anzi, volevo scusarmi per quello che ti ho fatto. Sai ci ho pensato molto in questa settimana e ho capito che devo farmi perdonare.” Gli dice con fare da gatta. Negli occhi del ragazzo passa un lampo di eccitazione, forse la sua serata non è proprio da buttare.

“E come vorresti farti perdonare, ricorda che mi hai fatto parecchio male.” La provoca lui.

“Oh, non ti preoccupare.” Dice lei strusciandosi sul suo corpo caldo. “Scommetti che se mi segui fuori non te ne pentirai?” cerca con lo sguardo Spike, ma vede che è scomparso. Prende la mano di Parker ed escono nel freddo della notte.

“Ehi, ma non potevamo restare dentro, si stava meglio al caldo.” Dice il ragazzo, ma Buffy ride.

“Che uomo sei? Mica è così tremendo… dai, vieni qui.” Lo attira nella parte più buia del vicolo e Parker, credendo che la ragazza ci stia, si avventa su di lei, cercando di spogliarla, ma in quel momento arriva proprio Spike.

“Uhm… ragazzacci, che fate? Non sapete che è peccato?” chiede beffardo.

“Che diavolo vuoi tu? Vattene a trovarne un’altra.” Sbraita Parker infastidito dall’intrusione di Spike.

“Abbassa le ali polletto. Sono venuto a vedere che non vi mettiate nei guai. Signorina, mi meraviglio di lei.” Buffy gli regge il gioco e abbassa pudicamente il volto mettendosi le mani in grembo.

“Ha ragione.” Mormora. “Sono stata cattiva.”

Parker la guarda sbigottito: quella specie di suorina pudica è la stessa ragazza che l’ha sedotto e che una settimana prima l’ha mandata all’ospedale? La sospensione deve essere stata un trauma per lei.

“Sì, Raggio di sole, sei stata proprio una bimba cattiva e sai che cosa si fa alle bambine cattive? Si puniscono.” chiede Spike con sguardo diabolico. Buffy sente un fiotto bollente fermarsi sugli striminziti slip: ha appena immaginato una serie di punizioni da fare nuda con lui.

“Senti biondo, levati dalle palle! Stavamo facendo una cosetta io e la Summers. Sloggia!” urla Parker, ma Spike vira il volto in quello della caccia e ringhia.

“Dicevi ragazzino?” Parker si volta verso Buffy, ma lei non sembra spaventata, anzi! Sembra più…eccitata?

“Ok, ho capito, te la lascio se vuoi, in fondo non mi interessa molto.” Balbetta Parker.

“Non è che mi devi dare il permesso, anzi… io me la prendo da sola… e prendo anche te.” Gli dice afferrandolo per il collo e sbattendolo contro il muro sporco. Il ragazzo, preso dal terrore, comincia a piangere. Buffy è un po’ indecisa: il suo animo di Cacciatrice sta urlando per farla reagire, ma poi che dovrebbe fare? Impalettare Spike? Figuriamoci! A guardarlo mentre spaventa Parker lei si eccita… ama Spike nella sua completezza,  demone incluso. In realtà non le interessa quello che lui vuole fare di quel verme di Parker, quindi attende.

“La tua punizione, passerotto, è guardarmi.” Dice Spike rivolto alla ragazza.

“Pensavo peggio.” Risponde lei ridendo.

Parker è attanagliato dalla paura, cerca di svincolarsi dalla presa del vampiro, ma con nessun risultato valido, tranne quello di serrare maggiormente la presa.

“Dì addio al mondo, piccolo.” Dice Spike duramente, poi gli inclina il collo e lo morde. Buffy sussulta a quell’assalto, ma non si muove, anzi, si sorprende di essere affascinata, è come vedere un grosso felino cacciare in TV. Spike, dal canto suo, beve Parker tranquillo: sa che la Cacciatrice non muoverà un muscolo contro di lui.

Il sangue del ragazzo sgorga furiosamente nella bocca del vampiro: è saturo di paura e Spike ne è quasi inebriato.

Buffy è estasiata addirittura: in quei due anni ha sempre ucciso i vampiri ed è sempre rimasta disgustata quelle poche volte che ha visto qualcuno di loro mangiare, ma ora è tutta un’altra faccenda. Può essere che l’affetto che prova per Spike la ottenebri fino a quel punto? Inconsciamente si lecca le labbra affamata. Vorrebbe partecipare a quello spuntino, ma sa che non è attrezzata… immagina come deve essere bere il sangue caldo di un uomo e si ritrova ad ansimare eccitata.

“Noto che lo spettacolo ti è piaciuto!” esclama Spike lasciando cadere il corpo di Parker sull’asfalto freddo. Lei annuisce piano, constatando che vedere il sue ex compagno di scuola riverso per strada non le fa né caldo, né freddo.

“Baciami!” gli ordina e lui sorridendo esegue con molta gioia.

È un bacio famelico, Buffy anela scoprire ogni più piccolo anfratto della bocca di Spike, in modo da assaggiare il sangue rimasto. È intossicante anche per lei, possibile che ci sia un demone dentro di lei, da farle apprezzare quel liquido vermiglio? Deve ammettere con se stessa che quella è una possibilità piuttosto probabile, visto la sua forza e la sua ricerca ossessiva della notte. Spike lo sapeva prima di venire da lei, sicuramente.

“Vieni, amore, andiamo a fare due salti…” le dice Spike avviandosi verso la rumorosa entrata del Bronze. Lei lancia un’ultima occhiata a Parker e sorridendo segue il suo amante.

Le luci sono fisse sulla pista, qualche coppia si sta dando al ballo, ma non sembrano molto convinti di quello che fanno. Buffy lo prende per mano e lo porta a ballare con se. Si muove sensualmente, ogni tanto alza la gonna con le mani e usa Spike come se fosse un palo da lap-dance. Lui la prende piuttosto bene: non è un amante del ballo, lo fa poche volte, preferisce di gran lunga guardare Sharin che lo fa, però questa sera vuole dare a Buffy l’ultimo barlume di normalità, prima di farla sprofondare nelle tenebre. Lei lo accarezza lasciandogli qualche bacio sul mento, per poi risalire sulle guance, finendo , finalmente, sulle sue labbra. Ama quando lo bacia: la passione che traspare da quell’essere è travolgente e non riesce a capire come fa a non perdersi ogni volta. Deve ringraziare il cielo per avere quel piccolo angolo di cervello sempre collegato, altrimenti sverrebbe ad ogni bacio.

