REMEMBER ME AUTORE: SONIA periodo: quinta stagione, quando
Riley è in crisi con Buffy. Summary: Buffy inizia a fare strani
sogni su qualcosa che deve ricordare, e tutto ciò riguarda Angel. Finale
alternativo della quinta stagione. Disclaimer: i personaggi non sono miei,
ma della WB Rating: per tutti Pairing Buffy/Riley, Buffy/Angel Se volete scrivermi commenti o
suggerimenti, o critiche feroci, il mio indirizzo è folleria@tiscali.it p.s. è la mia prima e acerba fanfic… Remember me Perché. Era quello che continuava a
chiedersi. Perché Riley doveva essere così insicuro nei suoi confronti. Non
era giusto. Lei ce l'aveva messa tutta per cercare di andare avanti, per
rifarsi una vita dopo Angel. E lui continuava a dubitare. Perché. Forse stava
sbagliando qualcosa. Forse non riusciva a dimostrare l'amore che provava per
lui. O forse lui vedeva qualcosa che Buffy stessa non notava. Era in camera sua, a casa di sua
madre, sola, seduta sul suo letto. Il silenzio della notte l'avvolgeva
dolcemente, ma non la proteggeva dai mille pensieri che l'attanagliavano.
Perché? Aveva voglia di sentire Willow, di parlare con lei, di confrontarsi.
Ma c'era Tara, non voleva disturbare nessuno. Riley era partito per l'Iowa,
dalla sua famiglia, aveva bisogno di tempo, o almeno così aveva detto. Buffy
aprì il cassetto del comodino, e trovò l'anello. Era lì doveva l'aveva
lasciato tempo fa, luccicante, denso di significati. Dov'era Angel adesso? Cosa stava
facendo? Ogni tanto gli capitava di pensare a lui, in realtà sempre più
spesso da quando era venuto a trovarla a Sunnydale, quando gli aveva chiesto
scusa. Riley aveva ragione? Aveva un debole per i vampiri tenebrosi? Dracula
l'aveva ipnotizzata, ma Angel no. Il rapporto con Riley era diverso, era più
reale e solido, sicuramente più carnale, ma ultimamente sentiva un po' di
stanchezza. Angel era il fascino del proibito, dell'irraggiungibile, del
platonico. Ma forse qualcosa di più. Erano diversi quei due. Il tempo era
passato, da un mostro ad un altro, dai problemi alle soluzioni. E ora la sua
vita era quasi normale. Aveva ripreso a studiare seriamente, ad allenarsi con
Giles, malgrado tutto si prendeva cura di Dawn... Cosa le mancava? Continuava
a guardare l'anello tra le sue mani. Ricordava il giorno in cui Angel l'aveva
infilato al dito. Ricordava quando tempo dopo quell'anello era stato
depositato vicino alla statua di Acatla e aveva riportato Angel da lei, con
l'anima. Era tutto così lontano...ma così tremendamente vicino. Si sentiva
offesa dall'atteggiamento così insicuro di Riley, ma allo stesso tempo i
sensi di colpa continuavano a farla star male. Forse era vero che amava
ancora Angel. Di sicuro non poteva e non voleva dimenticarlo. Oddio, magari
avrebbe voluto buttarsi la loro storia alle spalle, ma non era possibile. Quasi senza accorgersene scivolò tra
le braccia di Morfeo, ancora vestita sopra il suo letto, in un sonno agitato
e strano. L'anello era ancora tra le sue mani, stretto in un abbraccio pieno
di ricordi. I sogni di quella notte la
svegliarono all'improvviso, sudata e calda, palpitante e sconvolta. Aveva
sognato Angel, ancora una volta. Aveva rivisto il suo bellissimo corpo e
sentito le sue carezze, stranamente calde e piene di vita. Aveva sognato un
letto a Los Angeles, e giochi d'amore con un gelato al cioccolato. Un tavolo
da cucina usato come alcova, dove l'istinto prendeva il posto di ogni
razionalità. Non era la prima volta che sognava di far l'amore con Angel, ma
era la prima volta da quando stava con Riley. Era tutto così vivido! Eppoi il
viso di Angel, quella bocca che continuava a sussurrare quella frase:
"remember, ricorda". Ricordare cosa? Un ricordo impossibile di una
mortalità che Angel non aveva mai avuto con lei. Perché. Era la stessa domanda di ore
prima. Perché adesso. Adesso che si sentiva sicura di amare Riley. Ma
stavolta la risposta era ancora più complicata. Le lacrime la sorpresero,
copiose e calde, bagnando l'anello che ancora aveva in mano. Maledetto
anello, maledetto passato che tornava a turbarla. Maledetto amore impossibile
che le prendeva il cuore. Arrivò la mattina, calda, in
un'esplosione di sole e profumi. Buffy non era riuscita più a prendere sonno
e si era alzata dal letto, facendo una lunga doccia per lavar via il peccato
onirico. Ma quelle parole rimanevano stampate sul suo corpo. Cosa doveva
ricordare? Le immagini del sogno? O qualcosa che aveva cancellato dalla sua
mente? Decise di andare da Giles e raccontargli tutto. Le lezioni potevano
aspettare. Andò al Magic Box, e con calma gli
raccontò tutto, come ad un confessore. Giles rimase esterrefatto a modo suo,
incuriosito e preoccupato. Tutti i sogni che Buffy aveva fatto prima d'allora
avevano un significato, e questo voleva dire un'ondata di guai. Ma anche lui
rimase incuriosito dal "ricordo". Decise di ipnotizzare Buffy per
riuscire a comprendere se il sogno era solamente un sogno o qualcosa di
diverso. I risultati furono stupefacenti. Quando Buffy si risvegliò dalla
suggestione Giles le raccontò la verità: un anno fa circa, quando lei era
andata a Los Angeles, il sangue di un demone aveva reso Angel mortale per un
giorno intero, e il sogno era "veramente vero", un ricordo. I
particolari furono omessi, per quanto possibile, ma la fine straziante di
quella giornata, l'ennesimo sacrificio di Angel con la rinuncia al suo essere
umano per il bene di Buffy fu come una pugnalata al cuore. Tutto era successo
veramente. Buffy prese le cassette, la registrazione della sua confessione
ipnotica e corse via. Riascoltò tutto con calma, nella sua stanza, con le
cuffie. Pianse ancora per molto tempo, si sentiva dilaniata dal dolore. Doveva chiarire ogni cosa. Doveva
vedere Angel e guardarlo in faccia. Ma aveva paura. Riley ultimamente era
molto triste, freddo, e sapeva che tutto questo riguardava la perdita dei
suoi "poteri", delle sue droghe. Ma forse c'era di più. Lei lo
iperproteggeva, aveva paura di perderlo...ma perché adesso? Perché questi
ricordi onirici venivano fuori adesso? Secondo Giles doveva esserci un senso,
ma questo solo Buffy poteva trovarlo in se stessa. Non disse niente a
nessuno, salì su un autobus e scappò via. Arrivò a LA in serata. Il sole stava
calando, ma ancora l'aria era calda e umida. Buffy si diresse nel rifugio di
Angel, quello che conosceva, ma lui non c'era, o almeno non rispose. Dove
poteva essere andato? Ovunque. Buffy forzò la porta e si diresse nella stanza
da letto. Il letto era sfatto ma vuoto. Accarezzò le lenzuola ad occhi
chiusi, rivedendo le immagini di quei sogni. Accanto al letto c'era il
telefono e un blocco da disegno. Lo sfogliò. E riconobbe se stessa ed Angel. Lui
aveva sempre disegnato benissimo, ma quegli schizzi sembravano vivi, quasi
foto in bianco e nero che parlavano di sensualità, di amore e andavano anche
oltre. Erano le immagini dei suoi sogni. Destino. Era destinata ad amare solo
lui? E Riley? Era confusa e stanca. Si sdraiò nel letto di Angel, decisa ad
aspettarlo e a riflettere sul da farsi. Neanche sapeva cosa voleva dirgli,
cosa avrebbe risposto lui. Sentiva solo il bisogno di parlare al suo antico
amore, di capire che cosa era successo. L'ipnosi non sempre dà risultati
certi... Angel tornò che era quasi l'alba.
