NELL’OSCURITA’

di Nimzita

 

 

Periodo: La storia è una prosecuzione di fantasia della quinta serie, a partire più o meno dal punto in cui è terminata la

programmazione italiana.

Riassunto: che cosa succederebbe se Spike riuscisse a disattivare il proprio chip? E se, incontrata Willow, la aggredisse

trasformandola in vampira? Da questi due eventi inizia una storia lunga e articolata, con la Willow vampira come protagonista

ma che coinvolge tutti i personaggi della Scooby Gang, suddivisa in undici capitoli. Willow conoscerà un lato di se stessa e della sua

magia che non avrebbe mai pensato di possedere e contribuirà, nonostante la sua trasformazione (o forse proprio per questa)

alla battaglia finale per la sconfitta di Glory.

Spoilers: non dovrebbero esserci spoilers poiché ho scritto la storia quasi senza conoscere l’evoluzione della quinta serie.

In seguito però ho riscontrato (con mio sommo disappunto: credevo di essere più originale) alcuni particolari negli script degli

episodi successivi che sono simili a qualche punto del mio racconto. Non vi sono comunque spoilers evidenti.

Feedback: commenti e correzioni sono graditissimi presso il mio indirizzo e-mail

Disclaimer: i personaggi principali della storia non sono miei ma di proprietà della WB.

Ringraziamenti: in particolare a Lisemara e a Sonia per l’incoraggiamento

 

 

 

Brandelli di coscienza si ricomposero. Aprì gli occhi compiendo un grande, eroico sforzo e si trovò in una caverna poco illuminata,

che non conosceva. Lo vide proprio davanti a lei e ne fu immediatamente terrorizzata.

Non era più lo Spike familiare con cui avevano avuto a che fare negli ultimi due anni. Era quello di una volta, lo sguardo sicuro,

penetrante, la determinazione assoluta. E la sua bocca era lorda di sangue, il suo sangue. Uno Spike senza chip.

La sua voce le arrivò remota, come da una distanza infinita.

Ricordi strega quando venni da voi la prima volta, dopo che i soldatini mi avevano sistemato il loro gingillo in testa?

Ti dissi che ti avevo osservata, giusto? Che avevo considerato l’idea di prenderti.

Willow avvertì immediatamente il dolore al collo e una debolezza totale. E seppe immediatamente che le restava poco da vivere.

Spike emise un lungo sospiro, come di chi non credesse ancora di avere riacquistato il proprio se stesso e guardò la sua prigioniera

quasi con compassione: - Pare che il momento sia alla fine arrivato.

 

Tara era preoccupata. Willow non si era vista e questo non era da lei. Sapeva che era passata al Magic Shop perché aveva parlato

al telefono con Giles. Non avevano particolari appuntamenti per quella sera ed entrambe erano state impegnate in cose diverse.

Ma non essere rientrata a quell’ora della notte non era decisamente da Willow. Guardò l’orologio e vide che era veramente tardi.

Si vestì in fretta e furia e si diresse verso la casa di Buffy.

 

Willow non riusciva a parlare, riusciva a malapena a formulare un pensiero. Ricordò che Spike le si era avvicinato all’aperto,

senza nascondersi, e che lei si era quasi voltata mostrando il disprezzo con il quale tutti loro lo avevano isolato in quei giorni.

E lo aveva considerato innocuo. Che terribile sbaglio, Willow.

Spike riprese il suo monologo, pensoso.

- Non ti voglio poi così male, testa rossa, Se avessi voluto, saresti già morta, ma ho altre idee per te.

Vedi, ora che ho ripreso in pieno i miei poteri non credo che sia poi così salutare per me restare in questo buco.

Voglio viaggiare, rivedere il mondo e lasciarmi alle spalle la cacciatrice.

“Non la nomini nemmeno, vero Spike?” pensò Willow, intuendo quanti contradditori sentimenti attraversassero in quel momento

il suo persecutore. Era strano come, nelle sue condizioni, riuscisse comunque a capire queste sfumature.

Doveva dirlo a Tara quando l’avesse rivista: “Sai, essere in punto di morte, paradossalmente acuisce le mie percezioni. Buffo, no?”

Spike poggiò le braccia sulla parete cui lei stava addossata, incombendo su di lei, ad un solo passo da lei.

- E allora mi spiego: sai, non c’è stata particolare premeditazione da parte mia. Semplicemente ti ho visto sulla mia strada,

che camminavi con quel malcelato disprezzo che voi tutti mi mostrate ultimamente. E mi sono detto: perché no?

Quale modo migliore di indebolire la cacciatrice che privarla della sua streghetta preferita?

Si interruppe per un attimo, poi riprese con una durezza ancora maggiore.

- E poi, in fondo qualcosa ti dovevo, no? Non è bello ritrovarsi a cercare di varcare una porta e rimanere lì come un fesso,

incapace di entrare. Mi hai messo in imbarazzo.

Finalmente Willow trovò il fiato per rispondere.

- Beh, te lo eri meritato!

Spike inclinò la testa di lato, come considerando la sua risposta.

- Forse è vero. Non sono molto orgoglioso del mio comportamento. Ma non divaghiamo. Sto per partire e non voglio andarmene da

solo per il mondo. Oh, non ti preoccupare piccola Willow. Non cerco coinvolgimenti romantici, direi che ne ho avuti fin troppi

ultimamente! Ma tu sei forte, esperta, un’ottima strega. E, in fondo, non ti voglio morta. Quindi eccomi qua, ad offrirti

un’alternativa: puoi morire o unirti a me nella schiera degli immortali.

- Vuoi rendermi …. come te?

Willow non riusciva veramente a considerare la cosa. Era troppo stupita e debole.

- Perché no? In fondo ti offro una virtuale immortalità, cacciatrice e disastri naturali permettendo, la possibilità di disporre di poteri

che neppure ti sogni, che uniti alla tua magia ti renderebbero, col tempo, davvero potente. E tutto in cambio della tua fedeltà

e della tua alleanza. So di essere un buon Sire, quando voglio, e in questo caso lo vorrei davvero.

La cosa non dovrebbe disgustarti troppo, no? In quante dimensioni parallele esisterà una Willow vampira?

Secondo me in molte di più di quelle che pensi. Quante volte hai violato le regole, quante volte ti sei affacciata a nuove esperienze

per riuscirne più forte, più piena, più te stessa. Ammettilo, sei un po’ particolare come “brava ragazza”.

Incise rapidamente il proprio braccio e un lento fiotto di sangue cominciò ad affiorare, come per capillarità.

Willow vide avvicinarsi quel braccio e si sorprese di non essere inorridita più di tanto.

Una parte di lei voleva disperatamente ribellarsi a quella situazione e annegava in una nerissima disperazione.

Ma un'altra, insospettata parte, riecheggiava quell’interrogativo che Spike le aveva posto e le ripeteva con voce insinuante:

perché no? Di sicuro non voleva morire: non aveva mai desiderato di vivere come in quel momento.

E c’era quella terribile curiosità, quella voglia di scoperta che l’aveva animata per tanto tempo e che l’aveva portata,

la prima volta, a mescolare improbabili ingredienti di improbabilissime pozioni, che la spingeva in una direzione completamente

inaspettata. Poteva esistere una magia senza la vita, senza l’anima di chi la utilizzava? O meglio, si poteva accedere alla magia

da un punto di vista così diverso come quello di un vampiro.

Era un momento terribilmente assurdo per porsi domande del genere, ma il folletto che abitava da sempre nel suo cervello,

non si stancava di riproporle nei pochi secondi che, qualunque fosse la sua scelta, la separavano dal baratro.

Si sentì fremere quando le sue labbra sfiorarono il braccio proteso del vampiro che le presentava quel discutibile, terribile dono.

- In fondo quella che ti offro è un’opportunità, o no?

C’era una strana, arcana, terribile forma di magia nel modo in cui Willow afferrò il braccio di Spike con le ultime energie che

le rimanevano e cominciò avidamente a bere.

 

Tara stava ancora cercando Buffy. Non era in casa quella sera ma di ronda chissà dove. Cercava di tenersi ai margini dei posti più

pericolosi. Era fornita di un discreto arsenale magico e, prima di uscire, aveva lanciato su di sé un modesto incantesimo di

protezione ma il cimitero di Sunnydale rimaneva un posto decisamente pericoloso per una ragazza sola. Vide alla fine Buffy che,

apparentemente tranquilla, tornava verso casa e la chiamò. La cacciatrice le sorrise interdetta, come chiedendosi cosa ci facesse a

quell'ora in un posto del genere, tutta sola soletta: un comportamento decisamente singolare per lei.

Tara non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo. Forse adesso avrebbe trovato l’aiuto di cui aveva disperatamente bisogno.

Fece per muoversi verso Buffy ma, all’improvviso, fu come percorsa da un fremito. Un flusso di energia mai provato,

come se un pezzo della sua anima si fosse staccato da lei. Cadde in ginocchio, come una marionetta cui avessero improvvisamente

tagliato i fili e dalla gola le uscì solo la parvenza di un grido strozzato:

- No!

 

 

 

Capitolo 2

 

Erano passati alcuni giorni da quando Willow era scomparsa.

Buffy guardava quel che rimaneva della Sooby Gang riunita al Magic Box e non le piaceva quel che vedeva.

L’atmosfera era decisamente pesante e nessuno sembrava volersi decidere a parlare. Giles sedeva con aria assente, pensosa.

Dawn era in piedi dietro tutti, più calma e triste di quanto lo fosse mai stata in quel luogo. Xander e Anya erano, come al solito,

vicini e sembravano a disagio, come su carboni ardenti.

E Tara pareva sul punto di morire. Ma furono sue le prime parole.

- È …m-morta, ne sono s-sicura. L’ho sentita morire, a-andarsene.

- Tara, sono giorni che ce lo ripeti, ma questo non può bastarci! - le rispose Buffy in un tono che sembrava più stanco che adirato.

- Non Abbiamo notizie di lei, non è stata ricoverata in ospedale e, per fortuna, non è all’obitorio. Sembra semplicemente volatilizzata.

E non mi sembra che Glory c’entri niente in questa storia. Non ci vedo il suo marchio.

- Glory l’avrebbe semplicemente fatta a pezzettini e recapitata nella cassetta della posta di Buffy, oppure l’avrebbe catapultata,

sempre in pezzi s’intende, dalla finestra, oppure ….

- Anya per favore - la interruppe Xander - mi sembra che tu sia stata più che esplicita.

Anya si guardò intorno e vide le solite facce contrariate che tutti mettevano su quando era, come dicevano loro? Troppo diretta?

E inarcò un sopracciglio come a dire “Beh, insomma, almeno mi sono fatta capire”.

Buffy sospirò. Si sentiva incredibilmente stanca. Ne avevano affrontate tante insieme ma questa volta la situazione sembrava

veramente disperata.

Là fuori c’era una pazza dea di chissà quale dimensione che minacciava quel che restava della sua famiglia e ora la scomparsa di

Willow. Un colpo terribile, a momenti insopportabile. E Tara che ne piangeva la morte, sola durante interminabili nottate.

Non voleva arrendersi, non ancora, ma la sua capacità di lottare contro gli eventi era come monca.

Ecco, le sembrava di dover combattere un nemico senza volto (quante volte le era capitato in passato?), ma privata di un braccio.

Willow era parte di lei, lo era da tanti anni. E le era stata strappata via. Si scosse, rivolgendosi a Xander e Anya.

- Ok. Ora le notizie: lo avete rintracciato? - Non nominò Spike. Preferiva non dovere ammettere neanche a se stessa di aver

bisogno di informazioni da parte di quell’essere.

Xander e Anya si guardarono interdetti, poi Xander rispose.

- Beh, non proprio ….

- Xander, per favore …. o l’avete trovato oppure no. È semplice, non ti sembra?

- Non c’era - disse Anya - e nemmeno il televisore!

Giles parve riprendersi all’improvviso dal letargo. - Anya, per pietà, vuoi trovare delle parole che rendano il tuo discorso

intelligibile a noi, poveri e desueti mortali?

- Uh? - dissero all’unisono Dawn e Buffy.

Giles sospirò. - Scusate, volevo dire: Anya, per favore, spiegati meglio.

- Beh, c’è poco da spiegare - riprese Xander - siamo andati alla cripta, ovviamente di giorno.

In teoria lo avremmo dovuto trovare là, ma non c’era. Tutto sembrava come sempre … solo che non c’era Spike ….

e dove c’era il televisore, beh, abbiamo trovato una busta indirizzata a … beh, a te, Buffy!

- A me? Proprio a Buffy?

- Veramente c’era scritto “a quella str…..”. Ahi! - il calcio di Xander colpì Anya dalle parti della caviglia.

- Eccola, non l’abbiamo aperta - disse Xander porgendo la busta.

Buffy lesse il biglietto che c’era dentro: “Penso che questa notizia ti possa interessare: quanto sei disposta a pagarla?”

Estrasse quindi dalla busta un trafiletto di giornale di 10 giorni prima. Nel lesse il titolo e all’inizio non capì.

Poi, un lampo di improvvisa comprensione. Passò il biglietto a Giles che lo lesse agli altri.

- “Misterioso suicidio di un famoso neurochirurgo: Miller era famoso per i suoi interventi non distruttivi con il laser ….

sul cervello” Oh, oh.

Buffy annuì, proseguendo. - Non poteva toglierlo, così lo ha reso inservibile.

Xander esplose. - Scusate …. Reso inservibile COSA???

Buffy lo guardò allora con intensità. - Qualcosa che lo ha salvato per troppo tempo da me!

 

Erano passate alcune notti da quanto Willow aveva iniziato la sua nuova esistenza ed era ancora piuttosto confusa.

Non che stesse male, anzi! Si era ripresa rapidamente e le era sembrato naturale seguire Spike, il suo sire ora,

e muoversi nella notte con passo rapido e leggero. I primi giorni era stata nutrita da lui e si era dovuta trattenere più volte

dall'aggredirlo, tanta era la brama del sangue. Ma Spike sapeva quel che faceva e l’aveva tenuta al suo posto, anche con le cattive.

E ogni volta le aveva spiegato, l’aveva esortata a pazientare, a capire se stessa e la sua nuova natura.

Era innaturale: Spike come maestro. Era …. buffo, anzi!

La prima caccia poi, era stata strana ma esaltante. Si stavano spostando (lo facevano continuamente, ogni notte,

cercando di mettere più miglia possibili tra loro e Sunnydale, era Spike a volere così) e in una stradina buia intravidero quella che,

indubbiamente, era una professionista che cercava qualche pollo da adescare.

Spike si era rivolto a lei, semplicemente. - Vai Rossa, è tua.

E tutto ciò le era sembrato così … naturale. Lo aveva guardato solo un attimo, stupita, e si era avviata verso la preda.

Preda. Vittima. Bersaglio. In quegli attimi si divertì a definire la donna cui si stava avvicinando, con molti termini tranne con quello

che, fino a pochi giorni prima, le sarebbe parso normale: “persona”.

E la sua andatura era sciolta, rilassata e lei era quasi divertita nel suo vestito leggero

(ne doveva rubare un altro da qualche parte, si disse).

Fu un attacco rapido. Breve. Diretto. E fu estremamente bello.

Si stupiva ancora a pensare ai suoi amici e a Tara. E pensava che quella faccenda della “perdita dell’anima”,

non le sembrava poi così lineare.

Erano in un magazzino abbandonato, da qualche parte, in una delle cittadine del Midwest che stavano attraversando.

- Spike - disse all’improvviso.

- Sì, dolcezza - risposte ed era il tono del sire che si rivolge all’allievo.

- Spike …. io non riuscirei mai a fare del male a Tara …. e nemmeno ai miei amici.

Willow doveva mettere le cose in chiaro, per come le sentiva. Non voleva mentire a Spike, non su una cosa così importante.

La risposta di Spike le arrivò lentamente e il tono di lui le sembrò dolente, anche se fermo.

- Loro te lo farebbero. Ti pianterebbero un paletto nel cuore e ti guarderebbero incenerirti proprio sotto al loro naso.

Poi si complimenterebbero l’un l’altro per averti liberata da un’esistenza così … inumana. Con la certezza di essere nel giusto.

Willow riflettè solo per un attimo su queste parole, abbassando gli occhi.

- Può anche darsi che sia così, anche se non ne sono così sicura. Ma la situazione per me non cambia.

Sono certa che non farei mai del male a Tara, e ragionevolmente certa che non riuscirei a toccare neanche gli altri, nemmeno Buffy. Non riesco a capire: la mia anima dovrebbe essere andata, ho ucciso e ucciderò senza rimorsi né perplessità. Anzi, guarda, ti dirò che, per quel che ho capito, tutto questo è anche … divertente, non so se mi spiego. Ma i miei legami con loro ci sono ancora, sono vivi, e se penso a loro sto male.

Si aspettava un rimprovero da parte di Spike, o anche un manrovescio ma non arrivò. Willow rialzò lo sguardo

e vide il sorriso ironico di lui.

- Le cose sono un po’ più complicate di quello che credevi, eh?

 

Giles si schiarì la voce. Era un buon modo per attirare l’attenzione di tutti e lui lo sapeva.

- Mi pare che il quadro generale cominci a comporsi. Spike è sparito da diversi giorni e si è premurato di farci sapere

che non ha più il chip. Willow è scomparsa più o meno nello stesso tempo ed è possibile che, come dice Tara, sia morta.

Ma c’è modo e modo di essere morti, come noi tutti ben sappiamo. E il fatto che non ne abbiamo trovato il corpo,

potrebbe volere anche dire che Spike …

Buffy concluse per lui - … abbia vampirizzato Willow. E quella stupida della cacciatrice gli ha concesso diversi giorni di vantaggio

solo perché non voleva avere più niente a che fare con lui.

Era strano come il tono delle sue parole fosse contenuto: dentro di sé le sembrava di urlare.

 

 

 

Capitolo 3

 

Avevano parcheggiato il caravan non molto distante dalla loro destinazione. Il locale era abbastanza piccolo visto da lontano

ma aveva tutti i requisiti adatti allo scopo che Willow si era prefissa. Era stata molto chiara con lui al riguardo la sera precedente.

- Te lo ripeto: non posso fare incantesimi basandomi solo sulla mia esperienza precedente e su quel che ricordo a memoria.

L’approccio deve essere diverso perché io sono diversa. Ho bisogno di studiare a fondo se non voglio rischiare

di scatenare reazioni che potrebbero esserci fatali. Immagina che per sbaglio materializzassi una sfera di luce solare di fronte a noi.

Non farei a tempo a dire “Oops scusa Spike ho sbagliato” che saremmo entrambi ridotti a due mucchietti di cenere!

Spike era parso riflettere un attimo poi aveva annuito.

- OK dolcezza, OK. Sentiamo quello che hai da dire. Dopo tutto ti ho preso con me perché eri una maga giusto?

Mentiva, Willow questo lo sapeva bene: era convinta che più semplicemente all’ultimo momento non se la fosse sentita di ucciderla

senza concederle una possibilità. E forse aveva pensato anche che la cacciatrice sarebbe stata ferita dalla trasformazione

della sua migliore amica in vampira più che dalla sua morte. Ma allo stesso tempo Spike (Willow ne era quasi certa)

amava la cacciatrice. Una volta Buffy lo aveva definito contorto. Quel che era certo è che non c’era niente di lineare o univoco

quando si trattava delle motivazioni di Spike. E raramente quelle da lui dichiarate apertamente erano quelle vere.

- Innanzi tutto basta con questa fuga verso est. Non stiamo andando da nessuna parte. Ricordo alcuni recapiti di negozi di magia

in alcune città dell’ovest e so per certo che i migliori si trovano nella stessa California.

So quel che stai pensando ed è una preoccupazione immotivata. Spike, Buffy non è sulle nostre tracce. Ci ha persi. Completamente.

Non so come dirtelo ma lo sentirei se non fosse così.

La luce ardente della sigaretta di Spike brillava nella notte - Pensi forse che stia fuggendo da lei?

Willow sospirò - Penso solo che questa sia una battaglia che tu non vuoi combattere ...

perché non sei sicuro di volerla veramente vincere.

Poi aggiunse: - Ci terremo a distanza di sicurezza da Sunnydale; neanch’io voglio incontrarli, stanne certo.

Spike rimase in silenzio per qualche secondo. La Rossa doveva aver sviluppato una certa empatia nei suoi confronti

dalla trasformazione in poi. E perché no? In fondo era suo il sangue che l’aveva resa quel che era adesso.

E quel che chiedeva aveva un senso. Quei libri e quelle conoscenze che tanto desiderava erano importanti:

potevano rappresentare la differenza tra una terribile maga vampira e una semplice vampiretta alle prime armi.

E se la prima sarebbe stata una potente alleata per lui, di certo la seconda avrebbe rappresentato un peso morto.

- Di che cosa hai bisogno?

Willow sorrise allegra - Ma di una buona connessione, naturalmente!

 

Il bar appariva quasi deserto. Willow storse il naso. Se l’incantesimo avesse avuto pieno effetto non vi sarebbero stati clienti.

In fondo non avevano interesse a fare una strage. Era inutile e dannoso lasciare dietro di loro una scia di sangue.

Ogni volta che un omicidio inspiegabile veniva commesso, ogni volta che un cadavere completamente dissanguato o dilaniato

veniva ritrovato era come se lasciassero dietro di loro, per chi sapeva cosa cercare, un’insegna al neon rosso fuoco,

che diceva al mondo “vampiri”. E se qualche Pollicino di turno si fosse chinato a raccogliere quelle briciole

così avventatamente seminate e a seguirle, un passo dopo l’altro, avrebbe potuto provocare loro guai dannatamente seri.

- Rossa il locale non è vuoto - la voce di Spike era contrariata

Ma Willow sentiva comunque la presenza dell’incantesimo; era debole ma c’era.

- Non c’è poi tutta questa gente - Cercò di giustificarsi.

Entrarono dandosi un’occhiata in giro.

Spike si avvicinò al gestore dietro il bancone. Willow si diresse verso un paio di avventori ad un tavolo. Erano i soli presenti.

Accanto a loro luccicava lo schermo di un computer collegato alla rete. L’ultima novità cui il proprietario aveva affidato

le fortune di un locale che non andava poi così bene.

Spike si mise in bocca l’ennesima sigaretta.

- Serata fiacca eh?

- Può dirlo forte - rispose l’uomo corpulento e il tono raccontava del fucile a canne mozze che teneva dietro il banco,

così, per sicurezza.

Spike allungò il braccio e strinse. Il collo dell’uomo emise uno scricchiolio e la sua testa ricadde di lato,

come un burattino cui avessero tagliato i fili. Un po’ gli dispiaceva per quel povero diavolo. “Spike, Spike”,

si disse; “o sei stato troppo con quei mocciosi o stai proprio invecchiando”. Ma in fondo le sfide già vinte in partenza

non gli erano mai piaciute troppo. Quel barista non aveva avuto la minima chance contro di lui.

Si voltò e vide Willow intenta a liberare il terminale dal cadavere di uno dei due clienti.

Se l’era cavata indubbiamente bene e il suo volto di vampiro mostrava determinazione ed efficienza. Le si avvicinò.

- Tu con questa roba sei brava giusto?

- Scherzi? - rispose lei - sono solo la migliore.

La osservò prendere rapidamente appunti, mentre consultava i siti relativi alla magia e ai libri arcani.

Era intenta e concentrata, assolutamente padrona di quel che stava facendo.

Spike scosse la testa come per dire “Bah, non fa per me”, prese dal frigo una birra e la aprì.

 

Tara aveva visto subito che si erano arresi. Nessuna traccia precisa da seguire, neppure una direzione approssimativa

che indicasse dove Spike poteva essere fuggito ... con Willow. Giles aveva cercato prima sui giornali degli immediati dintorni,

poi allargando sempre più il raggio di ricerca finché si era perso nel mare di un’informazione inutile e indefinita.

Assolutamente niente di significativo, di eclatante. Nessuna traccia evidente che indicasse l’operato di vampiri.

Buffy aveva letteralmente rivoltato l’intera città e gli immediati dintorni. Senza alcun risultato.

E così, quasi all’improvviso avevano smesso di cercare e Willow era stata data ufficiosamente per dispersa in quella guerra

non dichiarata che combattevano tutti insieme. E allo stesso tempo Glory aveva ripreso a manifestarsi in tutta la sua terribile

potenza. Era come se la trama principale degli eventi fosse tornata a imporsi su di loro dopo che la scomparsa

di Willow l’aveva per un attimo messa in secondo piano.

E Tara aveva dovuto vincere il dolore e fare di tutto per aiutare i suoi amici (gli amici di Willow).

Ormai rappresentava il cento per cento del loro arsenale magico e anche da sola doveva tentare di fare qualcosa.

Sentì bussare alla porta.

- Tara sono Buffy

Aprì. Doveva essere successo qualcosa di grosso. La cacciatrice appariva decisamente agitata, e dietro di lei c’era Dawn

con una valigia in mano.

- Tara, dovresti farmi un grande favore. L’altro giorno mi hai detto che potevi schermare un luogo,

una stanza dalla vista di qualcuno.

Tara si schermì subito.

- Ho detto che ci posso p-provare, e anche che non so se l’incantesimo a-avrà effetto su G-Glory.

