Di
Solitaire
Sono
nuovamente solo.
Willow
è venuta a Sunnydale per pochi giorni, ma è dovuta ripartire oggi, e io sono
qui a difendere la trincea.
Era
molto che non ci vedevamo e non ricordavo quanto mi mancasse, quanto mi mancasse
una qualsiasi compagnia umana. Mi è sembrata cambiata, più vecchia, e non solo
fisicamente. Come se una patina grigia la ricoprisse. Abbiamo parlato, ma non
come facevamo una volta. Abbiamo anche fatto l’amore, ma è stato quasi come un
atto dovuto, senza passione, senza gioia. Soprattutto senza spontaneità. Wil
non è mai stata molto spontanea, ma ora… sembra quasi una macchina. Mi ha fatto
male vederla così.
Da
anni è persa dietro quella sua folle caccia per trovare Buffy e questo
risucchia tutte le sue energie. Mi ha detto che i Guardiani del Consiglio hanno
una traccia, una traccia sicura a quanto pare, e lei è di nuovo in gara. Io non
credo più che riuscirà a trovarli, ma per Willow ormai è un’ossessione e così
se ne è andata di nuovo.
Ora
sono a casa e osservo la notte al di là della finestra. Sento la cosa che non
mi fa dormire. Dietro al rumore delle macchine, ai rumori della vita, dentro di
me, sotto il battito del cuore e lo scorrere del sangue, c’è un rumore di
fondo. Lo sento da sempre e una volta non ci facevo caso, ma ho imparato ad
ascoltare e ho paura. E’ il canto di Sunnydale, un suono appena oltre il limite
di percezione dell’udito, così orribile e seducente. Grida, e chiama a se
quella parte dell’anima che chiede solo di perdersi. Da un po’ mi sembra che
sia più forte, con una nota di trionfo ed esultanza. Forse è la mia ora, non lo
so.
Una
volta Angel ci raccontò una favola del suo paese. Non mi sono mai interessato a
queste cose, ma ricordo bene quella storia. Eravamo tutti mezzi sbronzi… o
meglio, Angel era mezzo sbronzo, noi eravamo partiti del tutto. Una di quelle
cose che Giles non ha mai saputo è che qualche volta andavamo in un locale dove
la clientela va dai dieci ai mille anni e se ne infischiano delle leggi sulla
vendita degli alcolici ai minori e ci ubriacavamo. Noi stavamo giusto
cominciando a realizzare quello che era la nostra vita e certe volte la
tensione era eccessiva. Quanto ad Angel, a quel tempo non era molto
equilibrato. La sanità mentale la ritrovò più tardi, insieme alla capacità di
fare danni. Non c’era da meravigliarsi se ogni tanto davamo tutti un po’ i
numeri. Ad un certo punto Angel comincia a raccontare di una specie di spirito
o di fata,
Qui
è lo stesso. La città grida per chiamare la morte, e grida tutte le notti.
Dio,
la sento rimbombare nella testa…
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Oggi
Trevor Lucas, l’attuale preside del liceo, mi ha chiamato. Pare che due ragazzi
mi stiano cercando. Ho troppo sonno per andare ora in biblioteca, ma gli ho
promesso che arriverò nel pomeriggio. Poi ho staccato il telefono e mi sono
ributtato a letto, dimenticandomi di tutto.
Mi
sono svegliato tardissimo. Non importa. Se quei due hanno bisogno del
bibliotecario, domani andrà bene come oggi.
La
mia vera vita comincia ora. Stanotte andrò a caccia, così controllo le armi.
Uso armi da fuoco, fucili e rivoltelle. Perché? Semplice. Io non sono
………………………………………………………………………………………………………………………………..
Lucas
ha richiamato questo pomeriggio. Mi ero dimenticato dei due studenti.
Va
bene, tanto vale andare. In fondo, ufficialmente ho ereditato il compito di
Giles alla biblioteca, anche se in pratica non ci sono mai. Ma per quello che
serve… non c’è mai nessuno in biblioteca. Comunque, ho incontrato Trevor. Mi
dice che questi due che mi cercano sono studenti dell’Università dell’Ohio.
Stanno preparando la tesi di dottorato in Antropologia e hanno bisogno di
informazioni su miti e leggende locali. Per poco non mi sono messo a ridere,
poi mi sono trattenuto. Lucas conosce benissimo la situazione del luogo, come
tutti, ma è contrario all’etichetta di Sunnydale parlarne. Ha detto ai due che
io sono la persona giusta per loro. Con questo vuol farmi capire che non devo
dire troppo. Miti e leggende. E questo deve bastare. Naturalmente lo rassicuro.
Certo, racconterò delle belle storie, magari davanti ad una tazza di the. Belle
storie…
Lascio
il preside e mi dirigo in biblioteca dove i due mi aspettano da tutto il
giorno. Da ieri, a dire la verità.
Una
giovane coppia è seduta al tavolo centrale, coperto di volumi. Appena entro si
alzano, sembrano imbarazzati o intimoriti, come se li avessi sorpresi a fare
qualcosa di male, piuttosto che a leggere dei libri. Ma che diavolo gli avrà
raccontato Lucas di me? Finalmente il ragazzo si fa avanti. E’ alto, biondo,
con occhi sorprendentemente grigi.
“Dottor Harris? Buonasera. Sono David Lassale e lei
Kristine Norris.”
La
ragazza mi si avvicina sorridendo. Ha capelli e occhi castani e un aspetto
fragile, come se un soffio di vento dovesse portarla via. E’ bella. Sono tutti
e due belli e talmente giovani… Ma che sono venuti a fare qui? Questo non è un
posto dove venire, per nessun motivo, meno che mai una tesi. Vorrei dirgli di
rimettersi in testa i caschi che vedo posati per terra accanto al tavolo,
risalire sulla moto e scappare via subito, prima che sia troppo tardi, prima
che Sunnydale reclami anche loro. Ma non posso farlo.
“Piacere.” dico loro “Lucas mi ha detto che avete
bisogno di una consulenza.”
“Si, è vero.” risponde lui piuttosto precipitosamente
“Stiamo cercando materiale per il dottorato di ricerca. Abbiamo qui le lettere
di presentazione della professoressa Klinovska della cattedra di Antropologia…
“
“Calmati, io non mordo.”
I
due ragazzi si guardano come se avessi detto una spiritosaggine, poi sembrano
rilassarsi un po’. Va bene, ora vediamo di fare un altro passo avanti.
“Sediamoci, per prima cosa.” gli dico “E poi mi chiamo
Xander. Niente dottore, per favore. Detesto i titoli accademici e le
formalità.”
Vero.