Entrò con cautela preoccupato della serratura forzata. Ma nel suo letto c'era
Buffy, che dormiva un sonno agitato. Rimase in piedi, stupito da quella
presenza. Perché era là? Decise di non svegliarla, ma si avvicinò al letto,
accarezzandole lievemente il viso. Buffy aveva al dito l'anello che tanto
tempo prima lui le aveva donato, e i suoi disegni erano sparsi sopra le
lenzuola. Prese in mano il blocco e riprese a tracciare quel volto così noto,
così amato. Buffy si svegliò di colpo ancora una
volta, disorientata: non era il suo letto. Vide Angel accanto a lei,
bellissimo, silenzioso. Spesso tra loro uno sguardo valeva più di mille
parole ..."Forse è meglio che mi avverti quando vieni a trovarmi. Così
magari mi faccio trovare e tu non sfondi la porta." "Mi
dispiace." Era ancora turbata, aveva sognato ancora di quella notte, e i
confini tra realtà e fantasia erano veramente sottili tra quelle lenzuola.
"Hai disegnato ancora?" "Sei un soggetto interessante."
"Da quanto tempo sei tornato?" "Un paio d'ore. Non volevo
disturbarti." "Non mi chiedi perché sono qui?" "Mi
spaventa chiedertelo. Di solito sono guai. Vuoi fare colazione? Dovrei avere
qualcosa in frigorifero." "Mi basta un caffè." Angel si alzò e
andò in cucina. Buffy guardò i nuovi disegni e ancora una volta si stupì,
erano così realistici! Il suo viso sopra il foglio aveva una strana
espressione. Angel tornò a sedersi vicino a lei con una tazza di caffè
fumante. "Mi vuoi dire che succede? Sei scappata di casa?" Buffy non sapeva come iniziare. Ma
forse dire tutto e subito era la cosa più indicata, più facile. "Perché
non mi hai mai detto che sei diventato mortale per un giorno? Perché non mi
hai mai raccontato di quella giornata passata qua, ad amarci?" Non
poteva credere alle sue orecchie. Come l'aveva scoperto? Ricordare quella
giornata voleva dire sentire una forte fitta al cuore. Non rispose subito.
Guardava per terra. "Perché doveva rimanere un ricordo solo mio."
"E io non dovevo essere al corrente? Non mi hai dato l'opportunità di
scegliere!" "Scegliere cosa, Buffy? Se essere infelice con me o
crearti un'altra esistenza? Certo, ho deciso per tutti e due. Voglio che tu
viva. E poi pensi che sarebbe cambiato qualcosa? Ti ho dato un'opportunità di
vita migliore e l'hai colta. Ora c'è Riley e tu sei felice." "E tu
lo sei? Sei soddisfatto della tua scelta?" "La scelta di tornare ad
essere un vampiro? Certo che sono soddisfatto: tu sei viva. Tutto il resto
non vale niente." La tensione era palpabile. Angel l'aveva amata fino a
questo punto? E lei come l'aveva contraccambiato? Trovando un nuovo amore
nonappena lui aveva voltato le spalle. Continuava a non sentirsi meglio.
Forse era stato uno sbaglio arrivare a LA. Come l'altra volta. "Perché sei qua, Buffy? Queste
parole non penso che aggiungano niente di nuovo." "tu mi ami
ancora, Angel?" "Perché dovrei risponderti? Ti rendi conto che
razza di domanda mi fai?" "Io non so più cosa provo. Cosa sarebbe
successo tra noi se tu fossi rimasto umano? Non te lo chiedi mai?"
"Tu saresti morta. È il mio destino, Buffy, non voglio che tu sia legata
alla mia maledizione. Per questo sono andato via da Sunnydale."
"Non hai ancora risposto alla mia domanda." "Non ho nessuna
intenzione di farlo." Suonò il telefono e Angel si alzò
per rispondere. Era Willow che cercava Buffy. In realtà quasi tutta la gang
era vicino a lei al Magic Box. Buffy prese la comunicazione. "Tutto
bene?" "Si, avevo bisogno di chiarire delle cose." "Ho
parlato con il signor Giles, lo avevo immaginato. Ma tua madre è preoccupata
da morire. Ti ha cercato anche Riley, dovresti richiamarlo. Non gli ho detto
niente." Buffy rimase in silenzio. Che poteva dirgli? "Dille che
sto bene e che tornerò presto. Magari la chiamo più tardi." "E
Riley?" "Me ne occupo io. Grazie Willow." Angel riordinava il letto in
silenzio. Aspettava una parola che non arrivava. "Ho sbagliato a venire
a trovarti, ancora una volta. Penso che una cosa tra noi due non cambierà
mai: l'istinto che ci porta a proteggerci l'uno con l'altro." "Hai
ragione. Io ci sarò sempre, Buffy. Ma Riley..." "Lo so..."
Buffy aiutò Angel con le lenzuola, ma le loro mani si incrociarono per un
breve istante. Angel cercò di ritrarsi, quasi intimidito, ma lei portò la
mano di lui alla sua bocca, in un bacio delicato e dolce. I due anelli si
toccarono per un istante, il rumore risuonò nel silenzio della stanza.
"Mi fai paura, Buffy. Ogni volta che ti vedo, che ti sfioro, mi sembra
di tornare indietro e devo faticare per concentrarmi sul presente. Non puoi
entrare e uscire dalla mia vita. Non guarirò mai." Buffy non rispose. Stringeva ancora
la sua mano, ma questo non le bastava . Si avvicinò ancora di più e iniziò ad
accarezzargli il viso, assaporando quegli attimi infiniti. "A volte penso
che niente potrà mai separarci, che tutto quello che ci succede ci porta
sempre e comunque tra le braccia l'uno dell'altro. Tu questo come lo chiami?
