LA
FINE DELLA STORIA
Di
Nimzita
Allora
ci siamo. Dopo tanto ponzare la mente di Nim partorisce questo topolino. La
cosa buona è che non è a puntate. La cosa cattiva è che in confronto Nell'oscurità
è allegra e ottimista.
Situazione
di partenza della storia: quella che conosciamo tutti, ovvero l'inizio della
ventiduesima season di Buffy
Spoiler
(seriamente!) ci sono dei riferimenti alla quinta e alla sesta serie, anche se
la storia si dipana per i cavoli suoi.
Buona
lettura
La
fine della storia
Xander
chiuse la porta dietro di sé lasciandosi dietro le spalle una dura giornata di
lavoro. “Un altro giorno un altro soldino” disse soddisfatto a se stesso. Per fortuna
erano anni ormai che le questioni di denaro non gli davano più i problemi di un
tempo.
-
Xaaaander – La voce di Anya, proveniente dal piano di sopra lo fece sussultare.
Il tono preannunciava guerra. E Xander pensò che forse la parte più problematica
della giornata stava iniziando solo in quel momento.
Anya
fece capolino dalla cima delle scale e Xander pensò che con quello sguardo
avrebbe potuto incenerire un rinoceronte ... se solo ne avesse avuto i poteri.
Ma gli anni in cui era stata un demone della vendetta erano sempre più lontani
alle loro spalle, ad una distanza quasi incommensurabile ormai. – Xander devi
dire qualcosa a tua figlia! Non puoi permetterle di continuare a comportarsi
così.
Xander
posò il giubbotto su una sedia accanto alla porta, poi si volse alla sua
destra, come se dovesse parlare con qualcuno e con la voce alzata in un buffo
falsetto cominciò a dire – “Xander caro sei tornato” – poi si volse a sinistra
come per rispondere all’Anya immaginaria che aveva parlato per sua bocca, con
voce bassa e robusta – “Sono a casa cara, che cosa c’è per cena?” – quindi
volgendosi ancora una volta dall’altra parte in falsetto – “Tutte cose buone o
marito adorato; però prima dovremmo parlare per un momento della nostra
figliola Cathy”.
Terminata
la pantomima si ricolse di nuovo all’Anya vera allargando le braccia – Vedi
Anya, questa è quella che io chiamo una conversazione civile tra due persone
che vivono insieme e che si vedono al termine di una lunga giornata. Noti la
differenza?
Lei
corrugò le sopracciglia solo per un attimo – Oh allora va bene. Fai finta che
io abbia detto esattamente quelle cose.. Solo che da mangiare hai un piatto
freddo e un po’ di formaggio. Io devo andare da Winifred. Ha chiuso la
revisione dei conti del negozio proprio oggi e vorrei accertarmi che tutto sia
a posto.
Xander
sentì cadere addosso, ancora una volta tutto il peso della giornata. – Anya
sono quasi le otto di sera. Non puoi proprio aspettare domani?
Lei
sorrise di rimando – No, e tu parla con tua figlia. Fa tardi la sera, l’ho
vista fuori con tipi strani ultimamente ... insomma non sono cose da
quindicenni per bene e timorate di Dio. La cosa potrebbe essere seria. Ho
parlato con la signora Holmes che mi ha detto di non avere più visto Cathy a
danza da almeno dieci giorni.
Talvolta
Xander stentava a riconoscere nella donnina attiva che aveva davanti l’Anyanka
inesperta del mondo che si era ritrovata catapultata in quella dimensione ormai
venti anni prima. – Anya, sono solo cose da ragazzini. Ricordi come eravamo noi
alla sua età?
La
moglie corrugò per un attimo la fronte. – No certamente, come potrei? Saranno
passati non so quanti secoli da allora. – Quindi si volse salutandolo e uscì.
Xander
soffocò uno sbadiglio. Non c’erano dubbi, era sempre la solita Anya di allora.