Mi ricordano troppo Giles, e non voglio pensare a lui. La ragazza, Kristine, mi
sorride e sembra che l’alba sia entrata a illuminare la biblioteca. Finalmente
siamo seduti tranquillamente e leggo le lettere di presentazione che mi hanno
dato. Notevoli. Hanno una borsa di studio con Juliet Klinovska, titolare della
cattedra di Antropologia Culturale della Kent State University dell’Ohio. Bene,
due cervelloni.
“Queste mi dicono quello che potete fare, ma cosa
volete fare?”
“Stiamo tentando uno studio comparativo tra il
folklore recente americano e le leggende del vecchio continente.” risponde
David “Il continente americano ha dato vita ad una grande quantità di miti e
leggende negli ultimi due secoli, mentre l’Europa, dopo l’Illuminismo, ha
subito una frenata d’arresto in questo senso, vivendo, per così dire, di
rendita dal passato. Noi stiamo cercando gli elementi di questa mitologia
moderna che si ricollegano agli archetipi della mitologia antica.”
“E perché qui?”
“Perché scavando nelle cronache abbiamo scoperto
elementi tipici della favolistica.” continua Kristine “Persino nella cronaca
attuale. Sono solo accenni, molto velati e molto, molto nascosti, ma noi siamo
attenti. Ora,
Io
ascolto, e lentamente il sangue mi si gela nelle vene. Cosa vogliono fare questi
due, aprire il vaso di Pandora?
“Capisco. Perché siete venuti da me?”
“Sia il dottor Lucas che il rettore del Campus ci
hanno detto che lei conosce i segreti di Sunnydale meglio di chiunque e che
dovevamo fidarci di lei.”
Ma
bene. Devo ricordarmi di ringraziare Lucas e quell’altro per questo regalino.
Come se non avessi abbastanza da fare ora mi tocca assumere il ruolo di
baby-sitter, indirizzando questi due bambocci sulla strada giusta (ma non
troppo giusta) ed evitando di farli ammazzare (a meno che non scoprano troppo,
allora possono fare da cena a quelli dell’ ‘altra’ Sunnydale).
“Va bene, vi posso aiutare. Non sono certo un esperto
in Antropologia e Folklore, ma credo di conoscere bene il colore locale.”
In
realtà sono venuti nel posto sbagliato, loro cercano favole, e qui non ce ne
sono. Da noi la verità basta e avanza.
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Oggi
mi è arrivata una mail da Willow. La leggo e per poco non mi viene voglia di
scaraventare il computer dall’altra parte della stanza.
From: “Willow Rosemberg” <willowrose@galatea.uk>
To: “Alexander Harris”
<harrisxander@hotmail.com>
Sent: Thursday, October 22,
2009 5:32 PM
Subject: ci siamo
>I
Guardiani del Consiglio hanno davvero un responso.
>Francia
nord occidentale. Attendibilità altissima.
>C’è
anche un secondo centro di probabilità in Norvegia, ma è più basso.
>Non
te l’avevo detto quando ci siamo visti un paio di settimane
>fa
perché non avevo ancora la certezza e non volevo crearti illusioni.
>Cerca
di resistere ancora mio caro. Non devi cedere al male.
>Sei
rimasto il nostro ultimo baluardo, l’ultima difesa contro
>l’inferno,
ma presto tutto tornerà come prima.
>Ti
voglio bene.
>Willow
Ma
che dici, Willow? Che diavolo stai dicendo? Come… lo stai dicendo? Gli
Osservatori ti hanno lavato il cervello per esprimerti in questo modo?
Io
sono qui… da solo… a rischiare la vita tutti i maledettissimi giorni per fare
un lavoro assolutamente inutile, sono qui in prima linea come uno stupido
pedone, il pezzo più sacrificabile degli scacchi… e tu parli come la
protagonista di uno schifoso fumetto? Quando ero un bambino potevate farmi
credere che noi siamo gli indifesi rappresentanti del bene contro l’oscurità
del male.
Cazzate!
La
leggi mai la cronaca? Rapine, violenze, omicidi per i motivi più futili… Un
uomo ha ammazzato il vicino perché annaffiando i fiori gli bagnava il balcone.
Un balcone, Wil! E ci limitassimo a sterminarci fra noi! E’ di ieri la notizia
dell’ultima carretta galleggiante naufragata nelle isole del Pacifico
riversando non so quante tonnellate di petrolio in mare. E così ci siamo
giocati anche le barriere coralline solo perché qualche stronzo ha pensato che
il costo di una nave decente non rientrasse nel bilancio aziendale.
E
questo sarebbe bene? Gente come quella sarebbe bene? Parassiti. Ecco cosa sono.
Rubano al mondo senza dare niente in cambio.
Dio,
come vorrei poter fare quello che ha fatto Buffy e seguirla nei sentieri selvaggi.
Perché continuo con questa vita allora? Semplice. Non so fare altro. Credo che
potrei offrirmi come mercenario per combattere in Angola o in Cile o in
qualsiasi miserabile paese dove ci si scanna per l’una o l’altra menzogna
politica o religiosa, ma se devo morire, allora voglio che a uccidermi sia
qualcosa che rispetto.
La
verità è che siamo tutti massacratori, la sola differenza è la categoria
raggiunta. Noi uccidiamo all’ingrosso, i vampiri al dettaglio, e non cercano
giustificazioni per quello che fanno. Non sono più malvagi di noi, solo meno
ipocriti.
In
quanto a te, tesoro mio, non riempirti la testa di menzogne. Tu non vedi l’ora
di ammazzare i due che ti stanno tenendo in scacco da cinque anni e dimostrare
ancora una volta di essere la migliore, e chissenefrega se una dei due è la tua
migliore amica. Ti eccita l’idea di attaccare il trofeo al muro.
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Da
più di una settimana assisto i due ragazzi e mi accorgo che cominciano a
piacermi, parecchio anche. Sono pieni di entusiasmo, pieni di vita, e non sono
solo colleghi. Si amano. Si amano molto. Mi ricordano come eravamo noi una
volta, anche se il paragone non calza. Noi non siamo mai stati così immediati e
disinteressati nei nostri amori. In fondo c’era sempre una paura e una
solitudine che ci faceva ricercare gli altri per avere sollievo. Questi due
sono privi di paura e di conseguenza il loro amore non ha secondi fini.
Li
invidio.
Quasi
ne sono geloso.
