DAVID & SARA
Autore: Sonia
Periodo: estate tra la quinta e la
sesta stagione di BTVS, tra la seconda e la terza stagione di ATS.
Summary: stavolta ho giocato con gli
attori David e Sarah, prima dei rispettivi matrimoni.
Disclaimer: i personaggi non sono
miei…
Pairing: David/Sarah
Rating: per tutti
Commenti e critiche sono ben accetti a
folleria@tiscali.it
David guardò attentamente dal suo
videocitofono. Di sicuro non si aspettava una sua visita! Era appena uscito
dalla doccia, di domenica sera. L'indomani sarebbero iniziate le riprese della
terza stagione di Angel, e l'unico progetto che aveva per la serata era proprio
di ripassare le battute, ordinarsi una pizza e infilarsi a letto. Rimase
interdetto un attimo, mentre guardava la ragazza vestita a festa che sorrideva
in bianco e nero.
"Mi fai entrare?"
"Okay, porta la macchina
dentro."
Nel frattempo riuscì a recuperare un
paio di pantaloni blu, larghi e sportivi e una T-shirt.
"Ciao! Ti disturbo?" Lei era
bellissima. I capelli raccolti, il trucco leggero, quasi da ragazzina. L'abito
elegante. Teneva stretta la sua borsetta e aveva una vezzosa sciarpa di seta
attorno al collo.
"Accomodati. No, non
."
"Non ci siamo fatti abbastanza
del male? Non sono un bamboccio, non mi trattare come tale."
"Non riesco a rinunciare ad uno
di voi due."
"Non c'è problema, lo faccio io.
Non mi va di fare l'amante. Scendi da questo cazzo di macchina." La voce
di David tremava. Alti e bassi, gioia e angoscia. Innamorarsi di lei era stato
sin troppo facile. Vederla con lui persino sopportabile, proprio perché pensava
di avere una chance, di avere una marcia in più. Ma dove stava la verità?
Iniziò a piangere in silenzio. Lei non usciva e David continuava a sentire quel
profumo che gli faceva perdere la testa. Sentì la bocca di lei sfiorare il suo
collo, cercare le sue labbra ancora una volta. Lui era affamato di quella
donna, ma sapeva che era sbagliato, era tutto sbagliato. Si girò e riprese a
baciarla, abbandonandosi ai brividi del suo corpo.
"Io mi sto innamorando di te,
Sarah. Non spezzarmi il cuore."
"Stai con me stanotte, ti
prego…" David la seguì. Entrò nel suo appartamento senza neanche guardare
dove metteva i piedi. Il cuore urlava la sua indignazione, il suo orgoglio lo
lasciò fuori dalla porta. Addio. Visto che ci doveva essere un addio voleva
farlo a modo suo. David le tolse gli abiti lentamente, baciando ogni piccolo
frammento di pelle, cercando di memorizzare quel corpo così adorato. Non
smetteva di starci male, ma allo stesso tempo la sua testa era annullata, la
sua carne era tesa ad ogni sensazione, ad ogni piacere. Fecero l'amore a lungo,
con una dolcezza infinita. Lui alla fine le parlò, senza ottenere nessuna
risposta, ma in fondo non se l'aspettava.
"Ti amo."
David rimase tra le braccia di Sarah,
senza fiatare. Continuava a sentire quel profumo, misto al suo odore. Una
piccola parte della sua mente continuava a sperare che quella non fosse
l'ultimo incontro per loro due. Era la seconda volta che facevano l'amore, che
si concedevano interamente. La guardò intensamente, baciandole la fronte,
accarezzando quel viso. Ora doveva scegliere lei. Si alzò dal letto, cercando i
suoi abiti. Lei rimase a guardarlo, sotto le lenzuola, senza una parola. David
si avvicinò per baciarla ancora, sulle labbra.
Vide la sua borsetta abbandonata
all'ingresso. Rimise dentro le sue chiavi di casa. Era talmente pazzo di lei
che la realtà gli apparve come una illuminazione: si sarebbe accontentato anche
delle briciole di Freddie, di diventare il suo amante. Era nelle sue mani.
Ormai era l'alba. Appena il tempo di una doccia e sarebbe andato al lavoro…
Dimenticarla. Speranza impossibile.
Sarah era entrata nella sua vita con la forza di un uragano, aveva devastato
tutto quello che c'era dentro di lui e poi era scappata via. Veloce, lontana.
