LA RICERCA

AUTORE: SONIA

periodo: ipotetica sesta stagione

Summary:. Buffy è tornata dall’oltretomba e scopre che Angel è scomparso, inizia quindi a cercarlo intorno al mondo..

Disclaimer: i personaggi non sono miei, ma della WB.

Rating: pg13

Pairing: Buffy/Spike, Buffy/Angel (Angelus)

Se volete scrivermi commenti o suggerimenti, o critiche feroci, il mio indirizzo è folleria@tiscali.it

Ringraziamenti: questa storia è nata in un momento molto difficile della mia vita, e mi è servita per sopravvivere. Grazie a Lisemara che mi ha spronato e mi è stata vicina come non mai.


 


 

Buffy era tornata. Per lei era passato un sacco di tempo, ma per i suoi amici solo qualche mese. Ormai erano tre giorni che cercava di riabituarsi alla vita, quell'esistenza che lei stessa aveva interrotto gettandosi da quella torre, uccidendosi per salvare il mondo, per Dawn. Morta. E ora nuovamente nella sua casa, a Sunnydale, con tutte le persone che l'amavano. Rimettersi i vestiti, truccarsi, andare a fare la spesa, la caccia...Non sapeva spiegare bene dov'era finita in quel periodo di stasi. Quello che contava era il presente. Giles decise di partire ugua

to dalla scoperta. Lei continuava a fissarlo.

"Io te l'ho detto...sei tu che non mi hai creduto..."

"Io non...il tuo sangue è..."

"Mi hai riconosciuto da quello? Cristo, dovrei sentirmi offesa..." Rise scompostamente. Si sistemò i capelli e cercò un'espressione seria. Lui sembrava in preda al panico, e Buffy non sapeva se essere sconvolta o divertita.

"Potevi...fermarmi...io non avrei mai..."

"Forse non volevo fermarti." Scese dal letto e lo raggiunse sul pavimento gelido. Un rivolo di sangue sottile scendeva dalla bocca del vampiro. Lo asciugò rapida

i, di colpo.

"Che succede?" Buffy assonnata si stava stiracchiando, mentre lui si controllava la gola, ansimando.

"Brutti sogni?"

"Solo la mia morte. Causata da te."

"E come ti ammazzo?"

"Mi tagli la gola."

"Carino." Sorrise. Lui no. Si guardava intorno, come se non credesse ai suoi occhi. Buffy si alzò, infilandosi un maglione e i pantaloni.

"Dov'è la tua spada?"

"Accanto al camino. Hai paura che possa usarla veramente?"

"Non so cosa aspettarmi da te. E questo sogno non aiuta."

"Immagino. Capita di fare brutti sogni. Ma qualcuno mi ha detto che non si avverano sempre."

"Chi te l'ha detto era un ingenuo." Si mise la scarpe. Aprì un succo di frutta ed iniziò a bere. Calma, come se niente fosse.

"Può darsi."

"Dove stai andando?"

"A fare il mio lavoro."

"Ovvero?"

"Il tuo nuovo amichetto non mi piace. Vado a prenderlo." Angelus si alzò dal letto, iniziando anche lui a vestirsi.

"E io cosa dovrei fare?"

"Quello che ti pare. Io ho un impegno." Prese la spada ed iniziò a lucidare la lama. Lui si avvicinò come una furia, sollevandola all'altezza del suo viso.

"Cosa vuoi da me, Buff? Me lo vuoi dire? Sei un po' troppo accondiscendente." Rise fino alle lacrime.

"Ma cosa devo dirti? Mi sono divertita, tesoro. Ma ho da fare. Mi sembra di essere stata chiara."

"Fino a pochi giorni fa dicevi di amarmi...Anche se non l'hai dimostrato..." La appoggiò sopra il tavolo.

"Perché, ti interessa? Tu non sei capace d'amare, ma solo di odiare...imparo in fretta, Angelus. Stai tranquillo. Non sono il tuo giocattolo? Beh, lascia giocare anche me."

"Potrei ucciderti. Lo sai."

"Cose che hai già detto, amore. E forse ci proverai prima o poi, quando ti sarai stancato di me. O potrei farlo io. Quando mi sarò stancata di te. Per adesso va bene così." Il vampiro rimase muto. Quelle parole, quella freddezza, non erano da lei. E facevano crescere la sua rabbia.

"Tu non ti muovi da qui."

"Dammi un motivo."

"Perché lo voglio io." La baciò, accarezzandola violentemente. Lei si sentì avvampare. E incollò il suo corpo a quello di Angelus. Lui prese il controllo. Giocò con il corpo di Buffy in modo diverso, sapiente...Non si fece toccare. Le sfilò gli abiti e si dedicò a lei. Con le mani, con la bocca. Sdraiandola in quel tavolo gelido. Ma non aveva freddo. Affatto. Dominio assoluto. E lei che si lasciava andare. Che venne tra le sue mani, come se annegasse in un mare in burrasca.

Respirava a fatica. Lui la sollevò come un fuscello, per poi ributtarla sul letto. E coprirla.