E’
sempre stato il mio problema, la gelosia. Vorrei sempre essere il centro
principale d’attenzione. E’ che purtroppo non ne ho le capacità. Non sono
abbastanza intelligente, o abbastanza forte, o abbastanza bello. Mi piazzo bene
in ogni cosa, ma c’è sempre qualcuno migliore di me. L’eterno secondo, ecco
quello che sono. La mia famiglia non si è mai curata di me, troppo presa dai
suoi problemi, e allora cercavo di far colpo sugli amici facendo il buffone,
come se comportandomi da stupido potessi primeggiare in qualcosa. Quando a
sedici anni mi ritrovai nella piccola squadra di detectives del paranormale di
Giles, credevo che finalmente avrei contato per qualcuno. Mi ero follemente
innamorato di Buffy, e nessuno deve dirmi che a sedici anni non ci si può
innamorare. Qui l’esistenza è alterata e lo sono anche i sentimenti. L’amavo,
ma era arrivato il fottuto demone, che sembrava saltato fuori direttamente da
una dannata fiaba, con la sua bellezza, la sua vita tormentata e tutti i
corollari giusti per fare colpo. Non avevo nessuna possibilità di competere, né
Buffy mi aveva mai dato alcuna illusione. Credevo di odiarlo per quello, ma la
verità è che mi ha sempre fatto venire i brividi. Stare vicino ad Angel era
come stare vicino ad una bomba con il timer attivo. Così, quando successe il
disastro, in mezzo alla costernazione generale io ne ero contento, e non c’era
neppure bisogno di dire ‘ve l’avevo detto’. Lo sapevano tutti, che lo avevo
detto. La cosa più orribile, la cosa che mi vergogno ad ammettere anche con me
stesso, è che ad ogni nuova vittima di Angel ero sempre più contento. Ero
arrivato a sperare… a pregare… perché continuasse ad uccidere.
E
Willow mi parla di bene… so che significa essere dei mostri. Ogni volta che
chiudo gli occhi devo affrontare i miei peccati.
Poi
il bastardo fece fuori Jenny Calendar, e io ero quasi esultante. Non che la
bella maestrina fosse innocente. Non mi viene in mente nessuno completamente
innocente in questa storia. Se Jenny avesse parlato forse ci saremmo
risparmiati un sacco di guai… o forse no… Comunque ero felice, perché mi dicevo
che finalmente Buffy si sarebbe decisa a ucciderlo e magari avrei avuto campo
libero con lei. Invece, l’unica cosa che cambiò è che di colpo Giles cominciò
ad invecchiare, a vista d’occhio. Sembrava ritirarsi in se stesso. Solo anni
dopo, quando con Willow lessi i suoi diari, ne capii il motivo. Giles aveva
amato Jenny, ma soprattutto amava Buffy, più di ogni altra cosa. E odiava
Angel, più di ogni altra cosa. Nessuno aveva mai saputo quanto lo odiasse.
Giles era un uomo gentile, e buono. Non credo che avesse mai odiato niente e
nessuno in vita sua, eccetto Angel. Ma per proteggere Buffy dal Consiglio,
inevitabilmente si ritrovava a proteggere anche lui, e questo lo stava
distruggendo.
Per
alcuni anni seguimmo una routine che in un certo senso era tranquillizzante
nella sua atroce inevitabilità. Angel regnava incontrastato dall’ ‘altra
parte’, e con lui giocavamo la nostra sanguinaria partita a scacchi. I vampiri
ammazzavano qualcuno ogni notte, e fortunatamente Sunnydale richiama in continuazione
sbandati e vagabondi di ogni tipo, altrimenti nel giro di pochi anni la
popolazione locale si sarebbe estinta. Da parte nostra facevamo il possibile
per pareggiare i conti. In mezzo, i comuni mortali erano al tempo stesso pedine
e campo di gioco.
Poi
le cose cominciarono ad andare male.
A
diciannove anni Willow divenne adepta di Giles. Da quel momento smise di
seguirci nelle nostre scorribande notturne e anche di giorno non aveva più il
tempo di stare molto con noi. La sua vita era solo studio e disciplina. Io
sentivo la sua mancanza, ma credo che lei ne fosse felice. Era quello che aveva
sempre voluto. Poi Cordelia e Oz vennero uccisi a pochissimi giorni di distanza
l’una dall’altro. Cordy si fece beccare durante un giro di pattuglia. Il vampiro
che stava affrontando se la scrollò di dosso e lei cadendo picchiò la base
della testa contro il cordolo di un marciapiede. Vertebra rotta, storia finita.
Semplice, stupido, ma almeno era stato veloce e indolore. Oz fu tutt’altra
storia. Ancora adesso non so chi lo uccise. Una sera sparì, e quando lo
ritrovammo di lui restava a malapena quello che bastava per riconoscerlo.
Io
e Willow eravamo a pezzi. Per la prima volta eravamo stati colpiti. Fino a quel
momento avevamo anche potuto credere di essere immortali, ma ora la realtà si
era fatta strada nel modo più brutale dentro di noi.
Buffy
cominciò a cambiare, o forse aveva iniziato da tempo e io non me ne ero mai
accorto. Già ai funerali sembrava diversa. Aveva pianto, come tutti noi, ma il
suo dolore aveva un che di superficiale, come se fosse solo una forma, e non
l’espressione di un’autentica sofferenza. Comunque, da quel momento i
cambiamenti divennero sempre più rapidi ed evidenti. Si stava trasformando in
qualcos’altro, qualcosa di estraneo. A volte potevo vedere quest’altra
affiorare dai suoi occhi, giorno dopo giorno sempre più in superficie, e questa
cosa mi faceva paura.
Avete
mai visto la metamorfosi di una libellula? La larva si appende sotto la
pellicola dell’acqua dove ha vissuto fino a quel momento e la pelle diventa un
guscio duro. Talvolta si può vedere in trasparenza la creatura che sta
diventando, fino a quando l’involucro si spacca e il nuovo essere alato e
splendente ne emerge, asciuga le ali e spicca il volo. Le libellule sono i più
efficienti uccisori del mondo.
Anche
Buffy viveva per la caccia. Per lei non era più solo un compito, ma una cosa
necessaria come l’ossigeno. Di giorno sembrava quasi letargica, ma di sera si risvegliava
ed era tutt’altra cosa. Di punto in bianco andò a vivere da sola, e infine
cominciò a riavvicinarsi a Angel. Si erano più o meno ignorati negli ultimi
anni, ma ora ripresero a girarsi intorno a circoli sempre più stretti. Io lo
sapevo. Li avevo visti parlarsi e ogni volta mi sembravano più simili. Con noi
invece lei non parlava praticamente più, quasi non riuscisse a capirci o a
farsi capire, come se i nostri pensieri avessero preso binari paralleli che non
potevano più incontrarsi, con concetti e logica troppo diversi, o troppo
diverse velocità.
La
guardavo, ma sempre più spesso era l’altra Buffy, la libellula, a ricambiare lo
sguardo.