“Che cosa hai provato prima?” chiede Spike durante un lento.

“Prima quando?”

“Quando ho mangiato il tuo amichetto.” Buffy lo osserva un po’ curiosa… non si aspettava quella domanda.

“Non lo so.” Risponde candidamente “Una parte di me voleva impalettarti, penso la Cacciatrice. Non tollerava di guardarti uccidere un innocente. Eppure, lo trovavo uno spettacolo così eccitante. Tu sei eccitante anche con la maschera del demone addosso e io volevo assaporare ogni istante di quel morso. Non provavo nulla per Parker, anzi… ne godevo appieno.”

Spike sembra decisamente compiaciuto di quella risposta.

“Complimenti, passerotto! Parole degne di una vampira perfetta.” E lei sorride contenta.

“Speravo di averlo fatto! Che ti ha detto Sharin la prima volta.”

“Perché vuoi saperlo? Non cambia lo stato delle cose.”

“Sono curiosa.”

“Oh bhe, basta che poi non ti stai a lamentare o a dire qualcosa! L’avevo conosciuta una notte...ovvio. Ci siamo scontrati in una strada, lei usciva da una casa di una partoriente e profumava di sangue fresco. Per i miei sensi era una manna! Un paio di notti dopo l’ho vampirizzata, mangiando davanti a lei il parroco che l’aveva cresciuta e per buon conto violentata quando era diventata una donna. Le è piaciuto, mi ha detto, e che voleva farlo anche lei. Così è stato.”

“Ti fai sempre vedere mentre mangi?”

“Dai miei childe? Solo quelli speciali e quindi sei la seconda.”

Sorridono complici, poi lui guarda in alto e trova il posto perfetto per stare con lei. Senza dirle nulla la fa salire sulla scale, arrivando su un piccolo balconcino con dei divani. Ci sono già delle coppiette appartate a sfogare i loro ormoni, ma Spike ringhia poco cortesemente e quelli scappano di fretta… mica sono scemi, vogliono poter vedere il sole l’indomani.

“Sei un prepotente.” Dice Buffy ridacchiando.

“Lo so, ricorda che io sono un bel Big bad… quello che voglio prendo!”

“E vuoi me?” gli chiede civettuola. Lui la guarda con la lingua tra i denti e lo sguardo diabolico.

“Certo, altrimenti perché saremmo qui?”

La spinge sul cordolo del balcone, che dà direttamente sulla pista da ballo. Appena sotto di loro c’è una serie di lampade, che fanno in modo di mascherare le persone che stanno al di sopra. In pratica i due amanti sono invisibili ai più. La bacia con passione, strattonando con forza il piccolo top bianco per prenderle in mano i seni. Non ha messo il reggiseno e quindi ci arriva subito. Stuzzica immediatamente i due capezzoli già ritti e li torce facendola gemere.

“Spike… non… non puoi qui. Ci vedranno…” tenta di dire lei, ma lui la zittisce baciandola di nuovo.

“No, sono ciechi… e anche se ci vedessero potrebbero solo imparare qualcosa. Dai…” la fa girare, in modo da poter guardare entrambi verso il basso. Buffy chiude gli occhi in estasi, quando lui le alza piano la gonna e le accarezza le cosce. Si sente completamente bagnata e lo vuole sentire dentro di se immediatamente. Muove il bacino dando un messaggio di chiaro invito ad entrare.

“Non chiudere gli occhi e guardali… non è eccitante farlo qui.” Leccandole il collo facendola fremere.

“Spike… se ci vedono?” gemette lei.

“No, qui siamo nell’oscurità… non possono vederci.” Apprezza molto la scelta delle autoreggenti che gli lasciano libero accesso alle parti intime che raggiunge in velocità. Ringhia eccitatati al contatto con il minuscolo perizoma di seta che porta lei e senza troppi complimenti lo straccia.

“Ti prego…” lo incita lei senza pudore alcuno.

“Guardali, completamente ignari di tutto quello che c’è dietro la loro piatta e noiosa vita. Per te non sarà così, amore, tu ti godrai ogni dannata notte che sorgerà sul mondo.” Si apre i jeans in velocità, già pronto a darle quello che lei anelava dall’inizio della serata. La prende con facilità, inclinandola leggermente, per facilitare l’entrata in lei del suo membro. Buffy ansima forte, quella situazione è decisamente intrigante… il rischio di essere beccati la infiamma ancora di più. Spike è completamente catturato dal suono del suo cuore impazzito. Vede le vene del collo pulsare frenetiche e si lecca i canini al pensiero che a breve berrà da lei.

Intanto Buffy si sta completamente perdendo, il controllo che una volta aveva sulle sue emozioni, sono partite via, perse nel buio del Bronze, su quel balcone che la porterà direttamente all’Inferno. Il familiare senso di piacere le si sta formando nel ventre e i suoi ansimi diventano irregolari.

“Spike… sto per venire.” Gli geme nell’orecchio e per la prima volta lo vede trasformarsi così vicino a lei. Due globi dorati di passione la guardano attendendo un piccolo gesto, un segnale che è pronta e lei glielo dà: inclina leggermente il collo e Spike la morde. Entra in lei lentamente, quasi con dolcezza. Le provoca un leggerissimo fastidio, come se le facessero due punture all’ospedale, ma poi sente un languore crescerle anche lì, qualcosa di totalmente nuovo e sconosciuto. I due piaceri si fondono in uno solo e Buffy viene con un grido strozzato, le pare impossibile provare qualcosa di così intenso e a man mano che il sangue scorre nella bocca del vampiro, si abbandona a lui, sentendosi svuotata da ogni energia.

Dal canto suo, Spike, si sta assaporando l’orgasmo della Cacciatrice sia grazie ai muscoli vaginali che si serrano sul suo membro che con il sangue insaporito dal piacere. È proprio per quel motivo che l’ha portata in quel locale per vampirizzarla: voleva che ogni traccia di purezza fosse scomparsa in lei e che la bevuta avvenisse nel momento in cui lei veniva. Il sangue entra impetuoso in lui, con il suo sapore di donna forte e piena di potere, eppure così fragile come solo una ragazzina di diciassette anni può essere. Ha un sapore particolare, metallico, sì, grazie al ferro dell’emoglobina, ma anche con una punta di vaniglia e a lui piace. Viene in lei, poi la fa distendere su un piccolo divanetto: ancora pochi minuti e lei morirà per la mancanza di sangue, deve agire in fretta.

