Fanfiction
ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di
riuscire a rintracciare l'autrice.
DUE
PASSI
Di Sara
Sto camminando, adoro passeggiare per
la strada, è rilassante. Quando è buio e non ci sono molte macchine ho il tempo
per pensare. Scusate la maleducazione, io sono Emma e sono… beh
nessuno in particolare. Vi chiederete cosa ci faccio qui, tra le vostre storie,
beh sono qui per raccontarvene una, o meglio per andare a viverla assieme.
Prendetemi come un angelo custode, ma vi assicuro che sono in carne ed ossa al
cento per cento, ma mi piace camminare e girando per questo folle mondo
incontro tanta gente. Non sono una strega,( anche se mi piacerebbe tantissimo,
usare calderoni e simili con grandi tuniche addosso, anche se forse oggi non si
usano più!) ma diciamo che vedo bene e vedo lontano. Quando incontro qualcuno
che soffre me ne accorgo, anche se lui o lei nega e non riesco a fare a meno di
intromettermi. Ecco sono un impicciona! Ma mi piacciono i sorrisi e voglio
vederli sui volti di chi ho attorno.
Beh è da un bel po’ che
cammino e finalmente vedo le luci di una città. Il cartello stradale dice
Sunnydale. Ne ho sentito parlare, non è facile essere felice e qui anche il cartello
lo dimostra; sembra che qualcuno abbia cercato di buttarlo giù più di una
volta. Beh io non demordo, cosa fare adesso? Beh dopo tutta la strada che ho
fatto mi fermerò da qualche parte a bere qualcosa e poi cercherò un posto dove
alloggiare. Ci sarà da divertirsi.
Bronze, a quanto pare è l’unico
locale della città. Ci sono tanti ragazzi qui, ballano, bevono. Beh non sono
tutti umani. Come faccio a saperlo? Ve l’ ho detto che vedo lontano!
E: qualcosa di forte – a
dire il vero non sono una gran bevitrice, ma mi piacciono le battute d’effetto.
Prendo il mio bicchiere di whisky e mi
vado a sedere. Mi guardo attorno, non ho intenzione di iniziare il mio lavoro
oggi, ma mi piace vedere con che luogo ho a che fare.
Bene bene, ragazzi comuni, qualche
vampiro in cerca di un pasto, delle streghe, un altro vampiro… alt!
Qualcosa di strano mi ha colpito, non sono le streghe, ecco certo il vampiro.
Meglio non lui, il suo sguardo. Ne ho viste tante di cose nei miei trecento
anni ma… non vi avevo detto quanti anni avevo? Beh si sono
umana e per vent’anni lo sono stata normalmente. Poi ho smesso di
invecchiare e ho iniziato a camminare. È il mio compito, salvare! Non
fisicamente non sono fortissima, anche se mi so difendere, ma ogni tanto salvo
qualche anima, qualche cuore. Sembra che lassù qualcuno abbia deciso che il mio
lavoro lo faccio bene e di assumermi a tempo indeterminato. Beh è divertente
anche se ogni tanto ci si sente un po’ soli. Mi piacerebbe avere una
famiglia, ma mi accontento degli amici che incontro.
Tornando a noi e a quello che mi aveva
colpito, il volto lo conosco ma quello sguardo è diverso dal solito. Ho visto
il desiderio di sangue brillare nel suo sguardo e anche la devozione per la sua
nera regina, ma questa volta c’è amore. Il più puro anche se un
po’ triste. Con calma cerco l’oggetto
a cui è rivolto tutto quell’amore, quella passione. Mi fermo
su una biondina, indubbiamente bella, forte. Ha il fuoco in sé ma lo tiene
nascosto. Lei ricambia lo sguardo del vampiro, per un attimo vedo dolcezza e speranza,
ma subito un mantello nero offusca il suo viso. Inspiro profondamente, la
tensione si sente nell’aria, mi chiedo perché e poi la
riconosco. La cacciatrice. Il mio cervello fa due più due e scoppio a ridere. I
ragazzi vicino a me si voltano a guardarmi, ma non ha importanza, spesso mi
prendono per pazza e credetemi a volte è meglio così. Ha ucciso la prima. Ha
ballato e ucciso la seconda e con la sua terza cacciatrice sta ancora ballando.
Ma lei è stata più veloce e gli ha rubato il cuore. Ora è tardi, devo cercare
un posto dove dormire. Mi volto ancora una volta a guardarli e non riesco a non
ridere, li vedo ballare, senza sosta peccato che nessuno dei due sorrida.
Fuori è freddo, ma l’aria
è bella, ci si sente vivi quando ti passa attraverso. Quando è buio in questa
città tutto si ferma, sembra non esserci nessuno, deve essere difficile vivere
avendo sempre paura. Devo confessarlo, nonostante io sia abituata alla notte
questo posto mette i brividi anche a me, e dopo non molto capisco il perché. Tre
vampiri mi circondano, ok che mi so difendere ma quando gli aggressori sono
umani, qui è un po’ più complicato.
V: ciao carina, non dovresti girare
tutta sola di notte, potresti fare brutti incontri.
E: immagino sia tardi ora, vero?
V: già. Perché continui a sorridere,
non hai paura di morire?
S: ma, forse un po’, ma
credo che prima o poi lo dovrei scoprire anche io. Inoltre è bello sorridere.
V: peccato che tu non lo potrai più
fare.
Mi attaccano uno alla volta, non
capisco perché. Non ho poi tanta paura della morte ma mi piace vivere e poi ho
tante cose da fare, mi difendo alla meno peggio ma è faticoso. Mi ritrovo a
terra, forse è davvero la fine. Chiudo gli occhi ma improvvisamente sento la
presa mollare. Non sono morta. Apro gli occhi e vedo una mano, tesa verso di
me, sbucare da uno spolverino nero. Sorrido. È la seconda volta in questa
interminabile vita che ha un atto di pietà per me.
S: tutto bene?
E: molto meglio di prima grazie,
William.
S: ma…
E: hai ragione ora ti fai chiamare Spike.
Beh grazie ancora.
Mi rialzo e scuoto la polvere dai miei
pantaloni, risistemo la giacca e rimetto il mio zaino sulle spalle.
S: ci conosciamo?
Quella domanda mi fa sorridere,
diciamo che è bello rincontrare amici.
E: sì, ma dubito che tu ti possa ricordare
di me.
S: ehi, non dimentico mai le belle
ragazze.
E: hai sempre lo stesso modo di fare,
pensi ancora che basti uno schiocco di dita per avere ciò che vuoi – mi
fermo un attimo a fissarlo, a scrutare nei suoi occhi – No.
Questo lo hai imparato molto tempo fa.
S:…
E: beh io sono Emma, l’ultima
volta che ci siamo visti era il 1910 circa.
S: calma, i conti li so fare,
riconosco i demoni e se adesso mi dici che hai veramente 93 anni ti faccio i
miei complimenti.
E: veramente ne ho quasi trecento, ma
lo prendo comunque come un complimento. Non sono un demone, diciamo che ho
ricevuto un dono e cerco di sfruttarlo.
S: aspetta io mi ricordo di te.
Eravamo ancora in Europa e io non ti ho ucciso.
E: ottima memoria William. Mi hai
detto che non si può uccidere una signora che continua a sorridere nonostante
sia sotto la pioggia e con di fronte un vampiro che la minaccia.
S: all’inizio
pensavo mi prendessi in giro ma poi mi hai detto che per quel giorno avevi
fatto il tuo dovere.
E: già avevo fatto sorridere qualcuno.
È per quello che giro da quasi tre secoli. Avevo vissuto abbastanza e bene,
quando è finita è finita.
S: invece vedo che sei sopravissuta
per un altro secolo. Hai salvato molti cuori?
E: mai abbastanza.
S: come mai a Sunnydale? Hai deciso di
compiere l’ultima impresa. È difficile far felice qualcuno qui.
E: era sulla mia strada e poi sono
belle le imprese difficili. Non ti stanchi mai di battaglie che sai di vincere?
Spike sbarrò gli occhi, come sapeva… poi sorrise.
Lei era la ragazza che guardava lontano, ti leggeva l’anima.
Aveva qual viso dolce. Buono. Sì per lei poteva usare quell’aggettivo.
S: è pericoloso girare di notte da
sola, dove andavi.
E: in cerca di un hotel per la notte.
Mi accompagni?
S: caschi male, non è tanto una città
da turisti. Ma posso fare di meglio, ti ospito da me.
Mi stupì. In tanti anni è difficile
lasciarmi senza parole. Ma la luce che ho visto in lui mi disorientò.
S: perché mi guardi così. Non ti farò
del male.
E: lo so, so dei tuoi cambiamenti.
Come di quelli di Angelus. Come so quasi tutto delle persone che ho incontrato.
S: i chip cambiano la vita…
E: non mi riferivo a quello, ma alla
scintilla.
S: cosa?
E: lascia stare, puoi prendermi per
pazza, come fanno tutti. – gli sorrisi e lui ricambiò.
S: andiamo. Beh comunque è strano che
tu ti fidi, sono sempre malvagio. Potrei approfittare di te, sai una bella
ragazza in casa mia… - mi guardò con fare
ammiccante. Era buffo!
Scoppiai a ridere, non sapeva mentire
e fingere di essere ancora cattivo gli riusciva male.
E: non ti preoccupare, mi fido degli
uomini innamorati. Forza William andiamo, devi raccontarmi un secolo di
non-vita e poi voglio sapere tutto della biondina che ti ha stregato.
capitolo 2
E: accogliente la tua casa.
S: strano, sei la prima che la chiama
casa. Beh è vero. È solo temporanea ma è sempre casa mia.
E: temporanea? Hai uno strano concetto
del tempo, è vero che non ha molta importanza per te, ma mi sembra arredata.
Sembra tu ci stia qui da molto. Io se avessi un abitazione temporanea non la
riempirei così tanto. Da quanto vivi a Sunnydale?
S: vivi è una parola grossa, comunque
ormai sono circa 2 anni abbondanti.
E: fortuna che era temporanea.
Comunque è molto carina, ci sono molte cose da umani, forse un po’
troppe per un vampiro. Ha forse a che fare con qualche donna?
S: beh diciamo che se dovessi portare
qualche ragazza qui, vorrei che si sentisse a suo agio.
E: scusa la domanda, ma quale ragazza
umana ti seguirebbe in una cripta?
S: stai mettendo in dubbio il mio
fascino?
E: non intendevo questo, ma dovresti
dirle che sei un vampiro per spiegare alcune cose, tipo il sarcofago in centro
stanza. Quindi la ragazza in questione dovrebbe innanzi tutto credere ai
vampiri e non averne paura.
Quasi non riuscivo a trattenere le
risate.
S: beh siamo a Sunnyhell, pensi che ci
sia ancora qualcuno che non crede a demoni e affini?
E: ok ok, se non vuoi parlare di lei
non importa.
S: di chi?
E: della cacciatrice. È carina.
Spike si sentì come un bambino pescato
con le mani del vaso dei biscotti.
S: cosa centra la cacciatrice. Io non
posso ucciderla solo per via del chip, ecco tutto. Cerco solo di sopravvivere
tutto qui!
E: va bene. Non ti scaldare. Ho solo
detto che è carina. Come si chiama?
S: Buffy – cercò
di nasconderlo, ma il suo sguardo si illuminò mentre parlava di lei.
E: sembra forte. Ma non pensavo che
questo fermasse William the bloody nel suo intento. Ci sono tanti modi per
uccidere qualcuno, e tante ragioni per volerlo fare. Ma ce n’è
solo una per non farlo…
Spike mi fissava curioso.
E: non volerlo fare! Ma non ti
preoccupare non lo dirò a nessuno. Non provarci nemmeno a convincermi che sei
ancora cattivo, che vuoi uccidere la cacciatrice eccetera eccetera. Primo non
sono nate ieri, secondo non mi si mente, e questo lo dovresti sapere e terzo
credo sia il segreto peggio tenuto in tutto il paese.
Scoppiò a ridere e credetemi fa un
certo effetto vedere un demone ridere.
E: solo una cosa e poi se vorrai
potremmo non parlare più di lei. Ne vale la pena?
Alzò lo sguardo su di me e per un
attimo non seppi dire cosa vidi nei suoi occhi. Poi riconobbi la luce e la
verità, quella che fa male ad ammettere.
S: si, ogni attimo.
Non parlammo più di lei per il resto
della serata. Ci raccontammo cosa avevamo fatto della nostra vita in tutto
questo tempo. Quando giunse l’alba Spike andò a dormire e io
mi sedetti fuori a respirare l’aria del mattino.
Erano circa le dieci quando dalla
porta irruppe una giovane ragazza dai capelli lunghi e scuri. Sembrava
preoccupata e quando mi vide sembro pietrificarsi. Ero seduta sulla poltrona a
guardare la tv, mi aveva quasi spaventato. Non pensavo che un vampiro ricevesse
visite in pieno giorno.
D: oh, mi scusi, io non sapevo che ci
fosse qualcuno, cercavo Spike e… - balbettava, era imbarazzata.
E: Spike è giù sta dormendo, se vuoi
lo chiamo.
D: no non importa non è urgente.
Tornerò un'altra volta. Io…
Sorrisi. Era terrorizzata. Chissà cosa
ci faceva una ragazzina da Spike, poi la riconobbi, me ne aveva parlato questa
notte.
E: la sorella della cacciatrice. Devi
essere lei!
D: si sono io, come fai a saperlo. – Ora
era spaventata e dopo tutto ciò che aveva passato ne aveva tutto il diritto.
E: Spike mi ha parlato molto di te.
Sembrava lusingata, forse la cotta per
lui non le era ancora passata.
D: e tu sei la sua ragazza?
E: no, solo una vecchia amica. Sono
arrivata ieri a Sunnydale e lui mi ha ospitato qui, dopo avermi salvato da tre
vampiri. Posso fare qualcosa io per te?
D: non importa grazie, io ora devo
andare.
Stava per uscire, sembrava così
piccola e indifesa ed era triste.
E: Down – si voltò
di scatto verso di me – è questo il tuo nome giusto?
Beh spero di rivederti presto.
Mi salutò e usci. Spike aveva ragione,
era difficile essere felici lì. Non impossibile però e questo era quello a cui
aggrapparmi.
Pioveva. Pieno pomeriggio e pioveva.
Uscimmo e ci dirigemmo a negozio di magia, avevo voglia di conoscere gli amici
di Spike, e vi prego nessuno gli dica che li ho chiamati suoi amici. Entrammo e
tutti gli occhi si posarono su di noi. Evidentemente la piccola Down aveva
raccontato del nostro incontro. La cacciatrice era sulla difensiva, forse teme
che io sia un demone o simile o forse…
S: buon giorno a tutti
X: Spike perché da queste parti? Non
ci presenti la tua ragazza.
E: ehi calma. Innanzi tutto non sono
la ragazza di nessuno e in secondo luogo se mi vuoi conoscere puoi parlare
direttamente con me. – non volevo rispondere male, ma
non mi piace quando si parla di me come se non ci fossi.
Mi avvicinai subito al ragazzo moro
che mi aveva parlato e gli tesi la mano sorridendo, non bisogna cominciare
male.
E: io sono Emma piacere.
X: tu, tu sei calda!
Rimanemmo tutti perplessi.