L’ultima
volta che ci ascoltò veramente fu quando Giles le proibì di trovare gli
uccisori della piccola Denise Shaw, una bambina massacrata da assassini mai
scoperti. Gli obbedì come se fosse un regalo d’addio, poi prese a fare solo
quello che voleva. Iniziò a predare anche membri della criminalità di
Sunnydale, spacciatori, soprattutto, ma anche magnaccia e tossici pescati in
qualche rapina. Non ce lo disse mai, se non alla fine, ma credo che in fondo
noi lo avessimo già capito. Intanto Angel si era scatenato come il primo anno
dopo la fine della maledizione.
Durò
poco, ma credo che quel periodo fu uno dei peggiori nella storia di questa
felice cittadina. Così la mandammo fuori nel buio per trovarlo e toglierlo di
mezzo, e lei non tornò più. Il re nero si era preso la nostra regina.
Ancora
adesso vivo nel rimorso di essere stato io a spingerla a fare la scelta definitiva.
Forse se non avessi insistito tanto… ma chi può saperlo? Forse non sarebbe
cambiato niente o forse si sarebbe limitata a rimandare una decisione ormai
inevitabile. E se anche la colpa è mia, sono stato punito abbastanza. Giles si
uccise, Willow partì sulle tracce di Buffy e io rimasi qui, solo.
Non
è una cosa divertente, questa? La sola cosa che davvero mi abbia mai spaventato
è restare solo. Nel profondo dei miei incubi, sapevo che sarebbe andata a
finire così. E allora cercavo di circondarmi di amici, di persone, a costo di
passare per un buffone. Nessun prezzo mi sembrava abbastanza alto pur di tenere
lontana la solitudine e invece…
Ridi
pagliaccio, ridi… L’ultima ghignata è alle tue spalle.
L’inferno
non potrebbe essere più terrificante, ma non è il vero inferno quello su cui ci
troviamo, quello biblico, intendo. Mi conforterebbe se fosse così. Vorrebbe
dire che da qualche parte, dall’altra parte, c’è qualcuno che tiene a noi. Ma
non riesco più a credere all’esistenza di un dio d’amore, e l’alternativa è
troppo orrenda anche solo per pensarla. So che il mondo è molto più complesso e
selvaggio di quello che vorremmo credere. Lo so bene, quanto è selvaggio.
La
città canta, un inno di gioia che cerca di annullare la mia volontà…
………………………………………………………………………………………………………………………………..
Hanno
ucciso Trevor Lucas. Lo hanno trovato a casa sua, con la gola squarciata.
Questa non è stata una delle solite uccisioni casuali, ma una cosa mirata. Di
tutti i notabili di Sunnydale, Trevor era quello che più si dava da fare per
aiutarmi. Non eravamo amici, anzi, non ci sopportavamo, ma almeno gli era
rimasta abbastanza volontà per reagire. Essere andati a casa sua, facendo la
fatica di essere invitati, significa aver puntato un bersaglio specifico.
Mi
preoccupa molto. I vampiri non agivano in questo modo da quando se ne è andato
Angel. Lui teneva sotto controllo la popolazione demoniaca con la stessa
spietata efficienza della Cacciatrice. Non tollerava la minima rivalità nel suo
parco giochi privato, e appena un suo simile si mostrava un po’ più
intraprendente della media si affrettava a toglierlo di mezzo. Buon per noi. Un
unico diavolo conosciuto è meglio di molti di cui non si sa niente. Una volta
sparito lui, erano rimaste solo le mezze tacche, ma dovevo immaginare che prima
o poi il delizioso clima del luogo e la sua amichevole popolazione avrebbero
attirato un pesce grosso.
Sto
proprio grattando il fondo del barile se sento la mancanza di Angel.
C’è
un locale a Sunnydale il cui proprietario ha trovato il modo di prosperare e
salvarsi al tempo stesso il collo. E’ una specie di zona franca, dove puoi
incontrare membri di tutte le specie e a volte cose che sembrano non
appartenere a niente. Lo conosco da quando ero adolescente e non è mai cambiato.
Quando
entro, il padrone, Willy, mi saluta.
“Ciao, Xander. Come vanno le cose nella zona alta
della città?”
“Peggio che in quella bassa, direi. Non vorrai farmi
credere di non sapere che hanno fatto fuori Lucas?”
Willy
non replica. Bene, altra domanda.
“Hai idea di chi può essere stato? Che dice la tua
clientela notturna?”
“Non molto. Ma qualche voce l’ho sentita. Pare che sia
arrivato uno nuovo, uno di quelli svegli, e ha deciso di appropriarsi del
territorio.”
“Fin qui niente di nuovo. Lo immaginavo anch’io. Ha un
nome e un aspetto questo nuovo, o è un puro spirito?”
“Non lo so, credimi. Sembrano tutti su di giri, ma
hanno anche una gran paura. Non so neppure se è un maschio o una femmina. So
solo che è giovanissimo, in senso umano intendo, e questa è una cosa strana.”
“Allora vediamo di non dargli il tempo di crescere. Mi
informi se hai altre notizie?”
“Certo… Xander, sta attento. Stavolta potrebbe essere
davvero brutta.”
“Sono sopravvissuto al Maestro e ad Angelus, non sarà
un ragazzino a farmi la pelle.”
“Il Maestro si era fregato con le sue mani. Angelus
era in calore e aveva altro per la testa. Xander, sono proprio i ragazzini a
causare i guai peggiori, tu dovresti saperlo bene.”
Mi
affretto ad uscire. Willy mi terrà informato, ne sono sicuro, come sono sicuro
che informerà anche l’altra parte del mio interessamento. Buon vecchio Willy,
riesce a mantenere le distanze da entrambi i fronti con ammirevole equità.
Nonostante
l’arroganza che ho mostrato, sono letteralmente preso dal panico. Finora ho
fatto un buon lavoro, ma ho avuto gioco facile. Otto vampiri su dieci ragionano
solo con le zanne, non fanno piani e non programmano le loro mosse. Ma i due
che restano sono in grado di dare dei punti a qualunque essere umano. Ricordo
fin troppo bene quello che era capace di combinare Angel quando era dell’umore
giusto, e allora c’era Buffy con noi. Non ho nessuna voglia di affrontare di
nuovo uno di quelli da solo.
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“Non lo sentite?”
“Cosa?” chiede Kristine
“Questo rumore. Non smette mai, ma certe volte è più
debole. Da un po’ di tempo invece lo si sente bene.”
I
due giovani mi guardano. Chissà se credono che sia pazzo.
“Cosa senti, Xander?”
Io
le sorrido “Niente, non preoccuparti. Sto solo invecchiando.”