“Sei sicuro di volerlo, amore?” le chiede in ultima. Buffy raccoglie le poche forze rimaste e gli sussurra.

“Portami nell’oscurità, con te.”

Spike si taglia la vena di un polso e gliela porge. Inizialmente Buffy è come nauseata di quel liquido che le entra in bocca, ma dopo aver inghiottito qualche sorso di liquido vermiglio, comincia a succhiare violentemente. Il sangue tiepido sa di Spike, lei lo capisce immediatamente, e dentro di se esulta, finalmente è sua anche con il sangue. Diventerà la childe migliore che lui abbia creato e non lo lascerà mai. Quando Spike si stacca, lei scivola nel dolce sonno della non-morte. L’indomani sarebbe diventata una vampira.

Spike la guarda con sguardo amorevole: è impossibile, lo sa, ma la ragazza le sembra già più pallida. Si sistema un attimo la camicia, che ormai è tutta spiegazzata, decide che anche i pantaloni meritino una chiusura e poi prende Buffy in braccio. Non possono sicuramente rimanere lì tutto il giorno in attesa che lei possa camminare di nuovo sulle sue gambe. Alla porta viene bloccato dal buttafuori che guarda preoccupato la ragazza.

“Nessun problema, amico. Ha bevuto un goccio del mio drink, ma non è molto tollerante all’alcool. Una bella dormita, un mal di testa con i fiocchi e sarà come nuova.” Il tipo annuisce tranquillizzato e Spike se la porta amorevolmente nella cripta.

 

Cap. 15                            

 

Wesley corre per mezza città: ha cercato Sharin nel suo attico, ma senza risultati. È andato al Bronze, intravedendo Buffy e Spike che ballavano, ma non si è fermato, ha fatto un salto nel quartiere malfamato, scovando un cadavere dissanguato di fresco.

“Dove diavolo può essere?” sbotta alla fine. Si ferma sotto un lampione a riflettere: dove può ritirarsi una vampira? In un cimitero, ma lei gli ha anche detto che polvere e ragnatele non le piacciono. ‘Pensa, Wesley…ricordati chi è lei!” poi, come se avesse avuto una illuminazione, si gira e prende a correre verso la piccola spiaggia di Sunnydale. E lì, la trova.

È seduta a pochi metri dall’acqua, raggomitolata con le ginocchia al petto e la testa inclinata in avanti come se piangesse. A Wes viene un groppo al cuore.

“Come mi hai trovato?” la voce di Sharin arriva calma e senza esitazione.

“Come fai a sapere…” inizia lui.

“Il tuo odore è inconfondibile per me, anche se mescolato a tanti altri. Non hai ancora risposto, comunque.” Si alza spolverandosi i pantaloni dalla sabbia fine e poi lo guarda. ‘Dio, quanto è bello.’ Pensa. È ansante per la corsa appena fatta, gli occhiali poggiati storti sul naso, i capelli arruffati e gli occhi lucidi: insomma, da violenza.

“Mi sono ricordato che mi avevi detto di amare il mare e che quando vuoi pensare vai lì, ho tentato e ho avuto fortuna.” Lei sorride: è vero, glielo ha detto mentre gli accarezzava il petto a letto.

“E ora che sei qui, vuoi dirmi qualcosa?” domanda Sharin con una strana calma che non le appartiene appieno.

“Sì, devo parlarti.” Dice Wes con sicurezza e le si avvicina. Cerca di capire cosa passa per la testa a Sharin, ma non legge niente, quasi quasi gli si insinua il dubbio che lei possa mangiarlo.

“Spara.”

Wesley prende un respiro profondo, quello che le dirà ora gli cambierà la vita di sicuro.

“Io ti amo, Sharin.” Wow, più facile del previsto.

“Anche io ti amo, ma questo lo sapevamo già, mi pare.” Lo sta mettendo volutamente in difficoltà, una piccola vendetta.

“È vero, ma era una premessa che andava fatta.” Sharin aggrotta la fronte in attesa e lui approfitta del suo silenzio per continuare. “La mia vita è sempre stata votata al Consiglio, ho vissuto fra Osservatori da quando avevo cinque anni. Era la mia luce, non c’era niente al di fuori di questo. Essere l’osservatore di Buffy è stata la consacrazione. Poi sei arrivata tu, che sei il contrario di tutto quello che volevo per me. Il mio ideale di donna era un mix fra Grace Kelly e Audrey Hepburn e tu, sinceramente, non incarni quel genere di persona. Eppure…” respira profondamente “…non riesco a stare senza di te. L’idea di non guardarti negli occhi mai più, mi uccide.”

Sharin è sorpresa: sperava in quella dichiarazione, ma non credeva arrivasse così presto.

“Cambia qualcosa tra noi, questo?” domanda sempre lei.

“Sì, cambia eccome. Io ho paura del tuo buio, perché potrebbe catturarmi, ma ho anche il timore di non poterti più avere vicino a me.” Si ferma un attimo a raccogliere meglio i pensieri, si umetta le labbra e poi gliela diede. “So che è egoista come richiesta, ma… vuoi stare con me?” la guarda fissa negli occhi, ritrovandosi veramente innamorato di quella vampira.

“Che cosa implica stare con te?”

“Implica che tu non te ne vai, che se vuoi vengo a vivere con te, che cambierò ritmo di vita, non lo so, ma non voglio vivere senza di te al mio fianco.”

Sharin gli prende il volto con una mano e l’accarezza con un dito.

“Ne sei sicuro, Wes?”

“Come mai in vita mia. Però voglio che tu sia consapevole che io non voglio abbandonare del tutto il mio ruolo di Osservatore.”

“E come pensi di fare? Il Consiglio ti ha già voltato le spalle, mi sembra.”

“È vero, ma le future Cacciatrici avranno bisogno di una spalla, quando tutti la tratteranno come se fosse un niente. Io devo farlo, voglio che un minimo di luce ci sia, nelle loro tenebre.”

Sharin lo bacia: la passione che lui ci ha messo nel proteggere la sua professione l’ha infiammata. Non le frega nulla del resto, lei lo vuole. E se Wesley vuole rincorrere ragazzine sperdute per aiutarle, lei lo avrebbe seguito.

