Fanfiction ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di riuscire a rintracciare l'autrice.

 

REVENGE

Di Spuffy

 

Tutto era iniziato una sera come le altre al bronze. Spike ci era andato per annegare il suo dolore per non pensare ancora a lei, per non sentire più. Gli bruciavano ancora dentro quelle parole dette con occhi di ghiaccio e voce tagliente: “sei una cosa disgustosa e cattiva!”. La odiava con tutta l’anima, che si era fatto ridare per cosa poi? Lei era comunque tornata con il suo adorato, maledetto Angel, e lui era morto ancora una volta. Incapace di andare avanti di staccarsi da lei non faceva altro che commiserarsi, disperarsi. Il tempo passava ma il suo dolore non si leniva, mentre la sua rabbia cresceva sempre più vedendo i due amanti felici. Il suo cuore ogni volta sussultava e si spezzava, tutto era diventato insopportabile. Fosse riuscito almeno a farla finita, invece nemmeno questo riusciva a fare. E poi quella sera, lo spettro della vendetta si presentò sotto la forma più impensabile e più inaspettata che lui avrebbe mai potuto immaginare. Era là in mezzo alla folla che ballava, e la mente di Spike corse alla prima volta che aveva visto la cacciatrice. Proprio lì in quel locale, anche lei ballava in quel modo sexy e provocante. Anche lei sorrideva ignara del futuro, ma in questo anche lui lo era stato. Altrimenti se solo avesse potuto immaginare anche una piccola parte di quello che sarebbe accaduto, sarebbe scappato a gambe levate con la sua Drusilla, via da quel posto maledetto. Invece era rimasto ed ecco a cosa era ridotto a un povero mezzo vampiro innamorato, respinto e disperato. Ma guardandola ballare nella folla, illuminata da una luce soffusa che faceva risaltare le sue forme ormai di donna. Un sorriso apparve sulle labbra del vampiro, quasi un ghigno. Anche lei adesso avrebbe conosciuto il dolore, avrebbe sofferto come mai, e si sarebbe maledetta. Lentamente sorseggiò la sua bevanda e si avviò al centro della pista dove era l’oggetto dei suoi pensieri. Dawn ballava allegra e spensierata, quando sentì come una presenza alle spalle e d’istinto si voltò e vide il vampiro che la fissava. – Ciao briciola, come stai? – Dawn gli sorrise, aveva sempre voluto bene a Spike, l’unico che l’avesse trattata da adulta e non da mocciosa. – Ciao Spikey – gli rispose con tono squillante e contento. – Sto bene e… - si fermò incerta se proseguire o meno. Sapeva quanto dovesse essere duro per lui quel momento, e non voleva ferirlo più di quanto avesse fatto sua sorella. – Stai tranquilla piccola – disse lui rassicurandola, avendo colto al volo i suoi pensieri – è tutto a posto –. Lei lo guardò un po’ triste e poi gli posò una mano sul braccio in segno di comprensione e di appoggio. Voleva fargli sentire quanto gli fosse vicina . Lui ricambiò con un cenno della testa e poi le disse con fare allegro e canzonatorio, tipico di Spike – che ne dici di far vedere a questi qui come si balla? –. Le prese le mani attirandola un po’ a se con fare innocente e malizioso allo stesso tempo. Dawn rimase un attimo perplessa, ma la cosa non le dispiaceva. E così si lanciarono nelle danze. Dawn in quel momento realizzò di non aver mai ballato con il vampiro ed era una strana sensazione. I suoi movimenti erano felini, avevano un che di sensuale che disorientava Dawn. Si sentiva impacciata quando lui la prendeva da dietro per i fianchi e l’attirava a se cingendole la vita con le braccia e le posava la testa sul collo. Stringendola a volte così tanto che i loro corpi aderivano completamente l’uno all’altro. Quando lui si accorse dell’imbarazzo di Dawn smise di ballare e la invitò a bere qualcosa e a fare quattro chiacchiere. Si sedettero ad un tavolino e parlarono tutta la sera, della scuola che Dawn detestava, di tutto tranne che di lei. Alla fine della serata, quando arrivò il momento di salutarsi. Lui la guardò intensamente e la baciò sulla guancia , un bacio dolce. Che riempì i stupore Dawn le cui guance si arrossarono leggermente a quel contatto freddo ma anche così pieno di … nemmeno lei sapeva dire cosa. Lo salutò nell’ imbarazzo più totale dicendo un – ciao a presto Spike – balbettando e anche inciampando nel gradino del marciapiede. E di certo sarebbe caduta se lui prontamente non l’avesse sostenuta afferrandola per la vita. – Oh scusami io…..- Dawn si liberò dalla presa e corse via. Mentre Spike sorrideva tra se e se, sarebbe stato più facile del previsto. E si diresse soddisfatto alla sua cripta. Da quel giorno Spike iniziò a cercare Dawn sempre più spesso. Si recava tutte le sere al bronze e al tramonto davanti alla biblioteca scolastica, dove sapeva poteva incontrarla. E infatti diverse volte Dawn era rimasta piacevolmente sorpresa nel vederselo davanti all’uscita, tutto sorridente, gentile e premuroso. Le sue amiche le avevano chiesto chi fosse quel bel ragazzo che la aspettava e lei aveva sempre evitato di rispondere chiaramente. Tutte quelle attenzioni non le dispiacevano e inoltre le piaceva far credere alle sue amiche che ci fosse del tenero tra lei e Spike. Lui le cingeva spesso le spalle e le diceva in tono molto basso e sensuale, piccola andiamo a fare un giro? O ti va di prendere un bel gelato insieme. Un giorno Dawn era insieme a tre amiche e ad un tratto si sentì avvolgere i fianchi in modo delicato ma anche deciso, ebbe un sussulto mentre le sue amiche restavano a bocca aperta. – Ciao tesoro, eccoti finalmente, è tanto che ti aspetto e lo sai che non posso fare a meno di te vero? – e le diede un bacio leggero sul collo. Dawn trasalì. Poi imbarazzata e confusa rispose – ciao Spike, io.. – ma non finì la frase, lui la stava trascinando via dolcemente. – Okay ragazze, Dawn vi saluta adesso è impegnata con me è stato un piacere – la prese per mano e la condusse alla macchina. Dawn lo guardò un po’ spaesata e gli chiese – Spike ma??- il suo viso era un grande punto interrogativo. Lui le sorrise e le disse serio fissandola dritta negli occhi – cosa c’è briciola, non è quello che volevi far credere alle tue amiche? – e sorrise. Dawn arrossì e distolse lo sguardo, non credeva di essere così trasparente. Poi lui riprese la sua solita aria scherzosa e continuò – dai briciola scherzavo, era tanto per ridere un po’ delle tue amiche – e le carezzò la guancia. A quel tocco Dawn trasalì ma non lo diede a vedere. Facendo finta di essere arrabbiata per lo scherzo strattonò il vampiro e poi salì in macchina, non sicura del tutto che fosse stato uno scherzo. Ma era troppo contenta, non voleva pensarci adesso alle conseguenze di tutto questo. Passarono la serata in giro per le colline a guardare le stelle, ascoltare musica e sgranocchiare smash mellows. Era così perfetto Dawn non si sentiva così felice e serena da prima che morisse la madre. Risero tanto e poi lui la riaccompagnò a casa e la salutò dandole un lieve bacio sulla guancia. Dawn si sentiva al centro dell’attenzione come non le capitava da molto ed era contenta. Passarono alcuni giorni senza che Spike si facesse vedere e Dawn cominciò ad essere inquieta e non sapeva spiegarsi bene il perché. In fondo Spike era sempre Spike, era sempre stato così imprevedibile, fuori dall’ ordinario. Ma lui le mancava, sentiva un vuoto quando non lo vedeva. Perciò fu molto contenta quando finalmente una sera se lo rivide davanti mentre era al bronze, aveva uno sguardo sfuggente e un’aria strana. – ciao briciola – le disse – beh che mi dici piccola? Sei venuta con la gang “tutti insieme appassionatamente!” –. Dawn sorrise a quell’affermazione e gli replicò in tono ironica – e tu dove hai messo la tua banda di morti viventi? – lui le sorrise un po’ sarcastico. – Dai balliamo, su briciola – e senza aspettare risposta le cinse la vita e l’attirò a se, questa volta non era uno scherzo. Dawn rimase un po’ interdetta, mentre un lento partiva e lui la stringeva al petto quasi a toglierle il respiro. Con una mano cominciò dolcemente ad accarezzarle la schiena, Dawn si sentiva stranita, non capiva bene cosa stesse succedendo. Poi lui fece una cosa inaspettata, avvicinò la bocca al suo orecchio e soffiò delicatamente e poi lo accarezzò con la lingua. – Spike – disse Dawn, con voce un po’ emozionata – cosa c’è piccola non ti piace? – le rispose Spike con voce sorpresa e dolce. – Non è que.. – e si interruppe – no, non lo so – Dawn era confusa e balbettava, aveva abbassato lo sguardo si vergognava. Spike le sollevò il mento e la guardò con i suoi occhi penetranti e pieni di desiderio che Dawn fu spaventata tanto erano profondi. Lui le sorrise e poi le disse con voce tornata normale – ora mi prendo una birra briciola, aspetta qui – Dawn non fece in tempo a rispondere che lui si era già allontanato. Restò un attimo interdetta, non sapeva se aspettare o andare via e decise per questa ultima ipotesi. Prese al volo il suo soprabito e guadagnò l’uscita. Era arrivata all’angolo quando si sentì afferrare per un braccio. Sobbalzò per lo spavento, e si voltò di scatto e di fronte si ritrovò il vampiro biondo che la fissava. – Beh è questo il modo di abbandonare il proprio cavaliere briciola? Così mi spezzi il cuore..- Dawn come colta in fragrante, riuscì a pronunciare solo parole sconnesse – io, beh… è tardi… la scuola… il fumo … dovevo uscire.. insomma –. E tacque abbassando lo sguardo. Lui sorrise divertito, quella ingenuità di Dawn lo faceva ridere ed un po’ eccitare a dire il vero. Accostò le sue labbra all’orecchio e le disse – cosa c’è piccola? Hai paura di me per caso? – Dawn rispose subito – no lo so che non puoi mordere ma …- e tacque di nuovo arrossendo violentemente. Lui appariva ancora più soddisfatto. E senza preavviso le sfiorò le labbra con le dita, e avvicinò le sue a quelle di lei quasi a toccarle. Dawn chiuse gli occhi in attesa spaventata a morte, lui la guardò sorrise e si allontanò. E come non fosse accaduto nulla le disse – su andiamo briciola ti accompagno a casa, è pericoloso girare da sola –. Dawn non fece in tempo a rispondere, lui l’aveva presa per mano e la conduceva verso casa. Dawn non parlava, il contatto con quella mano liscia e fredda le dava un senso di agitazione mai provato prima. Lui non la guardò per tutto il tragitto, davanti casa si salutarono. Dawn fece per avviarsi verso il portico, ma lui, la attirò a se tirandola per la mano che non le aveva lasciato. E Dawn andò ad urtare contro il suo petto, alzò lo sguardo con un espressione interrogativa e Spike la baciò. Non un bacio da amici ma un vero bacio, pieno di passione. Dawn che non aveva mai baciato si sentì davvero imbranata, rimase come pietrificata con la bocca semischiusa dallo stupore. E lui ne aveva approfittato per infilare la sua lingua e esplorare la sua bocca. Dawn aveva chiuso gli occhi e respirava affannosamente. lui l’aveva presa per i fianchi e l’aveva attirata a se, allacciandola al suo corpo. Infine si staccò da lei che rimase lì imbambolata ad occhi chiusi. Rise ad alta voce e le disse all’orecchio – notte piccola a presto – e sparì nell’oscurità. Quando Dawn riaprì gli occhi, erano lucidi dall’emozione e le guance erano due vampate di fuoco. Rientrò in casa stordita, ripetendosi dentro di se “Spike mi ha baciato perché?” era eccitata e sapeva che non avrebbe dovuto, che doveva evitare...ma evitare cosa? Perché Spike si era comportato così? Alla fine si convinse che doveva essere ubriaco come oramai accadeva spesso. Andò a letto con un senso di angoscia, e stentò a prendere sonno. Mentre nella sua cripta il vampiro gioiva di se stesso e di come presto si sarebbe ripreso la sua rivincita sulla cacciatrice. Le avrebbe fatto molto più male che se l’avesse picchiata a morte e questo lo faceva sentire meglio. Anche se doveva ammettere che era stato molto eccitante baciare Dawn, non se lo sarebbe mai aspettato. Le era sempre apparsa come una bambina, lagnosa e fragile. Invece al primo tocco era diventata fuoco liquido, gli piaceva la cosa e lo esaltava. Si addormentò all’alba con tutti i più cattivi propositi che un vampiro, cosa disgustosa e cattiva, potesse avere e volesse mettere in pratica.

La mattina dopo, a colazione Buffy notò che Dawn aveva un’aria un po’ strana sognante e agitata. Ma non le disse nulla, non voleva creare dei problemi adesso che le cose sembrava andassero per il meglio, e poi alla sua età anche lei spesso era così. Si salutarono come sempre anche se Dawn evitò il suo sguardo, come temesse che lei potesse leggerle dentro e scoprire tutto solo da uno sguardo. Si diresse a scuola, chiedendosi quando e se lo avrebbe rivisto e cosa sarebbe successo. Come si sarebbe comportato con lei, al solito oppure diversamente. Non dovette aspettare molto la sera stessa lo rivide, era anche lui al Bronze, questa volta non era solo ma con una ragazza alta bruna, occhi scuri e espressione assassina. Lei lo osservò per un istante e poi raggiunse i suoi amici “era ubriaco quel giorno” e si rassicurò, forse con una punta di delusione. Si incontrarono casualmente al bar, lei era andata a prendersi una coca e lui un bourbon. – Ciao briciola come va questa sera? – lei lo guardò un po’ imbarazzata, ma vedendo davanti a se il solito Spike, sembrò riacquistare fiducia e gli rispose: – Ciao Spike, bene grazie e te? – Spike la fissò un attimo, poi le disse – bene, anzi splendidamente non si vede – e le sorrise con un po’ di amarezza. Dawn si morse il labbro e desiderò togliersi al più presto da quella situazione confusa e imbarazzante per lei. – Okay Spike ora devo andare dai miei amici a presto – e si diresse dall’altra parte della sala dove era il suo gruppo. Quando due braccia le cinsero la vita, Dawn ebbe un brivido era lui lo sapeva, lo sentiva. – Balliamo briciola, dai è bello ballare con te – e senza aspettare risposta l’attirò a se in modo che il corpo di lei aderisse completamente al suo e cominciò dolcemente a dondolarsi. Dawn si guardava intorno in cerca di aiuto, ma era sola nessuno l’avrebbe strappata a quell’abbraccio avvolgente. Lui posò le labbra sul collo di lei, che avvertì un brivido caldo, cosa strana visto che le sue labbra erano fredde. Poi la fece girare lentamente e la attirò di nuovo a se. I loro visi erano vicinissimi, Dawn faceva di tutto per evitare che i loro occhi si incontrassero, Spike invece gli cercava insistentemente, aveva un’espressione seria concentrata. Infine con un dito le girò il mento in modo che si guardassero in faccia. E poi la baciò di nuovo, stringendola sino a toglierle il respiro. Quando le loro labbra si staccarono lui disse – sai Dawn ieri è stato bello, mi è piaciuto baciarti e vederti così imbarazzata e impreparata, ma anche così eccitata –. Dawn spalancò gli occhi e arrossì violentemente, dunque era così evidente quello che aveva provato. – Sta tranquilla piccola, è normale che a una donna faccia piacere quando un uomo la tocca –. Dawn fu delusa da quelle parole che le sembrarono, offensive più che un modo per rassicurarla – ora devo andare – disse con voce incerta. Lui sorrise e la strinse ancora di più poi con la mano le sfiorò delicatamente il seno, Dawn trattenne un gemito e chiuse gli occhi. Sempre sorridendo le disse – visto, è tutto normale briciola non temere – poi la lasciò andare –.