Tornare alla normalità non fu semplice, ma il lavoro incalzava e la stanchezza
riusciva a farlo dormire la notte. Usciva poco con i suoi vecchi amici, e
cercava di non pensare a lei. A volte ci riusciva, anche, ma non sempre. Certe
notti si svegliava convinto che fosse accanto a lui. Aveva ancora le sue chiavi
di casa, e in fondo David ci sperava. Ma non era così. La casa rimaneva vuota,
il silenzio totale, il buio profondo.
Continuava a vederla sulle pagine dei
giornali, mentre sorrideva patinata accanto a Freddie. Aveva scelto, ormai. E
doveva accettarlo. In fondo erano stati solo tre giorni, ma a David sembrava
una vita intera.
Una sera a casa di amici la rivide,
amplificata nel maxi schermo di una tv, nella giornata della premiazione per
gli emmy Awards. Era bella da morire, in abito da sera, con il suo fidanzato
vicino e l'emozione che la faceva tremare. Quando la presentatrice annunciò il
suo nome la vide illuminarsi e saltare in piedi, abbracciare Freddie e
saltellare verso il palco. Radiosa. Bellissima. David zittì tutti e ascoltò
ancora la sua voce, si perse ancora nel primo piano dei suoi occhi. Fu doloroso
e stupendo, ma il peggio doveva arrivare. In omaggio alla vincitrice
proiettarono alcuni spezzoni della quinta stagione, mentre il viso di Sarah
rimaneva rinchiuso in un quadratino in basso a sinistra dello schermo. La morte
di Joyce, la lotta con Glory, la scoperta di avere una sorella….e il bacio di
forever. Bacio di scena, leggero, finto. Vide un'ombra negli occhi di Sarah, il
suo sorriso spegnersi appena, guardarsi attorno come spaurita. Lui non stava
meglio. Sentiva ancora forte il legame con quella donna, e quella piccola nube
sul suo viso gli ricordò molte cose. Emotiva. Sarah emotiva, umorale,
passionale. Sarah che forse ancora si ricordava di lui, di quello che era stato
solo due mesi prima. Poi tutto finì in un attimo, lei tornò a sorridere, a
sedersi vicino a Freddie. David quella notte non dormì, pensando ancora al suo
viso, al suo sguardo, a quel bacio così finto, a ciò che era successo a casa
sua…
Il giorno dopo, tornato dal set, trovò
un messaggio in segreteria. Riconobbe subito la sua voce, e rimase in religioso
silenzio, senza fiato. Lo invitava alla festa per il premio ricevuto, il sabato
dopo. Sembrava titubante, incerta. David non capiva se tutto questo era una
formalità o meno. Sapeva già della festa da Joss, tutto il cast sia di Angel
sia di Buffy era invitato a casa di lei, non poteva mancare, in un certo senso.
Ma c'era un ma. Non la vedeva dall'ultimo giorno in cui avevano fatto l'amore,
proprio a casa di lei. Rientrare in quel posto dove le aveva detto per la prima
volta che l'amava lo lasciava piuttosto sconcertato. Saltò la cena e s'immerse
nell'idromassaggio, facendosi cullare dai ricordi di quella notte. Molte volte
per copione aveva detto quelle parole. Il problema è che adesso le sentiva
emergere chiare e vere nel suo cuore, nonostante il tempo, anche se lei ormai
apparteneva ad un altro. Definitivamente. Doveva abituarsi all'idea. Sapeva che
la settimana dopo avrebbero riniziato a lavorare insieme, per alcuni giorni,
per quel fantomatico crossover che era stato la loro croce e delizia. Recitare
ancora in una festa. Come qualche tempo fa a casa di Joss. La vita è fatta di
corsi e di ricorsi, e questa volta come sarebbe andata? Freddie. Sentiva di
odiarlo, ma la sua più che altro era pura invidia.
Malgrado l'ora tarda decise di uscire.
Chiamò un amico e andò a tuffarsi nella vita mondana di Los Angeles. Non aveva
voglia di compatirsi per il resto della notte, era già abbastanza arrabbiato
con se stesso e quello che sentiva. Non richiamò Sarah, né quel giorno né i
giorni seguenti. Aveva deciso di presentarsi comunque alla festa, vivere il momento.
Poi chissà. Magari finalmente si sarebbe messo il cuore in pace.
La sera del party arrivò in un lampo.
