TRA LE CALLI DI VENEZIA

By Pandora79

 

Capitolo 1

Venezia.

Spike adorava quella città, era il luogo ideale per una vacanza romantica.

Dopo aver lasciato Firenze, lui e Buffy avevano subito raggiunto la città lagunare per stare tranquilli una settimana, godendo del loro

amore e dell’atmosfera del luogo; erano sicura che in quel posto non avrebbero avuto a che fare con pazzi santoni dediti a Satana

o creature demoniache di ogni sorta.

Anche se Venezia è la città dei vampiri per eccellenza secondo alcuni….

Alloggiavano in un tranquillo albergo, non lontano da Piazza San Marco, senza troppe pretese, pulito ed accogliente. Avevano

raggiunto la città poco prima dell’alba e si erano subito chiusi in camera per evitare il sorgere del sole che però quel giorno non

aveva fatto capolino nel cielo.

La città era avvolta in una strana e bassa foschia, il cielo era coperto da nuvole che minacciavano pioggia.

Buffy e Spike decisero di fare un giro per le calli di Venezia.

- Adoro quest’atmosfera velata… - sussurrò Buffy mentre passeggiavano – fa sembrare Venezia una città fantasma, soprattutto a

quest’ora del mattino quando tutti dormono ancora! –

Spike le teneva la mano mentre procedevano lungo la strada: ammirava i vecchi palazzi e i particolari dei fregi, i suoi occhi erano

luccicanti per la meraviglia.

- Tu sei completamente rapito da questa città! – gli disse Buffy fermandosi e sorridendogli – Adoro questo tuo entusiasmo, sei

splendido! –

Lui la baciò – Ti adoro… - le disse – ..una settimana in questa città è come una luna di miele, qui tutto è immortale come noi! L’ho

sempre amata! –

Buffy si strinse a lui – Mi sento una giovane sposa…felice ed emozionata come il primo giorno! – rise – Potremmo vivere qui per un

po’…o per sempre… -

- Potrei prenderti in parola! – le disse lui catturando nuovamente la sua bocca in un dolce bacio.

Le loro figure strette in un forte abbraccio e sullo sfondo in lontananza il campanile di San Marco li facevano apparire i protagonisti

di un vecchio film in bianco e nero, uno di quelli romantici dove lui e lei sono amanti impossibili destinati ad una vita di sofferenza…

commovente.

Non era così fortunatamente per Buffy e Spike, due vampiri assolutamente noncuranti del mondo intorno a loro o dell’opinione degli

altri. Era meglio così!!

Raggiunsero la piazza più famosa della città che a quell’ora era splendidamente semivuota: erano da poco trascorse le sette, i soli

mortali a camminare erano i gestori dei bar che raggiungevano il posto di lavoro.

Tra non molto la città si sarebbe completamente svegliata con la marea di turisti che giungevano da ogni parte del mondo.

- L’Italia è splendida… - commentò estasiata Buffy stiracchiandosi e vagando con lo sguardo dal tavolino di un bar, situato sulla

terrazza di un palazzo appena fuori Piazza San Marco – Mi sono innamorata di questa città! –

Spike le diede un lieve bacio sulle labbra – Il sole oggi poi ha ben pensato di non comparire, lasciandoci il tempo per godere delle

bellezze del luogo… - la guardò con un sorriso languido – amore, che ne dici di andare a caccia? –

Buffy si passò la lingua tra i denti – Hai ragione…la fame comincia a farsi sentire amore…dove mi porti? – chiese infilandogli una

mano sotto la camicia, accarezzandogli i pettorali, affamata non solo di sangue umano.

Spike le bloccò la mano e l’attirò brutalmente a se per baciarla - …aspettiamo che sia buio passerotto… - le disse lasciandola

libera dalla sua stretta mortale - …cominceremo a girare per oscuri vicoli e vedrai che qualcuno tenterà sicuramente di aggredire

due turisti sperduti tra le calli di Venezia… -

Buffy esultò all’idea di farsi sorprendere da qualche malcapitato ladro nella notte.. in quelle strade non ci si avventurava di notte, a

parte i poveri turisti che sfortunatamente smarrivano la via dell’albergo o volevano esplorare gli angoli segreti della città.

Attesero la chiusura del locale e si mossero, passeggiando lentamente nelle stradine poco illuminate. Buffy camminava al fianco di

Spike, tenendogli la mano e guardandosi intorno impaziente – Non sento molta vita qui… - sussurrò – Dove sono i cattivi? –

- A parte noi amore? – chiese Spike sorridendo divertito – Abbi pazienza piccola, me lo hai detto tu una volta che è bello lasciare

che la fame ti divori perché rende più dolce l’uccisione… -

- Hai buona memoria… - commentò Buffy sorpresa piacevolmente.

- Ricordo ogni tua singola sillaba amore… - la baciò e avvertì in lei il demone che bramava il sangue di un povero mortale. Sorrise

staccandosi da lei e sogghignò: avendo più esperienza come vampiro, i suoi sensi erano più acuti di quelli della compagna e

poteva sentire non molto lontano un battito cardiaco accelerato dalla tensione.

Le sue due vittime passeggiavano tranquillamente, non sapendo che presto lui gli si sarebbe parato davanti puntando loro contro

una piccola pistola, in realtà caricata solo a salve; avrebbero consegnato tutti i contanti e i gioielli per farlo andare via, terrorizzati

da quell’arma.

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Rise dentro di se assaporando quel momento e ripensando a quanti polli stranieri aveva spennato da qualche anno.

Si abbassò il passamontagna e s’incamminò.

Spike strinse maggiormente la mano di Buffy e con uno sguardo fugace le fece capire che finalmente la cena stava andando dritto

tra le loro braccia.

Buffy sogghignò e pensò alla messinscena che stava per iniziare.

La sua voce tenebrosa, ottenuta con molte sigarette da quando aveva dodici anni, li intimò a fermarsi, voltandosi lentamente senza

fare azioni sconsiderate.

I suoi due polli fecero esattamente come chiedeva: erano due giovani sposini, un po’ troppo pallidi, sperduti e spaventati.

Lei era minuta ma ben fatta e splendida, col dolce viso incorniciato da lunghi capelli d’oro: indossava un lungo e semplice abito

nero di cotone che lasciava immaginare sotto un corpo sinuoso e ben proporzionato; lui invece era un tipo strambo, con i capelli

ossigenati e i lineamenti del volto molto pronunciati, indosso una giacca lunga di pelle nonostante la temperatura gradevole della

notte.

Non sembravano avere indosso oggetti di valore ma sicuramente avrebbero avuto in tasca contanti a volontà!

La sposa emise un gridolino terrorizzato e tremò dalla testa ai piedi – Cosa…cosa vuoi? – chiese titubante.

Si sentiva elettrizzato da quella figura così piccola ma splendida: aveva qualcosa di particolarmente attraente, non sapeva definire

cosa, se la sua pelle di porcellana o i denti bianchissimi e perfetti.

Il suo compagno, intuendo quello che lui voleva, fece il gesto di estrarre il portafogli dalla tasca della giacca ma…si fermò e sorrise.

Spike si mosse rapido, afferrando il ladro per il collo e sbattendolo contro il muro – Cosa volevi farci? – chiese divertito.

Buffy accarezzò il braccio del ragazzo fino a scendere alla pistola: la afferrò e con una forza inaudita gliela strappò di mano

– Credevi di poterci spaventare? Sai…noi ti stavamo aspettando! –

Il ragazzo spalancò gli occhi incredulo e spaventato allo stesso tempo per la situazione creatasi. Le sue vittime non dovevano

reagire così, non dovevano avere quell’espressione così…diabolica.

Fissò gli occhi in quelli di Buffy, una goccia di sudore gelido gli percorse la fronte.

- Hai sbagliato scelta stanotte… - sibilò Spike.

Il ladro si voltò e con orrore vide il volto di Spike tramutare in demone.

- Non gridare… - gli sussurrò Buffy alzando il passamontagna e accarezzandogli il viso dolcemente - …non arriverà nessuno

tanto…hai scelto bene il luogo del tuo agguato, conosci la città… -

La sua attenzione tornò su Buffy che nel frattempo aveva cambiato i lineamenti.

Voleva gridare ma dalla gola non gli usciva nessun suono: quei due erano vampiri?!

La ragazza si avvicinò lentamente al suo collo e lo leccò sensualmente, miagolando – Il sapore della paura… - sussurrò divertita

prima di affondare i suoi denti aguzzi nella carne del giovane.

…sto morendo? Com’è possibile? I vampiri non esistono…

Ci vollero pochi minuti prima che il corpo del giovane si afflosciasse a terra come quello di un ubriaco; Buffy abbracciò Spike e lo

baciò per sentire ancora il sapore del sangue della vittima – Ora voglio fare l’amore… - gli sussurrò prima di ricominciare l’assalto

alla sua dolce bocca.

Un urlo li destò da quella piacevole attività, un suono a dir poco agghiacciante.

Spike strinse istintivamente Buffy tra le braccia per proteggerla da chissà quale nemico sconosciuto.

- Era una donna? – domandò Buffy, indicando poi la direzione della voce – Potrebbe essere una persona in pericolo… -

Iniziarono a correre per raggiungere la fonte di quel grido; l’istinto di proteggere gli innocenti era duro a morire nella vecchia

cacciatrice.

La stradina si aprì di fronte a loro in una piccola piazza, illuminata da un debole lampione dalla luce fredda: Buffy si fermò di colpo

e Spike le andò addosso.

C’era una persona accasciata a terra, sembrava una ragazzina.

I due vampiri accorsero da lei ma non c’era più l’alito della vita in quel corpo: era poco più di una bambina, gli occhi verdi spalancati

per il terrore, la bocca atteggiata in una smorfia di dolore; Buffy le esaminò una ferita al collo e riconobbe il morso che lei stessa

lasciava sulle sue vittime, anche se era diverso.

- C’è qualcosa di insolito in questo morso… - suggerì a Spike indicandolo.

Lui si inginocchiò e lo osservò attentamente – È più piccolo, sembra procurato dalla bocca di un bambino… - chiuse gli occhi della

ragazzina, disturbato dalla sua espressione di terrore.

- È impressionante…uccidere senza pietà una ragazzina… - commentò Buffy disgustata.

Spike si sentì imbarazzato dal suo passato ma non osò ribattere alle parole della compagna, anche perché il suo udito finissimo

avvertì una distorsione nell’aria, come…l’arrivo di una freccia!

- Attenta! – gridò a Buffy, spingendola a terra e gettandosi a sua volta dalla parte opposta: un dardo andò con forza a conficcarsi

nella fenditura del muro.

Da dove proveniva? Buffy si riprese subito e scrutò nella direzione da cui era partita la freccia: in lontananza riuscì a scorgere una

figura femminile esile ma a quanto pareva molto forte.

- Hey! Che diavolo pensi di fare? Potresti ucciderci lo sai? – sbraitò Spike alzandosi in piedi.

La sconosciuta si preparò a scoccare una nuova freccia ma sembrò fermarsi – Allontanatevi subito da quel corpo! Andatevene da

questa città se ci tenete alla vostra esistenza! Non vogliamo creature maligne d’importazione! –

Spike e Buffy si fissarono allibiti – Di importazione? – dissero all’unisono.

La situazione era assurda e grottesca.

Buffy cercò nuovamente la sconosciuta con lo sguardo ma ormai il luogo era deserto se si escludevano loro due ed il cadavere

– Chi diavolo era quella li? – domandò Spike aiutando l’amata ad alzarsi.

- Non lo so…aveva un non so che di… -

- …cacciatrice? – terminò Spike – È possibile che ce ne sia una qui a Venezia? –

Buffy scosse il capo alquanto confusa – Non lo so…è strano ma potrebbe essere possibile…intanto leviamoci da qui e facciamo

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una telefonata per questa poveretta, che almeno non rimanga qui a marcire per troppo tempo! –

Spike annuì e prese la mano di Buffy, trascinandola verso strade centrali dove avrebbero trovato un telefono pubblico per chiamare

le autorità locali.

Nell’oscurità del vicolo, la giovane arciera li fissò allontanarsi, senza perdere mai di vista la ragazza bionda. La sua figura l’aveva

colpita, non c’erano dubbi.

Cosa ci facevano quei due a venezia? Altri guai? Vampiri stranieri? E perché avrebbero chiamato la polizia per il cadavere? Quella

città stava diventando un inferno, aveva già i suoi problemi quotidiani, quei due non dovevano complicarglieli!

Quando sparirono alla sua vista, sbuffò e si voltò per tornare in perlustrazione: quella notte la sua ossessione aveva colpito di

nuovo e lei non era riuscita ad intercettarlo per porre fine ai suoi misfatti.

Ma ci sarebbe riuscita, era il suo lavoro!

Capitolo 2

- Padre perdonami perché ho peccato! – la giovane Anita si inginocchiò nel confessionale e si fece il segno della croce,

abbassando il capo in segno di pentimento.

- Dimmi figliola… - la esortò una dolce e profonda voce oltre la grata.

- Mi sono lasciata sfuggire ancora l’assassino…ha colpito una giovane ragazza e io non ho fatto in tempo! – strinse le mani fino a

farsi diventare bianche le nocche.

- Questo non è peccato figliola… - le rispose la voce –…riuscirai la prossima volta! –

Anita spalancò gli occhi e uscì con rabbia dal confessionale – Non prendermi in giro Antonio! – sbraitò lei, attirando su di se

l’attenzione di alcune attempate signore non molto distanti.

Abbassò il tono di voce ma si oscurò di più in volto – Non ho bisogno di confessarmi, hai ragione, è solo un’abitudine che mi avete

dato fin da bambina! – sibilò lei gesticolando – Questa notte è morta una ragazzina, ti rendi conto? Se è stato ancora lui io…come

posso lasciare che le cose vadano avanti così? Da sola non ce la posso fare! –

Il prete, un uomo di mezza età, capelli brizzolati, alto e con una pancetta appena pronunciata guardò Anita con amore e

comprensione – Sei l’unica che può fermarlo, lo sai! Altri prima di te hanno tentato e hanno fallito pagando con la vita! Tu sei forte,

hai un dono di nascita sconosciuto e portentoso! Devi sfruttarlo per il bene! –

- Ed è quello che faccio Antonio…ma forse non basta! Forse mi sbaglio, forse la minaccia non è lui ma qualcos’altro! Potrebbero

esserci altri vampiri maestri in questa città che non escono allo scoperto ma agiscono nell’ombra per evitare seccature come me!

– si lasciò andare su una panca, sospirando e massaggiandosi convulsamente le tempie.

Il prete si inginocchiò di fronte a lei – Noi agiamo da secoli per il bene comune, tu sei la più forte sterminatrice che ci sia stata nelle

nostre file, ma non sono le tue capacità a scuoterti, vero? –

Anita fissò Antonio – Non giocare brutti scherzi prete, sai che ti confiderò tutto solo nel segreto della confessione! –

Il prete sbuffò leggermente irritato per le parole della ragazza – Già piccola peste, così facendo sai che non posso violare i tuoi

segreti! Mi hai incastrato! –

Anita sorrise furba – Non vorrai certo andare a raccontare le mie confessioni al padre superiore vero? –

Antonio si rialzò lentamente e guardò il grande crocifisso ligneo sopra l’altare – Questi sono tempi oscuri Anita, il male prolifica

ovunque! I demoni un tempo non erano così spavaldi! Tu sei… -

La ragazza si alzò di scatto, fronteggiando con sguardo fiero il prete - …stata scelta per combattere le creature infernali…lo so

Antonio, me l’avete ripetuto per anni da quando ne ho penso dieci! Io vorrei solo…solo poter condividere con altri questa mia vita! –

- Ma non sei sola! – ribatté il prete.

- Qualcuno che non sia un religioso! – rispose acida la ragazza guardandolo scura in viso – Antonio, sono vent’anni che vivo in

mezzo a voi preti, studio con un precettore e vengo addestrata da austeri maestri d’armi! Io non ho una vita mia! Vivo per la chiesa

anche se non sono una monaca, combatto i demoni e non so niente del mio passato…e…e l’unico uomo che abbia amato è… -

- Basta così! – il prete le impose il silenzio, prima di farle finire la frase e dopo aver visto le anziane donne di prima abbandonare la

chiesa indignate – La conosco questa storia e so già come finisce! –

- Io…io…con chi dovrei parlare? Con gli alti e segreti prelati che hanno sempre deciso del mio futuro? Poche persone hanno

vissuto la mia esperienza e ora dove sono? –

Il prete abbassò il capo – Sono morte… -

- Le mie uniche amiche, orfane come me…sono tombe su cui nessuno tranne la sottoscritta piange e reca fiori! –

…gli unici attimi di passione li ho avuti con lui…

Calò improvvisamente il silenzio nella piccola chiesa: Antonio appoggiò le mani sulle spalle di Anita e le sorrise con fare paterno.

La ragazza chiuse gli occhi avvertendo il calore che quel gesto emanava: amava quel prete come un padre ed era per quello che

con lui riusciva a confidare quasi tutto…

- Ora vai a stenderti, hai bisogno di riposare! – le suggerì lui – Una bella dormita ti servirà a distendere i nervi e riposare il corpo!

Domani vedrai che la caccia andrà meglio! –

Anita sospirò: in fondo le cose non sembravano voler cambiare.

Si sdraiò pesantemente sul letto, fissando il soffitto: la sua camera era semplice anche se non spartana come quella dei religiosi

che condividevano il suo stesso tetto.

Aveva da tempo abbandonato i poster e le foto dei suoi attori preferiti di quando aveva quindici anni, uniche cose che la facevano

sentire uguale alle ragazze normali.

Non era certo quello che si diceva una ragazza frivola, bensì semplice e pratica, col solo vezzo dei capelli, la parte di se di cui

andava orgogliosa, lunghi forti e rossi come il sole al tramonto.

Chiuse gli occhi e si abbandonò ai ricordi di una notte lontana di cinque anni prima, tra le buie calli della città lagunare: quella notte

girava col suo fedele arco alla ricerca di vampiri e lo aveva incontrato per la prima volta.

Era stato un fulmine, un vero colpo di fulmine! I suoi occhi l’avevano stregata, la sua voce ammaliata.

Lui era il primo amore.

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Aveva lunghi capelli castani, occhi verdi e un’aria da demone dannato, come lei aveva sempre desiderato.

Quella notte non si c’erano state molte parole, solo un lungo sguardo da parte di entrambi, sembrava fosse durato un’eternità.

Lui era fuggito, lasciando Anita imbambolata e sola in mezzo alla strada.

Quanto aveva desiderato incontrarlo di nuovo! Custodiva la sua immagine nel cuore, nella speranza di poterlo incontrare

nuovamente. Sapeva che era qualcosa di oscuro, la sua magia glielo diceva, ma cosa le importava se lo amava? L’amore vince su

tutto, anche sul male!

Come una stupida adolescente lo sognava, si immaginava il loro primo bacio, la loro storia d’amore tutta rose e fiori. Ma come puoi

sognare questo quando fai parte del regno oscuro?

Si erano incontrati di nuovo quasi tutte le notti, giocando alla cacciatrice ed il vampiro, poi una notte era cambiato qualcosa.

Il contatto con le sue labbra fredde l’aveva fatta rabbrividire di desiderio, facendola tremare in tutto il corpo: non era mai stata con

un uomo e i primi gesti d’amore furono impacciati; lui l’aveva avvolta nel suo abbraccio, baciandole il viso e adorando il suo collo

con tutta la devozione che un vampiro conosce, conducendola poi ad occhi chiusi nel suo nascondiglio, un appartamento di cui

ricordava solo il grande letto in ferro battuto, morbido e confortevole.

Quanto si erano amati quella notte…Anita aveva conosciuto il piacere dell’unione carnale con un vampiro, l’estasi dei suoi baci, la

conoscenza dei secoli.

- Sai cosa sono… - le aveva detto lui in un sussurro, attirandola a se per accarezzarla.

Anita aveva annuito baciandolo: in quel momento poco importava che lui fosse un vampiro, aveva dimenticato completamente ciò

che era per lei, un nemico.

- Potrei farti del male…ucciderti…obbligarti a stare con me per l’eternità… -

- Non lo farai… - aveva risposto lei - …mi rispetti troppo per fare tutto quello che hai detto senza il mio consenso… - lo aveva

guardato con occhi innamorati, trascinandolo addosso a se per poterlo sentire vicino, il suo corpo caldo contro quello di lui, freddo.