Ma non lo era più. E anche lui non era più lo Xander di un tempo. Aveva
nascosto dietro la pancetta e la solida esperienza di capomastro parte
dell’allegria di quella età sempre più lontana nel tempo. Avevano conosciuto
gente nuova, si erano trasferiti in un’altra città così lontana dalla vecchia
Sunnydale. Una nuova esistenza insomma, per dimenticare la vecchia, per
rimuovere quel dolore infinito che li aveva colpiti ormai quindici anni prima.
E c’era stata Cathy, la luce dei loro occhi, la molla che li aveva portati a
ricominciare, a lenire il ricordo di quel che era stato.
Xander
sprofondò in poltrona e spense le luci. Aveva proprio bisogno di riposare un
po’. Socchiuse gli occhi. E come gli capitava spesso rivisse quegli ultimi
momenti, quell’avventura che si era conclusa tanto tempo prima.
-
Allora tutto chiaro? – Buffy appariva estremamente determinata. – Al momento
giusto sarò io e solo io ad espormi.
Erano
all’esterno dell’edificio, che riluceva di una strana luminescenza nella notte
senza luna di Sunnydale. Da lì proveniva la minaccia che rischiava, per
l’ennesima volta, di sprofondare la città nella più nera disperazione. Tutto
intorno, loro lo sapevano bene, all’interno di ogni singola casa, la gente
stava vivendo sogni meravigliosi o inquietanti, terribili o seducenti. Sogni
che erano amplificati dalla sorgente di magia che si trovava all’interno della
casa. Sogni che prima o poi avrebbero ucciso i sognatori. Era solo grazie a
Tara e alle sue arti magiche che loro l’avevano scampata fino a quel momento ed
erano pronti ora a spezzare quell’incantesimo avvolgente e subdolo che permeava
l’aria tutta intorno. Tara era impegnata nel pronunciare strane parole magiche,
come suo solito ultimamente, mentre Anya e Xander guardavano nervosamente la
cacciatrice. Spike da parte sua sembrava completamente disinteressato e se ne
stava un po’ in disparte fumandosi la centesima sigaretta della nottata.
Xander
annuì – OK Buffy. Ora comincia il discorsetto di sempre “potreste farvi male,
potreste essermi d’intralcio, potreste, potreste....” Se permetti si tratta di
argomenti che conosciamo ormai fin troppo bene.
-
Certo – lo interruppe Anya – dire semplicemente “sarete fatti a pezzi sarebbe
più semplice ed esauriente devo dire.
Xander
gli si rivolse parlandole lentamente - Non è proprio questo che intendevo –
Poi
continuò rivolto a Buffy – Sappiamo che tu sei la cacciatrice ma qui siamo
tutti coinvolti, lo devi ammettere. Nessuno di noi può tirarsene fuori. Non ci
trattare sempre come se fosse la prima volta che rischiamo la vita con te per
favore. E poi mi sembra evidente che se questa situazione va avanti rischiamo
tutti di rimetterci la buccia, giusto?
Buffy
sospirò, restando per un attimo in silenzio. Poi lasciò che il suo sguardo
abbracciasse i suoi amici uno dopo l’altro – È solo che è sempre più difficile,
voi lo sapete. I rischi sono altissimi e questa volta .... questa volta non è
Glory che abbiamo davanti.
Xander
si fece a sua volta serio – Beh in effetti questa volta non si tratta di una
semplice dea di una qualche dimensione infernale, superpotente e decisamente
isterica in grado di succhiarti il cervello in dieci secondi. Niente di così
banale, direi.
Spike
scelse quel momento per farsi sentire – Possiamo passare tutta la notte qui a
chiacchierare del più o del meno, di Rolling Stones e di Manchester United o
del tempo anche. Ma se volete che io vi dia una mano dovete decidervi ora. La
notte è già avanzata e di giorno .... beh non credo che potrei esservi di
aiuto. – Aveva cominciato a parlare con tono sarcastico ma Xander notò una
sfumatura accorata nella sua ultima frase. Si capiva che dietro l’abituale
spavalderia era anch’egli preoccupato.
