VIVERE INSIEME.

 

Autore: rogiari2001 (rogiari@inwind.it)

 

 

E’ il seguito delle fanfiction "…E ritorno da te" e "Vi presento Carmilla".

Dedicato a : Buffy e Spike, ma anche agli altri Scoobies

Sommario: Tre anni e mezzo dopo gli eventi delle precedenti fanfiction. Spike e Buffy sono una famiglia, ma – come ovvio a Sunnydale – non tutto fila liscio...

Spoilers: per gli italiani, da "The Body" fino alla fine della sesta stagione. Spoilers per il gran finale della sesta stagione, e per l’inizio della settima.

Disclaimer: non è mio. In nulla. Tutto di Joss, e della Mutant Enemy. E del Berlusca, se l’ha comprato…

Feedback: per favore, sì!!! Mi piace avere risposte oneste.

Distribuzione: ovunque, basta chiedere.

Rating: Vietato ai minori di quattordici anni, per stare sicuri…

1.                 I problemi di ogni madre.

 

La giornata era cominciata orribilmente, per Buffy. Gli eventi della sera prima la tormentavano ancora, ed a nulla erano valse le rassicurazioni del marito. Mentre si avviava verso l’entrata della scuola materna, le sembrava di sentire tutti gli sguardi delle altre madri e delle insegnanti su di sé.

La mano stretta a quella della sua creatura, attraversò l’atrio e si diresse verso il suo armadietto. Sopra, vi era scritto il nome della bimba in vivaci colori, Sabrina, accanto ad un’immagine da lei stessa disegnata del suo simbolo, una farfalla multicolore.

Buffy cominciò a togliere il maglioncino alla sua bimba, ed a cambiarle le scarpette. Si chinò alla sua altezza, e le accarezzò i morbidi capelli biondo cenere.

"Sarai buona, oggi, Bree?" le chiese, sfiorandole una morbida gota.

La bambina annuì, gli occhioni blu, grandi ed intensi, nei suoi, la testa appena un po’ reclinata per osservarla meglio, in quel gesto così suo da commuoverla ogni volta.

"Io sono sempre buona, mamma" sbuffò la piccola.

"Già...quello che è successo ieri sera, non deve mai più capitare" le disse Buffy, severamente.

"Ma..."

"Mai più!"

La bambina pensò fosse meglio tacere. Umiliata, corse via verso la mano tesa della sua maestra.

"Signora Summers" la voce dal di dietro stupì Buffy, che si girò a fatica, ancora dispiaciuta per aver sgridato la sua bambina. Il peggio, però, doveva ancora arrivare.

"Sono certa che ha convinto la bambina della necessità di non fare mai più...quanto è successo ieri, alla recita di fine anno"

"Sì" facendosi piccola, Buffy fissò di sottecchi la direttrice. "mi ha promesso che non capiterà mai più"

"Bene" l’espressione della donna si addolcì. "Noi capiamo tutte le differenze, le diversità di cultura, di razza, di religione...eccetera. E sappiamo bene che il padre della bambina è un..."

"Inglese!" la interruppe Buffy, imbarazzatissima. "E si comporta da...inglese"

"Già." Ammette la direttrice. "Proprio quello che volevo dire. Insomma, non so come si usi in Europa...ma nella mia scuola i bambini non mordono a sangue i compagni di classe. In nessuna occasione"

(Non era mai stata al liceo di Sunnydale, evidentemente, pensò Buffy).

"Non capiterà più, signora Summers. Non è vero?"

Buffy annuì, ancora troppo umiliata per parlare.

Tornata a casa, sempre di pessimo umore, ed in ritardo per il suo lavoro, trovò un’altra pessima sorpresa.

Davanti alla porta di casa, munito di armi e bagagli, stava un demone Mashick, di due metri di altezza e con tre corna sul capo.

"E’ qui..." cominciò il demone, imbarazzato, consultando un bigliettino da visita dagli orli consunti. "La Sunnyhell Agency?"

Buffy sollevò lo sguardo al cielo.

"SPIIIKE!!!" gridò, oltrepassando a fatica l’ingombrante demone, e cercando di tuffarsi velocemente verso le chiavi della macchina.

"Non urlare" le disse invece Dawn, una maschera di bellezza sul volto, a coprire i bei lineamenti. Buffy era sempre più stupita della bellezza della sorella...e delle assidue cure alla stessa dedicate. Ormai, Dawn aveva diciotto anni, ed era la reginetta della scuola. Ma non per questo era diventata in casa meno pretenziosa e rompiscatole. "Lo stress mi fa venire le rughe. E stasera c’è il ballo di fine corso...non so se ci siamo spiegate"

Buffy sbuffò di nuovo. I trecento dollari che l’abito della ragazza era costato le pesavano ancora sulla coscienza. Sebbene la sua famiglia non avesse propriamente problemi economici, Buffy aveva le idee molto chiare circa il costo della vita. Aveva da tempo abbandonato il suo lavoro al Doublemeat Palace, ed anche quello nell’agenzia di assicurazioni, ma il suo attuale impiego nella polizia di Sunnydale - anche se assai gratificante – non era meravigliosamente pagato. Grazie a Dio, la professione di Spike aveva assai ingranato...anche se tutti in famiglia cercavano di ignorarla.

Ma non si poteva ignorare un demone Mashick di due metri di altezza accampato sulla soglia di casa e appena giunto da una dimensione infernale.

Spike arrivò dalla cantina, dove stava aggiustando la sua moto. La de Soto era parcheggiata lì in garage, accanto alla nuova Suv che Buffy si era comprata da che era stata assunta dalla polizia della contea. Aveva ancora delle macchie di grasso sul volto, ma sorrideva con il suo consueto fascino, tutto rivolto al suo cliente.

"Queste sono le regole" gli stava spiegando "Qui ci sono i documenti, la carta verde, il permesso sanitario...ed il passaporto se vuoi andare in Messico. Un permesso di lavoro, invece, se vuoi restare. In questo libretto, trovi la lista di tutti i reati che non puoi commettere se resti qui a Sunnyhell. Se trasgredisci, te la vedrai con mia moglie...la cacciatrice"

"Spike...devo dirti una cosa" gli sussurrò Buffy, lottando per attirare la sua attenzione da dietro la mole gigantesca del demone.

"Aspetta un attimo, amico. La mia signora deve parlarmi"

Spike prese Buffy per un braccio, e la trascinò in cucina. Buffy gli tolse una macchia di grasso dal viso, e Spike le baciò la mano, con devozione.

"Ho parlato con Bree. Mi ha promesso che non lo farà più"

Il volto di Spike si incupì. "Non hai idea quanto mi dispiaccia...che debba sentirsi in colpa per qualcosa che, semplicemente, fa parte della sua natura. Povera bimba mia"

"Spike, è il prezzo che deve pagare. Per essere figlia nostra"

Ne erano entrambi consapevoli. La bambina era deliziosa: bella, affettuosa, intelligente. Ma la sua dieta non era completa se non comprendeva anche del sangue. Grazie a Dio, non assumeva il volto della caccia, ma fin da piccolissima aveva gradito qualche decilitro di A negativo nel biberon. Per quanto fosse assurdo, era la loro bambina, e la adoravano. Ma come spiegarlo al resto del mondo?
Con il tempo, quella era la loro speranza, avrebbe capito, ed avrebbe finto con gli altri bambini di essere come loro. Resisteva al sole, anche se non avrebbe mai preso la tintarella, e mangiava come tutti. Cresceva bella e sana, e non era mai stata malata. Il suo pediatra diceva che era un miracolo, ma loro conoscevano bene la verità.

Era un ibrido.

E mai nessun altro al mondo era stato come lei.

 

 

2.                 Mai dire mai.

Il ragazzo alto, dai capelli biondo scuri, osservava la festa da lontano, con le palpebre abbassate sui suoi occhi azzurro ghiaccio. Sua madre gli aveva spiegato chi doveva cercare. Il suo istinto aveva portato il suo sguardo su di lei in un secondo.

Dawn era meravigliosa. Il corpo sinuoso avvolto in un abito da sera scollato in taffettà viola, i bellissimi capelli bruni e lucenti sciolti sulla schiena, fino alla vita, era davvero la regina della festa. Il suo cavaliere la stringeva rapito. Sperava che quella notte lei gli dicesse sì.

Il giovane Peter, il cavaliere di Dawn, pensò di essere sulla strada giusta quando la ragazza acconsentì ad uscire in giardino con lui. Quando lei si lasciò baciare la bocca, aprendo le labbra per accoglierlo meglio, osò la sua mossa.

"Ho preso una stanza all’Holiday Inn, sull’autostrada. Lo so, non è molto romantico, ma non c’è di meglio, da queste parti..."

Dawn lo fissò. Amava Peter da due anni, e quando lui si era finalmente accorto di lei, l’estate passata, si era sentita al settimo cielo. Poi, c’erano state delle incomprensioni, lui era uscito con un’altra ragazza, e lei aveva avuto delle avventure. Ma da un paio di mesi si erano ritrovati.

Ora, lui le stava chiedendo di essere sua in tutti i sensi. Ne aveva l’età, dopotutto: Buffy aveva avuto Angel a soli diciassette anni. Dawn aveva scelto, fino ad allora, di rinviare la propria prima volta ad un momento memorabile, ed ora quel momento sembrava arrivato. Mentre le labbra di Peter si avventuravano sul suo collo, lei si distrasse, involontariamente. Il suo sguardo scivolò lontano, sulla figura di un ragazzo appoggiato negligentemente ad un’auto scura. Un ragazzo dagli occhi di ghiaccio, che la stava fissando.

Dawn rabbrividì. Conosceva bene il significato di quello sguardo.

"Peter" sussurrò. "Vai dentro. Portami qualcosa da bere"

"Eh?" replicò il suo cavaliere, seccato. "Non ti va quello che stiamo facendo?"

"Ascoltami...ho proprio sete!"

Dawn lo spinse via da sé. Peter non poteva assistere a quanto stava per accadere.

Peter si allontanò a malincuore, chiedendosi se non fosse stato meglio invitare Kelly a quel ballo. Per quanto fosse bellissima, Dawn era sempre stata una ragazza piuttosto strana...

Non appena fu sola, Dawn si avvicinò allo sconosciuto, l’abito di taffettà che frusciava morbidamente contro l’erba. Lui abbassò lo sguardo, e lei si sentì rabbrividire sotto quello sguardo di ghiaccio.

"Vai via" gli disse Dawn. "Chiunque tu sia. Non c’è nulla per te, in questa città...se non morte e distruzione."

"Chi sei...la cacciatrice?" rise il ragazzo.

"No" replicò lei. "Sono sua sorella." con un gesto rapido, Dawn cacciò fuori dalla sua borsetta un appuntito paletto. "Ma so usare anch’io questo tipo di gingilli. E non ho paura"

"Non cerco né morte, né distruzione. E non sono un vampiro" commentò il ragazzo.

"Strano, perché nei hai tutta l’aria. E, credimi, io me ne intendo"

"Non faccio fatica a crederlo" rise il ragazzo. "Ma ti posso garantire che non sono un vampiro. Non del tutto, almeno"

Prima che potesse reagire, Dawn sentì che lui aveva tuffato la sua testa sul suo collo. Le labbra del ragazzo la accarezzarono sensualmente, e mentre le dita di lei si stringevano convulse intorno al paletto, lui affondò i denti nella sua pelle.

La sensazione era troppo dolce. Dawn sentì che le gambe le si piegavano, e gli occhi le si chiudevano. Sembrava un bacio, solo che era mille volte più intenso, mille volte più rapinoso...

Quando riaprì gli occhi, lui le sorrideva. Il suo volto era umano, bello, liscio. L’aveva morsa senza trasformarsi. E si era fermato.

"Volevo assaggiarti" le disse il ragazzo, sorridendo.

Lei lo schiaffeggiò, irata.

Lo fissò andar via, e quando Peter tornò con una diet coke, il ragazzo capì che, quella notte, con lei non avrebbe combinato nulla.

 

3.                 Qualche risposta.

Immusonita ed infreddolita, Dawn tornò a casa. Spike la stava attendendo, facendo finta di guardare un vecchio film in bianco e nero alla TV. Lei sorrise tra sé e sé, come sempre commossa per la sua sollecitudine. Spike era stato negli ultimi cinque anni molto più un padre per Dawn di quanto lo fosse mai stato Hank Summers.

Al vampiro non sfuggì il segno che Dawn aveva sul collo. Spike riconosceva a fiuto un morso da un segno d’amore. Anche se, in questo caso, il livido sembrava qualcosa di intermedio tra i due...

"Vampiri?" le chiese. "Polverizzati, mi auguro. Immagino di sì, visto che sei qui...tutta intera"

"E‘ stranissimo" gli rispose Dawn, sedendosi sul divano ed allargando la gonna viola e lucente attorno a sé. "Mi ha morsa uno sconosciuto...un tipo attraente, in modo fastidioso...credevo fosse un vampiro, ma non aveva il viso della caccia quando mi ha succhiato il sangue."

Spike la fissò con interesse. "Questo è strano"

"Qualche vampiro non si trasforma. Carmilla, per esempio...ed anche Bree"

"Tua nipote non è un vampiro"

"Beh...in parte lo è. La parte di Spike..."

Dawn sorrise, cercando di rabbonire il suo amico e cognato. Spike sospirò. "Carmilla e Dracula appartengono ad un’antichissima razza, e così pure Boris. Ma ce ne sono assai pochi di loro al mondo. Quanto agli ibridi...beh, a parte Bree, naturalmente, c’è solo..."

"Connor" intervenne la voce di Buffy dalle scale. La giovane donna portava la sua piccola addormentata tra le braccia, ed era bella come una madonna. "Il figlio di Angel."

