TRA LE CALLI DI VENEZIA
By
Pandora79
Capitolo
1
Venezia.
Spike
adorava quella città, era il luogo ideale per una vacanza romantica.
Dopo
aver lasciato Firenze, lui e Buffy avevano subito raggiunto la città lagunare
per stare tranquilli una settimana, godendo del loro
amore
e dell’atmosfera del luogo; erano sicura che in quel posto non avrebbero avuto
a che fare con pazzi santoni dediti a Satana
o
creature demoniache di ogni sorta.
Anche
se Venezia è la città dei vampiri per eccellenza secondo alcuni….
Alloggiavano
in un tranquillo albergo, non lontano da Piazza San Marco, senza troppe
pretese, pulito ed accogliente. Avevano
raggiunto
la città poco prima dell’alba e si erano subito chiusi in camera per evitare il
sorgere del sole che però quel giorno non
aveva
fatto capolino nel cielo.
La
città era avvolta in una strana e bassa foschia, il cielo era coperto da nuvole
che minacciavano pioggia.
Buffy
e Spike decisero di fare un giro per le calli di Venezia.
-
Adoro quest’atmosfera velata… - sussurrò Buffy mentre passeggiavano – fa
sembrare Venezia una città fantasma, soprattutto a
quest’ora
del mattino quando tutti dormono ancora! –
Spike
le teneva la mano mentre procedevano lungo la strada: ammirava i vecchi palazzi
e i particolari dei fregi, i suoi occhi erano
luccicanti
per la meraviglia.
-
Tu sei completamente rapito da questa città! – gli disse Buffy fermandosi e
sorridendogli – Adoro questo tuo entusiasmo, sei
splendido!
–
Lui
la baciò – Ti adoro… - le disse – ..una settimana in questa città è come una
luna di miele, qui tutto è immortale come noi! L’ho
sempre
amata! –
Buffy
si strinse a lui – Mi sento una giovane sposa…felice ed emozionata come il
primo giorno! – rise – Potremmo vivere qui per un
po’…o
per sempre… -
-
Potrei prenderti in parola! – le disse lui catturando nuovamente la sua bocca
in un dolce bacio.
Le
loro figure strette in un forte abbraccio e sullo sfondo in lontananza il campanile
di San Marco li facevano apparire i protagonisti
di
un vecchio film in bianco e nero, uno di quelli romantici dove lui e lei sono
amanti impossibili destinati ad una vita di sofferenza…
commovente.
Non
era così fortunatamente per Buffy e Spike, due vampiri assolutamente noncuranti
del mondo intorno a loro o dell’opinione degli
altri.
Era meglio così!!
Raggiunsero
la piazza più famosa della città che a quell’ora era splendidamente semivuota:
erano da poco trascorse le sette, i soli
mortali
a camminare erano i gestori dei bar che raggiungevano il posto di lavoro.
Tra
non molto la città si sarebbe completamente svegliata con la marea di turisti
che giungevano da ogni parte del mondo.
-
L’Italia è splendida… - commentò estasiata Buffy stiracchiandosi e vagando con
lo sguardo dal tavolino di un bar, situato sulla
terrazza
di un palazzo appena fuori Piazza San Marco – Mi sono innamorata di questa
città! –
Spike
le diede un lieve bacio sulle labbra – Il sole oggi poi ha ben pensato di non
comparire, lasciandoci il tempo per godere delle
bellezze
del luogo… - la guardò con un sorriso languido – amore, che ne dici di andare a
caccia? –
Buffy
si passò la lingua tra i denti – Hai ragione…la fame comincia a farsi sentire
amore…dove mi porti? – chiese infilandogli una
mano
sotto la camicia, accarezzandogli i pettorali, affamata non solo di sangue
umano.
Spike
le bloccò la mano e l’attirò brutalmente a se per baciarla - …aspettiamo che
sia buio passerotto… - le disse lasciandola
libera
dalla sua stretta mortale - …cominceremo a girare per oscuri vicoli e vedrai
che qualcuno tenterà sicuramente di aggredire
due
turisti sperduti tra le calli di Venezia… -
Buffy
esultò all’idea di farsi sorprendere da qualche malcapitato ladro nella notte..
in quelle strade non ci si avventurava di notte, a
parte
i poveri turisti che sfortunatamente smarrivano la via dell’albergo o volevano
esplorare gli angoli segreti della città.
Attesero
la chiusura del locale e si mossero, passeggiando lentamente nelle stradine
poco illuminate. Buffy camminava al fianco di
Spike,
tenendogli la mano e guardandosi intorno impaziente – Non sento molta vita qui…
- sussurrò – Dove sono i cattivi? –
-
A parte noi amore? – chiese Spike sorridendo divertito – Abbi pazienza piccola,
me lo hai detto tu una volta che è bello lasciare
che
la fame ti divori perché rende più dolce l’uccisione… -
-
Hai buona memoria… - commentò Buffy sorpresa piacevolmente.
-
Ricordo ogni tua singola sillaba amore… - la baciò e avvertì in lei il demone
che bramava il sangue di un povero mortale. Sorrise
staccandosi
da lei e sogghignò: avendo più esperienza come vampiro, i suoi sensi erano più
acuti di quelli della compagna e
poteva
sentire non molto lontano un battito cardiaco accelerato dalla tensione.
Le
sue due vittime passeggiavano tranquillamente, non sapendo che presto lui gli
si sarebbe parato davanti puntando loro contro
una
piccola pistola, in realtà caricata solo a salve; avrebbero consegnato tutti i
contanti e i gioielli per farlo andare via, terrorizzati
da
quell’arma.
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Rise
dentro di se assaporando quel momento e ripensando a quanti polli stranieri
aveva spennato da qualche anno.
Si
abbassò il passamontagna e s’incamminò.
Spike
strinse maggiormente la mano di Buffy e con uno sguardo fugace le fece capire
che finalmente la cena stava andando dritto
tra
le loro braccia.
Buffy
sogghignò e pensò alla messinscena che stava per iniziare.
La
sua voce tenebrosa, ottenuta con molte sigarette da quando aveva dodici anni,
li intimò a fermarsi, voltandosi lentamente senza
fare
azioni sconsiderate.
I
suoi due polli fecero esattamente come chiedeva: erano due giovani sposini, un
po’ troppo pallidi, sperduti e spaventati.
Lei
era minuta ma ben fatta e splendida, col dolce viso incorniciato da lunghi
capelli d’oro: indossava un lungo e semplice abito
nero
di cotone che lasciava immaginare sotto un corpo sinuoso e ben proporzionato;
lui invece era un tipo strambo, con i capelli
ossigenati
e i lineamenti del volto molto pronunciati, indosso una giacca lunga di pelle
nonostante la temperatura gradevole della
notte.
Non
sembravano avere indosso oggetti di valore ma sicuramente avrebbero avuto in
tasca contanti a volontà!
La
sposa emise un gridolino terrorizzato e tremò dalla testa ai piedi – Cosa…cosa
vuoi? – chiese titubante.
Si
sentiva elettrizzato da quella figura così piccola ma splendida: aveva qualcosa
di particolarmente attraente, non sapeva definire
cosa,
se la sua pelle di porcellana o i denti bianchissimi e perfetti.
Il
suo compagno, intuendo quello che lui voleva, fece il gesto di estrarre il
portafogli dalla tasca della giacca ma…si fermò e sorrise.
Spike
si mosse rapido, afferrando il ladro per il collo e sbattendolo contro il muro
– Cosa volevi farci? – chiese divertito.
Buffy
accarezzò il braccio del ragazzo fino a scendere alla pistola: la afferrò e con
una forza inaudita gliela strappò di mano
–
Credevi di poterci spaventare? Sai…noi ti stavamo aspettando! –
Il
ragazzo spalancò gli occhi incredulo e spaventato allo stesso tempo per la
situazione creatasi. Le sue vittime non dovevano
reagire
così, non dovevano avere quell’espressione così…diabolica.
Fissò
gli occhi in quelli di Buffy, una goccia di sudore gelido gli percorse la
fronte.
-
Hai sbagliato scelta stanotte… - sibilò Spike.
Il
ladro si voltò e con orrore vide il volto di Spike tramutare in demone.
-
Non gridare… - gli sussurrò Buffy alzando il passamontagna e accarezzandogli il
viso dolcemente - …non arriverà nessuno
tanto…hai
scelto bene il luogo del tuo agguato, conosci la città… -
La
sua attenzione tornò su Buffy che nel frattempo aveva cambiato i lineamenti.
Voleva
gridare ma dalla gola non gli usciva nessun suono: quei due erano vampiri?!
La
ragazza si avvicinò lentamente al suo collo e lo leccò sensualmente, miagolando
– Il sapore della paura… - sussurrò divertita
prima
di affondare i suoi denti aguzzi nella carne del giovane.
…sto
morendo? Com’è possibile? I vampiri non esistono…
Ci
vollero pochi minuti prima che il corpo del giovane si afflosciasse a terra
come quello di un ubriaco; Buffy abbracciò Spike e lo
baciò
per sentire ancora il sapore del sangue della vittima – Ora voglio fare
l’amore… - gli sussurrò prima di ricominciare l’assalto
alla
sua dolce bocca.
Un
urlo li destò da quella piacevole attività, un suono a dir poco agghiacciante.
Spike
strinse istintivamente Buffy tra le braccia per proteggerla da chissà quale
nemico sconosciuto.
-
Era una donna? – domandò Buffy, indicando poi la direzione della voce –
Potrebbe essere una persona in pericolo… -
Iniziarono
a correre per raggiungere la fonte di quel grido; l’istinto di proteggere gli
innocenti era duro a morire nella vecchia
cacciatrice.
La
stradina si aprì di fronte a loro in una piccola piazza, illuminata da un
debole lampione dalla luce fredda: Buffy si fermò di colpo
e
Spike le andò addosso.
C’era
una persona accasciata a terra, sembrava una ragazzina.
I
due vampiri accorsero da lei ma non c’era più l’alito della vita in quel corpo:
era poco più di una bambina, gli occhi verdi spalancati
per
il terrore, la bocca atteggiata in una smorfia di dolore; Buffy le esaminò una
ferita al collo e riconobbe il morso che lei stessa
lasciava
sulle sue vittime, anche se era diverso.
-
C’è qualcosa di insolito in questo morso… - suggerì a Spike indicandolo.
Lui
si inginocchiò e lo osservò attentamente – È più piccolo, sembra procurato
dalla bocca di un bambino… - chiuse gli occhi della
ragazzina,
disturbato dalla sua espressione di terrore.
-
È impressionante…uccidere senza pietà una ragazzina… - commentò Buffy
disgustata.
Spike
si sentì imbarazzato dal suo passato ma non osò ribattere alle parole della
compagna, anche perché il suo udito finissimo
avvertì
una distorsione nell’aria, come…l’arrivo di una freccia!
-
Attenta! – gridò a Buffy, spingendola a terra e gettandosi a sua volta dalla
parte opposta: un dardo andò con forza a conficcarsi
nella
fenditura del muro.
Da
dove proveniva? Buffy si riprese subito e scrutò nella direzione da cui era
partita la freccia: in lontananza riuscì a scorgere una
figura
femminile esile ma a quanto pareva molto forte.
-
Hey! Che diavolo pensi di fare? Potresti ucciderci lo sai? – sbraitò Spike
alzandosi in piedi.
La
sconosciuta si preparò a scoccare una nuova freccia ma sembrò fermarsi –
Allontanatevi subito da quel corpo! Andatevene da
questa
città se ci tenete alla vostra esistenza! Non vogliamo creature maligne
d’importazione! –
Spike
e Buffy si fissarono allibiti – Di importazione? – dissero all’unisono.
La
situazione era assurda e grottesca.
Buffy
cercò nuovamente la sconosciuta con lo sguardo ma ormai il luogo era deserto se
si escludevano loro due ed il cadavere
–
Chi diavolo era quella li? – domandò Spike aiutando l’amata ad alzarsi.
-
Non lo so…aveva un non so che di… -
-
…cacciatrice? – terminò Spike – È possibile che ce ne sia una qui a Venezia? –
Buffy
scosse il capo alquanto confusa – Non lo so…è strano ma potrebbe essere
possibile…intanto leviamoci da qui e facciamo
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una
telefonata per questa poveretta, che almeno non rimanga qui a marcire per
troppo tempo! –
Spike
annuì e prese la mano di Buffy, trascinandola verso strade centrali dove
avrebbero trovato un telefono pubblico per chiamare
le
autorità locali.
Nell’oscurità
del vicolo, la giovane arciera li fissò allontanarsi, senza perdere mai di
vista la ragazza bionda. La sua figura l’aveva
colpita,
non c’erano dubbi.
Cosa
ci facevano quei due a venezia? Altri guai? Vampiri stranieri? E perché
avrebbero chiamato la polizia per il cadavere? Quella
città
stava diventando un inferno, aveva già i suoi problemi quotidiani, quei due non
dovevano complicarglieli!
Quando
sparirono alla sua vista, sbuffò e si voltò per tornare in perlustrazione:
quella notte la sua ossessione aveva colpito di
nuovo
e lei non era riuscita ad intercettarlo per porre fine ai suoi misfatti.
Ma
ci sarebbe riuscita, era il suo lavoro!
Capitolo
2
-
Padre perdonami perché ho peccato! – la giovane Anita si inginocchiò nel
confessionale e si fece il segno della croce,
abbassando
il capo in segno di pentimento.
-
Dimmi figliola… - la esortò una dolce e profonda voce oltre la grata.
-
Mi sono lasciata sfuggire ancora l’assassino…ha colpito una giovane ragazza e
io non ho fatto in tempo! – strinse le mani fino a
farsi
diventare bianche le nocche.
-
Questo non è peccato figliola… - le rispose la voce –…riuscirai la prossima
volta! –
Anita
spalancò gli occhi e uscì con rabbia dal confessionale – Non prendermi in giro
Antonio! – sbraitò lei, attirando su di se
l’attenzione
di alcune attempate signore non molto distanti.
Abbassò
il tono di voce ma si oscurò di più in volto – Non ho bisogno di confessarmi,
hai ragione, è solo un’abitudine che mi avete
dato
fin da bambina! – sibilò lei gesticolando – Questa notte è morta una ragazzina,
ti rendi conto? Se è stato ancora lui io…come
posso
lasciare che le cose vadano avanti così? Da sola non ce la posso fare! –
Il
prete, un uomo di mezza età, capelli brizzolati, alto e con una pancetta appena
pronunciata guardò Anita con amore e
comprensione
– Sei l’unica che può fermarlo, lo sai! Altri prima di te hanno tentato e hanno
fallito pagando con la vita! Tu sei forte,
hai
un dono di nascita sconosciuto e portentoso! Devi sfruttarlo per il bene! –
-
Ed è quello che faccio Antonio…ma forse non basta! Forse mi sbaglio, forse la
minaccia non è lui ma qualcos’altro! Potrebbero
esserci
altri vampiri maestri in questa città che non escono allo scoperto ma agiscono nell’ombra
per evitare seccature come me!
–
si lasciò andare su una panca, sospirando e massaggiandosi convulsamente le
tempie.
Il
prete si inginocchiò di fronte a lei – Noi agiamo da secoli per il bene comune,
tu sei la più forte sterminatrice che ci sia stata nelle
nostre
file, ma non sono le tue capacità a scuoterti, vero? –
Anita
fissò Antonio – Non giocare brutti scherzi prete, sai che ti confiderò tutto
solo nel segreto della confessione! –
Il
prete sbuffò leggermente irritato per le parole della ragazza – Già piccola
peste, così facendo sai che non posso violare i tuoi
segreti!
Mi hai incastrato! –
Anita
sorrise furba – Non vorrai certo andare a raccontare le mie confessioni al
padre superiore vero? –
Antonio
si rialzò lentamente e guardò il grande crocifisso ligneo sopra l’altare –
Questi sono tempi oscuri Anita, il male prolifica
ovunque!
I demoni un tempo non erano così spavaldi! Tu sei… -
La
ragazza si alzò di scatto, fronteggiando con sguardo fiero il prete - …stata
scelta per combattere le creature infernali…lo so
Antonio,
me l’avete ripetuto per anni da quando ne ho penso dieci! Io vorrei solo…solo
poter condividere con altri questa mia vita! –
-
Ma non sei sola! – ribatté il prete.
-
Qualcuno che non sia un religioso! – rispose acida la ragazza guardandolo scura
in viso – Antonio, sono vent’anni che vivo in
mezzo
a voi preti, studio con un precettore e vengo addestrata da austeri maestri
d’armi! Io non ho una vita mia! Vivo per la chiesa
anche
se non sono una monaca, combatto i demoni e non so niente del mio passato…e…e
l’unico uomo che abbia amato è… -
-
Basta così! – il prete le impose il silenzio, prima di farle finire la frase e
dopo aver visto le anziane donne di prima abbandonare la
chiesa
indignate – La conosco questa storia e so già come finisce! –
-
Io…io…con chi dovrei parlare? Con gli alti e segreti prelati che hanno sempre
deciso del mio futuro? Poche persone hanno
vissuto
la mia esperienza e ora dove sono? –
Il
prete abbassò il capo – Sono morte… -
-
Le mie uniche amiche, orfane come me…sono tombe su cui nessuno tranne la
sottoscritta piange e reca fiori! –
…gli
unici attimi di passione li ho avuti con lui…
Calò
improvvisamente il silenzio nella piccola chiesa: Antonio appoggiò le mani
sulle spalle di Anita e le sorrise con fare paterno.
La
ragazza chiuse gli occhi avvertendo il calore che quel gesto emanava: amava
quel prete come un padre ed era per quello che
con
lui riusciva a confidare quasi tutto…
-
Ora vai a stenderti, hai bisogno di riposare! – le suggerì lui – Una bella
dormita ti servirà a distendere i nervi e riposare il corpo!
Domani
vedrai che la caccia andrà meglio! –
Anita
sospirò: in fondo le cose non sembravano voler cambiare.
Si
sdraiò pesantemente sul letto, fissando il soffitto: la sua camera era semplice
anche se non spartana come quella dei religiosi
che
condividevano il suo stesso tetto.
Aveva
da tempo abbandonato i poster e le foto dei suoi attori preferiti di quando
aveva quindici anni, uniche cose che la facevano
sentire
uguale alle ragazze normali.
Non
era certo quello che si diceva una ragazza frivola, bensì semplice e pratica,
col solo vezzo dei capelli, la parte di se di cui
andava
orgogliosa, lunghi forti e rossi come il sole al tramonto.
Chiuse
gli occhi e si abbandonò ai ricordi di una notte lontana di cinque anni prima,
tra le buie calli della città lagunare: quella notte
girava
col suo fedele arco alla ricerca di vampiri e lo aveva incontrato per la prima
volta.
Era
stato un fulmine, un vero colpo di fulmine! I suoi occhi l’avevano stregata, la
sua voce ammaliata.
Lui
era il primo amore.
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Aveva
lunghi capelli castani, occhi verdi e un’aria da demone dannato, come lei aveva
sempre desiderato.
Quella
notte non si c’erano state molte parole, solo un lungo sguardo da parte di
entrambi, sembrava fosse durato un’eternità.
Lui
era fuggito, lasciando Anita imbambolata e sola in mezzo alla strada.
Quanto
aveva desiderato incontrarlo di nuovo! Custodiva la sua immagine nel cuore,
nella speranza di poterlo incontrare
nuovamente.
Sapeva che era qualcosa di oscuro, la sua magia glielo diceva, ma cosa le
importava se lo amava? L’amore vince su
tutto,
anche sul male!
Come
una stupida adolescente lo sognava, si immaginava il loro primo bacio, la loro
storia d’amore tutta rose e fiori. Ma come puoi
sognare
questo quando fai parte del regno oscuro?
Si
erano incontrati di nuovo quasi tutte le notti, giocando alla cacciatrice ed il
vampiro, poi una notte era cambiato qualcosa.
Il
contatto con le sue labbra fredde l’aveva fatta rabbrividire di desiderio,
facendola tremare in tutto il corpo: non era mai stata con
un
uomo e i primi gesti d’amore furono impacciati; lui l’aveva avvolta nel suo
abbraccio, baciandole il viso e adorando il suo collo
con
tutta la devozione che un vampiro conosce, conducendola poi ad occhi chiusi nel
suo nascondiglio, un appartamento di cui
ricordava
solo il grande letto in ferro battuto, morbido e confortevole.
Quanto
si erano amati quella notte…Anita aveva conosciuto il piacere dell’unione
carnale con un vampiro, l’estasi dei suoi baci, la
conoscenza
dei secoli.
-
Sai cosa sono… - le aveva detto lui in un sussurro, attirandola a se per
accarezzarla.
Anita
aveva annuito baciandolo: in quel momento poco importava che lui fosse un
vampiro, aveva dimenticato completamente ciò
che
era per lei, un nemico.
-
Potrei farti del male…ucciderti…obbligarti a stare con me per l’eternità… -
-
Non lo farai… - aveva risposto lei - …mi rispetti troppo per fare tutto quello
che hai detto senza il mio consenso… - lo aveva
guardato
con occhi innamorati, trascinandolo addosso a se per poterlo sentire vicino, il
suo corpo caldo contro quello di lui, freddo.
