Titolo: Slayers and vampires
Autore: Sonia folleria@tiscali.it
Rating: R
Pairing: Spike/Faith, Anya/Xander,
Buffy, Angel, Willow/Tara
Timeline: ambientata all’inizio della
sesta serie di Buffy
Summary Il Consiglio decide di
riammettere Faith, che arriva a Sunnydale a fare la cacciatrice. E’ presente
anche il cast di ATS ed Angel è diventato padre.
Disclaimer: La storia di seguito è di
pura invenzione. I personaggi non sono di mia proprietà, ma di Joss Whedon e
della Fox. Non è stata scritta a scopo di lucro ma per puro e semplice
intrattenimento.
Notte. Il tempo passato via in un
lampo. Spike guardava la città dalla collina, le sue luci e l’atmosfera
irreale. Tutto scorreva. Come sempre. Al mondo non importava che la cacciatrice
non c’era più. Da mesi ormai. In pochi sapevano della sua esistenza. Si poteva
scorgere la sofferenza in Dawn, in Willow. Nel sig. Giles che era partito in
una mattinata d’agosto, quasi senza salutare nessuno, con le mani che
tremavano. Ma tutto scorreva. La vita continuava. E il vampiro continuava a
proteggere quel piccolo frammento di memoria. Quell’amore malato e devastante
che continuava a divorarlo. Salvare Buffy. Non c’era riuscito ma continuava a
sognarla. Cambiare le cose, uccidere Glory. Portar via Dawn prima che il suo
sangue iniziasse a scorrere lento e letale verso il vuoto. E poi si svegliava.
Negli occhi ancora l’immagine di quel corpo riverso a terra, senza vita. E la
sua di vampiro che si fermava, mentre le lacrime prendevano il posto di ogni pensiero
razionale.
Sunnydale. Immutabile e infernale. Con
i demoni che strisciavano nelle tenebre per assaltarla. E lui pronto a
combattere. Sentire l’irruenza della battaglia, immergersi nell’odore forte
della paura. A lui che non importava più di vivere. Se non per una promessa che
lo legava ad una ragazzina dagli occhi tristi. Prese un’altra birra. Sentire il
fresco della bibita che scivolava dentro di sé. Chiudere gli occhi e scacciar
via il dolore. Stordirsi ancora. E guardare ancora la notte. Per gettar via la
bottiglia e sentire il rumore del vetro contro una roccia. Per salire sulla
moto e tornare alla sua cripta prima dell’alba.
Aprendo la porta sentì subito che
c’era qualcuno. L’odore di una donna, il profumo sottile e aspro di un essere
umano.
“Ciao, cacciatrice. Unica e sola. Ti
piace essere rientrata in servizio, eh? Ho sentito in giro che ti stai
divertendo parecchio.”
“E’ meglio della galera, se intendi
quello. Di certo non mi piace l’idea di essere in pista perché Buffy è morta.
Non avevano alternative, o ammazzavano me per sceglierne un’altra, o mi
riassumevano. E loro sono i buoni, no?” Spike le passò davanti, per andare a
sedersi in un angolo buio. Accese una sigaretta, osservando il fumo lattiginoso
che veniva fuori dalla sua bocca.
“Il musone ti ha fatto un bel favore,
eh?”
“Angel? Nah…non credo che il Consiglio
si fidi di lui più di tanto, nonostante i risultati che ha ottenuto a Los
Angeles. Mi hanno vivisezionato per un mese prima di darmi il via. Wesley. E
anche Giles ha aiutato parecchio. Willow che ha cancellato i database della
polizia…” La luce delle candele illuminava il volto di Faith. Era tornata da un
po’ di tempo, ormai, ma Spike la evitava come la peste, continuando a fare di
testa sua.
“Che ci fai qui, Faith?” La ragazza si
avvicinò al vampiro, mostrandogli un ciondolo.
“Sai niente di questo?” sembrava fatto
di legno e metallo e il disegno era vecchio e consumato.
“Dove l’hai trovato?”
“L’ho strappato dal collo di un tuo
fratellino, prima di ridurlo in cenere. Un tipo strano. Non era di qua.
Continuava a parlare una lingua che non conosco. E rideva parecchio. Mi ha
proprio irritato…”
“Mi ricorda qualcosa, ma non ti so
dire esattamente cosa. Perché non lo porti alle streghe? Loro sapranno fare le
ricerche adatte.”
“Va bene, preferivo tentarci prima con
te. E poi volevo sapere perché giri al largo dalla sottoscritta.” Spike sorrise
appena, continuando a rigirare il ciondolo tra le mani. Si prese una birra,
offrendone una a Faith.
“Stai evitando Willow e Tara? Perché?”
“Non sto molto simpatica alle
signorine…non che mi stupisca, bene o male per loro sono solo un rimpiazzo con
un brutto passato. Ma non mi hai detto perché TU stai evitando me. Neanche mi conosci
come si deve…eppure siamo dalla stessa parte, se non sbaglio…”
“Cacciatrice…cerco di non immischiarmi
troppo con un’altra di voi. Fa male. Brucia. Ho fatto una promessa e proteggo
Dawn. Per il resto niente mi obbliga a stare vicino a quelli là. Non si fidano
di me, nonostante tutto quello che ho fatto per loro. E ora, se permetti, sono
stanco. Vorrei andare a dormire, Faith.” La ragazza si sedette accanto a lui.
“Io non ho fatto nessuna promessa. Ma
so come ti senti. Non è facile sostituire Buffy e…”
“Lei non si può sostituire.”
“Appunto. Questo è l’atteggiamento
dilagante. Accidenti a me che ho accettato di tornare in questo inferno…sembra
quasi che l’abbia ammazzata con le mie mani…”
“Non è così, e lo sai bene. Ma ognuno
di noi ha un buco nel cuore, e magari non riusciamo a reagire come si deve.”
“Ti manca, eh? Anche a te…”
“Già. Ora vai via, cacciatrice. Torna
a casa tua e lasciami in pace. Se mi ricordo qualcosa di quel disegno so dove
trovarti.” Faith si avviò verso l’uscita senza fiatare. Spike rimase a
guardarla ancora qualche istante. La prescelta. L’ennesima prescelta. Ricordava
le due che aveva ucciso con grande soddisfazione. Faith aveva bisogno di aiuto.
O qualcuno l’avrebbe sistemata per le feste. Come quell’ordine tedesco proprietario
di quel marchio, di quel ciondolo. Sentì un forte rumore, poi un urlo. Si
precipitò fuori, per scorgere la ragazza che combatteva sotto la luce della
luna. Era veloce, ed elegante. Ci metteva l’anima e si vedeva, si sentiva. Ma
erano in quattro e lei sola. Tolse fuori il paletto dall’impermeabile e si
buttò nella mischia. In fondo un po’ di movimento gli avrebbe fatto bene.
La lotta non durò molto a lungo.
Presto si ritrovarono soli, seduti per terra circondati dalla cenere.
“Grazie. Pare che ti abbia fatto
perdere un altro po’ di tempo…”
“Ginnastica che non guasta. Avevano
tutti quel ciondolo.”
“Ho visto. E continuavano a parlare
strano.”
“E’ tedesco, cacciatrice.”
“Ah. Sono ignorante in materia. Mi
offri da bere? Ho la gola secca.” Spike la aiutò ad alzarsi, per poi infilarsi
insieme nuovamente nella cripta.
“Allora, ti sei ricordato qualcosa di
questi buffoni?” Spike rise di gusto. Faith continuava ad essere spavalda e
tranquilla.
“Roba vecchia. Un ordine europeo, che fa
dei riti un po’ fuori di testa. Uccidono una cacciatrice ogni 50 anni. Li ho
incontrati parecchio tempo fa, quando il mio sport preferito era far fuori
qualcuna di voi. All’inizio mi piacevano, avevamo lo stesso scopo…poi mi sono
reso conto che non volevo diventare una sottospecie di soldato…sono troppo
individualista. E poi c’era Drusilla con me, e le donne non erano ammesse.
Amen.”
“Allora ce l’hanno con me…”
“Mi sa di sì. Sono in tanti e hanno un
capo che è completamente pazzo.” Faith rimase in silenzio, per poi scolarsi la
birra tutta d’un fiato.
“Vacci piano, tesoro, sei minorenne e
in missione. Non ti voglio sulla coscienza.”
“Hai una coscienza? Credevo la
togliessero con l’anima…So badare a me stessa. E scommetto che reggo l’alcool
più di te. E poi non sei mio padre né il mio Osservatore.”
“E meno male. Ma potrei dirlo a
qualcuno.”
“E a chi? Al Consiglio? Chi ti
ascolterebbe, vampiro?”
“Angel. Potrei chiamarlo e dirgli come
si sta comportando male la sua bambolina.”
“Lascialo cuocere nel suo brodo. Ha
altro a cui pensare. La sua amata è morta mentre lui era all’altro mondo. Darla
invece non solo è morta, gli ha lasciato anche un pargolo…credi che si
occuperebbe di me?”
“Ti rode, eh? Scommetto che faresti
carte false per lui.”
“E’ l’unico che mi ha aiutato nel
momento più difficile della mia vita. Gli devo molto. Ma neanche lui è il mio
custode.”
“Sai bene cosa intendo, cacciatrice.
Qualcosa che va al di là dell’amicizia.”
“Come un certo Sanguinario per Buffy?
Una cosa che abbiamo in comune, vampiro. SSS. Siamo senza speranza.”
“Angel ancora cammina in questa terra.
Buffy è morta.”
“E lui è un morto che cammina. Il suo
cuore puoi trovarlo in una lapide di marmo grigio là fuori…lasciamo perdere. Mi
sono illusa sin troppo spesso. E poi non durerebbe…troppo buono…devo trovare
qualcuno che mi sopporta per quello che sono, cioè che gradisca le brune, con
un brutto carattere e che non si offenda a stare sotto.”
“Sotto cosa? Uh, porca puttana…sei uno
scaricatore di porto…ricordati di scriverlo negli annunci per cuori solitari…”
Tornarono a ridere sguaiatamente, fino alle lacrime.
“Forse…è il caso che vada a dormire.
Stavolta sul serio. Sono distrutta. Domani mi racconti qualcosa in più su
questi tedeschi, okay?”
“E’ un appuntamento?”
“Non ti illudere troppo…ma non ne hai
abbastanza di cacciatrici?”
“Già. Forse hai ragione…” Faith si
allontanò per la seconda volta dalla cripta. Spike la seguì, per proteggerla da
altre aggressioni. Rimase a guardare finché non vide la porta della stanza
d’albergo chiudersi. Tornò nella sua “casa” a riposare, prima che sorgesse il
sole. Rise ancora di quella serata. La ragazza sembrava in gamba, ed era vero
che avevano qualcosa in comune: la solitudine.
Faith non riusciva a dormire. Da
quando era tornata a Sunnydale tutto andava storto. Non sapeva ancora perché
aveva accettato di riprendere la caccia. Stava bene in quel carcere. Era
rispettata, protetta e aveva ripreso a studiare, aveva persino fatto un corso
di cucina, anche se con risultati pessimi. Angel. Era uno dei motivi. Il
bisogno di espiare quello che aveva fatto era un altro. Non strettamente
collegati, ma neanche separati del tutto. Guardò il suo viso allo specchio,
pettinando i capelli lunghissimi. Si tolse il trucco con cura, canticchiando
una vecchia canzone. Non si era mai creduta immortale, e tempo prima avrebbe
ucciso volentieri la sua “collega”, ma ora si sentiva fragile. E debole.
Ripensò a Buffy e alla sua voglia di vivere. Buffy era forte per i suoi amici,
la sua famiglia. Ed era morta lo stesso. Lei non aveva nessuno. E non riusciva
a conquistare la gang di Sunnydale. “Dagli tempo”, diceva Angel. Ma lui era
lontano. E tremendamente facile da amare. Sin troppo. Spense la luce,
sdraiandosi sul letto gelido. Prese il telefono e chiamò Wesley. Malgrado l’ora
doveva risponderle. Era il suo Osservatore, no? Parlarono per diversi minuti,
soprattutto dell’Ordine che l’aveva attaccata. Poi Angel prese la cornetta. E
Faith chiuse gli occhi, iniziando a piangere in silenzio. Lui se ne accorse, e
cercò di farla svagare, parlando delle ultime disavventure di Cordelia. Quando
chiuse la comunicazione stava meglio. Pensò a Spike, alla sua scorta nascosta.
In fondo era un bravo ragazzo. Possibile che lei, la prescelta, si trovasse
meglio con i vampiri, creature che doveva combattere per natura, che con gli
esseri umani suoi simili? Si addormentò senza darsi una risposta. Un sonno
senza sogni e profondo.
Il pomeriggio seguente si recò al
Magic Box. Anya la accolse con un sorriso da perfetto venditore, che scomparve
quando la ragazza si avvicinò ai libri della biblioteca, chiedendo notizie di
Willow.
“Tornerà tra una mezz’ora. Vedi di non
sciupare niente, sono volumi molto antichi.”
“Grazie per la tua solita gentilezza,
cara. Ma ho l’abbonamento per questa roba e quindi lasciami fare e occupati
degli affari tuoi.” Nel frattempo qualcuno era entrato nel negozio. Si voltò
scorgendo una coperta invasa dal fumo con qualcuno sotto.
“E poi ti lamenti che non hai amici…ma
ti ascolti quando parli?”
“Ciao, Spike? Qual buon vento? Oserei
dire…qual buon tanfo…di bruciato…”
“Ridi, tu. Siamo ad ottobre e c’è
ancora un sole primaverile.”
“Infatti dovresti stare al buio, a
crogiolarti davanti alla tv.”
“E invece sono qua per darti una mano.
Sono mesi che non danno niente di decente, tra un po’ mi abbasso a guardare
quelle schifezze sudamericane in cui non si capisce mai chi è il figlio di chi.
O ancora peggio, ho seguito tre puntate di Beautiful, ma non solo mi è sembrata
una schifezza…quando ho visto quell’oca spennata che si chiama Darla come una
nostra conoscenza, non ce l’ho fatta più...”
“A proposito di madri e di figli di
non si sa quale padre…”
“Appunto…in fondo è meglio la nostra
realtà.”
“Sicuro? Fanno “via col vento” e
“Rossella” al cinema, potresti portare una bella ragazza al cinema con un pacco
di fazzolettini e uno di pop-corn…”
“Allora mi odi?”
“Solo un po’, è più forte di me…”
“L’avete finita con queste chiacchiere
da salotto? Perché non ve ne andate e mi lasciate lavorare in pace?” Faith e
Spike guardarono un’Anya infuriata attaccata al PC portatile, per poi scoppiare
a ridere all’unisono.
“Vorrei avere un po’ dei miei vecchi
poteri per riuscire a friggervi quel poco cervello che vi è rimasto…”
“Piantala, Anya.” Willow fece il suo
ingresso seguita da Dawn. La piccola corse subito a salutare Spike, mentre la
strega appoggiava diversi libri sul tavolo.
“Che succede, Faith? Non ti si vede
spesso da queste parti.”
“Ricerche. Un ordine di vampiri ha
invaso Sunnydale e ho bisogno di aiuto. Wesley mi ha dato il titolo di questo
manuale, lo stavo semplicemente cercando.”
“Fai vedere? Ho capito. Non è qua. È
molto prezioso e il sig. Giles lo ha nascosto per via di Anya.” La ragazza
guardò le due con occhi sbarrati.
“Che c’entro io? Perché difendere un
libro da me?”
“Facile. Perché se tua madre fosse
viva, riusciresti a metterle un’etichetta in fronte e venderla con lo sconto del
20% in tempo di saldi.” Lei continuò a protestare, ma Willow prese per mano
Faith, trascinandola in palestra. In una cassa nascosta sotto un mobile,
trovarono il fantomatico libro. La strega lo aprì con delicatezza, poggiando il
volume sul tavolo per poi scuotere la testa.
“Che succede?”
“Tedesco. Ne sai niente?”
“E lo chiedi a me? Sei tu la
sapientona.”
“Avrei preferito latino, o greco o
sumero…mi sa che nessuno di noi ne capisce niente. perché non mi parli di
questa invasione?”
“E Spike? Non è europeo?”
“Inglese. Chiamalo, così lascia
l’arpia in pace, prima che si ricordi della scorta di acqua santa che tiene
sotto il bancone…” Faith si affacciò per spiare quello che stava facendo Spike.
Dawn gli stava mostrando i quaderni e i suoi progressi scolastici, mentre Anya
discuteva al telefono. Sorrise, per poi incrociare lo sguardo del vampiro e
avere un’occhiataccia in cambio. Lasciò Dawn con il suo zaino, per avvicinarsi
alla cacciatrice.
“Molto da ridere?”
“No, tenerone. Potresti essere un buon
padre, lo sai?”
“Non mi risulta possibile, i vampiri
non possono essere genitori…”
“Dovresti ricordarlo ad Angel…”
“Ma tu credi veramente che quello sia
figlio loro? Deve esserci sotto qualcosa. La realtà supera di gran lunga la
fantasia.” Spike si accese una sigaretta, ignorando i commenti stizziti di
Anya.
“Conosci il tedesco? Hai detto che hai
incontrato qualcuno di quell’ordine qualche decennio fa. Mi serve un
interprete.”
“Per sapere cosa? Ti vogliono ammazzare,
te l’ho detto. Fine della storia. Prepareranno qualche bel rito coreografico e
boom, fuori la cacciatrice. Magari li ha chiamati proprio il Consiglio, così
riescono ad avere una prescelta un po’ più docile…”
“E bravo il Sanguinario. Idea geniale.
Allora mi sa che faccio una capatina a Los Angeles, ammazzo Wesley e poi torno.
Anzi, prima passo a Londra ed elimino Giles, poi mi rifugio in Cina. Che ne
dici?” Lui sorrise, per avvicinare la mano al viso di lei. Faith istintivamente
spostò la testa.
“Ehi, è solo un ricciolo di polvere.
La Cina è molto bella in questo periodo, o almeno lo era l’ultima volta che ci
sono stato.”
“Allora, questo tedesco lo capisci o
no?”
“No, tesoro. Datti una calmata e
chiedilo a quella ex demone isterica. Ha solo un migliaio d’anni più di me.
Oppure credo che con un po’ di soldi qualche studente di lingue discreto
riusciamo a beccarlo.”
“Riusciamo? Lavoriamo insieme?”
“Boccaccia mia…te l’ho detto, non ho
niente da fare…” Faith si avvicinò alla cassa.
“Hai mai pensato ai corsi per
corrispondenza? Si imparano tante belle cose…”
“Infatti ci stavo pensando…una bella
laurea in neurochirurgia, così mi tolgo il chip dalla testa e posso tornare ad
assaggiare il collo delle belle ragazze.”
“Fammi sapere quando finisci gli
studi, voglio proprio vedere come diavolo fai a toglierti quel coso da solo…”
“Forse sarebbe meglio un corso di
informatica…è o non è un chip?”
“Bravo! Nel frattempo prova a
sbatterti la testa al muro, magari riesci a mandarlo fuori uso…Anya? Conosci il
tedesco?”
“Chi?”
“Non chi. La lingua tedesca.”
“Certo. Devi sapere che nel 1500, o
giù di lì, c’era una dama che…”
“Ho capito, capito…ti va di tradurre
un paio di pagine per me?”
“Visto come mi hai trattato? Direi di no.
E poi c’è il negozio, non posso mica chiuderlo quando vi gira…” Faith iniziò a
respirare profondamente, cercando di non ascoltare i discorsi della ragazza.
Girò le spalle e tornò in palestra. Willow era immersa nella lettura di un
altro libro, tanto che si spaventò quando vide la cacciatrice accanto a sé.
“Quella svitata non ci vuole aiutare.
E io mi sono promessa di non ammazzare più nessun essere umano. Non so, vale
anche per gli ex demoni?”
“Anya? Me ne occupo io. È un po’
strana, ma in fondo non è cattiva…devi capirla, lei è…strana.”
“Beh, che mi devo aspettare a
Sunnydale? Vampiri che non mordono, streghe, ex demoni, ragazzine che aprono
varchi nelle dimensioni parallele…manca niente?” Willow si allontanò. “Scordavo
i lupi mannari…ma quello ormai è passato, non è vero Willow?” Lo disse
sottovoce, e la strega non sentì l’ultima frase. Faith prese a sfogliare il
libro, confrontando il ciondolo che aveva trovato con un’illustrazione. Spike
si sedette accanto a lei.
“Senti, non mi piace averti troppo
attaccato. Sei miope per caso?”
“No, mi piace il tuo profumo.” Lei lo
guardò con gli occhi sbarrati.
“Non uso profumo, idiota. È una cosa
che insegnano i primi giorni di apprendistato. Gli odori forti sono un
richiamo, un biglietto da visita.”
“Idiota a me? Noi abbiamo l’olfatto
più sviluppato del vostro, e il profumo che sento è quello della tua pelle. E
non riusciresti a toglierlo neanche con la varechina, mia cara.”
“Beh, stai lontano dal mio collo,
tesoro. Ricordati che io ti posso pestare e tu no.”
“E ci prenderesti gusto? Un vampiro
che non si può difendere…nah…non è il tuo genere. Tu vuoi vedere il sangue
scorrere a fiumi, scommetto che ti eccita!”
“Mmmm, ti piacerebbe scoprirlo, non è
vero?” Faith si mosse sensuale e sicura, sedendosi sulle ginocchia del vampiro
con un sorrisetto stampato in faccia.
“Scommetto che ti piacerebbe
assaggiarmi, sentire il mio sangue che ti scorre dentro e il mio battito
cardiaco che diventa sempre più lento…” parlava con voce roca e bassa,
direttamente all’orecchio di Spike, che cercava invano di indietreggiare.
“Stai giocando con il fuoco, bambina…”
“Che paura…”
“Questo chip non funzionerà per
sempre…” La tirò lievemente per i capelli per allontanarla, sentendo subito una
fitta di dolore in testa, che comunque non gli fece mollare la presa.
“Non vedo l’ora, amore mio…” Faith
passò una mano sul collo del vampiro, lentamente, sfiorando la maglietta sino
ai pantaloni. Continuava a sorridere compiaciuta dalla reazione del vampiro.
“Chi è che si sta eccitando,
Sanguinario?” Spike la buttò giù dalla sedia, e lei per tutta risposta rimase a
ridere sguaiatamente.
“Tu sei pazza.”
“Dai, non ti sarai offeso?” La ragazza
si rialzò con un salto, per poi scuotere i capelli.
“Mi piace giocare. Mi fa sentire viva.
Faccio un lavoro di merda e ogni tanto voglio divertirmi.” In quel momento
entrarono Willow e Anya.
“Io non ti voglio aiutare, sia ben
chiaro.” La ragazza sembrava molto decisa.
“Questo l’avevo capito. Mi vuoi
spiegare il motivo, per cortesia?” Faith era tornata a sedersi sulla sua sedia,
e guardava l’ex demone con aria di sfida.
“Per quello che hai fatto a Xander.”
“Che cosa…ops. Capito. Che male gli ho
fatto? Era solo una scopata, dio santo, non facciamola così lunga…non ha nessun
senso…me n’ero quasi dimenticata…”
“Tu cosa?” Spike era impietrito.
“Lei, quella strega…si è permessa di
toccare il mio Xander.”
“Che ai tempi era libero come l’aria e
vergine! Senti, non era neanche il mio tipo, semplicemente era nel posto giusto
al momento giusto, e non mi pare che si sia lamentato! Mica l’ho stuprato!”
“Sei sicura? Lo sai cos’è uno stupro?”
Spike rideva senza ritegno. Faith fu contagiata all’istante, mentre Willow
cercava di trattenere Anya.
“Okay, okay…qualcuno che mi traduce
questa roba lo trovo…buona serata a tutti!” La ragazza si avviò verso l’uscita,
trattenendo a stento le lacrime che accompagnavano le sue risate. Prese il
libro, e Anya tornò ad urlare che non poteva portarlo fuori dal negozio.
“Deciditi. O lo traduci tu, o me lo
porto via. Non mi interessa se ti piaccio o no. Credimi, Xander non mi
interessa affatto. Voglio solo salvarmi la vita e spaccare il culo a questi
vampiri. Chiaro? Quindi non me ne frega niente delle tue bambinate. E ho il
permesso degli Osservatori per questo libro. Chiama il tuo prezioso Giles, se
non ci credi.”
“Il negozio l’ha lasciato a me…” Stava
piagnucolando come una bambina.
“Dai Anya, ha ragione. Quando chiudi
la sera è buio, ormai. E una setta di vampiri qui in città non fa comodo a
nessuno. Mettila così, prima la aiuti, prima staremo tutti più tranquilli.
Okay? Lei è la cacciatrice, lo sai. Mi metterei a scannerizzarlo per mandarlo a
Giles, ma è troppo prezioso…” La voce di Willow era calma e comprensiva. Faith
rimase in attesa con il libro fra le braccia.
“Va bene. Ma ora te ne vai. Sta per
arrivare Xander, e non voglio che neanche ti veda. Ti porterò io la traduzione,
domani mattina prima dell’apertura.”
“Va bene.” Faith sospirò, mollando il
libro sopra il tavolo e avviandosi verso la porta. Incrociò Dawn che le sorrise
appena.
“Hai risolto i tuoi problemi?”
“Sì, piccola. O almeno spero.”
“Tu non hai sorelle, vero?”
“No, non ho nessuno.”
“Meglio. Così quando morirai nessuno
starà male.”
“Grazie, Dawn. Ora sto molto meglio.”
“Sc-scusa, io volevo dire che…”
“Ho capito, capito…non continuare con
le frasi gentili o finisco per suicidarmi. L’ho detto che stavo meglio in galera…”
Uscì sbattendo furiosamente la porta.