Buffy
si volse in direzione di Tara – A che punto sei con i tuoi preparativi? – La
strega si distrasse dal suo cantilenare solo per un attimo – Quasi finito anzi
direi .... sì ecco è a posto –
Lanciò
quindi della polvere dorata intorno a sé con un ampio movimento circolare e una
scia di luce come di tante piccolissime lucciole illuminò per un momento la
notte buia. – Adesso l’incantesimo protettivo è centrato su di me ma si estende
per alcuni metri in tutte le direzioni. Restatemi vicino e non ci saranno
problemi.
Xander
guardò la ragazza bionda che aveva parlato con piglio così deciso. Che fine
aveva fatto la Tara McLay di una volta, quella che non riusciva a mettere due
parole di seguito senza balbettare? La sua incertezza nel parlare si era via
via diradata mentre lei si faceva, almeno all’apparenza, più sicura di sé. Beh,
anche la balbuzie di Tara stava diventando un ricordo, travolta dagli
avvenimenti degli ultimi mesi. Adesso eccola là, a garantire con un proprio
scudo protettivo la salvaguardia per tutti loro da pericoli innominabili e
sicuramente mortali. È proprio vero che le cose e le persone cambiano in continuazione.
Buffy
si volse con decisione verso il palazzo che costituiva il loro obiettivo. –
Allora è deciso. Si va
Xander
l’avrebbe ricordata così, mentre si incamminava verso un destino segnato, con
la solita decisione di sempre, a grandi passi e apparentemente senza esitare.
Le
due forme ondeggiavano avvolte in una strana luce, incorporee ma minacciose.
Tara pronunciò alcune parole e divennero subito più definite, fisicamente
presenti. Buffy si avventò immediatamente seguita a ruota da Spike. Nelle mani
aveva un coltello lucente e sferzava l’aria davanti ai guardiani del palazzo
visibilmente sorpresi da tanta aggressività. Xander e Anya si fecero avanti
brandendo bastoni appuntiti e menando fendenti a più non posso con quelle armi
povere ma efficaci.
Le
due forme vibrarono, emisero suoni sordi. Allungarono quelli che sembravano
arti in direzione degli aggressori, tentando di colpirli ma invano. Buffy colpì
quello che aveva davanti con scientifica, fredda determinazione. La forma
tremò, ondeggiò e si infranse cadendo a terra con un tonfo. Buffy si rivolse
verso l’altro avversario che già stava subendo ogni sorta di colpi da Spike e
dagli altri. Allungò il braccio in una singola, terribile botta. Il coltello
penetrò la forma e ancora una volta un tremolio, un’agonia incomprensibile e
rapida e la forma scivolò a terra.
-
Via libera mi sembra – disse Buffy
Xander
guardò verso il pavimento i corpi caduti. Le forme non erano più inumane
adesso, né indefinite. Ai loro piedi giacevano due giovani, apparentemente in tutto
e per tutto umani. – Cosa diavolo ... – accennò a dire indicando i corpi. Tutti
apparivano stupiti e perplessi. – Ah deve trattarsi di un ... incantesimo di
mimetismo. Uh un camuffamento forse per spaventare chi passa davanti al
palazzo. – Era stata Tara ovviamente ad aver parlato. Del resto era la loro
esperta in materia.
Anya
scosse le spalle in segno di noncuranza - Sì un incantesimo facile, una
bazzecola direi. Una volta punii un uomo trasformandole temporaneamente in un
porco e non dovetti neanche sforzarmi tanto. Il difficile venne all’atto della
macellazione. Non voleva saperne di rimanere nella forma di porco e tendeva a
ritrasformarsi nel proprio aspetto originale. Bah, non fu certa la cosa
migliore che io ... Xander la interruppe con uno sguardo deciso e poche parole
- Anya per favore raccontacelo un’altra volta
Buffy
guardò Tara con un’aria perplessa – Erano persone ... normali?
Tara
sospirò – Chi può dirlo? Certo sembravano minacciosi e magici e ci ostruivano
il cammino. C-che potevamo fare di diverso?
Spike
li interruppe – Vorrei unirmi al lutto e alle vostre profonde meditazioni ma il
tempo stringe. Entriamo in questo stramaledetto posto e facciamola finita una
volta per tutte.