"Tu non te ne vai da qua. Non mi lasci."

"Cosa hai fatto, Angelus? Non...non lo capisco..." Lui si sdraiò accanto. Ancora vestito.

"Cosa non è chiaro?"

"Non...non è da te. questa...generosità...questo modo di...amarmi..."

"Sei mia, piccola. E faccio quello che voglio." Lei rise. Non si rendeva conto. Non capiva affatto quello che stava succedendo. Ma lei si. Eccome. Il suo piacere. Rinunciare al suo piacere...per lei. Voleva legarla a sé. C'era vicino, senza dubbio. Anche troppo. Ma ormai era buio. E un rumore di vetri infranti la risvegliò da quei pensieri. Lui fu subito in piedi. All'erta. Lei continuava a ridere.

"E' arrivata, amore mio. Darla è qui." Angelus sbirciò dalla finestra. E per poco non venne raggiunto da una bottiglia incendiaria. Buffy si alzò, e si avvicinò alla porta, vestita solo di un lenzuolo. Riuscì a vederle. Tutte e due in piedi, arrabbiate tremendamente e agguerrite. E lei che rideva. La tirò via. Appena in tempo per la seconda bottiglia.

"Vogliono farci uscire di casa. Loro non possono entrare...Senti un po', te le gestisci tu, non è vero? Sono amiche tue, non mie." La cacciatrice si stava vestendo allegramente, mentre Angelus bestemmiava e spegneva il principio di incendio. Uscì come una furia. Lo guardò. Aspettava quel momento. L'uno contro l'altro. Così impegnati nei fatti loro da non curarsi di lei. O di Gabriel. Rimase ad ascoltare, divertita.

"Non sono venuta qua per vederti con lei. Era già abbastanza seccante che tu continuassi ad amarla, con quell'anima che ti portavi appresso...non è cambiato niente! La ami ancora! Una stupida creatura mortale!"

"Io non amo nessuno, Darla. Nemmeno te. Questo lo hai sempre saputo. Mi diverto con chi mi pare. E tu devi smettere di darmi degli ordini, io non sono di tua proprietà."

"Sì che lo sei. Mi devi quello che sei." Angelus le tirò uno schiaffo. Darla rispose con ugual ferocia. Lui era esaltato. Si notava dal suo sguardo, dal suo impeto. Drusilla stava a guardare, mentre si sistemava le unghie.

Buffy uscì dalla finestra che dava sul retro. Sapeva già dove trovare Gabriel, continuava a sentirlo, e adesso la sua scorta era occupata. Non aveva con se la spada, ma in compenso aveva tanti dubbi. Uno rimaneva più forte degli altri. Se l'avesse ucciso lei? Non sapeva darsi una risposta. Ma per non rischiare non era armata. O forse era solo incoscienza? Ai confini della radura trovò quello che stava cercando. Una casa simile a quella doveva aveva passato gli ultimi giorni. Quasi speculare. Osservò il perimetro con calma, cercando una possibile entrata laterale. Sapeva che, qualunque cosa stesse cercando, doveva trovarsi nei sotterranei. Un rumore la fece sobbalzare. Spike.

"E' difficile inseguirti, corri parecchio."

"Va via. Ora."

"Non se ne parla, ormai sono coinvolto e voglio aiutarti."

"Allora rispondi ad una mia domanda e ti concederò il beneficio del dubbio. Qual è il mio animale preferito?"

"Ma che razza di domanda...Coccodrillo?" Buffy fu veloce. Un calcio in pieno viso, mentre continuava a canticchiare

"Ci son due coccodrilli ed un orango tango, due piccoli serpenti...Sei un idiota, Gabriel. Scontato. Non ci casco così facilmente." Continuava a picchiarlo, o almeno ci tentava, ma lui era tremendamente rapido e difficile da raggiungere.

"Forse ti ho sottovalutato, mia cara...ma dov'è la tua spada? Un guardiano senza la sua arma...un po' strano, non credi? O forse non hai intenzione di uccidermi?" Sorrideva. E la cacciatrice continuava a farlo indietreggiare.

"Coccodrilli. Che idea folle...allora? Vuoi fare un patto anche tu?"

"No, mai. Non si scende a compromessi."

"Neanche se potessi rendere l'umanità al tuo uomo? E tu dovresti solo lasciarmi in pace." Buffy si fermò.

"Non è la cosa che più desideri?"

"Non ne saresti capace. E poi spiegami perché dovrei allearmi con te. Mi hai scambiato per Darla? Non sono lei, mio caro."

