By Silea
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Il ringhio era basso e
prolungato. Il suono rimbombava sulle pareti distorcendosi e creando
l’illusione che non avesse una fonte precisa.
La cosa che gli dava la
caccia doveva essere vicina. Altri ringhi sordi e continui. L’ambiente in cui
si muovevano era piccolo e immerso nella penombra.
Un ringhio alla sua destra
seguito da un altro alla sua sinistra. Era veloce, ma era solo.
Quattro artigli si
protesero, partendo dal polso e superando le dita. Gli occhi si trasformarono,
la pupilla si allargò e le iridi diventarono di un verde più intenso. Ombre
veloci senza una sagoma precisa si fondevano nell’oscurità e ne riemergevano,
apparendo un istante per poi dissolversi.
La caccia ricominciò. Alle
mosse dell’uno seguivano le risposte dell’altro in un gioco di velocità e
sincronia, entrambi cercando di acquisire un vantaggio.
Ai prolungati ringhi che
riempivano la sala seguirono penosi lamenti. Divennero patetici mugolii che si
trasformarono in strazianti gemiti che si spensero nel silenzio.
Agli affannosi respiri se
ne sostituì uno calmo e tranquillo.
Vennero accese le luci.
File di neon bianchi illuminarono completamente la stanza.
Steso a terra in una pozza
di sangue nerastro si trovava un corpo dalle fattezze umanoidi straziato da
numerosi tagli, il collo completamente squarciato.
Sopra di lui quello che
sembrava essere un ragazzo sulla ventina, capelli scuri e occhi verdi.
La porta di metallo di
fronte a lui scattò e si aprì. Un uomo sulla sessantina in completo scuro
entrò, una smorfia che si sarebbe potuta definire un sorriso sul volto.
-Complimenti Victor. Hai
appena superato brillantemente il tuo ultimo test. Sei pronto per il campo.
-La ringrazio Signor Travers.
Victor ritrasse gli artigli
ancora sporchi di sangue per poi avviarsi dietro Travers
verso l’uscita.
All’interno del Magic shop ad aspettarla oltre a Giles c’erano cinque
persone. Sedevano in rigoroso silenzio attorno al tavolo di legno, quando Buffy entrò con un caffè in mano ed un fiume di parole
quasi urlate.
Smise di parlare mentre si
avvicinava a loro studiandoli uno ad uno, cercando di nascondere la sorpresa
nel ritrovarsi di fronte a Travers e quattro dei suoi.
Quentin accolse la sua
entrata semplicemente inarcando il sopracciglio destro, mostrando con quel
gesto di disapprovare la sua entrata, il suo comportamento e la sua tenuta, una
maglietta con gonna rigorosamente pastello, in meno di un secondo.
Ignorando Travers e la sua disapprovazione in maniera perfetta, era
diventata brava in questo dopo anni di esperienza nell’high school,
Buffy si rivolse verso Giles per avere delle
spiegazioni.. L’inglese l’aveva chiamata molto presto
quella mattina svegliandola. E la bionda non prendeva il fatto di dover alzarsi
prima delle otto dal letto molto bene.
-Cosa è successo?
-Te lo spiegherà il signor Travers.
La voce era stanca e
tirata, prima della sua convocazione a quel colloquio dovevano aver discusso parecchio.
Buffy si voltò verso l’altro osservatore. Il sonno
residuo che aveva quando era entrata dalla porta era scomparso, c’era qualcosa
di pericoloso nell’aria. Trascurando di mettersi seduta si avvicinò
ulteriormente a Travers e sfidando apertamente la sua
autorità gli si rivolse con un tono accondiscendente.
-Cosa vuole dirmi Quentin?
Gli aveva mancato di
rispetto. Lo aveva offeso di fronte ai suoi sottoposti. Ed a Buffy era piaciuto un sacco. A Travers
molto meno, ma non reagì alle provocazioni infantili della cacciatrice, sebbene
le trovasse profondamente seccanti. Per quello che gli riguardava la ragazza
poteva anche tenersi il suo presunto vantaggio psicologico su di lui.