Xander
mise una mano sulla spalla di Buffy e la vide annuire con forza. Uno dopo
l’altro varcarono la porta del palazzo.
-
Che ne pensi Spike? –
Buffy
appariva stanca e forse anche un po’ dubbiosa sull’esito finale dell’impresa.
Erano entrati ormai da almeno un’ora nel palazzo e si poteva dire che ne avevano
viste di tutti i colori. Nell’atrio, subito dopo essere entrati era parso a
tutti di sprofondare in una palude melmosa. Buffy era un’esperta in fatto di
sogni a dir poco inquietanti ma doveva ammettere che questa volta l’impressione
che aveva avuto da quell’illusione era stata profonda. Per fortuna Tara era
riuscita a pronunciare alcune parole e l’illusione aveva perso efficacia. Non
era propriamente svanita, solo aveva perso una parte del realismo che aveva
aggredito i loro sensi fino ad un attimo prima e così erano riusciti,
faticosamente ad avanzare. E Tara l’aveva guardata preoccupata sussurrando “non
sono abbastanza forte”. Una consapevolezza che non l’aveva sorpresa ma che
contribuiva a preoccuparla non poco. E avevano affrontato altre illusioni
finché il piccolo drago che era emerso da un ascensore davanti a loro si era
rivelato un pericolo dannatamente reale. Anya si reggeva un braccio
bruciacchiato e negli occhi di Xander non si leggeva niente di buono. Tara
sembrava provatissima ma il so incantesimo di protezione li aveva
effettivamente aiutati. Col piccolo drago sputafuoco (così Buffy aveva
ribattezzato quello strano essere rosso nella sua mente) non se la sarebbero
cavata così a buon mercato altrimenti.
Spike
rispose alla cacciatrice rivolgendole a sua volta uno sguardo carico di
preoccupazione. – Se mi chiedi se ce la faremo anche questa volta ti devo
rispondere che non lo so. Guardati intorno. Non sembriamo un esercito
particolarmente in buono stato che ne dici? – Si interruppe guardandola con
intensità. Non c’era più niente del vecchio nemico ormai in lui. Per Buffy era
una specie di confidente, un amico vero, cui chiedere consiglio in un momento
di crisi. Quindi riprese a parlare. – Ma se mi chiedi se sia il caso di
andarcene con la coda tra le gambe, allora devo ammettere che non credo si
tratti di una grande idea. Il problema vero, secondo me è: te la senti di
andare fino in fondo? Di fare quel che va fatto? Di questo devi essere sicura
Buffy perché altrimenti la nostra fine è praticamente certa.
Buffy
sorrise amaramente – Mi sono mai tirata indietro?
Era
al centro dell’attenzione ora e tutti la guardavano senza dire una parola. Fu
Tara a spezzare il silenzio – I-io me la s-sento – disse, e questa volta la sua
voce uscì ondeggiante e tremante come ai vecchi tempi. E Xander pensò che per
lei quella prova doveva essere anche più difficile di quanto risultasse a tutti
loro.
Buffy
la guardò e vide nei suoi occhi il dolore che le aveva causato dire quelle
parole.
-
Allora andiamo avanti – concluse
La
porta, l’ultima forse, si spalancò davanti a loro. Se alle loro spalle avevano
lasciato il buio dei corridoi di quel tetro palazzo di fronte a loro splendeva
una luce perlacea, stranamente rilassante. Entrarono cautamente e intorno a
loro lo scudo magico predisposto da Tara brillava come se fosse aggredito da
mille diversi incantesimi.
-
Benvenuti amici
Era
una voce allegra che aveva parlato. Proveniva dal fondo della sala, oltre la
luce perlacea.
-
Vi aspettavo da un bel pezzo, spero che vi siate divertiti con i giochetti del
mio Palazzo delle Illusioni.
Era
strano come la voce non fosse affatto cambiata, nemmeno un’inflessione poteva
far distinguere quella voce da quella della loro vecchia amica. Forse era solo
un po’ troppo argentina, troppo squillante, quasi che trasmettesse un’allegria
falsa, di pura facciata.