Adesso sarà meglio che tu vada, ci rivediamo uno di questi giorni piccola – e le carezzò il viso con il palmo della mano. Quando Dawn riaprì gli occhi lui era sparito. Dawn solo allora si rese conto che ansimava e per la prima volta avvertì una sensazione di bagnato e di calore tra le gambe, che le tremavano. A passo incerto raggiunse il tavolo dei suoi amici e con la scusa di essere stanca si fece riaccompagnare a casa. Aveva un po’ paura adesso, non di Spike ma di se stessa, e di tutto ciò che di lei non riusciva a controllare come ben gli aveva mostrato Spike quella sera.

La notte per Dawn fu popolata di sogni agitati e strani, in cui appariva sempre Spike che la mordeva e la uccideva. Era spaventata ma anche affascinata dal vampiro e non riusciva a non pensarci. I giorni successivi però trascorsero senza incidenti e Dawn cominciò a pensare sul serio di aver immaginato tutta la storia, ma gli avvenimenti dovevano darle torto. Una sera che Buffy era di perlustrazione, qualcuno bussò alla porta, Dawn corse ad aprire. Pensava fossero Tara o Willow che venivano a tenerle compagnia, invece si ritrovò Spike avanti. – Ciao briciola – le disse con fare sereno e normale. –Ciao Spike – rispose lei e restò sull’ uscio in attesa che lui le spiegasse il motivo della sua visita. Poi subito aggiunse – Buffy non c’è – di solito lui veniva a cercarla. Invece questa volta lui la guardò fisso e le disse – si lo so non sono qui per Buffy – Dawn sgranò gli occhi. – E … cosa vuoi? – disse balbettando, mentre un brivido la scuoteva. – Vediamo un po’ – iniziò lui con fare canzonatorio – cosa può volere il bad Spike? Da una così pura e virtuosa fanciulla? – E la guardò così intensamente che Dawn arrossì tutta. Lui allora si avvicinò con fare lento e sicuro di se, sfoderando il suo sorriso demoniaco. Dawn indietreggiò ma non riusciva nemmeno a muoversi tanto era spaurita e agitata. E urtò contro la porta di ingresso, sussultando mentre Spike con un braccio le bloccava il passaggio a destra. Lui seguì con lo sguardo i contorni del suo viso e si concentrò sulla bocca che ora disegnava con il suo pollice. Cercò di baciarla ma lei girò il capo dall’atra parte nascondendo il suo rossore. Lui la costrinse a girarlo e la baciò. Dawn era incredula, la stava baciando di nuovo “deve essere impazzito di certo” si disse. Quando smise di baciarla, ancora con la voce roca Spike le chiese – allora ti è piaciuto Dawn? –. Dawn cercò di nascondere il turbine di emozioni che la stava attraversando. – Non voglio Spike, lasciami – disse con poca convinzione. – Ah no? Che strano a me poco fa sembrava di si – Dawn continuò più decisa –. Beh ti sbagliavi – e fece per staccarsi da lui, che la trattenne e le rispose – ah davvero mi stavo sbagliando? A me non sembrava proprio –. Una mano scivolò sotto la maglietta di Dawn e cominciò a toccarle con decisione e in modo sensuale il seno. Dawn questa volta non riuscì a trattenere un gemito di piacere e Spike si sentì soddisfatto di quello che stava accadendo sotto i suoi occhi. La piccola Dawn si stava trasformando sotto il suo tocco in una donna eccitata e desiderosa di quello che lui le faceva. – Allora …ripeti la storia che mi sto sbagliando – Dawn si aggrappò alle braccia del vampiro mentre lui con la mano aveva preso a stringere il suo seno sempre più. Poi con un movimento inaspettato le aveva sollevato la maglietta, e le aveva lanciato uno sguardo maledettamente divertito e malizioso, ma Dawn non lo aveva visto perché continuava a gemere e tenere gli occhi chiusi. Quando sentì la lingua del Vampiro leccare lentamente il suo capezzolo, ebbe un sussulto e riaprì gli occhi. Spike la stava ancora guardando divertito e in quel mentre iniziò a succhiare il suo seno. Dawn emise un piccolo gridò mentre aveva puntato le mani sulle spalle di Spike e cercava di allontanarlo da lei. Ma lui succhiava sempre più intensamente e la mordicchiava tanto da farle venire i brividi e lei smise di lottare e si lasciò andare a quella sensazione di calore e di solletico intenso. Quando Spike sentì che il suo piacere cresceva si staccò da lei e le disse – a quanto pare non ero io quello che si sbagliava. Non è vero briciola?– Dawn riaprì gli occhi e provò una vergogna immensa, era lì seminuda davanti a lui che la fissava con aria arrogante e maliziosa. Una vampata di calore le salì al viso e in fretta cercò di coprirsi alla meglio, ma lui le fermò la mano e le disse con voce sensuale. – No, non coprirti, sei così bella che è un peccato – e continuò ad accarezzare voglioso il seno di dawn. Che riprese ad ansimare e gemere, mentre Spike rideva sempre più soddisfatto. Una lacrima infine scivolò lungo la guancia di Dawn, e cadde sulla mano di Spike che si fermò stupito. E come spaventato la guardò era così bella, poi delicatamente la coprì. Le accarezzò la guancia e se ne andò via sospirando. Lungo il viale pensava a quello che era successo e si diceva – Oh bloody hell ma che ti prende Spike? Insomma era fatta, era lì ti bastava allungare la mano e niente ti avrebbe fermato. - Poi come per trovare un appiglio pensò – ci vuole tempo e poi vedrai, vedrai il regalo che ti farà Spike tesoro – e sorrise accentuando la sua andatura baldanzosa.

I giorni trascorsero in una calma apparente, anche se Dawn adesso quando camminava per strada spesso sobbalzava al primo rumore ed evitava di restare da sola. Sapeva forse in cuor suo che non avrebbe resistito a Spike, non avrebbe potuto. Buffy rivedeva se stessa in Dawn e anche se la vedeva a volte ombrosa non si preoccupava troppo. Pensando a tutte le pazzie che lei aveva fatto e a volte sorrideva, le mancavano in fondo quei tempi. – Questa sera andiamo tutti al bronze Will ha appena superato un esame difficile e vuole festeggiare – Le disse. Dawn ebbe un moto sentendo quel nominare quel posto. Stava per dire che avrebbe preferito restare a casa, quando il pensiero di restare sola … come l’ultima volta la fece rabbrividire e non fiatò. Come sempre il sabato sera il locale era affollatissimo e Buffy e Angel furono presto risucchiati dalla pista da ballo. Mentre Xander cercava di adescare qualche ragazza “umana” possibilmente. Willow era così felice con la sua Tara che anche se fosse venuta l’apocalisse non se ne sarebbe accorta. Dawn si sentiva ancora più sola, non voleva stare seduta a guardare loro che si divertivano, e cominciò a girovagare per la sala. E mentre passava sotto la scala si trovò di fronte Spike, sembrava allegro. – Ciao piccola, sei più bella che mai questa sera –. Dawn esitò un momento e si guardò intorno – grazie Spike – e le sue guance arrossirono.

Anche se lei dentro di se ripeteva “non arrossire, non arrossire!”, dallo sguardo divertito che lui le stava lanciando Dawn capì che doveva essere un peperone. – Sai piccola vorrei proprio sapere a cosa pensi quando fai così – e sorrise lanciandole uno sguardo complice. Dawn divenne ancora più imbarazzata ed impacciata. – Beh sarà meglio che vada gli altri mi..- ma non riuscì a finire la frase perché Spike la interruppe dicendole sarcastico. – Ma per carità, nessuno ha notato la tua assenza Dawn, sono tutti presi da se stessi per pensare a una bambina –. Dawn gli lanciò uno sguardo carico di rabbia – io non sono una bambina hai capito – e aveva alzato i pugni. Spike sorrise e le rispose al volo – bene allora se è così che ne diresti di fare le cose dei grandi …? – e ammiccò a due che stavano pomiciando più in là poggiati alla parete. Dawn guardò stupita e incredula prima la coppia e poi Spike, doveva essere ridicola. – Io… io…… - oddio non sapeva cosa dire adesso “aiuto cosa faccio? “ pensò disperata, ma Spike non voleva parlare. Senza aspettare la frase intelligente che Dawn cercava di elaborare, ancora una volta la prese tra le braccia – è inevitabile briciola – le disse e la baciò. Questa volta il bacio fu più lungo e intenso, e non si fermò solo alle labbra. Era un movimento di tutto il corpo. L’aveva spinta contro una trave del sottoscala e il suo corpo premeva contro quello di lei. Mentre le mani di lui scivolavano sul suo corpo, desiderose di accarezzarla, di scoprirla. Il bacino si spingeva dolcemente verso di lei. Dawn questa volta aveva risposto al bacio. Anche se a dire il vero non sapeva cosa stesse facendo di preciso e se fosse baciare il suo. A Spike però sembrava piacere. Riprese fiato un attimo e le sorrise e poi continuò a baciarla. Infine si staccarono, Dawn respirava a fatica era scomposta ed eccitata, mentre lui si passava una mano tra i capelli dicendo – Wow, Dawn non immaginavo che tu…- ma Dawn non aspettò che finisse la frase, scappò via agitatissima. Spike continuò a fissarla mentre spariva tra la folla – accidenti chi lo avrebbe mai detto – e sorrise tra se. Dawn si sedette al tavolo e non si mosse più.

Nelle successive settimane Dawn riuscì ad evitare di incontrare Spike da sola, un paio di volte lo aveva visto, ma era con Willow o con Tara, si erano salutati come sempre agli occhi degli altri, ma lei notava il modo in cui l’aveva guardata. Il modo in cui si soffermava sulle labbra con lo sguardo e sui seni, e cercava di evitare il suo sguardo che era fisso su di lei.

E infine accadde proprio “l’inevitabile” come aveva detto lui. Una sera suonarono al campanello era Spike con coca cola, pizza e un film a noleggio. Dawn lo guardò con aria interrogativa – che ci fai qui? – gli disse. - Mi ha chiamato Buffy briciola – rispose lui con un sorrisetto falsamente ingenuo. Buffy fece capolino sulle scale e lo salutò dicendogli – Ciao Spike, grazie di aver accettato, sei stato gentile –. Dawn la guardò stupita e le domandò – accettato cosa Buffy? –. Buffy la guardò e le disse – ma come Dawn sai che questo weekend io e Angel andiamo a L A., e Willow e Tara hanno da fare. Pertanto…Spike si occuperà di te come al solito, perché ti sconvolge tanto la cosa Dawn? –. Dawn arrossì un solo attimo e rispose – no, no non è questo e che…- e non continuò la frase. – Va bene Dawn ti capisco, è tutto a posto – poi guardando in direzione delle scale gridò – Amore sei pronto dobbiamo andare –. Una voce da su rispose – arrivo Buffy – e poco dopo Angel apparve sulle scale che scese velocemente. Salutarono e uscirono di casa. Dawn era rimasta in piedi nel soggiorno, terrorizzata al pensiero di quello che…. Non poteva nemmeno pensarci, a quello che adesso sarebbe potuto accadere. Spike richiuse la porta e voltò la testa inclinata verso Dawn, sorridendo. – Visto briciola “inevitabile” – Dawn si agitò terribilmente a quella frase e comincio a parlare a raffica.

– Bene che film hai portato? Ce lo vediamo e mangiamo le patatine? – disse speranzosa. Lui la guardò e rispose – Okay ora lo metto su - e inserì la cassetta nel Vcr. - Come si chiama? - chiese Dawn – l’ amante – rispose secco lui dirigendosi verso il divano. Dawn rimase a bocca aperta – ma forse non è adatto a un…- Spike rise fragorosamente – Una bambina – e sottolineò il temine. Dawn strinse le mani sui pantaloni – non sono una bambina – bene disse lui e le si sedette accanto. Il film iniziò e tutto sembrò procedere per il meglio, poi vennero le scene roventi, Dawn arrossì e cercò di non guardare il film. Spike la fissò e sorrise. Poi lentamente si inclinò verso di lei, Dawn scattò e si alzò in piedi. - Ehi tesoro sta calma voglio solo una patatina – e sorridendo prese una manciata di patatine dal sacchetto che era posato sul tavolino accanto a Dawn.

Che lo guardò un po’ sospettosa, poi un po’ rassicurata si risedette. Lui però si girò di scatto e l’ attirò a se tenendola per i fianchi – mi è piaciuta molto questa scena che ne dici di…. – e attese guardandola smanioso, ma Dawn non fiatò era troppo spaventata, agitata con un nodo allo stomaco.

– Ah dimenticavo voglio anche te – aggiunse con la sua espressione divertita di scherno. E cominciò a baciarle il collo, scostandole i capelli e subito dopo infilò le mani sotto la camicetta. Dawn gemette a quel contatto freddo, e cercò di tirarsi indietro. Lui allora con il peso del suo corpo la stese sul divano bloccandola e le sbottonò la camicetta. Ora la sua pelle era nuda e lui fissava i suoi seni pieno di desiderio di lei. Li sfiorò delicatamente, sentendo sussultare il corpo di Dawn, che provava sensazioni a lei sconosciute e intense. – Mi piaci piccola, mi fa impazzire il tuo modo di … eccitarti e di godere – Dawn era arrossita di nuovo. Aveva ripreso a baciarla e le sue labbra scivolarono lungo il collo e giunsero al suo seno. Afferrò un capezzolo tra le labbra e cominciò a succhiare dolcemente e poi via, via in modo sempre più voglioso. Dawn era allibita e impreparata a tali sensazioni, che era totalmente incapace di controllare. Gemeva e ansimava, ingenuamente, mentre il vampiro si eccitava ad ogni bacio e morso che le dava. Poi cominciò a far scivolare la mano lungo le cosce, Dawn si irrigidì e socchiuse le gambe dicendo tra gemiti e lamenti – no ti prego basta Spike, no – ma Spike non voleva sentire ragioni e cercò di forzare la sua stretta, ma non ci riuscì agevolmente. Seccato le mordicchiò più forte il capezzolo e Dawn, provò un piacere intensissimo e istintivamente divaricò le gambe. Spike sorrise, ora conosceva un suo punto debole. Infilò la mano negli slip, mentre lei cercava di richiudere le gambe. Il tocco del vampiro fu intenso e Dawn si bagnò immediatamente. Spike rideva, della sua ingenuità, della sua dolcezza e del suo pudore. Si eccitò in maniera imprevista a guardarla e a sentirla così vogliosa e piena di piacere. Dopo un po’ quando la sentì rilassata, le prese una mano e se la portò nei jeans, ma Dawn ebbe come un brivido e si tirò indietro. – No – disse quasi urlando. Spike allora si fermò, stette un attimo a fissarla e poi disse con tono gentile – va bene come vuoi tu piccola - e si sollevò liberandola. Dawn si coprì e si riordinò un po’. Non osava guardarlo, tanta era l’agitazione e la paura, paura che lui vedesse in lei, scorgesse quello che veramente lei sentiva e voleva in quel momento. Ma Spike non la guardò appositamente come preso tutto dai suoi pensieri. Si accese una sigaretta e le disse – vado un attimo a prendere una boccata d’aria, tu datti un’ aggiustata – e uscì.

Fuori nel portico all’ aria aperta Spike imprecava contro se stesso “accidenti ma che diavolo, è una mocciosa, è troppo facile così. Non riesce nemmeno a resistere 5 minuti prima di … ahhh! Basta, sei qui per vendicarti o no?” e mentre diceva queste parole ripensò alla scena a cui aveva assistito un’ora prima. Lei con il maledetto vampiro sempre sull’orlo di una crisi depressiva “oh mio dio perdonami cosa ho fatto negli ultimi due secoli della mia esistenza”. E provò di nuovo un senso di rabbia, guardò verso la porta, gettò via il mozzicone di sigaretta. Si passò una mano tra i capelli, diede due profondi respiri e rientrò in casa.