-Summers, ti presento il signor Victor Anderson.
Con un vago cenno della mano
stava indicando il più alto e muscoloso dei suoi accompagnatori. Il ragazzo,
non doveva avere più di vent’anni, era posizionato leggermente distante dagli
altri, appoggiato con la schiena contro una parete ed un’aria simpatica. Era
quello che appena entrata Buffy aveva catalogato come
guardia del corpo. Fisicamente era il più pericoloso lì dentro. Ora che aveva
una seconda possibilità di studiarlo la bionda si rese conto che non era
completamente umano. Poteva sentirlo. Un mezzo demone probabilmente.
-Piacere.
-Piacere mio, Miss Summers.
Le sorrise cordiale,
sembrava un attore che avesse sbagliato completamente ad interpretare la
propria parte, tanta era la differenza di atteggiamento rispetto a quella degli
altri uomini in giacca e cravatta rigorosamente nere.
Buffy gli voltò le spalle e si andò a sedere sul bancone
del negozio, vicino al registratore di cassa. Il suo sguardo tornò a fissarsi
su Travers, ma la ragazza rimase in silenzio
lasciando che l’osservatore proseguisse qualsiasi discorso avesse iniziato con
quella presentazione. Gli altri tre uomini in completo nero sembravano ombre
sullo sfondo.
-Il signor Victor Anderson, fa parte del concilio, anche
se non nelle vesti di osservatore. Da anni viene addestrato al combattimento
assieme ad altri. Lui si è dimostrato superiore a tutti i suoi compagni ed ai
demoni che ha affrontato. Quello che uello Qqqqqsto cercando di dirti, Summers,
è che lui rappresenta il futuro. Sarà colui che prenderà il posto delle
cacciatrici. E’ più forte di te, più veloce, meglio addestrato e naturalmente
portato a combattere di notte. Potrebbe batterti in un qualsiasi scontro. –Travers fece una pausa, godendosi la faccia della bionda la
cui espressione oscillava tra incredulità, rabbia e paura. Era dolce la
rivincita. -Il cacciatore perfetto. Niente più
ragazzine sprovvedute contro esseri più forti di loro, con una speranza di vita
di neanche vent’anni –Quando era Travers a
pronunciarle, quelle parole sembravano una condanna a morte diretta sola a lei,
una condanna che le dava una manciata di mesi di vita. –Ora ci saranno uomini
ben addestrati e consapevoli delle loro forze. Il destino del mondo non sarà
più attaccato ad un fragile filo. Persone che valgono molto più di te
prenderanno il tuo posto.
-Se è tutto già deciso
perché siete qui?
L’aria doveva essere
annoiata, ma la voce risultò spaventata.
-Vogliamo che tu ed
Anderson compiate insieme una missione. Per il numero di demoni e la loro
specie sarebbe impossibile per qualunque cacciatrice uscire viva da lì dentro.
Alcune hanno provato contro nidi molto più piccoli. Sempre con lo stesso
risultato. –Travers fece una pausa per dare più
risalto a quello che aveva appena detto, e soprattutto a quello che non aveva
detto ma che appariva così chiaro. Adorava minacciare senza dire nulla. –Se
uscirete entrambi vivi da lì dentro, ovviamente dopo aver ucciso tutti i
demoni, tu potrai ritirarti a vita. Potrai andare in pensione. Anderson
dimostrerebbe di poter prendere il tuo posto, tu di esserti meritata il riposo.
Non ci sarà più bisogno di te.
Sorrideva e gli occhi
rimanevano inespressivi, sembrava uno squalo che stesse per attaccarti con
l’intenzione di finirti il più presto possibile.
Il volto di Buffy si illuminò di gioia. Quella promessa conteneva la
garanzia della realizzazione del suo sogno più prezioso e meno segreto.
Ritirarsi dalla caccia. Niente più demoni e vampiri ma solamente la propria
vita.
-Cosa dobbiamo fare?