- Il tuo collo è splendido sterminatrice…potrei morderlo e farti mia… -

- Forse un giorno… - gli aveva detto - …ora devo tornare… -

Ma lui l’aveva trattenuta – Credi che ti lasci andare così facilmente? – aveva chiesto, il sorriso malizioso sulle labbra – Sei mia…e

tutti lo devono sapere! –

Anita si era allarmata e aveva tentato di sottrarsi alla sua stretta che si era fatta implacabile.

- Non posso permettere che qualcuno ti faccia del male…è meglio che sappiano a chi appartieni! –

Si era spaventata al sentire le sue parole, ma nulla poteva fare e, d’altra parte, una regione remota del suo io non voleva

allontanarlo...e così era diventata sua.

Anita spalancò gli occhi: era in un bagno di sudore freddo, come se fosse stata rinchiusa a lungo in una cella frigorifera; si alzò dal

letto e raggiunse lo specchio del bagno, accendendo la luce e osservandosi il collo.

Il segno del morso era ancora sulla sua pelle, non sarebbe mai guarito, era il segno che apparteneva a lui…

Si sfiorò il marchio ed il suo corpo ebbe un fremito: ogni volta che pensava a lui lo desiderava e lo temeva allo stesso tempo.

C’erano notti in cui avrebbe desiderato vederlo per abbandonare tutto e seguirlo, altre in cui voleva solo ucciderlo! Dopo quello che

aveva fatto…oppure no…

Capitolo 3

Spike si mosse lentamente, seguendo un percorso pericoloso lungo la schiena di Buffy, camminando lungo la sua spina dorsale.

- Spike… - cantilenò lei, la testa affondata nel cuscino.

Lui la girò di peso – Facciamo le cose cattive? – le chiese.

Buffy scoppiò a ridere e dopo un minuto d’ilarità incontrollabile gli saltò sopra – Va bene, divertiamoci un po’ brutto cattivone… - gli

disse continuando a ridere.

Si abbassò, leccandogli il collo fino a chiudergli la bocca con un rovente bacio.

- Non ridi più passerotto? – balbettò lui, quasi tramortito dall’irruenza del bacio e dal desiderio che si stava svegliando rapidamente

in lei.

Buffy scosse il capo, fissandolo negli occhi con aria molto…molto cattiva.

Anita aveva scelto un nuovo arco quella sera, frugando nell’armeria dei sotterranei del monastero; la faretra era già colma di frecce

con la punta in argento.

Il suo abbigliamento scuro le permetteva di aggirarsi per le strade in penombra senza farsi notare.

Si sentiva in forma quella notte, aveva la certezza che sarebbe accaduto qualcosa di interessante.

Scivolò rapidamente dietro un gruppo di ragazzi che chiacchierava alla luce di un lampione appena fuori di un pub e si inoltrò

nel buio di una piccola strada; dov’erano i demoni quella notte? Possibile che i vampiri dormissero ancora? Il sole era ormai

tramontato!

Improvvisamente li vide uscire dall’ingresso di un piccolo albergo: erano i due vampiri della scorsa notte, i due stranieri!

Lei sembrava un angelo, con i suoi biondi capelli e il viso dolce e innocente: se non fosse stato per la sua particolarità, Anita non

l’avrebbe riconosciuta come demone.

C’era una distorsione nella percezione della vampira, qualcosa che la teneva a metà tra l’umano e il demone! Lui era un vampiro

come gli altri anche se emanava un’energia molto potente.

La bionda attirava Anita come una falena alla luce.

Decise di seguirli, anche perché non avevano dato ascolto al suo monito di lasciare la città.

Li pedinava da circa mezz’ora, ma non avevano ancora attaccato nessuno! Perché non cacciavano? Ma soprattutto, perché lei non

li uccideva?

- Potremmo andare a vedere il nuovo Teatro La Fenice, sarà interessante… - aveva sentito dire a lui.

Ma cosa sono, turisti?

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La sua compagna aveva annuito dubbiosa – Io avrei preferito una cenetta romantica in qualche ristorante e poi una romantica

passeggiata al chiaro di luna… -

Anita scosse il capo confusa: quei due non erano di certo vampiri comuni! Avevano l’aria di essere due sposini in luna di miele,

senza smanie di conquista o di dominio sulla città come accadeva da secoli tra i vampiri maestri e soprattutto da pochi mesi a

questa parte! Sembrava non si curassero della vita oscura della città, volevano solo…distrarsi!

Sorrise al pensiero di quei due esseri così strambi e pensò che forse poteva lasciarli andare senza minacciarli o ucciderli, in fondo

provava quasi simpatia per loro!

All’improvviso avvertì il tocco di una mano sulla sua: si voltò e vide un bambino di poco più che dieci anni, che le sorrideva timido.

Anita ebbe un attimo di esitazione nel vedere quella piccola figura a quell’ora della sera – Ti sei perso piccolo? – gli chiese

stringendogli la mano per infondergli sicurezza; probabilmente aveva smarrito i genitori confondendosi tra la folla.

- Vuoi giocare con me? – domandò il bambino con una voce squillante e cristallina.

Anita si sentì congelare improvvisamente: quella creaturina non era ciò che sembrava! Dietro quello sguardo innocente e quei

teneri occhi color nocciola si nascondeva un vampiro!

Si sciolse con rapidità dalla mano del bimbo e indietreggiò istintivamente, portandosi a distanza di sicurezza. Quale demonio aveva

potuto fare di un bambino un demone? Condannarlo al male e ad un esistenza nel corpo di un piccolo uomo!

Il bambino smise di sorridere – Non vuoi giocare con me? – chiese: l’innocenza del suo viso era completamente svanita, lasciando

posto ad un viso livido, gli occhi freddi e implacabili di un assassino.

- Sei cattiva, perché vuoi lasciarmi qui solo? – chiese il vampiro, avvicinandosi lentamente ad Anita – Perché nessuno vuole

giocare con me? Il mio nuovo papà mi lascia sempre solo e mi manda a giocare per le strade, ma nessuno mi fa compagnia! –

Dio santissimo…è stato creato da poco, non si rende conto di ciò che è fino in fondo!

Il bambino mise il broncio, tornando a lineamenti consoni alla sua età.

Come poteva fare del male a un bambino?

- Chi è il tuo papà? – si azzardò a chiedere lei.

Il piccolo si asciugò le lacrime e fissò Anita – Lui non è il mio vero papà, però mi cura e dice che i miei veri genitori sono andati in

cielo allora devo stare con lui! Però mi lascia sempre solo… –

La sterminatrice si sentì congelare – Dove abiti? Così ti riaccompagno a casa… - proseguì lei.

- Vieni con me? – chiese il bambino estasiato.

Anita annuì e gli tese lentamente la mano: sapeva di rischiare molto, non aveva mai avuto a che fare con un bambino vampiro,

poteva attaccarla quando meno se l’aspettava, ma poteva anche condurla nel covo di qualche maestro.

In cuor suo temeva di conoscere l’autore di quell’abominio, ma avrebbe sperato fino alla fine di sbagliarsi.

Si incamminarono insieme.

Buffy si fermò di colpo e si girò, guardando due figure in fondo alla via: Spike fissò prima lei poi cercò di capire cosa stesse

guardando con tutto quell’interesse.

- Dimmi piccola, vedi qualcosa che mi sfugge? – le chiese incuriosito.

Buffy gli indicò le due figure che camminavano lentamente in fondo alla via: una era sicuramente un bambino e l’altra una donna.

- Cos’hanno? – domandò lui di nuovo.

- La donna che cammina è la ragazza che ci ha lanciato la freccia la scorsa notte, non la riconosci? Riesco a vedere da qui anche il

suo arco! –

Spike la osservò con attenzione ed annuì dopo averla riconosciuta – E quindi? –

Buffy lo guardò torva e sbuffò, iniziando poi a camminare nella stessa direzione di Anita – Non ti sembra strano che una probabile

cacciatrice di vampiri vada in giro a quest’ora della sera armata e tenendo per mano un ragazzino? Deve esserci qualcosa che non

va…o in lei o nel bimbo! –

Spike le si affiancò – E tu sei così curiosa da volerlo scoprire vero…cacciatrice? –

Lei si fermò un istante, un sorriso smagliante stampato in volto – Ebbene…si! Sono ancora curiosa come prima e mi piace risolvere

gli enigmi come un tempo! Non ho perso il mio spirito di intraprendenza…ma è anche per questo che mi ami non è vero? –

Spike rovesciò la testa all’indietro e rise, poi, dopo aver baciato Buffy rapidamente la seguì in quella nuova avventura.

Anita non conosceva quella strada, nonostante avesse girato di notte per anni in quella città: credeva di conoscerne ogni anfratto,

costretta a muoversi ogni volta nell’oscurità. Dove la stava portando quel bambino?

Lo teneva d’occhio, sempre all’erta, aspettandosi un attacco da un momento all’altro: da parte sua, il bambino si era mantenuto

calmo fino a quel momento, alzando il capo ogni tanto e sorridendo ad Anita con innocenza.

- È molto lontana casa tua piccolo? – si azzardò a chiedere lei.

Il bambino si fermò – Non manca tanto…è un palazzo molto alto, ci abita molta gente ma il mio papà è più grande di tutti… -

Anita inarcò un sopracciglio – Il più grande? –

Il bambino annuì – Tutti lo chiamano Master e vive nella camera più grande di tutto il palazzo! –

Anita annuì, ripensando alla camera che l’aveva ospitata tempo prima, ricca di tessuti caldi e pregiati, quadri preziosi e oggetti rari.

Il bambino la riportò alla realtà, tirandole la manica della giacca – Io ho fame! –

Il tempo di fermò. Anita intuiva che un bambino vampiro affamato doveva essere una delle cose più pericolose al mondo! Non c’è

nulla di peggio che una creatura che uccide con l’innocenza di un bambino…e il piccolo che le stava accanto aveva fame.

Sentì la stretta sulla sua mano farsi micidiale, e osservò il cambiamento avvenuto nel volto del bambino: due grandi occhi gialli la

scrutavano famelici, i denti piccoli ma aguzzi e letali la minacciavano.

- Buon Dio! – esclamò cercando di strattonare il piccolo per liberarsi la mano, invano.

- Io ho fame! – ribadì lui serio.

- E io non voglio essere la tua cena! – esclamò Anita, cercando nella sua tasca il crocifisso ed estraendolo rapidamente; il bambino

si spaventò e reagì coprendosi il viso, iniziando anche a piagnucolare.

- Sei cattiva… - gridò.

Liberata dalla stretta del vampiro, Anita prese una freccia e la sistemò sull’arco, puntando il piccolo demonio.

- È solo un vampiro… - si disse – Non è più quello che sembra… - cercò di convincersi, ma la forza le mancò. Non poteva uccidere

un bambino.

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Buffy affrettò il passo nel vedere la ragazza puntare la sua arma contro il piccolo.

- Perché vuole uccidere il bambino? – chiese Spike.

- Guardalo bene in faccia tesoro…chi ha creato un simile abominio? – rispose lei.

Anita smise di tendere l’arco e si passò una mano sulla fronte, confusa e senza forze.

Il baby vampiro ne approfittò, saltandole addosso e puntando dritto al suo collo, ringhiando come una bestia; la sterminatrice si

ritrovò con il viso del piccolo a pochi centimetri dal suo collo, il fiato che puzzava di sangue e morte.

Cercò di respingerlo e dopo molti tentativi gli puntò le scarpe in mezzo allo stomaco e con un calcio forte lo respinse, facendolo

sbattere contro il muro opposto.

Buffy decise che era il momento di agire, la ragazza era in difficoltà e voleva aiutarla: era riuscita con fatica a togliersi di dosso quel

piccolo demonio ma non l’aveva ancora ucciso.

Forse le mancava il coraggio visto che aveva di fronte un bambino!

Corse verso Anita e afferrò una delle sue frecce che si erano sparpagliate a terra durante la caduta, poi, con un rapido movimento

la conficcò nel cuore del bambino, riducendolo in polvere all’istante.

- Brava la mia cacciatrice! – commentò compiaciuto Spike raggiungendola.

Buffy soffiò via la polvere dalla punta della freccia e sorrise al compagno, sentendosi ancora una volta l’unica e vera cacciatrice.

Tese la mano ad Anita che nel frattempo si stava rialzando, cercando di ricomporre i frammenti degli ultimi secondi: era

evidentemente spaesata e anche felice di non aver ucciso lei quel vampiro.

- Lo sai che non ti avrebbe risparmiata quel piccolo? – le domandò Buffy seria – Fortunatamente ti abbiamo seguita! –

Anita scrutò Buffy poi Spike, poi tornò ancora su Buffy.

- Chi diavolo siete? -

Capitolo 4

Anita sorseggiò un ottimo cuba libre, seduta con Buffy e Spike in un pub aperto fino a notte inoltrata.

Si sentiva esausta, nonostante non avesse ucciso nessuno quella notte.

Buffy e Spike la guardavano incuriositi in silenzio, tenendosi per mano.

Appoggiò il bicchiere sul tavolo e tossì leggermente – Chi siete? – chiese poi ai due vampiri – Cioè…quello che siete lo so…ma

cosa ci fate qui? –

Buffy sorrise – A dire la verità siamo in vacanza… -

Spike rise – Una vacanza che non riesce in nessuna città ad essere tranquilla a quanto pare… -

La ragazza sorrise suo malgrado mentre Buffy la fissava interessata – Tu chi sei? Sei una cacciatrice? –

Anita scosse il capo – Dici la cacciatrice della leggenda? No, non sono io…io sono semplicemente un’orfana, abbandonata sul

selciato davanti ad una chiesa vent’anni fa. Sono stata raccolta da un ordine religioso segreto, un’organizzazione del Vaticano

che opera nella segretezza per eliminare i demoni! Mi hanno educata ed istruita all’uso delle armi, addestrata per essere io stessa

un’arma viste le mie capacità!

Ho la fortuna di essere forte e ho un dono: so percepire l’energia emanata dalle creature viventi e non, riuscendo a capire a che

razza appartengano, se sono demoni, vampiri o altro… - mentre pronunciava l’ultima parola, Anita guardò Buffy – Come te…sei un

vampiro ma hai qualcosa di diverso! –

Buffy annuì – Io ero la cacciatrice un tempo…a dire il vero fino a pochi mesi fa…e…ho scelto di stare con l’uomo che amo,

rinunciando alla mia umanità! – Anita rimase a bocca aperta.

- Ma tu hai l’anima ancora, la percepisco! – ribatté Anita.

- Dev’essere stata la mia condizione precedente a rendermi quella che sono oggi! Ma quello che sono io non ha importanza, voglio

sapere di te! Cosa succede in questa città? –

Anita bevve ancora il suo cocktail, forse per sciogliersi un po’ la lingua – Quello che già sapete io non l’ho mai condiviso con

nessuno che fosse estraneo all’ordine…è la prima volta che mi confido con una persona che non è un prete! Fino a pochi mesi fa

eravamo in quattro ad agire contro il male, difendendo la città da attacchi demoniaci, poi è iniziata credo una guerra tra vampiri! –

Spike sembrò interessarsi maggiormente alla questione – Una guerra? –

Anita annuì – Si…prima di questo caos, a Venezia c’era un solo Master e la caccia era abbastanza semplice…uscivi, trovavi un

po’ di vampiri, li cacciavi, una freccia nel cuore e puf! Poi…tutto è cambiato! I vampiri si sono moltiplicati e…sono rimasta sola!

– gli occhi le diventarono lucidi improvvisamente ricordando – Ho visto morire le mie compagne, accanto a me! Ci hanno teso

una trappola ed io…non sono stata toccata! Hanno aperto la strada per farmi andar via, chiamandomi…chiamandomi puttana e

ridendo di me! Loro sono cadute a terra dissanguate mentre io scappavo via terrorizzata! Erano in otto e nulla siamo riuscite a

fare! Ci hanno circondate e attaccate in un luogo che non ci permetteva di scappare! Quando sono rimasta in vita solo io hanno

smesso, lasciando cadere a terra i tre cadaveri delle mie compagne perché uno di loro aveva fatto un semplice gesto con la mano!

Mi hanno scrutata come se ai loro occhi fossi nuda! - Anita sembrò improvvisamente riprendersi da quel racconto, strofinandosi

energicamente gli occhi e continuando a parlare – Non ne sono sicura al cento per cento ma credo che sia arrivato almeno un altro

Master che vuole il predominio sulla città! Secondo me è arrivato con un esercito di vampiri, pronto a fare la guerra a… - le parole

le morirono in bocca.

Buffy, dopo averla osservata attentamente le mise dolcemente una mano sulla guancia, poi la costrinse ad alzare il viso – Quel

segno…chi te lo ha fatto? Tu…appartieni a qualcuno, vero? –

Anita arrossì vistosamente – No…io…è stata una ferita in battaglia… -

Buffy scosse il capo – Tu usi l’arco da quanto ho capito, quindi cerchi di evitare il corpo a corpo…doveva essere il Master della

città…per costringerti ad avvicinarti così tanto a lui! –

Spike osservò il morso sul collo della ragazza, poi decise che era giunto il momento di una sigaretta – A quanto pare c’è qualcuno

che ha marcato il territorio… - commentò col fumo che li usciva dalla bocca e un sorriso malizioso sulle labbra.

Buffy sogghignò.

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- No vi sbagliate! – sbraitò Anita, animandosi vistosamente e attirando su di se l’attenzione degli altri tavoli.

Buffy capì che non era la strada giusta per far parlare la ragazza e pose una mano su quella di Spike, intendendosi con lui

attraverso una sguardo fugace.

- Sono rimasta solo io a combattere…e mi trovo in mezzo ad una cosa che è più grande di me questa volta! – strinse i pugni fino a

farsi diventare le nocche bianche – E…con tutto il rispetto, mi ritrovo in un pub a bere in compagnia di una coppia di vampiri! Io li

ammazzo tutte le notti Buon Dio! –

- No guarda, qui Dio non centra niente! – rispose Spike.

- Se la guerra tra i clan avesse fine forse…potrei… -

Buffy strinse gli occhi, scrutando la sterminatrice - …andare via da Venezia? Oppure restarci in eterno? –

Anita rispose alla frecciata della bionda con uno sguardo fiero – Questo non ha importanza ora – rispose dura.

- Perdona la mia insolenza – si scusò Buffy – Tu hai la certezza che non sia il solo Master della città a fare tutto questo? Forse per

avere te? – nonostante tutto Buffy sapeva come arrivare al punto perché Anita arrossì imbarazzata.

…non ha bisogno di questo per avermi…

Anita si perse un istante nei suoi pensieri, sentendo ancora sul suo corpo le mani fredde del suo vampiro – Quel bambino è stato

ucciso per pura crudeltà, ne sono certa! E lui non farebbe mai questo ad una creatura innocente! – non poteva credere che il primo

uomo che l’aveva posseduta anima e corpo uccidesse gli inermi, per farne creature abominevoli – Io lo conosco bene, gli do la…la

caccia da 5 anni ma è sempre sfuggito! – Stava mentendo in parte – So di non essere ancora abbastanza forte per uccidere un

vampiro maestro, anzi, forse non lo sarò mai abbastanza per lui! Ha sempre giocato con me, facendomi infuriare con le sue battute

e invertendo i ruoli inseguendomi! –

Buffy sorrise a Spike, riportando alla mente ricordi non troppo vecchi del loro rapporto – Tu non sarai mai in grado di ucciderlo…

- sussurrò poi incrociando la mano con quella del compagno.

- Voi vi amate molto! – commentò la ragazza nel vedere quel piccolo gesto – Tu hai compiuto un grande sacrificio per lui! –

Buffy fece spallucce sorridendo, poi baciò Spike – Gli ho dato la caccia per molto tempo e…devo dire che la nostra storia è stata fin

dall’inizio poco convenzionale! Ricordi amore...volevi uccidermi! Chi mi stava accanto in vita lo fa ancora adesso perché conosce

ciò che sono diventata! –

- Il mondo della cacciatrice è qualcosa di straordinario! –

Spike rise – Apocalittico direi… -

La compagna lo fulminò con lo sguardo – Prima, riferendoti al Master ne hai parlato al passato – riprese poi - …non lo vedi più?