La casa di Sarah era stupenda, e un po' gli ricordava la sua. Troppo grande per
una sola persona. Magari già viveva con lui…arrivò in tremendo ritardo, come
per farsi attendere. Quando entrò nella sala rimase folgorato dall'atmosfera
allegra, lasciandosi contagiare immediatamente. Conosceva praticamente tutti là
dentro, e saltava da un invitato all'altro per salutare e scambiare quattro
battute. Poi la vide, vicino ad una lampada dalle forme improbabili. Aveva un
bicchiere in mano e rideva. I capelli biondi raccolti disordinatamente, un
abito leggero chiaro, un semplice ciondolo al collo. Lei se ne accorse subito,
e rimasero qualche istante a fissarsi, da lontano, senza una parola. Aveva
acquistato un regalo per lei, qualcosa di semplice e speciale. Appoggiò il
pacchetto in un angolo e si dimenticò della sua esistenza. Anche perché Sarah
si avvicinò con un sorriso raggiante, e baciò David sulla guancia, come poteva
aver fatto altre cento volte quel giorno, con tanti altri. Solo che rimase
qualche secondo in più tra le sue braccia. David sentiva il profumo dei suoi
capelli, della sua pelle, e i ricordi tornarono ad ondate, stendendo le sue
ultime capacità razionali. Forse a lui sembrava un tempo infinito, forse era
lei che aveva difficoltà a staccarsi, ma quando si allontanò appena erano tutti
e due rossi in volto e senza fiato.
"Pensavo non venissi più."
"Non potevo mancare al tuo
trionfo. Sei bellissima." Lo pensava veramente e non riusciva a staccargli
gli occhi di dosso.
"Anche tu non sei niente male, ma
mi sembri un po' dimagrito, sbaglio?"
"E' Joss che mi fa lavorare
troppo, credo. Questo posto è stupendo…"
"C'eri già stato in realtà…"
La frase morì da sola. Era vero, ma l'unica cosa che ricordava era il corpo di
Sarah, gli abiti buttati per terra, e il letto dove si erano amati fino a
sfinirsi. Guardò per terra, sospirando appena. Lei sbloccò tutto con una risata
cristallina. Quando alzò gli occhi vide Freddie accanto a lei, che le cingeva i
fianchi e porgeva la sua mano. David la strinse con un sorriso falso e ben
recitato. Basta passato, eccola qui la realtà. Poi Nicholas venne a salvarlo, e
a portarlo nel vortice delle chiacchiere. Ogni tanto la scorgeva da qualche
parte, ma riuscì persino a scordarsela un po', complice l'alcool che scorreva a
fiumi e i sui vecchi amici che lo coinvolgevano sempre di più. Fu una serata
serena, a tratti, come un'altalena che lo inebriava e poi buttava giù. Spiava
Freddie cercando di capire il suo rapporto con Sarah, ma era tutto
impenetrabile, e finiva per auto suggestionarsi, sperando che qualcosa tra loro
andasse male.
Joss era l'animatore della festa. Ma
anche tutti gli altri non scherzavano in fatto di creare confusione… Con un
annuncio spettacolare, alle quattro del mattino, quando ormai gli ospiti erano
sensibilmente diminuiti, il regista fece entrare una magnifica torta, che alla
sua sommità presentava un paletto in legno stilizzato. Il carrello veniva
spinto dall'autore delle musiche della serie, Cristopher Beck, che
immediatamente si mise al pianoforte. Nel frattempo Sarah aveva rimosso il
paletto e inseguiva James Marsters urlando, per poi cadere rovinosamente per i
tacchi troppo alti, tra le risate di tutti. James l'aiutò ad alzarsi, e insieme
scimmiottavano la lotta tra cacciatrice e vampiro. Spike tornò a correre, e si
rifugiò dietro David, tra le risate generali.
"Perché non riduci lui in polvere
e mi lasci in pace, una buona volta?" Sarah lo raggiunse.
"Non posso, perché lui è il mio
amore." Lei guardò David negli occhi e lui abbozzò un sorriso, anche se si
sentiva morire. Il pianoforte iniziò a suonare "close your eyes" e
James spinse David verso Sarah.
"Dai, dateci un assaggio di
questo amore immortale…via il paletto.." e nel dire questo tolse
effettivamente il pezzo di legno dalle mani di lei "e fateci vedere…su,
ballate! Questa è la festa di Buffy, e vogliamo tutti vederla ballare con
Angel, non è vero?"
Il coro di sì non si fece attendere.
