CACCIATORI
By Silea
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Il villaggio era
uguale a mille altri. Case di pietra e legno disordinatamente costruite attorno
ad una piazza su cui si affacciavano un chiesa, il più
imponente degli edifici della città, ed una locanda. Fuori dal paese si trovava
una grande villa, proprietà di un nobile signorotto, non importante abbastanza
da avere un titolo.
Lo stesso nobile
signorotto che aveva istituito la taglia che interessava Drogo.
Un ricco premio per
la pelle di un lupo.
L’ingente somma
aveva fatto notizia in tutta la regione, insolita per l’uccisione di un singolo
lupo, sebbene si dicesse che l’animale in questione era decimante
temibile. Giravano storie veramente terrificanti
riguardanti questo lupo. Non erano solo le greggi ad essere attaccate ma
a quanto pare anche i contadini ed pastori erano tra le sue vittime abituali.
Ed in tutte le storie era sempre e solo un lupo a farlo, mai un branco, sebbene
l’animale in questione veniva descritto di notevoli
dimensioni con zanne aguzze di almeno dieci centimetri. Ed a quanto pareva si
faceva solo vedere di notte od al tramonto.
“Esagerazioni
come sempre… ma il premio ha attratto un bel po’ di altri cacciatori…”
Notò Drogo,
entrando nella locanda.
Erano facili da
riconoscere in mezzo agli abitanti del villaggio. Per la maggior parte avevano
mantelli foderati di pellicce, abiti robusti a volte rinforzati in cuoio,
stivali usati ma di buona qualità, molti dei loro volti erano segnati dalle
intemperie o da cicatrici ma soprattutto erano tutti armati. Una descrizione
che rappresentava perfettamente anche lui.
“Tranne le
cicatrici sul volto…”
Drogo salutò un
paio dei presenti con un cenno del capo, li aveva conosciuti in precedenza
perché, per quanto i cacciatori vagabondassero in territori molto vasti, alla
lunga si incontravano sempre le stesse facce.
L’uomo si andò a
sedere in uno dei tavoli ancora liberi, in fondo alla sala, piuttosto lontano
dal focolare e per questo poco ricercato. Non aveva voglia di parlare, non
particolarmente socievole in genere, dopo aver viaggiato tutto il giorno nel
freddo dell’inverno Drogo era ancora meno affabile del solito, senza contare
che c’era un’aria strana nella locanda, una sorta di tensione appena sotto la
superficie.
Il locandiere
arrivò poco dopo, un uomo sulla cinquantina, il volto pieno di rughe ed una
specie di smorfia indelebile a storcergli le labbra. Prese l’ordinazione,
chiese se sarebbe rimasto per la notte e se ne andò. Sbrigativo, per amichevole
ma efficiente visto che Drogo venne servito in fretta. La cosa gli andava bene
così.
Non
sorprendentemente il piatto che gli portarono era uno stufato con poca carne e
molte verdure, se non altro piacevolmente saporito, del vino non troppo
annacquato e del pane. Attaccando di buona lena la propria cena Drogo studiò
gli altri cacciatori nella locanda. Dovevano essercene oltre una quindicina.
Era utile conoscere i propri avversari in cacce simili. La taglia sarebbe
andata ad uno solo di loro.
Alcune,
probabilmente molte, delle persone che erano lì dentro avrebbero ucciso per
ottenere una somma simile. Ammazzare il lupo per poi essere accoltellato alle
spalle non gli sembrava particolarmente conveniente.
Oltre ai due che
aveva salutato, due veterani con qualcosa come un decennio di esperienza alle
spalle, tra tutti spiccavano quattro altri. E se il semplice il fatto che
sedessero allo stesso tavolo era singolare, il fatto che sembrasse che si
conoscessero bene, e che fossero perfettamente tranquilli l’uno in presenza
dell’altro non era praticamente incredibile. Se gli avessero chiesto di
esprimere un’opinione Drogo avrebbe detto che i quattro lavoravano assieme.
