CACCIATORI

By Silea

 

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Il villaggio era uguale a mille altri. Case di pietra e legno disordinatamente costruite attorno ad una piazza su cui si affacciavano un chiesa, il più imponente degli edifici della città, ed una locanda. Fuori dal paese si trovava una grande villa, proprietà di un nobile signorotto, non importante abbastanza da avere un titolo.

Lo stesso nobile signorotto che aveva istituito la taglia che interessava Drogo.

Un ricco premio per la pelle di un lupo.

L’ingente somma aveva fatto notizia in tutta la regione, insolita per l’uccisione di un singolo lupo, sebbene si dicesse che l’animale in questione era decimante temibile. Giravano storie veramente terrificanti riguardanti questo lupo. Non erano solo le greggi ad essere attaccate ma a quanto pare anche i contadini ed pastori erano tra le sue vittime abituali. Ed in tutte le storie era sempre e solo un lupo a farlo, mai un branco, sebbene l’animale in questione veniva descritto di notevoli dimensioni con zanne aguzze di almeno dieci centimetri. Ed a quanto pareva si faceva solo vedere di notte od al tramonto.

Esagerazioni come sempre… ma il premio ha attratto un bel po’ di altri cacciatori…

Notò Drogo, entrando nella locanda.

Erano facili da riconoscere in mezzo agli abitanti del villaggio. Per la maggior parte avevano mantelli foderati di pellicce, abiti robusti a volte rinforzati in cuoio, stivali usati ma di buona qualità, molti dei loro volti erano segnati dalle intemperie o da cicatrici ma soprattutto erano tutti armati. Una descrizione che rappresentava perfettamente anche lui.

Tranne le cicatrici sul volto…”

Drogo salutò un paio dei presenti con un cenno del capo, li aveva conosciuti in precedenza perché, per quanto i cacciatori vagabondassero in territori molto vasti, alla lunga si incontravano sempre le stesse facce.

L’uomo si andò a sedere in uno dei tavoli ancora liberi, in fondo alla sala, piuttosto lontano dal focolare e per questo poco ricercato. Non aveva voglia di parlare, non particolarmente socievole in genere, dopo aver viaggiato tutto il giorno nel freddo dell’inverno Drogo era ancora meno affabile del solito, senza contare che c’era un’aria strana nella locanda, una sorta di tensione appena sotto la superficie.

Il locandiere arrivò poco dopo, un uomo sulla cinquantina, il volto pieno di rughe ed una specie di smorfia indelebile a storcergli le labbra. Prese l’ordinazione, chiese se sarebbe rimasto per la notte e se ne andò. Sbrigativo, per amichevole ma efficiente visto che Drogo venne servito in fretta. La cosa gli andava bene così.

Non sorprendentemente il piatto che gli portarono era uno stufato con poca carne e molte verdure, se non altro piacevolmente saporito, del vino non troppo annacquato e del pane. Attaccando di buona lena la propria cena Drogo studiò gli altri cacciatori nella locanda. Dovevano essercene oltre una quindicina. Era utile conoscere i propri avversari in cacce simili. La taglia sarebbe andata ad uno solo di loro.

Alcune, probabilmente molte, delle persone che erano lì dentro avrebbero ucciso per ottenere una somma simile. Ammazzare il lupo per poi essere accoltellato alle spalle non gli sembrava particolarmente conveniente.

Oltre ai due che aveva salutato, due veterani con qualcosa come un decennio di esperienza alle spalle, tra tutti spiccavano quattro altri. E se il semplice il fatto che sedessero allo stesso tavolo era singolare, il fatto che sembrasse che si conoscessero bene, e che fossero perfettamente tranquilli l’uno in presenza dell’altro non era praticamente incredibile. Se gli avessero chiesto di esprimere un’opinione Drogo avrebbe detto che i quattro lavoravano assieme.

Sorpreso ed incuriosito dalla cosa l’uomo prestò loro particolare attenzione. Nessuno era eccessivamente giovane o anziano, i loro abiti, non lussuosi ma robusti e ben curati, erano nuovi o quasi a testimoniare che i loro affari andavano bene, avevano armi non decorate con inutili fronzoli ma funzionali e ben tenute.

