Fanfiction ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di riuscire a rintracciare l'autrice.

 

LA NOTTE DEL VAMPIRO

Di Spuffy

 

 

NC18 Rigorosamente

SHIPPER: ANGEL-DAWN

CONTENUTI FORTI

 

Questa è la mia prima ff, mediocre a mio giudizio ^_^ ovviamente.

 

Dawn era lì nel salotto che aspettava, non sapeva bene cosa, ma aspettava. La sua era un’ attesa.

I rapporti con Angel erano andati peggiorando ultimamente. Lui era sempre di cattivo umore, aveva da ridire su tutto quello che faceva. Spesso la notte rientrava ubriaco, e a volte le era parso nel dormiveglia notturno di vederlo in piedi davanti al letto che la fissava con uno sguardo strano. Ma aveva pensato di averlo sognato. Poi una notte era entrato come una furia nella sua stanza, e senza guardarla si era messo a fare su e giù agitatamente. Dicendo cose senza senso per Dawn:

- Secondo te dovrei lasciarmi sopraffare da questo? Dovresti farla franca e per cosa? –

Poi voltandosi di scatto si era diretto a grandi passi verso di lei, aveva uno sguardo angosciato e disperato. I loro visi quasi si erano toccati, gli occhi fissi in quelli di lei. Era rimasto così per alcuni interminabili istanti come stesse scrutando nell’ anima di Dawn. Che impietrita stringeva le lenzuola con le mani. Poi così come era entrato era uscito dalla stanza. Da allora non lo aveva più rivisto ed adesso era là consapevole che qualcosa stava per accadere.

 

Dei rumori si udirono nella cucina, Dawn ebbe il tempo di voltarsi ed ecco apparire sull’ uscio Angel. Aveva una luce sinistra nello sguardo e Dawn fu presa dal panico. Non sapeva cosa fare,

l’ unica cosa che il suo cervello riuscì a pensare fu: “Scappa”. E Dawn scappò.

Lo sentiva dietro di sé, le era addosso. Senza rendersene conto si ritrovò al cimitero. Mille pensieri affollarono la sua mente, pensava sarebbe morta da un momento all’ altro. Si nascose fra due file di tombe e trattenne il fiato. Goccioline di sudore attraversarono la sua schiena, poi un respiro pesante sul collo la fece sussultare. Si voltò e vide Angel/Angelus con il suo volto da vampiro che sogghignava. La afferrò per un braccio e glielo piegò dietro la schiena, e le disse:

 

- Povero pulcino, tutto solo nella notte vai vagando in cerca della mamma. Ma lei non verrà, perché è morta ricordi? – E ridendo roteò la testa verso l’ alto, ma non allentò la presa su Dawn. Lei, in preda alla rabbia, riuscì a sferrargli un calcio e a liberarsi dalla stretta. Lui continuò a ridere, era troppo divertente vedere il terrore sul volto di Dawn e darle la caccia.

 

Dawn riprese la corsa ma inciampò e cadde, facendosi male al ginocchio. Avrebbe voluto che Buffy fosse lì in quel momento, ma era sola, davvero sola. Questa volta e nessuno sarebbe venuto a toglierla dai guai. Un brivido la scosse. Si rialzò e ricominciò a correre a perdifiato verso l’ uscita. Vi era quasi quando si ritrovò con la faccia per terra. Si girò e vide Angelus lì in piedi che le girava attorno ridendo e schernendola. Dawn cercò di trattenere le lacrime, ma come sempre si mise a piangere. E lui facendole il verso disse:

 

- Oh! No ti prego non mi fare del male, lo so che non sei cattivo. Hai un’ anima e ricorda sono la sorella di Buffy. - poi tornò serio e continuò – Su, su piangi piccola, avanti, questo è solo l’ inizio per te. La notte è ancora lunga. -

 

Poi si accovacciò accanto a lei e le tirò i capelli forzandola a sollevare il mento. E cominciò a strofinare il suo volto su quello di lei sussurrandole all’ orecchio – che pelle liscia, odori di miele e sangue. Ed io adoro il miele e ancora di più adoro il sangue. –

E cominciò a morderle il lobo dell’ orecchio tanto da farle uscire gocce di sangue per leccargliele. Dawn rabbrividì, sensazioni strane e contrastanti si scatenarono in lei. Avrebbe voluto scappare ma anche restare. Aveva paura, ma era anche confusa. Sentì la mano di lui sotto la giacca mentre la fissava con i suoi occhi di vampiro e le mordeva lentamente le labbra e ne succhiava il sangue.

La mano di lui adesso le stringeva i seni, le faceva male ma era anche piacere quello che sentiva. Nessuno l’ aveva mai toccata così, era spaventata da quello che lui le stava facendo ma non riusciva a far altro che stare lì immobile, mollemente abbandonata tra le braccia di quel mostro. Una leggera brezza attraversò il prato e Dawn si rese conto che lui le aveva sbottonato la giacca e lacerato la maglietta, non aveva nulla davanti adesso. Lui smise di baciarla e la fissò. Lei sentì i suoi pensieri, cosa lui desiderasse, ma restò lì a fissarlo a sua volta, senza riuscire a profferir parola o a fare un gesto.

E proprio allora lui la baciò, un bacio prima dolce, inaspettatamente dolce, e poi sempre più coinvolgente, quasi violento.

Le sbottonò i pantaloni, con la mano le carezzava il ventre e con le unghie giocherellava con

l’ ombelico non distogliendo lo sguardo da quello di lei, che era un misto di terrore e abbandono. Come aspettasse un gesto un segno.

Il suo volto era tornato umano e le sorrideva. Avvicinò le labbra al suo orecchio e le disse:

 

- Dì la verità, mi preferisci con il mio volto da mostro vero? È questo che stai pensando, vuoi che a scoparti sia un mostro. Su confessa! – E tornò a tirarle i capelli, poi allentò la presa come pentito per quello che aveva appena detto e cominciò a carezzarle la testa: - Oh piccola, piccola! Cosa devo fare con te? Dimmelo tu. Vuoi andare? Su vai via, alzati e torna nella tua bella stanza a giocare con le bambole. –

 

