Fanfiction
ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di
riuscire a rintracciare l'autrice.
HOPE
di Sara
Il sole stava tramontando. Buffy stava
seduta, nella veranda della casa che avevano affittato, a guardare fissa
davanti a se. Stringeva il bicchiere tra le mani e cercava di non pensare.
Provava a non pensare a nulla. Perché ogni cosa le faceva male. Le stringeva il
petto e le toglieva il fiato. Avrebbe preferito morire. Per non sentire più,
per dimenticare. Invece rimaneva ferma immobile, lasciando che il resto del
mondo andasse avanti. Voleva che tutto scorresse via, che nulla la potesse più
toccare. Voleva rimanere sola con i suoi ricordi. Voleva solo passare il resto
della sua vita lì. Ferma.
Non si accorse neppure di Xander che
le si era seduto accanto. Continuava a guardare in fondo alla strada, come se
aspettasse l’arrivo di qualcuno, anche se sapeva non sarebbe mai
arrivato.
- Buffy…
Lei si scosse, come svegliata da un
sogno.
- Xander, ciao. Non ti avevo sentito
arrivare
- già, me ne sono accorto. Tutto bene?
- si come sempre, benone. Cosa volevi?
- nulla. Solo dirti che la cena è
pronta e che Dawn voleva sapere se più tardi ti andava di andare al cinema. Per
tornare pian piano alla normalità, sai… pensavamo un film divertente.
Magari stupido. Dove nessuno muore. Nessuno piange… una
cosa così.
- bella l’idea,
ma io credo rimarrò qui. Voi andate pure…
- non puoi andare avanti così. Devi
reagire Buffy, devi tornare a vi…
- non ci provare Xan. Non voglio
neppure sentirtelo dire. Avrei dovuto essere morta da tanto tempo, e forse
sarebbe stato meglio per tutti, ma sono tornata a vivere, non volevo ma è successo.
Voi mi avete riportato il corpo e lui la vita. Ora lui non c’è e
io non ho più motivo per vivere. Sopravvivrò, perché forse sono anche stanca di
morire. Ma nulla è più come un tempo e io non voglio che torni ad esserlo.
Xander la fissava, senza dire nulla.
Dove era sparita
- capisco il tuo dolore. Ma cosa vuoi
fare. Rimanere qui immobile senza fare nulla?
- si. Voglio rimanere qui e aspettare.
- non tornerà Buffy – le
disse scotendola per le spalle – è morto, come Anya. Dobbiamo
farcene una ragione. Loro avrebbero voluto che continuassimo a vivere.
- ti sbagli. Loro avrebbero voluto
vivere con noi. Anya avrebbe voluto sposarti e lui avrebbe voluto una bella
tomba con vista, anche senza staccionata bianca. Non avrebbero voluto morire,
non così, non senza sapere che li amavamo. Siamo stati noi a portarli a questo
punto. Io non so cosa lui vorrebbe per me, ma io voglio solo rimanere qui.
- sono passate due settimane da…
-19 giorni.
Xander abbassò la testa quasi
rassegnato. Lui non aveva la forza di sperare, o forse era lei che non aveva la
forza di ricominciare. Si avviò verso la porta ma prima di rientrare si voltò
ancora verso di lei.
- perché non lo chiami per nome. Parli
di Spike dicendo sempre lui. Perché?
- voglio tenerlo solo per me. Lo
voglio usare solo per chiamarlo. Quando sarà di nuovo davanti a me.
Il ragazzo rientrò in casa lasciandola
sola con i suo fantasmi.
- 19 giorni. Sono passati 19 giorni
amore mio. Dove sei?
Una fitta acuta al petto. Buffy si
piegò in due dal dolore. Cosa stava succedendo. Un grido rimbombò nelle sue
orecchie, prima che svenisse.
Nel frattempo a Los Angeles, Angel
decideva di aprire la strana busta che gli è arrivata.
Buffy si ritrovò distesa sul divano,
con tutti attorno che la guardavano.
Aprì e chiuse gli occhi un paio di
volte, per capire cosa stesse succedendo. Vedeva i suoi amici parlare ma non riusciva
a sentirli. Si prese la testa fra le mani e cercò di ricordare cos’era
successo.
- Buffy, Buffy come stai? –
chiese preoccupata la sorella
- credo bene, ma cosa è successo?
- ti abbiamo trovato distesa per
terra, svenuta. – disse un Giles preoccupato, pulendosi gli occhiali.
Non ricordo, avevo parlato con Xander.
Poi stavo pensando a… - abbasso gli occhi, non voleva
parlare di Spike con loro. – ho sentito un dolore al petto,
e delle grida…
Ad un tratto fu come svegliata da un
sogno. Quelle grida, quella voce. Era la sua, ne era certa, ma come poteva
essere?
- e poi? –
chiesero gli altri esitanti.
Buffy li fissò attentamente uno ad
uno. Forse non si fidava più di loro, o più semplicemente sapeva che l’avrebbero
presa per pazza. La sua ormai era diventata un ossessione. A quel pensiero
quasi scoppiò a ridere. Ora era lei ad avere un ossessione per lui, questo
almeno agli occhi dei suoi amici. Invece era ancora una volta amore, e fede e
speranza che lui tornasse. Le cose cambiano, ma certe restano immutate. Loro
non volevano vedere quell’amore, non volevano accettare
che lei avesse fatto la sua scelta di vita e che la sua scelta fosse un
vampiro. No, che la sua scelta fosse Spike, non un vampiro qualunque. Lui che
come lei era andato contro ogni legge di natura. Lui che si era posizionato tra
l’inferno e il paradiso, tra il bene e il male, solo
per amore. Lui che aveva sempre mostrato più coraggio di chiunque altro. Molto
più di loro, molto più di lei.
Non era questione di fiducia,
semplicemente non voleva parlarne con loro. Certe cose restano immutate ma
altre cambiano. Lei era cambiata, la loro amicizia si era incrinata, ora Buffy
voleva solo spiegarsi quelle grida.
- nulla, ricordo solo questo e poi più
nulla. Sarà stato solo un malore. Non preoccupatevi.
Si spostarono tutti in cucina,
lasciandola sola per riposare. Solo Giles rimase immobile davanti a lei.
- io capisco che tu non voglia
raccontarci cosa provi o come stai. L’ultimo anno è stato duro per
tutti e ci ha separati. Mi dispiace, ma se hai bisogno di qualcosa, noi siamo
qui. Lo sai che siamo pronti a tutto.
- anche a credermi?
- certo lo abbiamo sempre fatto…
- le urla che ho sentito, quella voce
era la sua.
Giles si pulì gli occhiali e sembrò
riflettere
- la voce di Spike?
Lei annuì
- ascolta, io capisco che tu sia
rimasta sconvolta dalla sua morte, avevate lavorato assieme a lungo, si può
dire foste amici, ma io non credo che… forse è solo la stanchezza.
- Giles, stia zitto!
Disse alzandosi in piedi e
sconvolgendo l’uomo davanti a se.
- primo: noi non eravamo amici. Noi
siamo stati nemici, siamo stati amanti e infine… non lo so
ma io lo amavo, come lo amo ancora. Quindi sì sono sconvolta dalla sua morte,
anzi sono furiosa perché avrei dovuto morire con lui, ma non tanto sconvolta da
non riconoscere la sua voce. Non era un sogno. Io l’ ho
sentito. Secondo: lei può non credermi, ma la prego mi risparmi la paternale
del “noi siamo qui per te”. Voi siete
stati lì per me, solo se facevo le scelte che approvavate. Non vi ho mai
sentito dirmi: “siamo felici che tu sia innamorata di Angel, hai il
nostro appoggio anche se lui è un vampiro”. Non mi è neppure mai sembrato
di sentirvi dire: “sai innamorata di Spike e credi
che ora, che si è fatto torturare per te e ha un anima, sia un uomo buono?
Bene, siamo con te se hai deciso di togliergli il chip”. Già
ma quello che provo, non fa parte del pacchetto, appoggiamo le scelte di Buffy.
Giles continuava a guardarla come se
la vedesse per la prima volta.
- sei ingiusta.