Buffy sospirò. Niente sembrava più sicuro in quel momento.

- Va bene, tu farai quel che potrai e noi agiremo come se l’incantesimo funzionasse perfettamente.

Ho bisogno di mettere al sicuro Dawn, e la dovresti tenere qui con te.

Tara restò per un attimo sorpresa, poi annuì. Buffy poteva scorgere sul suo volto la determinazione di chi

aveva compreso la gravità del momento.

- Glory si è rifatta viva dalle parti di casa mia e ... temo per la vita di Dawn. Non credo che quella baldracca infernale

abbia neppure intuito che lei è la chiave ma potrebbe catturarla o ucciderla per fare pressione su di me.

Ho bisogno di mano libera per combatterla. Ho bisogno di sapere che Dawn è al sicuro.

Tara emise un lungo sospiro e rispose - Io capisco, Buffy. Lancerò immediatamente l’incantesimo su questa stanza.

Vieni Dawn sistemati pure.

- Grazie Tara, ma mi sembra di essere un pacco postale - rispose la ragazzina entrando.

Buffy lanciò a Tara uno sguardo di gratitudine e fece per andarsene. Si fermò sulla porta, esitante.

Voltò la testa e il suo volto esprimeva tutta la sua tristezza. - Ancora niente? - Chiese, indicando in direzione di un tavolino

in fondo alla stanza. Dawn seguì il gesto della sorella e scorse un buffo cristallo poggiato su un piattino che galleggiava

in una bacinella piena di .... mercurio?

Tara scosse la testa, poi aggiunse - Forse qualcosa, alcune notti or sono. Ma la luce era così pallida, così debole,

da non sembrare nemmeno il riverbero della sua magia. Forse era solo uno strano riflesso ...

Passa da me domani. Incanterò un amuleto per te, sperando che ti possa aiutare contro G-Glory.

Buffy sorrise amaramente - Verrò.

 

La coppia stava in piedi e bene in vista di fronte alla casa, isolata nella campagna. Sembravano due spaventapasseri,

tanto erano fuori luogo e spettrali in quella notte oscurata dalle nubi. L’uomo aveva già dato fondo alle sue scarse capacità

di convinzione con gli abitanti della casa, asserragliati all’interno.

La procedura standard “Abbiamo-una-gomma-a-terra-Possiamo-entrare-un-attimo-a-telefonare-per-favore?”

aveva fruttato solo una risposta adirata e la minaccia del ricorso alle armi. La ragazza, fino a quel momento, era rimasta in silenzio.

- Ostinato questo campagnolo - disse Spike - Temo che stasera dovremo cercare altrove il nostro pranzo.

- Chissà - rispose Willow, e i suoi occhi ridevano - forse potrei farti cambiare opinione riguardo all’efficacia della mia magia.

Spike la guardò con aria interrogativa e la vide estrarre dalla borsetta che teneva con sé un pugno di polvere.

- Arak Gatorn - Disse Willow e soffiò quella che a Spike era sembrata comune polvere, poi soggiunse - Invitami!

Spike scosse la testa perplesso.

Willow in quel momento vedeva molto di più di lui. Vedeva la polvere soffiata brillare come la scia che le fatine lasciano

dietro di loro, danzando lungo una bizzarra corrente fino a infilarsi nella casa.

Pochi secondi dopo ecco la porta aprirsi, l’ombra di un uomo stagliata contro la luce proveniente dall’interno ed una voce

distinta e chiara: - Per favore signora, entra nella nostra casa .... te ne prego!

Willow si rivolse a Spike con aria di malcelato trionfo. Poi verso la porta - Dice a me? - e si avviò con fare maestoso

ad attraversare la soglia. Il suo compagno esitò.

- Ehm Rossa, e io?

Willow sembrava veramente contrita

- Oops, scusa Spike - disse - non ti lascerò fuori della porta questa volta.

E il suo tono era calcolato tra l’ossequioso e l’irridente. Spike pensò che poteva permetterle qualche piccolo scherzo ...

se i risultati erano quelli che vedeva.

La vide rivolgersi di nuovo verso l’abitazione e aggiungere con fare imperioso - Non varcherò la soglia se non inviterai anche Spike.

La forma umana nella casa sembrò accasciarsi come tormentata dal dolore. Poi, con voce tremante, ripeté l’invito ad entrambi.

 

Tara cercava di preparare un incantesimo di protezione sul pendente che aveva promesso a Buffy per l’indomani.

Lavorava alla scrivania, con una luce fioca, per permettere a Dawn di riposare. Ed era un lavoro di grande pazienza,

che richiedeva un’attenzione totale. All’improvviso, con la coda dell’occhio scorse un barlume. Si voltò.

Il cristallo emanava una luce bluastra, fredda ma potente. Tara si concentrò su di essa mormorando parole incomprensibili

a chi l’avesse ascoltata in quel momento. La luce si smorzò, ma una parte di essa rimase come imprigionata nel cristallo,

che si tinse di un colore azzurrognolo. Tutto era andato per il meglio, quello che Tara aveva atteso per lunghissime giornate

si era avverato. Willow, la sua Willow, era ancora in circolazione e aveva usato il proprio potere proprio in quel momento.

A quel pensiero rabbrividì ma allo stesso tempo si sentì sollevata. Se era viva (ma poteva definirla così nello stato in cui era adesso?)

e se il ponte che le legava non si era del tutto spezzato, sarebbe riuscita a trovarla. Il cristallo era la via.

 

 

Capitolo 4

 

Willow inciampò nel terreno e per poco non cadde. Spike si era fermato davanti a lei all’improvviso.

In fondo al vicolo delle sagome chiudevano loro la via di fuga. Erano quattro, no cinque, presumibilmente tutti vampiri.

I loro inseguitori avevano agito come battitori di una caccia elaborata e li avevano condotti fin lì dopo una fuga nei vicoli di

S. Francisco. Li avevano aspettati, fuori dalla biblioteca di magia che avevano appena “visitato”.

Erano molti, umani e vampiri insieme e questa per Willow era decisamente una novità.

Non per Spike, che aveva fiutato subito l’aria e aveva tentato di trovare una via di fuga. Uno sforzo inutile.

I loro persecutori non dovevano essere lontani e di fronte avevano un ben nutrito comitato di accoglienza.

Si alzò una voce forte autorevole, dal gruppetto. - Bene, vi siete fatti attendere.

Risa sommesse accompagnarono quell’affermazione. Bene, si disse Willow, quello era il primattore e gli altri le comparse,

che ridevano a comando. Pensò che era una buona cosa che le gerarchie fossero chiare.

- Questa volta sembra proprio che abbiate fatto il passo più lungo della gamba.

Avevo sentito di un paio di neonati anarcoidi che impazzavano nei dintorni della città, divertendosi a far fuori qualche umano

di troppo e rischiando di crearci guai ma non avrei mai creduto che foste così dannatamente stupidi.

Credevate davvero di farla franca invadendo il mio territorio? I vostri modi vanno bene forse dalle vostre parti

ma non certo in zone civili.

Risate sommesse. Pareva proprio che si stessero divertendo un sacco. Spike valutava la situazione seria, ma non disperata.

Cinque oppositori di cui quattro parevano dei semplici gregari. Si era trovato in situazioni peggiori dopo tutto.

- Se ti riferisci a quella trascurabile incursione nella biblioteca, mi sembra che tu perda le staffe per poco.

Abbiamo perfino lasciato vivo il piccoletto che la gestisce. Come ha detto? - e proseguì in falsetto,

imitando il buffo tono del disgraziato che si erano trovati davanti alla biblioteca - “Sono sotto la protezione di un Antico”.

“E chi ti tocca”, ho risposto io. Mi sembra di essere stato fin troppo rispettoso, date le circostanze.

Willow vide il gruppetto avvicinarsi. La luce fioca di un lampione permetteva ora di scorgere le fisionomie dei suoi componenti .

Il capo, un uomo corpulento, che emanava autorità, era assurdamente ben vestito, vista l’occasione, e la sua giacca e cravatta

contrastava pesantemente con l’abbigliamento scalcinato del resto della banda. In un altra occasione la ragazza

avrebbe trovato l’accostamento piuttosto buffo.

Il boss riprese a parlare e la sua voce era bassa e piena di una concreta minaccia

- No, mio caro giovane, non si entra impunemente nel territorio di Marcus. Stai per pagare con la tua vita questa insolenza.

Berrò da te e dalla tua compagna ogni stilla di sangue che ancora vi rimane e porterò le vostre carcasse al principe che

mi loderà per aver saputo tenere in ordine il mio territorio.

Spike parlò a bassa voce. - Ok testa rossa a te i due a destra, a me gli altri. Chi si libera per primo dei suoi aiuta l’altro.

Marcus rise di gusto - Non vi manca la presenza di spirito vero? Bene avevo proprio voglia di gustarmi un bel combattimento.

Fateli a pezzi.

Willow vide i quattro vampiri subalterni (seguaci?, inferiori?) farsi aventi ma con una cautela maggiore di quanto si fosse aspettata.

Bene, si disse concentrandosi, hai un udito molto fine ma vediamo se riesci a sentire questo

- Dammi tempo. - La voce di Willow esplose nella testa di Spike che si volse in direzione di lei sorpreso.

La ragazza era quasi del tutto al buio ma poteva comunque vedere che le sue labbra non si erano mosse.

- Tienimeli lontani. Ho bisogno di tempo per fare una cosa - Spike era stupefatto.

Non sapeva che Willow potesse fare niente del genere. Certo l’aveva vista passare molto tempo su libri di magia nei giorni

precedenti e si era chiesto che cosa avesse trovato di così importante in quei tomi per lui privi di senso.

Si guardò intorno e divelse una sbarra da una cancellata. Era di ferro e quindi non utilissima ma poteva comunque servire.

L’attacco arrivò quasi immediatamente. Quei quattro non sembravano molto potenti ma erano ben coordinati.

Erano abituati a lavorare in squadra e si vedeva. Spike colpì il primo con tutta la violenza di cui era capace e lo scagliò

contro un muro. Si rivolse ad un altro che però stava già portandogli un colpo di fianco, che riuscì a schivare per un pelo.

La situazione era molto più complessa di quel che si poteva aspettare. Non poteva reggere per molto.

Doveva affrontare quattro vampiri, tenere d’occhio il quinto, che lo preoccupava di più e allo stesso tempo proteggere

la sua stramba compagna. La sentiva cantilenare parole incomprensibili accanto a lui ma non gli era di alcun aiuto.

Parò altri colpi indietreggiando. Marcus sbadigliò ostentatamente, mostrando le zanne e si mosse lentamente verso la mischia.

- Rossa se vuoi fare qualcosa fallo adesso!

Marcus sorrideva mentre stava per gettarsi nella mischia. Fin troppo facile. Non aveva sbagliato a giudicare i suoi nemici.

Il maschio aveva un certo carattere, sicuramente, e si stava dimostrando abbastanza abile ma la femmina ...

niente più di una neonata imbelle e vigliacca istupidita dalla paura. Ne intravedeva a malapena la sagoma nell’oscurità.

Se l’avesse vista in volto non avrebbe riso.

In quel momento Willow “saltò”. Era quella la parola utilizzata nei libri per descrivere quel che stava facendo.

Fu un’esplosione mentale, una specie di onda che si proiettò da lei verso i suoi oppositori e principalmente contro Marcus.

I quattro seguaci si arrestarono come storditi da un urto improvviso, del tutto inatteso.

Lo stesso Spike fu come colpito dal riverbero di quello che stava accadendo e ne rimase per un attimo confuso.

Marcus si fermò dov’era. Cosa succedeva? Vide la ragazza emergere dall’ombra e avvicinarsi ai suoi seguaci terrorizzati.

Chi era? Quale arcano potere aveva usato contro di lui? Non importa, si disse, ora la ucciderò. Ma i suoi muscoli non si mossero,

era come se si rifiutassero di fare il loro dovere. All’improvviso sentì le proprie gambe muoversi, esitanti,

in direzione della maledetta strega. Si inginocchiò, lui che non piegava il ginocchio neppure di fronte al principe della città

e ai principali potentati subiva questo affronto. I suoi due nemici gli erano davanti.

Cercò di alzare la testa per opporsi a loro non vi riuscì. La sua testa rimase china, i suoi occhi rivolti verso terra.

E i suoi nemici divennero due voci, sospese sopra di lui, una figura prona del tutto impotente.

Riusciva a coglierne le inflessioni, ad immaginarne l'espressione mentre decidevano della sua sorte.

- Non posso continuare a controllare la situazione per molto. È troppo faticoso anche per me - disse la donna

- Cosa hai combinato Rossa! - rispose l’uomo, con un tono di assoluto stupore per quello che aveva visto.

Marcus pensò che il volto di quel vampiro ossigenato non doveva essere meno stupefatto di quello dei suoi servi stesi

a terra intorno a lui.

- Ho unito due incantesimi molto potenti, il primo per stordire i servi, il secondo per controllare il padrone.

Ecco cos’era, si disse Marcus. Rinchiuso in un angolo del proprio corpo da questa ... strega. L'avrebbe uccisa per quello.

Le avrebbe strappato le budella non appena fosse stato di nuovo libero. Ma la sua furia era del tutto frustrata, impotente.

- Gli altri non mi preoccupano più di tanto, ma questo sì. Chi è? - Era ancora la voce maschile. A Marcus sembrava di vederlo

indicare incurante nella sua direzione, come se si trattasse di un servo.

- Non lo so - rispose la strega - so solo che vuole ucciderci, e tenterà ancora di farlo non appena potrà.

Penso che il suo viaggio debba finire qui. E in fretta.

Silenzio. Gli occhi di Marcus non vedevano che l’asfalto ma lui capiva benissimo che da quel momento di silenzio

dipendeva la sua esistenza.

- Va bene, se lo vuoi è tuo.

Parole laconiche, definitive. Marcus sentì la propria testa voltarsi e vide il volto della strega dai capelli rossi avvicinarsi

al proprio collo. I denti di lei affondarono nella sua carne. L’ultima cosa che pensò fu che non era giusto:

in fondo si era trattato solo un piccolo errore di valutazione.

 

La prima cosa che la colpì fu la luce. Semplicemente non se l’aspettava. I suoi occhi cercarono di adattarsi e

non fu una cosa facile. Non era la luce normale di un giorno di sole, e nemmeno il pallore rosato dell’alba che le

era pur capitato di vedere da quando era stata trasformata. Era quasi spettrale, come di un’eclisse solare quasi al suo apice.

Si guardò intorno: era in un parco, uno splendido, calmissimo parco. Un vento sottile faceva fremere le foglie degli alberi.

Caldi colori autunnali la circondavano. Un tepore strano, non più provato da tanto tempo le percorreva le membra.

Si sentiva bene, meglio di quanto non era mai stata. Era un sogno durante il suo riposo diurno?

Certamente si sentiva più in pace con il mondo di quanto non le fosse solito in quei giorni, a S. Francisco.

Tutto quel che aveva trovato in quella città era paura e sospetto. Era su questo che si basava quel mondo di vampiri in cui

si erano inseriti, lei e Spike, dopo l’uccisione di Marcus. Spike lo sapeva. Forse non era mai stato a S. Francisco

ma doveva avere visto in molte parti del mondo gruppi di vampiri che si erano impadroniti in quel modo di una città.

Vivevano tra i mortali, coltivavano alleati nei luoghi del potere, controllavano i gangli vitali della società.

Avevano i loro gruppi di mortali di cui nutrirsi e non uccidevano se non quando costretti.

Un mondo dagli equilibri instabili, in cui lei e Spike si erano trovati catapultati. L’uccisione di Marcus aveva provato la loro forza,

inculcato anche nei vampiri più anziani rispetto e timore. Strano a dirsi, ma quel vampiro era stato un pezzo veramente grosso in città.

Lei l’aveva capito quando ne aveva prosciugato il sangue. Aveva avvertito una potenza inaudita.

Quale vittoria le aveva dato la sua magia. Avevano ereditato una parte del territorio del vampiro sconfitto, ma non le sue solide

alleanze in città. Ed ora Willow viveva nella tensione, nella paura, nel sospetto. Poteva battere singolarmente quasi tutti

i vampiri presenti in città ma non poteva niente contro le loro alleanze. Sarebbe stato sufficiente che uno solo dei servi umani

di qualche suo nemico fosse riuscito a penetrare dove lei riposava di giorno; un po’ di petrolio, un fiammifero e via,

la magia di Willow la Grande Maga si sarebbe dissolta per sempre. Non dormiva mai per due giorni di seguito nello stesso posto.

Ed ogni suo nascondiglio era ben difeso. Ed ecco che ogni sua paura, ogni suo disagio di dissipava in questa alba assurda,

impossibile. Si avviò con passo lieve, lungo un vialetto che si snodava tra due alte siepi.

Non c’era un motivo preciso che la spingesse. Semplicemente sentiva di doverlo fare. Ma non si sentiva minacciata.

Era al sicuro. Ne era certa. Scorse un’apertura nella siepe, e vi entrò. Era in un grande prato adesso, con un grande albero

al centro. Sotto l’albero, seduta su una coperta, c’era una ragazza bionda, che le sorrideva esitante.

Accanto aveva uno strano tavolino con una bacinella sopra. Nella bacinella galleggiava un piattino e sopra il piatto un cristallo

che emanava una luce calda e rosata. Si avvicinò. L’aveva conosciuta bene nella sua altra vita.

- Ciao Tara - disse - Vedo che sei riuscita a trovarmi.

Tara le restituì un rapido saluto con la mano e la guardò con un calore che Willow non aveva più provato da quando

era cambiata in quello che era adesso.

- T-ti ho cercato per molto tempo Willow. È stato faticoso.

La Maga Vampira era curiosa adesso - Come ci sei riuscita?

- Ricordi quando abbiamo fatto l’incantesimo quella volta che Faith si era impossessata del corpo di Buffy?

Il principio è più o meno lo stesso.

Willow scosse la testa. - Ma la sua esecuzione mi sembra molto più complessa. E tu lo fai da sola?

Questa volta fu Tara a fare un cenno di diniego - La piccola Dawn mi sta dando una mano.

E perché no? si disse Willow. Non si tratta forse della pila energetica più dannatamente carica che esista in questa dimensione?

Tara tacque per un attimo, poi proseguì - Come stai?

Willow sorrise - Bene, direi. - Sembrava imbarazzata dalla situazione - Veramente non so che cosa risponderti esattamente.

Come poteva spiegarle chi era ora, cosa era diventata? Che ne sapeva lei della sua vita notturna, della sensazione di forza

terribile e di vulnerabilità estrema, della spietatezza e della paura che permeavano il suo essere ora?

Era così difficile guardarla semplicemente e dirle che nonostante quello che era successo l’amava come non l’aveva mai amata

prima. Lei che viveva uccidendo persone ... come Tara.

- Te ne sei andata, mi hai lasciata ... sola.

La voce di Tara era triste.

Willow sedette al fianco della compagna. - Non avevo scelta Tara. Dovevo andarmene.

- Con Spike - Tara sembrava vinta dall’amarezza.

Willow scosse la testa sorridendo. Le sembrava incredibile che Tara fosse ... gelosa di Spike.

Poi pensò a quanto doveva avere sofferto in quel periodo, alle spiegazioni strampalate che si era dovuta dare per la sua scomparsa.

Le doveva una risposta.

- Voglio raccontarti una storia. Tanto tempo fa, nel .... Mediterraneo, vicino ad un’isola greca una coppia di delfini.

O meglio si trattava di due femmine, esisteranno pure dei delfini gay al mondo, no?

Fu contenta vedendo Tara sorridere

- Bene queste due passavano il tempo giocando e facendo mulinelli nell’acqua e si amavano, caspita quanto si amavano.

Nettuno, il dio del mare le guardava affrontare problemi e pericoli e le vedeva sempre più unite, sempre più inseparabili.

Ma era un dio invidioso, così un giorno trasformò una delle due in un terribile squalo. Ora, sai bene che nel mare delfini e

squali sono nemici acerrimi. I loro incontri si risolvono spesso in battaglie cruente, a volte mortali.

Che doveva fare a quel punto la piccola, novella squaletta? Si ritrovava in bocca una manciata di denti che non sapeva

neanche usare ma quando vedeva un delfino la prima cosa che le veniva in mente era “Ora lo sbrano”.

Non poteva restare con la sua compagna, non poteva neanche tentare di vederla senza correre il rischio che una delle due

finisse uccisa. Non le rimaneva che imbrancarsi con uno squalo più anziano, uno che le poteva insegnare chi era,

qual’era il significato e lo scopo degli ... squali nel mondo e allontanarsi il più possibile dal suo amore (oh sì: era ancora il suo amore)

per non rischiare neppure di farle del male.

Tara sospirò. Era sempre la sua Willow in fondo, ma era anche molto diversa dalla ragazza che conosceva.

E le voleva ancora bene.

- Non è stato un dio malvagio o il destino a renderti quel che sei. È stato Spike.

Willow sembrò considerare la cosa - Non so spiegarlo ma penso invece che questo fosse il mio destino.

Spike passava da quelle parti al momento giusto. E non è un cattivo sire Tara. Non so come dirlo ma mi rispetta.

E in fondo si sente un po’ in colpa di avermi reso simile a lui.

Tacque per un attimo poi riprese - Come stai tu? Come ve la cavate tutti voi?

Aveva trovato il coraggio di chiederlo alla fine.

- N-non bene - rispose Tara. - Ormai quando ci capita di scontrarci con Glory l’unica strategia valida è “Fuga generale”.

Buffy ne soffre tantissimo, e anche gli altri. Faccio del mio meglio per tentare di nasconderci con le mie arti magiche ma il

problema è che un trucco funziona solo una volta. Non appena Glory riesce a riconoscerlo per quel che è lo neutralizza e

non posso più usarlo.

Willow fece una smorfia - La tua borsa dei trucchi deve essere un po’ vuota, non è vero?

Tara annuì - Puoi fare qualcosa?

Willow si ritrasse - Tara, si suppone che adesso io con gli dei infernali ci vada a giocare a twist la domenica sera e faccia

di tutto per farli vincere. Ti sembro una possibile alleata?

Tara sembrava sorprendentemente calma - No, mi sembri la mia amata, e anche l’amica di Buffy, di Giles, di Xander.

Tacque poi indicò il cristallo - Se vuoi posso distruggerlo, anche adesso.

Colpo basso, pensò Willow. Ci siamo appena ritrovate, in una terra di nessuno che ci consente di parlare, di vederci,

di piangere ancora insieme e tu mi offri di distruggere il ponte che c’è tra noi. Se io fossi saggia dovrei dirti

“Ok Tara è stato bello, spacca tutto. Fai a pezzi il fottuto cristallo”. Ma io non lo sono, non con te accanto.

- No - disse - Non ce n’è bisogno. Io .... Se vorrai tornare a trovarmi sarai la benvenuta.

Le rivolse ancora un sorriso e si voltò per ritornare sul viale dal quale era venuta. Tara la guardò camminare,

fino a che scomparve alla sua vista. Il suo passo sembrava più sciolto, l’incedere più sinuoso di come lo ricordava.

Sembrava uno squalo ma aveva il cuore e il sangue caldo di un delfino.

 

 

Capitolo 5

 

Glory era distesa sul divano avvolta nel consueta abito di seta rossa. Sulla parete di fronte, faceva capolino tra due colonne

il suo ritratto. Sembrava quasi che si stesse specchiando in esso. La Glory dipinta sulla tela guardava il mondo con la sua stessa

aria di superiorità e di sfida. E com’era possibile altrimenti? Era una dea, costretta nel corpo di un mortale,

incatenata ad una dimensione popolata da esseri incredibilmente inferiori. Aveva così poco con cui divertirsi veramente.

Guardò ai piedi del divano. Quattro paia di scarpe rosse. Si rivolse ai suoi due servi inginocchiati alla sua destra,

ma come al solito parlava più a se stessa che a loro. - È orribile! È possibile che sia così difficile trovare qualcosa alla mia altezza?

I servi si fecero piccini piccini prostrandosi ancora di più verso terra. Li odiava. - Il giorno si avvicina ed io non ho ancora

la mia chiave e nemmeno un paio di scarpe decenti da mettere! È così seccante.

Uno dei servi, Morlorn, il più fidato o forse solo il più mellifluo, alzò per un attimo lo sguardo - O meravigliosa, o splendente e

veramente desiderabile signora. Tutto il creato si specchia nella bellezza delle tue estremità.

Nessuna scarpa per quanto ben fatta potrebbe renderle più desiderabili né, per quanto infima,

diminuirne anche di poco l’indicibile fulgore.

Glory sembrò prendere in considerazione queste parole - Davvero? Beh metterò queste - E indicò il primo paio.

Il secondo servo prese le calzature indicate e gliele mise ai piedi. Era ora di passare a cose più serie. - Notizie della cacciatrice?

Ha la mia chiave, ne sono certa.

Morlorn sembrò contorcersi - Per ora nessuna, o rifulgente signora. Sembra che sia di nuovo scomparsa con i suoi amici.

Ma tutti i tuoi servitori sono impegnati a cercarla e la troveranno sicuramente entro breve.

Glory sferrò un calcio al malcapitato che le stava mettendo le scarpe scaraventandolo al centro della stanza.

