LA FINE DELLA STORIA

Di Nimzita

 

 

 

Allora ci siamo. Dopo tanto ponzare la mente di Nim partorisce questo topolino. La cosa buona è che non è a puntate. La cosa cattiva è che in confronto Nell'oscurità è allegra e ottimista.

Situazione di partenza della storia: quella che conosciamo tutti, ovvero l'inizio della ventiduesima season di Buffy

Spoiler (seriamente!) ci sono dei riferimenti alla quinta e alla sesta serie, anche se la storia si dipana per i cavoli suoi.

Buona lettura

 

 

 

 

La fine della storia

 

Xander chiuse la porta dietro di sé lasciandosi dietro le spalle una dura giornata di lavoro. “Un altro giorno un altro soldino” disse soddisfatto a se stesso. Per fortuna erano anni ormai che le questioni di denaro non gli davano più i problemi di un tempo.

- Xaaaander – La voce di Anya, proveniente dal piano di sopra lo fece sussultare. Il tono preannunciava guerra. E Xander pensò che forse la parte più problematica della giornata stava iniziando solo in quel momento.

Anya fece capolino dalla cima delle scale e Xander pensò che con quello sguardo avrebbe potuto incenerire un rinoceronte ... se solo ne avesse avuto i poteri. Ma gli anni in cui era stata un demone della vendetta erano sempre più lontani alle loro spalle, ad una distanza quasi incommensurabile ormai. – Xander devi dire qualcosa a tua figlia! Non puoi permetterle di continuare a comportarsi così.

Xander posò il giubbotto su una sedia accanto alla porta, poi si volse alla sua destra, come se dovesse parlare con qualcuno e con la voce alzata in un buffo falsetto cominciò a dire – “Xander caro sei tornato” – poi si volse a sinistra come per rispondere all’Anya immaginaria che aveva parlato per sua bocca, con voce bassa e robusta – “Sono a casa cara, che cosa c’è per cena?” – quindi volgendosi ancora una volta dall’altra parte in falsetto – “Tutte cose buone o marito adorato; però prima dovremmo parlare per un momento della nostra figliola Cathy”.

Terminata la pantomima si ricolse di nuovo all’Anya vera allargando le braccia – Vedi Anya, questa è quella che io chiamo una conversazione civile tra due persone che vivono insieme e che si vedono al termine di una lunga giornata. Noti la differenza?

Lei corrugò le sopracciglia solo per un attimo – Oh allora va bene. Fai finta che io abbia detto esattamente quelle cose.. Solo che da mangiare hai un piatto freddo e un po’ di formaggio. Io devo andare da Winifred. Ha chiuso la revisione dei conti del negozio proprio oggi e vorrei accertarmi che tutto sia a posto.

Xander sentì cadere addosso, ancora una volta tutto il peso della giornata. – Anya sono quasi le otto di sera. Non puoi proprio aspettare domani?

Lei sorrise di rimando – No, e tu parla con tua figlia. Fa tardi la sera, l’ho vista fuori con tipi strani ultimamente ... insomma non sono cose da quindicenni per bene e timorate di Dio. La cosa potrebbe essere seria. Ho parlato con la signora Holmes che mi ha detto di non avere più visto Cathy a danza da almeno dieci giorni.

Talvolta Xander stentava a riconoscere nella donnina attiva che aveva davanti l’Anyanka inesperta del mondo che si era ritrovata catapultata in quella dimensione ormai venti anni prima. – Anya, sono solo cose da ragazzini. Ricordi come eravamo noi alla sua età?

La moglie corrugò per un attimo la fronte. – No certamente, come potrei? Saranno passati non so quanti secoli da allora. – Quindi si volse salutandolo e uscì.