Erano all’aeroporto di Sunnydale. C’era stato un breve briefing nel magic box, poi erano apparse dal nulla sacche piene di armi
e di vestiti adatti al combattimento. Si erano preparati in silenzio,
scegliendo con calma ognuno le proprie armi. Buffy
aveva cercato di concentrarsi per la missione ma la sua mente vagava.
Pochi minuti dopo il gruppo
lasciò il negozio ed a bordo di due sub-urban neri si
erano diretti all’aeroporto.
Sulla pista di atterraggio
li aspettava un piccolo aereo con i motori già accesi. Senza una parola Victor
salì a bordo dell’apparecchio mentre gli osservatori continuavano a scaricare
sacche dalle auto per poi caricarli nel velivolo.
Appena scesa dal sedile
posteriore della jeep, Buffy fu fermata da una mano
che le si posò sul braccio, gentilmente, prima che si avviasse verso la
scaletta. I motori dell’aereo rombavano facendo intendere di essere pronto al
decollo.
La cacciatrice si girò
verso Giles. Parlarono per alcuni secondi. Per meglio dire l’inglese parlava,
dando a Buffy gli ultimi consigli per la missione,
per come cavarsela, e la bionda ascoltava, metà della sua attenzione
concentrata sull’osservatore, distante poco più di un metro da loro,
indaffarato con una delle sacche nel vano di una delle macchine.
-Fai attenzione Buffy. Questa volta è davvero pericoloso.
-Non si preoccupi signor
Giles, tornerò anche questa volta.
Poi la cacciatrice attraversò
la pista di corsa, seguita dall’ultimo degli osservatori, e salì sulla scaletta
dell’aereo. La mano di Victor le prese la borsa aiutandola ad entrare. Un gesto
cortese, che entrambi di loro sapevano del tutto inutile.
Si sederono l’uno di fianco
a all’altra, allacciandosi la cintura mentre l’aereo
rollava sulla pista.
-A volte Travers è inquietante, non è vero?
Buffy si voltò verso il ragazzo che le sedeva a fianco.
Stava guardando fuori dal finestrino. Vicino alle due auto si trovavano Giles e
Quentin. Il primo puliva affannosamente gli occhiali, alla ricerca di chissà
quale macchia. Il secondo era immobile, una specie di sorriso sulle labbra e
quegli occhi senza anima che sembravano fissarti.
-Si, davvero inquietante…
Perché lo fai?
-Tutto questo? Per dare un
senso alla mia vita.
Buffy annuì, un po’ pensierosa.
-Già... penso sia il bello
di poter scegliere.
Il posto era un complesso
fognario abbandonato nei dintorni di San Francisco. I demoni che lo infestavano,
i Caelii, erano umanoidi dalla pelle grigia,
tarchiati, che non superavano mai il metro e sessanta, armati di zanne naturali
ed abbastanza intelligenti da muoversi in squadre ed usare altre armi. Vedevano
perfettamente nell’oscurità. Come il compagno di Buffy.
Durante il viaggio lei e
Victor si erano conosciuti meglio. Era una ragazzo
molto simpatico, perfettamente educato, affascinante con quegli occhi così
profondi, le aveva raccontato della sua metà demone e di cosa era capace.
Niente dimostrazioni, non erano necessarie.
Le aveva raccontato che la
sua stessa esistenza era una specie di miracolo. Il suo caso era uno dei pochi
conosciuti in circa mille anni. Era molto raro che la progenie di quel
particolare demone mista a sangue umano, riuscisse a sopravvivere più di
qualche anno alla nascita, anche se una volta superata l’infanzia aveva una
speranza di vita di quasi un secolo...
Avevano parlato a lungo ed
avevano scoperto di funzionare bene assieme anche se
non si conoscevano, erano riusciti a scherzare disinvoltamente anche davanti
alle facce serie degli osservatori che viaggiavano con loro, si cominciavano a
piacere davvero. Una buona cosa quando la tua sopravvivenza deriva dal fatto
che un altro ti deve guardare le spalle.