Tutto era silenzio, Spike, percepì l’odore di Dawn che saliva per le scale. Era andata di sopra, era scappata per meglio dire. Doveva essere spaventata a morte. Rimase un attimo interdetto “sei un vampiro un vero Bad Boy Spike” e salì le scale diretto alla stanza di Dawn. Si fermò davanti alla porta nell’atto di bussare, poi ci ripensò. “Al diavolo briciola” si disse e ridiscese le scale. Riavviò il Vcr e continuò a vedere il film. Si addormentò e quando si risvegliò era quasi l’alba. Dormire su quel divano non era stata una buona idea, era tutto indolenzito. “E pensare che adesso potevo essere comodamente sdraiato su un bel letto con una bella ragazza calda accanto appena …” si fermò soprappensiero. L’immagine che gli si era prospettata davanti lo aveva spiazzato. Gli era piaciuta, anche troppo per uno che cerca solo vendetta. Scosse la testa e si alzò. Doveva preparare la colazione e farla anche lui, non voleva pensare ad altro per adesso. Dawn dal canto suo non aveva chiuso occhio per tutta la notte si era barricata in camera con quintali di aglio e croci che aveva preso dalla stanza di Buffy. In ascolto,

attese l'alba e poi si addormentò. Si svegliò che era mattina inoltrata, aveva fame. Si lavò velocemente e cambiò, jeans e maglione larghissimo. Scese di sotto, sentì trafficare in cucina, sapeva essere Spike, e per un secondo fu davvero sul punto di tornare di sopra e non mangiare. Ma poi si fece forza e entrò in cucina Spike sembrava indaffarato dietro i fornelli. Era allegro – ciao piccola, su dai vieni a mangiare la colazione è quasi pronta. -

Dawn si sedette a occhi bassi, sentiva che se lo avesse guardato sarebbe arrossita e lui avrebbe capito tutto. Lui si sedette di fronte a lei e iniziarono a mangiare. In silenzio, c’era qualcosa nell’ aria. Dawn forse ancora inesperta non poteva percepirlo appieno o comprenderlo, ma il vampiro lo avvertiva chiaramente. Continuavano a restare in silenzio, lei con gli occhi bassi e lui che la fissava intensamente senza fiatare. Poi lei non ce la fece più, fu come un attimo di follia, di rabbia, di delusione e dolore insieme. Si alzò in piedi, prese la bottiglia del latte e gliela scaraventò contro, ma Spike da bravo vampiro aveva ottimi riflessi e la evitò facilmente.

– Cosa ti prende? – disse lui seccato e stupito.

– Vattene via, voglio che tu vada via – e corse via.

Spike la inseguì e fece in tempo a trattenerla, prima che uscisse per strada dove, visto che era giorno, non avrebbe potuto seguirla.

– Cosa c’è Dawn? – ripeté lui un po’ dispiaciuto e maledicendo le sue “brillanti idee riguardanti le ragazze Summers”. Cercò di essere gentile, ma lei si rinchiuse a riccio. E con sguardo duro gli disse

– aveva ragione mia sorella sei una cosa cattiva e disgustosa – e corse su per le scale.

Spike rimase lì sulla soglia con lo sguardo perso. Quelle parole quel viso infervorato lo colpirono duramente e pian piano in lui la rabbia crebbe a dismisura.

“Questa volta te la sei cercata briciola” disse dentro di se e corse su per le scale. Lei si era chiusa dentro. Lui con un calcio buttò giù la porta. Dawn lanciò un grido. Appena entrato nella stanza l’odore di aglio e la vista delle croci lo stordirono, ma la rabbia ormai era tanta, troppa per fermarsi.

Si avvicinò al letto e senza dire nulla afferrò Dawn per i polsi e la trascinò fuori. – Lasciami, lasciami andare Spike – gridava, ma Spike era ormai sordo ad ogni sua richiesta. Usciti dalla stanza la scaraventò contro il muro e le si fece incontro schiacciandola con il proprio corpo contro la parete. E cominciò a baciarla con foga ma anche rabbia – sono una creatura cattiva e disgustosa? Bene vediamo quanto cattiva e quanto disgustosa per te – e le strappò il maglione con un moto di rabbia. Poi iniziò a toccarla smanioso, prese un capezzolo in bocca e iniziò a succhiare. Dawn si eccitò e cominciò a piangere, ma questa volta le sue lacrime non lo fermarono, anzi forse nello stato in cui era lo eccitarono ancora di più. Gemeva disperatamente, in cerca di requie, ma Spike non avrebbe avuto pietà. Portò una mano sulle gambe di Dawn, che avrebbe voluto difendersi, ma Spike sapeva qual era il suo punto debole e lo sfruttò. La morse leggermente sul seno e Dawn capitolò lasciandogli libera la strada verso i suoi slip. Spike sorrise, continuava a piacergli quel suo modo di essere. I gemiti di Dawn divennero ritmati, seguivano i movimenti di Spike. Che aveva smesso di mordicchiarle il seno, continuando a toccarlo in modo sensuale con le mani, guardandola divertito. Era davvero stupendo stare a guardarla, mentre diventava una donna. Accelerò leggermente il ritmo per vederla sussultare e così fu. – Dai piccola così, godi, non ti preoccupare di niente altro, senti solo me su di te. Avanti così brava. – Dawn aveva iniziato impercettibilmente a dondolare il bacino e questo lo faceva davvero impazzire. Non pensava si sarebbe sentito così coinvolto. Pensava in una cosa rapida senza complicazioni, invece non era così. Ma non voleva pensarci adesso. E cominciò a muovere l’indice con più intensità tanto da farla quasi guaire. Lei cercò di divincolarsi, ma lui la teneva schiacciata contro il muro e le faceva sentire attraverso i jeans la sua eccitazione. Dawn era rossa come mai in vita sua. – Ti prego Spike – disse ansimando. Spike la guardò, era davvero bella la sua Dawn, e accelerò il movimento della mano e poi improvvisamente al culmine la ritirò. Dawn si aggrappava disperatamente alle spalle del vampiro ed emise un lamento di insoddisfazione. Lui si scostò da lei e si adagiò con la schiena sulla parete.

Dawn ancora incredula si mosse senza sapere bene dove andare, ma Spike la trattenne per un braccio, lei lo guardò un po’ spaventata. Lui le prese la mano e dolcemente le disse – andiamo piccola – e la portò di sotto. Dawn lo seguì senza opporre la minima resistenza. La fece adagiare sul divano, si liberò della maglia e dei pantaloni. Dawn aveva chiuso gli occhi e il suo cuore batteva all’impazzata. Finì di spogliarla e si adagiò sopra di lei – lo so Dawn, lo sento – le disse carezzandole i capelli

– so che mi vuoi, e che vuoi che io …-

ma Dawn lo interruppe con uno sguardo supplichevole

– no non è vero –.

Lui fece scivolare la mano tra le gambe di Dawn e aspettò la sua reazione – lasciami – disse lei, ma pian piano l’espressione contrariata si sciolse in una di piacere. Lui avvicinò il viso a quello di Dawn e le chiese nuovamente – devo lasciarti Dawn? –.

 

Questa volta Dawn, rispose – Sì…- un gemito – No, continua – ammise e Spike sorrise. Le si adagiò sopra e le sfilò le mutandine, adesso le loro parti intime si sfregavano tra loro, il che rendeva tutto più eccitante.

– No io non voglio…- disse lei subito allarmata

– okay tesoro quando ti sentirai pronta. -

Poi prese la mano di lei e le disse – avanti adesso fallo tu –.

Lei arrossì e poi candidamente gli domandò a bruciapelo fissandolo con aria di chi ha bisogno di sapere di credere in qualcosa di buono.

– Spike perché? – e ci fu silenzio. Lui che aveva chiuso gli occhi e si era lasciato andare a quel tocco, li riaprì di scatto e la fisso stupito. Non si aspettava quella domanda “e adesso? Che le racconto?” si chiese in cerca di una risposta plausibile.

Poi le parole vennero da sole – perché mi piaci piccola, perché sei dolce, sei così ingenua e vera, perché…mi fa impazzire stare a guardare la tua espressione, il tuo corpo mentre ti ecciti. Perché sei l’unica che non mi ha guardato come un mostro – e si fermò un attimo a fissarla. Anche Dawn lo stava fissando, poi inaspettatamente lui sentì la mano di lei muoversi su di lui e gemette. Continuando a guardarla stupito, Dawn accennò un lieve sorriso anche se era ancora un po’ spaventata e si spinse verso la mano di Spike che era rimasta immobile su di lei. Spike capì al volo e riprese a toccarla e un sorriso dolce si dipinse sul suo volto. Quando la sentì al massimo dell’eccitazione si fermò di colpo, e ritirò di nuovola mano. Dawn riaprì gli occhi stupita e un po’ contrariata – Spike – disse. Lui le posò l’indice sulla bocca poi tolse la mano di lei e cominciò a baciarla teneramente sulle guance sul collo e poi sulla bocca. Poi lentamente portò la mano nuovamente sulla femminilità di Dawn e cercò con cautela di spingersi leggermente in lei, ma Dawn si agitò subito e si oppose. Spike allora tolse la mano e cominciò ad accarezzarla sui fianchi le gambe le braccia e la guardò. Dawn lo fissava un po’ preoccupata, allora lui sorrise dolcemente e sfregò il suo naso contro quello di lei facendola sorridere. E riprese a toccarla come prima, riaccendendo il piacere in lei. Poi mentre accelerava un po’ il movimento, con un dito cercò nuovamente di entrare in lei. Dawn ebbe una reazione incerta, da una parte il piacere la spingeva a non fermare la mano di Spike, ma dall’altra la paura la faceva agitare e cercava di fermarlo. Spike sapeva che era spaventata e questo, essendo un predatore non faceva altro che eccitarlo di più. – Dawn cosa vuoi fare dimmelo – e la guardava mentre continuava a toccarla e a provare a superare il limite. Dawn non rispondeva, continuava a trattenergli il polso con la mano, pur non fermandolo del tutto. Spike era eccitato, la desiderava intensamente e al punto in cui si trovava non sarebbe stato in grado di fermarsi.

- Okay tesoro, non ti preoccupare di nulla lascia fare a me, vedrai andrà tutto bene non ti farò male–

Dawn sussultò, non voleva aveva troppa paura e strinse il polso di Spike cercando di chiudere le gambe. Spike sospirò e si liberò facilmente della sua stretta. Le prese i polsi cercando di non farle male e glieli portò sopra la testa. Li trattenne con una mano mentre con le sue gambe allargava quelle di Dawn, che spaventata, cercava di liberarsi.

– No lasciami Spike, no non voglio, ti prego noooo – era così bella quando si agitava. Le guance arrossate, gli occhi lucidi e un po’ spauriti, quell’ espressione da cerbiatto, i capelli sparsi ovunque e tutta disordinata. “E' davvero eccitante” pensò dentro di se il vampiro.

– Non aver paura Dawn, sino ad ora ti è piaciuto vero? Vedrai questo ti piacerà ancora di più – ma Dawn non sentiva ragioni

– no, no non sarà così, lasciami, ti prego – Spike la guardò un attimo senza fiato (beh questa per un vampiro non era una novità) e poi le si distese sopra. Dawn era sempre più agitata ed irrequieta – calmati tesoro non fare così vedrai andrà tutto bene parola di Spikey – ma Dawn non si calmava. Lui cominciò a baciarla e a accarezzarle il seno, e il respiro di Dawn accelerò ancora di più e iniziò a rilassarsi. Dopo un po’ Spike fece scivolare la mano su di lei sino alla sua femminilità, Dawn ebbe la reazione istintiva di serrare le gambe, ma le gambe di Spike la bloccavano e cominciò a eccitarla.

Dawn emise un lamento e poi un gemito. Senza smettere, lentamente con due dita dischiuse la fessura e si sollevò leggermente per avvicinarvi il suo membro. Dawn riuscì a liberare una mano e cercò di allontanarlo – no, no Spike no – Spike si fermò, bloccò la mano di Dawn e la riportò sulla sua testa. Poi, con l’altra mano sfilò la cintura dei pantaloni, che erano accanto al letto. E le legò i polsi in modo da non farle male mentre Dawn sconvolta diceva – no, no ti prego lasciami, non voglio –. Legò la cintura al braccio del divano, poi finalmente con le mani libere cominciò ad accarezzarle il collo, che poi baciò con tenerezza. Mentre le mani scivolavano sui seni e si soffermavano a giocherellare con i capezzoli di Dawn. Tra un bacio e l’altro lui le parlava – non aver paura briciola, vedrai sarà bello, ti piacerà e vorrai farlo ancora e ancora –.

Lentamente prese tra le labbra un capezzolo e iniziò a succhiarlo, sfiorandole l’altro delicatamente con la mano. Dawn gemette oramai presa completamente dal piacere che lui le stava dando

– Spike basta, non ce la faccio ti prego – lui sorrise.

– Oh questo è solo l’inizio tesoro, il bello deve ancora venire – e poi la mano scivolò nuovamente tra le gambe, anche questa volta vi fu un debole moto di opposizione di Dawn, che era in preda al piacere che le labbra di Spike su di lei le stavano dando. Quando la sentì completamente bagnata e pronta, allora Spike nuovamente si sollevò leggermente per adagiare la sua virilità sulla femminilità di Dawn, che a quel contatto contrasse i muscoli.

– No – disse in un sussurro, era spaventata. Spike riprese a toccarla intensamente e a farla eccitare. E fu tanto veemente che Dawn emise dei forti gemiti ripetuti, il che fece eccitare il vampiro che rimase per alcuni secondi a guardarla contrarsi sensualmente. Doveva essere sua, la voleva disperatamente. E mentre pensava questo cominciò a spingersi in lei lentamente e cautamente, non le avrebbe mai e poi mai fatto del male. Dawn si lamentò – nooo – Spike si fermò e cominciò a carezzarle i capelli e a baciarla – sch, non aver paura stai tranquilla rilassati tesoro – ma Dawn si irrigidì, e lui riprese a toccarla con la mano dopo un po’ si rilassò nuovamente e lui si spinse ancora un po’ in lei, di nuovo si irrigidì e lui si fermò, contraendo i muscoli nello sforzo di dominarsi e di non abbandonarsi alla sua voglia. Dawn adesso si sentiva in trappola voleva fuggire ritrarsi e cominciò a muoversi con tutto il corpo, Spike cercava di tenerla ferma il più possibile e le diceva – non così, non così Dawn, sta ferma così non mi aiuti – ma Dawn continuava preda del panico. Spike cercava di non perdere la concentrazione. Ricordandosi il suo punto debole, le diede due o tre morsi sul seno e lei inarcò i fianchi non riuscendo a trattenere il piacere e Spike ne approfittò per spingersi ancora un po’ in lei. Dawn gemette e tirò allo spasimo la cintura nel tentativo di liberarsi. Un altro morso e lei si inarcò ancora consentendo al vampiro di entrare ancora un po’ in lei. Spike era serio e sotto sforzo, ma cercava comunque di rassicurarla, baciandola sul collo, accarezzandole il viso. Dawn nel disperato tentativo di fermarlo strinse le gambe sui fianchi di Spike E spinse contorcendosi. Quello che Dawn ingenuamente non sapeva e che quel movimento avrebbe causato a Spike sì un intenso dolore ma anche un intenso piacere, che non poteva controllare e così lui disperato tra i denti le disse – Dawn nooo, non farlo – ma era troppo tardi oramai, perse il controllo, le bloccò i fianchi e si sollevò di nuovo un po’, per sistemarsi per bene su di lei e poi delicatamente ma con decisione si spinse in lei. Dawn cercava di muoversi di reagire ma questa volta era bloccata e lui non si fermò. La fissava, i suoi occhi erano pieni di desiderio di bisogno di farla sua e Dawn era spaventata da quella intensità, sentì che non si sarebbe fermato più. – Spike – gridò, ma lui ormai aveva iniziato a spingersi ritmicamente in lei. Due spinte più vigorose, tra i gemiti di Dawn ed era tutto in lei, si fermò solo allora e respirò gemendo. Poi lentamente cominciò a muoversi, mentre lacrime attraversarono il volto di Dawn, che con le dita stringeva le lenzuola per la quale le emozioni e sensazioni provata erano state troppo intense da gestire. Spike le accarezzò la guancia e le disse – ecco tesoro ora sei mia, mi senti dentro di te vero, stai tranquilla, ora sarà tutto più facile vedrai – continuando a muoversi su di lei. I lamenti iniziali di Dawn si trasformarono prima in gemiti sommessi e poi in gemiti intensi. Spike sorrideva nel vederla nuovamente in preda al piacere e accelerò pian piano il ritmo, trasformandola così in una donna. Dawn si contorceva e tirava la cinta che le tratteneva le mani. Allora Spike con un gesto la liberò e Dawn piantò le unghia nelle spalle di Spike attirandolo a se. Lui trattenne a stento un urlo, e le sorrise eccitato – tesoro piano – e poi sentendola pronta si lasciò andare e le impose il suo ritmo, liberando la passione e il desiderio che aveva di lei. Quando la sentì urlare incapace di trattenersi, e la vide venire allora si lasciò andare anche lui e venne in lei, adagiandosi subito dopo sul suo seno e accarezzandolo dolcemente con la mano. Dawn respirava un po’ affannosamente, gli piaceva sentire il respiro della ragazza piano, piano normalizzarsi sotto di lui. Rimasero così per un po’, poi lui si alzò e si diresse verso il frigo – vuoi qualcosa da mangiare o da bere briciola – Dawn aveva girato il volto, si vergognava a guardare Spike completamente nudo e si era coperta con dei cuscini. Spike sorrise vedendola così imbarazzata, questo la rendeva ancora più sexy di quanto già non lo fosse già agli occhi del vampiro. Tirò fuori dal frigo una confezione di gelato, e si avvicinò con una strana espressione a Dawn dicendole – sai come mi piace mangiare il gelato Dawn? –.