Xander soffocò uno sbadiglio. Non c’erano dubbi, era sempre la solita Anya di allora. Ma non lo era più. E anche lui non era più lo Xander di un tempo. Aveva nascosto dietro la pancetta e la solida esperienza di capomastro parte dell’allegria di quella età sempre più lontana nel tempo. Avevano conosciuto gente nuova, si erano trasferiti in un’altra città così lontana dalla vecchia Sunnydale. Una nuova esistenza insomma, per dimenticare la vecchia, per rimuovere quel dolore infinito che li aveva colpiti ormai quindici anni prima. E c’era stata Cathy, la luce dei loro occhi, la molla che li aveva portati a ricominciare, a lenire il ricordo di quel che era stato.

Xander sprofondò in poltrona e spense le luci. Aveva proprio bisogno di riposare un po’. Socchiuse gli occhi. E come gli capitava spesso rivisse quegli ultimi momenti, quell’avventura che si era conclusa tanto tempo prima.

 

- Allora tutto chiaro? – Buffy appariva estremamente determinata. – Al momento giusto sarò io e solo io ad espormi.

Erano all’esterno dell’edificio, che riluceva di una strana luminescenza nella notte senza luna di Sunnydale. Da lì proveniva la minaccia che rischiava, per l’ennesima volta, di sprofondare la città nella più nera disperazione. Tutto intorno, loro lo sapevano bene, all’interno di ogni singola casa, la gente stava vivendo sogni meravigliosi o inquietanti, terribili o seducenti. Sogni che erano amplificati dalla sorgente di magia che si trovava all’interno della casa. Sogni che prima o poi avrebbero ucciso i sognatori. Era solo grazie a Tara e alle sue arti magiche che loro l’avevano scampata fino a quel momento ed erano pronti ora a spezzare quell’incantesimo avvolgente e subdolo che permeava l’aria tutta intorno. Tara era impegnata nel pronunciare strane parole magiche, come suo solito ultimamente, mentre Anya e Xander guardavano nervosamente la cacciatrice. Spike da parte sua sembrava completamente disinteressato e se ne stava un po’ in disparte fumandosi la centesima sigaretta della nottata.

Xander annuì – OK Buffy. Ora comincia il discorsetto di sempre “potreste farvi male, potreste essermi d’intralcio, potreste, potreste....” Se permetti si tratta di argomenti che conosciamo ormai fin troppo bene.

- Certo – lo interruppe Anya – dire semplicemente “sarete fatti a pezzi sarebbe più semplice ed esauriente devo dire.

Xander gli si rivolse parlandole lentamente - Non è proprio questo che intendevo –

Poi continuò rivolto a Buffy – Sappiamo che tu sei la cacciatrice ma qui siamo tutti coinvolti, lo devi ammettere. Nessuno di noi può tirarsene fuori. Non ci trattare sempre come se fosse la prima volta che rischiamo la vita con te per favore. E poi mi sembra evidente che se questa situazione va avanti rischiamo tutti di rimetterci la buccia, giusto?

Buffy sospirò, restando per un attimo in silenzio. Poi lasciò che il suo sguardo abbracciasse i suoi amici uno dopo l’altro – È solo che è sempre più difficile, voi lo sapete. I rischi sono altissimi e questa volta .... questa volta non è Glory che abbiamo davanti.

Xander si fece a sua volta serio – Beh in effetti questa volta non si tratta di una semplice dea di una qualche dimensione infernale, superpotente e decisamente isterica in grado di succhiarti il cervello in dieci secondi. Niente di così banale, direi.

Spike scelse quel momento per farsi sentire – Possiamo passare tutta la notte qui a chiacchierare del più o del meno, di Rolling Stones e di Manchester United o del tempo anche. Ma se volete che io vi dia una mano dovete decidervi ora. La notte è già avanzata e di giorno .... beh non credo che potrei esservi di aiuto. – Aveva cominciato a parlare con tono sarcastico ma Xander notò una sfumatura accorata nella sua ultima frase. Si capiva che dietro l’abituale spavalderia era anch’egli preoccupato.