I tre osservatori erano rimasti
silenziosi per tutto il volo, sembrando non tanto che li stessero sorvegliando
quanto che li spiassero. Quando Buffy riusciva ad
incrociare il loro sguardo non poteva fare a meno di pensare che sembrava quello degli avvoltoi di fronte ad una carogna. Una
carogna bella grossa ed abbandonata. Non era una sensazione particolarmente
piacevole né rassicurante.
Prima di partire Giles le
aveva detto di fare molta attenzione. Le aveva spiegato come fossero pericolosi
i demoni che avrebbe affrontato questa volta. Glieli aveva descritti
accuratamente, con i loro punti deboli e forti. Era davvero preoccupato. Alla
fine le aveva ripetuto ancora una volta di fare attenzione e di tornare viva a casa.
Ora Buffy
e Victor si trovavano soli davanti all’ingresso principale del complesso
fognario. L’odore non ricordava esattamente quello di una profumeria ma Buffy era stata in posti peggiori, le fogne di Sunnydale ad esempio o tane di esseri che sembravano
discariche abusive, ma dalla faccia disgustata di Victor non si poteva dire lo
stesso.
Per i primi minuti non
doverono fare altro che camminare spalla a spalla. Gli ordini erano stati
chiari. Non allontanarsi mai, coprirsi sempre a vicenda. Erano stati segnalati
una quindicina di demoni e da quando Giles le aveva detto che uno solo di loro,
disarmato, aveva letteralmente fatto a pezzi una cacciatrice, Buffy non aveva contestato più l’ordine.
Arrivarono ad una svolta
della galleria, un rigagnolo di acqua putrida scorreva lento vicino alla
parete, era l’unico rumore che si sentiva. Oltre c’era solo oscurità
impenetrabile. I raggi di luce lunare che filtravano non raggiungevano il nuovo
corridoio. Quel buio era il loro territorio. Era ora di fare sul serio. La
passeggiata era finita.
Buffy si voltò in modo da guardare direttamente Victor.
L’altro sembrava tranquillo e sicuro di sé. Sarebbe stato un ottimo compagno di
squadra. Quando parlò sembrò sicura ma in realtà era molto tesa, non le piaceva
l’idea di entrare là dentro.
-Lì dentro saremo soli. E
dobbiamo fidarci l’uno dell’altro per uscirne vivi. Ed io ho tutte le buone
intenzioni di farlo. Se hai un qualsiasi dubbio su di me o su altro che non
riusciamo a chiarire ora, annulliamo immediatamente l’azione e ci ritiriamo.
-Per quanto mi riguarda
tutto ok. Se tu non hai dubbi procediamo. Lascia stare la torcia, ci vedrebbero
ad un miglio di distanza con quella cosa, avanzeremo al buio, non ti
preoccupare, ci vedo perfettamente.
La cacciatrice si limitò ad
annuire e ignorando la torcia che portava appesa alla cintura, sfilò l’ascia
bipenne che portava assicurata dietro la schiena. L’aveva preferita alla spada
che le avevano offerto. Non aveva mai eccelso nella scherma e la solidità della
doppia lama della scure la rassicuravano.
Victor aveva portato con sé
uno spadone a due mani, e da come lo impugnava si capiva che lo sapeva usare, e
lo sapeva usare bene. Annuirono l’un l’altro e ricominciarono a camminare.
Victor li vide prima di
lei. Per Buffy non erano altro che ombre indistinte.
Soltanto quando i tre demoni furono a meno di un metro da lei riuscì a vederli
nettamente. Erano disarmati, sempre se non si consideravano le zanne, che
sarebbero state l’invidia di ogni vampiro. Ma questo non rassicurava Buffy, erano veloci e coordinati, quando lei aveva a fianco
una persona con cui non aveva mai combattuto.
Poi non ci fu più tempo di
pensare.
La forza con cui uno la
caricò fu sufficiente a farla sbilanciare e cadere pesantemente sul cemento
armato, facendola rimanere completamente senza fiato a causa dell’impatto.
