FINALMENTE
LIBERA DI AMARE
Di
Patty
Finalmente
era libera.
Inalò
l’aria fresca del mattino fino quasi a farsi male ai polmoni. Sapeva di buono
quell’aria, soprattutto in confronto a quella viziata che aveva respirato per
tanti anni chiusa nella sua cella.
Quegli
anni l’avevano cambiata, l’avevano resa una persona migliore… o almeno sperava…
l’avevano redenta, anche se erano stati terribili.
Erano
stati anni di solitudine e di silenzio.
Erano
stati anni di lacrime e di lotta interiore.
Aveva
lottato contro quello che era sempre stata, quello che
la vita l’aveva resa.
Aveva
lottato contro i suoi ricordi, aveva lottato contro le sue azioni e più di una
volta aveva creduto di aver perso la sua battaglia, che tutto fosse
irrimediabilmente perso, che per salvare una come lei non valesse neanche la
pena di fare fatica.
Ma
proprio in questi momenti più neri, come se riuscisse sempre a sapere quando
più aveva bisogno di aiuto, arrivava Angel.
Angel.
Quanto
era stato importante per lei?
Quanto
gli doveva?
Avrebbe
mai potuto ringraziarlo abbastanza per ciò che aveva fatto?
Aveva
tentato di sedurlo, aprendo una prima falla nel suo rapporto con Buffy. E lui l’aveva perdonata.
Aveva
fatto di tutto perché Angelus tornasse. E lui l’aveva capita.
Lo
aveva praticamente ucciso, preferendo privarsi della sua stessa vita piuttosto
che permettere a Buffy di salvarlo con il suo sangue. E lui l’aveva aiutata.
Di
nuovo lo aveva attaccato e di nuovo lui l’aveva difesa, da Buffy
e dalla polizia.
Aveva
fatto di tutto per rendergli la vita un inferno. E lui l’aveva salvata.
E
perché lo aveva fatto?
Lui
aveva sempre trovato mille motivi per giustificare il suo comportamento.
Diceva
che la capiva. Ed era sicuramente vero.
Diceva
che, se l’aveva avuta lui, tutti avevano diritto ad una seconda possibilità. E
anche questo forse era vero.
Diceva
che vedeva del buono in lei. E questo Faith non
riusciva proprio a capirlo.
Diceva
anche tante altre cose, Angel, ma lei sapeva che l’unico motivo per cui l’aveva
aiutata era molto più semplice: lui era Angel, il vampiro buono, il demone con
un’anima, e non avrebbe potuto agire diversamente.
La
brezza sul suo volto la distolse un istante dai suoi pensieri, mentre l porte del carcere si chiudevano alle sue spalle. E questa
volta lei rimaneva chiusa all’esterno di quelle fredde mura, non più
prigioniera, non più colpevole.
Ora
però doveva chiedersi come affrontare la sua nuova libertà.
Aveva
passato dieci anni in quell’umida cella, ed ora che ne usciva non sapeva più
bene chi fosse.
Cosa
avrebbe fatto adesso? Dove sarebbe andata? Ci sarebbe stato qualcuno pronto ad
accettare il suo riscatto e a dargliela veramente una seconda chance?
Conosceva
fin troppo bene la risposta, sapeva che in qualsiasi momento gli si fosse
presentata davanti Angel l’avrebbe accolta a braccia aperte e le avrebbe
insegnato a meritarsi il perdono di tutti coloro ai quali aveva fatto del male.
Ma
quella era una soluzione fin troppo comoda, e a lei non erano mai piaciute le
cose troppo facili.
No,
doveva riuscirci da sola.
In
fondo era pur sempre
Sentiva
ancora quella forza sovrannaturale agitarsi in lei; sentiva ancora la brama del
menar le mani; sentiva ancora l’istinto di uccidere…
Ma
quegli anni di riflessione le avevano insegnato ad incanalare tutte queste
spaventose energie nella giusta direzione.
Sapeva
che non avrebbe saputo reprimere l’eccitazione che le derivava dall’uccidere,
ma sapeva altrettanto bene che gli unici esseri che avrebbe ormai ucciso
sarebbero stati mostri senz’anima e senza speranza.