“Hai pochi anni più di noi.” afferma David “Non sei
vecchio.”
“Certe volte mi sento vecchio come le montagne.” mormoro,
a voce troppo bassa perché possano sentirmi “Allora, cosa dovevate chiedermi?”
Restiamo
a parlare alcune ore, poi i due decidono di andarsene. Benissimo. Sembrano
stanchi stanotte, e io ho da fare. Appena prima di uscire, Kris si volta verso
di me.
“E’ come il rumore delle onde sulla spiaggia.” mi dice
“Ti viene voglia di buttartici dentro.”
Un
brivido mi corre lungo la schiena. Anche loro… No, ti prego, loro no. Lasciali
stare
………………………………………………………………………………………………………………………………..
Le
cose vanno male. C’è davvero qualcuno che sta organizzando i mostri locali. Per
la seconda notte di fila ho trovato pochissimi vampiri in giro per i parchi e
per i loro soliti territori di caccia. Però al mattino scopro che qualcuno ha
pasteggiato con i clienti del Bronze. Erano anni che non succedeva. Quella era
la tecnica preferita da Angelus. Andava in discoteca, ballava, rideva, poi si
portava via la cretina o il cretino di turno che aveva abbagliato e che
regolarmente veniva ritrovato cadavere. Qualche volta lo faceva sotto i nostri
stessi occhi, e anche se lo conoscevamo come uno di noi, non riuscivamo a
vederlo. Allora come faccio a trovare questo demonio, se non so neppure com’è?
Così
stanotte sono al Bronze. Non ci venivo da una vita. Mi sento a disagio in mezzo
a tutti questi ragazzi. Non sono molto più giovani di me, anzi, alcuni sono
anche più vecchi, ma non c’è più niente che ci accomuna.
So
come deve essere questo mostro. Giovane, bello, o comunque molto attraente. E’
difficilissimo che venga trasformato qualcuno che ha superato i trent’anni e
mai chi ha difetti fisici. Da questo punto di vista i vampiri sono più fissati
dei salutisti californiani, ma non è che in questo modo abbia ristretto molto
il campo. Un terzo dei presenti si adatta alla descrizione, e non posso certo
andare in giro a tastare il polso a tutti. E poi Willy aveva ragione. Chi dice
che è un uomo? Potrebbe benissimo trattarsi di una ragazza.
Come
vorrei avere le facoltà di Buffy invece di girare così alla cieca.
Resto
qui tutta la notte e naturalmente non succede niente. Il giorno dopo però
scopro che hanno colpito in mezzo alla strada.
Maledizione!
Mi sembra di essere un criceto sulla ruota che corre come un pazzo per non
arrivare da nessuna parte.
Va
bene, torniamo da Willy.
“Allora? Aspettavo tue notizie.”
“Quello che so te l’ho già detto. Non c’è niente di
nuovo.”
Mi
sembra spaventato e stavolta mi fa innervosire. Lo afferro per il collo e lo
colpisco nello stomaco fino a quando non cade a terra gemendo.
“Chissà perché non riesco a crederti. Willy, voglio
sapere chi è. Sta giocando a rimpiattino con me e la cosa non mi piace per
niente.”
“Non lo so, te lo giuro. Non si è mai visto qui, ma so
che ha liquidato qualcuno dei vecchi e deve aver fatto un buon lavoro. Nessuno
mi parla più e mi hanno fatto capire di non fare domande. Xander, mi
ammazzeranno se ficco il naso nelle loro faccende.”
“Questo lo posso fare anch’io.”
“No, non come loro. Sai di cosa sono capaci.”
Ah,
certo, non ha tutti i torti. Potrei picchiarlo fino a rompergli tutte le ossa e
non riuscirei a spaventarlo come possono fare i vampiri. E allora tanto vale
lasciarlo andare. Per fortuna non sono ancora arrivato al punto di massacrare
un uomo solo per sfogarmi.
“Ti è mai venuto in mente che un giorno o l’altro uno
dei tuoi amichetti ti farà la pelle comunque? Non sei niente per loro, proprio
niente.”
“Sono i rischi del mestiere, e non credo di correre
più pericoli di chiunque altro, qui.”
Si,
forse ha ragione lui. Me ne vado e quasi senza volerlo mi dirigo al cimitero.
Sono qui, tutti i miei amici. Eccetto una. Oz, Giles, Cordelia, che mi manca
più di chiunque altro, e c’è anche la lapide di Buffy, su una tomba vuota. Era
stata dichiarata morta ed era stato fatto il funerale, anche se non c’era un
corpo da seppellire. Non mi sembra un’incongruenza. Qui è veramente sepolta
Buffy, quella che conoscevo, un’illusione adolescenziale.
Magari
in mezzo a queste tombe strette l’una vicino all’altra è rimasto un posticino
anche per me.
Basta,
meglio andare a casa, prima di diventare morbosi.
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From: “Willow Rosemberg” <willowrose@galatea.uk>
To: “Alexander Harris”
<harrisxander@hotmail.com>
Sent: Wednesday, November 11,
2009 11:38 PM
Subject: buone notizie
>Sto
restringendo il campo d’azione. Ci sono solo tre
>città
in Bretagna rimaste dalla mia analisi iniziale che
>potrebbero
essere il covo di Buffy. Quiberon, Douarnenez e Crozon. Hanno
>tutti
i requisiti giusti, sono piccole ma non troppo, isolate,
>piene
di sconosciuti che vanno e vengono. E
>ci
sono state sparizioni inspiegabili. Insomma l’ideale. Le
>farò
controllare attentamente prima di muovermi. L’ultima volta li ho
>persi
perché ho avuto troppa fretta, ma ho imparato e stavolta
>non
ho intenzione di farmeli scappare.
>Baci
>Willow
Va
al diavolo Wil, anzi, torna a casa. Ho bisogno di te.
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Stanotte
quasi ci restavo secco.
Un
vampiro mi ha preso di sorpresa. Credevo di averlo beccato in pieno, ma appena
mi avvicino quello mi salta addosso e mi azzanna. Preso dal panico sono
riuscito a spingerlo lontano da me e a svuotargli addosso tutto il caricatore
della rivoltella, prima di finire il lavoro con un paletto.
Per
fortuna era ferito, e invece di prendermi al collo è riuscito solo a centrare
una spalla, ma sto perdendo sangue come una fontana. Dio, che male. Riesco ad
arrivare in biblioteca e quando entro c’è solo Kristine. Appena mi vede la
ragazza salta in piedi, pallida come una morta.
“Xander, Dio mio, che ti è successo?”
“Fammi sedere, o svengo qui.”