Non rimasero molto nella sala comune andandosene insieme verso il retro della locanda, dove si dovevano trovare le stanze per la notte. Un paio di minuti dopo uno dei due cacciatori che conosceva si sedette al suo tavolo, senza essere stato invitato. Pronto a ringhiargli di andarsene e di lasciarlo in pace, Drogo si trattenne dopo aver sentito le prime parole.

-Un brutto affare se ci sono loro in giro.

Il cacciatore si limitò a sorseggiare il proprio vino. Non gli era mai piaciuto Arioaldo, e la sua costante voglia di parlare lo irritava. Ma generalmente era sempre informato su tutti gli ultimi avvenimenti, e lui era curioso di sapere di più su quei quattro.

-Generalmente si scomodano solo quando la ricompensa è molto alta e la bestia molto brutta.

-Come facciamo tutti Arioaldo.

Replicò con una scrollata di spalle Drogo.

-Già, ma loro in genere arrivano dopo che almeno un paio di cacciatori ci hanno lasciato la pelle dietro alla dannata bestia. Non so se sia un bene od un male che siano qui. –Drogo scrollò di nuovo le spalle. Inutile perdersi in chiacchiere. Le speculazioni non servivano a niente. -Senza contare il fatto che la taglia va sempre a finire nelle loro tasche in questi casi. –Arioaldo fece una smorfia disgustata nell’ammetterlo. Quei quattro gli avevano soffiato non pochi soldi. –Probabilmente farò un tentativo di prendere quella bestia questa sera. Se non ci riesco me ne andrò da un’altra parte a cercare una taglia che posso attualmente agguantare.

 

 

La prima cosa che Drogo notò al tramonto fu la rapidità con cui il villaggio rimase al buio. E non solo per la mancanza della luce del sole. Nessuno accese torce, nessuna candela apparve dietro le finestre, il locandiere abbassò il fuoco del camino e chiuse con attenzione le imposte, controllando che la porta fosse sbarrata.

La cosa lo turbò.

Era strano.

Generalmente i villaggi presi di mira da un lupo, o da un branco, appena calata la notte cominciavano ad accendere più fuochi possibile facendoli bruciare ostentatamente, apposta per tenere lontane le bestie.

Qui sembravano fare l’opposto.

Inquieto, Drogo andò a cercare il locandiere, scomparso non appena sistemato fuoco ed imposte. Dietro di lui, nella sala comune, gli altri cacciatori si preparavano alla battuta di caccia con torce ed armi, scambiandosi insulti ed ingiurie a gran voce, mentre controllavano gli ultimi particolari della propria attrezzature prima di uscire, apparentemente ignari dell’insolito comportamento nel villaggio.

Ci volle un po’ ma Drogo trovò il proprietario del posto in cucina, impegnato a contare i guadagni della serata. Per quanto spiacevole e pericoloso potesse essere il lupo per contadini e pastori, di certo al locandiere non sarebbe dispiaciuto che i cacciatori si fermassero qualche giorno. Almeno considerando il mucchio di monete che stava contando.

-Oste.

L’uomo alzò la testa dai propri conti, sorpreso.

-C’è qualche problema?

Drogo scrollò le spalle.

-Come mai nessuno accende fuochi o torce in questo villaggio?

Improvvisamente l’uomo sbiancò, le sue pupille si dilatarono e lui cominciò a guardarsi attorno, nervoso, spaventato. Drogo non avrebbe saputo dire cosa lo impaurisse di più, lui, la sua domanda o la risposta che evidentemente il locandiere non aveva alcuna intenzione di dargli, se il silenzio prolungato che aveva seguito le sue parole era una qualche indicazione.

Seccato dall’attesa e consapevole che ogni minuto passato qui a parlare lo svantaggiava nei confronti degli altri cacciatori, Drogo afferrò il locandiere per il bavero della tunica con una mano e l’elsa del pugnale che portava alla cintura con l’altra.

-Quale è il motivo.