"Tu pensaci, tesoro. Hai tempo fino a domani." Fece un inchino, per poi scomparire nel nulla. Illusioni. Il re delle illusioni. Cercò di schermare la sua mente una volta ancora. Sapeva bene quello che doveva fare. La casa era proprio uguale a quella dei guardiani, con la stessa botola e lo stesso sotterraneo. Non tardò a trovare la sfera. La mise delicatamente nel suo zaino, in mezzo ad un maglione, e poi uscì. Rimase interdetta. Perché non si era difeso? Perché non l'aveva uccisa, o rubato la sua anima? Troppo facile. Troppo. C'era qualcosa che non quadrava. Ma a parte le illusioni non l'aveva mai visto combattere. Preferiva bloccare in qualche modo l'avversario, con le sue proposte o tramite i suoi servi, e poi agire sull'essenza di ogni persona. Era veramente così debole? E allora perché era così difficile da sconfiggere? Tanto che bisognava essere guardiani, avere una spada particolare...punti oscuri. Neri come quella notte. Una nube carica di pioggia oscurava la luna che ormai era quasi piena. L'indomani tutto sarebbe finito. In qualche modo. O si vince o si perde. La perdita sarebbe stata devastante. Ora doveva proteggere il suo bottino. Arrivò alla casa dei guardiani, e iniziò a constatare i danni. Due finestre distrutte, arredi bruciacchiati. Nessuna traccia di Angelus. E neanche di Spike. Cercò di chiudere le imposte con le pesanti tende, anche se l'aria filtrava lo stesso. Si ritrovò a spaccare legna come un boscaiolo, per riuscire a scaldarsi un po'. Poi si sedette davanti al camino. Aprì lo zaino, fissando quella sfera luminosa e bellissima. Ipnotica. La accarezzò come se fosse il suo uomo, mentre una lacrima si faceva strada sul suo viso asciutto. Era tutto così confuso...

Angelus spalancò la porta. I suoi abiti erano sgualciti e strappati. Non disse una parola. Lei richiuse lo zaino, per metterlo in un angolo, sopra una sedia. Rimase a guardarlo, mentre si cambiava. Intimità. Come se fosse normale. Come se non ci fosse. Si sciacquò il viso, sistemandosi i capelli. Si voltò dalla sua parte e rimase a guardarla, in silenzio. Lei non fece una piega. Aprì un pacco di patatine ed iniziò a mangiare rumorosamente, sempre sostenendo il suo sguardo.

"Sei uscita comunque."

"Avevo da fare. E non mi andava di affrontare Darla."

"Peccato, sarebbe stato divertente..."

"Oh, due donne che si battono per te! Dru e Darla non l'hanno mai fatto? Spike è venuto un po' dopo..."

"No. Conoscevano la gerarchia. Mai avuto problemi."

"Ah, beh, allora..."

"Tu l'avresti fatto?"

"Cosa?"

"Batterti con lei."

"Per te? No, non più. Ma un giorno o l'altro la ucciderò. Sono una cacciatrice."

"Ultimamente non sembra."

"Perché? Perché andiamo a letto insieme? Qualcuna prima di me ha fatto pasticci peggiori."

"Sarei un pasticcio?"

"Non so, come ti vuoi definire?" Lei sorrideva.

"Drusilla nella sua mente ha visto delle cose interessanti. Sei stata da Gabriel."

"Già."

"Ma non hai portato la spada."

"No."

"E quindi?"

"Mi ha proposto un patto. Ci sto pensando."

"Riguarda me?"

"Può darsi."

"E la mia anima?"

"Non necessariamente quella." Angelus si avvicinò alla ragazza, togliendole il pacco di patatine dalle mani e abbracciandola. La stringeva troppo, facendole male.

"Non l'hai presa vero? O io non sarei me stesso in questo momento."

"Vuoi perquisirmi un'altra volta?" Lui sorrise.

"Devo ancora scoprire cos'hai nella tua testolina. Mi sembra riduttivo dire che la tua parte oscura ha preso il sopravvento."

"Che ne sai tu?"

"Giles." Buffy impallidì, per poi spingere via il vampiro.

"Tranquilla, non l'ha detto a me. Non so neanche dove si trovi adesso. Non sei molto gentile...io ti sto trattando bene, non ti fidi di me?"

"Devo capire perché mi stai trattando così bene. Sai com'è, visti i nostri precedenti..."

"Hai ragione. Me ne hai combinato delle belle, tesoro."

"Anche tu non scherzi."

"E allora perché siamo qui?" Era tornato vicino a lei. Le accarezzava il collo, e poi il viso.

"Perché stiamo facendo questo? Non te lo chiedi?" Buffy annuì, chiudendo gli occhi e portando la testa all'indietro.

"E ti sai dare una risposta, Angelus?" Si baciarono sulla bocca.

"No. Non voglio darmi una risposta. Ora voglio solo prenderti. E amarti. E ucciderti. Perché mi fai sentire così debole, così affamato. E non lo capisco. Mi fa impazzire. E mi fa paura." Guardarlo negli occhi e vedere la sua cattiveria. Il suo odio. Verso se stesso. E lei, naturalmente. Un sussurro. All'orecchio. Con una lacrima che tornava a bagnarle il viso per risposta. E sapere che era contraccambiato. E sentirlo tremare. Contro il suo corpo così piccolo, e lei persa nel suo abbraccio.

"Ti amo." Due semplici parole. Scambiate così. Immersi nella disperazione e nel desiderio. E un bacio ancora, e la carne che reagiva, come un riflesso antico, perso nella notte dei tempi. Amarsi. Irragionevole e irrefrenabile. Spaventoso. Per entrambi.