Gli invitati rimasti fecero un cerchio e David prese le mani di Sarah, per un
lento vecchia maniera. Non era propriamente una musica da ballare, ma tutti
fecero comunque silenzio, guardando i due che si muovevano in quello spazio
ristretto. David chiuse gli occhi un attimo, assaporando la gioia del contatto,
le sensazioni che gli dava stringere quel corpo, e Sarah lentamente si rilassò,
lasciandosi condurre nella danza. Ogni percezione era amplificata, sublime.
Presto altre coppie seguirono il loro esempio, e la pista improvvisata fu piena
e quasi divenne impossibile muoversi.
Per David c'erano solo loro. Era
difficile non baciarla. La bocca di lui era ad una distanza veramente irrisoria
dal suo collo, e l'idea di assaggiare quella pelle lo ossessionava. Si staccò
da lei prima della fine della canzone, con l'unica voglia di scappare da ciò
che sentiva. Sarah lo guardò, aveva capito benissimo quello che stava
succedendo, forse lo condivideva. Aprì bocca per dire qualcosa, ma Freddie si
avvicinò velocemente.
"Che carini che siete! Posso
avere la mia donna o deve ancora dar spettacolo con il suo amore
virtuale?" David guardò il ragazzo, cercando di capire cosa ci fosse
sotto. Era una battuta o gelosia allo stato puro? Non riuscì ad interpretare i
suoi occhi, ma fece finta di niente, un inchino e si allontanò dalla sala. Li
sentì discutere mentre cercavano di tener bassa la voce. Finì nella immensa
cucina a cercare refrigerio, un attimo da solo. Non durò molto, James era
davanti a lui con lo sguardo corrucciato.
"Ho le idee poco chiare. Che
succede?"
"Che vuoi dire? Non succede
niente."
"Dici? Ho visto un po' di
tensione là dentro. Il fidanzatino è geloso?" David prese due birre, le
aprì e ne porse una all'amico.
"Chiedilo a lui. È sembrato anche
a me, ma sai com'è con questi attori, non si capisce mai quando fingono e
quando sono sinceri…" Risero sguaiatamente, con una complicità tutta
maschile. Rimasero a chiacchierare per un po', poi David decise di uscire in
terrazzo a godersi il fresco. Era quasi mattina, il cielo cambiava colore
rapidamente, spalancandosi al nuovo, caldissimo giorno di fine estate. I
profumi del parco vicino lo inebriavano, e quasi riuscì a scordarsi l'episodio
di poco prima. Quasi. Lei lo raggiunse, facendolo sobbalzare. Era stanca, ma il
suo sorriso era bellissimo, aperto. Gli indicò il dondolo e andarono a sedersi
vicini.
"Che ci fai qui solo
soletto?"
"Pensavo. Guardavo il sole."
"Quante ragazze hai conosciuto
oggi, David?" Lui la guardò stupito.
"Non lo so…perché?"
"Perché sei il solito orso. Una
marea di mie amiche ti si è avvicinata, cercando più o meno velatamente di
sedurti, e poi ti ritrovo qua da solo a contemplare l'alba." Lui rimase
serio a pensare un attimo. Non ci aveva fatto caso, ma in effetti aveva conosciuto
diverse ragazze…
"Forse nessuna di loro era il mio
tipo…Vuoi sistemarmi, Sarah? Stai cercando una donna per me?" La fissò
negli occhi e lei subito sfuggì al suo sguardo.
"No…non proprio, ma…mi sembra
strano, ecco. Te l'ho già detto una volta, tu potresti avere tutte le donne che
vuoi e poi…" David rise. La situazione era proprio ridicola. Lui non aveva
occhi che per lei, e Sarah cercava di scrollarselo di dosso così.
"Perché ridi?"
"Vuoi liberarti di me?"
"Io…no, ma ecco…"
"Forse non mi conosci abbastanza,
mia cara."
"Forse ti conosco anche troppo,
invece…" lei gli sfiorò la mano, e David sentì un brivido percorrergli la
schiena.
"Forse non sono pronto per
un'altra storia, Sarah. Non ancora." Lei aprì la bocca come per dire
qualcosa, ma poi la richiuse e rimase in silenzio a guardare il cielo. Le
parole non dette continuavano a pesare là intorno, e le mani continuavano ad
accarezzarsi delicatamente.
"Mi dispiace, prometto che non
farò più niente del genere."
"In che senso?" Lui
sorrideva, obliquo, sensuale. Lei arrossì violentemente e ritirò la mano.
"Non ti presenterò più altre
ragazze."