-
Fatti vedere Willow – era stata Buffy a parlare ovviamente. Era venuta lì per
quell’incontro e non aveva nessuna intenzione di sottrarsi al suo dovere.
Dovere, destino, maledizione. Quale di queste parole si poteva adattare ad una
situazione del genere?
La
luce si smorzò un poco e Willow comparve, vestita di una semplice tunica
bianca. Monili pendevano dal suo collo e due orecchini d’oro ne illuminavano il
volto. Sembrava emanare una calma infinita, una potenza sontuosa. – Quel che è
giusto è giusto – disse – Avete affrontato prove piuttosto dure per essere qui
e non c’è motivo per cui io mi debba nascondere a voi.
-
Falla finita Will – La voce di Buffy era ferma, determinata. – Non hai più
amici da queste parti. Rinuncia a tutto questo e consegnati a noi e potrò ...
con grande sforzo, affidarti semplicemente alla giustizia o al consiglio degli
osservatori senza ucciderti.
L’espressione
di Willow divenne più triste, meno serafica. – Siamo a questo Buffy? Siamo al
confronto finale, al combattimento senza ritorno, all’epilogo della storia? Io
non ti ho colpito Buffy, ho risparmiato tutti voi perché nonostante tutto vi
ritengo ancora miei ... amici. Ho sbagliato forse? Credi davvero che se avessi
voluto non avrei potuto fermarvi durante queste ultime ore? Guarda che
sottovalutarmi è un errore piuttosto grave. Chiedilo a Giles.
Buffy
fremette di rabbia e di orrore. In quel momento Giles era steso su un letto di
ospedale, assente, completamente incosciente, sprofondato in un sogno
all’apparenza senza possibilità di risveglio.
-
W-willow quello che fai è sb-bagliato. Possibile che tu voglia veramente
questo?
Willow
si volse verso Tara. Non l’aveva degnata di uno sguardo fino ad allora. Come se
fosse trasparente, come se non esistesse.
-
Ah ecco che parla la streghetta di riserva. La piccola Tara, che mi ha voltato
le spalle, che se ne è andata da me solo perché ero tanto più potente di lei ed
era invidiosetta.
Tara
scosse la testa energicamente – Non è così e lo sai. Ti ho lasciato per l’abuso
che facevi dei tuoi poteri, per la tua temerarietà, per il disprezzo che
nutrivi per gli altri. Ti ho lasciato perché standoti vicino non avrei potuto
salvarti da te stessa.
Willow
la guardò tristemente e la sua rabbia parve sparire di nuovo. – E allora cosa
volete fare ora? Aspettate ho una soluzione. Che ne dite di rinchiudermi in una
bella camicia di forza, imbottirmi di psicofarmaci e farmi ricoverare in una
clinica psichiatrica? Non dovrei essere pericolosa così giusto?
Anya
annuì facendo una smorfia – Beh, sì credo che potrebbe andare bene.
Xander
allargò le braccia agitato – Willow io non riesco a capire cosa ti porti
dentro. Non so che cosa tu voglia in questo momento. Ma guardati: sei sola, sei
contro di noi e contro il mondo intero. Ti sei messa su un trono ... fatto di
nebbia, che non ha consistenza. Per che cosa? Potere? Controllo delle forze
della natura? Non c’è ragione sufficiente per quel che hai fatto, per come ti
stai riducendo. Noi siamo ancora tuoi amici Willow e non puoi dubitarne.
Insieme potremmo trovare una soluzione. Giles non è morto in fondo e ... le
cose potrebbero tornare al loro posto – Credeva veramente in quel che diceva?
Forse non ,lo sapeva neppure lui. Forse cercava solo di aggrapparsi ad una
possibilità che non esisteva.
