Fanfiction
ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di
riuscire a rintracciare l'autrice.
AD OCCHI CHIUSI
Di Sara
Ancora di ronda, una sera come un’altra,
ma oggi era sola. Spike aveva una partita di poker… era
da qualche settimana che facevano ronda assieme, litigavano, si prendevano in
giro e ogni tanto ridevano. Lei continuava a ripetere di non volerlo tra i
piedi, ma si sentiva meglio, più tranquilla se lui c’era.
Era stanca e nessun vampiro si faceva
vedere, decise di tornare a casa. Prima di entrare sentì un rumore ed iniziò a
guardarsi attorno. Giunta in mezzo al giardino sentì una voce chiamarla da
dietro un albero, lei si voltò e vide una ragazzina che la guardava e le
sorrideva un po’ timorosa.
B: ciao chi sei, ti sei persa?
P: io sono Pat e stavo cercando te.
Sono un demone della vendetta.
Buffy trattenne il fiato
P: oh! Forse questo non avrei dovuto
dirtelo, beh sai è il mio primo incarico, diciamo che sono ancora un’apprendista.
Per ora mi limito ad ascoltare e percepire desideri e le mie maledizioni non
sono definitive. Sono temporanee ma bisogna trovare il modo per guarire,
risolvere il problema. Sai a volte ci vuole molto tempo per rimediare.
B: cosa vuoi da me? Io non voglio
maledire nessuno!
P: ma tu non devi maledire. Tu sei
stata maledetta! Sai sei la mia prima vittima, volevo essere gentile, ti dirò
la maledizione.
Era un incubo, non era possibile, cosa
le sarebbe capitato? I suoi pensieri furono interrotti dalla giovane che
riprendeva a parlare.
P: sono passata dal negozio di magia
ed ho ascoltato cosa dicevano i tuoi amici
B: non si ascoltano i discorsi altrui,
comunque i miei amici non mi potrebbero mai maledire!
P: ufficialmente non ti hanno
maledetto, ma io ho sentito il loro desiderio. Dicevano che da quando sei
tornata sei strana. Si sentono in colpa per averti
riportata per averti reso infelice! Sei sempre sola, non vuoi l’aiuto
di nessuno, sembra che non ti importi nulla di loro. Non vedi ciò che ti accade
attorno. Vorrebbero ripartire da capo, che tu ricominciassi a guardarti
attorno, che rivedessi la vita con gli occhi di Buffy la ragazza e non solo
Buffy la cacciatrice.
Buffy non parlava, era perplessa.
Pensavano questo di lei i suoi amici? Che fosse troppo la cacciatrice e poco
Buffy?
Pat riprese a parlare prendendo le
sembianze di demone
P: sai qual è il modo migliore per
ricominciare a vedere?
Buffy scosse il capo, soprattutto per
scacciare l’idea di ciò che le stava capitando.
P: partire dal buio!
Il demone sorrise, “il
desiderio” era stato esaudito e Buffy cadde a terra svenuta.
Buffy si sentiva la testa girare e
sentiva le voci dei suoi amici. Erano tutti li attorno
a lei e sembravano preoccupati.
D: ehi, si sta svegliando. Buffy come
ti senti cosa è successo?
Buffy apri gli occhi. Buio. Non vedeva
nulla, sentiva solo le voci. In quel momento si ricordò la ragazza, la
maledizione e capì cosa volesse dire con “partire dal buio”.
Dopo essersi ripresa raccontò per filo e per segno cos’era
accaduto.
W: mi dispiace Buffy, è tutta colpa
nostra, non sapevamo che ci fosse un demone della vendetta ad ascoltarci… beh
presenti esclusi ovviamente – disse sorridendo ad Anja.
A: non preoccuparti Buffy, passerà.
Gli apprendisti demoni non fanno mai maledizioni lunghe o atroci.
B: si, ma
intanto sono qui, completamente cieca. Quando passerà? Cosa posso fare?
A: da quello che hai detto riprenderai
la vista quando riuscirai a vivere normalmente anche se
non puoi vedere. Non è facile dovrai farti aiutare. Sarà faticoso ma credo che
riacquisterai la vista solo quando capirai ciò che il tuo cuore vede e sente.
Buffy non disse nulla, doveva pensare.
Doveva risolvere il problema al più presto. Si alzò per uscire, voleva rimanere
un po’ sola, ma prima di arrivare alla porta, urtò un
tavolino, rompendo il vaso che c’era sopra.
B: già, sarà difficile.
Rimase immobile. Avrebbe voluto
piangere. Non capitava spesso in situazioni che non sapeva risolvere. Era una
punizione faticosa più per l’orgoglio che altro.
Dawn le si avvicinò senza dire nulla,
la prese sotto braccio e le fece fare le scale, ora doveva riposare.