Hai più avuto sue notizie o lo hai visto? –

Anita scosse il capo – È da quando ha avuto inizio questo moltiplicarsi di vampiri che non lo vedo più, si è volatilizzato! –

- Potrebbe essere morto? – domandò Spike –

- No! – rispose pronta Anita, sfiorandosi il collo – Lo saprei… -

Capitolo 5

Mentre Buffy e Anita chiacchieravano di armi, Spike alzò il capo, serio in volto, cercando qualcuno nella ressa del locale, poi attirò

l’attenzione della compagna sfiorandole la mano – Abbiamo compagnia…fuori da qui! – le disse.

Buffy si fece seria e guardò Anita – Hai da lavorare piccola! –

La sterminatrice si alzò di scatto dalla sedia, quasi rovesciandola, raggiunse con passo deciso l’uscita, tenendo ben nascosto l’arco

sotto la lunga giacca nera. I due vampiri la seguirono a ruota.

- Deve essere una deformazione professione… - sussurrò Buffy mentre camminava dietro la ragazza.

Spike la interrogò con lo sguardo – Cosa intendi? –

Buffy lo guardò maliziosa, poi sorrise – Quanto lotti contro il male e cammini costantemente al suo fianco ne rimani in ogni caso

attratta…fino a quando cedi alla passione che provi per esso e ti lasci annegare in lui per l’eternità! –

Spike rise.

Usciti dalla pesante porta in legno del pub, Anita sentì una leggera e frizzante aria pungerle il viso, ma nessun vampiro nelle

vicinanze: avanzò, non conoscendo la sua meta. Si sentiva inquieta.

Buffy e Spike camminavano appena dietro di lei, guardandosi intorno.

- Li ho sentiti… - sussurrò Spike - …e sono forti… -

Buffy gli strinse la mano istintivamente e guardò Anita: era concentrata, camminava guardina; afferrò l’arco, pronta a colpire se

necessario.

I tre avanzarono per altri cento metri, addentrandosi in una piccola strada semibuia, giungendo poi ad un altrettanto minuscolo

incrocio, formato da due alti palazzi che sembrava non avessero fine.

Anita si fermò per prima.

Due figure scure erano una di fronte all’altra: Anita ne riconobbe una che le era molto familiare.

Il suo cuore sembrò fermarsi per la sorpresa.

- Non puoi avere il dominio della città! – sibilò il vampiro alla sinistra di Anita.

- Tu lo perderai… - rispose l’altro – Il tuo tempo è passato, è ora che questa città diventi completamente territorio di caccia degli

immortali! –

- È per questo motivo che crei vampiri bambini? Vuoi che l’intera popolazione diventi immortale? Creatura senza ritegno! –

Sapeva del bambino? Si chiese Anita.

L’altro, come risposta, sputò a terra – Non comprendi che con il mio seguito posso spazzarti via dalla faccia della terra? Sei antico

si…ma solo! Un’alleanza tra noi sarebbe più utile ad entrambi! –

- Io invece credo che tu voglia questo accordo perché sai di non potermi battere! –

- Ne sei sicuro? –

Anita si tenne nascosta fino a quando il vampiro sconosciuto accennò un attacco al Master della città, avventandosi su di lui con un

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ringhio disumano; in quel momento strinse il suo arco e con decisione si preparò a colpire.

Nessuno gli poteva fare del male!

Imprecò, non riuscendo inizialmente a prendere la mira, i due vampiri si muovevano troppo velocemente.

Nonostante le difficoltà iniziali però, la sua esperienza di tiratrice le permise di cogliere un momento in cui il suo bersaglio era

relativamente lento, lanciando così il dardo argentato.

La freccia andò a colpire però la spalla, anziché il cuore del vampiro che perse l’equilibrio e cadde al suolo.

Il silenzio calò intorno ai presenti: il vampiro colpito ringhiò di dolore, voltandosi verso Anita ed emettendo versi strazianti mentre

con una mano estraeva la freccia.

L’argento conficcato in quel punto non lo avrebbe ucciso di certo, ma gli aveva procurato dei dolori lancinanti e una ferita che

sarebbe guarita molto lentamente.

- Credi di potermi uccidere con una freccia nella spalla? – gridò ed espose il suo viso alla debole luce della luna: era un uomo

maturo quando era stato trasformato, i lineamenti duri e gli occhi neri come la pece, la bocca sottile e crudele.

Anita tremò suo malgrado mentre Buffy avanzava per proteggerla.

Il Master si lasciò sfuggire un’imprecazione – No…non dovevi venire qui! –

Anita lo fissò, perdendosi per un lungo istante nei suoi occhi ed escludendo il resto del mondo.

Non dovevo salvarti? Io non potrei mai pensare ad un mondo senza te…

Spike si accostò a Buffy – Non credo che la piccola ammazza vampiri possa farcela con quel bestione! È troppo per lei! –

Buffy annuì – Non possiamo lasciarla sola! –

Spike sospirò: sapeva che sarebbe andata a finire così!

- Tu sei una piccola e insulsa puttanella! – gridò il vampiro riferendosi ad Anita – Accompagnata da chi…due vampirelli? Da dove li

hai tirati fuori? –

- Hey! – gridò Buffy visibilmente alterata da quelle parole – Io sono…ero la cacciatrice, porta rispetto! – Spike la tirò per un braccio

per zittirla. A volte era impossibile domare la sua bocca!!

- La cacciatrice? Diventata un vampiro? – rise di risposta lui.

Buffy tentò di attaccare ma fu di nuovo trattenuta da Spike – Non dobbiamo interferire! –

Chissà perché decise che era meglio fare quello che le diceva Spike.

Il Master nel frattempo si stava avvicinando ad Anita che era sempre persa nei suoi occhi – Sciocca…non dovevi intrometterti! – le

disse freddo.

Anita si scosse dall’incanto dei suoi occhi – Sciocca? A me? Questo è il mio lavoro! Io ammazzo i vampiri! – rispose acida.

- Ma sei la sua puttana! – gridò l’altro vampiro – Credi che non si senta il potere del suo marchio su di te? Lo avvertirei anche se

tu fossi confusa in mezzo a mille persone! Lui sa sempre dove sei e gli altri non ti possono toccare perché gli appartieni! Che cosa

romantica! La sua schiava umana! – continuò a sbellicarsi dalle risate, facendo sempre più infuriare Anita.

Sgranò gli occhi esterrefatta: era così evidente quel segno? Quindi era per quello che Buffy nel locale le aveva fatto quelle

domande? Era palese quello che lei provava per lui?

Si, allora non sapeva nasconder ei suoi sentimenti? Forse era così, ma il suo lavoro veniva prima di tutti perché vite innocenti

andavano di mezzo a quella stupida guerra.

Prese un’altra freccia e si preparò a scagliarla, sola contro tutti quei vampiri.

Ma Buffy e Spike erano dalla sua parte!

- Colpiscilo! – la spronò la vampira.

Quello che accadde in quei secondi fu una serie di immagini confuse agli occhi della sterminatrice: non riuscì a lanciare il dardo

perché il vampiro che puntava si mosse troppo rapidamente.

Come una sciocca principiante lasciò la presa sull’arma e si allontanò, cercando di allontanarsi da quella creatura che si avvicinava

a lei come un toro infuriato. Ed era come se lo fosse realmente perché se la caricò sulle spalle con un semplice gesto, sollevandola

da terra e stringendola in una morsa da cui non poteva liberarsi.

- La tua puttana è mia! – disse al Master – Pensa alla mia offerta oppure lei diventa la mia piccola schiava d’amore! Mi conosci,

sono abile a manipolare la mente umana! Anche le più forti! – sorrise beffardo prima al suo diretto rivale, poi a Buffy e Spike – In

quanto a voi, se non volete noie, vi conviene tornare da dove siete venuti…cacciatrice! –

Si allontanò mentre Anita tentava disperatamente di liberarsi: nella strada echeggiò solo la sua risata irritante e profonda.

Ci fu un lungo attimo di silenzio, interrotto dal ringhio di Buffy che non ne poteva più di misteriosi vampiri maestri che si

contendevano il dominio della città: erano noiosi!

In fondo i tempi erano cambiati!

Il Master li guardò, scrutando le loro figure alquanto insolite: una giovane biondina minuta e speciale perché un’ex cacciatrice e il

suo compagno, un vampiro di circa duecento anni con i capelli di un colore irritante e uno spolverino nero. Ma da dove erano saltati

fuori?

Fece qualche passo nella loro direzione.

- Lo lasci andare via così? Ha preso Anita, la donna che ami! –

Lui scosse il capo – Non le farà nulla! Vuole piegarmi al suo volere, alle sue condizioni, non la toccherà! Altrimenti con che carta mi

ricatterebbe? –

Spike lo fissò: come poteva essere così freddo e distaccato? Se gli avessero portato via la sua Buffy sarebbe impazzito e avrebbe

iniziato una caccia sfrenata, uccidendo chiunque sul suo cammino!

Buffy lo fissò, dal basso in alto: finalmente lasciava che la luna illuminasse anche il suo volto.

Era affascinante, non c’erano dubbi.

La sua bellezza era da togliere il fiato, un perfetto dandy del secolo scorso, con lunghi capelli castani che gli ricadevano sulle

spalle, il viso pallido dai lineamenti virili ma non duri, gli occhi verdi e la bocca così carnosa che invitava chiunque al bacio.

Chiunque tranne Buffy naturalmente che non aveva occhi che per Spike.

Il Master si accorse che Buffy lo stava scrutando e le sorrise debolmente – Tu eri la cacciatrice? Singolare destino per una come te!

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Diventare ciò che hai combattuto? Dovevi avere proprio un motivo molto valido per intraprendere il sentiero della notte eterna –

Buffy guardò Spike e in quello sguardo il Master comprese tutte le sue motivazioni.

Le tese la mano – Io sono Jean Claude –

Capitolo 6

Il Master li condusse nella sua dimora, un grande appartamento in un palazzo signorile della città, arredato in stile classico ma

senza essere pacchiano. Buffy osservò l’ambiente estasiata, poi lo confrontò con la loro cripta a Sunnydale e rivolse uno sguardo

di rimprovero a Spike – Quando torniamo a casa dobbiamo rivedere due cosucce su casa nostra! – gli sussurrò tra il divertito e

l’arrabbiato.

Jean Claude si accomodò sul divano della grande sala, illuminata dalla luce della luna che entrava da una grande finestra

affacciata sul canal grande.

Buffy si sedette di fronte a lui, sfacciatamente sul tavolino di cristallo mentre Spike, divertito, guardò fuori dalla finestra,

apparentemente ignorando la compagna e il Master.

- Cosa conti di fare? – gli chiese lei, impaziente di sapere le sue intenzioni: ogni minuto che passava era sempre più pericoloso per

Anita e Buffy non voleva che le accadesse nulla di male. Aveva preso in simpatia quella sterminatrice e ancora di più dopo aver

scoperto che amava un vampiro.

Il Master reclinò il capo e scrutò la ragazza, scorgendo il fuoco che bruciava in lei e la sua anima così combattiva e immensa: non

aveva mai conosciuto una simile creatura! Ne era affascinato.

- Tu sei speciale – le disse, attirando immediatamente l’attenzione di un gelosissimo Spike che si avvicinò subito alla sua Child

– Hai un fuoco dentro che non ho mai visto in nessun vampiro! La tua anima ti ha resa speciale anche nella morte! – poi guardò

Spike con occhi tristi – Sei fortunato William il Sanguinario ad amare ed essere ricambiato da questa donna! –

- Tu mi conosci? – domandò Spike stupito.

- Sei famoso…ti ho riconosciuto per il tuo look…sapevo che eri un tipo stravagante! Vedo che hai catturato la tua terza cacciatrice

ma questa volta è stata lei a ingabbiarti in una morsa d’amore! – un lieve sorriso colorò le guance del Master che accavallò le

gambe e si rilassò.

Buffy non comprendeva il suo atteggiamento e a stento riusciva trattenersi dallo schiaffeggiarlo – Con tutto il rispetto Jean

Claude… – attaccò, mordendosi il labbro inferiore per trattenere parole brusche od offensive - …io fatico a comprendere il tuo

atteggiamento e permettimi di farti una domanda…tu ami Anita, vero? – il vampiro annuì - …allora perché sei qui seduto tranquillo

mentre lei potrebbe rischiare la vita? –

Il Master si scostò una ciocca di capelli dal viso – Lui non la toccherà, lo so perché conosco quel vampiro meglio di chiunque altro!

È uno dei miei figli! –

Buffy rimase senza parole – Vedi, ho vagato in tutto il mondo per mille anni, annoiato e solo. Quando arrivai in Italia la prima volta,

circa cinquecento anni fa conobbi quell’uomo, Carlo e lo vampirizzai, convinto che sarebbe stata un’ottima compagnia e un amico

fedele –

Spike si mise al fianco di Buffy per meglio ascoltare la storia di Jean Claude.

- Trascorsi vent’anni dall’inizio della nostra amicizia – e diede uno strano tono sarcastico all’ultima parola – Carlo iniziò ad avere

strane idee sui mortali e sul nostro comportamento nei loro confronti! Principalmente sono le stesse che lo caratterizzano tutt’ora!

Lui vuole governare su questa città che lo ha rifiutato in vita, regnando su una popolazione di non-morti! –

- È un folle! – commentò Spike – E quando questa città sarà di soli vampiri cosa faranno, si succhieranno tutti tra di loro? Potrebbe

scatenarsi un invasione di vampiri! – sgranò gli occhi al pensiero di orde di vampiri in ogni dove – Quel maledetto ha una minima

idea di che diavolo può causare con le sue idee?? – gridò, afferrando con rabbia le sue inseparabili sigarette.

- È stato il mio errore più grande, fatto con leggerezza, una superficialità che non dovrei avere per l’età che ho… - si disse il Master,

pensando anche a quello che Anita stava passando per causa sua.

Buffy si massaggiò una tempia – Sono in tanti vero? Ne ha già creati molti? –

- È tornato a Venezia da circa due mesi e ne ha creati una decina…vampiro più vampiro meno! A nostro favore abbiamo il fatto che

nonostante la sua età è ancora un vampiro con pochi poteri, quindi non può creare vampiri troppo temibili! -

- Se la fortuna è dalla nostra quindi questi dieci non hanno abbastanza forza da crearne altri…visto il genere di vittime che predilige

il bastardo – disse Buffy ripensando al bambino vampiro.

Ripensando a quell’abominio però Buffy fu come illuminata da un’idea – Aspetta un attimo! – si alzò in piedi con uno scatto – Tu

sapevi del bambino prima nel vicolo! Ma nessuno di noi ha avuto modo di metterti al corrente! Tu vedi con gli occhi di Anita, vero? –

Spike osservò la compagna soddisfatto da quella scoperta, Jean Claude annuì tranquillamente.

- Forse ho un’idea…possiamo sfruttare a nostro favore il vostro legame! - esclamò Buffy eccitata, poi si fece seria – Però, prima di

illustrarVi il piano, permettimi di darti un suggerimento Jean Claude e scusa se potrà offenderti… -

I due uomini aspettarono in silenzio e incuriositi quello che Buffy stava per dire – Anita è una ragazza vitale ed energica, ha

bisogno di un compagno forte che le dia sicurezza ma anche che dia un po’ di pepe al rapporto e lo stimoli, quindi, lascia che ti dica

questo parlando per esperienza personale…il bel tenebroso malinconico - depresso ha fatto storia, non va più di moda! Con lei

devi essere passione ed energia al cento per cento se vuoi farla felice, inventiva e un pizzico di perversione sennò ti lascerà per la

depressione! – detto questo, con aria completamente innocente corse ad abbracciare Spike che, tra il divertito e lo stupito guardò

Jean Claude, rimasto di sasso per quelle parole.

Buffy lo baciò dolcemente sulla punta del naso, poi gli sorrise maliziosa – Avevo bisogno di dirgli questo, il suo comportamento

mi stava deprimendo! Questo modo di fare così oscuro non fa più impazzire le donne… - proseguì lei mentre Spike passava

lievemente le labbra sul suo collo, avvertendo l’odore del sangue che lo stava a poco a poco risvegliando.

- Passerotto…so a chi ti stavi riferendo e mi fa proprio piacere sentirti dire queste cose – le disse, staccandosi poi perché si sentiva

osservato dal padrone di casa.

Imbarazzati, i due vampiri si allontanarono e tornarono seri, rivolgendosi al Master.

- Perdona quello che ti ho detto, non volevo essere offensiva… - disse Buffy, avvicinandosi a Jean Claude lentamente – vedilo

come un consiglio su come trattare una donna… -

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Il vampiro si lasciò sfuggire un sorriso che sfociò in una sana e divertita risata – Voi due siete unici! Non ho mai conosciuto due

vampiri come voi! –

Spike guardò Buffy inarcando il sopracciglio – Dobbiamo offenderci? –

Buffy guardò il compagno, poi si unì alla risata del Master.

- Cos’avresti intenzione di fare? Che piano hai in mente? – chiese poi Jean Claude, dopo essersi ripreso dalla risata.

Buffy tornò a sedersi, questa volta sul divano e attese che il Master facesse portare per tutti calici colmi di sangue da un servitore

umano.

- Lui è mortale giusto? – domandò la bionda incuriosita da quella figura silenziosa.

Jean Claude annuì – Si, è il mio schiavo umano, dipende da me, fa tutto ciò che gli ordino ed è fidato! –

Buffy sorseggiò il sangue come se fosse champagne – Quindi anche quel Carlo potrebbe averne? – il Master annuì.

Buffy divenne pensierosa per qualche istante, poi alzò il capo guardando Jean Claude – Se tu puoi vedere con gli occhi di Anita

puoi entrare nella sua mente e scoprire dove la tengono nascosta! Lei conosce bene la città in ogni sua parte, non dovrebbe

essere difficile per lei sapere dove si trova… -

- A meno che non sia stata bendata… - proruppe Spike.

- Speriamo che la fortuna ci assista e che abbia potuto vedere qualcosa! Jean Claude, puoi entrare nei suoi sogni? –

Il Master guardò fuori dalla finestra – Abbiamo poco più di due ore all’alba, posso provare a farle visita quando i primi raggi del

sole faranno capolino nel cielo, in modo che gli altri vampiri siano già a riposo! Nessuno sospetterà che lei sta comunicando con

me col sole sorto! Il nostro legame non è molto forte, lei non ha mai bevuto il mio sangue, però è dotata di un potere misterioso

che mi aiuterà sicuramente! – Jean Claude chiuse gli occhi per un lungo istante riportando alla mente ricordi non troppo lontani

– Il mio marchio era più di tutto per proteggerla! Sapevo che cos’era e lei anche, ma non potevo permetterle di morire durante la

caccia! Col mio marchio gli altri vampiri l’avrebbero lasciata in pace perché avrebbero percepito la mia presenza su di lei… - sorrise

amaramente.

Spike cercò di distogliere l’attenzione del Master da quei ricordi tristi – E dopo che ci saremo fatti dire dove si trova? -

- Domani notte andremo a liberarla insieme e a far fuori un po’ di demoni! – suggerì Buffy, in volto quell’espressione che Spike

sapeva riconoscere da sempre: il volto della cacciatrice!

Aveva voglia di fare razzia di demoni malvagi la sua piccola e anche lui non avrebbe certo disdegnato una piccola strage anche se

di suoi simili!

Jean Claude tirò le pesanti tende della grande finestra, lasciando la stanza nel buio quasi totale: come per magia si accesero i

grandi lampadari in vetro e oro di Murano, proiettando riflessi colorati in tutte le pareti.

- Abbiamo bisogno di armi! – affermò Buffy.

Spike la guardò confuso: lei aveva detto quella frase, ma aveva sotto sotto già in mente qualcosa di ben preciso.

- Amore… – gli disse – …credo che avrò bisogno del nostro piccolo e prezioso anello domani nella tarda mattinata, subito dopo

l’orario delle messe! – poi si rivolse a Jean Claude – Ho bisogno di conoscere la strada per il convento di Anita –

- Cosa vuoi fare? – le chiese il Master – Ma soprattutto, come credi di entrare in quel posto? –

- C’è come dire…troppo Dio? – domandò Spike sornione; si sfilò l’anello e lo porse a Buffy che lo indossò immediatamente.

- In effetti è un posto che da noia e può provocare irritazioni alla pelle, è vero…ma sono premunita di protezioni dal santo nemico!E

poi…ho bisogno di armi convenzionali ad una cacciatrice e in quel posto le troverò sicuramente! – sorrise ai due vampiri – Conosci

l’anello che porto al dito vero? – Jean Claude annuì.