La sua stanza d’albergo era desolante.
Letto rifatto e tutto in ordine, ma asettica e triste. Guardò ancora una volta
il telefono, ma poi decise di non chiamare nessuno. Non poteva cercare Angel
ogni volta che stava male. Si sdraiò sul letto e iniziò a concentrarsi sulle
sensazioni del suo corpo, sul suo respiro. Rilassarsi. Escludere ogni energia
negativa dalle sue membra, dai suoi pensieri. L’inventario. Lo chiamava così.
Cercava di concentrarsi su tutto quello che era successo negli ultimi tempi,
per fare un bilancio. E scoprire che era in debito con il mondo e che ancora
doveva lottare. Per se stessa. Per gli altri. Tassello dopo tassello, scalino
dopo scalino. Una immaginaria strada verso una serenità che non aveva mai
conosciuto. “Basta che arrivi ad un equilibrio” diceva Angel. Lui c’era
riuscito. Ma era un po’ più vecchio, e sicuramente con più esperienza. Ripensò
a Wesley. Che sussultava un attimo ogni volta che la vedeva. Per poi calmarsi.
Sapeva quello che succedeva dentro di lui. in un certo senso la odiava. Ma il
senso del dovere, l’amore per quell’accidente di mondo e di lavoro lo aveva
convinto ad aiutarla. Pareva impossibile. Ma normale, quasi. Anche Giles era
stato torturato da Angel e aveva perdonato. Ma almeno c’era la scusa della
mancanza d’anima…
A volte sognava. Spesso si rivedeva
con un paletto in mano mentre uccideva il collaboratore del sindaco. E si
risvegliava senza fiato, spaventata a morte dalla sensazione di sgomento e
soddisfazione. Affondare il legno nella carne. Sentire il rumore e il sangue
fluire, con la vita di quell’essere umano scivolare via in un sospiro. Niente
polvere. Niente vampiro che si dissolve eliminando le prove del delitto. E poi
il risveglio. Sudata, tremante, piangente. Tornare a star meglio con la sua
coscienza. Ecco cosa desiderava. C’erano giornate in cui avrebbe mollato
davvero tutto per andar via. Cina? Sorrise al ricordo di Spike. Qualsiasi posto
sarebbe andato bene, l’importante era stare lontano da guai, dai pensieri che
l’assillavano e contro i quali continuava a lottare senza posa. Ma dai ricordi
non si può sfuggire in nessun modo. E non doveva sfuggire, per tener bene in
mente di cosa era stata capace. Per evitarlo. Facile essere spavalda e
temeraria, o sbruffona con il prossimo. Era più forte di lei. Ma in quella
stanza si gettava la maschera. E il dolore riaffiorava ad ondate, feroce e
vivo, quasi carnale.
Buio. Si affacciava alla finestra con
la sua solita arroganza. Preparare le armi. Notte di caccia. Nemico nuovo e
paura. Un ordine non meglio identificato che vuole ucciderla.
“Venderò cara la pelle.” Lo disse a
voce alta, ricordando un vecchio film western. Rise da sola, mentre accarezzava
il suo giubbotto nero. Sentì bussare. Il sorriso scomparve immediatamente. Ma
qual è il vampiro che bussa? Spike.
“Quanto costa questa pelle?”
“Parecchio. È da molto che mi spii?”
Aveva aperto la porta, rimanendo un po’ in disparte a guardarlo.
“Qualche minuto. Non ti spio. Ti
proteggo.”
“O dolce cavaliere…come ieri notte?”
Faith si allontanò dalla porta, per tornare ad occuparsi dei suoi paletti
sparsi sopra il letto.
“Mi fai entrare?”
“E chi te lo impedisce?”
“MA porc…ti ricordi che sono un
vampiro? Mi vuoi invitare o no?” Faith rise, per poi compiere il classico
rituale. Spike chiuse la porta, ancora scuro in volto.
“Pronta?”
“Perché, dove mi porti di bello? Ci
hai ripensato su Rossella O’hara?”
“Uh? Ho scordato i pop-corn, però.”
“Va bene, li compreremo dopo.” Il ragazzo
rimaneva a guardare dalla finestra.
“Sono là fuori?”
“Mi è sembrato di vedere un’ombra.”
“Perché lo stai facendo? Nessuno ti
obbliga. Neanche la tua coscienza. Quelle ragazze invece hanno un tremendo
senso del dovere, farebbero tutto per la giusta causa. Non sono commuoventi?”
Lui si voltò. Faith non stava scherzando più. Vide la tristezza profonda dei
suoi occhi, e per un istante sentì il bisogno di abbracciarla e consolarla.
Scosse la testa.
“A volte è difficile ricordarmi che
sei solo una ragazzina. Ben corazzata, ma solo una ragazzina.”
“Non mi hai risposto.”
“Per sentirmi vivo. Per quanto può
essere vivo un vampiro, naturalmente.” Quelle parole bastavano. Le aveva
pronunciate fissandola negli occhi, e lei aveva capito. Via d’uscita. Il dolore
che sgorgava impietoso e copioso da quel vampiro, che doveva trovare una fine.
Spike continuava a combattere da tempo contro i demoni di Sunnydale, anche
prima del suo arrivo. Ma aveva bisogno di reagire. Di trovare uno scopo, per
soffocare ciò che sentiva. Di perdersi in qualcosa. Faith sorrise. Provò
compassione per lui. Ma anche invidia per Buffy. Come al solito. Lei aveva
avuto tutto. Amici, una madre, una sorella. Angel. E Spike. Cercò di scacciar
via quel sentimento scomodo, sfiorando la mano del vampiro. Lui non si
ritrasse. Un sorriso, mentre accoglieva quelle dita calde. Il telefono suonò
all’improvviso. Faith rimase bloccata a guardare l’apparecchio che squillava.
“Perché non rispondi?”
“Io…non so…non mi chiama mai nessuno,
è la prima volta che lo sento suonare e…” Spike prese la cornetta, porgendola
alla ragazza.
“P-pronto?” Il suo volto divenne
subito serio. Nel giro di pochi istanti la comunicazione venne interrotta, e
Faith si ritrovò ad infilarsi il giubbotto e prendere i paletti.
“Allora?”
“I tuoi amichetti. Sono da Dawn. Mi sa
che hanno le idee confuse. Credono di trovarmi lì. Cristo, cercano ancora
Buffy! Sono sotto assedio. Quei bastardi hanno taniche di benzina e armi varie.
Willow e Tara si difendono come possono, ma…” Si voltò, e vide la porta aperta.
Spike aveva già messo in moto, pronto per partire. Arrivarono in pochi minuti.
Spegnendo il motore e i fari quando si ritrovarono a pochi metri dalla casa.
Nel silenzio assoluto Spike indicò a Faith i posti dove erano nascosti i
vampiri. Era una vera e propria imboscata. C’era un principio d’incendio nella
porta secondaria, e si sentivano le urla di Willow che dava gli ordini sul da
farsi. Vide partire una luce e qualcuno bruciare. Era uno spettacolo
impressionante. Lui sorrise.
Sempre a gesti organizzarono la
battaglia. Si diressero direttamente nella seconda porta, insieme, sorprendendo
i vampiri alle spalle. Erano armati di pistole di vario calibro, ma non fecero
in tempo ad usarle.. Eliminati i primi cinque tutti gli altri furono presto
richiamati. Faith vide che ancora uno cercava di appiccare nuovamente
l’incendio.
“Ehi, tesoro…mi sa che vi siete un po’
confusi. Sono io la cacciatrice e sono qua! Mi sa che avete sbagliato
indirizzo!” Spike fece appena in tempo a mettersi davanti a lei, beccandosi un
proiettile nella spalla. Il suo volto era quello del vampiro. Il demone che
aveva sparato fece un commento incomprensibile prima di darsela a gambe.
“Ma sei diventata scema? O hai deciso
di fare il bersaglio?”
“Ora è meglio se ce la svigniamo…”
Faith iniziò a correre verso la moto, per mettersi a guidare e scappare nella
notte. Spike continuava a tenersi la spalla sanguinante. Arrivarono in una zona
tranquilla della città, dove una vecchia chiesa diroccata troneggiava lugubre e
solitaria. La moto decise di spegnersi, e una certa lancetta segnalava
chiaramente il motivo.
“Lo sai che si mette la benzina in
questi trabiccoli?”
“Ehi, non avevo in programma nessuna
fuga…” Scesero dal mezzo. Spike si sedette sui gradini in pietra, sotto un
lampione. Faith lo raggiunse, aiutandolo a togliere lo spolverino in pelle e la
maglietta per controllare la ferita.
“Però. Un bel proiettile…” La ragazza
tolse fuori un coltello dallo stivale, e riuscì a scalzare il pezzo di metallo
dalla carne. Ma si sorprese a guardare meglio il corpo di chi aveva davanti.
Sembrava più magro con i vestiti addosso. Non era niente male. Spike rimase in
silenzio, anche se una smorfia di dolore gli deformava il viso.
“Mi sa che ti devo qualcosa…”
“Se…brava… volevi farti ammazzare?
C’era bisogno di presentarti?”
“Ehi…l’ho fatto per quelle là! Quegli
stronzi credevano di trovare Buffy a casa e stanarla…ora sanno che c’è una
nuova cacciatrice, e che lì non ci abita! Ho salvato la buccia alle signorine,
altroché…” Il vampiro non fiatò. Faith continuava ad armeggiare con un
fazzoletto.
“Lascia, tanto si risistema presto. Ho
avuto di peggio.” Scacciò la mano della cacciatrice.
“Sei un po’ scorbutico o sbaglio? O ti
sto facendo troppo male?” Spike non rispose, e fece segno di far silenzio.
“Mi sa che non li hai seminati. O che
sono dappertutto…” Lui si alzò velocemente, prendendo Faith per mano e
trascinandola con sé. Raccolse i suoi abiti da terra e li buttò via, lontani..
La moto era abbastanza mimetizzata.
“Vediamo quanto sono cretini. Se lo
sono abbastanza non si metteranno a cercarci in chiesa.”
“Non lo so…pistole, taniche di
benzina…credi che siano completamente andati?”
“Lo scopriremo subito. Sono troppi. E le
croci sono sempre un deterrente efficace.”
“Non per te, vedo…”
“Basta non entrarci in contatto.”
Spike e Faith si diressero verso l’altare. I rumori si facevano sempre più
vicini, anche se Faith non riusciva a distinguerli più di tanto. Ma si fidava di
lui. Un crocifisso alto dei metri troneggiava a due passi da loro. Faith lasciò
la mano del vampiro e scostò la pesante tenda che si trovava dietro il simbolo
cristiano. Un muro. Ma anche abbastanza spazio per nascondersi. Lei non fece in
tempo a girarsi, che si ritrovò Spike davanti, che la spingeva verso la fredda
pietra, mentre con una mano le serrava la bocca. I vampiri erano entrati.
Sentiva distintamente le loro voci, anche se non comprendeva ciò che dicevano.
Faith cercava di calmare il respiro. C’era
decisamente troppo buio, e chiuse gli occhi, come per concentrarsi meglio nelle
sue sensazioni. Sentiva il corpo di Spike su di se, che la sovrastava,
bloccando completamente i movimenti. Sorrise tra sé e sé. Malgrado la
situazione piuttosto pericolosa si sorprese a pensare a come poteva apparire la
scena vista dal di fuori. Un ragazzo, seminudo e ferito che la avvolgeva con il
suo corpo.
Spike non riusciva più a ragionare.
Sapeva che quello era l’unico modo per salvare la vita alla cacciatrice. Ma le
sensazioni del suo corpo gli stavano facendo girare la testa. Il profumo della
pelle di Faith, il contatto con la sua bocca carnosa…e tutto il resto. Sentiva
il suo respiro, il petto che si sollevava e abbassava sempre più lentamente.
Sentiva che si stava calmando, aveva capito. Ma c’era qualcos’altro. Lo
percepiva chiaramente. Era eccitazione. E non solo la sua. Il suo volto
sfiorava il collo della ragazza, e i pensieri vagavano senza meta sul solito
argomento. Morderla. Assaporare quel sangue. Come lei aveva predetto la sera
prima, in palestra. Ma anche baciarla. Quella bocca piena, a contatto con la
sua mano. Cercò di concentrarsi sui rumori che provenivano dall’esterno. Le
voci erano vicinissime. Il rumore del caricatore. Spari. E la sua pelle che si
lacerava ancora. Sentì lo spavento di lei, ma riuscì a rimanere immobile, a
bloccarla con più forza. Il dolore esplose profondo e pulsante, mentre riusciva
a sentire le voci che si allontanavano, finalmente. E poi il silenzio. E il
crollo sul pavimento. Faith che si precipitava a soccorrerlo una volta ancora.
Il suo viso così vicino, così preoccupato. L’ultima immagine prima di perdere i
sensi.
Quando si riprese tardò a capire in
che posto si ritrovava. Letto. Dolore. Un bruciore sottile alla schiena. Era sdraiato
a pancia in giù e nudo sotto il piumone. Continuava a rimanere immobile per
cercare di mettere a fuoco gli ultimi ricordi. Scorse una figura accanto a sé.
Il suo respiro, il movimento ritmico di un essere umano. I capelli neri sparsi
sul cuscino. Il viso quasi del tutto coperto, e la sua bocca inconfondibile. La
stanza era buia, per quel che poteva vedere, ma allo stesso tempo doveva essere
giorno. Dalla finestra filtravano alcuni raggi che davano un’atmosfera irreale
a quel luogo. Sentì bussare alla porta. Cercò di alzarsi, ma una fitta più
forte lo fece desistere. Vide gli occhi della ragazza aprirsi per precipitarsi
fuori dal letto.
“Buongiorno Anya.”
“Non è un buon giorno. Quindi piantala
di fare la gentile.”
“Luna storta, eh?”
“E indovina di chi è la colpa? Ti
avevo detto di stargli lontano. E invece lo butti giù dal letto alle tre del
mattino, di corsa. Come dovrei sentirmi?”
“Non lo so…ma sono sicura che me lo
confiderai tra poco.”
“Sei una serpe. E io che ho sacrificato
il mio prezioso tempo libero per aiutarti…”
“Ora mi hai proprio rotto i coglioni.
L’ho svegliato perché è l’unico con la macchina, ed ero a tre chilometri
dall’albergo. Perché Spike era ferito. Credi che mi sia divertita?”
“Potevi chiamare un taxi. Tanto cosa
cambiava per te?”
“Bella mia, e come lo spiegavo? Quello
non respira, due buchi di pallottola conficcati nella schiena…beh, in
effetti…dici che mi avrebbe portato in ospedale o alla polizia? Vuoi capire che
non me ne frega niente di Xander? Avevo bisogno di una mano, tutto qua. Puoi
tenertelo, il tuo moccioso…”
“Tu sei solo invidiosa. Perché non
puoi più averlo. Perché non hai nessuno da spupazzarti.”
“Cara mia, di meglio lo trovo ad ogni
angolo. E poi che diavolo ci trovi in quello stoccafisso? Nel mio letto c’è
qualcuno che sicuramente vale mille volte più di lui.”
“Sempre ad elemosinare gli scarti di
Buffy, eh? Ma tra un po’ la pacchia sarà finita. vedrai. Tutto tornerà al suo
posto.” La ragazza gettò una sacca ai piedi della cacciatrice, per poi girare
le spalle ed andarsene. Faith rimase a guardarla mentre saliva in macchina.
Xander era alla guida, e si teneva la testa. Accennò un saluto verso la sua
direzione, e lei ricambiò. Raccolse la borsa e chiuse la porta.
Accese la luce del tavolino. Si
sedette su una sedia e rimase immobile.
“Il mostro è andato via?”
“Sì, scarto di Buffy. Ha portato le
provviste. Se ti senti meglio puoi fare colazione.” Aprì la sacca, togliendo
fuori una bottiglia in plastica dal contenuto inconfondibile. C’erano anche dei
vestiti e un quaderno.
“Carino il nomignolo. Quella ha più di
mille anni e non ha ancora imparato a stare al mondo.” Spike si sedette sul
letto, con una smorfia di dolore. Faith sorrise, ma aveva gli occhi lucidi.
“Ho capito come sono arrivato qua. Ma
mi sono perso qualcos’altro? Com’è che sono nudo?”
“Oh, bella. Sei tu che non usi né
mutande né boxer. I pantaloni che avevi erano un lago di sangue. Mica ti potevo
coricare con quei cosi addosso…”
“Ah. Mi hai spogliato tu?”
“Ti vergogni? Non sei il primo uomo
che vedo nudo. Forse il primo vampiro…ma non fa molta differenza, credo.”
“Di bene in meglio. E…tanto per
sapere, perché sono finito qua e non nella mia accogliente cripta?”
“Vedi un po’ tu…quelli ti avevano
visto. E probabilmente riconosciuto. Sei un vampiro abbastanza famoso, quanto
ci voleva per loro scoprire la tua tana? Di me invece non sapevano neanche
l’esistenza, ho cambiato albergo tre volte nell’ultimo mese e tanto per
cambiare, per entrare qua ci vuole un invito. Da te, no.”
“Mmmm, sei furba, ragazza.” Faith si
avvicinò, per sedersi accanto a lui, sul letto. Controllò la schiena
accuratamente, poi sorrise.
“Tra un po’ sarai come nuovo. Ti è
andata bene. Se avessero beccato la spina dorsale…”
“…sarei tornato in sedia a rotelle per
un mesetto.”
“Già. Angel mi ha detto anche dove è
posteggiata quella che avevi un tempo, pensa tu…”
“L’hai chiamato?”
“Certo. Ero preoccupata. Non rinvenivi
in nessun modo. Mi hai spaventata.”
“Oh, si sarà fatto quattro risate. Ma
forse adesso mi considererà un po’ di più, ho salvato la sua protetta…”
“Che ti importa? Un giorno mi
spiegherai perché lo odi così tanto.”
“E’ una lunga storia.”
“Grazie per ieri. Avevi previsto
quegli spari? Per quello mi hai fatto da scudo?”
“No. Volevo solo saltarti addosso,
come scusa non era male.” Faith rise di gusto, mentre Spike rimaneva quasi
serio.
“Non mi credi?” lei non rispose,
continuando a ridere. Si avvicinò al suo viso, accarezzando la nuca e
guardandolo negli occhi.
“Beh, comunque grazie.” Faith
allontanò la mano, come se si fosse scottata. Si alzò e prese a camminare
nervosamente. Guardava per terra. “Voglio andarmene, Spike. Sto impazzendo
qua.”
“Per quello che ti ha detto Anya?”
“Non solo. Ma sto crollando un’altra
volta. Mi sono dovuta trattenere. Pensavo ardentemente a come potevo farla
fuori. In un attimo ho visto almeno cento modi per ucciderla in maniera
cruenta.”
“Ah beh, ma quell’effetto lo fa a
tutti, non ti preoccupare per così poco. Non dargliela vinta.”
“Il problema è che io posso farlo. Che
ho sentito il sangue darmi alla testa, ho visto buio per un istante e stavo per
allungare una mano. Ne sono capace. È la realtà.”
“No, non l’avresti fatto. Non ti
conosco molto bene, ma non credo che…senti, vuoi un giro di chip?”
“Eh?”
“Dai, trova un modo per togliermelo e
te lo presto…così risolvi i tuoi problemi di aggressività verso gli
umani…funziona, te lo garantisco.”
“Oh, ma guarda…così faccio felice
anche te…”
“E finalmente potrò morderti…starti
vicino mi fa pensare male, credi che sia facile per me?” Faith riprese a
ridere. Spike cercava di rimanere serio, ma fu contagiato.
“Ti adoro, Spike. Sei il mio uomo
ideale. Comunque credevo che starmi vicino ti facesse pensare ad altro. O
almeno, così sembrava dalla tua reazione di ieri in chiesa…”
“Che…vuoi dire?”
“Ma, non so…cosa avevi in tasca?” Fece
appena in tempo a scostarsi, che un posacenere piuttosto pesante volò verso la
sua direzione, per andare a frantumarsi sul muro di fronte. La ragazza guardò i
pezzi sparsi sul pavimento, mentre Spike si accendeva una sigaretta, come se
non avesse fatto niente.
“La mia reazione era esattamente
uguale alla tua, tesoro, anche tu eri eccitata.”
“Può darsi…ma cosa c’entra il portacenere?
Dovrò rimborsarlo all’albergo.”
“A volte la mano è più veloce della
lingua…” Sentirono bussare. Faith si avvicinò guardinga alla porta, aprendola
piano.
“Scusi, signorina, ho sentito un
rumore…sta bene?”
“Oh si, mi scusi…sa, devo avere la tv
troppo alta…mi spiace…”
“Non importa…sa questa è una città un
po’…particolare, e le aggressioni sono all’ordine del giorno…”
“No, no…non si preoccupi, va tutto
bene. Grazie per l’interessamento, mi fa piacere che ci sia qualcuno che
controlli la situazione qui in giro.” Quando chiuse la porta cercò di non
ridere. Vide Spike in piedi, con il lenzuolo arrotolato, messo in modo da
coprire le zone strategiche.
“E tu dove stai andando?”
“A prendere un po’ di sole,
naturalmente. Vorrei fare una doccia.” Faith si avvicinò al vampiro,
impedendogli di aprire la porta del bagno.
“Forse è meglio che aspetti un po’.
Fammi chiudere la finestra, prima…”
“Sei piena di attenzioni,
signorina…potrei veramente pensar male…” Lei sorrise apertamente. Guardò Spike
negli occhi per una frazione di secondo. Poi si mise in punta dei piedi, e
raggiunse la sua bocca. Era fresca e umida, e non respinse il suo bacio.
Inizialmente fu delicato, dolce. Ma in pochissimi istanti si trasformò in
qualcosa di diverso. Lui mollò il lenzuolo, che cadde ai loro piedi, ed iniziò
ad accarezzarle il viso, i capelli, spingendola leggermente verso la porta.
Faith sentiva il contatto con la sua pelle nuda, e si sentì avvampare. Fu lui a
fermarsi e a guardarla un attimo, come se si rendesse conto in quell’istante di
quello che era successo. Attimi, minuti. Tutto relativo e sfumato.
“Questo…è il pagamento del pedaggio
per una doccia.” Sorrideva ancora pronunciando quelle parole. Cercava di
sdrammatizzare, ma le idee si confondevano e galleggiavano negli occhi chiari
del vampiro.
“Bene. Allora devo ancora pagarti il
letto.” Questa volta fu lui a baciarla, diventando sempre più audace e
sensuale, sfiorando la pelle della ragazza, percorsa da brividi
incontrollabili. Lo spinse via delicatamente.
“O-okay…debiti saldati. Ora è meglio
se vado a chiudere questa finestra. magari…non so…che ne dici di coprirti?” Lei
raccolse il lenzuolo, porgendoglielo.
“Perché, tanto non mi hai già visto
nudo?”
“Beh, non così. In realtà no. Ho mentito.
È stato Xander a spogliarti.” Lui prese il lenzuolo, sorridendo.
“Tutte queste provocazioni finiranno
per scottarti, Faith.”
“Mi piace il caldo, non preoccuparti.”
“Allora sbagli a baciare un vampiro.”
“Mi piace anche sperimentare…” Sgusciò
dentro il bagno, chiudendo rapidamente la porta dietro di sé.
Chiuse le imposte e accese la luce
dello specchio. Osservò il suo volto riflesso e l’espressione stupita che
aveva. Aprì l’acqua e si bagnò abbondantemente il viso, prima di prendere fiato
ed uscire.
Spike era nuovamente seduto sopra il
letto, che guardava gli abiti che gli aveva portato Anya. Alzò lo sguardo verso
la ragazza.
“Faith…” Lei fece segno di far
silenzio. Lui ubbidì senza fiatare, dirigendosi verso il bagno, coprendosi con
gli abiti puliti. Lei lo osservò di sfuggita, facendo finta di risistemare il
letto. Poi si fermò non appena sentì la porta chiudersi. Rimase immobile.
Ascoltò il rumore dell’acqua che scendeva. Si sedette su una poltrona, con le
mani che le coprivano il viso. Le sembrava ancora di sentire quelle labbra
sulla sua pelle. Non riusciva a focalizzare come fosse successo. Era tutto uno
scherzo, era tutto un gioco…era tremendamente sola in quella città. E Spike era
l’unico che le avesse offerto una mano. Non doveva fare come al solito.
Attaccarsi alle persone che le dimostravano un po’ di interesse. Ricordava le
parole dello psicologo del carcere. Doveva trovare la sua strada, la fiducia in
sé stessa. Non partire in quarta, come sempre. Perché Spike? Aveva a che fare
con Angel? Erano tutti e due dei vampiri. Stavo sostituendo l’uno con l’altro?
Scarto di Buffy. Rise di se stessa. Parlava peggio di quell’accidente di
strizzacervelli. Che doveva per forza trovarci qualcosa di losco dietro ogni
sua parola. In fondo era solo un bacio. Era attrazione fisica. Lui era
tremendamente interessante. E mezzo nudo. Aveva sbirciato, quando era svenuto.
L’aveva guardato a lungo. L’aveva desiderato. Si infiammava facilmente, lei.
Era sempre stata così. Ed era anche curiosa. Voleva sapere quanto poteva essere
fredda la pelle di un vampiro. Il suo corpo. La sua bocca. Scosse la testa.
Prese il quaderno che le aveva portato Anya, cercando di immergersi nella
lettura della traduzione del fantomatico libro. Avrebbe fatto finta di niente.
evitare l’argomento. Appoggiò quelle pagine sulle ginocchia. Cosa stava
pensando lui in quel momento?
Spike era sotto l’acqua. I palmi delle
mani rivolti verso il muro. La schiena che bruciava ancora un po’, ma quasi non
se ne accorgeva. Lei l’aveva baciato. Senza nessun segnale serio. Scherzi.