La voce di Xander alle sue spalle non
la turbò minimamente.
- si lo so. Ma lo sono da tanto, come
sono anche una cosa cattiva e disgustosa. Solo che non ve ne eravate accorti
prima. So quello che ho sentito e capirò cosa è successo. – si
avviò verso le scale, per salire nella sua stanza.
- lo fai perché gli e lo devi? Perché
ci ha salvato?
- no lo faccio perché lo devo a me.
Perché voglio indietro la mia vita. E la voglio con lui.
Buffy salì in camera, si sentiva più
triste del solito.
Già tutto andava a rotoli, litigare con
gli unici amici che le erano rimasti, non era un’idea molto
intelligente. Ma non riusciva più a fingere, non più come un tempo. I sorrisi
falsi, e i “tutto va bene” non funzionavano più. si
sarebbe scusate con loro, ma non ora. Ora doveva capire cosa era successo.
Perché quello non era stato un sogno, ne un brutto scherzo dovuto alla
stanchezza. Quelle urla le aveva sentite sul serio, ma soprattutto il dolore
era stato reale.
E se si fosse sbagliata, un attimo
questo pensiero la attraversò. E se avesse avuto ragione Xander e lei non aveva
il coraggio di riprendere a vivere? Avrebbe voluto fermare il tempo. Chiudersi
in una bolla di cristallo e non soffrire più, non sentire più nulla.
Ma una parte di lei le diceva di non
smettere di sperare. Forse era successo qualcosa, forse qualcuno voleva darle
un’altra possibilità. Questa volta avrebbe combattuto, e
se questo significare continuare a sperare e a credere ancora in loro… beh
lei avrebbe sperato. Avrebbe girato il mondo e anche l’inferno
pur di ritrovarlo.
Prese in mano il telefono e compose il
numero. Faceva un respiro ad ogni suono del telefono. Non sapeva bene cosa
avrebbe detto, ma doveva sapere.
- Angel investigation –
disse una voce che irritava Buffy - mostri e demoni vi tormentano? Siamo qui per
questo.
- molto divertente detto da te Harm,
allora facciamo che mi servono due cose: primo liberami di un vampiro: tu, e
poi passami Angel. Non necessariamente in quest’ordine.
- Buffy… sempre un
piacere sentirti, sarà felice di sentirti Angel. Hai chiamato per sapere di… ouch… - un
lamento uscì dalla bocca di Harm
- per sapere di chi Harm?
- di… di…
Wesley.
- perché dovrei volere notizie su
Wesley?
- beh.. perché… è
stato influenzato.
- capisco…
interessante. Ora passami Angel. – qualcosa non funzionava.
Harmony era sembrata quasi a disagio,
quasi stesse mentendo, e lei era sempre stata una pessima bugiarda. Forse aveva
fatto la telefonata giusta.
- Buffy ciao, come stai?
- bene grazie Angel, tu?
- come al solito. Cosa posso fare per
te?
- ho bisogno di alcune informazioni. È
successo qualcosa di strano lì?
- strano? No…
assolutamente no. Tutto normale. Soliti demoni, fantasmi, facce fastidiose…
- Angel… - sospirò
a fondo, odiava sentirsi raggirata – non hai mai parlato così tanto.
Quindi due sono le cose. O sto parlando con Angelus, e forse quasi mi farebbe
piacere, dato che sono certa non mi mentirebbe. Oppure tu sai qualcosa che non
mi vuoi dire.
- cosa mai dovrei sapere? Lo sai che
non farei mai nulla per ferirti Buffy.
- si lo so.infatti mi preoccupa,
quello che fai per il mio bene.
Un silenzio innaturale, lasciò loro
qualche minuto per pensare al da farsi.
- mi spiace, non volevo essere
cattiva, ma è un brutto periodo e mi è successa una cosa strana… vedi
io ho avvertito un forte dolore oggi e ho sentito delle grida.
- delle grida? – ora
la sua voce era quasi spaventata
- era la sua voce Angel, ne sono
certa. Ho bisogno di sapere se lì è accaduto qualcosa.
- la voce di chi Buffy?
Ancora silenzio. Non voleva parlare di
Spike con Angel, non voleva sentire la sua teoria su quanto Spike fosse
sbagliato.
- dimmi solo se è successo qualcosa.
- nulla.
La sentì deglutire e respirare a
fondo. Poteva quasi percepire le sue lacrime scendere. Dopo un attimo, in cui
si fu ripresa, lo ringraziò frettolosamente e riattacco.
Angel rimase ancora un po’ con
il ricevitore all’orecchio. Dopo aver riattaccato si passò una mano sui
capelli e respirò a fondo.
- riesci ancora a dormire la notte,
con la scusa che le menti per il suo bene? – disse una
voce alle sue spalle.
Angel non si mosse.
- tu non puoi capire. È meglio così?
- si. Indubbiamente meglio per te. Hai
un problema in meno. Senza io in mezzo puoi far si che anche lei sia infelice
come te.
- tu sei un egoista –
disse urlando, voltandosi verso la voce e conficcandosi le unghie nella mano,
dato che non poteva colpirlo – credi veramente che la faresti
felice? Io ti conosco Spike, tu la porteresti al buoi con te. Tu la
cambieresti, per cosa? Lei non ti ama, e se ha pensato di amarti… beh
gli passerà presto. Tanto lo sai che per ora non te ne puoi andare. Cosa dovevo
dirle, “sai Buffy, Spike è tornato, ma è un fantasma, vuoi
venire a salutarlo?”.
Rimase a guardarlo, sperando che la
sua rabbia si smaltisse e sperando di convincere anche se stesso.
- è meglio così, qualunque cosa provi
le passerà. Starà meglio… avrà una vita normale…
- sei un ipocrita Angel. L’ hai
sentita piangere e riesci a rimanere impassibile, come se ti avesse telefonato
Xander. Io ora non posso muovermi, ma appena riavrò il mio corpo andrò da lei,
che tu voglia o meno. Non sei l’unico a volere il suo bene, ma
io voglio renderla felice. Non voglio che rimanga triste e vincolata solo al
mio ricordo, come è stato con te. Io voglio darmi una possibilità, voglio
andare da lei e dirle che l’amo. Voglio essere lì per lei,
che mi rivoglia o no. Perché ha perso ogni cosa, ha perso prima te, poi sua
madre, i suoi amici. Ha pianto troppo e io non posso più permetterlo. Voglio
darle una scelta. Far sì che lei decida chi vuole o non vuole nella sua vita.
Io non l’ ho e non la voglio cambiare, io sono cambiato per
lei, e tu lo sai. Non sceglierò per il suo bene. Lascerò che sia lei a farlo.
Un attimo dopo davanti ad Angel non c’era
più nessuno. Sparito di nuovo. Spike aveva ragione, come la maggior parte delle
volte, per questo era così fastidioso. Aveva sentito la voce di Buffy al
telefono, perché mentirsi. Lei aveva sentito il ritorno di Spike, perché era
legata a lui. Non poteva farla soffrire ancora.
Riprese il telefono in mano e compose
il numero, respirava a fondo, pur non avendone bisogno.
- pronto?
- Giles, sono Angel, questa telefonata
deve rimanere fra me e lei – il silenzio all’altro
capo lo fece continuare – si tratta di Spike
Il mattino dopo Buffy si svegliò molto
presto, provò a rigirarsi per un po’ nel letto, sperando di riuscire
a riprendere sonno. Dopo un quarto d’ora, in cui aveva rischiato di
strozzarsi con il lenzuolo, si alzò rassegnata, e dopo una veloce doccia scese
in cucina. Una buona tazza di caffè le avrebbe fatto bene e poi, magari,
sarebbe uscita per fare una corsa.
In fondo le piaceva alzarsi presto,
quando la città ancora dorme. Poteva passeggiare tranquillamente per strada, le
sembrava di tornare in dietro nel tempo, solo che una volta lo faceva quando
tutti si erano appena addormentati. Non faceva più la ronda, la notte la
chiamava ancora, ma lei rimaneva immobile a dire semplicemente no. Si era
promessa che non l’avrebbe più fatta, ora c’erano
tante altre ragazze, pronte a proteggere il mondo, pronte a sventare
apocalissi. Le sue lotte sarebbero state solo con i suoi incubi. Basta caccia,
basta vampiri. Non voleva più lottare per gli altri. Avrebbe solo lottato per
se.