Dawn lo guardò interrogativa “la mia piccola Dawn non lo può sapere” pensò il vampiro e le si mise a cavalcioni sopra. Dawn era ancora stanca per il recente rapporto e non si mosse. Lui aprì la confezione e le cosparse il ventre, il seno, la femminilità di gelato, facendola sussultare a quel contatto freddo.

Poi lanciò via il cucchiaino dicendo – questo non serve – Dawn lo guardava stupita ad occhi sgranati e poi sentì la sua lingua muoversi su di lei e fremette. Lentamente Spike leccò via tutto il gelato guardando ogni reazione di Dawn, che gli aveva passato una mano tra i capelli e lo guidava sul suo seno attirandolo a se. Spike sembrava in preda ad un’eccitazione irrefrenabile, tutto quello che lei faceva lo faceva impazzire ed eccitare. – Ancora? – disse lui guardandola sorridente, Dawn ricambiò lo sguardo e fece cenno di si con la testa e Spike riprese a leccarla. Infine si sollevò in piedi la guardò un attimo e le disse canzonatorio – ma lo sa che è proprio sporca signorina Dawn Summers, avrebbe proprio bisogno di una bella ripulita… e di una ripassata come si deve – e ridendo la sollevò tra le braccia mentre Dawn protestava – no Spike sono esausta lasciami, non voglio – .

Spike continuava a ridere e le rispose – già stanca? Ah, così non va mia cara signorina Summers, questo era solo l’allenamento tesoro –.

Salì le scale, attraversò il corridoio mentre Dawn sorridendo si stringeva a lui supplicandolo – no, non voglio guarda che poi mi vendico – Spike la guardò – ah si e come? – le domandò curioso. Lei rifletté un attimo e poi rispose – Non dandoti quello che vuoi – e girò il volto che era diventato rosso.

Spike la fissò con dolcezza “è proprio una bambina” pensò e poi disse malizioso – e cosa dimmi? – lei si agitò.

– Lo sai, insomma non faremo più quello che … - esitò qualche secondo – quello che ti piace fare tanto con me – e nascose il viso nella spalla di Spike che le rispose con una fragorosa risata.

– Ah impariamo presto piccola strega malvagia, bene lo vedremo – e spalancò con un calcio la porta del bagno.

Depose Dawn nella vasca ed aprì i rubinetti, Dawn urlò – è fredda – e lui pronto replicò – non temere ti riscaldo io - ed entrò nella vasca, e cominciò a baciarla. Dawn sembrava non avere più timori e si abbandonava tranquilla alle sue carezze. Si stese su di lei e iniziò ad accarezzarle il viso, il collo poi immerse la testa e cominciò a baciarla dappertutto. Dawn si contorceva ed emetteva mugugni strani. Il vampiro riemerse e la guardò, lei era con la testa protesa all’indietro e gli occhi chiusi. La sospinse un po’ più giù con il bacino e la fissò in cerca del suo consenso, mentre si chiedeva “ma cosa aspetti? Che ti inviti?”. Dawn lo guardò e gli posò una mano sulla spalla, e fece cenno di si con la testa. Spike rimase un attimo immobile inclinò leggermente la testa e la guardò con contentezza e stupore insieme. Poi dolcemente entrò in lei, questa volta Dawn era rilassata, pur avendo ancora qualche timore, e per lui fu facile. Cominciò a muoversi su di lei senza smettere di fissarla, anche Dawn a sua volta lo fissava, erano seri i loro sguardi come concentrati in qualcosa che solo loro capivano e di cui solo loro facevano parte. Quello sguardo così intenso e pulito provocò una fitta di dolore al petto di Spike. Lei era così bella così intensa e dolce. Ed era sua, aveva voluto essere sua, venne lentamente, dolcemente e desiderò che quel momento durasse il più a lungo possibile. Per la prima volta nella sua vita sentì di non essere lui a dover capire e comprendere gli altri, ma era lui ad essere compreso ed assecondato. E che questo lo facesse una ragazzina di appena 18 anni lo colpiva come mai avrebbe saputo dire. Fecero l’amore in silenzio contemplandosi e baciandosi dolcemente di tanto in tanto, ma senza mai smettere di guardarsi negli occhi. Poi lui prese un grande asciugamani e avvolse entrambi. Era stato bello e per un po’ nessuno dei due volle rompere quel silenzio. Si sedettero sul letto ancora avvolti nell’asciugamani, poi lui se la sfilò di dosso e cominciò a massaggiare Dawn con gesti gentili e carezzevoli. Prima le spalle, scivolando via lungo la schiena e i fianchi, poi lentamente passò le mani lungo le gambe sino alla sua femminilità, su cui si soffermò delicatamente a gustarne ancora il tocco e i suoi segreti. Le accarezzò dolcemente la guancia e le sorrise – ora devo andare piccola ci vediamo presto – disse mentre si rivestiva rapidamente.

Dawn lo guardò un po’ sorpresa e preoccupata – e quando? – chiese candidamente, come una bambina che tema di non rivedere più il suo compagno di giochi. Spike la guardò un po’ mesto poi le disse – presto – e uscì dalla stanza, con un groppo in gola ma nella mente un solo obiettivo chiaro e nitido: vendicarsi della cacciatrice. Dawn rimase nella sua stanza a crogiolarsi nel suo letto ripensando a tutto quello che era accaduto. La spaventava ma allo stesso tempo era contentissima. Solo una cosa adesso la angosciava “Buffy!” ma non voleva pensarci adesso, forse aveva anche molta paura di pensarci, perché avrebbe dovuto fare i conti con una realtà troppo dura da ammettere e accettare.

-Dawn sei nella tua stanza? – la voce di Buffy la riportò alla realtà. Le guance si imporporarono per un istante, poi respirando profondamente si disse “sta calma Dawn, Buffy non deve accorgersi di nulla o ucciderà Spike”. E scese di sotto con la sua solita aria curiosa e contenta

– Ciao Buffy finalmente siete tornati –

Buffy si guardò intorno, vi era un po’ di disordine, ma accadeva spesso quando lasciava solo Spike con Dawn

– Beh Spike dov’ è? – Dawn esitò per un secondo poi disse sicura

– Era l’alba quando se ne sarà andato, avrà pensato che fossi al sicuro –

Buffy fece un cenno affermativo con la testa e poi disse con tono stanco

- Beh siamo esausti, il viaggio è stato più stancante del previsto, io e Angel andiamo a riposare un po’, ci vediamo più tardi – .

Dawn colse al volo la notizia e disse – bene io avevo intenzione di andare da Betty posso? Tornerò prima che faccia buio – .

Buffy la guardò e poi rispose – si okay ma mi raccomando, prima del tramonto – .

Dawn sorrise e prendendo di corsa il cappotto si diresse per strada. Le ci vollero meno di 10 minuti per percorrere la strada che la separava dal cimitero di Sunnydale e da Spike. Giunta davanti alla cripta ebbe un attimo di esitazione, poi facendosi forza si avvicinò all’ uscio e bussò lievemente. Nessuna risposta giunse dall’ interno e Dawn lentamente aprì la cripta. Vi era silenzio assoluto si aggirò tra le cose di Spike curiosa. Poi scese di sotto, il vampiro dormiva beatamente tra le lenzuola di seta. Dawn sorrise e cautamente si avvicinò al suo letto, era a due passi da lui, quando si sentì afferrare per le braccia e scaraventare sul letto. Il vampiro con una mossa l’aveva fatta finire sotto di se e la guardava beffardo – o povera cappuccetto rosso finita nelle mai del lupo cattivo –.

Cominciò a mordicchiarle il collo mentre, Dawn giocosamente cercava di liberarsi della sua stretta. Poi cominciò a baciarla ed accarezzarla mentre la spogliava. Le prese le mani e la incitò a fare lo stesso con lui e lei ubbidì. Quando arrivò ai pantaloni, le guance di Dawn si tinsero di un lieve rossore, mentre Spike le prendeva dolcemente la mano e se la portava nei jeans.

– Toccami Dawn, toccami – le disse con voce roca, aveva bisogno di sentire il desiderio di lei.

Lei impacciata e vergognosa cominciò maldestramente a muovere la sua mano su di lui, che sorrise a vederla così in imbarazzo. Allora seguì la mano di Dawn nei pantaloni e lo tirò fuori, prese quella di Dawn tra le sue e cominciò a guidarla nei movimenti, eccitandosi ad ogni gesto. Quando la sentì abbastanza sicura la lasciò fare da sola – continua piccola ti prego non fermarti – le sussurrava mentre Dawn rossa in viso lo eccitava dolcemente. La guardò sorridendo del suo imbarazzo e poi si sollevo, la prese tra le braccia e la baciò intensamente, stendendola sul letto e seguendola sopra di lei. Le accarezzò con entrambe le mani il viso e poi entrò in lei e insieme la baciò teneramente e fecero ancora l’amore. Dawn lo toccava, gli accarezzava la nuca, gli passava le mani tra i capelli e lo faceva eccitare come nessuna mai, sembrava non ne avesse mai abbastanza di lui. Lo desiderava e questa era una sensazione nuova per lui dopo tanti rifiuti e abbandoni. Fu lento e dolce come mai forse era stato. Dopo l’amore rimasero abbracciati l’uno all’altra, mentre lui le carezzava dolcemente i capelli e la guardava pensieroso. Lei sembrava così contenta e così abbandonata tra le sue braccia, “niente pugni, niente parole cattive e nessuno sguardo gelido che ti trafigge il cuore. Lei era calda, passionale, dolce” pensava Spike mentre la fissava nel buio. Non era scappata via nella notte subito dopo l’amore, lei era ancora lì tra le sue braccia addormentata e serena. Niente paure niente timori o ripensamenti e soprattutto niente disgusto. Un’ ombra attraversò il suo viso, ma fu solo un attimo, non aveva dimenticato il suo scopo ma si diceva che ancora non era il momento.

- Dawn sveglia – le disse scuotendola dolcemente

- devi tornare a casa è tardi – .

Dawn si sollevò a sedere sul letto e si stropicciò gli occhi

– che ore sono? – chiese con voce assonnata.

Spike alzandosi dal letto le disse

– le 7 – .

Lo sguardo di Dawn divenne triste. Sospirò e rispose – si sarà meglio che vada adesso –

poi esitando un attimo

– ma… - e si interruppe non sapeva se chiedere o meno.

Spike che le aveva come letto nel pensiero le rispose al volo – si verso mezzanotte –.

Lei sorrise contenta si rivestì, lo baciò teneramente e si avviò verso l’uscita.

– Ehi signorina dove credi di andare tutta sola al buio in un cimitero? –

sorrise divertito

- aspetta, ti accompagno non vorrai mica bidonarmi questa sera ed andare a spassartela con qualche succiasangue in una cripta qui vicino vero? –.

Dawn scoppiò in una risata e si fermò vicino alla scala a guardarlo mentre si rivestiva. “è davvero bello” pensò dentro di se, poi lui la fissò e lei arrossì. Era ancora la sua piccola innocente Dawn, pensò e uscì con lei dalla cripta diretto di filato a casa Summers. Si salutarono velocemente, e Dawn rientrò in casa

– ciao Buffy ci sei? Sono tornata – nessuna risposta sul tavolo in cucina un biglietto:

 

“ Dawn sono di ronda ci vediamo domattina, ti ho lasciato una pizza in forno e patatine. Mi raccomando a letto alle 11.00 e non guardare troppa televisione.

Buffy”

 

 

 

Dawn alzò le spalle e aprì il forno, anche se non aveva molta fame mangiò la pizza e un po’ di patatine e guardò un po’ di TV nell’ attesa dell’arrivo di Spike. Ma mentre aspettava scivolò nel sonno. Un sonno inquieto popolato da ombre e da strani mostri. Poi sentì un calore intenso pervaderla e avvolgerla, una strana sensazione di appagamento. Aprì gli occhi e vide Spike che la fissava divertito. Stava facendo l’amore con lei, era entrato in casa e l’aveva vista dormire sul divano con il telecomando in mano. Era così dolce, così serena, si era spogliato e dolcemente era entrato in lei. Dawn gli sorrise e gli cinse le spalle con le mani accarezzandoli la nuca.

– Ciao tesoro –

gli disse e lo attirò a se per baciarlo. Rimasero sul divano a chiacchierare coperti da un plaid.

– Spike cosa accadrà? – chiese Dawn titubante.

Sapeva che lui amava la cacciatrice e sino ad allora non aveva fatto domande. Sapeva di essere un ripiego, sapeva di non contare nulla, ma lei dentro di se sperava. Nonostante tutto continuava a sperare. Spike non rispondeva, cercava di sviare il discorso. Forse perché nemmeno lui in quei momenti sapeva dare una risposta a quella domanda o perché nemmeno lui voleva pensarci.

 

I giorni che seguirono, furono difficili ma anche eccitanti per Dawn. Dover nascondere la sua relazione con il vampiro era una cosa non molto semplice da fare. Svegliarsi prima dell’alba, dormire, ma essere sempre vigile. Farlo sgattaiolare dalla tettoia e cercare di non far rumore mentre facevano l’amore, non era semplice. Poi una sera accadde quello che prima o poi sarebbe accaduto. Spike si trovò a casa di Buffy mentre di sopra lei e Angel scherzavano e ridevano, i loro baci si potevano sentire dal piano di sotto. Spike era furioso, Dawn lo guardava provando una fitta al petto. Mentre in Spike la rabbia montava di minuto in minuto e poi all’improvviso si voltò verso Dawn e le disse

– vieni con me briciola? –

Dawn lo guardò interrogativa

– cosa? –.

Lui la fissò intensamente

– VI E NI CON ME –.

Scandì lentamente la frase e attese impaziente una risposta

– ma… - iniziò Dawn ma lui la interruppe immediatamente.

– Sì o No! Rispondi –

e si mosse spazientito.

Dawn era in preda al panico, andare con lui voleva dire che Buffy avrebbe scoperto che lei e … tutti avrebbero saputo e non sarebbe più potuta tornare indietro.

Poi lo guardò, aveva un’espressione indecifrabile, si morse nervosamente il labbro.

– Allora –

disse lui con tono sferzante.

– Sì –

rispose lei e si rese conto solo allora di averlo detto.

Sgranò gli occhi mentre lui la trascinò prendendola per mano fuori da casa e la fece sedere in macchina.

– Okay da oggi sei mia e stai con me, ho una sola regola briciola. Tu mi appartieni anima corpo e spirito, il tuo unico pensiero devo essere io – e mise in moto.

C’ era qualcosa in quello sguardo che spaventò Dawn, che rimase in silenzio a quelle parole. Dawn in tutta quella confusione non si era accorta che Spike aveva lasciato cadere un foglietto per terra in soggiorno, prima di uscire. Adesso era tutta presa da quello che stava accadendo l’unica cosa che sentiva era paura e allo stesso tempo agitazione e eccitazione per l’incertezza.