Scherzavano, prima, no? La notte, in chiesa. Quando aveva pensato ardentemente
a quella bocca…non avrebbe mai creduto che…non così presto…assaggiarla.
Tremendamente calda, piena, morbida. Come quei capelli lunghissimi. Prese lo
shampoo e ne aspirò il profumo a lungo. Aprì gli occhi, per darsi dello
stupido. Tanto lei scherzava. Scherzava sempre. E lui? che gli era saltato in
testa? Perché non l’aveva fermata subito? Era una ragazzina, nient’altro. Tolse
del tutto l’acqua calda. Sorrise. Non importava, in fondo. Era stato piacevole.
Ma adesso come si doveva comportare? Far finta di niente? Lei cosa si
aspettava? Era ancora mattina. Doveva rimanere rinchiuso fino a sera inoltrata.
Sicuramente ne avrebbero riparlato. Chiuse ancora gli occhi, mentre si
sciacquava la schiuma dal viso. Uscì dalla doccia. Osservò tutte le boccette
che c’erano in bagno. Niente profumi. Una semplice crema per il viso e una per
il corpo. Trucco in abbondanza. Aprì il rossetto. Un leggerissimo odore di vaniglia.
Quello della sua bocca. Che non era truccata quella mattina, ma che portava
ancora le tracce di quel profumo. Si vestì. Ci mise ancora un po’ prima di
uscire. Aveva quasi paura di affrontarla. Ma preparò il suo più bel sorriso.
Faith fissava la porta. Quando lui
uscì sentì il suo battito cardiaco accelerare improvvisamente.
“Com’era la doccia?”
“Fredda. Utile.” Si sedette sul letto,
lontano da lei. Aveva la bottiglia di sangue tra le mani. La aprì e iniziò a
tracannare lunghi sorsi. Lei continuò a leggere un istante.
“Ho la traduzione.”
“Ah. E…perché gli serve ammazzarti? A
parte il gusto di far fuori una cacciatrice, si intende…”
“Quello tu lo conosci bene, eh? Non si
capisce…oddio, non c’è un motivo. È un rituale. Niente portali che si aprono,
niente effetti collaterali…una specie di tradizione che portano avanti per
secoli. Che porta fortuna, in pratica. Devono ammazzarmi e basta. Possibilmente
prima di Natale. Quindi hanno due mesi di tempo. E sono tanti. Una marea. E di
solito ci riescono.”
“Tutto qua?”
“Pare di sì.”
“Okay. Li affronteremo. Bisogna
trovare il loro nascondiglio. Se sono in tanti avranno bisogno di un posto
piuttosto spazioso, magari, visto che a loro piace tanto il fuoco si
potrebbe…non so, dargli un’arrostita?” Spike si era avvicinato alla poltrona.
Faith si era alzata e stava sulla difensiva.
“Che succede? Vogliamo parlarne?”
“Un gioco, no? Tutto un gioco.
Piacevole ma un gioco.”
“Va bene. Chiamalo come ti pare.”
“Perché, cos’era per te?”
“Mi pare lo chiamino bacio. Caldo.
Profondo. Spontaneo. Eccitante. Ma se vuoi chiamarlo gioco, non c’è problema.”
sfacciato. Sicuro di sé. Lui la fissava, cercando di metterla in imbarazzo. Lei
si sentiva confusa, ma sorrise ugualmente.
“In effetti non sei male.”
“Grazie. Anni di esperienza. E poi mi
impegno sempre in tutto quello che faccio.”
“Buono a sapersi.” Faith si allontanò
da Spike. Prese lo zainetto e se lo mise a tracolla.
“Dove vai?”
“Dovrei mangiare, mio caro. Fare un
po’ di spesa. E ho bisogno di prendere un po’ d’aria e sole. Tu non scappi,
vero?”
“Dove vuoi che vada? Almeno hai la tv
via cavo...” Si era avvicinato, mentre lei teneva già una mano sulla maniglia,
voltata verso la porta.
“Faith.” Lei si girò verso Spike, che
era ormai ad un passo. Riprese a baciarla, come se niente fosse, tenendola per
i fianchi, facendo scivolare le mani dietro la schiena. Lei rispose senza farsi
pregare, immergendo le dita nei capelli ancora umidi.
“Stai finendo il bagno schiuma.” Lei
annuì, staccandosi dal ragazzo.
“Per me questo gioco non è ancora
finito, cacciatrice.”
“Vedremo.” Lei si risistemò i capelli,
per poi uscire precipitosamente.
Caffè. Fissava quella tazza da
parecchio tempo ormai. Rinchiusa in un bar, con il sole che fuori splendeva
alto, che giocava con i riflessi del suo orologio. Fogli sparsi sopra il
tavolo. Idee ancora più sparse che giravano attorno ad un chiodo fisso. Già.
Proprio un chiodo. La cameriera si avvicinò un’altra volta, con il suo bel
completino lindo e inamidato, a chiedere se ne voleva ancora. Faith ripose al
sorriso, e si immerse nel liquido bollente. Era fuori da un paio d’ore. E
ancora non aveva voglia di tornare. Cioè, una parte di lei voleva essere là, a
continuare quello che avevano iniziato. Ma poi ci ripensava. Anya. Le sue
parole. Scarto di Buffy. Iniziava ad odiare sempre di più il fantasma di quella
ragazza. Tutto doveva essere confrontato, e lei usciva sempre perdente. E
odiava essere una perdente. Ma ciò che più la spaventata era ripercorrere le
sue stesse tappe. Si era innamorata di Angel. Anche lei. Se quello poteva
essere amore, visto che non era contraccambiato…e flirtava con Spike.
Giocava con lo zucchero. Il quaderno
accanto a sé, aperto e sempre fermo alla stessa pagina. Sapeva benissimo che
doveva pensare ad altro. Ma era troppo tempo che non si trovava un uomo tra le
mani e…rise da sola. E aveva scelto di giocare con il suo nemico naturale…si
alzò dalla sedia. Pagò il conto. Passò accanto all’albergo, tirando dritta.
C’era ancora del tempo. Vide la sua stanza, la finestra chiusa. Lo immaginò
sdraiato sopra il letto, con il telecomando. Tornò a passeggiare
tranquillamente, osservando la gente che correva da una parte all’altra, nella
vita frenetica di ogni giorno. Quella che lei non aveva mai avuto.
La cripta. Entrarci era una
tentazione. E perché resistere? Guardare tra le sue cose. Scendere nei
sotterranei e sbirciare. I disegni. Le foto. Il mondo di un vampiro
stranissimo. Buffy. Sempre presente. Faith rideva di sé stessa. Tutte quelle
parti di vita intima violate…tutto per convincersi che stava sbagliando. Che
poteva anche scoparselo, se voleva, ma il cuore di Spike stava da un’altra
parte. E lei sapeva bene quanto era difficile dimenticare Buffy…Tornò in
superficie. Continuava a vagare senza meta, passando davanti all’albergo senza
fermarsi. Doveva agire. Doveva aspettare la notte.
Spike era stufo di aspettare. Non
riusciva a chiudere occhio e la tv funzionava da schifo. Peggio che nella sua
cripta. Per passare il tempo aveva iniziato anche lui a guardarsi intorno. a
scoprire qualcosa in più dell’inquilina di quella stanza. Ma non aveva trovato
niente di strano. Cassette, un’enorme quantità di musica inascoltabile anche
per le sue non tenere orecchie. Niente di personale. A parte i vestiti. Niente
di sexy. Magliette sdrucite e jeans, pantaloni in pelle. Nessun vezzo inutile.
Niente di niente. Ordinò qualcosa con il servizio in camera. Sprofondò ancora
una volta nella poltrona e chiuse gli occhi. Per molte ore non aveva pensato a
Buffy. Era quasi un conforto. Ma gli faceva anche paura. I fantasmi della
cacciatrice ormai gli facevano compagnia da parecchio tempo, e quasi gli
mancavano. I mesi si accumulavano, ma cos’era per lui il tempo? Concetto
relativo e dilatato. Come il suo viso che non invecchiava, il suo corpo che si
rigenerava. Come quelle ferite nella schiena che ormai non pulsavano più di
tanto. Tutto relativo.
Faith entrò di soppiatto, cercando di
non far penetrare i raggi del sole che tramontava all’orizzonte. Vide Spike
nella sua poltrona, con il viso appoggiato al bracciolo. Per terra una
bottiglia quasi vuota di whisky. Il posacenere pieno di cicche. L’aria
impestata dal fumo. Il vampiro aprì gli occhi. ma si vedeva che non aveva molta
voglia di reagire. La guardava fissa, mentre appoggiava qualcosa sopra il letto
e apriva una finestra ormai in ombra.
“Senti, ho capito che tanto non
creperai mai di cancro, ma c’era bisogno di ridurre la stanza in queste
condizioni? E vedi di alzare il culo, che adesso sgomberiamo.”
“Ciao, amore, bentornata.”
“Se, se…come no.” Faith si avvicinò al
vampiro, tirando su la bottiglia.
“E questo? Ecco perché il conto
dell’albergo era così salato…” Lui sorrise, incurante dei rimproveri.
“Sei stata via tutto il giorno. Mi
stai evitando?”
“Già. E dovevo farlo da prima.”
“Vieni qua” Lui la tirò verso di sé,
facendola quasi cadere. Si trovarono ad un soffio l’uno dall’altro. Spike prese
ad accarezzarle il viso, delicatamente.
“Sei bella…”
“E tu sbronzo da far schifo.” Ma non
si ritrasse.
“Non avevo niente da fare…E sono
incazzato. Dawn è andata dal padre e non mi ha neanche salutato. Ho
telefonato.”
“Per quello il mio armadio è aperto?
Non ti preoccupare per Dawn. Vedrai che la bambolina sarà passata magari alla
cripta e non ti ha trovato…Impossibile che si sia dimenticata di te…” Lui
sorrise ancora. Giocava con i capelli di Faith, come ipnotizzato.
“Mmmm, forse hai ragione. Comunque là
dentro mi aspettavo di trovare qualcosa di diverso.”
“Che vuoi dire?” Faith chiuse gli
occhi. Spike continuava con le sue carezze, sfiorandole il collo.
“Non so…catene, frustini, lingerie in
cuoio…”
“E’ così che ti piacciono le donne?
Vuoi essere dominato?” Fece finta di strozzarlo. Spike tirò la testa indietro,
ridendo sguaiatamente…
“Non ho detto questo…”
“Beh, sai cosa regalarmi al
compleanno, tesoro…” Glielo sussurrò in un orecchio, mordendogli leggermente il
lobo.
“Comunque ti ho letto nel pensiero, amore,
ho preso qualcosa che ti piacerà…una sorpresa…ma prima dobbiamo andare via. Qua
potrebbero trovarci. Raccatto la mia roba e si parte.” Faith era di nuovo in
piedi, lontano da lui. Spike continuava a guardarla, mentre apriva la sacca e
ci infilava dentro tutto quello che trovava, alla rinfusa.
“Non ti sei neanche arrabbiata…in
fondo ho violato la tua privacy…”
“Beh, siamo pari. Ho fatto un salto a
casa tua.”
“Cosa? E perché diavolo…io almeno
avevo una scusa…”
“No, non avevi scuse neanche tu, quindi
piantala di fare la commedia. E’ un modo per conoscerci meglio…non credi?”
Spike si alzò dalla poltrona.
“Cristo. Sei più pazza di me.”
“Beh, te ne sei accorto…”
“Dove si va?” Faith intanto svuotava
l’armadietto del bagno. Il vampiro si avvicinò al letto, cercando di sbirciare
nei due involucri trasparenti che aveva portato la ragazza.
“In un posto dove hai abitato anche
tu. Abbandonato, un po’ tetro…Giù le mani!” Spike rimase a bocca aperta. Due
costumi.
“Che cazzo vuol dire?”
“Halloween, tesoro. Non mi sono mai
travestita. Quest’anno voglio farlo. E se ti va di venire con me…se no, amen.
Lo riporto indietro.”
“Tu sei pazza.”
“Inizi ad essere ripetitivo.”
“Scusa un po’, io mi dovrei travestire
da vampiro? Ma che roba è?” Lei rideva.
“Beh, mettiamola così…non hai neanche
bisogno di trucco…”
“E poi guarda…un mantello…Conte
Dracula…io lo conoscevo, e non andava in giro vestito in questo modo schifoso!”
“Dai, non ti obbligo…è meglio del
cinema, no?”
“Io non lo faccio.”
“Okay. Io sto andando, Spike.” Portò
la borsa verso la porta, mollandola lì.
“Tu che fai? È buio, ormai. Non voglio
essere trovata.”
“Vengo con te. Ma non mi travesto.”
Buttò il vestito per terra. Faith lo raccolse. Tirò le chiavi della moto al
vampiro, che le mancò.
“L’hai ripresa?”
“Certo. Andiamo.” L’aria era
piacevolmente fresca. La moto molto scomoda per chi si ritrova con abiti e
qualcosa che somigliava ad una valigia…Ma Faith si sentiva bene ugualmente,
sbirciando scorci di realtà. I bambini venivano fuori a gruppi dalle loro case,
con ogni ben di Dio e schiamazzando allegramente. Lei non ne aveva mai avuto
l’occasione, le sembrava di non esser mai stata bambina…
Raggiunsero la magione. Spike era
titubante. Quel posto aveva troppi ricordi, e tutti spiacevoli. Ma entrò
ugualmente. Il posto non era cambiato molto. Faith lo aveva un po’ ripulito, ma
ciò non cambiava le sensazioni che riusciva a provocargli.
“Come ti è venuto in mente? Preferivo
l’albergo. Di sicuro più comodo. Non ho bei ricordi qua. Grazie a quel bastardo
del tuo amichetto!” Gettò le chiavi sopra un tavolo, cercando di recuperare
dalla tasca dei pantaloni troppo stretti le sue sigarette. Lei intanto
accendeva dei lumi nella sala principale, quasi correndo da una parte
all’altra..
“Sei una lagna, sempre a lamentarti…
Dammi cinque minuti, mi cambio e si esce. A proposito, questo è tuo…” Aprì la
confezione del suo abito, che Spike ancora non aveva visto. Gli lanciò la sua
giacca in pelle. Bucata. Ma tornava al suo proprietario. Lui sorrise, accarezzando
il cuoio consumato. Gli faceva compagnia da tanti anni…
“Ma vuoi davvero travestirti? E’ così
che prendi sul serio la tua missione, cacciatrice?” Lei non rispose. Era
scomparsa dietro una porta. Quando venne fuori rideva come una bambina. Ma non lo
sembrava affatto.
“Eh…che vuoi fare con i mostri?
Sedurli? Cos’è questa roba?”
“Xena, Spike. Ma non sei tu il
teledipendente?”
“L’avevo capito…ma non sei troppo
nuda?”
“E questo ti spaventa o…” Si era
avvicinata al vampiro, che rimaneva impalato a fissarla.
“…o ti piace? Spiegami un po’, perché
non l’ho capito.”
“Ti diverti, eh? Ti piace prendermi
per il culo?” Sembrava improvvisamente serio. Faith non se l’aspettava.
“E se la smetto di fare il bravo
ragazzo, tu che fai?” Lei indietreggiò appena, mentre Spike si muoveva
lentamente, andandole incontro.
“Scappi? Togli fuori i tuoi paletti?
Oppure….” Si tolse la maglietta.
“Perché non ci proviamo? Così vediamo
un po’ come va a finire…” Faith aveva trovato un tavolo dietro di sé non poteva
più muoversi. O forse non voleva muoversi. Spike le tolse i capelli dalla
faccia, toccando appena la pelle nuda del collo. Lei respirava a fatica. Lui se
n’era accorto, e sorrideva. Faith finì per fare un salto e sedersi sopra il
tavolo. Lui le aprì le gambe, dolcemente, senza trovare nessuna resistenza. I
corpi aderenti. Le mani di Spike che iniziavano una lenta esplorazione del suo
profilo.
“Non dici più niente? Cosa devo
capire? Chi tace acconsente, cacciatrice? O hai paura di me?”
“Tu sei bravo a capire ciò che
provo…non è vero? Senti le variazioni dell’adrenalina o qualcosa del genere?
Cosa senti in me? Paura?” Lui la baciò nel collo, ispirando profondamente.
Faith gli sfiorava i capelli, come per invitarlo a proseguire.
“Sento che sei calda. E morbida. E invitante…e
non faccio l’amore con una donna che respira da secoli…no. Non hai paura. Ma
potrei sbagliarmi. Perché in questo momento non capisco più un accidente.”
“Prova a baciarmi. Magari ti
schiarisci le idee…”
“Hai ripreso a sfidarmi, ragazzina? Dimmelo…”
Le mani di lui le stringevano la gola, ma lei non smetteva di sorridere. Una
fitta alla testa lo sorprese, e mollò la presa.
“Ma vuoi l’invito in marca da bollo? O
devo chiederti di scoparmi, per piacere? Come se tu non ne avessi voglia, eh?”
Spike si allontanò improvvisamente. Faith risistemò i capelli, tossendo appena.
Non riusciva a guardarlo negli occhi. Non credeva alle parole che aveva
pronunciato. Ma sapeva di provare tutto quello che aveva detto.
“Perché? Perché io?”
“Perché no? Cos’hai che non va?”
“Beh, tanto per iniziare sono un
vampiro. E tu una cacciatrice.”
“Nessuno di noi due vuole uccidere
l’altro…e poi non fa la cosa più eccitante? Beh, prova a pensare che tu sei un
uomo. E io una donna…In questo caso siamo compatibili…” Saltò giù dl tavolo.
“Accidenti a me, adesso vuoi farmi sentire una cogliona per quello che ti ho
detto, per quello che faccio? Scusa. Ho sbagliato, paparino. Ho recepito male
il messaggio. Pensavo interessasse anche a te…” Andò verso la sua borsa ed
iniziò a togliere fuori i paletti, sistemandoli nel costume. Spike si accese
una sigaretta.
“Dove credi di andare?”
“A fare il mio dovere. Ad uccidere i
cattivi. Così magari riesco a convincermi di far parte dei buoni…E poi il
piacere è finito, no?” Spike le sbarrò la strada.
“Ma tu provi piacere ad uccidere, non
è vero?” Faith gli tirò uno schiaffo, allontanandosi da lui. Il vampiro rimase
a terra, perplesso, per poi iniziare a ridere. Lei lo sentì da lontano, e non
riuscì a non sorridere. Si fermò un attimo, intenta a guardarsi la mano con la
quale l’aveva colpito. Riusciva a tenerle testa. Capitava di rado. Si spaventò
quando si accorse che era appena dietro di lei.
“Ah beh…ora ti ho fatto paura, non è
vero? Non dovresti essere un po’ più attenta? Posso strisciare accanto a te
quando voglio…”
“E farmi cosa?”
“Tu vieni con me.” La prese per i
polsi, per avvicinarla a sé. Poi prese a baciarla, senza darle tregua,
bloccando ogni suo movimento.
“Mmmm, non lo so….mi hai quasi fatto
cambiare idea, mi hai fatto incazzare….” Ma la sua voce era roca, e persa,
mentre Spike le baciava il collo e il viso.
“Io so quello che vuoi…”
“Allora dimostramelo…” La prese in
braccio, come se fosse un fuscello. Non smetteva di baciarla. Finì per depositarla
sul tavolo, tornando alla posizione di pochi minuti prima.
“Dov’eravamo rimasti?” Non ci fu
risposta. Non ci furono più parole. Né ruoli da interpretare. Né sarcasmo. Ma
passione e calore che battagliava con il gelo.
Dopo la frenesia dei sensi, che in
effetti li aveva consumati a lungo, lui la portò a letto. Nel silenzio più
assoluto. La sdraiò sopra le lenzuola cambiate di fresco, cercando qualcosa per
coprirla. Si coricò accanto a lei, tornando ad accarezzare quella pelle bianca,
quei capelli morbidissimi. Era come se nessuno dei due volesse spezzare
l’atmosfera con delle parole. O contaminare quei momenti con i loro pensieri.
Solo sorrisi. Solo una strana ed infinita dolcezza, che li lasciò uno tra le
braccia dell’altro, a chiudere gli occhi e far finta che tutto fosse
tremendamente normale. E bello.
Faith si lasciò andare al sonno. Si
sentiva stranamente tranquilla. Solitamente buttava fuori gli uomini dalla sua
vita e dal suo letto, con velocità impressionante. Come se avesse paura del risveglio,
di far vedere cosa poteva esserci dopo. Di far scoprire la vera Faith, quella
che andava oltre il sesso occasionale e sporadico, passionale e vuoto. Oltre lo
sfogo del corpo.
Sentirsi sicura. Malgrado la natura
del vampiro che gli stava accanto. Malgrado sapesse benissimo che senza quel
chip lei non sarebbe stata là a pensare niente. Appunto, non sarebbe stata da
nessuna parte. Se non all’inferno. Aveva visto gli occhi di Spike illuminarsi a
volte di una vena cattiva, e cambiare il suo volto, e vedere i suoi denti che
potevano morderla, e non per un gioco erotico innocuo. Stava bene e basta. E
non voleva chiedersi il perché. Rimanere tra quelle braccia ancora un po’.
Sorrise pensando a Rossella O’Hara. Domani è un altro giorno. E domani l’avrebbe
affrontato. In fondo Spike era molto meglio di tanti altri. Sapeva riconoscere
molti lati del suo carattere. Non doveva fingere di essere niente di diverso da
quello che effettivamente era. Una cacciatrice. Forte. E debole allo stesso
tempo. E sola. Esattamente come lui. Le sue carezze erano lontane e dolcissime.
Si addormentò di botto.
Spike continuava a guardarla. Sembrava
un’altra persona, quasi indifesa e “normale”. Con il trucco sbavato,
rannicchiata sul suo petto. Un peso leggero e caldissimo. Lui continuava a
chiedersi il perché. Perché quella creatura così strana era finita per darsi a
lui, senza preoccuparsi delle conseguenze. Una donna. Una ragazzina. Una
cacciatrice. L’aveva sognato tante volte, amare così Buffy, in modo completo e
carnale. E poi tenerla accanto a sé, proteggerla e quasi cullarla. Stava
sostituendo una con l’altra? Faith era diversa. E forse incomprensibile. Ma
calda e profumata come non avrebbe immaginato. Viva, naturalmente. Ricordava
ogni minima espressione del suo volto. Ogni cambiamento dell’eccitazione. Ogni
singolo bacio. Era stravolto. E travolto dall’accaduto. Mentre lei se la
dormiva tranquillamente, come se nulla fosse successo. Sentiva il battito del
suo cuore. E quanto aveva desiderato morderla! Farla sua, “marchiarla” e
renderla simile a lui…no, non era proprio così. Ma sentire il sapore del suo
essere, del suo sangue, senza ucciderla...Sarebbe stata diversa. I pensieri si
rincorrevano all’impazzata. confusi e strani, come avvolti in una nebbia fitta.
E poi lasciavano quelle sensazioni così forti. Di possesso. La sua piccola
amante. Ma chi possedeva chi? Sorrise, ascoltando quel respiro. Osservando le
curve del suo corpo disegnate dal lenzuolo. Doveva stare attento. Era troppo
propenso alle ossessioni. E quella notte sembrava proprio la prima dose di una
droga fortissima ed inebriante. Riuscì a spostare Faith senza svegliarla. Si
alzò da quel letto, coprendola amorevolmente, per poi andare a prendersi da
bere. Quel poco che era rimasto della bottiglia dell’albergo. E una sigaretta.
Seduto di fronte a lei, nudo, a guardarla ancora.
Qualche ora più tardi venne svegliato
da un urlo. Lui era rimasto nella poltrona di fronte e poi si era addormentato.
La vide seduta sul letto, con un’espressione terrorizzata. Corse da lei e le
prese le mani. Sanguinavano. Le unghie consumate. La abbracciò, stringendola a
sé.
“Ehi, che succede?” Lei non
rispondeva, ma continuava a singhiozzare violentemente.
“Beh, non è una bella reazione…ti sei
resa conto di chi ti sei portata a letto stanotte? Tipo…effetto ritardato del
più grosso errore della tua vita?” Nessuna parola. Lui iniziava ad essere
seriamente spaventato.
“E’ stato un incubo…dai, ne hai visti
così tanti nella tua vita che camminavano su due zampe…cosa hai visto di così
terribile? A parte la mia faccia, si intende…” Faith sbucò fuori dal suo
piccolo rifugio. Spike cercò di asciugarle le lacrime. Lei tremava.
“L’hanno fatto…lei è tornata…”
“Chi? Ti prego, non dirmi Glory…tutto
ma non lei…” Fece segno di no con la testa.
“E’ Buffy…Willow…l’ha fatta tornare…”
“Piccola, non è possibile. Buffy è
morta, non può tornare.”
“Sei tu che non capisci…” Le mani le
coprivano il viso. Spostò i capelli, spettinandoli ancora di più.
“Io lo sento…Ho sempre sentito le
altre…Quando Kendra è morta, e io non sapevo di essere la prescelta…è stato un
dolore fortissimo, al petto. Quando è morta Buffy, ed io ero in galera, e
nessuno mi ha detto niente, perché Angel non c’era, era a Pylea…Io l’ho
sentito. E ora…ora…” Spike l’abbracciò di nuovo, cercando di bloccare il suo
tremore. Non riusciva a credere alle sue orecchie. Non era possibile, basta.
Certo che le aveva fatto un bell’effetto…erano le conseguenze di quella sbornia
di sesso?
“Ora…capisco. La pacchia è finita,
l’ha detto Anya…ricordi? Sono tutti coinvolti…l’hanno riportata qua! Dawn…hanno
mandato via Dawn…Ma Buffy non sta bene…guarda le mie mani!”