“Ok, stiamo assieme.” Gli dice staccandosi un secondo dalle sue labbra. Wes raggiante la prende per la vita e la alza, prendendo a girare in tondo. Entrambi si mettono a ridere e a Sharin sembra di essere tornata ragazzina. Wes crolla sulla sabbia per la fatica e Sharin si accoccola su di lui ascoltando ipnotizzata il suo cuore che batte furiosamente.

“Penso che mai si vedrà coppia più strana di noi. Un Osservatore e una vampira!”

“Chi se ne frega, il mondo può crepare, l’importante è che tu sia con me!” risponde lei.

“Cosa che non sarà più possibile, grazie al cielo.”

La voce fredda e dura taglia la notte, arrivando dritta alle orecchie e ai cuori dei due amanti, ancora teneramente abbracciati sulla sabbia.

“Chi cazzo rompe?” chiede Sharin non proprio con grazia.

“Chi vuoi che sia? L’unica persona che arriva sempre nei momenti meno appropriati. Che vuoi papà?” chiede con ira Wes. Si alzano insieme ed eccolo lì, Roger Windham-Price in tutta la sua altera figura.

“Dio che vergogna…mio figlio con una lurida vampira.” Sharin ringhia all’insulto.

“Modera il linguaggio, se ce l’hai con me, lascia perdere lei.”

“La proteggi pure? Mi fai schifo!” urla.

“Che novità! Non mi hai mai accettato per quello che sono, cosa cambia ora?”

“Mi sembra ovvio, non ha mai fatto niente che mi rendesse fiero di te, solo fallimenti uno dietro l’altro, per culminare con un rapporto carnale con quell’essere. Sarai definitivamente buttato fuori dal Consiglio e non sarai più un Windham-Price.”

Wes sbianca…diseredato. Poi guarda Sharin arrabbiata vicino a se e capisce che non è un prezzo troppo alto da pagare per stare con lei.

“Ti verrà tolto tutto e non sarai più nessuno.”

“Non mi interessa Roger. Puoi togliermi quello che vuoi, ma avrò sempre lei ed è questo che importa.” Dice convinto Wesley.

“Non per molto.” Roger fa uscire come per magia una balestra e punta una freccia al cuore di Sharin che si inquieta un attimo.

“Non hai il fegato di combattere con me, vero?” ringhia lei.

“Non mi piace il rischio.” Quando sta per scoccare il dardo, Wes si frappone fra i due. “Togliti di lì, figliolo.”

“No, Roger, non ci penso neppure.”

“Lo sai, non esiterò ad ucciderti, se questo servirà a ripulire il mondo da questa feccia demoniaca.”

“Oh, io ti credo. Sono stato cresciuto da te, dopo tutto. Mi hai preso di tutto, Buffy, il Consiglio, la casa, ma lei no!” e non si schioda, nonostante lei cerchi di mandarlo via.

“È pericoloso, Wesley.” Ma così facendo si espone alla balestra di Roger, che scocca la freccia. La scena è come se fosse fatta al rallentatore: Sharin si blocca, vedendo il suo amante proteggerlo col corpo. Ora, dove doveva esserci il cuore della vampira, è piazzato il fegato del ragazzo. L’odore del sangue impregna subito l’aria. Sharin lo prende prima che cada a terra, poi vira il volto in quello della caccia e fa per avventarsi su Price senior, che intanto ha preso un paletto.

“Hai fatto il tuo più grande errore, vecchio!” gli urla.

Mentre si alza, la mano di Wes la ferma, trattenendola per un piede. Lei torna con il volto umano e si inginocchia vicino a lui e Roger capisce che forse è meglio se se ne và. Lei è stata bloccata da suo figlio, ma non esiterà ad attaccarlo ed in un combattimento corpo a corpo, lui avrebbe la peggio.

“Che c’è?” gli domanda con gli occhi annebbiati dalle lacrime.

“Non lasciarmi… ti prego.” Sussurra lui, sul maglione la macchia rossa si allarga di un po’.

“Facciamo che chiamo un’ambulanza, ok?”

“No… portami con te.”

“Wesley, stai morendo, se non mi lasci non potremmo mai stare assieme.”

“Non hai capito un tubo.” Risponde lui con lucidità. “Io sì. Devi portarmi con te, solo così potrò conoscere la vera passione.” E Sharin capisce.

“Sei sicuro, non si torna indietro.”

“Fallo.” Così, sulla sabbia, Sharin alza il maglione. La freccia fa in modo che il sangue non esca copioso, ma ora deve toglierla. Non gli dice nulla, per non spaventarlo, poi l’estrae. Wes urla e lei si fionda a bere dalla sua ferita. Lui si sente improvvisamente meglio: sa che sta per morire, ma questa è una sua scelta, non di suo padre, ed è una scelta dettata dall’amore che prova per lei.

Il sangue denso e dolce entra nella gola di Sharin a grandi sorsi e lei capisce che, anche se lui sarà il suo childe, in qualche modo subirà il suo fascino e dipenderà da lui. Si stacca e lo guarda. Wes ha gli occhi appannati dalla morte, ma le sorride.

“Grazie.” Le dice piano.

“È un piacere. E ora bevi, amore.” Si taglia l’esile polso con la punta della freccia appena tolta da lui e glielo porge alla bocca. Lui non tenta neppure si scostarsi, anzi si attacca a lei come se fosse una fonte nel deserto. Sharin vede l’estesi solo sentendolo bere. Quando lui ha finito, lo bacia teneramente.

“Adesso dormi. Quando ti sveglierai io sarò lì vicino a te, promesso.” Wesley si addormenta dolcemente e lei lo carica sulle spalle per portarlo a casa.

 

Sharin ha passato la giornata a guardare Wesley dormire. Ha fatto giusto un salto nei bassifondi per trovare qualcuno da mangiare e poi ha fatto un po’ di shopping per lui. Ora è lì, disteso con lui nel suo letto. La pelle ha perso quasi completamente il normale colore rosato, assumendo quello avorio tipico dei vampiri. Lo ha spogliato del tutto, quindi può scrutare il suo corpo fino in fondo. Gli accarezza il petto coperto da una leggera peluria. Ama soprattutto quella strisciolina di peli che parte dall’ombelico ed arriva nella zona intima. Comincia a palpare i muscoli delle gambe: erano già forti da vivo, adesso sono sodi e duri come dovevano essere quelli di un vampiro di classe A. Sa che l’affetto che provava per lui aveva fatto in modo di metterci molto impegno della generazione.