Sono due notti che sogno di fare l'amore con te, e ho scoperto che non è un
sogno ma un ricordo. Come vuoi che mi senta, Angel?" "Posso
capirlo, ma Riley?" "Buona domanda." Buffy si staccò da lui e
gli voltò le spalle. Aveva bisogno di prendere fiato. O forse solo di andare
via prima di peggiorare le cose. Ma ormai era tardi. Angel si avvicinò e
l'abbracciò. Lei era così minuta eppure così forte! Tutti e due avevano gli
occhi chiusi, come sospesi in una dimensione senza tempo né spazio...Buffy si
voltò e Angel prese a baciarla, delicatamente e con passione, in un atto di
affetto infinito, di devozione, di amore immenso. Riemergere fu quasi
doloroso ma necessario. La realtà era diversa e molto più dura. "Io ti
amerò sempre, Buffy." "Lo so." "Ma il tuo posto non è
qua. Sei confusa, non sai quello che vuoi. Questa volta io non posso decidere
per te." "So che è un discorso egoistico, ma mi piace sapere che ci
sei, sempre. Una parte di me si accoccolerebbe sul tuo letto, sul tuo cuore,
come una bambina sperduta. Non mi muoverei mai da te. Ma poi torna la realtà,
la mia famiglia, Riley, Sunnydale, il mio destino da cacciatrice, Dawn. Sto
diventando pazza?" "Non ancora, credo." "Perché ho
ricordato tutto? Perché quei sogni bellissimi e crudeli? Cosa c'è sopra di
noi che ci fa soffrire tanto?" "Buffy, non ho le risposte. Qualcuno
ci sta mettendo alla prova, forse." Seduti sopra il letto continuavano
ad accarezzarsi le mani. C'era una dolcezza infinita in quel gesto così
innocente. Ma Buffy prendeva sempre più coscienza di una cosa: doveva
chiarire con Riley. Qualcosa era cambiato tra loro, irrimediabilmente. Forse
era il momento di restare un po' da sola. "Ora vado via, Angel." Ci
fu un attimo di silenzio, lungo, profondo. Ognuno era immerso nei suoi
pensieri. Buffy sapeva di doversene andare, ma voleva anche prolungare quei
momenti all'infinito. Amava Angel, lo aveva sempre amato. Ma si stavano
facendo del male, ancora una volta. Angel prese ad accarezzarle il viso e ci
fu un bacio delicato, ingenuo. "Ora va via, Buffy, ti prego." Lei
si alzò e si avvicinò alla porta. Tutto sembrava un sogno. Qualunque cosa fosse
era iniziata e finita con quel rumore di porta che si apriva. E si chiudeva. Buffy tornò a Sunnydale ancora più
pensierosa di prima. Qualcosa in tasca l'aveva, ora era tutto un po' più
chiaro. Non proprio tutto, non capiva perché il destino continuava a
spingerla tra le braccia di Angel. In ogni caso doveva affrontare le
conseguenze della sua scoperta, e lo doveva fare non solo con se stessa ma
con Riley. Andò prima di tutto a casa sua, per
vedere come stava la madre. Non capiva che tipo di malattia potesse avere:
era pallida e confusa, con un mal di testa che la distruggeva nel corpo e nel
morale. La accompagnò alla visita di controllo in ospedale, dove decisero di
trattenerla. Dawn era affianco a lei e continuava a starle addosso per capire
quello che era successo a Los Angeles. Buffy sapeva che i ricordi che aveva
di sua sorella erano solo il frutto di quella specie di incantesimo fatto dai
"frati", ma erano plausibili: non doveva raccontare a Dawn un
accidente, o tanto valeva comprare una pagina del quotidiano locale. Prima di
tornare a casa passò al Magic Box, per scoprire che tutti erano lì riuniti in
attesa di qualche segnale da parte sua. Spedì Tara e Dawn al cinema (quelle
due si adoravano!) e si sedette. Fu Xander ad iniziare il terzo
grado: "Allora, come sta il bel tenebroso? Non puoi fare a meno di
andarlo a trovare ogni tanto per spaventarci a morte?" Willow assestò un
calcio sotto il tavolo sul povero stinco dell'amico, quasi all'unisono con
una sberla di Anya che lo colpì in piena spalla. Giles rimase in silenzio ad
osservare la sua protetta che sembrava non riuscire a trovare le parole per
spiegarsi; nel frattempo le offrì un aromatico infuso d'erbe. "Non so da che parte iniziare.
Penso che Giles vi abbia raccontato quasi tutto. Ho sognato di fare l'amore
con Angel per due notti di seguito. Solo che non era un sogno. È un ricordo.
È successo qualche tempo fa, forse un anno, forse più. Angel era tornato ad
essere umano, ma poi per salvarmi la vita ha rinunciato alla sua mortalità.
Tutto questo mi ha sconvolto, e sono tornata da lui." Il silenzio fu
rotto da Xander ancora una volta, aveva proprio deciso di fare l'avvocato del
diavolo. "E tu cos'hai fatto? Non hai pensato alle conseguenze? Hai
chiamato Riley? Cosa cavolo dirai a quel ragazzo? Chi cavolo ami dei
due?" E voi piantatela di picchiarmi, voglio vederci chiaro."
"Allora, vediamo se riesco a spiegarmi: no, non ho pensato alle
conseguenze e sono spaventata a morte. Ho chiamato Riley e tornerà domani.
Non so ancora cosa gli dirò. Non lo so chi amo dei due. Sei contento? Anzi,
ti dirò di più, penso di amare tutti e due, magari in modo diverso,
ma..." "Ti capisco, sai" disse Anya "Quando Xander si è
sdoppiato anche io sentivo di amare tutti e due, l'imbranato e
l'affidabile..." "Che c'entra, ero sempre io. E poi che cosa
intendi per imbranato?" Gli altri guardavano quei due come se fossero
scesi da Marte. È possibile che ogni volta doveva finire con una loro
discussione personale? Willow si avvicinò e prese la mano
di Buffy, trasmettendole calore e comprensione. Buffy sorrise appena, poi si
voltò verso la coppietta felice e li zittì con uno sguardo. "Ragazzi, so
che vi ho fatto preoccupare, me ne dispiace. Queste sono cose personali, ma
ho voluto condividerle con voi, forse perché sembra tutto più grande di me.
Adesso non voglio pensarci più di tanto, ho guai peggiori. Mia madre è stata
ricoverata e ancora non si sa che cosa la fa star male. E poi c'è la nostra
cara demone. Dobbiamo stare attenti e capire chi o cosa è." Ognuno riprese a parlare per i fatti
propri. Sembrava quasi una riunione di condominio. Buffy andò nella palestra
del negozio ad allenarsi, tirando soprattutto pugni, perdendo la cognizione
del tempo. Senza quasi rendersene conto si ritrovò a piangere, era come se la
rabbia e il dolore sgorgassero in forma liquida dai suoi occhi. Ultimamente
stava piangendo troppo e non le piaceva. Si sentiva debole e vulnerabile,
aveva paura, in quelle condizioni non poteva andare a caccia. Non si accorse
che Giles ormai era andato via insieme a tutti gli altri. Ma sentì una
presenza malefica dietro di sé e reagì: atterrò Spike con una facilità
estrema. Per poi non fiatare, rialzarsi e guardarlo con sospetto. "Che
vuoi?" "Che tu la pianti di farmi del male, visto che non mi posso
difendere." "Prova ad annunciarti la prossima volta che decidi di
venire a trovarmi. E poi vedi di girare al largo, non ho proprio voglia di
sopportarti oggi." "Cos'è, il nostro caro man in black ti ha
turbato? È per quello che piangi?" Per l'ennesima volta Buffy sferrò un
pugno a Spike, che non riuscì proprio a schivarlo. "E tu che ne
sai?" "Ho i miei informatori. Sei scomparsa per due giorni, avevi
nostalgia?" Nostalgia. Bella parola. Non era
proprio nostalgia, era peggio. Adesso sentiva una strana pressione. Sia
Xander che Spike si preoccupavano. Tutti si preoccupavano quando lei aveva a
che fare con Angel. Ma che volevano? Riprese a picchiare Spike, in effetti
era meglio che tirare pugni al sacco. "È inutile che ti sfoghi su di me,
bambina, dovresti picchiare Angel ogni volta che lo vedi. A proposito, dov'è
Big Jim?" "Fatti i fatti tuoi, signorino. Tu non sai niente di me,
nessuno sa un accidente di me. Però tutti dovete sputare sentenze! È la mia
vita, cercate di crearvene una vostra!!" "Bella la tua vita, veramente.
Forse non so niente di te, ne dubito, ma conosco il mio pollo. Quello là fa
male alle persone, e fa male anche a te. Perché non gli infili un bel paletto
dove dico io?" Ormai Spike aveva la faccia come un hamburger ma sembrava
divertirsi. Buffy si rese conto che sarebbe stato meglio ignorarlo...ma la
rabbia era troppa, finì per spaccargli una sedia in testa. Dopodiché si
sedette per terra e rimase ad osservarlo mentre si leccava le ferite. "Io ti capisco molto più di
quanto credi. Più dei tuoi amici. Io so come ami." "Perché, mi spii
dalla finestra?" "Non intendevo quello." "Tu non capisci
niente di amore. Tu non hai uno straccio di anima. Sei una creatura
infernale." "Lo è anche Angel. Ciò non ti impedisce di amarlo, non
è vero? Ma non ti era passata? No, non ti è passata affatto. Il marine è solo
un passatempo. Siete peggio di me e Drusilla." "Non fare paragoni
azzardati, tesoro. Non capisco perché continuo a parlare con te."