Sorpreso ed
incuriosito dalla cosa l’uomo prestò loro particolare attenzione. Nessuno era
eccessivamente giovane o anziano, i loro abiti, non lussuosi ma robusti e ben
curati, erano nuovi o quasi a testimoniare che i loro affari andavano bene,
avevano armi non decorate con inutili fronzoli ma funzionali e ben tenute.
Non rimasero molto nella
sala comune andandosene insieme verso il retro della locanda, dove si dovevano
trovare le stanze per la notte. Un paio di minuti dopo uno dei due cacciatori
che conosceva si sedette al suo tavolo, senza essere stato invitato. Pronto a
ringhiargli di andarsene e di lasciarlo in pace, Drogo si trattenne dopo aver
sentito le prime parole.
-Un brutto affare se ci sono loro in giro.
Il cacciatore si
limitò a sorseggiare il proprio vino. Non gli era mai piaciuto Arioaldo, e la
sua costante voglia di parlare lo irritava. Ma generalmente era sempre
informato su tutti gli ultimi avvenimenti, e lui era curioso di sapere di più
su quei quattro.
-Generalmente si
scomodano solo quando la ricompensa è molto alta e la bestia molto brutta.
-Come facciamo
tutti Arioaldo.
Replicò con una
scrollata di spalle Drogo.
-Già, ma loro in
genere arrivano dopo che almeno un paio di cacciatori ci hanno lasciato la
pelle dietro alla dannata bestia. Non so se sia un bene od un male che siano
qui. –Drogo scrollò di nuovo le spalle. Inutile perdersi in chiacchiere. Le
speculazioni non servivano a niente. -Senza contare il fatto che la taglia va
sempre a finire nelle loro tasche in questi casi. –Arioaldo fece una smorfia
disgustata nell’ammetterlo. Quei quattro gli avevano soffiato non pochi soldi.
–Probabilmente farò un tentativo di prendere quella bestia questa sera. Se non
ci riesco me ne andrò da un’altra parte a cercare una taglia che posso
attualmente agguantare.
La prima cosa che
Drogo notò al tramonto fu la rapidità con cui il villaggio rimase al buio. E
non solo per la mancanza della luce del sole. Nessuno accese torce, nessuna
candela apparve dietro le finestre, il locandiere abbassò il fuoco del camino e
chiuse con attenzione le imposte, controllando che la porta fosse sbarrata.
La cosa lo turbò.
Era strano.
Generalmente i
villaggi presi di mira da un lupo, o da un branco, appena calata la notte
cominciavano ad accendere più fuochi possibile
facendoli bruciare ostentatamente, apposta per tenere lontane le bestie.
Qui sembravano fare
l’opposto.
Inquieto, Drogo
andò a cercare il locandiere, scomparso non appena sistemato fuoco ed imposte.
Dietro di lui, nella sala comune, gli altri cacciatori si preparavano alla
battuta di caccia con torce ed armi, scambiandosi insulti ed ingiurie a gran
voce, mentre controllavano gli ultimi particolari della
propria attrezzature prima di uscire, apparentemente ignari
dell’insolito comportamento nel villaggio.
Ci volle un po’ ma
Drogo trovò il proprietario del posto in cucina, impegnato a contare i guadagni
della serata. Per quanto spiacevole e pericoloso potesse essere il lupo per
contadini e pastori, di certo al locandiere non sarebbe dispiaciuto che i
cacciatori si fermassero qualche giorno. Almeno considerando il mucchio di
monete che stava contando.
-Oste.
L’uomo alzò la
testa dai propri conti, sorpreso.
-C’è qualche
problema?
Drogo scrollò le
spalle.
-Come mai nessuno
accende fuochi o torce in questo villaggio?
Improvvisamente
l’uomo sbiancò, le sue pupille si dilatarono e lui cominciò a guardarsi
attorno, nervoso, spaventato. Drogo non avrebbe saputo dire cosa lo impaurisse
di più, lui, la sua domanda o la risposta che evidentemente il locandiere non
aveva alcuna intenzione di dargli, se il silenzio prolungato che aveva seguito
le sue parole era una qualche indicazione.