Rimanere tra le sue braccia. Mentre i pensieri affollavano la mente, soffocandola. Gli accarezzava il petto, dolcemente. Il mondo poteva anche crollare in quel momento. Lei sarebbe rimasta aggrappata là. Gli occhi di Angelus erano persi nel vuoto. Nessuna parola. Solo quello sguardo spaurito. Angelus che imparava ad amare. Sconfitto dalla passione. Buffy sorrise al nulla, mentre ci pensava. Lui rispose al suo sorriso, incerto e vago. Avrebbe voluto cullarlo. Farlo calmare, togliere l'angoscia da quel viso. Spiegargli, come se fosse una maestrina. Cos'era l'amore. Cosa comportava. Lui era a livelli elementari. E si stava facendo sconfiggere. Buffy aveva paura di una sua reazione. Della negazione. Di tutto. Ma poi si addormentò. Con le paure che svanivano come nebbia. Con i sogni che tornavano ad angosciarla. Una sfera di luce che splendeva nella notte. Ma lei, voleva rimanere al buio?

Svegliarsi. Sola. Nella sala illuminata dalle candele e dal fuoco. Ricordi che si affollavano. Dolci e tremendi. Rimanere ancora in quel tepore. E tornare alla realtà. Dov'era? Si era sfamato quella notte? Quante persone aveva ucciso? Cercare di scacciare via tutto. Per poi notare la sua sagoma nella stanza. In piedi. Accanto alla porta. Vederlo mentre si girava lentamente, con la sua sfera in mano. Fu come se il terreno perdesse di consistenza. Precipitare nell'abisso. Il suo sguardo la fece rabbrividire.

"Perché. Perché l'hai presa. Perché non l'hai usata?" Buffy non rispose, rifugiata tra le coperte. Quando portava il globo a contatto con il suo cuore, si illuminava di più, mostrando diverse sfumature di colore.

"Perché mi hai detto quelle parole, stanotte...è tutto un trucco? Ha ragione Darla? Tu rivuoi Angel. E stai giocando con me. Per la tua missione. E poco importa se ti comporti da puttana. È così? E io l'ho uccisa. Ho ucciso il mio Sire. Nuovamente per te." Gli occhi di lui erano lucidi di pianto. Si stava avvicinando al letto. Il suo volto era quello del vampiro. Appoggiò la sfera sul tavolo, come una reliquia preziosa. Buffy si alzò. Lui l'aggredì, scagliandola contro la parete. Non fiatò. E questo lo faceva imbestialire ancora di più. Prese a colpirla, e lei a difendersi. Continuava a chiederle il perché. E ad un certo punto la lasciò andare. Rintanata in un angolo della stanza. Ferita.

"Rispondimi. Tanto morirai stanotte, Buffy. In un modo o in un altro. Perché lo hai fatto? Perché hai quella sfera? Perché non l'hai usata..." Lei prendeva fiato. Le lacrime scendevano senza posa.

"Per Gabriel. Ha bisogno della tua anima o della mia. Perché siamo i guardiani. Così invece non può far niente."

"Non l'hai ucciso."

"No."

"Perché spetta ad Angel, vero? Questa storia del patto non ha senso."

"Mi ha proposto di farti tornare umano." Angelus rimase interdetto.

"La scadenza è per stanotte."

"Cosa vuoi da me, Buffy? Hai distrutto ogni cosa possibile. Hai distrutto quello che ero. Dal di dentro. E io potevo darti tutto. E tu hai preso quello che ti serviva." Animale ferito. Riprese la sfera in mano, avvicinandosi alla ragazza. Con un dito cercò di sfiorarle il viso, ma lei si spostò.

"Rivuoi il tuo angelo. Lo rivuoi ancora, non è vero? Sono tutte cazzate. Mi hai usato. Per sbarazzarti di Darla e Dru. Per non avere un nemico in più. Era più facile andarci a letto, no? In fondo non deve essere stato difficile...pensavi a lui. Io sono lui! È così Buff?" Gli strappò la catenina dal collo, tenendola un attimo tra le sue dita. Colori indistinti. Che lo stupirono. Verde e rosso che si alternavano in un arcobaleno bizzarro. Umanità. La gettò via. Le accarezzò i capelli, scoprendole il collo.

"Io ti amo, Buffy. Questo lo sai, vero?" Affondò i denti. Con calma, quasi con rispetto. Lei gli rispose. Gli disse che lo amava. E ci credeva sul serio. Per poi abbracciarlo, e chiudere gli occhi, ed aspettare la morte. Abbandonarsi ad essa. Agognata e paurosa, desiderata e crudele. Sentì le forze che svanivano. E un rumore. E lui che si allontanava. E ciò che vide la lasciò di sasso. Attonita. Persa nella nebbia della sua debolezza. La mano di Angelus ferita. Perché aveva rotto la sfera. Perché l'anima stava tornando al suo posto. Prese a singhiozzare amaramente, tremando. Non credeva ai suoi occhi. Perse i sensi. Voleva perdere conoscenza...