E si scostò per lasciarla passare. Ma Dawn era come imbambolata, non afferrò nemmeno le parole che Angelus le disse. Sentiva solo il battito fortissimo del suo cuore nel petto. Angelus lasciò passare alcuni istanti interminabili senza muoversi, senza guardarla, come assente. Poi un ghigno agghiacciante fece tremare Dawn, Che solo in quel momento si rese conto della scelta appena fatta. Angelus cercò di avvicinarsi al suo volto ma lei si tirò indietro. Allora lui le cinse la vita con un braccio e l’ attirò a se chiudendola in una morsa d’ acciaio. Con lo sguardo e con le dita seguì la pelle bianca del collo e le vene che le scorrevano giù sino al seno. La sua mano scese sempre più giù mentre continuava a guardarla beffardo. Scivolò nei pantaloni sbottonati, e Dawn emise un gemito, poi raccolse tutte le energie e riuscì a dire: - Ti prego! – lui le posò l’indice sulle labbra per zittirla e le disse: - Cosa preghi L’ hai voluto tu. – Mentre la sua mano si muoveva sempre più rapidamente facendo gemere Dawn, che scoppiò in un pianto dirotto. Le sue guance erano di fuoco, il respiro affannoso. Si rese appena conto che lui l’ aveva distesa sull’ erba. Cercò di coprirsi con le mani ma lui le afferrò i polsi e, bloccò le braccia dietro la testa. Poi cominciò a baciarla dappertutto e a morderla. Dawn aveva perso il controllo delle sue emozioni provava dolore e piacere insieme. Il tempo non c’era più era fuggito anche lui. Solo lei era rimasta là incapace di sfuggire a quello sguardo che ora la possedeva e che senza pietà la assoggettava al suo volere. Sentì il corpo caldo (ma erano solo sensazioni pensò. Perché Angelus non poteva essere caldo) di lui che si distendeva su di lei e le allargava le gambe. Cominciò a singhiozzare incontrollabilmente. Lui con tenerezza le scostò una ciocca dal viso, le sorrise per la prima volta senza quella espressione beffarda sul volto, e cominciò a far scorrere le sue labbra sul corpo di lei. Le labbra, il collo, il seno, il ventre e giù sempre più in basso. Dawn ebbe un sussulto a quel contatto. Lui sollevò la testa e la guardò, sorrise nuovamente a tranquillizzarla, poi il suo volto tornò quello di un vampiro e affondò i suoi denti in lei. Dawn afferrò i capelli di Angelus e cercò di allontanare la sua testa da lei. Lui smise di morderla e la abbracciò cercando di calmarla, e quando sembrò esserci riuscito la baciò e mentre la baciava senza che lei fosse pronta, la penetrò dolcemente. Dawn piangeva le sue unghie affondarono nelle braccia di Angelus. Ma lui non si fermò anzi i suoi movimenti si facevano sempre più rapidi e intensi. Ad un certo punto quando si rese conto che lei era in ormai in preda all' estasi le domandò: - devo smettere? Vuoi che smetta? – Lei aveva gli occhi chiusi non riusciva a trattenere il piacere che provava ne a sopportarlo. Non rispose ma il cenno della testa fu abbastanza per Angelus che continuò a muoversi sempre più velocemente incitandola: - su avanti tesoro, vieni con me. Avanti godi piccola. Sì così, si avanti su vieni, grida non temere. – E Dawn alla fine si abbandonò totalmente a quell’ abbraccio di morte. Incapace di ogni volontà. Quando tutto fu finito lui si scostò da lei e le si distese accanto.

 

 

- Ti è piaciuto vero piccola? – disse sorridendo mentre si accendeva una sigaretta.

 

Dawn restò in silenzio con gli occhi chiusi. Sapeva che era solo l’ inizio, quella era stata solo la prima notte in cui il vampiro aveva vinto su di lei. Sapeva che non avrebbe più potuto fare a meno di quel mostro, di quello che lui le faceva, e di quello che le faceva provare. Il suo lato oscuro desiderava ancora e ancora quel vampiro. Da quella notte lei apparteneva a lui. Sentì le mani di lui nuovamente cingerle i fianchi, si voltò a guardarlo. Angelus aveva nuovamente quella luce sinistra nello sguardo. Lei scostò i capelli e lasciò che lui l’ attirasse nuovamente a sé.

 

All’ alba quando Dawn si svegliò era nel suo letto, per un attimo sembrò confusa, poi si stiracchiò e alzò facendo volar via le lenzuola. E dentro di se si disse:

 

- Che razza di sogno!- e sorrise mentre preparava l’ acqua della vasca. Ci si immerse lentamente e chiuse gli occhi. Poi le venne un dubbio, e con uno scatto uscì dalla vasca e si mise davanti allo specchio, guardò in basso sotto il ventre e proprio lì vi erano due fori di un morso. Ebbe un sussulto. Si sentì sporca, e piena di vergogna. Come avrebbe affrontato ancora Angelus e soprattutto come sottrarsi al suo volere ed alle sue voglie?

Rimase lì immobile diverso tempo pensando a cosa fare e alla fine decise che sarebbe fuggita il più lontano possibile. Quindi approfittando del giorno e del Sole raccolse poche cose e si avviò alla stazione degli autobus. E fece il primo biglietto per Cliveland dove avrebbe rivisto sua sorella. Ma le cose non andarono come lei aveva previsto. Al calare della notte fu presa dallo sconforto, adesso aveva paura della notte, del buio che è racchiuso in una parte di tutti noi. Ma la stanchezza era troppa e nonostante i suoi propositi di restare sveglia si addormentò. Non seppe per quanto tempo dormì, sta di fatto che quando si svegliò l’autobus era deserto, e seduto davanti a lei con aria grave c’ era Angelus/Angel. Sobbalzò, avrebbe voluto scappare, scomparire ma si rese subito conto che era in un vicolo cieco non avrebbe mai potuto abbandonare l’autobus con Angel che si frapponeva all’ uscita. Era disperata cercava un appiglio, un aiuto. E si chiese in quel momento che fine avessero fatto i passeggeri.

 