Quando entrò in cucina si accorse di
non essere la sola mattiniera. La porta che dava in veranda era aperta e Giles
era seduto sui gradini, mentre sorseggiava una tazza di te.
- anche lei a litigato con il letto?
L’uomo sobbalzò sentendo la sua
voce.
- diciamo che il letto non mi ha
incontrato questa notte.
- insonnia o troppi pensieri?
- entrambe le cose credo.
- tu? Da quando in qua, ti svegli che
il sole non è ancora alto?
- probabilmente da quando non resto
fuori fino all’alba. Poi è bello alzarsi presto, avere tutta la
giornata per fare… beh qualunque cosa io voglia fare.
- è da molto che non ti alleni. Forse
dovresti riprendere a fare la ronda e…
- no. La prescelta non esiste più, è
morta e sprofondata con Sunnydale. Ora c’è solo… beh
quel che resta. Non farò più la ronda, niente caccia, niente vampiri.
- questa tua scelta dipende da Spike?
- si. – quella
risposta detta così impulsivamente lasciò entrambi in silenzio per un po’ – e
no! – disse appena ebbe organizzato le idee – la
cacciatrice è morta con lui quel giorno, e io sono arrabbiata perché avrei dovuto
rimanere lì, invece di scappare. Ma avevo paura. Gli avevo confessato il mio
amore e lui non mi aveva creduto. Non sono mai stata coraggiosa come lui. Lui
non ha mai ceduto, ha sempre continuato a lottare per me, per avere il mio
amore. Io non sono stata così forte. Lui pensava che io non lo amassi e si
sbagliava. Ora non voglio cacciare, perché lotto ogni attimo contro di me.
Perché non potrò più dirglielo. Perché non potrò dimostrargli che si sbagliava.
Ho perso la mia battaglia, quella più importante per me. Forse è solo la
sconfitta che brucia, o stupido orgoglio. Tornerò nella notte solo quando potrò
di nuovo chiamarlo per nome. Finché lui non sarà di fronte a me, Buffy non
esiste più… c’è solo… beh
quel che ne rimane.
- Buffy, Spike è morto…
- no. Lui è tornato.
Giles sobbalzò a quelle parole. Ma
allora lei sapeva, forse aveva sentito la sua conversazione con Angel…
- non sono stupida Giles, Angel non mi
ha detto la verità, ma probabilmente l’ ha detta a lei. Non me la vuole
raccontare? Non importa! La scoprirò ugualmente. Noi siamo legati, da qualcosa
più forte del sangue, di più forte della vita e della morte. Lui è la mia
speranza. È la forza che ogni mattina mi permette di alzarmi. Lui deve essere
vivo. Perché se lui non c’è io neppure.
Rimasero in silenzio. Giles non sapeva
cosa fare, continuava a pulirsi gli occhiali, senza parlare. Angel gli aveva
pregato di non dire nulla a Buffy. Spike era un fantasma e forse lo sarebbe
rimasto per sempre. Rupert doveva solo allontanarla, doveva distrarla per un po’,
fino a che lei non lo avesse dimenticato, o lui non fosse tornato corporeo.
Gli aveva chiesto di mandarla, magari
in Europa, con la scusa di una qualche missione. Lui si sarebbe occupato di
Spike, avrebbe cercato di farlo tornare come prima. Quello che sarebbe successo
dopo… non poteva saperlo.
Le parole di Angel riecheggiavano
ancora nella sua mente.
“ lei non deve sapere Giles, ne soffrirebbe troppo
- lei sa già Angel, lo sente. E quando
lui tornerà corporeo?
- se… se tornerà
corporeo… andrà da lei.
- la sai vero che lui tornerà.. Si è
ripreso l’anima per Buffy, è tornato dalla morte, probabilmente
solo per lei, credi che essere un fantasma lo possa fermare?
- no. Ma forse Buffy…
magari lontana da qui, dopo aver vissuto e assaporato la vita normale…
- se lui non torna, la perderemo per
sempre. spero che tu questo lo sappia, spero che tu ti renda conto che stai
giocando con la sua felicità solo per gelosia.
- lo so, come so rendermi conto quando
una battaglia è persa. Ma deve capire che potrebbe non funzionare, lui potrebbe
non riuscirci, non possiamo illuderla…
- già… Spike non
ha mai capito quando una battaglia era persa.
- più che altro credo che abbia sempre
odiato combattere le battaglie che sapeva di poter vincere. Io farò il
possibile per farlo tornare. Ma lei mandi Buffy lontano da qui.
- alla fine, dovremmo fare i conti
anche per questo.”
Buffy era rimasta, seduta a fianco del
suo ex osservatore, senza dire una parola. Non voleva sentire scuse e forse
neppure la verità. Preferiva immaginare che lui le nascondesse qualcosa,
piuttosto che non ci fosse nulla da nascondere. In cuor suo lei sapeva, sapeva
che lui c’era. Ma allora dove? Forse doveva andare da Angel…
- Buffy – disse con
voce tremante – devi fare una cosa per me.
- una missione suicida?
- una missione vacanza. Devi andare in
Italia per me, devi trovare una cosa importante.
- mi sta allontanando da qui?
- si
Buffy lo fissò quasi sbalordita. Giles
la voleva lontana, e glielo aveva detto. Niente sotterfugi. Niente inganni. Solo
la verità. Italia… magari lui voleva aiutarla, forse era un indizio.
Forse qual qualcosa di importante avrebbe potuto far tornare Spike, forse… da
quando era così speranzosa?
Una luce si accese nel suo sguardo, e
questo non sfuggi a Giles. La cacciatrice non era morta. Sperò solo che Angel
avesse ragione, o avrebbero subito la sua ira.
- quando parto?
Firenze.
Una bella giornata di sole, Buffy
camminava tranquilla per la città, le piaceva visitare posti che non aveva mai
visto.
Di lì a poco avrebbe incontrato l’amico
di Giles. Probabilmente solo per due chiacchiere, ma distrarsi un po’ le
avrebbe fatto bene. Già immaginava di trovarsi un inglese, tipo Giles o Wesley.
Si sedette in un bar e ordinò del
caffè. Diverso da quello di casa sua, già immaginava di passare la notte
insonne, ma d’altronde non è che avesse dormito molto nelle scorse.
Dopo poco un giovane uomo le si
avvicinò. Di sicuro non si aspettava un ragazzo così giovane. Rimase a
guardarsi attorno, magari non era lui e di certo non aveva voglia di mettersi a
chiacchierare con uno sconosciuto.
- Buffy? Buffy Summers?
- si sono io, tu allora dovresti
essere…
- Randy, piacere – le
disse sorridendo e porgendole la mano
Lei lo guardò attentamente e strabuzzò
gli occhi un paio di volte. Poi non si trattenne più e scoppiò in una fragorosa
risata.
L’uomo di fronte a lei, la fissò
stupito. Eppure vederla ridere così di gusto quasi gli faceva piacere, anche se
non sapeva bene perché.
Buffy continuava a guardarlo, senza
riuscire a smettere di ridere. Ma non rideva di lui, più di se stessa forse.
Il destino ci stava prendendo troppo
gusto nel beffarsi di lei. Quell’uomo, bello e sorridente, che
probabilmente la stava prendendo per pazza, si chiamava Randy. Come, per un
attimo, lo era stato l’uomo della sua vita. In un
momento le tornò alla mente una sera di molto, forse troppo tempo fa, in cui
una giovane e sicura Joane, si era fidata di lui. Aveva lottato con lui, pur
sapendolo un vampiro. Solo perché… beh perché lui la guardava in
quel modo… come se vedesse la sua anima, come se potesse
prenderla e tenerla al sicuro e protetta per sempre. Le sarebbe piaciuto
rimanere una smemorata Joane.