In realtà è molto curiosa: vuole capire quanto il suo Wesley è cambiato. Per la prima volta ha paura di aver fatto una cazzata. Per l’ennesima volta gli passa le mani tra i capelli, per poi scendere sulle guance e poi sul mento. Si sente fremere, la sera è scesa da un bel pezzo e il risveglio avverrà a momenti. Si alza nervosa dal letto camminando nuda verso la finestra: sotto di lei la strada è deserta e Sharin si bea della fredda luce lunare che la colpisce.

“Non ho mai visto spettacolo più bello.” La voce calda di Wesley la sorprende. Si gira e nota con maliziosa soddisfazione che lui è già ben eccitato. “Inondata da quella luce di latte, sembri una splendida ed elegante statua ellenica.” Lei scoppia a ridere e si mette a cavalcioni su di lui.

“Certo che la tua vena di studioso non è collassata!”

“Ovvio che no!” dice lui e intanto la prende per la vita per farla aderire meglio a sé.

“Per fortuna, è una delle tue caratteristiche che amo di più.” Risponde Sharin accarezzandogli il petto; sente la sua erezione premerle tra le gambe.

“Ho fame e non solo di sangue.” Wes la ribalta, facendo in modo di sovrastarla. Lei scruta negli occhi azzurri, resi torbidi dal desiderio. Riesce anche a scorgere il demone dentro di lui: sorride soddisfatta.

“Placala la tua fame, allora.” Gli dice con voce roca e sensuale all’orecchio. Infiammato, lui la penetra senza esitazione e senza preliminari. Lui sente dentro di se qualcosa di potente e nuovo, è quasi sicuro sia il vampiro che vuole uscire. L’odore del sangue di Sharin gli arriva alle narici: evidentemente non era del tutto pronta, eppure il suo volto è una maschera di piacere, più che di dolore.

“Continua, Wes… più forte!” implora lei.

Per la prima volta fa capolino il volto di demone di Wesley, attirato dall’odore di sangue e dal collo bianco di lei: la morde portandola all’orgasmo, potente ed oscuro. Lui la segue a ruota, staccandosi dal suo collo e leccando i due piccoli fori.

“Credo di aver fatto una buona scelta a prenderti come childe.” Dice sorridendo Sharin.

“Grazie!”

“Amore, cosa ti ha fatto cambiare idea?” chiede lei curiosa come una gatta e lui sospira.

“Quando ho capito che stavo per morire per mano di mio padre, mi sono chiesto a cosa sarebbe servito un Osservatore come me. Non ha esitato a scoccare la freccia, ben sapendo che io sarei potuto restare colpito. In più, quando ero riverso sulla sabbia, non ha neppure chiesto come stavo. Senza scordare che io volevo stare con te. Somma tutti questi pensieri e capisci che non avrei potuto fare scelta diversa, ti pare?”

“Hai ragione… bhe, meglio per me.” Risponde felice lei. Uno strano gorgogliare li distrae. “Uhmm, qualcuno ha bisogno di sangue umano qui!” lo stuzzica.

“Ehm, sì. Ho fame.”

“Ok, andiamo.” Si alzano dal letto e si vestono, Wesley si trova davanti a dei vestiti nuovi, comprati da Sharin mentre lui dormiva: un paio di pantaloni di pelle nera che lo fasciando perfettamente, una camicia viola, una giacca nera sempre di pelle e degli anfibi coordinati.

“Per una che non ama i clichè, ci sei andata pesante.” Commenta lui.

“Qui non si parla di clichè, ma di cosa ti può star bene e fasciato di pelle sei ancora più da violenza. Voglio guardarti e fare pensieri perversi. Ora seguimi e tieni gli occhi chiusi, ho una sorpresa per te, cuoricino mio!” lo prende per mano e lo porta in soggiorno.

“Tadaà!” urla lei e Wes apre gli occhi. Legato ed imbavagliato c’è un ragazzo piuttosto giovane che li guarda con occhi terrorizzati.

“Per festeggiare la tua prima notte!”

“Come sei dolce, Sharin…” ridacchia lui.

Si inginocchiano davanti al malcapitato.

“È un innocente?” chiede Wesley.

“Assolutamente no! Per il tuo primo pasto ho cercato il meglio: un bel spacciatore. Smerciava dietro il Bronze, un venditore di morte bello e fatto.” Sharin gli toglie lo scotch dalla bocca e il tipo inizia a balbettare.

“Per favore… non fatemi del male… posso pagarvi!”

“Stai zitto.” Gli intima Wes, che intanto ascolta il ritmo impazzito del cuore della sua vittima. Capisce che quello è il suono della paura, come l’odore che aleggia intorno a lui e gli piace la cosa…gli slega le mani: vuole che il tizio combatta contro la morte, o almeno ci provi.

Lo spacciatore liberato cerca di alzarsi sulle sue gambe, ma la troppa immobilità lo fa cadere subito. Sharin si siede sul divano per osservare meglio il pasto del suo vampiro. La fame porta Wes a prenderlo immediatamente, ha capito che non ha proprio voglia di corrergli dietro. Non attende oltre e lo azzanna alla gola. Mentre beve pensa alla differenza dei due morsi: quello che ha dato a Sharin era carico di passione e piacere, qualcosa di languido si era instaurato tra loro a letto, mentre quello che sta dando al ragazzo è brutale e sembra anche doloroso. Meglio, vuole che la sua vittima soffra mentre viene ucciso. Chissà, forse poteva torturarlo un po’. Magari può rifarsi.

“Sei molto bravo, cucciolo mio.” Gli dice Sharin e lui le lancia un’occhiata felice. Deve ammettere che ha sbagliato tutto da vivo: i demoni come loro possono amare, anzi più che solo potere. Sono loro i veri ad amare, il sentimento che provano gli umani è solo una pallida copia del loro. La vera passione ora la conosce e non è mai stato più soddisfatto di questo.

 

Cap. 16

 

“Amore, ancora!” urla Buffy dopo aver gettato a terra il corpo della sua prima vittima, ha ancora la bocca sporca.