- Trovatela, maledizione. È in città, ne sono sicura - Si volse verso la finestra - Che cos’è questo terribile cigolio?

Morlorn si affrettò ad affacciarsi, poi rispose - È solo uno stupido lavavetri, su uno i quei .. trespoli sui quali stanno

appesi come pappagalli, per pulire nei luoghi alti. È alle prese con la finestra subito sopra questa, o mirabile signora.

Glory storse il naso - Bene, avvertimi quando arriva qui davanti. Ho proprio bisogno di un cervello umano

Una voce si alzò dalla direzione della porta della stanza - Non hai niente di meglio di cui occuparti?

Glory si voltò, sinceramente stupita di tanta arroganza. Fu piacevolmente sorpresa da quel che vide.

Un radioso sorriso le illuminò il volto mentre con voce squillante diceva - Benvenuta nella mia umile dimora. A cosa devo l’onore?

 

Giles guardava Tara, che era seduta, immobile al centro della stanza e non poteva fare a meno di essere preoccupato.

Intorno a lei, ai vertici di una stella disegnata in terra vi erano cinque candele accese, che rappresentavano l’unica fonte

di illuminazione. Fuori era giorno ma le finestre erano sbarrate e coperte da pesanti tendaggi neri.

Accanto alla ragazza l’ormai consueto tavolino, con quello strano cristallo blu sopra. A differenza di Buffy,

Giles sapeva a che cosa servisse: era il ponte che consentiva a Tara di parlare con Willow. Era stato lui a consigliare

a Tara di non riferire nei dettagli di questi contatti a Buffy (era certo che ve ne era stato più di uno), non perché ritenesse

che vi fosse qualcosa di male o da nasconderle. Buffy era semplicemente troppo preoccupata per tutti loro, troppo gravata

dal peso di quella lotta infinita con Glory per reggere ad altre tempeste emotive. E la parte attiva avuta da

Dawn in quella faccenda l’avrebbe sicuramente mandata su tutte le furie. Così a Buffy avevano semplicemente detto che

Tara era riuscita con un incantesimo ad assicurarsi che Willow fosse ancora “viva” (termine difficile da utilizzare visto che

adesso era una vampira) e che era lontana da loro. Lei aveva guardato Tara con aria in parte sofferente, in parte,

paradossalmente, quasi sollevata ma non aveva chiesto di più. I tre “congiurati” si erano brevemente scambiati uno sguardo,

come per dirsi che in fondo avevano fatto la cosa giusta e non erano più tornati sull’argomento con lei.

Adesso erano di nuovo riuniti nella stanza di Tara, in una calma del tutto apparente, per quella che si annunciava

come una battaglia durissima.

Giles guardò la piccola Dawn: una bambina cresciuta troppo in fretta. Era difficile pensare che non fosse la ragazzina che vedeva.

Eppure osservandola con attenzione, vedendola seduta, concentrata, stendere le mani accanto al cristallo bluastro

si intuiva la forza sterminata che doveva avere dentro di sé. “Caro Giles”, pensò, “ti accompagni ad un ben strano gruppo di

giovincelle”. E, come spesso gli accadeva, si sentì un po’ inutile.

 

Buffy avanzò nella stanza. “Così siamo a questo”, pensò. “siamo ai tentativi disperati”.

Strinse nella mano il piccolo anello incantato che Tara le aveva affidato e lo sentì caldo nella sua mano.

In quel momento Tara stava trasfondendo in quell’oggetto un potere straordinario - È necessario che io continui a concentrami

- le aveva detto prima di affidarglielo - Glory è troppo forte. Se voglio avere speranza di successo devo assicurare al “focus”

dell’incantesimo un flusso costante e potente di energia. - La realtà era scritta nella faccia di Tara.

Buffy aveva capito che con questa magia la strega si sarebbe trovata a contatto diretto con Glory,

in una situazione pericolosa e ai limiti delle proprie capacità magiche; i margini di successo dovevano essere molto ristretti.

Era strano dover affidare la propria vita a probabilità così esigue.

A quell’oggetto che nella sua mano sembrava bruciare e che doveva, doveva assolutamente venire a contatto,

anche per pochi istanti, con il corpo di Glory.

Glory la guardava, apparentemente divertita e incuriosita. Chissà cosa passava per la testa di un essere del genere.

Disprezzo, noia, un concentrato di odio per tutto quello che camminava su quella terra tranne se stessa?

Buffy non poteva dirlo con sicurezza e non le importava poi molto. L’unica cosa che importava era eliminarla una volta per tutte.

La sentì chiedere con un tono di voce che palesava tutto il suo senso di superiorità

- Sei venuta a portarmi la chiave finalmente bambina?

Buffy sorrise dentro di sé, per l’occasione che gli si presentava. Incredibile come anche in quel momento non riuscisse

a fare a meno di canzonare la potente avversaria - Hai già capito tutto eh? D’altra parte penso che sia normale: sei una dea!

- Quindi le mostrò l’anello e lo lanciò nella sua direzione. Glory lo afferrò al volo con un’espressione di assoluto trionfo.

 

Willow era seduta in quella che ormai chiamava la “terra di nessuno”, quella regione dei suoi sogni senza vera luce né vere

tenebre dove incontrava Tara. Quel giorno l’aveva trovata al centro di una stella, un disegno tracciato sul suolo che emana

va una strana luce rossastra. Il riverbero della luce le tingeva il volto di un colorito inconsueto.

Willow si era fermata al margine del disegno e l’aveva guardata con aria interrogativa.

Sapeva riconoscere un circolo magico quando lo vedeva. Tara si era voltata verso di lei e l’aveva guardata con aria implorante.

- Resta accanto a me, te ne prego. Dawn pr-rovvederà a mantenere il c-contatto. Io devo fare qualcosa di m-molto importante.

Willow si sedette accanto a lei. Raramente l’aveva vista così angosciata. - Posso fare qualcosa per aiutarti?

- disse con voce sommessa. Tara scosse la testa - N-niente di particolare. Stai qui. Ho bisogno del tuo coraggio.

Willow la vide emettere un lungo sospiro e quindi chiudere gli occhi. Rimase così, nella più completa immobilità.

Tara era bellissima e se non fosse stato per le parole inquietanti che le aveva rivolto Willow sarebbe stata felice

di restare a guardarla in quella posizione anche per ore. Ma aveva parlato, le aveva rivelato la sua paura.

E Willow sentiva un brivido correre lungo la schiena. Doveva essere davvero un giorno molto importante.

La stella tracciata sul terreno aumentò di luminosità. Qualsiasi cosa Tara stesse accingendosi a fare, stava iniziando.

 

Perplessità. Il bel volto di Glory sembrava come colto da un dubbio atroce. Poi, davanti agli occhi di Buffy iniziò a cambiare.

Si rimodellò, come fosse stato una forma di creta. I capelli si accorciarono e divennero lisci. La mascella si rafforzò, squadrandosi.

Gli occhi cambiarono e tutta la figura di Glory si fece più massiccia. Buffy avrebbe voluto gridare dalla gioia: stava funzionando!

La magia che Tara stava continuando a far fluire nell’anello stava provocando il cambiamento. Glory stava diventando Ben.

In quella forma sarebbe stata vulnerabile. In quella forma sarebbe stato possibile ucciderla facilmente.

Poi, in un attimo, il processo si interruppe come per esaurimento. Con orrore Buffy vide i capelli della sua avversaria allungarsi

di nuovo, le sue forme ingentilirsi il volto tornare quello della sua mortale, diabolica avversaria.

Ma al posto del radioso sorriso di prima ora sul suo volto campeggiava un ghigno feroce.

- Bene, così ci divertiamo a fare scherzetti idioti eh?

Buffy sentì un colpo formidabile in pieno petto e si ritrovò lunga distesa per terra.

Glory era una furia. Persino i suoi servi si nascondevano dove potevano. Quando era in quello stato era bene comunque

tenersi al riparo. - Io mi comporto come una buona padrona di casa, ti accolgo bene, ti concedo addirittura di darmi di

persona la mia chiave (è mia, lo sottolineo, tu ce l’hai solo perché dei ladri te l’hanno data) e tu cosa fai?

Ti presenti con un gingillo fatato per farmi del male, cacciarmi, trasformarmi in quell’idiota di Ben. Dimenticavo qualcosa?

Ah già la strega che ha fatto questo. Vediamo di toglierle la voglia di giocare una volta per tutte

- Portò l’anello vicino alla bocca e lentamente, con grazia, lo baciò. Buffy, da terra, vide l’espressione di Glory mentre lo faceva.

E ne fu terrorizzata per Tara.

 

Willow sentì qualcosa cambiare. Come se un effetto terribile si stesse per produrre. Poi la vide. Una piccola nube

di fuoco sospesa per aria, che cresceva avvicinandosi a Tara. Pulsava come se fosse una cosa viva.

Via via che si ingrandiva assumeva plasticamente una forma più definita. Sembrava il volto di una donna nell’atto di soffiare.

Anzi no, si corresse: una donna nell’atto ... di baciare. Un bacio mortale. Per Tara.

Scattò in avanti infrangendo il cerchio magico e afferrò Tara per le mani.

Non lo aveva mai fatto in quello strano mondo ma non ci pensò su due volte. Doveva far qualcosa, infrangere il muro

che le separava per salvarla. Si rese conto subito che era più di un semplice contatto fisico. Avvertiva la mente di Tara,

il suo stupore, la sorpresa per quello che stava succedendo. Tara parve riaversi e vedere la nube di fuoco che si avvicinava a loro.

Willow la spinse al suolo e si stese su di lei per proteggerla. Il fuoco magico le toccò.

Willow sentì tutte le proprie membra urlare, come bruciate dall’interno.

 

- Ecco fatto - Il sorriso di Glory era di nuovo raggiante - Torniamo a noi.

Si avvicinò a grandi passi a Buffy che cercò di rimettersi in piedi e di affrontarla.

Glory si fermò di fronte a lei alzando per un attimo la mano destra - Scusami, c’è qualche altra cosa che mi disturba.

Allungò la mano in direzione della cacciatrice e strappò a viva forza dal suo collo il ciondolo di protezione che Tara

aveva preparato per lei.

- Ma mi avete preso proprio per un fenomeno da baraccone! Siete ... insultanti in tutto quello che fate.

Pensate davvero di potervi salvare da me con dei moniletti da quattro soldi, buoni per lo più solo per essere scambiati con i selvaggi?

Un altro colpo, questa volta fortissimo. Buffy sbatté sulla parete e rimase senza fiato.

Pensò di essersi rotta un braccio ma poi si rese conto che riusciva ancora a muoverlo.

Ancora una volta cercò di rimettersi in guardia, di colpire Glory. Anche questa volta il suo pugno andò a vuoto.

- Stupidi esseri sottosviluppati e sciocchi che non siete altro! Ora mi darai la mia chiave, cacciatrice dei miei stivali o io

ti strapperò le alucce come si farebbe ad una mosca. Ti rimanderò dei tuoi amici a pezzetti, come un’enciclopedia a fascicoli,

e ti terrò in vita a sufficienza perché tu mi dica dove è la mia chiave!

Un rumore di vetri infranti fece voltare Glory verso la finestra - Ma che razza di lavavetri ci sono in quest’albergo?

Spenzolandosi dal tramezzo, Xander stava finendo di spaccare la vetrata con una sbarra e stava liberando

la finestra dai frammenti; al suo fianco Anya era intenta a fissare la carrucola per impedire al tramezzo di abbassarsi ulteriormente.

Diede un ultimo colpo e la vetrata crollò del tutto - Salve! Siamo della Acme “Laviamo presto la vostra vetrata per augurarvi

una buona giornata” - Poi quasi all’unisono con Anya gridò - Buffy resisti arriviamo.

Buffy si rimise in piedi appoggiandosi ad una colonna. Doveva colpire Glory. Tenerla occupata per permettere a Xander e Anya

di entrare o quantomeno di fuggire. Strappò qualcosa dalla parete e con la forza della disperazione la spaccò in testa

alla dea vestita di rosso. La Glory dipinta sulla tela si lacerò quando la Glory in carne ed ossa la attraversò da parte a parte.

- Il mio ritratto ... il mio splendido ritratto! Non posso neppure chiamare di nuovo il pittore per farlo rifare.

Ho succhiato il cervello a quell’idiota! - La dea era furibonda. Si voltò verso Buffy e la colpì di nuovo scaraventandola

contro una colonna. - Tu, nemica delle arti e della bellezza. Schifosa lurida cacciatrice dei miei stivali.

Essere abietto che non ti interessi del mio dolore, delle mie sofferenze enormi e vieni a casa mia a distruggere qual poco

di bello che ci può essere in una dimensione popolata da esseri inferiori.

Buffy la vide mentre cercava di colpirla di nuovo e con la forza della disperazione riuscì a schivarne il pugno.

La colonna dietro di lei si infranse di schianto.

Glory allargò gli occhi come stupita da quel che stava accadendo - Oh cavolo, non di nuovo!

Allungò quindi le braccia verso il capitello e si sostituì alla colonna per impedire all’appartamento di crollarle in testa.

Buffy la vide, e se non fosse stata così dolorante non avrebbe potuto fare a meno di sorridere di fronte a quella specie di cariatide

vestita di rosso che sosteneva la volta del suo personalissimo tempio per impedirgli di crollare.

Poi due mani forti l’afferrano per le braccia e la costrinsero a voltarsi. - Presto, dobbiamo andare via di qua!

- Xander Harris era arrivato come il settimo cavalleggeri nel momento più difficile e la stava trascinando e

spingendo giù per le scale.

 

Giles era inginocchiato di fronte a Tara. Lei aveva gli occhi sbarrati, un leggero rivolo di saliva le scendeva da un angolo

della bocca. L’aveva vista alzarsi in piedi all’improvviso e quindi stramazzare per terra. Dawn era ancora immobile,

accanto al cristallo e Giles aveva l’impressione che non sarebbe stato saggio per lui distrarla. Guardò ancora Tara.

Doveva infrangere il circolo magico che la separava dagli altri? Poi la vide scuotersi e tirare un lunghissimo respiro.

I suoi occhi divennero di nuovo vivi, un’espressione di stanchezza indicibile si dipinse sul suo volto.

- Tara stai bene? - le chiese, e vide che anche Dawn si era riscossa dal suo torpore e si stava avvicinando

con aria preoccupata all’amica.

Tara guardò gli amici come se fosse tornata da un incubo. Era stata a contatto con un abisso di follia e aveva rischiato

di caderci dentro. Ma qualcuno che l’amava l’aveva trattenuta, infondendole energia, condividendo con lei il suo dolore.

- Sto bene - rispose con un filo di voce.

 

Buio. Willow si svegliò spalancando gli occhi, dominata da una sensazione di totale terrore. Non era un risveglio dei soliti.

Un giorno di riposo la portava in genere a svegliarsi dolcemente, con la voglia di uscire fuori e sentirsi ancora una volta regina

dell’oscurità. Non stavolta. Le sue ossa dolevano, la sua mente era confusa.

Rischiava da un momento all’altro di sconfinare nel panico. Aveva salvato Tara ma la prova l’aveva portata al limite

della proprie capacità di sopportazione. Il suo coinvolgimento fisico nella “terra di nessuno” le aveva arrecato indubbie conseguenze.

Soffriva come non aveva mai sofferto da quando era rinata alla sua vita attuale. Aveva bisogno di nutrirsi, e non poteva

ricorrere al solito gruppo di persone di cui si cibava abitualmente (li chiamavano eufemisticamente i “donatori” ,

o anche i “volontari”). In quelle condizioni le avrebbe uccise. La fame la dominava completamente.

Si trascinò fuori dal vecchio magazzino dove si era addormentava, appena all’alba precedente.

Per fortuna era vicina ai bassifondi. Arrancò, vagando per i vicoli finché non trovò quel che cercava.

Un vecchio barbone sdraiato per terra, ignaro di quel che stava per succedergli.

Willow lo afferrò e lo morse con tutta la forza selvaggia di cui era capace e, lentamente, sentì tornare le forze e la lucidità mentale.

Si staccò da quello che era ormai un cadavere prosciugato, un morto di cui nessuno si sarebbe interessato, un corpo

che nessuno avrebbe riconosciuto. Rimase a guardarlo per qualche minuto, in silenzio. Poi, quasi senza accorgersene,

fece qualcosa che non credeva di essere più in grado di fare: pianse. Pianse per quell’uomo senza volto e senza storia

che aveva dovuto uccidere. Pianse perché evidentemente, non era più in grado di fare qualcosa di buono, di puro,

di disinteressato senza pagarne un prezzo altissimo. Aveva appena barattato quella vita anonima e sconosciuta per quella di Tara.

 

 

Capitolo 6

 

"Scooby Gang in ferie", "Carovana Scooby": erano solo due dei modi che usavano per definirsi e per tirarsi su di morale

durante quel lungo viaggio. Avevano approfittato della fine dei corsi e di una momentanea interruzione dei lavori

nel cantiere di Xander per fare l'unica cosa che rimaneva da tentare. Così il Magic Box aveva messo fuori un bel

cartello di "Chiuso per ferie", avevano radunato i risparmi di tutti loro ed erano partiti, abbandonando almeno per il momento,

la città. Restare non aveva senso. Glory era dannatamente troppo potente e i nascondigli dove potevano essere

al sicuro erano stati uno dopo l'altro visitati da "Sua sublime fragranza l'altissima e meravigliosa" (Così l'avevano sentita

una volta definire da uno dei suoi servi più ignobili ... prima che lei gli staccasse la testa dal collo).

Davanti la macchina rossa fiammante di Giles, dietro una station wagon usata comprata ultimamente da Xander ("una vera

occasione" l'aveva chiamata). Il villaggio polveroso che li accolse era veramente miserevole.

L'albergo, se così si poteva chiamare, era ancora peggio.

- Questo posto è una topaia! - Esclamò Dawn, appena entrata nella sua stanza.

- Grazie Dawn per il tuo sempre valido contributo al morale del gruppo - le rispose Giles.

Buffy lo guardò con aria di rimprovero. Erano tutti un po' stanchi e Dawn in fondo non era che una ragazzina scaraventata in

una situazione più grande di lei.

- Passeremo la notte a dare la caccia agli scarafaggi e a schifezze simili.

Giles inarcò un sopracciglio rivolto a Buffy come per dire "Ora che hai scosso la mia patria potestà, veditela tu".

Buffy alzò gli occhi al cielo. Dawn poteva anche essere maturata ultimamente ma quando voleva sapeva ancora

essere estremamente irritante.

- Va bene Dawn, abbiamo colto il punto: non è il Ritz. Tu dormirai in questa camera con Tara, Giles sarà nella camera accanto

alla tua, poi Anya e Xander. Io sarò nella camera in fondo al corridoio. Vediamo di disfare i bagagli e prepararci per la cena.

Grazie!

Lasciò la sorella imbronciata con Tara, che le fece un cenno d'intesa, come per rassicurarla. Una parola: quando finalmente

Tara le aveva detto del ruolo che Dawn aveva avuto nel suo incantesimo per trovare Willow

(ed era stata costretta a farlo per spiegarle come Willow l’aveva salvata dal “bacio mortale” di Glory) le si era accapponata la pelle.

Era matta a coinvolgerla in quella maniera? Ma la maga si era giustificata: “ho provato tante volte ma non ho

un potere sufficiente da sola; e poi si è offerta lei di aiutarmi”. Oh di questo Buffy non dubitava.

C'era in Dawn, dietro l'aspetto ancora sbarazzino, uno strisciante senso di colpa per quello che stava capitando a tutti loro.

E quel che era successo a Willow l'aveva colpita anche di più.

Si diresse verso la propria stanza, alla fine del corridoio.

- Buffy - sentì chiamare dietro di sé.

Giles l'aveva seguita e la guardava con aria preoccupata.

- Non dovresti isolarti così come stai facendo.

Buffy sospirò - Giles io non mi sto affatto isolando. Devo sistemare le mie cose e voi dovete fare altrettanto.

Ci fermeremo qui almeno una giornata per riposare; siamo tutti un po' stanchi ed io per prima.

- Buffy tu sei non sei stanca, sei esausta! Cerca di comprendermi, non sto parlando dal punto di vista fisico.

Sei ... assente, ti preoccupi di tutto come di un dovere logorante, guardi tua sorella, me, gli altri sempre come se si trattasse

dell'ultima volta che ci vedi. È una vita che non ti vedo ridere e scherzare con noi.

Buffy si sforzò di sorridere - Naah!!! Ma che dice “signor Giles”? Sono solo un po’ stanca, tutto qui.

Giles la scrutò senza aggiungere altro, aspettando una risposta vera alla sua domanda.

Buffy si arrese e aprì la porta della camera - Venga dentro.

 

La porta si richiuse pesantemente dietro di loro. - Va bene Giles come vorrebbe che mi sentissi.

Sotto questi vestiti ho la metà del corpo di un bel blu violetto per i lividi dell'ultima volta che ho incontrato Glory.

Se non si fosse fatta prendere da uno dei suoi classici accessi d'ira mi avrebbe asfaltato sulla parete del suo prezioso appartamento.

Io sono tutta un bozzo, Anya e Xander hanno rischiato la vita più volte in questo mese,

Tara mette in gioco la propria sanità mentale ogni volta che oppone la propria magia a Glory e anche lei si può dire salva

per miracolo. Siamo in fuga e non sappiamo bene dove andare, non abbiamo una sola, dico una sola opzione per riprendere

l'iniziativa. Nel frattempo ogni momento mia sorella rischia la vita e con lei tutta l'umanità che nel frattempo si diverte,

fa shopping e ... si preoccupa della propria pettinatura e non si cura di quel che le sta per succedere.

Ed io ho tutto sulle mie spalle.

Giles chinò la testa - Mi rendo conto di non esserti molto utile in questo momento ma .... se non siamo in grado di risolvere

la situazione da noi dobbiamo cercare aiuto.

- E dove, Giles, dove? - Nella voce di Buffy si poteva scorgere lo sconforto. - Il Consiglio degli Osservatori è totalmente impotente.

L'ha sentito il loro ultimo emissario in punto di morte?

Giles annuì - “Né uomo né donna mortale potranno fermarla, né arma, né veleno, la sua nemesi verrà dall'oscurità più nera unita

alla luce più pura”.

Giles si interruppe, pensoso.

Buffy spalancò gli occhi e lo guardò di rimando - Citazione inesatta Giles: ha aggiunto anche “Oh mamma muoio”

ha esalato il classico ultimo respiro e ha tirato le cuoia. Ecco tutto l'aiuto che ci può venire dal Consiglio.

Giles la guardò con aria di rimprovero.

- Ce l’hai con un poveraccio che ha sacrificato la vita per cercare di dirti qualcosa?

Buffy si rabbuiò - No, certo che no. Sono solo amareggiata.

Giles sembrò prendersi un attimo di tempo prima di proseguire - Ehm, credo che tu debba considerare la cosa da un punto di

vista meno .... convenzionale.

 

Anya stava facendo i conti e non sembrava molto contenta - Xander questo posto ci costerà fin troppo.

Dovremmo dormire in macchina, in qualche area di sosta la prossima volta.

Xander la guardò scocciato. Da quando si era autonominata contabile della spedizione Anya non smetteva un attimo

di lamentarsi per le spese della benzina, dei pasti, e ora anche dell'alloggio.

- Dobbiamo riposare, Anya - rispose stancamente - Passiamo giornate intere in auto e non possiamo fare a meno ogni tanto

di fermarci. Guarda che non si suppone che dobbiamo stare via anni ma solo finché non avremo trovato una soluzione.

Abbiamo abbastanza soldi per questo.

Anya appariva agitata - E se non fosse così? Mettiamo che dobbiamo fuggire mesi e poi anni, che Glory sia sempre sulle nostre

tracce e che arriviamo al giorno di non poterci più pagare nemmeno un hamburger e ....

Xander fece un ampio gesto con la mano come per arrendersi. La discussione stava prendendo una piega troppo macabra

per i suoi gusti. Tagliò corto - Anya, adesso calmati eh?

Si diresse verso la camera di Buffy. La vedeva molto pensierosa in quei giorni e sentiva la necessità di confortarla almeno

con la sua presenza.

Si avvicinò alla porta e fece per bussare. Dall'interno sentì chiaramente la voce di lei gridare.

- Cosa? Ri-pe-to. Si rende conto di quello che mi sta proponendo?

- Buffy non la devi prendere così. In fondo una forma di civile collaborazione se rivolta al bene comune dell'umanità.....

- Giles io li faccio a pezzi quelli! Se mi capitasse sotto mano uno in particolare poi ... non saprei se staccargli la testa dal collo

o di infilargli un paletto nel cuore. Dovrei tirare una monetina in aria per scegliere!

Xander pensò che poteva soprassedere agli obblighi di cortesia e aprì la porta senza annunciarsi

- Scusate potete per caso dirmi di chi o cosa state parlando?

 

Spike si svegliò nel confortevole appartamento che gli serviva da base. Raramente Willow dormiva con lui.

La ragazza preferiva trascorrere ogni notte in un posto diverso. Sorrise all'idea. Sì quella testa rossa stava diventando un po'

troppo potente per i suoi gusti. Farle succhiare a morte Marcus era stato un tocco di genio. Sapeva bene che in una comunità di

vampiri c’erano poche crimini peggiori. Sfortunatamente, al momento giusto, si era dimenticato di dirlo alla piccola Willow.