Buffy si volse in direzione di Tara – A che punto sei con i tuoi preparativi? – La strega si distrasse dal suo cantilenare solo per un attimo – Quasi finito anzi direi .... sì ecco è a posto –

Lanciò quindi della polvere dorata intorno a sé con un ampio movimento circolare e una scia di luce come di tante piccolissime lucciole illuminò per un momento la notte buia. – Adesso l’incantesimo protettivo è centrato su di me ma si estende per alcuni metri in tutte le direzioni. Restatemi vicino e non ci saranno problemi.

Xander guardò la ragazza bionda che aveva parlato con piglio così deciso. Che fine aveva fatto la Tara McLay di una volta, quella che non riusciva a mettere due parole di seguito senza balbettare? La sua incertezza nel parlare si era via via diradata mentre lei si faceva, almeno all’apparenza, più sicura di sé. Beh, anche la balbuzie di Tara stava diventando un ricordo, travolta dagli avvenimenti degli ultimi mesi. Adesso eccola là, a garantire con un proprio scudo protettivo la salvaguardia per tutti loro da pericoli innominabili e sicuramente mortali. È proprio vero che le cose e le persone cambiano in continuazione.

Buffy si volse con decisione verso il palazzo che costituiva il loro obiettivo. – Allora è deciso. Si va

Xander l’avrebbe ricordata così, mentre si incamminava verso un destino segnato, con la solita decisione di sempre, a grandi passi e apparentemente senza esitare.

 

Le due forme ondeggiavano avvolte in una strana luce, incorporee ma minacciose. Tara pronunciò alcune parole e divennero subito più definite, fisicamente presenti. Buffy si avventò immediatamente seguita a ruota da Spike. Nelle mani aveva un coltello lucente e sferzava l’aria davanti ai guardiani del palazzo visibilmente sorpresi da tanta aggressività. Xander e Anya si fecero avanti brandendo bastoni appuntiti e menando fendenti a più non posso con quelle armi povere ma efficaci.

Le due forme vibrarono, emisero suoni sordi. Allungarono quelli che sembravano arti in direzione degli aggressori, tentando di colpirli ma invano. Buffy colpì quello che aveva davanti con scientifica, fredda determinazione. La forma tremò, ondeggiò e si infranse cadendo a terra con un tonfo. Buffy si rivolse verso l’altro avversario che già stava subendo ogni sorta di colpi da Spike e dagli altri. Allungò il braccio in una singola, terribile botta. Il coltello penetrò la forma e ancora una volta un tremolio, un’agonia incomprensibile e rapida e la forma scivolò a terra.

- Via libera mi sembra – disse Buffy

Xander guardò verso il pavimento i corpi caduti. Le forme non erano più inumane adesso, né indefinite. Ai loro piedi giacevano due giovani, apparentemente in tutto e per tutto umani. – Cosa diavolo ... – accennò a dire indicando i corpi. Tutti apparivano stupiti e perplessi. – Ah deve trattarsi di un ... incantesimo di mimetismo. Uh un camuffamento forse per spaventare chi passa davanti al palazzo. – Era stata Tara ovviamente ad aver parlato. Del resto era la loro esperta in materia.

Anya scosse le spalle in segno di noncuranza - Sì un incantesimo facile, una bazzecola direi. Una volta punii un uomo trasformandole temporaneamente in un porco e non dovetti neanche sforzarmi tanto. Il difficile venne all’atto della macellazione. Non voleva saperne di rimanere nella forma di porco e tendeva a ritrasformarsi nel proprio aspetto originale. Bah, non fu certa la cosa migliore che io ... Xander la interruppe con uno sguardo deciso e poche parole - Anya per favore raccontacelo un’altra volta

Buffy guardò Tara con un’aria perplessa – Erano persone ... normali?

Tara sospirò – Chi può dirlo? Certo sembravano minacciosi e magici e ci ostruivano il cammino. C-che potevamo fare di diverso?

Spike li interruppe – Vorrei unirmi al lutto e alle vostre profonde meditazioni ma il tempo stringe. Entriamo in questo stramaledetto posto e facciamola finita una volta per tutte.