“Basta, passerotto, altrimenti mi diventi una balena.” Ride Spike. Gli piace guardarla con il volto della caccia addosso: è grinzoso, ma a modo suo armonioso. Gli occhi dorati brillano nell’oscurità, eccitati per la caccia e la voglia di sangue.

“Uffa, Spike, io ho ancora un po’ di fame. E poi dovresti sapere che l’appetito vien mangiando.”

“E va bene, andiamo.” Concede magnanimo lui e Buffy, felice, si mette a saltare per strada.

“Dove mi porti?” gli chiede curiosa.

“Ovunque tu voglia. Hai qualche conto in sospeso?” Buffy ci pensa un po’, poi sfodera un sorriso di pura malvagità.

“Un’ideuzza ce l’ho. Andiamo…” e lo porta in un quartiere piuttosto buono della città, le case sono tutte villette monofamiliari con il giardino ben curato.

“Chi diavolo abita qui, il Sindaco?”

“Non so se Wilkins abiti da ste parti, però c’è un’altra figura di autorità che andiamo a trovare ora.”

Si fermano davanti al numero 5 di Privet Drive, una casetta a due piani con un salice.

“Comportati bene, altrimenti non ci farà entrare.” Avverte Buffy serio e lui aggrotta la fronte seccato.

“Ti faccio presente che la fresca di tomba sei tu, non io. Ho più di un secolo di esperienza per queste cose. E ora suona quel dannato campanello!” il suono soffocato arriva alle loro orecchie e poco dopo la porta si apre.

“Buonasera, preside Snyder.”

 

Wes e Sharin sono passati a casa di lui per prendere qualche vestito. Pensano di trovare Roger, ma pare evidente che il vecchio non è neppure passato per di lì. Non c’è traccia di odore di lui.

“Che strano, chissà dove si è sistemato.” Chiede Sharin a voce alta.

“Siccome il proprietario sono io, sa che la casa non è sicura.”

“Già, non è stupido, in fondo.” Prendono un paio di libri e qualche giacca, poi Wesley lancia un’ultima occhiata a quella che è stata la sua dimora per due anni. Hanno deciso di andarsene da Sunnydale, la città è un buco troppo piccolo per loro. Nel frattempo sarebbero stati nell’attico di Sharin.

“Ehi, non è Spike quello?” chiede Wes indicando una figura lontana.

“Sì, è lui. E c’è pure Buffy.” Dice Sharin.

Si avvicinano curiosi e lei capisce subito che la Cacciatrice è già diventata una vampira.

“Ma che bella coppia abbiamo qui!” esclama Sharin. I due biondi si girano sorridenti, le zanne sguainate ancora sporche di sangue fresco.

“Ciao dolcezza!”

“Oh, posso mangiare un Osservatore?” chiede Buffy tutta esaltata, ma Wesley cambia volto e lei smette delusa.

“Hai fatto il grande salto, Price, complimenti.”

“Per amore si fanno tante cose.” Risponde serafico lui.

“Che fate questa notte?” domanda Spike alla sua childe maggiore.

“Caccia. C’è ancora un vero Osservatore in giro ed è nostro.”

“No!” sbotta Buffy “Era il Mio Osservatore, lo voglio io!”

“Non fare i capricci. Era mio padre e me lo mangio io.”

I due vampiri più grandi si abbracciano e si baciano incuranti dei loro due childe.

“Non sono belli insieme?” chiede Sharin guardando i due che litigano con uno sguardo quasi materno.

“Belli? Rompono le scatole e sono vampiri da una notte.” Poi ci ripensa. “Bhe, sono simpatici, dai. Lui mi ricorda un po’ te, solo che si porta dietro una particolare calma che tu non avevi.”

Dopo qualche minuto di baruffa, i senior mettono fine alla discussione.

“Ora basta Wesley si lavorerà suo padre. È deciso. E poi noi potremmo fare fuori il Consiglio intero, passerotto.”

“Bella idea!” esclamano in coro gli altri tre.

“Toh, Spike, queste sono le chiavi di casa mia, aspettateci lì. Il letto è comodo.”

“Divertitevi con Price sn.”

“Oh, non ne dubito.” Risponde Sharin prendendo la mano del suo amore. Decidono di passare per il negozio di Wesley, è l’unico posto di cui Roger potrebbe avere le chiavi.

“E se non fosse lì?”

“Lo aspetteremo. In fondo il tempo è della nostra, giusto?” invece del tempo, è la fortuna dalla loro: una luce filtra dalla porta della libreria.

“Vado io, amore. Devo fare un discorsetto a tuo padre.” Dice Sharin avviandosi. Si mette quasi a ridere quando nota che l’uscio non è neppure chiuso con il lucchetto. Aprendolo, suona il campanello che rompe il silenzio di tomba che aleggia.

“Siamo chiusi!” urla Roger dal retro. Sharin tranquilla si siede sul bancone e attende. “Insomma! Ho detto che siamo chiusi!” Sbotta Price senior.

“Lo so, ma a me dei libri non importa. Volevo parlare con te.” Gli dice con molta calma. Il vecchio Osservatore tira fuori dalla tasca una croce e il demone di lei esce per un momento.

“Metti via quella cosa, le perversioni religiose le approfondiamo un’altra volta.”

“Dov’è Wesley?”

“Ti interessa davvero?”

“È mio figlio, in fondo.” Sharin scoppia a ridere, fredda e crudele.

“Ti ricordo che lo hai diseredato. E comunque sta bene, non per merito tuo, ovviamente.”

“Che cosa vuoi da me?”

“Sai, mi chiedevo se hai mai capito quanto sei fortunato ad avere un figlio come Wes.”

“Fortuna? Non credo. Mio figlio è sempre stato una completa delusione. Fin da piccolo non ha mai fatto nulla per rendermi fiero.”

“Lo avevo già intuito, visto che lo hai lasciato morire dissanguato.” Roger è preoccupato: l’unica uscita è la porta del negozio e c’è Sharin frapposta fra loro.

“Come hai fatto ad entrare qui?”

“Ma che razza di Osservatore sei? Questo non è una casa, è un esercizio pubblico. Possiamo entrare tutti anche senza invito. E mettiamo pure che sia un’abitazione, sarebbe di Wes e lui è morto, quindi si potrebbe entrare lo stesso!” spiega quasi pazientemente lei.

“Morto? Ma avevi detto che stava bene!”