- Cosa pensavi di fare – le domandò con una nota di rabbia mal celata nella voce – davvero hai pensato per un solo istante che avresti potuto sfuggirmi? Povera piccola illusa. Credevo ieri notte fosse stato chiaro chi comanda e chi ubbidisce adesso. – e le si avvicinò lentamente. Lei tratteneva il respiro, ed era atterrita. – Perché vuoi scappare? – continuò imperterrito lui mentre il suo sguardo mandava scintille. Non ricevendo alcuna risposta sembrò perdere la pazienza, poi lei gli urlò in faccia - mi fai schifo - lui divenne furioso, la afferrò per un braccio e l’ attirò a se. Senza dire una parola le infilò la mano sotto la gonna, lei cercò di divincolarsi. Lui la spinse su un sedile, le divaricò le gambe con una mano, mentre Dawn cercava di fermarlo e infilò le dita in lei. Cominciò a muoverle lentamente mentre le si sedeva accanto, Dawn adesso non si dibatteva più, aveva chiuso gli occhi e respirava affannosamente. – Dillo – ripeteva lui – dillo avanti. Dì “ti prego, non fermarti, ti voglio. Fottimi.” – E la guardava gemere, contorcersi dal piacere, con un certa soddisfazione quasi odio nello sguardo. Poi sembrò stanco di giocare, le sollevò la gonna e tirò fuori il suo pene che era durissimo e si mise in piedi davanti a Dawn che era ancora seduta sulla sedia con le gambe divaricate, la gonna e la maglia sollevate. La guardò fisso per alcuni istanti, poi prese la testa e l’ avvicinò al suo membro. Dawn ebbe un moto di ribellione ma lui le strattonò per un attimo i capelli e le disse con un sibilo: - Avanti, sai cosa voglio e cosa vuoi tu. – Dawn stava per replicare qualcosa quando lui. Infilò nuovamente la mano sotto la gonna questa volta i gesti furono bruschi, e fecero provare un intenso piacere a Dawn, che gemeva ormai senza ritegno. Lui avvicinò la testa di Dawn nuovamente al suo membro e la incitò – su dai piccola prendilo tutto, è qui per te – Dawn socchiuse gli occhi, i movimenti delle mani di Angelus adesso la stavano facendo delirare. Incapace di opporsi oltre Dawn in preda al piacere e al desiderio, prese il pene e lo infilò in bocca. Angelus ebbe un moto di godimento e di soddisfazione nel vedere Dawn completamente assoggettata al suo volere. Le afferrò la testa e la spinse ancora più vicina al suo corpo. Adesso era tutto dentro la sua bocca e cominciò a muoverla avanti e indietro. Sempre più veloce. Ora era lui che godeva ed emetteva suoni gutturali di piacere. Pochi attimi prima di venire abbassò lo sguardo e vide che Dawn aveva gli occhi chiusi e continuava a gemere mentre lui con la mano non aveva smesso di toccarla un solo attimo. Ecco ora era venuto. Rallentò il movimento della testa di Dawn e poi scivolò via dalla sua bocca, e si accasciò sulla sedia accanto alla sua. Ci fu silenzio per un po’ di tempo. Dawn fece per coprirsi ma lui le fermò la mano e le disse: - Non avere fretta, non ho ancora finito. – e con la mano nuovamente cominciò ad eccitarla, poi voleva che si mettesse a quattro zampe con le mani poggiate sullo schienale della poltrona. Ma Dawn strinse con le mani i braccioli e non si mosse. Lui le sorrise, ambiguo. Infilò la mano sotto la gonna e proseguì, oltre la vagina. Dawn fulminea gli bloccò la mano. Ma fu solo un attimo perché Angelus, con un movimento la fece sobbalzare e finire sulle sue ginocchia. E infilò un dito del didietro di Dawn che emise un gridolino. Poi cominciò a muoverlo. Dawn protestò per poco e poi riprese a gemere incontrollatamente. Lui impazziva e godeva nel sentirla gemere così in preda al desiderio di lui. Quando sentì che stava raggiungendo il piacere prese la sua testa e la fece andare giù tra le sue cosce. Lei questa volta non protestò, prese il membro di lui e cominciò a succhiarlo. Quando entrambi erano vicini all’ orgasmo, lui si alzò e con un movimento rapido la spinse sul sedile a pancia sotto, sorreggendole i fianchi con una mano, le divaricò le gambe, tolse il dito dal didietro e vi infilò il pene. La penetrò selvaggiamente. E senza alcuna attenzione iniziò a muoversi su di lei che era bloccata tra il sedile e il corpo di Angelus. Lui la strattonava e penetrava a fondo senza esitazione. Dawn stringeva i braccioli del sedile e non ebbe nemmeno il tempo di capire, che era venuta come un fiume in piena. E lui era contento. Adesso era lì mollemente abbandonata tra le sue braccia. Pronta a fare tutto quello che lui voleva.

Rimasero così per un tempo indefinito e poi lui si alzò in piedi, si riabbottonò i pantaloni e le fece cenno di muoversi. Dawn non lo guardò in viso si vergognava troppo e riluttante fece quello che le aveva detto. Si riordinò gli abiti mentre lui prendeva il suo zaino e poi a sguardo basso lo seguì fuori dall’ autobus, sino all’ automobile parcheggiata più in là. Ci fu silenzio durante tutto il tragitto. Angelus la guardò due o tre volte di traverso ma non disse nulla. La macchina si fermò davanti all’ ingresso Dawn fece per scendere ma fu trattenuta per un braccio da Angelus che le disse minaccioso:

- Per questa volta passi, ma non azzardarti più a fuggire da me, perché io ti ritroverei e la prossima volta non sarò così gentile – e le sorrise sarcastico. Dawn non rispose ne fece qualcosa per opporsi, aspettò che lui la lasciasse. Lui la guardò stupito e subito la lasciò andare. Allora lei scese e si diresse verso casa. Giunta nel portico davanti all’ entrata tirò un sospiro profondo, sentiva i suoi occhi dietro di lei che la attraversavano. Ed entrò in casa.

 

Rimase in piedi nel soggiorno, non sapeva cosa avrebbe fatto, anzi cosa le avrebbe fatto, e aspettò. Ma Angelus senza neppure degnarla di uno sguardo andrò dritto nella sua stanza e chiuse sbattendo la porta. Dawn rimase stupita e forse per un solo istante anche delusa. E dopo pochi istanti anche lei si chiuse nella sua stanza, ma non riuscì a chiudere occhio, si addormentò alle prime luci dell’ alba in preda a pensieri cupi.

 

Non vide Angelus per tutto il giorno e un senso di vuoto e di abbandono la assalì. Non capiva cosa le fosse accaduto perché non avesse cercato di fermarlo o non fosse scappata nel momento in cui poteva farlo. Si odiava quasi per questo e allo stesso tempo era incapace di non pensare a quel mostro e dentro di lei tutto si mescolava e confondeva. Anche la notte seguente Dawn non riuscì a prendere sonno si girava e rigirava nel letto. Solo a notte fonda riuscì ad assopirsi, ma solo per poco tempo, infatti le sembrò di aver appena chiuso gli occhi quando sentì una mano fredda cingerle le spalle, spalancò gli occhi e sentì il suo respiro. Ebbe come un sussulto ma non si mosse. Lui l’ attirò a se e la strinse più forte alla vita. Poi odorò i suoi capelli il suo collo, che baciò delicatamente due volte. E poi fu silenzio, e Dawn sentì che si era addormentato e a sua volta crollò anche lei dalla stanchezza accumulata in quei due giorni. Quando si svegliò non sapeva che ore fossero, la stanza era buia. Lui era ancora lì accanto che dormiva e la teneva ancora stretta a sé. Non sapeva decidersi sul da farsi, le sembrava così innaturale tutto questo. E soprattutto lei non sapeva come gestire le cose, a differenza di sua sorella.

Con un po’ di fatica si liberò dalla presa e scivolò fuori dal letto. Indossava il suo pigiama e a piedi nudi scese senza far rumore in cucina. Aveva fame, solo allora si accorse infatti che erano due giorni che non mangiava. Prese la prima cosa umanamente commestibile che trovò in frigo e l’ addentò. Bevve una tazza di latte e poi si stese sul divano, non voleva tornare di sopra. Poi lo sentì scendere fece in tempo ad alzarsi dal divano che lui apparve sulla porta della cucina. Sorridente, come nulla fosse accaduto.

- Buongiorno piccola, riposato bene? – e prese del sangue dal frigo

 

Dawn un po’ balbettante rispose – Io … io- e poi si interruppe e fissò lo sguardo nel vuoto. Era troppo agitata per parlare e non capiva cosa doveva fare e come comportarsi.