Seccato dall’attesa
e consapevole che ogni minuto passato qui a parlare lo svantaggiava nei
confronti degli altri cacciatori, Drogo afferrò il locandiere per il bavero
della tunica con una mano e l’elsa del pugnale che portava alla cintura con
l’altra.
-Quale è il motivo.
Il cacciatore
scandì le parole una ad una, sapendo che la sua sola stazza intimidiva la
maggior parte delle persone. Soprattutto quando erano a pochi centimetri da lui
ed a qualche spanna dal suolo. Essere più alto di tutta una testa rispetto alla
maggioranza della popolazione ed avere braccia grandi quasi quanto
gambe di uomini comuni e spalle in proporzione aveva i suoi vantaggi.
-Il lupo è attratto dal fuoco, signore. Appena vede una
luce attacca qualsiasi cosa sia nei suoi dintorni. E’ più veloce del vento
signore e silenzioso come un fantasma, un attimo e ti ritrovi con il petto
squartato. Ha ucciso così tante persone che non avremo abbastanza braccia per
il raccolto…
Storia strana.
Potevano essere le solite esagerazioni sul conto di un lupo piuttosto
aggressivo. Il locandiere non gli aveva mentito, di questo era certo. E da come
aveva parlato sembrava avesse esperienza in prima persona con questa bestia.
Era la prima volta
che Drogo sentiva di un lupo che non avesse paura del fuoco. La cosa lo
inquietava non poco, a sua conoscenza tutti gli animali selvatici avevano paura
delle fiamme.
“Che sia
rabbioso? Eppure c’è qualcosa che non mi convince…”
Drogo non sapeva esattamente
cosa fosse. C’era tutta una serie di fatti singolari in questa storia, come
l’attrazione del lupo al fuoco, la sua eccessiva aggressività o velocità, il
numero di cacciatori presenti, che per quanto alto non era affatto
proporzionato all’ingente ricompensa. Erano mesi che questo animale tormentava
la zona e quasi altrettanti che il signore locale aveva istituito quella
taglia. Lui stesso era arrivato da lontano per cercare di guadagnarsela. E
c’era voluto tempo sia perchè la notizia lo raggiungesse, sia perché lui
arrivasse in questo villaggio.
“La presenza di
quei quattro… e se è vero quanto ha detto Arioaldo…”
-Quanti cacciatori
sono morti?
Se possibile le
pupille del locandiere si dilatarono ancora. La risposta che fu un balbettio
quasi incoerente.
-Forse dieci… forse
di più signore… molti sono usciti e mai tornati… non si è più saputo nulla di
loro.
Drogo mollò la
tunica del locandiere e se ne tornò nella stanza comune, pensando a quanto
aveva appena saputo.
Doveva ammettere di
essere indeciso sul da farsi. L’idea di fare le valigie ed andarsene era
allettante. Un non diventava un vecchio cacciatore andandosi a cercare prede impossibili da uccidere. Ma era anche vero che una
somma come quella promessa gli avrebbe permesso di vivere di rendita per almeno
cinque anni.
Ma le sorprese
della serata erano appena iniziate.
Nella sala comune
trovò infatti i quattro cacciatori che aveva notato
nel pomeriggio.
Nessuno di loro
aveva torce, eppure stavano per uscire dalla porta, armati con pesanti asce o con
lance e protetti da quelle che sembravano armature in cuoio rinforzate con
placche di bronzo.
Niente archi,
niente spade e solo fredda determinazione nella loro espressione.
Drogo si
considerava un cacciatore esperto. Dopo quindici anni di questo mestiere
pensava di saperne abbastanza da affrontare qualsiasi animale della regione.
Ma mentre lui stava
ancora pensando alla veridicità o meno di quanto gli era
stato detto, e cosa significasse, loro quattro si stavano preparando ad uscire
equipaggiati con quanto Drogo stesso reputava necessario per cacciare un
animale simile e non un ombra di sorpresa, paura o scetticismo sui loro volti.
-Voi conoscete
questa bestia.
Non era una
domanda.
