Di
Patty
Buffy
si sentiva intorpidita e aveva la nausea.
Il
sedativo che gli sbirri del Consiglio le avevano iniettato non era servito ad impedirle
la fuga, ma ora i suoi effetti si facevano sentire e
lei aveva solo voglia di trovare un posto in cui rifugiarsi e potersi
riprendere un po’.
Era
talmente intontita da non riuscire nemmeno a rendersi conto di dove l’avessero
portata e così in quel momento non sarebbe stata in grado di dire se si
trovasse già in Inghilterra o se fosse ancora negli Stati Uniti.
L’unica
cosa di cui era certa era che non si trovava più a Sunnydale:
o meglio, il suo corpo era ancora sulla bocca dell’inferno, ma era Faith che lo abitava.
Faith.
Maledetta
lei e i trucchi che aveva usato per cacciarla in quella spaventosa situazione.
Era
così assurdo trovarsi fuori dal proprio corpo, prigioniera di un involucro che
non ci appartiene.
Buffy
avrebbe voluto urlare, avrebbe voluto tornare
immediatamente a Sunnydale e dare una lezione a
quella pazza, e questa volta si sarebbe assicurata di ammazzarla sul serio e
non di ridurla solo in coma!
Già,
AVREBBE voluto…
Avrebbe
voluto…ma ormai non riusciva più a muovere neanche un solo muscolo.
Si
accasciò al suolo in un vicolo buio.
Poco
lontano sentì gli inconfondibili rumori di una lotta ma tutto quello che riuscì
a fare, un attimo prima di perdere conoscenza, fu augurarsi di riuscire ad
arrivare viva fino alla mattina dopo.
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Buffy
spalancò gli occhi non appena sentì un paio di mani che le frugava nelle
tasche.
Si
alzò di scatto, reagendo d’istinto, i sensi ormai nuovamente vigili.
Menò
un paio di colpi, ma si arrestò quando si accorse che il suo aggressore era
solo un barbone disperato che aveva sperato di trovare qualche spicciolo o
qualche cosa da mangiare nelle sue tasche.
Gli
urlò di andarsene, minacciandolo con le parole e con i gesti: non aveva intenzione
di fargli del male, ma non aveva neanche voglia di farsi portar via quel poco che aveva.
L’uomo
si allontanò spaventato, biascicando qualche maledizione che Buffy non riuscì a comprendere.
Buffy
si guardò intorno: doveva capire dove fosse.
Non
ci mise molto a riconoscere i vicoletti sporchi e maleodoranti di quella che era stata
la sua città fino a quando i suoi compiti di Cacciatrice (e soprattutto il
divorzio dei suoi genitori) non l’avevano portata a Sunnydale:
Los Angeles.
Perfetto:
non era troppo lontana da Sunnydale. Avrebbe fatto
l’autostop e qualcuno l’avrebbe portata dritta dritta dalla sua nemica.
Non
avrebbe saputo dire quanto l’odiasse: quella situazione odiosamente assurda andava
ad aggiungersi al suo tradimento, che l’aveva costretta a chiedere ad Angel una
sceneggiata che aveva messo in crisi il loro rapporto, e al tentativo di
uccidere Angel stesso solo per colpire lei.
Nonostante
ormai Angel l’avesse lasciata e nonostante nella sua vita ci fosse adesso Riley, Buffy non riusciva ancora
a dimenticare il folle istinto che l’aveva pervasa quando aveva visto Faith ed Angel baciarsi. Non era mai riuscita a capire fino
a che punto quella di Angel fosse stata una finzione: il tarlo del dubbio che
in realtà il vampiro non stesse poi fingendo le si era
istillato nella mente e la gelosia l’aveva portata, più o meno volontariamente,
a dare un primo colpo alla loro storia.