- Sei una donna dalle mille risorse…Buffy! –

Capitolo 7

Anita aprì lentamente gli occhi: intorno a lei tutto era bianco, avvolto da una fitta nebbia.

- Dove mi trovo? – si chiese.

Fece mente locale, ripensando agli ultimi eventi accaduti: era stata rapita da quel vampiro che cercava di attaccare Jean Claude,

ricordava la strada percorsa tra le sue braccia che la stringevano come in una morsa, poi era svenuta non appena l’avevano

sbattuta a terra incatenandola al muro.

Appunto, come poteva essere tutto bianco se l’avevano imprigionata in una stanza illuminata da una singola lampadina che

pendeva dal soffitto? Ricordava pareti di carta da parati staccata in più punti per l’umidità!

- Sei nella dimensione onirica… - sussurrò una voce a lei familiare - …l’unico luogo dove posso farti visita ora che sei nelle mani

del mio nemico! –

Anita si guardò intorno spaesata: sapeva a chi apparteneva quella voce ma non capiva da dove provenisse.

Come per incanto, la nebbia si diradò di fronte a lei, rivelando un enorme scranno di legno dove sedeva il suo Master.

Gli corse incontro, lasciandosi avvolgere dal suo abbraccio – Jean Claude – sussurrò a fior di labbra, cercando la sua fredda bocca

per un bacio appassionato.

Quando lei si staccò, ansimante, lo guardò con occhi sognanti – Era cosi tanto tempo che non mi toccavi con le tue dolci labbra…

- gli disse.

Sapeva che negli ultimi tempi aveva cercato di odiarlo, per quello che era, per ciò che le aveva fatto, ma tutto era stato inutile non

appena lo aveva rivisto quella notte. Quale incantesimo operava in lei quel vampiro?

Jean Claude sorrise e la fece girare, mostrandole lo scenario che nel frattempo era cambiato.

Anita rimase a bocca aperta nello scoprire che si trovava nella camera padronale del grande appartamento di Jean Claude, lo

stesso luogo dove si erano amati per la prima volta.

- Ma com’è possibile che io sia qui con te? – domandò confusa mentre il vampiro la conduceva al letto.

- Il tuo corpo è prigioniero nel luogo dove ti ha condotta Carlo, questo è solo un sogno dove io posso comunicare con te per via del

nostro legame…tu mi appartieni e io posso venire da te quando ne ho voglia! –

Anita tremò spaventata. Ogni volta che lui pronunciava la parola legame si sentiva fremere di paura e desiderio

contemporaneamente.

- E perché ora sei qui? – chiese timorosa.

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Lui le mise una mano sul viso, accarezzandola dolcemente, facendola poi sedere sul comodo letto – Sono qui per comunicare con

te! Ho bisogno di sapere in che luogo sei rinchiusa per poterti salvare! –

Nel sentire quelle parole la sterminatrice s’illuminò in volto – Dici sul serio? –

Jean Claude annuì – Ho l’aiuto di quei tuoi amici vampiri che sono più unici che rari! Sei stata fortunata a trovarli sul tuo cammino…

-

Anita ringraziò Dio, anche se forse non c’entrava proprio nulla, per aver incontrato Buffy e Spike – Loro dove sono? –

- È quasi l’alba Anita, sono ospiti a casa mia in attesa di attuare il piano! Quella ragazza…Buffy, è una persona splendida! –

La sterminatrice si rilassò, mentre il vampiro la voltava per massaggiarle le spalle – Sei tesa… - le sussurrò all’orecchio,

provocandole un piacevole brivido lungo la spina dorsale – Anita…sono mesi che non tocco il tuo corpo…mi sei mancata! – le

mordicchiò il lobo facendola rabbrividire.

La sua mano abbandonò la spalla per scivolare a sbottonarle la camicia.

- Forse non è il caso… - cercò di dire Anita con voce roca, tentando di bloccargli la mano - …non è il momento giusto… -

- Questo è il nostro sogno, possiamo fare quello che vogliamo senza che nessuno ci interrompa! Sei mia, lo sai… -

Anita annuì e si voltò, spogliandosi completamente della sua camicia di seta nera, lanciandola alle sue spalle con noncuranza e

cercando la bocca del vampiro per catturarlo di nuovo.

- Mi sei mancato così tanto… - gli ripeté non appena si staccarono - …avevo bisogno di te, sapere se ti era successo qualcosa…

non capivo i cambiamenti che accadevano nella città durante la notte…poi, le mie compagne sono tutte morte… -

- Lo so… - le disse lui mentre Anita lo spogliava - …credimi, sono sparito solo per il tuo bene, facendo in modo che non sapessero

di te…anche se poi ci sono arrivati comunque! Ti hanno fatto del male? –

Anita scosse il capo, scendendo poi a baciare il petto dell’amante – Mi hanno incatenata in una stanza vuota, al muro, come un

animale! Sono svenuta non appena mi hanno lasciata sola! –

- Luridi bastardi… - sibilò Jean Claude, gemendo subito dopo al tocco della sua amata - …pagheranno per quello che stai

passando! –

Anita sorrise, torturandogli i capezzoli con i denti mentre lui affondava la mano nei suoi capelli.

- Hai detto che possiamo fare quello che vogliamo in questa dimensione? – chiese Anita ansimante.

Jean Claude la guardò negli occhi e vi lesse una passione quasi animalesca; annuì e questo sembrò eccitarla ancora di più perché

terminò di spogliarsi e lo attirò su di se.

Affondarono entrambi nel morbido letto a baldacchino mentre Anita, come un’ amante esperta e disinibita guidava la mano di lui nel

centro del suo piacere – Mordimi… - gli sussurrò poi tra un gemito e l’altro - …mordimi Jean Claude ti prego… -

Il vampiro, senza ragionare affondò di nuovo i denti nel suo collo, proprio dove l’aveva marchiata la prima volta.

Anita gridò, ma non di dolore, lasciandosi prosciugare da lui, consenziente e senza rimorsi.

Vai al diavolo mondo dei giusti…benvenuta tenebra…

Ma quello era un sogno, Jean Claude non poteva ucciderla, non poteva cambiarla!

Infatti, dopo poche sorsate si staccò da lei, accarezzandole il viso pallido e scosso per il morso.

- Non è ancora il tempo mia amata… - le disse baciandola e lei si sentì risvegliare dal sangue nel suo bacio.

Jean Claude la sollevò a sedere sul letto e si morse il polso, lasciando che il sangue uscisse dalla ferita – Questo è un sogno, ma il

nostro si può confondere con la realtà, superando di poco il varco…e rafforzando ciò che già esiste…bevi… -

Anita accostò le labbra al polso e si lasciò riempire la bocca di sangue, bevendo avidamente e non provando per nulla disgusto di

quel liquido così dolce e inebriante che le dava forza.

Il Vampiro chiuse gli occhi, erano secoli che un mortale non beveva da lui e, soprattutto che ora lo stava facendo la creatura che

più amava, si sentiva volare in un mare di beatitudine e piacere.

- Sei completamente mia ora…nessuno potrà completare quello che ho iniziato io… - le disse - …e ora, mia amata, ho bisogno di

sapere dove sei rinchiusa! -

Aprì gli occhi.

L’ambiente era semi buio, una piccola lampadina penzolava dal soffitto scrostato e umido – Sono tornata alla realtà… - piagnucolò

Anita, passandosi la lingua sulle labbra e sentendo ancora il sangue caldo e denso di Jean Claude.

Ma non era solo una sensazione, scoprì ben presto, il sangue era veramente nella sua bocca e sulle labbra! Lo sentiva ancora

dentro di se che bruciava!

- Non era solo un sogno allora…il luogo dove mi trovavo era reale! – si disse, felice per quella scoperta.

Cercò di dare strattoni alle catene che le imprigionavano i polsi ma erano così ben ancorate al muro da non muoversi di un

millimetro – Dannazione! – imprecò a voce bassa.

Temeva di essere sorvegliata.

Jean Claude riaprì gli occhi, trovandosi solo nel suo letto: com’era bella Anita, come l’amava.

Si portò la mano alla bocca, sentendo ancora il sapore di lei e si passò la lingua sulle labbra, avvertendo ancora il suo sangue.

Lei gli aveva detto dove si trovava, ora era giorno e lui non poteva farci nulla.

Fuori il sole si era ormai levato, svegliando la città immortale e costringendo i vampiri alla ritirata: tutti tranne uno che tra poche ore

sarebbe uscito allo scoperto grazie alla potente Gemma di Amara.

Aveva sempre creduto che fosse una leggenda e ora si presentava alla sua porta nientemeno che una cacciatrice diventata

vampiro che ne faceva uso con il suo compagno.

Sorrise, stendendosi tra le lenzuola e ripensando alla sua sterminatrice.

In un’altra stanza…

Buffy si tolse la maglia di cotone nero che indossava quella sera, poi fece altrettanto con i pantaloni, riponendo poi il tutto con

ordine.

Spike la studiò attentamente, poi si tolse la giacca e la camicia, lanciandole su una sedia dall’origine indubbiamente pregiata

– Amore… - cantilenò - …che ne dici di venire qui dal tuo grande cattivo? –

Buffy si voltò lentamente, slacciandosi il reggiseno e sfilandoselo con fare sensuale e provocatorio – Tesoro…non dovremmo fare

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rumore, potremmo dar noia al padrone di casa… -

Spike si accese una sigaretta e così fece la sua compagna – La sua stanza è dall’altra parte del palazzo e poi…tra poche ore

uscirai in missione senza di me…ho bisogno di sentire il tuo sapore mentre sarò solo! –

Buffy sorrise, aspirando il fumo e avvicinandosi al letto dove il compagno si era già appostato; tenne la sigaretta tra le labbra e si

mise a cavalcioni su di lui.

- E dimmi, in che maniera possiamo occupare queste ore che ci separano dalla mia missione in solitario? – lo guardò con occhi

scintillanti di lussuria demoniaca.

Aspirò nuovamente il fumo, poi passò lievemente la brace della sigaretta sul petto di Spike, facendolo sussultare.

- Passerotto…vuoi darmi fuoco? – chiese lui, portandole via l’arma impropria mentre Buffy rideva.

Lei si abbassò, strusciando il suo corpo contro quello del compagno: i loro volti erano a pochi millimetri l’uno dall’altro – Puniscimi…

- gli sibilò, allontanandosi immediatamente e saltando giù dal letto ridendo.

- Mi stai sfidando piccola strega? – ringhiò lui, alzandosi subito dopo aver spento le due sigarette.

Ora tra di loro c’era solo il letto.

Buffy rise – Se mi prendi cosa mi fai? –

- non sei curiosa…cacciatrice? –

Lei, in tutta risposta, si mise in posizione d’attacco, proprio come ai vecchi tempi; Spike saltò sul letto e con uno scatto felino saltò

dal materasso, piombando proprio di fronte alla compagna.

Lei si trovò spiazzata da quel gesto e non riuscì a reagire quando Spike la spinse contro il muro: le bloccò entrambi i polsi sopra la

testa e sorrise – Non ti ricorda qualcosa questo? - le chiese scrutandola in volto.

Buffy sorrise, poi annuì.

Spike la schiacciò al muro con il suo corpo e le liberò i polsi.

Sfruttando la libertà ritrovata Buffy lo spogliò anche dei pantaloni; si guardarono entrambi in silenzio per un lungo istante, poi Buffy

si insinuò nei boxer di lui, accarezzando i suoi glutei sodi.

Spike spalancò gli occhi e si attaccò alle labbra di Buffy, baciandole e mordendole con passione mentre con una mano le strappò le

mutandine.

Buffy rise con le labbra di Spike incollate alle sue.

- Ti rendi conto che dovrò andare in missione senza gli slip? –

risero entrambi, continuando a baciarsi – E allora? – chiese Spike staccandosi per qualche attimo – Chi oltre a me deve vederti

dentro i pantaloni? –

Buffy gli morse il labbro inferiore – Nessuno… - rispose, sollevando le gambe e circondando Spike, accogliendo dentro di se il suo

grande grande cattivo.

Erano entrambi stesi sul letto, le lenzuola appallottolate in un angolo, i loro corpi nudi ancora avvinghiati.

Buffy aprì controvoglia gli occhi, sbattendoli più volte per mettere a fuoco la vista – Amore… - mugugnò - …devo andare, è ora! –

Spike, in tutta risposta aumentò la stretta su di lei. – Odio il tuo senso del dovere…cacciatrice! –

Lei si spostò leggermente, raggiungendo il collo del compagno, leccando il sangue rimasto sulle due piccole ferite che gli aveva

inferto poche ore prima.

Rise – Dai amore…si tratta di una missione semplice! Vado solo a prendere le armi per uccidere i cattivi! –

- Si…ma in chiesa! –

Buffy si alzò – Già, ma stai tranquillo, indosso la gemma! Così potrò uccidere tanti cattivi stanotte con armi non convenzionali ad un

vampiro! –

- Sarò tranquillo solo quando ti vedrò tornare! –

Lo baciò, poi sollevò da terra ciò che restava delle sue mutandine, lanciandogliele addosso – Con queste potrai sentire il mio

profumo durante la mia assenza! –

Spike prese gli slip neri della compagna, annusandoli a fondo ed emettendo un basso ringhio di desiderio – Sarà meglio che tu

fugga piccola, sennò la tua Anita dovrà salvarsi da sola! –

Buffy rise e si rivestì in fretta, schioccando un rapido bacio al suo Sire, lasciandolo poi solo.

- Fai attenzione amore… -

Buffy trovò un biglietto all’ingresso della sua stanza, appoggiato sopra un piccolo tavolino in marmo: la calligrafia era fine ed

elegante, ricca di fronzoli. Sicuramente apparteneva a Jean Claude.

“So dove la tengono prigioniera. Qui di seguito troverai le indicazioni per il monastero dove troverai gli effetti personali di Anita, ho

creduto opportuno non disturbare il vostro risposo! Buona Fortuna. Jean Claude.”

Buffy represse una risatina birichina, ripiegò il messaggio ed uscì alla luce del sole.

Capitolo 8

Fu facile trovare il monastero di S.ta Caterina, Jean Claude le aveva dato ottime indicazioni. Lungo la strada, Buffy si lasciò baciare

dalla luce del sole, passeggiando come una vera turista tra la folla.

Ripensò al consiglio che aveva dato al Master la notte prima e sorrise: amava Spike sopra ogni cosa, adorava il suo modo di

essere così strafottente e passionale. Ormai era certa che non avrebbe più sopportato un uomo oscuro e con troppi rimorsi.

Scosse il capo e tornò alla realtà: doveva liberare Anita: quella ragazza le piaceva e voleva vederla libera ad ogni costo.

Grazie alla Gemma di Amara riuscì ad intrufolarsi all’interno del convento senza soffrire minimamente la presenza di simboli

religiosi.

Di fronte ad un piccolo crocifisso all’ingresso si comportò come una bambina pestifera e si ritrovò a fare una linguaccia.

Trovò la stanza di Anita quasi subito, sempre grazie alla guida del Master: la porta non era chiusa a chiave.

Richiuse la porta alle sue spalle e si guardò intorno: sicuramente era più ospitale della cella di una monaca, però l’arredamento era

essenziale e semplice. Il letto, un grande armadio e uno scrittoio.

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Buffy sperò che la povera Anita nascondesse le cose frivole all’interno dell’armadio!

Cercò immediatamente una borsa o un baule che potessero contenere le armi di una sterminatrice: le trovò al secondo colpo, sotto

al letto.

Era un borsone da palestra nero che ricordava molto il suo.

Lo aprì e dentro trovò ciò che cercava: una balestra, una scorta di frecce, paletti a volontà, ampolle di acqua santa e croci.

- Bingo! – esclamò entusiasta.

Richiuse la cerniera e si alzò rapidamente, caricandosi la borsa in spalla – È stato più facile del previsto! – si disse nel voltarsi.

- Tu chi sei? – domandò un uomo, comparso all’ingresso silenziosamente.

Buffy roteò gli occhi all’indietro, sbuffando: aveva di fronte un prete!

- Ti ho fatto una domanda! – ripeté lui.

- Sono…sono un’amica di Anita! Mi ha chiesto di prenderle delle cose… - perché aveva detto quella stupidaggine? Non avrebbe

mai retto come bugia.

Il prete si ritrovò confuso nel sentire quelle parole: quella sconosciuta stava mentendo! Seppur brutta da dire, la verità era che Anita

non aveva amicizie al di fuori del convento, a parte…lui.

- Tu…tu…stai mentendo! Cosa fai qui ? perché hai la borsa di Anita in spalla? Tu…cosa sei in realtà? – balbettò, poi sembrò

trovare l’illuminazione – Tu cammini nelle tenebre! Ma come puoi vagare alla luce del giorno? – impugnò il crocifisso che portava

sempre in tasca, ponendolo tra se e Buffy – Vade retro! – gridò.

Lei rise e afferrò la sacra croce, togliendola con forza dalle mani del religioso e rigirandosela tra le dita con disinvoltura – Prete…

non puoi farmi niente con i tuoi ridicoli simboli religiosi! Non sono qui per farti del male! –

- Cos’hai fatto ad Anita? – chiese alquanto spaventato confuso – La mia piccola Anita… -

Buffy s’intenerì, tendendo la mano per restituire il crocifisso – Tu devi essere Padre Antonio, l’amico e confessore di Anita! –

Lui annuì.

- Il mio nome è Buffy e si, hai ragione, sono un vampiro! Ma ora è essenziale che tu mi ascolti. Anita si è trovata in mezzo ad una

lotta per la supremazia tra vampiri maestri! Ieri notte è stata rapita… -

- È stato Jean Claude? Tu sei una dei suoi? – la interruppe il prete.

Buffy lo guardò seria, irritata per quella pausa forzata – No, lui la ama e non le farebbe mai del male! E no anche per la seconda,

non faccio parte di nessun clan di questa città, sono in vacanza e Anita mi è simpatica e voglio aiutarla! Questa notte noi la

salveremo, andremo a liberarla! Non può farcela da sola questa volta, ci sono troppi vampiri in giro per lei! –

Antonio sgranò gli occhi incredulo.

- Sono venuta solo a prendere le sue armi visto che combatteremo contro un piccolo esercito di non morti! –

- Ma come puoi sopportare la vista degli oggetti sacri? – le chiese il prete.

Buffy si passò la lingua tra i denti: adorava metterlo in crisi – Antonio…stai troppo tempo chiuso qui dentro! Lo sai che la magia

esiste? E che esistono oggetti più potenti dei tuoi idoli? –

Il prete si lasciò andare sulla sedia all’ingresso – Poi? – Buffy inclinò il capo fissandolo – Cosa ne sarà di lei? Cosa le farete? –

Buffy gli si avvicinò – Quello che deciderà di fare Anita, una volta liberata, è affar suo! Il libero arbitrio è il nostro dono di nascita,

dovresti saperlo! Lei potrà seguire la strada che vorrà, non verrà condizionata o forzata! Quello che preme a me è salvarla! –

- La strada che vorrà? Lei non deve scegliere la via del male! –

- Il male? – ripeté Buffy in tono sarcastico – Chi sei tu per stabilirlo? Non comprendi che il male è solo un punto di vista? –

Antonio strinse i pugni – Tu sei un demonio! –

Buffy rise – Anche il tuo è un punto di vista Antonio! Non sai nulla di me eppure mi giudichi? Sarò anche un demone ai tuoi occhi,

ma io amo, soffro, rido, piango e…odio! Non voglio che Anita muoia perché la sua storia è simile alla mia e mi sta a cuore! Voglio

che sia felice, qualunque strada sceglierà! – si avvicinò all’ingresso – Prega affinché la nostra missione vada a buon fine prete,

perché se dovessimo fallire non perderesti solo Anita ma ti ritroveresti senza la sterminatrice e per di più invaso da un’orda di

vampiri comandati da un pazzo! Prega perché questa notte i paladini del bene siamo noi! –

Detto questo, lei se ne andò, lasciando solo Antonio in preda alla confusione più totale.

- Signore…veglia sulle tue creature e…guida Anita! –

Buffy venne introdotta nell’appartamento di Jean Claude dallo stesso uomo che li aveva serviti la notte prima, lo schiavo umano del

Master.

Era un giovane di bell’aspetto, alto e di modi raffinati; Buffy lo osservò e lui sostenne senza paura il suo sguardo.