X: tu non sei un vampiro?
E: no! Umana al cento per cento,
potete posare i paletti.
X:ma Down ha detto che c’era
una bella ragazza che aveva passato la notte da Spike e che era una sua vecchia
amica.
S: ehi questa cosa che deve essere un
vampiro per passare la notte da me una bella ragazza me la devi spiegare.
E: calmatevi. Innanzi tutto, Down
grazie per la bella ragazza, ma giuro che non sono un vampiro.
Un distinto signore si stava pulendo
gli occhiali, scotendo la testa. Quella scena doveva essere familiare. Un uomo
intelligente, e inglese si vedeva lontano un miglio. Mi si avvicino e mi tese
la mano.
G: mi scusi signorina, ma a volte è
peggio dell’asilo nido. Io sono Rupert Giles ed è un piacere
conoscerla. Come mai qui?
E: sono solo di passaggio. Sono
arrivata ieri sera e ho incontrato per caso William che mi ha gentilmente
ospitato.
A: beh se vuoi posso affittarti una
stanza, mettendoci d’accordo sul prezzo.
Mi voltai di scatto. Quella voce la
conoscevo. Le sorrisi, avevo saputo anche dei suoi cambiamenti, ma certe cose
non cambiano mai.
E: Anjanka, è un piacere rivederti.
Mi guardò sorpresa, mi stava studiano.
A: ma tu sei Emma. Emma due passi.
E: sono secoli che nessuno mi chiama
più così.
A: ti vedo bene! Ti vedo ancora viva.
Tutti erano stupiti, era bello
rivedere gente conosciuta, ma questo implicava innanzitutto che per la maggior
parte erano demoni e che ogni volta dovevo raccontare la mia storia.
T: quella Emma due passi?
W: la conosci anche tu?
Le due giovani streghe viste la sera
prima.
T: no ma mia madre mi parlava di lei.
Io ho sempre pensato fosse una favola.
B: ok se qualcuno ci spiega qualcosa è
meglio. Comunque io sono Buffy.
Mi strinse la mano e mi guardò diritta
in faccia. Voleva sapere se fidarsi. Era sempre all’erta,
era sempre spaventata. Chissà se ci si abitua a convivere con la paura?
E: so chi sei. Ho sentito parlare di te
è un vero piacere conoscerti.
Abbassò lo sguardo, le strinsi ancora
la mano, volevo che mi guardasse negli occhi.
E: ho sentito parlare di Buffy, non
della cacciatrice.
B: ma come…
T: perché “vede
lontano”. Mia madre me lo diceva sempre, che riuscivi a leggerle
dentro.
E: ora ricordo tua madre. Era una
persona meravigliosa, mi dispiace che… - abbassai la testa.
T: non ti preoccupare, va tutto bene.
Calò un po’ di
silenzio.
E: bene è meglio che vi racconti
brevemente di me. Poi potrete controllare se dico la verità.
W: no ma non serve controllare se…
E: non c’è problema…
W: Willow.
E: dicevo non c’è
problema. È bello fidarsi ma non è facile farlo qui.
Raccontai la mia storia, molto molto
brevemente, non volevo entrare troppo nei dettagli, avevo altro da fare
piuttosto che parlare di me.
E: bene mentre voi sbrigate le vostre
faccende se Down volesse accompagnarmi a vedere la città e fare un bel giretto… te
ne sarei molto grata.
D: io, ma non…loro
sono più grandi magari ti annoi con me.
E: preferisco la tua compagnia, se
vuoi e se Buffy è d’accordo.
Ci voltammo tutti verso di lei.
B: ok, ma tornate presto è pericoloso
girare di notte qui. Emma se vuoi venire a cena da noi…
E: grazie volentieri. Allora andiamo
mia guida?
Down sembrava entusiasta prese la
giacca e mi portò fuori sorridendo.
B: Spike, tu non lasceresti
S: Buffy tranquilla. Emma non è ne un
demone ne nessuno con poteri particolari, o meglio uno ce l’ ha,
guarda. – Buffy si voltò verso la sorella, ma non capiva.
Si girò nuovamente verso il vampiro e
incrociò il suo sguardo. Ebbe un brivido lungo la schiena ma scosse la testa
per scacciare il pensiero.
S: sorride, Down è felice. È questo
che fa Emma, rende felici.
Buffy abbassò il capo. Si sentì per un
attimo gelosa.
Li guardai prima di uscire e vidi una
famiglia. Senza legami di sangue ma erano uniti. Spike era rimasto a guardare
Buffy, sembrava rapito da lei. Lei non lo fissava, ma avevo visto il brivido
passarle lungo la schiena.
Uscimmo, ci vuole tempo e pazienza per
occuparsi di quei due, ma io sono ben fornita di entrambe le cose.
Arrivammo a casa Summer. Avevamo fatto
un bel giro per la città, Down era stata un ottima guida e una splendida
compagnia. Entrammo in casa e ritrovammo tutti, tutti tranne Spike. Andai in cucina
ad aiutare Buffy, gli altri erano immersi in molte faccende e io volevo parlare
un po’ da sola con lei.
E: ciao Buffy. Posso darti una mano?
B: ciao, vi siete divertite? – mi
sorrideva ma mi guardava perplessa. Mi porse un cespo d’insalata
ed io inizia a pulirlo.
E: non ci sarà William con noi
immagino.
Si irrigidì. Si vedeva, mi dava le
spalle ma sentivo che quell’argomento la innervosiva.
B: no, Spike non è stato invitato.
E: perché?
Domanda dolente. Si voltò di scatto
verso di me con gli occhi che lampeggiavano. Ci sarebbe voluto più tempo del
previsto.
B: lui, io, noi non…
E: non ha importanza, non mi devi
spiegazioni, hai il diritto di invitare chi vuoi in fondo è bello avere solo
amici in casa e se lui non…
B: no non è che… - si
voltò, dandomi nuovamente le spalle – tra te e Spike…
Come era difficile parlare, sentivo il
suo cuore battere all’impazzata. C’era
una lotta in lei, fra ciò che sentiva e ciò che credeva giusto sentire. Mi dispiaceva
per lei ma in quel momento capii una cosa importante, e su quella avrei
lavorato.
E: dimmi
B: cioè voi vi conoscete da molto,
siete amici o magari…
E: sai Buffy è più facile capire se le
domande sono precise.
B: … non
importa era così solo curiosità. Tanto a me non importa cosa fa, sarebbe ora
che trovasse una nuova… beh cambiamo discorso, dove
siete state tu e Down?
E: ascoltami. Tra me e Spike non c’è
nulla, siamo solo amici, se così si può dire. Lo conosco da molto, come Angel,
ma è tutto qui. Questa notte mi ha ospitato dopo avermi aiutato, perché non
avevo altro posto dove andare e non è successo nulla, abbiamo solo parlato del
suo amore – in quel momento mi guardò perplessa, come se non
sapesse. – inoltre, non vergognarti di ciò che pensi, come ti
avranno raccontato non mi si può mentire, in nessun caso.
Le porsi la ciotola con l’insalata
pulita e feci per uscire.
E: sai credo sia una persona molto
speciale l’amore di William, magari poi ti racconterò cosa mi ha
detto di lei. Ah Buffy un’ultima cosa, non è Drusilla.
Uscii, lasciandola sola con le domande
che aveva nella testa e la rabbia che sentiva dentro. Sapevo che si stava
chiedendo chi fossi in realtà, cosa volessi da loro, se veramente Spike mi
aveva parlato dal suo “insano”
amore e se sapevo che era lei. Ma la domanda che più la tormentava era se io
sapevo, se avevo percepito la verità, quella che lei stessa rifiutava ma l’unica
che la teneva ancora in vita.
Dopo cena restammo a chiacchierare del
più e del meno e Giles era molto interessato alla mia storia. Dopo un po’
sentimmo bussare alla porta. Buffy andò ad aprire e si trovò davanti Spike. Per
un attimo la vidi trattenere il fiato, voleva sorridergli.
X: cosa vuoi Spike, non sei stato
invitato. Cos’è i ti si è rotta la tv e ti sei ritrovato da solo
nella tua cripta?
Fissai lo sguardo su di lei, la vidi
indossare la sua maschera di freddezza e distogliere lo sguardo dal vampiro. D’altra
parte lui era furioso, non per le cretinate di Xander quanto perché lei ne era
influenzata.
B: che c’è Spike?
S: è bello essere accolti da tanto
calore. Ci si sente proprio a casa.
D: entra Spike, siediti qui. Emma ci
stava raccontando qualche storia.
Il volto di William si addolcì, come
quello di un fratello che guarda la sorellina.
S: grazie briciola, ma non credo di
essere il benvenuto. Volevo solo sapere se Emma aveva trovato un posto per la
notte o se aveva ancora bisogno di ospitalità.
D: beh potresti fermarti da noi. –
disse guardandomi speranzosa.
E: non vorrei disturbare, magari tua
sorella non è d’accordo.
B: no non c’è
problema, posso offrirti solo il divano ma è comodo, chiedi a Giles?
Tutti sorrisero.
S: bene allora, meglio un divano qui
che in una cripta umida.
Rimasero tutti fermi e zitti per un
attimo. Perché quella tensione? Perché complicare troppo le cose.
E: William aspetta un momento, devo
darti una cosa. Il tempo di andarla a prendere.
Spike si richiuse la porta alle spalle
e rimase in piedi ad aspettare.
B: io intanto vado a fare il caffè.
Raggiunsi Buffy in cucina e finsi di
cercare qualcosa nel mio zaino.
E: sai non dovresti farti influenzare
così. Fa male reprimere i sorrisi.
B: ma di cosa stai parlando –
sembrava arrabbiata. Anzi lo era ma non credo non sapesse bene con chi.
E: sto dicendo che quando Xander e gli
altri se ne andranno a casa e torneranno alle loro vite, quando Down sarà
andata a dormire e tu avrai voglia di chiacchierare e sorridere a qualcuno,
sarai da sola. Oltre alla cacciatrice, oltre alla lotta ci sei tu, e quando
andrai nella tua camera a fine giornata dovrai fare i conti con la tua vita.
Spero ci sia un sorriso e non un rimpianto sul tuo viso prima che ti
addormenti.
Uscii, non volevo essere dura con lei,
ma tanto sapevo che non lo sarei mai stata quanto lo era con se stessa.
Rientrai in soggiorno, alzando le mani
rivolta Spike, come se non avessi trovato ciò che cercavo.
E: mi spiace ero certa di trovarlo…
S: non importa, quando lo troverai,
qualunque cosa sia, sai dove abito. Bene allora è meglio che vada…
X: già!
Aveva appoggiato una mano sulla
maniglia, quando una voce lo fece trasalire.
B: beh perché non ti fermi Spike.
Tutti si voltarono verso di lei
stupiti.
B: in fondo Emma è soprattutto amica
tua, magari a lei fa piacere che tu rimanga.
William si tolse la giacca e si
sedette accanto a Down, non prima di aver donato a Buffy un sorriso pieno d’amore
e di gratitudine
C’era chi era quasi arrabbiato e
chi molto felice per l’atteggiamento di Buffy.
Io dal canto mio avevo solo trovato
ciò che cercavo.
Capitolo 4
Giles aveva accompagnato Anya al
negozio per controllare che fosse tutto a posto, Willow e Tara erano andate al
campus e Down era andata a dormire. Xander si avvicinò alla porta per
andarsene, poi si voltò verso Spike, guardandolo.
X: non te ne torni a casa, capelli d’oro?
Io sono sempre stata una donna
paziente, ma quel ragazzo a volte mi dava proprio sui nervi. Ma cos’era
cieco? Cieco come tutti a quanto pare.
E: Xander posso parlare con te un
attimo?
Lo trascinai fuori senza dargli il
tempo di replicare.
E: tu cosa sai di me?
X: quello che ho letto e che mi ha
raccontato Anya. – sembrava stupito dalla domanda.
E: ok, ma pensi che io sia cattiva?
X: no anzi. Credo solo che tu abbia
pessimi gusti in fatto di amicizie.
E: ognuno ha la propria opinione.
Comunque, so che sei un ottimo amico di Buffy, da molto.
X: si è vero, ci conosciamo da molto e
farei di tutto per lei.
E: lo so si vede che le vuoi molto
bene, e si vede anche che lei tiene molto a voi e a ciò che pensate di lei,
forse troppo.
X: che vuoi dire?
E: che cos’è per
te lei? Cioè quando pensi a lei cosa vedi?
X: vedo la cacciatrice, vedo una
giovane donna forte…
E: è questo il punto. Lei è una
giovane donna, sola. Tornata in vita, riportata a combattere, riportata a
soffrire e ad aver paura, per se , per chi ama. Io credo che non sia facile per
lei arrivare ogni giorno a sera, senza poter parlare con qualcuno del suo
dolore…
X: ma ci siamo noi…
E: qualcuno che conosca il suo dolore!
Lei è forte, è coraggiosa, l’ hai mai vista piangere?
X: no!
E: Spike l’ ha
vista piangere, si è seduto a fianco a lei mentre era debole e sola ed è
rimasti lì, senza dire nulla, sola a farle sentire che era lì per lei.
X: ma lui ha un ossessione per lei,
non dubito che sia stato lui stesso a farla piangere.
E: innanzitutto io credo che lui sia
innamorato di lei, ma il punto non è questo, potrebbe anche averla fatta
piangere, ma lei non ha avuto paura di lasciarsi consolare da lui, di farsi
vedere debole. Chi ha pianto con te, chi si è fatto consolare da te?
X: Anya, ma cosa vuol dire, non
penserai mica che Buffy possa…
E: no non lo penso, anche perché se
fosse innamorata di lui piuttosto si farebbe torturare piuttosto che ammetterlo
e ferire la vostra sensibilità. Non vi siete accorti che non ha una vita
privata? Non ha nulla per se, non ha nessuno di cui è innamorata? E non perché
non ha trovato quello giusto, ma perché deve occuparsi di altro. Di voi, di
salvarvi la vita e di non turbarvi.
X: lei non ama Spike e comunque ha una
sua vita privata e nessuno le dice cosa fare e con chi uscire.
E: già, nessuno le dice nulla, basta
che a voi vada bene. Se Buffy ti avesse parlato male di Anya, se ti avesse
detto che era cattiva e di non fidarti, se l’avesse
disprezzata davanti a tutti, deridendola, saresti con lei ora?
X: ma lei non… e
poi Anya non è come Spike…
E: già Buffy non ti ha detto nulla,
non ti ha giudicato non ti ha imposto il suo pensiero perché è una tua amica,
non vuole che tu soffra e avrebbe potuto impedirti di stare con lei, in fondo
Anya non era uno stinco di santo. Ma non l’ ha fatto, le ha concesso il
beneficio del dubbio. Hai ragione sono diversi Spike ed Anya, già lei non ha
mai ucciso nessuno o torturato a morte. Sei veramente sicuro di conoscerla? Ora
è una persona splendida è cambiata e a te non importa nulla del suo passato. Ma
immagino che questo valga solo per te.
X: tu non puoi capire, non ci conosci,
non sai cosa ci ha fatto Spike prima che gli mettessero il cip. Lui l’ ha
fatta e la farà soffrire, lui non ha un’anima non la può amare.