Calmò le sue risate. Forse questo
viaggio non l’avrebbe portata a nulla, ma di sicuro le stava
mostrando un altro punto di vista. Ridere della sua vita, invece che piangerci
sopra, non era poi così male.
- scusa – disse
cercando di tornare seria – mi è tornata in mente una cosa
buffa.
- non ti preoccupare, è bello veder
ridere una bella donna.
Buffy tornò subito seria. Non voleva
sentire complimenti, meglio tenere una dovuta distanza con tutti, a partire
dall’uomo che aveva di fronte.
Era così strano. Così diverso da
Giles, giovane, aitante e quasi strafottente. Un attimo prima le era sembrato
di vedere una luce familiare nel suo sguardo. Scosse la testa. Era lì per
lavoro.
- bene. Prendi qualcosa da bere?
- no grazie. cosa dici se parliamo
mentre facciamo due passi?
- ok – si alzò e
lo seguì. – conosci bene la città?
- assolutamente no, ma mi piace
improvvisare.
Lei gli sorrise, mentre continuava a
guardarlo attentamente.
- cosa ti ha detto Giles? Sai perché
sono qui?
- vuoi la verità o la versione che mi
ha dettato Giles? – disse sorridendo.
- verità… ho già una
vita di bugie alle spalle.
- ottima scelta, sono scomode le bugie,
la verità fa già abbastanza male da sola. Comunque, io sono qui per tenerti
occupata il più possibile. Devo distrarti e far sì che tu non voglia più
tornare a casa.
Buffy strabuzzò gli occhi
- beh non erano proprio così le parole
di Rupert – Buffy si irrigidì di colpo, Spike era solito
chiamarlo Rupert, per tutti gli altri era “il signor Giles”.
Perché ogni cosa che faceva quest’uomo le ricordava lui? La
tensione di Buffy, non sfuggi a Randy, che sorrise amaramente. – mi
ha solo detto che stai passando un brutto periodo, che avevi bisogno di
allontanarti per un po’. Mi ha chiesto di inventare una
qualunque scusa per trattenerti qui.
Lei abbassò il viso. Era così scomoda
e fastidiosa la sua presenza? O forse speravano che lontano da casa, lei avrebbe
iniziato una vita normale, e si sarebbe scordata di tutto, come per magia?
- sì, è stato… anzi
è un brutto periodo. Ma non rimarrò a lungo qui, voglio tornare a casa, devo
trovare… beh mi fermo solo per un po’. Ma
nel frattempo potresti mostrarmi la città.
- volentieri…
magari scopri che l’Italia non è così male.
Passeggiarono per tutto il giorno,
chiacchierando del più e del meno. Randy le parlo della sua amicizia con Giles
e Buffy… beh lei rimase sul vago. Niente di personale,
chiacchiere per occupare il tempo.
Alla sera andarono a cenare, in un bel
ristorantino, vicino all’albergo di Buffy. Lei si sentiva
a disagio. Randy era stato molto gentile, forse troppo. Non aveva nascosto il
suo interesse per lei, e lei non voleva avere nulla a che fare con gli uomini,
soprattutto con Randy, che a volte le ricordava troppo Spike.
A metà cena, lui le sfiorò la mano
sorridendole e lei la scosto come se bruciasse. Lo guardò tristemente, per poi
abbassare lo sguardo imbarazzata.
- scusami, non volevo metterti a disagio… ma
almeno ora ho capito quello sguardo.
- quale? –
chiese subito sospettosa
- quello che hai quando mi guardi. Ti
si accende un attimo e ripete ogni volta, “mi ricordi lui, ma non sarai mai
come lui”.
Buffy abbassò ancora di più gli occhi.
Ci mancava un altro a cui non poter mentire. Ma meglio mettere le cose in
chiaro fin da subito. Nessuno sarà mai come il “suo lui”.
- non ti preoccupare, ora mi puoi
raccontare qualcosa di te o preferisci rimanere ancora sul vago? Almeno dimmi
chi è questo lui, di cui nessun altro uomo sulla terra sembra all’altezza.
Buffy alzò di scatto il viso, gli
occhi erano rossi, ma avrebbe fatto uno sforzo, Randy meritava di sapere. Lui
si rabbuiò vedendola piangere, pagò il conto e la fece alzare. Ripresero a
camminare, l’aria fresca avrebbe chiarito le idee.
- allora, so da Giles che hai perso
una persona a cui tenevi, so che ci sono cose soprannaturali che girano attorno
alla tua vita e so che non sarà un viaggetto in Italia a sistemare le cose. La
cosa che non so è cosa posso fare per te, e se questo lui ha un nome.
- si… ce l’ ha
un nome ma… e tu… beh mi hai mostrato la città e
potresti rimanere ad ascoltarmi ancora per un po’.
- volentieri. Ma deduco che se non mi
dici il suo nome, tu non abbia tanta voglia di parlarmi di lui.
Buffy abbassò il viso, voleva solo
camminare, perdersi fra la gente, diventare un puntino tra tanti. Solo per un
momento non essere l’unica e sola. Forse avrebbe
preferito non essere nulla, dormire e non pensare. Non aveva voglia di parlare
di lui… ogni cosa era nella sua mente e nel suo cuore e
doveva rimanere lì.
- ok… facciamo
così, mi togli qualche curiosità e poi ti lascio vagare da sola con i tuoi
pensieri.
- sono pronta, chiedi e prometti di
non stupirti per le risposte.
- bene, ascolta Buffy, non sono un
analista, quindi non voglio darti consigli o suggerimenti su come vivere la tua
vita, ma quante battaglie hai combattuto fino ad ora.
- troppe, non so se le ricordo tutte.
- ma per chi hai combattuto? Per cosa
hai rischiato la vita? Per quale missione hai perso ogni cosa e sei arrivata
qui, a volere solo essere da un'altra parte?
- io ho fatto il mio dovere, ho vinto
le battaglie per la salvezza del mondo – disse quasi arrabbiata – non
sono una stupida ragazzina che frigna per le scarpe rovinate. Ho perso la mia
famiglia e i miei amici, ho perso ogni cosa, perché tu e tutta questa gente,
possiate girare per le strade come nulla fosse. Cosa ho ottenuto in cambio? Di
essere cacciata dalle ultime persone che mi sono rimaste, di essere ingannata
da chi un tempo amavo o e di essere derisa da uno sconosciuto come te, che
crede che io pianga per nulla? – riprese fiato, aveva le guance
rosse e le lacrime che le bagnavano il viso. Però si sentiva meglio.
- io so chi sei cacciatrice e so cosa
hai fatto. Non voglio ne giudicarti ne deriderti, voglio solo chiederti… per
chi stai combattendo ora?
Buffy si sedette su una panchina, come
se le avessero rubato tutte le energie. Sospirò e si sentì una sciocca.
- scusami, non volevo prendermela con te,
ero solo arrabbiata. Da troppo tempo. Questa battaglia…
credo sia la più dura… combatto per un sogno, per una
speranza che probabilmente si infrangerà contro un muro. Combatto perché se mi
fermo, credo che potrei morire dal dolore, credo che non avrei più la forza di
rialzarmi. Credo sia una battaglia persa, ma ho bisogno di sperare di vincere,
come ogni volta, per poter sopravvive, o per tornare a vivere davvero.
Si asciugò le lacrime con il dorso
della mano e si sentì una bambina indifesa. Randy le sorrise e capì perché lei
era l’unica, la migliore probabilmente.
- forse le mie sono solo parole
sciocce, o un miscuglio di frasi fatte, ma credo di aver capito. E’
questo che hai avuto in cambio. È per questo che sei arrivata fino a qui. Per
questa speranza, per questo sogno, perché tu possa realizzarlo, perché sia
finalmente tu l’artefice della tua felicità. Sei stata forte per la
missione, ora puoi essere forte solo per te. Hai trovato quello che sei, non c’entra
l’essere la cacciatrice, quello che sei ora è solo
merito tuo. Sei capace di alzarti al mattino e lottare, sei capace di uccidere
mostri che io probabilmente neppure immagino, potresti fare qualunque cosa, ma
hai deciso di non farla. Hai deciso di sperare in un sogno, hai deciso che vale
la pena lottare per amore, lottare per renderti felice. Sei una donna speciale
Buffy e questo non serve certo che te lo dica io. Non sei migliore perché
vinci. Sei migliore perché combatti.