Si svegliò dopo un po'. Si ritrovò sul letto, sotto le coperte. Aveva delle medicazioni. Sul collo. Sul viso. E si sentiva molto debole. Guardandosi attorno vide Spike. Ed Angel. Che parlavano a voce bassa.

"Non ti devi muovere da qui. Resta con lei."

"Ma potrei darti una mano. E poi ho voglia di menar le mani..."

"C'è poco da menare. Ormai è solo. E non può più ingannarmi."

"Tu credi? L'ha fatto due volte. Due volte ti ha portato via l'anima."

"Già...una volta si è finto Buffy e ci sono cascato. E la seconda volta...beh, aveva due ostaggi. E tre vampiri."

"Ehi, stavo recitando! Dovevo farlo! È già tanto che Dru non se n'è accorta e..." Rimase un attimo in silenzio, ma Angel capì cosa voleva chiedergli.

"Non c'è più, Spike. Né lei né Darla." Annuì.

"E' proprio la fine, eh? Una volta eravamo una famiglia."

"Forse è l'unica cosa buona che lui ha avuto il coraggio di fare. Io a Los Angeles non c'ero riuscito."

"Già. Ma tu hai dei sentimenti, vero? Questa storia dell'anima mi fa venire il voltastomaco...."

"Anche a me, Spike. Anche a me." Prese la spada di Buffy. La pietra luccicava di un bel verde smeraldo.

"Che devo fare se si sveglia?"

"Sono già sveglia." Angel si voltò verso di lei. Lasciò l'arma per avvicinarsi.

"Vai da Gabriel?"

"Sì."

"Tornerai?"

"Sì." Buffy mostrò un sorriso timidissimo.

"Ti aspetto?" Angel aveva uno sguardo molto triste. E lei si sentiva tremendamente in colpa.

"Tu stai bene?"

"Credo di sì." Le diede un bacio. Lieve. Sulla fronte. Mentre le lacrime sgorgavano indisturbate. Si avviò verso la porta, facendo le ultime raccomandazioni a Spike.

Buffy si rivestì. Lentamente. Le girava ancora la testa, ma mangiò qualcosa e si sentì subito meglio. Passò un po' di tempo prima che si decidesse ad aprir bocca.

"Cos'è successo?"

"Sono arrivato e vi ho trovato in un bel quadretto. Tu svenuta, lui a terra che urlava. Ci ho messo un po' a calmarlo, a fargli capire che eri viva, che tutto andava bene. Poi ti ha medicato e messo a letto. Hai dormito per parecchie ore. Io invece mi sono sbronzato. E qualcuno mi ha fatto compagnia. Come affioravano i ricordi...doveva annegarli, credo. Ma ha più resistenza di me. Mi sa che si è allenato ultimamente...E ha deciso di andare da Gabriel. Il resto lo sai." Lei annuì.

"Questo è tuo?" La collana. La prese tra le mani, rimirandola. Lesse l'iscrizione e poi l'appoggiò sul tavolo.

"Sai cosa penso? Che siamo tutti maledetti. E tutti prescelti."

"Che vuoi dire?"

"L'inferno è qua. Tra le nostre mani. La morte è sempre ad un passo. E il destino ci muove e fa giocare come burattini inutili. Perché Angel? Per Acathla, per Gabriel. Per cos'altro? Ci sarà mai pace? La profezia parla di serenità. Di una lunga strada tranquilla. Ma io non ci credo. Non credo più a niente. Se è vero che i demoni possono diventare buoni e i buoni malvagi...dov'è la distinzione? Cosa devo combattere io? Me stessa, Angelus? Guardati, Spike. Anche tu sei in questa ruota. Quante persone hai ucciso in vita tua? E adesso cosa sei diventato? Perché?"

"Domande difficili, Buffy. Filosofiche, quasi. La realtà non è in bianco e nero. E io non posso parlare per il mondo. Posso dirti quello che sento. E non è neanche molto chiaro."

"Allora dimmelo. Fammi capire."

"Ciò che sento per te. Mi ha fatto diventare migliore, in qualche modo. Perché mi hai fatto capire il valore della vita altrui, credo. Certo che il chip ha dato una grossa mano..."

"Perché io? Guarda che cosa ho fatto. Quello che ho distrutto. Io non sono buona. Sono un'assassina. E ho amato un assassino."

"E l'hai cambiato. Non è vero? Perché è stato lui a rompere la sfera. Praticamente a suicidarsi. Sapeva benissimo che cosa sarebbe successo."

"Si è suicidato...bella frase. Era una cosa che non poteva gestire. Che lo terrorizzava. E si è arreso. Non voleva uccidermi. Me l'ha fatto credere...e io ho desiderato la morte...Una sua piccola vendetta. Tanto sapeva che Angel non mi avrebbe mai perdonato. Come hai detto tu." Piombò il silenzio. La cacciatrice preparò il suo zaino, con calma.

"Dove vai?"

"A casa. La mia ricerca è finita."

"Aspettalo. Parlaci."

"Non saprei più cosa dirgli."

"Con me hai parlato."