Respirai a fondo prima di
rispondergli, l’istinto di colpirlo era forte.
E: Xander, è vero non vi conosco, ma
so che William anche senz’anima mi ha risparmiato la vita,
d’altronde Anyanka non è mai stata
così generosa con qualcuno. Ma anche questo non conta ora lei è umana mentre
Spike è ancora un demone, che non vi uccide anche se credo a volte vorrebbe
farlo.
X: lui non può toccarci…
E: già ma può lasciarvi morire
attaccati da qualcun altro. Ascoltami ho capito che le mie parole non ti
toccano, in fin dei conti non voglio farti piacere William. Vorrei solo che gli
dessi il beneficio del dubbio. Non per lui ma per Buffy.
X: lei non lo ama. Non può amarlo.
Scossi la testa, povera Buffy non
doveva essere stato facile, anche perché l’aveva già passato con Angel.
Sapeva cosa voleva dire e non voleva allontanare i suoi amici, piuttosto
avrebbe sacrificato se stessa, come ogni volta.
E: prometto che non ti tormenterò più
con questo argomento, so che tu come tutti volete solo il suo bene. Solo una
cosa ti chiedo, quando questa sera andrai a casa e guarderai la donna che ami e
che ti è sempre stata a fianco dormire, pensa che non la puoi amare, pensa che
i tuoi amici non la vogliano. Impegnati e fai come se fossi davanti a loro e
fingi di non amarla, quando la guardi non sorriderle ma sforzati di
disprezzarla.
Forse hai ragione e Buffy non prova
nulla per Spike, ma se ci fosse anche la minima possibilità che senta qualcosa
per lui fermati a pensare che lei vive tutti i giorni quello che tu hai solo
immaginato per qualche minuto.
Rientrai in casa e lo lasciai solo a
pensare. Poi lui alzò la testa convinto di aver ragione e se ne tornò a casa.
Appena entrato in camera da letto e si mise a guardare il suo amore dormire, si
sforzò di non sorridere e rabbuiò il suo sguardo. Pensò all’idea
di vederla e non poterla stringere, non poterle dire che l’amava,
non tornare a casa stanco e sfogarsi con lei. Immaginò di imporsi di non ridere
alle sue battute e non addolcire lo sguardo quando faceva le espressioni che solo
lui conosceva. Pensò alle giornate difficili, quando il mondo sembrava
crollargli addosso, quando tutti erano contro di lui, quando si sentiva triste
e rabbrividì quando si vide da solo, senza qualcuno che lo capisse e che si
sedesse accanto a lui ad ascoltarlo. Due lacrime gli scesero dagli occhi. Tornò
a guardare la sua donna, il suo amore e lei era lì. Fingere, anche se solo per
poco, era stato troppo doloroso. Improvvisamente gli tornarono in mente le mie
parole “…lei vive tutti i giorni quello che tu hai solo
immaginato per qualche minuto.” .
Xander cadde esausto a terra. Quella
notte non dormì.
Quando rientrai mi avvicinai alla
cucina senza entrare, come potevano un vampiro ed una cacciatrice non percepire
la mia presenza? Poi li vidi e capii che i loro sensi erano concentrati uno
sull’altro.
Buffy lavava i piatti con lo sguardo
basso. Era nervosa. Spike si era offerto di darle una mano e asciugava qualche
stoviglia, felice come un bambino con un gioco nuovo. Erano buffi da vedere.
Quando Spike si voltava per appoggiare qualcosa lei lo guardava, per
distogliere subito lo sguardo quando lui si voltava a osservarla. Non
parlavano, a parte qualche scambio di battute, taglienti, provocatorie. Anche
adesso ballavano e quando uno dei due si avvicinava l’altro
si allontanava, cose se l’avvicinarsi troppo fosse
pericoloso. Sembravano due acrobati in equilibrio e entrambi temevano che l’altro
non l’avrebbe tenuto durante il salto. Avevano paura di
essere lasciati cadere a terra.
S: grazie per avermi fatto restare. Lo
so che l’ hai fatto solo per Emma ma mi ha fatto piacere lo
stesso.
Le passo lo strofinaccio bagnato e si
mise la giacca. Arrivò alla porta della cucina e lei per la seconda volta in
una sera lo trattenne, non voleva che se ne andasse così.
B: Spike non l’ ho
fatto solo per Emma…cioè conosci Down avrebbe
stressato per tutta la sera. – lui le sorrise, non le aveva
detto nulla ma forse – e grazie… per
i piatti.
S: è stato un piacere. Notte Buffy.
Pronunciò il suo nome piano, carico d’amore
e lei sentì una morsa al cuore.
S: notte Emma.
Dannazione ero stata beccata. Non ero
mai stata brava a nascondermi. Buffy arrossì quando mi vide entrare e io mi
sentii presa con le mani nel vaso dei biscotti.
E: notte William.
Lui se ne andò e lei per un momento lo
seguì con lo sguardo. Infine riportò l’attenzione su di me. Prese due
tazze di tè fumanti e mi sorrise, di un sorriso sincero come se si fosse arresa
alla mia insistente ed ingombrante presenza.
B: andiamo un po’
fuori? Si sta bene in veranda.
E: due chiacchiere sincere?
B: due chiacchiere da amiche!
Capitolo 5
Sorseggiavo il mio tè lentamente,
stavo bene.
B: posso farti una domanda personale.
E: certo ma solo se riguarda Emma e
non i miei trecento anni di vita.
B: ok… ti senti
mai sola?
E: si, è quasi trecento anni che mi
sento sola. Ma dopo un po’ ci si abitua. Ma questo tu lo
sai!
B: già ma pensavo che per te fosse
diverso. Cioè tu incontri tanta gente e li aiuti…
E: come te… ma
lo sappiamo bene entrambe come funziona. Non è facile avvicinarsi a qualcuno
sapendo che prima o poi uno dei due se ne andrà.
B: già. Non so come fai, io dopo poco
più di vent’anni non lo sopporto più, trecento sono tanti!
E: a volte sembrano troppi.
B: ma non ti sei mai avvicinata a
qualcuno, cioè…
E: si mi sono innamorata e più di una
volta.
B: ma nessuno di loro è con te. –
abbassò la testa, era triste e non so se per lei o per me.
E: già nessuno di loro. Non è facile
trovare qualcun altro di trecento anni.
B: come fai ad andartene? Ad essere
innamorata e lasciarli.
E: beh innanzi tutto sono
insopportabile, quindi alcune volte è finita come molte altre storie normali.
Altre volte invece me ne andavo e basta, senza una parola. Non è facile
spiegare che te ne devi andare e soprattutto perché. Ma questo non significa che
non li amavo più.
B: hai mai desiderato fermare il tempo
e rimanere con una persona? Essere disposta a sfidare tutto e tutti anche solo
per un momento in più con lui?
E: il tempo è già fermo per me, il
problema è che per gli altri continua. Tutti ciò che ho amato e amo se ne
andranno o moriranno e io non posso fare nulla. A volte vorrei che finisse
tutto, perché ci sono momenti in cui il dolore è troppo forte e vorrei solo
poter riposare.
B: cosa ti spinge ad andare avanti,
come hai fatto a non mollare fino ad ora.
E: perché so che quello che faccio è
importante e vale la pena lottare per far sorridere qualcuno.
B: riesci davvero ad arrivare a sera
ogni giorno solo sapendo che hai fatto sorridere qualcuno?
E: no ma ho i miei ricordi e il mio
angolo speciale e questo si ricollega a quel qualcuno per cui avrei fermato il
tempo.
Mi sorrise, sembravamo due ragazzine
che spettegolano sui ragazzi.
B: com’era?
E: insopportabile. Indubbiamente attraente
ma fastidioso. Doveva sempre dirmi ciò che pensava e accidenti a lui, aveva
sempre ragione. L’unica persona al mondo che mi leggesse dentro. Non
potevo mentire con lui. Mi ha fatto capire quanto quello che faccio io a volte
sia irritante.
Speravo fosse come me, ma era un
ragazzo comune ma molto speciale.
B: e siete stati assieme per molto?
E: no, non lo siamo mai stati. Lui
sapeva di me e non ci eravamo mai avvicinati abbastanza. Sapevamo entrambi che
non sarebbe durata che io avrei dovuto ripartire per cui non siamo mai stati
nulla l’uno per l’altra…
Ci fu un momento di silenzio. Ancora
dopo tanti anni cercavo di mentirmi.
E:… beh non
proprio nulla. Ho passato tre anni a fingere di non amarlo, quando eravamo
assieme litigavamo continuamente. Ogni volta che avevo un problema o ero triste
lui era lì a darmi fastidio.
Per tanto tempo ho pensato che mi
odiasse a tal punto da volermi far star peggio ma poi mi sono accorta di una
cosa: era insopportabile ma c’era. Non ricordo una volta in
cui ero triste e lui non fosse li. Non mi ha mai fatto sentire sola. Arrabbiata
magari ma mai sola.
B: ma… io non
capisco? Se tu avevi bisogno di lui e lui teneva a te, perché non ci avete mai
provato?
La guardai. Perché cercava una
risposta da me sul cosa fare.
B: non mi rispondere so a cosa stai
pensando e la situazione è diversa.
E: già è capovolta, allora ero io
quella sbagliata. Non avrei mai dovuto affezionarmi a lui, non ero lì per
quello, non appartenevo a quel mondo.
B: tu non sei sbagliata…
E: Buffy, ognuno di noi è giusto e
sbagliato, dipende solo da quale parte guardi. Anzi nessuno è ne giusto o
sbagliato, non siamo nessuno per giudicare cosa è bene e cosa è male. Cerchiamo
solo di sopravvivere e di trovare un bel modo per passare il tempo mentre lo
facciamo. Non essere così dura con te stessa. Io non so la tua situazione e non
so cosa provi, ma vivi ciò che senti o rischi di rimpiangerlo.
B: ma se tra voi non c’è mai
stato nulla, nessuna dichiarazione, nessun contatto. Come sai che lo amavi?
E: il fatto di amare qualcuno lo senti
e basta. Non è una cosa che puoi decidere, ne che puoi tenere segreta per
troppo o ti brucerà dentro.
Abbassò la testa e il suo cuore
batteva forte.
E: e poi è lui che mi tiene in vita
per che mi ha dato quel momento.
B: quale?
E: quell’istante
speciale in cui tutto si ferma, anche il mondo attorno. Non senti nulla, nessun
dolore nessuna paura non ti chiedi niente. La tua mente si svuota, dimentichi
chi sei e cosa devi fare, sai solo che non vorresti altro. Vorresti che tutto
si cristallizzasse lì, perché in quel momento senti pace. Senti che puoi
riposare, e che sei tu quella importante di cui ti devi preoccupare. Noi
abbiamo bisogno di pace e di riposo.
Quella sera ero stanca, mi ero seduta
su un dondolo in veranda e mi ero addormentata. Feci un incubo spaventoso e
quando mi sveglia lui mi teneva fra le braccia per calmarmi. In quel momento
sentii la pace, sentii il mio momento speciale. Quella sera ci guardammo con
occhi diversi e siamo rimasti senza dirci nulla, seduti immobili a goderci
quell’attimo miracoloso.
B: perché non sei rimasta?
E: perché non ne ho avuto coraggio,
non avrei potuto più lasciarlo andare. Sarai più coraggiosa di me?
B: io non l’ ho
ancora sentito quel momento. Forse non lo sentirò mai. Tu hai vissuto trecento
anni per incontrarlo, io non so se arriverò a domani.
Ridemmo. Avevamo bisogno di scaricare
la tensione. Poi fu silenzio e io cercai ancora quella pace, ma ne avevo solo
il ricordo.
B: la desideri mai una vita normale?
E: tipo un lavoro, una famiglia, dei
figli. Una casa dove tornare ogni sera, un marito umano che mi aspetta e cose
simili? Noo scherzi! Io adoro dover girare il mondo da sola e sperare che
arrivi la fine anche per me, non saprei cosa farmene di un posto dove tornare,
di volti da voler rivedere. – scoppiai a ridere. – a
parte gli scherzi, non la sogno più perché io ho già la mia vita normale ed è
questa. Il nostro tipo di vita ci cerca e noi siamo adatte a questa
probabilmente. La si può adattare bene comunque, potrai farti una famiglia che
ti ami anche se non sono normali o del tutto umani. E potrai avere una casa
dove tornare anche se non avrà porte o staccionate bianche. Sta a noi renderci
felici e non è detto che la normalità sia adatta a noi.
B: però sarebbe bello provarla.
E: chi te lo impedisce?
B: io non posso, solo la cacciatrice.
Devo essere pronta ad ogni cosa, devo fare la ronda non mi posso distrarre.
E: Buffy non è per tutta la vita, è
per una sera. Potremmo occuparci noi della ronda e tu uscire, magari fuori
città, dove nessuno ti conosce e spassartela e per una sera essere solo Buffy.
B: e se mi piacesse?
E: avrai un ricordo che ti tiene viva.
B: non so se mi basterà un ricordo.
E: allora porta qualcuno che ti
ricordi chi sei.
B: non posso portare in giro demoni
per ricordarmi che sono una cacciatrice.
E: infatti non devi ricordare di
essere la prescelta ma solo Buffy.
Si alzò e andò verso la porta.
B: verresti con me?
E: anche in capo al mondo. –
sorrisi. La trovavo simpatica e dolce, mi sarebbe piaciuto conoscere di più
Buffy.
B: beh basta a bere qualcosa. –
stava per rientrare poi si fermò, si voltò piano verso di me, sembrava
intimorita. – so che ti piace la tua vita così com’è ma
se un giorno avessi voglia di tornare a casa puoi sempre tornare qui.
Feci un segno di assenso col capo, la
mia gratitudine non poteva essere espressa a parole. Per un attimo il ricordo
di riposo si accentuò in me e fui felice. In due giorni un vampiro ed una
cacciatrice mi avevano stupito, dopo un eternità che non mi sbalordiva più nessuno.
Rimasi ad assaporare l’odore
della notte. Dopo che la luce della camera di Buffy si fu spenta un’ombra
si arrampicò sull’albero di fronte a casa sua.
Lui era lì per lei, per farle sentire
che c’era che non era sola. In quel momento sperai che
Buffy fosse abbastanza coraggiosa da cercare il suo momento speciale.
Capitolo 6
Era già pomeriggio inoltrato quando
arrivammo al magic box. Come sempre erano tutti lì, indaffarati in mille
faccende.
B: ragazzi devo chiedervi un favore.
Tutti si voltarono verso di lei,
sembravano stupiti. Da quando in qua Buffy chiedeva aiuto?
B: potreste fare voi la ronda per me
questa sera? Vado fuori città.
G: è successo qualcosa?
B: no vado solo a divertirmi.
G: cosa?
B: ehi avrò pur il diritto di
prendermi qualche serata libera. Niente caccia, niente demoni solo frivolo
svago.
T: mi sembra una splendida idea.
Andrai da sola?
B: no siete liberi di venire con me a
condizione che nessuno parli di “lavoro” e
qualcuno si occupi della ronda.
W: io e Tara abbiamo un convegno di magia,
mi spiace.
X: verrei volentieri ma io e Anya
abbiamo una cena a casa dei miei genitori.
G: avrei voluto parlare ancora un po’ con
Emma ma se lei viene con te…
D: chiedi a Spike.