-
Il tuo collo è splendido sterminatrice…potrei morderlo e farti mia… -
-
Forse un giorno… - gli aveva detto - …ora devo tornare… -
Ma
lui l’aveva trattenuta – Credi che ti lasci andare così facilmente? – aveva
chiesto, il sorriso malizioso sulle labbra – Sei mia…e
tutti
lo devono sapere! –
Anita
si era allarmata e aveva tentato di sottrarsi alla sua stretta che si era fatta
implacabile.
-
Non posso permettere che qualcuno ti faccia del male…è meglio che sappiano a
chi appartieni! –
Si
era spaventata al sentire le sue parole, ma nulla poteva fare e, d’altra parte,
una regione remota del suo io non voleva
allontanarlo...e
così era diventata sua.
Anita
spalancò gli occhi: era in un bagno di sudore freddo, come se fosse stata
rinchiusa a lungo in una cella frigorifera; si alzò dal
letto
e raggiunse lo specchio del bagno, accendendo la luce e osservandosi il collo.
Il
segno del morso era ancora sulla sua pelle, non sarebbe mai guarito, era il
segno che apparteneva a lui…
Si
sfiorò il marchio ed il suo corpo ebbe un fremito: ogni volta che pensava a lui
lo desiderava e lo temeva allo stesso tempo.
C’erano
notti in cui avrebbe desiderato vederlo per abbandonare tutto e seguirlo, altre
in cui voleva solo ucciderlo! Dopo quello che
aveva
fatto…oppure no…
Capitolo
3
Spike
si mosse lentamente, seguendo un percorso pericoloso lungo la schiena di Buffy,
camminando lungo la sua spina dorsale.
-
Spike… - cantilenò lei, la testa affondata nel cuscino.
Lui
la girò di peso – Facciamo le cose cattive? – le chiese.
Buffy
scoppiò a ridere e dopo un minuto d’ilarità incontrollabile gli saltò sopra –
Va bene, divertiamoci un po’ brutto cattivone… - gli
disse
continuando a ridere.
Si
abbassò, leccandogli il collo fino a chiudergli la bocca con un rovente bacio.
-
Non ridi più passerotto? – balbettò lui, quasi tramortito dall’irruenza del
bacio e dal desiderio che si stava svegliando rapidamente
in
lei.
Buffy
scosse il capo, fissandolo negli occhi con aria molto…molto cattiva.
Anita
aveva scelto un nuovo arco quella sera, frugando nell’armeria dei sotterranei
del monastero; la faretra era già colma di frecce
con
la punta in argento.
Il
suo abbigliamento scuro le permetteva di aggirarsi per le strade in penombra
senza farsi notare.
Si
sentiva in forma quella notte, aveva la certezza che sarebbe accaduto qualcosa
di interessante.
Scivolò
rapidamente dietro un gruppo di ragazzi che chiacchierava alla luce di un
lampione appena fuori di un pub e si inoltrò
nel
buio di una piccola strada; dov’erano i demoni quella notte? Possibile che i
vampiri dormissero ancora? Il sole era ormai
tramontato!
Improvvisamente
li vide uscire dall’ingresso di un piccolo albergo: erano i due vampiri della
scorsa notte, i due stranieri!
Lei
sembrava un angelo, con i suoi biondi capelli e il viso dolce e innocente: se
non fosse stato per la sua particolarità, Anita non
l’avrebbe
riconosciuta come demone.
C’era
una distorsione nella percezione della vampira, qualcosa che la teneva a metà
tra l’umano e il demone! Lui era un vampiro
come
gli altri anche se emanava un’energia molto potente.
La
bionda attirava Anita come una falena alla luce.
Decise
di seguirli, anche perché non avevano dato ascolto al suo monito di lasciare la
città.
Li
pedinava da circa mezz’ora, ma non avevano ancora attaccato nessuno! Perché non
cacciavano? Ma soprattutto, perché lei non
li
uccideva?
-
Potremmo andare a vedere il nuovo Teatro
Ma
cosa sono, turisti?
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La
sua compagna aveva annuito dubbiosa – Io avrei preferito una cenetta romantica
in qualche ristorante e poi una romantica
passeggiata
al chiaro di luna… -
Anita
scosse il capo confusa: quei due non erano di certo vampiri comuni! Avevano
l’aria di essere due sposini in luna di miele,
senza
smanie di conquista o di dominio sulla città come accadeva da secoli tra i
vampiri maestri e soprattutto da pochi mesi a
questa
parte! Sembrava non si curassero della vita oscura della città, volevano
solo…distrarsi!
Sorrise
al pensiero di quei due esseri così strambi e pensò che forse poteva lasciarli
andare senza minacciarli o ucciderli, in fondo
provava
quasi simpatia per loro!
All’improvviso
avvertì il tocco di una mano sulla sua: si voltò e vide un bambino di poco più
che dieci anni, che le sorrideva timido.
Anita
ebbe un attimo di esitazione nel vedere quella piccola figura a quell’ora della
sera – Ti sei perso piccolo? – gli chiese
stringendogli
la mano per infondergli sicurezza; probabilmente aveva smarrito i genitori
confondendosi tra la folla.
-
Vuoi giocare con me? – domandò il bambino con una voce squillante e
cristallina.
Anita
si sentì congelare improvvisamente: quella creaturina non era ciò che sembrava!
Dietro quello sguardo innocente e quei
teneri
occhi color nocciola si nascondeva un vampiro!
Si
sciolse con rapidità dalla mano del bimbo e indietreggiò istintivamente, portandosi
a distanza di sicurezza. Quale demonio aveva
potuto
fare di un bambino un demone? Condannarlo al male e ad un esistenza nel corpo
di un piccolo uomo!
Il
bambino smise di sorridere – Non vuoi giocare con me? – chiese: l’innocenza del
suo viso era completamente svanita, lasciando
posto
ad un viso livido, gli occhi freddi e implacabili di un assassino.
-
Sei cattiva, perché vuoi lasciarmi qui solo? – chiese il vampiro, avvicinandosi
lentamente ad Anita – Perché nessuno vuole
giocare
con me? Il mio nuovo papà mi lascia sempre solo e mi manda a giocare per le
strade, ma nessuno mi fa compagnia! –
Dio
santissimo…è stato creato da poco, non si rende conto di ciò che è fino in
fondo!
Il
bambino mise il broncio, tornando a lineamenti consoni alla sua età.
Come
poteva fare del male a un bambino?
-
Chi è il tuo papà? – si azzardò a chiedere lei.
Il
piccolo si asciugò le lacrime e fissò Anita – Lui non è il mio vero papà, però
mi cura e dice che i miei veri genitori sono andati in
cielo
allora devo stare con lui! Però mi lascia sempre solo… –
La
sterminatrice si sentì congelare – Dove abiti? Così ti riaccompagno a casa… -
proseguì lei.
-
Vieni con me? – chiese il bambino estasiato.
Anita
annuì e gli tese lentamente la mano: sapeva di rischiare molto, non aveva mai
avuto a che fare con un bambino vampiro,
poteva
attaccarla quando meno se l’aspettava, ma poteva anche condurla nel covo di
qualche maestro.
In
cuor suo temeva di conoscere l’autore di quell’abominio, ma avrebbe sperato
fino alla fine di sbagliarsi.
Si
incamminarono insieme.
Buffy
si fermò di colpo e si girò, guardando due figure in fondo alla via: Spike
fissò prima lei poi cercò di capire cosa stesse
guardando
con tutto quell’interesse.
-
Dimmi piccola, vedi qualcosa che mi sfugge? – le chiese incuriosito.
Buffy
gli indicò le due figure che camminavano lentamente in fondo alla via: una era
sicuramente un bambino e l’altra una donna.
-
Cos’hanno? – domandò lui di nuovo.
-
La donna che cammina è la ragazza che ci ha lanciato la freccia la scorsa
notte, non la riconosci? Riesco a vedere da qui anche il
suo
arco! –
Spike
la osservò con attenzione ed annuì dopo averla riconosciuta – E quindi? –
Buffy
lo guardò torva e sbuffò, iniziando poi a camminare nella stessa direzione di
Anita – Non ti sembra strano che una probabile
cacciatrice
di vampiri vada in giro a quest’ora della sera armata e tenendo per mano un
ragazzino? Deve esserci qualcosa che non
va…o
in lei o nel bimbo! –
Spike
le si affiancò – E tu sei così curiosa da volerlo scoprire vero…cacciatrice? –
Lei
si fermò un istante, un sorriso smagliante stampato in volto – Ebbene…si! Sono
ancora curiosa come prima e mi piace risolvere
gli
enigmi come un tempo! Non ho perso il mio spirito di intraprendenza…ma è anche
per questo che mi ami non è vero? –
Spike
rovesciò la testa all’indietro e rise, poi, dopo aver baciato Buffy rapidamente
la seguì in quella nuova avventura.
Anita
non conosceva quella strada, nonostante avesse girato di notte per anni in
quella città: credeva di conoscerne ogni anfratto,
costretta
a muoversi ogni volta nell’oscurità. Dove la stava portando quel bambino?
Lo
teneva d’occhio, sempre all’erta, aspettandosi un attacco da un momento
all’altro: da parte sua, il bambino si era mantenuto
calmo
fino a quel momento, alzando il capo ogni tanto e sorridendo ad Anita con
innocenza.
-
È molto lontana casa tua piccolo? – si azzardò a chiedere lei.
Il
bambino si fermò – Non manca tanto…è un palazzo molto alto, ci abita molta
gente ma il mio papà è più grande di tutti… -
Anita
inarcò un sopracciglio – Il più grande? –
Il
bambino annuì – Tutti lo chiamano Master e vive nella camera più grande di
tutto il palazzo! –
Anita
annuì, ripensando alla camera che l’aveva ospitata tempo prima, ricca di
tessuti caldi e pregiati, quadri preziosi e oggetti rari.
Il
bambino la riportò alla realtà, tirandole la manica della giacca – Io ho fame!
–
Il
tempo di fermò. Anita intuiva che un bambino vampiro affamato doveva essere una
delle cose più pericolose al mondo! Non c’è
nulla
di peggio che una creatura che uccide con l’innocenza di un bambino…e il
piccolo che le stava accanto aveva fame.
Sentì
la stretta sulla sua mano farsi micidiale, e osservò il cambiamento avvenuto
nel volto del bambino: due grandi occhi gialli la
scrutavano
famelici, i denti piccoli ma aguzzi e letali la minacciavano.
-
Buon Dio! – esclamò cercando di strattonare il piccolo per liberarsi la mano,
invano.
-
Io ho fame! – ribadì lui serio.
-
E io non voglio essere la tua cena! – esclamò Anita, cercando nella sua tasca
il crocifisso ed estraendolo rapidamente; il bambino
si
spaventò e reagì coprendosi il viso, iniziando anche a piagnucolare.
-
Sei cattiva… - gridò.
Liberata
dalla stretta del vampiro, Anita prese una freccia e la sistemò sull’arco,
puntando il piccolo demonio.
-
È solo un vampiro… - si disse – Non è più quello che sembra… - cercò di
convincersi, ma la forza le mancò. Non poteva uccidere
un
bambino.
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Buffy
affrettò il passo nel vedere la ragazza puntare la sua arma contro il piccolo.
-
Perché vuole uccidere il bambino? – chiese Spike.
-
Guardalo bene in faccia tesoro…chi ha creato un simile abominio? – rispose lei.
Anita
smise di tendere l’arco e si passò una mano sulla fronte, confusa e senza
forze.
Il
baby vampiro ne approfittò, saltandole addosso e puntando dritto al suo collo,
ringhiando come una bestia; la sterminatrice si
ritrovò
con il viso del piccolo a pochi centimetri dal suo collo, il fiato che puzzava
di sangue e morte.
Cercò
di respingerlo e dopo molti tentativi gli puntò le scarpe in mezzo allo stomaco
e con un calcio forte lo respinse, facendolo
sbattere
contro il muro opposto.
Buffy
decise che era il momento di agire, la ragazza era in difficoltà e voleva
aiutarla: era riuscita con fatica a togliersi di dosso quel
piccolo
demonio ma non l’aveva ancora ucciso.
Forse
le mancava il coraggio visto che aveva di fronte un bambino!
Corse
verso Anita e afferrò una delle sue frecce che si erano sparpagliate a terra
durante la caduta, poi, con un rapido movimento
la
conficcò nel cuore del bambino, riducendolo in polvere all’istante.
-
Brava la mia cacciatrice! – commentò compiaciuto Spike raggiungendola.
Buffy
soffiò via la polvere dalla punta della freccia e sorrise al compagno,
sentendosi ancora una volta l’unica e vera cacciatrice.
Tese
la mano ad Anita che nel frattempo si stava rialzando, cercando di ricomporre i
frammenti degli ultimi secondi: era
evidentemente
spaesata e anche felice di non aver ucciso lei quel vampiro.
-
Lo sai che non ti avrebbe risparmiata quel piccolo? – le domandò Buffy seria –
Fortunatamente ti abbiamo seguita! –
Anita
scrutò Buffy poi Spike, poi tornò ancora su Buffy.
-
Chi diavolo siete? -
Capitolo
4
Anita
sorseggiò un ottimo cuba libre, seduta con Buffy e Spike in un pub aperto fino
a notte inoltrata.
Si
sentiva esausta, nonostante non avesse ucciso nessuno quella notte.
Buffy
e Spike la guardavano incuriositi in silenzio, tenendosi per mano.
Appoggiò
il bicchiere sul tavolo e tossì leggermente – Chi siete? – chiese poi ai due
vampiri – Cioè…quello che siete lo so…ma
cosa
ci fate qui? –
Buffy
sorrise – A dire la verità siamo in vacanza… -
Spike
rise – Una vacanza che non riesce in nessuna città ad essere tranquilla a
quanto pare… -
La
ragazza sorrise suo malgrado mentre Buffy la fissava interessata – Tu chi sei?
Sei una cacciatrice? –
Anita
scosse il capo – Dici la cacciatrice della leggenda? No, non sono io…io sono
semplicemente un’orfana, abbandonata sul
selciato
davanti ad una chiesa vent’anni fa. Sono stata raccolta da un ordine religioso segreto,
un’organizzazione del Vaticano
che
opera nella segretezza per eliminare i demoni! Mi hanno educata ed istruita
all’uso delle armi, addestrata per essere io stessa
un’arma
viste le mie capacità!
Ho
la fortuna di essere forte e ho un dono: so percepire l’energia emanata dalle
creature viventi e non, riuscendo a capire a che
razza
appartengano, se sono demoni, vampiri o altro… - mentre pronunciava l’ultima
parola, Anita guardò Buffy – Come te…sei un
vampiro
ma hai qualcosa di diverso! –
Buffy
annuì – Io ero la cacciatrice un tempo…a dire il vero fino a pochi mesi fa…e…ho
scelto di stare con l’uomo che amo,
rinunciando
alla mia umanità! – Anita rimase a bocca aperta.
-
Ma tu hai l’anima ancora, la percepisco! – ribatté Anita.
-
Dev’essere stata la mia condizione precedente a rendermi quella che sono oggi!
Ma quello che sono io non ha importanza, voglio
sapere
di te! Cosa succede in questa città? –
Anita
bevve ancora il suo cocktail, forse per sciogliersi un po’ la lingua – Quello
che già sapete io non l’ho mai condiviso con
nessuno
che fosse estraneo all’ordine…è la prima volta che mi confido con una persona
che non è un prete! Fino a pochi mesi fa
eravamo
in quattro ad agire contro il male, difendendo la città da attacchi demoniaci,
poi è iniziata credo una guerra tra vampiri! –
Spike
sembrò interessarsi maggiormente alla questione – Una guerra? –
Anita
annuì – Si…prima di questo caos, a Venezia c’era un solo Master e la caccia era
abbastanza semplice…uscivi, trovavi un
po’
di vampiri, li cacciavi, una freccia nel cuore e puf! Poi…tutto è cambiato! I
vampiri si sono moltiplicati e…sono rimasta sola!
–
gli occhi le diventarono lucidi improvvisamente ricordando – Ho visto morire le
mie compagne, accanto a me! Ci hanno teso
una
trappola ed io…non sono stata toccata! Hanno aperto la strada per farmi andar
via, chiamandomi…chiamandomi puttana e
ridendo
di me! Loro sono cadute a terra dissanguate mentre io scappavo via
terrorizzata! Erano in otto e nulla siamo riuscite a
fare!
Ci hanno circondate e attaccate in un luogo che non ci permetteva di scappare!
Quando sono rimasta in vita solo io hanno
smesso,
lasciando cadere a terra i tre cadaveri delle mie compagne perché uno di loro
aveva fatto un semplice gesto con la mano!
Mi
hanno scrutata come se ai loro occhi fossi nuda! - Anita sembrò improvvisamente
riprendersi da quel racconto, strofinandosi
energicamente
gli occhi e continuando a parlare – Non ne sono sicura al cento per cento ma
credo che sia arrivato almeno un altro
Master
che vuole il predominio sulla città! Secondo me è arrivato con un esercito di
vampiri, pronto a fare la guerra a… - le parole
le
morirono in bocca.
Buffy,
dopo averla osservata attentamente le mise dolcemente una mano sulla guancia,
poi la costrinse ad alzare il viso – Quel
segno…chi
te lo ha fatto? Tu…appartieni a qualcuno, vero? –
Anita
arrossì vistosamente – No…io…è stata una ferita in battaglia… -
Buffy
scosse il capo – Tu usi l’arco da quanto ho capito, quindi cerchi di evitare il
corpo a corpo…doveva essere il Master della
città…per
costringerti ad avvicinarti così tanto a lui! –
Spike
osservò il morso sul collo della ragazza, poi decise che era giunto il momento
di una sigaretta – A quanto pare c’è qualcuno
che
ha marcato il territorio… - commentò col fumo che li usciva dalla bocca e un
sorriso malizioso sulle labbra.
Buffy
sogghignò.
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-
No vi sbagliate! – sbraitò Anita, animandosi vistosamente e attirando su di se
l’attenzione degli altri tavoli.
Buffy
capì che non era la strada giusta per far parlare la ragazza e pose una mano su
quella di Spike, intendendosi con lui
attraverso
una sguardo fugace.
-
Sono rimasta solo io a combattere…e mi trovo in mezzo ad una cosa che è più
grande di me questa volta! – strinse i pugni fino a
farsi
diventare le nocche bianche – E…con tutto il rispetto, mi ritrovo in un pub a
bere in compagnia di una coppia di vampiri! Io li
ammazzo
tutte le notti Buon Dio! –
-
No guarda, qui Dio non centra niente! – rispose Spike.
-
Se la guerra tra i clan avesse fine forse…potrei… -
Buffy
strinse gli occhi, scrutando la sterminatrice - …andare via da Venezia? Oppure
restarci in eterno? –
Anita
rispose alla frecciata della bionda con uno sguardo fiero – Questo non ha
importanza ora – rispose dura.
-
Perdona la mia insolenza – si scusò Buffy – Tu hai la certezza che non sia il
solo Master della città a fare tutto questo? Forse per
avere
te? – nonostante tutto Buffy sapeva come arrivare al punto perché Anita arrossì
imbarazzata.
…non
ha bisogno di questo per avermi…
Anita
si perse un istante nei suoi pensieri, sentendo ancora sul suo corpo le mani
fredde del suo vampiro – Quel bambino è stato
ucciso
per pura crudeltà, ne sono certa! E lui non farebbe mai questo ad una creatura
innocente! – non poteva credere che il primo
uomo
che l’aveva posseduta anima e corpo uccidesse gli inermi, per farne creature
abominevoli – Io lo conosco bene, gli do la…la
caccia
da 5 anni ma è sempre sfuggito! – Stava mentendo in parte – So di non essere
ancora abbastanza forte per uccidere un
vampiro
maestro, anzi, forse non lo sarò mai abbastanza per lui! Ha sempre giocato con
me, facendomi infuriare con le sue battute
e
invertendo i ruoli inseguendomi! –
Buffy
sorrise a Spike, riportando alla mente ricordi non troppo vecchi del loro
rapporto – Tu non sarai mai in grado di ucciderlo…
-
sussurrò poi incrociando la mano con quella del compagno.
-
Voi vi amate molto! – commentò la ragazza nel vedere quel piccolo gesto – Tu
hai compiuto un grande sacrificio per lui! –
Buffy
fece spallucce sorridendo, poi baciò Spike – Gli ho dato la caccia per molto
tempo e…devo dire che la nostra storia è stata fin
dall’inizio
poco convenzionale! Ricordi amore...volevi uccidermi! Chi mi stava accanto in
vita lo fa ancora adesso perché conosce
ciò
che sono diventata! –
-
Il mondo della cacciatrice è qualcosa di straordinario! –
Spike
rise – Apocalittico direi… -
La
compagna lo fulminò con lo sguardo – Prima, riferendoti al Master ne hai
parlato al passato – riprese poi - …non lo vedi più?