Il cacciatore scandì le parole una ad una, sapendo che la sua sola stazza intimidiva la maggior parte delle persone. Soprattutto quando erano a pochi centimetri da lui ed a qualche spanna dal suolo. Essere più alto di tutta una testa rispetto alla maggioranza della popolazione ed avere braccia grandi quasi quanto gambe di uomini comuni e spalle in proporzione aveva i suoi vantaggi.

-Il lupo è attratto dal fuoco, signore. Appena vede una luce attacca qualsiasi cosa sia nei suoi dintorni. E’ più veloce del vento signore e silenzioso come un fantasma, un attimo e ti ritrovi con il petto squartato. Ha ucciso così tante persone che non avremo abbastanza braccia per il raccolto…

Storia strana. Potevano essere le solite esagerazioni sul conto di un lupo piuttosto aggressivo. Il locandiere non gli aveva mentito, di questo era certo. E da come aveva parlato sembrava avesse esperienza in prima persona con questa bestia.

Era la prima volta che Drogo sentiva di un lupo che non avesse paura del fuoco. La cosa lo inquietava non poco, a sua conoscenza tutti gli animali selvatici avevano paura delle fiamme.

Che sia rabbioso? Eppure c’è qualcosa che non mi convince…”

Drogo non sapeva esattamente cosa fosse. C’era tutta una serie di fatti singolari in questa storia, come l’attrazione del lupo al fuoco, la sua eccessiva aggressività o velocità, il numero di cacciatori presenti, che per quanto alto non era affatto proporzionato all’ingente ricompensa. Erano mesi che questo animale tormentava la zona e quasi altrettanti che il signore locale aveva istituito quella taglia. Lui stesso era arrivato da lontano per cercare di guadagnarsela. E c’era voluto tempo sia perchè la notizia lo raggiungesse, sia perché lui arrivasse in questo villaggio.

La presenza di quei quattro… e se è vero quanto ha detto Arioaldo…

-Quanti cacciatori sono morti?

Se possibile le pupille del locandiere si dilatarono ancora. La risposta che fu un balbettio quasi incoerente.

-Forse dieci… forse di più signore… molti sono usciti e mai tornati… non si è più saputo nulla di loro.

Drogo mollò la tunica del locandiere e se ne tornò nella stanza comune, pensando a quanto aveva appena saputo.

Doveva ammettere di essere indeciso sul da farsi. L’idea di fare le valigie ed andarsene era allettante. Un non diventava un vecchio cacciatore andandosi a cercare prede impossibili da uccidere. Ma era anche vero che una somma come quella promessa gli avrebbe permesso di vivere di rendita per almeno cinque anni.

Ma le sorprese della serata erano appena iniziate.

Nella sala comune trovò infatti i quattro cacciatori che aveva notato nel pomeriggio.

Nessuno di loro aveva torce, eppure stavano per uscire dalla porta, armati con pesanti asce o con lance e protetti da quelle che sembravano armature in cuoio rinforzate con placche di bronzo.

Niente archi, niente spade e solo fredda determinazione nella loro espressione.

Drogo si considerava un cacciatore esperto. Dopo quindici anni di questo mestiere pensava di saperne abbastanza da affrontare qualsiasi animale della regione.

Ma mentre lui stava ancora pensando alla veridicità o meno di quanto gli era stato detto, e cosa significasse, loro quattro si stavano preparando ad uscire equipaggiati con quanto Drogo stesso reputava necessario per cacciare un animale simile e non un ombra di sorpresa, paura o scetticismo sui loro volti.

-Voi conoscete questa bestia.

Non era una domanda.

I quattro si fermarono, quasi alla porta e si girarono verso di lui, apparentemente stupiti dalla sua presenza. Il più alto di loro lo squadrò per un istante prima di annuire.

-Ne abbiamo già abbattuto uno.

Rispose.

-Che bestia è?

Di sicuro Drogo sapeva che non era un lupo. Almeno non un normale lupo.

-E’ un demone.

Gli rispose l’unico biondo dei quattro. Drogo non poté fare a meno di notare il crocefisso che portava al collo. Personalmente lui era pagano, il dio dei cristiani non gli piaceva molto, e quindi non credeva nei demoni, non nei loro almeno. Il che non toglieva che quello che era lì fuori poteva essere un mostro.