"E' diverso, Spike. Tu non sai quello che è successo. Lui sì. L'ha vissuto sino in fondo. Nei ricordi che ha il suo corpo."

"Ti senti in colpa, Buffy? Quello che hai fatto...pensi di aver sbagliato? Di dover chiedere perdono?"

"No. È questo il problema. Ho fatto quello che sentivo. Travestito da piano tattico per uccidere Gabriel. Per salvare anime altrui. Ho amato quel mostro, e lui ha amato me. Semplice equazione perfetta. E amo anche quell'uomo con la spada che è uscito da qui. Ma non posso più affrontarlo." Abbracciò il vampiro. Prese la collana e la mise in tasca, per poi uscire.

La luna era piena e tonda, e il cielo sgombro. Iniziò a camminare, con calma, verso la città che appariva nelle sue luci oltre il bosco. Rumori di festa. La giornata finale della sagra. Buffy fu investita da colori e rumore, da sorrisi e gioia. L'albergo dove prima stava con Giles era vicino. Aveva ancora la stanza riservata. E li andò. Fece una doccia, finalmente guardandosi allo specchio. Chiamò Dawn per dirle che stava bene. Si truccò un po'. Quanto le mancava la normalità. La luce elettrica. L'acqua corrente...dalla finestra guardava le strade piene di gente che urlava e suonava. Poi riuscì a sentirlo. Era al quarto piano, ma riusciva a distinguerlo tra la folla. Con il suo cappotto nero, che guardava dalla sua parte. Rimaneva fermo mentre le persone lo spingevano da tutte le parti. Buffy sentiva il suo cuore battere all'impazzata. Scese le scale come una forsennata, per poi cercarlo tra la folla. Fu come se non esistesse niente e nessuno. Come se il mondo fosse stato inghiottito da uno squalo. I suoi occhi neri e bellissimi, avevano ancora quell'ombra di tristezza che conosceva. Provò a sorridere. E lui si avvicinò.

"E' finita?"

"Sì."

"Stai bene?"

"Sì." Angel le toccò il collo. Aveva ancora un cerotto e pizzicava appena.

"Mi dispiace." Lei lo aveva detto con un filo di voce. Lui la baciò sulla bocca, delicatamente. Le prese le mani. Tutti e due portavano ancora l'anello. Nella stessa posizione di anni prima. E come allora lei baciò quella vera d'argento. E lui sorrise. Per poi girarsi ed andarsene. Buffy rimase immobile. Non riusciva neanche a piangere.

"Torna da me, amore mio. Fallo adesso." Solo un sussurro. Ma lui non si voltò, quasi inghiottito dalla ressa. Vide Spike. La salutò con un gesto. Angel lo prese per un braccio, e si allontanarono via insieme.


 

Giles mi ha consigliato di scrivere ciò che provo. Era un bel po' che non lo facevo. Il tempo è passato e non mi sento più una ragazzina che si confida con un diario. Donna. Cresciuta. Ho ventuno anni adesso. Ma è come se ne avessi cinquanta. La prescelta. La cacciatrice. Quella che sta con i buoni. Anche se non mi sento affatto buona, ultimamente. L'Irlanda è lontana. I mesi scorrono, e la verde terra è un ricordo. Così come Angel. Così come Spike. Ogni tanto mi arriva una cartolina, con la firma del sanguinario e basta. Almeno so che stanno bene. Giles certe volte mi scrive e accenna qualche cosa. So che lavorano per il Consiglio. Che il mio caro Osservatore li usa come jolly da mandare in missione per il mondo. Da quando è stato promosso tutto è cambiato. Parecchio. Non per me. Nessuno vuole turbare il mio equilibrio. Ma in fondo che ne sanno di quello che provo? Il mio problema si chiama notte. Quando mi sdraio nel mio letto e cado in coma dalla stanchezza. E allora lui mi viene a trovare. Una piacevole abitudine. È come precipitare in una realtà parallela dove ci siamo solo noi. E facciamo l'amore, e viviamo quei momenti all'infinito. E finisce sempre allo stesso modo. Mi morde. E io mi sento morire. Per poi svegliarmi e controllare il collo, e domandarmi se è successo veramente. Cosa è successo veramente?

Perché tutto questo? Ho sempre pensato che i sogni avessero un senso, uno scopo, una direzione da indicare. Ma questi cosa vogliono dire? Che devo morire, diventare un vampiro, arrendermi all'evidenza della mia ossessione per Angel o Angelus che sia? Sentirmi in colpa. Per quello che ho fatto. Per aver amato un demone spietato e crudele, che ha causato la morte di una marea di persone. Non ci riesco. La realtà è che non so neanche chi dei due sto sognando. Perché mi hanno morso tutti e due. Guardo le cicatrici allo specchio, e mi sembra ancora di sentire i suoi denti che penetrano la carne. E non è dolore. È estasi.