Sdraiato sopra di lei il demone che l’aveva atterrata ringhiava, cercando di
avvicinare la testa abbastanza da azzannarle il collo. A separarli c’era solo
l’ascia.
Meno di un secondo e già si
trovava ad un passo dalla morte. Buffy si concentrò
completamente su come uscire da quella situazione escludendo dalla sua mente il
pensiero di Victor e degli altri due, e la sua implicazione peggiore. Il
possibile attacco degli altri due demoni aggiunti al primo, una volta fatto
fuori il compagno. Ed allora non ci sarebbe stata speranza.
Le zanne erano a pochi
centimetri dalla sua gola e lei sentiva l’alito caldo sulla pelle quando riuscì
a puntellare i gomiti sul pavimento ed a stabilizzare la situazione abbastanza
ed a respirare a fondo prima di trovare un modo di scrollarsi di dosso il
bestione. Cominciò a dargli ginocchiate a quello che doveva essere il suo
stomaco. Lo colpiva con tutta la forza che aveva aggiunta a quella della
disperazione.
La terza ginocchiata fu
forte abbastanza da fargli mollare la presa con un mugolio prolungato ed a
farlo allontanare di qualche passo.
La cacciatrice non aveva il
tempo di alzarsi in piedi prima che il demone riuscisse a lanciarsi nuovamente
su di lei. Si era raccolto sulle gambe, pronto a saltare ringhiando pazzamente.
Era un po’ arrabbiato a causa delle ginocchiate, gli occhietti giallastri fissi
su di lei risplendevano.
Quando il Caelius l’attaccò nuovamente alla fine della sua
traiettoria incontrò la lama dell’ascia. La sua forza di caduta fu sufficiente
a farla penetrare in profondità nell’addome. Buffy
assorbì il contraccolpo meglio che poté per poi mollare l’impugnatura dell’arma
e dare una gomitata in volto all’aggressore per farlo rotolare lontano da sé.
Si rimise in piedi e
riafferrò l’ascia. L’estrasse dal ventre del demone e senza tanti complimenti
lo decapitò mentre tentava di rialzarsi nonostante la ferita e la perdita di
sangue. Buffy respirò a fondo cercando di calmarsi,
anche se non le facevano ancora male le braccia le tremavano. Il contraccolpo
era stato più forte del previsto.
La cacciatrice si voltò in
tempo per vedere Victor finire il secondo demone con un colpo di spada. Lo
raggiunse camminando piano, in modo da recuperare fiato. Tutto il combattimento
era durato meno di cinque secondi ma era stato un inferno, non il più pericoloso
che avesse affrontato, ma per un istante quel demone avrebbe davvero potuto
farcela. Era un po’ preoccupata. Si sentiva ancora scossa e la schiena le
faceva male come le braccia. Non andava bene per i prossimi scontri.
Victor non sembrava
particolarmente colpito dallo scontro, estrasse la sua spada dal demone
puntellando il piede sulla carcassa e facendo leva. Non perse tempo a pulirla,
si limitò ad asciugare l’impugnatura e le proprie mani. Buffy
lo doveva ammettere ora che aveva visto come combatteva, il ragazzo era
dannatamente bravo.
Avevano proseguito in
silenzio. Erano passate ore dall’inizio della missione, anche se a Buffy sembravano giorni interi dall’ingresso in questa
specie di inferno, aveva perso la cognizione del tempo e non poteva neanche
guardare l’orologio digitale che aveva portato con sé, altrimenti avrebbe perso
la sua visione notturna, e le sarebbe servito tempo per acquisirla nuovamente.
Tempo che poteva non avere.
Continuavano l’esplorazione
di quel labirinto di corridoi senza fermarsi, e anche se tutti sembravano
uguali, Buffy sapeva che avrebbe potuto ritrovare
l’uscita anche da sola. Il suo senso dell’orientamento spaziale funzionava alla
perfezione anche qui sotto, al contrario di quello temporale. Si sentiva un po’
stordita oltre che stanca, in uno degli scontri aveva battuto la testa e la
nausea la assaliva a tratti. Sperava non fosse un trauma cranico.