Dawn la fissò. "Cielo, come ho fatto a non pensarci! Il figlio di Angel! Era lui! Gli assomigliava persino...anche se aveva i capelli più chiari, quasi biondi, e gli occhi azzurri..."

"L’eredità di Darla" commentò Spike tra i denti "Riposi in pace".

"Perché diavolo si è presentato qui a Sunnydale? E perché..."

"Ti ha aggredita?" intervenne Buffy, preoccupata.

"No" ammise Dawn. "Non mi ha aggredita...avrei potuto fuggire in qualunque momento. Ed avrei potuto polverizzarlo...od ucciderlo. Ha detto che voleva assaggiarmi"

"Perché tutto ciò sa terribilmente di dejà – vu?" chiese Spike, esasperato. Tendendo le braccia, prese la sua piccola dalla moglie e se la strinse al petto. La bambina fece nel sonno un piccolo suono soddisfatto. Anche se aveva i colori del padre, era bella come sua madre. "Il ritorno di Soul Boy Jr. Dawn, stai attenta"

"Lui non ha un’anima da perdere" rise la ragazza.

"Mai dire mai" commentò Buffy. "Anche se non credo che la nostra vita possa diventare più assurda di quanto già non sia."

Come al solito, si sbagliava.

 

 

4. Notti di Sunnydale.

 

Buffy giaceva nel suo letto, a pancia in giù, ancora sveglia. Accanto a lei, Spike stava in silenzio, con gli occhi spalancati nel buio. Il caldo della tarda primavera invadeva la stanza.

"Non riesci a dormire?" le chiese il vampiro, senza muovere neppure un muscolo.

"No" replicò Buffy. "Sono sempre irrequieta. Nelle notti..."

"...in cui non vai di pattuglia" concluse lui.

"Già" commentò la moglie. Si girò su di un fianco, e lo fissò nel buio. "Non credere che non sia contenta della mia promozione. Quando mi sono laureata, a Natale, ho pregustato il mio nuovo titolo di Ispettore capo e l’aumento di stipendio. Ma..."

"Ti manca andare di pattuglia"

"Già. Steward dice che un ispettore capo non può fare solo i turni di notte. E così, mi devo limitare a tre sere a settimana..."

"Su, forza" le disse Spike, alzandosi. "Prendi i paletti, ed andiamo a farci un giro. Sono stufo anch’io di star qui."

Buffy lo fissò con un sorriso. Spike sapeva bene come farla contenta.

"E...Bree?"

"C’è Dawn. Dannazione, ha diciotto anni, non sette!"

Buffy represse ogni sentimento di colpa. Bree era al sicuro nel suo lettino, e se voleva bere un po’ d’acqua od andare in bagno, Dawn avrebbe potuto badare a lei. I due sposi si vestirono in fretta, un top ed un paio di jeans per lei, il solito completo nero per lui. Scivolarono fuori dalla grondaia, con sorrisini colpevoli.

Quando furono all’aperto, si sentirono entrambi meglio. Come Spike le aveva detto più volte, erano entrambi due creature della notte. Abitudini e sentimenti non cancellavano questo semplice fatto.

Camminarono con passo spedito, diretti verso il Restfield, il più grande dei cimiteri di Sunnydale. Non c’era un’anima in giro...letteralmente.

"A cosa pensi?" chiese Buffy al marito, vedendolo pensieroso.

"Ad una notte di molti anni fa...sei, anzi, sette anni fa." Spike le sorrise. "Vidi una giovane dama in crinolina...mi chiedeva aiuto contro il mostro cattivo. Come potevo deluderla?"

Buffy colpì il marito sul petto, e lui rise.

"Sei tu il mostro...come puoi rievocare simili, imbarazzanti momenti?"

"Eri bellissima" le disse Spike, spassionatamente. "Conoscevo bene il tuo corpo. Ti avevo osservato a lungo sui video che avevo fatto registrare, a tua insaputa...sapevo come combattevi, come respiravi. Ma, quella notte, era tutta un’altra storia. Potevi essere mia ...nell’unico modo che concepivo allora"

"Ohhhh, signore...." lo prese in giro lei. "Mi sono perduta. Ed omaccioni con le zanne mi danno la caccia...mi aiuti, signore...."

Spike la prese tra le braccia, e la sistemò sul muretto che costeggiava il cimitero.

Buffy chinò il capo, osservandolo da sotto le lunghe ciglia, e lasciando che i fini capelli biondi le scivolassero su di una spalla.

"Sono qui per te, Madame. Per darti tutto quello che ho"

"Mi farete del male, signore?" gli chiese lei, sbattendo gli occhioni ingenui.

"Neanche un po’, mia signora. Sarà lento...e molto piacevole"

"Spike..."sussurrò lei, quando lui si chinò a baciarla. La lingua di lui invase la sua bocca, con un tocco squisitamente erotico. Lo conosceva abbastanza per sapere cosa significava.

"Sì..." mormorò, tra un bacio e l’altro. Non era la prima volta che lo facevano in un cimitero. E non sarebbe stata certo nemmeno l’ultima. Semplicemente, era la loro vita.

"Voglio prenderti. Qui" le sussurrò lui.

" Dove ? " rise lei.

"Qui" ribatté lui, lasciandole scivolare una mano tra le cosce.

Buffy non capì più niente. Le sue mani volarono alla cintura dei Levi’s neri di lui, e la sua bocca sul suo collo, dietro l’orecchio, dove sapeva che a lui piaceva essere mordicchiato...e poi...

"Capo!" urlò una voce stridula. "Quest’uomo vi sta importunando?!"

Buffy sarebbe voluta morire. Subito. Lì.

Invece si voltò, piano, le dita ancora intrecciate alla fibbia della cintura di pelle di Spike.

"Ahem...sergente Taylor" mormorò, riconoscendo il suo giovane sostituto.

"La signora è Ispettore Capo" comunicò il ragazzo in uniforme a Spike, che lo osservava divertito, incurante dell’imbarazzo di Buffy. "La lasci andare immediatamente! Questo è oltraggio a pubblico ufficiale!"

"Ehm...Taylor" mormorò Buffy. "Si dà il caso che a me piaccia essere oltraggiata...voglio dire, quest’uomo è mio marito"

Il giovane Taylor, vent’anni appena, divenne di tutti i colori.

"Io non posso..."

"...crederci?" concluse per lui Spike, sollevando un sopracciglio. "Ecco la fede" gli disse, tendendo la mano. "La signora...è la mia signora"

"Già" ammise con un sorriso Buffy, diventando altrettanto rossa. "Da quasi quattro anni, ormai"

"Io..." il giovane indietreggiò. "Mi spiace, Capo! Sono mortificato!"

I due sposi lo guardarono allontanarsi a passo ben spedito. E scoppiarono a ridere.

"Ha rovinato l’atmosfera" si lamentò Buffy.

"Per niente" sorrise Spike, ormai lanciato. "Andiamo nella mia cripta"

Lei annuì, subito convinta. Spike teneva la sua vecchia cripta come indebita garçonnière per i loro momenti di solitudine, lontano da amici, figli e parenti, e se questo a chiunque altro sarebbe parso assurdo e macabro, per loro andava benissimo.

In fondo, erano sempre il Vampiro e la sua Cacciatrice.

Due autentiche creature della notte.

"Non ti libererai mai di me" le disse dopo lui, avvinto a lei nel più intimo dei modi.

"Lo so" sorrise Buffy, accarezzando il suo volto elegante soffuso dalla luce delle candele e stringendolo a sé per non perderlo...neanche per un istante. "Lo so".

 

 

5. La consegna dei diplomi.

 

Dawn fissò Peter con cipiglio. La toga blu elettrico le stava d’incanto.

"Non ho detto che è finita."

"Non è nemmeno cominciata, Dawnie" si lamentò lui. "Mi hai lasciato solo tutta la festa, l’altra notte, al ballo. Ti hanno vista baciarti con un altro. Ho fatto la figura del fesso"

"Non ho baciato un altro" insistette lei.

"Ti ha baciato sul collo. Katie Dewkins ti ha visto benissimo"

"Ha visto male. Era una bacio sulla guancia, perché lui è....è....una specie di cugino."

"Non ti credo"

"Devi credermi"

"Dawn, lasciamoci"

Dawn cominciò a pensare di averne a basta di Peter e delle sue insicurezze. D’accordo, non era riuscito a portarla a letto al ballo di fine corso...e allora? Era solo orgoglio ferito, il suo?

Del resto, Dawn non aveva nemmeno rivisto Connor, e non voleva pensarci.

Se solo volere fosse potere...

Al diavolo gli uomini!

"Comincia la premiazione" gli disse freddamente, e Peter capì che era finita. Anche se lei non l’avrebbe mai ammesso.

Spike e Buffy stavano nella folla dei genitori, felici ed orgogliosi. Spike aveva addirittura indossato giacca e cravatta, in suo onore, e teneva in braccio Bree, bellissima in un abitino di pizzo bianco, con i capelli biondi chiaro raccolti in due adorabili codini. Xander, Anya e Clem sedevano proprio dietro di loro. C’erano tutti. Mancava solo Giles, sempre in Inghilterra, e Willow.

Ma nessuno parlava molto più di lei, adesso. Anche se era arrivato un magnifico gioiello in dono per Dawn, dalla Cina. "Alla chiave di molti portali..." c’era scritto nel biglietto, e Dawn ne era stata contenta. Anche se Willow le mancava. Per non parlare di Tara. Oh, come le mancava Tara...

Le parole di commiato del preside non la commossero nemmeno un po’, ma vedere l’ombra di una lacrima negli occhi di suo cognato, sì. Dawn non aveva bisogno di conferme circa l’amore autentico che Spike, da sempre, provava per lei...ma questa sua inconsueta reazione la commosse comunque.

Dopo la cerimonia, si riunirono tutti in casa Summers per una festicciola, e mentre Bree volteggiava in giardino, Buffy iniziò un brindisi in onore della sua neodiplomata sorella.

"Alla mia cara Dawn...che è riuscita a diplomarsi senza dover nel mentre distruggere la scuola..come invece abbiamo fatto noi!"

Tutti risero, e lo champagne californiano corse a fiumi.

Xander ed Anya erano tenerissimi insieme...anche se da più di tre anni non stavano più insieme. La loro breve riconciliazione dopo il matrimonio di Buffy e Spike non era resistita fino al Natale successivo. Ora, però, erano se non altro amici. E questo era già qualcosa.

Xander aveva convissuto per un paio di anni con una ragazza di Pasadena, Carol, ma ora anche quella storia era finita. Quanto ad Anya, aveva ricomprato il negozio di magia da coloro ai quali l’aveva venduto, e non sembrava necessitasse altro al mondo per essere..Anya. Senza peli sulla lingua, sincera, decisa. Dawn invidiava molto la sua sicurezza.

"Cosa c’è?" chiese Anya a Dawn, mentre tutti mangiavano e ridevano in salotto. Mancavano solo Spike e Clem, usciti per comprare dell’altra birra. "Ti manca già la scuola? Non era forse il tuo ragazzo, quello che parlava con te alla cerimonia di consegna dei diplomi?"

"Credo che ci siamo lasciati" disse Dawn, togliendosi la pesante toga. "Non ha molto gradito l’improvvisa incursione di Connor al ballo di fine corso"

"Connor?" si stupì Anya. "Il figlio di Angel?"

"Già. Perché sia venuto a cercarmi, è un mistero"

"Vorrà piacerti" le sorrise Anya. "Sei estremamente graziosa"

"Non più di migliaia di altre ragazze a Los Angeles"

"Questo è vero" ammise Anya, molto concretamente. "Ma tu sei speciale almeno quanto lui"

"Vorrà aprire qualche portale?" si inquietò Dawn.

"Non credo....aspetta...si chiama così, adesso?"

Dawn la fissò senza capire. Per i primi cinque secondi. E poi si strozzò con lo champagne.

"Anya..." la ammonì, ridendo.

"Che c’è? Sempre che vi scandalizzate, in questa casa...."

Dawn stava ancora ridendo, quando qualcosa di piuttosto inatteso accadde....e la trama della realtà improvvisamente si infranse.

 

 

6. Esperimenti.

 

"Ritorno, intorno, ritorno" intonò la voce della strega. I suoi grandi occhi azzurri si accesero di malizia. Le parole in italiano dell’antico incantesimo fluttuavano intorno a lei, consolidandosi in fumo azzurrino. "Ritorno, intorno, ritorno. Punisci i malvagi, premia i savi. Ritorno, intorno, ritorno. Tutto com’era. Ritorno, intorno, ritorno"

Le sue parole rimbalzarono contro le pareti interdimensionali.

Soddisfatta, la strega chiuse gli occhi e sorrise.

La vendetta sarebbe stata quanto mai dolce.

 

"Ecco, adesso mi sveglio" pensò Buffy.

E, pouf, si svegliò per davvero.

Anche se tutti intorno a lei dormivano.

Si sentiva come la bella addormentata nel bosco. Che buffa sensazione.

Sapeva bene dov’era. Sunnydale, 1997. Era nella casa che sua madre aveva appena comprato, e dove si erano trasferite da pochi giorni, dopo la loro fallimentare esperienza a Los Angeles ed alla Emery High. Domani, sarebbe stato il suo primo giorno nella sua nuova scuola.

"Mamma?" chiamò. Joyce non rispose. Buffy uscì dal bagno: doveva aver avuto un malore, ed essere svenuta. Solo così si spiegava quella strana sensazione. Prima di chiudere la porta, lanciò un’occhiata allo specchio. Era una sedicenne, dopotutto: come poteva resistere alla sirena della sua stessa effige in uno specchio?

Buffy ebbe il suo primo choc della serata.

Il viso ritratto nello specchio non era il suo.

Ovverosia, non era in alcun modo il suo volto di sedicenne.

Cielo, ne dimostrava almeno venti di anni.

Forse di più.

Al suo grido, risposero dei rumori confusi dal salotto.