Lui la guardò un’ istante con dolcezza e tristezza insieme poi le disse quasi distratto – bene adesso devo andare a dopo – e uscì dalla stanza, due minuti dopo l’uscio della casa si aprì e richiuse. Era andato via. Dawn non riusciva a capire, non si spiegava il suo comportamento. Per un attimo pensò di fuggire di nuovo, ma il ricordo di quello che era accaduto nell’ autobus, la fece fremere. Così prese un latte caldo e andò subito a dormire e questa volta si addormentò presto. Come il giorno prima dell’alba sentì lui che si infilava nel suo letto e la abbracciava. Ma questa volta la sua mano scese giù e si infilò nelle mutandine di Dawn che era già eccitata. L’ altra mano era stretta sui suoi seni. Dawn già godeva e gemeva. Allora Angelus con un movimento la fece girare verso di se, le infilò la mano nuovamente dentro le mutandine e cominciò a eccitarla. Dawn non voleva guardarlo. Sentiva i suoi occhi su di lei e il desiderio che aveva. Poi lui scivolò con la testa in mezzo alle sue cosce, le sfilò il pigiama e strappò via gli slip. E con la lingua cominciò a succhiare e leccare le parti intime di Dawn. Infine le si mise sopra e la penetrò dolcemente e lentamente. I suoi movimenti pian piano da lenti divennero molto veloci. Dawn non riusciva a contenere il piacere ed emetteva gemiti e mugolii incomprensibili, che facevano eccitare ancor di più il vampiro. Che a sua volta accelerava i movimenti, il che faceva gemere Dawn ancora di più. Fino a che non vennero insieme. Lui non si mosse subito, rimase lì mollemente adagiato in lei, con il volto sprofondato nei suoi capelli. Dawn sentiva il suo respiro tornare alla normalità.

 

- Sei dolcissima piccola – le sussurrò all’ orecchio e poi si staccò da lei e si stiracchiò nel letto. Che a quanto pare considerava il suo oramai. Sembrava diverso – Penso sia ora che tu ti trasferisca. Non credi? – disse guardandosi intorno. E assunse un’ aria un po’ beffarda. Dawn pensò volesse dire che doveva andarsene e non sapeva se essere contenta o se piangere, sentendo quelle parole e non rispose, si rannicchiò ancora di più nel suo lenzuolo. Lui le si sdraiò accanto con il gomito poggiato sul materasso a sorreggere la testa. E la guardò divertito come avesse letto in lei

 

- Voglio dire che questo letto è troppo stretto per quello che… beh per noi e che è meglio tu venga di là nel mio. – e le sorrise malizioso.

 

Dawn arrossì, e abbassò gli occhi. E fece per alzarsi ma lui, ridendo, l’attirò nuovamente a se, la sollevò di peso con tutte le lenzuola e si diresse verso la sua stanza. Entrò senza accendere la luce, diede un calcio alla porta che si chiuse. E si diresse a passo sicuro verso il letto. Dove restarono per tutto il giorno, poi quando fu il tramonto lui si alzò, rivestì frettolosamente e si diresse verso la porta, Dawn si sollevò a sedere sul letto e gli disse:

- Dove vai? –

- Dove mi pare! – tagliò corto lui lanciandole uno sguardo torvo. – Cosa c’ è ne vuoi ancora, non ti è bastato oggi? – e sogghignò indicando con lo sguardo il suo organo genitale. Dawn non rispose ma il suo sguardo ferito e deluso ancora una volta, forse lo toccarono, perché Angelus sospirò e poi mentre usciva le disse:

 

- Ci vediamo dopo piccola. -

 

Dawn rimase sola in quella stanza, che adesso era la sua, anzi la loro. Si chiese cosa ci facesse lì, perché non aveva reagito. Perché quando era davanti a lui non sapeva cosa fare o dire. In fondo cosa poteva farle, che non le aveva fatto? Ucciderla? In un certo senso forse lo stava già facendo. Calde lacrime attraversarono le sue guance. Doveva porre fine a tutto questo, era sbagliato lo sentiva, ma sentiva anche che non aveva la forza di farlo perché dentro di lei qualcosa voleva quello che stava accadendo.

Tutto il giorno Dawn si preparò al nuovo incontro con Angelus, questa volta non avrebbe ceduto, lei non sarebbe più stata dominata da lui. L’ avrebbe fatta finita quella notte. Sdraiata nel suo letto aspettava decisa a tutto. Lo sentì rientrare attraversare il corridoio, poi silenzio, e infine girare la maniglia della sua stanza, la luce dal corridoio filtrò debole. Dawn aveva gli occhi chiusi era immobile. Il cuore le batteva forte. Poi sentì la porta richiudersi. Rimase un attimo in ascolto, sentì i passi allontanarsi e poi spegnersi le luci. Tutto tacque, e Dawn affondò la faccia nel cuscino e si abbandonò al pianto senza comprenderne bene il perché.

La mattina dopo andò al college, erano diversi giorni che non ci andava, tutto era diverso adesso. Si guardava intorno ma non aveva più l’innocenza, l’ ingenuità di prima. Era tutto cambiato. Si fermò a parlare con i compagni ma anche loro erano diversi ora. Tutto quello che le era sembrato importante adesso non lo era più e tutto quello che non avrebbe mai immaginato le sarebbe accaduto adesso era la sua realtà. Non le andava di ritornare a casa aveva ancora molte cose a cui pensare.

- Ciao Dawn come stai? – una voce alle sue spalle la sorprese. Era Paul un suo compagno di college, un ragazzo che prima, sembravano secoli oramai, le piaceva molto ed avrebbe dato chissà cosa per poter uscire con lui invece adesso. Era lontano anni luce da lei. E dai suoi pensieri di donna, in quel momento si chiese se adesso fosse una donna.

- Ciao Paul – rispose lei sorridente. Parlarono dei voti delle materie del semestre. Poi si diressero verso casa. La conversazione fu piacevole e divertente, raccontando alcuni aneddoti avvenuti in assenza di Dawn, risero e Dawn per un po’ tornò la ragazza spensierata di una volta. Davanti alla porta si salutarono e lui dopo un attimo di esitazione le chiese – Dawn verresti al cinema un giorno di questi? – e le sorrise un po’ impacciato, in attesa della risposta. Dawn lo guardò ma in realtà era come guardasse oltre lui, e gli rispose con un mezzo sorriso – Forse, vedremo Paul, comunque grazie per l’ invito – aprì la porta ed entrò in casa rimase un momento in ascolto per captare segnali della sua presenza. Nessun rumore, poi mentre si accingeva a salire le scale la sensazione della sua presenza la fece fermare.

- Bentornata a casa! Dove sei stata? – il tono era sferzante, e adirato simile a quello dell' autobus. Dawn strinse i pugni e decisa, anche se impaurita, si voltò verso di lui e lo fissò dritto negli occhi – Dove mi pare! – ripeté secca quello che lui le aveva risposto la notte prima. Lui accennò un sorriso sarcastico e poi continuò con le domande – e quello cosa voleva? – Dawn sempre fissandolo replicò – Non sono affari tuoi. – e voltandosi riprese a salire le scale, lui la inseguì e la bloccò nel corridoio tenendola per le braccia.

- Tesoro non abbiamo ancora finito di parlare. Quindi non voltarmi mai le spalle, hai capito… potrebbe essere molto pericoloso, lo sai. – e fissò significativamente il collo di Dawn.

- Allora avanti che aspetti – replicò lei, mostrandogli il collo. Lui la guardò stupito e un po’ incerto, era la prima volta questa, dalla notte al cimitero che Angelus sembrava incerto sul cosa fare.

- Non fare la stupida – disse lui seccato e allontanò lo sguardo dal collo di lei. Dawn allora con uno scatto liberò le braccia dalla stretta di Angelus e si avviò verso la sua stanza. Ma ancora una volta fu bloccata sulla porta da Angelus che le afferrò il polso.