- È da molto che sei al servizio di Jean Claude? – chiese lei per rompere il silenzio divenuto imbarazzante.

Il ragazzo annuì e senza dire altro si ritirò.

Buffy fece spallucce e si incamminò verso la sua stanza.

Spike si era coperto e ora dormiva profondamente a pancia in giù: in una mano stringeva ancora gli slip che le aveva strappato

quella mattina.

Buffy represse a stento una risata: non voleva svegliarlo per il momento: si tolse silenziosamente tutti gli indumenti e, furtiva come

un ladro, si avvicinò al letto.

Osservò il suo Sire: i capelli erano arruffati, il volto dolcemente rilassato, forse stava sognando.

Ogni volta che lo guardava in silenzio, senza che lui se ne accorgesse, si sentiva riscaldare il cuore, metaforicamente parlando.

- Ti amo… - gli sussurrò.

Entrò nel letto, infilandosi sotto le lenzuola.

La sua mano andò istintivamente ad affondare nei capelli di Spike che si destò col sorriso sulla labbra – Sei tornata… - mormorò

voltandosi e allargando la braccia per accoglierla.

Buffy sorrise e si lasciò avvolgere dalle sue braccia protettive.

- È andato tutto bene? Hai trovato ciò che cercavi passerotto? –

Lei annuì – Si, la borsa è all’ingresso, colma di armi convenzionali ad una cacciatrice! Ma ora riposa amore, chiudi gli occhi e

stringimi, ho bisogno di sentire il tuo corpo contro il mio… -

Spike non se lo fece ripetere e la strinse a se. Insieme chiusero gli occhi, riposando in attesa del tramonto.

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Capitolo 9

Anita si svegliò: aveva dormito? Certo che ci voleva del coraggio per prendere sonno in quella posizione!

I polsi le dolevano, le prudevano alcune zone del corpo irraggiungibili viste le catene e come se non bastasse doveva andare in

bagno.

- Quanto vorrei essere più forte e spezzare queste dannate catene! – piagnucolò – Devo andare in bagno! – gridò poi.

Era certa che ci fosse qualcuno che piantonava la sua prigione, aveva udito dei passi nel dormiveglia, ne era sicura.

La luce della lampadina al soffitto tremò un istante, accompagnata da un leggero ronzio: chissà che ore erano, si chiese.

Quanto mancava al tramonto? C’era una finestra in quella stanza, ma era stata murata!

Sapeva che era questione di poco tempo e Jean Claude sarebbe venuta a salvarla ma aveva paura per lui, temeva che gli

potessero fare del male, anche se non era solo.

La chiave nella serratura girò per ben quattro volte prima che la porta si aprisse: il primo ad entrare fu un umano di due metri per

due, il volto impassibile che non tradiva alcun sentimento, stretto in un completo gessato che lo faceva apparire lo scagnozzo di un

gangster dell’America proibizionista, poi il famoso nemico di Jean Claude.

- Ciao, piccola ammazzavampiri! – le disse mellifluo; andò ad accovacciarsi di fronte ad Anita, spogliandola con gli occhi.

- Jean Claude ti ha proprio scelta bella…impetuosa e fiera…chissà, devi essere anche brava a letto! – aggiunse, sfiorandole il viso

con un dito.

Anita si scostò a quel tocco ripugnante – Non mi toccare! – gli gridò.

Carlo sorrise a denti stretti – Piccola puttanella…non è conveniente per te comportarti in questo modo col tuo futuro sire… -

La sterminatrice sgranò gli occhi terrorizzata – Tu non sei e non sarai mai… -

Il vampiro la zittì, mettendole un dito sulla bocca – Lo sarò mia cara, non appena il tuo Jean Claude sarà polvere…tu sarai mia…

devo solo decidere il tuo ruolo! Potrei decidere di torturarti a mio piacere, usarti come giocattolo – sorrise maligno, mostrando i

denti – Questo però lo vedremo in seguito piccola mia…ora mi fa comodo che tu abbia il marchio del Master! –

- P…perché? – la voce di Anita ebbe un tremito.

- Perché tu sicuramente gli avrai rivelato il luogo in cui sei reclusa! – Anita sussultò.

- Sterminatrice, credi che sia nato ieri? Sento ancora il sangue del mio sire nel tuo respiro! È il paradiso, vero? –

Lei si appoggiò al muro – Il tuo sire… - sussurrò impietrita.

- Si mia cara…sono tante rivelazioni per te? Ti sconvolgono? Avrò tempo per raccontarti la mia storia quando avrai perso la tua

anima pura e smanierai il mio tocco come una gatta in calore! – le prese il viso in una mano e la baciò.

Anita fece forza sulle catene per colpirlo, ma il tentativo fallì miseramente; fu costretta con disgusto ad attendere che il vampiro si

staccasse da lei.

Tossì, riprendendo fiato, poi sputò a terra – Bastardo… - sibilò – Ti ucciderò! –

Carlo rise – Si…si…dicono tutti così! Intanto tu aspetta la morte del tuo Master, l’avvertirai come un forte fitta al cuore, vedrai, sarà

indimenticabile! Lui non potrà certo sopravvivere a questa notte!! Come può sperare di competere contro il mio piccolo esercito?

Lui, per quanto antico è solo! – la sua risata sembrava il latrare di un cane – Sicuramente tenterà di salvarti stanotte, lo conosco,

credimi! L’oscuro e tenebroso principe di Venezia morirà nel tentativo di salvare la sua promessa! – uscì dalla cella – Mandate

qualcuno che accompagni la principessa al bagno delle signore! – gridò da fuori.

Anita strinse i pugni a tal punto che le nocche delle mani le diventarono bianche.

- Bastardo! – gridò, non sapendo quali altre parole pronunciare.

Respirò affannosamente, una volta rimasta sola: il suo salvataggio sarebbe stata la morte per Jean Claude! Non poteva

permettergli di venire in quel posto! Era stata lei a dargli le indicazioni nel suo sogno.

Si sentiva in colpa…lo avrebbe attirato in quel luogo!

Che fine misera attendeva entrambi: lui polverizzato e lei schiava di quell’essere ripugnante!

No! Perché disperarsi ora? C’è sempre una speranza, fino alla fine! E lei sapeva che quei due nuovi amici non l’avrebbero

abbandonata! Buffy e Spike, si era scordata di loro? Quel maledetto vampiro aveva la capacità di demoralizzarla solo con le parole!

- Carlo… - sibilò Anita digrignando i denti - …ti ucciderò con le mie mani, fosse anche l’ultima cosa che faccio! –

La chiave girò ancora nella serratura ed entrarono due donne, due vampire, dal volto anonimo, gli occhi inespressivi che la

fissavano come se fosse trasparente.

Per un momento Anita pensò che in fondo non voleva ridursi come loro se doveva perdere l’anima per amore di Jean Claude, poi

però si disse che quelle due erano schiave, creature senza più una volontà che agivano su comando di quel maledetto vampiro.

Dimenticando quelle elucubrazioni sulle due carceriere, la sterminatrice si illuminò in volto, intuendo il motivo della loro venuta – Si

va in bagno! – esultò, sorridente come se l’avessero liberata dalla prigionia.

Capitolo 10

- Io dico di andare a liberare Anita insieme! – proruppe Buffy quel pomeriggio, poco prima del tramonto – Ascolta Jean Claude, se

liberiamo prima lei potremmo avere un aiuto in più contro quel piccolo esercito! – tornò a sedersi accanto a Spike sul divano – In

realtà non sappiamo ancora quanti vampiri dovremo affrontare! –

Spike si accese una sigaretta e rimase in silenzio: sapeva che Buffy voleva comandare il salvataggio e l’intera incursione nel covo

di Carlo, ma del resto, in quella città non comandavano loro due e lei doveva sottostare alla decisione finale del Master.

La sua piccola si animava e cercava di convincere Jean Claude in tutti i modi, ma lui su quel punto era inamovibile.

- Tu e Spike siete l’elemento sorpresa, andrete voi a liberare Anita e la porterete fuori da lì! Io tratterò con Carlo, lo terrò impegnato!

Sapendo che io sono lì per la resa si gongolerà per il potere conquistato! Non penserà mai che voi due mi stiate aiutando! –

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Buffy sbuffò accavallando le gambe: Spike la osservò attentamente, adorava quando compiva quel semplice gesto.

L’avrebbe afferrata e condotta nella stanza accanto solo per come aveva imbronciato le labbra!

- Buffy…ascoltami, la vita di Anita per me è importante, non deve rischiare nulla! Non dovrà più prendere in mano l’arco e le sue

dannate frecce! Quando sarà un vampiro… -

- Quando sarà un vampiro? Jean Claude, tu vai a morire! E lei non sarà mai più tua! Andare solo da Carlo sarà come firmare la

tua condanna a morte! Puoi dirmi che sei un vampiro antico e potente, ma devi inchinarti di fronte ad un numero troppo grosso

di nemici! Puoi decimarli, ma soccomberai prima della fine! Se invece attaccheremo insieme saremo avvantaggiati! Credimi, ho

esperienza in questo campo! –

Jean Claude socchiuse gli occhi – Buffy… - sussurrò.

Spike afferrò il portacenere e se lo poggiò sulle ginocchia – Lei ha ragione, dalle ascolto! Quel Carlo è maledettamente bastardo,

non tratterà mai con te! E non sfruttare noi come elemento sorpresa, è meglio liberare Anita e dare fuoco a tutto piuttosto! In

quattro sarà sicuramente più facile aprirsi una strada verso l’uscita! –

Il Master guardò Spike – Forse voi due avete ragione…è così strano, in tutti i miei secoli di esperienza ho sempre agito con

freddezza, ponderando bene ogni scelta strategica, cercando di evitare inutili spargimenti di sangue…ora che c’è di mezzo la vita

della cosa a cui tengo di più, sono ridotto ad un piccolo uomo! –

Spike sorrise al vampiro – È l’amore… - commentò prendendo la mano di Buffy e stringendola – Ti fa fare cose insensate e

istintive, senza pensare alle conseguenze! –

Buffy si rilassò meglio sul comodo divano – È più sicuro che tu non vada solo da quel bastardo, ti tenderà sicuramente una

trappola! Tu devi soltanto mascherare la tua presenza…riuscirai a non farti sentire da lui? Dopo tutto è il tuo Child! –

Jean Claude sorrise – I miei poteri si sono rafforzati nei miei mille anni come vampiro, stai tranquilla Buffy, so mascherare la mia

presenza ai miei figli! –

Lei annuì soddisfatta e più tranquilla: mancava poco più di due ore al tramonto del sole sulla città immortale, poteva tranquillamente

preparare le armi della sterminatrice e dividerle tra loro; si alzò e si congedò dai due vampiri, entrando nella sua stanza.

- Hai lottato per averla? – chiese improvvisamente Jean Claude a Spike.

Il biondo sorrise e fece per vantarsi, poi abbassò lo sguardo e fissò il portacenere finemente lavorato in oro e vetro di Murano

– Ho cercato di ucciderla in mille modi prima di accorgermi che l’amavo e la desideravo per me come compagna…ho passato più

di cento anni alla ricerca di cacciatrici solo ed esclusivamente per ucciderle, fino a quando lei non è apparsa sul mio cammino,

così dolce, letale e allo stesso tempo indifesa, bellissima nella sua natura di killer! Quando l’ho fatta mia è stato come toccare il

paradiso, sfiorare la beatitudine con un dito. Lei è la ragione che mi spinge ogni giorno e ogni notte ad esistere in questo mondo, lei

è il mio raggio di sole, se mi permetti la licenza poetica, lei è…la mia ragazza! –

Jean Claude sorrise.

- Si è arresa alla mia forza all’inizio, poi ha ceduto anche il suo cuore...ha sempre amato l’oscurità, anche quando era in vita, ne è

sempre stata attratta! Io sono ciò che lei cercava da tempo! – Spike guardò il Master con occhi fieri, poi si alzò per raggiungere la

compagna – Lei è il mio amore… -

Buffy stava estraendo ogni arma e oggetto sacro dalla borsa di Anita: quando Spike entrò nella stanza si affrettò a coprire le croci

– Attento amore! Qui ci sono oggetti un po’ troppo irritanti per la tua dolce pelle! – esclamò, alzandosi in piedi e coprendo la vista

della borsa col suo corpo.

Spike la prese in braccio e la buttò sul letto – Stai dividendo i giocattoli passerotto? – le chiese dopo averla raggiunta sul comodo

materasso.

Buffy annuì – Si amore…e vorrei terminare, visto che fra poco ci muoveremo per andare a uccidere un po’ di bei vampirucci! –

Spike le accarezzò il viso e sorrise – Ti amo! – le sussurrò - …non smetterò mai di dirtelo piccola cacciatrice… -

Buffy lo guardò incuriosita – Vuoi che la tua piccola cacciatrice ti renda molto, molto felice prima di continuare la selezione delle

armi? –

Lui ghignò, aspettandosi un attacco da parte sua che non tardò ad arrivare: lo spinse sotto di lei con una mossa repentina e lo

inchiodò al letto facendo forza con le cosce – Riesco sempre a imprigionarti…mio sire! Non hai scampo! –

Spike ringhiò mentre Buffy gli apriva la camicia e sollevava la maglietta per accarezzarlo.

- Quali sono le tue intenzioni…piccola peste? –

Buffy sorrise con la lingua tra i denti – Sorpresa! – canticchiò mentre la sua mano arrivava ai pantaloni, slacciandoli rapidamente.

Capitolo 11

Tre figure si aggiravano furtive nei pressi di un vecchio teatro risalente all’Ottocento e abbandonato durante la Seconda Guerra

Mondiale.

Era una costruzione di poco valore artistico, anonima e sicuramente pericolante: nulla al confronto dei fasti e della raffinatezza de

La Fenice”.

Poca gente percorreva a piedi quella zona di giorno, figurarsi la notte! In questo modo nessuno avrebbe notato che le vecchie e

cadenti finestre del terzo piano erano state sostituite con vetri neri e probabilmente blindati.

Ai piani inferiori, il legno dei serramenti era marcito e sarebbe stato un miracolo trovare vetri ancora intatti.

- Non ci sono ratti… - Jean Claude aprì bocca per primo, distogliendo l’attenzione degli altri due dalla costruzione.

Il Master sorrise lievemente: il suo volto sempre affascinante e tranquillo era invece teso.

Spike sorrise in risposta alla frase appena udita – Devono aver banchettato con quelle bestie schifose fino ad averle estinte dalla

zona! -

Buffy scosse il capo con un espressione di vivo disgusto, poi tornò ad esaminare il palazzo: notò alcune finestre al secondo piano e

le indicò ai suoi compagni – Sono murate, possono essere adibite a prigione? –

Jean Claude strinse gli occhi, riducendoli a due fessure – Non posso sentire Anita, se mi espongo a lei così tanto, anche Carlo

avvertirà la mia presenza! –

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Spike giocherellò con l’accendino nella tasca della giacca; indicò poi una finestra al piano terra, la più vicina a loro: era priva di vetri

e legno, un invito per chiunque – Non c’è rischio di fare alcun rumore! – commentò – Da lì ci muoveremo verso l’alto! Se questo era

un teatro… -

Jean Claude lo interruppe – Il teatro era solo al primo piano! Serviva al proprietario come copertura per un altro tipo di attività…gli

altri due piani erano camere da letto per la maggior parte… - un sorriso gli increspò le labbra.

Spike si lasciò sfuggire un sospiro che conteneva una nota di rimpianto – I cari vecchi bordelli…riesco ancora a ricordare il forte

odore di tabacco e sudore dei rispettabili signori della borghesia che li frequentavano…e le ragazze…pelle bianca coperta di cipria,

tenera e soda sotto i denti…e… - non riuscì a terminare quella divagazione perché una gomitata nello stomaco lo costrinse a

piegarsi appoggiando un ginocchio a terra.

Quando alzò lo sguardo, su di lui troneggiava la figura di un’infuriata Buffy – Passerotto… - boccheggiò lui tentando di sorridere

- …è acqua passata… -

- Si amore…e non vedo perché tu debba rimpiangerla! Forse non è meglio il presente? –

Spike cercò di ribattere ma Jean Claude con un lieve colpo di tosse richiamò l’attenzione della coppia – Rimandate le scaramucce

amorose da sposini gelosi ad un altro momento, ora è meglio agire! –

Buffy, tornata seria, posò a terra il borsone delle armi di Anita e lo aprì: prese la balestra e qualche paletto, consegnandoli a Spike

– Io e te cercheremo di occuparci dei cattivi mentre Jean Claude libererà Anita! – prese un altro paletto e lo consegnò al Master

– Perché può essere sempre utile! –

Jean Claude lo afferrò, stringendolo con decisione mentre passava in rassegna le finestre del secondo piano cercando in qualche

modo tracce di Anita.

Buffy si accucciò di nuovo e prese tre croci, un paio di ampolle di acqua santa e un paletto, nascondendo il tutto nelle tasche della

sua giacca – Siamo pronti? – chiese.

Quando gli altri due le ebbero risposto con un cenno affermativo del capo, Buffy si caricò nuovamente la borsa in spalla e si avviò

alla finestra designata per il loro ingresso.

Come aveva previsto Spike, il terzetto entrò senza far rumore alcuno.

La debole luce della luna, unita a quella forte di un lampione all’esterno, permetteva loro di muoversi senza problemi all’interno

della stanza che era completamente spoglia, a parte le macerie di quello che sembrava essere uno scrittoio in legno.

La porta, o meglio quello che ne restava, era spalancata, lasciando ai tre un’ampia visuale di ciò che li aspettava fuori: un lungo

e spoglio corridoio, con alcune porte identiche a quella da dove erano sbucati sul lato destro e una invece molto più grande dalla

parte opposta; quella doveva essere l’entrata del piccolo teatro, ma nessuno fiatò per chiedere conferma.

Avanzarono, guardandosi attentamente intorno: non c’era nessuno fino a quel punto.

Trovarono le scale in fondo al corridoio.

Buffy fece qualche gradino rasente al muro e intimò assoluto silenzio ai suoi compagni.

Spike e Jean Claude la seguirono.

I tre cercavano, con movimenti lenti, di far scricchiolare il meno possibile le assi delle scale, senza però aver sempre successo.

Arrivati al primo intermezzo, Buffy si bloccò di colpo: c’era una fioca luce artificiale che illuminava il pianerottolo sopra di loro; lo

fece notare agli altri due e ordinò loro di non muoversi.

Prese la balestra dalle mani di Spike e proseguì sola la salita: alla fine infatti c’era un vampiro di guardia che però non si era ancora

accorto di lei.

Con la lingua tra i denti, Buffy puntò dritto al suo cuore e lanciò il dardo: la guardia, indubbiamente un incapace, diventò polvere

senza nemmeno accorgersene.

Fiera del risultato, Buffy si voltò e fece un cenno positivo agli altri due che la raggiunsero: il pianerottolo era dunque libero.

Insieme, guardarono l’ingresso del corridoio, illuminato da vecchi lampadari a candele: le pareti erano ancora tappezzate di velluto

che un tempo doveva avere una tonalità calda e sensuale: ora era solo uno spettacolo grigio, polveroso e decadente.

Buffy si sporse un po’ di più ma non vide nessuno.

Forse anche il primo piano era sgombro? Ma dov’era l’esercito dei vampiri? Probabilmente si stavano nutrendo tutti in città?

Buffy si avvicinò a Spike e Jean Claude – Forse raggiungere il secondo piano sarà più dura, probabilmente la segretezza iniziale

andrà a quel paese… - sussurrò.

- Saliamo le scale e facciamo una strage! – suggerì Spike – Li spiazzeremo! Dopo tutto, l’effetto sorpresa funziona sempre! –

Buffy annuì, orgogliosa del suo compagno – Signori, mano alle armi, procediamo senza indugio! –

Avanzarono lungo il corridoio con passo deciso verso le scale dalla parte opposta.

Capitolo 12

Si sentivano delle voci provenire dal piano di sopra e Buffy vide un altro vampiro: sempre con la balestra lo polverizzò in un istante,

ma questa volta altri erano con lui.

- Cosa diavolo succede? – sbraitò il primo che accorse dal compare, proprio mentre quest’ultimo si riduceva in cenere.

Buffy polverizzò anche lui, permettendo a Spike e Jean Claude di salire il resto dei gradini.