Xander mise una mano sulla spalla di Buffy e la vide annuire con forza. Uno dopo l’altro varcarono la porta del palazzo.

 

- Che ne pensi Spike? –

Buffy appariva stanca e forse anche un po’ dubbiosa sull’esito finale dell’impresa. Erano entrati ormai da almeno un’ora nel palazzo e si poteva dire che ne avevano viste di tutti i colori. Nell’atrio, subito dopo essere entrati era parso a tutti di sprofondare in una palude melmosa. Buffy era un’esperta in fatto di sogni a dir poco inquietanti ma doveva ammettere che questa volta l’impressione che aveva avuto da quell’illusione era stata profonda. Per fortuna Tara era riuscita a pronunciare alcune parole e l’illusione aveva perso efficacia. Non era propriamente svanita, solo aveva perso una parte del realismo che aveva aggredito i loro sensi fino ad un attimo prima e così erano riusciti, faticosamente ad avanzare. E Tara l’aveva guardata preoccupata sussurrando “non sono abbastanza forte”. Una consapevolezza che non l’aveva sorpresa ma che contribuiva a preoccuparla non poco. E avevano affrontato altre illusioni finché il piccolo drago che era emerso da un ascensore davanti a loro si era rivelato un pericolo dannatamente reale. Anya si reggeva un braccio bruciacchiato e negli occhi di Xander non si leggeva niente di buono. Tara sembrava provatissima ma il so incantesimo di protezione li aveva effettivamente aiutati. Col piccolo drago sputafuoco (così Buffy aveva ribattezzato quello strano essere rosso nella sua mente) non se la sarebbero cavata così a buon mercato altrimenti.

Spike rispose alla cacciatrice rivolgendole a sua volta uno sguardo carico di preoccupazione. – Se mi chiedi se ce la faremo anche questa volta ti devo rispondere che non lo so. Guardati intorno. Non sembriamo un esercito particolarmente in buono stato che ne dici? – Si interruppe guardandola con intensità. Non c’era più niente del vecchio nemico ormai in lui. Per Buffy era una specie di confidente, un amico vero, cui chiedere consiglio in un momento di crisi. Quindi riprese a parlare. – Ma se mi chiedi se sia il caso di andarcene con la coda tra le gambe, allora devo ammettere che non credo si tratti di una grande idea. Il problema vero, secondo me è: te la senti di andare fino in fondo? Di fare quel che va fatto? Di questo devi essere sicura Buffy perché altrimenti la nostra fine è praticamente certa.

Buffy sorrise amaramente – Mi sono mai tirata indietro?

Era al centro dell’attenzione ora e tutti la guardavano senza dire una parola. Fu Tara a spezzare il silenzio – I-io me la s-sento – disse, e questa volta la sua voce uscì ondeggiante e tremante come ai vecchi tempi. E Xander pensò che per lei quella prova doveva essere anche più difficile di quanto risultasse a tutti loro.

Buffy la guardò e vide nei suoi occhi il dolore che le aveva causato dire quelle parole.

- Allora andiamo avanti – concluse

 

La porta, l’ultima forse, si spalancò davanti a loro. Se alle loro spalle avevano lasciato il buio dei corridoi di quel tetro palazzo di fronte a loro splendeva una luce perlacea, stranamente rilassante. Entrarono cautamente e intorno a loro lo scudo magico predisposto da Tara brillava come se fosse aggredito da mille diversi incantesimi.

- Benvenuti amici

Era una voce allegra che aveva parlato. Proveniva dal fondo della sala, oltre la luce perlacea.

- Vi aspettavo da un bel pezzo, spero che vi siate divertiti con i giochetti del mio Palazzo delle Illusioni.

Era strano come la voce non fosse affatto cambiata, nemmeno un’inflessione poteva far distinguere quella voce da quella della loro vecchia amica. Forse era solo un po’ troppo argentina, troppo squillante, quasi che trasmettesse un’allegria falsa, di pura facciata.