- Lasciami, sono stanca voglio andare a letto. – disse lei con tono sprezzante, ma fu un attimo perché vide lo sguardo malizioso di lui e si morse le labbra per quello che aveva appena detto

- anche io voglio andare a letto – rispose lui con tono di derisione. Lei fece per aprire la porta, ma lui la tirò via. Serrò il polso e la trascinò verso la sua stanza. Dawn questa volta cercò di protestare e si impuntò con i piedi, ma lui prontamente la prese per la vita e la portò di peso in camera. E con fare perentorio le disse: - Questa è la tua camera, questo è il tuo letto adesso Dawn. E sappi che se ti azzardi anche solo a pensare di uscire con Mr. Gentilezza, io lo uccido. – E la fissò come per accertarsi che lei avesse compreso bene le sue parole. Poi si sbottonò la camicia e si avvicinò a lei. Le cinse la vita e la spinse sul letto. E le si sdraiò sopra baciandola dolcemente. Dawn chiuse gli occhi e lo baciò a sua volta. Quella notte Angelus fu dolce e intenso come non era mai stato. Dawn si era addormentata tra le braccia del vampiro era esausta, in quei quattro giorni lui non le aveva dato tregua e lei non aveva la sua resistenza. Al suo risveglio era ancora abbracciata a lui. Rimase pigra in quella posizione per un po’ poi si decise ad alzarsi. Preparò il caffè e latte e si sedette sugli scalini in veranda a gustarlo. Poi sentì dei rumori dentro casa, e pensò “Angel si è svegliato”. Entrò sorridendo e lui era lì davanti a lei, aveva lo sguardo serio – Ciao – le disse, lei questa volta gli rispose senza paura – Ciao – e accennò un lieve sorriso. Lui continuava ad essere serio. Lei finì di bere il suo caffèlatte e poi dopo alcuni attimi di imbarazzo e di silenzio, si avviò verso la sala da bagno, lui la seguì, era agitato e pensoso. Davanti alla porta lei si girò e gli disse – Vorrei fare il bagno se non ti spiace, e lo vorrei farlo da sola – Lui sorrise forzatamente e rispose – E se mi dispiacesse, che faresti? –

- Lo farei lo stesso – ribatté immediatamente con tono deciso Dawn.

- Va bene – fece lui – aspetterò che tu finisca – e tornò in cucina rassegnato e un po’ spazientito. Dawn uscì dal bagno si aggiustò la maglietta e si avviò verso l’ ingresso per uscire.

- Dove credi di andare – disse una voce proveniente dalla cucina.

- Dove mi pare – rispose lei.

- Non credo proprio. – replicò lui

- Ma cosa vuoi? Non puoi pretendere che io…- non finì la frase.

- Io posso pretendere quello che voglio, tu sei mia piccola non lo scordare – riprese Angelus adirato.

- No! – gli urlò in faccia Dawn – io non sono una cosa, non appartengo a nessuno. Ti odio – e prima che lui potesse replicare qualcosa scappò via di corsa. Era giorno e Angelus non poteva seguirla. Rimase lì in casa come un leone in gabbia. Facendo su e giù per le stanze, a volte con lo sguardo truce a volte con lo sguardo perso e assente. Altre volte sembrava angosciato.

Dentro di lui molti sentimenti, se così possiamo chiamare le emozioni che un vampiro prova, si agitavano. Pensava a Dawn e a quello che aveva fatto, a quel “TI ODIO” che gli aveva urlato in faccia. Non era stato buono con lei, lo sapeva. Ripensò al momento in cui i suoi sentimenti per Dawn erano cambiati, al preciso istante in cui l’ aveva vista come una donna e l’ aveva desiderata, invece di vederla come una ragazzina. Forse era stato due mesi prima, alla festa di compleanno di una sua amica del college. Quando come faceva spesso, per paura che le accadesse qualcosa, l’ aveva seguita e l’ aveva vista. Allegra in mezzo ai suoi amici, con quella maglietta rossa e i jeans un po’ stropicciati. La sua risata, lo sguardo malizioso rivolto a quel ragazzo, il famoso Mr. Gentilezza come lo aveva ribattezzato lui. E il moto di rabbia che aveva provato, misto ad invidia. O forse quella mattina quando era appena rientrato e l’ aveva trovata in vestaglia e asciugamano sulla testa. Aveva una ciocca che le fuoriusciva e le cadeva sul collo e quell’ aria un po’ assonnata. Era stato allora che per la prima volta aveva desiderato toccarla, baciarla, farla sua. Aveva cercato di lottare di resistere, ma non ci era riuscito. La notte andava nella sua stanza e la guardava dormire. Il giorno la evitava. E quando poteva la seguiva, aveva deciso di tacere, di non dire e fare nulla. Ma una sera in cui l’ aveva seguita, la vide con un ragazzo, un tipo ordinario compagno di college probabilmente. Avevano quello sguardo sciocco che hanno tutti i ragazzi a quell’ età quando si piacciono e lui non lo aveva sopportato, li aveva visti baciarsi all’ angolo della casa. E la rabbia si era impossessata di lui. Quella sera era stato particolarmente scostante con Dawn. La notte poi non era uscito, era andato nella sua stanza a meditare e si era addormentato. E aveva sognato Dawn, che faceva l’ amore con quel dannato ragazzo, sentiva i gemiti e i gridolini di piacere di lei. Si sentiva di impazzire, si era svegliato in preda alla rabbia e alla gelosia. Ed era diverso non era più Angel, ma anche Angelus. Era andato nella sua stanza e le aveva fatto quella scenata incomprensibile per Dawn. Il giorno dopo era uscito e aveva vagato per tutta la notte. Ma le immagini di Dawn con quel ragazzo, lo perseguitavano. Lottare era stato inutile. Dentro di sé Angelus aveva preso il sopravvento ed aveva gridato “Nessuno l’ avrà, lei sarà solo mia.” Ed era tornato a casa di corsa, con in mente non sapeva bene cosa. Poi l’ aveva vista là in attesa ad aspettare che qualcosa accadesse. Ma era stato il suo scappare in preda al panico che lo aveva eccitato. E quando l’ aveva raggiunta la desiderava troppo per non toccarla. In un barlume di lucidità le aveva offerto la possibilità di andarsene, di fuggire, ma lei era rimasta. Ed aveva provato una gioia immensa quando non si era alzata e non era scappata via. Quando aveva riaperto gli occhi ed aveva sentito che era ancora là sdraiata accanto a lui. Non aveva più retto, si era perso e l’ aveva fatta sua. Ma la cosa che lo faceva soffrire e che lo tormentava era il suo comportamento nell’ autobus. Era disperato e ferito. Quando si era svegliato il giorno dopo, felice ed innamorato. Ed era stato terribile quando non l’aveva trovata. Era come stato preso dal panico. E dalla collera verso di lei. Si era sentito ingannato e disprezzato. L' aveva inseguita con l' idea di farla soffrire, e quando era arrivato all’ autobus ed aveva spaventato i passeggeri per fargli scendere e l’ aveva vista dormire raggomitolata sul sedile, non aveva avuto la forza di svegliarla e di farle del male, era rimasto lì in silenzio a guardarla dormire.