Quando fu nella sua camera, da sola,
finalmente pianse tutte le lacrime che aveva. I suoi amici la ritenevano
diversa, la vedevano cieca di fronte alla realtà. Lei aveva sempre fatto del
suo meglio, si era sacrificata, e prima della vita aveva sacrificato la sua
normalità. Ma non piangeva per questo, ne per l’involontaria
maledizione gettatale contro. Stava piangendo perché sapeva che avevano
ragione, e lo sapeva da prima di loro. Il suo cuore non era diventato cieco,
aveva solo spontaneamente chiuso gli occhi, per non vedere più il dolore, per
non piangere più, per non farsi più spezzare. Era colpa sua, ma sembrava che
ogni cosa facesse fosse sbagliata. Se si faceva coinvolgere, veniva ferita ma
non poteva mostrarlo, no lei doveva concentrarsi sulla sua missione. “Quella
prima di tutto” diceva Giles. Se rimaneva distaccata e si concentrava
sulla missione allora i suoi amici la ritenevano insensibile e lei diventava
cieca. Era stufa di tutto, stanca della cacciatrice e stanca di Buffy Summers.
Dopo essersi spogliata, si mise tra le coperte e tra le lacrime finalmente si
addormentò.
Il mattino seguente a Buffy, parve il più faticoso di tutta la sua vita. Costrinse
la sorella ad andare a scuola, promettendole che non sarebbe uscita di casa, e
che avrebbe chiamato qualcuno, se avesse avuto bisogno di aiuto.
Dopo un’ora dal suo
risveglio era finalmente in cucina, vestita – non sapeva
come, ma per certo li sentiva addosso – e intenta a preparare il caffè,
dopo aver rischiato di rompersi qualcosa cadendo dalle scale.
Tutto ciò che un tempo era normale
routine, ora diventava un impresa difficile e
estremamente faticosa. Avrebbe fatto meno fatica ad uccidere un demone, almeno
combattere lo sapeva fare ad occhi chiusi. La sua lotta per il momento era
contro la moka del caffè. Ad un tratto sentì la porta aprirsi e fu presa, per
un momento dal panico.
B: chi c’è? –
chiese allarmata e in posizione di difesa
S: ma allora è vero? Non ci vedi più?
B: Spike sei tu? –
disse alquanto sorpresa, ma quasi confortata.
S: sì sono io. Briciola è passata da
me questa mattina, prima di andare a scuola, mi ha raccontato tutta la faccenda
e mi ha chiesto di passare a vedere se andava tutto bene. Era certa che non
avresti chiamato nessuno, neppure con la casa in fiamme.
B: piccola impicciona, quando torna…. – ma
non poteva chiamare qualcun altro pensò fra se e se, non
voleva essere vista in quelle condizioni, e non da lui.
S: invece ha fatto bene ad avvisarmi.
Devi aver preso una gran botta in testa cadendo, è da incoscienti rimanere in
casa da soli, completamente ciechi. Poteva entrare chiunque e coglierti di
sorpresa…
B: so ancora combattere, anche se non
ci vedo, e se non ci credi te lo dimostro volentieri. Inoltre dato che ora sei
entrato tu, non può arrivare di peggio – non sapeva neppure lei da dove
tirasse fuori tutta quella ostilità – quindi grazie della visita e a
mai più.
S: gentile come sempre cacciatrice.
Puoi insultarmi fin che vuoi, tanto io da qui non me ne vado. Ci sarà da
lavorare, ma tornerai ad essere
B: non ho bisogno del tuo aiuto, posso
cavarmela benissimo da sola.
S: vedo, soprattutto nel vestirti e
nel cucinare.
Buffy si mosse, anche se non sapeva
dove, e sospirò rassegnata.
B: ok, non riesco ad affrontare questa
cosa da sola. Sono caduta dalle scale, non riesco a prepararmi un caffè e non
so neppure come sono vestita.
Si prese la testa fra le mani, le
sembrava che scoppiasse.
S: non ci riesci perché vai troppo in
fretta. Non agire come un adulto che sa già fare queste cosa,
devi fare come i bambini. Devi imparare tutto da capo.
Spike la prese per mano e le fece fare
qualche passo in avanti, a quel contatto lei sentì un brivido lungo la schiena,
che la mise in imbarazzo e la confuse ancor più di prima. Cosa stava facendo?
Perché, proprio lui, l’aiutava? Inoltre sembrava sapere
esattamente cose fare, forse tutti quegli anni con Drusilla… una
morsa allo stomaco la prese. La fame, indubbiamente la fame. Ora tutti quei
pensieri non avevano importanza. Doveva guarire e doveva farlo in fretta.
Infondo chiedere aiuto a Spike era meno faticoso che chiederlo ai suoi amici.
Non si sentiva in imbarazzo a mostrarsi debole ai suoi occhi, forse perché lui
l’aveva sempre vista per quel che era: Buffy e nient’altro.
La fermò di fronte al tavolo, si
posizionò alle sue spalle e appoggiò le sue mani sopra quelle
di lei, dopo avergliele sistemate sulla superficie.
S: dove siamo? –
disse con il volto vicino al suo orecchio.
B: in cucina di fronte al tavolo –
disse deglutendo. Quella situazione era alquanto ambigua.
S: da che lato del tavolo
B: non lo so
S: non ti stai impegnando Cacciatrice – e
così dicendo mosse le mani di lei, facendole scorrere dolcemente lungo il bordo
del tavolo e passando le dita sopra il cassetto.