Hai
più avuto sue notizie o lo hai visto? –
Anita
scosse il capo – È da quando ha avuto inizio questo moltiplicarsi di vampiri
che non lo vedo più, si è volatilizzato! –
-
Potrebbe essere morto? – domandò Spike –
-
No! – rispose pronta Anita, sfiorandosi il collo – Lo saprei… -
Capitolo
5
Mentre
Buffy e Anita chiacchieravano di armi, Spike alzò il capo, serio in volto,
cercando qualcuno nella ressa del locale, poi attirò
l’attenzione
della compagna sfiorandole la mano – Abbiamo compagnia…fuori da qui! – le
disse.
Buffy
si fece seria e guardò Anita – Hai da lavorare piccola! –
La
sterminatrice si alzò di scatto dalla sedia, quasi rovesciandola, raggiunse con
passo deciso l’uscita, tenendo ben nascosto l’arco
sotto
la lunga giacca nera. I due vampiri la seguirono a ruota.
-
Deve essere una deformazione professione… - sussurrò Buffy mentre camminava
dietro la ragazza.
Spike
la interrogò con lo sguardo – Cosa intendi? –
Buffy
lo guardò maliziosa, poi sorrise – Quanto lotti contro il male e cammini
costantemente al suo fianco ne rimani in ogni caso
attratta…fino
a quando cedi alla passione che provi per esso e ti lasci annegare in lui per
l’eternità! –
Spike
rise.
Usciti
dalla pesante porta in legno del pub, Anita sentì una leggera e frizzante aria
pungerle il viso, ma nessun vampiro nelle
vicinanze:
avanzò, non conoscendo la sua meta. Si sentiva inquieta.
Buffy
e Spike camminavano appena dietro di lei, guardandosi intorno.
-
Li ho sentiti… - sussurrò Spike - …e sono forti… -
Buffy
gli strinse la mano istintivamente e guardò Anita: era concentrata, camminava
guardina; afferrò l’arco, pronta a colpire se
necessario.
I
tre avanzarono per altri cento metri, addentrandosi in una piccola strada
semibuia, giungendo poi ad un altrettanto minuscolo
incrocio,
formato da due alti palazzi che sembrava non avessero fine.
Anita
si fermò per prima.
Due
figure scure erano una di fronte all’altra: Anita ne riconobbe una che le era
molto familiare.
Il
suo cuore sembrò fermarsi per la sorpresa.
-
Non puoi avere il dominio della città! – sibilò il vampiro alla sinistra di
Anita.
-
Tu lo perderai… - rispose l’altro – Il tuo tempo è passato, è ora che questa
città diventi completamente territorio di caccia degli
immortali!
–
-
È per questo motivo che crei vampiri bambini? Vuoi che l’intera popolazione
diventi immortale? Creatura senza ritegno! –
Sapeva
del bambino? Si chiese Anita.
L’altro,
come risposta, sputò a terra – Non comprendi che con il mio seguito posso
spazzarti via dalla faccia della terra? Sei antico
si…ma
solo! Un’alleanza tra noi sarebbe più utile ad entrambi! –
-
Io invece credo che tu voglia questo accordo perché sai di non potermi battere!
–
-
Ne sei sicuro? –
Anita
si tenne nascosta fino a quando il vampiro sconosciuto accennò un attacco al
Master della città, avventandosi su di lui con un
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ringhio
disumano; in quel momento strinse il suo arco e con decisione si preparò a
colpire.
Nessuno
gli poteva fare del male!
Imprecò,
non riuscendo inizialmente a prendere la mira, i due vampiri si muovevano
troppo velocemente.
Nonostante
le difficoltà iniziali però, la sua esperienza di tiratrice le permise di
cogliere un momento in cui il suo bersaglio era
relativamente
lento, lanciando così il dardo argentato.
La
freccia andò a colpire però la spalla, anziché il cuore del vampiro che perse
l’equilibrio e cadde al suolo.
Il
silenzio calò intorno ai presenti: il vampiro colpito ringhiò di dolore,
voltandosi verso Anita ed emettendo versi strazianti mentre
con
una mano estraeva la freccia.
L’argento
conficcato in quel punto non lo avrebbe ucciso di certo, ma gli aveva procurato
dei dolori lancinanti e una ferita che
sarebbe
guarita molto lentamente.
-
Credi di potermi uccidere con una freccia nella spalla? – gridò ed espose il
suo viso alla debole luce della luna: era un uomo
maturo
quando era stato trasformato, i lineamenti duri e gli occhi neri come la pece,
la bocca sottile e crudele.
Anita
tremò suo malgrado mentre Buffy avanzava per proteggerla.
Il
Master si lasciò sfuggire un’imprecazione – No…non dovevi venire qui! –
Anita
lo fissò, perdendosi per un lungo istante nei suoi occhi ed escludendo il resto
del mondo.
Non
dovevo salvarti? Io non potrei mai pensare ad un mondo senza te…
Spike
si accostò a Buffy – Non credo che la piccola ammazza vampiri possa farcela con
quel bestione! È troppo per lei! –
Buffy
annuì – Non possiamo lasciarla sola! –
Spike
sospirò: sapeva che sarebbe andata a finire così!
-
Tu sei una piccola e insulsa puttanella! – gridò il vampiro riferendosi ad
Anita – Accompagnata da chi…due vampirelli? Da dove li
hai
tirati fuori? –
-
Hey! – gridò Buffy visibilmente alterata da quelle parole – Io sono…ero la
cacciatrice, porta rispetto! – Spike la tirò per un braccio
per
zittirla. A volte era impossibile domare la sua bocca!!
-
La cacciatrice? Diventata un vampiro? – rise di risposta lui.
Buffy
tentò di attaccare ma fu di nuovo trattenuta da Spike – Non dobbiamo
interferire! –
Chissà
perché decise che era meglio fare quello che le diceva Spike.
Il
Master nel frattempo si stava avvicinando ad Anita che era sempre persa nei
suoi occhi – Sciocca…non dovevi intrometterti! – le
disse
freddo.
Anita
si scosse dall’incanto dei suoi occhi – Sciocca? A me? Questo è il mio lavoro!
Io ammazzo i vampiri! – rispose acida.
-
Ma sei la sua puttana! – gridò l’altro vampiro – Credi che non si senta il
potere del suo marchio su di te? Lo avvertirei anche se
tu
fossi confusa in mezzo a mille persone! Lui sa sempre dove sei e gli altri non
ti possono toccare perché gli appartieni! Che cosa
romantica!
La sua schiava umana! – continuò a sbellicarsi dalle risate, facendo sempre più
infuriare Anita.
Sgranò
gli occhi esterrefatta: era così evidente quel segno? Quindi era per quello che
Buffy nel locale le aveva fatto quelle
domande?
Era palese quello che lei provava per lui?
Si,
allora non sapeva nasconder ei suoi sentimenti? Forse era così, ma il suo
lavoro veniva prima di tutti perché vite innocenti
andavano
di mezzo a quella stupida guerra.
Prese
un’altra freccia e si preparò a scagliarla, sola contro tutti quei vampiri.
Ma
Buffy e Spike erano dalla sua parte!
-
Colpiscilo! – la spronò la vampira.
Quello
che accadde in quei secondi fu una serie di immagini confuse agli occhi della
sterminatrice: non riuscì a lanciare il dardo
perché
il vampiro che puntava si mosse troppo rapidamente.
Come
una sciocca principiante lasciò la presa sull’arma e si allontanò, cercando di
allontanarsi da quella creatura che si avvicinava
a
lei come un toro infuriato. Ed era come se lo fosse realmente perché se la
caricò sulle spalle con un semplice gesto, sollevandola
da
terra e stringendola in una morsa da cui non poteva liberarsi.
-
La tua puttana è mia! – disse al Master – Pensa alla mia offerta oppure lei
diventa la mia piccola schiava d’amore! Mi conosci,
sono
abile a manipolare la mente umana! Anche le più forti! – sorrise beffardo prima
al suo diretto rivale, poi a Buffy e Spike – In
quanto
a voi, se non volete noie, vi conviene tornare da dove siete
venuti…cacciatrice! –
Si
allontanò mentre Anita tentava disperatamente di liberarsi: nella strada
echeggiò solo la sua risata irritante e profonda.
Ci
fu un lungo attimo di silenzio, interrotto dal ringhio di Buffy che non ne
poteva più di misteriosi vampiri maestri che si
contendevano
il dominio della città: erano noiosi!
In
fondo i tempi erano cambiati!
Il
Master li guardò, scrutando le loro figure alquanto insolite: una giovane
biondina minuta e speciale perché un’ex cacciatrice e il
suo
compagno, un vampiro di circa duecento anni con i capelli di un colore
irritante e uno spolverino nero. Ma da dove erano saltati
fuori?
Fece
qualche passo nella loro direzione.
-
Lo lasci andare via così? Ha preso Anita, la donna che ami! –
Lui
scosse il capo – Non le farà nulla! Vuole piegarmi al suo volere, alle sue
condizioni, non la toccherà! Altrimenti con che carta mi
ricatterebbe?
–
Spike
lo fissò: come poteva essere così freddo e distaccato? Se gli avessero portato
via la sua Buffy sarebbe impazzito e avrebbe
iniziato
una caccia sfrenata, uccidendo chiunque sul suo cammino!
Buffy
lo fissò, dal basso in alto: finalmente lasciava che la luna illuminasse anche
il suo volto.
Era
affascinante, non c’erano dubbi.
La
sua bellezza era da togliere il fiato, un perfetto dandy del secolo scorso, con
lunghi capelli castani che gli ricadevano sulle
spalle,
il viso pallido dai lineamenti virili ma non duri, gli occhi verdi e la bocca
così carnosa che invitava chiunque al bacio.
Chiunque
tranne Buffy naturalmente che non aveva occhi che per Spike.
Il
Master si accorse che Buffy lo stava scrutando e le sorrise debolmente – Tu eri
la cacciatrice? Singolare destino per una come te!
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Diventare
ciò che hai combattuto? Dovevi avere proprio un motivo molto valido per
intraprendere il sentiero della notte eterna –
Buffy
guardò Spike e in quello sguardo il Master comprese tutte le sue motivazioni.
Le
tese la mano – Io sono Jean Claude –
Capitolo
6
Il
Master li condusse nella sua dimora, un grande appartamento in un palazzo signorile
della città, arredato in stile classico ma
senza
essere pacchiano. Buffy osservò l’ambiente estasiata, poi lo confrontò con la
loro cripta a Sunnydale e rivolse uno sguardo
di
rimprovero a Spike – Quando torniamo a casa dobbiamo rivedere due cosucce su
casa nostra! – gli sussurrò tra il divertito e
l’arrabbiato.
Jean
Claude si accomodò sul divano della grande sala, illuminata dalla luce della
luna che entrava da una grande finestra
affacciata
sul canal grande.
Buffy
si sedette di fronte a lui, sfacciatamente sul tavolino di cristallo mentre
Spike, divertito, guardò fuori dalla finestra,
apparentemente
ignorando la compagna e il Master.
-
Cosa conti di fare? – gli chiese lei, impaziente di sapere le sue intenzioni:
ogni minuto che passava era sempre più pericoloso per
Anita
e Buffy non voleva che le accadesse nulla di male. Aveva preso in simpatia
quella sterminatrice e ancora di più dopo aver
scoperto
che amava un vampiro.
Il
Master reclinò il capo e scrutò la ragazza, scorgendo il fuoco che bruciava in
lei e la sua anima così combattiva e immensa: non
aveva
mai conosciuto una simile creatura! Ne era affascinato.
-
Tu sei speciale – le disse, attirando immediatamente l’attenzione di un
gelosissimo Spike che si avvicinò subito alla sua Child
–
Hai un fuoco dentro che non ho mai visto in nessun vampiro! La tua anima ti ha
resa speciale anche nella morte! – poi guardò
Spike
con occhi tristi – Sei fortunato William il Sanguinario ad amare ed essere
ricambiato da questa donna! –
-
Tu mi conosci? – domandò Spike stupito.
-
Sei famoso…ti ho riconosciuto per il tuo look…sapevo che eri un tipo
stravagante! Vedo che hai catturato la tua terza cacciatrice
ma
questa volta è stata lei a ingabbiarti in una morsa d’amore! – un lieve sorriso
colorò le guance del Master che accavallò le
gambe
e si rilassò.
Buffy
non comprendeva il suo atteggiamento e a stento riusciva trattenersi dallo
schiaffeggiarlo – Con tutto il rispetto Jean
Claude…
– attaccò, mordendosi il labbro inferiore per trattenere parole brusche od
offensive - …io fatico a comprendere il tuo
atteggiamento
e permettimi di farti una domanda…tu ami Anita, vero? – il vampiro annuì -
…allora perché sei qui seduto tranquillo
mentre
lei potrebbe rischiare la vita? –
Il
Master si scostò una ciocca di capelli dal viso – Lui non la toccherà, lo so
perché conosco quel vampiro meglio di chiunque altro!
È
uno dei miei figli! –
Buffy
rimase senza parole – Vedi, ho vagato in tutto il mondo per mille anni,
annoiato e solo. Quando arrivai in Italia la prima volta,
circa
cinquecento anni fa conobbi quell’uomo, Carlo e lo vampirizzai, convinto che
sarebbe stata un’ottima compagnia e un amico
fedele
–
Spike
si mise al fianco di Buffy per meglio ascoltare la storia di Jean Claude.
-
Trascorsi vent’anni dall’inizio della nostra amicizia – e diede uno strano tono
sarcastico all’ultima parola – Carlo iniziò ad avere
strane
idee sui mortali e sul nostro comportamento nei loro confronti! Principalmente
sono le stesse che lo caratterizzano tutt’ora!
Lui
vuole governare su questa città che lo ha rifiutato in vita, regnando su una
popolazione di non-morti! –
-
È un folle! – commentò Spike – E quando questa città sarà di soli vampiri cosa
faranno, si succhieranno tutti tra di loro? Potrebbe
scatenarsi
un invasione di vampiri! – sgranò gli occhi al pensiero di orde di vampiri in
ogni dove – Quel maledetto ha una minima
idea
di che diavolo può causare con le sue idee?? – gridò, afferrando con rabbia le
sue inseparabili sigarette.
-
È stato il mio errore più grande, fatto con leggerezza, una superficialità che
non dovrei avere per l’età che ho… - si disse il Master,
pensando
anche a quello che Anita stava passando per causa sua.
Buffy
si massaggiò una tempia – Sono in tanti vero? Ne ha già creati molti? –
-
È tornato a Venezia da circa due mesi e ne ha creati una decina…vampiro più
vampiro meno! A nostro favore abbiamo il fatto che
nonostante
la sua età è ancora un vampiro con pochi poteri, quindi non può creare vampiri
troppo temibili! -
-
Se la fortuna è dalla nostra quindi questi dieci non hanno abbastanza forza da
crearne altri…visto il genere di vittime che predilige
il
bastardo – disse Buffy ripensando al bambino vampiro.
Ripensando
a quell’abominio però Buffy fu come illuminata da un’idea – Aspetta un attimo!
– si alzò in piedi con uno scatto – Tu
sapevi
del bambino prima nel vicolo! Ma nessuno di noi ha avuto modo di metterti al
corrente! Tu vedi con gli occhi di Anita, vero? –
Spike
osservò la compagna soddisfatto da quella scoperta, Jean Claude annuì tranquillamente.
-
Forse ho un’idea…possiamo sfruttare a nostro favore il vostro legame! - esclamò
Buffy eccitata, poi si fece seria – Però, prima di
illustrarVi
il piano, permettimi di darti un suggerimento Jean Claude e scusa se potrà
offenderti… -
I
due uomini aspettarono in silenzio e incuriositi quello che Buffy stava per
dire – Anita è una ragazza vitale ed energica, ha
bisogno
di un compagno forte che le dia sicurezza ma anche che dia un po’ di pepe al
rapporto e lo stimoli, quindi, lascia che ti dica
questo
parlando per esperienza personale…il bel tenebroso malinconico - depresso ha
fatto storia, non va più di moda! Con lei
devi
essere passione ed energia al cento per cento se vuoi farla felice, inventiva e
un pizzico di perversione sennò ti lascerà per la
depressione!
– detto questo, con aria completamente innocente corse ad abbracciare Spike
che, tra il divertito e lo stupito guardò
Jean
Claude, rimasto di sasso per quelle parole.
Buffy
lo baciò dolcemente sulla punta del naso, poi gli sorrise maliziosa – Avevo
bisogno di dirgli questo, il suo comportamento
mi
stava deprimendo! Questo modo di fare così oscuro non fa più impazzire le
donne… - proseguì lei mentre Spike passava
lievemente
le labbra sul suo collo, avvertendo l’odore del sangue che lo stava a poco a
poco risvegliando.
-
Passerotto…so a chi ti stavi riferendo e mi fa proprio piacere sentirti dire
queste cose – le disse, staccandosi poi perché si sentiva
osservato
dal padrone di casa.
Imbarazzati,
i due vampiri si allontanarono e tornarono seri, rivolgendosi al Master.
-
Perdona quello che ti ho detto, non volevo essere offensiva… - disse Buffy,
avvicinandosi a Jean Claude lentamente – vedilo
come
un consiglio su come trattare una donna… -
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Il
vampiro si lasciò sfuggire un sorriso che sfociò in una sana e divertita risata
– Voi due siete unici! Non ho mai conosciuto due
vampiri
come voi! –
Spike
guardò Buffy inarcando il sopracciglio – Dobbiamo offenderci? –
Buffy
guardò il compagno, poi si unì alla risata del Master.
-
Cos’avresti intenzione di fare? Che piano hai in mente? – chiese poi Jean
Claude, dopo essersi ripreso dalla risata.
Buffy
tornò a sedersi, questa volta sul divano e attese che il Master facesse portare
per tutti calici colmi di sangue da un servitore
umano.
-
Lui è mortale giusto? – domandò la bionda incuriosita da quella figura
silenziosa.
Jean
Claude annuì – Si, è il mio schiavo umano, dipende da me, fa tutto ciò che gli
ordino ed è fidato! –
Buffy
sorseggiò il sangue come se fosse champagne – Quindi anche quel Carlo potrebbe
averne? – il Master annuì.
Buffy
divenne pensierosa per qualche istante, poi alzò il capo guardando Jean Claude
– Se tu puoi vedere con gli occhi di Anita
puoi
entrare nella sua mente e scoprire dove la tengono nascosta! Lei conosce bene
la città in ogni sua parte, non dovrebbe
essere
difficile per lei sapere dove si trova… -
-
A meno che non sia stata bendata… - proruppe Spike.
-
Speriamo che la fortuna ci assista e che abbia potuto vedere qualcosa! Jean Claude,
puoi entrare nei suoi sogni? –
Il
Master guardò fuori dalla finestra – Abbiamo poco più di due ore all’alba,
posso provare a farle visita quando i primi raggi del
sole
faranno capolino nel cielo, in modo che gli altri vampiri siano già a riposo!
Nessuno sospetterà che lei sta comunicando con
me
col sole sorto! Il nostro legame non è molto forte, lei non ha mai bevuto il
mio sangue, però è dotata di un potere misterioso
che
mi aiuterà sicuramente! – Jean Claude chiuse gli occhi per un lungo istante
riportando alla mente ricordi non troppo lontani
–
Il mio marchio era più di tutto per proteggerla! Sapevo che cos’era e lei
anche, ma non potevo permetterle di morire durante la
caccia!
Col mio marchio gli altri vampiri l’avrebbero lasciata in pace perché avrebbero
percepito la mia presenza su di lei… - sorrise
amaramente.
Spike
cercò di distogliere l’attenzione del Master da quei ricordi tristi – E dopo
che ci saremo fatti dire dove si trova? -
-
Domani notte andremo a liberarla insieme e a far fuori un po’ di demoni! –
suggerì Buffy, in volto quell’espressione che Spike
sapeva
riconoscere da sempre: il volto della cacciatrice!
Aveva
voglia di fare razzia di demoni malvagi la sua piccola e anche lui non avrebbe
certo disdegnato una piccola strage anche se
di
suoi simili!
Jean
Claude tirò le pesanti tende della grande finestra, lasciando la stanza nel
buio quasi totale: come per magia si accesero i
grandi
lampadari in vetro e oro di Murano, proiettando riflessi colorati in tutte le
pareti.
-
Abbiamo bisogno di armi! – affermò Buffy.
Spike
la guardò confuso: lei aveva detto quella frase, ma aveva sotto sotto già in
mente qualcosa di ben preciso.
-
Amore… – gli disse – …credo che avrò bisogno del nostro piccolo e prezioso
anello domani nella tarda mattinata, subito dopo
l’orario
delle messe! – poi si rivolse a Jean Claude – Ho bisogno di conoscere la strada
per il convento di Anita –
-
Cosa vuoi fare? – le chiese il Master – Ma soprattutto, come credi di entrare
in quel posto? –
-
C’è come dire…troppo Dio? – domandò Spike sornione; si sfilò l’anello e lo
porse a Buffy che lo indossò immediatamente.
-
In effetti è un posto che da noia e può provocare irritazioni alla pelle, è
vero…ma sono premunita di protezioni dal santo nemico!E
poi…ho
bisogno di armi convenzionali ad una cacciatrice e in quel posto le troverò
sicuramente! – sorrise ai due vampiri – Conosci
l’anello
che porto al dito vero? – Jean Claude annuì.