Drogo scrollò mentalmente le spalle

Non mi importa come si chiama, mi basta avere la sua pelle…

Annuì una volta con la testa per indicare che aveva capito. Passò un attimo ed il più alto parlò di nuovo. Evidentemente aveva preso una decisione durante il breve scambio di battute.

-L’ultima volta che abbiamo dato la caccia ad uno di questi demoni eravamo in sei. Ne siamo usciti solo noi quattro…

Drogo lo guardò negli occhi e studiò le reazioni degli altri alle parole. Quello che vide gli piacque. Sicurezza ma non spavalderia, ed una certa dose di sano timore. Annuì all’offerta non formulata.

Andò a prendere le sue sacche di attrezzatura ed indossò in fretta l’armatura di cuoio duro che aveva, facendo attenzione a stringere bene le varie cinghie, scegliendo di portare con sé la propria ascia invece della solita spada, come avevano fatto gli altri.

Li raggiunse nella sala comune cinque minuti dopo essersi allontanato.

-Un quinto?

Chiese all’uomo alto.

Tre di loro annuirono. Il cristiano lo confermò a parole.

-Un quinto della taglia è tuo.

Soddisfatto Drogo seguì i quattro, pronto ad andar a caccia.

Appena superata la porta sentirono un urlo straziante provenire dal bosco.

Cominciarono a correre.

Non furono i primi ad arrivare sul posto, una piccola anonima radura ad una decina di minuti dal villaggio, altri cacciatori già si trovavano lì. Sul terreno giaceva il corpo straziato di uno di loro, un ragazzo alle prime armi che era uscito dalla locanda con un arco in mano e una faretra a tracolla meno di un’ora fa, un mezzo sorriso sulle labbra.

Ora era morto, il petto squarciato, lembi di carne dilaniati ed ossa maciullate.

Non era un bello spettacolo.

Drogo notò che una torcia da ci usciva ancora del fumo a meno di un metro dal corpo.

Non sembra avergli fatto un gran bene.”

Non ci volle molto perché tutti o quasi i cacciatori raggiungessero la zona. Ben presto la piccola radura in cui avevano trovato il ragazzo fu illuminata a giorno. Persone andavano e venivano lanciando sguardi al corpo ed allontanandosi da esso cercando tracce dell’animale responsabile dello scempio. Si cominciò a speculare immediatamente su come il lupo fosse riuscito ad uccidere un cacciatore ed ad andarsene senza neanche essere ferito. Qualcuno aveva cercato tracce di sangue, ma aveva trovato solo orme grosse quasi il doppio del normale per un lupo. Per quanto colto di sorpresa, ed impossibilitato a scagliare una freccia, chiunque avrebbe estratto il proprio coltello e cercato di colpire la bestia che lo stava attaccando. Gli alberi erano abbastanza distanti dal punto in cui si trovava il corpo da permettere a chiunque di avere tempo a sufficienza per reagire.

Il pugnale dell’arciere era ancora nel fodero.

Strano.”

Mentre diverse opinioni venivano discusse, qualcuno degli sguardi dei presenti si tinse di paura, qualcun altro di rabbia, molti rimasero indifferenti. A nessuno piaceva l’idea di dare la caccia ad un lupo capace di scampare senza una ferita ad un simile scontro.

A Drogo fu facile riconoscere l’espressione seccata ma guardinga dei suoi nuovi soci con così tanta luce, scrutavano con particolare attenzione la linea degli alberi, le armi pronte ad essere usate. Fu uno dei due che non aveva parlato nella locanda ad esprimere la propria opinione, quello più robusto del gruppo, agli altri cacciatori.

-E’ stata la maledetta torcia ad attirare quella bestiaccia.

Calò un silenzio irreale. Tutti si voltarono a guardare loro cinque, armati di tutto punto e senza l’ombra di una torcia con loro. Era inconcepibile per la maggior parte di loro che il fuoco attirasse un animale selvatico. Eppure…

-Stronzate. E’ successo perchè era un pivello.