Lui le guardò sul serio. Era come se
avesse scavato. E sicuramente quella notte non erano così…le ricordava bene,
come ogni centimetro della sua pelle…Cercò di scuoterla, di farla calmare. Ma
per tutta risposta lei svenne. Come colpita da un fulmine. La tenne tra le
braccia, accarezzandole il volto devastato. Buffy. Non era possibile. Ma aveva
anche visto ciò di cui era capace Willow. Magia nera. Pericolosa.
Ingovernabile. Proprio uno scherzo da Halloween.
Rimase priva di sensi per una
mezz’ora. L’alba stava per nascere, e Spike poteva sentirlo anche da lontano.
Continuava a tenerla tra le braccia, mentre cercava di mettere ordine nei suoi
pensieri, nella sua testa. Le cacciatrici. Legate da un destino comune, quello
di uccidere ed essere uccise. Legame profondo che andava aldilà di qualsiasi
umana comprensione. Lui poteva capire, almeno in parte. Sapeva cos’era un
legame. Il legame tra il Sire e il suo childe, ad esempio. Il suo morboso
legame con Drusilla. Ogni volta che la rivedeva sentiva il richiamo del sangue.
Più che vedere il collo di una bella ragazza.
Buffy viva. Poteva essere vero. Una
parte di lui voleva uscire e cercarla, mettersi una coperta addosso e scappare
verso la casa dei Summers. Ma poi osservava Faith, abbandonata in quel modo
come una bambola rotta. Doveva stare là, con lei. Anche perché aveva paura. Che
Faith avesse ragione. Che Buffy fosse a casa sua, tornata dall’inferno, con le
mani rovinate e il vestito nero che le avevano messo quando l’avevano sepolta.
Buffy. Non era possibile. Si ritrovò a piangere, senza neanche accorgersene. In
silenzio. Lacrime che scendevano senza un motivo apparente. La casa era avvolta
nel buio totale. Le candele ormai consumate.
Accarezzava la ragazza, i suoi capelli
lunghissimi. Aveva un’ossessione per quei capelli. Ne percepiva l’odore anche
ad un metro. Sperava che si svegliasse presto. Per sapere qualcosa di più. Per
capire. Quando vide i suoi occhi aprirsi sussultò appena. Lei alzò la testa,
rimanendo a guardare il viso del vampiro, così vicino…
“Stai bene?”
“Si. Ora sto un po’ meglio. Perché sei
ancora qua? Perché non sei da lei?” Spike ascoltò quelle parole, incredulo.
“Io non…”
“E’ già l’alba, vero? Deve essere
così.” La ragazza si alzò, lasciando il vampiro confuso. Entrò nell’altra
stanza e portò con sé gli abiti di entrambi. Si vestì con calma. Una freddezza
glaciale sembrava scesa tra loro due, e Spike non ne capiva il motivo. O
almeno, non del tutto. Osservava quelle mani rovinate, che ancora tremavano
appena, mentre cercava di abbottonarsi i pantaloni.
“Spiegami cosa sta succedendo.” Faith
alzò gli occhi, finendo di infilarsi il maglione.
“La mia missione è finita. Quindi o me
ne vado o chissà cosa mi combina il Consiglio. Capaci di rimettermi in galera.”
“Ma che diavolo stai dicendo?”
“Te l’ho detto. L’amore della tua vita
è tornata. Ormai sarà a casa sua. Cullata dalle due streghe. Chissà cosa ne
penserà Angel…” Sorrise appena, in modo obliquo, come se la sua testa non
funzionasse più a dovere.
“Ne sei certa? Come possono aver fatto
una cosa del genere? Non ne hanno il potere…”
“Certo che ce l’hanno. Se poi ci metti
quella pazzoide di Anyanka hai il quadro completo. Non sono più la sfidante in
carica. Torno ad essere la numero due. O forse lo sono sempre stata…” Si
sedette sopra il letto, guardando ancora le sue mani. Spike cercò di
abbracciarla, ma lei si sottrasse.
“Tesoro, è stato bello stanotte. Ma
finisce qui. Non hai sentito? E’ tornata. E ti conviene correre, perché appena
Angel saprà della cosa si dimenticherà di tutto, persino di quel bambino che
tanto ama.” Si alzò, precipitandosi fuori della stanza. Spike la inseguì, per
poi rimanere bloccato sulla porta d’ingresso. Lei era nel giardino, lontana,
vicino al sole che nasceva.
“Sta lontano da me, vampiro!”
“Perché, maledizione? Che accidenti ti
ho fatto?” Lei iniziò a ridere.
“Non è quello che mi hai fatto. Ma
quello che potresti farmi adesso. È molto peggio.”
La vide allontanarsi, camminando
all’indietro. Per poi salire sulla moto e sfrecciare via velocissima.
Il vento ancora fresco della mattina
la fece subito sentire meglio. Era scappata come un ladro da quella che aveva
scelto come sua dimora, almeno prima di sapere quello che era successo. Non
sentiva più Buffy. Non sapeva più niente. Tranne che era viva. Che aveva
scavato con le sue mani per uscire da quella bara.
La collina. Rimase seduta sul prato, a
guardare il risveglio della città, senza sapere neanche che pochi giorni prima
c’era proprio Spike in quello stesso posto, con la stessa morte d’animo nel
cuore. Doveva essere felice. Lo sapeva. Felice per Buffy, per i suoi amici, per
il mondo intero. Una delle migliori cacciatrici mai esistite era tornata. Lei
non faceva parte di quel club esclusivo. Avrebbero festeggiato a lungo il suo
ritorno. E lei era semplicemente invidiosa. Fino al midollo. Come se veramente
quella bionda ragazza le avesse rubato un pezzo di vita. Ma chi era il vero
ladro?
La gente affollava le strade, chi per
andare al lavoro, chi per andare a scuola. E lei continuava a rimanere persa
nei suoi pensieri, con gli occhi chiusi, ad assaporare gli odori di quel prato
verde ed accogliente, ormai pieno di foglie autunnali. Doveva chiamare Wes.
Doveva avvertire il Consiglio. Ma non se la sentiva di parlare a nessuno. Aveva
solo voglia di menar le mani. Di annullarsi. Di scappare ancora.
Si sdraiò, ignorando l’umidità della rugiada
mattutina. Ripensò alla notte prima. A Spike, alla sua bocca, il suo
corpo…Malgrado tutto era felice di quello che era successo tra loro. Perché
oggi sarebbe stato troppo tardi. Ora poteva tornare nell’ombra. Non era il
primo uomo. Né la prima volta che si trovava bene a letto con qualcuno. Ma
sicuramente per lei era strano sentirsi così. Consapevole che tutto era finito
ancora prima di iniziare sul serio. Di solito non le importava. Ragionava come
un maschio vecchia maniera: ignorare dopo il sesso. Obiettivo raggiunto.
Colpito e affondato. Rise di se stessa. Delle sue paranoie. Aveva bisogno di un
caffè. Di qualcosa di caldo. Si alzò, cercando di sistemarsi. Doveva essere un
disastro. Controllò le tasche e quanti soldi le erano rimasti. Decisamente pochi.
Riprese la moto e si avviò a casa di Buffy. Non era pronta per affrontarla, ma
tanto non lo sarebbe mai stata.
Spike sembrava un’anima in pena.
Quella furia era entrata ed uscita dal suo spazio vitale in un lampo,
devastando qualsiasi cosa aveva incontrato nel suo cammino. Si ritrovò a
spaccare mobili, senza avere praticamente nessun sollievo. Intrappolato dalla
luce. Quel sole che odiava, linfa per il mondo intero, tranne che per i
vampiri. Faith che era scappata via. Ritrovò il costume che lei aveva il giorno
prima. Cercò di sentire il suo odore. Era dovunque. Nelle sue mani, nelle
lenzuola.
E poi questa storia di Buffy…Non ne
poteva più. Cercò tra la roba di Faith. Era stata premurosa. Aveva portato
anche il sangue per lui, quando aveva svuotato la stanza d’albergo. Bevve
avidamente fino all’ultima goccia. Per poi sfracellare la bottiglia contro un
muro. Cercò di calmarsi. Si sentiva escluso una volta ancora. Dalla gang dei
perfettini. Che avevano fatto tutto per conto loro. Lui neanche sapeva che
avevano intenzione di riportare Buffy in vita. Dall’altra cacciatrice. Che si
era infilata nel suo letto, nella sua carne in profondità come un chiodo, per
poi lasciarlo sanguinante e pieno di domande. Giochi. Sempre e solo un gioco?
Buffy. Rimase seduto un istante sul letto. Cercando di ricordare il suo volto,
la luce dei suoi occhi, il suo corpo senza vita riverso al suolo. Lei era
tornata. E doveva vederla. A tutti i costi.
“Che ci fai qui?” Anya come il solito
non era al suo massimo di gentilezza. Faith la spinse via dalla porta, entrando
in casa Summers. Xander si alzò dal divano, andando a soccorrere la sua amata,
riversa per terra.
“Chi ti ha invitata?”
“Non sono un vampiro. Non ho bisogno
di un invito.” Willow si avvicinò, con il viso serio e stanco, parandosi
davanti alla cacciatrice.
“Che succede, Faith?”
“Dimmelo tu, strega. Sei felice di
quello che hai fatto stanotte?”
“Che vuoi dire?”
“Ma, non so…dov’è? Sta dormendo?”
“Di chi parli?” Cercava di fare
l’indifferente, ma stava perdendo la pazienza.
“Buffy, chi altro….Mi prendete per
scema? O credete davvero di poter tenere tutto segreto?” Willow aprì bocca
un’altra volta, ma Tara l’anticipò.
“E’ di sopra. Sta riposando.” La
ragazza venne fulminata dagli sguardi degli amici.
“Bene.” Faith andò verso la cucina,
preparandosi un caffè. Xander la raggiunse.
“Come hai fatto a…scoprirlo?”
“Caro mio, non ci vuole molto…voi
siete dei semplici umani, magari qualcuno si sta specializzando in arti
magiche, ma quello che sono io, che è Buffy…neanche potete immaginarlo. E avete
fatto un grosso errore ad escludere il Consiglio da questa storia. Non sapete
neanche di cosa sono capaci. Io ci sono passata…”
“Noi avevamo paura che…” Willow entrò
nella stanza.
“Non ti dobbiamo nessuna spiegazione.
Tu comunque non fai neanche parte del Consiglio. Daremo a Giles tutte le
informazioni.”
“Certo. Sono cazzi vostri.”
“Perché non te ne vai? Non ci fai
niente qua.”
“Beh, provate a spostarmi da questa
casa se vi riesce.” Faith appoggiò la tazza, fronteggiando la strega.
“Lo sai che la magia nera è
pericolosa? O credi di cavartela con qualche trucchetto del cazzo? Hai chiamato
Giles?”
“Non ancora.”
“Bene. Complimenti.” La cacciatrice
uscì dalla stanza, avviandosi verso le scale. Willow le lanciò telepaticamente
una sedia, ma lei fu più veloce, difendendosi e spezzandola in più pezzi.
“Tesoro, non ti conviene farlo mai
più. Sono già abbastanza girata di palle.” Nessuno commentò. Faith salì le
scale, per poi entrare nella stanza di Buffy.
La ragazza era sdraiata sul letto, ma
sveglia. Guardava verso la finestra e sembrava molto malinconica.
“Ciao Faith.”
“Buffy…” Rimase davanti alla porta
aperta.
“Puoi anche entrare.” Così fece, per
andare a sedersi sul letto, accanto a lei.
“Ti hanno fatto uscire da galera?”
“Ci voleva una cacciatrice. Non
avevano molte alternative. Magari adesso mi ci fanno rientrare.”
“Come l’hai saputo?” Faith non
rispose. Le mostrò le mani. Buffy rimase a bocca aperta, senza parole.
“Non dire niente. Lo so, sono uno dei
tuoi incubi peggiori. Rimarrò qua finché non ti riprendi del tutto. O fino a
quando non mi cacciano. Non ti lascio sola. C’è un casino a Sunnydale,
ultimamente, ed è meglio se rimani nascosta.”
“Perché stai facendo questo?”
“Non per te, tranquilla. Se mi
comporto bene non avrò il Consiglio alle calcagna. In fondo noi abbiamo la
buccia dura, non è vero? Quanto ti ci vorrà? Poi sparirò. Magari è la volta
buona che riesco a rifarmi una vita normale. Che dici, istruttore di arti
marziali? Potrebbe essere una carriera interessante…” Sorrise forzatamente. Non
aveva mai visto Buffy in quelle condizioni, e malgrado tutto le dispiaceva per
lei. Un pochino. Era molto pallida e con un’espressione smarrita.
“Sai dov’è Dawn? Non l’ho vista e…non
l’ho chiesto. Ho avuto paura di chiederlo…”
“Sta bene. È con tuo padre. L’hanno
mandata via per...come dire…la resurrezione? Spike si è preso cura di lei.”
“Spike…l’aveva promesso…”
“E’ stato di parola.” Willow si
affacciò alla porta.
“Dovresti lasciarla riposare.”
“Va bene. Ma vi avverto. Ora chiamo
Wesley. Non me ne frega niente di quello che pensate.” Buffy guardò le due che
si fronteggiavano.
“Cos’è questa storia?”
“Chiedilo alla tua amichetta.”
“Faith” Buffy le prese una mano. “Non dire
niente a Wesley, per favore. Dammi un altro giorno…per riprendermi…per
capire…per Angel…” Aveva gli occhi lucidi e la voce tremava appena. Faith si
avvicinò al viso di Buffy. Tutta la sua rabbia sembrava svanita. Davanti agli
occhi sfrecciò un ricordo. Lei che si risvegliava dal coma. Sola. Confusa.
Buffy non era sola. Ma comunque persa.
“Un solo giorno. E lo faccio per
Angel. Domani torno qua. E lo chiamo. O lo chiami tu davanti a me. A te la
scelta.”
“Grazie.”
La ragazza uscì dalla casa, passando davanti
a tutti, con fare altezzoso. Vide Anya ferma accanto alla porta, con
un’espressione grottesca.
“Buh!” Le aveva avvicinato un pugno al
volto, e lei era sobbalzata come una bambina.
“La cattiva se ne va, coniglietta,
stai tranquilla.” Sorrideva sfrontata. Mentre Anya batteva in ritirata verso
Xander, borbottando parole incomprensibili. Aveva ancora quella sensazione
orrenda, la voglia, il desiderio di saltarle al collo e vederla esalare
l’ultimo respiro. Un buon modo per sfogarsi…
Quando chiuse la porta si sentì subito
male. Era schifata dall’atteggiamento della gang. Ma in fondo non poteva
aspettarsi niente di diverso. Riprese la moto e partì. La lasciò vicino al
cimitero. Aveva bisogno di un rifugio, di stare sola in qualche modo.
La cripta le era sembrata una buona
idea. Ma quando entrò non riuscì a credere ai suoi occhi. Non appena si
abituarono al buio, naturalmente…Una coperta gettata per terra, rumori di
battaglia. Spike era là, circondato da tre vampiri. Non c’era tempo per
pensare. Si gettò su uno di loro, sfogando finalmente la sua rabbia repressa.
Nel giro di pochi minuti tutto era finito. Lei rimase appoggiata al muro, a
respirare affannosamente, con un sorriso soddisfatto.
“Mi ci voleva…”
“Che ci fai qui?” Spike era per terra
e giocava con un paletto, senza guardarla.
“Volevo stare sola. Non credevo di
trovarti qua. Né di trovare loro.”
“Piccola imboscata per l’amichetto
della cacciatrice, immagino…Dovevano essere appostati qua da stanotte. Volevano
sapere dove trovarti.”
“Ora lo sanno. Magari non potranno
raccontarlo a nessuno…” Rise sguaiatamente, fino alle lacrime. Spike si alzò,
sorridendo.
“Che ci trovi da ridere? Non mi sembra
così divertente.” Lei smise a fatica. Rimasero a guardarsi un istante, per poi
sfuggire una volta ancora. Faith guardava per terra. Proprio quello che voleva
evitare, affrontarlo una volta ancora. Si alzò, fulmineo. Era di fronte a lei,
allungava la mano delicatamente verso il suo viso.
“Sei ferita.” Vicino alla bocca. Lei
non sentiva il dolore, ripiena di adrenalina com’era, ma di sicuro non era
grave. Vide il vampiro davanti a lei, osservare il dito sporco di sangue. Mille
espressioni sfumate, eppure chiarissime. La guardò negli occhi, prima di
pulirsi la mano sui pantaloni. Faith sorrise, accarezzandogli la pelle
bianchissima del viso. Poi la sua mano passò dietro la nuca, e dolcemente
iniziò a baciarlo. Spike rimase intontito per un istante, ma lei sembrava così
calma…Faith sentì la lingua del vampiro accarezzarle dolcemente il graffio, e portar
via ogni traccia di sangue, con movimenti delicati e sensuali. Poi si dedicò
nuovamente alle labbra, a cercare la lingua di lei e giocarci, in una piccola
danza erotica. Lei lo spostò per respirare. L’espressione che lesse nel suo
viso era buffissima, ed, infatti, Faith riniziò a ridere.
“Tu sei…malata. Non sai…cosa vuol dire
per me, non puoi neanche immaginarlo…” Faith non fiatò, alzando le spalle,
mentre Spike continuava a rimanere attaccato a lei, con uno sguardo a metà tra
l’incuriosito e il compiaciuto. E poi fu nuovamente un bacio. Facile
abbandonarsi. Crederci. Perdersi. Nelle sue mani che la stringevano, nella
piccola violenza delle sue labbra, della sua lingua. Facile. Semplice. Bello.
Ma non reale. Bere da lui le sue bugie. Negli occhi chiusi di Faith apparvero
frammenti di immagini. Ricordi della notte. Del suo corpo che si scioglieva
come burro. Ma era nella sua cripta. E sapeva bene cosa c’era al piano di
sotto. Quei disegni. Quelle foto. Non era più così facile. Anche se ogni suo
muscolo urlava il desiderio. Crederci. Niente più. Abbandonarsi ancora. Godersi
ancora quelle carezze, quelle mani fredde e allo stesso tempo così calde. Aprì
gli occhi. spostò il viso di lui, accarezzando quegli zigomi, quella bellissima
bocca. E poi lo spinse via. Abbastanza lontano da non poterlo toccare
allungando una mano.
“Sono stata da Buffy.” Lui non
rispose.
“Sta abbastanza bene. Un po’ shockata,
ancora…ma non tarderà a riprendersi.” Ancora non aprì bocca. Andò al
frigorifero, alla ricerca di una bottiglia. Bevve avidamente il liquido
ambrato, dandole le spalle.
“Angel non sa ancora niente. Né il
Consiglio.” Ancora silenzio.
“Allora è vero.” Parlò in un soffio.
Non che avesse mai dubitato seriamente, ma quelle parole lo lasciarono comunque
sorpreso. Come se l’idea prendesse improvvisamente consistenza.
“Perché, le ferite che ho nelle mani
non ti sembravano abbastanza vere?”
“Io non ti conosco, cacciatrice. Il
fatto di essere stati a letto insieme mi da un certo tipo di informazioni. Ma
mi mancano molti tasselli. E io almeno lo ammetto. Tu invece continui a
comportarti come se mi conoscessi da sempre.” Un lungo sguardo. Come se la
spogliasse.
“Forse ho letto qualcosa sul tuo
conto. Forse mi hanno raccontato chi sei.”
“Lo immagino. Anche a me hanno detto
tante cose su di te. Ma ti concedo il beneficio del dubbio. O sei stronza come
ti descrivono?” Lei sorrise, cercando di allentare la tensione.
“Forse lo sono molto di più.” Lui
accese una sigaretta, continuando a bere dalla bottiglia.
“Perché sei qui, Faith?”
“Non volevo tornare alla magione. Non
volevo vederti. E non ho un soldo in tasca per pagarmi l’albergo.”
“E visto che sono qua…cos’hai
intenzione di fare? Scappare un’altra volta?”
“Beh, se mi offri da bere posso anche
rimanere.”
“Okay. Prometto che non ti salto
addosso. Sono stanco di ritrovarmi sul pavimento.”
“Preferisci il tavolo?”
“Solo quando ho una bella ragazza
sotto. O sopra.” Le allungò la bottiglia, sfiorandole appena la mano. Faith
sentì l’alcool scenderle direttamente nello stomaco, provocandole una vampata
ed un colpo di tosse.
“E’ un po’ forte…”
“Adatto all’occasione, direi.”
Continuava a non toglierle gli occhi di dosso. E lei cercava di sostenere lo
sguardo.
“Che farai con Buffy?”
“E’ il tuo chiodo fisso? Non vedi
l’ora che io mi tolga dai piedi per andare a trovarla?”
“Dimmi che non ci hai pensato. Dimmi
che non sei tornato qua per darti una sistemata e correre da lei.”
“Mmmm, parla la sapientona. Credi di
conoscere proprio tutto di me, eh?” Faith girò le spalle. Non aveva voglia di
discutere, si toccò il labbro, chiudendo gli occhi, assaporando ancora una
volta il sapore di quel bacio nella sua mente.
“O sei semplicemente gelosa?” Faith
tardò un istante a rispondere. Cercando le parole adatte, ne bastava una…ma in
fondo chi aveva ragione? In quel momento sentirono un rumore che li mise
immediatamente in allarme. Che scemò subito dopo l’entrata di Dawn nella
cripta. Faith vide Spike trasformarsi e sorridere, aprire le braccia e prendere
la ragazzina, che felice urlava che Buffy era viva.
“Lo so, briciola, lo so.”
“Vieni con me…l’hai già vista? Io sono
appena arrivata…Oddio Spike, non posso crederci…” Dawn piangeva e rideva allo stesso
tempo. Faith rimase a guardarli incantata, prima di uscire dalla stanza. Si
sentiva di troppo, e stanca. Troppo stanca. La giornata era diventata
improvvisamente buia, con nubi cariche di pioggia. L’aria annunciava tempesta,
e Faith iniziò a piangere, mentre con calma si allontanava dal cimitero. Un
rifugio. Annullarsi. Dormire. Spegnere ogni stimolo, ogni fiato, ogni parola.
Guardò il suo viso in una vetrina, un riflesso di una ragazza che a venti anni
se ne sentiva il doppio. Continuava a vagare, lentamente. La magione di Angel
appariva solitaria e deserta come al solito. Entrarci era doloroso. Vedere il
tavolo spaccato e ogni cosa all’aria era deprimente. Andò direttamente verso la
sua borsa, per prendere il lettore cd. Il volume altissimo e il mondo fuori.
Togliersi la giacca e immergersi nella musica. Essere tutt’uno con Lei.
Rimanere alla luce delle candele e cantare a squarciagola, muovendosi con lei.
I tried so hard
And got so far
But in the end
It doesn’t really matter
I had to fall
To lose it all
But in the end
It doesn’t really matter…(Linkin Park,
In the end)
Sfinirsi. Perdersi. Gettarsi sul letto
e rimanere quasi incosciente. Per non sapere. Per non capire. Per cercare di
non soffrire più. Per non sentirsi più fuori posto. Per non sentirsi più di
troppo.
Spike. Andare verso quella casa
trascinato da Dawn. Che rideva, e parlava e sembrava non prender mai fiato.
Mentre lui rimaneva avvolto nella coperta, e correva da un’ombra ad un’altra,
aiutato dal tempo che sembrava sempre più scuro e tetro. Varcare quella soglia
e trovare tutti riuniti attorno ad una brocca ricolma di caffè. Aspettare che
la ragazzina chiudesse tutte le persiane. Scrutare quei sorrisi e combattere la
paura. Di rivederla. Di scoprirla cambiata. Per il suo soggiorno all’inferno. E
poi vederla. Mentre scendeva le scale, vestita di bianco. Come una visione
angelica. Ma il suo viso non traspariva gioia. E gli altri sembravano non
accorgersene. Non vedere il suo sforzo per sorridere, per cercare di apparire
normale. Per cercare di parlare. Tanti bambolotti impegnati a congratularsi con
loro stessi per l’impresa madornale fatta. Che non vedevano niente. Incrociare
i suoi occhi. sentirla vicina. Provare a toccarla, e poi sfiorare il suo corpo
in un abbraccio. Pronunciare il suo nome. E sentire le lacrime montare con
un’irruenza tale da lasciarlo sconfitto. Ascoltare il suo ringraziamento
formale per aver protetto Dawn. Niente più. Sprofondato sul divano, come se
fosse uno della gang. Come se tutti i presenti non avessero tenuto nascosto
l’incantesimo per riportarla indietro, come se tutti ignorassero le
conseguenze. Quelle che lui leggeva negli occhi della cacciatrice. Veder andar
via tutti quanti, così felici ed ingenui. E lui che non si muoveva. Mentre Dawn
scompariva dietro la porta della cucina.
“Come stai?”
“Bene”
“Okay. E dovendo dire la verità?”
“Cosa vuoi dire?” Buffy sembrava sulle
spine.
“Che non stai bene. E che puoi
ingannare chi ti pare ma non me.” Lei non rispose.
“Devo abituarmi. È…molto tempo che sono
stata via.” Freddezza, ma i suoi occhi sembravano sul punto di piangere.
“Se vuoi parlarne…ho una certa
esperienza della morte e del ritorno, magari in forma non proprio umana…”
“No…non mi va, Spike. Voglio solo
riposare.” La ragazza si alzò in piedi, dirigendosi verso la porta, come per
congedarlo. Poi si voltò verso di lui, che era rimasto immobile davanti al
divano.
“Qua nessuno mi parla di demoni. Di
battaglie. Di vampiri. Perché?”
“C’è Faith.”
“Nessuno mi parla di lei.”
“E ti stupisci?”