Poi lei aveva aperto gli occhi, erano spaventati e pieni di disprezzo per lui. - Mi fai schifo - gli aveva urlato d' istinto senza pensare a quello che diceva. E per Angel/Angelus, era stato un colpo, non aveva sopportato quello sguardo e tutte le sue intenzioni sul farle del male si erano risvegliate. Voleva che godesse nel modo più perverso e disperato. E ci era riuscito, le aveva fatto di tutto. E aveva visto lo sguardo affranto di Dawn dopo quegli amplessi privi di inibizioni e freni. Ma a differenza di quello che pensava non ne aveva tratto sollievo anzi, la sua rabbia era diventata sgomento. L’ aveva riportata a casa e non era riuscito a sostenere il suo sguardo e si era ritirato nella sua stanza a pensare. Poi le notti dopo era stato dolce e gentile voleva farsi perdonare, ma allo stesso tempo la voleva sempre e non poteva smettere di cercarla, di entrare in lei. E adesso lei era chissà dove da sola, il pensiero che le potesse accadere qualcosa e che fosse tutta colpa sua lo stava uccidendo.

Appena tramontato il sole Angelus si mise in cerca di Dawn, seguendone l’ odore che ormai gli era entrato nell’ anima. La trovò in un locale, semideserto e buio. Era seduta ad un tavolo con due individui dall’ aria poco raccomandabile, rideva gesticolava ed era visibilmente ubriaca. Angelus le si mise di fronte e le disse:

- Alzati Dawn, torniamo a casa. - ma Dawn faceva finta di non ascoltare. – Dawn su andiamo non fare così – Angelus sembrava davvero disperato e il suo sguardo era amareggiato, sapeva che era colpa sua.

- Vattene via, lasciami in pace – rispose lei, con rabbia nella voce.

- Ehi hai sentito, bellimbusto. Lei vuole stare con noi – disse uno dei due individui seduti accanto a lei, mettendo una mano sulla coscia di Dawn, che fece una smorfia che era tra il riso e il pianto.

Angelus tirò un profondo sospiro, le lanciò uno sguardo pieno di dolore e poi afferrò per la gola l’ uomo e lo scaraventò dall’ altra parte della sala. Con un calcio fece stramazzare al suolo il suo compare. Poi afferrò Dawn per un braccio, ma cercando di essere il più delicato possibile e la portò fuori dal locale. In macchina, Dawn rimase in silenzio per un pezzo.

Lui la guardava di tanto in tanto e poi disse – Dawn ascolta – ma non riuscì a continuare perché Dawn lo interruppe – No io non voglio ascoltare più nulla da te. Niente capito! – e si coprì le orecchie con le mani e iniziò a cantare a squarciagola. Una canzone.

- Dawn, dawn smettila – cercava di farla smettere Angelus. Poi lei d’ improvviso smise e si raggomitolò nel sedile. Entrò di filato in casa, saltando quasi fuori dalla macchina non ancora ferma. Angelus la seguì, temendo volesse fare una sciocchezza, nello stato in cui era. La trovò che ballava in salotto, coprendosi il volto con un foulard. E rideva, come isterica. Poi si fermò e con due movimenti fece volare per aria le scarpe e si avvicinò sinuosa ad Angelus, che era attonito. Gli piantò il viso in faccia e lo guardò dritto negli occhi. Poi disse con un atteggiamento malizioso – Oh io lo so cosa vuole il bel vampiro, Dawn sa cosa fare e come farlo. – Poi sbottonò i pantaloni di Angelus che ebbe un brivido di piacere. Vi infilò la mano e cominciò a toccarlo, non distogliendo mai lo sguardo da quello di lui. Poi gli disse sussurrandogli all’ orecchio – chiudi gli occhi – e lui obbedì, mentre i movimenti della mano di Dawn lo facevano sospirare di piacere. Lei si inginocchiò davanti ad Angelus, tirò fuori il pene dai pantaloni e poi iniziò a leccarlo, prima lentamente poi sempre più rapidamente. E infine lo infilò in bocca e lo succhiò avidamente, una due tre volte, osservando il volto di Angelus in preda a fremiti di piacere. E disse con voce roca – La tua puttana sa farlo bene il suo lavoro vero! Non è questo che ti piace? – quelle parole lo gelarono, era come se qualcuno gli avesse sparato dritto al cuore. Spalancò gli occhi e guardò Dawn sconvolto. Poi la spinse via. Lei adesso sorrideva maliziosa.

- Cosa c’ è non ti è piaciuto quello che ti ha fatto la tua p…– disse lei deridendolo – Basta! – La interruppe lui, riabbottonandosi i pantaloni. Uscì dalla stanza in preda ad un dolore lancinante che gli squarciava il petto. Dawn si abbandonò al pianto seduta sul pavimento, fissando la porta da dove era uscito Angelus.

I giorni che seguirono furono terribili, Angelus non si era fatto più vivo. E lei si sentiva sola abbandonata, adesso si rendeva conto che lo rivoleva, desiderava che lui tornasse da lei. E cominciò a pensare a tutto quello che era accaduto, e con sua grande meraviglia alla fine ciò che le riuscì di capire in mezzo a tutto quel caos di sensazioni ed emozioni, era che – Io lo amo! – le parole uscirono da sole, come avessero vita propria. E lasciarono allibita la stessa Dawn. Cominciò a fare su e giù per la casa, proprio come aveva fatto Angelus. Non riusciva a stare ferma un attimo, non riusciva a capacitarsi di quello che provava, e di quello che aveva fatto. Per un attimo le balenò in mente un pensiero terribile “ e se lui non tornasse? Se fosse andato via per sempre?” era tutta colpa sua. L’ improvviso ed insistente squillare del telefono la distolse dai sui cupi pensieri.

 

- Pronto – nel suo tono si sentiva la speranza fosse lui. Subito delusa da quella voce familiare

- Ciao Dawn, come stai sorellina? – Dawn divenne rossa, al pensiero di come avrebbe spiegato, se mai ci sarebbe riuscita, a Buffy quello che era successo. Rimase un attimo in silenzio e poi rispose con fare tranquillo e naturale – si, tutto a posto grazie. E tu come stai? –

- Oh bene, mi manchi. Quando pensi di venire a trovarmi? – Dawn non sapeva cosa rispondere – presto, appena ho un attimo di pausa con i corsi. – Le rispose.

- Angel è lì? Ti spiace passarmelo cara? – Dawn iniziò a balbettare, era nervosa e non sapeva cosa dire. Si guardò intorno in cerca di una via d’ uscita. E poi rispose – no è appena uscito Buffy è andato a comprare la pizza e i pop corn. Questa sera vediamo un film. –

- Ah bello – replicò la voce dall’ altro capo del telefono – che film? – Dawn fu colta alla sprovvista da quella domanda e disse la prima cosa che le venne in mente – La notte dei morti viventi – appena lo disse si morse subito le labbra e scosse la testa in segno di disapprovazione per la sciocchezza che aveva appena detto.