La cacciatrice scrutava
ansiosamente qualsiasi ombra indefinita in quella specie di oscurità
impenetrabile, sognando di avere una qualsiasi fonte di luce e sapendo di non
potersela permettere.
Avevano affrontato altri
quattro demoni dopo i primi tre. Tutto quello che era riuscita a fare la
cacciatrice era stato ucciderne uno e tenere impegnato l’altro fino a quando
Victor non era arrivato a darle una mano. E lo sforzo le era costato molto. Ora
aveva segni di un morso profondo e svariati altri su
un braccio e graffi un po’ dappertutto. Le lacerazioni sanguinavano e pulsavano
mandando ondate di dolore lungo i nervi. Le sentiva alternativamente calde e
fredde e bruciavano da impazzire.
Se pensava che a ridurla in
questo stato era bastato il secondo di stordimento
causato dalla botta alla testa mentre affrontava i due demoni, era assalita
dalla rabbia contro sé stessa. Sembrava che in quella missione andasse tutto
dannatamente male.
E mentre avanzava in quelle
gallerie buie come la pece Buffy cominciava a
sentirsi come cieca, lì sotto era quella che vedeva di meno. Anche nella notte
più buia c’erano sempre delle fonti di luci che rischiaravano l’ambiente, nelle
fogne la luce filtra da tombini o da neon installati dal servizio manutenzioni.
Buffy non si era mai mossa nell’oscurità così
completa. In caso di imboscata od attacco portato in velocità poteva affidarsi
solo sulle capacità di Victor di vedere la presenza dei Caelii
un attimo prima che attaccassero. E non le piaceva affatto.
Le gallerie erano anche
fredde ed umide, puzzavano di muffa e di un marciume indefinibile. Ed il fatto
che ormai suoi abiti fossero inzuppati del proprio sudore misto a sangue e bava
di demone non aumentava il suo calore corporeo. Buffy
cominciava a sentire i primi brividi correrle sulla schiena e ed i denti
batterle. Ed aveva solo due modi per scaldarsi, continuare a camminare oppure
combattere.
Era importante riuscire a
mantenersi calda, anche se significava continuare a camminare adesso che era
stanca ed aveva sete, non si erano portati con loro delle borracce, perché se
avessero cominciato tremarle le mani o un suo muscolo avesse tardato ad agire,
anche di un solo centesimo di secondo, sarebbe morta.
Victor a fianco a lei
sembrava passarsela meglio, i suoi occhi di quel verde intenso sembravano
risplendere al buio, mentre camminava sicuro e veloce anche se stanco e
guardingo, aveva riportato tagli superficiali ed il sangue gli imbrattava gli
abiti.
Prima di vederli li
sentirono. Erano rumorosi nel loro silenzio. Dovevano essere tanti.
Probabilmente tutti quelli che mancavano all’appello. Forse li avevano visti e
li stavano aspettando in gruppo per eliminarli.
Buffy e Victor si immobilizzarono contro la parete. La
parete fredda ed umida a contatto con i suoi vestiti umidi fece partire un
brivido lungo la schiena di Buffy, ma forse era la
paura. La cacciatrice fece alcuni respiri profondi per calmarsi ed ossigenarsi
il più possibile. Sperò che la sua adrenalina fosse pronta ad aiutarla.
Victor la fissò negli
occhi. Anche lui cominciava a sentirsi stanco ed avere freddo, e la prospettiva
che quello sarebbe stato l’ultimo scontro della giornata era rassicurante. Non
dubitava di uscire vivo da lì, ma non sapeva per quanto ancora la cacciatrice
avrebbe potuto reggere. Era andata oltre tutte le aspettative, lo doveva
ammettere, ma questi ultimi sarebbero stati molti di più. Travers
gli aveva detto che sarebbe morta al primo scontro, al massimo al secondo,
invece aveva ucciso due demoni e nonostante le ferite continuava ad andare
avanti.