-
Sei una donna dalle mille risorse…Buffy! –
Capitolo
7
Anita
aprì lentamente gli occhi: intorno a lei tutto era bianco, avvolto da una fitta
nebbia.
-
Dove mi trovo? – si chiese.
Fece
mente locale, ripensando agli ultimi eventi accaduti: era stata rapita da quel
vampiro che cercava di attaccare Jean Claude,
ricordava
la strada percorsa tra le sue braccia che la stringevano come in una morsa, poi
era svenuta non appena l’avevano
sbattuta
a terra incatenandola al muro.
Appunto,
come poteva essere tutto bianco se l’avevano imprigionata in una stanza
illuminata da una singola lampadina che
pendeva
dal soffitto? Ricordava pareti di carta da parati staccata in più punti per
l’umidità!
-
Sei nella dimensione onirica… - sussurrò una voce a lei familiare - …l’unico
luogo dove posso farti visita ora che sei nelle mani
del
mio nemico! –
Anita
si guardò intorno spaesata: sapeva a chi apparteneva quella voce ma non capiva
da dove provenisse.
Come
per incanto, la nebbia si diradò di fronte a lei, rivelando un enorme scranno
di legno dove sedeva il suo Master.
Gli
corse incontro, lasciandosi avvolgere dal suo abbraccio – Jean Claude –
sussurrò a fior di labbra, cercando la sua fredda bocca
per
un bacio appassionato.
Quando
lei si staccò, ansimante, lo guardò con occhi sognanti – Era cosi tanto tempo
che non mi toccavi con le tue dolci labbra…
-
gli disse.
Sapeva
che negli ultimi tempi aveva cercato di odiarlo, per quello che era, per ciò
che le aveva fatto, ma tutto era stato inutile non
appena
lo aveva rivisto quella notte. Quale incantesimo operava in lei quel vampiro?
Jean
Claude sorrise e la fece girare, mostrandole lo scenario che nel frattempo era
cambiato.
Anita
rimase a bocca aperta nello scoprire che si trovava nella camera padronale del
grande appartamento di Jean Claude, lo
stesso
luogo dove si erano amati per la prima volta.
-
Ma com’è possibile che io sia qui con te? – domandò confusa mentre il vampiro
la conduceva al letto.
-
Il tuo corpo è prigioniero nel luogo dove ti ha condotta Carlo, questo è solo
un sogno dove io posso comunicare con te per via del
nostro
legame…tu mi appartieni e io posso venire da te quando ne ho voglia! –
Anita
tremò spaventata. Ogni volta che lui pronunciava la parola legame si sentiva
fremere di paura e desiderio
contemporaneamente.
-
E perché ora sei qui? – chiese timorosa.
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Lui
le mise una mano sul viso, accarezzandola dolcemente, facendola poi sedere sul
comodo letto – Sono qui per comunicare con
te!
Ho bisogno di sapere in che luogo sei rinchiusa per poterti salvare! –
Nel
sentire quelle parole la sterminatrice s’illuminò in volto – Dici sul serio? –
Jean
Claude annuì – Ho l’aiuto di quei tuoi amici vampiri che sono più unici che
rari! Sei stata fortunata a trovarli sul tuo cammino…
-
Anita
ringraziò Dio, anche se forse non c’entrava proprio nulla, per aver incontrato
Buffy e Spike – Loro dove sono? –
-
È quasi l’alba Anita, sono ospiti a casa mia in attesa di attuare il piano!
Quella ragazza…Buffy, è una persona splendida! –
La
sterminatrice si rilassò, mentre il vampiro la voltava per massaggiarle le
spalle – Sei tesa… - le sussurrò all’orecchio,
provocandole
un piacevole brivido lungo la spina dorsale – Anita…sono mesi che non tocco il
tuo corpo…mi sei mancata! – le
mordicchiò
il lobo facendola rabbrividire.
La
sua mano abbandonò la spalla per scivolare a sbottonarle la camicia.
-
Forse non è il caso… - cercò di dire Anita con voce roca, tentando di
bloccargli la mano - …non è il momento giusto… -
-
Questo è il nostro sogno, possiamo fare quello che vogliamo senza che nessuno
ci interrompa! Sei mia, lo sai… -
Anita
annuì e si voltò, spogliandosi completamente della sua camicia di seta nera,
lanciandola alle sue spalle con noncuranza e
cercando
la bocca del vampiro per catturarlo di nuovo.
-
Mi sei mancato così tanto… - gli ripeté non appena si staccarono - …avevo
bisogno di te, sapere se ti era successo qualcosa…
non
capivo i cambiamenti che accadevano nella città durante la notte…poi, le mie
compagne sono tutte morte… -
-
Lo so… - le disse lui mentre Anita lo spogliava - …credimi, sono sparito solo per
il tuo bene, facendo in modo che non sapessero
di
te…anche se poi ci sono arrivati comunque! Ti hanno fatto del male? –
Anita
scosse il capo, scendendo poi a baciare il petto dell’amante – Mi hanno
incatenata in una stanza vuota, al muro, come un
animale!
Sono svenuta non appena mi hanno lasciata sola! –
-
Luridi bastardi… - sibilò Jean Claude, gemendo subito dopo al tocco della sua
amata - …pagheranno per quello che stai
passando!
–
Anita
sorrise, torturandogli i capezzoli con i denti mentre lui affondava la mano nei
suoi capelli.
-
Hai detto che possiamo fare quello che vogliamo in questa dimensione? – chiese
Anita ansimante.
Jean
Claude la guardò negli occhi e vi lesse una passione quasi animalesca; annuì e
questo sembrò eccitarla ancora di più perché
terminò
di spogliarsi e lo attirò su di se.
Affondarono
entrambi nel morbido letto a baldacchino mentre Anita, come un’ amante esperta
e disinibita guidava la mano di lui nel
centro
del suo piacere – Mordimi… - gli sussurrò poi tra un gemito e l’altro -
…mordimi Jean Claude ti prego… -
Il
vampiro, senza ragionare affondò di nuovo i denti nel suo collo, proprio dove
l’aveva marchiata la prima volta.
Anita
gridò, ma non di dolore, lasciandosi prosciugare da lui, consenziente e senza
rimorsi.
Vai
al diavolo mondo dei giusti…benvenuta tenebra…
Ma
quello era un sogno, Jean Claude non poteva ucciderla, non poteva cambiarla!
Infatti,
dopo poche sorsate si staccò da lei, accarezzandole il viso pallido e scosso
per il morso.
-
Non è ancora il tempo mia amata… - le disse baciandola e lei si sentì
risvegliare dal sangue nel suo bacio.
Jean
Claude la sollevò a sedere sul letto e si morse il polso, lasciando che il
sangue uscisse dalla ferita – Questo è un sogno, ma il
nostro
si può confondere con la realtà, superando di poco il varco…e rafforzando ciò
che già esiste…bevi… -
Anita
accostò le labbra al polso e si lasciò riempire la bocca di sangue, bevendo
avidamente e non provando per nulla disgusto di
quel
liquido così dolce e inebriante che le dava forza.
Il
Vampiro chiuse gli occhi, erano secoli che un mortale non beveva da lui e,
soprattutto che ora lo stava facendo la creatura che
più
amava, si sentiva volare in un mare di beatitudine e piacere.
-
Sei completamente mia ora…nessuno potrà completare quello che ho iniziato io… -
le disse - …e ora, mia amata, ho bisogno di
sapere
dove sei rinchiusa! -
Aprì
gli occhi.
L’ambiente
era semi buio, una piccola lampadina penzolava dal soffitto scrostato e umido –
Sono tornata alla realtà… - piagnucolò
Anita,
passandosi la lingua sulle labbra e sentendo ancora il sangue caldo e denso di
Jean Claude.
Ma
non era solo una sensazione, scoprì ben presto, il sangue era veramente nella
sua bocca e sulle labbra! Lo sentiva ancora
dentro
di se che bruciava!
-
Non era solo un sogno allora…il luogo dove mi trovavo era reale! – si disse,
felice per quella scoperta.
Cercò
di dare strattoni alle catene che le imprigionavano i polsi ma erano così ben
ancorate al muro da non muoversi di un
millimetro
– Dannazione! – imprecò a voce bassa.
Temeva
di essere sorvegliata.
Jean
Claude riaprì gli occhi, trovandosi solo nel suo letto: com’era bella Anita,
come l’amava.
Si
portò la mano alla bocca, sentendo ancora il sapore di lei e si passò la lingua
sulle labbra, avvertendo ancora il suo sangue.
Lei
gli aveva detto dove si trovava, ora era giorno e lui non poteva farci nulla.
Fuori
il sole si era ormai levato, svegliando la città immortale e costringendo i
vampiri alla ritirata: tutti tranne uno che tra poche ore
sarebbe
uscito allo scoperto grazie alla potente Gemma di Amara.
Aveva
sempre creduto che fosse una leggenda e ora si presentava alla sua porta
nientemeno che una cacciatrice diventata
vampiro
che ne faceva uso con il suo compagno.
Sorrise,
stendendosi tra le lenzuola e ripensando alla sua sterminatrice.
In
un’altra stanza…
Buffy
si tolse la maglia di cotone nero che indossava quella sera, poi fece
altrettanto con i pantaloni, riponendo poi il tutto con
ordine.
Spike
la studiò attentamente, poi si tolse la giacca e la camicia, lanciandole su una
sedia dall’origine indubbiamente pregiata
–
Amore… - cantilenò - …che ne dici di venire qui dal tuo grande cattivo? –
Buffy
si voltò lentamente, slacciandosi il reggiseno e sfilandoselo con fare sensuale
e provocatorio – Tesoro…non dovremmo fare
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rumore,
potremmo dar noia al padrone di casa… -
Spike
si accese una sigaretta e così fece la sua compagna – La sua stanza è
dall’altra parte del palazzo e poi…tra poche ore
uscirai
in missione senza di me…ho bisogno di sentire il tuo sapore mentre sarò solo! –
Buffy
sorrise, aspirando il fumo e avvicinandosi al letto dove il compagno si era già
appostato; tenne la sigaretta tra le labbra e si
mise
a cavalcioni su di lui.
-
E dimmi, in che maniera possiamo occupare queste ore che ci separano dalla mia
missione in solitario? – lo guardò con occhi
scintillanti
di lussuria demoniaca.
Aspirò
nuovamente il fumo, poi passò lievemente la brace della sigaretta sul petto di
Spike, facendolo sussultare.
-
Passerotto…vuoi darmi fuoco? – chiese lui, portandole via l’arma impropria
mentre Buffy rideva.
Lei
si abbassò, strusciando il suo corpo contro quello del compagno: i loro volti
erano a pochi millimetri l’uno dall’altro – Puniscimi…
-
gli sibilò, allontanandosi immediatamente e saltando giù dal letto ridendo.
-
Mi stai sfidando piccola strega? – ringhiò lui, alzandosi subito dopo aver
spento le due sigarette.
Ora
tra di loro c’era solo il letto.
Buffy
rise – Se mi prendi cosa mi fai? –
-
non sei curiosa…cacciatrice? –
Lei,
in tutta risposta, si mise in posizione d’attacco, proprio come ai vecchi
tempi; Spike saltò sul letto e con uno scatto felino saltò
dal
materasso, piombando proprio di fronte alla compagna.
Lei
si trovò spiazzata da quel gesto e non riuscì a reagire quando Spike la spinse
contro il muro: le bloccò entrambi i polsi sopra la
testa
e sorrise – Non ti ricorda qualcosa questo? - le chiese scrutandola in volto.
Buffy
sorrise, poi annuì.
Spike
la schiacciò al muro con il suo corpo e le liberò i polsi.
Sfruttando
la libertà ritrovata Buffy lo spogliò anche dei pantaloni; si guardarono
entrambi in silenzio per un lungo istante, poi Buffy
si
insinuò nei boxer di lui, accarezzando i suoi glutei sodi.
Spike
spalancò gli occhi e si attaccò alle labbra di Buffy, baciandole e mordendole
con passione mentre con una mano le strappò le
mutandine.
Buffy
rise con le labbra di Spike incollate alle sue.
-
Ti rendi conto che dovrò andare in missione senza gli slip? –
risero
entrambi, continuando a baciarsi – E allora? – chiese Spike staccandosi per
qualche attimo – Chi oltre a me deve vederti
dentro
i pantaloni? –
Buffy
gli morse il labbro inferiore – Nessuno… - rispose, sollevando le gambe e
circondando Spike, accogliendo dentro di se il suo
grande
grande cattivo.
Erano
entrambi stesi sul letto, le lenzuola appallottolate in un angolo, i loro corpi
nudi ancora avvinghiati.
Buffy
aprì controvoglia gli occhi, sbattendoli più volte per mettere a fuoco la vista
– Amore… - mugugnò - …devo andare, è ora! –
Spike,
in tutta risposta aumentò la stretta su di lei. – Odio il tuo senso del
dovere…cacciatrice! –
Lei
si spostò leggermente, raggiungendo il collo del compagno, leccando il sangue
rimasto sulle due piccole ferite che gli aveva
inferto
poche ore prima.
Rise
– Dai amore…si tratta di una missione semplice! Vado solo a prendere le armi
per uccidere i cattivi! –
-
Si…ma in chiesa! –
Buffy
si alzò – Già, ma stai tranquillo, indosso la gemma! Così potrò uccidere tanti cattivi
stanotte con armi non convenzionali ad un
vampiro!
–
-
Sarò tranquillo solo quando ti vedrò tornare! –
Lo
baciò, poi sollevò da terra ciò che restava delle sue mutandine,
lanciandogliele addosso – Con queste potrai sentire il mio
profumo
durante la mia assenza! –
Spike
prese gli slip neri della compagna, annusandoli a fondo ed emettendo un basso
ringhio di desiderio – Sarà meglio che tu
fugga
piccola, sennò la tua Anita dovrà salvarsi da sola! –
Buffy
rise e si rivestì in fretta, schioccando un rapido bacio al suo Sire,
lasciandolo poi solo.
-
Fai attenzione amore… -
Buffy
trovò un biglietto all’ingresso della sua stanza, appoggiato sopra un piccolo
tavolino in marmo: la calligrafia era fine ed
elegante,
ricca di fronzoli. Sicuramente apparteneva a Jean Claude.
“So
dove la tengono prigioniera. Qui di seguito troverai le indicazioni per il
monastero dove troverai gli effetti personali di Anita, ho
creduto
opportuno non disturbare il vostro risposo! Buona Fortuna. Jean Claude.”
Buffy
represse una risatina birichina, ripiegò il messaggio ed uscì alla luce del
sole.
Capitolo
8
Fu
facile trovare il monastero di S.ta Caterina, Jean Claude le aveva dato ottime
indicazioni. Lungo la strada, Buffy si lasciò baciare
dalla
luce del sole, passeggiando come una vera turista tra la folla.
Ripensò
al consiglio che aveva dato al Master la notte prima e sorrise: amava Spike
sopra ogni cosa, adorava il suo modo di
essere
così strafottente e passionale. Ormai era certa che non avrebbe più sopportato
un uomo oscuro e con troppi rimorsi.
Scosse
il capo e tornò alla realtà: doveva liberare Anita: quella ragazza le piaceva e
voleva vederla libera ad ogni costo.
Grazie
alla Gemma di Amara riuscì ad intrufolarsi all’interno del convento senza
soffrire minimamente la presenza di simboli
religiosi.
Di
fronte ad un piccolo crocifisso all’ingresso si comportò come una bambina
pestifera e si ritrovò a fare una linguaccia.
Trovò
la stanza di Anita quasi subito, sempre grazie alla guida del Master: la porta
non era chiusa a chiave.
Richiuse
la porta alle sue spalle e si guardò intorno: sicuramente era più ospitale
della cella di una monaca, però l’arredamento era
essenziale
e semplice. Il letto, un grande armadio e uno scrittoio.
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Buffy
sperò che la povera Anita nascondesse le cose frivole all’interno dell’armadio!
Cercò
immediatamente una borsa o un baule che potessero contenere le armi di una
sterminatrice: le trovò al secondo colpo, sotto
al
letto.
Era
un borsone da palestra nero che ricordava molto il suo.
Lo
aprì e dentro trovò ciò che cercava: una balestra, una scorta di frecce,
paletti a volontà, ampolle di acqua santa e croci.
-
Bingo! – esclamò entusiasta.
Richiuse
la cerniera e si alzò rapidamente, caricandosi la borsa in spalla – È stato più
facile del previsto! – si disse nel voltarsi.
-
Tu chi sei? – domandò un uomo, comparso all’ingresso silenziosamente.
Buffy
roteò gli occhi all’indietro, sbuffando: aveva di fronte un prete!
-
Ti ho fatto una domanda! – ripeté lui.
-
Sono…sono un’amica di Anita! Mi ha chiesto di prenderle delle cose… - perché
aveva detto quella stupidaggine? Non avrebbe
mai
retto come bugia.
Il
prete si ritrovò confuso nel sentire quelle parole: quella sconosciuta stava
mentendo! Seppur brutta da dire, la verità era che Anita
non
aveva amicizie al di fuori del convento, a parte…lui.
-
Tu…tu…stai mentendo! Cosa fai qui ? perché hai la borsa di Anita in spalla?
Tu…cosa sei in realtà? – balbettò, poi sembrò
trovare
l’illuminazione – Tu cammini nelle tenebre! Ma come puoi vagare alla luce del
giorno? – impugnò il crocifisso che portava
sempre
in tasca, ponendolo tra se e Buffy – Vade retro! – gridò.
Lei
rise e afferrò la sacra croce, togliendola con forza dalle mani del religioso e
rigirandosela tra le dita con disinvoltura – Prete…
non
puoi farmi niente con i tuoi ridicoli simboli religiosi! Non sono qui per farti
del male! –
-
Cos’hai fatto ad Anita? – chiese alquanto spaventato confuso – La mia piccola
Anita… -
Buffy
s’intenerì, tendendo la mano per restituire il crocifisso – Tu devi essere
Padre Antonio, l’amico e confessore di Anita! –
Lui
annuì.
-
Il mio nome è Buffy e si, hai ragione, sono un vampiro! Ma ora è essenziale che
tu mi ascolti. Anita si è trovata in mezzo ad una
lotta
per la supremazia tra vampiri maestri! Ieri notte è stata rapita… -
-
È stato Jean Claude? Tu sei una dei suoi? – la interruppe il prete.
Buffy
lo guardò seria, irritata per quella pausa forzata – No, lui la ama e non le
farebbe mai del male! E no anche per la seconda,
non
faccio parte di nessun clan di questa città, sono in vacanza e Anita mi è
simpatica e voglio aiutarla! Questa notte noi la
salveremo,
andremo a liberarla! Non può farcela da sola questa volta, ci sono troppi
vampiri in giro per lei! –
Antonio
sgranò gli occhi incredulo.
-
Sono venuta solo a prendere le sue armi visto che combatteremo contro un
piccolo esercito di non morti! –
-
Ma come puoi sopportare la vista degli oggetti sacri? – le chiese il prete.
Buffy
si passò la lingua tra i denti: adorava metterlo in crisi – Antonio…stai troppo
tempo chiuso qui dentro! Lo sai che la magia
esiste?
E che esistono oggetti più potenti dei tuoi idoli? –
Il
prete si lasciò andare sulla sedia all’ingresso – Poi? – Buffy inclinò il capo
fissandolo – Cosa ne sarà di lei? Cosa le farete? –
Buffy
gli si avvicinò – Quello che deciderà di fare Anita, una volta liberata, è
affar suo! Il libero arbitrio è il nostro dono di nascita,
dovresti
saperlo! Lei potrà seguire la strada che vorrà, non verrà condizionata o
forzata! Quello che preme a me è salvarla! –
-
La strada che vorrà? Lei non deve scegliere la via del male! –
-
Il male? – ripeté Buffy in tono sarcastico – Chi sei tu per stabilirlo? Non
comprendi che il male è solo un punto di vista? –
Antonio
strinse i pugni – Tu sei un demonio! –
Buffy
rise – Anche il tuo è un punto di vista Antonio! Non sai nulla di me eppure mi
giudichi? Sarò anche un demone ai tuoi occhi,
ma
io amo, soffro, rido, piango e…odio! Non voglio che Anita muoia perché la sua
storia è simile alla mia e mi sta a cuore! Voglio
che
sia felice, qualunque strada sceglierà! – si avvicinò all’ingresso – Prega
affinché la nostra missione vada a buon fine prete,
perché
se dovessimo fallire non perderesti solo Anita ma ti ritroveresti senza la
sterminatrice e per di più invaso da un’orda di
vampiri
comandati da un pazzo! Prega perché questa notte i paladini del bene siamo noi!
–
Detto
questo, lei se ne andò, lasciando solo Antonio in preda alla confusione più
totale.
-
Signore…veglia sulle tue creature e…guida Anita! –
Buffy
venne introdotta nell’appartamento di Jean Claude dallo stesso uomo che li
aveva serviti la notte prima, lo schiavo umano del
Master.
Era
un giovane di bell’aspetto, alto e di modi raffinati; Buffy lo osservò e lui
sostenne senza paura il suo sguardo.