Adesso
che ci pensava bene tuttora non sapeva cosa fosse realmente successo…
Quanto
avrebbe pagato per saperlo…
Buffy
si arrestò di botto…
Non
c’era bisogno di pagare…lei poteva saperlo…
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Cordelia
era indaffarata a sistemare alcune carte dell’agenzia.
Era
da poco che l’avevano aperta, ma già erano sommersi dalle scartoffie.
Poco
male: quel lavoro era noioso, ma almeno la aiutava a tenere la mente occupata.
Almeno
la aiutava a non pensare a Doyle e al suo sacrificio.
Di
fronte a lei, Wesley leggeva un polveroso libro per cercare di scoprire
qualcosa su una razza di disgustosi demoni che prosciugavano letteralmente le
loro vittime, e per un attimo Cordelia si soffermò a
notare quanto in fondo quell’inglese le ricordasse il signor Giles.
Anche
i suoi amici di Sunnydale in fondo le mancavano un
po’.
Se
ne era andata a causa dei dissesti finanziari del padre quasi senza salutare
nessuno. Per troppo orgoglio forse, o forse per troppa paura di soffrire…
Stranamente
non ce l’aveva più con Willow e Xander,
e decise che l’unico responsabile di questo era Doyle.
Non
se ne era accorta prima, ma da quando lo aveva conosciuto tutto il dolore e la
rabbia che aveva provato nei confronti di Xander
erano spariti…non semplicemente dimenticati, ma dissolti nel nulla. Ora anche
se ripensava a tutto quello che era successo non stava più così male.
O
meglio: continuava a fare un male cane, ma per un motivo diverso. Ogni volta
che ripensava a quella storia, ripensava anche a colui che l’aveva fatta uscire
da quello stato di depressione che aveva tentato in tutti i modi di tenere
nascosto. Ripensava a Doyle…e tutto tornava a farle
male…
Quando
vide la brunetta sulla porta, istintivamente rispose che l’agenzia non era
ancora aperta, ma non fece in tempo a terminare la frase che Wesley si era già
messo tra lei e la nuova venuta con fare protettivo. Quando Cordelia
si rese conto del motivo di quella reazione da parte dell’amico rimase a bocca
aperta: Faith,
“Buongiorno
Wesley…mettiti pure comodo: sono disarmata e l’unica intenzione che ho è quella
di parlare con Angel, sapete dirmi dov’è?” disse Buffy,
tentando di simulare i modi spavaldi dell’altra Cacciatrice.
“Questa
è bella!” sbottò Cordelia. “L’ultima
volta hai prima tentato di ammazzarlo e poi ti sei quasi ammazzata tu pur di
non salvarlo e adesso ti presenti qui tranquilla e fresca come una rosa…o
quasi…” si corresse notando il modo in cui era ridotta la ragazza, “e pretendi
anche che ti diciamo dov’è Angel? Certo che sapremmo dirti dov’è, ma
dammi un solo buon motivo per farlo!” concluse Cordelia.
“Toh, guarda! C’è anche
Cordelia,
dal canto suo, impallidì visibilmente, e Buffy non
capì come avesse fatto a colpire dritto nel centro quasi senza neanche
accorgersene.
Principessa…
Doyle
la chiamava sempre principessa…
Sentirsi
chiamare così da qualcun altro, specialmente con un simile tono dispregiativo,
era stata come una pugnalata in pieno petto.
Si
alzò con calma, si diresse verso la teca in cui venivano custodite le armi,
estrasse la balestra e quindi si voltò verso Faith, puntandogliela
dritto dritto addosso.
“No,
mia cara teppistella da quattro soldi, non mi basta
come motivo… Non ho certo intenzione di ucciderti, non mi abbasso al tuo
livello, ma per tua informazione ti comunico che un ginocchio rotto non sarà
grave come morire ma non è una cosa piacevole da sopportare…neanche per una
Cacciatrice…”.