Tutti si voltarono di scatto verso
Dawn.
B: stai scherzando vero. Non voglio
andarci con Spike. Ho detto niente lavoro e tu mi proponi di andarmi a
divertire con un vampiro?
D: io intendevo che puoi chiedere a
lui per la ronda ma se preferisci…
B: oh! Mi sembra una buona idea. Mi
spiace Giles ma io Emma e Dawn andremo a divertirci stasera, se vuole venire…
G: grazie, magari accompagnerò Spike
per cimiteri.
B: che belle le rimpatriate tra
compaesani.
D: posso venire anche io davvero?
B: si! Ma non farci l’abitudine.
Dawn saltellava per il negozio
euforica. Usciva con sua sorella, andava in un locale! Splendido!
Tornammo a casa e ci preparammo per
uscire. Buffy era splendida, aveva un vestito corto bianco con dei fiori
dipinti e i capelli raccolti. Sembrava proprio una ragazza come molte altre.
Prendemmo la macchina che era stata di Joyce e ci avviamo per la nostra serata.
Prima però ci fermammo da Spike. Scendemmo e io cercando di non farmi notare
bloccai Dawn, lei capì e mi sorrise.
D: ti aspettiamo qui.
Buffy ci guardò in modo sospettoso ma
si avviò ugualmente verso la cripta del vampiro.
Questa volta non buttò giù la porta,
bussò ed entrò con calma. È vero che era già tramontato il sole ma sperava di
trovarlo ancora li.
Dopo un po’ lo
sentì mentre saliva le scale.
B: Spike ci sei? Devo chiederti un
favore.
S: già sembra che io sia qui per
questo, prima o poi mi dovrò far pagar…
Era salito e l’aveva
vista. Gli erano morte le parole in gola. Se avesse potuto avrebbe trattenuto
il fiato. Ora poteva chiedergli quello che voleva, non le avrebbe rifiutato
nulla. Buffy notò lo sguardo su di lei e si sentì un po’
imbarazzata.
B: emm… io sto
uscendo con Emma e Dawn, volevo chiederti se potevi fare la ronda per me…
Lui non rispondeva continuava a
fissarla, sembrava incantato. Quanto l’amava e non riusciva a capire
come fosse possibile, lui il terribile William the bloody che si faceva
addomesticare da una ragazzina bionda. Il suo demone urlava in lui, come poteva
chiedergli di fare il suo lavoro mentre lei se ne usciva a divertirsi. Chissà
dove andava poi, magari si sarebbe fatta corteggiare da qualche stupido umano.
Avrebbe potuto ballare stretta a qualche ragazzino. Era geloso, furioso, il suo
demone voleva uscire e urlarle in faccia che si doveva arrangiare che non era
il suo schiavetto. Anche lui avrebbe potuto aver da fare. Cosa credeva che non
fosse capace di rimorchiare qualche ragazzina solo per portarsela a letto. Lui
non aveva nessun problema a farlo in fondo era cattivo.
S: ok non c’è
problema me ne occupo io.
Ma cosa succedeva? Aveva uno
sdoppiamento di personalità e tutto il bel discorso di prima, dov’era
finito?
Lei gli sorrise, dolcemente. Lui
continuava a guardarla senza muoversi e a lei sembrava piacere.
In quell’istante lui
capì dov’era finito il suo bel discorso… alle
ortiche come tutto il resto d’altronde. Lei gli stava sorridendo
ed era splendida, il resto non contava.
B: grazie, Giles ha detto che sarebbe
venuto con te.
S: che bello una serata tra inglesi.
Sarà uno spasso! – lei rise per il tono con cui l’aveva
detto. La vedeva felice e se andarsene via da quell’inferno
per una sera le faceva quell’effetto per lui andava bene. Si
rattristò per un attimo. Lei voleva una vita normale, niente mostri, niente
vampiri, niente preoccupazioni. In fondo se lo meritava.
B: grazie ancora io vado Dawn ed Emma
mi aspettano fuori.
S: ti accompagno così le saluto.
Si avvicinò a lei, sentiva il suo
profumo e per un attimo si guardarono fissi negli occhi. Non riusciva a capire
cosa lo tratteneva dallo stringerla tra le braccia. Nel frattempo Buffy pensava
che doveva andarsene da lì. Subito. Perché lui le faceva quell’effetto?
La guardava in un modo che le faceva ribollire il sangue nelle vene. Doveva
stargli lontana o la sua ragione non avrebbe più trattenuto l’istinto.
D: allora andiamo?!
La voce di Dawn fece sobbalzare
entrambi, mentalmente ringraziarono e maledirono contemporaneamente quell’intervento.
L’aria fresca della sera sembrò
calmare gli animi di entrambi ma l’energia che c’era
tra loro non mi era certo sfuggita. Non capivo come facessero a resistere.
Erano attratti uno dall’altra, o avevano una gran forza
di volontà o erano molto molto spaventati.
S: siete splendide? Dove vanno tre
belle ragazze in giro da sole?
D: a divertirci, ballare e bere… ok
io non posso bere ma il resto lo posso fare.
S: divertitevi allora, non troppo però.
Scoppiammo a ridere e risalimmo in
macchina.
S: Emma spero che tu dopo trecento
anni sia più responsabile di queste due.
E: non ti preoccupare paparino faremo
le brave.
Partimmo e per un po’ non
dicemmo nulla.
D: fortuna che il suo cuore non batte,
ma da come ti guardava ha rischiato un infarto quando ti ha visto.
B: non dire sciocchezze. Poi abbiamo
detto che non si parla di vampiri o affini, pensiamo a divertirci.
Passammo la serata in un locale,
sembrava il Bronze ma c’erano molti meno demoni, anzi
quasi nessuno.ballammo e chiacchierammo del più e del meno. Era una serata
divertente. Dawn era in pista a ballare con delle compagne di classe che aveva
incontrato. Ad un tratto Buffy vide con la coda dell’occhio
uno spolverino nero passarle dietro e si voltò di scatto.
E: non è lui.
B: lui chi? Mi sembrava solo un
ragazzo carino e…
Ma perché provano comunque a mentirmi?
L’avevo sentita trattenere il fiato per un momento e l’avevo
vista delusa quando si era accorta che non era lui.
B: … ok nego
per la forza dell’abitudine, ma non è che speravo fosse lui per qualche
particolare ragione, volevo solo vedere una faccia familiare. Non che non sia
felice che non ci sono demoni in giro era così. È stato un gesto istintivo,
poteva essere un vampiro dovevo controllare…
E: non ti preoccupare, non mi dire
nulle tanto ti riescono male le scuse.
B: ma… - scoppiò
a ridere.
Sembrava felice, forse aveva davvero
bisogno di normalità.
Un ragazzo ci si avvicinò e le chiese
di ballare. Era alto e con i capelli scuri, per un momento mi ricordò Angel e
anche a lei.
Accettò in fondo era lì per
divertirsi. Poco dopo Dawn mi raggiunse, anche lei era felice.
D: dov’è Buffy?
E: sta ballando con quel bel ragazzo.
D: carino sembra Angel.
E: l’ ho notato anche
io. Forse è per questo che ha accettato di ballare.
D: credi che sia ancora innamorata di
lui?
E: credo che gli voglia ancora molto
bene, ma penso che non lo ami più, ma gli serve come difesa.
D: in che senso scusa?
E: è come quando racconti che hai un
ragazzo per non farti corteggiare da nessuno. Probabilmente non vuole che
nessuno si avvicini a lei.
D: ma non ha senso, lei è forte gli
basta dire di no. Non gli servono scuse se non è interessata.
E: già è questo il punto. Forse non è
poi così non interessata.
------------- nel frattempo----------
P: ciao io sono Pitt.
B: piacere Buffy.
P: sono felice che hai accettato di
ballare con me, era da un po’ che ti osservavo. Sei molto
carina.
B: grazie –
disse imbarazzata
P: sei da qui? Non ti ho mai visto?
B: no sono da Sunnydale, sono solo
venuta a farmi un giretto con le mie amiche.
Lui continuava a fissarla e a lei non
piaceva. La guardava come se volesse saltarle addosso, non voleva essere
fissata così. Lui si strinse ancora di più a lei, sperava che ci stesse e di
concludere bene la serata.
B: ora però devo andare. – e
toglimi gli occhi di dosso pensò.
P: rimani ancora un po’,
almeno finiamo questo ballo. Allora dimmi pensi di venire ancora da queste
parti, mi piacerebbe rivederti.
Non sapeva cosa fare, sembrava carino
ma ora voleva liberarsene. Non c’era problema avrebbe tirato
fuori la solita scusa del suo fidanzato Angel, grande grosso e geloso e se ne
sarebbe liberata.
B: non saprei.
P: non avrai mica un fidanzato che ti
aspetta a casa?
B: beh si perché?
P: ma davvero e come si chiama?
B: Spike – alt.
Stop. Ferma tutto. Dove era sparita la solita scusa e perché aveva pensato
subito a lui.
P: che strano nome. Beh non deve
essere un granché dato che esci con le tue amiche e balli con uno sconosciuto,
un vero uomo non ti lascerebbe mai andare in giro da sola, potrebbe essere
pericoloso – e si strinse ancor di più a lei.
B: ehi, non ti permettere.
Innanzitutto stiamo solo ballando e ho accettato perché mi annoiavo, poi posso
uscire con le mie amiche quando voglio, e tu non sai nulla di lui, è cento
volte più uomo di te e sa benissimo che mi posso difendere da sola.
P: a si? Chiese avvicinandosi e
mettendo una mano sul suo seno.
Non c’erano demoni
in quel locale ma quanto a uomini lasciava molto a desiderare.
Gli diede un pugno che lo fece volare
dall’altra parte della sala. Era felice di essere così
forte. Se la vita normale era così preferiva indubbiamente la sua. I demoni non
erano una bella compagnia ma a volte erano meglio di alcuni umani. Tornò da noi
soddisfatta.
E: perché quel poveraccio è volato
dall’altra parte della sala?
B: è stato poco carino, ha messo le
mani dove non avrebbe dovuto e non ha creduto alla storiella del fidanzato.
D: hai di nuovo raccontato che il tuo
fidanzato ti aspettava a casa?
B: già ma non mi ha creduto e ha riso
del suo nome.
D: perché mai, Angel non mi sembra un
nome buffo, fa più ridere Spike…
Ci fu un momento di silenzio. Poteva
non significare nulla, aveva solo detto un altro nome, ma se ci fosse stato il
buon Freud…
B: andiamo a casa ragazze? Mi ha
stancato questa serata tranquilla.
Tornammo a casa e dopo che Down fu a
letto Buffy uscì per un giretto.
E: non dovresti preoccuparti per la
ronda.
B: beh ho voglia di fare due passi e
poi non mi dispiacerebbe scaricarmi un po’.
E: non ti è piaciuta la tua serata
normale?
B: è stata bella, ma forse avevi
ragione tu. È questa la mia normalità devo solo abituarmici.
Uscì e si incamminò verso il cimitero,
le piaceva camminare di notte. Sembrava non esserci nessuno in giro, dovevano
aver fatto un buon lavoro. Tornò verso casa ma non aveva voglia di rientrare e
si sedette sugli scalini della veranda.
S: andata bene la tua serata normale?
B: divertente e se non muoio per un
infarto adesso ancora meglio.
S: conosciuto qualcuno? –
voleva fare l’indifferente ma lei era così bella e aveva un odore
non suo addosso.
Lei lo guardò, era bello sapere che
alcune cose non cambiano mai.
B: solo uno stupido umano.
Sembrava divertito e si sedette vicino
a lei.
S: ci ha provato? – ma
cosa aveva! il fatto che il suo cervello pensasse una cosa, non per forza
implicava che doveva dirla.
B: spudoratamente e non ha creduto
alla scusa del fidanzato a casa.
S: con i tempi che corrono non funziona
più. Anche io non ti avrei lasciato andare solo per un fidanzato a casa.
B: già ma saresti stato più gentile.
Il suo viso si indurì. Cosa aveva
fatto quello stupido umano alla sua Buffy?
B: non fare quella faccia, sembri
geloso. Inoltre è finito steso con un pugno dall’altro lato
del locale.
S: già così la prossima volta ci
penserà due volte a provarci con una ragazza di Sunnydale. Inoltre … sono
geloso.
Per un attimo scoppiarono a ridere.
B: sai che detto che il tuo nome è
strano.
Spike ci pensò un momento e poi il suo
viso si illuminò
B: non montarti la testa adesso è solo
il primo nome che mi è venuto in mente. Non significa nulla –
disse senza guardarlo.
S: lo so. Come tu sai che mi monterò
comunque la testa.
Si sorrisero ancora, la sentì di
nuovo. Sentì quel desiderio di lasciarsi andare, di farsi abbracciare da lui.
Forse era quella la normalità e la pace che cercava. Ma non poteva, non voleva.
Non ancora un vampiro, non qualcuno che avrebbe potuto andarsene e spezzarle il
cuore.
Si alzò, doveva allontanarsi da lui,
doveva riprendere il controllo di sé.
B. ora è meglio che vada, è tardi…
Lui si avvicinò a lei e non staccava
gli occhi dai suoi. Lei sembrava pietrificata, non riusciva a muoversi, non
voleva muoversi. Spike le prese il viso tra le mani e le diede un leggero bacio
sulla fronte. Tutto sembrava andare piano, ogni cosa sembrava muoversi a
rallentatore. Poi lui si allontanò da lei senza smettere di guardarla.
S: buona notte Buffy.
Si voltò e si allontanò sparendo nella
notte.
Lei era ancora ferma immobile? Cos’era
successo? Non avrebbe dovuto permetterglielo. Arrivò in camera e si mise a
letto continuando a ripetersi che non avrebbe dovuto succedere. Mai più. Lo
ripete fino allo stremo, ma quando si addormentò un sorriso spuntò sulle sue
labbra e il suo sonno fu tranquillo.
Capitolo 7
Quando scesi Buffy era in cucina che
sorseggiava del caffè, con lo sguardo perso nel vuoto.
E: buongiorno. –
sobbalzò
B: buongiorno non ti avevo sentito.
E: dopo averci dormito su come è la
valutazione sulla serata?
B: beh la stessa di ieri, c’eri
anche tu.
E: mi riferisco a dopo, non avevi quel
sorriso quando ti ho salutato.
B: beh nulla di che, nessun demone,
tutto tranquillo – sembrava imbarazzata
E: non hai incontrato Spike?
B: cosa? No! Beh si l’ ho
visto è passato a salutare ma nient’altro.
E: ah!
Ci fu un momento di silenzio ma era
solo la calma prima della tempesta.
B: perché mi parli sempre di Spike?
Non c’è nulla tra di noi e a me non interessa, quindi ti prego
di non fare più allusioni di nessun tipo. Io non provo nulla. Per nessuno e
soprattutto non per lui. Sto bene così, non voglio innamorarmi e non voglio
ferire e allontanare nessuno. – alla fine aveva quasi urlato.
La guardai aspettando che si calmasse,
stava male e non per il motivo che tutti pensavano.
Si sedette come se fosse esausta.
B: mi spiace non avrei dovuto
prendermela con te.
E: non avevamo capito nulla.
Mi guardò stupita.