“No, in fondo, no. Ma lei è sola e…”
“Non è sola. Pensa a riprenderti.”
“Io non mi…”
“Non ti fidi di lei. Beh, fidati di
me. Non la perdo d’occhio.” Abbozzò un sorriso e lei lo imitò.
“Oddio, l’ho sparata grossa, magari ti
fidi più di un serpente a sonagli e…” Buffy fece un cenno negativo con la
testa.
“Sto più tranquilla se so che sta con
te. Grazie, Spike. Di tutto.” Gli diede un bacio sulla guancia. Il viso della
ragazza era ancora molto serio e triste. Chiuse la porta in faccia al vampiro,
che rimase un attimo interdetto. Che doveva aspettarsi?
La serata stava appena iniziando. E il
buio pure. La coperta la lasciò in quella casa. Voleva quasi tornare a
riprendersela, ma quella porta chiusa lo lasciò interdetto. Scrutò il cielo,
che minacciava tempesta ma ancora non si decideva, e andò via. Aveva la testa
spaventosamente vuota. Tutte le emozioni di quelle ore sembravano avergli
causato solo una tremenda confusione. Buffy era diversa. Bellissima e viva. Ma
diversa. O era lui ad essere cambiato? Sentire qualcosa che somigliava al
calore, alla passione che aveva provato mesi prima. Dolore. Perché doveva
continuare a soffrire come un cane? Prima perché lei era persa, e ora per cosa?
Perché l’aveva ritrovata? Perché continuava a sperare in un suo gesto come un
ragazzino? Perché quella bocca che si avvicinava al suo viso l’aveva fatto
sussultare ancora? Sentì la rabbia esplodere. Immotivata, forse. Inevitabile,
certamente. Non riusciva a controllarsi. Nelle strade ancora popolate di gente,
si ritrovò a spaccare un idrante. E rimanere fermo a sentire l’acqua che
bagnava i suoi vestiti. Buffy. Ossessione. Amore. Sperare di trovare una via
d’uscita. Ma non era facile. Neanche con lei morta. Figurarsi adesso…Faith.
Sorrise al nulla. Vicino ad una fermata d’autobus adocchiò una signora che
parlava animatamente con altre due. Si avvicinò con fare indifferente, e sfilò
il portafogli dalla borsa aperta. Una marachella. Come i bambini. Era veloce e
impossibile da fermare, ovviamente. In un vicolo controllò il risultato del suo
furto. Abbastanza per passare una serata decente. Era strano come certe piccole
cattiverie riuscissero a farlo sentire vivo…Prendere una scorta di sangue. Una
bottiglia di whisky di prima qualità. E poi chissà cos’altro…
Si ritrovò alla magione, con i
sacchetti della spesa e altre sorpresine. Lei doveva essere sicuramente là.
Faith sentì un rumore. Aveva
abbandonato la musica e si era messa per terra, di fronte al camino acceso, a
guardare delle antiche carte sulla città. Doveva trovare il covo di quei
vampiri. Prese un paletto, per appostarsi vicino alla pesante tenda che copriva
la porta. Vide Spike entrare e butto giù l’arma, nel silenzio assoluto.
Incrociò i suoi occhi e il suo sorriso. Non si aspettava un suo ritorno. Non
così presto. E quasi non l’ascoltava mentre la inondava di parole senza senso.
“Aspetta…riassumi…vuoi portarmi a cena
fuori? Vedo una bottiglia, ma dov’è il resto della cassa che ti sei fatto? No,
ma dico…ti ricordi che abbiamo un esercito che ci cerca? Oddio, che mi cerca…e
poi, cosa cazzo è successo stasera? Cos’è, un Buffyeffetto?” Spike aprì la
bottiglia di whisky, tracannando un lungo sorso, con evidente soddisfazione.
“Amore mio, stai tranquilla…non è
successo niente di particolare. Ho solo voglia di svagarmi…insomma…sempre la
solita routine…e che tu ci creda o no, questo è il mio primo goccio.” Lei lo
guardò incuriosita, mentre si toglieva la giacca in pelle e l’avvicinava al
fuoco. Sembrava a casa sua. Diede uno sguardo fugace agli studi che stava
facendo la cacciatrice, per poi chiudere le carte e gettarle tra le fiamme.
Faith non disse una parola. Ridacchiava. Lui intanto si sfamava con le sacche
di sangue. La ragazza andò nella stanza da letto, per infilarsi un vestito
quasi nuovo e sistemarsi un po’. Se lo ritrovò dietro, all’improvviso, che le
prendeva la spazzola dalle mani e iniziava a districare delicatamente i nodi
dei capelli. Faith non fiatò. Lo lasciò fare, come se fosse tutto normale. Ma
iniziò a chiudere gli occhi.
“Hai la pelle d’oca.”
“Chissà perché.” Appoggiò la spazzola
sul letto, non prima di averle accarezzato fugacemente il collo. Si allontanò
rapidamente com’era entrato in quella stanza, e Faith finì di truccarsi. Si
guardava riflessa nello specchio. Non sapeva cosa pensare. Ma non aveva voglia
di pensare. Vivere il momento. Ne aveva passate tante nelle ultime ventiquattro
ore. Aveva cambiato idea e prospettiva miliardi di volte. E aveva voglia di
pensare solo a se stessa.
“Sei bellissima. Sembriamo quasi una
coppia normale.” Lui sorrideva rimettendosi la giacca, mentre squadrava la
ragazza compiaciuto.
“è questo che vuoi credere? Ci
travestiamo da fidanzatini e andiamo a cena fuori? Mmmm, carini. Meno male che
Halloween era ieri…dove sono i fiori e i cioccolatini?”
“Quelli li ho saltati, mea culpa. Ma
ho di meglio. Le aprì la porta, per condurla fuori. Un’auto. Elegante. Scura.
“Sono colpita. Hai rubato
qualcos’altro stasera?”
“Sì. Un po’ di libertà.”
Lui le aprì lo sportello. Faith rideva
come una scema…Ma salì di corsa. Spike mise in moto, accese lo stereo e partì a
tutta velocità. Lei aprì il finestrino, per godersi l’aria umida della sera.
Sorrideva alla notte nascente.
Andarono fuori città, in un piccolo
locale lontano dal mondo. Quando scese dalla macchina lei lo bloccò un attimo,
per guardarlo negli occhi. nessuna parola. Lesse il suo stesso dolore.
Identico. Riconoscerlo in lui. rabbia e voglia di uscirne.
“Per una sera…ti prego, non voglio
essere quello che sono. niente di quello che sono. Di quello che sei. So cosa
ti sto chiedendo, ma ti prego…” Con un dito lo zittì. Semplicemente. Un
sorriso. In fondo faceva comodo anche a lei. Sedersi in un tavolo appartato.
Criticare le altre coppie “convenzionali” presenti nel ristorante. Flirtare con
lo sguardo, e con i piedi…Bere dell’ottimo vino. Ordinare un dolce al
cioccolato.
Uscire un po’ brilli, e trovarsi
appoggiati al muro, avvinghiati in un bacio caldissimo, mentre le persone che
andavano via da quel posto li squadravano scandalizzati. E fare un segnaccio,
con la faccia deformata in una smorfia cattiva, e poi ridere, mentre osservava
quella gente allungare il passo e borbottare.
“Mi dispiace, non riesco…ad essere una
brava ragazza, una brava fidanzata…nessuno mi ha insegnato le buone maniere…mi
sento così ridicola…”
“Sei perfetta. Molto meglio di quelle
persone laggiù. Sei viva. Sei vera.”
Ridere ancora e baciarsi, e sfiorarsi,
e sentire i corpi reagire sin troppo in fretta. Correre verso il parcheggio,
verso la macchina, e fermarsi ancora a divorarsi con la bocca… E cercare un
qualsiasi posto per stare soli. Trovarlo poco lontano, in una stradina poco
battuta. Una casa abbandonata davanti. Spike fermò l’auto. Faith tornò a
baciarlo, cercando di spogliarlo per accarezzare la sua pelle. Smania, follia.
Come altro chiamarlo? La pioggia intanto si era decisa finalmente a venir giù
dal cielo. Lei si fermò ad osservarla, cercando di chiudere il finestrino prima
di allagare tutto.
“Faith, io…” Lei si girò a guardarlo.
Per quel poco che poteva vedere in quel posto dimenticato da Dio. Un accendino,
la fiamma che tremava al suo respiro. La ragazza tornò a sfiorargli il viso, e
cercare la sua bocca, mentre lui cercava di dire qualcosa.
“Ricordi quello che hai detto prima?
Oggi non siamo quello che siamo. Allora fa l’amore con me, Spike. Adesso. Tutto
il resto mandalo al diavolo.” Leggere i suoi occhi. Tutta la passione di cui
era capace. In quei sedili. In quell’auto rubata. In quella sera rubata al loro
destino, al loro dovere, al vuoto che provavano…
Rimanere avvinghiati e scomodi. I
finestrini appannati da un solo respiro. Un solo cuore che batte. Ma abbastanza
per due. Abbastanza per perdere ogni cognizione del mondo. Ogni ricordo di
dolore. E tornare a ridere di se stessi, nel buio della notte. Uscire seminuda
dalla macchina per respirare un po’ d’aria fresca. Con gli odori del dopo
pioggia, fortissimi, sensuali. Spike che alzava i fari per vederla ballare,
svestita, con l’autoradio che urlava. Accendersi una sigaretta e andare a raggiungerla,
per abbracciarla e ballare con lei. E baciarla ancora, come se non riuscisse a
saziare la sua sete. Tornare dentro l’auto, accendere il riscaldamento, e
rimanere ancora un po’ sdraiati. Sentirsi normali. Senza esserlo mai stati
prima.
Spike la coprì con la sua vecchia
giacca. Faith si lasciò accarezzare ancora, per poi chiudere gli occhi e
addormentarsi. Sembrava serena, tranquilla. Lui continuava a guardarla,
sconvolto dalle sensazioni che provava. Così forti ed intense. “Oggi non siamo
noi”. E cosa siamo, allora? Due solitudini che si incontrano? Due corpi che
cercano di scaldarsi? Si sentiva un idiota. Non era mai stato un granché con le
rime, con le poesie. Neanche da vivo, figurarsi da morto…Sistemò meglio Faith,
e poi mise in moto la macchina.
Il viaggio fu lentissimo, ma quelle
poche miglia furono coperte lo stesso troppo velocemente. Non aveva molta
voglia di tornare alla realtà. Si sentiva così strano…per una volta aveva avuto
il desiderio di non essere un vampiro. Di rimanere in quella stradina
abbandonata e guardare l’alba insieme a lei. Ma poi non poteva fare a meno di
pensare al suo sapore, al gusto del suo sangue. Giocare. Sembrava che quella
ragazza si concedesse sempre un po’ di più, per poi tornare indietro e
scappare. E in fondo gli faceva comodo, perché in quel momento lui non capiva
chi cazzo era, non solo cosa voleva.
Erano arrivati. Scese dall’auto e
prese Faith in braccio delicatamente. Non voleva svegliarla. Era immerso nei
suoi pensieri, tremendamente confusi, e neanche si accorse che nella magione
doveva essere entrato qualcun altro. Rimase bloccato quando se lo ritrovò
davanti.
“Che cosa le hai fatto?” Angel
sembrava proprio incazzato.
Angel e Spike. Di fronte l’uno
all’altro. Per un millesimo di secondo. Non fece in tempo a rispondergli.
Wesley gli strappò Faith dalle braccia, e si ritrovò sbattuto al muro.
“Cosa diavolo le hai fatto?”
“Niente che non volesse anche lei…” Un
altro colpo. Stavolta era a terra, ancora frastornato, mentre subiva l’ennesimo
calcio in faccia. Riuscì a reagire, ma il tempo per parlare proprio non c’era.
In fondo era da parecchio che desiderava fare a botte con Angel. Rimase a
guardarlo, ridendo, con gli occhi spiritati, mentre si asciugava il sangue che
gli usciva dalla bocca. Stavolta c’era Angel per terra a subire i suoi colpi.
Wesley intanto cercava di rianimare
Faith. L’aveva portata dentro la stanza da letto. Rimase sconvolto
dall’accorgersi che sotto la giacca di pelle era completamente nuda. Lei aprì
gli occhi, come se si risvegliasse da un come profondo.
“Urka. Mi sa che sto ancora sognando…”
“Stai…bene?” Lui cercava di coprirla,
imbarazzatissimo dalla situazione.
“Non ti ha morso?”
“Uh?” Faith iniziò a ridere. Ora era
decisamente sveglia. Wesley si girò, cercando nella borsa aperta dei vestiti da
passarle.
“Forse bisognerebbe spiegare…ad Angel
cosa…” Lei non lo lasciò continuare. Si mise un maglione lunghissimo e filò
fuori dalla stanza. Rimase sulla soglia a guardarli combattere. Erano così
diversi…Spike sembrava proprio divertirsi, furioso e imprevedibile. Angel era
il più determinato e letale. Tutti e due avevano messo su la loro faccia
incazzata, faccia da vampiro. Era possibile trovarli sensuali? Nella lotta?
“Ehi, time out. La volete piantare?”
Angel si voltò a quelle parole, e Spike ne approfittò per assegnare un nuovo
colpo.
“Stai bene?” Le corse incontro
preoccupatissimo, prendendola per le spalle.
“Meglio di te senz’altro.” In effetti
la sua faccia iniziava a portare i segni della lotta.
“Che ti salta in testa? Che ci fai
qua? Oddio, non che mi dispiaccia vedere due bei maschioni che si picchiano per
me…ma mi vuoi spiegare?”
“E me lo chiedi? Mi fai capire che sei
in pericolo, che una banda di vampiri europei è sbarcato da queste parti per
ucciderti. Che quello là ti ha salvato da un agguato prendendosi un paio di
pallottole e poi scompari. Non ti fai più sentire. Lasci l’albergo. Nessun
recapito. Willow e Xander non rispondono al telefono…che devo pensare? Ho
mollato tutto e sono venuto a trovarti…scopro la tua roba in questa casa, ma è
tutto distrutto…la prima cosa che ho pensato è che t’avessero preso…poi entri
svenuta tra le braccia di un vampiro…”
“Dormivo, Angel, dormivo.” Spike li aveva
raggiunti.
“Per te era normale credere che
c’entrassi qualcosa con la sua scomparsa, vero? Che potessi farle del male,
magari anche ucciderla…” Angel si girò verso di lui. si fronteggiavano in
silenzio, mentre Faith continuava a sorridere, divertita.
“Forse non ti fidi di me?”
“Come potrei fidarmi? Io ti conosco.
Potevi benissimo esserti approfittato di lei e…” Rimase in silenzio un attimo.
Spike intuì cosa stava per succedere ed iniziò ad indietreggiare. Angel gli fu
nuovamente addosso, ancora più imbestialito di prima. Lo sollevò per gettarlo
nuovamente contro la parete.
“E poi non dimentichiamo la tua
ossessione per le cacciatrici…vero, Spike? Due morte, di una ti innamori, e di
questa? Che ne vuoi fare, oltre che portartela a letto?” Wesley se ne stava in
disparte. Faith lo raggiunse.
“Questa storia che riescono a sentire
gli odori…io non la sopporto. Ma provare con l’acido muriatico? Una bella
sniffatina per uccidere ogni recettore…che ne dici?”
“Mi sa che ricrescerebbero. Come li
fermiamo?”
“Boh…quasi mi diverto…Senti, ma se
adesso gli dico che ero consenziente che cosa succede secondo te? Spacca la
faccia anche a me, lo impaletta o gli fa i complimenti?”
“La seconda che hai detto mi sembra la
più probabile, in ogni caso. È meglio se fai qualcosa, Faith…” In effetti Angel
era sopra Spike, ormai bloccato.
“Ehi. Ora basta. Non ha fatto niente
di male.” La ragazza gli toccò una spalla. Lui ringhiò, per poi darsi
effettivamente una calmata e spostarsi da quella posizione.
Spike si tirò su a fatica.
“Ma che bella serata…ci mancava solo
questa…credi di avere l’esclusiva su tutte le cacciatrici da Buffy a cent’anni?
Ti hanno eletto protettore della loro castità? Siccome non puoi scopartele che la
maledizione ti fa tornare monello, vai in giro a spaccare la faccia a tutti
quelli che ci provano?”
“Spike, non è il momento.”
“Tu non stare là a difenderlo, porca
puttana! Ah, scordavo, lui è Angel, il cavaliere senza macchia, difensore dei
derelitti…” Stavolta fu Faith a tirare un pugno a Spike. Con i denti stretti lo
implorò di stare zitto. Lui per tutta risposta uscì come una furia dalla casa.
“Tienitela pure…” disse rivolto ad
Angel. Faith sentì una fitta al petto nel vederlo andare via in quel modo. Ma
allo stesso tempo rise della situazione. Angel le stava davanti con uno sguardo
interrogativo, ma senza parole. Wesley intanto parlava senza che nessuno lo
degnasse di attenzione.
“Va bene, l’ho fatto. Contento? Ma non
è colpa sua.”
“Perché?”
“Perché cosa?”
“Ti sei innamorata di lui?”
“Come sei romantico…no. Avevo voglia
di compagnia.”
“E c’era bisogno di scegliere uno come
lui? Un vampiro?”
“Ma a chi cazzo vuoi fare la predica?
Tu con Buffy hai combinato qualcosa di diverso?” Angel cercò di rispondere, ma
la mano di Faith fu più veloce di ogni commento. Non se l’aspettava.
“Bene, ora sei alla mia altezza.
Faccio quello che mi pare nel mio tempo libero.” Lui rimase seduto per terra a
guardarla, scoraggiato.
“Io amavo Buffy. E non sono Spike. Lui
ha solo un chip, ma non…”
“…l’anima, lo so. Ma il fatto che mi
stia aiutando, più delle vostre amichette, ti fa capire qualcosa? E poi te l’ho
detto, non devo giustificarmi con te, né con nessun altro. Vado a letto con chi
mi pare.”
“Devi…stare attenta, Faith. Chiuso
l’argomento.” Ma si vedeva quanto era dispiaciuto. Lei tornò nella sua stanza
da letto, per finire di vestirsi. In fondo Angel aveva ragione, quanto poteva
fidarsi di Spike? Ma allo stesso tempo i pensieri che la tormentavano erano
altri. Dirgli la verità, o qualcosa che ci somigliava. “Sai, caro, mi scopo lui
perché tu non sei disponibile…” Ma quanto era vero? Seduta sul letto si
guardava le scarpe. Non era così che avrebbe voluto risvegliarsi. Chissà dove
era finito Spike. Chiuse gli occhi, cercando di rivedere quella serata…era
stato tutto perfetto. La cena, la musica, la macchina. Senza riflettere, senza
sentirsi niente altro che una donna normale, che aveva un appuntamento con un
uomo normale. Anche se era finzione. Ma quanto lo era sul serio? Il ricordo dei
suoi baci, delle sue parole, del suo corpo…Faith si aggrappava a quelle
sensazioni devastanti e brucianti. Un piccolo frammento di amore. Ne aveva
fame, tanta. Non avrebbe voluto finire così la serata. Ma stare tra le braccia
del suo amante. Addormentarsi, risvegliarsi con il sole alto. E il mondo a
correre dietro alle sue stronzate, fuori da quel posto. Sentiva le loro voci
nell’altra stanza. Concitate, preoccupate. Per quel piccolo segreto svelato.
Cacciatrici e vampiri. Legame intenso e strano, letale. Spike. Che sicuramente
era tornato da Buffy, lasciandola sola a sbrogliare la matassa.
Angel bussò. La porta si aprì
lentamente. Il suo sguardo era tremendamente dolce, e quasi intimidito. Adorava
quegli occhi. così caldi che sembravano accarezzarla.
“Tutto bene?”
“Sì.” Entrò, per andare a sedersi
accanto a lei.
“Perché non vieni a scaldarti? Il
camino è acceso.” Sorrise, disarmante.
“Devo parlarti, Angel. Tu…non sai
quello che sta succedendo. Ed io non so da che parte iniziare.” La sua voce
tremava appena. Ma era decisa a dirglielo, raccontargli tutto. Subito.
“Altre sorprese? Ancora devo
riprendermi da questa, dammi tempo…” Faith abbassò lo sguardo.
“Ti ho deluso molto, non è vero?”
“Non è delusione. Sono solo
preoccupato per te.”
“Non sai mentire, Angel.”
“Vorrei vederti felice, serena. E lui
non mi sembra la persona adatta. Ma da che pulpito viene la predica…io sono un
disastro in quanto a relazioni, non credi?” Sorrideva ancora. Le prese la mano,
stringendola appena.
“Non è un impegno per la vita. So cosa
aspettarmi da lui. e lo accetto per quello che è. Non sono una bambina. Ho
ridimensionato le mie aspettative. Non esiste la persona perfetta per me.”
“Beh, dalla perfezione a Spike c’è
un’ampia gamma di vie di mezzo…”
“Non posso avere te…è già tanto che
l’ho capito, Angel. un passo alla volta, ricordi?” L’aveva detto in un soffio,
guardandolo negli occhi, e vedendolo sussultare appena.
“Faith, io…”
“Non dire niente. Cancella dalla memoria
le mie ultime parole e non dire niente. per favore. Ho capito. Lo so. Non ti
chiedo niente e non voglio niente. adoro il nostro rapporto, così com’è
adesso.” Angel rimase a guardare la sua mano. Per lui era così difficile, era
così ingenuo nelle faccende di cuore che faceva quasi tenerezza. Non si rendeva
conto di quanto fosse facile innamorarsi di lui….
“Perché non mi parli del bambino? Come
sta?” Il suo viso si illuminò. Le parole sembravano sgorgare senza fine.
Descrizioni di ogni piccolo gesto, di ogni smorfia, di ogni piccola crescita.
Non parlava di Darla. Ma quando accennava alla madre un’ombra attraversava il
suo volto. Faith sapeva benissimo che ancora era tutto troppo fresco, troppo
difficile da capire, persino per lui. quel figlio dal destino ignoto, che
l’aveva riempito di gioia e paura. Per la sua incolumità. Paura di perderlo. Di
vederlo diventare un qualcosa di incontrollabile e crudele.
“Lo hai lasciato a Los Angeles? Per
me? Mi sento in colpa…”
“Non ci pensare neanche. Ero troppo preoccupato…e
poi Wes ha fatto un incantesimo di protezione molto forte…è al sicuro. Devi
vedere Cordelia, ha tirato fuori un istinto materno che neanche lei
lontanamente si aspettava...è così felice che non gli sto più trai piedi, così
se ne può occupare lei..."Risero insieme.
”Mi odierai, adesso. Sei venuto
invano.”
“Non pensarlo neanche. Wesley sta
studiando le carte su questo ordine tedesco di ammazzacacciatrici. Sistemiamo
la faccenda insieme e poi torno da lui.”
“Non è così semplice.” Faith si alzò
per andare a chiamare l’Osservatore. Si ritrovarono insieme nella stanza, di
fronte ad una tazza di te bollente. La bevanda era confortante, per quello che
aveva da dire…
“Lasciatemi parlare. Senza
interruzioni, o non riuscirò a dire tutto…” Lei prese fiato, trangugiando un
sorso. Iniziavano a preoccuparsi.
“Riguarda Buffy.” Il volto di Angel si
oscurò leggermente, ma non aprì bocca.
“Willow e Tara l’hanno…riportata
indietro. Non so come, un incantesimo, qualcosa del genere. Io l’ho sognata.
Ero…con lei…come se fossi nel suo corpo. So che vi sembrerà strano, ma…”
“Magia nera.” Wesley sembrava averla
presa bene, ma guardava la sua tazza, e il volto era immerso nel vapore.
“Un sogno non sempre si avvera, non è
una profezia o…” Angel era incredulo e cercava di razionalizzare, ma aveva gli
occhi sbarrati, e la sua voce tremava.
“L’ho vista. Ieri. Ancora non sta
benissimo…ma è lei. È qua.” Il silenzio che seguì quelle parole era molto
chiaro. Angel si alzò, per voltar loro le spalle ed avvicinarsi alla finestra.
Come per nascondersi.
“Mi ha chiesto di non dirtelo fino a
domani. Ha bisogno di tempo. ha bisogno di capire. Ti avrei chiamato io.” Faith
lo raggiunse, toccandogli un braccio. Lui non si girò, ma le strinse la mano, riconoscente.
Dopo qualche istante tornò a sedersi, e parlare con Wesley, che nel frattempo
si faceva tutto un suo ragionamento che nessuno ascoltava.
“Che ne sarà di me? Chiamami egoista,
ma a questo punto vorrei avere le idee un po’ più chiare.” Wes si schiarì la
gola, quasi imbarazzato.
“Non lo so, sinceramente, non so cosa
il Consiglio deciderà…in realtà sei tu la cacciatrice in carica, già da
anni…ma…”
“Tornerò in galera? Lo so che non ho
pagato abbastanza per tutte le stronzate che ho fatto, ma io là non ci torno.
Ho imparato a fronteggiare i miei fantasmi, i miei sensi di colpa in un altro
modo…combattendo per i buoni, se così lo vogliamo chiamare, e…”
“Non andrai in prigione. Te lo
prometto.” Angel era nuovamente accanto a loro. Gli occhi erano lucidi, ma
sicuri.
“Ho promesso a Buffy che sarei rimasta
qua fino a quando non starà meglio. Poi me ne andrò. Questo è il suo territorio
e io ne ho le palle piene da un pezzo.”
“Ne riparleremo. Non prendere
decisioni affrettate…Giles?”
“Non sa ancora niente.” Guardarono
Angel uscire dalla stanza, in silenzio.
“Mi preoccupa…aiuta gli altri, ed è
bravissimo in questo, io gli devo la vita e tutto quello che sono adesso ma…non
si fa aiutare da nessuno. Macina tutto dentro di se.”