E così su di lei era ricaduto tutto il biasimo per l'azione. Certo anche lui era responsabile, in quanto suo sire, ma,

come si era premurato di dire in privato al "principe dei vampiri" della città (un tizio pavido e debosciato, una palla di lardo,

assolutamente incapace. Poco più di un mediatore tra i contrastanti interessi dei vari non morti che avevano dimora a S. Francisco

e dintorni), era così impegnato nel combattere per la propria vita con i servi di Marcus che non era riuscito a

fermare l'allieva prima che fosse troppo tardi. Al principe aveva poi chiesto di essere misericordioso nei confronti di quella

neonata e di ricordare che aveva comunque combattuto per salvare la propria vita.

Così nessun passo ufficiale era stato intrapreso contro Willow. Ma di certo non si poteva dire che godesse di popolarità.

Spike conosceva quei piccoli giochi di potere per averli sperimentati sulla propria pelle. Willow per il momento no.

E per quanto la ragazza gli piacesse, non era male avere la possibilità di tenerla un po' sulla corda.

Sapeva di fin troppi vampiri che si erano trovati a mal partito per essere stati combattuti da allievi un po' troppo esuberanti.

Una spia della segreteria telefonica lampeggiava, segnalando la presenza di un messaggio. Spike si guardò intorno.

Rispetto alla cripta di Sunnydale era un bel passo avanti. Aveva un suo status adesso, e poteva entrare in un locale notturno

senza preoccuparsi di rubare i soldi dalle mance lasciate sui tavoli dagli avventori. Perché il locale era suo. Il principe

gli aveva chiesto chiaro e tondo qual'era il suo prezzo per la pace in città: la morte di Marcus aveva fatto di lui un personaggio

piuttosto importante. Lui aveva semplicemente detto che il prezzo sarebbe stato alto. E quell'essere lardoso si era praticamente

calato anche le mutande, promettendogli una parte delle ricchezze di Marcus (e incamerando per sé quel che rimaneva, ovviamente).

Per ora come accordo poteva andare bene. Era molto tempo che non si concedeva un po' di agi e farlo ai

danni di quei vampiri debolucci di città era decisamente piacevole. E poi poteva servire a dimenticare.

Dimenticare un ballo che non aveva avuto luogo. Un ballo cui non sarebbe mai stato invitato. Sospirò.

Era possibile che anche ora, ora che era di nuovo se stesso, pensare a Buffy lo riducesse in quello stato di cupa malinconia?

Schiacciò il bottone della segreteria.

- Ciao Spike sono Willow - la voce della ragazza risuonava nella segreteria, forse un po' più esitante del solito.

- Volevo avvertirti che resterò un paio di giorni fuori città. Non ti preoccupare per me .... Penso che farò un giro e .... forse ....

uh vedrò un paio di amici. Ciao

Spike piegò la testa da un lato, incredulo. Willow pensava di vedere degli amici? Quali? Un tremito lo percorse lungo la spina

dorsale. Poi pensò che no, non era possibile. E il castello di carte della sua sicurezza crollò sotto il soffio lieve di una voce

nella segreteria

 

Il posto era proprio adatto per un incontro del genere. A Willow sembrava un po' il vecchio Bronze, prima dell'ultima

ristrutturazione, buio, rumoroso, l'ideale per un vampiro che volesse passare inosservato. Era stato Giles a definire il locale

così un tempo. Si era seduta ad un tavolo, nella penombra, davanti ad una bibita analcolica. Aspettava.

Non era mai stata così tesa. Era stata folle ad accettare. Quando Tara le era ricomparsa nella “terra di nessuno”

(che sollievo vederla sana e salva, dopo l’ultima volta) e le aveva proposto quell'incontro, in un primo tempo non aveva saputo

cosa rispondere. Poi quasi senza pensarci aveva detto "Si può fare" e le aveva indicato quel posto, dove Spike e lei si erano

fermati una volta nella loro marcia di avvicinamento a S. Francisco. Due dei suoi aiutanti, due umani da lei stipendiati,

erano disposti nei punti strategici del locale e scrutavano la folla. Avevano l'ordine di non intervenire a meno che lei non

li chiamasse espressamente. Erano tempi difficili anche per incontrare dei vecchi amici.

Poi apparvero sulla soglia, Buffy per prima, poi Tara. Giles rimase sulla porta. Willow cercò di espandere le sue sensazioni

e le parve di intuire la presenza di Anya, Xander e Dawn all'esterno del locale, forse all'interno di un'auto.

La confusione del posto era tale però che non poteva dire con certezza che non si trattasse di una forma di autosuggestione.

Era stata pazza ad accettare quell’incontro.

 

Buffy la vide quasi subito. Era defilata, seduta ad un tavolino in fondo al locale. Ne intravedeva la capigliatura rossastra,

illuminata dalle luci intermittenti della piccola pista da ballo. Era vestita completamente in pelle nera.

Sembrava la Willow vampira che avevano conosciuto tanto tempo prima (strano come pochi anni potessero sembrare un'eternità),

ma non lo era. Guardandola meglio si vedeva quanto fosse a disagio in quei panni. Era come se avesse voluto innalzare

una linea di demarcazione, un segnale visibile di avvertimento nei loro confronti, come per dire “eccomi, sono io ma allo stesso

tempo non lo sono: ricordatevene sempre”. Buffy indicò il tavolo a Tara e insieme si avviarono incontro a Willow.

- Possiamo sederci Will? - che domanda stupida, si disse.

Willow sorrise esitante, facendo loro cenno di mettersi a loro agio. Poi si rivolse a Tara - Stai bene?

Tara sorrise a sua volta facendo ondeggiare la mano davanti a sé - Insomma, potrebbe andare meglio.

Mal di testa, ogni tanto un po’ di disorientamento. Niente che tu non conosca: normali postumi

da “incontro ravvicinato del tipo Glory”.

A Buffy sembrava di vivere un momento del tutto irreale. Eccole a parlare del più e del meno come vecchie amiche,

a farsi i saluti e i complimenti di rito. Che doveva dire a questo punto? “Oh Willow come stai” al che lei avrebbe risposto

“Oh bene sai ho appena succhiato a morte un tipo nel parcheggio. Ordinaria amministrazione”. Era una situazione straniante.

Willow era allo stesso tempo la sua migliore amica, una possibile alleata contro Glory e ... un’assassina, un mostro

da distruggere senza pietà. Era stata pazza ad accettare quell’incontro.

- Scusate interrompo la vostra piacevole rimpatriata, Will, per inciso anch’io sono felice di vederti - doveva pur ammetterlo

- Ma temo che vi siano questioni più gravi da discutere. Willow quanto sai della nostra situazione?

Willow alzò le spalle - Credo di conoscerne le linee generali. - Alzò una mano chiusa a pugno e cominciò a sollevare le dita,

come contando le parole che diceva - Glory-picchia-duro-fuga-generale. Come sono andata?

- Il suo sorriso era tutt’altro che allegro adesso.

Buffy sospirò - Fin troppo bene, mi sembra. Non troviamo una soluzione e abbiamo bisogno ... d’aiuto

- Era così difficile chiederlo? Buffy era abituata ad offrire agli altri tutta se stessa. Erano gli altri in genere ad avere bisogno di lei.

E questa volta invece era costretta ad andare da una vampira (beh, era stata la sua migliore amica ma adesso

era pur sempre una vampira, no?) a chiederle di aiutare lei, i suoi amici, sua sorella.

Tara proseguì - Abbiamo bisogno di un rifugio temporaneo, lontano da Sunnydale dove stare mentre cerchiamo una soluzione.

- Prese una mano di Willow (com’era fredda) tra le sue - Ed io ho bisogno di te per trovarla!

Willow si liberò visibilmente in imbarazzo - Ma siete usciti di senno? Sapete cosa mi state chiedendo?

Riesco a malapena a mantenermi viva in mezzo a un branco di vampiri subdoli e pericolosi.

Non sono mai stata popolarissima come umana nei vari ambienti che ho frequentato ma in confronto ad ora ...

beh ero la reginetta del ballo! Vivo sempre sulla corda, in mezzo a gente sospettosa e ostile.

Passo le notti a cercare di tenere Spike lontano dai guai (oh, sì, gli mancano le belle battaglie di un tempo e prima o poi

ci caccerà entrambi nei guai succhiando qualche alleato umano di un Anziano della città o mettendosi in guerra con

il Principe stesso). Sto diventando strabica a forza di guardarmi le spalle. Quindi come potrei aumentare la mia reputazione

in questo momento? Ma certo. Facendo entrare una cacciatrice in città, ospitandola e proteggendola.

Già che ci siamo potremmo eleggere S. Francisco a sua nuova residenza permanente e darle una mano a far fuori

tutti i non morti del luogo, perché no?

Buffy fece l'atto di alzarsi. Aveva sentito anche troppo. Tara la trattenne afferrandola per un braccio.

- Willow non devi credere che tutto questo non rappresenti un passo difficile anche per noi, e non te lo chiederemmo

se avessimo un'alternativa possibile. Abbiamo .... ho bisogno di te, della tua magia, della tua forza per cercare di trovare

una soluzione a Glory. Sei sicura che ci sarebbe posto per te e per gli altri come te in un mondo dominato da lei?

La vampira sembrò riflettere, poi fece una smorfia - No, sto scoprendo che comunque resta troppo di umano in noi

per trovarci a nostro agio in una dimensione veramente e totalmente infernale. - Quindi guardò Buffy, che in silenzio

la stava a sua volta osservando con aria corrucciata. - Se verrete in città al mio seguito, ci saranno delle condizioni precise

che dovrete osservare. Prima fra tutte: nessuna, ripeto, nessuna uccisione di vampiri che vivono in città. Buffy,

non mi guardare in quella maniera, la condizione non è trattabile e voglio la tua promessa in tal senso.

Assicurerò di persona la vostra incolumità, basta che tu non ti mostri come la cacciatrice.

Per quel che ne so c'è solo un'altra persona che ti conosce a S. Francisco e penso di poterla convincere a non parlare

con nessuno delle tue speciali abilità.

Buffy fremeva di rabbia, soppesando i due aspetti della situazione. Da una parte le veniva offerto un rifugio,

almeno provvisoriamente sicuro (ma lo era davvero? Poteva fidarsi fino in fondo di quella sua “cara amica?”), per lei,

per i suoi amici, per sua sorella. Dall'altra la prospettiva di rivedere Spike e chissà quanti altri come lui senza potere fare niente,

aggiungendo alla frustrante sensazione di impotenza che provava pensando a Glory quella di non poter combattere e

distruggere coloro che erano stati sempre suoi nemici. Fu Tara a rompere questa situazione di stallo

- Come ti proponi di proteggerci?

Willow sospirò. - C'è un modo, riconosciuto e rispettato tra i vampiri della città di marcare i propri “donatori”,

le persone cioè dalle quali ci nutriamo abitualmente. Buffy per favore stammi a sentire prima di rifiutare!

- La cacciatrice sembrava sul punto di esplodere.

- Non vi toccherò, non vi sfiorerò nemmeno. Non lo farei mai, credimi. E nessun altro lo farà ... se avrete sul collo il mio marchio.

È un timbro innocente, Buffy. Con una buona lavata se ne va.

Buffy guardò gli occhi imploranti della vampira e vi riconobbe l'amica perduta. Si calmò per un attimo, quindi rispose

- Ti rendi conto di quello che mi chiedi?

Willow sorrise mestamente - Ti chiedo di fidarti di me, come io mi fiderò della tua promessa se me la farai.

Completamente e in maniera assoluta.

Buffy considerò l'ironia assurda di quella situazione. Ricordò quello che aveva provato quando aveva scoperto Riley che si faceva

succhiare il sangue da quella vampira. Ricordò il senso di tradimento ma anche il ribrezzo, la repulsione assoluta che aveva provato

per quell'atto dissoluto. Lei aveva permesso ad Angel di morderla unicamente per salvarlo da morte certa.

Ed ora le sarebbe toccato fingere (questa era almeno l'assicurazione di Willow) di far parte di quella schiera di mortali

rinnegati che se la facevano con questi ... mostri. Poi guardò davanti a sé, dritto negli occhi del vampiro che le stava davanti.

Non c'era alcun dubbio che fosse Willow quella che vedeva: la sua migliore amica.

- Se riesci a tenermi al sicuro da Spike, e non ho idea di come potrai farlo, penso di poter accettare la tua proposta e ...

di poterti promettere quel che chiedi.

Ecco, l'aveva detto. Si sentiva stanca come non mai, ma aveva fatto una scelta dalla quale poteva dipendere il futuro di tutti loro.

Aveva una responsabilità enorme nei confronti di tutti, come sempre del resto.

Willow annuì - Buffy, io Spike lo vedo tutti i giorni, pardon, volevo dire tutte le notti ovviamente!

Credimi: anche senza chip sono certa che non riuscirebbe mai a farti del male.

 

 

 

Capitolo 7

 

La faccia di Dawn era decisamente infelice - Abbiamo proprio toccato il fondo. Che dite, iniziamo a scavare?

Giles si schiarì la voce mentre si guardava intorno, esaminando alla luce fioca dell'unica lampadina accesa l'ambiente in cui

erano appena entrati - Beh non mi sembra così male in fondo. Ha quell'aria un po' vissuta ... un po' bohemienne che ....

- È una topaia Giles - lo interruppe Willow giovialmente - Ma non ho trovato di meglio per ora. È diviso in diverse stanze separate,

ha un piccolo bagno (beh, molto piccolo ma c'è), c'è una pila di materassi da utilizzare. - Spinse un interruttore ed alcune fioche

lampade unirono la loro luce a quella già accesa. Willow pensò che ai loro occhi deve sembrare una sistemazione piuttosto

spiacevole. - Temo che Xander dovrà mettere a dura prova le sue doti di carpentiere per renderlo più gradevole nei prossimi giorni.

Un paio di tramezzi qua e là, un tavolino, qualche mobile et voilà, ecco la nuova Scooby-sede in S. Francisco.

- In effetti ci sarà da lavorare - disse l'interessato, e la sua mente già stava realizzando le prime necessità cui doveva

assolutamente venire incontro.

Buffy si guardò intorno. Per un po' quella sarebbe stata la loro "casa collettiva" e avrebbero dovuto farci l'abitudine.

D'altra parte doveva ammettere che Willow aveva fatto un buon lavoro in un tempo brevissimo.

Il posto sembrava asciutto e nonostante le parole dell'amica, non vi erano tracce di topi o altre spiacevolezze.

L'entrata era unica e dava su una scala che a sua volta portava su una strada piuttosto buia. Si volse verso la vampira

- OK Will, mi sembra che siamo a posto. Grazie di tutto.

Willow le sorrise di rimando. Era tutto così strano. Eccoli di nuovo insieme, i suoi amici, Tara e lei. Fisicamente vicini,

pronti a condividere qualche altra battaglia, almeno per qualche tempo. Li guardò ad uno ad uno. Giles stava cercando di mettere

un po' di razionalità in un angoletto della stanza principale. Aveva già riposto i propri libri, impilati l'uno sull'altro e stava

studiando attentamente un materasso, come se fosse un nuovo tipo di mostro da mettere sotto la lente di ingrandimento.

Tara si guardava intorno, cercando di familiarizzare con l'ambiente. Aveva un gran borsone pieno di arnesi magici di svariato

genere che teneva stretto come se si trattasse di un bimbo in fasce. Vide Dawn scuotere la testa perplessa mentre vagava

in ogni direzione nel seminterrato. Willow era certa che doveva averlo già percorso a folle velocità per almeno tre o quattro volte.

Faceva venire il mal di testa a guardarla quella ragazza. Anya da parte sua stava già sistemando le sue cose nella stanza

più lontana e appartata e stava accatastando materiale per ... procurarsi un po' di privacy. Xander seguiva le azioni della compagna

con malcelato interesse. La maga, la “maledetta rossa” come qualcuno dei vampiri della città aveva cominciato a chiamarla,

si volse verso Buffy che era in piedi proprio accanto a lei, nella tipica tenuta da battaglia, giacca nera “d'ordinanza”,

aspetto terribile a vedersi come quando era concentrata su qualcosa di importante, capelli raccolti a coda per maggiore comodità.

Willow sorrise, ma di un sorriso amaro, quasi un ghigno. Tutta la sua famiglia, riunita intorno a lei. Che non era più la stessa.

Che era così cambiata da dubitare di appartenere ancora a loro, a quel mondo diurno in cui essi si muovevano.

Era tra i suoi amici, scambiava sguardi d'intesa con la sua amata e allo stesso tempo sentiva urgere in sé quel desiderio spaventoso,

quella brama di sangue che la dominava.- Devo andare adesso - disse a Buffy quasi in tono di scusa..

La notte è già molto aventi e io ... devo ancora nutrirmi. - Fece un cenno come per includere tutti gli altri che sembravano

occupatissimi - Non è bene che io vi resti vicino ora. Vi manderò qualcuno domani che vi darà le indicazioni giuste

per raggiungermi.

Buffy annuì seria. Conosceva bene quel che stava vedendo. Il volto di Willow tradiva istinti e necessità che non era bene

approfondire in quel momento. Willow si trattenne solo un attimo per scambiare sottovoce due parole con Tara, quindi rivolse

ancora un cenno di saluto agli altri e si avviò all'uscita. Buffy la accompagnò fino nel vicolo, quindi le appoggiò dolcemente

una mano sulla spalla. Willow si voltò verso di lei in silenzio. La sua espressione rifletteva le mille diverse emozioni che doveva

provare in quel momento. - Grazie di tutto Will, davvero - le disse Buffy e l'abbracciò - Sono contenta che tu sia ancora viva,

che tu sia ancora mia amica. Willow rispose all'abbraccio stringendo forte a sé la cacciatrice.

- Non so se “viva” sia la parola giusta Buffy. Temo che prima o poi dovremo estendere un po' il nostro lessico non credi?

Bufy fece una smorfia buffa. - Troppo faticoso. Non ne abbiamo bisogno.

Willow tornò seria, quindi guardò l’amica con intensità. - Sai chi sono vero?

No, non c’era molto di cui scherzare purtroppo, pensò Buffy. - Oh sì. Ti conosco molto bene.

- Tacque tenendo il resto dei pensieri per sé: “Sei un’assassina, una predatrice di uomini. E io non posso dimenticarlo

neanche per un momento mentre ti guardo”.

Willow annuì, come se avesse intuito i suoi pensieri. - Ho ucciso diversa gente da quando sono ... cambiata.

Raramente ho provato qualcosa di più di quello che tu proveresti mangiando del pollo o una bistecca.

E lo farò ancora Buffy: è la mia natura adesso. - Lo sguardo di Willow comunicava una tristezza infinita ma anche

una forza e una determinazione che raramente Buffy aveva visto in lei in precedenza. - Sai, in questa città la nostra specie è

così “civilizzata”, così integrata da dare l’illusione a volte che le cose siano diverse. Ma non lo sono.

Ho a disposizione persone che volontariamente mi permetteranno di cibarmi di loro. E io adesso andrò a cercarle, e non le ucciderò.

Mi comporterò come la contadina che munge le proprie mucche, con una certa noncuranza ma anche con il rispetto

per l’animale che le dà il prodotto di cui ha bisogno. Abbiamo anche una specie di banca del sangue a disposizione

per le emergenze; sangue umano e animale per il membro della “comunità” che abbia difficoltà a nutrirsi.

Per ora non ne ho mai avuto bisogno.

Willow abbassò lo sguardo interrompendosi per un attimo. Poi riprese. - Eppure, nonostante tutta questa patina di “normalità”,

nonostante il nostro vivere in mezzo a voi, se la fame, per strada, diventerà troppo forte, insopportabile, cercherò la mia preda

con tutta la costanza e la furia di cui sono capace, la inseguirò e mi ciberò di lei. E non sarò più la dolce Willow,

ma qualcuno che è consigliabile non incontrare sulla propria strada. In fondo ci somigliamo adesso, no? Entrambe “cacciatrici”:

solo la nostra preda è diversa.

Buffy scosse la testa e le rispose con voce triste - No, amica mia. Io ti amo con tutto il cuore ma tu uccidi persone innocenti.

Non lo dimenticare.

Willow abbassò la propria voce fino a ridurla quasi un sibilo - E di cosa sono colpevole io? Di non essermi arresa?

Di non aver scelto di morire quando ne ho avuto l’occasione? Buffy io continuo a vedere, cercare, curiosare,

volere bene ai miei amici, a Tara e a te (ovviamente in forme diverse, s’intende).

Rimasero un attimo a guardarsi, ma non c’erano parole per dirsi quello che sentivano. Amicizia, paura, sconforto per la situazione

che si era creata tra loro, tutto fluiva come un torrente, senza prendere forma in un discorso.

Willow uscì allora in un esitante sorriso - Accadrà mai, Buffy? Verrà il giorno in cui ci troveremo sui lati opposti della barricata

e dovrò affrontare la cacciatrice? Una delle due non ne uscirebbe viva lo sai.

Era il pensiero che tormentava Buffy da quando l'aveva rivista - Se sarò in grado di evitarlo no, Willow.

L'amica rispose con una piccola smorfia. Aveva notato come non si trattasse di una risposta chiara e definitiva.

Ma doveva bastarle. Erano l’unica risposta possibile per Buffy.

- A domani Buffy. Al tramonto sarò alla “Piccola biblioteca di magia e dell’occulto”

- Certe cose non cambiano mai eh? - Le rispose di rimando Buffy, mentre la vedeva allontanarsi nel vicolo buio.

Poteva nascere qualcosa di buono da quello strano accordo? Intanto Willow aveva salvato Tara ed era stata in grado di trovare

un rifugio a tutti loro. Sarebbe stato possibile senza la sua trasformazione? Il destino a volte giocava strani scherzi.

Buffy rientrò nella confusione del magazzino.

 

Spike si guardò intorno. Non c’era troppa confusione davanti alla biblioteca magica. Una serata tranquilla, più calma del solito.

Bene. Era il regno di Willow quello. Il regno di quell’allieva birichina e discola che per un attimo l’aveva mandato su tutte le furie.

Quando era venuta da lui a dirgli che aveva intenzione di permettere a Buffy di stabilirsi in città, insieme con i suoi amici,

aveva pensato che la piccola avesse perduto del tutto la testa. “Devi avere bevuto sangue da qualche tipo strafatto di crack o roba

simile per chiedermi questo”, le aveva detto furibondo. Poi aveva riflettuto. E aveva pensato che la situazione aveva un lato ironico,

non del tutto disprezzabile. Sì, poteva e voleva proprio divertirsi. Avrebbe avuto l’occasione di prendersi tutta una serie

di piccole vendette sulla cacciatrice. In fondo, dopo i primi giorni di permanenza in quella nuova città le cose stavano facendosi

anche un po’ troppo noiose per lui. Prima o poi i contrasti con quei damerini di città che pretendevano di chiamarsi vampiri

sarebbero esplosi comunque. E allora perché non aprire da subito le danze? Salì i gradini che portavano all’ingresso della biblioteca.

La sua lunga giacca nera sventolava come una bizzarra bandiera agitata dal vento. In fondo quel tipo di ballo gli era sempre piaciuto.

 

Glory era furibonda. Letteralmente schiumava rabbia. Ai suoi piedi giacevano tre persone del tutto istupidite, la cui sanità

mentale si era dissolta quando lei aveva risucchiato le loro capacità mentali che le permettevano di mantenere una certa coerenza.

Quegli idioti dei suoi servi erano prostrati a terra, inutili come sempre. - È possibile che debba fare tutto da sola?

A che mi servite voi, esseri immondi e inutili se non siete nemmeno in grado di rintracciare un gruppetto di stupidi mortali?

- La sua faccia assunse un’espressione addolorata, come se una pena infinita trapelasse dalla sua espressione.

- Uno di quegli stupidi è la mia chiave, ormai è chiaro. Ed è così lontana da me.

Si guardò intorno. Era lontana dal suo bell’appartamento di Sunnydale e vagava con quello stuolo di servitori per tutta la California

centrale alla ricerca della cacciatrice e della sua banda.

- Abbiamo inviato emissari per tutto lo stato e anche in quelli vicini o mia dolcissima e rasserenante signora.

Stiamo contattando tutti i potentati, i demoni, le comunità di vampiri dell’ovest degli Stati Uniti.

O meravigliosa e accecante bellezza che illumina un mondo altrimenti tenebroso, si tratta di una cacciatrice.

Lascerà dietro di sé i segni del proprio passaggio. Lo fanno sempre.

- È una cacciatrice particolare e fastidiosa! - Replicò Glory - E nessuno di voi è riuscito a trovarla fino ad ora.

Devo cominciare a pensare che non mi siete sufficientemente devoti? - La voce della donna si era fatta particolarmente

carezzevole. I suoi servi si schiacciarono ancora di più al suolo. Sapevano quando avere paura.

 

Il campanello della porta lanciò un suono argentino. Buffy alzò gli occhi dal libro che stava guardando con Giles. Spike!

Davanti a lei. Erano soli nella stanza. Willow aveva congedato il commesso non appena erano arrivati con un semplice gesto,

dicendogli di tornare il giorno dopo. L’espressione del vampiro era indubbiamente divertita mentre si faceva avanti nella stanza.