Vado da Faith ogni settimana e confrontiamo la nostra anima nera. Mi aiuta. Mi capisce. Forse è l'unica. So che anche lei adora Angel. Ma come una figura paterna. Credeva di amarlo. Poi ha capito che non era così. Le manca. Un po' come a me manca la guida di Giles. A volte credo che le dia fastidio sentirmi parlare di Angel in quel modo crudo. Ma poi mi sorride e mi fa sentire bene. Le voglio bene. Mi sembra una sorella. Buffo. Sento più vicino lei di Dawn, di Willow, di Xander. Vorrei liberarla da quella prigione e portarmela a casa. Tornare a combattere con lei, avere un'amica che ti capisce con uno sguardo. Ma non lo farebbe. Sta scontando per il male che ha fatto. E se è cambiata tanto lo deve alla prigione. E anche al mio Angel. Ed è felice così. Chissà se lui è felice. Se quella serenità dipinta nel libro l'ha veramente raggiunta. Spero di no. Per un semplice atto di egoismo. Perché vorrei essere io la causa di ogni sua gioia. Dopo tutto questo tempo, sono sempre ferma al solito punto. Amarlo a distanza. E pensare che adesso la maledizione non è più valida, che potrei far l'amore con lui fino a sfinirci... Vado a dormire con la consapevolezza che lo vedrò. Che almeno in quel mondo potrò stare con lui. Chissà se facciamo gli stessi sogni...


 

E' qua. Stanotte ho incontrato Spike. Sono qua. Mi ha raccontato un po' delle loro avventure. Anche lui è cambiato. Non l'ho mai visto così. È meno impulsivo, ma riesce sempre a farmi ridere. Ha trovato quello che cercava. Sembra che la serenità l'abbia raggiunta lui, non Angel. Se qualche anno fa me l'avessero raccontato non ci avrei creduto. Angel e Spike che lavorano per il Consiglio. Insieme. Che vanno più o meno d'accordo. Non voleva parlarmi di lui. Ma alla fine me l'ha detto: gli manco, sono mancata a tutti e due. Angel durante il sonno si lamenta. E si sveglia all'improvviso. Non c'è nessun pericolo che incombe su Sunnydale. Sono tornati perché sono in vacanza. Chissà cosa diavolo vuol dire.

Ho paura ad addormentarmi, stanotte. Perché so che lui è nella sua magione. E se lascio le finestre aperte? Potrebbe entrare. Vorrei che fosse così. Lo desidero come non mai. E se sognerò il suo corpo sarà ancora più pazzesco. Perché la distinzione tra realtà e fantasia potrebbe essere sempre più sottile.


 

Per due notti è venuto a trovarmi. Non è entrato, ma io l'ho sentito. Nello stomaco, nelle viscere. Non riuscivo a dormire. Sentivo il suo sguardo addosso. Come una carezza calda e violenta. Non ha bisogno di invito, e lui lo sa.

Orgoglio. Dolore. Chissà cosa prova. Chissà se è ancora furioso con me. O geloso, per quello che è successo con Angelus. Stanotte mi stava seguendo, ancora prima del mio rientro. Durante il giro di ronda. Ero indecisa se chiamarlo o meno, se farlo uscire allo scoperto. Ma voglio aspettare. Senza forzarlo. Voglio che sia lui a venire da me, quando sarà pronto. Vivo per la notte. Per sentirlo vicino a me. Ora spengo la luce e aspetto.

L'ha fatto. È entrato. Dormivo, ma mi sono svegliata di scatto. Ho visto la sua sagoma scura davanti alla mia finestra, illuminata dalla luna. Era lì. E si è avvicinato a me. Quella carezza era reale. La sua bocca era reale, come il suo viso bellissimo e quello sguardo che riesce a scuoterti l'anima. Non ha detto una parola. Ma non c'era bisogno. Sentiamo le stesse cose. Come anime gemelle che continuano ad inseguirsi, da anni. L'ho fatto entrare nel mio letto. Nel mio corpo. Aggrappandomi a lui. Ho riso e ho pianto, e sono diventata pazza e ingorda. E anche lui era così. Tenero e violento, dolcissimo e arrogante. Ho difficoltà a guardarlo negli occhi. Ma tutto il resto funziona tremendamente bene. Stare tra le sue braccia. Rifugiarmi nel porto tranquillo del suo petto. E inondare di lacrime la sua pelle bianchissima. Essere felice ed avere paura. Di una sua fuga, di un suo abbandono. Un altro addio. Come tanti, come troppi nella nostra vita. Non ha fiatato. Dopo quella frenesia estrema mi ha baciato a lungo. E pensavo di morire tra le sue labbra. Era quasi l'alba, quando è andato via. Cosa devo pensare? La mia testa è piena di nuvole. E solo adesso che scrivo mi rendo conto veramente di quello che è successo. Non è stato un sogno. Non stavolta. Il letto porta i segni del suo passaggio. E anche la mia carne. Non voglio neanche farmi la doccia. Voglio tenermi il suo odore addosso.


 

Non riesco a ragionare. Tutto il giorno che penso a lui. Che aspetto il tramonto. Le altre persone mi parlano e io non sento. Sono fuori di me. E non ho mangiato. Dawn non sa niente. Tara mi ha sorriso oggi, e mi ha detto che la mia aura è splendida. Allora perché ho così paura? Tra poco verrà da me. Mi sono preparata con cura. Ma non credo di aver bisogno di tecniche di seduzione. La nostra è una fame di secoli.