- Cosa? Dawn ma tu odi i film di orrore. – silenzio, Dawn non rispondeva – Dawn ci sei? Che succede? Dawn sei sicura di stare bene? – Dawn si fece coraggio e riprese a parlare – si certo, è che stavo pensando che hai ragione non è un bel film quello, mi sa che dirò ad Angel di vederne un altro.-

- Bene, senti Dawn quando ritorna di ad Angel di telefonarmi, ho bisogno di parlare con lui. Notte piccola e fatti sentire più spesso, mi sento sola senza di te. –

- Si, notte Buff, ci sentiamo presto. –

- Ti voglio bene Dawn –

- Anche io Buffy. A presto, notte. –

 

Era la quarta notte che Angelus non ritornava a casa e Dawn era davvero preoccupata, avrebbe voluto chiedere aiuto a Buffy, ma non poteva, non avrebbe saputo come spiegarle tutto ed era certa che lei l' avrebbe odiata. Nello stesso momento appena attaccato il ricevitore, Buffy rimase un po’ perplessa. Sentiva che qualcosa era accaduto e che Dawn era turbata. Rimase qualche istante soprappensiero e poi decise: sarebbe andata a L.A. a trovarla per rivederla, in quanto davvero le mancava moltissimo e per controllare che tutto fosse a posto. Salì in camera sua a preparare le valige sarebbe partita la sera stessa e in mattinata sarebbe stata a casa di Angel. In fondo era contenta anche di rivedere lui.

 

Dawn non riusciva a prendere sonno, nella stanza di Angelus si rigirava nel suo letto, sentiva il suo odore, ovunque vi era il segno del suo passaggio. Proprio quando stava per assopirsi, un rumore quasi impercettibile, la fece sussultare e sollevare nel letto. Lui era lì in piedi davanti alla porta, stupito di vederla lì. Non pensava l’ avrebbe trovata nella sua stanza, nel suo letto. Rimase in silenzio ed immobile a fissarla. Lei non poteva vedere il suo volto, ma solo la sua sagoma, nel buio.

Lo chiamò – Angel sei tornato – e la sua voce aveva un che di sorpreso e di ansioso.

Lui non rispose, e si girò per andarsene nuovamente. Ma Dawn con un balzò saltò giù dal letto e lo rincorse. Per le scale.

- Dove vai? Cosa vuoi fare? - Lui continuava ad evitare il suo sguardo e non rispondeva. Lei allora gli si piantò davanti e lo fissò con durezza.

- Tu non puoi trattarmi così, non puoi Angelus. – Allora lui la guardò e le rispose con voce bassa – Non capisci Dawn io devo andare, prima che sia tardi, io non posso, tu non capisci adesso ma … -

Non riuscì a finire la frase, si era smarrito nello sguardo di lei ancora una volta. Cercò di oltrepassarla, ma lei lo fermò di nuovo. – Io ti odio, perché, perché mi hai fatto questo? – cominciò a piangere e a colpirlo con violenti pugni sul petto.

Lui non rispose restò immobile con lo sguardo basso, poi girò la testa da un lato.

- Guardami, Angelus. Sei un vigliacco! – Angelus ebbe un moto di rabbia disperata a queste parole e le afferrò le braccia e strinse sempre di più. – Tu non capisci, Dawn, stare con me sai cosa vuol dire? Tu non ti rendi conto. – Dawn rimase impassibile e gli rispose scandendo lentamente le parole – Si che lo so, significa diventare come te. – Angelus scuoteva la testa. – Okay, adesso basta è finita Dawn. Mi spiace davvero di tutto e non sai quanto piccola. Quanto io non saprò dirti mai. Non ti chiedo di perdonarmi, non lo merito lo so-

 

Lei rimase immobile a fissarlo mentre lui se ne andava e poi le parole vennero da sole – Bene come vuoi tu, tanto prima o poi troverò qualche vampiro che in cambio di qualche carezza – e caricò di significato la parola - farà quello che gli chiedo. - Angelus si arrestò al centro della stanza, si voltò di scatto, aveva la faccia da vampiro e in un balzo le fu addosso – Tu non farai niente del genere. Stupida. – E ringhiò. Ma non servì a nulla Dawn continuava a guardarlo con aria di sfida, senza timore. Lui la strattonò un po’, ma lei rimase ferma e con lo sguardo fisso nel suo. Era lei la più forte adesso e lo sapeva. Poi le parole echeggiarono nella stanza e stupirono Angelus che spalancò gli occhi di vampiro.

- Io ti amo – disse Dawn con tutta la calma del mondo. Incredulo Angelus, allentò la presa, si domandava come lei potesse amarlo dopo quello che le aveva fatto. Poi lei avvicinò lentamente il suo viso a quello del vampiro, che continuava ad essere quasi stordito da quelle parole. Gli prese il volto tra le mani e lo baciò. Lui inizialmente non reagì, ma pian piano, si lasciò andare a quell’ abbraccio caldo, pieno di dolcezza e passione. Poi lei lo guardò di nuovo, scostò i capelli dal collo e glielo mostrò, lui esitò ma lei gli carezzò la guancia con la mano e poi sospinse la sua testa verso il suo collo.

- Tu mi ami? – chiese lei guardandolo con tenerezza – Oddio, Certo che ti amo Dawn, e per questo che non posso…- lei gli posò l’ indice sulle labbra e piegò nuovamente la testa da un lato mostrandogli il collo. Lui esitò ancora ma lo sguardo di Dawn, languido, deciso, calmo e sicuro come mai era stato, lo convinsero. Allora estrasse i denti e la morse dolcemente. Un bacio con cui le dava la morte e la vita insieme. Poi si aprì una vena sul petto e la offerse alle labbra di Dawn che bevve avida. Quanto tutto fu compiuto Dawn ebbe un mancamento e perse conoscenza, non seppe per quanto tempo rimase in quello stato. Si ritrovò sdraiata nel loro letto, si quello era il loro letto adesso, con Angelus steso al suo fianco che le carezzava dolcemente il viso con una mano. Lo guardò e gli sorrise lievemente. Lui rispose al suo sorriso e la baciò sulle labbra con dolcezza. Lei si sollevò sul un lato e lo baciò con passione attirandolo giù verso di se. Poi prese la sua mano e la portò sotto il pigiama e gli disse – toccarmi amore – era la prima volta che lo chiamava amore e le suonò strano ma bello. Lui le disse sorridendo – pensavo che non me lo avresti mai detto – e cominciò a carezzarle il seno e giù sino agli slip. Tutto adesso era diverso, aveva una luce diversa nuova, bella. Dawn gli sbottonò la camicia e i pantaloni, e vi infilò la mano. Adesso era sicura, serena. Cominciò ad accarezzarlo a toccarlo a sua volta, a baciarli il petto e giù sino alle sue parti intime. Lui la guardò come a dirle che non doveva se non voleva. Ma lei gli sorrise e proseguì. Quando lui sentì che non sopportava più il piacere e che stava per venire, l’ attirò a se la fece stendere sul letto e dolcemente le si adagiò sopra ed entrò in lei. Questa volta anche lei iniziò a muoversi lentamente, a tempo seguendo il suo ritmo, sempre più intenso sino a che non vennero insieme guardandosi ridenti negli occhi. E continuarono così sino all’ alba quando esausti e felici si addormentarono l’ uno nelle braccia dell’ altro.