-
È da molto che sei al servizio di Jean Claude? – chiese lei per rompere il
silenzio divenuto imbarazzante.
Il
ragazzo annuì e senza dire altro si ritirò.
Buffy
fece spallucce e si incamminò verso la sua stanza.
Spike
si era coperto e ora dormiva profondamente a pancia in giù: in una mano
stringeva ancora gli slip che le aveva strappato
quella
mattina.
Buffy
represse a stento una risata: non voleva svegliarlo per il momento: si tolse
silenziosamente tutti gli indumenti e, furtiva come
un
ladro, si avvicinò al letto.
Osservò
il suo Sire: i capelli erano arruffati, il volto dolcemente rilassato, forse
stava sognando.
Ogni
volta che lo guardava in silenzio, senza che lui se ne accorgesse, si sentiva
riscaldare il cuore, metaforicamente parlando.
-
Ti amo… - gli sussurrò.
Entrò
nel letto, infilandosi sotto le lenzuola.
La
sua mano andò istintivamente ad affondare nei capelli di Spike che si destò col
sorriso sulla labbra – Sei tornata… - mormorò
voltandosi
e allargando la braccia per accoglierla.
Buffy
sorrise e si lasciò avvolgere dalle sue braccia protettive.
-
È andato tutto bene? Hai trovato ciò che cercavi passerotto? –
Lei
annuì – Si, la borsa è all’ingresso, colma di armi convenzionali ad una
cacciatrice! Ma ora riposa amore, chiudi gli occhi e
stringimi,
ho bisogno di sentire il tuo corpo contro il mio… -
Spike
non se lo fece ripetere e la strinse a se. Insieme chiusero gli occhi,
riposando in attesa del tramonto.
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Capitolo
9
Anita
si svegliò: aveva dormito? Certo che ci voleva del coraggio per prendere sonno
in quella posizione!
I
polsi le dolevano, le prudevano alcune zone del corpo irraggiungibili viste le
catene e come se non bastasse doveva andare in
bagno.
-
Quanto vorrei essere più forte e spezzare queste dannate catene! – piagnucolò –
Devo andare in bagno! – gridò poi.
Era
certa che ci fosse qualcuno che piantonava la sua prigione, aveva udito dei
passi nel dormiveglia, ne era sicura.
La
luce della lampadina al soffitto tremò un istante, accompagnata da un leggero
ronzio: chissà che ore erano, si chiese.
Quanto
mancava al tramonto? C’era una finestra in quella stanza, ma era stata murata!
Sapeva
che era questione di poco tempo e Jean Claude sarebbe venuta a salvarla ma
aveva paura per lui, temeva che gli
potessero
fare del male, anche se non era solo.
La
chiave nella serratura girò per ben quattro volte prima che la porta si
aprisse: il primo ad entrare fu un umano di due metri per
due,
il volto impassibile che non tradiva alcun sentimento, stretto in un completo
gessato che lo faceva apparire lo scagnozzo di un
gangster
dell’America proibizionista, poi il famoso nemico di Jean Claude.
-
Ciao, piccola ammazzavampiri! – le disse mellifluo; andò ad accovacciarsi di
fronte ad Anita, spogliandola con gli occhi.
-
Jean Claude ti ha proprio scelta bella…impetuosa e fiera…chissà, devi essere
anche brava a letto! – aggiunse, sfiorandole il viso
con
un dito.
Anita
si scostò a quel tocco ripugnante – Non mi toccare! – gli gridò.
Carlo
sorrise a denti stretti – Piccola puttanella…non è conveniente per te
comportarti in questo modo col tuo futuro sire… -
La
sterminatrice sgranò gli occhi terrorizzata – Tu non sei e non sarai mai… -
Il
vampiro la zittì, mettendole un dito sulla bocca – Lo sarò mia cara, non appena
il tuo Jean Claude sarà polvere…tu sarai mia…
devo
solo decidere il tuo ruolo! Potrei decidere di torturarti a mio piacere, usarti
come giocattolo – sorrise maligno, mostrando i
denti
– Questo però lo vedremo in seguito piccola mia…ora mi fa comodo che tu abbia
il marchio del Master! –
-
P…perché? – la voce di Anita ebbe un tremito.
-
Perché tu sicuramente gli avrai rivelato il luogo in cui sei reclusa! – Anita
sussultò.
-
Sterminatrice, credi che sia nato ieri? Sento ancora il sangue del mio sire nel
tuo respiro! È il paradiso, vero? –
Lei
si appoggiò al muro – Il tuo sire… - sussurrò impietrita.
-
Si mia cara…sono tante rivelazioni per te? Ti sconvolgono? Avrò tempo per
raccontarti la mia storia quando avrai perso la tua
anima
pura e smanierai il mio tocco come una gatta in calore! – le prese il viso in
una mano e la baciò.
Anita
fece forza sulle catene per colpirlo, ma il tentativo fallì miseramente; fu
costretta con disgusto ad attendere che il vampiro si
staccasse
da lei.
Tossì,
riprendendo fiato, poi sputò a terra – Bastardo… - sibilò – Ti ucciderò! –
Carlo
rise – Si…si…dicono tutti così! Intanto tu aspetta la morte del tuo Master,
l’avvertirai come un forte fitta al cuore, vedrai, sarà
indimenticabile!
Lui non potrà certo sopravvivere a questa notte!! Come può sperare di competere
contro il mio piccolo esercito?
Lui,
per quanto antico è solo! – la sua risata sembrava il latrare di un cane –
Sicuramente tenterà di salvarti stanotte, lo conosco,
credimi!
L’oscuro e tenebroso principe di Venezia morirà nel tentativo di salvare la sua
promessa! – uscì dalla cella – Mandate
qualcuno
che accompagni la principessa al bagno delle signore! – gridò da fuori.
Anita
strinse i pugni a tal punto che le nocche delle mani le diventarono bianche.
-
Bastardo! – gridò, non sapendo quali altre parole pronunciare.
Respirò
affannosamente, una volta rimasta sola: il suo salvataggio sarebbe stata la
morte per Jean Claude! Non poteva
permettergli
di venire in quel posto! Era stata lei a dargli le indicazioni nel suo sogno.
Si
sentiva in colpa…lo avrebbe attirato in quel luogo!
Che
fine misera attendeva entrambi: lui polverizzato e lei schiava di quell’essere
ripugnante!
No!
Perché disperarsi ora? C’è sempre una speranza, fino alla fine! E lei sapeva
che quei due nuovi amici non l’avrebbero
abbandonata!
Buffy e Spike, si era scordata di loro? Quel maledetto vampiro aveva la
capacità di demoralizzarla solo con le parole!
-
Carlo… - sibilò Anita digrignando i denti - …ti ucciderò con le mie mani, fosse
anche l’ultima cosa che faccio! –
La
chiave girò ancora nella serratura ed entrarono due donne, due vampire, dal
volto anonimo, gli occhi inespressivi che la
fissavano
come se fosse trasparente.
Per
un momento Anita pensò che in fondo non voleva ridursi come loro se doveva
perdere l’anima per amore di Jean Claude, poi
però
si disse che quelle due erano schiave, creature senza più una volontà che
agivano su comando di quel maledetto vampiro.
Dimenticando
quelle elucubrazioni sulle due carceriere, la sterminatrice si illuminò in
volto, intuendo il motivo della loro venuta – Si
va
in bagno! – esultò, sorridente come se l’avessero liberata dalla prigionia.
Capitolo
10
-
Io dico di andare a liberare Anita insieme! – proruppe Buffy quel pomeriggio,
poco prima del tramonto – Ascolta Jean Claude, se
liberiamo
prima lei potremmo avere un aiuto in più contro quel piccolo esercito! – tornò
a sedersi accanto a Spike sul divano – In
realtà
non sappiamo ancora quanti vampiri dovremo affrontare! –
Spike
si accese una sigaretta e rimase in silenzio: sapeva che Buffy voleva comandare
il salvataggio e l’intera incursione nel covo
di
Carlo, ma del resto, in quella città non comandavano loro due e lei doveva
sottostare alla decisione finale del Master.
La
sua piccola si animava e cercava di convincere Jean Claude in tutti i modi, ma
lui su quel punto era inamovibile.
-
Tu e Spike siete l’elemento sorpresa, andrete voi a liberare Anita e la
porterete fuori da lì! Io tratterò con Carlo, lo terrò impegnato!
Sapendo
che io sono lì per la resa si gongolerà per il potere conquistato! Non penserà
mai che voi due mi stiate aiutando! –
WBS
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Buffy
sbuffò accavallando le gambe: Spike la osservò attentamente, adorava quando
compiva quel semplice gesto.
L’avrebbe
afferrata e condotta nella stanza accanto solo per come aveva imbronciato le
labbra!
-
Buffy…ascoltami, la vita di Anita per me è importante, non deve rischiare
nulla! Non dovrà più prendere in mano l’arco e le sue
dannate
frecce! Quando sarà un vampiro… -
-
Quando sarà un vampiro? Jean Claude, tu vai a morire! E lei non sarà mai più
tua! Andare solo da Carlo sarà come firmare la
tua
condanna a morte! Puoi dirmi che sei un vampiro antico e potente, ma devi
inchinarti di fronte ad un numero troppo grosso
di
nemici! Puoi decimarli, ma soccomberai prima della fine! Se invece attaccheremo
insieme saremo avvantaggiati! Credimi, ho
esperienza
in questo campo! –
Jean
Claude socchiuse gli occhi – Buffy… - sussurrò.
Spike
afferrò il portacenere e se lo poggiò sulle ginocchia – Lei ha ragione, dalle
ascolto! Quel Carlo è maledettamente bastardo,
non
tratterà mai con te! E non sfruttare noi come elemento sorpresa, è meglio liberare
Anita e dare fuoco a tutto piuttosto! In
quattro
sarà sicuramente più facile aprirsi una strada verso l’uscita! –
Il
Master guardò Spike – Forse voi due avete ragione…è così strano, in tutti i
miei secoli di esperienza ho sempre agito con
freddezza,
ponderando bene ogni scelta strategica, cercando di evitare inutili spargimenti
di sangue…ora che c’è di mezzo la vita
della
cosa a cui tengo di più, sono ridotto ad un piccolo uomo! –
Spike
sorrise al vampiro – È l’amore… - commentò prendendo la mano di Buffy e
stringendola – Ti fa fare cose insensate e
istintive,
senza pensare alle conseguenze! –
Buffy
si rilassò meglio sul comodo divano – È più sicuro che tu non vada solo da quel
bastardo, ti tenderà sicuramente una
trappola!
Tu devi soltanto mascherare la tua presenza…riuscirai a non farti sentire da
lui? Dopo tutto è il tuo Child! –
Jean
Claude sorrise – I miei poteri si sono rafforzati nei miei mille anni come
vampiro, stai tranquilla Buffy, so mascherare la mia
presenza
ai miei figli! –
Lei
annuì soddisfatta e più tranquilla: mancava poco più di due ore al tramonto del
sole sulla città immortale, poteva tranquillamente
preparare
le armi della sterminatrice e dividerle tra loro; si alzò e si congedò dai due
vampiri, entrando nella sua stanza.
-
Hai lottato per averla? – chiese improvvisamente Jean Claude a Spike.
Il
biondo sorrise e fece per vantarsi, poi abbassò lo sguardo e fissò il
portacenere finemente lavorato in oro e vetro di Murano
–
Ho cercato di ucciderla in mille modi prima di accorgermi che l’amavo e la
desideravo per me come compagna…ho passato più
di
cento anni alla ricerca di cacciatrici solo ed esclusivamente per ucciderle,
fino a quando lei non è apparsa sul mio cammino,
così
dolce, letale e allo stesso tempo indifesa, bellissima nella sua natura di
killer! Quando l’ho fatta mia è stato come toccare il
paradiso,
sfiorare la beatitudine con un dito. Lei è la ragione che mi spinge ogni giorno
e ogni notte ad esistere in questo mondo, lei
è
il mio raggio di sole, se mi permetti la licenza poetica, lei è…la mia ragazza!
–
Jean
Claude sorrise.
-
Si è arresa alla mia forza all’inizio, poi ha ceduto anche il suo cuore...ha
sempre amato l’oscurità, anche quando era in vita, ne è
sempre
stata attratta! Io sono ciò che lei cercava da tempo! – Spike guardò il Master
con occhi fieri, poi si alzò per raggiungere la
compagna
– Lei è il mio amore… -
Buffy
stava estraendo ogni arma e oggetto sacro dalla borsa di Anita: quando Spike
entrò nella stanza si affrettò a coprire le croci
–
Attento amore! Qui ci sono oggetti un po’ troppo irritanti per la tua dolce
pelle! – esclamò, alzandosi in piedi e coprendo la vista
della
borsa col suo corpo.
Spike
la prese in braccio e la buttò sul letto – Stai dividendo i giocattoli
passerotto? – le chiese dopo averla raggiunta sul comodo
materasso.
Buffy
annuì – Si amore…e vorrei terminare, visto che fra poco ci muoveremo per andare
a uccidere un po’ di bei vampirucci! –
Spike
le accarezzò il viso e sorrise – Ti amo! – le sussurrò - …non smetterò mai di
dirtelo piccola cacciatrice… -
Buffy
lo guardò incuriosita – Vuoi che la tua piccola cacciatrice ti renda molto,
molto felice prima di continuare la selezione delle
armi?
–
Lui
ghignò, aspettandosi un attacco da parte sua che non tardò ad arrivare: lo
spinse sotto di lei con una mossa repentina e lo
inchiodò
al letto facendo forza con le cosce – Riesco sempre a imprigionarti…mio sire!
Non hai scampo! –
Spike
ringhiò mentre Buffy gli apriva la camicia e sollevava la maglietta per
accarezzarlo.
-
Quali sono le tue intenzioni…piccola peste? –
Buffy
sorrise con la lingua tra i denti – Sorpresa! – canticchiò mentre la sua mano
arrivava ai pantaloni, slacciandoli rapidamente.
Capitolo
11
Tre
figure si aggiravano furtive nei pressi di un vecchio teatro risalente
all’Ottocento e abbandonato durante
Mondiale.
Era
una costruzione di poco valore artistico, anonima e sicuramente pericolante:
nulla al confronto dei fasti e della raffinatezza de
“
Poca
gente percorreva a piedi quella zona di giorno, figurarsi la notte! In questo
modo nessuno avrebbe notato che le vecchie e
cadenti
finestre del terzo piano erano state sostituite con vetri neri e probabilmente
blindati.
Ai
piani inferiori, il legno dei serramenti era marcito e sarebbe stato un
miracolo trovare vetri ancora intatti.
-
Non ci sono ratti… - Jean Claude aprì bocca per primo, distogliendo
l’attenzione degli altri due dalla costruzione.
Il
Master sorrise lievemente: il suo volto sempre affascinante e tranquillo era
invece teso.
Spike
sorrise in risposta alla frase appena udita – Devono aver banchettato con
quelle bestie schifose fino ad averle estinte dalla
zona!
-
Buffy
scosse il capo con un espressione di vivo disgusto, poi tornò ad esaminare il
palazzo: notò alcune finestre al secondo piano e
le
indicò ai suoi compagni – Sono murate, possono essere adibite a prigione? –
Jean
Claude strinse gli occhi, riducendoli a due fessure – Non posso sentire Anita,
se mi espongo a lei così tanto, anche Carlo
avvertirà
la mia presenza! –
WBS
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Spike
giocherellò con l’accendino nella tasca della giacca; indicò poi una finestra
al piano terra, la più vicina a loro: era priva di vetri
e
legno, un invito per chiunque – Non c’è rischio di fare alcun rumore! –
commentò – Da lì ci muoveremo verso l’alto! Se questo era
un
teatro… -
Jean
Claude lo interruppe – Il teatro era solo al primo piano! Serviva al
proprietario come copertura per un altro tipo di attività…gli
altri
due piani erano camere da letto per la maggior parte… - un sorriso gli increspò
le labbra.
Spike
si lasciò sfuggire un sospiro che conteneva una nota di rimpianto – I cari
vecchi bordelli…riesco ancora a ricordare il forte
odore
di tabacco e sudore dei rispettabili signori della borghesia che li
frequentavano…e le ragazze…pelle bianca coperta di cipria,
tenera
e soda sotto i denti…e… - non riuscì a terminare quella divagazione perché una
gomitata nello stomaco lo costrinse a
piegarsi
appoggiando un ginocchio a terra.
Quando
alzò lo sguardo, su di lui troneggiava la figura di un’infuriata Buffy –
Passerotto… - boccheggiò lui tentando di sorridere
-
…è acqua passata… -
-
Si amore…e non vedo perché tu debba rimpiangerla! Forse non è meglio il presente?
–
Spike
cercò di ribattere ma Jean Claude con un lieve colpo di tosse richiamò
l’attenzione della coppia – Rimandate le scaramucce
amorose
da sposini gelosi ad un altro momento, ora è meglio agire! –
Buffy,
tornata seria, posò a terra il borsone delle armi di Anita e lo aprì: prese la
balestra e qualche paletto, consegnandoli a Spike
–
Io e te cercheremo di occuparci dei cattivi mentre Jean Claude libererà Anita!
– prese un altro paletto e lo consegnò al Master
–
Perché può essere sempre utile! –
Jean
Claude lo afferrò, stringendolo con decisione mentre passava in rassegna le
finestre del secondo piano cercando in qualche
modo
tracce di Anita.
Buffy
si accucciò di nuovo e prese tre croci, un paio di ampolle di acqua santa e un
paletto, nascondendo il tutto nelle tasche della
sua
giacca – Siamo pronti? – chiese.
Quando
gli altri due le ebbero risposto con un cenno affermativo del capo, Buffy si
caricò nuovamente la borsa in spalla e si avviò
alla
finestra designata per il loro ingresso.
Come
aveva previsto Spike, il terzetto entrò senza far rumore alcuno.
La
debole luce della luna, unita a quella forte di un lampione all’esterno,
permetteva loro di muoversi senza problemi all’interno
della
stanza che era completamente spoglia, a parte le macerie di quello che sembrava
essere uno scrittoio in legno.
La
porta, o meglio quello che ne restava, era spalancata, lasciando ai tre
un’ampia visuale di ciò che li aspettava fuori: un lungo
e
spoglio corridoio, con alcune porte identiche a quella da dove erano sbucati
sul lato destro e una invece molto più grande dalla
parte
opposta; quella doveva essere l’entrata del piccolo teatro, ma nessuno fiatò
per chiedere conferma.
Avanzarono,
guardandosi attentamente intorno: non c’era nessuno fino a quel punto.
Trovarono
le scale in fondo al corridoio.
Buffy
fece qualche gradino rasente al muro e intimò assoluto silenzio ai suoi
compagni.
Spike
e Jean Claude la seguirono.
I
tre cercavano, con movimenti lenti, di far scricchiolare il meno possibile le
assi delle scale, senza però aver sempre successo.
Arrivati
al primo intermezzo, Buffy si bloccò di colpo: c’era una fioca luce artificiale
che illuminava il pianerottolo sopra di loro; lo
fece
notare agli altri due e ordinò loro di non muoversi.
Prese
la balestra dalle mani di Spike e proseguì sola la salita: alla fine infatti
c’era un vampiro di guardia che però non si era ancora
accorto
di lei.
Con
la lingua tra i denti, Buffy puntò dritto al suo cuore e lanciò il dardo: la
guardia, indubbiamente un incapace, diventò polvere
senza
nemmeno accorgersene.
Fiera
del risultato, Buffy si voltò e fece un cenno positivo agli altri due che la
raggiunsero: il pianerottolo era dunque libero.
Insieme,
guardarono l’ingresso del corridoio, illuminato da vecchi lampadari a candele: le
pareti erano ancora tappezzate di velluto
che
un tempo doveva avere una tonalità calda e sensuale: ora era solo uno
spettacolo grigio, polveroso e decadente.
Buffy
si sporse un po’ di più ma non vide nessuno.
Forse
anche il primo piano era sgombro? Ma dov’era l’esercito dei vampiri?
Probabilmente si stavano nutrendo tutti in città?
Buffy
si avvicinò a Spike e Jean Claude – Forse raggiungere il secondo piano sarà più
dura, probabilmente la segretezza iniziale
andrà
a quel paese… - sussurrò.
-
Saliamo le scale e facciamo una strage! – suggerì Spike – Li spiazzeremo! Dopo
tutto, l’effetto sorpresa funziona sempre! –
Buffy
annuì, orgogliosa del suo compagno – Signori, mano alle armi, procediamo senza
indugio! –
Avanzarono
lungo il corridoio con passo deciso verso le scale dalla parte opposta.
Capitolo
12
Si
sentivano delle voci provenire dal piano di sopra e Buffy vide un altro
vampiro: sempre con la balestra lo polverizzò in un istante,
ma
questa volta altri erano con lui.
-
Cosa diavolo succede? – sbraitò il primo che accorse dal compare, proprio
mentre quest’ultimo si riduceva in cenere.
Buffy
polverizzò anche lui, permettendo a Spike e Jean Claude di salire il resto dei
gradini.
Spike
fu lesto nello stendere il terzo vampiro con un pugno nello stomacò che lo
costrinse a piegarsi per il dolore, conficcandogli
poi
il paletto nel cuore.