Suo
malgrado, Buffy sorrise: una Cordelia così agguerrita proprio non se la sarebbe
mai aspettata. Non sarebbe mai stata in grado di mirarle ad un ginocchio
(l’avrebbe probabilmente uccisa per sbaglio nel tentativo di farlo), ma di
certo non era la stessa ragazza che tempo prima nn
avrebbe mai neanche preso in mano quell’arma per paura di rovinarsi la
manicure!!!
“Cordelia posa quell’arma”.
La
voce arrivava dal fondo della stanza, dove aveva appena fatto la sua
apparizione Angel.
Il
cuore di Buffy perse un colpo, come sempre le
capitava ogni volta che lo vedeva.
Lui
la squadrò per un istante, e lei si vergognò come una ladra: stava tentando di
ingannarlo un’altra volta, proprio come quando aveva tentato di violare la sua
mente.
Anche
il motivo era lo stesso: scoprire la vera natura dei sentimenti che lo legavano
a Faith…
Sapeva
che non era giusto quello che stava facendo, ma si disse che se si fosse
lasciata sfuggire quell’occasione non avrebbe mai saputo la verità.
E
lei voleva saperla quella verità!
Dopo
un solo istante si riprese e continuò la sua recita: “Se la montagna non va a
Maometto…”, disse dirigendosi verso il vampiro mentre lanciava occhiatacce di
sfida in direzione di Wesley e soprattutto di Cordelia.
“Ho
bisogno di parlarti Angel” gli disse quando fu faccia a faccia con lui.
Angel
la fissò ancora un attimo, come per accertarsi di potersi fidare, quindi le
rispose: “Ti ascolto”.
“No,
non qui…”disse accennando brevemente, ma in maniera molto esplicita, a Wesley e
Cordelia. “Ho bisogno di parlarti in privato…”
concluse, avvicinandosi ancora di un passo e fissando gli occhi in quelli del
vampiro.
“Angel…”
fece per dire Wesley, preoccupato.
“Wes è tutto ok…Grazie…” lo interruppe Angel sorridendo
gentilmente (e a quel sorriso il cuore di Buffy perse
un altro battito). “Andiamo di là…” disse infine rivolto verso di lei, mentre
con una mano teneva aperta la porta del suo appartamento per farla passare.
Wesley
e Cordelia rimasero nell’ufficio, silenziosi, senza
capire cosa avesse spinto Angel ad agire in quel modo e a fidarsi di una
persona che aveva più volte tentato di ucciderlo.
Fu
l’inglese che cercò di spezzare la tensione che l’arrivo di Faith
aveva creato: “Ha quasi 250 anni e abbastanza sale in zucca da sapere quello
che sta facendo…”.
“Speriamo…”
fu tutto quello che rispose Cordelia, ma non sembrava
molto convinta.
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“Allora,
cosa devi dirmi di tanto riservato?” chiese Angel.
“Fondamentalmente
due cose: la prima è chiederti scusa per quello che ti ho fatto…” disse Buffy.
“Io
sono l’ultima persona a cui tu debba chiedere scusa e quindi il mio perdono,
senza quello di tutti gli altri, non ti servirà a
molto. Comunque… se ti può aiutare…scuse accettate” le
rispose il vampiro.
“Perfetto!”
disse Buffy con noncuranza. “La seconda cosa che devo
dirti è in realtà una domanda: voglio sapere se c’è una speranza per noi
due…come coppia intendo…”.
Buffy
vide Angel irrigidirsi e, pur nella vergogna di starlo ingannando, non poté
fare a meno di esultare per quella reazione. Ormai aveva iniziato il gioco e
fermarsi ora non avrebbe avuto senso. Quindi decise di continuare, per trovare
conferma a quella prima reazione.
“Quando
sono stata a Sunnydale ho visto Riley,
il nuovo fidanzatino di Buffy: molto carino, certo,
ma che barba…”.
Buffy
si fermò un attimo e cercò di capire se quelle parole che le erano venute alla
bocca tanto naturalmente, fossero solo il frutto della sua recita, o se in
realtà non rispecchiassero sul serio quello che lei pensava della sua relazione
con il bel soldatino.