"Mamma!" urlò Buffy. La cercò di stanza in stanza. Non la trovò.

Scese al piano terra. C’era un sacco di gente, distesa per terra, sul divano. Si stavano svegliando, e sembravano confusi quanto lei.

"Mamma!" gridò Buffy, sempre più disperata. Sapeva, sentiva che qualcosa stava andando orribilmente storto.

Una bambina di tre anni circa le si avvicinò correndo, e le si buttò nelle braccia.

Buffy, confusa, la strinse a sé.

"Mamma!" ripeté la bambina, con la sua vocina chiara.

"Qualcuno di voi conosce Joyce Summers?" chiese Buffy, sempre più esterrefatta.

Nessuno le rispose.

 

 

"Scusa...ahem, chi sei? Voglio dire, dove siamo?"

Buffy fissò l’uomo che aveva parlato. Sembrava sulla trentina, anche se forse era più giovane, ed era attraente, bruno e con begli occhi scuri. Alla mano non portava fedi.

"Io sono Buffy" rispose. "E tu? Perché sei in casa mia? Dov’è mia madre?"

"Sono Xander, Xander Harris" rispose lui "E vado al liceo di Sunnydale!"

"Anch’io vado al liceo di Sunnydale" rispose Buffy, sollevata. "Beh, a dire il vero comincio domani"

"Anch’io!" si intromise una ragazza carina, con capelli castani e molto snella. "Ciao! Sono Anya Jenkins!"

"Perché siete a casa mia...Anya? Xander?"

Si fissarono. Nessuno di loro aveva una risposta. Poco lontano da loro si stava risvegliando una ragazza assai più giovane di loro, con lunghissimi capelli castani.

"E tu chi sei?" la fissò Buffy, con aria critica. "Mi sembri una fisionomia familiare!"

La ragazza si toccò il capo, cercando di schiarirsi le idee.

"Che sia dannata, se lo so" rispose, sollevando un paio di stupendi occhi azzurri su di loro. "Buio totale"

"Andiamo" rispose Buffy, con tono leggero. "Tra poco, mia madre tornerà dalla galleria, e tutto si sistemerà. Ci sarà una qualche spiegazione logica, vedrete. E poi, siamo a Sunnydale, California, 1997"

Tutti annuirono.

E poi si voltarono verso la parete centrale, dove stava affisso un calendario con la foto della bimba, quella che Buffy ancora teneva tra le braccia. "Sabrina", c’era scritto sopra la data. La data!

Maggio 2005.

 

 

"Fermi tutti" esclamò Buffy. "Calma e sangue freddo. Io ho sedici anni...ed è marzo del 1997"

"E..quel calendario?" intervenne la brunetta dai capelli lunghi. "E poi, andiamo, non dimostri affatto sedici anni. Neppure io dimostro sedici anni!"

"Qualcosa di decisamente strano sta accadendo!" esclamò l’uomo che aveva affermato di chiamarsi Xander.

Tutte si girarono e lo fissarono in silenzio.

"Parrebbe, eh?" minimizzò l’uomo, improvvisamente imbarazzato.

"Documenti" suggerì la ragazza di nome Anya "E perché poi tutto ciò mi sembra così stranamente familiare? Come se ci fosse già successo!"

"Buona idea" Buffy posò la bimba a terra, e corse verso la sua giacca, appesa come al solito accanto alla porta d’entrata. Beh, almeno questo non era cambiato.

Solo che accanto alla sua giacca c’era uno spolverino lungo di pelle nera. Ne annusò l’odore, di pelle conciata e sigaretta, e se ne sentì stranamente confortata.

"Di chi sarà questo spolverino?" chiese.

"Probabilmente è mio" rispose Xander.

Intanto, Buffy stava osservando i suoi documenti. C’era la sua foto su una tessera della polizia di Sunnydale. "Buffy Summers – Ispettore Capo. Stato Civile: coniugata"

"Eh?" esclamò stranita. "Sono sposata? Ed ispettore capo di polizia? Ah, e scommetto che la bimba è mia!"

"Mamma!" commentò la bambina, stringendosi contro di lei.

"Dunque, abbiamo tutti perso la memoria...o meglio, crediamo di essere sedicenni, e di essere ancora nel 1997. Invece, siamo nel 2005, e la nostra amica qui....con i capelli lunghi...addirittura non ricorda nemmeno il nome"

Tutti tacquero. La ricostruzione sembrava perfetta.

"Credo che la bimba sia mia" continuò Buffy. "Me la sento tale. E so che si chiama Sabrina..c’è scritto sul calendario. E’ poi probabile che tu sia mio marito, Xander"

"Beh" sorrise il giovane uomo "Non mi dispiacerebbe affatto"

"Ehy!" intervenne la ragazza di nome Anya "Perché non potrebbe essere mio marito?"

"Tu non hai la fede" intervenne la smemorata dai capelli lunghi. "Buffy, sì"

"C’è anche un’altra cosa che so" commentò Buffy, che ora si sentiva meno confusa. "Forse voi non lo ricordate, perché sembra che non mi conosciate. Ma io..."

Lasciò vagare lo sguardo su di loro, fece una pausa ad effetto.

"….Sono una cacciatrice di vampiri!"

 

7. Incontri.

 

Spike si risvegliò a due passi dal cimitero, in una sera d’estate, in un clima caldo e temperato.

E capì che, per quanto gli sembrasse assurdo, non era più a Praga.

Stati Uniti, tutto gli diceva. Forse qualche stato del Sud, Texas o California.

Chissà dove si era ficcata Dru. Era ancora molto debole, non doveva nutrirsi da sola!

Accanto a lui, stava svegliandosi anche un demone dalla pelle raggrinzita.

"Ehi, amico, che intenzioni hai?" gli chiese Spike.

"Nessuna, vampiro" rispose gentilmente il demone. "Stavo badando ai fatti miei, quando mi è girata la testa, e sono caduto. Ed ora non ricordo nulla. Comunque, sono Clem"

"Ed io, Spike" rispose il vampiro. "E che buco di paese è questo qui?"

"Sunnydale, California"

"E come diavolo ci sono arrivato?" si chiese Spike. Cercò nelle tasche dello spolverino le sue Marlboro, e si accorse...che non aveva più lo spolverino. Dove diamine l’aveva lasciato?

Si sentiva orfano, senza lo spolverino. E stranamente incompleto. Come se l’avesse lasciato...a casa.

Assurdo, lui non aveva casa. Era una randagia creatura della notte...un malvagio vampiro. Cavolo, la testa girava anche a lui..

"Beh, ci vediamo" disse al demone, e barcollò verso il cimitero. Aveva fame, e doveva nutrirsi.

L’istinto, però, lo portava di più verso un bell’hamburger al sangue che verso un qualche umano da sgozzare. Strana cosa, l’istinto.

"Spike" disse una voce alle sue spalle. Una voce lontana, quasi dimenticata. Eppure stranamente familiare.

Lui si voltò. E poi sorrise. Finalmente i conti tornavano.

Era la sua principessa. La sua bellissima Drusilla.

"Arrivo, amore"

 

8. Risvegli.

 

Quando Willow aprì gli occhi, sentì innanzi tutto che era una giornata insolitamente fresca.

E poi che non era sola nel letto.

Sconvolta, si tirò su di scatto. Il suo corpo nudo era intrecciato a quello di una....oh mio Dio, era una donna! Alta più di lei, e con capelli biondissimi. Nuda come mamma l’aveva fatta.

Willow Rosemberg pregò Jeovah di risvegliarla subito da quell’incubo indecente.

"Mamma!" chiamò, anche se non credeva certo che la sua coltissima ed impegnatissima madre avrebbe risposto. E, cielo, non aveva ancora finito i compiti per la lezione di storia!
La sua improbabile compagna di letto si svegliò.

"Liebling" le disse, e le sorrise, rivelandole una serie di denti affilati e bianchissimi. "Vieni qui da me. Ho voglia di..."

Le parole della donna si spensero. Willow stava urlando dal terrore.

 

"La notte è ancora giovane..e ho voglia di cacciare. Andiamo, Spike?"

Il vampiro annuì distrattamente, mentre Drusilla – la sua Drusilla – lo stava portando in giro per quella miserabile, pidocchiosa cittadina di provincia, dove non ricordava assolutamente di aver mai messo piede prima. Eppure, c’era qualcosa di familiare, nell’aria, come un profumo lontano, che lo spingeva su di una traiettoria sconosciuta, eppure seducente.

"Sei confuso, Spike" gli disse Drusilla, accarezzandogli una guancia. "E sei lontano. Da me"

"Cosa?" le chiese il vampiro, scuotendo il capo per chiarirsi le idee. "Come siamo arrivati qui?"

"Cavalcando le stelle!" rispose lei, con un sorriso.

Spike maledì la sua sorte. Sentiva che tutto stava andando atrocemente storto, ed i soliti nonsense di Drusilla non aiutavano certo.

Cacciare lo avrebbe certo aiutato a sentirsi meglio.

 

 

"Chi diavolo sei?" chiese Willow, stringendosi il lenzuolo intorno al corpo. "E dove siamo?"

Carmilla sbadigliò. "Sei matta? Hai forse bevuto sangue infetto?"

"Sangue...infetto?" Willow spalancò i grandi occhi. "Cosa ti fa pensare che io possa aver bevuto del sangue?"

"Cielo, oggi sei proprio strana" commentò la vampiressa bionda, senza scomporsi. "Will...davvero non ti ricordi di me? Di...noi?"

Willow scosse il capo, impotente.

Carmilla le mostrò il verde, meraviglioso paesaggio della Cina nord – orientale che circondava la loro bellissima, antica villa.

"Questa è...Chinatown, vero?" tentò Willow.

Carmilla la fissò sbalordita.

"Tesoro, hai bisogno di nutrirti. Non connetti più. Questa è la Cina ...quella vera"

Willow sentì che le stava venendo da piangere. Prese tra le lacrime la coppa che la bionda sconosciuta le stava porgendo, e bevve avidamente.

Quasi vomitò quando si accorse che era sangue.

 

"Devo andare a caccia"

Buffy lo disse con forza, cercando dei paletti. Ne trovò una marea, nei soliti posti che ricordava, e d’improvviso si sentì meglio. Non tutto era cambiato, in quegli otto anni, se lei era ancora una cacciatrice e teneva ancora i paletti in casa.

"Scommetto che questa città pullula di malvagi vampiri"

Tutti gli altri la guardarono come se fosse stata matta.

"Vampiri!" spiegò Buffy, tutta sorridente. "Io vado...e li uccido!"

Mentre indossava i suoi paletti, infilandoli con destrezza nei posti più impensati, Xander ed Anya la fissarono.

"Beh...che si fa da queste parti la sera? Per divertirsi, voglio dire?"

Xander si schiarì la voce. Se quella era sua moglie...beh, il loro matrimonio non doveva certo essere dei più normali.

"Io...vado al Bronze, di solito"

"Cos’è, una discoteca?"

"Una specie"

"Beh, allora...andiamo!"

Anya li fermò con un gesto. "Credete che questa specie di amnesia retroattiva abbia colpito solo noi...od anche il resto della città?"

"Non lo scopriremo mai se non usciamo da questa casa" disse la brunetta dai capelli lunghi.

"Qualcuno però deve badare alla bambina. Lo farai tu...come vuoi che ti chiamiamo?"

La brunetta sorrise.

"Kelly. Mi piace molto come nome"

"D’accordo" sorrise Buffy. "E mentre sei in casa, cerca nei cassetti, negli armadi, qualche indizio. Torneremo presto".

Kelly e la bambina salutarono Buffy, Xander ed Anya che andavano a caccia.

 

 

 

"C’è una cosa che devo dirvi" sparò Anya non appena furono fuori dalla porta di casa.

"E cioè?" chiese Xander.

"Io non sono quella che sembro"

Buffy rise. "Chissà poi cosa siamo. Qualunque cosa potrebbe esserci successa negli ultimi otto anni...e noi non la ricorderemo"

"Beh...il mio caso è un po’ diverso. So di essere un demone. Un demone vendicatore. Il mio vero nome è Anyanka: vedete il medaglione?"

Xander fece due passi indietro, di scatto.

"Non aver paura. Non mi sento pericolosa"

Buffy la fissò. "Bene, chi sono io per avere dei pregiudizi? Direi che la situazione si fa sempre più intricata. Sei stata tu a causare questa perdita di memoria collettiva?"

"No...direi di no"

"Bene. Allora collaboreremo finché non ne saremo venuti a capo":

Xander continuava a fissare Anya, e poi Buffy. Entrambe le donne erano belle, ed entrambe familiari. Avrebbe potuto essere il marito di Buffy, sembrava anzi assai probabile...ma era Anya ad inviargli le sensazioni più intense. Si chiese se avessero avuto una storia, negli ultimi otto anni. Ma gli sembrava improbabile, vista la sua natura demoniaca...

Non gli sembrava una cosa semplice da accettare.

 

9. Ora come allora.

 

Kelly aprì la porta di casa.

"Ciao, Dawn" le disse un ragazzo di bell’aspetto. "Posso entrare in casa?"

"Io...non ti conosco" mormorò lei.

"Eh?" si alterò Peter. "Ora fai anche finta di non conoscermi? Dio mio, sei proprio una sciocca!"

"Aspetta!" la ragazza lo fermò per un braccio. "Come hai detto che mi chiamo?"

"Dawn....Dawn Summers. Ovviamente. E’ chiaro che mi stai prendendo in giro. Ed io che ero venuto per fare la pace..."

"Io sono Dawn Summers?"

"Già, e questa è la casa di tua sorella Buffy. Ti sei fatta dell’erba?"

 

 

 

Buffy scivolò nel Bronze con la grazia di sempre. Ecco, proprio un bel posticino. Quasi rimpianse di non averli più, sedici anni, e di non poter più essere la bella del locale.

