NON PUO ‘ PIOVERE PER SEMPRE

Di Sallybrown

 

 

 

"Ad un certo punto smetti semplicemente di combattere. Ti limiti a schivare i colpi. Il fantasma della Cacciatrice è sempre su di me. L'altra sera ho creduto di sentire la sua voce mentre ero per strada a ... strano, non ricordo cosa stavo facendo"...

 

- Sei in ritardo stasera, Willow!…-

- Tu, invece, sei sempre puntuale! Se si decide di trovarsi al Bronze alle nove, tu sei qui alle nove! ... Aspetta ...-.

Finse di concentrarsi, rivolgendo lo sguardo verso l'alto e grattandosi il mento. Poi, la risposta sembrò pioverle addosso come una ispirazione.

- Tu sei qui a tutte le ore! -.

- Acuta. Devo cominciare a pensare che tu sia una vera strega -.

Già si pentiva di averlo detto. Willow era la meglio lì in mezzo. Ma già avrebbe voluto pentirsi di essersi pentito. Un vampiro con i sensi di colpa. Tutta colpa della Cacciatrice.

- Sai a cosa penso ogni giorno, ogni ora, ogni minuto che passo in questo pidocchioso locale pieno di persone di cui non mi posso sfamare, Willow? -.

La ragazza aveva alzato lo sguardo dolente su di lui.

Spike continuava a fissare le bollicine della sua birra che salivano verso l'alto. Accarezzava la superficie bagnata della bottiglia con il pollice, come fosse la sua amante e quel vetro freddo e inanimato fosse in realtà la pelle calda e pulsante della sua spalla, mentre le baciava le labbra, appassionatamente.

Quando i loro sguardi si incontrarono, Willow scosse la testa, lentamente, impercettibilmente, quasi con prudenza. Non si poteva immaginare cosa poteva mai fare un vampiro ubriaco.

- Che Buffy mi ha proprio sistemato per bene -.

La fissò negli occhi, una smorfia che probabilmente avrebbe voluto essere un sorriso gli curvò le labbra.

Ma gli occhi di Willow erano troppo pieni di amore e compassione, troppo aguzzi per continuare a guardarci dentro.

Si sentì affogare in tutto quel groviglio di sentimenti che era il suo cuore e la sua mente, quella tempesta di emozioni che aveva suo malgrado risvegliato nominandola. Distolse i suoi, mordendosi il labbro inferiore.

Dolore, dolore ovunque, non ne poteva più. Era tutto troppo vivido, troppo colorato, troppo rumoroso.

Il mondo avrebbe dovuto spegnersi ora. Che senso aveva tutto quello che era lì intorno?

- Questo posto è uno schifo. Me ne vado -.

Spike si alzò, raggiunse velocemente l'uscita e si lanciò nella strada come se il locale alle sue spalle stesse andando a fuoco.

- Noi abbiamo bisogno di te, Spike. La ronda... -.

Spike si girò furioso. - La ronda può andare a farsi fottere! -.

Willow si bloccò, incredula, indecisa, spaventata.

Spike abbassò la testa, rivolgendo lo sguardo verso una pozzanghera poco distante, addolcendo la voce.

-Tanto fra un po' ne arriva un'altra, no? -.

- No. Lei è già... una volta ... Faith ... -.

Spike ci mise qualche secondo per capire cosa Willow stava balbettando.

- Allora vorrà dire che andremo da lei: o decide di fare la sua parte, o passerà a miglior vita! -.

Così dicendo, si era incamminato verso la sua auto.

Willow gli camminava accanto, chiaro il tentativo di fermarlo.

- Sai dov'è? -.

- Bazzicava intorno a Angel e la sua cricca qualche tempo fa. Andrò a Los Angeles e la cercherò. Sono pur sempre un vampiro, no? -.

- Non ti seguirà mai, e tu lo sai. Non gliene importa niente di darci una mano. E sarai costretto ad ucciderla. E qui il meccanismo si blocca, dato che non puoi fare del male agli esseri umani -.

- Mi farò dare una mano, ok? Da quelle parti dovrebbero esserci anche Dru e Darla ... -.

- Spike, ragiona. Scenderesti a patti con ... -.

Willow si bloccò di colpo. Stava per dire "vampiri". Non si era resa conto che aveva totalmente dimenticato che Spike era, in tutto e per tutto, un nemico.

Lo aveva dimenticato, così come si era dimenticata che era un vampiro, che per lui Dru e Darla erano una specie di famiglia.

E lui era la pecora nera di quella famiglia, almeno secondo canoni vampireschi.

Ma c'era dell'altro, vero? Ricorrere al loro aiuto sarebbe stato come umiliarsi e non era detto che loro gli avrebbero dato una mano.

Spike andava a chiedere al nemico di venire in loro aiuto per riportare una Cacciatrice a Sunnydale.

Solo ad un ubriaco poteva sembrare una buona idea.