“Infatti sta bene. Pensi che la sua vita da vivo fosse bella? Te lo dico io: no. Adesso sta veramente bene.” Come chiamato, fa la sua apparizione Wesley tranquillo.

“Oh Cristo!” esclama Roger.

“Invocare Dio non ti aiuterà.” Rispose lui con voce profonda e calda. Sharin, da brava vampira, spranga l’entrata in modo che nessuno possa scappare.

“Wesley, che cosa…?”

“Avanti, Roger, pensa. Mi hai infilzato con una freccia, come pensi  che possa camminare così bene, appena una notte dopo?”

“Sei diventato un vampiro…”

“Din din, abbiamo un vincitore.” Esclama Sharin da posizione privilegiata.

“Sai, padre…” dice con tono sarcastico “…all’inizio avevo voglia di lasciarti tornare in Inghilterra con la notizia della mia vampirizzazione. Immaginavo già lo smacco per te: Roger Wyndham-Price ha il figlio vampiro. Chissà cosa avrebbe detto il Consiglio.” Fa con voce fintamente meditabonda.

“Che cosa vuoi, Wesley?” terrore nella voce di Roger e Sharin sorride maligna.

“Ucciderti, ovviamente.”

 

Sharin ha legato Roger su una sedia e poi ha lasciato a Wesley il resto del lavoro. Si sa che i panni sporchi si lavano in famiglia.

“Sai, per anni ho cercato la luce. Credevo che le Cacciatrici fossero la luce contro le tenebre, invece mi sono sbagliato. Le Cacciatrici fanno parte della stessa oscurità che combattono. Lo sapevi Roger?” chiede Wes, mentre prede un piccolo taglierino dal bancone del negozio. Lo usava per tagliare le buste… lo userà per altri scopi più sanguinosi.

“Smettila di chiamarmi Roger, io sono tuo padre! Sono la tua unica famiglia.”  A quell’esclamazione Wesley si volta verso di lui. il suo volto è furore allo stato puro.

“Ti va bene di essere mio padre adesso, perché speri che ti salvi, ma non è così. Sono un vampiro, non c’è pietà in me. Eh sì che dovresti ricordarti le tue lezioni: ‘i vampiri sono esseri mostruosi e ripugnanti. Non hanno anima, sono amorali, bla bla bla.’ Che noia. Non te l’ho mai detto, ma eri soporifero nelle tue lezioni.” Veloce come un lampo, infila il coltellino nella carne morbida dell’Osservatore, a livello del muscolo della spalla: è una ferita lieve, ma lui urla per il dolore.

“Tu dici di essere la mia famiglia, eppure non hai esitato a scappare, quando mi hai colpito. Avevi paura che Sharin ti mangiasse, vero? Neanche una lacrima hai versato per me e osi definirti un mio famigliare? Tu sei sempre stato un estraneo nella mia vita, Roger. La mia Sire, lei è la mia famiglia. Lei ha saputo più cose in una notte di me, che tu in ventotto maledettissimi anni. Bastava chiedere e io sarei stato felice di parlarne con te, invece nulla.” Infilza l’altra spalla allo stesso modo. “Non mi hai mai chiesto nulla. Tu non mi hai mai sopportato come bambino, e non hai potuto sopportare il pensiero di me come adulto. Dimmi, padre, cos’è tutta questa bile? Deriva dal fatto che io non sono mai stato bravo nel lavoro come te ... o che io potevo essere migliore?”

Sorride guardando Sharin. Quella è vera passione. Prende una manciata di puntine da disegno, che teneva in un cassetto per appuntare le cose più importanti, e le applica al petto dell’ex padre. Piccoli rivoletti di sangue prendono a scendere piano, ma non soddisfatto, Wes ne mette anche a livello dei genitali, facendo ridere Sharin in maniera sbarazzina.

“Non è una favola il mio piccolo Childe?” chiede volutamente a Roger. “Altro che delusioni, è uno splendore. Che grande errore di giudizio che hai commesso su di lui. È pieno di inventiva!”

Ma Wesley non sembra contento, anzi. Comincia a fargli piccoli tagli su tutto il corpo, non troppo profondi, in modo che possa soffrire, ma senza morire troppo presto. Vuole godersi tutte le tre ore che gli restavano prima dell’alba. Va nel bagno e prende un secchio d’acqua. Incurante dei libri e delle carte presenti in quella stanza, la getta al padre: Roger non può che sospirare di liberazione. Il liquido fresco pulisce tutte le ferite facendolo sentire meglio, ma ora teme quello che suo figlio potrebbe inventarsi. Ha l’assoluta certezza che soffrirà ancora prima di morire.

Infatti, Wes, munito del suo fedele taglierino, continua a tagliarlo, ma in maniera orizzontale, così da scuoiarlo lentamente. Gli toglie piccoli brandelli di carne alla volta. Roger urla e Sharin ride deliziata: si sta eccitando da matti a vedere quello spettacolo di sangue e dolore. È dai tempi di Angelus che non vede una tortura così fine: Spike non è un amante di quelle strategie, a lui la caccia piace più rude e feroce. Non si fanno prigionieri, mai, le ripeteva.

Wesley torna in bagno a riempire di acqua il secchio, ma dentro ci mette qualcosa che lei non riconosce, poi gliela spruzza sulle ferite, facendo ululare letteralmente di dolore Roger.

“Che ci hai messo?” gli chiede curiosa.

“Sale.” Risponde lapidario lui. Ha la voce ancora colma di odio e lei sa che non lo placherà per molto tempo. Quando ha finito il lavoro, Roger è un ammasso di carne sanguinolente che geme. È distrutto dal dolore e prega per la morte. In fondo è quasi tempo che il sole sorga.

“Amore… dovremmo andare a casa.” Dice dolcemente Sharin a Wes, sentendo avvicinarsi l’alba.

“Sì, dico solo una cosa ancora.” Si avvicina al pezzo di orecchio rimasto a Roger e gli sussurra alcune parole.

“Ho sempre cercato la luce, ma non ero nella posizione giusta per trovarla, perché la luce la puoi vedere solo se sei nell’oscurità. Pensa a questo, padre.” Gli getta addosso l’acqua rimasta, per farlo urlare ancora, poi prende la balestra con cui lui lo aveva colpito la notte prima e lo centra al cuore. Non vuole rischiare che di lì a poco qualcuno lo trovi e lo porti in ospedale: meglio se lo trova direttamente morto!