Questo non toglieva che avrebbe potuto ballare, quella sera...

"Vieni, Xander!" gli disse, cercando di capire, ad istinto, se quell’uomo era il suo uomo, il suo amante, il padre di sua figlia.

Lui non si fece certo pregare. Ballarono insieme, e lei strofinò il suo corpo sensuale contro quello di lui, come in una carezza.

Ma non le si accendeva niente, dentro.

Delusa, non si accorse subito di un paio di occhi blu notte che la seguivano dal bordo della pista.

 

 

"Fammi ballare, Spikey" gli disse Drusilla, stringendogli la vita con una presa possessiva che – a dirla tutta – stanotte lo infastidiva soltanto. " E poi cacciamo. Qui c’è un sacco di sangue giovane"

"Dopo" disse lui. Non riusciva a togliere gli occhi di dosso a quella bionda sfacciata che si stava strusciando contro quell’idiota. C’era qualcosa in lei che lo attirava, come una falena alla luce.

Le sue curve snelle erano come una faro nella notte...proprio come in una canzone degli anni 60. Se era un pensiero camp, chissenefrega. Si sentì eccitato, fisicamente e psicologicamente.. E non per Drusilla, lì, attaccata a lui come una grossa sanguisuga vestita di nero. Drusilla, in questa cosa, non c’entrava nulla.

"Vuoi farlo?" gli chiese la vampiressa con la sua dolcissima. "Non ho nulla in contrario, sai?"

(Non con te, pensò Spike, ma con quella bionda che mi sta mandando gli ormoni in corto, con quella faccia da schiaffi...me la farò per cena, ma non prima di essermela...)

La bionda si voltò, proprio verso di lui.

Ed i loro occhi si incrociarono.

 

Oh, cavolo, pensò Buffy. Vampiri. Anche qui. Avevo ragione a portarmi i paletti dietro.

E che vampiri.

Lo sguardo di Buffy scivolò con disprezzo sulla vampiressa bella e bruna che si avvinghiava a quella specie di punk con i capelli platinati, e la mascella serrata, che la stava fissando con un’intensità disgustosa, rivoltante...

...che le faceva piegare le ginocchia.

"Brutto stronzo" pensò Buffy. "Sento i tuoi luridi pensieri. Ma io ti polverizzo così in fretta che nemmeno ne te ne accorgi. Deficiente dai capelli ossigenati. Cielo, che occhi. Mio Dio, che bocca. Cavolo, che mi sta succedendo?"

Continuavano a fissarsi. Non riuscivano letteralmente a staccarsi gli occhi di dosso. Era iniziata una sfida mortale.

Buffy smise di ballare. Spinse via Xander da sé, con gentilezza...ma anche con decisione.

Si avvicinò alla coppia di vampiri.

Drusilla sorrise. "Sei cenere, baby, cenere e morte"

Buffy non la guardò nemmeno. I suoi occhi erano fissi in quelli impossibilmente azzurri di lui...il vampiro biondo.

"Fuori di qua."

"Perché?" disse lui, con un lento sorriso da predatore.

"Perché il nostro tipo di danza...richiede intimità"

"Hai proprio ragione, Baby", sorrise lui, e gli sembrò per un istante di conoscerla da una vita. Un’intera vita...anche se non l’aveva mai vista prima. Sentiva infatti per istinto che non avrebbe mai potuto dimenticarla, se fosse stato così...

"Porta i tuoi paletti, baby. La mia arma...l’ho sempre con me".

Lei sorrise, per nulla scandalizzata.

Prima che fosse stato mattino, lui sarebbe stato polvere.

 

 

 

"Non intenderai andare, vero?" le chiese Xander, spaventato.

"Siamo qui per questo" gli ricordò Buffy, pazientemente. "Per uccidere i vampiri. E’ il mio destino...me lo sento fin nel midollo. Tu, nel frattempo...che so, balla con Anya"

I due la fissarono come se fosse ammattita. Il vampiro biondo era già uscito, e lei gli corse dietro. Drusilla sorrise come una gatta soddisfatta, e si mise in cerca di una preda.

Si affrontarono nel vicolo dietro il Bronze. Era tutto assurdamente nuovo...e familiare insieme.

Buffy dondolò un paletto tra le dita.

"E’ stata una giornata orribile, oggi. Uccidere qualcosa non mi potrà che far sentire meglio"

"Lo sapevo, che eri una cacciatrice, me lo sentivo!" commentò lui soddisfatto. "Sai, ne ho già uccise due...e con la seconda avrei ballato tutta notte. Fammi ballare, baby, fammi divertire!"

"Fin tanto che lo vorrai" replicò lei con sorriso complice. "Dammi tutto quello che hai...e vedrai che non sarà mai abbastanza"

Si osservarono da vicino, gli sguardi incatenati, pronti alla lotta.

Spike le sorrise, sincero come sempre fino alla morte.

"Pensare che non voglio affatto ucciderti, baby" le sussurrò.

"E cosa vuoi, allora?" replicò lei, gli occhi fissi sulla bocca morbida e sensuale del vampiro.

Spike la afferrò con uno scatto repentino, e la mise in posizione per un morso. Il cuore di lei accelerò.

"Baby...voglio solo scoparti fino a farti gridare"

 

 

 

Anya e Xander si accorsero della mossa della vampiressa e la seguirono. Il suo piano era chiarissimo: approfittare della loro distrazione per nutrirsi. La scovarono in un angolo buio della galleria sopraelevata che stava avvicinandosi ad una coppietta.

"Tieni" sussurrò Anya, e passò a Xander uno dei paletti portati da Buffy.

Xander fissò il pezzo di legno. Per quanto si sentisse insicuro, sapeva di dover agire.

Un’ombra scura si stagliò tra lui e la vampiressa.

"Lasciala andare" sibilò il giovane appena arrivato. "Baderò io a che non si nutra...di viventi"

"E tu chi saresti?" chiese Xander. "Un altro suo compare?"

"Sono Connor...e mi prendo cura io di lei. La nutro con il sangue acquistato dai macellai. Credeteci, non facciamo del male a nessuno"

"Perché ci dovremmo fidare?"

Il giovane sbuffò "Perché vi do la mia parola. Ditelo a Buffy"

Anya e Xander si fissarono, confusi.

Prima che potessero trovare la prontezza di spirito necessaria per rispondergli, il ragazzo e la vampiressa erano già spariti nella notte.

 

10. Una questione di fedeltà.

 

 

Buffy lanciò il vampiro lontano da se, facendo presa sul suo braccio. Lui atterrò con un tonfo accanto ad un bidone di immondizia, e la fissò.

"Ti sei offesa? Per quello che ho detto? Sono stato sincero"

"Nei tuoi sogni" replicò lei. Gli si avvicinò, e lo prese per la maglietta. "Cosa diavolo vuoi dire? Come puoi credere che io e te abbiamo qualcosa in comune?"

Spike le sorrise. "Perché me lo sen..."

Non fece in tempo a finire la frase. Buffy lo attirò a sé, strappandogli la t – shirt, e gli divorò la bocca con la propria. Lui gemette, ed il suo gemito si perse tra le sue labbra morbide e peccatrici, aperte e calde come l’inferno. La fiamma si accese alta e cominciò a bruciare, con un’intensità che nessuno dei due ricordava di aver mai provato...e che pure era per entrambi la più familiare sensazione al mondo.

Quando la lingua di lei scivolò nei più remoti recessi della sua bocca, Spike la allontanò da sé.

"Perché l’hai fatto, cacciatrice?" le chiese, stupefatto.

"Perché anch’io voglio scoparti fino a farti gridare. Evidentemente, sono completamente pazza."

Lui le prese una mano, le sfiorò la fede. Lei fece altrettanto con la sua. Si fissarono.

"E’ assurdo" disse Buffy. "Tu sei un vampiro. Non posso essere..."

"Sposata con me?" le disse lui. "Andiamo, non mi è mai capitato nei miei centotrenta e passa anni di vita di perdere così la testa per qualcuno...in questo modo folle. E poi, oggi mi ritrovo qui, in California, e dovrei essere a Praga...e non ricordo un accidente di come ci sono arrivato. Non credi che stia succedendo qualcosa di strano?"

"Più che crederlo, lo so. Mi sono svegliata oggi pomeriggio, credendo di essere nel 1997..."
"Perché" la interruppe il vampiro. "Non siamo nel 1997!?!"

"No" ansimò lei. "Abbiamo controllato: è il 2005!"

Tacquero entrambi. Otto anni. Erano passati otto anni! Ed avevano entrambi un solo pensiero. Un solo desiderio.

"Non posso" disse Buffy, respingendolo.

"Ti prego..."

"Non fino a che non avrò fatto chiarezza. Quando mi sono svegliata, ero in casa mia con un altro uomo, due donne, ed una bambina. Tu non c’eri, Mister. Tu eri al Bronze allacciato ad una vampiressa. Perché diavolo dovrei credere che un vampiro faccia parte della mia vita?"

"Forse perché provi un irragionevole desiderio di saltarmi addosso?" replicò lui. "Andiamo, come mi spieghi questo?"

"Non me lo spiego. Un’alterazione ormonale dovuta al caldo"

"Raccontati le balle che vuoi" le sussurrò lui, impadronendosi di nuovo della sua bocca. Lei cedette con un gemito soddisfatto.

"Buffy!" la chiamò Xander. "Se hai...ehm... finito, potremmo tornare...a casa"

Buffy e Spike si staccarono dal bacio, a fatica.

Lei, con le labbra gonfie per i deliziosi baci dati e ricevuti e piena di ingiustificati ma reali sensi di colpa, lasciò il vampiro sconosciuto per raggiungere il suo probabile, umano marito....al quale aveva presumibilmente giurato fedeltà eterna.

 

11. Qualche bugia.

 

Anya, Xander e Buffy affrontarono il breve tratto a piedi dal Bronze a casa in silenzio. Buffy non osava nemmeno alzare lo sguardo sui due suoi compagni: il pensiero di essere stata sorpresa tra le braccia di uno sconosciuto vampiro la umiliava. Dio, cosa poteva pensare di lei Xander, se era davvero suo marito?

Xander, in verità, era troppo confuso per poter razionalizzare gli eventi della serata. Continuava a sentirsi emotivamente più vicino ad Anya, con cui aveva trascorso tutta la serata, che a sua moglie…se era davvero tale. Era anche possibile che fossero stati sposati, lui e Buffy, e poi avessero divorziato. Non sentiva nessuna corrente con lei…e preferiva non pensare all’evidente desiderio di lei di finire tra le braccia di un’immonda creatura della notte…piuttosto che tra le sue.

"Dove dormiamo, stanotte?" chiese Anya, con la solita concretezza.

Buffy la fissò stralunata. Dormire? Non aveva nessuna voglia di dormire. Desiderava solo liberarsi di loro, ed andarlo a cercare…

"Direi nella casa in cui ci siamo risvegliati. Pensi che possiamo sistemarci in salotto?"

"Salotto?" Buffy fissò Xander, ed arrossì. Grazie a Dio, non progettava di vantare alcuna prerogativa matrimoniale!

"Credo ci sia una camera degli ospiti, al primo piano. Vorrei solo sapere dov’è mia madre…perché non è più qui a Sunnydale" Buffy si incupì. Aveva un pessimo presentimento al riguardo.

"Forse Kelly è riuscita a trovare degli indizi" disse Anya. "Andiamo. Ci sarà sicuramente aspettando".

Buffy tirò fuori di tasca le chiavi di casa, e passò le dita sul portachiavi. Portava la data 2003 ed era commemorativo di un raduno di auto storiche….delle De Soto. Si chiese cosa diavolo c’entrasse lei con un simile evento.

"Ti piacciono le macchine d’epoca?" chiese a Xander.

"Veramente, adoro le familiari giapponesi" rispose lui.

"Ah"

Kelly aprì loro la porta, eccitatissima.

"Venite! Vi aspettavo…abbiamo qualche notizia"

 

 

 

"Dunque" riassunse Xander. "Questo tuo amico dice che ti chiami Dawn, e che sei la sorella di Buffy"

"E’ impossibile" commentò la cacciatrice. "Sono figlia unica"

Tutti fissarono la ragazza dai capelli lunghi.

"Ricorderai male, Buffy. Deve essere un effetto dell’amnesia"

"Dannazione!" esclamò questa. "Odio sentirmi così insicura su di me…su di tutti!"

"Come quel vampiro al Bronze?" commentò Anya. "Sembrava vi conosceste. Sembrava anzi vi conosceste molto bene"

Buffy arrossì.

"E mia madre? Nostra madre?"

Dawn scosse il capo, impotente. "Mi dispiace, ma io non ricordo assolutamente nulla."

"E’ questa?" chiese Anya, prendendo da una scrivania il ritratto di una bella donna sulla quarantina, dal viso dolce e sorridente.

Buffy fissò il ritratto sentendosi sempre più sola. Il suo presentimento si rafforzava: temeva che sua madre non vivesse più.

"Sì, è lei…qualche anno più vecchia di come la ricordavo"

"Ho trovato delle altre foto, Buffy!" esclamò Dawn. "Indovina un po’! Il tuo album di nozze!

 

 

 

Willow stava ancora male. Le ginocchia raccolte al petto, sentiva Carmilla raccontarle con la sua bella voce leggermente roca i loro ultimi tre anni e mezzo insieme, e tutto quanto lei conosceva del suo passato. Non riusciva a credere nemmeno ad una parola.

"Riassumendo" disse Willow "Sono stata fidanzata con un lupo mannaro, sono divenuta la migliore amica di una cacciatrice di vampiri, che nel mentre ha sposato un vampiro ed ha avuto una figlia, il mio più caro amico ha lasciato all’altare un demone vendicatore, mi sono rivelata una strega sopraffina, mi sono scoperta lesbica, la mia amante è morta, ho conosciuto te e sono diventata una vampira…con l’anima. E’ tutto?"