Decise
però di ignorare quelle riflessioni, anche perché aveva paura della risposta
che avrebbe potuto darsi, e continuò a tessere la sua tela.
“Dato
che lei è a Sunnydale tra le braccia…e nel letto…di
un altro e tu sei qui a Los Angeles devo dedurne che voi non siate più
esattamente una coppia… Ora che finalmente la cara Buffy
Summers è lontana dagli occhi e … dal cuore…” disse
avvicinandosi e posando sensualmente una mano sul cuore immobile di Angel, “…mi
chiedevo se finalmente avessi capito chi è che merita veramente il tuo amore…”
concluse, sfiorando con l’altra mano la guancia de vampiro e facendosi sempre
più vicina a lui.
Dopo
un istante Angel si allontanò da lei, liberandosi dal contatto delle sue mani,
e ancora una volta il cuore di Buffy esultò.
“Faith, ascoltami…” fece per dire Angel.
“Ascoltare cosa, Angel? Lo sappiamo benissimo tutti e due…cazzo, lo sapeva
persino la tua Buffy… che tra noi c’è qualcosa! Guardami negli occhi, Angel, e dimmi in tutta sincerità che per noi
non ci sarebbero speranze neanche se Buffy non
esistesse… Guardami negli occhi e dimmelo se ne sei capace!” lo sfidò Buffy.
“Buffy esiste…” tentò di replicare il vampiro.
“Lo
vedi! Lo vedi che è esattamente come dico io! Non riesci a negare che ci sia
qualcosa fra noi e così continui a tirare fuori Buffy
come giustificazione! Guardami negli occhi e dimmi che non mi
ami!”.
Buffy
si chiese se per caso non avesse esagerato, ma non fece in tempo a ragionarci
troppo su che si ritrovò nell’abbraccio di Angel, mentre il vampiro la baciava
disperatamente.
Era
un bacio colmo di passione, quasi violento. Un bacio che Angel non le aveva mai
dato…non così…
Era
un bacio talmente profondo che a Buffy sembrò che il
vampiro volesse rubarle l’aria dai polmoni.
Era
disperata: quella era la conferma di tutte le sue peggiori paure. Neanche nei
suoi peggiori incubi di innamorata ingelosita aveva immaginato un bacio simile
tra Faith ed Angel.
Le
sembrava di morire…voleva morire…ma al tempo stesso non riusciva a staccarsi da
lui, dalla sua bocca fresca, dalle sua mani poggiate
sui suoi fianchi.
Avrebbe voluto scappare, urlandogli in faccia tutto il suo odio e il suo disprezzo, ma
tutto quello che riusciva a fare era rispondere a quel bacio con pari passione
ed ardore. Tutto quello che voleva fare era sentire il corpo freddo ma solido
del vampiro sotto le sue mani…vicino al suo…
Dopo
quella che a Buffy sembrò
un’eternità e un attimo nello stesso tempo, il bacio cambio: perse la sua
violenza, ma non la sua passionalità. Divenne dolce e tenero, quasi una
carezza, molto più simile a mille baci che lei ed Angel avevano sempre
condiviso.
Questo
fece ancora più male alla Cacciatrice: aveva irrazionalmente sempre pensato che
solo a lei Angel avrebbe riservato baci simili. Non si illudeva sul numero
certamente molto elevato di donne che Angel aveva certamente avuto (se non
altro nella sua versione umana, o in quella di vampiro senz’anima), ma si era
sempre, irrazionalmente, convinta che lei fosse speciale per lui, non solo una
delle tante, e che Angel non aveva mai baciato nessuna
come invece baciava lei.
E
invece ora Angel stava riservando quello stesso, dolce, intimissimo
bacio, non ad una delle sue tante ex, ma addirittura a Faith,
la sua nemica giurata.