Molti annuirono alle parole appena pronunciate da Tulga i cui occhi mostravano l’esperienza acquisita in due decenni. Drogo lo conosceva, ci aveva anche lavorato assieme una volta, ma al contrario di tanti non prendeva automaticamente la sua parola per vera. Non si fidava del suo giudizio, quell’uomo aveva così tanta esperienza da applicare sempre metodi già sperimentati. Pensava di aver già visto tutto e di sapere già tutto. Drogo non credeva avesse mai visto qualcosa di simile. Peggio, non credeva si accorgesse neppure di avere di fronte qualcosa di diverso. Qualcuno degli altri cacciatori cominciò a guardare dubbioso e nervoso la propria torcia, indeciso sul da farsi.

-Lascia stare Fredegar. Sono affari loro.

Disse l’uomo alto, che si era presentato come Erving durante la marcia per raggiungere la radura. Fredegar scosse la testa, disgustato, prima di lanciare un’occhiata significativa ai suoi soci.

Tutti loro sapevano che stare qui era pericoloso.

Senza dire un altra parola i cinque si allontanarono dalla luce andando ad appostarsi nel bosco circostante. La bestia era attratta dal fuoco. Lì ce ne era abbastanza da soddisfare chiunque.

-Se non ci vogliono ascoltare che facciano da esca.

Dopo averne controllato la sicurezza si sistemarono in mezzo ad una fitta macchia di alberi nascosti dalla vista degli altri ma ancora capaci di sorvegliare la radura. Rimasero in silenzio ascoltando attentamente i rumori attorno a sé e sorvegliando con attenzione la foresta.

Lentamente gli altri cacciatori si dispersero. Uno o due spense la propria torcia. Un paio si diresse nuovamente verso il villaggio, evidentemente abbandonando la caccia. Tra essi Arioaldo. Altri si allontanarono assieme dopo aver parlottato per un po’.

Anche se non aveva creduto alle parole di Fredegar, la morte del ragazzo aveva reso tutti più cauti.

Vedendo il gruppo più numeroso allontanarsi assieme, le loro torce tenute ben in alto e ravvivate continuamente, Erving aspettò che si allontanassero abbastanza da lasciare la radura in penombra prima di far segno agli altri di uscire dalla macchia di vegetazione per seguirli.

Drogo approvò il piano dell’uomo. Rimanere completamente al buio non sarebbe stata una mossa particolarmente brillante. Per quanto la bestia non sembrasse attaccare chi non portava con sé delle torce senza una qualche fonte di luce loro non sarebbero stati in grado di vederla.

Seguirono il gruppo davanti al loro per quasi un’ora senza che accadesse nulla.

I cacciatori, la loro esca, si muovevano piano, silenziosamente ma soprattutto cautamente, seguendo le tracce lasciate dal “lupo”. Od almeno le avevano seguite inizialmente.

Le orme erano scomparse una decina di minuti dopo aver lasciato la radura. Da lì in poi Tulga e gli altri erano andati avanti ad istinto. Avevano snidato altri animali, tra cui una volpe, ma nessuno si era preso la briga di seguirla.

Drogo lanciò l’ennesima verso i propri compagni. Sembravano rilassati, per quanto possibile nella situazione, e di certo sicuri di sé.

Unirsi a loro è stata scelta migliore…”

Ad essere sincero a Drogo non piaceva del tutto usare altri cacciatori come esca. Probabilmente una torcia od un fuoco, un paio di animali da cortile e qualche sagoma umana sarebbero stati altrettanto utili nell’attirare la bestia.

Scrollò le spalle cercando di ignorare la sensazione. Loro avevano avvertito il gruppo di cacciatori di spegnere le proprie torce, a scegliere di non ascoltarli erano stati loro. Tra l’altro il gruppo di Tulga era più al sicuro con loro cinque a seguirli che da soli.

Drogo non poteva fare a meno di pensare che sembravano solo tante scuse.

La calma fu spezzata in un momento.

Il cacciatore sentì uno schiocco tremendo, poi un urlo lancinante di dolore seguito da altre grida, queste spaventate.