“Vuole affrontare i suoi spettri da
solo. E il fatto di rimanere in questa stanza, adesso che Buffy è…viva…è
difficile. Molto difficile. Il loro legame è sempre stato molto potente, e
forte. Immagino che adesso…si incontreranno…”
“Già.” Faith sbirciò dalla porta
semiaperta. Angel si era seduto davanti al camino, reggendosi la testa con un
braccio. Il suo volto sembrava assente. Lontano mille miglia. Wesley lo
raggiunse. Lei si chiuse nella stanza.
Iniziò a riordinare la camera, come
un’automa, preparandosi per la notte. Per ciò che rimaneva della notte, ormai
poco. Si ritrovò a piangere quasi senza accorgersene. Spense la candela,
aspirando l’odore forte della cera. Accoccolata sotto le coperte cercava di
pensare a qualcosa di bello. Per non sentirsi troppo sola, per non sentirsi la
ruota di scorta di niente e di nessuno. Lo scarto di Buffy. Lo scarto del
mondo. Intero.
Spike. Ferito. Bruciato. Da quei
colpi. Dallo sguardo di Faith. Stava combattendo ancora. Ancora danzava contro
qualcuno nelle tenebre di quello scorcio di notte. Se l’era andata a cercare.
In quel bar in cui non poteva più entrare. Perché i suoi simili lo odiavano. Il
traditore. Sfogarsi. Non sentire dolore e le ferite. Anche se quelle che più lo
facevano stare male erano dentro. Era l’irruenza di Angel. di chi per lui era
stato un esempio troppi decenni prima. E poi un nemico. Un rivale. E uno
spettro con il quale confrontarsi troppo spesso. Lui era il buono. Quello con
l’anima. Che aveva rubato il cuore di Buffy. Ed era sempre il più forte, il più
grande il migliore. Da cattivo e da buono. Gli occhi di Faith. Lei che lo
difendeva. Lei che poco prima gli aveva regalato il calore del suo corpo e una
speranza. Ma mai quello sguardo. Mai quell’ammirazione.
La luce dei lampioni. Quella della
sigaretta. La nuvola di fumo che si alzava pallida per poi svanire nel nulla.
Il cimitero ripulito dai vampiri. Camminare alla ricerca di qualcosa di forte.
E non trovare niente. il vuoto. Casa Summers. Nel buio assoluto. Fermarsi di
fronte a quell’albero, come tempo prima. E poi scorgerla. Sotto il portico.
Sulle scale. Avvicinarsi. incrociare i suoi occhi, quasi per chiederle il
permesso.
“Ciao Spike”
“Non è molto prudente star fuori la
notte. Almeno finchè non ti riprendi.”
“Non credo ci sia nessun pericolo.” Si
sedette accanto a lei.
“Dovrei leggere gioia sul tuo viso.
Perché non ne vedo?” Buffy sorrise, amara.
“Bella domanda.” Nessuna risposta. La
ragazza lo guardava negli occhi, tremendamente tristi. Lui rimase spaventato e
incuriosito allo stesso tempo.
“Perché sei qua?”
“Passeggiavo. Non credevo di vederti
qua fuori.”
“Loro non lo sanno.” Parlava a voce
bassissima, quasi un sussurro.
“Cosa?”
“Che stavo meglio prima. Che la luce
mi ferisce. Che ogni cosa mi fa male. È tutto troppo intenso. E mi distrugge.
Là stavo bene. Non sapevo dov’ero. Ma non mi importava. Non voglio più
combattere. Non voglio più niente. Sono stanca di tutto questo…” Spike la
accolse tra le sue braccia. Quelle parole erano spaventose. Ma plausibili.
Perché Buffy doveva essere finita all’inferno?
“Devo andare avanti. Per loro. Sono
così felici…Dawn. Willow. Hanno bisogno di me. mi amano così tanto che…non
hanno pensato a niente…”
“Siamo stati così egoisti. Non so cosa
dire…cosa fare…vorrei poter cancellare il tuo dolore…assorbirlo come una
spugna…”
“Tu non c’entri, Spike…”
“Io…non sono diverso... Darei la mia
vita per te. e ti amo…quanto loro…o forse anche di più…” Lei si spostò. Rimase
a guardarlo, tra le lacrime che affollavano i suoi occhi. non era la prima
volta che le rivelava i suoi sentimenti. E la sua reazione, forse, era anche
meno cruenta del solito. Ma lei si alzò, per fuggire via, lasciandolo là, da
solo, ad accendersi l’ennesima sigaretta. A riflettere su ciò che aveva detto.
Ma i pensieri sembravano sfuggirgli.
L’alba si stava avvicinando una volta
ancora. Si affrettò verso la magione. Entrò. Vide Angel seduto di fronte al
camino. Il riflesso delle fiamme sul suo viso. Non si degnarono di uno sguardo.
Spike attraversò la stanza in silenzio.
“Se le fai del male ti uccido.” Non
rispose. La stanza di Faith era immersa nel buio. Le pesanti tende coprivano i
primi raggi di sole. Rimase impietrito. Concentrato sul rumore regolare del
respiro di lei. Pensò a Buffy. Alle sue terribili parole. A ciò che aveva
provato nel sentirla nuovamente tra le sue braccia, quei pochi istanti.
Ovattato. L’unico vocabolo che gli veniva in mente. Come se tutto fosse
distante e strano, avvolto in una nebbia fitta e sfumata. Si tolse gli abiti,
per infilarsi in quel letto, dove un’altra cacciatrice dormiva placidamente. I
suoi sensi affilati come lame potevano sentirla. Il calore del suo corpo era
sconvolgente.
“Non pensavo di rivederti tanto
presto.”
“Perché, riesci a vedere qualcosa?”
Lei si allontanò un attimo, e accese una candela. Spike la guardò, immersa
nelle coperte. Allungò una mano per ritrarla subito. Era nuda. Faith si
avvicinò al vampiro, facendo aderire il suo corpo, delicatamente. Gli accarezzò
dolcemente la bocca, per poi scivolargli sopra. Spike senti i suoi capelli che
gli sfioravano il petto. E si sorprese a baciarla ancora, attirarla verso di
sé.
“Siamo due stronzi, vero? A chi pensi
quando fai l’amore con me?” Lei continuava a baciargli il collo. Sussurrava
quelle parole con voce bassa e sensuale. Ridacchiando. Spike le fu sopra.
“E tu chi sogni, bambina? Quali mani
vorresti sul tuo corpo? Chi vorresti tra le gambe?” Averlo dentro. Voltarsi e
mordere il cuscino, per non far rumore. Conficcargli le unghie sulla schiena e
chiudere gli occhi. Per sentirlo meglio.
“Questo no!” Lui le strappò il
cuscino, baciandola violentemente.
“Non vuoi che lo sappia? Ti vergogni?”
con una mano le teneva il collo. Il viso trasformato e crudele. Lei quasi gli
spezzò le dita, ma non era arrabbiata…
“E tu invece? Lo stai facendo solo
perché c’è lui nell’altra stanza?” Spike sorrise ancora, tornando quasi umano,
immergendosi ancora in lei.
“No…perché sei bella, e calda…e
mia…adesso sei solo mia…mia” Stava praticamente ringhiando. Ma lei non ci
faceva più caso. Quelle parole bastavano. Bastava anche meno. Pur di continuare
a sentirlo. Essere desiderata, amata. Provare un piacere intenso, devastante,
completo. E abbandonarsi sul suo petto. Provando a prendere fiato. Mentre lui
le accarezzava i capelli. E poi tornare a baciarlo. Stavolta con calma,
dolcezza, trasporto.
“Potrei innamorarmi di te.” I suoi
occhi le sembravano sinceri. Puliti.
“Ladies and gentlemen, mandiamo ora in
onda la cazzata dell’anno…Piantala, Spike. Tappa quella bocca infernale.” Era
furiosa. Lui non si aspettava una reazione del genere.
“Non voglio prese per il culo. Non ne
hai bisogno. Penso di essere già abbastanza disponibile…non ho bisogno di moine
o roba di questo tipo per cedere, per scoparti….mi piace farlo…e credo che lo
farò ancora. Il fatto che questa stronzata la togli fuori adesso mi fa solo
pensare male.”
“Che vuoi dire?”
Ma…non so…Angel? è un modo per
ferirlo? O Buffy…tanto era da lei prima di infilarti qua dentro…”
“Non ti fidi di me? Chissà quante te
ne ha raccontato Angel…”
“Io e te non siamo mai soli, neanche
quando facciamo l’amore. loro sono sempre con noi. A scaldarci il cuore o
buttarlo alle ortiche. Siamo simili, tesoro. E so di aver bisogno di te. che
sto bene con te. ma non voglio innamorarmi, Spike. E non voglio crederti.
Perché tu ami lei. E nessun’altra. E io ti servo, tutto qua. Ti serve un corpo,
una rivincita. Una derelitta che ti somiglia. E il bello è che mi sta bene
così. Mi sta bene giocare. E prendere ciò puoi darmi. Ma non fare promesse. Non
darmi speranze. Non ne hai bisogno per ottenere ciò che vuoi.”
“Tu…non sai quello che voglio…quello
che cerco…” Spike era sconvolto dal modo di parlare di Faith. Lei stava seduta
di fronte a lui, guardandolo negli occhi con una sicurezza assoluta e
disarmante.
“Liberati dai fantasmi, vampiro. Poi
possiamo anche riparlarne.”
“Aiutami a liberarmene…” Provò ad
abbracciarla, quasi intimidito. Ma lei lo lasciò fare, senza dir niente. la
candela si spense ormai consumata. Faith rimase tra le braccia di Spike. Chiuse
gli occhi, sistemandosi comoda, per cercare di riposare. Un paio di lacrime
scivolarono incontrollate. Voleva essere dura con lui. voleva salvarsi da
quello che lentamente stava provando, che cresceva. Lui sapeva essere così
dolce, persuasivo. Continuava a stringerla. Si abbandonò lentamente al sonno,
mentre sentiva ancora le sue mani sulla pelle nuda.
Spike rimase a vegliarla. Come la
notte prima. Cercando di combattere con tutto quello che provava. Amore. Odio.
Desiderio. Confusione. Faith aveva ragione. C’erano troppe ombre, troppe cose
ancora da chiarire. Ma quando stava con lei tutto scompariva all’istante,
diventava tremendamente facile. E ora averla lì…sua. Quel senso stranissimo che
aveva con ogni donna. Proprietà. Volerne l’esclusiva assoluta. Come per farne
la sua schiava. E poi era lui che invece era schiavo della passione. Di ogni
respiro che lei poteva regalargli. Confusione. E certezza. Nell’averla per sé.
Chiuse gli occhi, cercando di riposare, di non pensare. Ma non riusciva a
staccarsi da quel corpo.
Quando aprì gli occhi se lo trovò
davanti. Il volto serio, troppo serio. Sentiva sempre quell’irrefrenabile
desiderio di spaccargli la faccia.
“Alzati. Ora.”
“Cosa cazzo vuoi?” Parlavano a voce
bassissima. Angel guardò Faith, le accarezzò lievemente il volto. Questo fece
imbestialire Spike.
“Non toccarla.”
“Beh, se ti interessa qualcosa di lei
vedi di alzarti dal mio letto e venire nell’altra stanza.” Scomparve così
com’era apparso. Spike spostò delicatamente Faith, per poi infilarsi un paio di
pantaloni e raggiungere l’altro vampiro. Wesley era curvo su alcune carte. Il
sole doveva essere ben alto in cielo, e almeno qualche ora aveva dormito.
“Allora?”
“La situazione è presto chiara: per finirla
con questo Ordine dobbiamo muoverci alla svelta e bene.”
“Non sembrava una cosa così
difficile…perché non te ne torni dal tuo cucciolo e ti levi dalle palle?
Possiamo occuparcene noi, senza di te…” Angel sorrise obliquo.
“Credi che sia così facile? Non lo è,
William. Per niente. Sono in tanti, e ne stanno reclutando altri. Proprio
perché la cacciatrice sembra così invincibile…Ecco perché questi due giorni di
calma piatta. Se non ci occupiamo del loro capo, rimarremo sempre al punto di
partenza.”
“E scommetto che il cervellone ha
partorito qualche piano geniale…sbaglio? Allora, capo, cosa suggerisci?” Spike
continuava a girargli intorno, scimmiottandolo. Wes intercettò la mano di
Angel, fermandolo prima che traducesse in forza la sua rabbia.
“Non è che se fate così la situazione
si risolve prima o meglio…abbiamo lo stesso scopo…quindi vediamo di lavorare
tutti insieme. Faith è in pericolo, e a questo punto lo è anche Buffy. Lei,
forse, anche di più. È ancora troppo debole, se ho capito bene…”
“Non sanno della sua esistenza. Buffy
deve solo rimanere nascosta.”
“Di questo non ne sono tanto sicuro.
Non possiamo rischiare comunque. Ci sono alcuni posti da controllare e lo
faremo stanotte. Uniti. Senza bisticci, possibilmente. Ne siete capaci?”
“Non lo so…puoi stare lontano dalla
mia ragazza?” Spike sorrideva apertamente, fronteggiando Angel.
“Sei così sicuro che sia la tua
ragazza? Non conosci bene Faith. Quando si sarà stancata di te ti butterà come
una scarpa vecchia. Quindi fai ancora in tempo a non farti venire una delle tue
solite ossessioni…” Nuovamente stavano per arrivare alle mani.
“Ehi, papy…guarda che tuo figlio è
maschio e ancora non ha un dente. Quella che sta là dentro è mia, non è una
lattante, e non dorme in una culla…” La tensione si tagliava a fette.
Wesley buttò una tazza per terra,
attirando la loro attenzione.
“Finito?”
“Ehi, così la svegli…” Angel si voltò
a guardare Spike. Il tono della sua voce era così seriamente preoccupato che
non poté fare a meno di ridere.
“E’ andato…non c’è verso…” Il biondo
cercò di colpire il bruno, che riuscì comunque a scansare il calcio, sempre
senza smettere di ridere.
“Signori, ci decidiamo? Il nuovo capo
di questa setta ha dei poteri un po’ particolari…” Aveva nuovamente l’attenzione
di tutti e due.
“Nuovo? Che vuol dire? Quando l’hanno
cambiato? Quello che mi ricordo io era un grosso idiota, pazzo ma idiota….”
Spike era incuriosito dagli sviluppi.
“Lotte clandestine…hanno tenuto il
rituale di uccidere una cacciatrice ogni 50 anni, ma adesso sono decisamente
più organizzati.”
“Beh, non credo…noi li abbiamo trovati
che cercavano Buffy quando era ancora…morta? Sì, il termine dovrebbe essere
questo…quindi non sapevano neanche chi era la cacciatrice attuale…”
“Non lo so. Non ne sarei così sicuro.
C’è qualcosa sotto. Buffy è tornata dopo quanto? Uno, due giorni? Ariesith
riesce ad individuare il sangue di una cacciatrice e segue quello per la sua…”
Angel e Wesley si guardarono un istante.
“Certo…non avevano individuato Buffy
ma…”
“Dawn.” Rimasero tutti in silenzio. La
situazione si stava decisamente complicando.
“Dawn…mi sembra piuttosto strano…che
c’entra stavolta? A me questi sembrano proprio stupidi…scambiare Dawn per la
cacciatrice?” Spike era visibilmente preoccupato, anche se cercava di non darlo
a vedere. Faith uscì dalla stanza in quel momento. Sembrava l’ombra di se
stessa, camminava come un automa verso di loro.
“Se vi chiedessi del caffè? Caldo,
magari…” Nessuno rispose, rimasero a guardarla.
“Okay, non devo essere uno spettacolo
decente…per quello ho bisogno di un caffè, forte…e di una doccia bollente. Ma
scommetto che qua non c’è acqua, vero?”
“Beh, una volta c’era…Non la rubavamo
dalle tubature?” Spike guardò Angel.
“Sì, appunto, rubavamo…probabilmente
c’è ancora, ma di sicuro non è calda. Noi non…avevamo bisogno di una doccia
calda….” Faith si avvicinò ad una scatola di biscotti che stava sopra il
tavolo, riparato alla meno peggio. Guardò le carte e fece una smorfia.
“Che palle.” Spike rise, mentre la
guardava allontanarsi tranquillamente verso la sua stanza.
“Una vecchia vasca da bagno c’è.
Bisognerebbe scaldarle dell’acqua…forse con dei secchi o qualcosa del genere…il
camino è ancora acceso, basterebbe ravvivarlo un po’.” Angel parlava a voce bassa,
guardando il vampiro.
“Riesci a farlo?”
“Meglio di te senz’altro.” Spike si
mise all’opera, mentre Angel e Wesley continuavano a discutere. Dopo aver messo
l’acqua a scaldare si avvicinò nella stanza di Faith.
“Ti abbiamo svegliata?” La ragazza osservava
il suo volto allo specchio, cercando di togliersi il trucco rimasto con un
fazzoletto di carta.
“Non lo so. Sono sveglia e basta.” Si
sedette accanto a lei, guardando l’immagine riflessa allo specchio.
“Che buffo. Non ti vedo.” Lui prese a
baciarla sul collo.
“In compenso ti sento…” Lo lasciò
fare, chiudendo gli occhi languidamente.
“Questo risveglio non è male. Poteva
essere meglio, ma non è male.” Lui sorrise, baciandola sulla bocca.
“Ti sto preparando un bagno.”
“Wow. Potrei abituarmi a questi vizi…”
“La doccia in albergo sarebbe stata
meglio, senz’altro…”
“Vero…Ho una fame nera. Vado a rubare
un altro po’ di biscotti. Mi sa che dovrò accontentarmi del te di ieri…”
“Perché non vai in bagno? Dammi
qualche minuto e sarai riverita come una principessa…” La baciò ancora,
delicatamente.
“Stiamo ancora facendo finta di essere
una coppia normale? Cercando di ignorare che stiamo progettando lo sterminio di
una setta di vampiri? Dimmelo, Spike.” Lui scosse la testa, uscì dalla stanza
senza fiatare. Faith intanto si mise a cercare degli abiti puliti da mettersi
addosso. In fondo cosa contava? Aveva solo bisogno di non pensare. E poi
comunque non riusciva a dimenticare quelle parole: “Potrei innamorarmi di te.”
Le sentiva dentro, come in un eco dolcissimo. Anche se continuava ad essere
pessimista. Ma quanti uomini le avevano detto parole del genere? Nessuno.
Proprio nessuno.
Nel bagno era quasi tutto pronto.
L’acqua nella vasca, un braciere cercava di riscaldare l’ambiente. Lei si spogliò
lentamente, ammucchiando gli abiti da una parte, per poi aggiungere il bagno
schiuma ed immergersi. Chiuse gli occhi. era una sensazione tremendamente
piacevole e dolce. Nessun pensiero. Solo relax. Spike entrò nella stanza, ma
rimase a guardarla da lontano.
“Devi aiutarmi per sciacquarmi.”
“E ti fidi?” Rise di quelle parole,
alzandosi in piedi e scuotendo i capelli pieni di schiuma. Spike le fu subito
accanto, e con una pazienza infinita versò l’acqua calda sopra la sua testa.
Poi la aiutò con un asciugamano, anch’esso scaldato davanti al fuoco. Nessuno
dei due parlava. I gesti sembravano rallentati e solenni, come in un rituale
magico. Lui la stringeva tra le braccia, massaggiando il suo corpo
delicatamente con la spugna. Faith rimaneva passiva, a godersi quelle piccole
attenzioni. Per poi ringraziarlo con un bacio, lungo, sensuale, dolcissimo. Lui
uscì dalla stanza, mentre lei lentamente si rivestiva. Tutto era durato sin
troppo poco. Ma l’aveva lasciata stravolta. Spike si comportava come il più
tenero degli amanti. Poteva averla, e lo sapeva. Ma aveva preferito
accarezzarla ed aiutarla, senza chiedere niente in cambio. Innamorarsi di lei.
Lei che ora si guardava allo specchio sentendosi così strana e confusa. Si
pettinò i capelli, per poi raccattare gli abiti sporchi e tornare nella sua
stanza. Lo trovò là. Che l’aspettava.
“Ehi.”
“Ora va meglio?”
“Decisamente. Anche se ho ancora un
po’ di freddo…” Sorrise maliziosa.
“Il camino è acceso. Devi asciugarti
quei capelli, o ti prenderai un malanno.”
“Perché stai facendo questo per me?”
“Perché me lo chiedi?” Ad un passo di
distanza. Lei tornò a baciarlo, intensamente, sentendo il desiderio invadere il
suo corpo. Spike la allontanò delicatamente.
“E’ una nuova strategia?”
“Per cosa? Mi hai detto che non ne ho
bisogno per ottenere quello che voglio. Che strategia dovrei utilizzare?” Lei
scosse la testa. Raggiunse ancora la sua bocca e lo baciò a lungo.
“Qualunque cosa sia… sta funzionando.”
Faith uscì dalla stanza, e poi dalla casa. Il sole splendeva alto, doveva
essere il primo pomeriggio. Rimase seduta nel giardino, con una spazzola in
mano, cercando di asciugare i capelli. Il calore del sole la faceva sentire
un’altra, più positiva e tranquilla. Chiuse gli occhi. Sorrideva. Ogni cosa
perdeva di significato. Conosceva quella sensazione, era da un pezzo che ci
combatteva. Ma stava iniziando ad innamorarsi di lui. E lui ci stava giocando.
Perché non aveva bisogno di un olfatto eccezionale per sapere che Spike voleva
infilarsi nella vasca con lei. Che quella notte, e quei giorni che stavano
passando insieme erano speciali. Persino per uno che di anni ne aveva parecchi.
Uno che non aveva l’anima. Abituato alle relazioni pericolose con donne
pericolose…sorrideva, Faith. Si sentiva quasi forte. Anche se la paura di
sbagliare continuava a rimanere accanto a lei.
Spike la guardava da lontano. Angel lo
osservava, mentre sbirciava dalla finestra stando attento ai raggi. Sorrise del
suo ex compare, per poi concentrarsi sui volumi che Wesley aveva portato da LA.
“Dovevo immaginarlo. Non potevi che
essere qui.” Faith si voltò, ma aveva già riconosciuto la sua voce.
“Immagino che avrai una teoria a
riguardo.”
“Dov’è lui? Ho chiamato LA.”
“Angel. Certo. Beh, sai com’è, stavamo
prendendo il sole insieme e si è dissolto…” Faith si alzò in piedi. Buffy era
ancora piuttosto pallida, ma la sua lingua era piuttosto biforcuta, come
sempre.
“Cos’è, gli sbavi ancora addosso?”
“Tu non sai niente di me, ricordi? Sei
stata via a lungo. Tu non sai più un cazzo di quello che succede da queste
parti. Comunque vai pure, lo trovi dentro. L’ho informato della tua piccola
resurrezione.” Buffy si avvicinò al portone.
“Vuoi l’elenco degli altri miei ex
ancora in circolazione? Scommetto che potresti trovare qualcuno adatto a
te….Oppure, visto che ti piacciono tanto i vampiri, perché non ti prendi Spike?
Magari ti interessa…ieri notte ha detto di amarmi, questo dovrebbe eccitarti,
no?” Faith la colpì con uno schiaffo. Quelle gelide parole avevano fatto
breccia nel suo stomaco, nelle sue viscere. Anche troppo. Sorprendentemente
Buffy cadde a terra.
“Va all’inferno. Oh, scusa, sei appena
tornata…scordavo.” Le porse la mano per rialzarsi, ma lei non accettò. Faith la
seguì dentro la casa, per niente e nessuno al mondo si sarebbe persa quello
spettacolo.
Spike ed Angel erano immersi nella
lettura. Wesley cercava di aprire un’antica mappa delle fogne della città.
Buffy rimase stranita nel vedere quella scena. Spike alzò lo sguardo e
pronunciò il suo nome. Angel sobbalzò. Rimase immobile a guardarla, come se le
parole fossero scomparse dal suo vocabolario. Faith si allontanò da lei, come
per osservare il tutto da lontano. Buffy corse da Angel, e lui l’accolse tra le
sue braccia. Gli occhi lucidi, un’espressione a metà tra il dolore e la
felicità. Le baciava i capelli. Spike non riuscì a rimanere in quella stanza.
Raggiunse Wesley che nel frattempo aveva raccattato tutto quanto e stava
andando via. Faith rimase ancora un istante. Vide Angel e Buffy che si baciavano.
Incrociò gli occhi del vampiro e si sentì morire. Corse, nella camera da letto
Spike si stava accendendo una sigaretta. Nessuno voleva parlare. Raccattò una
bottiglia che aveva messo da parte, versò il whisky nelle tazze del tè del
giorno prima e propose un brindisi.
“Ai nostri Romeo e Giulietta. Che
continuano ad amarsi tra una morte ed un’altra. Che riescono ad affrontare
tutto tranne la loro relazione. Un esempio per tutti noi.” Tracannò dalla
bottiglia un lungo sorso. Faith scolò la sua dose tutta d’un fiato, per poi
gettare la tazza alle sue spalle. Spike la prese tra le braccia, con
un’espressione allo stesso tempo divertita e triste.
“Che dici, possiamo competere con
loro?” La ragazza lo fece letteralmente volare. Wesley fece appena in tempo a
scansarsi.
“Ragazzi, devo scappare dalla
finestra? No, basta dirlo…se volete un po’ di privacy”
“I fantasmi, Spike. A volte ritornano.
In carne ed ossa. Ti ho già avvertito ieri notte. L’amore non esiste. Sei solo
una scopata, una bella scopata. E dosa le parole quando stai con me. Quante ne
hai dette ieri? A me, a lei? Usi lo stesso copione per tute e due?” Lui non
rispose.