A casa Summers nel frattempo, Buffy sentendo improvvisamente un innaturale silenzio di sotto era scesa a vedere e aveva subito notato quel foglietto spiegazzato sul pavimento. Lo aveva raccolto ed aveva iniziato a leggere…

 

“ Cara cacciatrice,

 

Dopo tanto tempo ho deciso di abbandonare per sempre Sunnydale, ma visto che sono un sentimentale ho anche deciso di portare con me un bel souvenir. Sai qualcosa che mi faccia pensare un po’ a te, qualcosa come dire……………che mi ricordi te e che possedendo mi faccia sentire come quando ero in te. Ricordi quanto ci siamo divertiti vero? Beh, ho deciso che era il momento di far divertire anche qualcun altro oltre te. Ma sai sono fedele e mi piace che le cose restino in famiglia e se devo dirla tutta buon sangue non mente a quanto pare. Se ancora non avessi capito di cosa accidenti stia parlando cercherò di essere più chiaro: Mi sono fatto tua sorella, non sai quante volte e in quanti modi, più di quelli che abbiamo provato io e te. E devo dire che la piccola Dawn ci sa davvero fare, forse anche più della sorella cacciatrice. Ha un futuro la ragazza. La mollerò presto, dopo aver finito di insegnarle alcuni trucchetti ed essermela fatta come si deve. Sai io sono per i lavori portati a termine, magari potrei vampirizzarla e tenermela per quando mi va di divertirmi un po’. In fondo mi piace la piccola Dawn, così ingenua eppure provocante. E poi come ti ho detto mi ricorda te.

Ah a proposito guarda che la piccola ha voluto seguirmi di sua volontà Io non l’ho costretta in alcun modo, anzi a dire il vero è un peso per me. Ma sai non ho resistito alla possibilità di darti una lezioncina.

Spero adesso tu sappia come ci si sente ad essere feriti ed essere impotenti.

 

Addio Cacciatrice”

 

 

Buffy era incredula, le guance erano rigate di lacrime e il suo cuore si era spezzato. Non riusciva a provare nulla al di fuori di un dolore lancinante che la stava spaccando in due.

– Angel –

disse con un grido strozzato, Angel si affacciò dalle scale e le domandò

– si cosa c’è Buff? – poi la vide pallida e tremante e la raggiunse di corsa.

– Cosa c’è? Cosa è successo Buffy? Parlami! –

Buffy lo guardò ancora stordita e gli porse il biglietto dicendo solo quasi sussurrato

– Dawn – e poi crollò sul divano scossa da singulti.

Angel lesse tutto d’un fiato e poi la sua rabbia esplose

– no non può aver fatto una cosa simile, non può maledetto bastardo, io lo ucciderò. Buffy ti giuro io lo ucciderò –.

Buffy si scosse dal suo torpore e rispose fredda

– no io lo ucciderò – e corse fuori.

– Buffy – la rincorse Angel – sarà lontano oramai, dobbiamo cercarli, dobbiamo studiare un piano – Buffy poggiò la testa sul petto del vampiro e gli disse

– Mio Dio, Angel è colpa mia lo ha fatto per colpa mia è di me che voleva vendicarsi. E così ha rovinato Dawn per sempre, ma ti rendi conto cosa potrebbe farle? Cosa? – e riprese a piangere.

 

A molte miglia di distanza Spike e Dawn percorrevano una strada deserta diretti chissà dove. Era notte Dawn era addormentata sul sedile accanto a Spike, che guidava. Sembrava pensieroso, poi si voltò a guardarla era così dolce così .. fiduciosa, si lei si fidava di lui e lui l’aveva tradita. Le toccò la mano e sentì che era fredda, allora fermò la macchina, si tolse so spolverino e la coprì. Le carezzò il viso con una mano scostandole una ciocca di capelli dal viso e poi riprese la sua corsa. All’alba Dawn si svegliò, la schiena le doleva a causa della posizione poco comoda assunta. Erano fermi da qualche parte in mezzo al nulla. Si guardò attorno ma non vi era traccia di Spike, sobbalzò e uscì dalla macchina di corsa. Non poteva averla lasciata lì e poi dove sarebbe andato senza auto era giorno. Vide una caverna poco distante e si diresse in quella direzione.

 

-Spike, sei qui? – disse un po’ spaventata Dawn guardandosi intorno. Sentì dei rumori provenire da dentro la grotta

– Spike ti prego dimmi che sei tu –

La voce le tremava ed era quasi sul punto di piangere, quando Spike fece capolino davanti all’ingresso della caverna.

– Entra muoviti – le disse con tono distaccato.

Dawn lo raggiunse e lo guardò dubbiosa

- dove andiamo Spike? – gli chiese ansiosa e un po’ angosciata.

– Dove mi pare – rispose secco lui, mentre sul viso di Dawn si dipingeva amarezza per il modo brusco in cui la stava trattando.

Spike la guardò un attimo – a che pensi – le chiese

- a Buffy e …saranno preoccupati –.

Spike ebbe un moto di rabbia, sapeva che stava per dire Angel, ricordargli quel nome non era stata una bella idea.

- Non temere ho lasciato a tua sorella un biglietto in cui le dicevo di non preoccuparsi e che eri con me –.

Dawn lo guardò incredula – cosa hai fatto? – e sbarrò gli occhi pensando a Buffy in quel momento. Lui sembrò cogliere al volo il suo pensiero e si adirò. La fissò impassibile e poi con voce cupa le disse

- vieni qui –

Dawn si scosse dal torpore e si avvicinò al vampiro come un automa.

– Cosa c’è briciola? Volevi tenere tutto nascosto? Volevi scoparmi senza che nessuno lo sapesse –

e una strana luce carica di disprezzo e amarezza attraversò gli occhi di Spike. Dawn lo guardò come non capisse quello che lui stesse dicendo e il perché stesse comportandosi così.

– Io non so… -

ma non terminò la frase perché Spike la interruppe e le disse secco

- adesso spogliati, ho voglia di scopare –.

Dawn rimase a bocca spalancata. L’ uomo che aveva di fronte non era lo Spike che aveva conosciuto prima era un altro. Un mostro che la stava ferendo deliberatamente.

- Ma io –

Spike la fulminò con lo sguardo e le disse sibilando

– ricordi cosa ti ho detto briciola? “da oggi sei mia e stai con me, ho una sola regola. Tu mi appartieni anima corpo e spirito, il tuo unico pensiero devo essere io” e adesso spogliati avanti –.

Le si fece vicino minaccioso, ma Dawn non si muoveva era come pietrificata. Lui sbuffò stizzito e cominciò a sbottonarle la camicetta e poi le sfilò la gonna e il resto della biancheria. Quando fu completamente nuda cominciò a squadrarla dalla testa ai piedi, facendola arrossire e vergognare. Si sbottonò i pantaloni e la sollevò facendole cingere i suoi fianchi con le cosce. E spingendola contro la parete la penetrò, senza preliminari senza baci, come in un dejà – vu. Un qualcosa già fatto tempo prima con lei, sempre lei: “la cacciatrice”, lo perseguitava. Dawn stava piangendo, ma nonostante tutto il male che sentiva dentro per il modo in cui lui la stava trattando, lei lo amò con dolcezza. E mentre lui era in lei lo tenne abbracciato a se, stringendogli le mani attorno alle spalle. Venne in lei e subito dopo si staccò bruscamente e si riallacciò i pantaloni. Si passò la mano tra i capelli e le disse freddo accendendosi una sigaretta

– niente male ragazzina per una sveltina all’aperto –

e emise un suono che sembrava un ghigno più che un sorriso.

– Sei miracolosa mi è passato il mal di testa – poi si sedette su una roccia e cominciò a fare anelli di fumo. Dawn piangeva in silenzio seduta in un angolo incapace di dire qualcosa di arrabbiarsi e di uscire da quella situazione. Lui si appisolò, doveva attendere la notte e il viaggio era ancora lungo doveva riposare.

- Svegliami appena cala il sole hai capito? – lei fece cenno di sì con la testa. E come promesso appena il disco solare sparì dietro l’orizzonte lo svegliò. Lui si stiracchiò e poi si alzò la guardò di sfuggita e inarcò il sopracciglio accorgendosi che era pallida e che aveva gli occhi rossi. Probabilmente aveva pianto per tutto il tempo. Ma poi distolse lo sguardo per non pensare e si avviò alla macchina.

– Su muoviti abbiamo ancora molta strada da fare –

Dawn si alzò in piedi e gli chiese mentre era di spalle, non voleva guardarlo in faccia.

- Perché mi hai portata con te Spike? Perché ti comporti così? Cosa ti ho fatto? Io non voglio venire con te, non più voglio tornare a casa –.

Spike si infuriò, il suo viso si trasformò e si scagliò contro di lei.

- Ma cosa pensi che puoi prendermi e mollarmi a tuo piacimento baby? Sapevi cosa ero sin dalla prima volta che ti ho toccata e non mi è sembrato ti dispiacesse. Ora ascoltami bene quando ti ho chiesto di venire con me, ti ho dato una chance. Tu hai scelto di venire e adesso scordati di tornare a casa. Ora io sono l’unica cosa che hai. E tu mi appartieni e farai esattamente quello che voglio io, quando lo voglio io e come lo voglio io. Altrimenti te ne pentirai –.

Poi vedendo che lei era terrorizzata si calmò e riassunse la sua espressione umana.

- Guarda che prima ho visto che ti è piaciuto, quindi briciola godi e del resto fregatene. –

La prese per mano le la condusse alla macchina. rimise in moto e si avviò verso la strada deserta verso l’ignoto che solo lui sembrava conoscere. Anche quella notte sarebbe passata in macchina. Dawn troppo stanca e soprattutto affranta in seguito a quanto accaduto con Spike. Si addormentò quasi immediatamente, un sonno agitato, tanto che si lamentò ad alta voce. Spike nel sentirla fu strappato ai suoi cupi pensieri si voltò a guardarla era così piccola raggomitolata nel suo sedile. E questa volta la sua espressione non era serena anzi, era angosciata e molto triste. Gli fece male guardarla, perché sapeva di essere lui la causa di quei lamenti, di quel dolore che le si leggeva chiaro in viso. Le accarezzò la guancia con dolcezza come volesse chiederle perdono, lei si mosse leggermente e lui ritirò subito la mano. Riprese la sua posizione al volante e dopo averle messo addosso un plaid, continuò per la strada. Ormai erano tre giorni che si andava avanti così di giorno ci si fermava in qualche posto sperduto e di notte si viaggiava. Non l’aveva più toccata dalla grotta, aveva addolcito un po’ il tono ma era sempre distaccato con lei e questo la faceva soffrire. Il quarto giorno al tramonto arrivarono in un piccolo paesino che sembrava preso da una cartoline. Piccole case bianche con tetti rossi e siepi attorno ai giardini. La cosa che Dawn notò fu che non c’era nessuno per strada era deserto e il silenzio innaturale. Il posto era curato non sembrava abbandonato. Spike fermò la macchina davanti ad una di queste casette e uscì dalla macchina, poi si chinò dal finestrino e le disse – su scendi siamo arrivati –.

 

Dawn si guardò intorno sospettosa, non sapeva dove fossero e sentiva che questo non era un posto come dire “normale” e i fatti dovevano darle ragione. Di lì a poco dalla casa uscì un demone che lei riconobbe subito, era Clem.

- Ciao amico – gli disse con tono allegro.

– Ciao Spike, finalmente sei arrivato ti aspettavamo ieri ed eravamo un po’ preoccupati – Guardò nella direzione di Dawn.

- Ciao briciola – le disse sorridendo, ma Dawn lo guardava interrogativamente, non capiva cosa ci facessero in quel posto e perché Clem aveva detto che lo stavano aspettando.

– Okay andiamo Dawn, questa per un po’ sarà la nostra casa - e le fece cenno di entrare. Era carina, accogliente con il pavimento in legno lucido e in soggiorno vi era un bellissimo tappeto arancio che si intonava alle tendine e alle pareti gialle ocra. Le piaceva era allegro. Ricordò in quel momento di non avere bagaglio, non aveva portato nulla con se, come avrebbe fatto. Clem cogliendo al volo lo sguardo un po’ smarrito della ragazza le disse

- Spike ci ha chiesto di procurarti tutto il necessario per la tua permanenza qui, quindi mi sono permesso di acquistare dei vestiti per te spero ti piacciano e ti vadano bene –

Dawn lo guardò riconoscente e si avviò verso la stanza aprì l’armadio e vi trovò giacche, jeans, maglie pantaloni. Tutto quello che occorreva, ma non poté non notare che non erano della sua taglia e soprattutto erano i colori che piacevano più a Buffy. Fu come ricevere un pugno nello stomaco. Quindi lui progettava di portare via Buffy, non era lei che voleva. Abbassò lo sguardo e si pentì amaramente di aver detto quel “Sì” senza pensare alle conseguenze. Facendo finta di niente rispose a Clem

- grazie sono bellissimi - e gli sorrise.

Al demone non sfuggì quello sguardo e avendo intuito la delusione di Dawn. Cercò di farle capire che le era vicino e che gli spiaceva sorridendole impacciato e prendendole la mano per un attimo. Dawn lo ringraziò con gli occhi, in quel momento aveva bisogno che qualcuno capisse il suo dolore e la sua amarezza. E pensò che anche Spike aveva provato esattamente le stesse cose e che nessuno gli era stato vicino, nessuno lo aveva capito nemmeno lei. Tornò in salotto, voleva abbracciarlo, dirgli che lei lo amava e che non lo avrebbe mai fatto soffrire, ma lui era andato via. Clem la guardò dispiaciuto ancora una volta e le disse

– Spike è Spike, piccola. Ci vuole pazienza e tempo – e poi la lasciò, pensando volesse riposarsi e darsi una rinfrescata dopo il lungo viaggio.

Dawn fece un bagno ma nemmeno un’ istante smise di pensare a lui, alla situazione e a quello che sarebbe accaduto adesso. Era stanca ma voleva aspettare il suo ritorno, si sedette sul divano ma incapace di tenere gli occhi aperti si addormentò. Non si svegliò quando sentì la porta di casa aprirsi e richiudersi. E nemmeno quando sentì due braccia forti sollevarla dal divano e condurla nella stanza da letto, toglierle l’accappatoio e infilarle il pigiama.

E nemmeno si svegliò quando nel sonno disse – Spike sei tornato? - e lo abbracciò.

Lui si stese accanto a lei e la tenne tra le braccia, gli piaceva guardarla dormire. Le baciò la fronte teneramente e le disse

– briciola io… - ma non riuscì a terminare la frase. Sospirò e voltò il viso amareggiato verso la finestra a guardare la luna che ormai stava per tramontare e lasciare il posto al sole. Poi spostò dolcemente Dawn da lui, chiuse le tende e si stese comodamente sul letto. Non voleva che lei si svegliasse abbracciata a lui. Dawn si svegliò a mattinata inoltrata, le tende erano chiuse e il sole non filtrava.

– Dove sono – disse cercando di ricordare, poi tutto le tornò alla mente e di nuovo l’agitazione la pervase. Si voltò e lo vide addormentato sul letto. Le sembrò così distante, così diverso dal caldo e passionale uomo che l’aveva fatta diventare donna qualche mese prima. Abbassò gli occhi e si alzò. Aveva fame. andò in cucina e si preparò la colazione, fece una rapida doccia e si vestì per uscire. Lui si sarebbe svegliato tardi. Fece un giro per il paese era davvero bellissimo e il faro era il suo angolo preferito. Incontrò alcuni abitanti dello strano luogo.

– Fantastico – disse tra se – una città di demoni – la guardavano e la indicavano parlando sottovoce. Dawn si sentiva a disagio, tornò a casa. Lui era sveglio in soggiorno con Clem che subito la salutò con un gesto della mano. Non fece in tempo a rispondere

– dove sei stata? – le chiese freddo.

– Ho fatto un giro per il paese – rispose lei un po’ titubante, sapeva che qualcosa non andava.

Sentì i suoi occhi addosso.

– Ascoltami bene briciola, te lo dico una sola volta, non voglio ripeterlo capito? Prima di fare qualsiasi cosa. Prima di uscire da questa dannata casa, devi chiedermi il permesso. Ci siamo capiti?–

Dawn impallidì.

– Che cosa? Io non… – ripeté con voce atona.

–Cosa c’è non parli la mia lingua? Non capisci? Senza il mio permesso non vai da nessuna parte, chiaro adesso? – e la domanda non prevedeva risposta.

Dawn non replicò, sapeva lo avrebbe fatto adirare ancora di più. Distolse gli occhi da lei, gli faceva male vederla così. Si avvicinò al frigorifero, prese un boccale di sangue e lo ingurgitò d’un fiato. Clem lo guardò un po’ risentito per il suo atteggiamento, ma Spike lo ignorò.