E: anche io per un attimo mi sono
fatta distrarre. Tutti pensano che tu non ti voglia avvicinare a qualcuno per
non soffrire più. Invece tu non vuoi ferire chi ami. Pensi davvero che sia
colpa tua se le cose non hanno funzionato…
B: non lo penso.. lo so. Sono stata io
a respingerli e a ferirli a tal punto da farli andar via. Ma non succederà più.
E: ma William…
B: no tra me e Spike non c’è e
non ci sarà mai nulla. Non provo nulla per lui, non mi sto avvicinando eppure
lo ferisco lo stesso. Forse è meglio se sparisse dalla mia vita.
Non attese una mia risposta, si alzò e
si diresse verso le scale, ma in quel momento il telefono suonò.
B: pronto?
A: Buffy sono Angel.
B: ciao – non
sembrava felice come al solito di sentirlo. Sapeva che le telefonate di Angel
non erano un buon segno.
A: come stai?
B: bene grazie tu?…
aspetta dimmi solo se è una telefonata di cortesia o devo aspettarmi il peggio.
A: io ho avuto giornate migliori e sì,
non è una telefonata di cortesia.
Buffy si sedette, meglio essere pronti
per ricevere le notizie.
A: diciamo che non ti coinvolgerò ma
ho bisogno di un favore, si tratta di una cosa di “famiglia”
Era perplessa. Non voleva il suo aiuto
e di che famiglia parlava, ma cosa…
A: ho bisogno di Spike, ma non so come
rintracciarlo se tu potessi…
B: che bello, ho sempre sognato di
fare la segretaria di Spike.
A: Buffy ascolta è una cosa importante
non…
B: non posso capire? Ok non dirmi
altro allora, dirò ad Emma di andare a chiamarlo e…
A: Emma?
B: si dovresti conoscerla…
A: passamela!
Era allibita e furiosa. Chiamava,
rientrava nella sua vita così solo per chiederle di Spike e adesso le comandava
anche…
Raggiunsi il telefono prima che lei
scoppiasse. Me lo passò e rimase in piedi lì vicino, sentivo la sua tensione.
E: Angel
A: Emma
Ci fu un momento di silenzio.
A: perché sei lì.
E: lo sai che vado dove capita, faccio
solo il mio lavoro.
A: ed io il mio. Ho bisogno di Spike,
si tratta di Drusilla e lui è l’unico che possa aiutarmi a
ritrovarla.
E: pensi d’avvero
che lo farà? Che ti darà una mano?
A: si non si tratta di me, parliamo di
Drusilla.
E: lui non la ama più.
A: ne sei davvero così sicura? …
A: in ogni caso si tratta della
famiglia, non si tirerà indietro, magari solo per chiudere definitivamente
questo capitolo della nostra non-vita.
E. d’accordo ti
farò richiamare…
A: Emma tu perché sei li? Per far
sorridere e asciugare lacrime.
E: ho promesso che non avrei mai più
asciugato lacrime causate da te, non farmi infrangere promesse.
A: temi che il povero William rischi
la vita? Perché in quel caso non ci sarebbero lacrime da asciugare – era
terribile e volte, quasi peggio di Angelus, la gelosia era un mostro orribile
per un anima tormentata e insicura come la sua –
E: ne sei davvero sicuro?
Riaggancia su quella domanda e mi
voltai verso di lei, che per tutto il tempo era stata immobile ad ascoltare. Le
appoggiai una mano sulla spalla e la vidi sussultare.
Era tesa con il viso cupo e lo sguardo
freddo. Salì le scale e poi fermandosi a metà si voltò verso di me.
E: avvisa tu per favore Spike, in
fondo non è affare che mi riguarda a quanto pare. Forse il mio desiderio che
esca dalla mia vita è stato esaudito.
Vidi il terrore passare sui suoi
occhi, e il sorriso che la scaldava questa mattina era sparito del tutto.
Si chiuse in camera e io rimasi
immobile pensando al da farsi. Uscii diretta alla cripta di William, ma sapevo
che non sarebbe stato felice della notizia che gli portavo. Aveva ragione
Angel, si trattava della famiglia, non si sarebbe tirato indietro.
Entrai nella cripta e lo trovai sulla
poltrona che guardava la tv.
S: buongiorno, divertita ieri sera?
E: abbastanza, il locale non era male.
Pochi demoni e pessimi umani, ma in fondo è stato divertente.
S: perché da queste parti?
E: sono un messaggero, e quindi
ricorda che non puoi prendertela con me.
S: buone o cattive
E: Angel
Vidi la mascella serrarsi. Era
arrabbiato.
S: cosa…Buffy come
sta?
E: non riguarda lei. Ha bisogno del
tuo aiuto.
S: beh può scordarselo, io non ho
intenzione di…
E: Si tratta della famiglia.
Rimase immobile per un attimo. Poi
prese lo spolverino e la coperta. Non mi guardò e io non capivo cosa provava.
S: andiamo.
Capitolo 8
Lo vidi parlare con Angel, lo sguardo
fisso, la mascella serrata. Parlava poco per lo più usava monosillabi.
S: fra due giorni. Sia chiaro Angel
non lo faccio ne per te ne per Drusilla. Forse è la volta buona che chiudiamo
questa storia una volta per tutte.
Riagganciò e rimase immobile.
Buffy era seduta sulle scale senza
dire nulla.
S: grazie per il telefono.
B: la famiglia ti rivuole, devi
tornare come un cagnolino dalla TUA Drusilla.
S: solo lavoro e non è
B: beh divertitevi e salutami Angel
S: beh non vieni a rivedere il tuo
amore? Pensavo non vedessi l’ora di correre nuovamente fra le
sue braccia. Si sa quando chiama bisogna rispondere.
B: non vuole il mio aiuto.
S: giusto è solo per questo.
Erano furiosi, ma da dove arrivava
tutto quel rancore, cosa era successo in una notte per riportarli nuovamente
così lontani. Fantasmi ecco cosa. Forse era giusto così, forse prima dovevano
chiudere con il passato.
B: beh magari rivedi il tuo sire e
tornate ad essere la coppia di matti di un tempo.
S: già magari sì, così potrò andarmene
e liberarmi finalmente di te.
B: non vedo l’ora
non capisco perché non te ne sei andato fino ad ora.
S. già perché rimanere così legati a qualcuno
che non fa altro che spezzarmi il cuore?
B: non hai un cuore da spezzare!
S: giusto dimenticavo non sono come il
tuo amato Angel, non merito nessun tipo di amore.
B: hai ragione. Non sei come lui.
S: quando lo vedo te lo saluto, in fondo
il suo cuore può farsi spezzare, magari decide di tornare da te a soffrire
ancora un po’.
B: almeno soffrirà perché io lo amo,
ma tu cosa ti aspettavi. Sei riuscito a farti lasciare perfino dalla pazza
Drusilla. Ti fai torturare solo per un po’ d’amore.
S: vero, spero che il mio amore per
lei mi farà scordare l’ossessione per te. Anzi sai cosa
ti dico: è già passata. Sarò un demone ma so amara più di te e ho coraggio di
ammetterlo.
B: addio speriamo sia definitivo.
S: speriamo. Ma sai una cosa, mi ero
sbagliato su di te. Pensavo fossi speciale, pensavo fossi piena d’amore.
Invece sei vuota, allontani chiunque ti sia accanto. Sei riuscita a cacciare
perfino me, meglio così. Buona vita cacciatrice.
Prese la coperta e se ne andò. Lei
rimase immobile. Poi si alzò di scatto e si diresse alla porta.
E: Buffy…
B: dobbiamo festeggiare, non sei
contenta? Ce ne siamo liberati, finalmente non avrò più nessuno che mi darà
fastidio potrò continuare la mia vita normalmente. Andiamo a dare la bella
notizia agli altri.
Non aspettò una mia risposta e mi
trascinò al negozio di Giles. Appena entrati si mise a ridere. Tutti si
voltarono a fissarla.
B: se ne và non siete contenti.
W: chi?
B: Spike! Angel l’ ha
chiamato, si tratta della famiglia. Finalmente torna dalla sua Drusilla. Riavrò
indietro la mia vita normale. Bisogna festeggiare, stasera offro da bere al
Bronze.
G: Buffy –
Giles era preoccupato, non sembrava proprio felice era strana.
B: signor Giles non è felice tutti i
nostri desideri sono stati esauditi, tornerò ad essere la cacciatrice di un
tempo, niente distrazioni potrò tornare a fare la ronda e tutto il resto da
sola. Peccato solo che non avremo più nessuno da deridere e torturare. Non
preoccupatevi arriverà presto qualcun altro da portare all’esasperazione.
Tutti la fissavano sbalorditi: era
impazzita?
X: io sono felice della notizia ma non
sembra che tu…
B: giusto Xan, nessun ma, siamo tutti
felici e ora un po’ di sano allenamento per
festeggiare.
Se ne andò nella palestra da sola e
iniziò ad “allenarsi”.
Dopo due ore era ancora lì che tirava
pugni e calci.
W: Emma cosa è successo, cos’è
questa storia e perché lei è così.
Raccontai delle telefonate e della
discussione tra Buffy e Spike.
Rimasero tutti in silenzio, ognuno che
cercava di capire.
G: io continua a non capire perché lei
sia così strana? Loro non sono mai stati ottimi amici ma ultimamente sembravano
sopportarsi a vicenda.
D: ma lui è innamorato di lei, perché
se ne va e perché le ha detto tutte quelle cose?
G: Down non è innamorato è
ossessionato da lei, forse questa è la cosa migliore per lei…
T: ma siete ciechi? – Tara
aveva quasi urlato – lei sta male. Io non so perché
ma lei soffre e quello che si sono detti era solo per ferirsi, anche se non
capisco…
E: Buffy è convinta che sia colpa sua.
pensa che tutti la lascino perché lei li fa soffrire e li allontana. Si sono
feriti perché sperano che sia meno doloroso allontanarsi.
G: ma no, lei non prova nulla per
Spike, lui è solo un vampiro crudele che ultimamente la aiuta perché è
ossessionato da lei.
D: lui le è stato vicino da quando è “tornata”, lui
non l’ ha mai abbandonata. Ha lasciato che lei si sfogasse,
piangesse, lo picchiasse e ridesse con lui. Non l’ ha fatta
sentire sola.
G: su Down non esagerare. Può essere
che andassero d’accordo ma Buffy non…
X: già deve essere per questo che sono
due ore che sta buttando giù la palestra.
Tutti rimasero in silenzio. Mi avviai
verso la palestra. Quando entrai stava ancora tirando pugni. Aveva lo sguardo
fisso.
E: Buffy
Non si fermava, la sua rabbia aumentava,
sembrava non sentirmi. Mi avvicinai ancora e le toccai una spalla.
B: lasciami in pace.
E: non puoi prendertela con quel
sacco.
B: preferisci che me la prenda con te?
– era arrabbiata e per un attimo ebbi paura –
credi che mi faccia problemi? Se vuoi posso prenderti a pugni fino quasi ad
ucciderti, chiedi a Spike se non ne sono capace.
E: ok. Colpisci.
Si voltò di scatto verso di me, ora
era lei quella spaventata.
B: non ho paura, lo posso fare. Posso
ferire e colpire tutti anche chi amo. Forse fare la cacciatrice mi ha reso come
i demoni che combatto. Vattene!
E: no! Colpiscimi. Fammi vedere quanto
sei arrabbiata. Mostrami quanto non ti importa di nulla.
B: l’ hai voluto
tu. Dovevi ascoltare Spike, io non so amare io sono vuota dentro, non mi importa
di nessuno. – aveva il braccio alzato, pronta a sferrare il colpo,
magari era la volta che imparavo a starmene zitta, un pugno non me l’avrebbe
tolto nessuno. Rimasi ferma a guardarla lei mosse il braccio e io pensai che
non si sarebbe fermate. Chiusi gli occhi ma il colpo non partì.
Quando li riaprii era in ginocchio.
Piangeva e sembrava così indifesa. Mi sedetti vicino a lei e l’abbracciai.
Lei non si ritrasse e continuò a piangere.
B: aveva ragione, non so amare. Sono
vuota dentro e ora sono di nuovo sola.
S: lui non lo pensava davvero…
B: spero di si!
La guardai stupita. Si asciugò gli
occhi e si rialzò in piedi.
B: se n’è andato e
è meglio così. Sono riuscita a ferirlo abbastanza, starà meglio senza di me. Se
pensa davvero quello che ha detto magari non torna.
E: e tu starai meglio senza di lui?
B. non ha importanza. Non importa più
nulla ormai.
E: partirà tra due giorni, magari
potresti parlarci prima.
B: non mi farò trovare.
Uscì lasciandomi li come un idiota.
Non ero riuscita a fare ciò per cui giravo il mondo da trecento anni. Forse
stavo invecchiando!
Alla sera ci ritrovammo tutti al
Bronze, Buffy continuava a dire di voler festeggiare. Aveva convinto anche
Giles a venire.
Eravamo seduti a chiacchierare del più
e del meno quando ci si avvicinò Clem.
C: salve a tutti.
D: ciao Clem, come mai qui?
C: non mi piace questo posto ma ti
stavo cercando.
D: io perché? Forse volevi Buffy.
C: no no! È stato chiaro, questa
dovevo darla alla sorella della cacciatrice. – e porse
una busta a Down. Lei la guardò e c’era scritto “per
Briciola”.
Ci fu un momento di silenzio.
D: ma questa è da Spike
C: si me l’ ha
data prima di partire.
B: è partito?
C: si cacciatrice, ha detto che prima
se ne andava e meglio era. Mi ha affidato la sua cripta ha detto che non sa se
sarebbe tornato.
Buffy si alzò di scatto, aveva gli
occhi rossi.
X: Buffy…
B: vado solo a prendere da bere.
Il demone ci salutò e se ne andò. Down
si rigirava la lettera tra le mani.
A: forza aprila.
D: è una cosa personale.
A: beh tu leggila intanto, come fai a
resistere alla curiosità.
Down la aprì e tutti in silenzio la
guardavano mentre i suoi occhi scorrevano tra le parole.
“ cara Briciola,
mi spiace ma me ne devo andare, si
tratta di lavoro e di famiglia, ma questo non ha importanza.
Volevo salutarti e mi spiace di non
averlo fatto di persona ma non potevo più rimanere.
Non credo tornerò e ti scrivo questa
lettera perché so che forse sarai l’unica che sentirà la mia
mancanza. Ti voglio bene e spero tu lo sappia, anche se sono un demone senz’anima
provo sentimenti e tu sei come una sorella per me. Prenditi cura di tutti,
hanno bisogno di una persona con la testa sulle spalle che li tenga d’occhio.
Abbi cura di lei, ha bisogno di te, di sentirsi amata e di non sentirsi sola. È
forte ma tutti abbiamo bisogno di qualcuno. Ora ti saluto, magari un giorno
tornerò a trovarti.
Buona fortuna piccola Down e ricordati
che sei speciale, non perché sei energia ma perché sei tu.
Spike
P.S. dì ad Emma che mi dispiace, non c’è riuscita
questa volta, ma ha un eternità per far sorridere qualcuno. Ringraziala per
averci provato.”
Eravamo rimasti immobili a fissarla,
avevamo guardato il suo viso cambiare più volte espressione e alla fine avevamo
visto due lacrime scendere.