Willow
scosse la testa in un segno di morbido ma deciso diniego. – Se c’è una cosa che
ho imparato è che le cose non tornano mai a posto. Non possiamo semplicemente
mettere le lancette dell’orologio indietro e far ripartire il tutto. – indicò
in direzione di Buffy e la sua voce si fece tremante. – Io ti ho portata
indietro. Ho ridato carne alle tue ossa, sangue al tuo corpo. Vorresti che non
lo avessi mai fatto? Questo non è tra i miei poteri – le sue mani presero a
scintillare di una luce pulsante e rossastra – ma posso comunque spedirti
indietro. Il vostro circolo di protezione è così debole (Tara, mi deludi; mi
aspettavo di meglio da te)
Spike
aveva atteso fino a quel momento in silenzio. Aveva atteso che il miracolo si
compisse. Che la vista di quelli che arano stati i suoi migliori amici
svegliasse la rossa da quello stato di esaltazione in cui era caduta. Che
tornasse in sé almeno per un momento, il tempo necessario a tirarle una
semplice botta in testa. Ma ora non c’era più tempo da perdere. L’occhiata
obliqua che Willow stava rivolgendo a Buffy non aveva niente di amichevole e
non poteva essere equivocata. Da un momento all’altro avrebbe attaccato e li
avrebbe uccisi tutti o spediti in coma come aveva fatto con Giles. Spike scattò
verso la strega.
Willow
non si voltò nemmeno nella sua direzione. Levò un braccio e disse – Fermo!
Spike
si fermò, completamente immobilizzato. Alla mercé della volontà della sua nemica.
Willow disse – Disintegrati – Spike si incenerì in un attimo, come se il
paletto più acuminato avesse trapassato il suo cuore.
-
Beh in fondo non era che un vampiro – riprese Willow rivolto a Buffy e il tono
era quello di una persona che ha bisogno di scusarsi anche con se stessa. –
Avresti dovuto già da tempo ...
Non
fece in tempo a finire. Buffy si lanciò in avanti con tutta la sua forza e
velocità. In un attimo attraversò la distanza che la separava da colei che era
stata la sua migliore amica. Un coltello argenteo brillava nella sua mano.
Willow rimase a bocca aperta, esitante per un momento. Un lunghissimo momento.
Alla fine una sfera di luce si formò intorno alla sua mano, una sfera di luce
fredda che scagliò verso Buffy. Ma la cacciatrice si tuffò in avanti con il
braccio armato proteso. La scarica di luce la raggiunse in volo, proprio mentre
la lama si infilava tra le costole di Willow.
Buffy
cadde come fulminata. Strano, riusciva ancora a vedere intorno a sé i contorni
delle cose e delle persone. Riusciva a vedere l’espressione stupita e atterrita
di Willow, ferita a morte ... da lei. E non riusciva a provare niente. Non
c’era il trionfo per la vittoria, non il sollievo per le vite salvate, niente
che non fosse il dolore profondo per la sorte della sua amica. E la
consapevolezza dell’imminenza dell’oblio, consolatorio, conclusivo.
Willow
da parte sua sentì la botta arrivare e il fiato tagliato a metà. Le sue
ginocchia si piegarono. Strano come non avesse mai pensato ad incantesimi
curativi, a protezioni di tipo fisico. Un corpetto antiproiettile sarebbe stato
dannatamente utile in quel momento. Ma aveva pensato sempre che la sua magia
potesse essere risolutiva, che nessuno avrebbe mai potuto avvicinarla fino a
farle del male. Non così male comunque. Di fronte a lei aveva il volto di Buffy
agonizzante. Che destino strano, orribile era il loro. Amiche costrette a
combattersi ... da che cosa? Dalle circostanze, da uno strano gioco di ruoli
contrapposti, da qualche burattinaio che aveva tirato i loro fili finché non si
erano ingarbugliati in maniera inestricabile e si erano alla fine spezzati? Era
strano: stava morendo e avrebbe voluto aiutare l’amica che giaceva ai suoi
piedi. Era inginocchiata, terrorizzata per se ma era a lei che pensava a quel che
le aveva fatto. Si rivide piccola, con i capelli lunghissimi, al Bronze con
Xander e Buffy. Rivide i suoi primi approcci con loro e le prime avventure, la
se stessa che si nascondeva, vestita alle feste da esquimese o da fantasma, Oz
e i Dingoes e la sua prima volta, l’incantesimo per Angel che l’aveva iniziata
alla magia, miss Calendar e la sua terribile fine, il club delle streghe e
l’incontro con Tara, la folle corsa giù per quelle scale del dormitorio e la
consapevolezza di avere trovato una vera compagna. Rivide se stessa il giorno
della morte di Joyce e quel periodo lunghissimo, infinito della pazzia di Tara.