Parlare. È quello che mi continuo a dire. Devo sapere. Devo capire. Ma poi perdo la cognizione del tempo e dello spazio. Forse non siamo pronti per discutere. Ma io gliel'ho detto lo stesso, stasera, dopo tante sere. Smarrita nell'estasi, rapita dalle sensazioni che riesce a darmi. Gli ho detto che l'amo. E lui ha coperto la mia bocca con la sua. Catturando la mia lingua e seducendola in una danza frenetica e calda. Sono pazza di lui. Non m'importa se non mi ha risposto. Non m'importa di niente. È come una droga. E ne ho bisogno. A qualsiasi costo. Aspetterò. Ho aspettato tanto tempo per averlo in questo modo. Stanotte ha pianto. Ho sentito le sue lacrime scorrere e bagnarmi la pelle. Ci stiamo distruggendo. E non conosco un modo migliore per farlo. Non lo sogno più. La realtà è molto meglio.


 

È mattina. E questa notte è stata speciale. Più delle altre. Quando sono rientrata dalla caccia lui era già qui. Che mi aspettava. Aveva una lettera in mano. Ma alla fine non me l'ha data e abbiamo parlato. Poco per volta. Svelando parte del nostro cuore. Paure. Ne abbiamo così tante! Il nostro amore è profondo come pochi. Sopravvive al dolore, ai tradimenti, alla lontananza. Penso sempre a quel disegno, alla profezia. Lui in quella strada serena e tranquilla è solo. Non c'è mai traccia di una donna. Eppure ci rincontriamo sempre. Abbiamo fatto veramente gli stessi sogni. Ogni notte, per quasi un anno. Non è cambiato molto. Ha sempre la sua missione. Ma non più i sensi di colpa di una volta. Ha provato altre strade. E altre donne. Per dimenticarmi. Io ho fatto la stessa cosa. Ma ricordo quelle sensazioni di ribrezzo, quando mi svegliavo la mattina e trovavo qualcun altro al mio fianco. Scappare. Tornare a dormire. Nei miei sogni. Da Angel. Il mio Angel.

Ascoltavo le sue parole, mentre non riusciva a guardarmi negli occhi. Gli ho chiesto per quale motivo ha sentito il bisogno di dirmi tutto questo. Non lo sapeva neanche lui. Abbiamo discusso del suo demone. Che non c'è più. Che ha lasciato i ricordi di ciò che c'è stato con me. Pensieri che bruciano come acido. Difficile spiegargli perché ho amato quel mostro. C'è ancora un baratro tra noi due. Lo sento. Dietro i nostri corpi che continuano ad amarsi in un'armonia perfetta. Sotto i nostri cuori che conoscono l'inevitabilità di questo amore. C'è sempre la logica. Che fa cilecca. Che ci fa ricordare il passato e i nostri problemi. Che sono una cacciatrice e lui un vampiro. Che io crescerò, e diventerò vecchia. Mentre lui avrà ventisei anni in eterno. E sarà sempre bellissimo, anche se non lo sa.

Decisioni. Paura di scegliere qualcosa di definitivo. Di chiudere le strade che si aprono a ventaglio davanti a noi. Lui è andato via da un'ora, e io sono ancora qua che combatto con una penna che non funziona bene. Ora rinizia la recita. Il lavoro, la spesa, Dawn.


 

Ancora mattina. Ancora un'altra notte da ricordare. È venuto tardi. Sembrava un'altra persona. Non so perché sono così arrendevole. È come se io avessi già scelto. E sto aspettando che lui maturi le sue conclusioni da solo. Ancora silenzio, dopo tante parole. Ancora il suo corpo da consumare, desiderare, appagare. Mai sazia. Mai abbastanza. E poi coccolarlo. Teneramente. Mi viene tutto così facile! E oggi ancora di più. Credo di essere felice. Come non lo ero da una vita. Come non lo sono mai stata. Provare ad essere qualcos'altro. Stasera ho un appuntamento con lui. Riprovare a conoscerci, frequentarci, corteggiarci. Non so se ci riusciremo. Se saremo capaci di superare il passato o le prove che ci riserva il futuro. È una strada in salita. Ma ho energia da vendere. Vuole vedere chi è la nuova Buffy. Quella con un "demone" dentro che le fa inseguire le prede fidandosi dell'istinto e dell'olfatto. Che non è più una bambina, o una bambola di cristallo delicato da proteggere. Ma una donna consapevole della sua forza e della sua femminilità. Non so se saremo capaci di fare tutto questo. Vogliamo prenderci un po' di tempo per scoprirlo. Voglio pensare a noi due. Non solo a salvare il mondo dal male. Abbiamo diritto ad un po' di serenità? So solo che stanotte abbiamo riso, dopo tanto tempo. So solo che adesso sta sorgendo il sole della domenica. Lo immagino guardando l'orologio, ma non lo vedo. Perché le finestre sono sbarrate. Perché lui sta dormendo accanto a me.