"Okay. Comunque apprezzo il
gesto. Sarah." Lui le riprese la mano e se la portò alla bocca, per un
bacio rapido e galante. Lei lo guardava quasi spaventata, per poi sorridere e
rilassarsi. Appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi. David
sentiva il calore del suo corpo che lentamente si abbandonava, ascoltando il
suo respiro. Si stava addormentando, e ciò lo fece sorridere. Sarah che lo
voleva con un'altra donna. Che faceva il Cupido. Perché? Per avere la coscienza
a posto? Il sole continuava a crescere e la giornata ormai era luminosa e
piena. Era ancora immerso nei suoi pensieri, quando si ritrovò Freddie davanti
a fargli ombra.
"Lasciala a me, la porto a
dormire." Il suo sguardo era stanco, ma serio. Sarah abbracciò Freddie e
si fece portare via, mentre David si rialzava e cercava le chiavi della
macchina.
"Ti sei divertito?" Si voltò
per vedere gli occhi di fuoco del suo rivale.
"Si, è stata una bella
serata…"
"Sai cosa intendo."
"In cuor mio, no." Non
capiva veramente. Per un attimo gli venne il dubbio che, in effetti, Freddie
conoscesse tutto, ma lo escluse in un baleno.
"Beh, sembrate i fidanzatini di
Peynet. Il ballo, il dondolo. Qui davanti a tutti. Io non la lascerò andar via
facilmente. Non credere di poterci riuscire. Il fatto che siamo in crisi non ti
dà comunque l'autorizzazione a provarci con lei. Sono stato chiaro?" Erano
in crisi, che cavolo voleva dire? Scosse la testa e si avviò verso la porta.
Freddie continuava a chiamarlo, ma lui
non si voltò indietro, dirigendosi verso l'auto. Era stata una serata
magnifica, e non aveva nessuna intenzione di farsela rovinare da un idiota
geloso. Voleva tenere quei momenti tutti per sé, e quello là poco centrava.
Tornò a casa con i finestrini aperti, per godersi il fresco del mattino appena
nato, cercando di non pensare a niente. Ma l'immagine di lei, il suo profumo,
il calore della sua mano e quelle carezze quasi distratte continuavano a
venirgli in mente. Era così difficile non pensare a lei…e vederla non gli aveva
messo il cuore in pace. Si comportava stranamente, sempre in giostra, un po' lo
illudeva un po' lo buttava giù. E Freddie stava nel mezzo.
La sua casa apparve spoglia e
desolata, come spesso gli sembrava. Si tolse le scarpe e si sdraiò sul divano,
chiudendo gli occhi e immaginando il viso di Sarah. Addormentata, tra le sue
braccia. Mentre il sole che sorgeva le illuminava i capelli biondi. Tutto il
resto contava veramente poco. La amava ancora, malgrado il tempo che era
passato. Non sentì il telefono o il campanello, si estraniò dal mondo intero
per tutto il giorno. Cercava di mettere ordine alle sue idee, e nel frattempo
guardava il copione per l'indomani. Doveva baciarla. Non sarebbe stato facile.
Cioè, sarebbe stato sin troppo facile…
David arrivò presto. Le riprese
dovevano essere notturne, ma il trucco sarebbe stato estenuante, come al
solito. Lei ancora non c'era, ma forse era meglio così. Joss continuava a
parlare delle scene da girare, preso da un fervore quasi religioso che lo
lasciava all'apparenza indifferente. In realtà si sentiva in stato di calma
apparente, e come un vulcano era pronto ad esplodere per un nonnulla.
Iniziarono a girare la prima parte della scena, dove Angel doveva battersi con
dei demoni piuttosto brutti e robusti. Sarah arrivò e si buttò subito in sala
trucco. In poco tempo fu pronta e anche lei girò la parte da sola, dove finiva
a Los Angeles bloccata da quegli stessi demoni in un vicolo.
I due ex amanti si incontrarono nella
pausa per la cena. David la guardava, sembrava seria e concentrata, e quasi gli
dispiaceva andare a disturbarla.
"Come stai? Sei pronta per il
grande momento? Joss è fuori di testa stasera."
"Me ne sono accorta. Potrei stare
meglio, comunque. Mi sento quasi una principiante al primo ciak." Sarah
non lo guardava in faccia. David non la prese proprio bene, e fece per
allontanarsi. Lei lo tirò per un braccio facendolo girare.
"Grazie per il libro, l'ho
trovato. Le relazioni pericolose, in edizione originale autografata…È stato un
pensiero veramente carino."
"Sono contento che ti piaccia.