Ti auguro di vincere la tua battaglia,
ma chiunque sia il lui per cui vai avanti, deve essere un uomo speciale e molto
fortunato, non tutti hanno la fortuna di essere amati da una come te.
Le sorrise e non aspetto la sua
risposta, la lasciò da sola.
Buffy si strinse nelle spalle e si
rimise a camminare.
- già, molto fortunato – disse
parlando piano tra se e se, mentre camminava tra la gente –
immagino che lui abbia pensato la stessa cosa quando l’ ho
picchiato a sangue in un vicolo, probabilmente anche quando è bruciato, solo
perché io gli ho dato quello stupido medaglione… il medaglione!
Dopo la battaglia, Giles l’ ha spedito ad Angel e forse… - si
prese la testa fra le mani – non ci capisco niente. Vorrei
che fossi qui. Che mi prendessi tra le braccia e mi dicessi che tutto andrà
bene. Vorrei sentirti dire che non sono pazza. Che non sto lottando contro i
mulini a vento. Non è vero! Vorrei che fossi qui per poterti dire che ti amo.
Per poter pronunciare ancora il tuo nome… che mi brucia in gola.
Si fermò di scatto. Aveva sentito degli
occhi puntati su di lei, anzi aveva sentito uno sguardo preciso che la seguiva.
Si girò attorno, ma c’era tanta gente che camminava,
si mise a correre avanti e indietro. Dov’era? Lei l’aveva
sentito, aveva sentito la sua presenza. Le lacrime scendevano dei suoi occhi e
la vista era offuscata. Poi si fermò di colpo, infondo alla strada due occhi
blu la stavano osservando. Tutte le altre persone sembravano essere scomparse.
Buffy non riusciva a staccare gli occhi dalla figura dinnanzi a lei.
Le gambe le tremavano e per un attimo
credette di non farcela, mosse un passo alla volta, come a misurare i suoi
movimenti. La gente le passava vicino, anche urtandola, ma lei non sentiva
nulla e nessuno. Continuava a camminare, con gli occhi puntati. Si fermò un momento
e si guardò attorno, sbatte gli occhi e tornò a fissare in fondo alla strada.
La figura era ancora davanti a lei. Non era un’
allucinazione. Riprese la sua marcia, lenta. Aveva paura fosse un sogno e se
stava diventando pazza… beh almeno si sarebbe goduta
quell’allucinazione a lungo.
Ormai era a due metri da lui, ancora
qualche piccolo passo e avrebbe potuto toccarlo. Si fermò, non voleva che tutto
sparisse.
Lui continuava a fissarla senza dire
nulla. Senza sbattere ciglio.
Buffy riprese a muoversi, piano, il
più che poteva. Il cuore le batteva forte, forse stava per scoppiare. Quando fu
a pochi centimetri da lui si fermò di nuovo.
Lui continuava a guardarla in
silenzio, senza muoversi, senza sorriderle.
Buffy alzò lentamente la mano,
sperando che lui non sparisse notando i suoi movimenti. Quando stava per
sfiorarlo, lui accennò un sorriso e lei si sentì morire.
- Spike – sussurrò.
Si era promessa che non avrebbe più pronunciato il suo nome, se non quando
fosse stato davanti a lei. Ora aveva i suoi occhi puntati addosso, e si promise
che non avrebbe detto altro nome se non quello, per tutta la sua vita.
Prima che lo toccasse lui tornò serio
e si allontanò un attimo.
- Buffy aspetta, io non sono proprio… sono
successe tante cose e io non dovrei essere qui. Ma avevo bisogno di vederti, di
sapere che stavi bene. Avevo bisogno di dirti che sono qui, per te. Farò di
tutto per tornare, te lo prometto amore.
Lei non aveva più fiato, non sapeva
cosa pensare. Lui era davanti a lei, lui le parlava, la chiamava amore…
- Spike… - riuscì a
dire, cercando di avvicinarsi a lui. Doveva toccarlo, dirgli che l’aveva
cercato, aspettato…
Lui socchiuse gli occhi e sembrò
trattenere una lacrima.
- mi spiace amore, ma ti ho fatto una
promessa e io mantengo sempre le mie promesse.
Dopo un attimo davanti a lei non c’era
più nessuno. Buffy non sapeva più cosa pensare, cosa fare. Pregò solo che
qualcuno la uccidesse, perché quello era un inferno e non riusciva più a
sopportarlo. Crollo in ginocchio, in mezzo alla strada. Le forze l’avevano
abbandonata e lei voleva solo rimanere lì e piangere tutte le lacrime che
aveva. Che il mondo andasse dove voleva, lei gettava la spugna.
Il mattino dopo il sole di Firenze la
trovò a guardare l’Arno, immobile, seduta su di una
panchina. Non stava piangendo, ma i solchi sul suo viso dicevano che lo aveva
fatto abbastanza. Dopo poco una tazza di caffè le si parò sotto il naso. Lei
sollevò lo sguardo stranita e incrociò quello di Randy.
- è una mezza via tra quello di casa
tua e quello italiano, spero ti piaccia.
- grazie –
riuscì a bisbigliare, prendendo la tazza tra le mani.
- sei già qui o ancora qui? Sapevo che
il caffè era forte, ma non pensavo ti avrebbe tenuta sveglia così a lungo.
- non è colpa del caffè. Una volta ero
abituata a vivere quasi solo di notte, non è poi così strano.
- anche quegli occhi rossi sono
normali.
- da qualche tempo sì. –
rimase un attimo in silenzio – torno a casa.
- già?
- si. Basta aspettare, devo fare
alcune cose.
- bene. Immagino che io non ti possa
far cambiare idea… beh allora spero tornerai a trovarmi.
- certo ma…
prima posso chiederti una cosa?
- certo… dalla tua
faccia devo prepararmi a una domanda difficile, comunque dimmi pure.
- tu credi che la pazzia sia una cosa
molto negativa?
- ok, non ero pronto a una domanda
così… pazzia in senso medico o in senso pazza come lo sono
un po’ tutti?
- entrambe le cose…
vedi Buffy io credo che ogni persona,
essere vivente, demone o chissà cos’altro, aspiri solo ad una cosa:
essere felice. Alcuni per esserlo rendono infelici gli altri, altri aiutano il
prossimo, ma comunque tutti cerchiamo di essere felici. Io credo che se la “pazzia”
grave o meno che sia, ci rende felici… beh forse non è poi così male…
credi di essere pazza?
- molto probabile… ma
infondo non è poi così male – gli sorrise e si alzò.
- ora devo andare a prepararmi, ho un
volo fra un paio d’ore
- bene allora, ci salutiamo qui. Spero
di rivederti. buona fortuna… tanto so che vincerai.
Los Angeles. Quasi dieci ore di
viaggio ma finalmente era arrivata. Si sentiva stanca e non sapeva bene se per
il fuso orario o per le settimane infernali che aveva alle spalle.
Decise che sarebbe andata a dormire,
avrebbe fatto un bel bagno e poi avrebbe affrontato tutto il resto.
Si svegliò che era di nuovo l’alba,
si preparò con cura e uscì.
Entrò nel grande palazzo e si fermò
nella hall. Una voce che proveniva da dietro la scrivania attirò la sua
attenzione
- arrivo subito, scusate un attimo. – una
chioma bionda apparse di fronte a Buffy – in cosa possiamo esservi utili,
qualche mostro vi perseguita… - la voce le morì in gola.
- ciao Harm… non
sai quanto hai ragione. Angel?
- B…Buffy… ma
tu… tu non dovresti essere qui…
- questo è vero, e non credere io sia
felice di essere qui, ma d’altro canto…
ripeto la domanda, Angel?
- è nel suo ufficio, ma ora è occupato
e…
Buffy non l’ascoltava
più mentre si avviava spedita all’ufficio di Angel.
- no Buffy aspetta, non entrare…
le parole di Harmony giunsero a Angel,
solo quando la porta fu spalancata. Il vampiro spalancò gli occhi.