I movimenti erano lenti, e per quanto
innocenti sembravano sensuali.
S: riproviamo: da
che lato siamo?
B: dal lato più lungo, di fronte al
lavandino.
S: brava, vedi che non era difficile?
Basta impegnarsi un po’.
Buffy passò la mattina a toccare i
mobili della casa e orientarsi nelle stanze. Iniziava a vederla, cominciava a
sentire casa sua anche se cieca.
A pranzo interruppero gli esercizi e
pranzarono. Buffy voleva cucinare ma Spike glielo impedì. Una cosa alla volta, continuava a ripeterle. Oggi si sarebbe limitata a
camminare e riconoscere. Il vampiro si mise ai fornelli, e anche se lei non
poteva vederlo, quell’immagine la fece sorridere.
Mentre cucinava le chiedeva di riconoscere gli odori e quando finalmente fu
pronto lei era letteralmente distrutta. Non avrebbe mai detto che passare una
giornata a casa, sarebbe stato così stancante. Per quanto riguardava il senso
gusto, non voleva sentir ragioni, era sfinita e voleva solo guastarsi quei
manicaretti in pace.
Stava bene, si sentiva serena e
percepiva continuamente i suoi movimenti, e anche se non poteva vederli sapeva
che i magnetici occhi di lui percorrevano ininterrottamente il suo corpo.
B: cucini bene, dove hai imparato?
S: beh in più di un secolo uno dovrà
pur trovare qualcosa da fare. Poi cucinare è divertente. Sai si dice che
bisogna prendere le persone per la gola… e non fare battute stupide a
proposito… se mai mi innamorassi di qualcuno… -
non continuò la frase e istintivamente lei abbassò il capo. Sentiva il suo
sguardo su di se e per un momento, che subito dopo represse a forza, si sentì
lusingata dal suo modo di guardarla e dall’idea che lui fosse innamorato di
lei.
Spike dal canto suo si pentì delle sue
parole. Non doveva tirare ancora in mezzo i suoi sentimenti, ogni volta che lo
faceva litigavano e lei lo cacciava dopo aver asserito che non era vero. Non
voleva essere cacciato, voleva aiutarla e l’avrebbe
fatto.
Quel momento di silenzio fu interrotto
dalla porta che si apriva. Il vampiro fece segno a Willow e Tara, appena
entrate, di non parlare.
B: chi c’è? Chi è
entrato? Spike…
S: tranquilla Buffy – a
sentire la sua voce sembrò calmarsi – sono appena entrate due
persone, ora io mi metterò vicino a loro e tu seguendo la mia voce verrai fin qui.
Devi riconoscere chi sono.
B: ok. – era
decisa, come quando Giles le diceva che esercizi fare.
Le due streghe si fissarono stupite,
non avevano mai visto l’amica così accondiscendente,
soprattutto nei confronti di Spike. Sembrava un alunna
che seguiva attentamente gli insegnamenti del maestro.
Buffy si mosse attentamente, contando
i passi e misurando le distanze per non urtare nulla. Willow ebbe la tentazione
di aiutarla ma Spike la blocco.
S: deve farcela da sola –
sussurrò
Willow fece cenno di si con la testa,
anche perché vide che il vampiro era pronto a intervenire in caso di bisogno.
Buffy si posizionò di fronte a Willow
e annusò l’aria.
B: mmm… troppi
odori, tra cui eccessivo quello di sigaretta! Vediamo…
profumi dolci, direi almeno una donna.
Avvicinò le mani al viso dell’amica
e iniziò a passare le dita in ogni punto.
B: dunque –
disse sorridendo – riconoscerei questi lineamenti ovunque –
Willow.
W: bravissima –
disse soddisfatta
Intanto Buffy continuava a percorrere il
suo viso con le mani, come se lo stesse disegnando,
come a volerne memorizzare ogni centimetro, fino a rivederla.
B: passiamo al
seconda, anche se ho già un mezzo sospetto su chi possa essere.
Posò le mani sul viso di Tara e fece
gli stessi movimenti che aveva usato con Willow.
B: dunque, lineamenti dolci, sorriso… Tara
Le due ragazze si sorrisero
soddisfatte.
B: beh, a questo punto il terso so chi
è.
T: conviene controllare Buffy,
potrebbe essere entrato qualcun altro con noi.
Willow guardò Tara perplessa, la quale
le fece segno di aspettare e guardare. Poi le avrebbe spiegato.
Non appena Buffy posò le mani sul viso
di Spike, entrambi sentirono una strana energia attraversarli, cosa che anche
Willow e Tara notarono. Sembrava come quando si butta un sassolino nell’acqua
e questa si increspa, formando un cerchio sempre più grande. Ecco allo stesso
modo quella forza apparsa fra loro, si era propagata per tutta la stanza.