Avrei voluto dartelo di persona ma…"
"Qualcuno ti ha sbattuto fuori di
casa, non è vero?" David sorrise. Chissà cosa era successo dopo…
"Diciamo di sì. Sopravvivo
comunque." Il viso di lei si illuminò appena, per poi tornare a
concentrarsi sul copione che aveva davanti.
La scena continuò. L'incontro trai due
nel vicolo, Angel che salvava Buffy ma viene ferito gravemente. Pausa per il
trucco, le ferite dovevano sembrare reali.
Altro ciak. Buffy si libera
dell'ultimo demone, e si siede accanto ad Angel.
"Devi sempre salvarmi la vita,
vero?"
"Per ben due volte non ci sono
riuscito. Non volevo che ci fosse la terza…"
"Allora non avresti potuto fare
niente. Doveva andare così. Guarda come ti hanno ridotto…"
"Passa, passa sempre. Dammi solo
un po' di tempo e mi riprendo." Buffy guarda Angel con occhi tristi, accarezzando
il profilo dell'uomo con la punta delle dita. Lui chiude gli occhi,
concentrandosi sulle sensazioni di quella carezza. Buffy lo bacia sulle labbra,
delicatamente. Angel apre gli occhi, lucidi e pieni di malinconia. Anche lui
accarezza il volto di lei, e Buffy bacia le sue dita. I primi piani si
sprecano, e il silenzio della troupe è amplificato dal nervosismo di Joss.
Guarda la scena da vicino, con gli occhi sbarrati.
"Non…ci vediamo dal funerale di
mia madre…mi sembra passata un'eternità…"
"Non è proprio così. Quando sei
tornata in questo mondo…io…" Angel chiude gli occhi e abbozza un sorriso.
"Io sono venuto a trovarti. Di
notte. Tu eri ancora a letto, con Giles che ti vegliava, ma dormiva e…non mi ha
visto…" Buffy lo guarda stupita e senza parole, lui timidamente continua
il suo racconto.
"Non potevo resistere a LA, ma
neanche svegliarti. Sono rimasto là, a guardarti dormire per più di un'ora.
Alla finestra, al tuo fianco. Ho toccato il tuo viso per sentire il calore
della tua pelle... E poi sono scappato come un ladro. Ma avevo…bisogno di
vederti, di…sfiorarti, di sapere che eri tornata…veramente. Non ti arrabbiare,
ti prego, io…sono stato così male che…" Buffy lascia scorrere le sue
lacrime. Con un dito zittisce Angel e lo bacia ancora, questa volta con più
trasporto.
"Non dovresti fare così. Non di
nuovo." Angel quasi supplica la ragazza, ma le sue mani e i suoi occhi
parlano d'altro.
"Non è facile. La mia testa mi
dice delle cose, ma poi ti vedo e…"
"So cosa provi. Posso negarlo
quanto voglio, ma la realtà è che ti amo, che non ho mai smesso e..."
"Vorrei che le cose fossero
diverse. Lo vorrei con tutto il mio cuore. Anche io ti amo, e posso fingere con
il mondo intero, frequentare altra gente, credere che tutto sia normale… "
"Ma niente cambia tra noi,
vero?" Buffy si avvicina al suo amato, e lentamente prende a baciarlo. Il
bacio è dolce e caldo, e la bocca è seguita dalle mani ansiose, che cercano
contatto con i capelli, con la pelle. Nel primo piano si vedono chiaramente le
lacrime che scendono copiose dagli occhi di tutti e due. I due amanti si
allontanano, anche se di poco. Buffy aiuta Angel ad alzarsi, e vanno via nella
notte, sorreggendosi a vicenda.
Joss. Si ricorda del ciak e ferma la
scena. Ha la faccia seria e preoccupata. Chiama i due ragazzi a rapporto,
mentre attorno a lui tutti commentano sconvolti. Niente trucchi per le lacrime,
niente interruzioni. Semplicemente perfetta. Come se fosse vera…David e Sarah
sono ancora immersi nella loro parte. Joss ordina di ripiegare tutto, si
riprende domani. Una scena che non ha bisogno di essere ripetuta, ha del
miracoloso. Entrano nella roulotte di Joss e si siedono. Lui rimane dietro la
sua scrivania e guarda i fogli che ha davanti.
"Bene. Mi volete spiegare qualche
cosa? No, perché ho le idee poco chiare sull'accaduto. Io quelle parole non le
ho scritte. La scena era meravigliosa, e voi siete due attori stupendi, non c'è
dubbio. Perché stavate recitando, vero? Se avete intenzione di fare tutto per i
cazzi vostri ditemelo, così domani io neanche ci vengo."