Cominciarono a correre verso l’altro gruppo.

La scena che si ritrovò davanti sembrava uscita dai suoi peggiori incubi.

Oppure da un libro di fede cristiano…”

Dei sette che lo avevano composto in piedi non ne rimanevano che due. Quelli che avevano buttato le torce ed avevano cominciato a correre verso la foresta.

Degli altri solo tre continuavano a muoversi Tulga ed un altro armati con il proprio pugnale, l’ultimo stava cercando di proteggesi il volto dalle zanne della bestia con le braccia, senza particolare fortuna, gli urli di dolore erano i suoi.

Zanne che erano veramente lunghe dieci centimetri se non più.

L’intera bestia era enorme. Pelo nerissimo, orecchie molto piccole ed occhi di uno strano verde, luminosi al buio. Le zampe erano forti e sembravano piantate nel petto della sua ultima vittima con una specie di artigli.

Il suo solo peso sembrava sufficiente a bloccare a terra sia Tulga che lo sfortunato destinatario della maggior parte della sua attenzione. Il terzo cacciatore sembrava avere problemi con una gamba. Dall’angolo con cui era piegata Drogo sapeva che era rotta.

Tempo di arrivare ai tre e quello che si stava proteggendo il volto con le braccia non urlava più.

La bestia concentrò la sua attenzione su Tulga qualche istante prima che Drogo ed i suoi compagni lo attaccassero.

I primi a finirlo furono il cristiano e l’altro cacciatore di cui Drogo non conosceva il nome. Armati di lancia scagliarono le proprie aste da distanza ravvicinata colpendo entrambi il bersaglio.

Fu abbastanza da attrarre la sua attenzione.

La bestia si girò verso di loro, ringhiando, il braccio di Tulga in bocca, con la mano che ancora stringeva il pugnale gli urli strazianti del cacciatore come macabro sottofondo.

Drogo, Erving e Fredegar lo attaccarono con le proprie asce mentre gli altri due estraevano le proprie spade pronti ad intervenire in caso di difficoltà. L’ultimo sopravvissuto del gruppo iniziale vedendoli attaccare la bestia cominciò a trascinarsi lontano dall’animale, una strana mistura di terrore sollievo e speranza sul volto.

All’affondare delle lame nella propria carne la bestia ululò di dolore, cercando disperatamente di scrollarsi di dosso i tre che l’avevano assalita. Una volta piantate le asce nel corpo dell’animale ai cacciatori non rimase che estrarre i propri pugnali. Mancava lo spazio per manovrare le armi più pesanti. Riuscirono a colpirla ancora una volta prima che si liberasse da loro mordendo e graffiando. Drogo sentì un lanciante dolore al braccio ed un intenso bruciore al volto prima che la sua visuale scomparisse a causa del sangue che gli finì negli occhi. Si lasciò cadere a terra e rotolò quanto più lontano possibile dalla bestia, cercando di riprendere fiato e di pulirsi la faccia con una manica.

L’animale, avendo finalmente strada libera cominciò a scappare verso il bosco, ma non andò lontano.

Due spade gli infilzarono il collo, quasi in contemporanea.

Fece un altro paio di passi prima di mugolare e cadere a terra.

Senza dire una parola il cristiano si avvicinò alla bestia estrasse dal suo fianco una delle asce e la decapitò con un paio di colpi.

Drogo, dopo essere riuscito finalmente a pulire gli occhi, si tirò su facendo attenzione a non poggiare alcun peso sul suo braccio destro. Il lungo e profondo squarcio che aveva non prometteva niente di buono. Portando la mano sinistra sull’elsa della spada, l’unica arma rimastagli, si guardò attorno guardingo nonostante il silenzio. Tirò un sospiro di sollievo vedendo la bestia a terra, decapitata, davanti ai piedi del cristiano a solo un paio di metri da lui.

Meglio… non credo affatto di essere pronto ad un secondo incontro…

Fredegar gli si avvicinò attirando la sua attenzione.

-Fammi vedere il braccio.

Drogo lo guardò scettico, alzando un sopracciglio in silenziosa domanda.