- Buffy ascolta…
posso spiegarti vedi…
- cosa mi devi spiegare Angel? Che
parli da solo e fai attendere i clienti con la scusa di essere occupato?
Angel si voltò di scatto a guardare la
stanza. Vuota. Per un attimo aveva temuto il peggio.
- allora Angel cosa mi devi spiegare?
- nulla, nulla. Piuttosto tu come mai
qui?
- mmm vediamo –
disse mentre si aggirava per la stanza come un predatore –
forse è una visita di cortesia, o magari c’è una nuova apocalisse da
sventare… forse un tuffo nel passato… cosa
preferisci?
- la verità.
Buffy scoppiò a ridere
- ti prego Angel, ora cosa dovrei
dirti… che non sei pronto a sopportare la verità? Angel tu
non sai neppure cosa sia la verità. Era più sincero Angelus. Perché mi menti… cosa
mi devi nascondere.
- io voglio proteggerti.
Un attimo dopo era schiacciato contro
il muro, senza neppure sapere cosa fosse accaduto. Aveva un paletto puntato al
cuore e due occhi verdi che lo fissavano.
- ok, ora dimmelo di nuovo che ho
bisogno di essere protetta, perché spingerò questo paletto nel tuo cuore tanto
lentamente che vedrai la tua stessa polvere coprirti i piedi. Non ho mai avuto
bisogno di essere protetta. Ultima notizia, sono la cacciatrice. Io proteggo la
gente. La proteggo da quelli come te. Non hai mai capito nulla. Non ho mai
avuto bisogno di essere protetta. Non sono una principessa e tu non sei un
principe azzurro. Avevo bisogno di essere consolata quando tutto il mondo mi
crollava addosso, avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse che potevo farcela
quando Glory aveva preso Dawn. Avevo bisogno di qualcuno che mi facesse sentire
viva, quando sono tornata dal paradiso. Volevo qualcuno che mi tenesse fra le
sue braccia prima dell’ultima battaglia, non perché avevo
paura di morire, non per rassicurarmi che sarebbe andato tutto bene. Solo per
lasciarmi qualcosa per sopravvivere, dopo. Per farmi sapere che comunque non
sarei stata sola. Avevo bisogno che qualcuno mi amasse –
premette il paletto più forte per fermare Angel, prima che aprisse bocca.
Quello era indubbiamente un bel modo per farsi ascoltare. – che
mi amasse quando ero insopportabile, quando ero arrabbiata, quando ero troppo
sciocca per capire cosa provavo. Ho avuto bisogno di qualcuno da amare. E sai
una cosa… tu non c’eri, quindi non hai il diritto
di sapere cosa è meglio per me, ne di proteggermi da nulla. La sai un’altra
cosa… anche se ci fossi stato, in quei momenti… non
sarebbe cambiato nulla. – si fermò un attimo per
respirare a fondo, poi una nuova luce si accese nei suoi occhi –
quindi o ora mi dici quello che sai e mi aiuti a riportare Spike da me…
oppure spargerò la tua cenere su quel che resta di Sunnydale…
almeno si farà due risate ovunque sia.
Angel era premuto contro il muro, non
tanto dalle braccia di Buffy, quanto dal suo sguardo. Lei era…
triste, ma determinata come non mai. No lei era arrabbiata. un attimo dopo la
cacciatrice vide lo sguardo di Angel incupirsi.
- bene, fai pure Buffy, affonda quel
paletto, ma credimi non lo toglierà.
- non toglierà cosa?
- il senso di colpa. Se io muoio tu
continuerai ad avere quegli incubi di notte, continuerai a sentirti in colpa
per avergli dato il medaglione, continuerai a rimproverarti per averlo ferito e
maltrattato e soprattutto continuerai ad avercela con lui per non averti
creduto quando gli hai detto di amarlo.
Buffy lo guardava senza dire nulla,
quello sguardo era quello del demone che era rimasto in Angel. Lacrime
scendevano piano dal suo viso. Lui aveva ragione, lei non era arrabbiata con
Angel, ne con Giles, lei era arrabbiata con se stessa e con Spike. Stava per
mollare la presa sul vampiro, quando all’improvviso una frase le
attraversò la mente.
Lo sbatté nuovamente contro il muro.
- ci hai provato Angel… ma
ora spiegami come fai a sapere ciò che io e Spike ci siamo detti prima che lui…
Angel sbuffò rassegnato. A quanto pare
non poteva tenerla lontana dal vampiro biondo.
Una voce ridestò entrambi e allentò la
tensione tra loro.
- allora Angel ti sei deciso a dirle
la verità o preferisci finire in polvere piuttosto di saperla sua?
entrambi si voltarono verso la voce,
che apparteneva ad una giovane e bella donna mora, che li fissava appoggiata
stipite della porta.
- Fred…
- no Angel, devi rassegnarti. Non so
se te ne sei accorto ma lei non appartiene più a te, non ti ama più come una
volta, e il fatto che ti minacci con un paletto per ritrovare Spike, dovrebbe
fartelo capire.
Buffy mollò immediatamente la presa su
Angel e si avvicinò alla donna mora di fronte a lei.
Si fissarono per un attimo senza dire
nulla, si studiarono attentamente. Poi Fred abbozzò un sorriso.
- ora capisco perché i vampiri
vogliano tornare dalla morte solo per te. un caffè?
Buffy la seguì, mentre Angel ormai
solo nella stanza sbuffò esasperato
- donne! –
esordì prima di uscire dalla stanza per raggiungerle.
La cacciatrice rimase immobile a
fissare il vuoto mentre assimilava tutte le notizie appena ricevute.
Spike era tornato, era un fantasma,
non riuscivano a renderlo corporeo.
Spike sapeva che lei era andata lì,
non voleva vederla.
Probabilmente lui ancora non credeva
che lei lo amasse, forse la odiava. Ma allora perché farsi vedere in Italia?
Fred aveva cercato di
tranquillizzarla, spiegandole che lui non sempre riusciva a rendersi visibile,
ma che sicuramente se ci fosse riuscito sarebbe stato lì.
Fred aveva cercato di essere gentile,
di rassicurarla, ma Buffy non voleva sentire ragioni. Ad un tratto si alzò in
piedi e si diresse verso la porta di scatto.
- Buffy…. –
cercò di dire Angel per fermarla
- tornerò non appena avrò fatto luce
su tutta questa faccenda – e così dicendo si diresse all’ingresso.
Harm la fissava con un ghigno
divertito, vedere la cacciatrice a pezzi la divertiva.
- cos’è Spike non
ti vuole più?
Buffy non rallentò neppure il suo
passò, ma la vampira bionda finì comunque dall’altro lato
della stanza.
Appena la cacciatrice fu uscita, Fred
si sedette sulla sedia e aspettò silenziosamente che Angel se ne andasse.
- bene, puoi farti vedere stupido
vampiro.
Spike apparve davanti a lei, seduto su
una sedia con i piedi appoggiati al tavolo.
- ora mi spieghi perché dopo avermi
torturato con le tue seghe mentali sulla cacciatrice per giorni interi, non
appena lei arriva tu scappi?
- ehi doc, io non sono scappato
chiaro? È solo che non voglio che lei mi veda così.
- povero Spikey… hai
paura che lei non ti voglia più ora che sei… come dire…”incorporeo”? non
so se te ne sei accorto ma stava per polverizzare Angel.
- si. Quello ha indubbiamente
migliorato l’umore della mia giornata.
- allora me lo spieghi? Mi fai capire
perché non ti sei fatto vedere, dopo che le sei apparso davanti in Italia.
- perché è stato un errore. Sono stato
uno stupido a farmi vedere da lei. Probabilmente ora si sarebbe già scordata di
me. Invece l’ ho fatto proprio per questo, perché avevo paura che
lei avrebbe smesso di sperare e di cercarmi. Ho sperato per troppo tempo che
lei mi amasse, ma ora temo che lei confonda il senso di colpa con l’amore.
- lei ti ama Spike, come puoi non
crederle?