Jean
Claude se la vide con un altro, mentre Buffy avanzava lungo il corridoio: un
energumeno ed una donna vestiti in eleganti
completi
gessati erano di guardia ad una porta al centro, impassibili e pronti a
riceverla.
Lei
rallentò l’andatura e sorrise puntando la balestra.
La
donna prese un oggetto dalla tasca interna della giacca che si rivelò essere un
luccicante crocifisso d’argento che venne
puntato
dritto contro Buffy.
-
Allora non siete vampiri voi due se potete sopportare la vista di quella…cosa…
- esclamò Buffy, per nulla intimorita dal sacro
simbolo.
Spike
e Jean Claude le furono dietro in un istante ma si bloccarono non appena videro
ciò che la donna stringeva in mano e
ringhiarono
per la disapprovazione.
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-
Me la vedo io con loro due, non sono vampiri ma aspiranti tali… - disse loro
Buffy rassicurandoli mostrando loro l’anello che
portava
al dito – Sono così carini…devoti anche in vita al loro signore nella speranza
che li renda immortali… - li denigrò.
La
donna, alquanto confusa vista l’assoluta indifferenza di Buffy verso la croce
prese un paletto che nascondeva dietro la schiena
e
avanzò verso la nemica mentre l’energumeno si manteneva saldo a protezione
della porta, certo che la compare avrebbe avuto
successo.
Buffy
sorrise mostrando i denti e lasciò la balestra a Spike strizzando l’occhio in
un gesto rassicurante e andò incontro al nuovo
passatempo.
-
Sei proprio convinta di quello che fai? – chiese alla sua nemica, parando il
primo attacco con disinvoltura – Ma ti sei vista allo
specchio?
Mia cara…diventare un vampiro alla tua età! Sei così…piena di rughe in viso!
Chissà il resto del corpo! –
La
donna urlò di rabbia per le provocazioni e cercò nuovamente di colpire Buffy al
cuore con il paletto ma i suoi risultarono goffi
tentativi
vista la rapidità della bionda nello schivarli.
Buffy
le afferrò il braccio con una mano sola e lo torse fino a spezzarlo.
-
Questa volta gridi di dolore? Fidati del mio consiglio…carina… - le disse,
costringendo la donna ad inginocchiarsi a terra e
facendole
uscire copiose lacrime di dolore dagli occhi - …non saresti felice di convivere
per l’eternità con questa pelle cadente!
–
Buffy sorrise e, lasciato andare penzoloni il braccio rotto della nemica le
spezzò il collo con un movimento rapido e questa volta
indolore.
Il
cadavere cadde a terra con un tonfo sordo.
Si
rialzò sistemandosi la giacca, fissando poi la sua attenzione sull’energumeno
rimasto solo – Allora…credi di sfoderare anche tu
inutili
simboli sacri o passiamo subito alle botte? –
L’uomo
non si mosse e non cambiò espressione, allora Buffy decise di colpire per
prima.
-
Mi fai perdere solo tempo! – gli urlò e trovò una leggera difficoltà nel
colpire quell’ammasso di ossa e muscoli, riuscendo però a
farlo
spostare dalla porta.
-
Liberate Anita! – ordinò Buffy ai due vampiri, mentre il bestione le spaccava
il labbro con un pungo, approfittando di un attimo di
distrazione
della ragazza.
Buffy
indietreggiò, il colpo era stato molto forte, però gli mostrò spavalda il
taglio profondo che si rimarginava in pochi istanti.
Per
la prima volta il bestione cambiò espressione, mostrandosi confuso ed emettendo
uno strano grugnito.
-
…ma… - Buffy rimase allibita mentre raccoglieva il crocifisso d’argento della
donna morta da terra e si avventava su di lui come
una
belva – Come diavolo sceglie le sue fila Carlo, tra gli idioti, le vecchie e i
pazzi? –
Non
attese alcuna risposta e gli conficcò il crocifisso all’altezza del cuore,
rigirandolo nelle carni più volte per farlo sprofondare.
-
Dannato! – imprecò lei – Hai la pelle troppo spessa e troppi muscoli! – gli
disse, non riuscendo a raggiungere il cuore; scivolò nel
volto
della caccia e lo azzannò al collo per prosciugarlo e ucciderlo.
Quando
anche il bestione cadde a terra come un pesante sacco di patate, Buffy si
ricompose, tornando ai suoi dolci lineamenti
umani;
venne raggiunta da Spike che le mise le mani sulle spalle e la guardò
soddisfatto, baciandole l’angolo della bocca dove
c’erano
ancora tracce di sangue.
Jean
Claude emerse dalla stanza buia – È vuota! – imprecò infuriato, scalciando il
muro.
Buffy
fissò l’oscurità dalla quale era sbucato – Era un diversivo per farci perdere
tempo… -
-
Non abbiamo più tempo da perdere! – esclamò il Master deciso – Anita può essere
in serio pericolo! –
Capitolo
13
A
dire il vero la mente di Carlo non era così acuta e calcolatrice come Jean
Claude pensava: in realtà, aveva fatto condurre Anita
nelle
sue stanze per farla cambiare d’abito e tentare la sorte e sedurla con le buone
maniere.
Il
terzo piano del vecchio teatro era un universo a parte rispetto ai livelli
inferiori: salendo le scale, si arrivava ad una pesante porta
blindata,
sorvegliata da quattro vampiri dai volti minacciosi e dalla quale di entrava
solo attraverso un codice numerico digitato su
una
tastiera a lato; superati questo ostacoli, ci si trovava in un’accogliente
sala, arredata con comodi divani di pelle nera, enormi
tappeti
persiani dai toni caldi che coprivano l’intero pavimento e illuminata da due
enormi lampadari di vetro di Murano; le finestre
erano
scure dall’esterno e non lasciavano filtrare i raggi del sole.
Quando
Anita venne condotta al terzo piano, poté osservare quanto la circondava: Carlo
era un animale ma sicuramente amava
l’arte,
viste le opere alle pareti e le belle donne! Sui tre divani al centro della
sala erano comodamente sedute quattro giovani ed
affascinanti
vampire, vestite di pregiata seta nera, fasciate in lunghi e seducenti abiti.
Osservarono
incuriosite la nuova venuta e le sorrisero accattivanti: una di loro la seguì
con lo sguardo e schioccò la lingua, ridendo
poi
insieme alle compagne dopo aver detto qualcosa che Anita non riuscì a sentire.
Erano
così belle quelle quattro, aveva pensato Anita, talmente belle ed eleganti che
lei era riuscita a sentirsi fuori luogo anche in
quella
circostanza!
Il
vampiro che l’aveva accompagnata la spinse verso una porta, rimasta nascosta
fino a quel momento da un grande arazzo
appeso
al muro.
E
ora?
Il
suo accompagnatore la invitò con un gentile strattone ad entrare e prima di
chiudere le lasciò istruzioni – Troverai un abito sul
letto,
il Signor Carlo vuole che tu ti renda presentabile! –
-
Per cosa? – chiese lei, ma la porta si stava già chiudendo. L’unica cosa che
riuscì a sentire furono le risate cristalline delle donne
sul
divano.
Raggiunse
il grande baldacchino al centro della stanza, sedendosi e assaporando
brevemente la morbidezza del contatto: durante
la
sua permanenza al piano inferiore, le sue membra non avevano certo potuto
godere di una simile comodità!
Osservò
l’abito e lo strinse tra le mani: era identico a quelli indossati da quelle vampire
di poco prima.
-
Jean Claude… - sussurrò istintivamente.
La
sua mente era esausta ed ogni suo pensiero in quel momento si concentrò sul
vampiro che amava, poi su ciò che in tante notti
WBS
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l’aveva
accompagnata - Come vorrei avere il mio arco e potermi aprire la strada tra i
non-morti! – sospirò.
Si
rialzò e raggiunse la finestra sul lato sinistro del letto, cercando invano di
aprirla.
-
E poi Anita? – si chiese – Una volta aperta cosa farai? Volerai per tre piani cadendo
come una piuma al suolo? – si disse
sarcastica.
Chiuse
gli occhi e cercò di sentire il suo Master: perché non lo avvertiva? Non era in
grado di sfruttare il legame di sangue che si
era
creato tra loro? Oppure lui aveva chiuso la sua mente a lei…per quale motivo?
Tornò
sul letto e si sdraiò: non avrebbe mai indossato quell’abito!
Salirono
i gradini di corsa, incontrando il nuovo ostacolo: quattro vampiri e una porta
blindata.
Ormai
non dovevano più mantenere la segretezza della loro incursione quindi piombarono
sui quattro con le armi pronte.
Il
primo vampiro si polverizzò al colpo preciso di balestra di Spike: tre contro
tre.
Buffy
si prese il più vicino alla porta e lo atterrò facilmente, vista la sua forza
raddoppiata dalla Gemma di Amara – Aprimi la porta!
–
gli intimò lei furiosa – Sei tu che hai la chiave d’accesso, vero? –
Il
vampiro ringhiò, gli occhi gialli che fissavano Buffy con odio profondo ma
anche una punta di folle terrore.
Buffy
gli schiacciò il viso a terra con una scarpa: prese dalla tasca della giacca
uno dei crocifissi di Anita e lo premette contro la
guancia
del vampiro.
La
carne iniziò a fumare e a sfrigolare come su una brace al contatto con la
croce.
Buffy
sorrise divertita – Ti piace? – gli chiese avvicinando il viso a terra per
guardare negli occhi il suo prigioniero.
Tolse
la croce dal viso del vampiro: la sua carne era ridotta ad un ammasso di bolle
e carne annerita, la dove il crocifisso l’aveva
toccata.
-
Allora? – chiese nuovamente Buffy, iniziando a spazientirsi – Vuoi darmi il
codice? Ti lascerò libero se me lo darai! Credimi, non
vale
la pena morire per uno come il tuo capo! – non ricevendo risposta appoggiò
nuovamente la croce sulla pelle del vampiro,
ustionandolo
ancora più in profondità.
-
Sei ancora deciso a immolarti per la causa di Carlo? – domandò Buffy. Il
crocifisso venne improvvisamente circondato da una
fiamma
azzurra.
La
croci di Dio reagiva al contatto col demone, iniziando a sprofondare nel viso;
Buffy non sentiva dolore e non bruciava insieme al
suo
prigioniero solo grazie al potere della Gemma di Amara.
Il
vampiro gridò di dolore, poi cercò di farfugliare qualcosa, allora Buffy tolse
la croce dalla sua pelle ormai quasi sciolta dalle
fiamme.
-
Vai all’inferno…puttana! – le disse.
Un’ombra
calò su Buffy che alzò lo sguardo pronta ad attaccare: era però Jean Claude che
per la prima volta mostrava il suo volto
demoniaco
– Ora me la sbrigo io con questo elemento! –
Capitolo
14
Anita
aveva chiuso gli occhi, sperando di incontrare Jean Claude nei suoi sogni,
senza però aver fortuna.
Trasalì
quando la stessa porta dalla quale era entrata poco prima venne aperta,
rivelando la figura di Carlo.
-
Non hai indossato il mio dono cara? – le chiese – Quegli abiti adolescenziali
non si addicono al tuo corpo di donna Anita… -
Lei
si alzò, affrontandolo con lo sguardo: era troppo forte per lei, non aveva
scampo con un vampiro così antico. Ma doveva per
forza
piegarsi al suo volere?
-
Cosa ne sai che quell’abito è adatto al mio corpo? Vuoi che lo indossi per
entrare nel club come quelle cagnette sul divano? –
Il
vampiro coprì la distanza che li separava e con uno schiaffò scaraventò Anita
contro il muro.
Il
mondo aveva iniziato a girare ed era stranamente tutto nero agli occhi di
Anita; il colpo era stato così forte da scagliare tutto il suo
corpo
contro il muro! Non aveva mai ricevuto un simile schiaffo.
Quando
il mondo iniziò a tornare fermo e a colori, Anita si tastò il naso che le
faceva un male incredibile e sanguinava
copiosamente:
non era rotto ma poco ci era mancato!
-
Ti rimarrà il livido piccola sterminatrice, ma devi capire che non potevo
lasciare impunita una simile offesa verso le donne che
amo!
Devi imparare la disciplina Anita! –
Mandò
giù il suo sangue e guardò il vampiro sorridendo: non avrebbe ceduto, il suo
orgoglio l’avrebbe sostenuta fino al limite
–
Non puoi amarle, quello non è amore! - Gli rispose sprezzante.
-
Già…sarà amore quello tra te e Jean Claude! – sorrise – Esclusivo e puro come
un fiore bianco! – la canzonò,
Anita
lo scrutò attentamente mentre pronunciava quelle parole e sembrò essere
illuminata da una grande rivelazione – Tu sei…sei
geloso!
Non sopporti il fatto che lui ami me più di te, vero? –
Carlo
la fulminò con gli occhi – Non ti perdere in stupide supposizioni
sterminatrice, non sei nella posizione per farlo! – le porse il
vestito
con un gesto stizzoso – Indossalo! O sarai un cadavere nei tuoi jeans di
ragazzina quando arriverà Jean Claude! –
Sostenendo
il suo sguardo, Anita glielo strappò di mano e raggiunse il separé dalla parte
opposta del letto per cambiarsi.
Se
voleva restare in vita doveva assecondarlo, almeno finché le sue richieste
erano abbastanza accettabili. Intanto era riuscita ad
ottenere
un punto a suo favore toccandolo sul vivo. Come poteva essere geloso di lei?
Un
brivido le percorse la schiena una volta indossato l’abito: le calzava a
pennello!
Non
aveva mai provato in vita sua un simile modello o una stoffa così pregiata e
impalpabile. Tutto ciò che lei conosceva erano la
comodità
e la praticità di un paio di jeans e una maglia.
Il
suo corpo sembrava fatto per indossare un simile abito: cadeva morbidamente sui
fianchi e le disegnava perfettamente il seno e i
glutei
sodi, toccando quasi terra.
Si
scoprì rossa in viso per quella considerazione.
-
Mia cara, quanto tempo ti ci vuole per vestirti? –
La
voce tuonante ed imperiosa di Carlo la riportò alla dura realtà dei fatti: era
prigioniera nelle mani di un vampiro violento e pazzo;
si
sfiorò la punta del naso che era già tumefatta a causa del colpo ricevuto, il
sangue aveva ormai smesso di scorrere e si era
rappreso
appena sopra le sue labbra.
WBS
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Non
piangerò, si disse, né per il dolore, né per la disperazione!
Anita
aveva il terrore che fosse successo qualcosa a Jean Claude, non capiva perché
non riuscisse a sentirlo!
Una
mano bianca sbucò da dietro il separé – Sei pronta Anita? –
La
sterminatrice respirò a fondo: dopo tutto aveva sopportato di peggio, poteva
anche uscire allo scoperto seminuda.
Prese
riluttante la mano che Carlo le porgeva e si mostrò ai suoi occhi soddisfatti
che la divorarono dalla testa ai piedi – Sei
bellissima!
Sei nata per indossare tessuti pregiati, Anita! – le sfiorò la spalla con un
dito e lei reagì scansandolo con un sonoro
ceffone
sulla guancia.
-
Non mi toccare! – gli gridò infuriata.
Carlo
cercò di placare la sua ira, camminando nervosamente nella stanza, poi si
fermò, chiuse gli occhi e quando li riaprì sfoggiò il
più
mieloso e disgustoso sorriso ad Anita – Ma ti rendi conto delle tue
potenzialità? –
Anita
lo interrogò con lo sguardo.
-
Se non ti avessero abbandonato sul sagrato di una chiesa tu ora non saresti
qui!
Saresti
un’insignificante ragazzetta di vent’anni, con una vita normale e monotona!
Guardati! Sei forte, sei un killer, hai delle
capacità
che altri non possiedono e la chiesa ti paga per questo! Tu hai il potere
Anita! Un vampiro di mille anni farebbe carte false
per
renderti felice, ucciderebbe chiunque! E tu? –
Anita
non comprendeva fino a che punto Carlo volesse arrivare, il senso di tutto quel
parlare strano: cosa intendeva per potere?
Forse
il suo dono di nascita, quel particolare potere che le permetteva di
distinguere i demoni dai mortali?
Continuò
a guardarlo stranita, in attesa di capire.
-
Non capisci piccola? – le disse in tono più dolce lui – Potresti manipolare a
tuo piacimento chiunque, invece ti lasci sopraffare da
tutto
e da tutti! –
-
Non è vero – ribatté Anita – Non sono come mi descrivi! Io non permetto che gli
eventi mi travolgano…io non… - ma in realtà si
accorse
di non trovare la parole adatte per controbattere.
-
Io amo… - disse incerta – e non sento il bisogno di…di manipolare! – terminò.
Carlo
rise e le sfiorò una mano – Guardati allo specchio…Anita – pronunciò il suo
nome dopo una breve pausa, caricandolo di
passione
e desiderio.
Le
appoggiò le mani sulle spalle e con delicatezza la fece girare verso un grande
specchio; Anita era arrendevole al suo tocco.
-
Il tuo viso è perfetto per essere impresso nell’immortalità, così dolce, le tue
labbra così rosse sono nate per amare e ricevere solo
amore…
- le scostò i capelli da un lato per aver libero accesso al suo collo.
Anita
socchiuse gli occhi e sospirò – Non mi toccare… - mormorò dopo, ma qualcosa in
lei aveva fatto breccia, la malia di Carlo
aveva
fatto effetto.
-
Sei così bella Anita…e da questa notte non sarai più costretta a sottostare
alle regole di nessuno – la baciò, proprio sopra il
marchio
di Jean Claude e questo sembrò provocare in lei una scossa elettrica -
…ucciderai chiunque vorrai e non ti mancherà
nulla!
Potrai soddisfare ogni tuo desiderio…al mio fianco! –
Anita
sembrò voler opporre resistenza ma era debole e intontita da una sorta di magia
del vampiro.
Carlo
mostrò le zanne, proprio nel momento in cui la pesante e sicura porta
d’ingresso del piano veniva spalancata e un grido di
donna
squarciava il silenzio della sala.
Capitolo
15
Carlo
alzò il viso, allontanando le sue zanne da Anita che si sentì improvvisamente
mancare e si lasciò andare all’indietro contro
il
corpo del vampiro che ringhiò, avvertendo una presenza indesiderata e
conosciuta; scagliò la sterminatrice sul letto e si avviò
all’uscita.
Anita
cercò di mettersi a sedere ma si sentiva pesante ed intontita – Jean Claude… -
chiamò - …sei qui… -
Carlo
sentì le sue parole e s’infuriò ancora di più avvicinandosi ad Anita e
tirandola per un braccio – Vieni con me! – le ordinò,
trascinandola
di peso.
Lei
cercò di opporre resistenza mugugnando qualcosa ma Carlo l’avvicinò
violentemente a se: erano viso contro viso.
-
Tu sei mia! – le sbraitò contro lui.
Anita
sentì il suo fiato soffocarla: era come un ammasso di rifiuti putrefatti che la
risvegliò completamente dal torpore di poco prima.
Carlo
aveva perso la sua magia, ora non aveva più effetto su di lei ma restava comunque
più forte.
Sbatté
le palpebre più volte e la nebbia che poco prima l’aveva intontita svanì.
Carlo
la trascinò verso l’uscita della stanza.
Jean
Claude era stato molto efficace nel farsi rivelare il codice d’accesso della
porta blindata; lui, Buffy e Spike avevano fatto
irruzione
nella grande sala, ricevendo un caloroso benvenuto da parte di altri tre
vampiri.
Fu
facile eliminare il nuovo ostacolo per i tre salvatori di Anita.
Polverizzato
il terzo vampiro con un colpo rapido ed efficace di Buffy, i tre si trovarono
in un completo ed inquietante silenzio.
Quattro
donne dall’aspetto raffinato li fissavano con un sorrisetto alquanto irritante.
-
Queste chi sono? – domandò Spike – Le spose? –
Buffy
sorrise al riferimento a Dracula mentre una delle donne lanciava un urlo di
allarme e si avventava insieme ad altre due contro
di
loro.
La
quarta rimase immobile, poi si voltò verso l’arazzo che nascondeva la porta
d’ingresso della stanza di Carlo.
Buffy
non poté fare a meno di notarla ma non riuscì a fare nulla perché una vampira
le piombò addosso inchiodandola a terra.
-
E tu cosa credi di fare? – chiese lei sorridente mentre opponeva facilmente
resistenza.
Con
una spinta riuscì ad invertire i ruoli e si ritrovò a cavalcioni sulla nemica.
-
Sai… - continuò Buffy languida – …di solito troverei piacevole torturarti… -
prese un paletto e lo mise in mostra - …ma ora non
posso
giocare, il tempo stringe! – detto questo fece cadere pesantemente l’arma nel
cuore della vampira che gridò e si tramutò in
cenere.
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Buffy
si rialzò scrollandosi di dosso quel che restava della donna, mentre Jean
Claude e Spike polverizzavano le altre due: tornò a
dedicarsi
alla vampira rimasta e corse nella sua direzione, saltando con facilità il
divano.
In
quel momento due persone uscirono proprio da una porta nascosta dal grande
arazzo al muro.
