PARASSITA

By Silea

 

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E’ strano come puoi avvertire il disprezzo altrui. Ci sono milioni di modi, di segnali diversi per manifestarlo.

Un gesto, uno sguardo, una parola…

Fingi che non ti importa, di non vedere.

Ed non è vero.

So mentire, lo ho imparato tanto tempo fa per sopravvivere. Ed ormai è diventata l’unica cosa che so fare bene, oltre che implorare per avere salva la vita. Cambiare versione dei fatti in meno di trenta secondi o semplicemente tirare fuori un racconto verosimile.

So che il resto del mondo, od almeno di quelli che si prendono la briga di notare la mia esistenza, mi considera un essere infimo, al di sotto del peggiore demone, una piaga. Qualcosa di molto simile all’arredamento della sala in cui mi trovo, fatto che rende possibile in maniera indiretta la mia sopravvivenza.

Eppure sono utile, è per questo che sono ancora in vita, non mi faccio illusioni. Preso tra incudine, i demoni, e martello, la cacciatrice, è solo una questione di tempo prima che qualcuno mi faccia fuori, perché scontento o magari per noia.

Lo so e ci convivo. Le prescelte non sono le uniche con una bassa speranza di vita.

Non mi illudo che il fatto di essere un umano possa fermare la cacciatrice ancora a lungo. Gli osservatori dicono (alla prescelta, soprattutto a lei) che una cacciatrice non ucciderebbe mai un essere umano, ma è solo una bella favoletta. Loro lo sanno, e anche la cacciatrice di turno lo scoprirà presto, glielo posso leggere negli occhi ogni volta quella domanda inespressa, cosa la trattiene? Ed una volta che avrà scoperto la risposta, lei stessa, solo lei stessa, allora ci sarà solo la mia utilità a tenermi in vita.

Come sempre.

Informazioni.

Il materiale con più valore sulla terra. Tutto ciò che fa muovere il mondo, niente si può fare senza. Che siano vere o false non importa, dipende solo da chi vende e da chi acquista. So dove procurarmele e a chi venderle, quando è il momento di regalarle e quando non averle, ho far credere di non averle, che è la stessa cosa.

In realtà questo commercio si basa sulla fiducia e sulla falsità. Da mescolarsi in giuste dosi come per i drink, non ti puoi soltanto fidare, e non puoi solo mentire.

E non puoi mai sbagliare.

Non c’è una seconda possibilità.

Niente “ritenta avrai più fortuna”.

Conduco un’esistenza molto precaria, e come una banderuola sono costretto a volgermi sempre secondo il vento più forte, niente altro. Non ho la possibilità di decidere cosa penso. Mi devo limitare a riflettere quello che mi sta attorno. E’ facile per gli altri disprezzarmi, dire che non ho coraggio. E’ facile per loro dirlo, comportarsi in maniera coraggiosa, sono dotati dalla natura di una forza superiore oppure di qualche magnifica facoltà. Od anche, hanno amici abbastanza forti da proteggerli.

Io no. Sono solo.

L’esistenza che conduco mi fa schifo, la maggior parte delle volte, ma non ho la forza di rinunciarci. Per quanto faccia schifo nessuno è disposto a rinunciare alla propria vita.

Non faccio eccezione.

Potreste pensare che la posso cambiare allora, ma non è così.

Sono entrato in questo gioco tanto tempo fa, avrò avuto una ventina di anni, e già da allora sapevo che c’è un solo modo per uscirne, morire. Ma non avevo scelta neanche allora. Ormai non credo più che esistano scelte libere se non per i più forti.

Possiedo questo bar da tempo, ed è l’unica cosa che ho. Vivo per mantenerlo, ci dormirei addirittura se non fosse un invito ad essere ammazzato dal primo che passa alla ricerca di informazioni.

Non posso neanche cederlo. Del resto, voi avete mai provato ha vendere un locale in cui i clienti sono tutti demoni? Fidatevi, i compratori non arrivano a frotte.

Sono cristallizzato in questa situazione. Come una marionetta tirata da invisibili ed infrangibili fili, con la sola consolazione di sapere chi li tira. La Necessità.

I greci credevano che fosse una dea. L’unica che Alcibiade venerasse.

Ormai anch’io credo che sia l’unica dea esistente.

Parassita. E’ questo il modo in cui mi definiscono spesso.

Sono un succhiasangue. Non ne ho di mio. Vivo alle spalle degli altri, spesso sulle loro carcasse, (meglio le loro che la mia), probabilmente ho provocato più morti io di Spike.

Non ne sono fiero (rimango sempre un umano, non un demone), ma non lo negherò, del resto sarebbe inutile.

In realtà la morte non mi fa paura, c’è qualcosa di peggio che morire. Qualcosa di orrendo che ti annienta giorno dopo giorno, dall’interno, come se ti mangiasse vivo. Sapere dell’inutilità della tua vita. Sapere che quando morirai non ci sarà nessuno a portare fiori sulla tua tomba, sempre se sarai tanto fortunato da averla. Sapere che nell’esatto momento in cui morirai sarai dimenticato, non valendo neanche lo sforzo di essere odiato.

Questo è il destino del parassita.

I miei “ospiti” saranno felici di liberarsi di me, fino a quando un altro prenderà il mio posto.

E’ una legge della natura.

 

 

-Willy, un altro giro di sangue!

Poso il bicchiere e lo straccio che ho usato finora per asciugarlo per prendere la bottiglia di sangue migliore che ho. Indosso un sorriso finto e mi dirigo verso il tavolo all’angolo.

Tempo di tornare a lavorare.