"All’incirca" sorrise Carmilla "E lo sei ancora…lesbica"

"E lotto sempre per il bene?"

"Già"

"Ed è per questo che siamo in Cina…qui tra questi verdi monti?"

"Siamo qui perché tu possa imparare antiche e raffinatissime tecniche magiche"

"Sono una maga…potente?"

Carmilla la fissò. "Credo che tu sia la maga più potente del mondo"

"Avevi dimenticato il pezzo migliore: ho tentato di distruggere il mondo!" aggiunse Willow con amarezza.

"Si commettono un sacco d’errori, da giovani" commentò Carmilla, amabilmente.

"Se tutto ciò è vero…e non ho ragione alcuna per dubitarlo…tutta questa faccenda puzza di stregoneria lontano un miglio. Dobbiamo trovare una soluzione"

"Forse qualcuno sta cercando di addormentare i tuoi poteri…intervenendo sulla tua memoria"

"E’ assai probabile. Hai il numero di telefono di quel mio amico inglese di cui mi parlavi? L’osservatore?"

Carmilla annuì. "E’ nel tuo laptop"

"Allora, credo sia proprio il caso di chiamarlo".

 

 

 

"Album …di nozze?" la voce di Buffy tremò. In quell’istante, non desiderava affatto vedersi sbattere addosso tutte le peggiori disillusioni. Sua madre…probabilmente morta. Lei….una puttana. Che andava in calore per un vampiro che aveva incontrato per la prima volta in vita sua in una buia discoteca…ed a cui non riusciva a smettere di pensare. Ignorando il suo vero marito.

Lo aprì con mano tremante, e lo sfogliò piano. Gli altri si chinarono sulla sua spalla per osservare le foto.

C’era lei, in tailleur bianco, e poi in un abito da sposa sobrio ed elegante. C’erano Anya e Dawn, elegantissime, ed un’altra ragazza snella dai capelli rossi.

"Willow!" esclamò Xander. "La mia amica d’infanzia! E’ lei!"

Buffy osservò la rossa. Le sembrava effettivamente familiare, così come l’uomo sulla quarantina con gli occhiali a lei vicino. Sua madre, purtroppo, non c’era da nessuna parte.

Ma fu la foto seguente che la colpì al cuore.

Buffy era ritratta in piedi, con il bouquet in mano, ed accanto a lei stava un uomo vestito di scuro.

Xander.

"Oh, mio Dio!"

Buffy si sollevò di scatto, e si rifugiò in bagno.

Xander era suo marito.

 

 

 

"Non sembra l’abbia presa bene" commentò Anya. "Ma non mi pare una prova assoluta. Si fanno sempre delle foto con gli invitati. Guarda…qui Xander era con me. Devo dire che stavo benissimo in blu!"

"E lo sposo?" chiese Dawn. "Se non è lui, chi altri? L’uomo con gli occhiali? Non ti sembra un po’ troppo…vecchio?"

Anya non rispose. Continuava a pensare al vampiro biondo incontrato in discoteca. Aveva una fisionomia quanto mai familiare…e quello che era accaduto tra lui e Buffy sembrava tutto, tranne che una coincidenza. Si erano presi troppo, e troppo in fretta. Il legame tra loro era così intenso, così naturale, da colpire gli altri come un’ondata di energia fisica.

"Tua sorella ha incontrato un uomo, stanotte…un vampiro. E…sono finiti a baciarsi. Li abbiamo visti anche noi"

Dawn fissò sia Anya che Xander.

"Non è possibile"

"Lo è" commentò Xander, con il volto teso. "E mi chiedo sinceramente cosa tutto ciò possa significare…per lei. E per noi"

Buffy uscì dal bagno. Era pallida.

"La bambina?"

"Le ho dato da mangiare, Buffy…e l’ho messa a letto. E’ buonissima"

Buffy annuì. Salì le scale, come in trance, ed andò nella stanzetta di Sabrina. Si sedette accanto a lei, che dormiva, e le accarezzò la fronte.

Non assomigliava affatto a Xander.

A dire il vero, assomigliava di più all’altro. All’innominabile creatura della notte. Al malvagio succhiasangue dai capelli platinati.

Quando tornò in salotto, tutti sollevarono lo sguardo. Sembrò che fosse caduto un macigno.

Buffy prese la tessera della polizia, e si avvicinò al telefono. Fece il numero segnato sulla tessera ed aspettò la comunicazione.

"Buonasera. Sono Buffy Summers. Volevo sapere…quali erano i miei turni per questa settimana. Sì, ho perso il programma. Grazie"

Il suo interlocutore la lasciò brevemente in attesa. Poi, la conversazione riprese.

"Stanotte? Di pattuglia? No, va bene, posso venire. D’accordo, esco adesso di casa"

Solo Dawn, dalla sua posizione, vide che – per tutto il tempo – il dito di Buffy era rimasto premuto sul selettore di chiamata.

 

 

10. Finalmente soli.

 

Buffy attese un paio di minuti all’imbocco del vialetto d’ingresso. Come aveva intuito, dopo pochi istanti lui uscì allo scoperto, da dietro un albero, una sigaretta accesa tra le dita.

"Come facevi a sapere…che ero qui?"

Lei sorrise. "Ho visto che ci seguivi quando siamo usciti dal Bronze."

"Credevo di essere stato prudente"

"Non tanto da seminare una cacciatrice"

"Dobbiamo parlare" disse lui, squadrandola da capo a piedi. "Hai messo il maritino a letto?" le chiese con ironia.

"Qualcosa del genere. Ho contato una balla a lui ed agli altri, e sono uscita."

"E questo non ti dice niente?"

Lei osservò il suo volto cesellato alla luce della luna. "Che ho perso completamente la ragione"

"Non sei la sola" mormorò lui. "Buffy"

Il suo nome suonò morbido e seducente sulle sue belle labbra.

"Come fai a conoscere il mio nome?"

"L’ha pronunciato quel tuo finto marito"

"Non sembra sia poi così finto"

"Hai delle prove certe? Fatti incontrovertibili? Perché io non ci credo nemmeno un po’"

"No, ma…via, andiamo!" gli disse Buffy. "Dobbiamo trovare un posto dove parlare"

"Al Restfield c’è una cripta disabitata. Me l’ha mostrata un demone che ho incontrato da quelle parti…e che ha perso anche lui la memoria"

"D’accordo" disse lei, e le gambe le tremarono.

Si diressero veloci verso il cimitero. Quando furono davanti alla porta della cripta, Buffy si fermò.

"Tutto ciò è assurdo. Dovrei essere a casa…con mio marito. E mia figlia"

Lui spalancò quei suoi incredibili occhi blu, che le toglievano il fiato.

"Hai…una figlia?"

"Sì, Sabrina. Ha…credo abbia circa tre anni"

"E…assomiglia a quello là?"

Buffy sospirò. "Veramente, no"

Spike non osava porre la domanda successiva.

"Sì…ti assomiglia." ammise lei, a denti stretti, "E’ assurdo. Ma ha i tuoi occhi, i capelli biondi…ed è molto simile a te. Ma io non credo che questo voglia dire nien…"

La bocca di lui scese su quella di Buffy, e lei tacque. Si abbandonò completamente al bacio, e per nessuno dei due il mondo esterno contò più nulla.

"Andiamo" le disse lui, dopo, e la spinse nella cripta buia.

 

 

"L’effetto dell’incantesimo sta chiaramente venendo meno" si lamentò la strega. "Dawn ha già scoperto la sua vera identità, e Spike e Buffy sono di nuovo insieme. E non sono trascorse nemmeno dodici ore".

"Questa non è magia" rise il suo mentore. "Questa è la forza del vero amore. Quei due sono legati per la vita…e per la morte. Si troverebbero persino all’inferno. Il tuo incantesimo è formidabile…è solo che certe catene non si possono spezzare"

"Ma quella che mi preoccupa davvero è Willow" ammise la strega. "Dannazione, su Carmilla la magia non ha funzionato"

"E’ un essere antico, molto potente. Mi sarei stupito del contrario"

"Forse, dovrei…fuggire?"

Il mago rise. "Tesoro mio, non essere pusillanime. Almeno, prima, goditi lo spettacolo".

 

 

 

"Signor Giles? C’è ancora? E’ caduta la linea? Signor Giles!"

Spaventata, Willow cedette il telefono a Carmilla.

"Signor Giles, mi ascolti. Non è uno scherzo. Sono Carmilla di Karnstein, e la chiamo a nome di Willow Rosenberg"

Dopo un istante, si sentì un sospiro.

"Carmilla...di Karnstein"

„Ah – ah"

„Quella Carmilla?"

„Ah – ah"

„Non so chi sia Willow Rosenberg"

"Signor Giles, lei soffre di un’amnesia probabilmente di origine magica. Si ricorda di Buffy Summers?"

Dall’altra parte del filo, fu di nuovo silenzio. E poi, con fatica...

"Buffy, chi? Ah, la nuova cacciatrice di Sunnydale..."

 

 

 

 

"La usi tu, la doccia?" chiese Anya. "Voglio dire…se non ti secca aspettare"

"Buffy mi sembra sconvolta" commentò Xander. "Scusami. Parlavi della doccia. No, vai pure tu, per prima"

"Grazie" Anya lo scrutò. "Fossi in te non prenderei troppo sul serio questa storia delle foto. Non sento tra di voi un legame intimo"

Xander la fissò.

"Se devo essere onesto, non lo sento nemmeno io"

"Bene…allora, non prendere nessuna decisione affrettata. Sono sicura che questa situazione, prima o poi, si chiarirà"

Xander la guardò. "Quelle che sento, invece, è un legame con te"

Anya non disse nulla.

"Ho una strana sensazione" commentò Xander. "Che qualcosa di forte ci leghi"

Lei rispose, dopo un istante di riflessione.

"Io, invece…sento che tu mi hai fatto molto soffrire, in passato"

Si guardarono entrambi.

"Allora, devo essere proprio stato un perfetto imbecille".

Anya lo guardò, e poi entrò in bagno.

 

 

 

"E’ assurdo" mormorò Buffy. "Tutto ciò che stiamo dicendo non ha alcun senso. Io cacciatrice, tu vampiro? Ricordi?"

"Sì, no...dannazione, non mi importa nulla"

"A me deve importare" commentò Buffy, osservandosi intorno. La cripta era pulita, ben tenuta...ed una scaletta in legno conduceva ad un piano inferiore. Si voltò e fissò il vampiro.

"Chi mi assicura che tu non stia progettando la mia morte?"

"Ti ho già detto cosa voglio da te" sussurrò lui, fissandola con il suo sguardo ipnotico. "Sarà la morte, Buffy. Solo che sarà quella piccola"

Lei tremò.

"Non posso crederci. Siamo qui...e nessuno dei due ricorda l’altro. E nessuno dei due riesce a stare lontano dall’altro. Io so solo che devo ucciderti. E tu mi parli di sesso. E, dannazione, ha incredibilmente senso"

"Corri il rischio" le sussurrò lui. "Dimentica il confine tra bene e male, ignora il tuo dovere. Non uscirai morta da questa notte...ma non sfuggirai al mio possesso. Ti offro il buio, il pericolo, il rischio."

"Non posso accettarlo"

"Non puoi rifiutare"

Lei lo fissò.

La sua ragione diceva "no", ma il suo corpo gridava sì.

 

 

"Finalmente sono a Sunnydale" si disse il vampiro "Ecco dove inizia la mia missione. La mia missione di redenzione"

Il vampiro con l’anima si incamminò per la notte, per i vicoli bui.

Angel era finalmente arrivato nella bocca dell’inferno, per aiutare la nuova cacciatrice – Buffy Summers – a combattere le forze del male guidate dal Maestro.

Almeno, gli sembrava di ricordare che fosse questa la sua missione.

 

13. Seduzione.

 

"Aspetta...c’è un problema!" esclamò Buffy, mettendogli una mano sul petto per tenerlo lontano.

"E sarebbe?" commentò scettico il vampiro, sollevando un sopracciglio.

Lei si fece coraggio, osservandolo fino in fondo agli occhi. "Sono vergine"

"Eh?"
Buffy arrossì. "Sì...insomma, non ricordo nulla degli ultimi otto anni. E non ricordo certo di averlo fatto. So che forse la bambina è mia, ma ciò non toglie che....oh, cielo, non ho nessun ricordo...di questo tipo di cose!"

Spike scoppiò a ridere.

"Stai scherzando, vero?"

"No" Buffy arrossì ancora di più "Ho paura"

"Buffy" le disse lui, accarezzandole una guancia. "Non credo tu sia vergine. Non all’età di...insomma, non sei più una ragazzina. Pare che hai addirittura una figlia. E poi, credimi, se sono davvero già nella tua vita...è semplicemente impossibile che tu sia ancora vergine".

"Però, è così che mi sento."

"Vai via, allora" le disse lui, duramente. "Forse, ci siamo appena conosciuti. Forse, dovresti usare i tuoi paletti ed eliminarmi"

Lei rimase ferita dalla sua evidente incomprensione.

"Non ho detto che non voglio farlo"

"Chiarisciti le idee, una volta per tutte" le disse lui, amaramente. Anche questo tipo di conversazione gli sembrava familiare.

Spike si diresse automaticamente verso un mobiletto. Il bourbon era esattamente dove ricordava...

"Ehy!" esclamò il vampiro. "Conosco questo posto! Sapevo dov’era la bottiglia!"

"Forse, abiti qui" osservò lei.

"Forse. Guarda!" le disse, osservando il paio di chiavi con cui lei stava distrattamente giocherellando per nascondere il suo nervosismo. "Hai le chiavi della mia macchina!"

"Tu...hai una De Soto?" chiese lei, stupita.