"Mi aspettavo che rispondessi: - no, io amo Riley!!-, ma non lo hai
fatto." "Senti, Cupido dei miei stivali, mi vuoi spiegare perché
sei qui?" "Per aiutarti, bambina! Sai, ho un'idea folgorante su
come risolvere tutti i tuoi problemi! Perché non diventi una di noi? Così
potresti avere Angel tutto per te e io avrei una cacciatrice in meno!"
"Ti do trenta secondi per toglierti dalla mia vista. Dopodiché troverò
la giusta collocazione a questa gamba di sedia." "Non riesci ad
ammetterlo, vero? Tu sei maledetta, non potrai mai essere felice. È il tuo
destino, Buffy. È per quello che le cacciatrici poi finiscono per arrendersi
a me. Vogliono morire." "Io non voglio morire, Spike." "E
allora? Credi di essere sfortunata in amore e basta? Hai mai sentito di una
cacciatrice felicemente sposata con figli? Tu non avrai mai una vita normale.
Per quel poco che potrà durare la tua vita. Vedi di godertela, bambina. Tanto
prima o poi sarai mia." Con questa frase Spike uscì dalla stanza,
scontrandosi con Riley. Buffy non lo vide subito, annebbiata dalle lacrime e
dalla rabbia. "Buonasera." Buffy si
voltò di scatto e corse tra le braccia di Riley. Fu quasi istintivo cercare
conforto, ma subito si rese conto che lui non la stringeva. "Mi sa che
dobbiamo parlare, non è vero?" "Pensavo che arrivassi domani."
"E invece sono qui da una mezz'ora. Ho ascoltato la tua bella chiacchierata
con quell'animale. Sto ancora cercando di riprendermi. Che cosa mi sono perso
negli ultimi giorni? Sei andata una volta ancora da Angel. E poi ne vai a
parlare con Spike! È questo il tuo compito, cacciatrice? Fraternizzare coi
vampiri? Li preferisci agli uomini adesso? Mi sento un po' l'ultima ruota del
carro." Riley prese le distanze da Buffy, quasi spingendola via. Lei
rimase in silenzio. Lui iniziò a passeggiare nervosamente. "Quanto ha
ragione su di te Spike? Vuoi decidere una volta per tutte con chi vuoi
stare?" "Non è così semplice. Ci sono delle forze oscure che
manovrano me, Angel, tutti noi." "Ma queste sono scuse tremende!
Non ti rendi conto? Io sono qua, in carne, ossa, sangue e un'adeguata
temperatura corporea. Stiamo parlando di noi, di me e te! Oddio, di me, te ed
Angel! Non puoi giocare con me come se fossi un burattino! Perché mi stai
proprio trattando così, Buffy. Io ti amo, forse non sempre riesco a
comprendere ciò che ti passa per la testa, ma ho capito che Angel è
un'ossessione, fin lì ci arrivo! Io non voglio essere la tua seconda scelta.
So di non essere alla tua altezza, ma cerca di avere il coraggio di dirmelo
in faccia e di farla finita. Sono stanco di rimanere appeso ad un filo."
Quelle parole, così franche e chiare meritavano una risposta che Buffy non
aveva. Cercò di spiegare ciò che sentiva dentro, ma tutto sembrava essere
frainteso. "Vuoi dire che ci ami tutti e due? Bella scorciatoia, Buffy.
Io non aspetto un minuto di più. Ho intenzione di andar via da te. Io qua non
ho futuro, l'unica cosa che mi lega a questo posto sei tu. Ma voglio
l'esclusiva. Non fisica, quella è sin troppo facile. Voglio il tuo cuore. E
so che non lo avrò mai." Riley uscì dalla stanza, lasciando
Buffy impietrita. Da una parte si sentiva quasi sollevata, qualcuno aveva
deciso per lei, ma era la scelta giusta? Forse la realtà stava nel mezzo.
Forse doveva accettare la solitudine. Ma cosa aveva detto Spike? Solitudine,
ovvero non amare più, voleva dire arrivare a morire lentamente dentro. Forse
ciò che la teneva in vita era proprio la passione. La passione per due uomini
così diversi... Si infilò il giubbotto e tornò a
casa. Ormai erano le due del mattino e voleva dormirci sopra. Non che fosse
facile, ma appena poggiata la testa sul cuscino si addormentò. Fu una notte
breve e senza sogni, di riposo profondo. Buffy si svegliò la mattina dopo per
il suono del telefono. Rispose Dawn (che aveva dormito nel suo lettino
insieme a Tara e Willow) e passò la comunicazione a Buffy. Era Angel. "Qualcuno mi ha chiamato
stanotte. In realtà mi hanno chiamato in due da Sunnydale: maschi, incazzati,
innamorati di te. Uno aveva una voce nasale che non gli conoscevo. Mi ha
detto che devo lasciarti in pace o che ti farò uccidere."
"Indovina, indovinello chi vorrebbe farmi fuori...Io nel frattempo gli
ho fatto fuori il setto nasale." "Mi sembrava preoccupato sul
serio. Forse ha ragione. Quello che è successo tra noi può creare dei
problemi, ed è l'ultima cosa che voglio. Ma non è di Spike che mi preoccupo.
L'altro era Riley. A proposito, è meglio che tolgo il numero dell'agenzia
dall'elenco telefonico." "Ieri abbiamo avuto una discussione
seria." "L'ho immaginato. Ma forse è meglio se lo marchi stretto o
lo fai pedinare da qualcuno. Ho idea che non abbia intenzioni molto carine."
"Cos'è, ha minacciato di pestarti?" "E questo mi dovrebbe
spaventare? Mi ha fatto capire che prima di uccidermi vorrebbe prendere gli
spinaci, e non mi chiedere come o dove, Io qualche ideuzza ce l'avrei, e
nessuna di quelle che mi viene in mente mi piace." "Cosa vorresti
dire?" "Ha parlato di combattere alla pari. Ovvero: io al suo
livello non posso scendere, ma lui può salire al mio, non so mi spiego."
Buffy rimase un attimo in silenzio.
Riley voleva saltare il fosso. Qualche volta ci aveva pensato anche lei, ma
mai seriamente. Cos'era allora questa buffonata? Un modo plateale per
richiamare l'attenzione? O il folle gesto di chi vuole suicidarsi?
"Grazie, Angel, vedrò di occuparmene" "Tu come stai?"
"Malissimo. Però ho dormito. E non ti ho sognato. Ma non so se questo è
un bene o un male." "Dobbiamo concentrarci sulla realtà,
Buffy." "E tu ci riesci?" "Non sempre. Ci provo."
"Ora devo andare. Ma davvero ti ha chiamato Spike?" "Sì; il
bello è che ho capito la metà dei suoi deliri. A parte gli insulti nei miei
confronti sembra proprio che abbia un'ossessione per te." "Il
prossimo che pronuncia la parola ossessione lo decapito." "Non l'ho
capita, comunque buona fortuna." La prima cosa che fece fu di parlare
con Willow e Tara. Tramite una maglietta indossata da Riley e una cartina
cercarono di localizzarlo in città. L'esito fu positivo: si trovava in una
zona piuttosto turbolenta e decadente, non certo ben frequentata. Buffy si
armò fino ai denti e con le sue amiche partì in quarta, con una piccola sosta
al Magic Box, per lasciare Dawn, malgrado le evidenti proteste. Tramite un
piccolo incantesimo protettivo le ragazze entrarono in un buio palazzo
abbandonato, dove trovarono Riley riverso per terra con evidenti segni sul
collo. Una vampira gli stava accanto, china sulla preda. Buffy la eliminò in
un amen, prese il ragazzo per un braccio e lo portò via, mentre gli altri
demoni strisciavano lontani dalla cacciatrice: Willow aveva imprigionato la
luce del sole in una sfera, che usava come arma per scacciare via chi si
avvicinava. Appena fuori Buffy iniziò a controllare Riley: era debole e vivo.