L’osservatore l’aveva
sottovalutata. Victor sapeva anche che in combattimento non sarebbe riuscito a
vincerla sempre. Era brava e piena di risorse. L’aveva osservata, aveva una
tecnica invidiabile, e era più forte di quanto gli avessero detto.
In realtà le sarebbero
bastate condizioni leggermente favorevoli, e non avrebbe più avuto importanza
che lui fosse più veloce e più forte, lei sarebbe riuscita a batterlo. Ma non
si sarebbe stupito se la ragazza avesse voltato la schiena e fosse scappata.
Era ridotta male. Victor la guardò interrogativo, lei respirava affannosamente
e l’ascia era poggiata a terra. Era stanca e si vedeva. Probabilmente non
sarebbe sopravvissuta a questo scontro.
Buffy lo guardò negli occhi verdi ed annuì.
I momenti successivi furono
un caos di urla e ringhi. In una mischia il tempo non rallenta, accelera, diventando
un turbinio di azioni e reazioni meccaniche, i pensieri spariscono, e tutto
quello che puoi fare è cercare di seguire la corrente e uscirne vivo. Dopo non
si ricorda mai tutto quello che è accaduto né il suo ordine. Si hanno delle immagine, dei flash, sensazioni confuse, mai il
perfetto ricordo.
Quando assalirono i demoni,
li colsero di sorpresa. Due di loro caddero morti prima di poter reagire. Senza
fermarsi Buffy e Victor si slanciarono in avanti
cercando di aprirsi il passo fra quei corpi accalcati in un piccolo ambiente.
La cacciatrice mulinava
l’ascia cercando di tenere a distanza le teste grigie che l’affrontavano,
colpiva braccia o toraci riuscendo ad evitare i pericolosi canini. Victor
proseguiva implacabile il combattimento contro gli altri. La spada affondò in
un ventre, poi squarciò una gola e la sua elsa sfondò un cranio.
I demoni, alcuni di essi
armati con daghe, continuavano a combattere. L’ascia si abbatté su uno di loro
quasi decapitandolo per poi incastrarsi contro le sue vertebre cervicali. La
carica di un altro avversario spinse a terra Buffy
prima che lei riuscisse a liberare l’arma.
Con il braccio ferito la
cacciatrice tentò di tenere a distanza il demone, che affondò con piacere le
sue zanne nella carne della ragazza. I Caelii agivano
in maniera ripetitiva, attaccando sempre con lo stesso schema. Ti atterravano,
o cercavano di farlo, e per finirti ti troncavano la giugulare o ti spezzavano
la carotide. Un comportamento che avevano sviluppato perché la gola era il
punto debole della loro specie, nelle lotte tra simili ognuno cercava di
azzannare il collo dell’altro.
Buffy urlò dal dolore, cominciando a tempestare
inutilmente di pugni il corpo che la schiacciava a terra. I denti penetrarono a
fondo nella sua carne e si poté sentire lo schiocco dell’osso rompersi. Il
fiato rancido dell’essere e l’odore del sangue riempivano l’aria che riusciva a
respirare.
Poi la sua mano toccò
qualcosa di metallo. Lavorando freneticamente con le dita della sola mano
sinistra sganciò la torcia e l’accese. Puntò il fascio di luce direttamente
negli occhi della creatura, abbagliandola. Gli altri si allontanarono storditi
da lei.
Era bello vedere di nuovo
una luce anche se gli occhi le bruciarono al repentino
cambio di luminosità faticando ad adattarsi, rendendole per alcuni istanti la
vista appannata.
Approfittando della
distrazione e della confusione dei Caelii, Buffy usò la torcia per colpire il cranio del demone che
l’aveva azzannata. Gli sfondò il cranio in pochi colpi. Ci furono schizzi di
sangue e schegge di ossa. Buffy riuscì ad estrarre il
braccio incastrato dalle zanne, urlando di dolore ad ogni movimento. Poi si
rimise in piedi.