I quattro si
fermarono, quasi alla porta e si girarono verso di lui, apparentemente stupiti
dalla sua presenza. Il più alto di loro lo squadrò per
un istante prima di annuire.
-Ne abbiamo già
abbattuto uno.
Rispose.
-Che bestia è?
Di sicuro Drogo
sapeva che non era un lupo. Almeno non un normale lupo.
-E’ un demone.
Gli rispose l’unico
biondo dei quattro. Drogo non poté fare a meno di notare il crocefisso che
portava al collo. Personalmente lui era pagano, il dio dei cristiani non gli
piaceva molto, e quindi non credeva nei demoni, non nei loro almeno. Il che non
toglieva che quello che era lì fuori poteva essere un mostro.
Drogo scrollò
mentalmente le spalle
“Non mi importa
come si chiama, mi basta avere la sua pelle…”
Annuì una volta con
la testa per indicare che aveva capito. Passò un attimo ed il più alto parlò di
nuovo. Evidentemente aveva preso una decisione durante il breve scambio di
battute.
-L’ultima volta che
abbiamo dato la caccia ad uno di questi demoni eravamo in sei. Ne siamo usciti
solo noi quattro…
Drogo lo guardò
negli occhi e studiò le reazioni degli altri alle parole. Quello che vide gli
piacque. Sicurezza ma non spavalderia, ed una certa dose di sano timore. Annuì
all’offerta non formulata.
Andò a prendere le
sue sacche di attrezzatura ed indossò in fretta l’armatura di cuoio duro che aveva,
facendo attenzione a stringere bene le varie cinghie, scegliendo di portare con
sé la propria ascia invece della solita spada, come avevano fatto gli altri.
Li raggiunse nella
sala comune cinque minuti dopo essersi allontanato.
-Un quinto?
Chiese all’uomo
alto.
Tre di loro
annuirono. Il cristiano lo confermò a parole.
-Un quinto della taglia è tuo.
Soddisfatto Drogo
seguì i quattro, pronto ad andar a caccia.
Appena superata la
porta sentirono un urlo straziante provenire dal bosco.
Cominciarono a correre.
Non furono i primi
ad arrivare sul posto, una piccola anonima radura ad una decina di minuti dal
villaggio, altri cacciatori già si trovavano lì. Sul terreno giaceva il corpo
straziato di uno di loro, un ragazzo alle prime armi che era uscito dalla locanda
con un arco in mano e una faretra a tracolla meno di un’ora fa, un mezzo
sorriso sulle labbra.
Ora era morto, il
petto squarciato, lembi di carne dilaniati ed ossa maciullate.
Non era un bello
spettacolo.
Drogo notò che una
torcia da ci usciva ancora del fumo a meno di un metro dal corpo.
“Non sembra
avergli fatto un gran bene.”
Non ci volle molto
perché tutti o quasi i cacciatori raggiungessero la zona. Ben presto la piccola
radura in cui avevano trovato il ragazzo fu illuminata a giorno. Persone andavano
e venivano lanciando sguardi al corpo ed allontanandosi da esso cercando tracce
dell’animale responsabile dello scempio. Si cominciò a speculare immediatamente
su come il lupo fosse riuscito ad uccidere un cacciatore ed ad andarsene senza
neanche essere ferito. Qualcuno aveva cercato tracce di sangue, ma aveva
trovato solo orme grosse quasi il doppio del normale per un lupo. Per quanto
colto di sorpresa, ed impossibilitato a scagliare una freccia, chiunque avrebbe
estratto il proprio coltello e cercato di colpire la bestia che lo stava
attaccando. Gli alberi erano abbastanza distanti dal punto in cui si trovava il
corpo da permettere a chiunque di avere tempo a sufficienza per reagire.
Il pugnale
dell’arciere era ancora nel fodero.
“Strano.”
Mentre diverse
opinioni venivano discusse, qualcuno degli sguardi dei presenti si tinse di
paura, qualcun altro di rabbia, molti rimasero indifferenti. A nessuno piaceva
l’idea di dare la caccia ad un lupo capace di scampare senza una ferita ad un
simile scontro.