Lo caricarono nella macchina di Giles e lo portarono all'ospedale in tutta
fretta. Le ore passarono veloci e ancora non si sapeva molto di lui. La madre
di Buffy invece stava un po' meglio ed era decisa a tornare a casa. La
accompagnarono Xander e Anya. Finalmente le fu consentito di
vedere Riley. Era ancora molto provato, e a malapena riusciva a parlare, così
iniziò lei. "Che intenzioni avevi? Suicidarti? O farmi morire di paura?
Oppure farmi morire di crepacuore o dai sensi di colpa? Voi tutti pretendete
sempre il massimo da me. Non posso sbagliare, non posso avere dubbi. Essere
la cacciatrice non vuol dire avere tutte le risposte, ma solo un mucchio di
domande. E ti assicuro che una di queste è se sarò viva domani mattina oppure
no. Sono stanca. Ho il peso del mondo addosso, combatto con demoni di tutti i
tipi, tutti i giorni, senza pause. Per non parlare dei miei demoni interiori,
Riley. Pensi che non ci siano?" "Non lo so, tu non me ne parli mai.
Mi consideri un bambino da proteggere, un tuo lacchè al massimo."
"Bella reazione hai avuto! Ti ho parlato dei miei dubbi e vai a farti
dissanguare. Non pensi che sia anche colpa tua? Da quando non c'è
l'Iniziativa sei spaesato, solo, triste." "Scusami se ho osato
stare male." "Tutti stiamo male, ma non dare la colpa solo a me.
Guardati dentro, Riley. Sei cambiato. Ti sei comportato come un bambino, non
ti ho trattato io come tale." Stavano iniziando ad urlare. Entrò
un'infermiera per chiedere un po' di silenzio, poi lentamente ripresero.
"Perché hai chiamato Angel?" "Non lo so, ero furioso. Tu lo
ami e non lo sopporto. Non ho armi per combatterlo." "E chi ti ha
detto di combatterlo?" "Tu tornerai con lui, lo hai già fatto. Hai
persino parlato di forze oscure che manovrano te ed Angel. Io sto nel
mezzo." "Sai, ho finalmente capito una cosa: devo accettarlo il mio
destino. Nessuno mi può stare accanto, né tu né Angel. Forse Faith ha fatto
la scelta migliore: niente uomini. L'amore è pericoloso e fa un male
cane." "La realtà è che tu non puoi avere lui e quindi non puoi
amare nessun altro. Questa è una fuga, signorina Summers." "E tu
sei un idiota. Perché ho amato te per più di un anno, ma tu scappi alla prima
difficoltà." "Sei tu che sei andata a Los Angeles, non io."
"E tu dov'eri? Nell'Iowa a trovare te stesso. Di certo non ti sei messo
a cercarlo qui con me." Le accuse sembravano non finire mai. Bussò ed entrò Graham. Riley fu
disgustato dal vederlo, non lo aveva mai considerato un amico. Non era solo.
Avevano saputo dell'accaduto e avevano organizzato un trasferimento
immediato. "Penso che questo sia un addio, Buffy. Non volevo che finisse
così. Adesso avrò qualcun altro che mi farà da balia." "A volte mi
domando se mi hai mai capito, se hai mai creduto nel mio amore per te. Forse
non sono riuscita a dimostrartelo." "Lo so che a modo tuo mi hai
amato. Ma ci sono diversi tipi di amori: quelli che durano per sempre e
quelli che finiscono. La verità è che io non ti amo abbastanza per accettare
te e il tuo passato fino in fondo. E tu..." " Io non ho ancora
risolto i miei problemi col passato." Si abbracciarono per un lungo
minuto. Poi Buffy guardò Riley andare via lungo il corridoio, scortato dai
soldati. Decise di tornare a casa. Magari dormire... Amore e morte. Cosa ci poteva essere
di più tremendo e più sensuale? Riley era andato via, chissà dove, e Buffy
era rimasta sola con i suoi pensieri. La morte la inseguiva da sempre, lei
stessa la causava per i demoni che incontrava per la sua strada. Sua madre
che stava male. I vampiri, i non morti per eccellenza. Faith, Riley, la loro
sfida, l'inseguimento della nera signora. Faceva parte della sua vita,
quell'esistenza che mai sarebbe stata normale. L'amore. Che parola strana.
Buffy l'aveva provato nelle sue sfumature più delicate, ma anche nelle più
intense e passionali. Anche l'amore aveva la sua piccola morte. Angel e Riley
non c'erano più. E lei si sentiva sola, sperduta nell'universo sconfinato del
suo letto, dei suoi pensieri. Perché era successo tutto questo? I sogni, i
baci di un Angel ritrovato, le parole di un Riley ormai perduto. Tutto si
incrociava e prendeva forme strane e contorte, tutto accadeva in lei in quel
momento, giorni dopo l'uscita di scena di Riley. Dormire, sognare. Farsi avvolgere
dalle tenebre e lasciarsi andare. I sogni possono indicare la via per
l'inconscio, per la soluzione dei misteri della vita. Ma anche quella notte i
visitatori onirici furono complessi. Vide Angel che aveva in mano il globulo
luminoso trovato tempo fa. La luce incorniciava il suo pallido viso
immortale, le sue labbra parlavano ma la voce era muta. Lui le consegnò la
sfera, che in quell'istante si aprì, inondando tutto di calore ed energia.
Dentro si intravedeva qualcosa, ma sfumato e accecante. Angel che le prendeva
la mano e la stringeva, per poi svegliarsi sopra il solito letto, con le
solite domande. Quella mattina andò al Magic Box, ma
non c'erano novità. Non riuscivano a trovare niente su Glory, sul globulo.
Tara aveva ragione, Glory era troppo antica per lasciar traccia sui libri.
Anya non sapeva nulla ed era la più vecchia creatura che conoscevano. Ma
doveva esserci qualcosa. Il silenzio rimase protagonista di quella tavola
rotonda, finché Giles non si alzò a telefonare, nascosto dalla vista e
dall'udito di tutti. Nel frattempo Buffy rimase sola con Willow, ma non
riuscì a verbalizzare pienamente il suo stato d'animo. Le figure degli uomini
della sua vita si sovrapponevano, intrecciandosi nei suoi pensieri, senza dar
vita ad una scelta. Scelta che poi a poco serviva, a questo punto. Però stava
sognando Angel, come sempre, non Riley. Questo doveva significare qualcosa.
Ma quanto di tutto questo poteva essere chiamato destino? Aveva voglia di
alzare quella cornetta e cercare di parlarne con lui. Forse l'avrebbe
ascoltata, capita...ma ancora voleva aspettare e chiarirsi le idee. C'erano
altri problemi, anche se tutto sembrava stranamente collegato. Un altro giorno era passato, tra la
caccia, le riunioni, lo studio ormai accantonato. Durante la mattinata arrivò
un ospite atteso e cercato: Wesley era arrivato presto. Giles e il suo ex
collega uscirono dalla vista indiscreta di Anya, a prendere un caffè nel bar
di fronte. Parlarono per ore, per poi rientrare al negozio al tramonto,
quando tutti i membri della gang erano riuniti e preoccupati. Che ci faceva a
Sunnydale? Era successo qualcosa ad Angel o Cordelia? Le domande erano
quelle, ma le risposte dovevano ancora arrivare. "Stanno tutti bene. Sono qui
perché Rupert mi ha chiamato ma soprattutto perché ho delle informazioni su
Glory. La scorsa settimana era a LA e si è scontrata con Angel. Ha rubato una
preziosissima pietra in un museo, facendo impazzire due guardiani su tre, il
terzo è morto. Abbiamo seguito le sue tracce e cercato di catturarla, ma non
è andata molto bene: è scappata, non prima di avercele suonate. Ho fatto
delle ricerche sulla pietra che ha rubato, e posso dire di avere notizie
buone e notizie cattive." Il pubblico ascoltava in religioso silenzio,
finalmente qualche novità! "Iniziamo dalle cattive." Suggerì
Willow. "Quella pietra serve per un rituale molto complesso, l'apertura
di un portale su un mondo parallelo demoniaco che comporterebbe la fine del
mondo conosciuto, di come lo conosciamo noi, almeno. Per riuscire a compiere
il rituale ci vuole una chiave non meglio identificata, ovvero una fonte di
energia molto potente che spero Glory non abbia già in tasca."