-Sono un guaritore.

Senza aggiungere altro prese una corda e la legò appena sotto alla spalla. Studiò la ferita per qualche secondo.

-Abbiamo liberato il mondo da un altro dei demoni di Satana. Presto libereremo la terra da essi.

Mormorò il cristiano come fra sé e sé, guardando sollevato e soddisfatto la carcassa della bestia che gli stava davanti. Drogo, abbastanza vicino da sentirlo perfettamente, piegò la testa fissando incuriosito il biondo, poi lanciò un’occhiata agli altri anche loro evidentemente soddisfatti dalla caccia riuscita eppure non stupiti affatto dalla cosa.

Ne hanno visti già altri. Ne hanno abbattuti altri. Più di uno…”

Ma non era questo ad interessargli.

-Ce ne sono altri?

Chiese dopo un momento.

-Non è l’unica bestia di questo genere.

Drogo studiò per qualche minuto Fredegar, considerando attentamente le sue parole mentre il cacciatore sembrava ancora intento a gettare nella sua ferita con una qualche polvere presa da una sacchetto che aveva alla ferita. Bruciava.

-Poi la pulirò meglio e ti metterò dei punti. Probabilmente ti rimarrà la cicatrice anche sulla faccia. Ti devo sistemare anche quella.

Drogo annuì in ringraziamento.

Alla fine sembra che avrò anche io la mia cicatrice sul volto. Gioia…”

-Le taglie sono sempre così alte?

Chiese dopo qualche secondo. Fu Erving a rispondergli questa volta si era avvicinato anche lui alla bestia per andarsi a riprendere la propria ascia. Anche lui aveva un paio di tagli sul volto e parte della corazza insanguinata.

-Più o meno. –L’uomo scrollò le spalle puntando un piede contro l’animale e tirando forte il manico dell’ascia. –La gente ha paura. E paga bene per farsene liberare.

Non ci volle molto a Drogo per prendere la decisione.

-Vi serve un quinto?

Erving, più o meno il capo del gruppo di cacciatori, annuì una volta, sorridendo prima di estrarre dalla carcassa anche l’ascia di Drogo e di porgergliela.

 

Sisberto

Marcello

Gundemar

Ervig capo cacciatori

Arioaldo cacciatore vecchio

Drogo protagonista
Fredegar medico
Guntramm
Lothar

Tulga cacciatore morto

 

Drogo (1)
Fredegar (1)
Guntramm (1)
Lothar (1)

 

Male Lombard Names

Adaloald (2)
Alboin (2)
Arioald (2)
Aripert (2)
Audoin (2)
Authari (2)
Cunincpert (2)
Garibald (2)
Godepert (2)
Grimoald (2)
Gumpert (2)
Liutpert (2)
Perctarit (2)
Raginpert (20
Rodoald (2)
Rothari (2)