Era
Carlo, che stringeva Anita, un braccio avvolto intorno al collo della ragazza;
il suo viso era una maschera di rabbia, ma si stupì
quando
vide due vampiri sconosciuti – Sei dunque giunto padre mio! – esclamò
rivolgendosi a Jean Claude – Vedo che sei in
compagnia…chi
sono, nuovi servi? –
-
Hey! – esclamò uno Spike alquanto contrariato.
-
Siamo amici di Anita! - rispose Buffy – e non siamo servi di nessuno! – assunse
la posizione di battaglia, pronta a riceverlo.
-
E tu così mingherlina ti prepari alla battaglia con me? Avrai si e no sei mesi
di esistenza come vampiro, non puoi competere con i
miei
cinquecento anni! -
-
No! Non sarà lei! – la voce di Jean Claude echeggiò minacciosa nella stanza, i
presenti si voltarono nella sua direzione – Io ti ho
creato,
io ti distruggerò! –
Carlo
rise, anche se per un momento la sua voce sembrò avere un cedimento: paura?
Non
credeva che il suo Sire sarebbe riuscito a giungere fino alle sue stanze,
pensava che da solo si sarebbe fatto sopraffare dai
suoi
servi.
Non
aveva previsto quei due biondi maledetti!
Ringhiò
furioso e lanciò Anita alla sua vampira – Non lasciartela scappare! – le ordinò.
La
donna prese in consegna la sterminatrice come un pacco e la strinse come aveva
fatto il suo Sire poco prima.
Buffy
osservò i suoi movimenti, poi richiamò l’attenzione di Spike, invitandolo ad
avvicinarsi a lei – Amore…che ne dici di liberare
Anita?
– domandò sensualmente.
Spike
annuì divertito – Sarà un piacere passerotto! –
Nel
frattempo Anita sembrava essersi ripresa dallo stordimento precedente perché
iniziò ad opporre resistenza alla vampira che
aumentò
la presa – Avvicinatevi e l’ammazzo! – minacciò quest’ultima rivolgendosi a
Buffy e Spike, dovendo fare i conti anche con
gli
strattoni sempre più forti di Anita.
Stufa
di essere in balia di quella donna, Anita decise di agire usando “armi
femminili” in sua dotazione al momento: sollevò la
gamba
e conficcò la scarpa col tacco alto che indossava in coordinato all’abito nel
piede della sua aguzzina, penetrando la carne e
trapassandolo
completamente.
-
Vuoi lasciarmi andare stupida puttana? –
La
vampira allentò la presa per il dolore lancinante, concedendo ad Anita la
possibilità di liberarsi.
Allargò
bruscamente le braccia e la donna mollò del tutto: Anita si voltò ed in
mancanza d’altro le assestò un potente sinistro che la
mandò
a terra dolorante – Ti avevo avvertito di lasciarmi andare! –
Buffy
fu subito accanto a lei, le mise una mano sulla spalla e sorrise – Ben fatto –
commentò.
Anita
respirò profondamente.
Spike
raggiunse entrambe e sorrise compiaciuto – Mi mancava tutta questa azione! –
Un
tonfo attirò l’attenzione di tutti e tre.
Si
voltarono di scatto per assistere allo scontro finale tra i due Master, padre e
figlio.
Capitolo
16
Jean
Claude si era sempre tenuto sulla difensiva nello scontro con Carlo: temeva che
con un suo segnale potesse decretare la fine
di
Anita.
Quel
dannato vampiro era mentalmente instabile, avrebbe giocato con lui finché non
si fosse stufato, poi avrebbe fatto del male ad
Anita
per il puro gusto di nuocere a lui.
Quella
vampira fasciata nella seta nera teneva la sua amata stretta in una morsa
mortale.
Carlo
rovesciò una sedia e si avvicinò al suo sire ridendo – Guardati Jean Claude! Il
vampiro millenario, colui che domina Venezia
da
tre secoli ha paura per la sua giovane ammazzavampiri? Fai bene padre, potrebbe
trovarsi uno squarcio nella gola al mio
minimo
cenno! –
Lui
si lasciò colpire, tenendo a freno la sua ira, lasciando il tempo a Spike e
Buffy di liberare Anita.
Prima
o poi la situazione si sarebbe capovolta, ne era certo, allora non avrebbe più
avuto freni con Carlo, nessuna pietà, nessun
indugio.
Anita
spalancò gli occhi non appena vide cosa aveva provocato quel rumore: Jean
Claude era atterrato pesantemente contro il
muro,
mentre Carlo lo guardava divertito dall’alto.
-
Sei menomato mio signore, l’amore ti ha rammollito! Vedi cosa sei costretto a
fare? Ti lasci colpire da me perché ho in mano il
destino
della donna che ami! Ma ti rendi conto di come ti ha potuto ridurre l’amore?
Non ti vergogni? –
Mentre
Carlo pronunciava quelle frasi crudeli, Anita si guardò intorno alla ricerca di
qualcosa: vide la balestra tra le mani di Spike
che
comprese al volo le intenzioni della ragazza.
-
Hai un solo colpo! – furono le sue parole nel porgerle l’arma.
Anita
si sentì più forte non appena le sue mani sfiorarono l’arma, stringendola poi
con decisione: puntò dritto verso Carlo.
Questa
volta non avrebbe dovuto sbagliare, non c’era la possibilità di fallire, la sua
vita dipendeva da quel colpo!
Se
solo Carlo fosse rimasto immobile…
Carlo
avanzò di qualche passo verso Jean Claude: il vampiro oscurava la visuale del
Master, impedendogli di vedere che Anita era
libera.
WBS
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-
Sei destinato a rimanere solo un ricordo per questa città padre! Quando Anita
sarà mia domineremo le calli di Venezia ed io saprò
amarla
come tu non hai saputo fare cinquecento anni fa! –
Jean
Claude restò impassibile – Tu sei stato il mio più grosso errore nei miei mille
anni di cammino tenebroso! Eri un pazzo ed io
non
l’ho compreso in tempo! –
-
E pensi forse di rimediare con Anita? La trasformerai in un’assassina spietata,
proprio come me! –
-
Lei è diversa! – sbraitò il Master animandosi.
-
Diversa? Perché il suo potere e la sua forza le permetteranno di mantenere la
coscienza di se? Ma fammi il piacere! –
Jean
Claude si tirò su: farlo parlare lo aiutava a prendere tempo – Il suo potere ed
il mio sangue antico la renderanno diversa dagli
insulsi
schiavi creati da te! Io l’ho conosciuta, amata, preparata al momento del
cambiamento con pazienza! –
Carlo
sgranò gli occhi – Poi cosa farai padre, l’abbandonerai come hai fatto con me?
Rispo… - le parole gli morirono in gola,
terminando
in brevi rantoli.
Il
dolore era forte ma il colpo non era letale, ma….chi diavolo era stato?
Fissò
Jean Claude, poi si voltò: la sterminatrice stringeva tra le mani una balestra
ormai scarica e di fianco a lei c’erano ancora
quei
due vampiri biondi.
La
sua Caterina aveva fallito!
-
Jean Claude è tutto tuo! – esclamò Buffy tranquilla, ormai certa dell’esito
dello scontro.
Il
Master incontrò lo sguardo deciso di Anita: non avere pietà di lui, gli
dicevano i suoi occhi fermi.
Si
sentì rinvigorito dopo essersi perso nel suo sguardo, il sangue ribollì nelle
vene di entrambi.
Anita
arrossi senza accorgersene.
Jean
Claude si mosse rapido, cogliendo Carlo alle spalle e rovesciandogli il capo di
lato – Questo avrei dovuto farlo secoli fa! – gli
sibilò
nell’orecchio, affondando contemporaneamente la freccia nella schiena del
vampiro per procurargli maggiori sofferenze – Mi
riprendo
ciò che ti donai cinquecento anni fa! – e lo azzannò, cominciando a bere il suo
sangue.
Buffy
si lasciò stringere dalle braccia protettive di Spike a quella vista, mentre
Anita cominciò la lenta camminata verso il suo
Master.
Ad
un punto del percorso notò la sua borsa delle armi: lentamente si abbassò, la
aprì e prese un paletto, poi proseguì.
Capitolo
17
Jean
Claude stava lentamente prosciugando Carlo quando sentì il tocco leggero delle
dita di Anita sulla guancia.
Interruppe
il suo pasto, alzando il viso e fissando la ragazza con i suoi occhi gialli.
-
Non ucciderlo…ti prego… - lo implorò lei.
Jean
Claude la fissò stupito.
Anita
gli sfiorò le labbra rosse del sangue di Carlo con un dito e gli sorrise;
abbassò lo sguardo per guardare il suo nemico che si
era
nel frattempo ripreso dal torpore del morso, guardandola altrettanto.
Lei
vi lesse speranza per un momento, credeva che volesse risparmiarlo!
-
Lascia che sia io a finirlo! – terminò la sua supplica sorridendo in faccia a
Carlo che si sentì per la prima volta veramente battuto,
da
una piccola stupida ragazza di vent’anni.
Quello
che seguì poi fu molto rapido: Carlo, ormai debole, spalancò gli occhi,
implorando pietà ad Anita che non fece una piega,
per
nulla impietosita da quella richiesta.
Jean
Claude mollò lentamente la presa su di lui ed Anita lo trapassò con rapidità
col paletto.
-
Io amo…io uccido… - gli sussurrò a due millimetri dalla labbra, prima di
affondare di più l’arma.
Carlo
terminò la sua esistenza come vampiro sul pavimento della dimora che si era
realizzato a Venezia, la città che lui voleva
dominare.
Ci
fu silenzio nella stanza per un lungo ed interminabile minuto, nel quale le
ceneri del vampiro vagarono per la grande sala, fino
poi
a toccare il suolo.
Spike
si mosse, cercando la vampira rimasta a terra poco prima – È sparita! –
-
Dev’essersela squagliata per il timore di diventare un mucchietto di cenere! –
rispose divertita Buffy, che spostò la sua attenzione
poi
su Jean Claude e Anita: erano uno di fronte all’altra, contemplandosi a
vicenda.
Spike
prese il viso di Buffy tra le mani e depose un dolce bacio sulle sue labbra –
Andiamo… - suggerì - …lasciamoli soli! –
Buffy
lo prese per mano e lasciarono la stanza.
Erano
rimasti soli: Jean Claude e Anita.
Non
succedeva da molto tempo, se si escludeva la visita che lui le aveva fatto in
sogno.
Una
lacrima le scese lungo la guancia e Jean Claude l’asciugò con un dito.
Anita
sorrise e lo accarezzò – Sei venuto a salvarmi… - mormorò.
Non
riuscì più a trattenere le lacrime e le lasciò scorrere come un fiume in piena
dai suoi occhi.
Il
vampiro la strinse forte tra le braccia – Sarei morto se ti avessi vista sua! –
-
Non è accaduto…non è accaduto… - continuò a ripetere lei, come per
rassicurarlo.
S’inginocchiarono
entrambi sul morbido tappeto persiano, accoccolandosi contro il muro; Jean
Claude finalmente la baciò.
-
Questa volta non è un sogno… - gli sussurrò - …i tuoi baci sono reali… -
sorrise mentre lui deponeva piccoli baci sul suo collo.
-
È tutto reale! – le rispose lui, accarezzandola possessivo.
-
Io…ho creduto che questa guerra fosse nata per causa tua…come ho potuto
dubitare anche un solo istante che tu fossi
colpevole?
Jean Claude…ho sbagliato tante cose… -
-
…no…io ho creato Carlo, la colpa era mia…ma ora lui non esiste più…è cenere,
solo un brutto ricordo…ho fatto l’errore di
lasciarti
sola in mezzo ai cattivi! Avrei dovuto tenerti con me fin da subito, invece ho
creduto meglio lasciarti fuori da questa storia!
WBS
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Ma
come potevo pensare che la sterminatrice non si trovasse coinvolta in tutto
questo? È il tuo lavoro ed io sono stato uno sciocco!
–
Anita
lo zittì con un bacio e lo circondò con le braccia – È tutto finito… - lo
consolava - …amore mio…ora sono qui con te e non ti
libererai
facilmente di questa ragazza! –
Il
vampiro sorrise mentre lei si avvicinava maggiormente a lui, il collo così
invitante, la pelle liscia e chiara, una tentazione per il suo
demone.
Ma
lei lo stava facendo di proposito!
-
Hai fame amore… - gli disse in un sussurro, accarezzandogli il viso per poi
esporre nuovamente la carne del suo collo, verso il
marchio
che lui le aveva lasciato molto tempo prima.
Aspettò
con impazienza di sentire i suoi denti trafiggerla e quando avvenne, chiuse gli
occhi e sorrise, finalmente soddisfatta.
Capitolo
18
Buffy
mordicchiò l’orecchio di Spike e lui fu scosso da un piacevole brivido lungo la
spina dorsale; erano seduti sul divano nel
salotto
di Jean Claude, aspettando che il Master facesse ritorno con Anita al seguito.
-
Passerotto… - l’ammonì lui - …non tentarmi in questo modo o non ci troveranno
qui ad aspettarli… -
Lei
si staccò dall’orecchio del compagno, evidentemente delusa, poi lo guardò
giocherellando con i suoi capelli – Scusa amore…
-
si lagnò - …sai che non so resistere al tuo fascino, questa attesa è
estenuante! –
Udirono
la porta di casa spalancarsi e subito dopo Jean Claude fece il suo ingresso
nella sala: Anita era in braccio a lui, morta
apparentemente.
Buffy
si alzò rapidamente e la fissò: il viso era disteso nella morte, appariva
serena e felice e le labbra erano ancora macchiate di
sangue.
Anche
lei dunque aveva compiuto il grande salto nel buio.
Chissà
quando si sarebbe svegliata…
Senza
dire nulla, Jean Claude scomparve con Anita nella sua stanza, dopo aver elargito
alla coppia un sorriso raggiante.
La
sala tornò silenziosa.
Buffy
guardò Spike – L’alba è vicina amore…io sono stanca… - gli sorrise maliziosa.
-
Stanca? – domandò Spike tra il deluso e il divertito.
Lei
rise saltellando poi verso la loro camera da letto – Si! – confermò – Voglio
dormire! – chiuse la porta alle sue spalle.
Spike
si alzò di scatto dal divano e la raggiunse – Vediamo quanto sei
stanca…cacciatrice! –
Jean
Claude depose delicatamente il corpo di Anita sul letto, poi si sdraiò accanto
a lei: la contemplò, scostandole una ciocca di
capelli
dal viso, poi baciò le sue labbra per pulirle dal sangue.
Rimase
a lungo immobile, pensando a come si sentisse bene in quel momento: non gli
capitava da secoli, era così ansioso, era in
paradiso.
Non
vedeva l’ora che lei si svegliasse per averla come compagna e poterla amare
liberamente, senza ostacoli come il suo ordine
religioso
e il suo dovere.
Ora
non era più dalla loro parte!
Si
era donata a lui volontariamente, porgendogli il collo, offrendosi a lui,
attirandolo a se per farsi mordere.
-
Io scelgo…di camminare con te nelle tenebre… - gli aveva sussurrato mentre la
prosciugava.
Le
diede un ultimo bacio, poi avvertì l’incombere dell’alba ed appoggiò il capo
sul cuscino prima di addormentarsi.
Spike
spalancò la porta e trovò Buffy già distesa nel letto che dormiva…o fingeva.
Era
nuda sotto le coperte.
Lui
si spogliò rapidamente, gettando a terra tutti i suoi vestiti, poi entrò nel
letto, sorprendendola alle spalle: le mise le mani sui
fianchi
e le baciò le spalle, lentamente.
Buffy
non fece una piega, allora lui decise di usare la maniere forti: scivolò nel
volto della caccia e la morse, mentre la sua mano
iniziava
l’esplorazione del corpo di lei che non seppe più resistere a quell’attacco e
si lasciò sfuggire un lamento di piacere.
Spike
tornò ai suoi lineamenti umani e soffiò al suo orecchio, deponendole piccoli
baci sulla ferita che le aveva lasciato, senza mai
smettere
però la sua tortura amorosa.
-
Sei un vigliacco! – mormorò lei – Non è giu…Spike! – gridò lei all’apice,
girandosi e lasciando che lui la bloccasse al letto col peso
del
suo corpo.
-
Non eri stanca amore? – domandò lui, baciandole l’ombelico.
Buffy
sogghignò osservandolo: le sue labbra avevano lasciato del sangue sulla pelle e
la cosa sembrò eccitarla ancora di più.
I
suoi occhi lo scrutarono con fare minaccioso – Sei un vampiro vigliacco e
traditore… - gli sibilò passandosi la lingua lentamente
sulle
labbra, poi lo attirò a se per baciarlo con trasporto; allargò le gambe e lo
abbracciò, lasciandolo entrare in lei e sospirando per
la
beatitudine mentre la loro danza dell’amore aveva inizio per l’ennesima volta,
uniti pelle a pelle, fusi in un unico corpo.
Giunse
il tramonto su Venezia: il sole rosso si rifletteva sulle acque dei canali, facendole
apparire come fuoco liquido.
Il
palazzo di Jean Claude era silenzioso ma presto i suoi abitanti avrebbero
aperto gli occhi.
Buffy
e Spike dormivano abbracciati sotto ciò che restava delle coperte del loro
letto; erano due angeli portatori di morte,
teneramente
accoccolati e sorridenti nel sonno.
Ciò
che invece stava per accadere nella camera padronale non aveva precedenti: il
Master, potente e millenario vampiro
dominatore
della città da oltre trecento anni non era solo nel suo letto, c’era un corpo
femminile accanto al suo, una giovane e
splendida
ragazza, immobile nella morte che precede il risveglio come vampiro.
Anita
giaceva circondata dalle braccia del suo sire, non aveva ancora aperto gli
occhi, ma certamente lo avrebbe fatto presto.
Gli
ultimi raggi del sole morirono nelle acque della laguna.
WBS
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La
mano di Anita si mosse lievemente e Jean Claude si svegliò: l’aveva sentita.
Gli
occhi della ragazza si mossero sotto le palpebre, poi lentamente si aprirono;
le labbra si schiusero e si mossero come a
pronunciare
una parola.
Si
guardò intorno dopo un attimo di smarrimento e accarezzò le lenzuola col palmo
della mano, poi sembrò accorgersi del braccio
che
l’avvolgeva.
Si
voltò, incontrando gli occhi meravigliati di Jean Claude.
-
Ciao… - mormorò lei, aspettando il suo bacio - …è come se avessi dormito per
secoli! –
Il
Master le baciò le labbra – Sono io che ho dormito a lungo amore…ma tu mi hai
risvegliato! –
Anita
rise – Il mio sangue allora deve essere molto efficace! –
Lui
la zittì con un bacio – Ed il mio cosa ti è sembrato? – le domandò lui con voce
roca, afferrando una spallina dell’abito che
ancora
indossava dalla notte prima e strappandola.
I
suoi baci scesero pericolosamente sul collo, poi sul seno, mentre Anita
avvertiva un formicolio in tutto il corpo – Jean Claude…
-
sospirò.
Lui
si fermò e la guardò sorridendogli – Piccola sterminatrice…come ti senti? Sei
un vampiro ora…mia adorata… -
Anita
chiuse gli occhi e cercò di evocare un’immagine per descrivere quello che
provava – È come se mi trovassi di fronte ai
cancelli
del paradiso! Si spalancano per me, per accogliermi nel regno della beatitudine
eterna! –
Jean
Claude rise e lei lo guardò confusa – Ho detto qualcosa di sbagliato? –
domandò.
-
No piccola mia… - l’attirò più accanto a se – …il paragone era perfetto anche
se tempo che il paradiso ci sia precluso! –
Lei
sorrise, sbottonando la camicia del vampiro – A noi non interessa più il
paradiso…basta essere insieme in questo mondo… - gli
disse
raggiungendo la sua bocca e mostrando per la prima volta le zanne – quel regno
bianco può bruciare all’inferno! – rise – Ho
tanto
desiderato toccarti di nuovo, credevo non sarebbe stato più possibile… -
Lui
le accarezzò le labbra e le lasciò libero accesso al collo, permettendole di
morderlo per cibarsi di lui.
Quando
incontrò di nuovo il suo viso non poté fare ameno di sprofondare nei suoi
occhi: era incantevole, un’espressione di puro
godimento
dipinta sul volto, le labbra sensualmente sporche di sangue, la lingua che
lentamente passava su di esse.
-
Credevo di non poter mai conoscere un simile piacere… -
Il
vampiro si mise a sedere, appoggiandosi allo schienale del letto – Il mio
sangue è antico piccola mia, non assaggerai mai nulla di
migliore!
– si vantò.
Anita
sorrise e si sistemò a cavalcioni su di lui, aprendogli del tutto la camicia e
accarezzandolo con possessione.
-
Il sangue millenario ti ha resa molto forte – proseguì lui – Sei più potente di
molti vampiri anche se sei una nuova nata! –
-
Non ha importanza! – rispose lei decisa – Tutto quello che mi interessa è
davanti ai miei occhi! Il potere e la forza non hanno
valore
– gli passò la mano tra i capelli – Tu sei qui con me ed è quello che più vale!