Senza dire una parola la cacciatrice
accarezzò il viso del vampiro, come aveva fatto con le due amiche, ma non erano
gli stessi movimenti di prima. Questa volta, sembrava che lei li conoscesse già
quei lineamenti. Era proprio come se li stesse accarezzando; come se le sue
mani volessero sfiorare quel viso con dolcezza e delicatezza, almeno per una
volta. Passò con cura le sue dita su ogni parte del volto di Spike finché
arrivò a sfiorargli le labbra. Quello era troppo, per entrambi, la tensione era
palpabile e si sentivano in imbarazzo, soprattutto dopo essersi ricordati che
non erano soli. Lei stacco di colpo sorridendo e per un secondo un pensiero,
che subito seppellì sotto quintali di altri pensieri, attraversò il cervello di
Buffy: e se fossero stati soli si sarebbe veramente staccata da lui?
Scosse più che poté la testa, non
doveva neppure immaginarla una cosa del genere.
B: Spike, non c’è
dubbio. Ho indovinato tutti e tre. Qual è il mio premio?
A quelle parole il vampiro fu come
ridestato da un sogno, quel contatto era stato troppo intenso e l’aveva
lasciato alquanto turbato.
S: vinci la possibilità di farti
risistemare i vestiti da una delle due streghette.
A quel punto le due ragazze guardarono
l’amica e accorgendosi della maglietta rovescia,
scoppiarono tutte a ridere
Tara le si avvicinò con dolcezza e si
offrì di accompagnarla.
T: ti aiuto io. Se vuoi andiamo su.
B: per salire le scale non ho
problemi. Abbiamo fatto esercizio questa mattina, mentre il piano di sopra è
ancora buio. Lì mi dovrai aiutare.
Le due ragazze si avviarono al paino
di sopra e Spike guardò Buffy che pian piano saliva le scale, senza inciampare
o urtare da qualche parte.
W: hai fatto un buon lavoro, sembra
meno spaesata, ieri sera aveva paura.
S: bisogna fare in fretta. Il demone
non ha detto quanto tempo ci vorrà, da ciò che mi ha raccontato Dawn, ma lei
non resisterà troppo ad essere solo Buffy.
W: già, ma credo che in fondo le farà
bene, e noi l’aiuteremo a uscirne… ma perché
tu lo stai facendo?
Spike non la guardò nemmeno, ma il suo
viso si fece serio.
S: lo sai perché.
W: perché sei innamorato di lei?
S: no, è che sono cattivo, ma amo
lottare con le persone in forma. Che onore ci sarebbe ad uccidere la mia terza
cacciatrice, se lei è cieca?
W: che onore c’è ad
uccidere. Non me la dai a bere Spike. Tu non vuoi farle del male, forse al
massimo speri che lei, magari per riconoscenza…
S: no. È che ho promesso di
proteggerla, una volta, ed ho fallito. Non permetterò che accada ancora. Non
voglio niente da lei, anche perché non posso averlo.Non
c’è nulla per me nel suo cuore, ma forse accetterà
quello che provo io.
Willow rimase un attimo senza
respirare, era sorpresa. Lui le sembrava così umano, dolce e innamorato in quel
momento. E si sentì triste, come se sentisse il suo dolore. Ma non era così
certa che nel cuore della sua amica, non ci fosse nulla per Spike. Sorrise e
stettero in silenzio.
B: hai visto che brava? Ho fatto le
scale senza problemi, senza inciampare o sbattere ovunque – era
felice come un bimbo ai primi passi – rispetto a questa mattina sono
una campionessa. Sono caduta tante di quelle volte ma… - si
fermò, come se rivedesse la mattinata e si fosse accorta solo in quel momento
di un particolare
T: non ti sei mai fatta male.
B: no. Mi ha sempre preso prima che
sbattessi. Un attimo prima pensavo di essere da sola e un attimo dopo le sue
braccia mi sorreggevano.
Buffy scosse la testa, come ad
eliminare quel pensiero, e si tolse la maglia porgendola a Tara.
T: l’ ho
sentita.
B: cosa?
T: l’energia.
Prima quando l’ hai toccato, è come fosse esplosa in tutta la
stanza. Ho percepito il suo amore e…
B: e nient’altro.
Non c’era nient’altro. Io non lo amo. Non lo
posso amare. Si, forse mi ci sto affezionando, come ad
un amico ma… manca qualcosa o forse solamente non la vedo. In
tutti i sensi.
Riprese la maglia, sistemata da Tara,
e la infilò.
T: Buffy, non ti si chiede di
innamorarti di chi non ami, ma solo di scoprire cosa fa battere il tuo cuore.
Guarirai e tutto questo ti sembrerà solo un brutto sogno. Avrai tempo per
capire e dare un nome a ciò che provi.
Buffy sorrise e scesero assieme le
scale.
Passarono il resto del pomeriggio a
imparare il piano di sopra. Lei si muoveva e il vampiro la seguiva, senza farsi
sentire. Era lì per proteggerla, come sempre e lei percepiva la sua presenza, e
ne era felice, sollevata. Willow e Tara rimasero con loro, a osservarli, con
attenzione. Erano ammaliate dall’energia che sprigionavano.
Sembravano una persona sola, i loro movimenti erano sincronizzati, erano in
perfetta armonia.
Con la scusa di un caffè le due si
rinchiusero in cucina a parlare, mentre Buffy e Spike continuavano con i loro
esercizi.