Lei
avvicina una sedia e mi aiuta. E’ sconvolta. Non posso certo darle torto. Non
deve aver mai visto una goccia di sangue in tutta la sua vita. Sembra sul punto
di vomitare, ma riesce a non perdere il controllo. Corre in bagno a prendere la
cassetta del pronto soccorso, spugne e bende. Mi toglie la camicia e comincia a
ripulirmi la ferita. Sento pulsare tutto il lato sinistro del corpo, ma non si
è lacerata nessuna arteria, o sarei già morto.
“Xander, vuoi dirmi cosa ti ha fatto questo? Sembra
che sei stato azzannato da una belva.”
Mi
stupisco dell’esattezza della sua diagnosi, ma poi penso che è un’antropologa.
Forse da qualche parte ha già visto l’effetto dei denti di un predatore sul
corpo umano.
“Dopo, per favore. Adesso non sono in grado di
parlare.”
In
quel momento arriva David. Era andato a prendere da mangiare, in una mano tiene
il casco e nell’altra tre pizze. Subito lascia cadere tutto e si precipita
verso di me.
“Cos’è successo? Kris, che succede?”
“Non lo so. E’ entrato qui così e non vuole dirmi
niente.” La ragazza pare sull’orlo delle lacrime. David mi guarda ansimando,
poi sembra prendere una decisione.
“Xander, riesci a reggerti? Ti porto subito in
ospedale, ma ho solo la moto e dovrai tenerti. Qui hai bisogno di punti.”
Eh
si, direi proprio di si. Un cerotto non basta di sicuro. Nei film i vampiri
lasciano due graziosi e puliti buchini… già, e il resto della dentatura dove la
mettono?
“Va bene. Ce la faccio, andiamo.”
David
mi passa il casco della sua compagna, poi mi sostiene mentre usciamo e saliamo
sulla moto.
“Senti,” mi dice “vedo di andare piano. Se stai male
avvertimi subito.”
Io
annuisco e partiamo. E meno male che ha detto di andare piano. La città sembra
sfrecciare intorno a me al limite della visibilità, ma almeno siamo
all’ospedale in poco tempo.
Con
David che mi regge, mi dirigo da uno dei medici del Pronto Soccorso che
conosco. Mi fa entrare e senza chiedermi niente comincia a sistemarmi la
spalla.
“Allora,” mi dice quando ha finito “cosa scrivo sulla
cartella?”
“Morso di cane cattivo?”
“In questo caso dovrei farti l’antirabbica. Ma ho
l’impressione che non ne hai bisogno, vero?”
Almeno
quella posso risparmiarmela. C’è qualche vantaggio ad essere stati morsi da un
vampiro. I bastardi sono immuni a tutto. Nessuna malattia, né presa né
trasmessa.
Fuori
mi aspetta David. Deve avere un sacco di domande da farmi, ma si trattiene e mi
aiuta a tornare alla moto.
Mi
parla solo quando ci fermiamo davanti a casa mia.
“Xander, quello che successo stasera…”
“E’ una storia complicata. Più di quanto credi. Ad essere
onesti, non so se posso raccontarla. Lasciamici pensare un po’, per favore.”
Lui
non sembra molto soddisfatto, ma non può farci niente, e alla fine annuisce.
“Prometto che ci penserò davvero.” lo rassicuro “Vuoi
entrare un attimo a bere qualcosa?”
Sembra
tentato, è stata una serata difficile per lui, ma alla fine risale sulla moto.
“No, grazie. Kris mi aspetta. Sarà preoccupata.”
“Certo. Grazie, David, e ringrazia anche Kristine.
Siete stati fantastici.”
Alza
le spalle e intravedo una luce strana nei suoi occhi color del ferro. Sembra
quasi rammarico, ma per che cosa?
Ma
è solo un attimo, prima che si rimetta il casco e parta.
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Ormai
si fa la conta dei morti tutte le mattine. Ma perché la gente non se ne va da
qui? Sono stupidi, o storditi, o che altro? Agiscono come pecore…
Sto
cercando alla cieca. Sono andato alla fabbrica che era la casa di Spike. Ci
sono ancora le tracce dell’incendio provocato da Giles, ma nient’altro, e mi
dirigo altrove. Adesso mi ritrovo davanti il vecchio palazzo abbandonato che si
innalza in tutto il suo decrepito splendore sotto
Avevamo
scoperto questo posto qualche mese dopo la morte di Giles. Un’informazione
regalataci quando ormai non ne avevamo più bisogno.
Entro
con cautela… qui sono vissuti i miei peggiori nemici.
Il
giardino è ingombro di foglie secche e i gelsomini notturni, senza più
controllo, hanno coperto le colonne e i muri. Non è la loro stagione, ma i
pochi fiori spandono nell’aria un odore mieloso. All’interno della dimora i
miei passi sollevano onde di polvere, illuminate dalla luce della Luna che si
riversa dalle vetrate. Gli occhi ciechi delle statue mi fissano dagli angoli.
Mi sembra quasi di sentire le voci sommesse e le risate dei vecchi abitanti
dietro i drappeggi laceri e ammuffiti. Nessuno viene qui da anni. Nessuno di
vivo, o di morto. Esco di nuovo nel giardino e mi siedo sul bordo della fontana
disseccata. Non so cosa speravo di trovare.
(Povero
Xander) mormora la voce di Buffy al mio orecchio (Non sai cosa cercare, ne
dove)
“Tu ci saresti riuscita.” mi sorprendo a risponderle
“Dovevi farlo tu, questo lavoro. Ma hai preferito andartene.”
(Ho
dovuto farlo. Stavo morendo, morivo dentro. Dovevo rompere le catene)
“Non le hai rotte. Le hai solo passate a me.”
(Davvero?
E dimmi, cosa è cambiato dopo che me ne sono andata via?)
“Io sono cambiato. Sono cambiato per forza restando
qui.”
(Dai
la colpa a me per una scelta che hai fatto da solo?)
“Qualcuno doveva pur restare.“
(Il
bianco cavaliere, senza macchia e senza paura) sussurra la voce beffarda di
Angel (Interpreti ancora questo ruolo?)
“Sta zitto, figlio di puttana. Hai preso quello che
volevi, quindi taci.”
(Io
volevo vivere, e anche lei. Questa è una città di morti. Prosciuga la vita e
restituisce in cambio una cosa deforme. Per questo me ne sono andato e l’ho
portata via)
“E io volevo quello che vogliono tutti. Una vita
normale. Ma a qualcuno deve importare…”
Risate
spettrali risuonano nell’aria. Sto forse impazzendo?
(Non
hai mai capito nulla, vero?) dice Buffy (Chi vive qui lo fa di sua volontà. Ti
chiedi mai il perché? Ti chiedi mai se vale la pena sacrificare la tua vita?)