- no. Lei amava Angel. Non ha mai
amato me. Forse le sono piaciuto per un po’. Ma non ha mai provato la
stessa cosa che provava per mister simpatia. Io sono sempre stato un ripiego
per lei, un passatempo. Quando alla fine ha detto di amarmi…sai
stavo morendo… era un contentino.
- le stai sentendo anche tu le
stupidaggini che dici? Lei è venuta fino a qui per te. Perché crede in te.
Crede nella tua promessa di tornare, spera di non aver sbagliato troppo, spera
di potertelo dimostrare che ti ama. Ma sei cieco? Così le fai solo del male.
- Fred io non voglio ferirla, io l’amo
ancora… ma forse è meglio così. È la cosa migliore per lei.
- Buffy…
La voce di Angel fece raggelare tutti.
Spike si girò lentamente verso la porta, sperando di aver capito male.
Buffy era immobile sull’uscio
della porta, con le unghie conficcate nella mano, la mascella serrata dal
dolore e gli occhi arrossati dalle lacrime che le bagnavano il viso.
Spike rimase a fissarla. Lei era
davanti a lui. Bella più che mai, e arrabbiata più che mai.
Quella che leggeva negli occhi di lei
era furia, bagnata da una gran dose di dolore. E tutto questo per colpa sua. Si
maledì.
Si alzò e andò verso la cacciatrice.
Appena notò il movimento Buffy si voltò di scatto e si diresse verso la porta.
- Buffy… - sussurrò
il vampiro
Lei non si fermò.
Arrivata davanti alla porta si bloccò
di colpo e rimase immobile. Il corpo mosso dai singhiozzi.
Tutti erano immobili. Fred era rimasta
seduta, Harm si nascondeva dietro la scrivania, Angel era rimasto fermo a
fissarla e Spike sembrava bloccato, con le braccia lungo i fianchi e lo sguardo
al pavimento.
Buffy si asciugò con rabbia gli occhi
e si voltò verso i presenti. Angel fece un passo indietro dopo aver notato lo
sguardo di lei e aver riconosciuto una cacciatrice furiosa, mentre Spike continuava
a non guardarla.
A grandi passi raggiunse il suo
vampiro biondo e si fermò di fronte a lui.
- vorrei che fossi corporeo, solo per
poterti schiaffeggiare, stupido vampiro. – la sua voce era un ringhio.
Spike alzò il viso, fino ad incontrare
i suoi occhi verdi pieni di lacrime. Voleva parlarle, spiegare. Ma dalla
decisione che vide nel volto di lei capì che non era il suo turno. Buffy
respirò a fondo prima di iniziare a parlare di nuovo.
- una volta eri pronto a fare a botte
con me pur di fermarmi, ora ti limiti ad un sussurrò? Cos’è,
stare troppo con Angel ti ha fatto diventare come lui? O questo è solo l’effetto
di un rincretinimento acuto da anima? Vorrei sapere come diavolo fate a sapere
sempre cosa è meglio per me. Tu non sai neppure quanto io sia furiosa, quanto
io sia ferita dalle tue parole.
In parte hai ragione. Forse anche io
avrei dubitato di quel “ti amo”
detto troppo tardi, facile dirlo quando tutto sta per finire. Il problema era
che era troppo difficile dirlo prima. Io ero terrorizzata all’idea
di amarti. Quello che c’è stato tra noi rendeva te così
puro e me così sporca. Tu facevi ogni cosa per amore, ti facevi picchiare da
me, mi salvavi la vita, ti facevi torturare da Glory, per cosa? Io non sono
stata in grado di amarmi così tanto in tutta una vita. Tu mi hai fatto sentire
viva quando io non volevo sentire nulla. Mi hai tenuta stretta quando volevo
solo essere respinta. Io avevo sbagliato ogni cosa con te, io avrei dovuto
essere sola, avrei dovuto essere infelice. Tu mi facevi stare bene! Quando tu
ti sei sacrificato tutto è sparito di nuovo. Io sono morta di nuovo. Tu non sai
cosa significa morire per salvare il mondo e trovarsi sempre nello stesso
posto. Niente meritata ricompensa. Niente pace eterna. Ancora dolore. Ripartire
da capo, anzi più indietro. Questa volta tu non c’eri. Questa
volta ero io a tenere i conti di quanti giorni passavano senza di te. Io non
avevo nessuna tomba su cui piangere, perché ti eri portato dietro tutta la
città. Io ero stanca di morire, stanca di vivere. Non sapevo più cosa fare e
poi… poi quel grido. Diciannove giorni dopo la tua morte,
io ti ho sentito. All’inizio ho pensato di essere
pazza, ma poi ho deciso di sperare. Sperare che forse la mia ricompensa per
tutto era questo. Eri tu. –
Buffy continuava a parlare fissandolo
negli occhi.
- Avrei fatto ogni cosa. Avrei girato
il mondo e l’inferno per riprenderti. Sono anche andata in Italia,
ben sapendo che l’altro stupido vampiro qui, e Giles mi stavano
mentendo. Avrei fatto qualunque cosa, mi sarei anche inginocchiata a chiedere
aiuto, se loro potevano riportarti da me.
Poi tu mi sei apparso davanti, mi hai
chiesto di sperare. Mi hai promesso che saresti tornato e io ho sperato di non
essere veramente impazzita o almeno di rimanerlo per sempre, pur di averti con
me. Torno qui e scopro che sei un fantasma e penso che infondo non mi importa.
Tu sei tornato e mi illudo che sei tornato per me. Decido di invecchiare in un
umida libreria, pur di trovare il modo per farti tornare. Torno indietro, per
chiedere aiuto a Fred e… - la voce di Buffy si incrina
ancora da più - … dannazione avrei chiesto aiuto anche ad Harmony,
avrei cercato Dru… qualunque cosa… e tu… tu
sei qui a dire che io non distinguo l’amore dal senso di colpa?
Io ho vissuto col senso di colpa dal
primo momento che ti ho detto che tu non potevi amarmi, che non sapevi amare.
Mi sono sentita sporca e in colpa dalla prima volta che ti ho insultato pur di
non ammettere che avevi ragione. Ho vissuto col senso di colpa ogni momento in
cui mi rendevo conto che non sarei mai riuscita ad amarti quanto tu amavi me. E
ho smesso di sentirmi in colpa quando sono riuscita a dirti cosa provavo.
Quando ho finalmente capito che non era una gara a chi amava di più. Quando ho
accettato che darti tutto il mio amore significava tornare a vivere.
Io so distinguere l’amore
dal senso di colpa. Ho sbagliato è vero, ma non merito questo. Non merito di
sapere che mi ami, ma non starai con me per il mio bene. Ho già dato grazie.
Tu non ti sei mai arreso. Hai sempre
cercato la tua felicità, hai sempre lottato per te. Hai sempre lottato per me.
Quindi non posso accettare che ora, che potremmo avere ciò che vogliamo, che la
mia e la tua felicità coincidono, tu molli tutto.
Anzi sai cosa ti dico. Che se molli…
lotterò io. lotterò per tutti e due. –
Buffy si fermò e riprese fiato. Aveva
parlato con tutta la foga e la passione che aveva.
- sono tornata indietro subito, per
cercarti, per urlare al vento sperando che mi sentissi, che mi dispiace. Mi
spiace di averti ferito. Mi spiace di non essere mai stata all’altezza
del tuo amore. Mi spiace di aver negato solo per paura. Avrei voluto gridare
che Ti amo. Che ti amo più di quanto abbia mai amato nessuno. Che ho bisogno di
te per sopravvivere, perché da sola niente ha senso, niente ha più importanza.
E ora che sono di fronte a te, che ho
parlato troppo e sicuramente davanti a troppa gente, non vorrei dirti nulla…
Voglio solo che mi abbracci, Spike. –
Tutto sembrò fermarsi in quel momento.