A Drogo fu facile
riconoscere l’espressione seccata ma guardinga dei suoi nuovi soci con così
tanta luce, scrutavano con particolare attenzione la linea degli alberi, le
armi pronte ad essere usate. Fu uno dei due che non aveva parlato nella locanda
ad esprimere la propria opinione, quello più robusto del gruppo, agli altri
cacciatori.
-E’ stata la
maledetta torcia ad attirare quella bestiaccia.
Calò un silenzio
irreale. Tutti si voltarono a guardare loro cinque, armati di tutto punto e
senza l’ombra di una torcia con loro. Era inconcepibile per la maggior parte di
loro che il fuoco attirasse un animale selvatico. Eppure…
-Stronzate. E’
successo perchè era un pivello.
Molti annuirono
alle parole appena pronunciate da Tulga i cui occhi mostravano l’esperienza
acquisita in due decenni. Drogo lo conosceva, ci aveva anche lavorato assieme
una volta, ma al contrario di tanti non prendeva automaticamente la sua parola
per vera. Non si fidava del suo giudizio, quell’uomo aveva così tanta
esperienza da applicare sempre metodi già sperimentati. Pensava di aver già
visto tutto e di sapere già tutto. Drogo non credeva avesse mai visto qualcosa
di simile. Peggio, non credeva si accorgesse neppure di avere di fronte
qualcosa di diverso. Qualcuno degli altri cacciatori cominciò a guardare
dubbioso e nervoso la propria torcia, indeciso sul da
farsi.
-Lascia stare
Fredegar. Sono affari loro.
Disse l’uomo alto,
che si era presentato come Erving durante la marcia per raggiungere la radura.
Fredegar scosse la testa, disgustato, prima di lanciare un’occhiata
significativa ai suoi soci.
Tutti loro sapevano
che stare qui era pericoloso.
Senza dire un altra parola i cinque si allontanarono dalla luce andando
ad appostarsi nel bosco circostante. La bestia era attratta dal fuoco. Lì ce ne
era abbastanza da soddisfare chiunque.
-Se non ci vogliono
ascoltare che facciano da esca.
Dopo averne
controllato la sicurezza si sistemarono in mezzo ad una fitta macchia di alberi
nascosti dalla vista degli altri ma ancora capaci di
sorvegliare la radura. Rimasero in silenzio ascoltando attentamente i rumori
attorno a sé e sorvegliando con attenzione la foresta.
Lentamente gli
altri cacciatori si dispersero. Uno o due spense la propria torcia. Un paio si
diresse nuovamente verso il villaggio, evidentemente abbandonando la caccia.
Tra essi Arioaldo. Altri si allontanarono assieme dopo aver parlottato per un
po’.
Anche se non aveva
creduto alle parole di Fredegar, la morte del ragazzo aveva reso tutti più
cauti.
Vedendo il gruppo
più numeroso allontanarsi assieme, le loro torce tenute ben in alto e ravvivate
continuamente, Erving aspettò che si allontanassero abbastanza da lasciare la
radura in penombra prima di far segno agli altri di uscire dalla macchia di
vegetazione per seguirli.
Drogo approvò il
piano dell’uomo. Rimanere completamente al buio non sarebbe stata una mossa
particolarmente brillante. Per quanto la bestia non sembrasse attaccare chi non
portava con sé delle torce senza una qualche fonte di luce loro non sarebbero
stati in grado di vederla.
Seguirono il gruppo
davanti al loro per quasi un’ora senza che accadesse nulla.
I cacciatori, la
loro esca, si muovevano piano, silenziosamente ma soprattutto cautamente,
seguendo le tracce lasciate dal “lupo”. Od almeno le avevano seguite
inizialmente.
Le orme erano
scomparse una decina di minuti dopo aver lasciato la radura. Da lì in poi Tulga
e gli altri erano andati avanti ad istinto. Avevano snidato altri animali, tra
cui una volpe, ma nessuno si era preso la briga di seguirla.