“Non ti paragonare ad Angel. Non ti
paragonare a nessuno. Sei solo un figlio di puttana d’altri tempi, amore mio. E
le tue recite mi stanno stancando. Sei entrato nel mio letto e nel mio corpo. E
quasi ci riuscivi con il mio cuore…ma perché cazzo lo hai fatto, perché quelle
parole? Solo perché ieri notte le hai detto che l’amavi e lei ti ha rifiutato?
Ripeto, fino alla nausea. Sei una bella scopata, e niente di più.”
“Neanche tu credi alle parole che stai
dicendo.” Faith era davanti a lui e lo guardava con disprezzo. Illusioni. Ne
aveva avute tante nella sua vita. Questa di diverso aveva gli occhi azzurri. E gli
mancava il battito cardiaco.
“Sapevo a cosa andavo incontro. Avevo
semplicemente ragione. Tu la ami, la vuoi…ma Buffy è là con Angel. E tu mi fai
credere qualcosa di diverso. Ma in fondo sono io la stronza. Come sempre.” Aprì
la porta di scatto. Angel era seduto sulla poltrona, e Buffy era sopra di lui.
Parlava a voce bassa. Lui le accarezzava i capelli. Faith incrociò nuovamente
gli occhi del vampiro, ma questa volta gli sorrise. Angel amava quella ragazza.
Come anni prima, come quando li aveva conosciuti. Odiava Buffy per questo.
Perché in una cosa Spike aveva ragione: quei due non sapevano costruire una
relazione degna di essere chiamata tale. Lei non riusciva ad uscire dal suo
bieco egoismo ed accettare tutto di lui. E Angel continuava a proteggere quella
creatura come se fosse una statua di cristallo pregiato e delicato. Mentre non
faceva altro che massacrare ogni piccola cosa bella che quel ragazzo portava
nel suo cuore freddo. Malgrado tutto era bello vederli così. Malgrado tutto.
Faith tirò dritta, mentre Buffy si
irrigidiva nel scorgere la sua figura allontanarsi. Tornò al sole. Quello che
vedeva così di rado oramai. Wesley era là nel giardino. Faith neanche si era
accorta che era uscito dalla stanza.
“Tutto bene?”
“No. Insomma, come al solito. È
complicato. Se no, che gusto c’è?” Si sedette accanto a lui. Il sole aveva un
altro significato adesso.
“Parlami di questo nuovo mostro.
Magari riesco a distrarmi.”
“Si chiama Ariesith. Riesce ad
individuare il sangue di una cacciatrice lontano un miglio.”
“E come diavolo fa? E perché non mi ha
ancora preso, allora? Ne ha avuto l’occasione più volte…”
“Gli piace giocare con le sue vittime.
Da quello che ho capito vi ha fatto credere che…non so….è un incompetente…o
comunque non un pericolo serio, non è vero?” Faith annuì.
“Per quanto riguarda il suo potere di
trovare le cacciatrici ci sono diverse versioni di una leggenda. Una volta
agiva da solo, e ne ha ucciso parecchie. Poi si è unito a questo gruppo,
sfidando il capo e massacrandolo prima del colpo di grazia. Ha circa 300 anni
ed è un amante dell’arma bianca. Sfida le prescelte in un’arena, davanti ad un
folto pubblico. Possibilmente cattura anche persone importanti per le
cacciatrici.”
“Plateale.”
“La definizione calza a pennello. Non
so perché non è ancora entrato in azione. È probabile che sia…confuso? Due
cacciatrici al posto di una…per non parlare di Dawn…”
“Che c’entra la ragazzina?”
“Ha lo stesso sangue di Buffy e questo
deve averlo ingannato, o almeno così credo.”
“Troppe cose non quadrano. Spike mi ha
salvato la vita, altro che arena…in quella chiesa i proiettili erano veri, e
destinati a me.”
“Non ho tutte le risposte.”
“Bisogna attaccare prima che lo
facciano loro, allora.”
“E’ proprio quello che stavamo discutendo
prima del tuo risveglio. Che ne diresti di…sai, per non lasciare niente di
intentato…”
“Spade?” Wesley sorrise. Lui le aveva
portate da LA. Sapeva a cosa sarebbero andati incontro. Era decisamente
rassicurante. Era un pezzo che non si allenava con il suo Osservatore, ma non
le dispiaceva affatto. Il pomeriggio dipingeva un’atmosfera bellissima in quel
giardino. Alcune piante sempreverdi si alternavano ad arbusti ormai rinsecchiti
dall’autunno. Un letto di foglie veniva spostato dall’elegante lotta trai due
contendenti. Wesley la riprendeva di continuo per la sua scarsa tecnica, ma la
forza era innegabile. Ci metteva l’anima e si vedeva. Usava l’arma come un
prolungamento del suo essere. Disordinata, letale, risoluta, imprevedibile. Le
ombre si allungavano con il passare del tempo e finalmente Wesley si arrese,
stremato. Ma soddisfatto. Faith lo era ancora di più, si sentiva svuotata dalle
emozioni e pronta per affrontare qualsiasi cosa. Videro Buffy uscire dalla
magione. Le gote arrossate, i capelli spettinati.
“Vado…a prendere Dawn.” Disse
all’Osservatore.
“Bene. Conviene non perdere
tempo…torna il prima possibile.” Lei annuì e filò dritta.
“Mi preoccupa un po’.”
“E’ ancora spaesata. Starà bene.
Abbiamo una pellaccia, noi due…” Faith sorrideva amaramente. Wesley le diede
una pacca sulla spalla. Decisero di andar a prendere qualcosa da mangiare.
“E quei due? Li troviamo cotti prima
del tramonto? Dobbiamo pensare ad uno spuntino anche per loro?”
“No, Faith. Angel si è portato una
scorta di sangue…più che altro non so se Spike accetterà qualcosa da lui…” Lei
rise, divertita. Si dirigevano alla tavola calda poco lontano. Si sentiva bene.
Mai avrebbe creduto e sperato di trovare un amico o qualcosa che ci somigliava,
in un osservatore. Erano cambiati tantissimo, tutti e due. Non si trattennero
molto. Il tempo era decisamente volato e bisognava agire. Rientrarono alla
magione, stupiti di trovare Spike ed Angel che tranquillamente spaparanzati
davanti al camino discutevano in modo assolutamente sereno.
“Ehi. Se questo è l’effetto di
toglierci dalle palle…me ne vado di nuovo…” Spike le andò incontro, ma Faith lo
trattò freddamente. Non aveva dimenticato le parole di Buffy. Doveva tenere le
distanze.
“Ma Buffy e Dawn? Non erano con voi?”
“Scherzi? Dovevano tornare qua.” Angel
sobbalzò. Prese il cellulare, mentre guardava fuori dalla finestra. Ormai era
buio. Non aver risposta non lo fece sentire affatto meglio. E ancora peggio fu
vedere, qualche istante più tardi, Tara e Willow che entravano dalla porta, ferite
e stanchissime.
“Le hanno prese. Willow ha tentato di
fermarle, ci ha provato... Ma erano troppi e Buffy…sembrava non riuscire a
reagire…ogni suo colpo sembrava una carezza…hanno lasciato questo messaggio per
voi.” Wesley fece sedere la piccola strega, per darle da bere, e vedere le
ferite. Niente di grave, qualche graffio. Ma tutte e due avevano forzato troppo
i loro poteri, esaurendo solo le energie.
“Come hanno fatto ad entrare? Come
sono riusciti a prenderle?”
“Sostanzialmente per imprudenza. Dawn
faceva i capricci, doveva aspettare un’amica per avvertirla che non potevano
andare a non so quale festa…ma quando Leila è arrivata…era una di loro, ed è
stata invitata…” Tara piangeva. Angel prese il pezzo di carta lasciato dai
vampiri. Faith si avvicinò, mentre Spike continuava ad imprecare come un matto.
Era una mappa. Il loro covo.
“E’ sicuramente una trappola.”
“Spiegatemi un po’…cosa gliene frega
di noi se hanno già una cacciatrice? O quest’anno hanno deciso di ucciderne
due?” Spike le fu addosso.
“Non te ne fotte un cazzo di salvarle,
non è vero?” Faith gli tirò un pugno.
“Razza di coglione…sto solo cercando
di capirci qualcosa. Dalle informazioni che abbiamo non se ne capisce niente.
E’ tutto molto strano. Scusami tanto se ho ancora voglia di usare il cervello…”
Spike si avventò nuovamente, ma Angel lo bloccò.
“Sta cercando di ragionarci sopra.
Dobbiamo farlo tutti, senza perdere la testa. Questa è sicuramente una
trappola, e molte cose non hanno senso…perché Buffy non è riuscita a difendersi?
Perché ci vogliono là?” Si calmò un attimo. Angel era preoccupato sicuramente
quanto lui, ma riusciva sempre a mantenere il controllo.
“Scusami…io non…”
“Tu…sei uguale agli altri…c’è qualcun
altro che vuole attaccarmi? Che crede che io non sia una cacciatrice, che non
voglia fare il mio lavoro? Ti credevo un tantino diverso.” La sua voce era
tremendamente rabbiosa. Anche Willow tentò di scusarsi, ma lo sguardo di Faith
non ammetteva repliche. Fronteggiava Spike mentre gli altri stavano a guardare in
silenzio. Lui cercò di allungare una mano verso di lei, ancora chiedendo
perdono.
“Fottiti, vampiro. Ne riparleremo dopo
aver spaccato il culo ai signorini. Sempre se avrò ancora voglia di parlarti.
Adesso vedi di trovarti un’arma e andiamo. Non perdiamo altro tempo.” Spike
rimase indietro, mentre Angel e Faith continuavano a parlare delle incongruenze
e Wesley cercava di interpretare la mappa. Salirono in macchina e in breve
tempo si trovarono all’imboccatura delle fogne, nel lato est della città.
Buio. Odori non proprio gradevoli. I
due vampiri conoscevano quella parte del mondo sommerso di Sunnydale. E
andavano avanti. Il tunnel finiva in uno slargo, una specie di stanza. Sembrava
che qualcuno ci fosse passato da poco. Improvvisamente un odore strano fece
girare la testa a Faith e Wesley, e prima ancora di realizzare qualcosa
stramazzarono a terra. Angel e Spike cercarono di soccorrerli, invano. Svenuti.
Delle pesanti sbarre chiusero ogni uscita.
“Bene, ora si che siamo nella merda…”
“Stai zitto. Stanno arrivando.” Una
decina di persone si avvicinavo chiacchierando amabilmente. Il padrone di casa
si poteva distinguere da lontano. Riccamente agghindato, sorridente,
affascinante. Si accostò alla gabbia, tranquillamente.
“Bene, signori. Buonasera. Mi spiace,
ma dovrete raggiungere i cari umani nel mondo dei sogni. Nathaniel, i bastoni…”
In un istante due vampiri armati di lance li tramortirono con delle fortissime
scosse elettriche. Ariesith applaudì dell’impresa, facendo alzare le sbarre. Il
gioco era appena cominciato.
Risvegliarsi. Faith si riprese quasi
per ultima. Si guardò intorno, mentre cercava di scacciare la nebbia dai suoi
occhi. Legata. Catene. Ad un muro. Scarsa umidità. Come se quel posto fosse
stato in qualche modo bonificato. Anche gli altri erano nelle sue stesse
condizioni. Si risvegliò anche Spike, che con un ringhio cercò di staccare le
catene, senza ottenere nessun risultato. Videro Ariesith avvicinarsi.
“Bene, signori. Ripeto il mio
benvenuto nella mia piccola dimora. Immagino che voi sappiate già qualcosa di
me, come io so molte cose di voi.”
“Beh, che sei un gran figlio di
puttana penso che sia lampante a tutti…cos’altro? Che ti vesti veramente
male…una vergogna per la nostra categoria…”
“Il senso dell’umorismo non ti manca
mai, vero William?” Il vampiro si avvicinò, sempre sorridendo. Accarezzò il
volto del suo avversario, ridendo delle sue proteste.
“Povero il nostro Spike…cattivo,
buono, cosa sei? Questo chip che ti hanno conficcato nel cervello ti confonde
le idee…o è il tuo amore per lei che ti frigge la materia grigia?” Indicò
Faith.
“Uhm, mi sa che hai sbagliato
cacciatrice…”
“Non credo, bellezza…di te mi occuperò
più tardi…vediamo cosa possiamo fare per far stare meglio questo collega….”
Impose le mani sulla sua testa. Spike chiuse gli occhi, senza riuscire a
muoversi, per poi tremare violentemente ed abbandonare il capo su una spalla.
“Che cazzo gli hai fatto?”
“Niente, amore. L’ho liberato. Non da
te, si intende…quello è più difficile…”
“Sto…sto bene…non ti preoccupare…”
Spike ancora non apriva gli occhi, e si vedeva che stava soffrendo
tremendamente. Ariesith continuava ad andare su è giù per la stanza, guardando
le sue vittime. Buffy e Dawn erano tra loro.
“Questa volta il nostro pubblico è
veramente interessante. Abbiamo un osservatore, un’ex cacciatrice, una futura
cacciatrice, la cacciatrice in carica…mamma mia, quanta gente…e poi il vampiro
con l’anima. Il padre del prescelto. Del bambino del miracolo….Non siete
contenti?” Si riferiva ad un pubblico nutrito che stava davanti a loro. Faith
era confusa, di cosa diavolo stava parlando? Buffy cercò di dire qualcosa, ma
fu subito zittita.
“Mia cara, la magia è pericolosa. Ti
hanno strappato da chissà dove, ma sei tornata qua senza i tuoi poteri…che
beffa, eh? La più potente cacciatrice degli ultimi secoli che rinasce da
umana…le tue streghe sono patetiche, e giovani, troppo giovani ed inesperte. O
credevate che Anyanka potesse aiutarvi sul serio? È sempre stata un demone da
quattro soldi, e da umana non è molto meglio…”
“Io…non sono più…”
“No, bella. Ma l’ironia più grande è
che la tua dolce sorellina, che porta a spasso il tuo stesso sangue, sarà il
futuro della categoria. Non è una bella combinazione? Appena Faith morirà, e morirà
oggi, Dawn sarà “attivata”. Buffo, eh? Prima avevo pensato di uccidere Faith,
in quella chiesa, così la mia sfida dei cinquanta anni sarebbe stata con una
bambolina inesperta…ma no, non c’è gusto…voglio divertirmi. Voglio un rituale
con i fiocchi. E mi piace avervi tutti qua.” Il silenzio regnava sovrano. Tutti
sembravano piuttosto sconvolti dalle rivelazioni di quel vampiro. Solo Spike
iniziò a ridere…
“Io non credo ad una parola…sono tutte
cazzate…perché non ci uccidi subito e la pianti con questa buffonata?” Ormai
stava meglio, anche se il suo corpo sembrava più che altro appeso a quelle
catene.
“AH, William…non hai mai capito ne
rispettato le regole. Per questo non sei diventato il capo di questa bella
congrega….Per questo ti hanno escluso prima del mio arrivo…Per questo sarai
sempre un perdente…Se vuoi fare l’outsider devi essere veramente potente…come
Angelus…lui era un fuoriclasse…ma poi guarda come si è ridotto…lui e le sue
profezie, lui e il suo bambino magico. Mi dà il voltastomaco.” Si avvicinò ad
Angel, che completamente serio e distaccato continuava a non fiatare.
“Cosa vuoi? Tutte queste pagliacciate
a cosa ti servono? Per legare a te queste pecore?”
“Oggi è la notte della sfida…la tua
protetta sarà mia. E voi morirete tutti. Se invece lei vince e mi uccide,
sarete liberi. È semplice, mio caro.”
“Perché invece non ti batti con me?
Non hai abbastanza fegato?”
“Non mi serve a niente…tutto qua…”
“O hai paura?” Ariesith rise di gusto.
“No…non posso crederci…stai cercando
di provocarmi…per difendere la brunetta…no, non ci casco. Puerile. Liberatela!
Voi siete il suo pubblico. Le persone alle quali è legata. Fa parte della
cerimonia.” Due vampiri si avvicinarono a Faith, sciogliendo le catene. Lei li
eliminò velocemente, estraendo un paletto dallo stivale.
“Ohi, ohi, ohi…così imparerete…ma devo
insegnarvi tutto io? Sempre perquisire una cacciatrice, mai sottovalutare la
sua forza…e la sua bellezza…” Un inchino davanti a lei. Faith non aprì bocca.
Tolse dalla tasca un legaccio e piegò i capelli. Si sentiva abbastanza bene,
ormai. Ariesith si teneva a distanza e si fece aiutare da un servitore a
togliere la lunga giacca chiara. Faith ne approfittò per avvicinarsi a Spike.
“Tutto bene?” Gli sfiorò il volto
sofferente.
“Mi sento come se mi avesse cotto un
uovo sulla zucca…con l’olio bollente…Falli neri, cacciatrice!” Lei sorrise.
Tolse il maglione, rimanendo con una canotta sdrucita. Lo baciò, tenendogli la
testa con una mano. Lui la guardò stupito.
“Ehi, penso sempre che tu sia un
grandissimo bastardo…ma potrebbe essere il mio ultimo bacio…chissà che non mi
porti fortuna…”
“Madame è pronta? Un ultimo
desiderio?”
“Vediamo un po’…caviale? Champagne?
Nah…mi accontento di vedere la tua testa rotolare in questo pavimento…Poi ci penserò
io a spazzar via quella poca cenere che rimarrà di te…” Lui rise. Le porse una
spada, una magnifica arma con una ricca impugnatura.
“Credi di riuscirci? Io penso di no.
Ho già ucciso sei di voi. Ma sette è sempre stato il numero perfetto…”
“Ma tu pensa…e io che non ho contato
quanti coglioni ho fatto fuori…ho sbagliato?” Faith provò la lama, velocissima,
tagliando di netto le catene di Angel.
“Ottima fattura, meglio di guerre
stellari…permetti che io mi premunisca, non è vero? Lui ci lascerà combattere.
Ma che io vinca o perda non importa…così avranno una chance in più…”
“Io combatto lealmente…se vincerai
tutti saranno liberi…la mia parola è sacrosanta…”
“Un vampiro che parla di sacro…l’unica
cosa sacra che ho è la mia vita. E credo in pochissime cose. Sono tutte qua
dentro, mio caro. E non riuscirai a togliermele facilmente.”
“E’ da vedere, cacciatrice…in
guardia…e tieni il tuo mastino lontano da me.” Faith si voltò verso Angel, che
annuì. Si spostarono verso il centro della sala. Il pubblico fece spazio e il
combattimento finalmente ebbe inizio.
Ariesith era piuttosto atletico. Faith
se ne rese conto immediatamente. Gli altri vampiri continuavano a stare in
silenzio, e ben presto la cacciatrice si rese conto che anche i suoi amici
erano al sicuro. Sorrise. Non aveva molto da perdere. Comunque Angel li avrebbe
salvati. Partì all’attacco con una ferocia inaudita. Aveva voglia di lottare,
di dimostrare a tutti i presenti la sua forza. Ma soprattutto a se stessa. Era
nuovamente la cacciatrice. L’unica e sola.
La lotta durò a lungo. I soli rumori
che si sentivano erano quelli delle lame che si confrontavano. Due rivali
altrettanto validi.
“Non mi capitava da tempo…sei brava,
ragazzina…” Il vampiro riusciva sempre a rialzarsi in tempo, ma lei non si
arrendeva.
“Scommetto che ti sei pentito…ti
conveniva seriamente uccidermi con la pistola e affrontare Dawn…” Gli avversari
si studiavano, a qualche metro di distanza.
“Ma hai voluto fare il grand’uomo,
vero? In effetti, si vede che hai 300 anni.” Lei rideva. Rossa in volto,
spavalda.
“Non cambia niente….vorrà dire
semplicemente che ci metterò più tempo…e avrò più gloria nell’ucciderti…Voi
cacciatrici, non siete più pure come una volta. Quella legata al muro è stata
morsa due volte e ha amato un vampiro. Tu hai ucciso degli uomini per il puro
piacere di farlo, e hai concesso il tuo corpo ad uno di noi…io sono quello che
ristabilisce l’ordine, le regole…vampiri e cacciatrici devono combattere e
morire.” Faith lo guardò incuriosita.
“Ma ti stai ascoltando o dai solo aria
alla bocca? Per quello che ti serve l’aria, naturalmente…” La lotta riprese
ancora più feroce. Ariesith non si aspettava né una tale forza né una tale
resistenza, e dava segni di cedimento. Anche Faith iniziava a stancarsi, ma
cercava di non darlo a vedere. Fu ferita comunque. Il braccio sinistro iniziò a
sanguinare copiosamente, all’altezza della spalla.
“Non riuscirai mai a sconfiggermi,
ragazzina.” Il vampiro fece scorrere il dito sulla lama, catturando le gocce di
sangue, per poi succhiarle avidamente, come un bambino.
“Bene. Ora hai visto cosa mi scorre
nelle vene. Vediamo cosa c’è nelle tue….” Fulminea. Imprevedibile. Letale.
Wesley poteva essere fiera di lei. Lo trafisse all’altezza dello stomaco,
rigirando la lama ben bene. Ariesith cadde a terra, con un’espressione stupita.
“Te l’ho detto…sei troppo sicuro di
te…troppo maschione…ma non ti preoccupare, ci penso io a metterti la testa a
posto…Benvenuto nel nuovo millennio.” Un colpo preciso, in due tempi. La spada
che lasciava le sue viscere per incidere il collo. Polvere. Faith si lasciò
andare sul pavimento. Angel in un lampo si avvicinò a soccorrerla, prendendole
la spada e minacciando i presenti. Ma nessuno si avvicinava. Come detto dal
loro ex capo, tutti si allontanarono in silenzio.
Faith sorrise al vampiro.
“Ehi…ce l’ho fatta…qual’è il mio
premio?”
“Una bella vacanza tutto spesato?”
“Okay…al mare. Ma con chi cazzo vado?
La protezione solare per voi non la hanno ancora inventata…” Angel l’aiutò ad
alzarsi, per poi liberare tutti gli altri. Spike sembrava quello messo peggio,
riusciva a malapena a camminare. Lo prese in braccio, malgrado le proteste. Mai
come in quel momento l’aria fresca fu un toccasana.
Tornarono tutti alla magione. Ancora
c’era molto da discutere, e anche se la notte ormai volgeva al termine. Le
rivelazioni di Ariesith avevano lasciato decisamente il segno. E un nuovo
equilibrio era decisamente difficile da trovare.
Il ritorno in silenzio. Molte cose
andavano chiarite, e molte cose sembravano nuove e impossibili da capire. Angel
caricò Buffy, Spike e Dawn in macchina, mentre Wesley e Faith decisero di
proseguire a piedi. La sua ferita andava meglio. Era convinta che a quella
doveva la sua salvezza. Il vampiro, affamato di gloria e di orgoglio, voleva
assaggiarla. E lei era riuscita a reagire. Sfruttare una debolezza dei
succhiasangue.
“Come ti senti?”
“Euforica. E stanca. Vorrei dormire
per giorni.”
“Beh, te lo meriti…”
“Credi alle parole di quel pazzoide?”
“Si. Tutto quadra. Il motivo per il
quale non ti ha ucciso subito, la platea…Buffy è fuori gioco. Non credo sia una
bella esperienza per lei.”
“Ha preso parecchie bastonate
ultimamente. Quasi mi dispiace…ma in realtà…non so, anche io ho sempre
desiderato una vita normale. Ora ha la possibilità di averla, finalmente.”
“Si ma…pensa al suo ruolo…ormai
era…come dire, abituata…ora deve cambiare completamente la prospettiva della
sua esistenza. Ci sono le basi per una bella depressione, altroché.” Faith
rimase in silenzio. Non ce la vedeva, la migliore cacciatrice di tutti i tempi,
a tornare a scuola o cercarsi un lavoro normale, in attesa…dell’attivazione
della sorellina. Quella ragazzina non era che una specie di clone. E per quello
prescelta. Wesley stava nuovamente parlando, e lei non lo ascoltava. Si voltò e
lui sorrise.
“Ora sarai più tranquilla, dicevo…dove
hai la testa?”
“Dentro un bel bagno caldo,
ovviamente. Ma tornare alla magione non mi sembra l’ideale…perché più
tranquilla?”
“Buffy è tornata…ma tu sei la
cacciatrice. Niente più rivalità né cose di questo tipo.”
“Non è così. Quella là mi sta sulle
palle, e su questo c’è poco da fare. E sarà sempre nella mia vita.”
“Non devi viverla in questo modo.
Siete due persone molto diverse che fino a ieri avevano lo stesso compito.”
“Basta. Non ho voglia di parlarne. Non
più. Voglio solo dormire tutto il giorno.” Wesley annuì. Si fermò, ormai erano
arrivati alla magione, e si mise a frugare in tasca.
“Tieni. Vattene in albergo e dormi.
Penso che qui ci sarà abbastanza confusione.” Una carta di credito. Faith lo
abbracciò, quasi togliendogli il respiro. Corse in casa, senza neanche guardare
le persone che discutevano a voce bassa, ed entrò nella stanza dove aveva
dormito negli ultimi giorni. Vide Spike sotto le coperte. Prese la sua sacca ed
iniziò a riempirla velocemente. Il vampiro aprì gli occhi.
“Che fai?”
“Vado via. Letto vero, doccia calda,
servizio in camera.”
“Beh…in effetti non riesco a camminare
molto bene, ancora…mi verrebbe male offrirti il servizio di questa mattina.” La
ragazza si sedette accanto a lui. Gli accarezzò il viso provato. Lui chiuse gli
occhi, assaporando quel tocco delicato.
“Cosa ti ha fatto?”