Ti amo Jean Claude! –
Gli
occhi di lui si illuminarono ed esplorarono il corpo di Anita con avidità:
fissò l’abito che indossava e ne afferrò due estremità
dal
basso – Non deve rimanere alcun ricordo di lui – sussurrò con una punta d’ira
nella voce e con uno strappo deciso eliminò il
vestito,
gettandolo lontano e lasciando la sua child completamente nuda.
Anita
di riflesso si coprì le parti intime con le mani, memore ancora del pudore che
aveva accompagnato la sua vita.
Jean
Claude le allontanò per ammirare il suo corpo – Non devi più coprirti di fronte
a me, non c’è nulla di sbagliato nella nostra
unione,
ormai è sacra! Noi siamo la stessa carne e lo stesso sangue, siamo uniti nella
morte e nessuno potrà più cambiare la
storia!
–
Anita
respirò a fondo, anche se non ne aveva bisogno, guardando Jean Claude pensierosa
– io sono diversa dagli altri vampiri…
vero?
Sono come Buffy… -
-
Più o meno si…il mio sangue ha mantenuto la coscienza di ciò che eri,
permettendoti di non diventare solo un demone assetato
di
sangue –
Lei
sorrise rassicurata.
-
Ho evitato che ti accadesse ciò che io ho passato… -
-
Basta parlare ora! – lo zittì lei – Ora devi fare l’amore con me, come la prima
volta in questo letto, la mia prima volta con un uomo!
–
si allungò verso il suo viso e gli baciò la punta del naso – Ricordi com’è
successo? –
Jean
Claude la prese per la spalle – Ti ho rapita in quel vicolo dove avevi appena
ucciso un vampiro, portandoti qui ad occhi
bendati…
-
-
Esatto… - disse lei maliziosa - …anche se in realtà sono stata io a voler
essere portata via da te… - terminò, sciogliendosi dalla
stretta
di lui e alzandosi dal letto, facendo qualche passo e appoggiandosi ad una
parete – Poi ci siamo baciati qui, in questo punto!
–
Jean
Claude la raggiunse e la baciò violentemente, facendole sbattere la schiena
contro il muro.
Lei
rise sonoramente quando lui allontanò la bocca dalla sua – Poi? – domandò in un
sussurro.
-
Mi hai spogliata…ma questo passo lo abbiamo già fatto! – alzò un dito della
mano – Hai baciato questo dito…poi lo hai morso
delicatamente
con i denti, assaggiandomi…la tua lingua che leccava la mia pelle era come una
scossa elettrica lungo la mia spina
dorsale!
-
Lui
eseguì alla lettera le sue parole - …e il tuo sapore era inebriante Anita… -
rispose lui, succhiando il dito ferito.
-
Mi hai presa in braccio e mi hai portata sul letto, adagiandomi come se fossi
una piuma… - il vampiro anche questa volta compì
gli
ordini della ragazza - …e mi hai detto… -
-
…non ti farò male… - terminò lui con voce rotta dal desiderio.
-
“Non lo farai?” ho balbettato io, desiderandoti e avendo allo stesso tempo il
terrore di te – proseguì - …e poi hai iniziato a baciarmi
qui…
- indicò la bocca e lui eseguì - …qui… - passò ai seni e lui anche questa volta
la baciò – …qui… - l’ombelico - …qui… - la
parola
le morì in gola mentre Jean Claude spariva sotto le lenzuola.
-
Proprio lì! – mugolò lei poco dopo, afferrando le coperte e inarcando la
schiena.
-
Jean Claude! – gridò Anita, mentre il vampiro ricompariva per baciarla.
-
Dimmi piccola… - le sussurrò lui mentre scendeva a torturarle un seno con i
denti.
Lei
lo costrinse a guardarla, prendendogli il viso tra la mani – Non farmi soffrire
ancora, prendimi in questo istante, non resisto
più…ti
voglio…ti voglio…ti voglio… - continuò a ripetergli finché lui non fu in lei,
amandola nella maniera più totale.
Mentre
i loro corpi erano avvinghiati, fusi nei movimenti dell’amore, Jean Claude non
poté resistere al desiderio di assaggiare di
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nuovo
il sangue di Anita: con i canini lacerò la pelle del collo, facendo uscire
poche gocce di sangue che leccò avidamente.
L’ordine
della sua Child arrivò subito dopo - …mordimi… - gli ordinò, la voce soffocata
dal piacere.
Jean
Claude non se lo fece ripetere due volte ed eseguì il comando: in quel momento
Anita non riuscì più a trattenersi e gridò con
tutto
il fiato che aveva in corpo il nome del suo Sire.
-
Anita si è svegliata… - mormorò Buffy girandosi verso Spike ed appoggiando il
capo sul suo petto.
-
A giudicare dall’urlo dico che hanno già superato i preliminari… - rispose
Spike divertito – Credo che questa notte non li
vedremo…
-
Buffy
mugolò, poi sollevò il viso quel tanto che bastava per guardarlo in faccia –
Che ne dici se io e te ci vestiamo e andiamo a
caccia?
– chiese, camminando con le dita lungo il suo torace – Troviamo un bel
cattivone e giochiamo con lui, poi mi cospargo del
suo
sangue e tu lo lecchi tutto! –
Spike
inarcò un sopracciglio fingendo sgomento – Signorina Summers! Mi meraviglio
della sua condotta! –
Buffy
rise – Si…sono una ragazza cattiva signore…devo essere punita! – si alzò dal
letto e scelse gli indumenti per la serata – Ma
solo
dopo che avrò fatto il bagno nel sangue! –
Spike
la seguì, afferrando i suoi boxer da terra – Ti aspetta una dura punizione
signorina Summers! –
Capitolo
19
Buffy
e Spike rientrarono nell’appartamento di Jean Claude quando mancavano poco più
di due ore al sorgere del sole.
Lei
era completamente spettinata, la maglia blu che indossava era coperta di
schizzi di sangue quasi ovunque e anche lui non
scherzava;
si accomodarono sul divano con un sorriso radioso sulle labbra.
-
Hai del sangue… - mormorò Buffy al compagno, ma ancora prima di terminare la
frase gli leccò l’angolo sinistro della bocca per
pulirlo.
-
Anche tu… - lui sogghignò prima di ripetere il gesto sulla guancia destra di
lei.
Buffy
si stiracchiò – Non mi ero mai cosparsa il viso di sangue mortale… - commentò,
pienamente soddisfatta per come era andata
la
nottata.
Lui
rise e l’attirò a se baciandola – C’è sempre una prima volta per tutto amore… -
commentò con espressione maligna sul volto.
Buffy
gli sbottonò la camicia e lo baciò – Possiamo approfondire questa prima volta
di tutto? – chiese maliziosa e avrebbe volentieri
proseguito
il discorso in camera ma sentirono una porta sbattere e una squillante risata
femminile.
Anita
e Jean Claude fecero il loro ingresso nella sala col sorriso dipinto sulle
labbra.
Buffy
osservò la nuova nata e il cambiamento avvenuto in lei: in realtà a prima vista
nulla era mutato in lei, a parte il pallore della pelle;
indossava
una lunga camicia da notte di seta naturalmente nera e un’impalpabile vestaglia
del medesimo colore.
Il
Master invece era splendido e statuario, vestito solo dei suoi pantaloni neri.
Buffy
li guardò meravigliata e Spike attirò la sua attenzione con un colpetto di
tosse.
Fu
Anita ad agire per prima, sciogliendosi dall’abbraccio del suo sire e
inginocchiandosi per poter guardare in faccia i due vampiri,
ancora
seduti sul divano.
Con
un rapido e inaspettato gesto circondò entrambi in un forte abbraccio,
continuando a ringraziarli – Senza il vostro aiuto non sarei
ancora
qui! Grazie amici! –
Buffy,
dopo aver ricambiato il gesto l’allontanò da se per guardarla più da vicino –
Sei così…uguale a prima! – rise.
Anita
sorrise e attese l’arrivo di Jean Claude che si accomodò sul tavolino di
cristallo, sicuramente un gesto inusuale per uno come
lui
– Il suo dono di nascita e il mio sangue hanno operato un cambiamento diverso
in lei! –
Il
suo dono di nascita?
Anita
annuì e strinse le mani di Buffy – Il tuo aiuto è stato prezioso, sono così
contenta di… -
-
Averci scagliato contro una freccia? – terminò Spike sogghignando.
Buffy
rise – È vero, è stato il nostro primo incontro! Tu ci stavi cacciando! –
Anita
sorrise imbarazzata e si accoccolò più vicino al suo Sire, poi si fece seria –
Avete ragione…e sono contenta di non aver avuto
buona
mira quella notte! Ma…ho qualcosa da chiedere ad entrambi, anche se so di non
averne il diritto, avete già fatto così tanto
per
me! –
Buffy
la scrutò – Cosa? –
-
Io…c’è qualcuno che ha il diritto di sapere…quello che è successo in queste
notti…qualcuno a cui tengo molto… -
-
Antonio… - sussurrò Buffy.
L’altra
annuì – Io vorrei chiedervi in prestito la… -
-
…Gemma di Amara? – chiese Spike.
Di
nuovo la ragazza rispose con un cenno affermativo del capo.
Spike
si sentì osservato dai presenti: incrociando lo sguardo di Buffy capì ciò che
lei intendeva dirgli. Si sfilò l’anello che era tornato al
suo
dito dopo la notte di battaglia nel teatro di Carlo e la porse con disinvoltura
ad Anita che aprì il palmo della mano per riceverlo.
-
Grazie – rispose – Lo userò solo domani, poi correrò a restituirtelo! –
Lui
annuì, circondando Buffy con un braccio e stringendola a se.
-
Mi rendo conto di non avervi ancora ringraziato per quello che avete fatto! –
iniziò Jean Claude – E se c’è qualcosa che posso fare
per
voi non avete che da chiedere! E oltre a questo…io e Anita vorremmo avervi come
inquilini fissi di questa casa! -
Spike
e Buffy spalancarono gli occhi, sorpresi per l’offerta.
Il
Master rise alla loro reazione – Pensateci senza fretta, non dovete decidere
ora! L’appartamento al piano inferiore è di mia proprietà
ed
è libero. Vorrei che fosse abitato da amici! –
Buffy
annuì, ancora troppo meravigliata per poter parlare.
L’offerta
era indubbiamente allettante e sentiva che non sarebbe stata una cattiva idea
fermarsi lì: si sentiva legata ad Anita e amava
Venezia.
Spike
la scosse riportandola alla realtà e subito dopo Anita e Jean Claude si congedarono
nuovamente per tornare nella loro
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stanza.
-
Buffy… -
-
Si? -
Spike
la condusse al loro nido in quel sontuoso appartamento: entrambi lo osservarono
con occhi diversi – Mi ci potrei abituare…
-
sussurrò lei.
-
Lo so… - rispose Spike, ben sapendo che le parole che lei aveva appena
pronunciato non erano rivolte a lui.
Buffy
si appoggiò al muro – Il piano inferiore sarà uguale a questo… - continuò le
sue divagazioni in fatto di arredamento - …tutta
un’altra
cosa rispetto ad una cripta…amore? –
-
Si? -
-
Credi che potremmo? Per un po’… -
-
Perché no! – lui saltò sul letto – Lascio a te la decisione finale passerotto,
vivrei anche all’inferno se a te piacesse! -
Buffy
socchiuse gli occhi pensando a Sunnydale – Io desidero…trascorrere un po’ di
tempo in questa città…se tu approvi… -
Spike
spalancò le braccia per invitarla a raggiungerlo, cosa che lei fece
all’istante, sedendosi in braccio a lui e lasciandosi
coccolare.
-
Allora è stabilito…restiamo qui! -
Lei
annuì mentre le mani del compagno passavano tra i suoi capelli – Dovrò rifarmi
il guardaroba… -
Capitolo
20
Erano
solo due giorni che camminava nelle tenebre ma il sole di quel pomeriggio
sembrò riscaldarla come non mai e lo assaporò fino
in
fondo, lasciandosi baciare dai suoi raggi.
Jean
Claude era il suo sole ora.
Aveva
scelto di indossare abiti più femminili per l’occasione, più consoni alla sua
nuova carnagione pallida e alla sua natura; in vita
aveva
sempre detestato il nero perché rappresentava la divisa con la quale uccideva,
ma ora era diverso.
Ora
le piaceva, la faceva sentire più desiderabile agli occhi di Jean Claude, anche
se sapeva che non era quello.
Buffy
le aveva prestato una gonna al ginocchio e un top nero abbinato alla giacca; le
aveva anche suggerito in disparte di andare a
rifarsi
il guardaroba dopo l’incontro con Antonio.
Senza
accorgersi era arrivata alla sua vecchia casa, la chiesa dove un giovane prete,
Antonio, l’aveva trovata vent’anni prima: una
neonata
benedetta che avrebbe votato la sua vita alla loro causa segreta e centenaria
per preservare Venezia dagli antichi bevitori
di
sangue che per qualche strana ragione ne sembravano attratti.
Sorrise:
chi poteva pensare che la luce di Dio avrebbe illuminato il suo cammino per
soli vent’anni? Lo aveva ripudiato, gli aveva
voltato
le spalle per l’amore del demone più seducente che potesse incontrare!
Annusò
l’aria carica di incenso della chiesa e avanzò: mancava più di un’ora
all’inizio della funzione serale ma già alcuni fedeli si
stavano
avvicinando alla piccola costruzione romanica che era S.ta Caterina.
Si
mescolò ai passanti e senza farsi notare entrò diretta verso la sua vecchia
camera.
Pregava
senza sosta da ore, rifiutandosi di uscire dalla stanza di Anita.
La
sua Anita…cosa le era capitato?
La
porta d’ingresso cigolò e Padre Antonio non fece una piega: sicuramente qualche
confratello era entrato nel tentativo di
smuoverlo.
-
Chiunque tu sia non riuscirai a convincermi ad uscire! – esclamò.
-
Nemmeno io? -
La
voce, così familiare e inaspettata quasi lo fece cadere.
Si
sollevò dalla sua posizione con difficoltà, evidentemente perché non si era
mosso da ore e la guardò.
Anita
era avvolta nella luce del sole, bellissima e sorridente come se non fosse mai
accaduto nulla.
-
Anita… - balbettò lui incerto - …non sei un miraggio! -
-
Sono qui in carne ed ossa – rispose lei, avanzando per abbracciarlo.
Antonio
superò la distanza che li separava e la circondò con le braccia – Piccola mia…
- le sussurrò affondando il viso nei suoi capelli
–
Come sei sfuggita all’orrore? Come sei…fredda! – la scostò bruscamente da se
per meglio guardarla negli occhi – Come…come
puoi
camminare nella luce se nei tuoi occhi c’è la tenebra? –
Anita
chiuse la porta alle sue spalle e vi si appoggiò con la schiena – È accaduto
Antonio, ciò che temevi si è avverato! –
-
Lui ti ha presa con se…sei un vampiro! Ma come hai potuto? Tu dicevi di
preferire la morte a…questo! – allargò le braccia
convulsamente
per indicare ciò che aveva davanti.
-
Mentivo! – affermò lei decisa – Mentivo a me stessa e a te in confessione! L’ho
capito nei momenti di prigionia, sola coi miei pensieri,
quando
l’unico conforto era sapere che Jean Claude mi amava! Non era Dio ciò che
riscaldava il mio cuore in quelle ore! -
-
Non è possibile! – il prete si coprì il volto con le mani – Tu eri una creatura
illuminata! -
-
Ora non lo sono più! -
-
Perché sei qui allora? Come puoi resistere al potere dell’Altissimo che regna
tra queste mura? -
-
È magia Antonio, una gentile concessione di un amico! -
-
Quale motivo ti ha portata qui? Siamo nemici ora, vuoi forse bere il mio
sangue? -
Anita
si rabbuiò – Non devi dire questo di me, non potrei mai farti del male, io ti
voglio bene e non smetterò mai di volertene! –
Antonio
lasciò cadere pesantemente le braccia lungo i fianchi e si mise a sedere sul
letto.
-
È la mia scelta Antonio! Io lo amo e ho deciso! -
-
La tua scelta… - ripeté lui sarcastico – Lo aveva detto anche quella ragazza
bionda che è venuta qui a prendere le tue armi…il male
è
un punto di vista, chi sono io per giudicare? -
Agli
occhi della ragazza, il prete apparve per la prima volta vecchio e stanco; gli
si accomodò accanto e si strinse a lui che si scostò
riluttante.
–
Non avere paura di me, non ti farò del male! -
WBS
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Lui
sembrò convincersi delle sue parole perché si rilassò e appoggiò la mano su
quella di lei – Hai lasciato il nido nella maniera che
io
temevo più di tutte, fin dai tempi del tuo addestramento! –
Anita
sorrise amaramente – Non potevi prevedere che finisse così e nemmeno io! Non
credevo di poter amare ciò che tu mi hai
insegnato
ad odiare! –
Il
prete prese le mani di Anita nelle sue, nel vano tentativo di scaldarle – Sono
uno sciocco…scusa! – si giustificò per il gesto.
-
Non importa… - rispose lei.
-
Questo è il tuo addio? – domandò lui timoroso della risposta.
-
Non è l’addio all’uomo che mi ama come una figlia! Sono cresciuta ma non
smetterò di amarti come un padre, anche se non sarò
più
la sterminatrice! -
-
Tu eri la migliore, la più forte, l’ultima! Cosa ne sarà di Venezia? – si
rammaricò lui.
Anita
gli mise una mano sulla spalla – La guerra per ora è stata evitata, noi abbiamo
vinto! –
-
…a costo di quale perdita… -
Anita
non fece caso a quelle parole taglienti – Jean Claude è il Master indiscusso
della città, ti prometto che farò in modo che Venezia
non
cada sotto attacchi di altri vampiri! –
Antonio
la guardò stupito – Lui ti permetterà di farlo? –
Lei
rise – Non sono la sua serva Antonio! Io sono la sua compagna e ho la forza del
suo sangue millenario! Farò tutto quello che è
in
mio potere perché io amo Venezia! – terminò seria – Chissà quando troverete
nuove sterminatrici…passeranno anni prima che
siano
pronte! Nel frattempo ci sarò io, nei limiti del possibile! – si alzò dal letto
e schioccò un bacio sulla fronte al prete – Ora devo
andare…
-
-
Tornerai? -
-
Non mi sarà più possibile, mi dispiace, a meno che non ci si incontri per
strada! Questo luogo non fa più per me! -
Epilogo
Una
figura scura si mosse furtiva nelle stanze sotterranee e segrete del monastero,
entrando in una porta di legno massiccio.
L’interno
della stanza era illuminato da torce di legno che ardevano alle pareti, al
centro c’era un grande tavolo rotondo in pietra con
dodici
sedie occupate da altrettante persone in abito talare.
-
Hai dunque scoperto qualcosa? – a porre la domanda fu uno di questi, seduto
sulla sedia più imponente; la luce delle torce
illuminava
il suo volto anziano e magro, creando ombre innaturali e spaventose.
L’ultimo
venuto annuì – Lei è appena andata via mio signore! –
-
Quindi? – chiese un altro – non indugiare, ha vinto la sua battaglia contro
quel vampiro? -
Annuì
di nuovo – Ma abbiamo pagato a caro prezzo la vittoria… - aggiunse.
-
Cosa intendi? -
-
Lei ha scelto le tenebre… - rispose l’informatore.
Un
brusio di sgomento si levò nella stanza, interrotto dalla voce tuonante di un
altro partecipante alla riunione segreta – Allora come
ha
potuto entrare nella casa di Dio? Lei non può aver fatto questo! – sbatté i
pugni sul tavolo.
-
Ha detto a fratello Antonio di aver usato la magia di un amico! -
-
Il demonio…il demonio… - farfugliò un anziano disperandosi.
-
No lo ha detto questo… -
-
Che altro hai sentito? -
-
Ha assicurato ad Antonio che cercherà di difendere la città da altri vampiri se
arriveranno… -
-
Certo! – sbottò uno – Così facendo preserverà il dominio del suo vampiro! È
pericolosa! -
-
Fratelli, sono trecento anni che Jean Claude vive qui e non ha mai cercato di…
- al religioso che aveva preso la parola fu impedito
di
terminare la frase.
-
Lei ha fallito e noi lo sapevamo…una delle due era l’anima nera – parlò un
altro ancora - …abbiamo fallito vent’anni fa, la scelta era
un’altra
e chi era già nell’ordine a quel tempo deve ritenersi colpevole! Siamo stati ingannati
dall’aura della neonata! -
-
Fratelli…è ora che si passi al contrattacco, su Venezia deve tornare la luce
splendente di Dio! Anche il Master Jean Claude e la sua
nuova
compagna Anita devono morire! -
-
La chiamerai? -
-
Non c’è altra cosa da fare, lei deve venire in nostro aiuto, è l’unica
soluzione! -
-
C’è un’altra cosa che devo dire! – intervenne l’informatore – Antonio ha
parlato di una ragazza che in precedenza era stata nella
camera
di Anita, forse un vampiro, una minaccia per noi! -
Il
prete a capo della riunione scosse il capo – Chiunque sia non sarà certo una
minaccia quando lei sarà qui! -
Fine