– Andiamo Clem, abbiamo delle cose da fare –

Dawn si sentiva piccola, e per la prima volta fu sollevata nel vederlo uscire da quella porta. Calde lacrime le rigarono il viso, mentre cercava di ricordare lo Spike di prima. Fuori in strada in quel momento Clem stava acidamente rimproverando Spike.

– Ma che ti prende? Sei impazzito per caso? Perché le hai detto quelle cose e perché la tratti così? – Spike sollevò le spalle e continuò a camminare.

- Spike rispondimi. Mi chiami in piena notte dicendomi di prepararti una casa e di procurarti degli abiti per una donna speciale, e poi la tratti così? Non era lei vero? Non era per lei, ma poi qualcosa è andata storta ed hai ripiegato su di lei giusto?– lo riprese Clem con un tono deciso insolito per lui sempre così mite e gentile.

– Cosa ti importa Clem sono affari miei – ma Clem lo fissava in attesa di una risposta.

– Non lo so perché, va bene? Forse perché le donne vogliono essere trattate così. Solo in questo modo ti rispettano e puoi tenertele –.

La voce era dura mentre diceva queste parole. Clem lo fissò ancora più intensamente e gli disse

– se continui così la perderai come l’altra – a quelle parole Spike sussultò e lo fissò stupito.

– Beh ne troverò un’ altra, una vale l’ altra per me – disse poco convinto mentre abbassava lo sguardo.

Clem scosse il capo e si avviò per la strada dicendo – non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere, spero per te che quando riacquisterai la vista non sia troppo tardi – e sparì dietro una casa.

Spike rimase un attimo perplesso, poggiò le mani sui fianchi e sollevò lo sguardo al cielo.

– Oh bloody hell! – disse sospirando e tornò a casa.

Dawn era seduta sul divano a guardare la tv distrattamente. Non parlò quando lui entrò, non sapeva cosa dirgli se salutarlo o meno, non sapeva come le avrebbe risposto. Lui fece finta di deporre ordinatamente lo spolverino sull’appendiabiti ma in realtà cercava di perdere tempo. Aveva un po’ timore di affrontare Dawn, sapeva che anche nel pomeriggio probabilmente aveva pianto e sapeva che vederla abbattuta gli avrebbe fatto male. Poi alla fine si decise si voltò e si diresse verso il divano. Lei gli fece posto e si irrigidì impercettibilmente. Lui si sedette guardava la Tv ma in realtà pensava ad altro. Lei non sopportava più quella situazione di indifferenza, si alzò e gli disse secca e anche un po’ triste nel tono

– buonanotte Spike – e si avviò verso la stanza.

Spike stette qualche secondo seduto a decidere sul da farsi e poi si alzò di scatto e le corse dietro in camera da letto. La raggiunse mentre lei si stava sfilando la maglia. Dawn ebbe un moto di imbarazzo, non sentiva più intimità con lui, e si coprì. Lui la guardò e fu stupito di quel gesto, ma in fondo lo aveva voluto anche lui. Le si avvicinò lentamente pensando a quello che doveva dirle.

– Dawn … - ma lei lo interruppe bruscamente.

– Non voglio Spike, non più – e iniziò a singhiozzare.

– Tu… - e il pianto la costrinse a interrompere la frase. Lui la raggiunse le cinse la vita e la baciò con dolcezza.

– Briciola mi spiace, piccola vieni qui – e la strinse a se.

– Scusa sono stato orribile, io non volevo ma …. - e si interruppe come avrebbe potuto dirle la verità. Come avrebbe potuto dirle che voleva vendicarsi di Buffy e che la stava usando? Ma poi era veramente quella la verità?

– Io ti amo Spike, e non ti lascerei mai, ma tu…. Non vuoi me, tu vuoi lei, e io non ci posso fare niente –

il pianto le offuscava la vista – anche i vestiti erano per lei, tutto qui era per lei. Io sono solo un ripiego –.

Spike, si irrigidì e strinse i pugni sentendo quelle parole, dio come aveva potuto pensare di vendicarsi usando la piccola Dawn, come aveva potuto? Quelle parole gli erano andate dritte al cuore. La strinse più forte e poi la baciò, le accarezzò il viso e infine guardandola negli occhi come a chiederle un tacito consenso, la sollevò e la stese sul letto seguendola. La guardò con tenerezza era come soggiogato da quegli occhi, da quel volto così innocente e così dolce che lo capiva e lo perdonava sempre. Perché negli occhi di lei adesso c’era solo amore come la prima volta. Quando anche se aveva avuto paura non aveva mai smesso di guardarlo con amore. O nella grotta quando era stato davvero un mostro con lei, c’era sempre amore in lei. La tenne per un po’ tra le braccia baciandola e carezzandole il viso non voleva forzarla o imporsi, non dopo quello che le aveva fatto. Ma lei prese la sua mano e se la portò sul seno fissandolo intensamente. Lui le sorrise e poi con tenerezza lentamente infilò la mano sotto la maglia e cominciò a carezzarle il seno.

– Mi sei mancata piccola lo sai – le sussurrò all’orecchio.

– Ho tanta voglia di te –

lei sorrise emettendo un gemito per il tocco sensuale con cui Spike le stava massaggiando il seno e rispose – anche tu amore. Ti voglio adesso – e lo baciò con passione.

La mattina seguente, Spike si svegliò contento come non gli capitava ormai da tantissimo tempo. I giorni che seguirono furono splendidi, facevano lunghe passeggiate al chiaro di luna e il giorno lo passavano a letto a fare l’amore. Lui era tornato premuroso e gentile come prima, se non di più poi una sera, tutto cambiò. Spike si svegliò ed ebbe un attimo di smarrimento quando non la vide accanto a se nel letto. E non c’erano più nemmeno alcune sue cose. Si alzò di corsa indossò i jeans e corse in soggiorno ma di Dawn alcuna traccia. Uscì sul portico coperto da tende scure appositamente organizzato per lui. In quel momento vide Clem che percorreva il viale avanti e indietro, come indeciso sul da farsi.

– Clem – gli urlò – hai visto Dawn? –

Clem gli sorrise impacciato, sembrava sul punto di sprofondare ed aveva la fronte sudata.

–Spike ti devo dire una cosa, ma sarà meglio che tu ti sieda e che ne parliamo con calma “Amico” – E sottolineò la parola amico.

Spike capì che era accaduto qualcosa – sputa il rospo gli disse adirato – che è successo –.

Clem sembrava esitare.

– Avanti parla per tutto il sangue dell’ inferno, Clem – Il demone sospirò e si decise.

– Questa mattina Dawn è venuta da me voleva farti una sorpresa un dolce sai di sangue e smash mellows. Che ti piacciono tanto magari anche aggiungendo della panna che adoro a dire il vero – Spike sembrava esasperato da quelle inutili informazioni.

– Clem possiamo attenerci ai fatti per favore? Dov’è Dawn – scandì le parole.

– Sì, si ci sto arrivando – il demone sembrava un po’ intimorito.

– Bene mentre era da me ha visto il telefono e mi ha chiesto se poteva chiamare la sorella. Beh si sono parlate, non so cosa lei gli abbia detto ma Dawn era sconvolta. Ha iniziato a piangere e io ho cercato di sapere cosa avesse lei mi ha solo detto “un souvenir solo un souvenir”. Mi ha guardato con quegli occhi così tristi e mi ha detto: “io devo andare Clem. Dimmi come ti prego?”.

Spike divenne pallido – Oh bloody hell, maledizione il biglietto devo spiegarle – poi riflettendo un attimo sembrò sollevato.

- Bene allora dov’ è? Non può uscire dalla città senza che le venga indicata la strada giusta. È qui? – Clem aveva abbassato lo sguardo, Spike roteò gli occhi.

– Accidenti Clem rispondimi cosa hai combinato? –

Clem deglutì – beh era così triste, piangeva e tu mi hai detto che non ti importava nulla. Mi dispiaceva vederla soffrire. Così l’ho accompagnata alla prima fermata degli autobus e… – e non continuò.

– Oh maledizione Clem, accidenti a te come hai potuto? Cosa ti è saltato in mente di prendere sul serio i miei discorsi. Oh bloody hell. Io amo Dawn lo capisci? Lei è la parte migliore di me gr e adesso come faccio? Sicuramente sarà tornata da sua sorella, la metteranno contro di me capisci? Dio se non riesco a spiegarle tutto se lei non torna con me io… sono perduto questa volta –

e senza dire altro corse alla macchina e partì a razzo diretto a Sunnyhell, come la chiamava lui. Lasciando Clem dispiaciuto ma allo stesso tempo contento di non essere stato ucciso dal vampiro.

Giunse a Sunnyhell che era notte si appostò vicino casa Summers, e scrutò dalle finestre. La vide era così pallida e così triste che gli si strinse il cuore. Doveva assolutamente parlarle, attese che tutti andassero a dormire e salì di sopra nella stanza di Dawn attento a non far rumore. Ma appena entrato la luce si accese. In piedi nella stanza vi erano Buffy e Angel che lo fissavano con odio

– Bene la famigliola felice al completo – disse sulle difensive Spike

– Ti aspettavamo – disse fredda Buffy.

– Adesso Spike avrai quello che meriti per quello che hai fatto a me e a Dawn – e gli si scagliò contro colpendolo con tutta la rabbia e violenza di cui era capace. Lui non reagì se non parando i colpi che poteva. Stava per impalettarlo quando una voce da dietro di loro gli fece fermare.

– Basta fatela finita – era Dawn.

– Lascialo Buffy –

Buffy si alzò non riusciva a capire il perché – ma Dawn dopo quello che lui…-

Dawn la interruppe – ho detto basta Buffy non voglio pensarci è finita. Voglio solo che lui sparisca per sempre dalla mia vita –

Buffy le rispose sospirando – va bene come vuoi tu Dawn – poi rivolgendosi con voce sprezzante a Spike – bene hai sentito sparisci o la prossima volta non finirà così -.

Lui era rimasto a fissarla sconvolto, era così bella così fredda, come sua sorella e gli fece male il ricordo del suo sguardo innamorato e avvolgente che lo riscaldava e gli faceva quasi sentire di nuovo il battito del suo cuore.

– Dawn – disse e sconsolato uscì dalla finestra.

Nella sua cripta Spike faceva avanti ed indietro era disperato. Quando entrò Clem.

– Ancora tu – gli disse Spike seccato.

– Cosa vuoi ancora? Se tu non l’avessi lasciata andare adesso io avrei chiarito avrei potuto…lei avrebbe capito e anche se non avesse capito non avrebbe avuto scelta sarebbe rimasta con me. E al limite avrei potuto vampirizzarla e legarla a me per sempre –

Clem lo guardava dispiaciuto sapeva quanto adesso stesse soffrendo e cercò di aiutarlo.

– Puoi ancora Spike, ed io se posso e se vuoi cercherò di aiutarti –.

Spike abbassò lo sguardo per un attimo e poi si riprese sospirò e guardò dritto davanti a se.

– Io ci riuscirò, questa volta nessuno me lo impedirà, lei tornerà con me. Lei mi ama e tornerà con me dovessi sfidare tutti i diavoli dell’inferno. Te lo giuro che lo voglia o no lei tornerà con me –

I giorni trascorrevano lenti a casa Summers, Dawn era guardata a vista da Angel e da Buffy, che erano preoccupati per lei da quando era tornata era strana. Taciturna e sempre pensierosa come avesse un peso che la opprimeva. Anche Spike però la osservava nella speranza di trovare il momento giusto per parlarle per spiegarle come erano andate le cose e chiederle perdono. Ma non era semplice con le due guardie del corpo sempre vigili. Così si decise a chiedere aiuto a Clem che era ben visto dai demoni della città essendo un tipo leale e gentile, nessuno gli avrebbe mai torto un capello. Chiese ad un demone invisibile di andare da Dawn e di lasciarle un messaggio di Spike. Il demone fece come promesso ma poiché era invisibile nella stanza di Dawn guardando di qua e di là trovò qualcosa di molto interessante che subito riferì a Clem. Spike era seduto sul divano della sua cripta, al buio a riflettere. Quando qualcuno irruppe spalancando la porta. Era Clem, era incredulo non era da lui comportarsi in quel modo

– Che è successo? - gli chiese agitandosi….Poco dopo uno Spike sconvolto usciva di corsa dalla cripta.

Quella sera Buffy e Angel erano fuori, la loro prima uscita dopo il ritorno di Dawn. Avevano lasciato Willow con lei, stavano guardando un film. Quando la porta si spalancò e Spike fece irruzione nella stanza. Willow era saltata letteralmente dalla poltrona e con voce acida disse – che ci fai qui vattene o dovrò farti molto male Spike –.

Spike non la guardò nemmeno, era intento a fissare lei seduta sul divano che lo guardava incredula e un po’ spaventata

- Dawn devi ascoltarmi adesso – lei scosse il capo.

– No non abbiamo nulla da dirci, non più – ma Spike era come non l’ascoltasse.

– Tu devi sapere devi capire –

Willow gli si parò davanti furiosa – ti ho detto va fuori di qui Spike adesso, lei non vuole parlare con te –.

Dawn era agitata.

– Rossa calmati non voglio farle niente, voglio solo parlare –

Willow non si mosse – non avete nulla di cui parlare –

Spike che non aveva mai tolto gli occhi di dosso a Dawn la guardò ancora più intensamente.

– Oh si che abbiamo qualcosa di cui parlare vero tesoro? – e abbozzò un mezzo sorriso. Dawn che sino ad allora aveva evitato il suo sguardo, lo fissò sgranando gli occhi.

– Io, io .. – balbettò

– Avanti Dawn cosa pensi di fare? È mio non puoi tenermi fuori, non te lo permetterò –

Dawn si alzò di scatto dal divano e rispose con le lacrime agli occhi.

– No! tu non sei niente. Niente! stai fuori dalla mia vita. Io e te non abbiamo nulla in comune, niente capito – disse urlando e tremando di rabbia.

Willow si preparava ad usare la magia, stava per pronunciare una formula quando le parole di Spike l’ammutolirono.

– Oh no qui ti sbagli, lui è mio figlio non ti permetterò di portarmelo via Dawn mai! –

Willow lo guardò incredula – ma cosa stai… - non finì la frase.

Guardò Dawn in cerca di una smentita a quelle parole, ma Dawn abbassò lo sguardo imbarazzata. – Oh mio dio – fu solo capace di dire e si sedette sul divano allibita.

– Come hai fatto…? – domandò Dawn.

– Cosa pensavi di potermelo nascondere? –

Dawn tentò un’ultima carta

– Come fai a sapere che è tuo … tu sei…tu non puoi… potrebbe essere … -

Lui la interruppe brusco.

– Forse perché sono stato il primo? Forse perché sono un vampiro e avrei sentito l’odore di un altro su di te? O forse perché non credo alle gravidanze per opera dello spirito santo? Fai te, ma lui è mio di questo sono certo. Come tu sei mia Dawn –

Dawn ebbe un fremito a quelle parole.

– Ora ascoltami briciola – ma Dawn non voleva ascoltarlo.

– No io non sono tua – disse secca – e non voglio ascoltare nulla –.

Spike sospirò.

– Oh bloody hell possibile che siate tutte testarde voi Summers, va bene come vuoi tu briciola – e si avviò alla porta seguito da Willow che voleva assicurarsi che il vampiro uscisse e chiudere la porta dietro di lui. Ma appena aperta la porta un demone saltò addosso a Willow dicendole

– mi scusi signorina, niente di personale – e la imbavagliò piantandole gli occhi addosso e ipnotizzandola per impedirle di fare magie. Poi lui si voltò verso Dawn che era rimasta immobile, non rendendosi conto subito di quello che stava accadendo. Lo fissò, lanciò un urlo e corse verso la cucina sarebbe uscita dal retro. Spike la seguì senza affrettarsi. Appena uscita fu bloccata da altri due demoni, uno dei quali era Clem.

– Clem – disse lei con stupore, lui abbassò o sguardo, si vergognava come un ladro ma non mollò la presa. Spike gli raggiunse subito dopo.

– Bene tutto secondo i piano, adesso in macchina presto – e prese Dawn per la vita mettendole una mano sulla bocca per non farla urlare.

– Tesoro mi spiace, ma sapevo non avresti voluto ascoltarmi e io ho bisogno di parlare con te da solo. Perdonami – e la trascinò in macchina. Prese un paio di manette e la legò al cruscotto davanti, poi mise in moto e partì verso il deserto.