(Forse
a loro piace) insinua Angel (Forse alle gazzelle piace essere prese dai leoni.
E se non volessero la fine del gioco?)
Mi
sembra quasi di vederli, in piedi di fronte a me. Mi sembra quasi di sentire le
dita di Buffy sul mio volto… gli occhi di Angel risplendere al buio… E’ solo il
vento, mi dico… Il vento e la luce della Luna. Ma non ci giurerei. Non dopo
quello che ho visto in vita mia.
“State zitti…”
(Dovevi
andartene) sorride Buffy (Dovevate andarvene tutti…)
(…dovevate
andarvene quando potevate) prosegue Angel (Ma loro non ne hanno avuto il tempo
e ora anche il tuo è quasi scaduto)
Basta!
Devo uscire prima di perdere completamente la ragione. Fuggo via, inseguito
dalle loro risate di scherno…
(Credi
che scappando ci farai tacere? Noi non siamo realmente qui. Siamo solo volti
che dai ai tuoi pensieri. Ci porti con te…)
…lontano da questa casa maledetta dove le ombre mi
parlano con voci irridenti.
(…dentro
di te)
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Ci
ho pensato davvero, se raccontare tutta la storia o no, e ho preso una
decisione. Giusta o sbagliata che sia, non cambierò idea.
I
due ragazzi arrivano e li faccio accomodare in casa. Sembrano ansiosi di sapere
quello che gli devo dire, ma anche nervosi, come se prevedessero che questo non
è un semplice invito per fare due chiacchiere fra amici. Anch’io non mi sento troppo
sicuro. La storia che sto per raccontare è assurda e non so come la
prenderanno, ma devono sapere. Se poi mi giudicheranno pazzo, magari fuggiranno
da qui e si salveranno. Altrimenti, avranno almeno idea di quello che sta
succedendo e avranno una possibilità di cavarsela.
Ma
chi sto prendendo in giro? Voglio dirgli tutto per avere qualcuno con cui
dividere la mia solitudine, non per il loro bene.
Così
ci ritroviamo seduti in sala, gli uni di fronte all’altro.
Inizio
a parlare e racconto tutto. Parlo di questa città, la filiale terrestre
dell’inferno, e dei suoi abitanti. Parlo di alcuni ragazzi scagliatisi, con
l’allegra incoscienza dei giovani, in un compito senza speranza. Racconto di
Buffy e Angel. Di Willow e Giles, che non aveva dimenticato se stesso nel suo
dovere. Racconto di Oz e di Cordelia e racconto di me, anche. Sembra una
favola, ma senza lieto fine. Mi rendo conto dell’assurdità dalla cosa e so che
se fossi io ad ascoltare me ne andrei
subito, piantando in asso il narratore, ma loro non sembrano affatto
intenzionati ad andarsene. Sono seduti vicini, tenendosi per mano come due
bambini. Possibile che mi credono? Io non lo farei. Io ho avuto bisogno di
vedere con i miei occhi. Invece David e Kris sembrano avidi di sapere di più, e
alla fine il ragazzo fa una domanda che davvero non mi aspetto.
“Che cosa sono questi vampiri? Voglio dire… non sono
come quelli dei romanzi, come Dracula, intendo. Allora cosa sono? Da dove
arrivano?”
Mi
fissano, con gli occhi sbarrati, come se la loro vita dipendesse dalla
risposta. Sembra che non sbattano neppure le palpebre. Le mani di Kris si
stringono a pugno e si rilassano in uno strano movimento ritmico che mi è
familiare. Ho già visto qualcun altro farlo, anche se non ricordo chi, ma non
credo proprio sia importante.
“Non lo so. Mi dispiace, ma questo non lo so davvero.
Giles li chiamava demoni, ma è un termine fuorviante. Ti viene da pensare a
diavoli, esorcisti e roba di questo genere e non sono niente di simile. Ma in
natura esistono cose anche più strane e non credo che ci sia bisogno di
scomodare il soprannaturale. In fondo ogni essere vivente ha i suoi predatori,
e credo che alla fine sia questa la risposta. Sapete di quella specie di
lucciola che imita perfettamente il segnale luminoso delle altre specie, così
che quando queste si avvicinano se le mangia? Ecco… penso… che sia così.”
“Si, ma le lucciole e gli uomini sappiamo da dove
vengono. Questi invece…”
“Kris, cose che diventano polvere dopo morte non
lasciano molte tracce da studiare, ti pare?”
I
loro occhi riflettono una delusione che non riesco proprio a capire. Lei
appoggia la testa sulla spalla di David, che la stringe baciandole i capelli.
Sembra che li abbia presi a mazzate, non potendo rispondere alle loro domande.
Ma perché se la prendono così?
“Ragazzi, ma che volete che vi dica? Accontentatevi di
quello che so, come ho fatto io per tanti anni. Credete che non mi sia mai
fatto delle domande? Non è possibile vedere quello che ho visto e non farsele.
Ma nessuno mi ha mai dato risposte sensate e dopo un po’ sono stato troppo
occupato a sopravvivere per avere il tempo di trovarle da solo.”
“Sopravvivere non è la sola cosa che conta.” dice
Kristine.
“A volte è sufficiente.”
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Si
erano allontanati dalla città, arrivando all’oceano. Ora, camminando sulla
spiaggia deserta sotto
David
si sdraiò vicino a lei. Non c’era ancora bisogno di parlare. Prima dovevano
pensare a cosa avrebbero fatto.
Non
erano arrivati impreparati. Erano giovani, ma non sprovveduti. Sapevano bene
quello che succedeva in quel luogo, dove i morti si contavano a decine. La fama
e le notizie volano.
Oh
si, Avevano sempre saputo che quella città era pericolosa, e avevano creduto di
sapere ciò che andavano ad affrontare, ma la vera consapevolezza di quanto
realmente fosse pericolosa si era fatta strada in loro giorno dopo giorno,
vivendoci, conoscendola…
Però
quello che cercavano era più importante di quello che rischiavano ed erano
rimasti, facendo di tutto per sopravvivere, non dimenticando mai che ogni
giorno il pericolo aumentava.
…la curiosità uccise il gatto, dice un vecchio
proverbio…
Vuol
mettere in guardia dalla curiosità o vuol significare che la conoscenza merita
qualunque sacrificio? Ci sono sempre almeno due chiavi di lettura nelle cose.
Dipende dai punti di vista.
Tutto era arrivato a un termine la notte
prima, quando Xander aveva raccontato loro quello che sapeva.
“Volete uscire con me? Vi renderete conto di persona.”
aveva detto alla fine e loro avevano accettato.