Lei
aveva fatto di tutto pur di riuscire ad ammazzarlo, e lui se ne era innamorato…
Già,
perché se il primo bacio di Angel era stato quello di un disperato, il bacio
che le stava dando adesso era decisamente il bacio di un innamorato…
Buffy
sentì una lacrima scorrerle sulla guancia.
Quando
anche Angel ne avvertì il sapore salato, si staccò dalle sue labbra, e quindi
con un dito le asciugò la guancia.
“Perché
stai piangendo ora?” le chiese dolcemente.
Buffy
voleva urlargli in faccia tutta la verità, ma le uniche parole che, del tutto
involontariamente le uscirono dalla bocca furono: “Perché sono felice…”.
Questa
volta fu lei a baciarlo, e anche questa volta fu un bacio dolcissimo, mentre le
lacrime, ormai non più trattenute, le rigavano abbondantemente il viso.
“Ti
amo Angel…” gli sussurrò un attimo prima di allontanarsi nuovamente da lui.
“Ti
amo anch’io…Faith…” le rispose il vampiro, con un
filo di voce.
Buffy avrebbe voluto morire, ma si costrinse a sorridere mentre si
avviava verso la porta dell’appartamento.
Doveva
andarsene da lì o, nonostante tutto, non sapeva se sarebbe stata in grado di
fermarsi.
“Adesso
devo andare…Ci rivediamo presto…” disse Buffy, sempre
sforzandosi di sorridere timidamente.
Angel
lo rispose semplicemente con un cenno della testa e con un sorriso appena
accennato. Quando tuttavia la ragazza si chiuse la porta dell’appartamento alle
spalle, tutto quello che riuscì a fare fu di accasciarsi su una sedia,
reggendosi la testa fra le mani.
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Cordelia
vide passarsi davanti una Faith sconvolta.
La
ragazza correva, ed aveva il volto inondato di lacrime.
Non
degnò né lei né Wesley né di un saluto né di uno sguardo: infilò l’ingresso
dell’ufficio come uno spettro, tanto che Cordelia
provò addirittura un moto di pietà nei suoi confronti.
Wesley
cercò il suo sguardo, in una muta richiesta di una spiegazione, ma tutto quello
che la ragazza poté fare fu di alzare le spalle e alzare le mani in segno di
resa.
Qualche
minuto dopo Angel fece di nuovo apparizione in ufficio e non ci volle
particolare acume per capire che il vampiro non stava poi molto meglio della
Cacciatrice che era appena scappata.
“Si
può sapere cosa è successo?” chiese Cordelia, quando
fu chiaro che Angel, da solo, non avrebbe parlato. “Abbiamo visto Faith uscire in lacrime…sembrava sconvolta…”.
“Quella
non era Faith, Cordelia…”
si limitò a risponderle Angel.
La ragazza lo guardò con aria stralunata: “Ecco, lo
sapevo! Lo vedi Wesley che avevo
ragione io: non dovevamo lasciarli soli in quella stanza! Che cosa ti ha fatto, Angel? Ti ha tirato qualche cosa in testa che ti ha
fatto impazzire? Come non era Faith? E chi era allora?”.
“Non
mi chiedere come una cosa del genere sia possibile, ma anche se il corpo era
quello di Faith l’anima era quella di Buffy…io…l’ho riconosciuta…La riconoscerei ovunque…” disse
con u filo di voce il vampiro.
Anche
Wesley adesso lo guardava a bocca aperta: “Ma allora cosa è successo?” chiese,
quasi vergognandosi per la sua curiosità.
“Nulla
Wes…” sospirò Angel. “Ho solo portato a termine l’opera
che ho iniziato quando me ne sono andato da Sunnydale…”.
Angel,
sospirando si avviò verso la scrivania, inghiottendo le lacrime che gli
pungevano gli occhi.
“Ho
concluso la mia opera…e adesso è veramente tutto finito…”.