I due ragazzi non lo guardano in
faccia. Joss li sbatte fuori. David e Sarah non si parlano ancora, si tengono
per mano, camminano al buio.
"Forse dovevamo dirgli qualcosa.
Qualunque cosa."
"Non so neanche cosa dire a me
stessa, aspetta che mi invento qualcosa per lui."
David l'accompagna al posteggio. Lui
deve ancora struccarsi e togliersi le ferite di dosso. Le accarezza il viso dal
finestrino, e lei chiude gli occhi.
"Anche noi dobbiamo parlare, non
credi?" David voleva delle risposte.
"Forse ci siamo detti anche
troppo." Preme l'acceleratore e va via. Lui scalcia un pezzo di latta che
trova nel selciato e va a cambiarsi. Una notte ancora con poche probabilità di
dormire.
Gli animali non sempre sono di
conforto. Bertha Blue ce la metteva tutta per far sorridere il suo padrone, ma
David non ci riusciva. Si buttò sopra il letto con una tisana rilassante,
immerso nei suoi pensieri. Quel bacio, quelle parole. Quanto era rivolto ad
Angel e quanto a lui? Il bacio era vero, stregato, unico. Le labbra ancora gli
bruciavano. Ma più di tutto mancavano le parole, i sottotitoli per quello che
era successo quella sera. Non capiva. Non si era arreso, ancora. Sarah
continuava a tenerlo sul filo, dargli speranza e poi buttarlo giù, e tutto
questo lo faceva impazzire. Ma l'amore non è una pazzia?
David prese un foglio di carta ed una
penna, e si mise a scrivere una lettera. Le parole venivano fuori come un fiume
in piena, e i sentimenti coloravano tutto con sfumature nuove e dolcissime.
Perché. La domanda che più l'assillava, che era la premessa per una notte
insonne. Lasciò tutto a metà, soffocando l'angoscia che attanagliava il suo
cuore, per poi gettarsi sotto la doccia a cercare conforto. Ma la doccia era
luogo di ricordi, di una passione risvegliata e carica. Vedeva il suo viso, le
espressioni chiare del piacere di lei, il corpo bagnato e sensuale…uscì da quel
posto, velocemente, come in fuga dalle sensazioni che provava. Si infilò
l'accappatoio e tornò nella sua stanza. E la vide. Seduta sul suo letto, con in
mano la lettera che mai le avrebbe dato. Lei non alzò neanche lo sguardo, lui
si sentì paralizzato e titubante. Rimase ad osservare il suo viso, le
variazione delle espressioni mentre andava avanti con la lettura.
"Ciao, Sarah." Lei alzò gli
occhi, quasi spaventata. Era talmente immersa che non lo aveva sentito entrare.
"Ho suonato, ma…non mi ha
risposto nessuno e…."
"E ti sei ricordata delle
chiavi."
"Sì. Avevo bisogno di vederti,
e…immaginavo che…"
"Potevo essere
addormentato..."
"Non si dorme stanotte, non è
possibile farlo. Scusa se mi sono messa a leggere ma…"
"E' stato più forte di te,
vero?" Lei sorrideva appena, lasciò la lettera sopra le lenzuola. Si
vedeva che aveva pianto di recente, e le sue parole svelavano tutta la sua
insicurezza. David cercava di farsi forza e dominare i suoi istinti, aprendo
l'armadio e cercando qualcosa di comodo da mettersi. Lei rimaneva in silenzio a
guardare il suo ex amante. Si infilò un paio di pantaloni e lasciò cadere l'accappatoio,
dando le spalle a Sarah. Lei si alzò e lo raggiunse, sfiorando la pelle ancora
umida di lui, facendolo trasalire e voltare immediatamente.
Gli occhi di Sarah erano ancora
lucidi, il trucco ormai sciolto…si abbracciarono dolcemente, come per cancellare
tutto quel dolore che stava riaffiorando rapidamente. Lui le sfiorava i
capelli, stringendola a sé, assaporando quel profumo conosciuto. La tensione
cresceva, e lui iniziava a sentirsi confuso. Si sedettero insieme sul letto.
Pericolosamente vicini.
"Cosa dovevi dirmi?"
"Non so da che parte
iniziare…" David prese ad accarezzarle il viso, scostando le ciocche di
capelli che scappavano dall'acconciatura. Lei chiuse gli occhi per sentir
meglio il suo tocco, con la bocca semiaperta e sensuale. Déjà vu. David non
riusciva più a pensare. Non gli importava un accidenti di niente, di nessuno.