Drogo lanciò
l’ennesima verso i propri compagni. Sembravano rilassati, per quanto possibile
nella situazione, e di certo sicuri di sé.
“Unirsi a loro è
stata scelta migliore…”
Ad essere sincero a
Drogo non piaceva del tutto usare altri cacciatori come esca. Probabilmente una
torcia od un fuoco, un paio di animali da cortile e qualche sagoma umana
sarebbero stati altrettanto utili nell’attirare la bestia.
Scrollò le spalle
cercando di ignorare la sensazione. Loro avevano avvertito il gruppo di
cacciatori di spegnere le proprie torce, a scegliere di non ascoltarli erano
stati loro. Tra l’altro il gruppo di Tulga era più al sicuro con loro cinque a
seguirli che da soli.
Drogo non poteva
fare a meno di pensare che sembravano solo tante
scuse.
La calma fu
spezzata in un momento.
Il cacciatore sentì
uno schiocco tremendo, poi un urlo lancinante di dolore seguito da altre grida,
queste spaventate.
Cominciarono a
correre verso l’altro gruppo.
La scena che si
ritrovò davanti sembrava uscita dai suoi peggiori incubi.
“Oppure da un
libro di fede cristiano…”
Dei sette che lo
avevano composto in piedi non ne rimanevano che due. Quelli che avevano buttato
le torce ed avevano cominciato a correre verso la foresta.
Degli altri solo
tre continuavano a muoversi Tulga ed un altro armati
con il proprio pugnale, l’ultimo stava cercando di proteggesi il volto dalle
zanne della bestia con le braccia, senza particolare fortuna, gli urli di
dolore erano i suoi.
Zanne che erano
veramente lunghe dieci centimetri se non più.
L’intera bestia era
enorme. Pelo nerissimo, orecchie molto piccole ed occhi di uno strano verde,
luminosi al buio. Le zampe erano forti e sembravano piantate nel petto della
sua ultima vittima con una specie di artigli.
Il suo solo peso
sembrava sufficiente a bloccare a terra sia Tulga che lo sfortunato
destinatario della maggior parte della sua attenzione. Il terzo cacciatore
sembrava avere problemi con una gamba. Dall’angolo con cui era piegata Drogo
sapeva che era rotta.
Tempo di arrivare
ai tre e quello che si stava proteggendo il volto con le braccia non urlava
più.
La bestia concentrò
la sua attenzione su Tulga qualche istante prima che Drogo ed i suoi compagni
lo attaccassero.
I primi a finirlo
furono il cristiano e l’altro cacciatore di cui Drogo non conosceva il nome.
Armati di lancia scagliarono le proprie aste da distanza ravvicinata colpendo
entrambi il bersaglio.
Fu abbastanza da
attrarre la sua attenzione.
La bestia si girò
verso di loro, ringhiando, il braccio di Tulga in bocca, con la mano che ancora
stringeva il pugnale gli urli strazianti del cacciatore come macabro
sottofondo.
Drogo, Erving e
Fredegar lo attaccarono con le proprie asce mentre gli altri due estraevano le proprie spade pronti ad intervenire in caso di
difficoltà. L’ultimo sopravvissuto del gruppo iniziale vedendoli attaccare la
bestia cominciò a trascinarsi lontano dall’animale, una strana mistura di
terrore sollievo e speranza sul volto.
All’affondare delle
lame nella propria carne la bestia ululò di dolore, cercando disperatamente di
scrollarsi di dosso i tre che l’avevano assalita. Una volta piantate le asce
nel corpo dell’animale ai cacciatori non rimase che estrarre i propri pugnali.
Mancava lo spazio per manovrare le armi più pesanti. Riuscirono a colpirla
ancora una volta prima che si liberasse da loro mordendo e graffiando. Drogo
sentì un lanciante dolore al braccio ed un intenso bruciore al volto prima che
la sua visuale scomparisse a causa del sangue che gli finì negli occhi. Si
lasciò cadere a terra e rotolò quanto più lontano possibile dalla bestia,
cercando di riprendere fiato e di pulirsi la faccia con una manica.