- Fatti vedere Willow – era stata Buffy a parlare ovviamente. Era venuta lì per quell’incontro e non aveva nessuna intenzione di sottrarsi al suo dovere. Dovere, destino, maledizione. Quale di queste parole si poteva adattare ad una situazione del genere?

 

La luce si smorzò un poco e Willow comparve, vestita di una semplice tunica bianca. Monili pendevano dal suo collo e due orecchini d’oro ne illuminavano il volto. Sembrava emanare una calma infinita, una potenza sontuosa. – Quel che è giusto è giusto – disse – Avete affrontato prove piuttosto dure per essere qui e non c’è motivo per cui io mi debba nascondere a voi.

- Falla finita Will – La voce di Buffy era ferma, determinata. – Non hai più amici da queste parti. Rinuncia a tutto questo e consegnati a noi e potrò ... con grande sforzo, affidarti semplicemente alla giustizia o al consiglio degli osservatori senza ucciderti.

L’espressione di Willow divenne più triste, meno serafica. – Siamo a questo Buffy? Siamo al confronto finale, al combattimento senza ritorno, all’epilogo della storia? Io non ti ho colpito Buffy, ho risparmiato tutti voi perché nonostante tutto vi ritengo ancora miei ... amici. Ho sbagliato forse? Credi davvero che se avessi voluto non avrei potuto fermarvi durante queste ultime ore? Guarda che sottovalutarmi è un errore piuttosto grave. Chiedilo a Giles.

Buffy fremette di rabbia e di orrore. In quel momento Giles era steso su un letto di ospedale, assente, completamente incosciente, sprofondato in un sogno all’apparenza senza possibilità di risveglio.

- W-willow quello che fai è sb-bagliato. Possibile che tu voglia veramente questo?

Willow si volse verso Tara. Non l’aveva degnata di uno sguardo fino ad allora. Come se fosse trasparente, come se non esistesse.

- Ah ecco che parla la streghetta di riserva. La piccola Tara, che mi ha voltato le spalle, che se ne è andata da me solo perché ero tanto più potente di lei ed era invidiosetta.

Tara scosse la testa energicamente – Non è così e lo sai. Ti ho lasciato per l’abuso che facevi dei tuoi poteri, per la tua temerarietà, per il disprezzo che nutrivi per gli altri. Ti ho lasciato perché standoti vicino non avrei potuto salvarti da te stessa.

Willow la guardò tristemente e la sua rabbia parve sparire di nuovo. – E allora cosa volete fare ora? Aspettate ho una soluzione. Che ne dite di rinchiudermi in una bella camicia di forza, imbottirmi di psicofarmaci e farmi ricoverare in una clinica psichiatrica? Non dovrei essere pericolosa così giusto?

Anya annuì facendo una smorfia – Beh, sì credo che potrebbe andare bene.

Xander allargò le braccia agitato – Willow io non riesco a capire cosa ti porti dentro. Non so che cosa tu voglia in questo momento. Ma guardati: sei sola, sei contro di noi e contro il mondo intero. Ti sei messa su un trono ... fatto di nebbia, che non ha consistenza. Per che cosa? Potere? Controllo delle forze della natura? Non c’è ragione sufficiente per quel che hai fatto, per come ti stai riducendo. Noi siamo ancora tuoi amici Willow e non puoi dubitarne. Insieme potremmo trovare una soluzione. Giles non è morto in fondo e ... le cose potrebbero tornare al loro posto – Credeva veramente in quel che diceva? Forse non ,lo sapeva neppure lui. Forse cercava solo di aggrapparsi ad una possibilità che non esisteva.