"Sì...magnifica, nera. Un modello del ’63!"

"Ho trovato queste chiavi a casa mia. Dentro la tasca di un’impermeabile di pelle nera"

"E’ il mio! Credevo di averlo perso"

Si fissarono.

"Tesoro, paparino vuole tornare a casa...da te"

"No." Lo accusò lei. "Non ci sei nelle mie foto di nozze"

"Forse perché sono un vampiro! Non ci hai mai pensato? Non appariamo nelle foto, e neanche negli specchi, e nei video!"

Buffy lo guardò sconvolta. Spike approfittò del suo stupore per impadronirsi della sua bocca.

Lei si abbandonò, le braccia intorno al suo collo, le dita che scivolavano sulla linea decisa delle sue spalle. Quando lui la toccava, non capiva più nulla. Se non...che gli apparteneva.

"Buffy..."mormorò lui. "La casa può aspettare. Il mondo può aspettare. Facciamo l’amore. Ho bisogno di te"

Lei si staccò da lui, ansimante. Gli occhi negli occhi.

"Ti prego" gli sussurrò. "Chiunque tu sia...sii gentile"

 

 

 

"Non...non mi sento pronta"

Carmilla si allontanò da Willow, ferita suo malgrado.

"Non è che non creda alle tue parole...e, cielo, ormai mi sono convinta di essere un vampiro. Ma non mi sento pronta...ad averti nel mio letto"

"Devo uscire." Disse la vampiressa bionda, con tono pratico. "Ma tornerò. Ti porterò il maestro Cheng...e parlerete"

"Mi dispiace" sussurrò Willow, mentre la porta si chiudeva. "Mi dispiace"

 

 

 

"Non può essere la prima volta" ripeté Spike, baciandola piano, con tenerezza, ogni istante un poco di più, più profondamente, con più passione. "Non ci credo. E’ dal primo istante che ti ho vista, in quella discoteca, che so che il mio corpo ti ha già posseduto, e ti conosce intimamente. Ecco, vedi...la linea dei tuoi seni. Sono miei"

Buffy tremò, per le sue parole e le sue carezze. Lui la sollevò contro di sé, le gambe di lei intorno alla sua vita, e la appoggiò delicatamente contro la parete umida e fredda della cripta. Lei rabbrividì, ed accarezzò con dita leggere i suoi capelli, mentre entrambi si perdevano nel milionesimo bacio...

"Non farmi male" sussurrò lei.

"Non ho alcuna intenzione di fartene, amore" le rispose il vampiro. "Voglio farti stare bene. Voglio soddisfare ogni tua fantasia. Voglio essere il tuo amante...fino in fondo"
"Sì, fino in fondo" mormorò lei. "Amami..."

"William"

"Sì...amami, William"

"Con piacere, tesoro. Con piacere"

Lei chiuse un istante gli occhi. Quando li riaprì, vide che lui le stava sorridendo. Con mani tremanti, Buffy cominciò a sciogliere i bottoncini del suo giubbotto di jeans.

"No" le disse lui, con decisione. "Le mie donne le spoglio io"

Lei sorrise. Spike le tolse con delicatezza il giubbotto, e le tese con le palme delle mani la stoffa liscia del top che indossava sui suoi seni. "Sei bellissima...mi fai impazzire. Non ho mai provato per nessuna quello che provo per te"

Lei si rabbuiò.

"E la vampiressa? Quella con i capelli scuri?"

"Drusilla?" Spike sospirò. "Francamente, non so rispondere. Ricordo che io e lei siamo stati uniti per molti, moltissimi anni. Ma ora credo che il nostro incontro sia stato...casuale. Non provo più niente per lei. Potrai non credermi, ma è dal momento in cui ti ho vista che per me esisti solo tu"

"Ti credo" disse lei. "Sono pazza. E ti credo"

Le loro labbra si unirono. Buffy ricordava qualche bacio da ragazzina, alla Emery High....ma questo era qualcosa di totalmente diverso. Il sangue le si incendiò nelle vene. La lingua di lui scivolava nella sua bocca calda, e quella di lei gli rispondeva nello stesso modo, e si separavano a tratti per prendere fiato, e poi di nuovo...

(Perché respira? Si chiese Buffy. Non è un vampiro? Ma poi dimenticò tutto...)

Le dita di Spike si chiusero intorno al bordo del top di Buffy. Lei si inarcò, sospirò, e gli sorrise. Lui le tolse il top dalla testa, e poi lasciò scivolare le dita dietro la schiena, per scioglierle l’allacciatura del reggiseno di pizzo nero.

Buffy ansimò. Ricordava quella volta che Tyler, alla festa di Sadie Hawkins, alla Emery, le aveva infilato una mano dentro il reggiseno...

...ma questa era tutt’altra storia. Spike le coprì i seni con le mani, e lei si inarcò contro il suo calore.

(Calore? Ma non dovrebbe essere...freddo? Eppure, le sue mani bruciano, si disse Buffy. E la sua bocca...è un inferno)

"Voglio conoscerti con la mia bocca...Buffy"

Lei tremò, mentre le labbra ed i denti del vampiro giocavano con le punte dei suoi seni, succhiandole dolcemente, quasi dolorosamente...

"Ah!" protestò lei. Poi, si accorse che lui stava traendo dalla lieve ferita che le aveva procurato qualche goccia di sangue, gli occhi chiusi, l’espressione estatica. Buffy chiuse anche lei gli occhi, e si lasciò invadere dal piacere.

Lui non si era trasformato. Fissava, come ipnotizzato, un’unica goccia di sangue che macchiava la perfezione di crema del suo seno, e poi tornava a baciarle il seno, lenendo il lieve dolore lasciato dal morso dei suoi denti con la lingua.

Buffy era in fiamme.

"William..." sussurrò, ed il suo nome le sembrava perfettamente appropriato...perfettamente suo.

"Shh...amore." le disse lui. "Togliamo anche il resto"

(Non sotto la cintura, Buffy. Glielo diceva sempre, sua madre. Non sotto la cintura)

"Sì" mormorò lei, aiutandolo a sfilarle i jeans di dosso. Spike tornò ad impadronirsi della sua bocca, e poi le lasciò scivolare una mano tra le cosce. Lei sussultò.

Questo nessuno gliel’aveva fatto mai.

Nei suoi ricordi, almeno.

Ohh....era delizioso.

"Voglio proprio comportarmi male" sorrise lui. E poi, con due dita, le sfilò gli slip. Anch’essi erano di pizzo nero, in coordinato con il reggiseno. "Hai della splendida biancheria, Buffy. Credo proprio di sapere perché...."

"Perché?" chiese lei, aprendo gli occhi.

"Perché a me la biancheria di pizzo nero mi fa impazzire"

Buffy sollevò una mano, e la lasciò cadere con una certa forza sul suo volto bello ed angoloso. Non gli fece male, però, e lui rise, mentre le sue dita giocavano dentro e fuori di lei. Buffy sussultò dalla sorpresa e dall’oltraggio. Ma lui aveva in mente dell’altro.

La fece distendere sul letto dalla coperta di broccato giallo, e le sorrise.

"Voglio assaggiarti, baby"

Lei si portò un braccio sugli occhi, timorosa di quanto avrebbe potuto vedere.

Spalancò la bocca dalla sorpresa quando sentì la sua bocca e la sua lingua sostituire le sue dita.

"Oh, cielo...." sussurrò Buffy. "William..."

Le dita di lei scivolarono tra i capelli del vampiro, e li tirarono, dolorosamente. Ma lui non si fermò.

"William, ti prego..."

Lui le sorrise, sollevando il capo per guardarla, maliziosamente.

"Buffy" le disse, lasciandole scivolare due dita dentro. "Non sei vergine. Nel modo più assoluto. Altrimenti...a questo punto sentiresti male. Non c’è nessuna barriera."

Lei sospirò, arrossendo ancora di più. Non faceva fatica a crederlo, anche se ogni cosa che lui faceva, e che lei gli permetteva di fare, era una deliziosa, eccitante novità.

Con le dita dentro e fuori di lei, con forza e delicatezza, lui le succhiò il tenero bocciolo da cui si diramava il suo piacere. Buffy assaporò fino in fondo, con un lieve grido, la dolcezza del suo primo orgasmo.

Il primo che ricordasse, almeno.

 

 

 

Angel vagava per le strade. Non conosceva la città...e non sapeva come ci era arrivato. Sapeva solo che era giusto così: era tempo che lui arrivasse, e che salvasse Buffy Summers dal suo destino.

 

 

Buffy Summers stava invero per affrontare un destino molto particolare.

"No" disse solo.

"Ti prego" disse lui. "Ricambia...il piacere"

Lei lo fissò, con un certo scetticismo. Quello che le aveva fatto lui era stato delizioso, meraviglioso...ma era quasi certa di ricordare quello che sua madre diceva a proposito delle ragazze che fanno...quella cosa. Con la bocca.

Eppure...la curiosità era forte, imperiosa.

Spike la fissò, divertito.

"Non penserò male di te, se è questo che temi. Penserò solo che mi hai fatto morire dal piacere.. ti prego. Buffy."

La schiena contro la testiera del letto, i suoi vestiti sparsi sul pavimento della cripta insieme a quelli di lei, Spike la osservava sorridendo. Sembrava non provasse alcuna vergogna della sua nudità. Buffy, al contrario, sentiva il rossore diffondersi per il corpo.

"Hai...paura?"

"Un po’" rispose lei.

"Comincia a toccarlo. Prendi confidenza."

Lei allungò una mano...e poi la ritrasse.

Spike continuava a sorridere.

Lei ci riprovò. Lui si tese sotto il suo tocco eccitante, ed esitante.

"Oh, amore" sussurrò lui. "Ti prego. Sei deliziosa."

Lei si chinò. Posò le labbra su di lui, le fece scorrere lungo tutta la superficie...e ne assaporò il sentore leggermente salato, eccitante.

"Ti prego..." sussurrò Spike, gli occhi chiusi.

Lei si fece forza. Le sue dolci, morbide labbra gli si chiusero intorno, mentre lui gemeva.

 

 

 

Angel trasalì. Quella donna dai capelli scuri, e l’abito lungo...quando lei si voltò, il suo profilo alla luce della luna lo sconvolse.

Drusilla! Drusilla era lì a Sunnydale!

Il solito, insostenibile miscuglio di senso di colpa, attrazione, affetto, gli attanagliò l’anima.

Drusilla.

Il suo più grande peccato.

La inseguì nella notte.

 

 

 

"Basta" le disse lui. "Per ora, basta, o non potrò più fermarmi"

La staccò dolcemente da sé. Buffy trasalì, ubriaca del suo sapore, e della consistenza della sua pelle. Era delizioso. Oddio. Non l’avrebbe mai creduto, ma era delizioso. Aveva superato tutte le barriere del noto. Ora, le restava solo ...il possesso finale.

"Vieni" le disse lui, e la stese accanto a sé, lasciando scivolare le mani sul corpo, ritrovando i suoi familiari contorni, il fuoco che bruciava forte dentro di loro, ma più forte era l’intenzione di prenderla con dolcezza...con delicatezza. Almeno questa volta.

"Vuoi fare l’amore..Buffy?"

"Sì, William" rispose lei.

"Anche se tu sei la cacciatrice...ed io un vampiro?"

"Anche se tu fossi il diavolo in persona!" rispose lei, spalancando i suoi grandi occhi verdi.

Lui le schiuse dolcemente le gambe. E poi le sorrise.

"Adesso so per certo che questa non è la nostra prima volta", le sussurrò, mentre scivolava dentro di lei come una spada in un fodero di seta. Era meravigliosa. Era sua. E lo era sempre stata. Se lo sentiva nello stomaco. "Tu sei mia...ed io sono tuo. Mi scorri nelle vene. Sto annegando in te, Buffy, voglio annegare."

"Sì!" disse lei, chiudendo gli occhi, e godendosi la sua forza, la sua tenera brutalità. Non le fece per niente male, ovviamente...eppure, lei provava un sottile dolore, fatto di eccitazione, piacere, rimpianto.

Sperava con tutto il cuore che quella non fosse davvero la loro prima volta. In caso contrario, avrebbero semplicemente sprecato gli ultimi otto anni!

 

14. Scoperte...inattese.

 

"Ormai non ho più dubbi" disse Buffy, sollevandosi appena per passare la punta delle dita sul volto cesellato di lui. "Ci apparteniamo. Negli ultimi otto anni ci sono accadute...cose, che hanno in qualche modo alterato l’equilibrio iniziale: io cacciatrice, tu vampiro. E stiamo insieme...od almeno, siamo stati insieme. Di questo sono assolutamente certa"

"Buffy" le disse lui, fissandola con quei suoi incredibili occhi blu notte. "Quando questa amnesia dovesse...passare, tu sarai ancora ...mia?"

Lei annuì.

"Anche se....tutto ci separasse?"

Lei non sapeva cosa rispondere. Sperava che non fosse così. Lo sperava con tutto il cuore.

Gli mise una mano sul petto, e si chinò per baciargli la pelle liscia, il cui profumo la inebriava.

Improvvisamente, Buffy trasalì.

Lo sentiva chiaramente. Il cuore del vampiro batteva. Furiosamente.

 

 

 

"Esattamente...cosa dovrei fare?" chiese Willow, allarmata.

Il mistico cinese e Carmilla la fissavano con facce compunte.

"Devi vedere dentro di te" le disse l’uomo, osservandola senza espressione con i suoi profondi occhi color ossidiana.

"Parla...inglese?"

"No" sorrise il mago "Ti sto parlando su un piano astrale. Per farla breve, è la magia a far da traduttore"
"Devi riprenderti la tua magia, e vedere oltre la cortina creata da questo incantesimo" le spiegò Carmilla, pazientemente. Non sembrava troppo frustrata dalla sua reazione scioccata.