L’animale, avendo
finalmente strada libera cominciò a scappare verso il bosco, ma non andò
lontano.
Due spade gli
infilzarono il collo, quasi in contemporanea.
Fece un altro paio
di passi prima di mugolare e cadere a terra.
Senza dire una
parola il cristiano si avvicinò alla bestia estrasse dal suo fianco una delle
asce e la decapitò con un paio di colpi.
Drogo, dopo essere
riuscito finalmente a pulire gli occhi, si tirò su facendo
attenzione a non poggiare alcun peso sul suo braccio destro. Il lungo e
profondo squarcio che aveva non prometteva niente di buono. Portando la mano
sinistra sull’elsa della spada, l’unica arma rimastagli, si guardò attorno
guardingo nonostante il silenzio. Tirò un sospiro di sollievo vedendo la bestia
a terra, decapitata, davanti ai piedi del cristiano a solo
un paio di metri da lui.
“Meglio… non
credo affatto di essere pronto ad un secondo incontro…”
Fredegar gli si
avvicinò attirando la sua attenzione.
-Fammi vedere il
braccio.
Drogo lo guardò
scettico, alzando un sopracciglio in silenziosa domanda.
-Sono un guaritore.
Senza aggiungere
altro prese una corda e la legò appena sotto alla spalla. Studiò la ferita per
qualche secondo.
-Abbiamo liberato
il mondo da un altro dei demoni di Satana. Presto libereremo la terra da essi.
Mormorò il
cristiano come fra sé e sé, guardando sollevato e soddisfatto la carcassa della
bestia che gli stava davanti. Drogo, abbastanza vicino da sentirlo
perfettamente, piegò la testa fissando incuriosito il biondo, poi lanciò
un’occhiata agli altri anche loro evidentemente soddisfatti dalla caccia
riuscita eppure non stupiti affatto dalla cosa.
“Ne
hanno visti già altri. Ne
hanno abbattuti altri. Più di uno…”
Ma non era questo
ad interessargli.
-Ce ne sono altri?
Chiese dopo un
momento.
-Non è l’unica
bestia di questo genere.
Drogo studiò per
qualche minuto Fredegar, considerando attentamente le sue parole mentre il
cacciatore sembrava ancora intento a gettare nella sua ferita con una qualche
polvere presa da una sacchetto che aveva alla ferita.
Bruciava.
-Poi la pulirò
meglio e ti metterò dei punti. Probabilmente ti rimarrà la cicatrice anche
sulla faccia. Ti devo sistemare anche quella.
Drogo annuì in
ringraziamento.
“Alla fine
sembra che avrò anche io la mia cicatrice sul volto. Gioia…”
-Le taglie sono sempre così alte?
Chiese dopo qualche
secondo. Fu Erving a rispondergli questa volta si era avvicinato anche lui alla
bestia per andarsi a riprendere la propria ascia. Anche lui aveva un paio di
tagli sul volto e parte della corazza insanguinata.
-Più o meno.
–L’uomo scrollò le spalle puntando un piede contro l’animale e tirando forte il
manico dell’ascia. –La gente ha paura. E paga bene per farsene liberare.
Non ci volle molto
a Drogo per prendere la decisione.
-Vi serve un
quinto?
Erving, più o meno
il capo del gruppo di cacciatori, annuì una volta, sorridendo prima di estrarre
dalla carcassa anche l’ascia di Drogo e di porgergliela.