Sharin lo prende per mano e si avviano verso il suo attico.

“Come ti senti?” gli chiede.

“Soddisfatto.” Risponde lui tranquillo.

“Ti amo, lo sai?”

“Sì, lo so…”

“Uhmm…. Wesley… sai che mi hai eccitato? Lo facciamo il gioco dei tagli a casa?”

Lui ride felice come poche volte nella sua vita.

“Certo! Mi faccio tagliare io, per primo!”

Arrivati nell’appartamento, sentono le urla di Buffy provenire dalla camera da letto. Entrano nella stanza e trovano Spike che prende Buffy da dietro: l’immagine eccita entrambi.

“Che ne dici? Ci uniamo amore mio?”

Wesley non dice niente, mentre guarda la sua Sire andare sul letto per catturare la bocca della ex Cacciatrice con un bacio. Si mette a ridere davanti a quello spettacolo: la sua nuova famiglia è decisamente più divertente di quella che ha appena lasciato alle spalle.

“Sì, Sharin… sii la mia luce per l’eternità”

 

Epilogo

 

Ed è così che è nata la mia nuova famiglia. Ho perso Darla e Drusilla, ma ho trovato Buffy e Wesley. Sono favolosi assieme, bisogna ammetterlo. Si divertono un sacco ad uccidere, specie i bravi ragazzi studiosi. Sarà un loro rifiuto assoluto verso la scuola o i libri? Non lo so e sinceramente non me ne può fregare di meno, anche perché ora il mio Sire mi sta chiamando. Alla fine non ci siamo separati, stiamo assieme ancora adesso che sono passati due anni dai fatti di Sunnydale.

“Arrivo!” urlo. Non capiscono che ci tengo a scrivere di noi, uff.

Vado nella stanzona da letto che abbiamo comprato qui a Trieste: Spike mi ha fatto un gran regalo. Per il nostro anniversario di legame, mi ha comprato questa casa nella mia vecchia città. Ben poche cose sono cambiate nel centro storico da quando ero viva, ma la cosa non mi disturba. C’è ancora lo stesso vicolo dove sono morta.

Mi trovo davanti ad uno spettacolo di rara bellezza. I miei due uomini si stanno baciando voracemente, mentre Buffy si sta dedicando al loro membri con la sua boccuccia di rosa. Adesso capisco perché Spike mi ha chiamato: per quanto la sua piccola childe sia un fenomeno a fare i servizietti, quei due sono troppo anche per lei. Mi piazzo davanti a lei e la aiuto nel lavoro e ammetto che ne approfitto per infilare la lingua in bocca anche a lei. Non pensate che a lei faccia schifo, anzi, partecipa più che contenta, infatti lascia perdere i due maschi per palpare me.

“Ehi, signorine… ci siamo noi qui, non dimenticatevene.” Mugugna Spike, non contento di essere stato messo da parte.

“Ma sei tremendo!” dico io. Prendo il mio childe e lo porto su di me. Amo baciarlo dopo che lui lo ha fatto con Spike, è come averli entrambi in bocca.

“Leccamela, tesoro!” gli ordino. Non che serva obbligarlo, figuriamoci, ma mi piace fare il capo. Sono seduta appoggiata alla testa del letto a gambe larghe e lui si insinua in ginocchio, lasciando il suo bel culetto all’aria. Lancio un’occhiata a Spike che capisce al volo. È un po’ umiliante per il mio amore, lo so, ma è proprio questo che volevamo… in fondo deve capire che è lui il piccolo di casa. L’umiliazione di Buffy è non partecipare al gioco, come se per noi non valesse nulla, dovrà fare tutto da sola.

Sento Wesley che si blocca leggermente: si sta assaporando l’entrata di Spike da dietro. Poi ricomincia a leccare. Che diavolo di vampiro! Mi porta all’estasi più oscura e profonda, è proprio vero amore questo. Le spinte del mio Sire diventano più frenetiche di secondo in secondo… probabilmente vuole andare dalla sua di Childe per farla divertire un po’. Infatti poco dopo lascia me e Wes da soli: lo vedo che spalanca le cosce bianche di Buffy e vi si immerge urlando!

“Amore, ti fa male il culetto?” chiedo a Wes tirandolo su.

“Un po’…”

“Tanto so che ti piace! Vieni, meriti un premio.”

Lo faccio distendere sotto di me e comincio a cavalcarlo piano. È duro come il marmo, sento che a momenti dovrà rilasciare: il lavoretto fatto da Spike lo ha portato al limite. Vedo Buffy venire grazie alle spinte poderose di lui. Saremo noi da meno? Assolutamente no!!

“Wes, amore…”

“Non fermarti… sei così bagnata… perfetta!” mi piace quando mi incita. Faccio uscire il mio volto demoniaco e lo mordo sul petto. Quando lo faccio, lui geme di piacere e mi inonda di sperma freddo. Basta poco anche a me per venire.

Giacciamo in quattro sull’enorme letto a baldacchino. Abbiamo comprato un appartamento vecchio stile, mi ricorda vagamente il nostro palazzo di Londra, pieno di sete e broccati.

“Dove andiamo a mangiare?” chiede Buffy. È incredibile, è piccola come uno scricciolo, eppure è sempre che mangia! Mi fa una rabbia! Deve avere il verme solitario del vampiro!

“Potremmo andare a caccia al ‘Mandracchio’. Oggi è il mercoledì universitario, sarà pieno.” Rispondo io.

“Oh, sì! Studenti… mi piace come idea.” Dice Wes accarezzandomi in mezzo alle gambe.

Ci vestiamo ed usciamo. Il vento gelido ci schiaffeggia, ma noi incuranti ci avviamo alla discoteca. Tutti si girano a guardarci: in fondo non è una cosa di tutti i giorni vedere creature splendide come noi. Spike e Wesley sono così belli che non c’è ragazza, fidanzata o no, che non si ecciti al guardarli, lo sento chiaramente nell’aria, e neppure io e Buffy facciamo tanto schifo. Infatti quando ci diamo agli spettacoli saffici c’è un aumento di ormoni nell’aria.

“Non ho voglia di fare la fila!” esclama Buffy, ma nessuno di noi le dà retta.

In fondo, abbiamo tutto il tempo del mondo.

 

FINE