"Questo non è possibile, non si preoccupi." Aveva parlato Buffy, e
tutti tranne Giles la guardarono con curiosità. "Bene. La buona notizia
è che in quel museo abbiamo trovato anche i mezzi per distruggere Glory prima
che apra il portale. Dopo sarebbe tardi. In questo museo c'era, infatti, una
mostra di vario materiale trovato in una antica tomba, di cui nessuno sapeva
molto, neanche noi del Consiglio. Oddio, ex del Consiglio. C'è una spada dai
poteri mistici che solo due persone insieme possono usare. È tutto descritto
in una profezia che ho tradotto proprio ieri, quando mi ha telefonato
Rupert." "Chi può usarla? Come?" Stavolta fu Giles a prendere
la parola. "La leggenda parla di una cacciatrice, Buffy, di te. Solo che
non puoi usarla da sola." "Che vuol dire? È troppo pesante?"
"No, fosse quello il problema non ci sarebbe...problema. Il fatto è che questa
spada deve essere attivata da una cacciatrice e da un demone con l'anima
ritrovata, tramite un rito mistico un po' complesso. La cacciatrice deve
avere un legame molto forte con il demone. Un legame di sangue. Non un tuo
parente, ovviamente. Angel. Tu l'hai nutrito e salvato offrendogli il tuo
sangue, questo vi ha unito per l'eternità. Era tutto previsto da millenni.
Solo voi due, perfetto equilibrio tra male e bene, tra istinto e razionalità
potete fermare Glory." Silenzio. Doveva vedere Angel,
tornare a combattere insieme a lui. Era felice di questo, ma aveva allo
stesso tempo paura. Era un momento delicato della sua vita, ed era quasi
arrivata alla conclusione che era meglio non vedere più nessun uomo...Ma il
destino voleva questo, e lei doveva agire. "Lui lo sa?" "Sì,
naturalmente." "E allora perché non è qui?" "In realtà
c'è. È tornato nel suo vecchio rifugio. Prima dovevo parlarvi io." Buffy
rimase a bocca aperta. Angel era tornato a Sunnydale! Sentimenti confusi la
sommersero: gioia, sensi di colpa, paura. Comunque qualcosa andava fatto,
c'era di mezzo Glory, ma soprattutto Dawn da salvare. Se veramente Glory era
così potente la scoperta della chiave doveva essere imminente. "Vado da lui. Prima si inizia,
prima si finisce. Signor Giles, bisogna pensare a Dawn. Mia madre adesso sta
meglio ma sicuramente non è in grado di proteggerla." "Che c'entra
Dawn?" chiese Xander. "Lei è la chiave e quindi noi siamo in un
mare di guai se non riusciamo a tenerla lontano da Glory. Signor Giles, la
prego, spieghi tutto lei, io devo andare da Angel." Buffy corse via. Il cuore le batteva
all'impazzata ma quando si avvicinò al rifugio di Angel si bloccò di colpo.
Cosa doveva fare? Era corsa lì solo per organizzare la lotta contro Glory? O
c'era qualcos'altro sotto? Era così dipendente dalle passioni, dal suo
corpo...Di sicuro non riusciva ad essere una perfetta macchina da guerra!
Ormai non importava, ma i ricordi, i sogni, si affacciavano violentemente
chiari nella sua mente. Non poteva pensare al suo cuore, doveva
convincersene. Doveva pensare a Dawn. Entrò lentamente, cercando di abituarsi
all'oscurità. Vagò in lungo e in largo alla ricerca di Angel, ma lui non
c'era. Ormai era notte e probabilmente era uscito. Rivedere quel posto dopo
tanto tempo la riempì di malinconia. Ricordava gli ultimi giorni passati in
quelle stanze, ritrovò gli oggetti così familiari, e i suoi occhi si
colmarono di lacrime calde. Nostalgia. Non tutti i momenti passati là dentro
erano stati belli, ma sicuramente memorabili. Rivide le candele che spesso
avevano acceso, la brocca che aveva distrutto mentre Angel beveva il suo
sangue, per salvarsi la vita. Tutto era ancora vivo e pulsante. Decise di
tornare a casa, e fu lì che trovò Angel. Seduto sul divano con Joyce, come se
niente fosse chiacchierando del più e del meno. "Ciao, tesoro. Stavo
intrattenendo il tuo ospite. Ora sono un po' stanca, mi accompagneresti di
sopra?" Buffy salì le scale affianco alla madre, in silenzio. "Lui
mi ha raccontato tutto. Mi spaventa ciò che dovete fare." "Allora ne
sai più di me." "Sai Buffy, quel ragazzo darebbe la sua vita per
te. È come se il tempo non fosse passato..." "Lo so, mamma. Ora non
preoccuparti e riposati. Ci vediamo domattina." Prima di entrare nel salone rimase
un attimo nascosta a guardarlo. Aveva paura di quello che poteva succedere,
più che altro di quello che sentiva dentro di sé. E lui era lì, seduto sul
suo divano, con le mani in mano che aspettava di dirle come salvare il
mondo... Buffy entrò in sala. Angel si alzò e
rimase bloccato, senza parole. "Ti ho cercato nel tuo rifugio. Mi ha
fatto uno strano effetto entrarci." "Ti capisco. Per me è stata la
stessa cosa. Sono rimasto là tutto il giorno e stavo impazzendo. Allora sono
venuto a cercarti." Si sedettero l'uno accanto
all'altro, cercando quasi di non entrare troppo in contatto fisico. Ma dopo
qualche minuto fu spontaneo cercarsi con gli occhi, con le mani...Buffy si
ritrovò tra le braccia di Angel, in un silenzio che parlava da solo. Tutto il
resto non contava niente. Voleva solo sentirsi protetta, serena. Ma la
tensione era alta. Lui era tornato per altro. "Dobbiamo agire. Parlare di
questa storia. Sembra che dobbiamo rimetterci a lavorare insieme, e la cosa
mi spaventa un po'." "Non c'è molto tempo. Devo spiegarti ciò che
c'è fare." "Okay. Penso di essere pronta a tutto ormai."
"Per andare subito al sodo, abbiamo una spada che deve essere battezzata
con il nostro sangue. Dobbiamo allenarci insieme ed entrare in sintonia
mentale l'uno con l'altro, in modo tale da coordinare la nostra battaglia contro
Glory. Sarà il globulo che hai trovato tu a darci la forza per sconfiggerla e
proteggere Dawn e..." "Cosa ne sai tu di Dawn? Hai incontrato il
signor Giles? O te l'ha detto mia madre?" "Nessuna delle due. Pare
che io sia l'unica persona a ricordarmi che tu non hai mai avuto una
sorella...Secondo Giles fa parte di un disegno di non so chi..."
"Bene. Questa è proprio bella. Pensa che io me ne sono accorta solo con
un incantesimo. Okay. Come si fa ad entrare in sintonia mentale?"