- Ciao cacciatrice, sono venuto a darti il benvenuto nella mia città. Ovviamente il benvenuto si estende

a tutta la tua banda di perdenti.

Buffy fremeva. Non lo poteva toccare. Lo aveva promesso. In quel momento c’erano cose più importanti che regolare

le vecchie ruggini, si disse. Spike saltò sul bancone della biblioteca e vi si sedette di traverso.

- Dicono che si tratti della città più bella del mondo. Hai fatto bene a venire.

Buffy pensò che il vampiro se la stava evidentemente godendo un mondo - Avevo bisogno di un po’ di vacanza infatti.

E questo era un posto come un altro.

L’altro la guardò scuotendo la testa - Risposta sbagliata, mia cara. Sei qui solo perché non avevi un altro posto dove rifugiarti.

Sei qui per il buon cuore della piccola testa rossa. A proposito dov’è la piccoletta? Da qualche parte a rinnovare gli ardenti bollori

della stregoneria con la sua amichetta?

Buffy non rispose. In effetti Willow era in un’altra stanza, insieme a Tara, completamente assorbita in tomi di magia

che andavano ben oltre la sua comprensione. E non vi era dubbio che fosse molto felice di avere l’opportunità

di frequentare la compagna di nuovo. - Cosa vuoi, Spike? Abbiamo da fare, quindi per favore vattene.

Grazie per il tuo benvenuto, non è stato un piacere rivederti, ma questo puoi anche capirlo da te vero?

Spike sporse in avanti la testa scuotendola di nuovo in segno di diniego, questa volta molto lentamente.

- Sbagliato di nuovo, cacciatrice. Sai, giochi fuori casa adesso. Sei mia ospite a tutti gli effetti. Willow è una mia allieva

ed è venuta da me a chiedere il permesso di darvi rifugio. E sono stato io a concederlo.

Tacque solo per un attimo. Buffy aspettò che continuasse. - Per tanto tempo sono stato con voi, piccola Buffy. Un incubo.

Neutralizzato da un piccolo trascurabile aggeggio nella mia testa. Costretto a subire tutto quel che vi passava per la testa,

ogni possibile tipo di angheria. Ma il fato, il destino, chiamalo come vuoi tu, ti dà sempre l’occasione di rifarti,

se ti fai trovare pronto al momento giusto.

Buffy sentiva i suoi occhi canzonatori su di lei e come troppo spesso le succedeva in quegli ultimi tempi,

sentiva di non poter fare niente.

 

Il principe De Bois stava ascoltando la propria musica preferita, sdraiato mollemente sul divano.

Una dolce sinfonia che si diffondeva per tutti gli ambienti della sua dimora. Ai suoi piedi giaceva una ragazza seminuda,

apparentemente sfinita. Una di quelle “bambole di carne” che costituivano il suo nutrimento prediletto.

Davanti a lui, in piedi, mr. Clark, uno dei suoi più fedeli collaboratori mortali, si ergeva in tutta la sua statura.

Era un bel pezzo d’uomo, alto almeno un metro e ottanta con la mascella larga e volitiva di chi sa cosa vuole.

Un uomo utile sotto molti aspetti, mr. Clark. Il suo uomo di collegamento con gli ambienti della polizia e il governo cittadino.

De Bois si schiarì la voce profonda, sistemando meglio la propria stazza sul divano.

- Riassumiamo: un demonietto (non so come altro chiamarlo) alto un metro e un barattolo si presenta davanti a noi

a nome di una non meglio specificata “grandissima Glory” chiedendoci di segnalargli l’eventuale presenza di “strani umani”

in città e di eventuali scomparse di non morti, promettendoci mari e monti in cambio delle informazioni e minacciando

rappresaglie in caso di mancata collaborazione.

Clark annuì - Le intercettazioni ambientali predisposte nella sala d’attesa hanno colto un piccolo frammento della conversazione

di questo essere con uno dei suoi simili che l’accompagnavano. Tra le parole che siamo riusciti a decifrare ve ne è

una abbastanza preoccupante: hanno nominato “la cacciatrice”.

De Bois alzò un sopracciglio. Una cacciatrice a S. Francisco? E cosa diavolo ci avrebbe fatto?

La zona non era un punto di convergenza mistico e quel tipo di persone si trovavano di solito in quei posti.

Certo però che in tal caso le richieste dei piccoli mostri di Glory (chiunque ella fosse) si spiegavano meglio.

Poteva ben definire una cacciatrice uno “strano umano che causava la scomparsa di un gran numero di non morti”.

- Dobbiamo considerare la cosa con grande, grande attenzione.

 

Spike stava godendosi quel momento speciale. Solo il primo di tutta una serie, si disse. Buffy sembrava una pentola a pressione.

Al suo interno la forza del vapore cresceva, cresceva fino al punto di esplodere e poi ... la valvola sfiatava e tutta quella forza

si dissipava nell’aria circostante, senza arrecare danno. - Adesso sei tu ad essere neutralizzata. Non da un chip ma da una

promessa fatta alla piccola testa rossa. E una promessa fatta ad un'amica è in grado di legarti molto più di uno stupido

circuito elettronico.

La voce di Buffy era alla soglia dell’udibilità - Ho solo promesso di non uccidere nessun vampiro. Potrei sempre malmenarti un po’.

Così, per mantenermi in esercizio.

Spike riprese con calma, affondando il coltello ancora una volta nella piaga dell’impotenza dell’altra

- Sembra che oggi ti debba contraddire ancora una volta. Vedi, qui non sei più la cacciatrice che può picchiare il povero vampiro

Spike, il sacco da allenamento della situazione. Qui tu sei solo parte del gregge di Willow, hai il suo marchio sul collo,

ed io sono il sire di Willow, e in quanto tale mi devi rispetto assoluto. Un bel ribaltamento di situazione, non ti sembra?

In quel momento una porta si aprì e Willow fece la sua comparsa al fianco di Tara. - Oh, ciao Spike, come mai da queste parti?

- Il suo volto era chiaramente allarmato.

- Tranquilla rossa, solo un dovere di ospitalità. - Spike amava rimarcare quali erano le gerarchie in quella stanza.

- Piuttosto, ricorda ai tuoi servi come ci si comporta da queste parti. E fa' in modo che questa biondina non alzi troppo la cresta.

Abbiamo una pur scarsa reputazione da mantenere.

La faccia di Buffy stava colorandosi di tutte le tinte dell'arcobaleno: da rossa a violetta a paonazza.

Si avviò verso l'uscita ma prima di andarsene non poté fare a meno di stuzzicare ancora una volta l'allieva

- Non ho notato alcun segno sui loro colli. Devi essere molto discreta nei tuoi pasti.

Willow rispose prontamente - Amo morderli nei punti più innominabili!

Spike rise, divertito e uscì. Sapeva benissimo come stavano veramente le cose.

Stava cominciando un periodo veramente gratificante.

Willow si guardò intorno. Tara, Giles e Buffy la stavano guardando con la stessa espressione scandalizzata dipinta sul volto:

- Ehm, calma ragazzi: stavo scherzando! Davvero. - Se avesse potuto sarebbe arrossita.

 

 

 

Capitolo 8

 

Buffy aveva capito subito di trovarsi nel posto giusto. Aveva intravisto un vampiro (ne era certa) entrare nel locale e quel

che vedeva in quel preciso istante era inequivocabile. Si trovava ai margini della pista da ballo e si muoveva seguendo

la musica altissima che frastornava i presenti. Ma i suoi sensi erano in stato di massima allerta.

Le luci stroboscopiche rivelavano sul collo di alcuni (troppi!) dei presenti i marchi di proprietà (era quello che erano dopotutto)

di qualche vampiro cittadino. Era indubbiamente nella tana del lupo, o forse solo in una delle tante tane.

Una mano sulla spalla la fece voltare. Guardò la persona che l'aveva toccata e la sua mente urlò "vampira".

Ma rimase calma, tranquilla, la guardò mentre esaminava con apparente distacco il marchio che anche lei aveva sul collo

e che avrebbe dovuto proteggerla. Era il momento della verità, si disse, mentre si preparava a scattare.

La vampira, una bella bionda dall'apparente età di trenta o trentacinque anni le sorrise, condiscendente, soppesandola

con lo sguardo: - Scusa “cucciola”, devi essere nuova di queste parti - Quindi si voltò, allontanandosi, forse in cerca di qualche

altra preda. Sentì una voce gridare accanto a sé, per superare il frastuono generale - Non ci fare caso: è solo una neonata.

Non toccherebbe nessuno che abbia una protezione - Buffy si voltò verso la nuova venuta.

E vide una ragazza bruna più o meno della sua età, con l'immancabile marchio sul collo. - Io sono Tess, e anch'io non ti ho

mai visto da queste parti - le sorrise.

Buffy la salutò di rimando - Io mi chiamo Anne. Ed hai ragione, è la prima volta che vengo in questo locale. Che ne dici di sederci?

C'è troppa confusione per parlare qui.

Tess parve pensarci un attimo, poi assentì, precedendo Buffy in direzione di un tavolo vuoto. Buffy si sedette e insieme

ordinarono da bere. - Di chi è quel marchio, Anne? Non ricordo di averne mai visto uno simile in precedenza.

Buffy sorseggiò la sua Coca, soppesando per un attimo la risposta. Era il caso di mentire a quella occasionale interlocutrice?

Poi pensò che se voleva apparire credibile era molto meglio discostarsi il meno possibile dalla verità - È di Willow - disse.

Vide l'espressione perplessa dell'altra quindi aggiunse - Della “Maga dai capelli rossi” - Un lampo di stupita comprensione

illuminò il volto di Tess - Conosci la maga? Caspita, se ne è fatto un gran parlare negli ultimi tempi da queste parti!

Si dice che sia in grado di folgorare con lo sguardo e che sia stata vista girare senza protezione anche ben dopo l'alba.

Insomma si dicono tutta una serie di cose cui non mi riesce proprio di credere - Tess scosse la testa e le sorrise ancora.

A Buffy non piaceva molto quell'aria di cameratismo della ragazza. Continuava a ripetersi: “No, mia cara, non sono come te.

Non mi faccio succhiare il sangue per piacere o per ottenere favori”. Ma quella poteva rivelarsi una fonte

di informazioni decisamente utile. Tess riprese a parlare - Allora? C'è qualcosa di vero? - Pendeva letteralmente dalle labbra

di Buffy. La cacciatrice bevve ancora un sorso - Beh, a dire la verità non so se tutto quel che hai detto corrisponda a verità.

Quel che ti posso dire è che Willow è veramente una persona notevole. E penso che se ci si impegnasse,

beh potrebbe fare tutto quel che mi hai detto!

Tess pareva rapita - M-ma ti dice qualcosa? Ti fa vedere quando fa un incantesimo? Deve essere così forte!

Buffy pensò che era meglio mantenersi sulle generali ... senza però spegnere del tutto le aspettative di Tess -

Qualche volta, cose di piccola importanza. E qualche volta la scorgo mentre prepara incantesimi ben più importanti - buttò lì.

- E tu? Chi è il tuo .... protettore? - Buffy non riusciva a trovare un termine che si adattasse alla circostanza.

Il viso della bruna si spense - Oh, Sharky. Non è molto importante da queste parti. - Tacque per un attimo, poi proseguì

- Non mi tratta molto bene, sai. Viene da me quando ne ha voglia, mi lascia prosciugata come uno straccio e con una manciata

di soldi sul tavolo. Non c'è molto da dire -

Buffy la guardò, come se fosse la prima volta. Così quella ragazza non sembrava del tutto felice del suo stato. Anzi!

- Scusami Tess, non so come funzionino le cose da queste parti ed io ti ho appena conosciuto. Insomma non voglio andare

troppo sul personale ma ...

- Perché ci sono andata la prima volta? - Completò per lei la ragazza. - Dovresti saperlo no? Tutta quella tenebra, quel fascino.

L'idea di poter essere a contatto con qualcuno che il tempo non si corromperà mai. Pensando chissà che un giorno

lui ti renderà un suo simile, una persona libera dagli altri, dal mondo, dalla morte. Non è stato così anche per te?

La maga non ti ha affascinato con la sua tenebra? Non ha in un certo senso rubato il tuo cuore?

Buffy rispose, ed anche stavolta si sorprese di quanto le sue parole suonassero ambigue ma credibili ai suoi stessi orecchi

- Sì, indubbiamente un vampiro ha rubato il mio cuore. E non me l'ha più restituito.

Continuarono a parlare per un po' di varie cose di poca importanza, della musica, delle differenze tra il nord e il sud della California,

di quella bellissima, spaventosa città. Poi un tipo vestito di pelle dall'aspetto deciso fece capolino tra la folla accennando

verso Tess con aria spazientita. La ragazza si voltò verso di lui facendo un lieve cenno con il capo.

Poi si volse verso Buffy - Scusami Anne. Mi tocca proprio andare adesso. - Buffy sorrise e la guardò allontanarsi.

 

Willow si rivolse a Tara, che era seduta in terra, vicino al cestino della carta straccia. Indicò la rosa solitaria, nel portafiori.

- Allora è tutto chiaro? - disse.

- Mi sembra di sì - rispose la compagna. - Non mi sembra concettualmente molto difficile.

Willow si concesse un sorrisetto. Semplicità, si disse, era questa la chiave di tutto. - Allora cominciamo-

Cominciò a concentrarsi sulla rosa, poteva quasi sentirla, mentre salmodiava parole incomprensibili sottovoce.

Era semplice, in fondo. Aveva fatto cose molto più impegnative negli ultimi tempi ma questo costituiva comunque un

esercizio necessario. Doveva provare con Tara quella cosa, rendersi conto se era possibile da realizzare e studiarla bene.

Per quando sarebbe servita davvero. Per quell'unica volta che avrebbe dovuto funzionare alla perfezione.

Poi Willow "divenne" la rosa. E una fioca luce globulare si formò proprio di fronte al fiore.

La maga era completamente concentrata respirava a malapena. E con un filo di voce disse a Tara - Adesso

- Anche Tara sembrava assorbita in quello che stava facendo. Con un gesto, semplice e al tempo stesso imperioso indicò il cestino

che le stava accanto. La luce si mosse, piano piano, esitante, fino ad essere sospesa sopra il cestino e poi entrarvi.

Tara guardò Willow, un po' perplessa. La rossa scosse il capo - Va bene così Tara - disse, ma non andava bene affatto.

La luce scomparve. Entrambe sembravano affaticate. Troppo per un esperimento di quel genere.

- Che cosa stavo spostando esattamente Willow? Sembrava così ... pesante.

La compagna la guardò poi con voce sommessa le rispose - L'essenza, mia cara.

Quello che fa di quel fiore quel che è, che io ho spinto fuori a calci da lì dentro - e indicò la rosa, che ora sembrava molto

più avvizzita di quanto lo fosse prima dell'esperimento. - È quel c-che vorresti pr-rovare con Glory?

- Ora la strega bionda sembrava davvero perplessa.

Willow sembrava imbarazzata - Beh direi che va ancora un po' perfezionato.

E poi abbiamo bisogno di un cestino molto, ma molto più robusto. A tenuta stagna direi!

 

Giles rientrò nel magazzino in pieno pomeriggio. Era stato alla biblioteca di magia ma i suoi studi non avevano portato a molto.

La necessità di dover parlare e interagire con Willow portava tutti loro a un ciclo sonno-veglia quantomeno bizzarro.

Di questo passo sarebbero usciti anche loro solo di notte come dei vampiri. Girò la chiave nella serratura tenendosi la testa.

Il mal di testa che lo tormentava era testimone di quella stanchezza. La scena che si trovò davanti una volta aperta la porta

lo sorprese. - Buffy, cosa stai facendo? - La ragazza era indaffarata intorno ad un baule. Intorno a lei, paletti,

balestra con quadrelli e ascia facevano bella mostra di sé. Al collo aveva la croce che aveva indossato per la prima volta tanto

tempo prima. Dawn fece capolino dalla stanza accanto: - Non vede Giles? Sta giocando a fare la cacciatrice.

Io non mi metterei sulla sua strada se fossi in lei.

Buffy si voltò con aria annoiata verso la sorella - Dawn stai zitta e pensa agli affari tuoi - Poi si volse a Giles

- Ma il suo ultimo consiglio è comunque valido Giles. Per favore mi stia alla larga. Ho da fare in vista di stasera -

Giles si avvicinò alla ragazza. Sembrava turbata, ma molto, molto determinata. Faceva spavento quando era così.

Questa volta però non poteva essere comprensivo con lei. C'era in gioco una posta troppo alta - Cosa è successo Buffy?

Credevo che tu avessi accettato le condizioni di Willow. Lei si fida di te. Abbiamo priorità più alte che disperdere le nostre

energie in una sterile guerra contro i vampiri di questa città. Mi sembrava che tu convenissi con me sull'argomento.

Buffy lo guardò con aria di sfida. - Non le sto chiedendo di disperdere le sue energie Giles, e nemmeno quelle degli altri.

Solo che stanotte la cacciatrice va a caccia! E guai al vampiro che mi capiterà davanti.

Domattina lei vedrà davanti alla porta due o tre piccole urne piene di cenere ed io mi sentirò molto meglio. Questo è tutto.

Giles rimase fermo al suo posto, per niente impressionato - Te lo ripeto Buffy, cosa ti è successo?

Buffy smise di frugare tra la sua roba e sedette su una sgangherata poltrona ("Xander arredamenti", aveva commentato

il suo amico quando l'aveva trasportata all'interno del magazzino. "Una vera occasione" aveva aggiunto, quasi a giustificarsi

con Anya che lo guardava con aria torva). - Mi è successo che stanotte sono andata un po' in giro.

Mi sono guardata attorno e quel che ho visto non mi è affatto piaciuto.

Giles aggrottò la fronte - Continua - disse.

- Lo sa che in questa città ci sono locali dove gli avventori sono pasti abituali dei vampiri?

Zampettano intorno a piste da ballo buie (suonano anche una musica orrenda nel locale che ho visto, devo dire)

aspettando che il rispettivo padrone arrivi sul posto a esigere il consueto tributo giornaliero.

Ne ho visti almeno quattro in quel locale

Giles si schiarì la gola - È spiacevole, certo. Ma lo hanno scelto loro. E sono i soli da biasimare per questa scelta.

Buffy scosse la testa - Non è così semplice Giles. Certamente hanno fatto un grosso errore, si sono comportati da stupidi

e non voglio tirare fuori le solite circostanze attenuanti dovute alla società e bla bla bla. Ma sono persone, Giles.

Ad alcune non piace quel che sono diventate ma per svariate ragioni non possono sottrarsi alla loro situazione.

E quei mostri che le sfruttano così - La rabbia di Buffy sembrò crescere a dismisura. - meritano di essere distrutti,

ma solo dopo aver sofferto. Molto! Voglio restituire a questi pallidi abitatori delle notti di questa città un po' del sapore

dell'avventura e del mistero che temo abbiano perso per strada, avvolti come sono nei loro abiti firmati! Renderò le prossime notti

così eccitanti per loro come non lo sono da tempo.

Giles vedeva nel suo sguardo una determinazione feroce. No, quei vampiri non avevano mai conosciuto la cacciatrice.

Semplicemente non avevano idea di quel che incombeva su di loro. “La situazione è indubbiamente venata da una sottile ironia”,

si disse Giles mentre si preparava ad ergersi tra la sua pupilla e le sue inconsapevoli prede.

 

Spike si guardò intorno, nervosamente. Il salottino era bene arredato. Tutto sembrava immobile, come scolpito nel cristallo di

Boemia, lo stesso materiale dei bicchieri che vedeva sul vassoio d'argento. De Bois, il principe (il lardone come lo definiva Spike

dentro di sé) stava sorseggiando sangue da uno di quei delicati bicchieri, mentre si accingeva ad iniziare a parlare.

Spike non conosceva nel dettaglio il cerimoniale di quel tipo di udienza e questo lo rendeva indubbiamente nervoso.

- Bene “Principe”- cominciò - Mi hai mandato a chiamare quindi ... eccomi qua sono a tua disposizione. Spara!

- De Bois si concesse ancora un sorsetto del suo sangue prima di rispondere. Spike stava per vomitare.

Tutte quelle arie da padrino. Ma gli facesse il piacere. Solo per parlargli aveva fatto in modo di avere intorno una guardia

personale di due vampiri. Chissà quanti uomini armati fino ai denti dovevano sostare nelle stanze adiacenti, si chiese.

Non riusciva a capire come fosse possibile rispettare un tipo del genere. Il principe, sua immensa lardosità De Bois,

si sporse verso di lui: “finalmente”, si disse Spike, “ti degni di dirmi quello che vuoi”.

Il principe fece schioccare la lingua, come dopo aver sorseggiato un ottimo Borgogna - Vedi Spike, da quando sei giunto in città

è tutto un andirivieni di gente strana, mai vista. Io sono una persona pacifica, amante del bello e della tranquillità.

- Fece un gesto come ad abbracciare tutta la stanza, forse tutta la città. - Sono apprezzato e benvoluto da tutti da queste

parti proprio per questa mia propensione alla pace, al dialogo, al quieto vivere. Non hai idea di quanto importanti siano ritenute

queste cose da tutti, tutti noi - Si interruppe, come aspettando una risposta. Il tono di minaccia era evidente.

Tranquillizzare, si disse Spike. Doveva tenersi buono quel tipo in attesa di tempi migliori. Pensò all'ipocrisia delle parole di De Bois.

Ne aveva conosciuti almeno altri tre di vampiri che avevano tutta l'intenzione di non far vivere al principe un altro secolo!

Ma su un punto il suo pomposo interlocutore aveva ragione. Da quelle parti tutti temevano i cambiamenti, l'incognito.

A tutti piaceva il quieto vivere di quella artificiosa “pax vampirica” che regnava nella città. - Anche a me piace vivere in pace,

principe - rispose - Penso di non aver dato adito a lamentele da parte di nessuno fino ad ora.

Almeno questo è quello che sinceramente credo - .

De Bois lo guardò di traverso. Era evidentemente una lotta tra veri, sperimentati ipocriti. Ma il principe aveva chiamato Spike

per avere qualche informazione. Così era bene finirla con quelle inutili schermaglie. - Ci è giunta voce dell'interessamento

per la nostra città da parte di una ... potenza infernale che non conosco bene. Si fa chiamare Glory e i suoi emissari vengono

dalla California del sud. Tu sei l'ultimo giunto in città da quelle parti. Ne sai qualcosa?

Eccoci finalmente al punto, si disse Spike. La piccola Glory. Si era fatta viva fin lassù e le sue intenzioni dovevano preoccupare

De Bois non poco. Proviamo a giocare a carte scoperte - Questi emissari ti hanno chiesto qualcosa? - chiese.

De Bois sorrise di rimando; no, non aveva voglia di scoprire tutte le sue batterie a quel tizio. Ti credi così furbo, vero Spike?

- Niente di importante - replicò - Solo mi preme sapere sempre con chi ho a che fare.

Spike sorrise a sua volta dentro di sé. “Quanti giochetti, vostra lardosità”: - Beh, alta più o meno così, un po' isterica,

abitualmente vestita in seta rossa. L'ho vista un paio di volte. Sembra una dura. Non so se ci si possa far conto, o fidarsi di lei

Il sorriso del principe si allargò - Ma io non mi fido di nessuno mio caro Spike. È il piccolo segreto del mio successo.

Non c'è altro che io debba sapere?

Spike sembrò prendere un attimo di tempo per riflettere, quindi si concesse un attimo di sincerità

- Se la pace è quel che desideri, non trattare con lei. È pazza ma molto pericolosa. Non è una che non mantenga un patto.

Non conosce la parola diplomazia, non nel senso in cui la conosci tu almeno.

De Bois annuì con fare accondiscendente - Ti ringrazio per le preziose informazioni. Ne terrò il debito conto- Spike sapeva

riconoscere un congedo. “Trippone, in realtà non terrai conto di niente”, si disse. A volte dire la verità era veramente uno spreco.

- Scusami ancora un attimo - il principe con voce suadente lo richiamò quando aveva già raggiunto la porta. Spike si voltò

- Sai niente di una cacciatrice che, si dice, si aggiri da queste parti un po' di tempo? - Il volto del principe sorrideva ancora.

Un bel sorriso, aperto, dolce. Spike riconobbe la belva che si celava dietro quei canini - Sono spiacente, mio principe

- Rispose pacatamente - Ma nel caso me ne arrivi notizia non mancherò di informarti.

Mentre se ne andava pensò che quello era stato di sicuro il quarto d'ora più cerimonioso degli ultimi anni.

 

- Cerca di calmarti adesso e ragioniamo con calma - Giles cercava di ristabilire una situazione che stava per sfuggirgli di mano.

Buffy sembrava furibonda - Sono calmissima! Voglio solo fare il mio lavoro. Lo sa che sono veramente innamorata del mio lavoro,

no?

Giles pensò che no, non lo era proprio. Quante volte lo aveva dimostrato con le parole e con le azioni.

Ma il suo senso del dovere, della fedeltà e della giustizia l'avevano sempre vinta, l'avevano sempre piegata al suo destino

- Buffy, dimmi quanti vampiri credi che ci siano in questo momento?