T: li hai visti?
W: sì e sembrano in perfetto
collegamento.
T: già, non pensavo che una situazione
così difficile, potesse unire in questo modo due persone.
W: già, anche perché non sono due persone qualunque. Ufficialmente due nemici mortali.
T: lo sappiamo benissimo che non è
così. C’è qualcosa che lega quei due.
W: sì e non credo che sia nata in
mezza giornata.
T: li abbiamo visti combattere assieme
una volta…
W: … e la
sintonia era la stessa.
T: già ognuno di loro sa esattamente
cosa farà l’altro.
Ci fu un momento di silenzio e
entrambe sembravano pensare alla situazione.
W: tu pensi che tra loro…
T: non lo so, e credo non lo sappiano
neppure i diretti interessati, ma anche se fosse credo non sia affare nostro.
W: sì è vero, ma pensi che lui sia la
persona giusta per lei? Cioè io non ho nulla contro Spike, è molto cambiato e
sta convincendo anche me, che il suo è amore e non un’ossessione… a
volte penso anche che…
T: che forse lei non è la persona
giusta per lui?
W: no…beh forse
un po’. Ho paura che lei voglia stare sola, che ora non sia
la persona giusta per nessuno. Credo abbia paura di farsi ferire. Allontana
tutti.
T: allora forse Spike è proprio l’uomo
giusto per lei. È il vampiro più testardo che abbia mai conosciuto. Un altro al
posto suo avrebbe già lasciato perdere…
W: e un altro al posto suo sarebbe già
polvere. Credo che a Buffy faccia piacere averlo intorno.
Si sorrisero e con calma e con una
nuova idea nella testa tornarono da Buffy e Spike.
Alla sera tornò Dawn e osservò
soddisfatta i progressi della sorella. Dopo non molto si presentarono per cena
anche Anja e Xander, neanche fosse un albergo. Tutti volevano aiutare Buffy e
farle sentire che erano lì per lei.
Per i gusti di Spike c’era
troppa gente, e neanche della migliore per lui, dopo l’arrivo
di Xander, decise di andarsene e dopo un saluto veloce si precipitò alla porta.
Buffy lo seguì, senza troppa fatica, fino fuori e si fermarono un momento sotto
il portico.
B: dove vai? – e
nel suo tono di voce c’era quasi una nota di rammarico.
Sembrava dispiaciuta.
S: qualcuno dovrà pur fare la ronda? A
meno che non voglia andare tu ad avvisare tutti i demoni, che la cacciatrice è
momentaneamente fuori uso. – sorrise e mentre parlava
continuava a guardarla ammaliato – non vorrai mica che qualche
vampiro malvagio si aggiri da queste parti?
Lei probabilmente fece una faccia tra
il perplesso e il divertito, al punto che lui sospirò alzando il viso al cielo
S: ok, troppo tardi. Era una battuta
di cattivo gusto.
Risero e non era la prima volta in
quel giorno. Lei pensandoci fu quasi stupita, che proprio Spike fosse riuscito,
in un impresa ardua anche nei giorni migliori.
S: non ti preoccupare –
disse tornando serio – ci penso io. Tu devi riposare,
ci aspettano altre dure giornata.
B: grazie Spike. Di tutto
Il vampiro rimase ancora qualche
momento ad osservarla, fece per voltarsi, quando lei si mosse nella sua
direzione. Cercò con le mani il suo volto e si avvicinò. Spike rimase immobile
e non sapeva cosa fare. Si alzò in punta di piedi e posò un lieve bacio sulle
sue labbra. Fu solo un attimo, uno sfiorarsi, ma per lui fu il momento più
bello della sua vita.
B: grazie ancora. a
domani. – disse un po’ imbarazzata,
ma felice di non poter vedere la sua espressione. Non sapeva cosa le era preso, aveva agito d’istinto e
le era piaciuto.
Spike le sorrise e si allontanò, ma
quasi le gambe non lo reggevano.
S: buona notte caccia…
Buffy – e si voltò diretto al cimitero o forse al Bronze per
qualcosa di forte.
Lei rimase ancora un attimo immobile e
poi sospirando si voltò per tornare in casa.
Se i suoi occhi avessero potuto
vedere, avrebbe notato tutti i suoi amici, con il viso appiccicato alla
finestra, mentre ancora scioccati si sgomitavano per tornare ai loro posti.
Appena rientrata si sentì osservata,
ma non disse nulla a proposito.
B: Spike è andato di ronda al posto
mio – disse come per spiegare il perché fosse uscita, ma
Xander non resisteva più, quello che aveva visto lo aveva turbato.
X: a proposito di Spike…
Anja intuendo le sue intenzioni lo
interruppe bruscamente.
A: già, perché non vai a dargli una
mano per la ronda e lasci noi donne in pace?
E senza aspettare risposta lo butto
fuori di casa.
Come nulla fosse si spostarono tutte in
soggiorno a parlare del più e del meno, finché Anja non resistette più alla
curiosità e le chiese quello, che tutte volevano sapere.
A: allora com’era
quel bacio Buffy?