“Uh, fuso la testa…e il chip, credo. Secondo
il sapientone questi sintomi sono temporanei e dovuti al fatto che quel pezzo
di metallo era ancorato in una certa zona del cervello, corteccia motoria o
qualcosa del genere.”
“Allora sei nuovamente un cattivo
ragazzo…devi esserne contento…”
“Pensa che potrei morderti in questo
momento…senza fitte, solo un enorme ed incommensurabile piacere…” Sorrise,
mostrando i denti. Faith non disse niente. Si intristì un attimo.
“Allora sei dell’altra sponda?”
“Oh, ti sembro gay?”
“Non scherzare. Tornerai ad uccidere?”
Spike rimase in silenzio per un istante di troppo. Faith si alzò per poi
allontanarsi dal letto.
“Vedrò di affilare i miei migliori
paletti, tesoro. Tutto per te.”
“Aspetta…non volevo dire che…” Ma lei
era già andata via, lasciandolo gridare alla stanza vuota.
Faith si guardò intorno. Buffy
somigliava sempre più ad una bambina sperduta, Angel le stava accanto come
sempre. Ma i suoi discorsi non la consolavano più di tanto. Spike continuava ad
urlare.
“Che succede?”
“Uhm, gli ho fatto la bua, credo.
Starà bene. E…voi? Angel, rimani a Sunnydale?”
“Non a lungo…è quasi l’alba, appena
farà buio me ne andrò. Devo tornare da Connor.” Vide la sofferenza negli occhi
di Buffy, le lacrime scorrere copiose. Poi scappò via, e Angel non la seguì.
“Io non…devo occuparmi di mio figlio.”
“Ne hai tanti di figli, bello
mio…sparsi qua e là…persone che contano su di te per essere salvate e redente.
Sarai sicuramente un ottimo padre.”
“Di un bambino umano? Che non potrò accompagnare
a scuola la mattina, alle gite, a Disneyworld? Mi odierà.”
“Non lo credo possibile. Devi solo
aver pazienza. E amore. E sono due cose che tu hai a vagonate, mio caro.” Faith
andò ad abbracciarlo. Lo strinse forte, come poco prima aveva fatto con Wesley.
Lo baciò sulle labbra rapidamente, cercando di ignorare il suo sguardo stupito.
Poi uscì dalla casa, portandosi via la sua sacca. Fu investita da un’alba
bellissima. I colori del cielo erano così caldi che non poté fare a meno di
sorridere, e fermarsi un attimo in contemplazione.
“Felice, eh?” Buffy le parlava da un
angolo in ombra del giardino.
“Non proprio ma mi accontento. E tu?”
“Una pasqua. Io non ho più un posto in
questo mondo e lui se ne va.” Faith lasciò la sacca per terra.
“E tu lo lascerai andare via?”
“Che devo fare? Supplicarlo di
rimanere?”
“Lo ami?”
“Io…”
“Non hai mai smesso. Vero?” La ragazza
non rispose. Ma non ne aveva bisogno.
“E allora cosa cazzo ti trattiene?”
“E me lo chiedi? Tutto! Dawn, il suo
destino…io devo occuparmi di lei e…”
“Balle. Semplici cazzate. Se vuoi
giustificarti così…secondo me è tutto il resto che ti rompe…un figlio che non è
il tuo, se doveva esserci un Miracle child doveva essere il vostro, non è vero?
E invece si è scopato Darla…e tu non lo sopporti.”
“Tu lo sopporteresti? Sinceramente…”
“Piantala di fare la santarella…Riley
cos’era? Per te ci sono sempre due pesi e due misure.” Silenzio. “Non rispondi,
eh? Io credo che tu non abbia il coraggio di rischiare. Di mollare tutto e tutti
per lui. Angel ha una missione, tu non più. Puoi accettare di avere accanto un
uomo più forte di te? Con milioni di responsabilità, che è il centro
dell’universo per tante persone? Puoi accettare di scendere dal piedistallo? E
non fare l’amore con lui, ma amarlo comunque? Cosa sei disposta a buttare via
per un uomo così? Ora sei grande, cacciatrice. A te la palla. Lui non ti
chiederà mai niente. Perché ti ama talmente tanto che vorrebbe vederti felice
con chiunque altro. E adesso, malgrado tutto, sarà contento per te. Perché
sarai fuori da guai e potrai avere una vita normale. Quella che lui non potrà
mai darti. La vita è fatta di scelte, e noi, solo noi l’abbiamo in mano.
Possiamo farne di giuste e di sbagliate. E accettare le conseguenze è la cosa più
difficile.” Aveva parlato tutto d’un fiato, e quasi non credeva alle sue stesse
parole. Ma Buffy sembrava indifesa, e per una volta lei, Faith la ribelle, la
cacciatrice crudele e senza cuore, poteva permettersi di fare la predica alla
prima della classe. Si sentiva decisamente soddisfatta. Anche se in cuor suo
sperava che Angel trovasse qualcosa di meglio di quella là. E che era tanto
facile fare la paternale agli altri, quando la propria vita cadeva in pezzi.
Tornò a camminare, lasciandosi alle
spalle tutto quel casino. Le strade erano ancora vuote, ma la cittadina
sembrava quasi più bella del solito.
All’albergo la guardarono stranamente,
era difficile che qualcuno arrivasse alle sette del mattino, ma lei lasciò
correre. La stanza era pulita e ordinata. La prima cosa da fare: acqua calda,
infilarsi sotto l’agognata doccia, con il suo shampoo e il bagnoschiuma. Rimase
là sotto per un’eternità, e finalmente si abbandonò alle lacrime. I motivi
erano tanti, e tutti schifosamente reali. Spike. Che l’aiutava a sciacquarsi in
quella vasca d’altri tempi. Che aveva baciato per la prima volta su una porta
del bagno. Spike. Che forse avrebbe ucciso un giorno. Prima di essere uccisa.
Ma che aveva amato più volte, aldilà di ogni convenzione, accogliendo quel corpo
freddo dentro di sé, lasciandosi andare come non mai. Spike che amava ancora
Buffy e giocava con lei. Ma sapeva parlare al suo cuore, quando voleva. Riuscì
a sorridere di se stessa. La prima tentazione che aveva, come sempre, era di
prendere quello stramaledetto telefono e sfogarsi con Angel. Ma anche lui era
incasinato niente male. Persino asciugarsi le faceva pensare a Spike. Alle sue
mani. Non lo sopportava. Non sopportava di sentirsi così male…
Il letto. Dopo aver sistemato i
capelli e medicato l’ennesima ferita di battaglia. Accendere la tv per seguire
le notizie del mattino. Infilarsi sotto le coperte e aspettare il sonno.
Chiudere gli occhi e lasciarsi scivolare, mentre con una mano cercava la pelle
di ghiaccio di un vampiro che non c’era, che non ci sarebbe più stato, accanto
a lei.
Lui era ancora ancorato in quel letto.
Furioso. Faith era andata via lasciandolo come un idiota. Il suo corpo stava
iniziando a prender forza, le sue membra vigore. Ma la rabbia che aveva dentro
era la cosa che più cresceva. Avrebbe voluto inseguirla. Parlarle. Spiegargli.
Anche se non sapeva bene cosa, come... Del suo chip. Di Buffy. Del mondo
intero. Letto di ghiaccio senza il suo corpo da stringere. Senza lei da
abbracciare. Sentire il suo calore e perdersi nella morbida curva del suo seno.
Il suo battito cardiaco. Sentirlo farsi più veloce o più lento a seconda
dell’eccitazione. Vedere i suoi occhi chiudersi nell’estasi, e quel sorriso
così raro e prezioso. E invece le sue parole, quelle non dette, quei piccoli
silenzi che creavano incomprensioni e baratri. L’avrebbe cercata. Inseguita.
Pedinata. Per averla ancora. Per amarla ancora. Per non lasciarla più andare
via nel calore del giorno.
Angel entrò a dare un’occhiata. Spike
lo guardò incuriosito. Il suo eterno nemico e rivale che gli offriva una tazza.
“Devi pensare molto bene a quello che
vuoi fare della tua esistenza. Hai avuto una chance. Hai visto cos’è la vita
dall’altra parte. Non sprecare ciò che hai imparato.”
“Va a farti fottere, quando hai tempo.
Sono stufo delle tue lezioncine del cazzo.” Angel rise.
“Io ti conosco William. E ho visto
come la guardi. Pensa bene a quello che vuoi fare.”
“E secondo te posso riuscirci? A
rinnegare la mia natura, a non uccidere più nessuno, adesso che posso
nuovamente farlo? Forse farebbe meglio ad impalettarmi, prima che sia troppo
tardi…o vuoi farlo tu?. Darla non c’è riuscita, perché io dovrei farcela?”
“Darla…era diversa. Ho cercato di
salvare la sua umanità, Spike. Finché ho potuto. Ma tu sei sempre stato un
demone, da quella notte in cui hai trovato Dru. È diverso.”
“Il solito paladino…eh? Vuoi
convertire uno come me alla tua causa? Ho aiutato Buffy, e poi Faith solo per
sfogare la mia rabbia…non potevo più uccidere umani, e allora ho cambiato
bersaglio.”
“Non è vero. Non lo credi neanche tu.
E già il fatto che ne discuti con me…mi sembra quasi che stai cercando una
conferma ai tuoi sospetti. Sei diverso, Spike. Ti hanno cambiato. E tu questo
lo sai.”
“Non sarò mai come te.”
“Non credo che qualcuno te l’abbia chiesto.
E poi non te lo auguro neanche. Non lo auguro a nessuno.”
Uscì così come era entrato. Odiava
quella calma che riusciva sempre a tenere anche nelle situazioni più difficili.
Lo odiava e basta. Il suo mentore. Il suo maestro. Quello che era sempre più
avanti di lui. Nel bene e nel male. Tornò a chiudere gli occhi. Doveva solo
aspettare. Cercava di concentrarsi sul suo corpo. Cercando di muovere
lentamente gli arti. Tornare a prendere il possesso dei suoi muscoli. Poi
trovarla. Un passo dietro l’altro.
Faith dormì tutto il giorno. Si
svegliò con una fame tremenda, e ordinò subito una pizza. Ormai era buio, e la
sua testa era piena di pensieri contrastanti. Che non riusciva a cacciare.
Guardò la carta di credito di Wesley e sorrise. Non voleva approfittarne,
gliel’avrebbe restituita presto. Non sapeva che fare. Rimanere a Sunnydale? In
fondo era la bocca dell’inferno, e lei rimaneva la cacciatrice. Prima di uscire
finì la pizza, innaffiandola con una coca. Cercò di sistemarsi, trovando un
vestito decente, ancora pulito. L’indomani avrebbe lasciato tutto il resto in
lavanderia. Il Bronze. Aveva voglia di bere, di ballare, di scordarsi anche il
suo nome. Al risveglio aveva avuto un attimo di sconforto. Di confusione. Come
se non sapesse dov’era, con chi era. Prima di realizzare la sua solita
solitudine.
Il locale era affollato, come sempre.
Musica dal vivo. Facce giovani e nuove. Sorrise, lasciando il cappotto su una
poltrona. Vide Buffy insieme a Willow, mentre discutevano in un tavolo
appartato. Le osservò a lungo. La cacciatrice aveva ancora il volto provato, e
la strega sembrava quasi disperata. Ma a Faith faceva quasi piacere. Doveva
soffrire solo lei?
Andò al bancone. Il barista voleva un
documento che lei non poteva dargli. Ancora minorenne, anche se la sua testa e
il suo corpo erano già vecchi da tanto. Un sorriso. Una battuta. Facile trovare
la chiave per aggirare il problema dell’età. E bere una birra. Sentire la
bevanda rinfrescare il palato e scendere diretta nello stomaco, in un’euforia di
schiuma. E prendere un’altra. E sorridere anche ad un ragazzo seduto con degli
amici in un tavolo vicino. Guardarlo a lungo. Osservare le sue mani e i suoi
occhi. Per poi farsi più audace. E averlo vicino. Carino, il ragazzo. Molto
carino. Spiritoso, nelle sue quattro battute banali. Begli occhi chiari.
Accettare un drink. Inventarsi una biografia. Una di quelle normali. No, non
sono di Sunnydale. Sono in visita da parenti. Si, sono sola. Si, studio
anch’io, ma non mi piace. Adoro la musica metal. Questo gruppo non è male. Ti
va di ballare? Copione. Recitato bene. Come tante altre volte nella sua vita.
Per avere un barlume di normalità. E guardare Buffy da lontano. Lei si che ne
aveva la possibilità, adesso. Di avere una banale normale vita da ventenne. Ballare.
Scordare. Sentire le mani calde di quel ragazzo sulla sua pelle. Non era Spike.
Non era lui. Diverso. Piacevole, ma diverso. Tornare indietro, agli anni
passati quando un corpo valeva l’altro. Quando l’importante era provare un po’
di calore e piacere tra le lenzuola, nei sedili di una macchina, in qualsiasi
posto. Dove era bello prendere e buttare via. Decidere e scappare. Chiudere gli
occhi e concentrarsi su quel ragazzo. Neanche ricordava il nome, Faith. Solo un
volto. Un sorriso. Ma non era Spike, non Spike…
Scacciare il pensiero, con un altro
sorso. Un’altra carezza più audace. Sapeva sedurre, lei. Cacciatrice. Fino alle
ossa, al midollo. E annuire. Cercare un posto più adatto. Dove trasformare
quegli ammiccamenti in qualcosa di più. In fondo perché no? Strusciarsi ancora
su quel corpo. Baciarlo. Giocare con la lingua, inseguendola e catturandola,
per poi spingerla via. E ridere. E uscire dal locale. Abbracciati. Ben coperti
contro il freddo della sera. Notare la nuvoletta di vapore che usciva dalla sua
bocca. Un respiro. Spike non aveva un respiro. Non ascoltare le parole che quel
corpo pronunciava. Sentire solo il suo braccio attorno alla vita e la sua
risata così semplice e cristallina. E poi vederlo. Fermarsi. Davanti a loro.
Spike. Lo sguardo serio. Risoluto.
“Vattene.” Sentire il battito cardiaco
accelerare. Sudare appena.
“Vai via tu.”
“Ehi, ma che diavolo…” Il diavolo era
davanti al giovane umano. Con il suo ghigno vampiresco. Che godeva della paura
del rivale. Bastò sfiorarlo, per vederlo darsi alla fuga, precipitosamente.
“Il tuo cavaliere non ha le palle.”
“Non ho fatto in tempo a controllare.”
“Strano…ti sei fermata alla sua bocca?
In effetti potevano scacciarvi dal locale…”
“Non sembrava male…Mi spii?”
“Sì.” Di fronte a lei. Tristezza.
Rabbia. Desiderio. Paura. Osservare la mano che si avvicinava alla sua spalla.
“Faith.”
“Cos’altro vuoi da me? Buffy è dentro.
È sola. Non ha raggiunto ancora il suo angelo. E chissà se mai lo farà.”
“Non me ne fotte un cazzo.” Lei iniziò
a ridere.
“Sei ridicolo…I giochi sono finiti…tu
sei un vampiro e io la cacciatrice. Ti conviene girare alla larga. Cambia città
se vuoi bere qualcuno…” Tolse fuori il paletto. Lui continuava a guardarla
negli occhi, e Faith cercava di mantenere il controllo.
“Una volta mi hai detto che potevamo
essere qualcosa di diverso. Un uomo e una donna. Senza confonderci con i nostri
ruoli.”
“E’ passato un secolo. Hai ucciso
qualcuno nel frattempo? O stavi aspettando me?” Spike rimase bloccato a
guardarla. Lei si pentì subito di quelle parole, in fondo non le pensava
veramente, aveva solo voglia di ferirlo.
“Non ti ucciderei mai.”
“Non ne sono convinta.”
“Per questo hai paura di me?”
“Io non…” Pensò rapidamente a quello
che poteva trasmettere, agli ormoni impazziti che probabilmente potevano dargli
quel segnale.
“Anche per quello, sì.” Continuava a
guardarla, smarrito. Non si aspettava questa risposta. L’ironia era sparita, e
il paletto abbassato. Ma lui rimaneva comunque un nemico di quella ragazza. Non
più alleato.
Faith si voltò, per tornarsene in
albergo, lentamente. Stava male. Tutto quell’alcool, tutti quei tentativi di
dimenticare e poi tornare nuovamente da capo. Perdersi in quegli occhi a volte
così crudeli, a volte così giocosi. Paura. Come dirglielo? La paura era di se
stessa, nient’altro. Di desiderarlo troppo, di volerlo al punto di calpestare
la propria dignità, il dovere. E perdersi. Morire per lui. Si sentiva sempre
sull’orlo di un baratro sconfinato. Lei che amava la morte e l’aveva sfidata
mille volte. Lei che cercava faticosamente di tirare avanti senza commettere
gli errori del passato. Ma che era attratta dalla fine. L’aveva persino
sognato. Lui che beveva avidamente dal suo collo, per poi ricambiare. E trovare
l’eternità. Tra le sue braccia o altrove. Cacciatrice. Fatalmente persa nel
desiderio di assaporare quell’ultima definitiva sfida. Chi si sarebbe disperato
per lei? Angel. Wesley. Il Consiglio che doveva attivare Dawn…poco importava.
Poco importa. La sua testa continuava a giostrare in quei pensieri così
pesanti. Faith che avrebbe voluto solo passare una serata normale, con un
ragazzo normale…che però non era Spike…
Sapeva di essere inseguita. Era a
pochi metri da lei, sempre in silenzio. Forse anche lui stava riflettendo su
quell’accidenti di relazione bislacca che avevano messo su. Si ritrovò ad
aprire la porta della sua stanza, ma poi si voltò indietro. Lo vide accanto a
sé, troppo vicino per respingerlo, troppo. Sentire il cuore farsi veloce, le
mani sudare.
“Non voglio perderti. Non voglio farti
paura. Voglio solo te, per quello che sei. Non ti cambierei e non voglio essere
diverso da quello che ero prima…prima della fusione del chip.” Sentire le sue
mani che le sfioravano il viso.
“Per quanto, Spike? Fino a quando non
ti stuferai? Fino a quando il mio viso rimarrà da ventenne? E poi? Vorrai
rendermi come te? O quello che vuoi sono una manciata di notti da passare a
scopare allegramente, come due ragazzini? Magari facendo finta di essere una
coppia normale…cosa vuoi da me, Spike?” La sua voce era stridula e acida. Ma
continuava a lasciarlo fare. Sentire la sua bocca che si avvicinava al collo,
in una bacio sensuale e dolcissimo. Ferma contro quella porta, con la chiave in
mano che perdeva di consistenza. Tutto svaniva nelle sue labbra, nel calore che
scoppiava dal suo corpo. Faith sapeva che non si sarebbe fermato, che non le
avrebbe risposto. E una parte di lei accettava tutto questo. Voleva amarlo,
senza pensare, senza soffrire…ma poi si girò ancora. Cercando di riprendere il
controllo. Di aprire quell’uscio. Che l’avrebbe bloccato per forza.
“Invitami.” Era difficile non farlo.
“No.” Seduta sopra il letto. A
guardare il suo volto alterato, aldilà di quella invisibile barriera che non
tagliava fuori tutte le sfumature.
“Tu vuoi risposte che io non posso
darti. E che forse neanche vuoi sul serio…perché è anche questo rischio che ti
avvicina a me…in questo siamo uguali, cacciatrice. So che mi potresti uccidere.
So che ne avresti il coraggio. Che una notte potrei trovarmi un paletto ad un
millimetro dal cuore, come quello che stringi tutto il tempo sotto il cappotto.
Che potresti farmi fuori per una cazzata che magari non conoscerò mai, come
dimenticarmi del tuo compleanno e cose di questo tipo…ma io voglio provarci lo
stesso. Sono un demone, Faith. Non ti lascerò andare via per il tuo bene. Di
Romeo e Giulietta ne bastano un paio…credo di amarti. Abbastanza per volerti
con tutto me stesso, per combattere per te. Contro la mia natura, il tuo
destino di prescelta del cazzo, la fame di sangue e di battaglia. E non sogno
di vederti felice con qualcun’altro. So che potrei riuscirci io. Perché ti
conosco. E ti capisco. E lo voglio. E non togliere fuori Buffy. Io non l’amo. E
lo sai. Lo senti. È vero che ho voglia di uccidere ancora. Quel tizio…quando ho
visto le sue mani sul tuo corpo…l’avrei ammazzato in mille modi diversi. Ma non
l’ho fatto.” Aveva parlato tutto d’un fiato. Lei non credeva alle sue orecchie.
“Non capisci che mi stai dando la
conferma ai miei sospetti? Tu mi uccideresti. Se io un giorno decidessi di
andar via, che non sto bene con te…tu lo faresti. Questa è libertà? Questa è
una relazione normale?”
“E noi due siamo normali? Ma quando
mai? Guardati, cacciatrice. Il destino si diverte con noi. Vuoi prenderti un
po’ di felicità tutta per te? Perché io ti conosco quando sei felice…aldilà
della maschera, delle cazzate che puoi dire o fare…io so chi sei. E non mi
importa come andrà a finire. Lo affronterò quando il problema verrà fuori…dimmi
che anche tu non provi quello che provo io. Dimmelo, se lo pensi.” Lei rimase
in silenzio. Spike con i pugni appoggiati alla porta invisibile, con lo sguardo
profondamente serio e risoluto. Spike che parlava direttamente al suo cuore.
Faith tolse le mani dalle tasche. Guardò il paletto che aveva stretto fino a
pochi secondi prima. Lo appoggiò sul letto.
“Com’è successo? Come siamo arrivati a
questo punto?” Lui rise, passandosi le mani sui capelli.
“E che ne so? Non hai una domanda di
riserva? Il giorno che inizierò a ragionare su ogni mio sentimento o impulso
vorrà dire veramente che mi è cresciuta un’anima, e magari andrò in giro a
fustigarmi con tanto di cilicio e frusta…nah…Io non voglio pensare. Io sento.
Fin dentro le viscere, lo stomaco, il cuore.”
“Che non batte…”
“Formalità, bambina. Il tuo batte per
tutti e due, se ti serve questo. Lo ascolterei per ore intere.” La ragazza si
avvicinò alla porta. Spike sembrava rinchiuso in una vetrina che non poteva
sfondare. Allungò la mano per accarezzargli il viso. Tutte quelle parole la
avevano convinta. Da un bel pezzo. Ma si sentiva ancora troppo fragile,
esposta. Gli occhi del vampiro sembravano rapiti da ciò che aveva davanti.
Faith aveva la sensazione di potersi tuffare là dentro, una pozzanghera di mare
chiaro. Sincero. Pulito. Come un demone potesse fare questo effetto ancora non
riusciva a capirlo. Ma lo fece entrare. E sentì il rumore di quella porta che
si chiudeva alle sue spalle. Prima di immergersi ancora in quel corpo, in
quella bocca. Amarlo. Senza pensare al domani. Avere una persona con la quale
condividere tutto. Un letto. Una missione. Il destino. Consumarsi nella
passione e annegare. Per poi riemergere e godersi quel piccolo angolo di
felicità. Tutto suo.
Lui dormiva profondamente. Faith prese
il telefono e fece quel numero che conosceva a memoria.
“Ciao. Come sta Connor?”
“Bene…secondo Cordelia gli sono
mancato tanto. Non so se è vero. Ora è accanto a me e se la dorme tranquillo.”
“Sei a letto? Non l’ho svegliato…”
“Sì, sono a letto, no, non l’hai svegliato.
Stai tranquilla. Cosa succede?”
“Avevo voglia di sentirti…e chiederti
una cosa, ti sembrerà una cazzata ma…ti fa paura essere felice?”
“Certo. Divento un po’ intrattabile se
sono felice…del tutto felice…del tutto felice...del tutto intrattabile...”
“E non lo sei? Adesso che hai il
bambino, volevo dire..."
"E' strano...ho paura di
perderlo, di non essere adeguato come genitore, di...non lo so. Di non avere il
diritto di essere felice."
"E' quello che provo anche
io."
"Perché?"
"Per la mia missione...per quello
che ho fatto e non ho scontato...non lo so. Di non meritarlo."
"Tutto questo non ti deve
impedire di amare..."
"E tu invece? Non fai che
sacrificarti e...fustigarti..."
"Carina questa parola...è
diverso. Sono diverso. Perché pensate tutti che la mia scelta sia l'unica? È
una scelta. È una mia scelta. E basta. Questo non vuol dire che le altre siano
da buttare."
"Hai rinunciato a Buffy."
"Non potevo darle niente."
"Potevi darle il tuo amore."
"Non stiamo più parlando di me, è
vero?" Faith non rispose.
"Spike è lì con te..."
"Sì."
"E vuoi la mia benedizione?"
"No, è che..."
"Non mi piace. Lo sai. Ma ti ama.
E questo, per uno come lui, può bastare. Mi fido di te, Faith."
"Davvero? È che io non ragiono
più...io credo di amarlo e..."
"Cerca di essere felice, allora.
Non devo darti l'autorizzazione io."
"Dormi bene, Angel. E
grazie."
"Per cosa?"
"Perché ci sei sempre."
"Buonanotte, Faith. Per meglio
dire, buongiorno..." Lei stava piangendo, ma non era triste. Rimise a posto
la cornetta del telefono, per poi tornare a letto. Lui l'abbracciò,
stringendola delicatamente.
"Devo essere geloso? Ciò che
provi per me devi dirlo A ME, non a lui, Faith."
"Allora stai attento a quello che
dici o fai...perché ti amo, vampiro..."
"L'ho sempre detto che sei
pericolosa, cacciatrice...ma mi sa che ti amo anche per questo..." Voleva
essere felice. E si lasciò invadere da quella sensazione. Profonda. Calda e
gelata allo stesso tempo...