La ragazza sembrò calmarsi - Da quel che ho visto la città ne è piena. Stimo almeno una trentina di vampiri, tra potenti

e mezze cartucce. Ma girano completamente sicuri di sé, non in branco. Penso di poterne eliminare un bel po' con facilità prima

che comincino ad organizzarsi.

Giles scosse la testa - Non hai colto il punto: quanti vampiri credi che ci siano in questo momento nel mondo?

Buffy era visibilmente sorpresa - Non so, non ne ho la più pallida idea. Certamente molti.

Giles stavolta assentì. Forse sarebbe riuscito a condurla dove voleva dopo tutto. - Moltissimi, mia cara.

Più di quanti puoi immaginare. Alcuni sono più orribili di quelli che hai intorno, altri si limitano a bere sangue animale per

evitare di uccidere le persone. Tutti si nascondono dagli uomini che sono in maggioranza numerica schiacciante

e li potrebbero annientare.

Buffy sembrava perplessa: dove voleva andare a parare Giles?

L'osservatore proseguì - Credi forse di poterli uccidere tutti? Realisticamente Buffy, credo che tu non sia in grado di farlo.

Aggiungi ad essi i demoni che in genere stazionano intorno alle bocche dell'inferno (lo sai, ce n'è più di una).

A questo punto aggiungi tutti i criminali pazzi che perpetrano stragi e massacri in questo stesso momento nel mondo.

Pensi di essere in grado di fermarli? Perché in tal caso ci aspettano giornate di duro lavoro!

Buffy era indispettita - Che razza di discorsi fa Giles? È quello che abbiamo sempre fatto. Trovare i mostri e farli fuori.

È chiaro che non posso affrontarli tutti. Ma laddove sono presente questi tendono naturalmente all'estinzione.

L'osservatore proseguì - Pensaci bene Buffy. Tu non hai il compito di distruggere tutti i mostri che vengono sul tuo cammino.

Sai bene perché sei giunta a Sunnydale qualche anno fa.

Buffy assentì - È un punto di convergenza mistica.

- Precisamente! La giusta definizione: Sunnydale è uno dei punti, su questo pianeta dove, per un bizzarro gioco del destino e

delle energie dell'universo il passaggio dalle dimensioni demoniache a quelle umane è più vicino. Là le manifestazioni del male

sono più crudeli: un vampiro uccide più facilmente, un demone è più forte e perverso, un dio infernale come Glory,

può venire catapultato nella nostra realtà. Ed è là che Glory tornerebbe per spalancare l'inferno sotto i nostri piedi se catturasse

Dawn. Tu sei stata mandata a Sunnydale perché in quel luogo il male può fare danni gravissimi, danni che possono coinvolgere

l'intera nostra dimensione, l'esistenza stessa dell'umanità. È questo il tuo compito primario. Certo, per svolgerlo devi combattere

i mostri che incontri sulla tua strada e sconfiggerli ad uno ad uno. Ma la tua sarebbe una vuota carneficina se dimenticassi il suo

scopo primario.

Buffy era silenziosa ora. Giles attese un attimo che le sue argomentazioni penetrassero in lei poi concluse - Il male,

i vampiri i demoni interni ed esterni a noi esisteranno sempre, Buffy. E tu non sei in grado di debellarli tutti.

Siamo già sopravvissuti

ad altre impellenti apocalissi. Questa non è che la più difficile (almeno fino ad ora). Devi mettere da parte il tuo disgusto per

quel male meschino, ordinario che vedi intorno a te e concentrarti su quello che può travolgerci tutti.

Giles non aveva altri argomenti da utilizzare. Guardò Buffy che rimaneva silenziosa e emise un sospiro di sollievo.

Non l'aveva di certo convinta ma per il momento l'aveva fermata. Ed era il massimo risultato che poteva ottenere.

 

 

 

Capitolo 9

 

Buffy stava accanto alla sua migliore amica, non senza che un brivido le percorresse la schiena.

Non poteva fare a meno di stare in allerta quando era con lei da quando aveva visitato il locale che serviva da terreno di caccia

ai vampiri cittadini.

- Non è così difficile in fondo - esclamò Willow al termine della sua breve esposizione.

Le facce attonite degli amici intorno a lei sembravano dire il contrario. Erano tutti riuniti nel magazzino che era divenuto la loro

temporanea base. Giles si pulì le lenti degli occhiali prima di parlare - Scusami Willow, vediamo se ho capito bene.

Tu proponi di ... viaggiare in un'altra dimensione, non ho ben capito quale, devo aggiungere, per recuperare un artefatto

che potrebbe essere utile a bloccare Glory. Non c'è un modo un po' meno rischioso per opporci a lei?

Del resto credo che un po' di tempo per ulteriori ricerche dovremmo averlo. È lontana adesso.

Willow scosse la testa - Non dico che sia l'unico modo possibile. Dico solo che è l'unico modo che sono riuscita a trovare!

Non ho altro nei libri da me consultati che potrebbe servire allo scopo. E non posso tentare il recupero da sola.

Non conosco le condizioni che troverò: immaginatevi che arrivi in pieno giorno con un sole tre o quattro volte più luminoso

del nostro. Anche se riuscissi a proteggermi resterei fuori combattimento per un bel pezzo.

Ci sono dei limiti nell'essere un vampiro che neanche io sono in grado di superare.

Tara sembrava a disagio - Non puoi esporti ad un rischio del genere Willow - disse. - Sono d'accordo con Giles: dobbiamo studiare

meglio la cosa.

- Beh adesso non esageriamo - sbottò Anya - Ho sentito parlare di questa “scatola di Talog” tanto temuta.

Sembra potesse contenere qualunque cosa e fosse molto pericoloso starci vicino quando era aperta.

Per quel che ne so fu portata in un'altra dimensione da una creatura della notte. Un demone con cui uscivo qualche secolo fa

mi disse di avere conosciuto il tipo che aveva fatto l'impresa. E da come ne parlava poteva benissimo essere un vampiro!

Se ce l'ha fatta lui ce la può fare anche Willow, no? Può sempre succhiare a morte qualunque essere a sangue caldo

le si presenti davanti, giusto?

Intorno a lei l'atmosfera si fece quasi gelida. Anya si guardò intorno, poi concluse in tono esasperato - Cosa ho detto di sbagliato? -

Buffy rifletté brevemente sulla questione. Non si era ancora pronunciata sull'idea di Willow e tutti sembravano attendere

la sua opinione.

Come tante altre volte il peso maggiore della decisione sarebbe ricaduto su di lei. Sospirò - Bene, allora. È pericoloso, lo sappiamo,

ma cosa non lo sarebbe nella nostra situazione? Willow è convinta, se ho capito bene, di poter imprigionare Glory

con questo artefatto e di liberarci di lei per sempre. D'altro canto non sono sicura di avere a disposizione tutto il tempo del mondo

per trovare una soluzione. Sicuramente Glory ci starà cercando.

- Oh su questo ci puoi mettere la mano sul fuoco

La voce si era levata da dietro di loro. Buffy si voltò e vide Spike sulla porta. - Che ci fai qui Spike? - gli rispose con tutta l'ostilità

che le era possibile.

Spike avanzò teatralmente nella stanza. Buffy pensò che gli piaceva proprio farsi notare.

- Come sempre vengo a darvi qualche notizia gratis! Ma chi me lo farà fare poi, dico io! - Balzò su una cassa e si sedette.

Sì, era riuscito ad attirare su di sé l'attenzione dei presenti. - La piccola, amabile Glory è in caccia.

De Bois mi ha chiamato e mi ha chiesto informazioni su di lei. Sembra che l'abbia contattato per chiedergli di una certa cacciatrice

di nostra conoscenza.

La tensione si fece palpabile nel locale. Il nome di Glory riusciva sempre ad attirare la loro attenzione. Xander si agitò sulla sedia

- E tu cosa gli hai detto Spike?

Il vampiro allargò le braccia. “Pendono tutti dalle mie labbra”, pensò. - Nulla riguardo a voi, ovviamente!

Ho solo detto che di Glory non ci si può fidare e che non è tipo da mantenere i patti. Ma il terreno comincia a scottare

anche da queste parti. Se c'è un modo per opporsi a lei o un'iniziativa da prendere, beh credo che sia meglio affrettarsi.

Buffy si guardò intorno. Le facce di tutti sembravano preoccupate ma la decisione era ormai presa

- Allora è deciso: io e Willow andiamo

- E io pure - aggiunse Spike

Buffy lo guardò con ferocia - Non se ne parla nemmeno. Non mi fido di te!

- “Temo i greci ” .... - iniziò a dire sommessamente Giles

- “ ... anche se portano doni” - concluse per lui Spike - Ma questa volta non ci sono trucchi bambolina bionda.

Non voglio che Glory abbia successo più di quanto lo voglia tu. Ci sarebbero un po' troppi mostri nelle vicinanze per i miei gusti.

Sai, la concorrenza è stimolante, ma quando è troppo è troppo. - Si interruppe per un attimo, poi riprese

- E poi avrai bisogno della maggior potenza di fuoco possibile laggiù .... di qualunque posto si tratti, intendo.

E la nostra amica rossa avrà bisogno di protezione se vorrà lanciare qualche incantesimo.

- Scordatelo Spike! - disse Xander - Se ci sarà bisogno andrò io con loro -

Spike batté platealmente le mani - Ecco il soldatino fedele correre al soccorso delle sue amichette.

Bella mossa: così loro dovranno impegnarsi non solo per salvare loro stesse ma anche per proteggere te.

Complimenti ragazzo, il tuo amor proprio è salvo. Ora lascia che alle questioni serie pensiamo noi grandi. -

Xander fece per avventarsi su di lui ma Buffy lo fermò con un gesto. Era consolante vedere che nonostante gli smacchi

subiti continuava ad avere un po' di ascendente su di loro.

- Per quanto non mi piaccia ammetterlo, Spike può avere ragione Xander. Non dubito del tuo valore ma potremmo

trovarci di fronte a situazioni estreme, alle quali il tuo fisico non potrebbe far fronte. Non sappiamo neppure con certezza

se la costituzione di una cacciatrice o di un vampiro saranno sufficienti. Ok Spike, sei della partita.

Il vampiro annuì, visibilmente soddisfatto - C'è ancora un po' di cervello in quella testolina bionda allora.

Bene cosa dobbiamo fare per prepararci?

Tara prese un gran respiro. Era lei che li avrebbe diretti a destinazione, sfruttando come altre volte l'energia di Dawn

( - Non sono una chiave - aveva detto ultimamente la ragazza - ma una specie di grimaldello.

Sembra che mi usiate per forzare tutte le serrature! - ). - Dovreste dormire, assopirvi o almeno entrare in una trance profonda.

Buffy lo ha già fatto per quel che ne so e anche Willow. Cercherò io di indurla in te Spike e poi vedrò di mandarvi

il più vicino possibile alla scatola di Talog.

Spike assentì - Non mi sembra difficile.

 

Glory guardò ancora una volta i suoi inutili servi. Aspettare, era tutto quello che le rimaneva da fare adesso.

Aveva mobilitato tutti i possibili alleati, aveva smosso le montagne. Stava per procurarsi gli ingredienti che le avrebbero

consentito di formulare un incantesimo di ricerca potentissimo che avrebbe rintracciato la cacciatrice ovunque fosse andata.

Aspettare .... una sofferenza atroce per lei. Quella piccola umana avrebbe pagato ogni suo patimento, ogni suo dolore.

Ogni volta che era stata vicina a perdere completamente la ragione si era detta che la piccola principessina bionda ne avrebbe

pagato il prezzo. Ogni volta che era scomparsa nell'oblio lasciando il posto a quell'idiota di Ben, si era augurata la vendetta.

Perché quella miserabile umana, quell'essere transitorio e debole l'aveva ritardata in ogni modo.

Ogni minuto in più in quel corpo, ogni ora passata in una dimensione così materiale in forma mortale, acuivano la sua sofferenza.

- Venerabile e meravigliosa Glory - sentì dire da uno dei due. Li guardò impaziente, aspettando che proseguissero.

Non voleva essere troppo astiosa con loro. La fedeltà dei suoi servi le era in fondo necessaria e costituiva uno dei pochi conforti

per l'esistenza miserabile che passava su quell'odioso pianeta. - Uno degli umani che hai contattato,

un vampiro di S. Francisco vuole comunicare con te riguardo alla cacciatrice.

Glory sorrise radiosamente - Bene, era ora che qualcuno si facesse vivo! Che entri!

I servi la guardarono con un certo imbarazzo - No eccellentissima, non si trova esattamente qui. Sta utilizzando quel buffo

strumento di comunicazione, quel coso con un filo collegato al muro dove da una parte si parla, dall'altra si ascolta

la voce dell'interlocutore.

Glory guardò il servitore con aria spazientita - Dimenticavo quanto siano affezionati ai loro rudimentali strumenti di comunicazione.

Si alzò dal divano e a grandi passi entrò nella saletta adiacente dell'appartamento. Raccolse la cornetta del telefono con sufficiente

grazia e disse - Siiiiiii, qui è Glory, ha qualcosa per me? - Rimase ad ascoltare il gracidare della voce dall'apparecchio.

Il suo sorriso si allargò - Bene, penso che verrò a dare un'occhiata dalle vostre parti signor De Bois ....

Può stare certo che il suo interessamento verrà adeguatamente compensato. Au revoir.

Mise giù con forza la cornetta ... che si frantumò sulla base, facendole perdere le staffe. - Stupidi aggeggi tecnologici!

 

Il magazzino era quasi completamente al buio. Solo la luce fioca delle candele illuminava la stanza.

Il cantilenare di Tara riempiva l'aria mentre tutti loro erano riuniti in circolo intorno ai corpi apparentemente addormentati di Buffy,

Willow e Spike. C'era come un tremito nell'aria e Giles non poteva fare a meno di notarlo.

Tutti erano presenti perché tutti volevano contribuire a formare quel ponte che avrebbe consentito ai tre di superare le barriere

della loro dimensione e di entrare in una nuova. Giles guardò il volto assorto di Dawn che sembrava stranamente luminoso.

Era tranquilla e accettava in pieno la responsabilità enorme che le veniva affidata in quel rituale.

C'era ormai poco in lei della ragazzina irresponsabile di qualche mese prima.

Giles guardò ancora una volta verso i tre corpi inerti al centro del cerchio.

Che strano, adesso sembravano anch'essi tremolare, ondeggiare nell'aria greve.

Doveva essere un effetto della luce delle candele, pensò. Poi lentamente ma inesorabilmente i corpi iniziarono a sparire.

 

Buffy si svegliò come da un sonno profondissimo. Willow era in ginocchio accanto a lei avvolta in abiti pesanti.

Spike aveva una coperta sul capo ed era già in piedi. Occhieggiava da sotto la coperta per cercare di vedere dove erano capitati .

Buffy, vedendoli così guardinghi pensò che non doveva essere stato facile per loro compiere quel viaggio completamente all'oscuro

di quel che avrebbero trovato. Nonostante le rassicurazioni di Anya, la sola idea di potersi trovare sotto la luce di un sole

magari dieci volte più luminoso di quello abituale doveva essere terribile per loro. L'ambiente sembrava abbastanza spettrale.

La luce, sì in fondo c'era luce in quello strano mondo, era molto particolare. Ai suoi occhi tutto si tingeva di violetto.

Il cielo era viola scuro, il terreno sotto i suoi piedi di varie sfumature di viola. La .... vegetazione? (poteva esserlo dopotutto)

era anch'essa di un bel viola. Vide i vampiri fare timidamente capolino dai loro abiti.

- Non mi sembra che ci possa fare del male - disse Willow

Spike si guardò intorno con fare circospetto - No, direi di no.

Rimasero in silenzio per alcuni momenti, poi Willow si produsse in un esitante sorrisetto - Non sembra un brutto posto in fondo.

È come guardare una landa desolata attraverso un filtro violetto. Un po' come avere degli occhiali da sole non vi sembra?

Chissà chi ci abita

Spike guardò la vampira con una certa insofferenza - Per quel che mi riguarda spero proprio che non ci abiti nessuno!

Cerchiamo questa benedetta scatola e filiamocela alla svelta.

Buffy non si mosse. Voleva dare il tempo al proprio corpo e alla propria mente di assorbire le sensazioni che le venivano

da quell'ambiente sconosciuto. Sospesa nel cielo un enorme luna, molto più grande di quella che era abituata a vedere

nel suo mondo splendeva di una luce bianca, opalescente. In cima ad una collina, a pochi chilometri di distanza, quello

che sembrava un edificio cubico di medie dimensioni rifletteva quella luce come un faro nell'oscurità.

Un faro che la chiamava, ineluttabilmente. Era là che dovevano arrivare. Un lontano ululato spezzò il silenzio monotono

di quel luogo da sogno. Willow drizzò la testa e si schiarì la voce - Ahem. Un cane che ulula alla luna forse?

Gli altri due si limitarono a guardarla storto. Poi in silenzio, tutti e tre si incamminarono verso la collina.

 

Giles ora vedeva solo tre ombre al centro del cerchio mistico formato dalla Scooby Gang. - St-stanno bene, non vi preoccupate ....

e sono arriv-vati -

Era stata indubbiamente Tara a parlare, non c'erano dubbi, si disse Giles. Sperò che la ragazza sapesse quel che diceva.

I visi di tutti erano decisamente preoccupati.

 

Erano troppi, si disse Buffy mentre ne colpiva un altro. Erano spuntati in branco, quando avevano raggiunto

lo spiazzo davanti all'edificio. Spike li aveva subito identificati per quel che erano (“Licantropi”, aveva gridato)

e aveva cominciato a menare le mani. Anche Willow era impegnata in combattimento e non poteva concentrarsi per lanciare

incantesimi. Buffy sembrava quasi danzare nel groviglio di zanne e di artigli dei licantropi. Volteggiava su di loro, colpendoli

nei fianchi con calci poderosi, riprendendo l'equilibrio, tirando pugni che rompevano gli sterni degli avversari, li abbatteva,

li sconcertava. Guardò con la coda dell'occhio Spike, che sembrava completamente a suo agio: colpiva gli avversari

con la spranga che aveva portato con sé, mostrando la propria faccia da vampiro e mordendoli con le proprie zanne

ogni volta che poteva. E Willow era terribile a vedersi. Anche lei mostrava il proprio aspetto mostruoso e combatteva come

un'ossessa, come mai Buffy avrebbe pensato di vederla combattere. Ma non era la Willow che aveva conosciuto anni prima quella.

Costituivano una squadra di combattimento formidabile. Ma gli altri erano semplicemente troppi! Buffy guardò verso la

soglia dell'edificio - Dobbiamo entrare là dentro e barricarci - urlò rivolta agli altri - All'aperto non potremo reggere a lungo.

- Non ricevette risposta ma tutti e tre cominciarono a farsi strada verso il varco visibile nella parete dell'edificio.

Entrarono e allora fu Willow a parlare - Teneteli fuori solo per un momento

Buffy e Spike tennero lontani dall'apertura i più intraprendenti degli avversari e sentirono la compagna mormorare qualcosa.

Fu come se una cortina calasse sull'apertura, come uno schermo di energia che li separasse dal mondo esterno.

I licantropi più vicini all'edificio osservarono perplessi quel barlume di magia che irrompeva nel loro mondo.

Si avvicinarono all'apertura e cautamente allungarono le zampe. Buffy vide gli arti dei licantropi rimbalzare

all'indietro nell'aria come se avessero incontrato un respingente di qualche tipo. - Bel lavoro Willow.

Non finisci mai di stupirmi con questi giochetti da strega - Era un po' indispettita che fosse stata la vampira a risolvere la situazione,

ma allo stesso tempo poteva, per la prima volta dopo diversi minuti, tirate il fiato.

Si rese subito conto di quanto la battaglia l'avesse impegnata. No, all'aperto non avrebbero potuto reggere a lungo.

Willow le sorrise di rimando. La sua faccia era tornata umana adesso. - L'ho perfezionato solo ultimamente.

Tempo fa avevo pensato che poteva essere utile un incantesimo per tener fuori i licantropi da un edificio oltre ai vampiri.

Doveva essere qualcosa di veloce ed efficace per funzionare: così ho manipolato quello, trasformato quest'altro ...

non voglio andare troppo sul tecnico.

Spike guardò verso l'apertura - Pare che comunque funzioni

Willow annuì con forza. - Non ne avevo la certezza fino ad ora ma sì, il risultato mi sembra soddisfacente!

Buffy li guardò entrambi - Ok ragazzi, ricomponiamoci e riprendiamo a camminare. Ho l'impressione che siamo nel posto giusto.

Dovrebbe esserci ancora qualcosa, un guardiano, giusto Willow?

- È quello che diceva la leggenda. Uno spirito o qualcosa di simile a protezione dell'artefatto.

Non so quanto fare affidamento su quel che ho letto, però, a questo punto. Non c'era traccia di riferimenti a licantropi.

Spike si avviò davanti a loro per il corridoio - Si impara sempre qualcosa no? Sai rossa, con questa luce i tuoi capelli sembrano

viola. Mi sembri una di quelle ragazze che prestavano servizio alla base lunare in quel telefilm di tanti anni fa ....

UFO se non sbaglio.

Willow corrugò la fronte - Non so che dire Spike, non l'ho mai visto. Erano belle?

Spike scosse la testa - Non un gran che. Ma erano decisamente buffe. Proprio come te!

Willow e Buffy urlarono all'unisono - Taci Spike!

Spike sorrise divertito - Calme ragazze, cercavo solo di sdrammatizzare. Là in fondo c'è una porta.

Andiamo a prenderci questa scatola del cavolo.

 

L'ambiente dietro la porta era angusto. Due strane colonne di luce bianca illuminavano una zona centrale,

dove si trovava una specie di piccolo altare bianco. Sull'altare, come se non fosse toccata da tanta luce,

c'era una piccola scatola cubica, completamente nera, chiusa da una cerniera con un piccolo fermaglio dorato.

Entrarono in silenzio, quasi riverenti. Subito intorno alla scatola si materializzò una specie di vapore,

che a poco a poco prese forma umana. I suoi contorni erano esitanti come quelli di un fantasma e il suo pallore era inquietante.

- Salve stranieri - disse - cosa cercate così lontani da casa?

Willow sussurrò - Il guardiano - Poi a voce più alta, con un tono rispettoso disse - Salve o spirito guardiano.

Non vogliamo fare alcun male. Cerchiamo la scatola di Talog che tu hai davanti a te. Sappiamo che può contenere qualsiasi cosa e ne abbiamo un disperato bisogno.

- Quante smancerie - esclamò Spike - prendiamo quella scatola e andiamocene -

Buffy l'afferrò per un braccio. Il primo contatto fisico che avesse avuto con quell'essere da tanto, tanto tempo

- Fermo Spike, lascia che Willow continui a parlare e stai zitto.

Willow lanciò un'occhiataccia a Spike - Perdonalo spirito e dacci la scatola.

La custodiremo con la nostra vita e la riporteremo a te non appena non ci sarà più utile.

È un voto solenne quello che ti facciamo.

Un'espressione quasi sorridente si dipinse sul volto dello spirito. - Certo che ve la darò - disse con voce suadente

- anzi farò di più, vi mostrerò quello che contiene così che possiate servirvene meglio.

Osservate, osservate da vicino, non è bellissima?

Il fermaglio sulla scatola si aprì e il coperchio si sollevò dolcemente.

Buffy si avvicinò di un passo in preda ad un fascino irresistibile. L'interno della scatola sembrava di un nero più profondo,

il suo sguardo sembrava perdercisi senza trovarne la fine. Vide Willow accanto a sé, con un'espressione di stupore che,

indovinava, doveva essere analoga a quella dipinta sul suo stesso volto in quel momento. Quel che vedeva aveva una sua,

stranissima bellezza. E la chiamava a sé, come non si era mai sentita chiamata in vita sua.

Era come la profondità di un mare nero che la inghiottiva. Continuò ad avvicinarsi e il sorriso del guardiano sembrò farsi più

invitante, più benevolo. Poi tutto finì.

Due robuste mani presero da dietro la scatole e la chiusero con forza. Buffy vide Spike schiaffeggiare prima Willow poi lei

- Sveglia bambine, bisogna andare via subito.

Le spintonò oltre la porta mentre l'ombra del guardiano si dissolse nel nulla da dove era venuto.

Fuori da quella stanza angusta si ripresero.

- Ma che cavolo stavate facendo voi due? Sembravate imbambolate dannazione.

Buffy rabbrividì. Era certa di essere appena scampata ad una sorte orribile - Grazie Spike - disse - Grazie veramente.

Willow prese dalla tasca un piccolo cristallo e lo mise di fronte a sé - Stiamo uniti, è ora di tornare.

 

Giles vide i corpi dei tre amici (la definizione era provvisoria per quanto riguardava Spike ma in che altro modo poteva chiamarlo?)

comparire di nuovo dal nulla. Erano sdraiati e sembravano in pace. Sui corpi qualche ammaccatura ma niente di più.

Nelle mani di Willow c'era un'inquietante scatola nera.

 

 

Capitolo 10

 

De Bois si allungò verso l'interfono. Non amava essere disturbato mentre era in riunione. - Sì Edith, cosa c'è?

La voce dell'assistente mortale era esitante - Milord c'è qui una ... signora che chiede di lei. Insiste per vederla ora.