Sanguinante. Stanca.
Ed infuriata.
Il resto della lotta erano
flash. Aveva ripreso la sua ascia, affrontato altri demoni, uccisi alcuni di
loro. Alla fine si era trovata davanti Victor, ansimante ed anche lui ricoperto
di sangue, aveva delle ferite profonde su braccia e volto ma niente di
pericoloso.
Lui le sorrise. Fu bello
vederlo sorridere alla luce della torcia che stringeva nella mano straziata. Il
palmo era appiccicoso e caldo a causa del sangue rappreso misto a quello che le
usciva ancora dai lembi del morso. Le dita minacciavano di aprirsi ma la luce
continuava ad essere puntata sul volto di Victor, lasciando avvolta nella
penombra il resto della sala e i corpi dei demoni.
Era finita. Avevano vinto.
Era ancora viva.
Ci sarebbe voluto del tempo
per riuscire a far guarire completamente quel braccio e far sparire i segni dei
morsi. Ma non importava. Ed anche se ora non se ne accorgeva, non si sarebbe
stupita di scoprire di avere diverse costole rotte o incrinate.
Aprì la mano sinistra e
lasciò andare l’ascia. Cadde a terra rumorosamente. Victor continuava a
fissarla sorridendo, un po’ accecato dalla luce. Cercava di fare respiri lenti
e profondi.
Buffy sentì il freddo metallo contro il suo palmo.
Poi ci furono altri rumori
oltre ai loro respiri affannosi.
Dodici esplosioni.
Una sequenza senza
interruzioni, il rumore sordo che rimbombava contro le pareti ed i corridoi,
irradiandosi in lontananza.
Il corpo di Victor,
crivellato di colpi, cadde a terra.
I profondi occhi verdi, che
fino ad un momento prima avevano cercato di riabituarsi alla luce così forte
per lui, si spensero.
Buffy rimise la pistola nella cintura. Nessuno sapeva che
l’aveva portata con sé, a dire la verità nessuno sapeva che lei possedesse una semi automatica.
Si avvicinò ad uno dei
demoni, quello contro le cui vertebre si era fermata l’ascia. Mise la pistola
in una delle mani dopo averne accuratamente pulito il calcio. Poi aiutandosi
con uno straccio fece partire altri colpi nella direzione generale di Victor
fino ad arrivare ad esaurire il caricatore.
Sarebbe stato facile tirare
fuori una storia di copertura abbastanza convincente, del resto aveva davanti a
sé almeno un’ora di cammino, dubitava comunque che nel concilio ci fossero
balistici esperti.
Si avvicinò al corpo
scomposto e si piegò su di lui per essere sicura che Victor fosse davvero
morto. Niente respiro né pulsazioni. Raccolse il suo spadone e la propria
ascia. Fissò un ultima volta il volto del cadavere.
-Mi eri simpatico Victor.
Niente di personale, è che non credo ai piani pensione
del concilio.
Buffy non era mai stata stupida. A volte lo aveva fatto
credere, ma non lo era stata mai. Con il passere degli
anni si era creata dei contatti nel mondo demoniaco, contatti di cui neanche
Giles sapeva. Non per sfiducia, giusto per sicurezza. Ed aveva scoperto molte
cose sul concilio degli osservatori.
Cose che il proprio
osservatore non le aveva mai detto. La gente considerata inutile dal concilio
tendeva a morire. Morti accidentali, o di “vecchiaia”, ma pur sempre morti. Le
parole di Travers l’avevano insospettita, la costante
presenza degli avvoltoi, compreso il momento in cui Giles le aveva parlato
“privatamente”, le aveva dato la certezza di quello che le stava per accadere.
Forse avrebbero detto che era morta in quelle fogne combattendo un demone, od
avrebbero inventato una storia simile, non c’erano testimoni a parte quegli
osservatori stessi. In quanto a Victor, minacce o promesse sarebbero bastate a
farlo tacere.
Si incamminò verso l’uscita
senza voltarsi.