Spike fu lesto nello stendere il terzo vampiro con un pugno nello stomacò che lo costrinse a piegarsi per il dolore, conficcandogli

poi il paletto nel cuore.

Jean Claude se la vide con un altro, mentre Buffy avanzava lungo il corridoio: un energumeno ed una donna vestiti in eleganti

completi gessati erano di guardia ad una porta al centro, impassibili e pronti a riceverla.

Lei rallentò l’andatura e sorrise puntando la balestra.

La donna prese un oggetto dalla tasca interna della giacca che si rivelò essere un luccicante crocifisso d’argento che venne

puntato dritto contro Buffy.

- Allora non siete vampiri voi due se potete sopportare la vista di quella…cosa… - esclamò Buffy, per nulla intimorita dal sacro

simbolo.

Spike e Jean Claude le furono dietro in un istante ma si bloccarono non appena videro ciò che la donna stringeva in mano e

ringhiarono per la disapprovazione.

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- Me la vedo io con loro due, non sono vampiri ma aspiranti tali… - disse loro Buffy rassicurandoli mostrando loro l’anello che

portava al dito – Sono così carini…devoti anche in vita al loro signore nella speranza che li renda immortali… - li denigrò.

La donna, alquanto confusa vista l’assoluta indifferenza di Buffy verso la croce prese un paletto che nascondeva dietro la schiena

e avanzò verso la nemica mentre l’energumeno si manteneva saldo a protezione della porta, certo che la compare avrebbe avuto

successo.

Buffy sorrise mostrando i denti e lasciò la balestra a Spike strizzando l’occhio in un gesto rassicurante e andò incontro al nuovo

passatempo.

- Sei proprio convinta di quello che fai? – chiese alla sua nemica, parando il primo attacco con disinvoltura – Ma ti sei vista allo

specchio? Mia cara…diventare un vampiro alla tua età! Sei così…piena di rughe in viso! Chissà il resto del corpo! –

La donna urlò di rabbia per le provocazioni e cercò nuovamente di colpire Buffy al cuore con il paletto ma i suoi risultarono goffi

tentativi vista la rapidità della bionda nello schivarli.

Buffy le afferrò il braccio con una mano sola e lo torse fino a spezzarlo.

- Questa volta gridi di dolore? Fidati del mio consiglio…carina… - le disse, costringendo la donna ad inginocchiarsi a terra e

facendole uscire copiose lacrime di dolore dagli occhi - …non saresti felice di convivere per l’eternità con questa pelle cadente!

– Buffy sorrise e, lasciato andare penzoloni il braccio rotto della nemica le spezzò il collo con un movimento rapido e questa volta

indolore.

Il cadavere cadde a terra con un tonfo sordo.

Si rialzò sistemandosi la giacca, fissando poi la sua attenzione sull’energumeno rimasto solo – Allora…credi di sfoderare anche tu

inutili simboli sacri o passiamo subito alle botte? –

L’uomo non si mosse e non cambiò espressione, allora Buffy decise di colpire per prima.

- Mi fai perdere solo tempo! – gli urlò e trovò una leggera difficoltà nel colpire quell’ammasso di ossa e muscoli, riuscendo però a

farlo spostare dalla porta.

- Liberate Anita! – ordinò Buffy ai due vampiri, mentre il bestione le spaccava il labbro con un pungo, approfittando di un attimo di

distrazione della ragazza.

Buffy indietreggiò, il colpo era stato molto forte, però gli mostrò spavalda il taglio profondo che si rimarginava in pochi istanti.

Per la prima volta il bestione cambiò espressione, mostrandosi confuso ed emettendo uno strano grugnito.

- …ma… - Buffy rimase allibita mentre raccoglieva il crocifisso d’argento della donna morta da terra e si avventava su di lui come

una belva – Come diavolo sceglie le sue fila Carlo, tra gli idioti, le vecchie e i pazzi? –

Non attese alcuna risposta e gli conficcò il crocifisso all’altezza del cuore, rigirandolo nelle carni più volte per farlo sprofondare.

- Dannato! – imprecò lei – Hai la pelle troppo spessa e troppi muscoli! – gli disse, non riuscendo a raggiungere il cuore; scivolò nel

volto della caccia e lo azzannò al collo per prosciugarlo e ucciderlo.

Quando anche il bestione cadde a terra come un pesante sacco di patate, Buffy si ricompose, tornando ai suoi dolci lineamenti

umani; venne raggiunta da Spike che le mise le mani sulle spalle e la guardò soddisfatto, baciandole l’angolo della bocca dove

c’erano ancora tracce di sangue.

Jean Claude emerse dalla stanza buia – È vuota! – imprecò infuriato, scalciando il muro.

Buffy fissò l’oscurità dalla quale era sbucato – Era un diversivo per farci perdere tempo… -

- Non abbiamo più tempo da perdere! – esclamò il Master deciso – Anita può essere in serio pericolo! –

Capitolo 13

A dire il vero la mente di Carlo non era così acuta e calcolatrice come Jean Claude pensava: in realtà, aveva fatto condurre Anita

nelle sue stanze per farla cambiare d’abito e tentare la sorte e sedurla con le buone maniere.

Il terzo piano del vecchio teatro era un universo a parte rispetto ai livelli inferiori: salendo le scale, si arrivava ad una pesante porta

blindata, sorvegliata da quattro vampiri dai volti minacciosi e dalla quale di entrava solo attraverso un codice numerico digitato su

una tastiera a lato; superati questo ostacoli, ci si trovava in un’accogliente sala, arredata con comodi divani di pelle nera, enormi

tappeti persiani dai toni caldi che coprivano l’intero pavimento e illuminata da due enormi lampadari di vetro di Murano; le finestre

erano scure dall’esterno e non lasciavano filtrare i raggi del sole.

Quando Anita venne condotta al terzo piano, poté osservare quanto la circondava: Carlo era un animale ma sicuramente amava

l’arte, viste le opere alle pareti e le belle donne! Sui tre divani al centro della sala erano comodamente sedute quattro giovani ed

affascinanti vampire, vestite di pregiata seta nera, fasciate in lunghi e seducenti abiti.

Osservarono incuriosite la nuova venuta e le sorrisero accattivanti: una di loro la seguì con lo sguardo e schioccò la lingua, ridendo

poi insieme alle compagne dopo aver detto qualcosa che Anita non riuscì a sentire.

Erano così belle quelle quattro, aveva pensato Anita, talmente belle ed eleganti che lei era riuscita a sentirsi fuori luogo anche in

quella circostanza!

Il vampiro che l’aveva accompagnata la spinse verso una porta, rimasta nascosta fino a quel momento da un grande arazzo

appeso al muro.

E ora?

Il suo accompagnatore la invitò con un gentile strattone ad entrare e prima di chiudere le lasciò istruzioni – Troverai un abito sul

letto, il Signor Carlo vuole che tu ti renda presentabile! –

- Per cosa? – chiese lei, ma la porta si stava già chiudendo. L’unica cosa che riuscì a sentire furono le risate cristalline delle donne

sul divano.

Raggiunse il grande baldacchino al centro della stanza, sedendosi e assaporando brevemente la morbidezza del contatto: durante

la sua permanenza al piano inferiore, le sue membra non avevano certo potuto godere di una simile comodità!

Osservò l’abito e lo strinse tra le mani: era identico a quelli indossati da quelle vampire di poco prima.

- Jean Claude… - sussurrò istintivamente.

La sua mente era esausta ed ogni suo pensiero in quel momento si concentrò sul vampiro che amava, poi su ciò che in tante notti

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l’aveva accompagnata - Come vorrei avere il mio arco e potermi aprire la strada tra i non-morti! – sospirò.

Si rialzò e raggiunse la finestra sul lato sinistro del letto, cercando invano di aprirla.

- E poi Anita? – si chiese – Una volta aperta cosa farai? Volerai per tre piani cadendo come una piuma al suolo? – si disse

sarcastica.

Chiuse gli occhi e cercò di sentire il suo Master: perché non lo avvertiva? Non era in grado di sfruttare il legame di sangue che si

era creato tra loro? Oppure lui aveva chiuso la sua mente a lei…per quale motivo?

Tornò sul letto e si sdraiò: non avrebbe mai indossato quell’abito!

Salirono i gradini di corsa, incontrando il nuovo ostacolo: quattro vampiri e una porta blindata.

Ormai non dovevano più mantenere la segretezza della loro incursione quindi piombarono sui quattro con le armi pronte.

Il primo vampiro si polverizzò al colpo preciso di balestra di Spike: tre contro tre.

Buffy si prese il più vicino alla porta e lo atterrò facilmente, vista la sua forza raddoppiata dalla Gemma di Amara – Aprimi la porta!

– gli intimò lei furiosa – Sei tu che hai la chiave d’accesso, vero? –

Il vampiro ringhiò, gli occhi gialli che fissavano Buffy con odio profondo ma anche una punta di folle terrore.

Buffy gli schiacciò il viso a terra con una scarpa: prese dalla tasca della giacca uno dei crocifissi di Anita e lo premette contro la

guancia del vampiro.

La carne iniziò a fumare e a sfrigolare come su una brace al contatto con la croce.

Buffy sorrise divertita – Ti piace? – gli chiese avvicinando il viso a terra per guardare negli occhi il suo prigioniero.

Tolse la croce dal viso del vampiro: la sua carne era ridotta ad un ammasso di bolle e carne annerita, la dove il crocifisso l’aveva

toccata.

- Allora? – chiese nuovamente Buffy, iniziando a spazientirsi – Vuoi darmi il codice? Ti lascerò libero se me lo darai! Credimi, non

vale la pena morire per uno come il tuo capo! – non ricevendo risposta appoggiò nuovamente la croce sulla pelle del vampiro,

ustionandolo ancora più in profondità.

- Sei ancora deciso a immolarti per la causa di Carlo? – domandò Buffy. Il crocifisso venne improvvisamente circondato da una

fiamma azzurra.

La croci di Dio reagiva al contatto col demone, iniziando a sprofondare nel viso; Buffy non sentiva dolore e non bruciava insieme al

suo prigioniero solo grazie al potere della Gemma di Amara.

Il vampiro gridò di dolore, poi cercò di farfugliare qualcosa, allora Buffy tolse la croce dalla sua pelle ormai quasi sciolta dalle

fiamme.

- Vai all’inferno…puttana! – le disse.

Un’ombra calò su Buffy che alzò lo sguardo pronta ad attaccare: era però Jean Claude che per la prima volta mostrava il suo volto

demoniaco – Ora me la sbrigo io con questo elemento! –

Capitolo 14

Anita aveva chiuso gli occhi, sperando di incontrare Jean Claude nei suoi sogni, senza però aver fortuna.

Trasalì quando la stessa porta dalla quale era entrata poco prima venne aperta, rivelando la figura di Carlo.

- Non hai indossato il mio dono cara? – le chiese – Quegli abiti adolescenziali non si addicono al tuo corpo di donna Anita… -

Lei si alzò, affrontandolo con lo sguardo: era troppo forte per lei, non aveva scampo con un vampiro così antico. Ma doveva per

forza piegarsi al suo volere?

- Cosa ne sai che quell’abito è adatto al mio corpo? Vuoi che lo indossi per entrare nel club come quelle cagnette sul divano? –

Il vampiro coprì la distanza che li separava e con uno schiaffò scaraventò Anita contro il muro.

Il mondo aveva iniziato a girare ed era stranamente tutto nero agli occhi di Anita; il colpo era stato così forte da scagliare tutto il suo

corpo contro il muro! Non aveva mai ricevuto un simile schiaffo.

Quando il mondo iniziò a tornare fermo e a colori, Anita si tastò il naso che le faceva un male incredibile e sanguinava

copiosamente: non era rotto ma poco ci era mancato!

- Ti rimarrà il livido piccola sterminatrice, ma devi capire che non potevo lasciare impunita una simile offesa verso le donne che

amo! Devi imparare la disciplina Anita! –

Mandò giù il suo sangue e guardò il vampiro sorridendo: non avrebbe ceduto, il suo orgoglio l’avrebbe sostenuta fino al limite

– Non puoi amarle, quello non è amore! - Gli rispose sprezzante.

- Già…sarà amore quello tra te e Jean Claude! – sorrise – Esclusivo e puro come un fiore bianco! – la canzonò,

Anita lo scrutò attentamente mentre pronunciava quelle parole e sembrò essere illuminata da una grande rivelazione – Tu sei…sei

geloso! Non sopporti il fatto che lui ami me più di te, vero? –

Carlo la fulminò con gli occhi – Non ti perdere in stupide supposizioni sterminatrice, non sei nella posizione per farlo! – le porse il

vestito con un gesto stizzoso – Indossalo! O sarai un cadavere nei tuoi jeans di ragazzina quando arriverà Jean Claude! –

Sostenendo il suo sguardo, Anita glielo strappò di mano e raggiunse il separé dalla parte opposta del letto per cambiarsi.

Se voleva restare in vita doveva assecondarlo, almeno finché le sue richieste erano abbastanza accettabili. Intanto era riuscita ad

ottenere un punto a suo favore toccandolo sul vivo. Come poteva essere geloso di lei?

Un brivido le percorse la schiena una volta indossato l’abito: le calzava a pennello!

Non aveva mai provato in vita sua un simile modello o una stoffa così pregiata e impalpabile. Tutto ciò che lei conosceva erano la

comodità e la praticità di un paio di jeans e una maglia.

Il suo corpo sembrava fatto per indossare un simile abito: cadeva morbidamente sui fianchi e le disegnava perfettamente il seno e i

glutei sodi, toccando quasi terra.

Si scoprì rossa in viso per quella considerazione.

- Mia cara, quanto tempo ti ci vuole per vestirti? –

La voce tuonante ed imperiosa di Carlo la riportò alla dura realtà dei fatti: era prigioniera nelle mani di un vampiro violento e pazzo;

si sfiorò la punta del naso che era già tumefatta a causa del colpo ricevuto, il sangue aveva ormai smesso di scorrere e si era

rappreso appena sopra le sue labbra.

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Non piangerò, si disse, né per il dolore, né per la disperazione!

Anita aveva il terrore che fosse successo qualcosa a Jean Claude, non capiva perché non riuscisse a sentirlo!

Una mano bianca sbucò da dietro il separé – Sei pronta Anita? –

La sterminatrice respirò a fondo: dopo tutto aveva sopportato di peggio, poteva anche uscire allo scoperto seminuda.

Prese riluttante la mano che Carlo le porgeva e si mostrò ai suoi occhi soddisfatti che la divorarono dalla testa ai piedi – Sei

bellissima! Sei nata per indossare tessuti pregiati, Anita! – le sfiorò la spalla con un dito e lei reagì scansandolo con un sonoro

ceffone sulla guancia.

- Non mi toccare! – gli gridò infuriata.

Carlo cercò di placare la sua ira, camminando nervosamente nella stanza, poi si fermò, chiuse gli occhi e quando li riaprì sfoggiò il

più mieloso e disgustoso sorriso ad Anita – Ma ti rendi conto delle tue potenzialità? –

Anita lo interrogò con lo sguardo.

- Se non ti avessero abbandonato sul sagrato di una chiesa tu ora non saresti qui!

Saresti un’insignificante ragazzetta di vent’anni, con una vita normale e monotona! Guardati! Sei forte, sei un killer, hai delle

capacità che altri non possiedono e la chiesa ti paga per questo! Tu hai il potere Anita! Un vampiro di mille anni farebbe carte false

per renderti felice, ucciderebbe chiunque! E tu? –

Anita non comprendeva fino a che punto Carlo volesse arrivare, il senso di tutto quel parlare strano: cosa intendeva per potere?

Forse il suo dono di nascita, quel particolare potere che le permetteva di distinguere i demoni dai mortali?

Continuò a guardarlo stranita, in attesa di capire.

- Non capisci piccola? – le disse in tono più dolce lui – Potresti manipolare a tuo piacimento chiunque, invece ti lasci sopraffare da

tutto e da tutti! –

- Non è vero – ribatté Anita – Non sono come mi descrivi! Io non permetto che gli eventi mi travolgano…io non… - ma in realtà si

accorse di non trovare la parole adatte per controbattere.

- Io amo… - disse incerta – e non sento il bisogno di…di manipolare! – terminò.

Carlo rise e le sfiorò una mano – Guardati allo specchio…Anita – pronunciò il suo nome dopo una breve pausa, caricandolo di

passione e desiderio.

Le appoggiò le mani sulle spalle e con delicatezza la fece girare verso un grande specchio; Anita era arrendevole al suo tocco.

- Il tuo viso è perfetto per essere impresso nell’immortalità, così dolce, le tue labbra così rosse sono nate per amare e ricevere solo

amore… - le scostò i capelli da un lato per aver libero accesso al suo collo.

Anita socchiuse gli occhi e sospirò – Non mi toccare… - mormorò dopo, ma qualcosa in lei aveva fatto breccia, la malia di Carlo

aveva fatto effetto.

- Sei così bella Anita…e da questa notte non sarai più costretta a sottostare alle regole di nessuno – la baciò, proprio sopra il

marchio di Jean Claude e questo sembrò provocare in lei una scossa elettrica - …ucciderai chiunque vorrai e non ti mancherà

nulla! Potrai soddisfare ogni tuo desiderio…al mio fianco! –

Anita sembrò voler opporre resistenza ma era debole e intontita da una sorta di magia del vampiro.

Carlo mostrò le zanne, proprio nel momento in cui la pesante e sicura porta d’ingresso del piano veniva spalancata e un grido di

donna squarciava il silenzio della sala.

Capitolo 15

Carlo alzò il viso, allontanando le sue zanne da Anita che si sentì improvvisamente mancare e si lasciò andare all’indietro contro

il corpo del vampiro che ringhiò, avvertendo una presenza indesiderata e conosciuta; scagliò la sterminatrice sul letto e si avviò

all’uscita.

Anita cercò di mettersi a sedere ma si sentiva pesante ed intontita – Jean Claude… - chiamò - …sei qui… -

Carlo sentì le sue parole e s’infuriò ancora di più avvicinandosi ad Anita e tirandola per un braccio – Vieni con me! – le ordinò,

trascinandola di peso.

Lei cercò di opporre resistenza mugugnando qualcosa ma Carlo l’avvicinò violentemente a se: erano viso contro viso.

- Tu sei mia! – le sbraitò contro lui.

Anita sentì il suo fiato soffocarla: era come un ammasso di rifiuti putrefatti che la risvegliò completamente dal torpore di poco prima.

Carlo aveva perso la sua magia, ora non aveva più effetto su di lei ma restava comunque più forte.

Sbatté le palpebre più volte e la nebbia che poco prima l’aveva intontita svanì.

Carlo la trascinò verso l’uscita della stanza.

Jean Claude era stato molto efficace nel farsi rivelare il codice d’accesso della porta blindata; lui, Buffy e Spike avevano fatto

irruzione nella grande sala, ricevendo un caloroso benvenuto da parte di altri tre vampiri.

Fu facile eliminare il nuovo ostacolo per i tre salvatori di Anita.

Polverizzato il terzo vampiro con un colpo rapido ed efficace di Buffy, i tre si trovarono in un completo ed inquietante silenzio.

Quattro donne dall’aspetto raffinato li fissavano con un sorrisetto alquanto irritante.

- Queste chi sono? – domandò Spike – Le spose? –

Buffy sorrise al riferimento a Dracula mentre una delle donne lanciava un urlo di allarme e si avventava insieme ad altre due contro

di loro.

La quarta rimase immobile, poi si voltò verso l’arazzo che nascondeva la porta d’ingresso della stanza di Carlo.

Buffy non poté fare a meno di notarla ma non riuscì a fare nulla perché una vampira le piombò addosso inchiodandola a terra.

- E tu cosa credi di fare? – chiese lei sorridente mentre opponeva facilmente resistenza.

Con una spinta riuscì ad invertire i ruoli e si ritrovò a cavalcioni sulla nemica.

- Sai… - continuò Buffy languida – …di solito troverei piacevole torturarti… - prese un paletto e lo mise in mostra - …ma ora non

posso giocare, il tempo stringe! – detto questo fece cadere pesantemente l’arma nel cuore della vampira che gridò e si tramutò in

cenere.

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Buffy si rialzò scrollandosi di dosso quel che restava della donna, mentre Jean Claude e Spike polverizzavano le altre due: tornò a

dedicarsi alla vampira rimasta e corse nella sua direzione, saltando con facilità il divano.