W: Down cosa dice…
Si voltò verso di me.
E: mi ha detto di dirti che non ci sei
riuscita, ma ti ringrazia per averci provato.
Abbassai lo sguardo e una morsa mi
strinse il cuore.
G: Down ma cosa c’è
scritto.
Questa volta alzò lo sguardo su di
loro e sembrava arrabbiata.
D. io sono stufa di questa storia. Ho
sedici anni e non posso prendermi cura di voi. Perché le persone a cui tengo se
ne devono sempre andare, perché pensano a voi anche se le avete ferite. Perché
sempre i più buoni mi devono lasciare sola.
B: Down…
Si voltò di scatto verso la sorella.
D: è colpa tua. Solo colpa tua. Perché
lo hai fatto andare via? Lui ti ama e tu gli ha spezzato il cuore. L’ hai
ferito e l’unica cosa di cui si preoccupa è che io mi prenda
cura di te.
Ora stava piangendo, chiese a Tara di
accompagnarla e se ne andò, lasciando lì la lettera.
Anya la prese e la lesse ad alta voce.
Buffy era rimasta immobile ad
ascoltare. Poi con calma, pesando ogni movimento che faceva si alzò e si mise
la giacca. La seguii e per tutta la strada fino a casa non disse una parola, le
lacrime scendevano dal suo volto. Avevo fatto una promessa e l’avrei
mantenuta. L’indomani avrei chiamato Angel
Capitolo 9
Erano passate due settimane ed io non
ero riuscita a rintracciare Angel. Cordelia aveva detto che appena Spike era
arrivato se n’erano andati ma da allora non aveva più sue notizie.
Ma come per ogni storia che si
rispetti il peggio non era ancora arrivato.
Da qualche giorno c’era
un nuovo demone che si aggirava per Sunnydale, sembrava cattivo e pericoloso.
Buffy l’aveva incontrato una volta e lui l’aveva
ferita. Era uno duro da battere e da soli ancora di più. Oltre a questo tutto
sembrava essere come sempre. La vita continuava e la cacciatrice passava i
giorni sopravvivendo. Lui… beh di lui non si parlava.
Una mattina stavamo facendo colazione
e sembrava meno infelice del solito, quasi sorrideva. Lo squillo del telefono
interruppe le nostre chiacchiere. Down andò a rispondere e dopo poco la vedemmo
sbiancare. Buffy prese i ricevitore.
A: Buffy
B: Angel… è da un po’ che
non ti si sente.
A: so che Emma mi ha cercato e volevo
avvisare che siamo tornati.
B: …
A: siamo tornati tutti e due. Mal
ridotti ma ancora non-morti.
B: bene, devo passarti Emma? – era
fredda ma sentii il suo cuore sollevato.
A: pensavo che tu…
B: non ho nulla da dirti, nessun
apocalisse in vista.
Mi passo il ricevitore meccanicamente.
E: Angel ben tornato
A: Emma, so che mi hai cercato.
E: si volevo chiederti un favore, ma
mi hai già accontentato.
A: da quando chiedi favori personali,
e da quanto ti interessa lui…
E: non è personale è lavoro. Ha pianto
abbastanza e trattenuto troppo dolore, dovevo assicurarmi che non avrebbe
sofferto ancora.
A. NO! Tu non sai nulla di lei, tu non
puoi pensare che…
E: non provarci mai più. – la mia
voce si era alzata, ero come dire alterata - Non tentare più di dirmi cosa so o
posso pensare. Sai che ho ragione, lo sai bene che la sua voce non è triste e
arrabbiata perché si è svegliata male, quindi non cercare di dirmi come stanno
le cose. Lo sappiamo bene che non è più come un tempo che lei non è più…
A: lei sarà sempre parte di me.
E: lo so, e so quanto tieni a lei. – mi
calmai, non era facile neppure per lui - Ma i vostri sentimenti sono cambiati,
anche i tuoi e non provare a mentirmi. È il tuo desiderio di possesso che parla
non il tuo amore.
A: lei non può amare…
E: lei non ha mai detto di amarlo ma
ha bisogno di lui per sentirsi viva, anche se lo negherebbe sotto tortura. Lei
si sente responsabile, pensa che sia colpa sua se tutti se ne vanno.
A: non è vero
E: la conosci più di me, sai che non è
facile convincerla di qualcosa.
Restammo un po’ in
silenzio ma sapevamo già cosa ci passava per la testa.
A: non so se lui tornerà
E: non ti chiedo di convincerlo a
tornare, non potrei farti questo, una sola richiesta: non costringerlo a
rimanere, lascia a lui la scelta.
A: saremo pari poi. Non ti dovrò più
nulla.
E: non sei mai stato in debito con me,
lo sai.
E: ora devo andare, salutami Spike.
A: Emma… grazie
Riaggancia e raggiunsi le sorelle in
cucina. Non parlammo ne di Angel ne di Spike. Buffy non mostrava alcun
sentimento ma sapevo che era felice che non fosse morto.
Capitolo 10
Un'altra settimana era trascorsa e di
lui ancora nessuna notizia, in compenso le visite del demone aumentavano.
Eravamo tutti al negozio a fare
ricerche ma non riuscivamo a trovare nuovi elementi e soprattutto punti deboli.
Questo era un demone del sacrificio,
aveva dei grandi artigli che uscivano dalle “mani”,
(avete presente Wolwerine – se si scrive così – di
x-man? Escono così), zanne, era grande e grosso come un armadio e sembrava
sempre arrabbiatissimo.
Nessun libro diceva nulla su punti
deboli, ma su uno di essi c’era una strana postilla che
diceva:
“il sangue lo potrà annientare
se per amore lo si vorrà sacrificare.
Solo dolore porterà il suo arrivo
E lacrime lascerà ad ogni vivo
La sua morte non porterà la vittoria
Solo dolore per chi resterà…”
Qui si concludeva. Già si capiva poco
ma senza la fine era un rebus. Una cosa l’avevamo capita questo coso
avrebbe solo portato guai. L’unica consolazione era che nella
notte di luna piena non si faceva vedere. Avevamo anche pensato che non
sopportasse i licantropi, ma anche se fosse non sapevamo dove si nascondeva in
quei giorni, quindi… altro buco nell’acqua.
Quindi quella sera saremo usciti, un
po’ di pausa ci avrebbe fatto bene. Eravamo al Bronze e
tutto era particolarmente tranquillo.
E: come stai Buffy?
B: bene! Oggi riesco a non prenderle
da quell’energumeno.
E: intendevo…
B: no, non voglio parlarne. Sto bene e
lui starà certamente meglio.
E: lo so che non riuscirò a
convincerti ma non è vero che si sta bene senza di te. Lo so che quando me ne
andrò mi mancherai… come una sorella. Sei riuscita
a sconvolgere tutti i miei piani: non affezionarsi più a nessuno. Mi ero ripromessa
che non avrei più avuto una “famiglia”, non
avrei sopportato di perderla senza poter far nulla. Ma tu sei piena d’amore
e rendi felici le persone, se permetti loro di amarti.
Mi guardò ma sembrava non credere alle
mie parole.
E: avrei sempre voluto una sorella e
delle persone speciali attorno. Tu me le hai date, mi hai dato la sensazione
che si prova ad averle sul serio. Mi hai reso felice, me capisci… io
faccio questo lavoro da trecento anni e tu sei riuscita in quello in cui io ho
sempre fallito. Sei una persona speciale e spero che tu lo sappia.
Questa volta mi sorrise si avvicinò e
mi abbracciò forte.
B: grazie
E: Buffy…
B: no davvero grazie, nessuno mi aveva
mai detto…
E: Buffy, il tuo abbraccio è
significativo ma comincio ad aver grossi problemi con l’ossigeno.
Mi lasciò sorridendo.
B: scusami, ma mi hai reso felice, non
so se mi hai convinto ma grazie.
Ridemmo e per un po’ il
velo di tristezza che le aveva coperto gli occhi sembrò sparire
B: ora devo andare a uccidere qualche demone
comune, sai un po’ di sana violenza.
Uscì ed io restai con Down
D: sembrava felice cosa le hai detto.
E: che mi ha reso felice e che le
voglio bene come ad una sorella.
Mi voltai, sembrava così piccola e
indifesa ed invece era forte e coraggiosa.
E: pensa un giro solo e ho recuperato
una quasi famiglia e due sorelle.
Mi fissò stupita
D: vuoi dire che anche io per te…
E: mi sarebbe sempre piaciuto avere
una sorella più pic… più giovane.
Mi regalò il sorriso più bello che avessi
mai visto e lo avrei portato con me per molto tempo.
Buffy camminava lentamente per il
cimitero, respirava l’aria della notte, si sentiva a
casa. Mancavano solo i soliti ospiti con le zanne, ma per il resto…
V: buona sera cacciatrice.
Buffy si guardò attorno e dopo un po’ si
vide circondata da sei vampiri.
B: pensavo non arrivaste più, ero
quasi preoccupata.
V: beh ora siamo qui. –
sembrava il capo ed era molto sicuro di se. Illuso – vuoi
giocare con noi?
B: se volete concludere così la vostra
non-vita.
P: ci rincontriamo allora.
Si voltò da dove proveniva la voce.
Era Pitt, il ragazzo con cui aveva ballato quella sera, doveva aver fatto
brutti incontri da allora.
P: abbiamo un discorso in sospeso. Non
vedo l’ora di ballare ancora con te.
B: nessuno può ballare con me, più
nessuno.
Così dicendo ne attaccò due e in men
che non si dica di loro rimase solo polvere.
P: se sapevo che era così divertente… sei
brava, magari prima di ucciderti…
B: mi spiace ma di te rimarrà presto
solo polvere.
V: povera cacciatrice, tutta sola.
Sono due settimane che ti osserviamo e tu cacci tutta sola, che fine ha fatto
il traditore? Hai mandato all’inferno anche lui?
B: non credo siano cose che ti
riguardano.
Così dicendo lo attaccò e dopo qualche
pugno anche il capo fu cenere.
Rimanevano solo Pitt e altri due che
sembravano ai suoi comandi.
Si avventarono contro di lei e dopo un
po’ Buffy si trovò in difficoltà. I due vampiri le
tenevano le braccia e lei non riusciva a muoversi. Pitt l’aveva
spinta contro un albero e ora le accarezzava il viso.
P: povera Buffy, che fine ha fatto il
fantomatico fidanzatino.
Con una mano le accarezzava i capelli
e con l’altra sfiorava il suo corpo. Buffy era inorridita,
non riusciva a muoversi e gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime.
P: non ti preoccupare ti farò
divertire, vedrai. Era una cosa che avevo in mente ancora l’altra
sera ma poi tu te ne sei uscita con quella strana storia del fidanzato. Chissà
se pensa ancora che te la sai cavare da sola?
Buffy non ci vedeva più dalla rabbia e
dalla frustrazione. Lui le mise una mano sul seno e lei non trattenne più le
lacrime.
P: non piangere cacciatrice, vedrai
quanto ti piacerà. Il tuo fidanzatino non ti fa godere come lo farò io, o non
saresti qui da solo adesso. Se ti vedesse ora scapperebbe a gambe levate, sono
così stupidi gli umani.
S: hai ragione, sono proprio stupidi
gli umani e anche i vampiri che lo sono da poco tempo.
La voce fece sobbalzare Pitt e strinse
il cuore di Buffy.
P: ehi amico, ce n’è per
tutti. Poi magari ti presento la ragazza e se vuoi farti un giro anche tu.
S: potresti presentarti tu prima,
sembra tu conosca già la cacciatrice.
P: niente di che, ho ballato con lei
ma è solo una sgualdrinella reticente. Pensa che mi ha fatto volare dall’altra
parte del locale solo perché le avevo messo le mani addosso. Volevo verificare
la merce prima. – l’idiota rise e questo non fece
che aumentare la rabbia del vampiro che aveva di fronte. – non
l’avresti fatto anche tu?
S: sai sono su questo mondo da più di
un secolo e vorrei darti qualche consiglio. Primo l’essere
un vampiro non ti rende un animale, le signore vanno trattate con gentilezza.
Secondo – disse avvicinandosi sempre di più –
Buffy sa sempre cavarsela da sola e se fossi stato lì ti avrei ucciso con le
mie mani…
P: ma tu chi sei?
S: piacere Spike – e
senza aspettare oltre lo colpì in pieno viso e polverizzò i due che tenevano
stretta Buffy.
Lei si accasciò a terra. Nel frattempo
Pitt provò ad attaccare Spike ma in poco tempo si ritrovò stretto contro un
albero.
S: dov’ero
arrivato, ah si, terzo: prova a metterle le mani addosso un'altra volta e a
chiamarla sgualdrinella e … anzi non servirà che tu lo
faccia un'altra volta – e senza esitare gli infilò un
paletto nel cuore.
Si voltò verso di lei che era ancora
accasciata a terra, le si inginocchiò vicino e le accarezzò una guancia rigata
dalle lacrime. Lei si destò, come svegliata da un sogno e gli diede uno
schiaffo.
Spike rimase stupito. Aveva ricevuto
pugni e quanto di peggio da lei ma uno schiaffo era insolito.
B: tu, tu te ne sei andato! –
parlava cercando di apparire dura ma dai suoi occhi continuavano a scendere
lacrime
B: non avresti dovuto tornare! Sei
così masochista da voler soffrire ancora un po’?
Lui non era arrabbiato per le sue parole,
lei era triste e lui non l’avrebbe lasciata così.
B: io stavo bene da sola, stavo bene
senza di te. Pensi che non me la sappia cavare?
S: prima non mi sembrava…
B: tu non capisci, rovini sempre
tutto. Avrebbe potuto finire, avrei avuto la mia pace, avrei smesso di ferire
tutti. Io merito di stare da sola…
Avrebbe voluto dirle tante cose,
urlarle che non era vero, che tutto ciò che le aveva detto l’ultima
volta non lo pensava… ma la strinse solo di più a se.
Lei batteva i pugni sul suo petto, ma
senza forza, senza rabbia.
B: non avresti dovuto tornare, ti farò
solo più male.
Poi si lasciò cullare dal suo
abbraccio. Spike non l’avrebbe lasciata sola, la teneva
stretta a se, voleva che lei sapesse che lui c’era per lei
e ci sarebbe sempre stato.
Buffy smise di piangere ma non si
staccò da lui, rimase ad ascoltare i suoni della notte e per la prima volta da
troppo tempo, fra le sue braccia si sentì protetta. Prima di addormentarsi
esausta sentì la pace di cui le avevo parlato. Sentì il suo momento speciale.
Non voleva pensare a nulla in quell'istante, voleva solo goderselo e con il
sorriso sulle labbra si addormentò.
Capitolo 11
Eravamo a casa e Buffy non era ancora
rientrata. Down era andata a dormire e io ero seduta sul divano e pensavo.
Pensavo a quella strana profezia sul demone, come se mi ricordasse qualcosa,
forse un sogno che avevo fatto o parole che avevo già sentito. I miei pensieri
furono interrotti dal bussare alla porta. Quando andai ad aprire mi trovai
davanti Spike con in braccio Buffy addormentata.
E: ben tornato. Ce ne hai messo di
tempo! – sorrisi – cos’è
successo.