Nessuno parlava, sembrava che l’intera città si fosse fermata ad
ascoltare. Un silenzio innaturale li circondava. Nessun suono di macchine che
passavano, di gente che parlava. Nulla. Nel grande salone tutti erano rimasti
immobili. Spike e Buffy erano occhi negli occhi. Gli altri presenti erano fermi
a fissarli. Wesley e Cordelia erano sulle scale, e anche altri uomini e demoni
si erano affacciati alle porte delle stanze. Probabilmente le urla di Buffy
avevano attirato l’attenzione. Dopo un iniziale
scambio di occhiate, sul chi fosse la pazza che gridava, nessuno aveva più
detto nulla. Le parole della cacciatrice avevano attraversato tutti e ora
sembravano immobilizzarli. Cordelia si era messa ad ascoltare la conversazione
, ancora da quando Buffy aveva minacciato Angel. Ora era lì, immobile con le
lacrime agli occhi. A sperare che uno qualunque dei demoni lì presenti potesse
rendere corporeo Spike, o sarebbe corsa lei ad abbracciare la cacciatrice.
Spike invece guardava Buffy e nessun
pensiero attraversava la sua mente. La voce di lei ancora echeggiava nelle sue
orecchie. Nel suo cuore. La sua anima aveva smesso di urlare, di tormentarlo.
Ora contava solo lei. Non pensò ai presenti nella stanza, ne al fatto di essere
un fantasma.
Un leggero movimento verso la donna
che amava e tutti trattennero il respiro. Molti erano demoni, ma tutti
pregarono Dio in un miracolo.
Al movimento del vampiro lei si buttò
tra le braccia del suo uomo e quando il corpo di lui la ressero e le sue
braccia la trattennero, Buffy riprese a vivere.
Spike strinse Buffy forte a se. L’aveva
ritrovata e per nulla al mondo l’avrebbe più lasciata andare.
Tutti gli altri erano rimasti immobili
a fissare le due persone al centro della stanza. Due anime che si erano
ritrovate, e che avevano scaldato il cuore e fatto versare almeno una lacrima a
tutti i presenti. Dopo poco tutti i demoni rientrarono dalle stanze da dove
erano usciti. Solo Angel, Fred, Wes e Cordelia continuavano a fissare Buffy e
Spike ancora stretti.
Ad un tratto si sentì una risata che
cercava di essere contenuta. Tutti fissarono Buffy che ancora stretta a Spike
sembrava stesse ridendo. Il vampiro la scostò leggermente da se e la guardò
negli occhi. La cacciatrice piangeva e rideva assieme, e sembrava divertirsi
moltissimo.
- passerotto cosa…
Buffy si concentro su Spike e tentò di
smettere di ridere, ma sembrava una cosa impossibile, respirò a fondo e iniziò
a parlare tra una risata e l’altra.
- scusami, è una cosa stupida… non
volevo rovinare questo momento, ma mi è venuta in mente all’improvviso…
prima di abbracciarti quando mi sono avvicinata a te, per un attimo ho
immaginato di passarti attraverso e cadere rovinosamente a terra…
quello avrebbe indubbiamente rovinato l’atmosfera.
Spike la guardò stupito e dopo un
attimo si unì alle risate di lei. Sembravano non riuscire a smettere. Dopo un
po’ anche Cordelia e Fred iniziarono a ridere. Sembrava
una cosa contagiosa.
Angel invece continuava ad osservarli,
non sapeva cosa dire e cosa pensare. Veramente non era certo di aver capito
bene cosa fosse successo. Di certo però gli era ben chiaro il concetto che
Buffy amava Spike, che lo amava più di ogni altra persona al mondo. Più di lui.
Mentre li guardava ridere come
bambini, per una sciocchezza, capì perché amava Spike come non aveva mai amato
nessun’altro… perché tutti gli altri non
avevano mai capito nulla di lei. Non l’avevano mai fatta sentire
talmente bene da poter essere veramente felice. Se fosse stato al posto di
Spike ora, sicuramente ci sarebbe stata un’altra scena strappalacrime, con
giuramenti di amore eterno e lunghi sospiri e lacrime di gioia. Probabilmente
anche con Riley sarebbe stata la stessa cosa. Invece lì tra le braccia del
vampiro biondo, lei non piangeva per la felicità. Lei rideva per la felicità.
Buffy era felice, perché Spike la rendeva felice. Lui non la trattava come
avrebbe fatto Angel, non la considerava ne una bambola di porcellana, ne una
donna troppo forte e dura. Spike la considerava solo Buffy. Non importava come,
ne se questo era buono o opportuno, lui la voleva rendere felice e c’era
riuscito.
- sei triste? –
chiese la voce di Cordelia alle sue spalle
- no
- no? Nel senso che non sei triste o
nel senso che sei felice?
Angel sorrise e si voltò verso
Cordelia, che lo guardava quasi ridendo.
-Sono felice per lei…
sembra stia bene… anche Spike sembra stare bene. Chissà come è
successo, forse dovremmo scoprire se…
Cordelia gli mise un dito sulle labbra
per zittirlo.
- è davvero così importante sapere
perché e come è successo? Qualcuno lassù ha voluto che accadesse. Ha voluto
dare loro un’altra possibilità, e dopo quello che ho sentito credo
che se lo meritino. Hanno pianto troppo Angel, per tutta la vita. Ora hanno
deciso del loro destino. Hanno deciso che vogliono essere felici – girò
lentamente la testa di Angel, perché tornasse a guardare Buffy – io
non l’ ho mai vista così felice. Non te la prendere ma
nemmeno con te è stata mai così felice. Ora può crearsi la sua vita. Non
strana, non normale, solo la sua, e lo farà con Spike.
Angel rimase a fissarli, mentre
parlavano con Fred. Sempre ridendo. Sempre stretti l’uno
all’altra.
Alla sera, dopo aver sistemato tutto
decisero che era ora di partire, ora di tornare a casa… di
trovarne una nuova e ricominciare.
Salutarono tutti e uscirono nella
notte. Tutto era così uguale e così diverso. Anche l’odore
della sera sembrava diverso. Forse erano loro ad essere cambiati.
Lei si avviò e scese i primi gradini.
Lui la fermò e la fece voltare. Si avvicinò lentamente e le accarezzò il viso
dolcemente.
- Ti amo Buffy e mi spiace…
Lei lo zittì con un bacio. Un bacio
dolce. Il primo da quando si erano ritrovati.
- te lo prometto, avremo il tempo per
le scuse e il perdono. Avremo tempo per discorsi seri e tutto il resto. Ora
voglio solo godermi questa sensazione. Questa energia nuova che non sentivo più
da… beh da prima di essere la cacciatrice. Voglio
continuare a sorridere, e sentirmi come se camminassi a mezzo metro da terra.
Voglio solo sapere che sei qui vicino a me e…
-… che ci resterò in eterno. Si
godiamocelo e facciamolo durare per tutta la vita. Voglio alzarmi ogni mattina
e pensare che il fatto che io amo te e tu ami me, è un buon motivo per essere
felice. Voglio passare il resto della mia vita a farti ridere e sorridere,
perché sei ancora più bella quando lo fai - le disse il vampiro accarezzandole
i capelli – e…
-… e voglio fare l’amore
con te. veramente voglio fare ogni cosa con te. Ti amo Spike e voglio passare
la mia vita a dimostrartelo.
Si guardarono negli occhi e un attimo
dopo erano nuovamente uno tra le braccia dell’altro. Si
baciarono con tutto l’amore e il desiderio che
sentivano. Dopo un tempo che sembrò infinito si staccarono.
- si! Indubbiamente anche io voglio
fare l’amore con te… - disse il vampiro guardandola
come se fosse già nuda di fronte a lui
Buffy sorrise e prendendolo sotto
braccio lo trascinò in strada.
- sì, ma prima voglio passare per
casa. Voglio vedere Dawn e soprattutto voglio vedere le facce che faranno
quando ti vedranno.
Parlavano e passeggiavano come una
qualunque coppietta.
- posso spaventare Xander?
Dalle scalinate della W&H ormai si
sentivano in lontananza solo le risate di Buffy seguite da quelle di Spike.
Mentre la notte scorreva lenta e il
cielo coperto di stelle illuminava la strada, qualche demone da qualche parte
doveva essere fermato e qualche cacciatrice avrebbe vegliato.
Ma questo non era più il compito di
Buffy, ora lei e Spike avevano un altro tipo di battaglia da combattere…
vivere.