B: bacio… quale
bacio?
D: dai non negare, lo abbiamo visto
tutti… prima, fuori con Spike – Dawn
sembrava euforica, come se vedesse gli eroi del suo film d’amore
finalmente assieme (come me quando guardo Buffy, dovevate vedermi alla fine del
musical a saltellare per casa… ok scusate la parentesi).
B: no avete frainteso, era solo per ringraziarlo
per oggi…
A: sì sì,
adesso si chiama così, e io che ero rimasta alla stretta di mano per
ringraziare. Non ci prendere in giro Buffy, quello era più che un bacio casto,
come volevi farci pensare. Traspirava passione, per un attimo ho pensato che vi
sareste saltati addosso in veranda… ok basta ci sono minorenni.
B: stai esagerando, nessuno voleva
saltare addosso a nessuno… noi siamo solo amici – ma
non credeva neppure lei a una sola parola.
D: allora: Spike ti
ama, e questo lo sappiamo tutti.
Ma tu cosa provi?
B: nulla non lo amo ma… sto
bene quando è qui… oggi mi sono sentita protetta ma…
nulla non c’è altro.
Tutte rimasero ad osservarla,
sembravano serie.
W: d’accordo, se
non vuoi dirci nulla ti spieremo. – disse Willow con una
tranquillità e naturalezza che fece scoppiare tutte a ridere.
Restarono ancora un po’
assieme a chiacchierare. Poi andarono tutte a casa lasciando Buffy e Dawn da
sole. Le due sorelle salirono per andare a dormire. Prima che Buffy entrasse
nella sua camera Dawn la fermò.
D: a me piace Spike. È simpatico ed è
sempre stato gentile con me. Quindi se dovessi accorgere che ti piace… che
sei innamorata di lui. Beh pensa solo a tè stessa, non
preoccuparti per noi. A noi andrà bene qualunque scelta farai.
Buffy sorrise alla sorella e
augurandole la buonanotte si richiuse la porta alle spalle. Entrò e si avvicinò
alla finestra sospirando. Non sapeva cosa voleva, o forse lo sapeva ma ne era
terrorizzata. Scosse la testa per togliersi quel pensiero, si spogliò e si mise
a letto, mentre uno sguardo attento la osservava da sopra l’albero.
S: prenditi tutto il tempo di cui hai
bisogno Buffy. In un verso o nell’altro capirai cosa vuoi.
Tornerai a vedere, è una promessa. Temo che appena accadrà scapperai via
lontana da me, se sapessi quanto ti amo… ma non ha importanza,
sistemeremo tutto. – pensò tra sé e sé il vampiro
mentre scendeva dall’albero.
B: lo so William… lo
so che mi ami – sussurrò Buffy nel sonno e poi buio.
Spike tornò da lei ogni mattina, per
due settimane ed ogni sera se ne andava per la ronda. I progressi erano
notevoli, per chiunque non sapesse lei sembrava in perfetta salute.
Un sabato sera, mentre erano ancora
tutti lì, Spike si addormentò sulla poltrona.
W: Spike si è addormentato –
disse sottovoce Willow – è da molto che non riposa,
sembrava proprio distrutto.
B: sono due settimane che di giorno è
con me e di notte di ronda. – disse appoggiandogli una
coperta addosso.
W: Dawn è a dormire da un amica, se tu non hai bisogno possiamo andare noi di
ronda. Si merita un po’ di riposo, ha fatto molto…
B: mi sta aiutando a vedere. Pensavo
di non farcela, pensavo quasi fosse troppo faticoso, invece lui mi sta
accompagnando piano piano, senza farmi cadere. Ha fatto molto per me ed io… io
nulla.
Tutti uscirono in silenzio e lei si
sedette accanto a lui, senza emettere il minimo rumore, ascoltando quali
emozioni le procuravano la sua vicinanza. Rimase in silenzio, seduta vicino a
lui e la sensazione che provò a saperlo così vicino le scaldò il cuore, e con
quel pensiero si addormentò.
Dopo qualche ora lui si svegliò. Si
sentiva riposato, gli sembrava di non aver mai dormito meglio.
Si voltò e la vide seduta per terra,
con la testa appoggiata al bracciolo della poltrona. Si intenerì e posò le
labbra sulla fronte.
B: vorrei aprire gli occhi e non
vedere più tutto questo buio. Ho sempre vissuto di notte, ma questo nero è
diverso. Questo fa paura.
S: accadrà tesoro, non ti preoccupare.
Per ora puoi tenere gli occhi chiusi e pensare che se solo volessi aprirli,
vedresti tutto.
Dolcemente le posò le mani sugli occhi
come a chiuderglieli.
Lei posò le sue mani sopra quelle di lui e sorrise, quella piccola illusione la faceva
sentire meglio.
B: ora è tardi è meglio che io vada a
dormire.
La tensione era tornata a farsi
sentire.
S: ti accompagno su, così controllo
che non ci siano mostri in camera. – disse mentre salivano le scale.
Una volta davanti alla porta, lei lo
prese per mano e lo trascinò dentro la stanza.