Willow scosse la testa in un segno di morbido ma deciso diniego. – Se c’è una cosa che ho imparato è che le cose non tornano mai a posto. Non possiamo semplicemente mettere le lancette dell’orologio indietro e far ripartire il tutto. – indicò in direzione di Buffy e la sua voce si fece tremante. – Io ti ho portata indietro. Ho ridato carne alle tue ossa, sangue al tuo corpo. Vorresti che non lo avessi mai fatto? Questo non è tra i miei poteri – le sue mani presero a scintillare di una luce pulsante e rossastra – ma posso comunque spedirti indietro. Il vostro circolo di protezione è così debole (Tara, mi deludi; mi aspettavo di meglio da te)

Spike aveva atteso fino a quel momento in silenzio. Aveva atteso che il miracolo si compisse. Che la vista di quelli che arano stati i suoi migliori amici svegliasse la rossa da quello stato di esaltazione in cui era caduta. Che tornasse in sé almeno per un momento, il tempo necessario a tirarle una semplice botta in testa. Ma ora non c’era più tempo da perdere. L’occhiata obliqua che Willow stava rivolgendo a Buffy non aveva niente di amichevole e non poteva essere equivocata. Da un momento all’altro avrebbe attaccato e li avrebbe uccisi tutti o spediti in coma come aveva fatto con Giles. Spike scattò verso la strega.

Willow non si voltò nemmeno nella sua direzione. Levò un braccio e disse – Fermo!

Spike si fermò, completamente immobilizzato. Alla mercé della volontà della sua nemica. Willow disse – Disintegrati – Spike si incenerì in un attimo, come se il paletto più acuminato avesse trapassato il suo cuore.

- Beh in fondo non era che un vampiro – riprese Willow rivolto a Buffy e il tono era quello di una persona che ha bisogno di scusarsi anche con se stessa. – Avresti dovuto già da tempo ...

Non fece in tempo a finire. Buffy si lanciò in avanti con tutta la sua forza e velocità. In un attimo attraversò la distanza che la separava da colei che era stata la sua migliore amica. Un coltello argenteo brillava nella sua mano. Willow rimase a bocca aperta, esitante per un momento. Un lunghissimo momento. Alla fine una sfera di luce si formò intorno alla sua mano, una sfera di luce fredda che scagliò verso Buffy. Ma la cacciatrice si tuffò in avanti con il braccio armato proteso. La scarica di luce la raggiunse in volo, proprio mentre la lama si infilava tra le costole di Willow.

 

Buffy cadde come fulminata. Strano, riusciva ancora a vedere intorno a sé i contorni delle cose e delle persone. Riusciva a vedere l’espressione stupita e atterrita di Willow, ferita a morte ... da lei. E non riusciva a provare niente. Non c’era il trionfo per la vittoria, non il sollievo per le vite salvate, niente che non fosse il dolore profondo per la sorte della sua amica. E la consapevolezza dell’imminenza dell’oblio, consolatorio, conclusivo.

 

Willow da parte sua sentì la botta arrivare e il fiato tagliato a metà. Le sue ginocchia si piegarono. Strano come non avesse mai pensato ad incantesimi curativi, a protezioni di tipo fisico. Un corpetto antiproiettile sarebbe stato dannatamente utile in quel momento. Ma aveva pensato sempre che la sua magia potesse essere risolutiva, che nessuno avrebbe mai potuto avvicinarla fino a farle del male. Non così male comunque. Di fronte a lei aveva il volto di Buffy agonizzante. Che destino strano, orribile era il loro. Amiche costrette a combattersi ... da che cosa? Dalle circostanze, da uno strano gioco di ruoli contrapposti, da qualche burattinaio che aveva tirato i loro fili finché non si erano ingarbugliati in maniera inestricabile e si erano alla fine spezzati? Era strano: stava morendo e avrebbe voluto aiutare l’amica che giaceva ai suoi piedi. Era inginocchiata, terrorizzata per se ma era a lei che pensava a quel che le aveva fatto. Si rivide piccola, con i capelli lunghissimi, al Bronze con Xander e Buffy. Rivide i suoi primi approcci con loro e le prime avventure, la se stessa che si nascondeva, vestita alle feste da esquimese o da fantasma, Oz e i Dingoes e la sua prima volta, l’incantesimo per Angel che l’aveva iniziata alla magia, miss Calendar e la sua terribile fine, il club delle streghe e l’incontro con Tara, la folle corsa giù per quelle scale del dormitorio e la consapevolezza di avere trovato una vera compagna. Rivide se stessa il giorno della morte di Joyce e quel periodo lunghissimo, infinito della pazzia di Tara. Rivide queste ed altre cose. Era questa dunque la fine del cammino? La strada l’aveva portata fino a questo punto e non oltre? Si fermava tutto qui?