In quel momento due persone uscirono proprio da una porta nascosta dal grande arazzo al muro.

Era Carlo, che stringeva Anita, un braccio avvolto intorno al collo della ragazza; il suo viso era una maschera di rabbia, ma si stupì

quando vide due vampiri sconosciuti – Sei dunque giunto padre mio! – esclamò rivolgendosi a Jean Claude – Vedo che sei in

compagnia…chi sono, nuovi servi? –

- Hey! – esclamò uno Spike alquanto contrariato.

- Siamo amici di Anita! - rispose Buffy – e non siamo servi di nessuno! – assunse la posizione di battaglia, pronta a riceverlo.

- E tu così mingherlina ti prepari alla battaglia con me? Avrai si e no sei mesi di esistenza come vampiro, non puoi competere con i

miei cinquecento anni! -

- No! Non sarà lei! – la voce di Jean Claude echeggiò minacciosa nella stanza, i presenti si voltarono nella sua direzione – Io ti ho

creato, io ti distruggerò! –

Carlo rise, anche se per un momento la sua voce sembrò avere un cedimento: paura?

Non credeva che il suo Sire sarebbe riuscito a giungere fino alle sue stanze, pensava che da solo si sarebbe fatto sopraffare dai

suoi servi.

Non aveva previsto quei due biondi maledetti!

Ringhiò furioso e lanciò Anita alla sua vampira – Non lasciartela scappare! – le ordinò.

La donna prese in consegna la sterminatrice come un pacco e la strinse come aveva fatto il suo Sire poco prima.

Buffy osservò i suoi movimenti, poi richiamò l’attenzione di Spike, invitandolo ad avvicinarsi a lei – Amore…che ne dici di liberare

Anita? – domandò sensualmente.

Spike annuì divertito – Sarà un piacere passerotto! –

Nel frattempo Anita sembrava essersi ripresa dallo stordimento precedente perché iniziò ad opporre resistenza alla vampira che

aumentò la presa – Avvicinatevi e l’ammazzo! – minacciò quest’ultima rivolgendosi a Buffy e Spike, dovendo fare i conti anche con

gli strattoni sempre più forti di Anita.

Stufa di essere in balia di quella donna, Anita decise di agire usando “armi femminili” in sua dotazione al momento: sollevò la

gamba e conficcò la scarpa col tacco alto che indossava in coordinato all’abito nel piede della sua aguzzina, penetrando la carne e

trapassandolo completamente.

- Vuoi lasciarmi andare stupida puttana? –

La vampira allentò la presa per il dolore lancinante, concedendo ad Anita la possibilità di liberarsi.

Allargò bruscamente le braccia e la donna mollò del tutto: Anita si voltò ed in mancanza d’altro le assestò un potente sinistro che la

mandò a terra dolorante – Ti avevo avvertito di lasciarmi andare! –

Buffy fu subito accanto a lei, le mise una mano sulla spalla e sorrise – Ben fatto – commentò.

Anita respirò profondamente.

Spike raggiunse entrambe e sorrise compiaciuto – Mi mancava tutta questa azione! –

Un tonfo attirò l’attenzione di tutti e tre.

Si voltarono di scatto per assistere allo scontro finale tra i due Master, padre e figlio.

Capitolo 16

Jean Claude si era sempre tenuto sulla difensiva nello scontro con Carlo: temeva che con un suo segnale potesse decretare la fine

di Anita.

Quel dannato vampiro era mentalmente instabile, avrebbe giocato con lui finché non si fosse stufato, poi avrebbe fatto del male ad

Anita per il puro gusto di nuocere a lui.

Quella vampira fasciata nella seta nera teneva la sua amata stretta in una morsa mortale.

Carlo rovesciò una sedia e si avvicinò al suo sire ridendo – Guardati Jean Claude! Il vampiro millenario, colui che domina Venezia

da tre secoli ha paura per la sua giovane ammazzavampiri? Fai bene padre, potrebbe trovarsi uno squarcio nella gola al mio

minimo cenno! –

Lui si lasciò colpire, tenendo a freno la sua ira, lasciando il tempo a Spike e Buffy di liberare Anita.

Prima o poi la situazione si sarebbe capovolta, ne era certo, allora non avrebbe più avuto freni con Carlo, nessuna pietà, nessun

indugio.

Anita spalancò gli occhi non appena vide cosa aveva provocato quel rumore: Jean Claude era atterrato pesantemente contro il

muro, mentre Carlo lo guardava divertito dall’alto.

- Sei menomato mio signore, l’amore ti ha rammollito! Vedi cosa sei costretto a fare? Ti lasci colpire da me perché ho in mano il

destino della donna che ami! Ma ti rendi conto di come ti ha potuto ridurre l’amore? Non ti vergogni? –

Mentre Carlo pronunciava quelle frasi crudeli, Anita si guardò intorno alla ricerca di qualcosa: vide la balestra tra le mani di Spike

che comprese al volo le intenzioni della ragazza.

- Hai un solo colpo! – furono le sue parole nel porgerle l’arma.

Anita si sentì più forte non appena le sue mani sfiorarono l’arma, stringendola poi con decisione: puntò dritto verso Carlo.

Questa volta non avrebbe dovuto sbagliare, non c’era la possibilità di fallire, la sua vita dipendeva da quel colpo!

Se solo Carlo fosse rimasto immobile…

Carlo avanzò di qualche passo verso Jean Claude: il vampiro oscurava la visuale del Master, impedendogli di vedere che Anita era

libera.

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- Sei destinato a rimanere solo un ricordo per questa città padre! Quando Anita sarà mia domineremo le calli di Venezia ed io saprò

amarla come tu non hai saputo fare cinquecento anni fa! –

Jean Claude restò impassibile – Tu sei stato il mio più grosso errore nei miei mille anni di cammino tenebroso! Eri un pazzo ed io

non l’ho compreso in tempo! –

- E pensi forse di rimediare con Anita? La trasformerai in un’assassina spietata, proprio come me! –

- Lei è diversa! – sbraitò il Master animandosi.

- Diversa? Perché il suo potere e la sua forza le permetteranno di mantenere la coscienza di se? Ma fammi il piacere! –

Jean Claude si tirò su: farlo parlare lo aiutava a prendere tempo – Il suo potere ed il mio sangue antico la renderanno diversa dagli

insulsi schiavi creati da te! Io l’ho conosciuta, amata, preparata al momento del cambiamento con pazienza! –

Carlo sgranò gli occhi – Poi cosa farai padre, l’abbandonerai come hai fatto con me? Rispo… - le parole gli morirono in gola,

terminando in brevi rantoli.

Il dolore era forte ma il colpo non era letale, ma….chi diavolo era stato?

Fissò Jean Claude, poi si voltò: la sterminatrice stringeva tra le mani una balestra ormai scarica e di fianco a lei c’erano ancora

quei due vampiri biondi.

La sua Caterina aveva fallito!

- Jean Claude è tutto tuo! – esclamò Buffy tranquilla, ormai certa dell’esito dello scontro.

Il Master incontrò lo sguardo deciso di Anita: non avere pietà di lui, gli dicevano i suoi occhi fermi.

Si sentì rinvigorito dopo essersi perso nel suo sguardo, il sangue ribollì nelle vene di entrambi.

Anita arrossi senza accorgersene.

Jean Claude si mosse rapido, cogliendo Carlo alle spalle e rovesciandogli il capo di lato – Questo avrei dovuto farlo secoli fa! – gli

sibilò nell’orecchio, affondando contemporaneamente la freccia nella schiena del vampiro per procurargli maggiori sofferenze – Mi

riprendo ciò che ti donai cinquecento anni fa! – e lo azzannò, cominciando a bere il suo sangue.

Buffy si lasciò stringere dalle braccia protettive di Spike a quella vista, mentre Anita cominciò la lenta camminata verso il suo

Master.

Ad un punto del percorso notò la sua borsa delle armi: lentamente si abbassò, la aprì e prese un paletto, poi proseguì.

Capitolo 17

Jean Claude stava lentamente prosciugando Carlo quando sentì il tocco leggero delle dita di Anita sulla guancia.

Interruppe il suo pasto, alzando il viso e fissando la ragazza con i suoi occhi gialli.

- Non ucciderlo…ti prego… - lo implorò lei.

Jean Claude la fissò stupito.

Anita gli sfiorò le labbra rosse del sangue di Carlo con un dito e gli sorrise; abbassò lo sguardo per guardare il suo nemico che si

era nel frattempo ripreso dal torpore del morso, guardandola altrettanto.

Lei vi lesse speranza per un momento, credeva che volesse risparmiarlo!

- Lascia che sia io a finirlo! – terminò la sua supplica sorridendo in faccia a Carlo che si sentì per la prima volta veramente battuto,

da una piccola stupida ragazza di vent’anni.

Quello che seguì poi fu molto rapido: Carlo, ormai debole, spalancò gli occhi, implorando pietà ad Anita che non fece una piega,

per nulla impietosita da quella richiesta.

Jean Claude mollò lentamente la presa su di lui ed Anita lo trapassò con rapidità col paletto.

- Io amo…io uccido… - gli sussurrò a due millimetri dalla labbra, prima di affondare di più l’arma.

Carlo terminò la sua esistenza come vampiro sul pavimento della dimora che si era realizzato a Venezia, la città che lui voleva

dominare.

Ci fu silenzio nella stanza per un lungo ed interminabile minuto, nel quale le ceneri del vampiro vagarono per la grande sala, fino

poi a toccare il suolo.

Spike si mosse, cercando la vampira rimasta a terra poco prima – È sparita! –

- Dev’essersela squagliata per il timore di diventare un mucchietto di cenere! – rispose divertita Buffy, che spostò la sua attenzione

poi su Jean Claude e Anita: erano uno di fronte all’altra, contemplandosi a vicenda.

Spike prese il viso di Buffy tra le mani e depose un dolce bacio sulle sue labbra – Andiamo… - suggerì - …lasciamoli soli! –

Buffy lo prese per mano e lasciarono la stanza.

Erano rimasti soli: Jean Claude e Anita.

Non succedeva da molto tempo, se si escludeva la visita che lui le aveva fatto in sogno.

Una lacrima le scese lungo la guancia e Jean Claude l’asciugò con un dito.

Anita sorrise e lo accarezzò – Sei venuto a salvarmi… - mormorò.

Non riuscì più a trattenere le lacrime e le lasciò scorrere come un fiume in piena dai suoi occhi.

Il vampiro la strinse forte tra le braccia – Sarei morto se ti avessi vista sua! –

- Non è accaduto…non è accaduto… - continuò a ripetere lei, come per rassicurarlo.

S’inginocchiarono entrambi sul morbido tappeto persiano, accoccolandosi contro il muro; Jean Claude finalmente la baciò.

- Questa volta non è un sogno… - gli sussurrò - …i tuoi baci sono reali… - sorrise mentre lui deponeva piccoli baci sul suo collo.

- È tutto reale! – le rispose lui, accarezzandola possessivo.

- Io…ho creduto che questa guerra fosse nata per causa tua…come ho potuto dubitare anche un solo istante che tu fossi

colpevole? Jean Claude…ho sbagliato tante cose… -

- …no…io ho creato Carlo, la colpa era mia…ma ora lui non esiste più…è cenere, solo un brutto ricordo…ho fatto l’errore di

lasciarti sola in mezzo ai cattivi! Avrei dovuto tenerti con me fin da subito, invece ho creduto meglio lasciarti fuori da questa storia!

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Ma come potevo pensare che la sterminatrice non si trovasse coinvolta in tutto questo? È il tuo lavoro ed io sono stato uno sciocco!

Anita lo zittì con un bacio e lo circondò con le braccia – È tutto finito… - lo consolava - …amore mio…ora sono qui con te e non ti

libererai facilmente di questa ragazza! –

Il vampiro sorrise mentre lei si avvicinava maggiormente a lui, il collo così invitante, la pelle liscia e chiara, una tentazione per il suo

demone.

Ma lei lo stava facendo di proposito!

- Hai fame amore… - gli disse in un sussurro, accarezzandogli il viso per poi esporre nuovamente la carne del suo collo, verso il

marchio che lui le aveva lasciato molto tempo prima.

Aspettò con impazienza di sentire i suoi denti trafiggerla e quando avvenne, chiuse gli occhi e sorrise, finalmente soddisfatta.

Capitolo 18

Buffy mordicchiò l’orecchio di Spike e lui fu scosso da un piacevole brivido lungo la spina dorsale; erano seduti sul divano nel

salotto di Jean Claude, aspettando che il Master facesse ritorno con Anita al seguito.

- Passerotto… - l’ammonì lui - …non tentarmi in questo modo o non ci troveranno qui ad aspettarli… -

Lei si staccò dall’orecchio del compagno, evidentemente delusa, poi lo guardò giocherellando con i suoi capelli – Scusa amore…

- si lagnò - …sai che non so resistere al tuo fascino, questa attesa è estenuante! –

Udirono la porta di casa spalancarsi e subito dopo Jean Claude fece il suo ingresso nella sala: Anita era in braccio a lui, morta

apparentemente.

Buffy si alzò rapidamente e la fissò: il viso era disteso nella morte, appariva serena e felice e le labbra erano ancora macchiate di

sangue.

Anche lei dunque aveva compiuto il grande salto nel buio.

Chissà quando si sarebbe svegliata…

Senza dire nulla, Jean Claude scomparve con Anita nella sua stanza, dopo aver elargito alla coppia un sorriso raggiante.

La sala tornò silenziosa.

Buffy guardò Spike – L’alba è vicina amore…io sono stanca… - gli sorrise maliziosa.

- Stanca? – domandò Spike tra il deluso e il divertito.

Lei rise saltellando poi verso la loro camera da letto – Si! – confermò – Voglio dormire! – chiuse la porta alle sue spalle.

Spike si alzò di scatto dal divano e la raggiunse – Vediamo quanto sei stanca…cacciatrice! –

Jean Claude depose delicatamente il corpo di Anita sul letto, poi si sdraiò accanto a lei: la contemplò, scostandole una ciocca di

capelli dal viso, poi baciò le sue labbra per pulirle dal sangue.

Rimase a lungo immobile, pensando a come si sentisse bene in quel momento: non gli capitava da secoli, era così ansioso, era in

paradiso.

Non vedeva l’ora che lei si svegliasse per averla come compagna e poterla amare liberamente, senza ostacoli come il suo ordine

religioso e il suo dovere.

Ora non era più dalla loro parte!

Si era donata a lui volontariamente, porgendogli il collo, offrendosi a lui, attirandolo a se per farsi mordere.

- Io scelgo…di camminare con te nelle tenebre… - gli aveva sussurrato mentre la prosciugava.

Le diede un ultimo bacio, poi avvertì l’incombere dell’alba ed appoggiò il capo sul cuscino prima di addormentarsi.

Spike spalancò la porta e trovò Buffy già distesa nel letto che dormiva…o fingeva.

Era nuda sotto le coperte.

Lui si spogliò rapidamente, gettando a terra tutti i suoi vestiti, poi entrò nel letto, sorprendendola alle spalle: le mise le mani sui

fianchi e le baciò le spalle, lentamente.

Buffy non fece una piega, allora lui decise di usare la maniere forti: scivolò nel volto della caccia e la morse, mentre la sua mano

iniziava l’esplorazione del corpo di lei che non seppe più resistere a quell’attacco e si lasciò sfuggire un lamento di piacere.

Spike tornò ai suoi lineamenti umani e soffiò al suo orecchio, deponendole piccoli baci sulla ferita che le aveva lasciato, senza mai

smettere però la sua tortura amorosa.

- Sei un vigliacco! – mormorò lei – Non è giu…Spike! – gridò lei all’apice, girandosi e lasciando che lui la bloccasse al letto col peso

del suo corpo.

- Non eri stanca amore? – domandò lui, baciandole l’ombelico.

Buffy sogghignò osservandolo: le sue labbra avevano lasciato del sangue sulla pelle e la cosa sembrò eccitarla ancora di più.

I suoi occhi lo scrutarono con fare minaccioso – Sei un vampiro vigliacco e traditore… - gli sibilò passandosi la lingua lentamente

sulle labbra, poi lo attirò a se per baciarlo con trasporto; allargò le gambe e lo abbracciò, lasciandolo entrare in lei e sospirando per

la beatitudine mentre la loro danza dell’amore aveva inizio per l’ennesima volta, uniti pelle a pelle, fusi in un unico corpo.

Giunse il tramonto su Venezia: il sole rosso si rifletteva sulle acque dei canali, facendole apparire come fuoco liquido.

Il palazzo di Jean Claude era silenzioso ma presto i suoi abitanti avrebbero aperto gli occhi.

Buffy e Spike dormivano abbracciati sotto ciò che restava delle coperte del loro letto; erano due angeli portatori di morte,

teneramente accoccolati e sorridenti nel sonno.

Ciò che invece stava per accadere nella camera padronale non aveva precedenti: il Master, potente e millenario vampiro

dominatore della città da oltre trecento anni non era solo nel suo letto, c’era un corpo femminile accanto al suo, una giovane e

splendida ragazza, immobile nella morte che precede il risveglio come vampiro.

Anita giaceva circondata dalle braccia del suo sire, non aveva ancora aperto gli occhi, ma certamente lo avrebbe fatto presto.

Gli ultimi raggi del sole morirono nelle acque della laguna.

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La mano di Anita si mosse lievemente e Jean Claude si svegliò: l’aveva sentita.

Gli occhi della ragazza si mossero sotto le palpebre, poi lentamente si aprirono; le labbra si schiusero e si mossero come a

pronunciare una parola.

Si guardò intorno dopo un attimo di smarrimento e accarezzò le lenzuola col palmo della mano, poi sembrò accorgersi del braccio

che l’avvolgeva.

Si voltò, incontrando gli occhi meravigliati di Jean Claude.

- Ciao… - mormorò lei, aspettando il suo bacio - …è come se avessi dormito per secoli! –

Il Master le baciò le labbra – Sono io che ho dormito a lungo amore…ma tu mi hai risvegliato! –

Anita rise – Il mio sangue allora deve essere molto efficace! –

Lui la zittì con un bacio – Ed il mio cosa ti è sembrato? – le domandò lui con voce roca, afferrando una spallina dell’abito che

ancora indossava dalla notte prima e strappandola.

I suoi baci scesero pericolosamente sul collo, poi sul seno, mentre Anita avvertiva un formicolio in tutto il corpo – Jean Claude…

- sospirò.

Lui si fermò e la guardò sorridendogli – Piccola sterminatrice…come ti senti? Sei un vampiro ora…mia adorata… -

Anita chiuse gli occhi e cercò di evocare un’immagine per descrivere quello che provava – È come se mi trovassi di fronte ai

cancelli del paradiso! Si spalancano per me, per accogliermi nel regno della beatitudine eterna! –

Jean Claude rise e lei lo guardò confusa – Ho detto qualcosa di sbagliato? – domandò.

- No piccola mia… - l’attirò più accanto a se – …il paragone era perfetto anche se tempo che il paradiso ci sia precluso! –

Lei sorrise, sbottonando la camicia del vampiro – A noi non interessa più il paradiso…basta essere insieme in questo mondo… - gli

disse raggiungendo la sua bocca e mostrando per la prima volta le zanne – quel regno bianco può bruciare all’inferno! – rise – Ho

tanto desiderato toccarti di nuovo, credevo non sarebbe stato più possibile… -

Lui le accarezzò le labbra e le lasciò libero accesso al collo, permettendole di morderlo per cibarsi di lui.

Quando incontrò di nuovo il suo viso non poté fare ameno di sprofondare nei suoi occhi: era incantevole, un’espressione di puro

godimento dipinta sul volto, le labbra sensualmente sporche di sangue, la lingua che lentamente passava su di esse.

- Credevo di non poter mai conoscere un simile piacere… -

Il vampiro si mise a sedere, appoggiandosi allo schienale del letto – Il mio sangue è antico piccola mia, non assaggerai mai nulla di

migliore! – si vantò.

Anita sorrise e si sistemò a cavalcioni su di lui, aprendogli del tutto la camicia e accarezzandolo con possessione.