Non l'ho mai vista prima.

Irritazione, questo tutto quello che provava. Come era riuscita una sconosciuta ad arrivare fin lì?

Cosa pagava a fare il portiere del palazzo? Si disse che era stato fin troppo benevolo col suo personale ultimamente

- Lo sai che non mi devi interrompere in queste circostanze Edith, chiedile un recapito e al limite fissa un appuntamento

- Chiuse l'interfono con rabbia.

- Bene signori torniamo agli affari - disse rivolto ai tre umani in giacca e cravatta che si trovavano nel suo ufficio.

La porta si spalancò di botto facendo cedere i cardini. De Bois si voltò allarmato e vide una giovane donna bionda

vestita di rosso in piedi sulla soglia. La donna spinse Edith davanti a sé. L'assistente aveva un'aria assente,

un filo di bava colava dall'angolo della sua bocca. Sembrava completamente istupidita.

- Non amo fare anticamera! - esclamò la nuova venuta.

De Bois cercò di mantenere il proprio sangue freddo. - Lo vedo. Sei Glory?

La donna avanzò nella stanza. Pareva completamente padrona della situazione. - In persona, caro “principe” della città.

Sai chi sto cercando quindi ti prego di non farmi perdere tempo. Mi hai detto che da queste parti ci sono dei nuovi venuti

da Sunnydale vero? Dimmi dove sono e sarai ricompensato.

De Bois lanciò uno sguardo feroce verso i suoi assistenti imponendo loro il silenzio. Voleva essere il solo a trattare con

quella creatura che si stava rivelando più molesta del previsto. - Noi, da queste parti siamo amanti della pace ma non consentiamo

che qualcuno venga da fuori a dettarci legge, mia cara. Quindi ....

- Non sai con chi stai parlando, vampiro dei miei stivali! - lo interruppe lei - Credi che io sia arrivata fin qui per annoiarmi

con i tuoi stupidi giochetti? Demone imbastardito, imparentato con questi spregevoli esseri mortali.

Sembrava fuori di sé - È tipico di voi vampiri, tipico. Dimenticate il vostro retaggio, vi imparentate con queste greggi umane,

mi fate perdere il controllo quando fate così!

Afferrò per un braccio uno dei presenti e De Bois vide qualcosa di assolutamente inedito anche per la sua considerevole esperienza.

Le mani di Glory sembrarono affondare nella testa del malcapitato, circondate da un bagliore di luce.

Per un attimo la donna e la sua vittima furono percorsi da uno spasimo. Poi si separarono.

Glory sembrava aver ripreso il controllo. L'uomo da lei catturato cadde con un tonfo a terra; rantolava, mugugnando spezzoni

di parole sconnesse. Come Edith qualche passo più in là. De Bois ebbe paura. Dopo tanto, tanto tempo. Dilazionare, si disse.

Doveva cercare di capire la situazione e chi gli stava parlando in quel momento.

Ricordava le parole di Spike e dentro di sé si chiedeva come doveva trattare con quella ... belva.

- Non sappiamo dove si trovino adesso le persone che cerchi - disse - ma mi adopererò personalmente per trovarle,

puoi starne certa.

Glory gli sorrise di rimando - Vedi? Non chiedo altro che un po' di collaborazione in fondo, caro, piccolo principe azzurro

di questa pidocchiosa città. Già che ci sono mi darò da fare anch'io per trovarli. Se mi servirai bene ti concederò di mantenere

il tuo piccolo regno nel mondo che verrà.

Si incamminò verso la porta. Poi si fermò sulla soglia sollevando un indice verso l'alto.

- Dimenticavo, puoi chiamarmi “potentissima Glory” se vuoi. È uno degli attributi che più preferisco dai miei servitori

- Senza attendere risposta si voltò di nuovo e uscì.

De Bois cominciò a pensare di avere fatto un terribile errore ad attirare l'attenzione di quella .... donna (o qualunque altra

cosa fosse). Ma agli errori, si disse, era sempre possibile porre rimedio.

 

Giles sfogliava i principali giornali di S. Francisco. Si faceva un punto d'impegno di essere sempre aggiornato su quel che

succedeva in città. E dalla semplice lettura di un giornale tante volte si potevano scoprire più cose di quelle che normalmente

ci si sarebbe potuti attendere. Gli interessava in particolare la cronaca locale. Tutto normale, si disse.

Un barbone trovato morto in un vicolo, qualche piccolo furto segnalato, niente di speciale in fondo.

Certo che doveva essere piuttosto elastico nel suo concetto di normalità per quanto riguardava l'andamento delle cose

in quella città: una banca del sangue era stata svaligiata da “una banda di teppisti locali” senza apparente motivo.

Giles alzò un sopracciglio: normale, in fondo! Sfogliò un'altra pagina e un breve trafiletto attirò la sua attenzione.

Lesse dall'inizio alla fine il pezzo. Poi lo rilesse di nuovo, parola per parola. Sorrise amaramente.

Sì, alla fine aveva trovato quel che cercava.

 

La Scooby Gang era riunita ancora una volta. Buffy si corresse: la Scooby Gang più Spike.

Era strano e irritante dovere sopportare ancora una volta quel vampiro. Non era giusto né normale accettarlo tra di loro.

Ma l'ultima volta era stato essenziale. Era convinta, più che convinta che né lei né Willow sarebbero sopravvissute al loro viaggio

nella remota dimensione dove avevano recuperato la scatola di Talog. Si guardò intorno.

Una volta Giles le aveva detto che tutto accade per una ragione e lei doveva accettare il proprio destino.

Era un ben strano destino davvero quello che aveva permesso che Willow divenisse vampira, che tutti loro fossero costretti

a trasferirsi in quella città. Era un capriccioso, odioso destino che la teneva legata a Spike.

Era come se un elastico invisibile li avvolgesse permettendo loro di allontanarsi per poi riportarli di nuovo vicini,

in un tira e molla mortale. Ma Willow avrebbe potuto salvare Tara dal “bacio mortale” di Glory se non fosse stata trasformata?

E loro dove si sarebbero rifugiati se Spike e Willow non si fossero rifugiati a S. Francisco? Un infinito numero di “se”

affollavano la sua mente. Ipotesi che non era possibile accertare in alcun modo. Buffy si rassegnò: non poteva conoscere

quale sarebbe stato il corso degli eventi, se certe cose non fossero successe in quegli ultimi mesi.

Doveva accettare la realtà per quello che era in quel momento. E in quella realtà Willow era una vampira e il rossore

sulle sue guance le diceva che si era cibata da poco (lontano da loro, si disse. Era molto riservata in questo e non ne parlava) e che

Spike era uno scomodo, odioso ma indispensabile alleato in quella lotta mortale che da troppo tempo li stava logorando.

Si rivolse a Giles - Bene Giles. Mi sembra che ci siamo tutti, quindi parli. Ha convocato lei questa riunione giusto?

Giles assentì e attese che tutti si sistemassero e facessero silenzio. Buffy pensò che non riusciva a rinunciare ad un minimo

di teatralità. - Stamattina, leggendo il giornale .... - Si interruppe vedendo le facce degli astanti

- Non fate quelle espressioni stupite. Si dà il caso che io sia forse l'unico di questo gruppo ad alzarsi ancora di buon'ora la mattina,

prendere la mia tazza di tè il pomeriggio e, se possibile, dormire normalmente tra le coperte del mio letto

(chiamiamola così quella specie di cuccia dove riposo in questo magazzino) nelle ore notturne.

Anya sembrò scuotersi dall'apparente torpore - Oh anche io e Xander stiamo a letto spesso. Ma non per dormire, ovviamente!

È un po' scomodo ma ci sono tante possibilità da ....

Xander la interruppe immediatamente - Ehm. Anya ti prego. Non mi sembra il caso di annoiare gli altri con le nostre ... prestazioni.

Anya sgranò gli occhi - Non direi che si tratti di un argomento noioso!

Buffy pensò che era meglio ricondurre la discussione sui binari originali - Anya ti prego ... Giles continui per favore

Giles impiegò solo un attimo per riprendere il filo del discorso - Come cercavo di dire all'inizio, oggi una notizia nella cronaca

locale del S. Francisco Times mi ha colpito. Ritengo che il suo significato sia inequivocabile.

La notte scorsa due appartenenti al corpo di polizia che erano di pattuglia non hanno più dato notizie di loro.

Sono stati inviati rinforzi, ovviamente e ... i poliziotti hanno trovato i colleghi scomparsi accanto alla loro auto in ...

evidente stato confusionale. I due sono stati portati al più vicino ospedale psichiatrico - Giles raccolse il giornale ed iniziò a leggere -

“Si ipotizza che i due siano stati catturati da una banda e poi drogati con qualche tipo di anfetamina o altra droga sintetica.

Attualmente sono trattenuti presso il reparto psichiatrico del St. James Hospital dove i parenti attendono ansiosamente che

si riprendano”.

Spike fece una smorfia - Se si tratta di quel che penso io, temo che dovranno aspettare parecchio!

Un silenzio pesante seguì la sua affermazione. Willow parlò per prima - Sembra che abbiamo una nuova divinità in città.

Direi bionda, belloccia, probabilmente vestita di rosso.

Buffy annuì - La notizia manca di ufficialità ma è quantomeno molto attendibile. Con ogni probabilità Glory è arrivata. -

Si volse verso Willow - E per stanarla la cacciatrice si deve rivelare per quella che è, Wil. Devi sciogliermi dalla promessa

che ti ho fatto venendo qui. Glory cercherà me ed io devo pubblicizzare al massimo la mia presenza.

Willow guardò Spike con fare esitante. Era come se dicesse: “Questa decisione spetta a lui”. Spike gongolava vedendosi

al centro dell'attenzione generale. Buffy sospirò. Il rapporto di dipendenza tra Willow e il suo sire era palpabile.

Il vampiro sorrise - Le situazioni si evolvono principessina. Credo proprio che il mio caro De Bois in questo momento

sia più preoccupato della furia che ha attirato in città di quanto lo potrà mai essere di te.

Dammi qualche giorno per fiutare l'aria e per riuscire a parlarci. Penso che in breve potrai riprendere la tua attività in questa città,

almeno temporaneamente s'intende, senza trovarti al centro di una guerra con tutti i vampiri che vi risiedono.

Oh, so bene che saresti un osso duro per tutti, ma non credo che tu desideri altre distrazioni mentre affronti Glory, giusto?

Suo malgrado Buffy si sentì costretta ad assentire.

 

- Non ci posso credere - De Bois era decisamente frastornato da quanto il subalterno gli stava riferendo. -

Come sarebbe a dire che non si è fatta niente? Una bomba al plastico ha appena spazzato via il suo appartamento,

le vetrate fino a tre isolati di distanza sono andate in frantumi. Il notiziario ha mostrato proprio ora un edificio in fiamme.

Non ne può essere uscita viva. Neanche io me la sarei cavata.

Mr. Clark, il suo assistente, sembrava decisamente in imbarazzo. - Non so cosa dire principe.

I miei agenti sono stati chiari: dalle fiamme è uscita una donna bionda senza nemmeno un graffio dall'espressione decisamente

adirata. L'hanno sentita urlare che l'avrebbe fatta pagare cara a chi aveva distrutto il suo guardaroba, o qualcosa di simile.

I miei erano atterriti ma mi sembravano sinceri.

Possibile che avesse sottovalutato così tanto la minaccia? Aveva pensato di potere fronteggiare quella donna in maniera

energica ma risolutiva. Da quando era arrivata era stato tutto un susseguirsi di minacce, umani trovati per strada trasformati

in mentecatti e tutta una serie di altri problemi. I suoi alleati umani cominciavano ad essere nervosi.

Come poteva garantire la sicurezza dei loro affari con quella in città? Glory si stava dimostrando una personcina scomoda da avere

come vicina di casa. Ma non aveva pensato che fosse anche virtualmente indistruttibile.

- Dobbiamo andare al nostro rifugio alternativo. Lei conosce la strada del mio ufficio e verrà di certo da queste parti non

appena realizzerà chi ha cercato di farla fuori. Raccogli tutti i documenti e battiamocela.

Spike scelse quel momento per entrare dalla porta - Buongiorno principe, andiamo di fretta se non sbaglio -

De Bois si volse verso di lui cercando di controllarsi - Ma guarda. Ecco il buon Spike che mi si presenta di nuovo.

Non ho tempo per giocare con te, mio caro.

Spike si sedette ostentando tranquillità. Si accese una sigaretta - Sembra che ci sia un certo sconcerto nei ranghi ultimamente.

Sono riuscito ad arrivare al tuo ufficio senza che nessuno mi fermasse. Deve trattarsi del classico effetto Glory.

Quella ragazza ha il dono di mettere una dannata fretta a chiunque incontri e di portare chiunque all'esasperazione.

Lascia che te lo dica principe. Quella della bomba non è stata una grande idea.

De Bois si calmò. “Bene Spike, si disse, non saresti qui se non avessi niente da offrirmi”. - Proponi una linea d'azione alternativa?

L'ultima volta che ci siamo parlati non mi sembravi ansioso di metterti d'accordo con lei. O hai una cacciatrice da consegnarmi?

Spike sorrise di sbieco, fingendo divertimento alla battuta sarcastica del principe. - Diciamo che ho qualche conoscenza.

Io e questi miei ... conoscenti siamo in grado di liberarti di Glory, solo che abbiamo bisogno di mano libera per le nostre attività

in città. Cosa ne dici?

De Bois sorrise a sua volta; un sorriso da squalo - Così Spike ha portato in città una cacciatrice di vampiri e magari l'ha anche

aiutata a sistemarsi eh? Sai, per molto meno ho emanato sentenze di morte nei confronti di altri vampiri più potenti di te.

Spike scosse la testa - Non l'ho portata io in città. Ci è venuta da sé. Quella che ho incontrato io era una cacciatrice sconfitta,

in fuga, costretta da una promessa a non tentare nemmeno di far del male ai nostri simili. Perché avrei dovuto ucciderla?

Lo sai, morta una cacciatrice ne arriva subito un'altra. No, mio caro principe non sono stato io ad invitare in città una

minaccia mortale.

De Bois rimase per un attimo in silenzio. Si sentiva giocato ma la necessità del momento lo costringeva a piegarsi alla richiesta

di Spike. Ci sarebbe stato tempo per meditare la vendetta. Se c'era qualcosa che non mancava ad un vampiro,

specie se potente, era il tempo. - Hai il mio benestare Spike, fai quel che devi ... tu e i tuoi ... conoscenti!

Spike assentì vigorosamente - Ci sarà qualche perdita. Fai in modo che nessuno di importante circoli per i vicoli nei prossimi giorni.

Passa parola a chi devi.

De Bois assentì a sua volta. Di sicuro nei giorni seguenti non sarebbe uscito dal suo rifugio antiatomico.

Il frigorifero era pieno di flaconi di sangue. Per qualche giorno si sarebbe adattato.

 

Buffy entrò nel locale. Si guardò intorno e tutto le sembrò uguale alla prima volta che c'era entrata.

Era come se i tavoli, le luci intermittenti, le persone, facessero parte di un sofisticato carillon che ripeteva meccanicamente

gli stessi movimenti. Si mosse verso la pista da ballo e vide Tess, la ragazza che aveva conosciuto.

Si avvicinò a lei con un sorriso rassicurante. Non riusciva comunque a volerle male. La sua sorte le sembrava già fin

troppo miserabile. - Anne dove ti eri cacciata? - Il volto di Tess sembrava seriamente preoccupato

- Si fa un gran parlare della tua maga e del suo sire (Spike, mi sembra che si chiami). Non ho mai visto tanta agitazione.

- Le cose cambiano, le situazioni si evolvono - disse Buffy con aria misteriosa. - Vieni a sederti un attimo vuoi?

Tess la seguì, guardinga. Quella Anne era molto strana per essere una del suo giro. Non sembrava avere paura.

E questo appariva decisamente particolare e attraente per lei che invece di paura ne aveva tanta.

Si sedettero e Tess la guardò meglio. Trasalì. Al collo non aveva più il segno distintivo di appartenenza ad un vampiro.

Ed era rischioso venire in un posto del genere senza.. - Che succede Anne? Cosa significa quella ... cosa - e indicò il pendaglio

con la croce argentea che Buffy indossava ostentatamente.

Buffy la guardò dritta negli occhi, con determinazione - Succede che stasera puoi vincere alla lotteria della vita Tess.

Succede che puoi essere di nuovo libera se lo vuoi -

La ragazza di fronte a lei era decisamente a disagio - Cosa vuoi dire?

Buffy vedeva la sua paura, ma non aveva tempo per convincerla con argomentazioni troppo prolisse o dettagliate.

- Tu non mi conosci Tess. Facciamo così: tu ora vai alla toilette e ti levi quel segno dal collo. Poi esci di qui e te ne vai.

- Indicò il vampiro che aveva portato via Tess la volta precedente, che era seduto all'altra estremità della sala, intento a bere

- E ti prometto che di quel mostro non ti dovrai preoccupare mai più. Da stasera fino al termine dei tuoi giorni.

La ragazza era confusa: chi era quella tizia che conosceva così poco per prometterle una cosa del genere?

Come poteva solo pensare di essere in grado di mantenere quel che prometteva?

Eppure guardandola negli occhi non potevano esserci dubbi. E Tess ebbe la certezza che se avesse fatto quel che le veniva

detto in quel momento Anne sarebbe riuscita a mantenere la sua promessa. E ne fu spaventata. Guardò Sharky,

occupato a bere al suo tavolo e sentì di avere un potere terribile su di lui. Per la prima volta.

Da un suo gesto poteva dipendere l'esistenza di un vampiro, del "suo" vampiro. E Tess era terrorizzata da quel potere.

- Anne ti ringrazio della tua premura ma ... non sono sicura di volerlo - Il tono di Tess era serio e amaro ma in qualche modo

meditato. Ancora una volta Buffy si stupì di non riuscire a detestare veramente quella ragazza. Annuì e si alzò dalla sedia.

- Ti auguro ogni bene Tess - disse, ed era sincera. Uscì dal locale. Avrebbe cercato nei vicoli vicini qualche vampiro da uccidere.

Del resto non era necessario uccidere proprio quell'impiastro di Sharky. Bastava solo qualcuno per farsi un po' di pubblicità.

Per far sapere che c'era un nuovo sceriffo in città.

Adocchiò subito l'occasione giusta.

 

La bionda stava succhiando il collo della sua preda. Era un pasto feroce eppure controllato. Non voleva lasciare uno scomodo

cadavere dietro di sé. Improvvisamente una voce petulante si levò dalle sue spalle - Disturbo forse? - la vampira si voltò irata.

- Toh, la nuova cucciola bionda del locale. Pussa via ragazzetta che ho da fare. Gira al largo.

Buffy fece un'espressione divertita - No, non credo che me ne andrò. Ma forse ti lascerò vivere se lasci quel ragazzo,

vieni davanti a me e mi pulisci le scarpe con la tua schifosissima lingua.

La vampira mostrò le zanne macchiate di sangue. - Nessun mortale può parlarmi così e sopravvivere

Il mostro si avventò su Buffy che non si scompose più di tanto. - Scusami - disse mentre con un colpo preciso spezzava la rotula

all'ignara avversaria - ma è un po' di tempo che ho una certa rabbia repressa - la vampira piombò al suolo come una marionetta

cui avessero tagliato i fili. Buffy la colpì di nuovo, questa volta ad un braccio, spezzandolo di netto.

- Non c'è niente di meglio che un po' di moto per sciogliersi un po' non credi? - La sua avversaria cercò di rialzarsi.

Provava un dolore terribile ed inaspettato. Come era possibile che avvenisse questo a lei?

- Fa male “cuccioletta”? - Buffy sentì il setto nasale della vampira frantumarsi sotto il suo diretto destro. Poi si fermò.

La sua avversaria era un pupazzo scomposto ai suoi piedi. Tirò fuori dalla manica il paletto.

Si guardò intorno: aveva bisogno di pubblico per l'atto finale della lotta. Sì, qualcuno c'era, annidato nell'oscurità,

sbigottito dallo spettacolo che stava vedendo. Ne avvertiva la paura. Buffy calò il paletto nel petto della vampira sconfitta.

Mentre la guardava dissolversi in cenere pensò che in fondo, a quel punto, si trattava quasi di un atto di misericordia.

Si voltò andandosene per tornare al magazzino. Sperava che qualcuno la stesse seguendo. Si sentiva bene.

A voce alta disse - Sì, la caccia qualche volta ha un valore terapeutico.

 

Aspettavano, era tutto quello che potevano fare. Il magazzino era ormai la loro fortezza, le poche aperture erano oscurate

da pesanti drappeggi. Dovevano prevedere tutto. Se Glory li avesse raggiunti durante il giorno i due vampiri che erano

con loro dovevano essere in grado di combattere al meglio. Negli ultimi giorni Buffy si era impegnata a lasciare tracce

di ogni genere per portare Glory fin lì dove loro potevano sconfiggerla. Un giorno se l'era quasi trovata davanti ed era

dovuta fuggire. Il piano era chiaro. Non doveva affrontare la Dea da sola.

Anya entrò dalla porta carica di buste - Salve a tutti. Arrivano gli approvvigionamenti serali. Hamburger per gli umani,

sacche di sangue di maiale per chi non lo è!

Willow fece un'espressione schifata - Di maiale? Poveri noi!

Buffy la guardò corrucciata - Scusaci Will non potevamo certo sgozzare qualcuno per provvedere al tuo pranzo!

Willow non sembrava molto convinta e le tenne il broncio. Spike prese invece la sua sacca di sangue con disinvoltura.

Era molto più abituato a quelle ristrettezze. Indicò Tara, seduta al centro del cerchio magico - È sveglia quella?

Tara si scosse - S-sì direi di sì - e sbadigliò - È che non c'è molto da fare mentre aspettiamo che Glory ci piombi addosso no?

Buffy guardò Dawn che dormiva sul divano. Almeno lei stava riposando. Avrebbe avuto bisogno di ogni energia al momento

dello scontro con Glory.

Giles stiracchiò le membra intorpidite - È strano. Abbiamo passato mesi a fuggire da Glory ed ora eccoci qua ad aspettare

letteralmente che ci trovi. Quantomeno paradossale, direi.

Xander addentò il suo hamburger - Ora sappiamo cosa deve provare il verme attaccato all'amo mentre aspetta che un pesce

abbocchi. Probabilmente in un accesso di masochismo urla al mondo “prendimi, prendimi e vedrai che sorpresa”.

Anya corrugò la fronte - Xander io non sono un verme

Xander agitò la mano in risposta - Anya era una battuta di spirito, niente di più.

Dawn si alzò di scatto dal divano completamente sveglia - Arriva! - esclamò.

Una sezione di muro del magazzino crollò. Dal polverone Glory emerse più radiosa che mai

- Sorpresa!

Tutti presero immediatamente le posizioni previste. Si erano preparati e avevano pazientato attendendo questo momento.

Buffy e Spike si misero di fronte a Glory con a fianco uno Xander semisoffocato dall'hamburger e Giles.

Anya era un po' più indietro, cercava qualcosa da usare come arma. Le streghe erano dietro e già stavano dandosi da fare.

Dawn era con loro.

Glory si guardò intorno con aria di disapprovazione - Ragazzi, ma come vi siete ridotti male. Questo è un posto da topi di fogna.

Eh sì, sono spiacevolmente meravigliata dai vostri gusti.

Buffy cercò di prendere tempo - Cosa vuoi, ci dobbiamo arrangiare con quel che troviamo. Con te alle calcagna poi.

Glory smorzò il proprio sorriso fino a farlo diventare un ghigno - Ma non era affatto necessario mia cara. Bastava che

tu mi avessi dato la mia chiave quando te l'ho chiesta la prima volta e ti saresti risparmiata tutto questo.

Ora ti romperò un pezzetto alla volta, un po' come hai fatto tu con quella vampira qualche notte or sono.

Farò “m'ama, non m'ama” con le dita dei tuoi piedi e delle tue mani finché non mi darai quel che voglio.

Spike si avventò su di lei ma fu respinto come un fuscello

- La discussione si stava facendo comunque noiosa - concluse Glory avanzando contro di loro.

In sottofondo Buffy udiva il bisbiglio delle due streghe lanciare il loro incantesimo.

Doveva tenere Glory lontana da loro finché non lo avessero portato a termine. Cercò di colpirla con un calcio

ma la Dea non parve nemmeno sentirlo. Buffy provò ancora ma Glory schivò e la afferrò con entrambe le mani.

Buffy si sentì sollevare dal terreno e vide all'improvviso il muro correrle incontro a velocità folle. Il fiato le mancò.

Glory l'aveva scaraventata con l'abituale facilità contro la parete.

Xander spaccò con tutta la sua forza una spranga sulla testa della dea che non parve sentire nemmeno questo colpo.

- Chi c'è là in fondo? Streghette venite qua e non fatemi arrabbiare. Se c'è una cosa che non mi piace è sentire

qualcuno mugugnare incantesimi in mia presenza. Mi fa veramente andare in bestia!

Buffy si rialzò con la testa che le girava vorticosamente. Vedeva due Glory ora, e il difficile era decidere quale colpire.