 

Xander le aveva viste morire così, abbracciate in una stretta fatale; Buffy calma, come chi sa di avere fatto un dovere terribile, come chi sa che sta tornando a casa. Willow con mille espressioni di dolore sul volto, come chi prenda per un attimo consapevolezza di tutti i propri errori, delle proprie colpe, e di con capacitarsi di come tutto ciò sia potuto accadere. E le rivedeva ancora, sempre più lontane nel passato in quell’ultima lunga nottata.

In seguito Giles si era ripreso dal coma, anche se era rimasto un po’ scosso dall’accaduto. Era stato per un po’ in disparte, poi quasi senza avvertire nessuno, aveva ripreso l’aereo per l’Inghilterra. Erano anni che non avevano più sue notizie. Tara da parte sua si era rinchiusa in un silenzio doloroso e se ne era a sua volta andata da Sunnydale. Non avevano mai saputo dove fosse andata, né se stava bene o no. Dawn era tornata con suo padre e mandava ogni anno gli auguri a natale e a Pasqua. Era sposata ora ed aveva avuto da poco un figlio. Lui e Anya si erano trasferiti poco dopo quella terribile notte, completando l’esodo del gruppo da Sunnydale; era stata una cosa naturale, avevano semplicemente seguito gli affari della ditta dove Xander lavorava come capomastro. E avevano iniziato una nuova vita, fatta di fatica e di ordinarietà. La porta del periodo delle loro avventure straordinarie si era chiusa alle loro spalle. Imprese di genere più normale ma ugualmente impegnativo si erano dispiegate davanti a loro. Erano rientrati nella corrente del mondo. E solo in quei momenti prossimi al tramonto, con la fatica che gravava la sua mente, Xander sollevava ancora il velo del dolore per rivivere ancora quei giorni perduti. Fece l’atto di alzarsi e di riaccendere la luce ma si fermò immediatamente. Passi furtivi provenivano dalle scale. Xander si immobilizzò, cercando di acuire lo sguardo nel buio della casa. Passi leggeri ma non esitanti. La ragazza scese le scale. Si guardò intorno, come per assicurarsi di non essere vista poi si incamminò verso la porta di ingresso.

Fu in quel momento che Xander pensò che era venuto il momento per farle la ramanzina che evidentemente si meritava. Girò l’interruttore e la luce illuminò una ragazzetta vestita di una giacca di pelle con una grossa borsa.

- E tu dove ti credi di andare?- esclamò

Sua figlia sobbalzò e la borsa le cadde con un rumore sordo. Qualcosa rotolò in direzione di Xander, mentre il viso di Cathy assumeva l’aria colpevole di qualcuno il cui segreto era stato rivelato troppo in fretta.

Xander si piegò in direzione dell’oggetto. All’inizio non credette a ciò che vedeva. Doveva trattarsi di un qualche tipo di allucinazione. Non bastava quanto avevano già pagato a quella storia? Era così potente il destino che li perseguitava? Soppesò l’oggetto nella mano. Evidentemente no, non bastava. E l’aspetto serio, terribilmente determinato che aveva sua figlia davanti a lui, quella luce che le brillava negli occhi, che proveniva da tanto lontano nel tempo, non lasciavano dubbi. E le parole che uscirono dalla sua bocca furono assurdamente simili a quelle da lui usate ... una generazione prima.

- Ti è caduto il tuo .... paletto!

Dentro di sé non poté fare a meno di provare un moto di ilarità: “chissà cosa dirà Anya quando lo verrà a sapere!”