S: ora hai un vampiro in camera, se
vuoi lo butto fuori così puoi dormire tranquillamente.
– disse per stemperare la tensione.
B: per addormentarmi mi servirebbe il
bacio della buona notte – disse sorridendo.
Sembrava provocarlo e forse era quello
che voleva. Non capiva più nulla, forse la cecità le dava alla testa ma sentiva
di desiderarlo, voleva posare ancora le sue labbra su quelle di lui e forse…
Spike si avvicinò a lei e passandole a
un millimetro dalle sue labbra, le diede un lieve bacio sulla guancia
S: buona notte Buffy
B: buona notte Spike.
Da una parte si sentiva delusa ma dall’altra
gli era grata. Era stato un vero gentiluomo, non aveva voluto abusare di lei in
un momento di fragilità… fragilità un corno, pensò
dentro di se. Lei sapeva benissimo cosa voleva e anche se non ci vedeva questo
non voleva dire che lei fosse debole. Poi un pensiero doloroso la attraversò. E
se lui non fosse più innamorato di lei, o magari non gli piaceva più. Forse
così, cieca, la vedeva debole. Forse non era più attratto da
le. In fondo non si vedeva allo specchio da due settimane, magari era
diventata orribile e nessuno aveva avuto il coraggio di dirglielo…
mentre questi pensieri le occupavano la mente sentì lui che usciva dalla
stanza, per rientrarci di scatto un attimo dopo.
S: non pensare che io non lo voglia
fare. Non credere che io non desideri, con ogni minima parte di me, stringerti
fra le mie braccia. Ma lo sai perché non lo faccio? Perché ti amo e non potrei
farti e farmi questo. Perché se tu lo facessi adesso non potresti guardarmi
negli occhi, e io non saprei cosa e chi c’è in quel momento nei tuoi
pensieri. – sembrava un fiume in piena, aveva troppe cose da
dire e sembrava dovesse dirle tutte in quel momento –
Inoltre tu non mi ami, non mi puoi amare perché non sono l’uomo
che vuoi, perché mi manca qualcosa. E io non capisco cosa, sento il mio amore
cosa altro serve. Io so cosa provo. E tu lo sai?
Buffy trattenne il fiato. Tutto quell’impeto,
tutta quella verità. Sembrava spaventata e soprattutto non sapeva cosa fare o
dire.
S: scusami, non so cosa mi è preso.
Hai altro di cui preoccuparti. Notte.
Senza dire altro uscì, lasciandola
immobile, probabilmente ancora ferma al “ non pensare che io non lo
voglia fare”. Si sedette e lo sentì sbattere la porta, era
arrabbiato con lei e forse anche con se stesso. Probabilmente arrabbiato per
non essere stato il vampiro insensibile quando serviva. Da dove arrivavano
tutti quei moralismi? Quando fu sola riprese a
respirare e iniziò a piangere. Non riusciva a fermarsi e ripensò che forse era
veramente lei ad essere sbagliata. Non riusciva più a fermarsi e non aveva
nessuna spalla su cui farlo.
Il mattino dopo si vestì e scese le
scale, sentiva Dawn e Tara che parlavano, doveva essere più tardi del previsto.
Aveva dormito poco e soprattutto male, quella notte e aveva la sensazione che
la mattinata non sarebbe andata meglio. Entrò in cucina e dopo aver salutato
iniziò a girarsi attorno annusando l’aria.
D: non è venuto questa mattina.
B: Oh… c’è del
caffè anche per me? – e triste si sedette con il
volto appoggiato alle mani.
Perché si sentiva così delusa? Perché
ogni cosa che faceva, combinava solo disastri.
Tara le porse la tazza ma non disse
nulla. Sentiva il dolore della sua amica.
D: sai che ho iniziato a leggere un
nuovo libro? Era della mamma, ci sono anche delle parti sottolineate. Vuoi che
te ne legga un pezzo di queste?
B: volentieri. Quando ero piccola la
mamma mi leggeva sempre dei pezzi dei suoi libri. Mi farà bene.
Si sedettero comode attorno a Dawn e
lei iniziò a leggere.
“ anche adesso nelle terre di
Carawall, tutti raccontano quel viaggio. Ognuno a modo suo. Tutti senza averlo mai visto. Ma non importa. Non
smetteranno mai di raccontarlo. Perché nessuno possa dimenticare di quanto
sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume per noi. E
qualcuno – un padre, un amore, qualcuno –
capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume –
immaginarlo, inventarlo – e sulla sua corrente posarci,
con la leggerezza di una sola parola, addio. Questo davvero,
sarebbe meraviglioso.
Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita.
E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si
potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi
ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente umano.
Basterebbe la fantasia di qualcuno – un padre, un amore, qualcuno.
Lui saprebbe inventarla una strada, qui in mezzo a questo silenzio, in questa
terra che non vuole parlare. Strada clemente, e bella. Una
strada da qui al mare.”
Dawn si fermò e guardò Tara e la
sorella, soddisfatta di aver trovato una parte così bella. Buffy sentì quelle
parole entrarle nell’anima e infrangerle il cuore.