"Non posso" rispose Willow. "Non so neanche da dove partire!"

"Farò io da tramite" le spiegò il mago. "Prenderò il tuo potere in prestito per "sollevare" il velo della magia nera che ti è stata scagliata incontro. Basterà un istante, ma ritroverai te stessa"

Willow annuì. Niente sarebbe stato peggio di quella confusione, di quel pozzo nero.

Il mago sollevò le mani. Crepitavano di energia.

Quando le sue dita toccarono il petto di Willow, lo schermo magico si sollevò. Il potere fluì da Willow nel mago, e lei finalmente "vide".

 

 

 

 

"Il tuo cuore batte" disse Buffy. "William...il tuo cuore batte. E tu...respiri. E sei caldo al tatto!"

"Dannazione!" gridò lui. "Non è possibile"

Lei annuì. "Tu sei umano. E pertanto puoi essere mio marito...ed il padre di mia figlia"

"Non è possibile" ripeté Spike. "Ho preso il tuo sangue, prima. Ed era...delizioso. Tu stessa hai pensato che ero un vampiro...non appena mi hai visto."

"Sì...e lo penso ancora. Ma l’evidenza è un’altra"

"Deve esserci un’altra spiegazione!" disse lui, e si sollevò dal letto, incurante della sua nudità. "Se fossi umano, non potrei fare...questo" Senza fatica, Spike assunse il volto della caccia.

Buffy non trasalì nemmeno.

"Vieni qui" gli disse solo, sollevando il lenzuolo.

"Cosa?"

"Vieni qui. Voglio fare l’amore con un vero vampiro!"

Spike rise. La raggiunse, ed affondò i denti nel suo collo.

 

 

 

 

Il mondo si schiarì intorno a Willow.

Willow Rosenberg. Amica di Xander. Amica di Buffy. La più intelligente degli Scoobies. Amica di Rupert Giles. Fidanzata di Oz. Fidanzata di Tara.

Tutto cominciò a ruotare intorno.

Tara è morta. Ed io ho voluto la vendetta. Ho preso la vita di Warren. E poi, stavo per distruggere il mondo. Se non fosse stato per Xander...

Ma non guarivo. Il dolore, il rimorso, mi mangiavano dentro. Fino a che non è arrivata Carmilla. Lei ed il suo sangue scuro, ricco...lei e la sua tenebra.

Il globo di Tesulah. Ecco come ho mantenuto l’anima.

Io sono Willow, la vampira. Buona.

La maga più potente del mondo.

E la più sola.

 

 

 

"Non dico che l’altra volta non mi sia piaciuto" osservò Buffy dopo, ridacchiando. "Al contrario, è stata una deliziosa, indimenticabile, romantica prima volta. Ma mi sa che questo è più il nostro stile"

"Già" ammise Spike, alzandosi da lei, che giaceva a pancia in giù in terra, sui tappeti orientali che ricoprivano il pavimento di pietra della cripta, un cuscino sotto i fianchi per sollevarla convenientemente...era stato magnifico e selvaggio. Sesso e sangue. Sangue e sesso. Lui si pulì la bocca con le mani, e tornò a dedicarsi a lei, al suo corpo, che gli sembrava di riscoprire come un marinaio ritrova la propria casa dopo decenni di mare.

"Ti ho fatto male?" le chiese, passando le dita sulla ferita che le aveva lasciato sul collo, ed eccitandosi di nuovo nel sentire che lei sollevava il fondo schiena contro il suo bacino, strofinandolo sensualmente.

"Per niente, amore mio. Per niente".

Oh, Cielo...

 

 

 

La corrente magica si spense, e Willow tornò in sé.

"La magia negativa non si è spezzata" l’avvisò il mago. "Ma tu, ormai, ne sei immune"

Ma Willow non lo stava più ascoltando. Fissava Carmilla, i suoi occhi apparentemente indifferenti, in realtà apprensivi.

Ora sapeva. Ora capiva.

Senza Carmilla, senza la sua tenera, quasi inespressa ma sempre presente devozione, non avrebbe mai potuto superare l’immenso dolore per la perdita di Tara e la delusione per ciò che era diventata, cedendo alla magia nera ed al desiderio di vendetta.

"Puoi perdonarmi?" le disse, accarezzandole il bellissimo volto. "Posso ancora essere...tua?"

La vampiressa bionda sorrise. "Certamente. Ich liebe dich"

„Ich liebe dich..auch" rispose Willow.

Poi, con un sorriso, Willow chiuse gli occhi.

Quando li riaprì erano scuri.

"Portami alla fonte. Portami alla fonte dell’incantesimo. Portami alla fonte della magia."

Willow scomparve in un turbinio di luci.

 

 

 

"Andiamo a casa" disse Spike, e Buffy non poteva essere più d’accordo.

Voleva finire quella notte tra le sue braccia...ma nel suo letto, in casa sua, dopo aver riabbracciato la loro bambina. Non in una cripta umida e buia. La follia, ’essere selvaggiamente avversari ed amanti, facevano semplicemente parte del loro mondo. Ma non lo esaurivano.

"Domani torneremo, e metteremo un po’ a posto" le disse Spike. "Andiamo...sono impaziente di vederla. Sabrina"

Si rivestirono in fretta, ridacchiando per il disordine che avevano lasciato in giro con la loro irruenza, ed uscirono di casa.

Avanzarono mano nella mano. La notte era calda e profumata, ed il corpo di Buffy, saziato di baci e carezze, colmato dal possesso, cantava. Tutto era a posto.

Beh, quasi tutto.

Due vampiri, un maschio ed una femmina, si stavano affrontando in un vicolo male illuminato.

E Spike conosceva entrambi.

 

 

"Oh, caz...cavolo. Angelus...e Drusilla. Cacciatrice, non ci facciamo vedere" sussurrò a Buffy, spingendola dietro un cassonetto.

"Perché?" si alterò lei. "Hai paura che lei possa vederti con me?"

"Non dire sciocchezze!" la sgridò lui. "Non potrebbe importarmene meno".

"Ed allora?"

"Angelus è uno dei vampiri più pericolosi e malvagi che esistano al mondo. Io lo so bene. E’ stato lui a vampirizzare Drusilla...e lei ha trasformato me"

"Ma che bella famiglia" sorrise ironica Buffy. "Ti spiace? Credo che il mio paletto ed io abbiamo un po’...da fare"

"No...Buffy! Aspetta!"

Ma lei non lo aveva ascoltato, ed era già nella radura. Decisa a fronteggiare da sola i due pericolosi, antichi vampiri.

 

 

15. Legami di sangue.

 

 

"Bene, bene, bene...grossi, veloci, e pericolosi. Proprio come piacciono a me"

I due vampiri vestiti di nero sollevarono lo sguardo sulla nuova arrivata. Buffy, sorridente, dondolava tra le dita il suo paletto appuntito.

"Buffy?" le chiese il vampiro maschio, con un’espressione stupita...e per nulla aggressiva. "Buffy Summers?"

"Parrebbe" rispose la cacciatrice, occhieggiando la vampiressa, che le sorrideva maliziosa.

"Accidenti!" imprecò Spike, sollevando lo sguardo al cielo e correndole dietro.

"Spike?" esclamò il vampiro bruno, abbandonando a malincuore la vista deliziosa della nuova cacciatrice, i suoi capelli biondi e fini, il suo eccitante sorriso. Cielo, come era cresciuta dall’ultima volta che l’aveva vista, fuori dalla Emery High...

Troppo cresciuta, considerato che non era passato nemmeno un anno, da allora!

"Angelus...quale piacere" disse Spike, senza nessun entusiasmo. "Quale cattivo vento ti porta dalle nostre parti?"

Drusilla scoppiò a ridere. "E’ venuto per lei...ma tu sei arrivato prima, stavolta. Non è buffo?"

"Per lei? Per Buffy?" la voce di Spike grondava minaccia

"Non sono fatti tuoi...fatti da parte" Angel spinse via Spike e si diresse verso la cacciatrice. La prese per le spalle, con una presa salda. Lei sollevò il suo sguardo sul vampiro bruno, e si stupì per la sua evidente...mansuetudine.

"Ti ha dato fastidio? Gli stavi dando la caccia?"

"Eh?" replicò lei, lo sguardo che passava da uno all’altro. "Come l’hai chiamato? Spike? Non...William?"

Angel sospirò. "Sì...William. William il sanguinario. Detto anche Spike. Qualcuno da cui dovresti stare alla larga, ragazzina!"

Buffy lo fissò. "Amnesia anche tu, vero?"

"Amnesia?"

"Come puoi chiamarmi "ragazzina"? Ho ventiquattro anni! E siamo nel 2005!"

"Oh...sempre più divertente!" commentò Drusilla, scoppiando in un’altra delle sue argentine risate. "Mi viene da pensare che tu ti sia mangiata il tempo...solo per portarmeli via di nuovo"

"Chi ti avrei portato via?" indagò Buffy, sempre più confusa.

"Tutti e due. Prima Angel, e dopo Spike. O William...come ti pare"

Buffy sorrise. "Andiamo, io questo Angel lo sto conoscendo in questo istante...e quanto a William...un momento! Ci stiamo conoscendo in questo istante, vero?"

Angel annuì. "Ti ho vista da lontano, lo scorso anno...lo scorso anno? Che anno avete detto che è?"

(Idiota, pensò Spike). "E’ il 2005, bello. Soffri anche tu, come noi, di una specie di amnesia. Sono passati otto anni...e giù le mani dalla mia signora!"

"La tua...cosa?"

Qualcun’altro arrivò nel piccolo spiazzo.

"Lo sapevo che saresti arrivato anche tu" sospirò il ragazzo. "Papà".

 

 

 

Willow pensò che il teletrasporto non era più quello di un tempo. Atterrò, se così si può dire, in un fabbricato decadente dalle parti di Baton Rouge, in Lousiana.

Passò veloce di stanza in stanza. Ovunque, resti sparsi di erbe magiche, e segni mistici. Ma non un’anima.

Willow sorrise.

"Luogo...narrami gli eventi!"

Un turbine di polvere si radunò intorno a lei, prese forma umana.

E le spiattellò tutta la verità.

 

 

 

Drusilla, intanto, stava ridendo sempre più follemente.

"Chi saresti tu...e chi sarebbe tuo padre?" chiese Buffy.

Il ragazzo avanzò. Era alto, atletico, attraente. I capelli castano chiari e gli occhi azzurri, e non sembrava un vampiro. Non del tutto, almeno.

"Io sono Connor. E lui...Angel...è mio padre"

"E’ impossibile" disse Spike. "Non ho mai sentito nulla del genere nella comunità vampirica. I vampiri non possono procreare."

"Senti chi parla!" rise Connor. "Anche tu hai una figlia!"

Buffy e Spike si fissarono.

Drusilla cominciò a piangere, piano.

"Connor" cominciò Buffy. "A quanto pare, chiunque tu sia, non soffri di questa assurda amnesia. Vuoi spiegarci con calma chi siamo...e quali sono i rapporti tra di noi?"

Il ragazzo la fissò sorpreso. "Da dove inizio?" chiese solo.

"Abbiamo tutta la notte" rispose Buffy, spazientita.

"Ah...bene. Angel è un vampiro con l’anima. Drusilla è una vampiressa resa tale da lui nel 1860. Io sono il figlio di Angel. Mia madre era Darla, una vampiressa del 1600 ...polverizzata per ben due volte. Drusilla ha rivampirizzato Darla dopo la sua resurrezione in forma umana...ed erano molto legate. Sono state insieme per secoli. Io mi prendo cura di Drusilla...per amore del ricordo di mia madre"

"La santa donna" ironizzò Spike, a bassa voce.

"Era comunque mia madre!" sbottò il ragazzo. "Non l’ho mai conosciuta. Drusilla ha bisogno di me...sono certo che mia madre l’avrebbe aiutata, se avesse potuto"

"E’assurdo" intervenne Angel. "Nel 1997...tu non eri ancora nato"

"Sono nato nel 2001. Il tuo nemico, Holtz, il cacciatore di vampiri, mi ha rapito e portato in una dimensione infernale dove il tempo scorre diversamente che qui. Ecco perché ora ho l’età apparente di diciannove anni"

"Wow" disse solo Buffy.

"Tu sei mio padre." Insistette il ragazzo. "Che ci piaccia, o no"

"Non posso credere che io...e Darla..."

"Ah, no?" intervenne nuovamente Spike. "Strano, dopo essere stati amanti

per solo due secoli...."

"No...intendevo dire....."

"Ora che hai l’anima?" gli rispose il figlio. "Ti ha reso migliore di lei, averla?"

Angel non rispose. L’amarezza nella voce di quel suo inverosimile figlio era palese.

"Io come entro in questo bel quadretto familiare?" chiese Buffy, sollevando una mano per prendere la parola.

"Tu sei il suo grande amore"

"Di William?" chiese la ragazza.

"Di Angel" rispose Connor.

"Eh?" replicarono all’unisono Buffy e Spike.

"Noi...ci amiamo?" intervenne Angel.

"Vi siete amati. Moltissimo. Ma il vostro amore ha avuto conseguenze devastanti...tu hai perso l’anima, dopo averla posseduta... e l’hai ritrovata solo dopo un viaggetto all’inferno. E lei si è consolata"

"Con William?" chiese Buffy, osservando il suo amante.

"Va’ al diavolo, soulboy" imprecò Spike. "Come al solito, Angelus, devi rovinare tutto"

Buffy fissò il suo presunto grande e tragico amore ....ed inseguì Spike, giù per la stradina che li riportava verso il Restfield.

"Aspetta!" gli disse, correndo. "William....Spike!"

Lui si fermò. La sua rabbia stava già sbollendo.

"Sei arrabbiato per quello che ha detto quel ragazzo?" gli chiese lei, senza fiato. "Andiamo, il passato è passato" Buffy gli sorrise. "E di sicuro non esisteva questa notte...tra di noi."

