PERSA

By Silea

 

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La donna gira lentamente su se stessa, guardandosi attorno, spaesata, disorientata, un’espressione di confusione sul volto.

“Manca qualcosa. Qualcosa. Ma non ricordo cosa…”

Alza le mani di fronte a sé e le studiò, incuriosita, spaventata, come se non le avesse mai viste prima.

Aliene.

Le sono aliene.

Eppure si muovono quando vuole lei, anche se in qualche modo le reazioni non sembrano giuste. Le sensazioni che percepisce attraverso di loro non sembrano complete.

“Sto impazzendo. No, probabilmente sono già pazza… nulla ha più senso… da tanto… da tanto tempo… da quanto?

Fa qualche passo verso la finestra. Davanti ha un cielo azzurro, punteggiato da nuvole bianche dalle strane forme, “rade, troppo rade…”, illuminato da un sole troppo giallo, troppo luminoso.

“Tutto questo è sbagliato… c’è qualcosa di sbagliato…

Le sfugge esattamente cosa. Si concentra, cercando di capire. Istintivamente poggia la propria mano contro il vetro. E’ freddo. Un brivido le corre lungo il braccio.

“Io non ho mai avuto freddo… eppure ora mi sento gelare…

Non ricorda come fa a sapere queste cose, ma qualcosa dentro di lei le dice che sono vere.

Più vere di quanto la circonda.

“Nostalgia. Nostalgia… è questo che provo… di cosa…”

E’ una sensazione strana. Per nulla piacevole, è acre, dolorosa.

“Solo questo? Non c’è altro in me?”

Si sente stanca, svuotata. C’è qualcosa che le sfugge, appena al limite della suo coscienza…

“Forse prima lo sapevo… Prima…prima’ di che?”

Muove qualche passo, incerto, doloroso, senza uno scopo. Non sa dove andare, cosa cercare, neanche cosa fare.

“Nostalgia, dolore, confusione… cos’altro? …perché non ricordo? …perché?”

Porta entrambe le sue mani, “aliene”, alla testa, dove si sente confusa, dolorante…

“No, no… non qui… non sempre…”

Ha perso qualcosa. Sa di averlo perso… era importante, qualsiasi cosa fosse era importante… ed ora, è qui… sola…

“Paura… paura…no, no…”

Cerca di aggrapparsi ai suoi ultimi pensieri, cerca un senso, un motivo, al dolore, alla confusione. Ma non sa cosa fare né come fare. La paura è forte, si ingrandisce. Ha perso qualcosa, “…molto…”, è terrorizzata dall’idea di perdere altro.

“…altro cosa?”

Il mondo attorno a lei si muove disordinatamente, cambia forma, i colori diventano aggressivi, fanno male agli occhi…

“No… dolore… no…no…no… paura…”

Strane combinazioni si fondono, nascono, scompaiono, nulla è più fermo…

C’è qualcosa che l’attrae, un odore, no, come un odore…

In mezzo alla confusione. Delle forme.

Alcune vagamente familiari. Un’altra… un’altra la ‘sente’.

“…necessaria…”

Allunga le sue mani, sempre aliene, sempre così aliene. Non le riconosce neppure, è solo istinto.

Non sa cosa succede.

Dura poco.

Il mondo attorno a le smette di muoversi. Improvvisamente. Riesce nuovamente a focalizzare la sua attenzione. Riconosce chi e cosa le sta attorno.

Un attimo e di nuovo ricorda, di nuovo pensa.

E’ meraviglioso.

Sorride.

-Possiamo fare altro per te, oh gloriosa dea?

-Sparite dalla mia vista, inutili pidocchi.

Ringhia la donna.

Un attimo e nessuno dei suoi servi è più nella stanza.

Glory si gira nuovamente verso la finestra osservando il mondo fuori, mondo che non è il suo.

Rabbrividisce.

No, non è solo il freddo.

Ha paura.

Di impazzire completamente.

Di diventare soltanto un guscio vuoto.

Di cessare di esistere.

“Casa… devo andare a casa.”