- Fermati Spike, non ragioni. Darla e Drusilla non ti daranno mai una mano -.

Spike si era bloccato, quasi avesse avuto della colla sotto le suole degli anfibi.

- Non venirmi a dire come trattare le mie donne, ok? Le conosco meglio di te -.

- Non sono più le tue donne, Spike. Tu non sei più ...-.

- "Io non sono più" cosa , Will? Un vampiro? Un cattivo? Un nemico? -.

Ora era Willow che non riusciva a sostenere lo sguardo dolente e frustrato di Spike.

Abbassò lo sguardo, la mente vuota, niente da dire per risollevare la conversazione da dove era scivolata.

- ... Volevo dire... Non sei più uno di loro, tutto qui. Non c'è più il legame che c'era prima fra voi -.

Non aveva ancora il coraggio di guardarlo direttamente negli occhi, si limitava a lanciargli qualche timida occhiata di soppiatto.

Ma Spike non se ne sarebbe accorto. Fissava il vuoto, da qualche parte, sopra le spalle di Willlow.

- Legame. Tsk! I legami non servono a niente. Sono stati i legami di Buffy con voi, il suo amore per Dawn, ad ucciderla. Per come la vedo io, Will, legarsi a qualcuno ti uccide più della solitudine. Pararsi il culo, ecco cosa conta. Tirarsi fuori dalle situazioni di merda come questa. E' finita, Will, lo capisci? Dopo Buffy è calato il sipario -.

Per quanto si sforzasse di fermare la voce, quelle ultime parole erano uscite a stento, tremolanti e acquose, come un piagnucolio.

Willow, rossa di rabbia in volto, lo guardava, gli occhi come due braci ardenti.

- Stai. Zitto -.

Le sue labbra si erano fatte sottili e pallide, strette fra i denti. La mascella serrata.

- No, Willow, bisogna parlare di questa cosa. non posso credere che tu accetti passivamente ... -.

Ora non poteva più fermarsi. l' argine in cui il lento e placido fluire dei suoi sentimenti era scorso per tanto tempo si era rotto, il livello era salito troppo, travolgendo lei stessa. E Spike.

Prima ancora di accorgersi di aver pensato, le parole erano già fuori dalla sua bocca, talmente pesanti e dolorose che si aveva l'impressione di poter finire schiacciati sotto la loro mole.

- Io non accetto un bel niente, Spike! Io amavo Buffy, molto più di quanto l'amassi tu. E l'amo ancora. Lei contava molto più per me che per te -.

Silenzio, un silenzio riempito solo dai loro respiri ansimanti. E, Dio, come faceva male respirare! Come se l'aria fosse stata satura di spilli.

- Dove posso andare, Willow? Dov'è il mio posto? -, sospirò Spike, lasciandosi scivolare a terra, seduto, ancora la sua birra in mano, ormai quasi vuota.

Willow esitò un attimo, quindi si sedette accanto a lui, silenziosamente.

Rimasero così per un po', Spike fissando la birra e il modo in cui si agitava dentro la bottiglia che faceva dondolare lentamente; Willow guardava le stelle.

Le nuvole se n'erano andate. Ricordava di aver sentito qualcuno dire: "Non può piovere per sempre". Già, ma non è detto che torni il sole.

- Non lo so, Spike. Io sono sempre stata convinta che il mio posto fosse qui, a Sunnydale, accanto a Buffy. Accanto a lei tutto sembrava avere un senso. Grazie a lei ho scoperto chi sono -.

- Io sono nato a Londra e non mi sono mosso da quella città, cazzo, non mi sono nemmeno mosso da quel quartiere, per quasi 30 anni. Da quando sono diventato un vampiro, la mia casa è stata il mondo, il mio posto, in realtà, non esisteva. Qual è il posto di un morto? -.

Si accorse troppo tardi di ciò che aveva detto e ormai non poteva porvi rimedio: Willow aveva già cominciato a piangere.

- Oh, Will, mi dispiace. Scusami, sono un cretino -.

Willow si asciugò il viso, stropicciandosi gli occhi.

- No, non è niente. So cosa hai voluto dire. E sai cosa ti dico? -.

Stranamente stava sorridendo. Ma non era un sorriso di sollievo, né di serenità. Sembrava accettare non la morte in sé, quanto il fatto che non possiamo impedire al dolore di entrare nella nostra vita, né tantomeno pretendere di farlo andare via per sempre. Il dolore, come la morte, fa parte della vita. E chi accetta di vivere e di amare con tutto se stesso, come avevano fatto loro, deve anche accettare di vedere il proprio cuore e il proprio mondo andare in pezzi.

- Anche se è malandato, il posto di Buffy è nel mio cuore -.

Anche Spike ora sorrideva e un velo gli scese sugli occhi, lucido e invisibile.

- Meglio lì che in qualsiasi altro posto -.