– Lasciami andare, non lo capisci non ti amo più, non ti voglio più è finita –.

Spike la guardò torvo – e il bambino? –

Dawn esitò un attimo e poi rispose – non sono affari tuoi deciderò io cosa fare –

Spike la guardò con rabbia.

– Cosa vuoi dire? Cosa credi di fare Dawn? pensi davvero che te lo permetterò? Sei pazza se lo pensi –

Dawn era esasperata non avrebbe retto a lungo quella situazione.

– Cosa vuoi ancora da me? Hai avuto quello che volevi, ti sei vendicato. Ora lasciami in pace –

Urlò fuori di se. La macchina si fermò era buio Dawn non capì dove si trovasse.

– Dove siamo? Cosa hai intenzione di fare? Buffy mi troverà e ti ucciderà –

Spike la guardò dritto negli occhi e le chiese a brucia pelo

– è questo quello che vuoi? Vuoi che lei mi uccida? –

Dawn abbassò lo sguardo, non poteva mentirgli guardandolo negli occhi e poi disse a bassa voce

– si –

Lui sorrise, era ancora la sua Dawn. Le sollevò il viso con un dito e le carezzò una guancia.

– La mia briciola – disse e le posò sulle labbra un bacio dolcissimo e tenero.

– Andiamo adesso – uscì dalla macchina aprì lo sportello di lei e la slegò. La prese delicatamente per un braccio. Al contatto Dawn sussultò, era dall’ultima volta che avevano fatto l’amore che non la toccava. Dall’ espressione di lui Dawn capì che anche lui stava pensando alla stessa cosa ed arrossì mentre lui sorrideva divertito. E la portò dentro. Era una piccola casa di 3 stanze ma Dawn non ricordava di averla mai vista prima, in quella strada.

– Ma quando l’hanno costruita? – chiese dubbiosa.

– E’ da sempre qui, solo che è visibile solamente a un tipo di demoni –

Dawn finalmente capì

– Clem – disse.

Lui fece cenno di sì con la testa.

– Qui staremo tranquilli per un po’ così potremo chiarire le cose – e si sedette su una poltrona passandosi la mano tra i capelli e cercando di trovare le parole da dove iniziare. Dawn era rimasta in piedi approfittando del suo momento di rilassamento si girò e cercò di aprire la porta, ma questa rimase chiusa. Eppure le era sembrato che Spike non l’avesse chiusa a chiave. Spike rise e le disse mentre lei era ancora voltata

– Dawn questa porta si apre e si chiude solo se sono io a farlo, ho chiesto a Clem di farmi questo favore quindi … è inutile, dai siediti devo parlarti adesso –

Dawn rassegnata si girò e si sedette in un angolo ansiosa di uscire da quel posto, era pericoloso per lei stare da sola in una stanza con Spike. E lo sguardo di lui, pieno di desiderio e di voglia di lei, le confermavano i suoi timori. Non perché avesse paura che lui potesse farle del male, ma perché non si fidava delle sue reazioni e non voleva cedergli così, non era giusto e dignitoso per lei. Lo guardò di sottecchi, cercando di nascondere il suo rossore, ma come sempre non riuscendoci.

Lui sorrise ma voleva prima chiarire tutto.

- Okay tesoro bene iniziamo dal biglietto, so che Buffy te ne ha parlato al telefono a casa di Clem, quella mattina dopo che noi … - e non proseguì la frase ma la guardò con una tale intensità da farla sentire nuda.

– Mi spiace aver scritto quelle cose a Buffy, io volevo solo vendicarmi io volevo che lei soffrisse almeno la metà di quello che avevo sofferto io. Allora io non sapevo, ancora non avevo capito….- e si interruppe un attimo…

– Non avevo capito che già ti amavo e che volevo stare con te per davvero. Quel giorno quando ti ho chiesto di venire con me e tu mi hai detto “sì”, non so dentro di me qualcosa di furioso si è scatenato. E nella grotta io volevo farmi odiare da te, sarebbe stato più facile farti del male. Ma quello che non volevo ammettere e che quello che mi aveva fatto infuriare era il fatto che tu mi amassi e che fossi pronta ad abbandonare il tuo mondo per seguire me. E perché non volevo ammettere che anche io ti amavo. Avevo paura per la seconda volta ero in balia di una donna, anzi nel tuo caso di una ragazzina. Che mi faceva perdere completamente la testa. In te vedevo me stesso e avrei voluto, oddio non so nemmeno io cosa avrei voluto. Poi tu eri così triste così silenziosa, accondiscendente che mi facevi star male. Più volevo odiarti con tutte le mie forze, più mi innamoravo di te. – disse tutto d’un fiato e poi la guardò per vedere la sua espressione.

Dawn era rimasta silenziosa, ma non sembrava scomposta da quelle affermazioni. Spike aspettò qualche minuto una risposta.

– Allora Dawn hai sentito? –

Dawn lo fissò e disse – si ho sentito, ma non mi interessa più adesso – e rimase ferma.

Spike sembrò incredulo, non poteva averla persa, lui era convinto fosse ancora la sua briciola.

– Dunque mi stai dicendo che di me non ti importa più niente vero? – e la fissò con intensità.

Lei rimase immobile – si esatto – scandì le parole guardandolo.

Spike si alzò in piedi e continuò a fissarla.

– Va bene d’accordo vediamo se è vero e con un balzò le fu davanti le afferrò il polso e la sollevò, l’attirò a se e la baciò. Dawn cercò di sottrarsi a quell’abbraccio ma lui glielo impedì, la teneva stretta. Quando le loro labbra si separarono, Dawn ansimava e tremava per l’emozione. Lui rise.

– Mm e così di me non ti importa gusto? –

Dawn arrossì violentemente e cercò di divincolarsi dibattendosi.

– Lasciami, basta, ti ho detto di lasciarmi –

Calde lacrime le scendevano lungo le guance, ma Spike non la mollò anzi la strinse più a se e cominciò a dondolarsi mentre la baciava sempre più intensamente. Dawn cercava di respirare e di riuscire a liberarsi, ma non otteneva grandi risultati. Infine lui la sollevò e la portò nella stanza da letto e le sussurrò – ora vedremo quanto ti sono indifferente tesoro -.

La depose sul letto e cominciò a spogliarla, mettendosi a cavalcioni su di lei per evitare che lei si dibattesse. Danw sentiva le sue mani sul suo corpo, desiderava sentirlo, desiderava farsi amare da lui ed amarlo. Ma le parole di quel biglietto, le si erano impresse a fuoco nella mente e le facevano male. Erano completamente nudi adesso ma lui non voleva fare come nella grotta, voleva fosse lei a chiederlo, a desiderarlo. Così cominciò ad accarezzarla, toccarla per eccitarla, conosceva bene il suo punto debole, e lo sfruttò. Forse non era giusto ma in amore e in guerra non esistono regole tutto è permesso e lui questa guerra non l’avrebbe persa a nessun costo. Così cominciò a mordicchiarle e baciarle il seno. Dawn rispose con tutto il suo corpo a quei morsi e a quelle carezze. Lo desiderava e non era in grado di resistergli ancora a lungo, così inarcò la schiena e gli si offerse completamente. Spike sorrise era sempre lei e gli apparteneva come la prima volta.

- Parlami Dawn - le sussurrava all’orecchio tra un bacio e l’altro.

– Dimmi che mi vuoi ancora. Dimmi che sei mia –

Dawn esitava ma lui la stava facendo impazzire, gli avrebbe concesso qualsiasi cosa in quei momenti.

– Dimmelo Dawn - la implorava lui mentre lei cercava di liberarsi.

– Spike, lasciami.. io…Spike ….. bas…ta –

Lui la interrompeva con i suoi baci. Ad un certo punto lui si staccò un attimo da lei e la fissò intensamente.

– Dimmi che non mi ami, adesso guardandomi negli occhi –

E attese. Dawn distolse lo sguardo e stava per dire qualcosa quando lui la interruppe nuovamente

– No guardami mentre lo dici – e le fece giare la testa nuovamente verso di lui. Dawn si sforzò di dirlo ma le parole restavano in gola, non uscivano dalla bocca. Così alla fine rinunciò e rimase muta. Spike le accarezzò la guancia e le sorrise dolcemente.

– Adesso dimmelo Dawn - e alla fine lei lo disse in un sussurro

– Si sono tua – e lo baciò. Spike fu come rinato dopo quella frase, era impazzito di gioia e fece l’amore con foga, desiderio e passione come mai in vita sua. Quando esausti si accoccolarono l’uno tra le braccia dell’altro era quasi l’alba. Dawn preoccupata chiese – e adesso? –

Spike la guardò, sentiva la sua ansia – non temere briciola non permetterò a nessuno di separarci mai. Capito. – e la baciò ancora. Avrebbe sfidato l’inferno e persino Buffy pur di difendere lei e il suo bambino. Nessuno glieli avrebbe strappati, nessuno questa volta doveva osare separarli, lui non lo avrebbe mai permesso.

Al tramonto si alzarono fecero ancora l’amore e si prepararono ad uscire, ad affrontare il mondo là fuori che di sicuro avrebbe cercato di ostacolarli e di separarli con qualsiasi mezzo.

Erano diretti a casa Summers dovevano affrontare le conseguenze di quello che era successo. Spike sapeva che per lui sarebbe stato un brutto quarto d’ora. Ma giunti nei pressi del cimitero si imbatterono proprio in Buffy e Angel che erano andati alla loro ricerca. Dopo il primo momento di stupore Buffy le corse incontro e senza dire nulla sferrò un pugno dritto sul muso di Spike che cadde a terra. Dawn allora si frappose tra loro, e Buffy restò incredula di fronte all’atteggiamento protettivo di sua sorella. Sopraggiunse Angel che accecato dall’ira a sua volta si scagliò contro il vampiro biondo e cominciò a colpirlo violentemente. Buffy e Dawn iniziarono a discutere animatamente.

– Buffy fermati lascialo stare –

Buffy era furiosa – come? Cosa dici? Sei forse impazzita dopo tutto quello che ti ha fatto lo difendi ancora? –

Dawn aveva serrato i pugni – perché lui mi ama e io amo lui –

Buffy era allibita, come poteva sua sorella amare quella cosa senz’anima.

– Cosa? Tu sei davvero impazzita Dawn, ti rendi conto di quello che stai dicendo? Lui è un assassino una cosa malvagia, non ha anima né coscienza. Dawn ti prego torna in te –

Dawn la guardò con disprezzo.

– Buffy sei davvero malvagia a volte, credi davvero che l’indole, il carattere l’essenza stessa di una persona dipenda solo dall’anima? Beh secondo me ti stai sbagliando, lui è buono lui è… -

Buffy l’ aggredì urlando – lui non può darti niente lui non potrà mai renderti felice –

Dawn la fissò e le disse calma – però Angel fa felice te vero? E poi oramai io gli appartengo aspettiamo … -

Buffy disse secca – tu non avrai quel bambino mai capito –

Spike in quel momento scaraventò Angel dall’altra parte della siepe e disse

– questo non te lo permetterò mai Buffy, mai! Quel bambino è mio e tu non me lo porterai via – e assunse il volto della caccia. Dawn cercò di fermarli, ma Buffy la spinse via e cominciò a lottare con Spike. Mentre Angel si rialzava intontito.

…..Poi un urlo di dolore e tutti si voltarono fermandosi, dietro di loro un demone aveva attaccato Dawn trafiggendola con una punta affilata. Spike spalancò gli occhi e si lanciò contro il demone urlando come un pazzo

– no, Dawn no –

Buffy era sconvolta – Oh mio Dio, Dawn! –

Angel ripresosi ancora non si era reso conto dell’accaduto. Spike con due movimenti rapidi delle braccia spezzò il collo del demone e si precipitò verso Dawn che si era accasciata al suolo lamentandosi.

– Amore, ti prego amore non lasciarmi ti prego no. Non puoi non adesso lo hai promesso – e la guardava disperato come se con lei stesse morendo per la seconda volta anche lui. Buffy piangeva incapace di dire altro se non

– Dawn, no Dawn io non volevo io …-

Angel in piedi accanto a loro taceva, aveva visto tanti morire e sapeva che le parole erano inutili. Dawn riaprì gli occhi era mortalmente pallida, e sorrise lievemente. Un sorriso che già sapeva di morte.

– Buffy ti prego non fargli del male io lo amo – disse solamente.

– Lui è mio. E’ la cosa più preziosa, più vera che ho –.

Poi guardando Spike disse

– Ti amo, sin dal primo istante che ti ho visto io ti ho amato –

Spike piangeva come un bambino, e mormorava frasi sconnesse, mentre Buffy si sollevò e si gettò tra le braccia di Angel.

Fu allora che Spike urlò – No questa volta no, io non lo permetterò. Io ti salverò Dawn, io non ti lascerò morire non così, non adesso, dobbiamo fare tante cose. dobbiamo ancora vedere tante cose. Briciola ti prego non lasciarmi – e si portò le mani sul viso, gli sembrava di impazzire. Dawn ormai debolissima gli sussurrò

– non si ottiene tutto dalla vita amore, io ho avuto te e questo è già tantissimo. Ricordalo sempre amore, io sarò tua per sempre – e sospirò lentamente, mentre sentiva la vita scivolare via dal suo corpo. Spike era disperato ancora una volta la vita gli portava via ciò che amava di più a questo mondo. E ancora una volta lui era lì e non era stato in grado di salvarla. Poi improvvisamente i suoi occhi si illuminarono. Si posarono sul volto ormai quasi cadaverico della sua piccola Dawn e avvicinandosi al suo orecchio le sussurrò

- Perdonami amore ma io non sono pronto a rinunciare a te – e infilò i suoi affilati canini nel tenero collo di Dawn, che sussultò impercettibilmente a quel tocco leggero e freddo. Velocemente Spike si aprì una vena sul polso.

– Bevi! piccola e torna da me ti prego, resta con me non lasciarmi, hai promesso. Io non ce la farò senza di te. Bevi amore ti prego. –

Accostò le labbra al liquido rosso e lei iniziò a succhiare dapprima lentamente e poi sempre più avidamente e poi morì. Spike respirava affannosamente cercando di evitare che Buffy e Angel si accorgessero di quello che stava accadendo. Angel era troppo preso, nel tentativo di consolare la povera Buffy in preda ad un pianto inconsolabile, che non si accorsero di nulla. Quando tutto fu compiuto, Spike sollevò Dawn tra le braccia e disse loro senza guardarli in viso.

– Lei è mia per sempre non la lascerò. Dovrete uccidermi per strapparla dalle mie braccia –

Angel stava per dire qualcosa ma Buffy lo fermò.

– No Angel, è stata Dawn a dirlo prima di… - e si interruppe mentre gli occhi le si riempivano nuovamente di lacrime. Spike allora si allontanò da loro diretto alla sua cripta, dove presto una nuova Dawn si sarebbe risvegliata a nuova non vita. Anche se in lui mille dubbi e vecchie paure e ricordi si insinuarono sottili. La depose dolcemente sul suo letto e la coprì con un caldo plaid bordeaux. Le si stese accanto e cominciò a massaggiarle dolcemente le braccia, guardandola attentamente in viso per scorgere in lei segni di vita, o di non vita. Non importava, quello che importava è che era con lui e che lo sarebbe rimasta, non lo avrebbe lasciato mai. Poche ore dopo Dawn riaprì lentamente gli occhi, si sentiva strana e soprattutto molto debole. Si guardò attorno e riconobbe subito la cripta di Spike, era debolissima. Intravide la sagoma di qualcuno accanto a lei.

– Ben svegliata tesoro, come ti senti? Non ti muovere sei ancora molto debole – e la baciò lentamente. Dawn sentì come un crampo allo stomaco, una strana sensazione che non era fame. Spike la osservò e capì al volo.

– amore sei stata ferita molto gravemente da un demone –

Lei lo fissava incredula era troppo debole per parlare.