- Il sangue millenario ti ha resa molto forte – proseguì lui – Sei più potente di molti vampiri anche se sei una nuova nata! –

- Non ha importanza! – rispose lei decisa – Tutto quello che mi interessa è davanti ai miei occhi! Il potere e la forza non hanno

valore – gli passò la mano tra i capelli – Tu sei qui con me ed è quello che più vale! Ti amo Jean Claude! –

Gli occhi di lui si illuminarono ed esplorarono il corpo di Anita con avidità: fissò l’abito che indossava e ne afferrò due estremità

dal basso – Non deve rimanere alcun ricordo di lui – sussurrò con una punta d’ira nella voce e con uno strappo deciso eliminò il

vestito, gettandolo lontano e lasciando la sua child completamente nuda.

Anita di riflesso si coprì le parti intime con le mani, memore ancora del pudore che aveva accompagnato la sua vita.

Jean Claude le allontanò per ammirare il suo corpo – Non devi più coprirti di fronte a me, non c’è nulla di sbagliato nella nostra

unione, ormai è sacra! Noi siamo la stessa carne e lo stesso sangue, siamo uniti nella morte e nessuno potrà più cambiare la

storia! –

Anita respirò a fondo, anche se non ne aveva bisogno, guardando Jean Claude pensierosa – io sono diversa dagli altri vampiri…

vero? Sono come Buffy… -

- Più o meno si…il mio sangue ha mantenuto la coscienza di ciò che eri, permettendoti di non diventare solo un demone assetato

di sangue –

Lei sorrise rassicurata.

- Ho evitato che ti accadesse ciò che io ho passato… -

- Basta parlare ora! – lo zittì lei – Ora devi fare l’amore con me, come la prima volta in questo letto, la mia prima volta con un uomo!

– si allungò verso il suo viso e gli baciò la punta del naso – Ricordi com’è successo? –

Jean Claude la prese per la spalle – Ti ho rapita in quel vicolo dove avevi appena ucciso un vampiro, portandoti qui ad occhi

bendati… -

- Esatto… - disse lei maliziosa - …anche se in realtà sono stata io a voler essere portata via da te… - terminò, sciogliendosi dalla

stretta di lui e alzandosi dal letto, facendo qualche passo e appoggiandosi ad una parete – Poi ci siamo baciati qui, in questo punto!

Jean Claude la raggiunse e la baciò violentemente, facendole sbattere la schiena contro il muro.

Lei rise sonoramente quando lui allontanò la bocca dalla sua – Poi? – domandò in un sussurro.

- Mi hai spogliata…ma questo passo lo abbiamo già fatto! – alzò un dito della mano – Hai baciato questo dito…poi lo hai morso

delicatamente con i denti, assaggiandomi…la tua lingua che leccava la mia pelle era come una scossa elettrica lungo la mia spina

dorsale! -

Lui eseguì alla lettera le sue parole - …e il tuo sapore era inebriante Anita… - rispose lui, succhiando il dito ferito.

- Mi hai presa in braccio e mi hai portata sul letto, adagiandomi come se fossi una piuma… - il vampiro anche questa volta compì

gli ordini della ragazza - …e mi hai detto… -

- …non ti farò male… - terminò lui con voce rotta dal desiderio.

- “Non lo farai?” ho balbettato io, desiderandoti e avendo allo stesso tempo il terrore di te – proseguì - …e poi hai iniziato a baciarmi

qui… - indicò la bocca e lui eseguì - …qui… - passò ai seni e lui anche questa volta la baciò – …qui… - l’ombelico - …qui… - la

parola le morì in gola mentre Jean Claude spariva sotto le lenzuola.

- Proprio lì! – mugolò lei poco dopo, afferrando le coperte e inarcando la schiena.

- Jean Claude! – gridò Anita, mentre il vampiro ricompariva per baciarla.

- Dimmi piccola… - le sussurrò lui mentre scendeva a torturarle un seno con i denti.

Lei lo costrinse a guardarla, prendendogli il viso tra la mani – Non farmi soffrire ancora, prendimi in questo istante, non resisto

più…ti voglio…ti voglio…ti voglio… - continuò a ripetergli finché lui non fu in lei, amandola nella maniera più totale.

Mentre i loro corpi erano avvinghiati, fusi nei movimenti dell’amore, Jean Claude non poté resistere al desiderio di assaggiare di

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nuovo il sangue di Anita: con i canini lacerò la pelle del collo, facendo uscire poche gocce di sangue che leccò avidamente.

L’ordine della sua Child arrivò subito dopo - …mordimi… - gli ordinò, la voce soffocata dal piacere.

Jean Claude non se lo fece ripetere due volte ed eseguì il comando: in quel momento Anita non riuscì più a trattenersi e gridò con

tutto il fiato che aveva in corpo il nome del suo Sire.

- Anita si è svegliata… - mormorò Buffy girandosi verso Spike ed appoggiando il capo sul suo petto.

- A giudicare dall’urlo dico che hanno già superato i preliminari… - rispose Spike divertito – Credo che questa notte non li

vedremo… -

Buffy mugolò, poi sollevò il viso quel tanto che bastava per guardarlo in faccia – Che ne dici se io e te ci vestiamo e andiamo a

caccia? – chiese, camminando con le dita lungo il suo torace – Troviamo un bel cattivone e giochiamo con lui, poi mi cospargo del

suo sangue e tu lo lecchi tutto! –

Spike inarcò un sopracciglio fingendo sgomento – Signorina Summers! Mi meraviglio della sua condotta! –

Buffy rise – Si…sono una ragazza cattiva signore…devo essere punita! – si alzò dal letto e scelse gli indumenti per la serata – Ma

solo dopo che avrò fatto il bagno nel sangue! –

Spike la seguì, afferrando i suoi boxer da terra – Ti aspetta una dura punizione signorina Summers! –

Capitolo 19

Buffy e Spike rientrarono nell’appartamento di Jean Claude quando mancavano poco più di due ore al sorgere del sole.

Lei era completamente spettinata, la maglia blu che indossava era coperta di schizzi di sangue quasi ovunque e anche lui non

scherzava; si accomodarono sul divano con un sorriso radioso sulle labbra.

- Hai del sangue… - mormorò Buffy al compagno, ma ancora prima di terminare la frase gli leccò l’angolo sinistro della bocca per

pulirlo.

- Anche tu… - lui sogghignò prima di ripetere il gesto sulla guancia destra di lei.

Buffy si stiracchiò – Non mi ero mai cosparsa il viso di sangue mortale… - commentò, pienamente soddisfatta per come era andata

la nottata.

Lui rise e l’attirò a se baciandola – C’è sempre una prima volta per tutto amore… - commentò con espressione maligna sul volto.

Buffy gli sbottonò la camicia e lo baciò – Possiamo approfondire questa prima volta di tutto? – chiese maliziosa e avrebbe volentieri

proseguito il discorso in camera ma sentirono una porta sbattere e una squillante risata femminile.

Anita e Jean Claude fecero il loro ingresso nella sala col sorriso dipinto sulle labbra.

Buffy osservò la nuova nata e il cambiamento avvenuto in lei: in realtà a prima vista nulla era mutato in lei, a parte il pallore della pelle;

indossava una lunga camicia da notte di seta naturalmente nera e un’impalpabile vestaglia del medesimo colore.

Il Master invece era splendido e statuario, vestito solo dei suoi pantaloni neri.

Buffy li guardò meravigliata e Spike attirò la sua attenzione con un colpetto di tosse.

Fu Anita ad agire per prima, sciogliendosi dall’abbraccio del suo sire e inginocchiandosi per poter guardare in faccia i due vampiri,

ancora seduti sul divano.

Con un rapido e inaspettato gesto circondò entrambi in un forte abbraccio, continuando a ringraziarli – Senza il vostro aiuto non sarei

ancora qui! Grazie amici! –

Buffy, dopo aver ricambiato il gesto l’allontanò da se per guardarla più da vicino – Sei così…uguale a prima! – rise.

Anita sorrise e attese l’arrivo di Jean Claude che si accomodò sul tavolino di cristallo, sicuramente un gesto inusuale per uno come

lui – Il suo dono di nascita e il mio sangue hanno operato un cambiamento diverso in lei! –

Il suo dono di nascita?

Anita annuì e strinse le mani di Buffy – Il tuo aiuto è stato prezioso, sono così contenta di… -

- Averci scagliato contro una freccia? – terminò Spike sogghignando.

Buffy rise – È vero, è stato il nostro primo incontro! Tu ci stavi cacciando! –

Anita sorrise imbarazzata e si accoccolò più vicino al suo Sire, poi si fece seria – Avete ragione…e sono contenta di non aver avuto

buona mira quella notte! Ma…ho qualcosa da chiedere ad entrambi, anche se so di non averne il diritto, avete già fatto così tanto

per me! –

Buffy la scrutò – Cosa? –

- Io…c’è qualcuno che ha il diritto di sapere…quello che è successo in queste notti…qualcuno a cui tengo molto… -

- Antonio… - sussurrò Buffy.

L’altra annuì – Io vorrei chiedervi in prestito la… -

- …Gemma di Amara? – chiese Spike.

Di nuovo la ragazza rispose con un cenno affermativo del capo.

Spike si sentì osservato dai presenti: incrociando lo sguardo di Buffy capì ciò che lei intendeva dirgli. Si sfilò l’anello che era tornato al

suo dito dopo la notte di battaglia nel teatro di Carlo e la porse con disinvoltura ad Anita che aprì il palmo della mano per riceverlo.

- Grazie – rispose – Lo userò solo domani, poi correrò a restituirtelo! –

Lui annuì, circondando Buffy con un braccio e stringendola a se.

- Mi rendo conto di non avervi ancora ringraziato per quello che avete fatto! – iniziò Jean Claude – E se c’è qualcosa che posso fare

per voi non avete che da chiedere! E oltre a questo…io e Anita vorremmo avervi come inquilini fissi di questa casa! -

Spike e Buffy spalancarono gli occhi, sorpresi per l’offerta.

Il Master rise alla loro reazione – Pensateci senza fretta, non dovete decidere ora! L’appartamento al piano inferiore è di mia proprietà

ed è libero. Vorrei che fosse abitato da amici! –

Buffy annuì, ancora troppo meravigliata per poter parlare.

L’offerta era indubbiamente allettante e sentiva che non sarebbe stata una cattiva idea fermarsi lì: si sentiva legata ad Anita e amava

Venezia.

Spike la scosse riportandola alla realtà e subito dopo Anita e Jean Claude si congedarono nuovamente per tornare nella loro

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stanza.

- Buffy… -

- Si? -

Spike la condusse al loro nido in quel sontuoso appartamento: entrambi lo osservarono con occhi diversi – Mi ci potrei abituare…

- sussurrò lei.

- Lo so… - rispose Spike, ben sapendo che le parole che lei aveva appena pronunciato non erano rivolte a lui.

Buffy si appoggiò al muro – Il piano inferiore sarà uguale a questo… - continuò le sue divagazioni in fatto di arredamento - …tutta

un’altra cosa rispetto ad una cripta…amore? –

- Si? -

- Credi che potremmo? Per un po’… -

- Perché no! – lui saltò sul letto – Lascio a te la decisione finale passerotto, vivrei anche all’inferno se a te piacesse! -

Buffy socchiuse gli occhi pensando a Sunnydale – Io desidero…trascorrere un po’ di tempo in questa città…se tu approvi… -

Spike spalancò le braccia per invitarla a raggiungerlo, cosa che lei fece all’istante, sedendosi in braccio a lui e lasciandosi

coccolare.

- Allora è stabilito…restiamo qui! -

Lei annuì mentre le mani del compagno passavano tra i suoi capelli – Dovrò rifarmi il guardaroba… -

Capitolo 20

Erano solo due giorni che camminava nelle tenebre ma il sole di quel pomeriggio sembrò riscaldarla come non mai e lo assaporò fino

in fondo, lasciandosi baciare dai suoi raggi.

Jean Claude era il suo sole ora.

Aveva scelto di indossare abiti più femminili per l’occasione, più consoni alla sua nuova carnagione pallida e alla sua natura; in vita

aveva sempre detestato il nero perché rappresentava la divisa con la quale uccideva, ma ora era diverso.

Ora le piaceva, la faceva sentire più desiderabile agli occhi di Jean Claude, anche se sapeva che non era quello.

Buffy le aveva prestato una gonna al ginocchio e un top nero abbinato alla giacca; le aveva anche suggerito in disparte di andare a

rifarsi il guardaroba dopo l’incontro con Antonio.

Senza accorgersi era arrivata alla sua vecchia casa, la chiesa dove un giovane prete, Antonio, l’aveva trovata vent’anni prima: una

neonata benedetta che avrebbe votato la sua vita alla loro causa segreta e centenaria per preservare Venezia dagli antichi bevitori

di sangue che per qualche strana ragione ne sembravano attratti.

Sorrise: chi poteva pensare che la luce di Dio avrebbe illuminato il suo cammino per soli vent’anni? Lo aveva ripudiato, gli aveva

voltato le spalle per l’amore del demone più seducente che potesse incontrare!

Annusò l’aria carica di incenso della chiesa e avanzò: mancava più di un’ora all’inizio della funzione serale ma già alcuni fedeli si

stavano avvicinando alla piccola costruzione romanica che era S.ta Caterina.

Si mescolò ai passanti e senza farsi notare entrò diretta verso la sua vecchia camera.

Pregava senza sosta da ore, rifiutandosi di uscire dalla stanza di Anita.

La sua Anita…cosa le era capitato?

La porta d’ingresso cigolò e Padre Antonio non fece una piega: sicuramente qualche confratello era entrato nel tentativo di

smuoverlo.

- Chiunque tu sia non riuscirai a convincermi ad uscire! – esclamò.

- Nemmeno io? -

La voce, così familiare e inaspettata quasi lo fece cadere.

Si sollevò dalla sua posizione con difficoltà, evidentemente perché non si era mosso da ore e la guardò.

Anita era avvolta nella luce del sole, bellissima e sorridente come se non fosse mai accaduto nulla.

- Anita… - balbettò lui incerto - …non sei un miraggio! -

- Sono qui in carne ed ossa – rispose lei, avanzando per abbracciarlo.

Antonio superò la distanza che li separava e la circondò con le braccia – Piccola mia… - le sussurrò affondando il viso nei suoi capelli

– Come sei sfuggita all’orrore? Come sei…fredda! – la scostò bruscamente da se per meglio guardarla negli occhi – Come…come

puoi camminare nella luce se nei tuoi occhi c’è la tenebra? –

Anita chiuse la porta alle sue spalle e vi si appoggiò con la schiena – È accaduto Antonio, ciò che temevi si è avverato! –

- Lui ti ha presa con se…sei un vampiro! Ma come hai potuto? Tu dicevi di preferire la morte a…questo! – allargò le braccia

convulsamente per indicare ciò che aveva davanti.

- Mentivo! – affermò lei decisa – Mentivo a me stessa e a te in confessione! L’ho capito nei momenti di prigionia, sola coi miei pensieri,

quando l’unico conforto era sapere che Jean Claude mi amava! Non era Dio ciò che riscaldava il mio cuore in quelle ore! -

- Non è possibile! – il prete si coprì il volto con le mani – Tu eri una creatura illuminata! -

- Ora non lo sono più! -

- Perché sei qui allora? Come puoi resistere al potere dell’Altissimo che regna tra queste mura? -

- È magia Antonio, una gentile concessione di un amico! -

- Quale motivo ti ha portata qui? Siamo nemici ora, vuoi forse bere il mio sangue? -

Anita si rabbuiò – Non devi dire questo di me, non potrei mai farti del male, io ti voglio bene e non smetterò mai di volertene! –

Antonio lasciò cadere pesantemente le braccia lungo i fianchi e si mise a sedere sul letto.

- È la mia scelta Antonio! Io lo amo e ho deciso! -

- La tua scelta… - ripeté lui sarcastico – Lo aveva detto anche quella ragazza bionda che è venuta qui a prendere le tue armi…il male

è un punto di vista, chi sono io per giudicare? -

Agli occhi della ragazza, il prete apparve per la prima volta vecchio e stanco; gli si accomodò accanto e si strinse a lui che si scostò

riluttante.

– Non avere paura di me, non ti farò del male! -

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Lui sembrò convincersi delle sue parole perché si rilassò e appoggiò la mano su quella di lei – Hai lasciato il nido nella maniera che

io temevo più di tutte, fin dai tempi del tuo addestramento! –

Anita sorrise amaramente – Non potevi prevedere che finisse così e nemmeno io! Non credevo di poter amare ciò che tu mi hai

insegnato ad odiare! –

Il prete prese le mani di Anita nelle sue, nel vano tentativo di scaldarle – Sono uno sciocco…scusa! – si giustificò per il gesto.

- Non importa… - rispose lei.

- Questo è il tuo addio? – domandò lui timoroso della risposta.

- Non è l’addio all’uomo che mi ama come una figlia! Sono cresciuta ma non smetterò di amarti come un padre, anche se non sarò

più la sterminatrice! -

- Tu eri la migliore, la più forte, l’ultima! Cosa ne sarà di Venezia? – si rammaricò lui.

Anita gli mise una mano sulla spalla – La guerra per ora è stata evitata, noi abbiamo vinto! –

- …a costo di quale perdita… -

Anita non fece caso a quelle parole taglienti – Jean Claude è il Master indiscusso della città, ti prometto che farò in modo che Venezia

non cada sotto attacchi di altri vampiri! –

Antonio la guardò stupito – Lui ti permetterà di farlo? –

Lei rise – Non sono la sua serva Antonio! Io sono la sua compagna e ho la forza del suo sangue millenario! Farò tutto quello che è

in mio potere perché io amo Venezia! – terminò seria – Chissà quando troverete nuove sterminatrici…passeranno anni prima che

siano pronte! Nel frattempo ci sarò io, nei limiti del possibile! – si alzò dal letto e schioccò un bacio sulla fronte al prete – Ora devo

andare… -

- Tornerai? -

- Non mi sarà più possibile, mi dispiace, a meno che non ci si incontri per strada! Questo luogo non fa più per me! -

Epilogo

Una figura scura si mosse furtiva nelle stanze sotterranee e segrete del monastero, entrando in una porta di legno massiccio.

L’interno della stanza era illuminato da torce di legno che ardevano alle pareti, al centro c’era un grande tavolo rotondo in pietra con

dodici sedie occupate da altrettante persone in abito talare.

- Hai dunque scoperto qualcosa? – a porre la domanda fu uno di questi, seduto sulla sedia più imponente; la luce delle torce

illuminava il suo volto anziano e magro, creando ombre innaturali e spaventose.

L’ultimo venuto annuì – Lei è appena andata via mio signore! –

- Quindi? – chiese un altro – non indugiare, ha vinto la sua battaglia contro quel vampiro? -

Annuì di nuovo – Ma abbiamo pagato a caro prezzo la vittoria… - aggiunse.

- Cosa intendi? -

- Lei ha scelto le tenebre… - rispose l’informatore.

Un brusio di sgomento si levò nella stanza, interrotto dalla voce tuonante di un altro partecipante alla riunione segreta – Allora come

ha potuto entrare nella casa di Dio? Lei non può aver fatto questo! – sbatté i pugni sul tavolo.

- Ha detto a fratello Antonio di aver usato la magia di un amico! -

- Il demonio…il demonio… - farfugliò un anziano disperandosi.

- No lo ha detto questo… -

- Che altro hai sentito? -

- Ha assicurato ad Antonio che cercherà di difendere la città da altri vampiri se arriveranno… -

- Certo! – sbottò uno – Così facendo preserverà il dominio del suo vampiro! È pericolosa! -

- Fratelli, sono trecento anni che Jean Claude vive qui e non ha mai cercato di… - al religioso che aveva preso la parola fu impedito

di terminare la frase.

- Lei ha fallito e noi lo sapevamo…una delle due era l’anima nera – parlò un altro ancora - …abbiamo fallito vent’anni fa, la scelta era

un’altra e chi era già nell’ordine a quel tempo deve ritenersi colpevole! Siamo stati ingannati dall’aura della neonata! -

- Fratelli…è ora che si passi al contrattacco, su Venezia deve tornare la luce splendente di Dio! Anche il Master Jean Claude e la sua

nuova compagna Anita devono morire! -

- La chiamerai? -

- Non c’è altra cosa da fare, lei deve venire in nostro aiuto, è l’unica soluzione! -

- C’è un’altra cosa che devo dire! – intervenne l’informatore – Antonio ha parlato di una ragazza che in precedenza era stata nella

camera di Anita, forse un vampiro, una minaccia per noi! -

Il prete a capo della riunione scosse il capo – Chiunque sia non sarà certo una minaccia quando lei sarà qui! -

Fine