Così
avevano potuto vedere il mostro in azione, la velocità e l’efficienza con cui
aveva colpito, e ne erano rimasti sconvolti. E affascinati. Sapevano, ma fino a
quel momento non avevano visto con i loro occhi.
“Cosa facciamo?” chiese Kristine
“Per noi non è cambiato niente.”
“No, però ora sappiamo che non avremo risposte. Vale
la pena restare? Finora ce la siamo cavata, ma per quanto possiamo andare
avanti? Diventa sempre più difficile.”
“Lo so. Comincio ad essere stanco anch’io. Possiamo
andarcene o restare e affrontare il rischio. Decidi tu.”
La
ragazza appoggiò il mento sulle ginocchia. Andarsene… quando forse lì c’era
quel che cercavano, bastava trovarlo. E poi nel profondo fece capolino il
desiderio di affrontare il pericolo e di giocarlo. Il desiderio di vincere una
battaglia che non aveva cercato.
“Sei sicuro?” chiese al compagno.
“Si. Io ti seguo.”
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Sono
rimasto sorpreso quando, aperta la porta, me li sono visti davanti. Credevo che
se ne sarebbero andati via di corsa da Sunnydale, dopo quello che ho fatto
vedere loro ieri notte. Me li ero portati dietro e alla fine mi sembravano
piuttosto scioccati, ma evidentemente sono più forti di quanto immaginassi.
“Avanti, entrate. Non state li fuori di notte”
Entrano,
e mi sembrano strani. Bianchi come il gesso, con le labbra pallide e contratte.
Stavo per leggere una mail di Willow che non avevo ancora aperto, ma lo farò
più tardi, c’è tempo. Questi due, invece, sembra che abbiano bisogno di una
mano.
“Su, sedetevi. Mi sembra che non state troppo bene.
Preparo un caffè, intanto voi parlate pure.”
Vado
nel lato cucina, e mentre armeggio con caffettiera e tazze aspetto che dicano
qualcosa.
Niente.
Sono muti come morti.
Va
bene. Comincio io.
“Pensavo foste già quasi nell’Ohio, invece eccovi qua.
Francamente, non so che dirvi, se non che andandovene vi sareste facilitati la
vita.”
“Questo è certo.” dice David con voce tirata “Ci
abbiamo pensato. Se andarcene, intendo. Abbiamo cercato i motivi per farlo. La vita
più facile, come dici tu, va bene. Ma poi?”
“Crediamo di avere qualcosa da fare, qui.” prosegue
Kristine “Ci dispiace, Xander. Ci dispiace per te, ma abbiamo deciso di
restare.”
Le
dispiace per me? Che vuol dire? Perché dovrebbe dispiacermi se restano?
Poi
sento come un suono di unghie sulla lavagna dentro la mia mente, e la pelle mi
si accappona sulla schiena.
Alzo
gli occhi dalla caffettiera che sto riempiendo, e il mio cuore sembra perdere
alcuni battiti. Sto guardando la finestra davanti a me. Posso vedere tutto il
soggiorno nel riflesso, ma in quel mondo speculare sono solo.
Mi
volto, e so già quello che vedrò.
Troppe
volte sono stato testimone di quel comportamento per non sapere cosa significa…
Gli occhi fissi, con le pupille contratte fino ad essere punte di spillo, le
spalle rigide, leggermente inclinate verso di me… Ho sempre cercato di non
trovarmi all’altra estremità di quello sguardo. I volti scorrono come plastica
fusa, ed ora due identiche paia di occhi dorati mi fissano, colmi della
sorprendente vitalità degli animali.
Gli
occhi del mio inafferrabile avversario.
L’ho
cercato dovunque, tranne che vicino a me.
Possibile
che non me ne sia mai accorto?
Penso,
freneticamente.
Li
ho mai visti di giorno? Si… no… forse… in biblioteca… Ma come faccio a saperlo?
Io non sono mai in giro di giorno.
Mangiavamo
insieme, ma questo non vuol dire niente.
Ecco
perché hanno ucciso Lucas… Li vedeva tutti i giorni, avrebbe potuto osservare
qualcosa che a me sfuggiva.
La
colpa è mia. Sono stato cieco e disattento. Forse ho voluto esserlo. La
solitudine di questi anni ha eroso la mia volontà. Ho troppo desiderato
qualcuno accanto per essere sospettoso.
Mi
chiedo solo perché hanno messo in moto una cosa così complicata e perché ci
abbiano messo tanto per decidersi a farla finita. Perché non mi hanno ucciso
quando ero ferito, invece di aiutarmi?
Forse
volevano solo giocare, o forse stavano davvero cercando qualcosa. Forse non
siamo gli unici a chiederci chi siamo e a sentirci soli nel buio.
E’
ironico che io stesso avevo pensato che solo fra i miei nemici potevo trovare
qualche affinità. Vorrei poter credere che anch’essi provano per me quello che
io sento per loro. Penso con rabbia a Buffy, Willow e tutti gli altri che mi
hanno lasciato solo, ma non riesco a odiare questi due. Giochiamo un gioco il
cui premio in palio è la vita e giochiamo tutti per vincere. Ora la sola
speranza è che Wil riesca davvero a trovare Buffy, così che noi si possa
riavere una nuova cacciatrice.
Le
mani gelide di Kristine mi accarezzano il volto. Chiudo gli occhi. Sento un
dolore pungente quando mi mordono, non so chi dei due. Poi anche il dolore
sfuma in un torpore che è quasi piacere. Un gran freddo mi sale dalle gambe, i
pensieri rallentano e cominciano a spegnersi, uno dopo l’altro.
Dunque
è questo quello che si prova… la cosa peggiore è la paura, finita quella… non è
così brutto come credevo… e finalmente capisco anche… il canto notturno che
sentivo… la città che… salutava l’arrivo dei… suoi nuovi principi… ma ora svanisco
e nient’altro importa…
From: “Willow Rosemberg” <willowrose@galatea.uk>
To: “Alexander Harris”
<harrisxander@hotmail.com>
Sent:
Tuesday, November 24, 2009 9:07 AM
Subject:
Trovati!
>Ci
siamo, finalmente li ho trovati. Questa volta non mi sbaglio.
>I
miei hanno individuato un uomo che può solo essere
>Angel,
e questo vuol dire che c’è anche Buffy. In un paese
>dall’impronunciabile
nome di Douarnenez, nella zona più
>desolata
della Bretagna. Il tempo di inviarti questo e li raggiungo.
>Finalmente
sta per finire. Non ho intenzione di farmeli scappare stavolta.
>Presto
ci vedremo e rimarrò con te.
>Con
tanto affetto.
>Willow
FINE