Lei era lì, per lui. Forse solo per una notte, ancora una volta, forse qualcosa
di più...ma le sue labbra erano dolce e invitanti, e tutto il resto poteva
andare in malora. La baciò, delicatamente, senza fretta. Lei quasi si risvegliò
dal torpore precedente e si sedette sopra di lui, per meglio poter abbracciare
quel corpo, quella pelle che bramava. Le mani correvano affamate, i vestiti
erano di troppo e rapidamente scomparvero. Si ritrovarono a fare l'amore senza
quasi accorgersene, sfidando il caldo della notte e tutti i dubbi che
aleggiavano nell'aria. Amarsi con la consapevolezza del peccato, della
catastrofe imminente. Sensazioni ritrovate e fortissime, desiderio mai sopito
del tutto. Niente contava, c'erano solo loro due, i loro corpi, la loro estasi,
il loro momento felice.
Abbandonati sopra le lenzuola, ancora
una volta avvinghiati dopo il sesso, Sarah accarezzava il suo amante, nel
silenzio assoluto della casa. Lui aveva paura di perderla ancora. O di rovinare
tutto con una parola, anche se parlare era proprio di quello di cui aveva
bisogno. Conferme. Risposte. E perse il fiato quando lei si alzò dal letto,
anche se solo per un istante. La vide raccogliere la lettera, quello scritto
che lo faceva sentire così vulnerabile, perché aveva aperto il suo cuore ad un
pezzo di carta…
"Hai bisogno di leggere ciò che
provo per te?" Lei sorrideva appena. Tornò a sdraiarsi accanto a lui.
"No, non credo. Ma qui tu dici che
non sai cosa io provo per te, non è vero?"
"Non mi parli molto spesso. So
quello che vedo nei tuoi occhi, nel tuo corpo quanto ti lasci amare, ma non ti
esprimi mai a parole."
"Oggi, però, Buffy ha parlato ad
Angel." David la guardava incuriosito. Buffy e Angel. Quelle parole
improvvisate che Joss non aveva gradito del tutto.
"Vuoi riassumere? Sai, la mia
memoria non è più buona come una volta…" Sorrideva, ma cercava ancora
parole.
"Buffy ama Angel, da tanto tempo.
E con il mondo intero finge, ma con lui non ci riesce." Parlava come una
bimba, senza guardarlo negli occhi. Lui ascoltava rapito.
"E Buffy come pensa di risolvere
la situazione con Riley? Perché Angel è stufo di dividerla con qualcun
altro."
"Riley ha capito tutto, e stasera
è andato via dalla vita di Buffy. Ha capito che non può competere. Buffy è un
po' preoccupata, ha paura, perché tutto appare molto più complicato. Non è
facile amare Angel, ha paura che un fuoco così grande possa bruciarla, perché non
ne ha mai sentito uno così." Non riusciva a credere a quelle parole. La
guardava mentre lei fissava per terra, quasi intimidita. Quella creatura
l'amava, e aveva lasciato Freddie per lui. Quasi non poteva crederci…
"Il fuoco non fa del male se lo
affrontiamo in due, insieme…" Lei lo baciò con passione, rifugiandosi tra
le sue braccia con un sorriso raggiante. Ogni ombra stava scomparendo dai loro
pensieri, tutto sarebbe andato bene, tutto si sarebbe messo a posto… Ora
sarebbe stato diverso….
Il silenzio tornò tra loro, ma
stavolta era carico di promesse, di speranza, di amore. Si addormentarono
abbracciati, sereni per una volta, fiduciosi sul loro futuro.
Quando si può dire la parola fine?
Quando la storia inizia a muovere i primi passi o finisce? Quella notte fu il
primo mattone verso la costruzione di un piccolo mondo insieme, privato. Di un
sogno, di un copione diventato realtà quasi per caso. Non esisteva nient'altro
che il loro giovane amore. Da allevare con calma e dedizione. Da difendere dal
pianeta intero che voleva entrare nella loro vita, nella loro camera da letto.
Una relazione pericolosa che diventava perfetta. Come solo nei film poteva
succedere.
There is no-one left in the world
That I can hold onto
There is really no-one left at all
There is only you
And if you leave me now
You leave all that we were undone
There is really no-one left
You are the only one
And still the hardest part of you
To put your trust in me
I love more than I can say
Why won't you just believe?
Robert Smith (The Cure)
FINE