 

Dormivano profondamente e non sentirono suonare alla porta, e non si accorsero nemmeno che qualcuno aveva sfondato la porta ed era entrato in casa.

- O mio Dio! Che cosa….. – L’ esclamazione urlata da Buffy che era ritta in piedi sulla porta della stanza, con lo sguardo sbigottito e gli occhi sbarrati, li fece svegliare di soprassalto. Dawn si mise a sedere, coprendosi con il lenzuolo.

- Buffy! – esclamò Dawn con terrore nella voce – Cosa ci fai tu qui? – Buffy sembrava disgustata da quello che vedevano i suoi occhi.

- Come hai potuto? Come avete potuto fare una cosa simile! – E strinse la mano attorno alla maniglia della porta. – Angel come hai potuto? Con mia sorella? Non è vero, questo non può essere vero. E’ un incubo, chiuderò gli occhi e tutto svanirà. – E chiuse gli occhi.

- Buffy, ascolta – disse Angelus con voce mortificata.

- Non ho nulla da ascoltare. Mi fate solo ribrezzo. Da te Dawn non me lo sarei mai aspettato. Essere pugnalata alle spalle, ma già avrei dovuto imparare da quella notte in cui mi cacciasti da casa giusto serpe? – Era adirata e forse anche un po’ ferita nell’ orgoglio.

- Buffy io – Dawn non sapeva cosa dire e ricordarle il fatto di averla cacciata di casa la ferì doppiamente.

- Buffy non essere ingiusta, non è colpa sua. Sono stato io. Ho fatto tutto io. Lei non voleva. –

- Cosa? Mi stai dicendo che l’ hai violentata? E’ così Dawn? – E la guardò fisso negli occhi. Dawn abbassò lo sguardo e rispose – No Buffy, non l’ ha fatto, io lo volevo quanto lui. – Per alcuni istanti ci fu silenzio. Lui a quelle parole si era voltato a fissarla intensamente. Poi Buffy sembrò quasi spaventata, fissando Dawn aveva visto qualcosa che l’ aveva spaventata. – Cosa hai fatto? Dawn! – Dawn capì al volo e si portò la mano sul collo.

Buffy si avventò contro Angelus, ma Dawn si frammise tra loro, e le disse – Buffy no, sono stata io a chiederlo. Io lo amo. E poi non sono mai stata umana Buffy, sono la chiave ricordi? Non sono diversa da prima, non ho perso la mia anima. Sono sempre io solo che adesso appartengo a lui –

Buffy abbassò le braccia e calde lacrime le scesero lungo le guance. E scese di sotto nel salotto. I due amanti si rivestirono alla meno peggio e la raggiunsero. Era accasciata sul divano e fissava il vuoto.

- Buffy ti prego – disse Dawn piangendo – cerca di capire noi non volevamo -

Angelus guardò Dawn e le disse – piccola ti spiace lasciarmi un attimo solo con tua sorella? – e le indicò con un cenno della testa la cucina. Dawn lo guardò e annuì. E andò in cucina.

Angelus si sedette accanto a lei e la guardò – Buffy, ascolta ricordi il discorso del biscotto mezzo cotto? Beh avevi ragione, tu non sai cosa vuoi e forse non lo saprai mai. Ed è giusto che tu cerchi te stessa. Ma questo vale anche per gli altri, non solo per te. Dawn sa cosa vuole, ieri notte sapeva esattamente cosa voleva e chi voleva. Voleva me. Ed io, per quanto strano e assurdo questo ti possa sembrare, volevo lei. E’ una scelta Buffy. Quella che anche tu prima o poi farai. Devi andare avanti. Noi ci siamo amati e per tanti anni abbiamo vissuto nel ricordo di quella notte di quell’ amore rubato alle tenebre. Ma la vita, beh qualsiasi cosa sia per un vampiro, va avanti. Io sono andato avanti ora tocca a te. –

Buffy piangeva, non aveva il coraggio di guardarlo, ma sapeva che quello che stava dicendo era vero. Per tanti anni aveva vissuto nel ricordo di quella notte, nel tentativo di farla rivivere. Ma ora si rendeva conto che era solo un ricordo, che non ci sarebbe mai più stata un’ altra notte come quella. Mai. E poi ripensò alle notti con Spike, e alle parole che lei gli aveva detto, proprio le stesse che Angel le stava dicendo adesso. E si rese conto di quanto si fosse sbagliata, di come l’ amore le fosse passato accanto e lei non lo avesse visto, anzi non lo avesse voluto vedere. Sospirò profondamente. Non era una che si abbatteva lei. Si alzò in piedi, era inutile la sua presenza lì adesso. Dawn aveva scelto la sua strada ed era con Angelus, qualsiasi cosa questo avrebbe comportato ora se la sarebbe cavata da sola. In quanto a lei doveva rimettere ordine nella sua di vita. E per prima cosa pensò, avrebbe fatto una visita alla cripta di un vampiro arrogante e presuntuoso, di sua conoscenza, che però forse la stava aspettando e che l’ avrebbe capita come nessun altro al mondo. Guardò un’ ultima volta Angelus negli occhi, accennò un sorriso un po’ triste, forse pensando a quello che avrebbe potuto essere e non era stato, gli carezzò la guancia e gli disse – Addio - e senza voltarsi andò in cucina da Dawn, che seduta su uno sgabello guardava sconsolata il rubinetto dell’ acqua gocciolare.

- Dawn, non ce l’ ho con te, ma credo di avercela con me stessa. – disse Buffy ma la voce tradiva emozione e dolore. – Senti le cose non saranno mai più come erano prima, ma tu resterai sempre la mia sorellina. Ricordalo sempre ovunque andrai. – e le lacrime riempirono nuovamente i suoi occhi. Anche Dawn stava piangendo ma non disse nulla, annuì col capo. Si abbracciarono.

 

- Ti voglio bene Buffy – e strinse forte la sorella – Anche io te ne voglio Dawn. – Rispose Buffy, poi uscì dalla porta della cucina e riprese il taxi che l’ aveva portata sino a lì, con il cuore in pezzi e senza sapere se e quando avrebbe rivisto le due persone che le erano state più care al mondo.

 

La casa era silenziosa, Dawn non sapeva cosa fare, se tornare in salotto o meno, non sapeva cosa avesse detto Angelus a Buffy e soprattutto si chiedeva se lui l’ amasse, oppure continuasse a pensare a sua sorella. Era strano ma in tutto quel tempo non ci aveva pensato, non se lo era mai chiesto.

 

- Amore cosa fai? – Quella frase la fece come risvegliare da un torpore che l’ aveva avvolta. Lo scrutò come a voler capire, scoprire i suoi più segreti pensieri. Lui le sorrise, un sorriso dolce e innamorato. E come se avesse colto al volo la sua domanda non fatta, le rispose – Sei tu quella che voglio Dawn. Sei tu quella che amo. – Lei sorrise e gli disse – Anche io ti amo. – Poi lo abbracciò e baciò intensamente sulle labbra. Mentre il giorno si avviava al tramonto, per loro iniziava una nuova notte e una nuova vita.