Per
prima cosa sarebbe tornata a Sunnydale, per dare a Buffy l’opportunità di distruggerla, di vendicarsi, oppure
di perdonarla. Non era sicura per quale delle due scelte avrebbe optato l’altra
Cacciatrice, ma si disse che, se Angel l’aveva tanto amata, non poteva essere
un mostro.
Avrebbe
voluto avere il vampiro al suo fianco in quel momento, come era successo tanti
anni prima, la sera che si era consegnata alla polizia, ma non poteva certo
chiedere ad Angel di accompagnarla.
L’ultima
volta le aveva detto che ormai Buffy faceva coppia
fissa con Spike. Gliel’aveva data così, come se fosse una notizia qualunque,
come se la cosa non gli importasse più di tanto, ma lei aveva guardato per una
frazione di secondo nei suoi occhi e non aveva trovato traccia del disinteresse
che cercava disperatamente di mostrare.
No,
non poteva chiedergli di affrontare ciò che più lo faceva soffrire solo per
avere un punto d’appoggio ed una spalla sua cui piangere nel momento del
confronto.
Non
poteva chiedergli una cosa del genere perché sapeva che non le avrebbe detto di
no.
E
soprattutto non poteva chiedergli di esserle accanto perché non avrebbe
sopportato di vederlo struggersi ancora per Buffy Summers.
In
fondo lo amava.
In
fondo lo aveva sempre amato.
E
non perché fosse il ragazzo di Buffy.
Non
perché rappresentasse tutto ciò che Buffy aveva
sempre avuto e che invece a lei era sempre stato negato.
Non
perché fossero due esseri tanto simili da potersi quasi specchiare l’uno
nell’altra.
In
realtà non sapeva, non capiva perché lo amasse da sempre, e in fondo proprio
questa incomprensione le dava la certezza del suo sentimento: l’amore è un
sentimento irrazionale, che non ha bisogno di spiegazioni, che non vuole
motivi.
Se
si ama qualcuno per qualcosa che questi ha fatto, allora non è amore…
Se
si ama qualcuno per qualcosa che questi ha detto, allora non è amore…
Se
si ama qualcuno per un motivo diverso dal fatto che questi è semplicemente se
stesso, allora non è amore…
Se
l’amore ha un perché, allora non è amore…
Il
suo amore per Angel non aveva un motivo: non lo amava perché l’aveva capita ed
aiutata, non lo amava perché era l’unico a non averla abbandonata al suo
destino, non lo amava perché aveva salvato la sua anima, prima ancora che la
sua vita.
Lo
amava perché lui era Angel e, nonostante fosse cambiata e maturata, non era
riuscita ad imbrigliare quel sentimento…proprio come lui non era riuscito ad
imbrigliare il suo amore per Buffy.
Questo
Faith lo sapeva benissimo, come sapeva benissimo che
il fatto che ormai la biondina facesse coppia fissa con Spike non aumentava di
un centesimo le possibilità che lei aveva di conquistare il cuore del vampiro
moro.
Anche
per questo non voleva cercare il suo aiuto.
Avrebbe
affrontato Buffy da sola, e avrebbe affrontato ogni
sua reazione senza scappare.
Ormai
non era più una ragazzina spaventata e sola; ormai era una donna di quasi
trent’anni che aveva passato gli ultimi dieci a riflettere sui suoi sbagli;
ormai era una donna che aveva passato gli ultimi dieci anni della sua vita a
crescere, lottando giorno per giorno contro se stessa e contro il suo passato.
Ormai
era una donna che quella guerra l’aveva vinta.
Ormai
era una donna, e avrebbe affrontato la sua nuova vita con la maturità e la
consapevolezza di una donna.
E
come tante, troppe donne, avrebbe affrontato tutto questo con un uomo nel cuore
e un sogno irrealizzabile nel cassetto.
Il
pullman che l’avrebbe portata a Sunnydale passò di
fronte ad un grande hotel.
Contemporaneamente,
inarrestabili, un sorriso e una lacrima affiorarono sul volto di Faith.
Il
suo era un amore impossibile, ma il dolore di quella consapevolezza era
mitigato da un’altrettanto incrollabile certezza: Angel non l’avrebbe mai vista
come sua compagna, ma, per la prima volta in tutta la sua vita, lei era
finalmente libera di provare sentimenti e sensazioni senza timori e senza
remore, senza la paura di essere per questo più debole e vulnerabile, senza il
terrore di essere se stessa… era finalmente libera di amare.