"Questo non lo so esattamente. Dobbiamo riprendere ad allenarci insieme
e...poi si vedrà, credo." "Quando attaccheremo?" "Presto.
Glory dovrebbe provare ad aprire il varco quando i pianeti saranno allineati
in un certo modo, entro pochi giorni." "A questo punto andiamo in
palestra e iniziamo...ma...perché noi due? Ti domandi mai perché torniamo
sempre insieme? Volevo dire...a lavorare insieme...insomma, mi hai capito.
Giles dice che siamo uniti per l'eternità, mentre invece non siamo riusciti
neanche a proteggere il nostro amore." "Non lo so, Buffy. Ora non
voglio pensarci. Dobbiamo fare in fretta, dopo avremo tempo per chiarire
tutto. O almeno spero..." "Già, sempre se qualcuno di noi non...la
profezia cosa dice a questo riguardo? Sopravviveremo?" "Non so
tutti i particolari. Se anche fosse, ho idea che questo sarebbe il nostro
destino. La tappa finale del nostro viaggio insieme." Dopo tante parole si avviarono in
silenzio verso il Magic Box, attraversando le vecchie strade di Sunnydale.
L'allenamento si dimostrò subito difficoltoso. Buffy e Angel iniziarono a
combattere tra loro, ma non riuscivano a suonarsele di santa ragione. Anche
perché quando si trovavano nella lotta abbastanza vicini, gli eventi
precipitavano notevolmente: si fermavano a guardarsi, quasi ansimando, per
poi spingersi via. Fu lui a smettere per primo. "Questo lo chiamiamo
allenamento? Sembriamo delle donnicciole. O ci decidiamo a fare sul serio o è
tutto inutile. Glory ci farà fuori." "E allora attacca, signorino,
fatti sotto!" Ma stavolta finì anche peggio. Angel
bloccò Buffy al muro e iniziò a baciarla con una passione spaventosa. Anche
lei si lasciò andare e scivolarono uno sopra l'altro, sul pavimento, per poi
allontanarsi di colpo, come se si fossero scottati ad una fiamma troppo alta.
Si guardavano in silenzio, agli angoli opposti della stanza. "Finisce
sempre così, non è vero? Se mi stai vicino io perdo il controllo del mio
corpo. Possono passare anni ma torniamo sempre al punto di partenza. Come
facciamo ad andare avanti? Noi due siamo destinati a salvare il mondo, ma guarda
te che buffonata! E come facciamo in queste condizioni?" "Io non lo
so, Buffy. Non ho tutte le risposte. Ma forse è meglio che ci alleniamo con
Giles e Wesley domattina." "Già, ma siamo noi che dovremmo essere
in sintonia mentale perfetta. Ma poi cosa è questa sintonia?"
"Penso che...credo che sia un capirsi con un'occhiata...intuire le mosse
dell'altro e agire di conseguenza..." "Telepatia? Dimmi, Angel. A
cosa sto pensando adesso?" Lui non rispose ma si avvicinò a Buffy e
riprese a baciarla con trasporto. Ancora una volta lei lo lasciò fare,
rispondendo al bacio con uguale ardore. "Ho indovinato?"
"Immagino di sì. Ma dobbiamo smetterla. Ne va della vita di Dawn. E non
solo la sua." Angel si allontanò da lei ancora una volta, cercando di
non guardarla. Buffy cercò di ricomporsi un po', di
concentrarsi sulla missione. "Parlami del globulo. Come ci può
aiutare?" "Prendilo, ti faccio vedere. Praticamente quando noi
saremo pronti si illuminerà e quando sarà il momento giusto potrà aprirsi e trasmetterci
la sua energia." "Ho sognato qualcosa del genere." "Mi
hai sognato ancora? Sì, e stavolta devo aver sognato il futuro, non il
passato." Buffy e Angel presero contemporaneamente in mano la sfera, e
questa iniziò a risplendere di luce accecante. "Non l'aveva mai fatto
prima!" "Questo è un buon segno. Vuol dire che siamo pronti a
combattere Glory." "Credi che sia dovuto a...al fatto che ci siamo
baciati? Forse è proprio questa la sintonia mentale..." "Può darsi.
Ma noi non avevamo mai toccato insieme questa sfera. Magari è semplicemente
questo." Lui le accarezzò il viso, delicatamente. Buffy sentì un brivido
correre su per la schiena. Senza nessun controllo si trovò con gli occhi
chiusi, ad offrire ancora una volta le sue labbra. Sentiva chiaramente l'amore
per Angel scorrere nelle vene, come una droga leggera e inebriante. Xander fece irruzione in
quell'istante, trovandoli seminudi, incollati e con il globulo luminoso in
mano. "Non voglio neanche lontanamente sapere cosa state facendo, ma
Glory ha aggredito me e Anya, portando via Dawn, mezz'ora fa. Io sono rimasto
svenuto e...ma non avete sentito il telefono? Direi di no. Stanno arrivando
Willow e Tara, bisogna immediatamente portare a termine il rituale o non ci
sarà scampo per nessuno di noi." "Muoviamoci, allora!" Il
resto della gang arrivò in quell'istante. Si trasferirono in palestra e venne
subito formato un cerchio magico. Buffy e Angel rimasero al centro,
prendendosi per mano, guardandosi intensamente negli occhi. Willow prese un
coltello antico e tagliò i polsi di entrambi. Il sangue che sgorgava fu
raccolto in una ciotola; in seguito lo avrebbero usato per intingere la spada
sacra. Nel frattempo Tara continuava a recitare la formula dell'incantesimo,
mentre Angel e Buffy univano il sangue e le ferite. Una nuvola di nebbia
leggera si formò attorno a loro. Lui si avvicinò ancora di più, fino a
baciarla dolcemente. "Qualunque cosa succeda, non dimenticare: io ti
amo." "Ti amo anch'io, Angel. Ma non ci succederà niente. Noi siamo
i buoni!" Lui sorrise un attimo, dopodiché prese dalle mani di Giles il
globulo luminoso e lo porse a Buffy. La sfera si aprì, rivelando tutta la sua
luce e trasmettendo ai predestinati la sua energia. I pensieri e le
sensazioni di ognuno di loro erano condivise. Ora erano pronti. Corsero tutti insieme verso la
dimora di Glory, sentendosi allo stesso tempo più forti, ma anche incerti sul
loro destino. Per la strada incontrarono Spike, che si unì al gruppo malgrado
il disappunto di Angel. In realtà il sanguinario era furioso per il ritorno
del suo ex compagno di giochi, con lui nei dintorni Buffy non l'avrebbe
neanche degnato di uno sguardo...Ma teneva a Dawn, quella briciola aveva
scaldato un po' la sua anima infernale, ed era pronto a tutto per liberarla. Fecero irruzione nella stanza
principale, trovando Dawn legata ed imbavagliata ad una sedia, con la pietra
rubata a LA ai suoi piedi, mentre i servi di Glory le giravano intorno
recitando qualcosa di incomprensibile. La gang partì alla carica contro i
gregari, mentre Angel prese la spada e si avventò contro la dea. La lotta si
mostrò immediatamente in tutta la sua difficoltà. Non riuscivano se non a
sfiorarla con la lama, era molto veloce. Ma anche Angel e Buffy erano
sincronizzati come una macchina perfetta, passandosi l'arma nel momento in
cui sembrava più facile per uno di loro colpirla. "Bene" disse
Glory "Allora è questo il tuo ragazzo, cacciatrice. Sarà una gioia
ucciderlo davanti ai tuoi occhi. Di sicuro non mi aspettavo che potesse
essere un vampiro...forse devo rivalutarti! Anche tu hai tuoi lati oscuri,
non è vero? Poi la morte toccherà anche a te, non ti preoccupare."
"Questo è da vedere, tesoro!". Ma la battaglia era in stallo.