S: qualche vampiro. Ho fatto il “principe
azzurro” e mi sono preso uno schiaffo.
E: non hai l’aria
da principe azzurro sarà per quello. Portala su ti aspetto qui.
Spike salì le scale e con titubanza
entrò nella sua stanza. Non era una cosa che capitava spesso. La adagiò sul
letto, le tolse le scarpe e la coprì con una coperta. Rimase ad osservarla, era
incantato da lei. Le accarezzò il viso.
S: sarò sempre qui per te Buffy.
Fece per alzarsi e lei si mosse per
trovare la sua posizione. Il vampiro sorrise, era così bello guardarla dormire.
Si avviò alla porta senza fare il minimo rumore.
B: Spike…
Si voltò ma lei stava ancora dormendo,
forse sognava di lui.
B: mi sei mancato.
Sorrise ed usci, dormiva ma sentirselo
dire era bello anche se da sveglia l’avrebbe negato.
Quando chiuse la porta Buffy aprì gli
occhi.
B: sono felice che sei tornato
Disse in un sussurro prima di
riaddormentarsi.
Spike mi aveva raggiunto in cucina e
sembrava un uomo felice.
E: bella la rimpatriata di famiglia?
S: un vero spasso. Ma è finita.
E: perché ci hai messo tanto per
tornare
S: è una settimana che sono tornato.
E: e quali importanti faccende ti
hanno trattenuto a tal punto da non farti vedere?
S: lei mi voleva fuori dalla sua vita.
Stava bene senza di me, solo stasera sono dovuto intervenire.
E: ma voi due siete impossibili. Avete
il salame sugli occhi? Buffy pensa che tu stia bene senza di lei, tu che lei
stia meglio senza di te… ma siete proprio imbecilli
allora!
Scoppiammo a ridere. Lui mi raccontò
delle due settimane con Angel - per l’esattezza le ha definite meglio
di uno spettacolo di cabaret – e io gli ho raccontato del
nuovo demone.
Prima dell’alba tornò
alla cripta e io mi addormentai mentre rimuginavo ancora sulla profezia.
Da allora i giorni passavano
tranquillamente e le notti erano un continuo scappare.
Non avevamo trovato altra soluzione che
evitare il demone, speravamo in un calo di resistenza.
Nel frattempo i rapporti tra Buffy e
Spike erano tornati i soliti: litigavano, si punzecchiavano e avevano sempre un
motivo valido per dar torto all’altro in pratica ogni occasione
era buona per vedersi.
Altra notte di luna piena, finalmente
serata tranquilla. Down aveva approfittato per andare da un’amica
e Giles mi aveva incastrato in un dettagliato racconto della mia vita. La notte
più lunga che ricordo, non saprei chi si sia addormentato per primo annoiato a
morte, ma ha fatto bene ad entrambi era da molto che non parlavamo di noi
personalmente.
Spike e Buffy avevano fatto un breve
giro di ronda ma la serata era tranquilla.
Arrivarono sul portico di casa sua e
si sedettero per due chiacchiere.
B: non mi hai più detto come è andata
la rimpatriata di famiglia.
S: ho passato due settimane con Angel
in giro per fognature, alla ricerca di Drusilla. Dopo due settimane abbiamo
trovato una vampira che ci assomigliava e che aveva preso un non so cosa ad Angel
solo per errore. Quindici giorni e quindici notti con l’allegra
e unica compagnia di Angel, prova a rifarmi la domanda.
Buffy si mise a ridere, se li
immaginava quei due assieme.
S: allora riesco ancora a farti
sorridere – le disse guardandola dolcemente.
Era in imbarazzo. Non voleva
rispondergli era fin troppo evidente che lei stesse bene con lui. Ma non poteva… si
alzò di scatto.
B: ora è meglio che rientri, sono
stanca…
S: Buffy aspetta, dannazione perché
fai così ogni volta.
B: ogni volta quando?
Stavano praticamente urlando
S: ogni volta che ti dico qualcosa di “carino” –
anche se gli era costato, aveva la faccia da : sono cattivo, non dico cose
carine – ogni volta che mi avvicino a te.
B: non dovresti farlo.
S: perché?
B: perché non potrebbe funzionare.
Accidenti perché sei così testardo. Non c’è nulla fra di noi, andiamo d’accordo
tutto qui. Lo senti, senti che fra di noi non c’è…
Non finì la frase. Lui la stava
baciando, con tutta la passione e l’amore che poteva donarle. Lei
dal canto suo si era persa in quel bacio. Forse si sarebbe preso un pugno ma ne
valeva la pena.
Si staccò e la guardò negli occhi.
S: io lo sento che c’è
qualcosa fra di noi. Perché lo vuoi negare? Non ti sto chiedendo amore eterno,
tu sai cosa provo per te e io so cosa tu non provi per me, ma non svilire
questo. Forse è solo attrazione, forse solo un momento di follia, ma permettimi
di amarti.
Buffy lo guardò attentamente, sembrava
valutare le sue parole e non lo aveva ancora colpito.
Questa volta fu lei ad avvicinarsi,
come a volerlo osservare da vicino, gli accarezzo il viso e poi, quasi a
rallentatore come nei vecchi film, lei lo baciò. Non gli stava dichiarando
amore eterno, ma voleva essere amata, da lui, e questo per ora bastava ad
entrambi.
Il bacio si fece via via più passionale,
senza quasi accorgersene erano entrati in casa e stavano salendo le scale verso
la camera di Buffy.
Si ritrovarono distesi sul letto,
intenti a spogliarsi a vicenda. Sapevano cosa stava succedendo e non volevano
che quel momento finisse. Si fermarono per un attimo e si guardarono fissi
negli occhi. Forse non avrebbero dovuto, sarebbe stato tutto più complicato.
Buffy riprese a baciarlo, le domande avrebbero potuto aspettare l’alba.
Capitolo 12
Buffy si svegliò tra le sue braccia. Era
inutile negarlo era felice. Si rigirò per un po’ e poi
appoggiando le braccia al suo petto si mise ad osservarlo. Come aveva fatto a
non capirlo prima? Calma non voleva arrivare a conclusioni avventate. Non stava
dicendo di amarlo ma sì, provava qualcosa per lui. Essersi lasciata amare così
totalmente era la cosa migliore che potesse aver mai fatto per se. Dopo poco
lui aprì gli occhi e incrociò i suoi.
B: buon giorno.
S: Questo non è un sogno e tu non mi
hai ancora buttato fuori di casa sotto il sole? Direi che è un maledetto ottimo
giorno. Mi sento l’uomo più fortunato del mondo.
Forse è la ricompensa per aver scontato due settimane con Angel.
Buffy si mise a ridere. Si sentiva
viva e si sentiva una viva felice, non riusciva a smettere di sorridere.
Lui la strinse nuovamente a se e
riprese a baciarla.
B: Spike –
disse cercando di staccarsi da lui, impresa non facile per altro. –
dobbiamo scendere.
S: vuoi liberarti di me?
B: no
S: no, davvero? –
disse guardandola con un sorriso diabolico
B: dico che dobbiamo scendere perché
Down ed Emma e magari gli altri potrebbero arrivare.
S: quindi “questa
cosa” – disse indicando loro due ed un
letto che sembrava aver visto passare un uragano – rimane un
segreto tra me e te?
B: si, per ora sì.
Spike si alzò e si rivestì senza
protestare. Aveva uno strano sorriso dipinto sul volto. Lei finì di prepararsi
e non staccava gli occhi da lui.
B: perché hai quel sorriso?
Lui si avvicinò e le diede un bacio
dolcissimo prima di avviarsi verso la cucina.
S: mi piace il tuo per ora.
Non avevano sbagliato di molto i
conti, infatti dieci minuti dopo che erano in cucina arrivammo io e Giles.
G: permesso, buongiorno Buffy, se non
ti dispiace mi sarei invitato a colazione con voi –
disse ancora prima di entrare in cucina.
B: buongiorno ha fatto bene. Ciao Emma
passato una bella serata?
E: ciao Buffy, ciao William, come mai
da queste parti?
Non avevo resistito, volevo vederli
inventare una scusa, il cosa fosse accaduto lo si leggeva nei loro volti.
S: veramente sono venuto qui per…
B: già cercava te per…
S: si perché volevo chiederti se…
Mi ero divertita a sufficienza e non
volevo metterli in crisi con Giles.
E: ah quella cosa che dovevo darti ma
non trovavo.
S: già proprio quella.
E: non l’ ho
trovata, ma non ha più importanza.
Facemmo colazione parlando del demone
e raccontando , brevemente, la chiacchierata tra me e Giles.
Più tardi Spike si fece prestare una
coperta e tornò alla cripta, sosteneva di aver bisogno di dormire, e Giles andò
al negozio di magia.
Era felice, lo vedevo e lo sentivo.
E: fra qualche giorno dovrò ripartire.
B: perché?
E: ho fatto ciò per cui ero venuta,
anche se in verità ve la sareste cavata bene anche senza di me.
Mi sorrise e sembrava un po’ in
imbarazzo.
B: rimani qui, perché non ti fermi con
noi. Fai parte della famiglia ormai, inoltre hai appena passato una notte ad
ascoltare Giles, prometto che non può andare peggio.
E: mi dispiace ma devo ripartire.
Questo non significa che non potrò tornare.
B: non riuscirò a farti cambiare idea
vero?
E: no. Ma abbiamo ancora qualche
giorno da passare assieme, intanto raccontami il vero motivo per cui Spike era
già qui o meglio ancora qui!
Scoppiammo a ridere e passammo una
splendida mattinata. Andammo anche a fare compere. Buffy insisteva che dovevo
portarmi un ricordo di Sunnydale, ma io avevo già loro da portare nel mio
cuore. Mi avevano dato forza ed energia, quella che pensavo di aver esaurito.
Grazie a loro avrei potuto camminare per altri trecento anni.
La sera ci ritrovammo tutti assieme a
cenare, volevamo festeggiare anche se sarei partita solo due giorni dopo. La
cena fu favolosa e loro mi scaldavano il cuore. Per un attimo pensai che forse
avrei potuto rimanere, che mi sarebbe piaciuto restare con la mia nuova
famiglia, mi sentivo adottata.
Ad un tratto ci furono dei forti colpi
alla porta come se stessero per buttarla giù e io sentii ancora la sensazione
di aver già visto tutto questo, la stessa sensazione che avevo avuto leggendo
la profezia.
La porta si spalancò e il demone
entrò, sembrava più arrabbiato del solito.
Buffy e Spike lo colpivano per
distrarlo mentre gli altri cercavano di uscire.
Pensa Emma, pensa. Cosa voleva dire
quella dannata profezia?
Poi vidi il demone che colpì Spike e
lo fece volare fuori dalla finestra. Si diresse verso Buffy con gli artigli in
fuori e lei era spaventata.
Corsi più forte che potei e prima che
la colpisse la spinsi via.
Poi sentii solo il demone urlare, per
poi sparire nel nulla. In quel momento capii.
Non avevo mai visto tanto sangue,
soprattutto se questo era il mio. Faceva male cielo quanto faceva male. Non
pensavo fosse così doloroso morire.
Non era possibile, negli ultimi cento
anni avevo sperato che tutto finisse. Andava bene in qualunque modo, non
serviva una fine così eroica. Invece ora che avevo ritrovato forza e voglia di
vivere tutto si sarebbe spento. Avevo girato il mondo facendo il possibile per
rendere felice chi incontravo ed ora che ero felice io dovevo smettere di
camminare.
Forse era giusto così, forse avevo
compiuto la mia missione, avevo reso felice anche l’ultima
persone: me!
Tutto quadrava, il demone, la
profezia. Era così che doveva andare, almeno questa volta avevo protetto la mia
famiglia, perché allora scendevano lacrime dal mio viso?
Con questi pensieri mi accasciai a terra,
perché era così lunga questa agonia!
B: EMMA, Emma, Emma no, ti prego no.
Buffy mi prese fra le braccia.
B: perché, perché ti sei fatta
colpire.
E: ho capito la profezia, era così che
doveva andare, un sacrificio per amore. Ho protetto la mia famiglia, e ho
finito il mio lavoro. Ora ci sarà la pace per me.
B: no ti prego, guarirai e avrai la
tua pace con noi. Non devi morire.
E: è tardi Buffy, ma non piangere. Io
tornerò da voi in un modo o nell’altro. Tu sei già morta due
volte e sei qui a raccontarmelo, non aver paura per me, io non ne ho.
B: io ho bisogno di te. Non te ne
andare, ti prego. Io…
E: non è colpa di nessuno, è andata
così. Vi voglio bene e vi proteggerò ovunque io vada. È tempo di riposare per
me.
Spike ci raggiunse trafelato, era
arrabbiato, si sentiva responsabile e per la prima volta vidi un vampiro
piangere.
S: Emma dannazione, perché sei stata
così stupida, non dovevi esserci tu li. Avremmo potuto batterlo in un altro
modo quello stupido demone.
E: Spike, nessun altro modo, e nessun
altro avrebbe dovuto essere li. Il tempo stringe e non vi posso dire tutto ciò
che vorrei, ma tanto lo sapete già. Sorridete e rendete meravigliosa la vostra
vita. Per me.
Finalmente chiusi gli occhi, era
giunto il tempo di riposare.
S: chiamate un ambulanza dannazione,
fate presto.
X: Spike, non c’è più
niente da fare…
S: no! Lei non può morire così, lei è
buona, la persona migliore che abbia mai incontrato. Non può morire così.
Perché non ci sono finito io sotto quel demone? Perché non riesco mai a salvare
chi amo? Non lei…
William cadde in ginocchio e fu dolore
per chi era rimasto e lacrime per chi era ancora “vivo”.
La profezia era giusta, la missione
era compiuta, il cattivo era stato ucciso, ma nulla sarebbe stato come prima.
Il giorno del mio funerale pioveva.
Attorno alla mia bara c’erano tutti, due streghe, un
osservatore, una cacciatrice, un ex-demone della vendetta, un amico, una chiave
mistica e due vampiri, ossia la mia famiglia. C’erano bene
e male assieme per salutare una vecchia amica. Poche parole dette dal pastore e
poi le loro voci, i loro saluti. Ognuno aveva qualcosa da dirmi. Alla fine Down
prese una lettera che avevo lasciato per salutarli, quando ancora pensavo che
me ne sarei andata sulle mie gambe.
La sua voce era rotta dal pianto, ma
nonostante le apparenze era la più forte per farlo.
“ ciao a tutti,
questo è solo un saluto, ma preferisco
scriverlo o rischio di emozionarmi se ve lo dico a voce.
Per me è tempo di ripartire, devo
tornare ai mie “due passi” , ma non è un addio prometto
che tornerò da voi. Siete stati la mia famiglia adottiva e siete riusciti in
quello in cui io ho sempre fallito: rendermi felice. In trecento anni non l’avevo
mai capito ma grazie a voi ora lo so. Rendete la vostra vita meravigliosa,
perché dovrete fare i conti solo con voi stessi alla fine e sorridete perché è
la cosa più bella che possiate fare.
Vi ho visto felici e tristi, ma
comunque andassero le cose eravate assieme. Continuate a farlo. Io dal canto
mio devo riprendere la mia strada, ma non piangete per la mia partenza perché
io sono in voi come voi in me. Ridete oggi, quando me ne sarò andata e
festeggiate in modo che quando ripenserete a me, ricorderete i vostri sorrisi e
non le vostre lacrime.