Rivide queste ed altre cose. Era questa dunque la fine del cammino? La strada
l’aveva portata fino a questo punto e non oltre? Si fermava tutto qui?
Xander
le aveva viste morire così, abbracciate in una stretta fatale; Buffy calma,
come chi sa di avere fatto un dovere terribile, come chi sa che sta tornando a
casa. Willow con mille espressioni di dolore sul volto, come chi prenda per un
attimo consapevolezza di tutti i propri errori, delle proprie colpe, e di con
capacitarsi di come tutto ciò sia potuto accadere. E le rivedeva ancora, sempre
più lontane nel passato in quell’ultima lunga nottata.
In
seguito Giles si era ripreso dal coma, anche se era rimasto un po’ scosso
dall’accaduto. Era stato per un po’ in disparte, poi quasi senza avvertire
nessuno, aveva ripreso l’aereo per l’Inghilterra. Erano anni che non avevano
più sue notizie. Tara da parte sua si era rinchiusa in un silenzio doloroso e
se ne era a sua volta andata da Sunnydale. Non avevano mai saputo dove fosse
andata, né se stava bene o no. Dawn era tornata con suo padre e mandava ogni
anno gli auguri a natale e a Pasqua. Era sposata ora ed aveva avuto da poco un
figlio. Lui e Anya si erano trasferiti poco dopo quella terribile notte,
completando l’esodo del gruppo da Sunnydale; era stata una cosa naturale,
avevano semplicemente seguito gli affari della ditta dove Xander lavorava come
capomastro. E avevano iniziato una nuova vita, fatta di fatica e di
ordinarietà. La porta del periodo delle loro avventure straordinarie si era
chiusa alle loro spalle. Imprese di genere più normale ma ugualmente
impegnativo si erano dispiegate davanti a loro. Erano rientrati nella corrente
del mondo. E solo in quei momenti prossimi al tramonto, con la fatica che
gravava la sua mente, Xander sollevava ancora il velo del dolore per rivivere
ancora quei giorni perduti. Fece l’atto di alzarsi e di riaccendere la luce ma
si fermò immediatamente. Passi furtivi provenivano dalle scale. Xander si
immobilizzò, cercando di acuire lo sguardo nel buio della casa. Passi leggeri
ma non esitanti. La ragazza scese le scale. Si guardò intorno, come per
assicurarsi di non essere vista poi si incamminò verso la porta di ingresso.
Fu
in quel momento che Xander pensò che era venuto il momento per farle la
ramanzina che evidentemente si meritava. Girò l’interruttore e la luce illuminò
una ragazzetta vestita di una giacca di pelle con una grossa borsa.
-
E tu dove ti credi di andare?- esclamò
Sua
figlia sobbalzò e la borsa le cadde con un rumore sordo. Qualcosa rotolò in
direzione di Xander, mentre il viso di Cathy assumeva l’aria colpevole di
qualcuno il cui segreto era stato rivelato troppo in fretta.
Xander
si piegò in direzione dell’oggetto. All’inizio non credette a ciò che vedeva.
Doveva trattarsi di un qualche tipo di allucinazione. Non bastava quanto
avevano già pagato a quella storia? Era così potente il destino che li
perseguitava? Soppesò l’oggetto nella mano. Evidentemente no, non bastava. E
l’aspetto serio, terribilmente determinato che aveva sua figlia davanti a lui,
quella luce che le brillava negli occhi, che proveniva da tanto lontano nel
tempo, non lasciavano dubbi. E le parole che uscirono dalla sua bocca furono assurdamente
simili a quelle da lui usate ... una generazione prima.
-
Ti è caduto il tuo .... paletto!
Dentro
di sé non poté fare a meno di provare un moto di ilarità: “chissà cosa dirà
Anya quando lo verrà a sapere!”