Malgrado gli sforzi sembrava impossibile riuscire a ferirla con la spada.
Solo quello sarebbe bastato ad ucciderla. Mentre Glory si trovava a
combattere corpo a corpo con Angel, Buffy gettò su di loro la sfera, e allora
successe qualcosa di inaspettato. Una luce accecante stordì tutti quanti.
Quando Buffy si buttò verso Glory con la lama, quasi alla cieca, riuscì
finalmente a colpirla, ma non fu abbastanza. Lei riuscì ad alzarsi e,
malgrado sanguinasse copiosamente, gettò Angel contro una vetrata per
aggredirlo con un frammento di mobile andato distrutto durante la battaglia.
Glory e Angel precipitarono dalla finestra, e Buffy vide chiaramente il suo
amato polverizzarsi sotto il colpo mortale della nemica. Lei cadde a terra.
Scioccata. I servi di Glory scapparono a gambe levate, lasciando sul campo i
loro avversari. Giles aveva visto tutto e fu il primo ad avvicinarsi a Buffy,
che rimaneva seduta a terra in uno stato confusionale. L'aveva uccisa. Ma ne
valeva la pena? Dawn venne liberata, ma il suo pianto non era sicuramente di
gioia. Buffy rifiutò l'abbraccio dei suoi amici, si accoccolò in un angolo tenendosi
le ginocchia e dondolandosi come una bambina autistica. Non era così che
doveva finire. Dirgli addio quella notte, in quel modo. Amore e morte ancora
legati assieme. Mai si era sentita così. Era tutto buio, profondamente buio
nel suo cuore, nella sua mente. Non era riuscita a dirgli niente di ciò che
provava veramente. Non aveva fatto in tempo. Non era riuscita ad essere
felice con lui. E tutto era finito. Tutto in un giorno. E stavolta le
lancette dell'orologio non sarebbero tornate indietro. Nessuno riusciva a
parlare, Willow e Tara si abbracciavano piangendo silenziosamente. Spike
cercò di accarezzarle i capelli, ma Buffy si ritrasse come un animale ferito.
Fu allora che entrò Ben. Fresco come
una rosa, sorridente. Si avvicinò ad una Buffy regredita ai 3 anni di età,
con il pollice in bocca e lo sguardo spento. "Ce l'hai fatta, Buffy. Ci
hai liberato." Non rispose. Ben continuava a parlare, a presentarsi come
l'alter ego di Glory, che viveva nel suo corpo, che grazie alla sfera
luminosa era riuscito a separarsi da lei, alla sua definitiva morte. Il
globulo separava il male dal bene, facendo sopravvivere solo quest'ultimo.
Anche Ben doveva proteggere la chiave, ma gli era stato impossibile proprio
per questa convivenza forzata con l'essenza di Glory. Solo Dawn ascoltava le
sue parole, e finalmente iniziò a ribattere "Bella situazione. Non vedi
che Angel è morto? Cosa ce ne importa che tu sei vivo, che ti sei separato da
lei, della lotta tra il bene e il male? Guardala! Ti sembra felice? L'unica
ricompensa per la sua vittoria qual è? Lei dà sempre il massimo, e questo è
il risultato. Guardala! E tutto questo è colpa mia!" Spike l'accolse tra
le sue braccia, cercando invano di consolarla. Ben rimase un attimo in silenzio,
poi iniziò a ridere fragorosamente. A questo punto Xander gli diede un pugno,
che non ebbe nessun effetto. In fondo anche Ben era un Dio. "Lasciatemi
spiegare. La separazione che è avvenuta tra il bene e il male, o più che
altro, tra due personalità, non è avvenuta solo in me e Glory! Venite giù a
vedere, e poi mi darete ragione." Buffy non si mosse, ma gli altri si
affacciarono alla finestra, scorgendo una sagoma conosciuta. Pochi istanti
dopo Angel entrò dalla porta, acciaccato ma vivo. Nessuno fiatò mentre si
avvicinava a Buffy e le accarezzava delicatamente il viso. Lei lo guardò come
se non fosse di questo mondo. "Angel ha una doppia natura. C'è Angelus,
la sua essenza demoniaca e poi c'è la sua umanità. È avvenuta la separazione,
ed è morto il vampiro davanti ai vostri occhi. Così come è morta Glory. Ma
come io mi sono salvato si è salvato anche lui. Il male ha ucciso il male. Ma
l'uomo è vivo, con tutti i suoi pregi e difetti. È questo il segreto della
profezia." Buffy prese la mano di Angel e la baciò, mentre lacrime
copiose sgorgavano dai suoi occhi. "Guardami Buffy. Sono reale."
"Ma ti ho visto morire!" "Non hai ascoltato ciò che ha detto
Ben? Magari non sono più lo stesso, ma se ti accontenti di un uomo sono
ancora qua." Lo strinse a sé talmente forte che Angel urlò dal dolore.
"Ehi, sono un po' più fragile adesso!" Il riso si mischiò alle
lacrime, mentre fuori finalmente sorgeva il sole sui resti della battaglia. Quella mattina il mondo era
cambiato. Willow e Tara accompagnarono Dawn a casa, mentre Angel e Buffy si
fermavano a fare colazione nella prima caffetteria. "Penso di svegliarmi
da un momento all'altro. Sola, nel mio letto, triste." "Vuoi
provarci?" "In che senso?" "Possiamo andare a dormire e
svegliarci tra qualche ora. Tanto per scoprire se è tutto vero oppure
no..." "Tu cosa ne pensi?" "So quello che sento, quello
che vedo. C'è un raggio di sole che mi sta scaldando metà viso, sento il mio
cuore battere, e mi vedo riflesso sulla vetrina di questo posto. Per non
parlare del fatto che penso di avere una distorsione alla caviglia, ma questo
dolore è quasi estasi. Sono vivo." "Cosa pensi di fare di questa
nuova vita?" "Ho tante cose per la testa." "Dimmene
qualcuna. Dimmi di noi" "Ricordi? Uniti per l'eternità, Buffy.
Adesso si può dire che l'eternità è un tempo a termine...ma è comunque
lunghissimo. Io ti amo. Ti amo da sempre. E voglio continuare a farlo, se tu
lo vuoi." "Io non chiedo altro, Angel. Ma...come riuscirai a
convivere con la cacciatrice adesso che...non sei più..." "Io ti
amo per quello che sei, Buffy. E mai come oggi amo il destino e lo rispetto.
Compreso il tuo essere la cacciatrice." Buffy abbassò gli occhi verso la
tazza fumante. "Hai paura?" "Da morire. Ho sempre paura di
perderti, è successo troppe volte, e la felicità mi terrorizza. Con me non
dura, Angel. Anche se ne abbiamo passate tante." "Le cose cambiano,
non credi? Che ne dici di iniziare a cambiare da oggi, di riniziare tutto da
capo?" "In che modo?" Angel si alzò e uscì fuori dal locale,
per poi rientrare immediatamente e riavvicinarsi al tavolo. "Buongiorno,
signorina. Scusi se sono indiscreto, ma non potevo fare a meno di notarla.
Posso offrirle la colazione? Il mio nome è Liam." Porse la mano a Buffy
con un sorriso smagliante, che non gli conosceva da troppo tempo. "Di
solito preferisco non dare confidenza agli sconosciuti, ma farò un'eccezione:
io sono Buffy" Angel si sedette di fronte a lei, e scoppiarono a ridere
all'unisono. "Mi spiace, sono un disastro con le donne! Non sono
abituato alle moderne tecniche di abbordaggio...sono arrugginito."
"Vuoi davvero essere chiamato Liam?" "In fondo è il mio vero
nome. E forse si accorda bene con la mia nuova vita. Che ne pensi, vuoi farne
parte?" "Solo se mi assicuri che è per sempre." "Per
l'eternità, Buffy" |