Sisberto
Marcello
Gundemar
Ervig capo cacciatori
Arioaldo cacciatore vecchio
Drogo protagonista
Fredegar medico
Guntramm
Lothar
Tulga cacciatore morto
Drogo (1)
Fredegar (1)
Guntramm (1)
Lothar (1)
Adaloald (2)
Alboin (2)
Arioald (2)
Aripert (2)
Audoin (2)
Authari (2)
Cunincpert (2)
Garibald (2)
Godepert (2)
Grimoald (2)
Gumpert (2)
Liutpert (2)
Perctarit (2)
Raginpert (20
Rodoald (2)
Rothari (2)
Achila - The name of two Visigothic kings (1, 3)
Agila - Visigothic king, ruled 549 to 554 (1, 3)
Ardo - Ruled 713 to 720, last Visigothic king (1)
Alaric - The name of two Visigothic kings (1, 3)
Athanagild - Visigothic king, ruled 554 to 567 (1)
Braulio - Bishop of Saragossa 631 to 651 (1)
Bulgar - Visigothic Count in the 600s AD (1)
Chindasuinth - Visigothic king, ruled 642 to 653 (1, 3)
Chintila - Visigothic royal poet 636 to 639 (1)
Egica - Visigothic king, ruled 687 to 702 (1)
Ervig - Visigothic king, ruled 680 to 687 (1)
Euric - Visigothic king, ruled 466 to 484 (1, 3)
Gundemar - Visigothic king, ruled 610 to 611/12 (1)
Hermenegild, Hermenigild - Visigothic prince, son of Leovigild (1, 3)
Ildefonsus - Bishop of Toledo 657 - 667 (1)
Isidore - Bishop of Seville, d. 636 (1)
Iudila - A Visigothic king (1)
Julian - Bishop of Toledo 680 - 690 (1)
Leander - Bishop of Seville, d. 599/600 (1)
Leovigild - Visigothic king, ruled 569 to 586 (1, 4)
Liuva - The name of two Visigothic king, the second one ruled 601 to 603 (1)
Reccared, Recared - Visigothic king, ruled 586 to 601, the second Reccared died
in 621 (1, 3, 4)
Reccesuinth, Receswinth - Visigothic king, ruled 649 to 672 (1, 4)
Roderic - Visigothic king, ruled 710 to 711 (1, 3)
Sisbert - Bishop of Toledo, 690 - 693 (1)
Sisebut - Visigothic king, ruled 611/12 to 620 (1)
Sisenand - Visigothic king, ruled 631 to 636 (1, 3)
Suinthila - Visigothic king, ruled 621 to 631 (1, 3)
Suniefred - Visigothic king (1)
Theoderic - Visigothic king in Gaul, ruled 453 to 466, and an Ostrogothic king,
ruled 493 to 526 (1, 3)
Theudisclus - Visigothic king, ruled 548 to 559 (1)
Thorismund - Ruled 451 to 453 (3)
Tulga - Visigothic king, ruled 639 to 642 (1)
Wamba - Visigothic king, ruled 672 to 680 (1, 3)
Witteric - Visigothic king, ruled 603 to 610 (1)
Wittiza - Visigothic king, ruled 693 to 710 (1, 3)
Achichorios/Achichorius
(1)
Ambiorix (Eburones) (6)
Bituitus (Arverni king) (2)
Boduognatos (Nervii) - The name means "Son of Victory" or "Son
of the Crow" (6)
Bolgios (1)
Brennos/Brennus - Sacked Delphi (1, 6)
Camulogenus (Aulercan) (6)
Casticos (Sequani) (6)
Catuvolcos - Ally of Ambiorix (6)
Cerethreus (1)
Commios (Atrebates) (6)
Convictolitavis (Aedui) - Aedui ruler who sent his forces to help Vercingetorix
instead of the Critognatos (Aedui) (6)
Diviciacos - A Druid (6)
Dummacos (Andes chief) (6)
Dumnorix (Aedui) (1)
Eporedorix (Aedui) - Rival of Litaviccos who betrayed Litaviccos to Caesar (6)
Gobannitio (Arverni) - Uncle of Vercingetorix (6)
Litaviccos (Aedui) - Sent to help Vercingetorix instead of the Romans (6)
Orgetorix (Helvetii) (6)
Vercassivellaunos (Arverni) - Cousin of Vercingetorix (6)
Vercingetorix (Arverni king) - The name means, "Great king of a hundred
battles". (2, 6)
Virduromarus (1)
Viridomarus (Aedui) - Rival of Litaviccos who betrayed Litaviccos to Caesar (6)
Viridorix (Venelli) (6)
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Octavius |
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Quintus |
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