Cos’altro dire… nulla
ho usato anche troppe parole per qualcosa che già tutti sapevamo. Lasciatevi
amare, siete persone e demoni speciali.
Basta o comincerò a bagnare il foglio
dalla commozione.
Tornerò, magari solo per un saluto. È
una promessa e io mantengo sempre le mie promesse.
Con tutto l’amore
Emma”
Non ce l’avevano
fatta, avevano pianto. Ma sarebbe passata, il dolore si sarebbe alleviato.
Avrei trovato un modo per tornare da loro. Avevo fatto una promessa.
Rimasero molto sotto la pioggia, Willow
e Tara si sorreggevano a vicenda, Xander teneva stretta a se la sua Anya, l’avrebbe
resa felice a qualunque costo. Giles rimase fermo immobile, con lo sguardo
fisso, non è facile razionalizzare un sentimento. Buffy si sentiva sfinita,
aveva versato troppe lacrime e si abbandonò tra le braccia di Spike, non voleva
un amico ne una sorella ne un padre, aveva bisogno di lui, di sentirlo li, di
sapere che non tutto era cambiato. Lui la stringeva a se, per non sentirsi
inutile, per non sentirsi perso per prometterle che l’avrebbe
protetta o che ci avrebbe provato. Angel asciugava le lacrime di Down e versava
le sue per colei che era stata un’amica e che l’aveva
guardato come un uomo buono.
Con calma un po’
trascinandosi ad uno ad uno se ne andarono. L’ultimo fu
William. Si inginocchiò vicino alla mia lapide e vi appoggiò una margherita.
S: lo so che ti piacevano, una volta
mi hai detto che le trovavi simpatiche. Non so come facessi a sorridere sempre.
La persona più buona che abbia mai incontrato, e l’unica
che ha sempre guardato tutti per ciò che erano in quel momento e non per ciò
che erano stati. Ancora non capisco perché te ne sei andata ma la sorte è
beffarda e restano solo i peggiori qui.
Hai sempre mantenuto le tue promesse,
quindi troverai la mia porta aperta per quando deciderai di tornare.
Non riusciva ad alzarsi, non riusciva
a placare il dolore che sentiva, poi una mano gli si posò sulla spalla. Si
voltò e vide Angel che gli porgeva una mano per alzarsi e sorrideva. Capite
Angel sorrideva, già queste due parole nella stessa frase suonano strane e in
più sorrideva a Spike. – non fate quella faccia, il
fatto che sia morta non vuol dire che non posso fare ironia.
A: voleva che sorridessimo e ho
intenzione di esaudire la sua richiesta.
Mentre guardavo le due figure nere che
se ne andavano, rimanevo ad osservare la margherita posta lì per me e il cielo
continuava a piangere.
Capitolo 13 –
epilogo
Quella sera si erano fermati per un po’ a
casa di Buffy, sembrava non volessero rimanere da soli. Un po’ alla
volta tutti se ne andarono. Buffy era seduta sul portico e Angel la raggiunse,
mentre Spike era rimasto in soggiorno con Down.
A: come ti senti?
B: come una che ha perso una sorella.
Tu?
A: triste cose sempre – era
divertente sentire Angel fare autoironia.
B: se devi tornare a Los Angeles…
A: posso rimanere con te se vuoi
B: no, non serve.
A: non serve perché ci sarà lui? –
chiese indicando la porta di casa. La sua voce era arrabbiata.
B: ti prego non…
A: no parliamone! Perché lui…
B: perché ho bisogno di Spike, perché
lui mi fa sentire viva. È sempre stato con me, mi ha sopportato quando ero
arrabbiata, mi ha consolato quando ero triste e mi fa sorridere. Sembra capire
ancora prima di me quello di cui ho bisogno. Ha visto il meglio e il peggio…
A: anche io ti capivo, ti conosco…
B: no Angel! Tu non mi conosci. Hai
amato la cacciatrice e cercato di proteggere la ragazzina, ma non hai mai
potuto vedermi nel mio complesso. Io ho bisogno di essere amata, ho bisogno che
sia amata Buffy , non la cacciatrice o l’amica o la sorella, ma solo io,
per tutto ciò che sono…
A: io potrei… -
lui stava per dirle quello che per una vita lei aveva sperato di sentirsi dire,
trattenne quasi il fiato, ma poi capì e si sentì libera –
B: … ho bisogno
di essere amata da lui.
Angel abbassò il capo rassegnato,
sapeva riconoscere una sconfitta. Lei aveva fatto la sua scelta e era certa di
quello che voleva. La vedeva felice e gli si stringeva il cuore sapendo di non
esserne lui la causa.
A: lo ami?
B: non lo so, ma sono certa che lui
ama me. Ho bisogno di tempo per capirlo e voglio che lui sia qui quando avrò
una risposta. Per il momento non ho molto da dargli, ma so di voler stare con
lui molto a lungo.
A: molto a lungo per te o per Spike?
B: ha importanza ora?
A: no, forse no!
La lasciò seduta sul portico se ne
andò dopo aver salutato la piccola Down.
Ad un tratto Buffy sentì la porta
aprirsi. William le si sedette vicino e le porse una tazza di tè fumante.
S: Down si è addormentata.
B: grazie, come stava?
S: male, come tutti noi d’altronde.
L’altro se n’è andato?
B: si. È tornato a Los Angeles, non
serviva che rimanesse. Posso cavarmela da sola.
S: bene. Io allora ti lascio andare a
riposare.
B: Spike. Puoi rimanere con me?
Lui la guardò era stupito ma felice.
Si risedette vicino a lei e le mise un braccio sulle spalle. Buffy appoggiò la
testa sul suo petto e sentì ancora quella sensazione di pace.
B: rimarrai con me?
S: fino a che vorrai!
B: sarà molto a lungo per te allora.
S: ho tutto il tempo.
Era passato ormai quasi un anno da
allora. Xander e Anya si erano sposati e la vita sembrava proseguire come
sempre.
La relazione tra Buffy e Spike non era
più un segreto e lui passava molti giorni e molte notti a casa Summers,
sembrava quasi una cosa seria. Da qualche giorno però Buffy non era al pieno
della forma, si sentiva strana, qualcosa non andava e quella mattina aveva
scoperto cosa fosse.
Era nervosa, aveva girato tutto il
giorno visibilmente preoccupata. Era tardo pomeriggio e Down si era stancata di
vederla girare per la casa parlando da sola.
B: com’è
possibile, non può essere successo cosa faccio adesso.
D: Buffy, Buffy –
sembrava non riuscire a ottenere la sua attenzione – mi
dici cosa ti è successo?
Si fermò di colpo, guardando la
sorella, sembrava quasi spaventata.
B: no, mi dispiace prima devo capirci
qualcosa, poi ti dirò.
D: se è successo qualcosa di
inspiegabile parlane con Giles.
B: no, indubbiamente è tra le ultime
persone che lo verrà a sapere. Devo vedere Spike.
D: beh ancora un paio d’ore. Non
dovete trovarvi per la ronda?
B: si un paio d’ore. – e
riprese a camminare avanti e indietro farneticando.
Il sole era tramontato e Buffy era
pronta per uscire, veramente era pronta da due ora ma non sembrava riuscire a
varcare la soglia.
D: mi dici cosa succede? Prima sembri
un leone in gabbia e adesso che devi uscire sembri spaventata. Cos’è hai
paura di vedere Spike?
Buffy si voltò di scatto verso la
sorella.
D: cosa succede?
Prese un foglio di carta e ci scrisse
qualcosa, lo ripiegò con cura e lo mise tra le mani di Down.
B: ne parleremo quando torno. Tu
leggilo solo quando sarò uscita, non ho risposte al momento, quindi niente
domande. Vado. Augurami in bocca al lupo.
Down era sconcertata, ma salutò la
sorella e aspettò che uscisse.
Quando Buffy fu fuori, diretta al
cimitero sentì distintamente la voce della sorella
D: oh mio Dio ma è…
Sorrise e corse, aveva bisogno di
risposte e sperava di trovarne da Spike.
S: ciao passerotto.
Lei si voltò di scatto e rimase a
fissarlo per un po’. Era visibilmente preoccupata.
S: Buffy cosa succede? Hai un aria
stanca.
B: no, tutto bene più o meno è che è
successa una cosa strana di cui ti devo parlare.
Furono interrotti da due vampiri che
li attaccarono. Se ne liberarono in fretta ma non grazie a Buffy che dopo due
pugni era già a terra.
S: ehi che succede, sei fuori
allenamento, non ti ho mai visto al tappeto di fronte a due novellini come
quelli. Cosa devi dirmi?
B: dunque…
E: buona sera miei cari.
Il vampiro e la cacciatrice a quella
voce si bloccarono di scatto, continuavano a tenere gli occhi fissi l’uno
sull’altro, senza avere il coraggio di voltarsi.
Piano Spike si girò verso la voce e mi
vide.
S: Emma – sussurrò.
Lei si voltò di colpo e mi corse in
contro.
B: sei tornata ma come…
E: calma, sono felice di vedervi ma
sono solo di passaggio.
S: tu sei viva?
E: non proprio, diciamo che sono
momentaneamente corporea, per questa visita.
B: non puoi rimanere?
E: cosa ne dite se ci sediamo e
parliamo con calma?
Arrivammo a casa Summers e ci sedemmo
in veranda, non volevamo svegliare Down, non ancora. Io avevo già salutato
tutti, loro me li ero tenuti per ultimi, o quasi.
E: allora, dopo che sono morta… fa
un certo effetto dirlo vero? – scoppiammo a ridere. Eravamo
morti tutti e tre almeno una volta e ce ne stavamo seduti a chiacchierare come
nulla fosse. Era indubbiamente divertente.
E: dicevo che, dopo quello che era
successo sono stata chiamata dai “capi” e
sono stata accolta con molta gioia, si sono complimentati per il lavoro che ho fatto
e mi hanno offerto un nuovo incarico.
Mi guardavano curiosi
E: beh sono diventata un “angelo
custode”
S&B: cosa?
E: dunque, più o meno ho il compito di
proteggere e aiutare qualcuno.
S: e chi?
E: solitamente ci viene affidato
qualcuno fin da piccolo, anzi ancora prima che nasca e noi dobbiamo seguirlo
finché ne avrà bisogno.
S: bene, mi sembra adatto a te.
E: già e ora risponderò ai dubbi che
vi assillano… quando sono arrivata dai capi mi hanno chiesto se
volevo qualcosa e io ho espresso un desiderio per voi.
Mi guardavano stupiti, anche se Buffy
ora iniziava a sorridere.
E: sarebbe successo quando e se solo
entrambi lo avreste desiderato. Doveva essere qualcosa che volevate tutti e due
e preferibilmente nello stesso periodo. È stato incredibile ma lo avete
praticamente chiesto contemporaneamente… non serve che vi ricordi quando
vero?
Buffy era arrossita ma Spike
continuava a guardarmi confuso.
S: di cosa stai parlando?
Mi voltai verso di lei
E: non lo sa ancora?
B: beh glielo stavo dicendo quando sei
comparsa.
S: cosa devo sapere?
E: accidenti al tempismo. Sono
arrivata troppo presto. Ma ora devo andare… beh William poi capirai,
comunque questo era il mio modo per rimanere con voi. Vi avevo promesso che non
vi avrei abbandonato. In lei ci sarà sempre qualcosa di me e farò in modo che
sorrida, in fondo rimane sempre il mio lavoro.
Mi avvicinai a Buffy e l’abbracciai
stretta, era felice e allo stesso tempo spaventata.
E: non avere paura, sarai bravissima,
proprio come lo era Joice con te.
Poi mi rivolsi a William che forse
iniziava a capire.
E: sarai il migliore del mondo per
lei. Tutto ciò che hai fatto per arrivare fino a qui ti ha reso un uomo buono.
Sarai all’altezza di ogni situazione, come sempre d’altronde,
c’è da esserne fieri. Non è stato facile per te, lo so
ma avrai ciò che hai chiesto. – Buffy ci guardava stupita e il
volto di William iniziò ad illuminarci. Mi avvicinai ancora di più a lui e gli
sussurrai in un orecchio – avrai qualcuno che un giorno ti
chiamerà papà.
Mi allontanai e i suoi occhi erano
lucidi.
E: ora devo andare. Devo ancora
salutare Angel prima di tornare ad occuparmi della mia protetta… non
ti preoccupare Spike ti lascio la soddisfazione di essere tu a dirglielo.
Sparii nel nulla e in silenzio come
ero arrivata, avevo ancora un amico da salutare e loro dovevano parlare.
Dopo che fui sparita, per alcuni
minuti rimasero immobili in silenzio. Spike le si sedette vicino e le accarezzo
i capelli.
S: Buffy cosa devi dirmi?
B: io non te l’ ho
detto prima perché non ne ero sicura. Stamattina ho avuto la conferma e ho
passato la giornata a pensare alle parole da usare, non sapevo cosa avresti
detto, se mi avresti creduto… - era nervosa. Parlava
velocemente e si contorceva le mani. Lui gliele prese tra le sue e la guardò
negli occhi.
S: ti prego. Dimmi solo che quello che
penso è vero, che non ho frainteso le sue parole. Dimmi che la cosa più bella e
più impossibile è accaduta a noi due.
Lei lo guardò negli occhi e erano
lucidi. Quelli di entrambi. Si morse le labbra e riuscì solo a fare un cenno di
assenso con la testa.
Spike sentì che il cuore gli
scoppiava. Era felice… no felice non era la parola
esatta. Non sapeva neppure lui spiegare cosa provava. Avrebbe passato l’eternità
a ringraziare Dio o chi per lui gli aveva donato tutto questo. Anzi avrebbe
rinunciato all’eternità e a qualunque cosa se fosse stato necessario
e forse… ma questa è un'altra storia!
L’unica cosa che fece fu
abbracciare la sua Buffy. Voleva tenerla stretta a se, il suo tesoro, anzi i
suoi amori.
Buffy si fece coccolare dal suo uomo,
dal suo amore, da tutto ciò che lui aveva rappresentato fino a qual momento e
ora poteva dire di farsi coccolare dal padre di sua figlia.
Dopo poco furono interrotti dalla
porta che si apriva e da una Down esultante che li abbracciava.
D: allora è vero… sarò
la zia Down?
S: si, a quanto pare.
D: avevo quasi pensato fosse un sogno
ma quando è apparsa Emma e mi ha detto che era vero, non vedevo l’ora
che tornaste.
S: già saremo una vera famiglia, non
normale ma la nostra.
D: maschio o femmina?
B: da quello che abbiamo capito,
probabilmente femmina.
D: come la chiamerete?
Buffy e Spike si guardarono e si
sorrisero. Stavano parlando della loro famiglia. Avevano passato di tutto ma c’erano
riusciti, avevano vinto loro contro inferno e paradiso, erano ancora uniti. C’era
amore nei loro sguardi. Erano felici, avevo fatto proprio un bel lavoro. Non
dovevano parlarsi, sembrava che si leggessero nel pensiero, come se qualcosa li
unisse ulteriormente. Si voltarono verso Down.
S&B: Emma.