Con la forza della disperazione si avvinghiò al collo della dea, ma anche stavolta Glory si liberò con irrisoria facilità di lei.

Giles cercò di intervenire ma Glory con un manrovescio lanciato con disarmante leggerezza lo stese.

Rivolse un sorriso all'osservatore esanime - Attento agli occhiali, mi raccomando.

Anya si lanciò a sua volta colpendo Glory con una padella che risuonò sordamente sulla sua testa.

La dea si liberò anche di lei come se fosse stata un moscerino.

Willow guardava la scena. Stava caricandosi al massimo di energia, quell'energia che doveva scagliare in un unico poderoso

colpo contro l'obiettivo più difficile che avesse affrontato fino a quel momento. Poi attaccò. E fu un colpo poderoso.

Glory sembrò vacillare per un attimo, poi si riprese. Guardò le proprie mani e il proprio corpo

- Qui dentro cominciamo ad essere decisamente in troppi cara streghetta.

Temo proprio che ora pagherai questo affronto duramente.

Buffy era confusa ma guardava Willow. La maga era concentratissima ma sembrava sofferente.

Era evidente che non aveva mai combattuto un potere così forte; il potere di una dea malvagia, limitato dalla forma umana

ma pur sempre formidabile. Cercò di alzarsi per aiutare l'amica ma i muscoli del suo corpo parevano rifiutarsi di rispondere.

Glory avanzava ora verso Willow mentre Tara rimaneva ferma, immobile, come il piano richiedeva.

Dawn era nascosta da qualche parte dietro di loro, come previsto. Tutto andava come accuratamente pianificato da Willow.

Ma Glory continuava imperterrita ad avanzare, lentamente con passi pesanti ed esitanti verso la maga.

E questo non era decisamente nelle previsioni.

 

Glory guardava la sua nemica con aria trionfante. La maga vampira stava cedendo, ne era sicura.

Dal suo naso cominciava a colare un rivoletto di sangue e dagli occhi colavano rosse lacrime raggrumate.

- Povera piccola strega, credevi veramente di sconfiggermi? - Disse a voce alta.

Ora si sarebbe avvicinata ancora e avrebbe preso il cervello di quella vampira insolente.

L'avrebbe ridotta come un guscio vuoto e poi avrebbe fatto fare la stessa fine anche agli altri.

E alla fine, dulcis in fundo, la cacciatrice, la principale responsabile delle sue sofferenze, le avrebbe dato quel che cercava

e lei sarebbe tornata a casa.

All'improvviso il suo punto di vista cambiò. Strano, si disse, non mi era mai successo.

Le sembrava di essersi spostata almeno di un metro più in alto e di vedere la scena da quella posizione elevata.

La maga era in ginocchio adesso, visibilmente sofferente. Che strano, si disse.

Cosa ci fa in terra il corpo di un uomo con i miei vestiti addosso?

 

Tara era pronta ad intervenire quando la cosa avvenne. Una sfera di luce si materializzò accanto alla testa di Glory e il corpo

della dea si trasformò in quello di Ben. Anche Dawn era pronta, con la scatola di Talog in mano.

Tara cominciò a spingere l'essenza di Glory verso Dawn. Usò tutto il suo potere e la mise a mala pena in moto.

Lentamente, troppo lentamente, la sfera di luce cominciò a spostarsi verso Dawn. Quanto era difficile da muovere!

Ma anche questo era previsto. Tutto stava andando straordinariamente bene.

 

Glory capì. Prese coscienza di quello che stava accadendo. Bene, non tutto era perduto. Il trucco era stato astuto e con ciò?

Tutti i suoi oppositori erano o fuori combattimento o completamente occupati nell'incantesimo.

Non poteva succedere niente al suo corpo in questo momento. Doveva solo aspettare che le streghe esaurissero il loro potere.

Ora lo schema era chiaro. La vampira l'aveva spinta fuori dal suo corpo mentre quella specie di ritardata bionda stava cercando

di allontanarla da esso. Quanta fatica e potere sprecati, si disse “Sferadiluce-Glory”.

Non potevano resistere a lungo e ovunque la portassero, sarebbe rientrata nel suo corpo quasi all'istante e le avrebbe incenerite.

Si rese conto che nonostante la sua opposizione si muoveva. Dove la stavano mandando? In fondo era curiosa!

Vide Dawn in piedi, tesa con una strana scatola in mano. E la vide per quel che era oltre le apparenze.

Vide in lei la fonte di energia tanto agognata. La sua chiave davanti a lei, sfavillante, una luce dal candore più puro.

Smise di fare resistenza senza esserne quasi consapevole. Stava andando verso la realizzazione dei suoi desideri. Finalmente!

 

Tara sospirò di sollievo. Ora la sfera si muoveva più speditamente. Sembrava quasi farlo di propria volontà.

Forse, alla fine, quel complicatissimo, disperato piano poteva davvero funzionare.

 

Sferadiluce-Glory vide la ragazza aprire la scatola tenendola rivolta verso di lei. Strano, un oggetto così profondamente oscuro

in quella luce così candida. Sferadiluce-Glory era confusa, forse aveva bisogno di succhiare un cervello e poi sarebbe stata meglio.

Sicuramente lo avrebbe fatto appena tornata nel suo corpo. Ma intanto era affascinata.

Non più ora dalla chiave ma da quella insondabile profondità. Cosa si celava in quel buio senza fine, in quella scatolina

apparentemente insignificante, sicuramente trascurabile se paragonata alla sua grandezza?

Non lo sapeva ma bramava di saperlo e si avvicinava sempre più. Man mano che la distanza diminuiva la scatola sembrava

sempre più grande. E Sferadiluce-Glory si sentiva invece sempre più piccina, sempre più sproporzionata nei confronti di

quell'immensità. E quando fu sul bordo della scatola, quando si concentrò sul suo fondo spaventoso e incredibile,

quell'oscurità senza fine parve spalancarsi ancora di più, un infinito dietro all'infinito, un pozzo senza fondo,

un buco nero che ne conteneva infiniti altri, e così via senza alcun termine di paragone concreto.

La sanità mentale di Sferadiluce-Glory si dissolse in un attimo mentre entrava dentro la scatola divenuta ormai infinitamente

grande per le sue capacità percettive.

 

Dawn chiuse la scatola. Tara smise di cantilenare e accorse verso Willow che era caduta a terra e non si muoveva.

Buffy socchiuse gli occhi sollevata, mentre un uomo confuso e vergognoso si tirava in piedi là dove una volta c'era stata una dea.

L'incubo era alla fine finito.

 

Questa volta il viaggio era ben preparato. Buffy e Spike avevano lame placcate in argento e Xander

(non c'erano motivi reali questa volta perché non venisse con loro) aveva con sé una pistola con proiettili incamiciati nello stesso

materiale. Willow non era della partita stavolta. Era ancora troppo debole per quel che le era successo.

Buffy lo sapeva, era stata ad un passo dal morire, questa volta definitivamente.

Quando tutti avevano cominciato a riprendersi Buffy era andata verso Willow e l'aveva vista riversa a terra in una pozza

del suo stesso sangue. Tara era vicino a lei e Buffy aveva capito subito cosa stava facendo.

Tara le aveva rivolto uno sguardo disperato e lei aveva distolto lo sguardo lasciando che la ragazza continuasse a nutrire

col suo sangue l'amata. Cosa poteva dirle? Non aveva fatto lo stesso per Angel un giorno?

Forse proprio quel soccorso immediato aveva salvato Willow che però non era ancora in grado di sforzarsi più di tanto.

Buffy si guardò intorno in quel mondo violaceo. Guardò l'enorme luna eternamente sospesa su quel panorama e cominciò,

con gli altri, ad avviarsi verso l'edificio dello spirito guardiano. Questa volta non c'erano licantropi ad aspettarli.

- Che roba - aveva detto Xander - Ora che siamo pronti ad affrontarli quelli non si vedono

Buffy aveva sorriso mestamente. Se Xander fosse stato con loro la prima volta che erano stati là sarebbe saltato di gioia per quella

assenza. Anche Spike sembrava visibilmente sollevato.

L'edificio era davanti a loro. Spike la prese per un braccio e Buffy lo guardò minacciosamente

- Sei sicura di volere andare da sola?

Buffy rispose con sicurezza - Non c'è pericolo Spike. Siamo qui per restituire qualcosa ricordi?

Quindi si addentrò nell'edificio. Le colonne di luce, nella loro silenziosa bellezza erano ancora al loro posto.

Lo spirito volteggiava inquieto sopra di esse.

Buffy si inchinò. Si sentiva una specie di sacerdotessa pagana. Con un brivido si chiese quale Dio o quale Dea stesse onorando

in quel momento. - Ti riporto la scatola di Talog, spirito guardiano, e adempio al voto della mia cara amica

che lo ha portato via da te.

Una voce si levò dal vortice di fumo - Non saresti in grado di portarlo via di nuovo, lo sai questo? Moriresti se tentassi.

Buffy assentì, molto seria, molto controllata - Lo so, ma in fondo era un trucco che doveva funzionare una sola volta. -

Poi si voltò per uscire - Stammi bene, spirito guardiano.

 

 

 

Capitolo 11

 

Spike guardò le figure sedute intorno al tavolo. Ne riconobbe alcune (aveva avuto modo di conoscere di vista alcuni dei vampiri

più importanti della città da quando era arrivato). De Bois era a capotavola e sorrideva nervosamente.

Il principe non sembrava più tanto padrone della situazione. Gli ultimi avvenimenti dovevano aver notevolmente scosso

il suo prestigio. Di certo l’equilibrio del potere intorno a quel tavolo appariva molto più delicato di quanto si fosse aspettato.

Fu una donna la prima a parlare.

- Sembra che ti dobbiamo tutti qualcosa Spike. Ancora non mi è chiaro il perché della tua venuta in città.

Cosa possiamo fare per te?

Spike la guardò attentamente. Apparentemente una donna normale, sulla quarantina, i capelli biondi raccolti da una crocchia.

Occhi freddi, penetranti che trasparivano da dietro un paio di occhialini tondi. No, pensò Spike.

In fondo il principe non era l’ultimo potere, il padrone della città. Era invece un po’ come un arbitro di un campionato sportivo,

il portavoce di un potente Consiglio di amministrazione. E quelli seduti intorno al tavolo erano i padroni delle squadre

iscritte al campionato, i membri autorevoli di quel Consiglio. Rappresentavano il potere di cui De Bois era la facciata,

il mediatore pubblico. Un mediatore, tra l'altro, che negli ultimi tempi aveva collezionato una serie di brutte figure.

Aveva cercato di contenere i nuovi venuti concedendogli un rifugio, il controllo di qualche locale, la possibilità di installarsi in città.

Poi aveva avvertito Glory, sperando di poter trovare in lei una valida alleata, pensando che potesse essere un fattore in grado

di spostare la bilancia degli equilibri di potere in suo favore. Ma Glory si era rivelata troppo ... ingombrante per qualsiasi tipo di

civile convivenza; così aveva cercato di eliminarla (tutto chiaro, tutto secondo le regole inconfessate che quei giocatori,

seduti intorno al tavolo, seguivano giorno dopo giorno) ... e aveva fallito. E aveva dovuto far ricorso proprio a Spike e ai suoi amici

per scongiurare quella nuova minaccia che lui stesso aveva portato sulla città.

Non era difficile comprendere come i diversi potentati di quella particolare "società" di vampiri avessero deciso che

De Bois non poteva essere lasciato da solo ad affrontare la situazione. Spike squadrò per un attimo i presenti, poi parlò.

- Rispetto in tutto l’autorità di questo ... Consiglio. Mi sembra di avere dimostrato il mio valore e la mia utilità per voi. -

Abbracciò con lo sguardo l'intero tavolo e tutta la congrega che vi era seduta intorno. - Diciamo che vorrei entrare nel vostro ...

club. A pieno titolo. Mi sento qualificato per farlo.

Intorno al tavolo vi fu un attimo di silenzio. Certo, si disse Spike. Avevano previsto qualcosa del genere.

Dovevano aver dibattuto la cosa fin da quando aveva distrutto Marcus. De Bois prese la parola nel silenzio generale

- Come in tutti i club ci sono delle regole da rispettare, penso che tu ne sia consapevole.

Spike lo guardò tradendo un certo senso di superiorità. Era tutto qui? Era questo che volevano? Il quieto vivere, l’accordo,

il rispetto delle regole che permettevano loro di dominare quella società. Di sicuro in quell’ultimo periodo la loro “pax vampirica”

aveva subito anche troppi scossoni. Era quasi annoiato. In fondo gli chiedevano sempre la stessa cosa: di mantenere il più possibile

lo status quo.

- Non chiedo di meglio che di rispettarle - rispose allora. Perché no? In fondo essere considerato loro pari era il miglior risultato

che potesse sperare da quell’incontro. Non era il caso di informarli su quanto provvisori considerasse quegli impegni.

L’eternità era lunga. Un impegno preso a voce, anche di fronte ad un consesso tanto potente, non poteva durare altrettanto.

Ma sospettava che questa tacita osservazione fosse in qualche modo condivisa da tutti i presenti.

Non doveva commettere l'errore di considerarli degli stupidi.

 

All’interno la festa continuava. Fuori una luna splendida illuminava la baia di S. Francisco e il Golden Gate Bridge

costituiva uno spettacolo assolutamente unico. Willow guardò ancora una volta verso l’orizzonte di quel paesaggio notturno

di cui si sentiva la padrona. Dal Pacifico soffiava sull'ampia terrazza una brezza che rinfrescava l'aria.

Tara stava in piedi accanto a lei; i suoi capelli ondeggiavano lievemente per il vento. Era un po' pallida ma sembrava che

si fosse ripresa bene dal ... salasso. Anche Willow era un po' ammaccata ma la costituzione di un vampiro

doveva essere ancora più robusta di quanto si era immaginata. I postumi dell'ultima battaglia con Glory stavano rapidamente

scomparendo.

- “La luce più pura e l’oscurità più nera”. È strano per quali vie tortuose le profezie si avverino, non trovi?

- Si interruppe solo per un attimo, poi riprese pensosamente - Non ci saremmo mai riuscite da sole.

Tara sospirò - Oh, no di certo. Non avrei potuto spostarla fino alla scatola con le mie sole forze.

La presenza di Dawn l'ha attirata come una calamita. Era l'oggetto del suo desiderio e quando è stata separata dal proprio corpo

Glory ha potuto riconoscerla per quel che è. Chissà come le è apparsa.

Mi piacerebbe un giorno vedere con i miei occhi tutta l'energia che emana da Dawn.

Deve essere uno spettacolo affascinante.

Willow assentì, sorridendo - Credo che dovrei mettermi un bel paio di occhiali scuri per guardarla!

Sai, anch'io non avrei potuto mantenere Glory fuori dal corpo di Ben per molto altro tempo ancora.

Ma la scatola di Talog era forse l'unico “cestino” abbastanza robusto per lei.

Tara annuì a sua volta - Ha funzionato ed è quello che conta. - Guardò Willow negli occhi - E ... ora?

Willow alzò le spalle facendo una smorfia buffa - E ora … resti con me. - In fondo non sapeva cosa dirle di diverso.

Tara restò in silenzio per un attimo - Beh mi sembra che tu la faccia un po' facile. Io ... ho un po' di paura.

Tutta questa oscurità, questo mondo in cui vivi ora. Non so se riuscirò a sopportarlo. Per te è stato diverso, Willow.

Ti sei trovata davanti a una situazione senza vere alternative. Ma io non so se vorrei passare l'eternità come ... uno di voi.

Sì, pensò Willow. Non poteva nascondersi quanto quello che aveva proposto a Tara fosse difficile.

Si era chiesta in quei giorni se fosse giusto chiederle una cosa del genere. Non era riuscita a darsi una risposta chiara, definitiva.

Così aveva deciso di aprire il suo cuore, di dire fino in fondo quel che sentiva.

- Tara io sono sempre la stessa, anche se devo dire che la mia dieta è alquanto cambiata! Te lo assicuro: non ti costringerò mai a

diventare qualcosa che tu non vuoi. Non potrei mai farti questo, credimi. - Poi divenne più seria. - Ma non ti posso ingannare.

Quasi sicuramente prima o poi te lo chiederò. Non potrei mai vederti invecchiare e morire senza aver tentato di trattenerti,

di farti condividere fino in fondo questa mia strana forma di esistenza.

Vide l'espressione di Tara corrucciarsi. Ma non importava. Pensava che la sincerità fosse comunque indispensabile se dovevano

restare insieme. - E poi - aggiunse per sdrammatizzare - non è nemmeno detto che la mia vita debba essere così lunga.

In questo universo di intrighi e loschi figuri sarà un miracolo se supererò il primo secolo di vita!

Tara annuì, sorridendo a sua volta, ironica - Oh sicuro. Da queste parti ne vedo proprio molti che farebbero carte false

per assaggiare un po' della tua magia sulla loro pelle. - Pensò che invece Willow doveva essere veramente molto cambiata

se poteva considerare il fatto di cibarsi del sangue di altri esseri viventi come un "cambio di dieta".

Aveva bisogno di un po' di tempo per riflettere. Tutto quel che era successo fino a quel momento non le aveva concesso

un singolo momento per pensare a quello che voleva per sé, al suo futuro.

Sgranò gli occhi, sorpresa, guardando verso la porta finestra - Buffy, cosa ci fai qui? Credevo che avessi deciso di non venire.

Willow si voltò e vide avvicinarsi l'amica vestita con il migliore abito che aveva portato con sé dopo la fuga da Sunnydale

- Beh, mi sono detta: perché no? Mi merito una bella festa prima di tornarmene a casa.

E allora perché non andare a festeggiare a spese della locale congrega di vampiri?

Spike pensava di offendermi a morte dandomi quell'invito e io non mi sono potuta esimere dal fargli un ultimo dispetto.

- Indicò l'interno della casa - Dovevate vedere la faccia della padrona di casa quando mi ha aperto.

Temo di cominciare a essere famosa (o meglio, direi famigerata) anche da queste parti.

Willow fu sul punto di scoppiare a ridere - Povera signora Pegott. È una "calda" ... - si interruppe in un accesso di tosse

- Volevo dire, non è una vampira, insomma....

Buffy la fulminò con uno sguardo, ma c'era un velo di ironia nella sua voce - Va bene Willow, non ti preoccupare.

Ti perdono qualche espressione gergale!

Willow apparve sollevata - Beh, per quel che ho capito la nostra anfitriona è legata a doppio filo a qualche potente

vampiro di qua e ... caspita se ha capito chi sei le deve essere preso un colpo!

Buffy si concesse un breve sorriso - Domani completiamo i preparativi. In serata ripartiamo per Sunnydale.

Verrai a salutarci?

Willow appariva quasi commossa. - Puoi dubitarne? Certo che verrò.

Buffy la guardò. Era contenta di vederla di nuovo in buona forma. Era strano: se non fosse stata un vampiro non sarebbe

sopravvissuta all'ultima battaglia contro Glory. Buffy di questo era praticamente certa.

Possibile che tutti i mali, anche i peggiori, avessero qualche aspetto positivo?

- E così ci separiamo ancora una volta.

La vampira sorrise a sua volta, malinconicamente - Non sarà certo per sempre Buffy. E in fondo non è del tutto un male.

Temo quel che ci potrebbe succedere se rimanessimo troppo a contatto adesso. Tu sei la cacciatrice, ricordi?

L'amica annuì - Non posso fare a meno di scordarlo. E non voglio - Si volse ancora verso l'interno della casa, dove la

festa impazzava e i convitati, umani e vampiri sembravano divertirsi un mondo fra balli e drink di diversa natura.

- È strano. Fino ad ora la stragrande maggioranza dei vampiri che avevo conosciuto erano creature miserevoli.

Quante volte mi sono accucciata in attesa che si levassero per la prima volta dalla tomba per eliminarli non appena creati.

Altre volte li ho visti arrivare a Sunnydale, attirati come falene dalla luce della bocca dell'inferno e li ho distrutti con facilità.

I capi, quelli che sono stati per me dei veri nemici, avversari del calibro del Maestro, non erano altro che grandi anarchici,

figure solitarie che volevano rimodellare il mondo a loro immagine. - Agitò la mano sconsolatamente, come a voler abbracciare

la festa all'interno della casa - Questi gozzovigliano, godendosi tutti gli agi che gli vengono permessi dalla loro natura.

E il giorno, mentre loro dormono, scagnozzi umani portano a termine il lavoro sporco per loro.

Come diceva Spike orgogliosamente? "Un vampiro ha con sé le sue armi". Ma questi non disdegnano di tenderti agguati

armati di un revolver o mettendoti una bomba nell'appartamento. Non ti invidio Willow. Non invidio proprio la tua futura

sistemazione qui.

Si volse ancora verso le due amiche. - Ma in fondo hai ragione. Io ti voglio bene e tu sei ancora la mia migliore amica.

E tremo pensando a quello che il futuro può avere in serbo per noi. Se c'è una cosa che ho imparato in questi ultimi mesi

(ma lo sapevo già: diciamo che mi è sempre più chiaro) è che non sempre si è padroni del nostro destino.

L'idea di poterti fare del male un giorno mi atterrisce Will.

Si guardò intorno, come per riprendersi da quello stato di malinconia - Spike è da queste parti? Non l'ho visto.

Willow fu lieta della divagazione. La conversazione stava diventando troppo lugubre per i suoi gusti.

- Deve essere all'interno della casa, a complottare con qualche pezzo grosso. Si sta impegnando moltissimo per far carriera!

Starà pavoneggiandosi davanti a tutti facendo capire quanto è stato bravo a far fuori Glory. Me lo immagino: "oh, certo!

Il mio piano ha funzionato perfettamente e con il trascurabile aiuto dei miei compagni ho messo fine alla presenza di quella

dea infernale". In fondo vuole solo che l'intero universo ruoti intorno a lui. La sua ambizione potrebbe anche risultare utile per te

Buffy: si toglierà dalla testa la sua fissazione per la cacciatrice una volta per tutte.

Risero tutte e tre. La tensione tra loro si era come dissolta.

Tara pensò che fosse il momento giusto per intervenire. - Buffy i-io penso di non partire con voi. Penso di res-stare con Willow. -

Ecco, pensò, alla fine l'aveva detto. Come mai allora le sue stesse parole la spaventavano tanto?

Si chiedeva come avesse potuto prendere una decisione così importante in pochi istanti.

L'espressione di Buffy rimase abbastanza serena. Ma la tensione era come riapparsa, si era materializzata di nuovo tra di loro.

Willow pensò che Buffy doveva avere previsto quello sviluppo. La vide sorseggiare la bibita lentamente.

Poi, altrettanto lentamente, chiese a Tara - Hai intenzione di ... passare la barricata anche tu? -

Willow sussultò, pensando che l'amica non poteva essere più diretta nella sua domanda. Tara scosse brevemente la testa

- Oh no. No-n per il momento. No di sicuro. Direi di no. Diciamo che si tratta di un ... periodo di prova.

Mi spaventa ma voglio tentare.

Buffy annuì di nuovo - Capisco. O meglio, no non capisco bene quel che abbiate in mente di fare. Ma, ragazze,

vi auguro ogni fortuna.

Willow si sentiva al colmo della felicità ma anche percorsa da una sorta di inquietudine. Non avrebbe potuto chiedere di più a Tara.

Ma sentiva anche l'enorme responsabilità per tutta la fiducia che le veniva concessa in quel momento dalla sua compagna.

 

Spike aveva osservato la scena, nascosto dietro la tenda della finestra. In fondo era contento per Willow.

Non si era mai perdonato di averla aggredita quel giorno di ritrovata furia, il giorno in cui si era sentito di nuovo se stesso.

E si era talvolta chiesto se averla trasformata in vampira non fosse stato un rimedio che per lei si era rivelato peggiore del male.

Poteva adesso tirare un sospiro di sollievo. Tara avrebbe riempito la sua esistenza e le avrebbe dato un po' di felicità.

E l'espressione delle due ragazze rivelava la loro consapevolezza della difficoltà della scelta che si apprestavano a fare.

No, non sarebbero state tutte rose e fiori. Ed era un bene che lo sapessero. Guardandole però sentì anche una specie di

fitta interiore, un dolore che si rinnovava. La sua nuova vita a S. Francisco non leniva che in parte la pena che lo tormentava.

Non ne eliminava la radice. Non aveva più il chip in testa, aveva ripreso la sua vita di vampiro, un vampiro di un certo successo

tra l'altro, la cui stella brillava nel firmamento della città, ma si sentiva ancora come fuori equilibrio, profondamente scosso.

Tremava guardando la ragazza bionda avvolta nell'abito a sera verde chiaro che si muoveva con grazia accanto alle sue amiche

nell'aria tiepida di quella sera di tarda estate. Osservava le belle labbra piene, le guance rosate, l'espressione mutevole,

talvolta divertita talvolta seria, e intensa. E buffi, contraddittori (e obiettivamente orribili) versi, si rincorrevano nella sua testa

per formare storpiate e dimenticate poesie, echi di una vita finita tanto tempo prima.

Abbassò la testa per non continuare a guardare. Aveva tentato di riconquistare se stesso, di liberarsi una volta per tutte

da quell'ossessione. Ma non poteva farci niente. Amava la cacciatrice.

 

 

 

 

 

Fine (almeno per ora)