"Mi auguro che sia così" rispose lui. "Dannazione, se solo quest’amnesia passasse..."

Buffy sollevò una mano, gli accarezzò il volto. "So per certo che non mi importa nulla di quell’uomo...di quel vampiro con l’anima. Che scemenza! Voglio stare con te. E so che quello che ho provato stanotte non è certo solo una consolazione od un ripiego. E che tu non sei solo...conveniente"

Spike la prese per le spalle, la osservò fino in fondo agli occhi.

"Nei sei certa?" le chiese.

"Si" annuì lei. "Ed ora...andiamo a casa"

 

 

16. Qualche risposta.

 

"Altolà...chivalà!"

Buffy e Spike si fermarono. L’agente in divisa si parò di fronte a loro, con fare minaccioso.

E poi si rilassò.

"Oh...è solo lei, capo"

Buffy lo fissò senza rispondere.

"Taylor, si ricorda?" sorrise il ragazzo "Il suo nuovo assistente!"

"Ah – ah"

"Signore..." fece il poliziotto, salutando Spike e sfiorandosi il berretto con le dita.

Buffy si avvicinò al giovane. "Tu...sai chi è quest’uomo, vero?!"

Taylor la fissò come se fosse ammattita. Poi, capì tutto. Era uno scherzo.

"Andiamo, capo...le ho detto che mi è dispiaciuto, per l’altra sera! Prometto che non la disturberò mai più...quando è con suo marito"

Buffy e Spike si fissarono.

Inebetito, Taylor vide che si baciavano, come se non esistesse altro al mondo.

Quella Summers...era decisamente un tipo strano.

 

 

"Ora, la prova finale..." disse Spike, di fronte alla porta di casa. Lei lo fissò stupita.

"E sarebbe?"

"Apri la porta" le rispose lui.

Buffy fece come ordinato.

Immobile dinnanzi alla porta, Spike allungò una mano. "I vampiri non possono entrare in una casa...se non sono già stati invitati. Dovresti saperlo, cacciatrice"

Lei sbuffò. Sentiva già che lo odiava quando faceva il saccente.

Trattenendo il fiato, Spike si accorse che non c’era alcuna barriera.

La prese in braccio, e lei trattenne a stento un urlo di sorpresa.

E poi attraversarono insieme la soglia.

Come una vera coppia di sposi.

 

 

"Buffy?" chiese Xander, sollevandosi dal divano del salotto in cui si era sistemato per la notte. "L’hai portato...a casa?" gemette, osservando il vampiro che ancora la teneva tra le braccia.

"E’ tutto a posto, Xander" replicò lei, quando Spike l’ebbe messa giù. "E’ lui mio marito...non tu. Voglio dire...credo che siamo solo amici, Xander!"

Il ragazzo sorrise. "A dire il vero, non ne sono affatto sorpreso. Io ed Anya eravamo già giunti a simili conclusioni"

"Bene" disse lei. "E..avete scoperto altro?"

"Non molto. A parte che ti piace la birra inglese...e che hai una scorta di sangue in freezer"

Buffy e Spike si sorrisero.

Un turbinio apparve nel loro salotto.

"Ciao, ragazzi!" gridò Willow. "Felici di rivedermi?"

(ah – ah, pensò Willow, soddisfatta. Ho sempre desiderato di essere io a dire questa battuta!)

 

 

 

"Vampira?" chiese Buffy, appena stupita da quella grande entrée nel suo salotto di quell’estranea dai capelli rossi.

"Vampira?!" urlò Xander. "La mia Willow?!?"

"Solleva il velo" mormorò Willow, troppo stanca per fornire lunghe, intricate spiegazioni.

La magia si infranse.

Buffy fissò Xander...e vide il suo migliore amico. E poi Willow...e con dolce tristezza rievocò il suo dolore, il suo smarrimento, la sua lunga lontananza.

E poi guardò Spike. Vampiro. Amante. Marito.

Era di nuovo caduta per lui. Come sempre.

"Una sola parola" disse Buffy. "Chi ci ha fatto questo?"

 

 

"Oh – oh" disse la strega. "E’ finita. Hanno ripreso la memoria"

"Sì, però è stato troppo divertente" commentò il suo compare. "Andiamo, non capita tutti i giorni di riscrivere la storia"

"E’ tutto andato storto. Avevamo previsto che Buffy avrebbe polverizzato Spike, che Willow si sarebbe liberata di Carmilla, e chissà che altro..Caos, distruzione! Follia!"

"Ed invece" mormorò lo stregone. "Le famiglie si sono ricomposte, più unite che mai. Non è triste?"

"E’ la vita" commentò mestamente la strega. "Cosa intendi fare?"

"Proprio niente" replicò Ethan Rayne con il suo simpatico sorriso "E’ stato un piacere...ma purtroppo gli affari mi attendono. Au revoir, mia dolce fanciulla"

Ethan sparì in una nuova di fumo.

"Oh, che mascalzone..." pensò la strega, sola in quella cadente casa nei sobborghi di Atlanta in cui si era rifugiata.

"Non temere, mi occuperò anche di lui...prima o poi" le disse Willow, apparendole di fronte. "Quanto tempo...Amy"

"Già." Commentò la strega. "Ti avevo lasciata tutta tremante per le magie di Rack...e ti ritrovo succhiasangue."

"E sono molto affamata" le sussurrò dolcemente Vamp Willow, indossando il volto della caccia.

"Vuoi ...trasformarmi?" le chiese Amy, terrorizzata. "Andiamo...era solo uno scherzo."

"Davvero?" Willow le sollevò i capelli, e strisciò le sue zanne sulla gola bianca della strega, assaporando il sangue di lei, attraverso il quale sentiva il suo cuore che batteva furioso. "Sai come è dolce il morso di un vampiro?"

Amy chiuse gli occhi. Willow sapeva essere molto seduttiva...quando voleva.

"Willow...ti prego..."

Gli occhi dorati della vampiressa si accesero...come quelli di una belva.

"Perché l’hai fatto? Non sai che conseguenze poteva avere questo gesto?"

"Tu mi hai lasciato topo per tre anni...Willow! Ed in qualunque momento avresti potuto liberarmi! Una volta ci sei persino riuscita, per sbaglio! Dovevi pagare, per questo!"

"E perché allora hai coinvolto Buffy, e tutti i miei amici?"

"Perché tu non hai nessun’altro al mondo, Willow. Colpendo loro, colpivo te. Ti avrebbero disprezzato, forse ucciso...per quello che sei diventata"

"Davvero? "Willow sorrise, del suo dolce, inebriante sorriso. "Io ho me stessa, Amy, e credimi, finalmente è più che sufficiente"

"Per cosa?" chiese tremante la strega.

"Per rimettere le cose a posto" sussurrò Willow. "Ciò che fu...ritorni ad essere!"

Squittendo, Amy il topo si infilò nella più vicina tana.

Sbadigliando, Willow si accinse a tornare a Sunnydale per una breve rimpatriata.

 

 

 

17. Tutto al suo posto?

 

 

"E’ già luglio, e non mi sono ancora iscritta all’Università" sbuffò Dawn. "Peter non mi ha perdonata, esce con quella strega di Carol, e sono l’unica che quando abbiamo perso la memoria nemmeno ricordava il suo nome! E’ orribile essere me!"

Buffy scoppiò a ridere. La breve follia amnesiaca di cui tutti avevano sofferto aveva avuto qualche conseguenza...ed una di queste era stata la breve depressione in cui era caduta Dawn. Avevano tutti toccato con mano la verità che, fino a pochi anni prima, Dawn non esisteva. E la ragazza, già in una delicata fase di transizione tra la scuola superiore e l’università, un po’ ci aveva sofferto.

Ora, un paio di mesi più tardi, Dawn cominciava a farsene una ragione.

"Beh, se non altro, non stai peggio di Xander. Continua ad inseguire Anya..."

"...e lei continua a sfuggirgli. Non riesco a darle torto. Potevano essere sposati da anni, a quest’ora...ed ancora giocano a nascondino"

"Vorrei capirli, una volta per tutte" ammise Buffy, mettendosi in bocca un pezzo di pesca. "Ed invece sono sempre di corsa...devo portare Bree alla scuola estiva, e poi al lavoro. Voglio fare un po’ di arti marziali con quel zuccone di Taylor"

"E Spike?"

"Fuori per lavoro. Un sacco di nuovi arrivi...il che vorrà dire, notte di pattuglia. Oh, povera me. Mio marito produce, io distruggo"

"Dai, i suoi demoni sono buoni..."

"...di solito" conclusero le sorelle insieme, ridendo.

Buffy uscì con la bambina in braccio, e Dawn sospirò. Noia, noia, noia...soprattutto da quando Willow era ripartita per la Cina. Per un po’, avevano a lungo rievocato i vecchi tempi...e sopratutto Tara.

Grazie al cielo, ancora un mese e mezzo, e l’università sarebbe cominciata. Una nuova vita. Dawn si sforzò di sentirsi eccitata.

Il campanello suonò.

Dawn andò svogliatamente alla porta, ed aprì. Fu piuttosto sorpresa di vedere chi era venuto a trovarli.

"Ciao, Dawn" disse il ragazzo. "Posso entrare?"

"Accomodati" disse lei. "Vieni, Connor"

Connor entrò in casa, e la seguì nel giardino posteriore, dove Dawn aveva stabilito la sua "residenza estiva". Si erano visti in un paio di occasioni con Angel, in quei due mesi, ma non avevano mai parlato di quanto avvenuto la sera del ballo di fine anno.

"Credevo...credevi che fossi tornato a Los Angeles"

"In verità, pensavo di stabilirmi da queste parti"

"E...Drusilla?"

Il ragazzo sorrise. "E’ andata via. Senza dirmi nulla. Pouf, sparita"

"Non mi stupisce. Sta...meglio?"

"Fisicamente è forte. Anche troppo. Ma la testa..."

"Se Buffy la scova..."

"Lo so. E lo sa anche lei. Caccerà ancora. Purtroppo. Non sono riuscito a trattenerla"

"Non puoi cambiare la sua natura" lo consolò Dawn. "E’ una predatrice...e tu?" la ragazza lo fissò negli occhi. "Cosa sei?"

"Questo..."cominciò lui. "Questo è il motivo che mi ha portato qui....quella notte. Mi sono preso cura di Drusilla perché ho voluto esplorare anche quel lato della mia eredità. Non sono propriamente un vampiro: mi nutro normalmente, ma il sangue mi piace. Sono il figlio di due vampiri: uno redento...ed una no. Eppure, non caccio e non mi trasformo. Cielo, vorrei proprio sapere cosa sono!"

Lei sorrise.

"Allora, Connor, sei venuto proprio nel posto sbagliato. Io ne so meno di te sulla mia stessa natura. Sei anni fa non esistevo nemmeno"

"Neppure io" rispose lui.

I due giovani si fissarono, sorridendo.

"Vedi...abbiamo qualcosa in comune"

"Parrebbe" ammise lei, emozionata. Lui aveva occhi azzurrissimi...più chiari di quelli di Spike e Bree, ma altrettanto luminosi.

"Ecco...forse potremmo cercare insieme"

Dawn lo fissò.

"Mi dispiace...per il tuo ragazzo. Si è offeso, quella notte..."

"Meglio così" disse lei, pensando con un brivido a quella squallida stanza di motel che Peter doveva aver prenotato per l’occasione "Credimi...è andata meglio così. Una diet coke?"

 

 

 

Buffy mise Bree a nanna, e raggiunse il marito nella sua stanza. Lui stava imprecando contro il suo laptop: un vampiro di centotrenta anni alle prese con le amarezze della tecnologia!

"Cosa fai?" gli disse lei, arrivandogli alle spalle, e mettendogli le braccia intorno al collo.

"Lavoro! Sei nuovi arrivi...e solo questa settimana!"

"Qualche nuova apocalisse?" si informò lei. "Li attira come le api il miele"

Spike la prese per mano e se la mise in grembo.

"Tu attiri me come l’ape il miele"

Buffy lo baciò.

"C’è una cosa che devo dirti"

"Si è di nuovo allagato lo scantinato?"

Buffy scosse il capo.

"Non ricordi più chi sei...e vuoi tornare da quel bel vampiro sexy con i capelli impomatati e l’anima?" la provocò Spike.

Buffy gli tirò un pugno nello stomaco.

"Ow...scherzavo" rise lui.

"Ricordi la nostra prima volta?" gli disse lei, con voce dolce.

"Quale delle due?" rispose Spike " Quella dove tu mi hai sbattuto contro un muro e mi hai violentato...o quella dove mi sei saltata addosso all’uscita di una discoteca, dopo avermi appena conosciuto?"

Buffy cercò di calmarsi. Quando faceva così, la esasperava...

"La seconda prima volta...ricordi? Io vampiro, tu cacciatrice?"

"Vagamente..."

Lei lo colpì di nuovo.

"Ora, meglio" ammise lui, con un gemito.

"Beh..."Buffy si agitò sul suo grembo. "Una cosa sulla magia? Ci sono sempre conseguenze!"

"Tipo?"

"Ehy, tu, Mister "i vampiri non procreano"...nessuno dei due ci ha pensato! Alle precauzioni!"

"E..."

"E stiamo per diventare quattro...cinque, con Dawn"

Spike la baciò. La sua Buffy. La sua impagabile, inimitabile Buffy.

"Allora, valeva la pena di perdere la memoria di te, amore mio" le disse, con dolcezza "Pur di avere questo regalo"

Lei gli sorrise.

"Una cosa me la ricorderò sempre, anche se dovessi dimenticare chi sono" gli disse.

"E sarebbe?" le chiese Spike.

"Io ti amo" sussurrò Buffy. "Con tutto il mio cuore".

 

 

FINE.