Visigothic Male Names

Achila - The name of two Visigothic kings (1, 3)
Agila - Visigothic king, ruled 549 to 554 (1, 3)
Ardo - Ruled 713 to 720, last Visigothic king (1)
Alaric - The name of two Visigothic kings (1, 3)
Athanagild - Visigothic king, ruled 554 to 567 (1)
Braulio - Bishop of Saragossa 631 to 651 (1)
Bulgar - Visigothic Count in the 600s AD (1)
Chindasuinth - Visigothic king, ruled 642 to 653 (1, 3)
Chintila - Visigothic royal poet 636 to 639 (1)
Egica - Visigothic king, ruled 687 to 702 (1)
Ervig - Visigothic king, ruled 680 to 687 (1)
Euric - Visigothic king, ruled 466 to 484 (1, 3)
Gundemar - Visigothic king, ruled 610 to 611/12 (1)
Hermenegild, Hermenigild - Visigothic prince, son of Leovigild (1, 3)
Ildefonsus - Bishop of Toledo 657 - 667 (1)
Isidore - Bishop of Seville, d. 636 (1)
Iudila - A Visigothic king (1)
Julian - Bishop of Toledo 680 - 690 (1)
Leander - Bishop of Seville, d. 599/600 (1)
Leovigild - Visigothic king, ruled 569 to 586 (1, 4)
Liuva - The name of two Visigothic king, the second one ruled 601 to 603 (1)
Reccared, Recared - Visigothic king, ruled 586 to 601, the second Reccared died in 621 (1, 3, 4)
Reccesuinth, Receswinth - Visigothic king, ruled 649 to 672 (1, 4)
Roderic - Visigothic king, ruled 710 to 711 (1, 3)
Sisbert - Bishop of Toledo, 690 - 693 (1)
Sisebut - Visigothic king, ruled 611/12 to 620 (1)
Sisenand - Visigothic king, ruled 631 to 636 (1, 3)
Suinthila - Visigothic king, ruled 621 to 631 (1, 3)
Suniefred - Visigothic king (1)
Theoderic - Visigothic king in Gaul, ruled 453 to 466, and an Ostrogothic king, ruled 493 to 526 (1, 3)
Theudisclus - Visigothic king, ruled 548 to 559 (1)
Thorismund - Ruled 451 to 453 (3)
Tulga - Visigothic king, ruled 639 to 642 (1)
Wamba - Visigothic king, ruled 672 to 680 (1, 3)
Witteric - Visigothic king, ruled 603 to 610 (1)
Wittiza - Visigothic king, ruled 693 to 710 (1, 3)

Male Names from Gaul/The Continent - (Latinized)

Achichorios/Achichorius (1)
Ambiorix (Eburones) (6)
Bituitus (Arverni king) (2)
Boduognatos (Nervii) - The name means "Son of Victory" or "Son of the Crow" (6)
Bolgios (1)
Brennos/Brennus - Sacked Delphi (1, 6)
Camulogenus (Aulercan) (6)
Casticos (Sequani) (6)
Catuvolcos - Ally of Ambiorix (6)
Cerethreus (1)
Commios (Atrebates) (6)
Convictolitavis (Aedui) - Aedui ruler who sent his forces to help Vercingetorix instead of the Critognatos (Aedui) (6)
Diviciacos - A Druid (6)
Dummacos (Andes chief) (6)
Dumnorix (Aedui) (1)
Eporedorix (Aedui) - Rival of Litaviccos who betrayed Litaviccos to Caesar (6)
Gobannitio (Arverni) - Uncle of Vercingetorix (6)
Litaviccos (Aedui) - Sent to help Vercingetorix instead of the Romans (6)
Orgetorix (Helvetii) (6)
Vercassivellaunos (Arverni) - Cousin of Vercingetorix (6)
Vercingetorix (Arverni king) - The name means, "Great king of a hundred battles". (2, 6)
Virduromarus (1)
Viridomarus (Aedui) - Rival of Litaviccos who betrayed Litaviccos to Caesar (6)
Viridorix (Venelli) (6)

 

 

Roman Names - Male

Accius

Aelius

Aemilius

Aeschinus

Aesopus

Afranius

Ambivius

Andronicus

Annius

Antonius

Apollodorus

Aristyllus

Arrius

Atilius

Aulus

Aurelius

Bathyllus

Battus

Biblios

Brutus

Caecilius

Caelius

Calvus

Capaneus

Cassius

Claudian

Claudius

Clodius

Colunella

Cornelius

Crassus

Dardanus

Decimus

Decius

Demetrius

Diphilus

Domitianus

Ennius

Eugenius

Eusebius

Eustathius

Gaius

Gemellus

Gouneus

Gratian

Gustinus

Hesychius

Hortensius

Idaeus

Julian

Julius

Lapidus

Lepidus

Livius

Lucius

Marcellinus

Marcellus

Marcus

Maxentius

Maximus

Micio

Naevius

Octavian

Octavius

Ogulnius

Oppius

Otho

Paetus

Paulinus

Paulus

Perpertius

Persius

Philetas

Photius

Plautus

Poppaeus

Posthumus

Quintillus

Quintus

Regillus

Servius

Statius

Syncellus

Tiberius

Titus

Traianus

Turpilius

Turpio

Urgulanus

Valerian

Valerius

Varus

Vitellius

Volusius