B: ora lo vedo, vedo cosa mancava, o
meglio quello che non riconoscevo.
Buffy si alzò in piedi di scatto,
colma di una nuova forza. Sapeva cosa voleva. Finalmente sapeva esattamente
cosa il suo cuore le chiedeva e lei era intenzionata ad ottenerlo. Sembrava che
un fulmine l’avesse attraversata.
B: devo andare –
disse avviandosi alla porta, anche se una volta fuori non sapeva bene cosa
fare.
T: ti accompagno io. –
disse Tara, senza chiederle dove.
Le due ragazze uscirono, lasciando
Dawn alquanto disorientata sull’accaduto.
Arrivate davanti alla cripta di Spike,
si fermarono come se ora non fossero certe sul da farsi.
B: ora ce la faccio da sola. Grazie.
T: non c’è di che. –
disse mentre la lasciava ferma davanti alla porta. Lei voleva vedere Willow.
Buffy entrò piano, pesando i propri
passi e respirando con calma, come a mantenersi tranquilla.
Scese le scale, annusando l’aria
e cercando di capire dove fosse.
Spike sentì dei rumori e si svegliò
sedendosi sul letto. Vide Buffy scendere le scale e entrare nella stanza con
calma, movendosi a tastoni per non urtare nulla. Il
vampiro si alzò dal letto sospirando e si avvolse il lenzuolo attorno alla
vita. Andò verso di lei e le prese le mani.
S: Buffy cosa fai qui? Come sei
arrivata? – lei era emozionata, sentire la sua vicinanza, la sua
voce preoccupata, e il fatto di sapere cosa voleva dirgli, la mettevano quasi
in imbarazzo e quando parlò la sua voce tremò leggermente.
B: devo parlarti, fammi sedere sul tuo
letto per favore.
Spike la accompagnò al letto e la fece
sedere. La osservò e gli procurava una strana sensazione vederla nel suo letto,
infondo lo aveva sempre sperato.
S: se sei qui per ieri sera, mi
dispiace. Non avrei mai dovuto dirti nulla. Dimentica.
B: no, non voglio dimenticare nulla. L’ ho
trovato, ho visto cosa mi mancava. Era il fiume che avevi creato per me, io c’ero
sopra ma non lo sentivo, non volevo vederlo, ma ora ho capito. Ho visto cosa
hai fatto per me. Ho visto il tuo amore… e ho visto il mio.
Lui era disorientato. Non aveva capito
assolutamente nulla del suo discorso. Solo l’ultima
frase riecheggiava nella sua mente.
S: Buffy, non sono certo di aver
capito di cosa stai parlando. Cosa vuoi dire?
B: sono venuta a prendermi l’ultimo
bacio.
Spike abbassò il viso. L’ultimo…
allora era un addio.
B: cioè, l’ultimo
che non mi hai dato. Il bacio della buona notte di ieri. Quasi non ho chiuso
occhio. Sorrise e si avvicinò cercando il viso di lui, con le mani. Avvicinò il
viso e gli sfiorò le labbra con le sue.
B: c’è solo
questo nei miei pensieri ora – gli sussurrò accarezzandogli le
labbra, tanto erano vicini.
Poi nulla la fermò, gli donò un bacio
pieno di desiderio e di passione. Un bacio che parlava per lei, per tutte le
volte che non aveva avuto il coraggio di farlo. Dopo un attimo di esitazione
lui rispose alle sue “parole”,
alle sue domande, dichiarandole ancora il suo amore, con impeto e stringendola
ancora più a se.
Si staccarono per riprendere fiato e
lei aprì gli occhi.
Prima il buio, poi una leggera nebbia
e infine tutto iniziò a schiarirsi, finché finalmente rivide i suoi occhi.
B: sapessi quanto mi sono mancati.
Lui la guardò perplesso, come se
avesse notato il cambiamento.
B: … i tuoi
occhi.
S: ma ci vedi Buffy, vedi di nuovo. È
meraviglioso. – disse euforico.
B: sai cosa significa? – gli
chiese rimanendo fra le sue braccia e guardandolo intensamente, come a
riscoprire il suo volto.
S: certo, che dobbiamo correre a dirlo
a tutti. – disse prendendola per un braccio e dimenticandosi
che era giorno e soprattutto che aveva solo un lenzuolo addosso.
B: no! – disse
bloccandolo e avvicinandolo nuovamente a se – significa
che il mio cuore ha visto cosa voleva. Tutto il resto può aspettare.
Lo osservò sorridendo maliziosa e dopo
essersi tolta la maglia lasciò cadere il lenzuolo che Spike teneva con le mani.
Riprese a baciarlo con passione e
stringendosi forte a lui. Spike la spinse sul letto con sé e staccandosi un
attimo da lei la guardò dritta negli occhi. Qualunque cosa vi lesse, ne sembrò
soddisfatto, perché riprese a baciarla e accarezzarla.
Lei chiuse gli occhi e si fece
trasportare dalla passione. Non voleva altro, solo sentirlo lì con lei, in lei.
Il suo cuore ora vedeva, lei aveva capito e ora poteva amare e farsi amare ad
occhi chiusi.