– Ma adesso è tutto passato, adesso sei qui con me e non ci lasceremo più –

Poi con delicatezza le sfilò i pantaloni, e la maglietta e a sua volta si spogliò. Dawn seguiva i suoi movimenti anche se non ne capiva il senso, lui le si stese nuovamente accanto e le sussurrò dolcemente

– Adesso faremo l’amore, piccola e saremo uniti per sempre – e la baciò teneramente e la fece nuovamente sua. Ma questa volta fu diverso lo sentì dentro di lei, e parte di lei. Era come se i loro due esseri si fondessero in uno solo. Infine arrivò il piacere con un’intensità mai provata prima. Dopo l’amore venne il momento del sangue e Spike attese qualche istante e poi le mostrò il collo. Sulle prime Dawn non capì cosa Spike volesse dire, ma poi sentì il sangue pulsare nelle sue vene e il richiamo del suo sire fu forte e addentò il suo collo. Spike emise un gemito e si senti perso in quell’ abbraccio. Dawn lentamente si stava riprendendo e si stava rendendo conto di quello che era accaduto, anche se in modo confuso. Dopo aver bevuto ricadde supina sul cuscino, in un sonno profondo, lui la coprì nuovamente stringendola al petto. Quella notte aveva davvero rischiato di perderla, anche se qualcosa nella sua mente gli diceva che poteva ancora perderla. Doveva aspettare per sapere cosa sarebbe stata questa nuova Dawn e se lo avrebbe ancora amato oppure odiato. Ma non voleva pensarci adesso, era lì abbracciato alla donna che amava, e lei gli apparteneva per sempre. Chiuse gli occhi e si addormentò.

Quando si risvegliò era giorno, allungò la mano accanto a se ma non sentì Dawn. Si alzò di scatto e si guardò intorno, si avvolse nel lenzuolo e andò a cercarla. La trovò in piedi davanti all’ingresso, la porta aperta e lei immobile di spalle.

– Dawn amore cosa fai? – le chiese preoccupato.

– Cosa è successo? Cosa è accaduto? – chiese lei spaventata.

Lui fissò la sua figura, sapeva che il momento della verità era arrivato – tesoro stavi morendo io… - e si interruppe non sapeva come dirglielo che termini usare.

Dawn si voltò di scatto e lo fissò, uno sguardo perso – tu cosa? – disse con un fil di voce, ma era solo una domanda retorica, dal suo volto si capiva che sapeva.

Spike abbassò lo sguardo – mi spiace – rispose.

Lei si avventò contro di lui e cominciò a colpirlo con i pugni e a piangere.

– Perché? Perché lo hai fatto? Io … io … rivoglio il sole –

Urlò disperata mentre si accasciava al pavimento. Spike fece una smorfia di dolore, ancora una volta aveva fallito, aveva perso. La guardò ancora e si disse che questa volta no, non avrebbe seguito le regole di nessuno. Solo le sue, si inginocchiò accanto a lei e le accarezzò il viso.

– Dawn ti prego non avevo altra scelta – lei cercò di allontanarlo, ma lui le trattenne i polsi e la baciò, lei cercò di opporsi ma qualcosa in lei glielo impediva. La costringeva anche contro la sua volontà ad assecondarlo e fu di nuovo sua lì sul pavimento freddo della cripta. Le sembrò una strana sensazione, non aver freddo.

Accoccolata sul suo petto gli disse – al tramonto andrò via –.

Lui ebbe un moto di stupore e disse – ti prego resta con me, me lo avevi giurato –

Dawn rispose – questo era prima adesso è tutto diverso. Io me ne andrò via per sempre –

Spike avvertì un brivido a sentire la parola “per sempre” lui sapeva cosa significasse e poi sospirò rassegnato e le disse calmo – sai che non te lo permetterò Dawn. Tu sei mia e che lo voglia o no resterai con me. Io non posso stare senza di te –

Dawn lo guardò e gli disse – mi ami Spike? –.

Lui fece cenno di sì – certo che ti amo briciola –.

Una luce illuminò gli occhi di Dawn – allora lasciami andare – rispose seria.

– No! – esclamò lui – chiedimi qualsiasi cosa ma non questo. Sono disposto a concederti tutto quello che vuoi, ma non ti lascerò mai. Capito mai! – e la baciò ancora una volta.

Dawn nonostante volesse sottrarsi a quel bacio, lo ricambiò con ardore e anzi gli cinse le spalle con le braccia per attirarlo ancora più a se, e tutto questo le sembrava inspiegabile e assurdo. Lui sorrise e continuò a baciarla sempre con maggior passione e desiderio. Il giorno era ancora lungo avevano tempo pensò e la riportò a letto.

Era buio e Spike e Dawn stavano facendo ancora l’amore. Spike sembrava instancabile, animato da un fuoco inestinguibile che faceva si che più la possedeva più la desiderava. Era stato delicato, dolce, non voleva far del male al bambino, al suo bambino. Dawn si era accoccolata sul suo fianco era esausta ed affamata. Spike si alzò dal letto di malavoglia, ma sapeva che era necessario e le disse – amore adesso vado a prenderti da bere, torno presto. Tu mi raccomando resta qui sei troppo debole per andartene in giro da sola di notte e pensa al nostro bambino – poi le baciò teneramente le labbra e uscì dalla cripta. Poco dopo Dawn si alzò dal letto faticosamente indossò i suoi vestiti e si diresse alla porta della cripta. L’aprì ma una forza sconosciuta le impediva di attraversare la soglia, nonostante tutti i suoi sforzi. Poi udì un ghigno provenire dall’oscurità ed una donna bruna alta bellissima apparve davanti alla cripta.

– Povera piccola, che cosa c’è non riesci ad uscire di casa? – di nuovo quel ghigno.

–Cosa vuoi dire? – rispose sarcasticamente Dawn.

– Non hai ancora capito vero? – Dawn la guardò incredula.

– Lui è il tuo sire vero? – Dawn non rispose e la donna prese il suo silenzio per un si e continuò.

– Non puoi opporti a lui, tu gli appartieni sei una sua creatura, e lui ti dominerà sempre. – poi la fissò beffarda.

– Ma se vuoi potrei aiutarti io…- e sorrise suadente.

Dawn sgranò gli occhi e le fece cenno di si. Allora lei le tirò un pugno violentissimo e la fece cadere riversa sul pavimento poi la sollevò e la portò via con se. Spike tornò poco dopo e vedendo che Dawn non c’era si spaventò. Non poteva aver resistito alla sua volontà, era accaduto qualcosa lo sentiva. Si concentrò e la richiamò dentro di se. Dawn si svegliò era chiusa in una grotta chissà dove. Si sentiva sperduta poi sentì il richiamo di lui a cui non poteva resistere. Ma era legata, e non poteva raggiungerlo, e inconsciamente senza rendersene conto iniziò a rispondere al suo richiamo. Spike l’avvertì distintamente e corse inseguendo quell’eco. Un demone girava attorno alla sedia a cui era legata Dawn e rideva.

– Piccola eh, eh vedrai che ti piacerà, te lo prometto – poi avvicinò il suo viso a quello di Dawn e odorandolo disse, adoro quelle fresche sono così appetitose. Dawn era spaventata e Spike avvertendo la sua paura lo era ancora di più.

Il demone prese una lama tagliente e si avvicinò al braccio di Dawn, dicendo – bene cominciamo da questo. –

Ma proprio mentre si apprestava a tagliare, alle sue spalle si udì una voce.

– Prova a toccarla e nemmeno attraverso il tuo calco dentario ti riconosceranno –

Il demone si voltò sorpreso e vide il vampiro biondo in piedi all’estremità della caverna. Sgranò gli occhi e disse

– Spike io non sapevo fosse … - e si interruppe, aveva l’aria visibilmente spaventata.

- Bene adesso lo sai – replicò secco il vampiro. Che si avvicinò a Dawn e la slegò. La sollevò tra le braccia e si diresse verso l’uscita. Poi come ripensandoci si fermò un attimo e senza voltarsi disse

– Se vi incontro ancora una volta sulla mia strada, sarà l’ultima cosa che vedrete –

Il demone deglutì a stento e subito assicurò.

– No, no, non temere non ti disturberemo più, adesso che sappiamo non ci permetteremmo mai te lo giuro …-

Spike era già quasi arrivato alla cripta. Sempre con Dawn in braccio, che aveva nascosto il viso nella spalla del vampiro e che temeva si sarebbe arrabbiato con lei. Giunto alla cripta, Spike depose Dawn sul letto e le porse il braccio. Dawn lo guardò, capì ma esitò un attimo. Lui avvicinò ancora di più il suo braccio alle labbra di lei e lei bevve avidamente, sino a che Spike non ansimò e la staccò da lui. La guardò mentre lei si distendeva appagata dal sangue del suo sire.

Le sorrise teneramente e poi aggrottò la fronte e disse – Dawn, non farlo mai più, hai capito? Non puoi fidarti di nessuno solo di me e di noi –

Dawn non aprì gli occhi anche se lo ascoltava attentamente. Non rispose subito poi disse

– io voglio …-

Lui la fissò e interrompendola finì la frase…

– Me –

Dawn si confuse e alla fine le parole uscirono da sole.

– Io voglio te – fu allora che lo guardò incredula.

Spike sorrise teneramente e le disse

– piccola sono il tuo sire, sei legata a me dal sangue per sempre. Non puoi opporti a me non puoi opporti alla mia volontà. Sei mia. Qualsiasi cosa voglia da te tu me la darai –

Dawn sembrava scettica

– io potrei ucciderti un giorno di questi – disse a bassa voce.

- Okay - disse lui. Prese un paletto da sul comò e lo porse a Dawn.

– Avanti fallo –

Dawn lo impugnò e fece per colpirlo ma si arrestò, non riusciva a farlo era come se una forza soprannaturale lo impedisse. Lo guardò ancora e lui iniziò ad accarezzarla dolcemente.

– Visto – disse ridendo mentre con le mani le toccava le parti sensibili eccitandola da morire. Con una strana luce negli occhi disse

– adesso Dawn toccami, voglio sentire quanto mi desideri –

Dawn esitò.

– Io non ti desidero –

Rispose ma dentro di se tutto la spingeva contro di lui. Aveva mentito lo desiderava da morire e non riusciva a resistere al suo richiamo. La sua mano scivolò sulla sua pelle liscia e si soffermò sui suoi pettorali poi con le labbra cominciò a baciarlo sul collo, mordicchiandolo qua e là. Spike gemeva soddisfatto per quel contatto. Lei lo desiderava. Infine lentamente scivolò fra le gambe di lui, Spike ebbe un sussulto, chiuse gli occhi. La sensazione che provava era di totale abbandono e piacere. Mentre lei delicatamente lo accarezzava nelle sue parti virili e infine lo fece scivolare nella sua bocca. Spike emise un mugugno sommesso, i movimenti impacciati e indecisi di lei lo stavano facendo ancora più eccitare mentre la guardava muoversi su di lui ritmicamente. Intenta a procurargli piacere. Quando sentì di non poter più resistere la fece sollevare lentamente e l’attirò a se.

– Avanti Dawn portami dentro di te –

Le disse in un fiato con voce rotta, di piacere. E Dawn lo prese delicatamente e lo fece scivolare in lei. Fecero l’amore ma questa volta fu lei a stabilire il ritmo, per un po’. Era ancora troppo inesperta e debole per riuscire a portare a termine un amplesso così intenso come il loro. Lui sentendola stanca la sollevò delicatamente e senza uscire da lei invertì le parti tra loro. Stando ben attento a non adagiarsi troppo su di lei, pensando sempre al bambino. E poi continuò i movimenti di lei e li accelerò facendola venire subito dopo e venendo anche lui insieme a lei. La baciò con passione prima di uscire da lei e le disse.

– Dawn ti amo, dimmi quello che provi per me. Ti prego –

Lei lo fissò e rispose – io non …- ma non riusciva a mentire – io ti amo Spike – disse e lui sorrise felice stringendola forte a se.

– Oh briciola grazie – e riempiendola di baci

– Adesso sarà meglio che riposi amore. In questi giorni non ti ho dato tregua, ma ti desideravo così tanto che non sono stato capace di controllarmi. Per un attimo ho davvero avuto paura di perderti per sempre – la fece stendere accanto a lui e iniziò a coccolarla e carezzarle i capelli. Facendola scivolare, e scivolando a sua volta, lentamente in un sonno ristoratore di cui entrambi avevano bisogno.

Questa volta nel timore lei si allontanasse da lui mentre dormiva, la legò con le manette a lui. Voleva riposare, presto avrebbe dovuto affrontare problemi difficili. Il giorno successivo lo passarono nella cripta a riposare e a guardare la Tv. Lei sembrava un po’ a disagio

– Amore - le disse lui

- Di sotto puoi fare tutti i cambiamenti che vuoi basta che tu mi dica cosa vuoi e io te la farò avere – Lei lo guardò era arrabbiata per quello che le aveva fatto, ma allo stesso tempo sentiva dentro di se il suo richiamo, il desiderio di lui. E non poteva combatterlo era persa nei suoi occhi. Lui la guardò sorridendo come le leggesse dentro, e alzandosi dalla poltrona si avvicinò a lei che era seduta sul divano e lo guardava. lui le porse il petto dove aveva appena fatto un taglio. Dawn si morse il labbro, perché dentro di se aveva espresso il desiderio del suo sangue e di lui. Anche lui ripeté il gesto di lei mordendosi il labbro, mentre lei succhiava avidamente il suo sangue. Infine le fece alzare il volto verso di lui e la baciò.

– Te l’ho detto briciola fammi sapere cosa vuoi ed io te la darò – e si stese sopra di lei pieno di nuovo desiderio per la sua briciola, e fece ancora l’amore con lei.

Mentre i giorni di Spike e Dawn trascorrevano pigri tra amore, coccole, sesso sfrenato e sangue, a casa Summers tutti erano sconvolti per l’accaduto. Buffy non si dava pace il pensiero di non rivedere mai più sua sorella viva la stava uccidendo. Erano passati 10 giorni da quella sera fatale. Buffy da allora non era più andata a caccia, ma Angel le aveva detto – devi continuare Buffy o altre ragazze faranno la sua stessa fine – e Buffy alla fine aveva acconsentito. Ed aveva ripreso la caccia ai vampiri. Si aggirava controvoglia e come in trance per il cimitero, nell’ attesa che qualche succiasangue l’attaccasse e lei potesse sfogare tutta la sua rabbia e il suo dolore. Dei rumori non lontani attrassero la sua attenzione. Vide Spike avviarsi furtivamente verso una cripta, era sera inoltrata e lei lo seguì. Una luce fioca proveniva da dentro e si sentiva il rumore del televisore acceso. Si sporse da una finestrella per vedere cosa stesse combinando, e la vide, seduta sul divano intenta a guardare un film. Era pallida. Buffy indietreggiò dicendo tra se e se

– Mio dio no Dawn – incredula di fronte a quanto vedeva. La sua piccola Dawn era un vampiro. Non sapeva cosa fare avrebbe voluto correre dentro ed abbracciarla, ma se si fosse scagliata contro di lei? se si fosse rivelata un demone crudele della notte? Cosa avrebbe dovuto fare? Buffy sapeva cosa era giusto fare, ma sapeva anche che lei non ci sarebbe riuscita o che se lo avesse fatto si sarebbe odiata per il resto della sua vita. Allora decise di non affrontare la cosa e corse via nella notte. Voleva sparire, dimenticare addormentarsi per risvegliarsi e accorgersi che era stato tutto un incubo. Ma sapeva che spesso la vita è peggiore del peggior incubo che si possa fare. Calde lacrime le rigavano il volto mentre correva nella notte alla disperata ricerca di un posto dove la cruda realtà lasciasse il posto al sogno di una vita normale. Giunta a casa cercò di darsi un contegno, non voleva gli altri si accorgessero del suo stato. Per adesso non voleva dire a nessuno quello che aveva scoperto, doveva riflettere e decidere prima cosa fare. Aveva bisogno di tempo ma sapeva che non ne aveva molto a disposizione. Quella notte sarebbe stata lunga e difficile.

Nella cripta nel frattempo…

– Tesoro dovresti uscire, e non passare tutto il tempo a guardare la televisione –

Dawn non rispose, né distolse lo sguardo dalla Tv. Spike esasperato si piazzò davanti allo schermo, ma Dawn continuò a fissare il vuoto.

- Dawn – disse lui urlando, solo allora lei alzò lo sguardo su di lui, ma non fiatò. Era esasperato le saltò addosso e la scosse violentemente.

– Basta, smettila – poi la baciò intensamente e cominciò a spogliarla.

– Bene ora vediamo se resti ancora così impassibile – le si stese sopra e entrò in lei, entrambi emisero un gemito di dolore e piacere insieme. E lei con le braccia gli cinse le spalle e lo strinse a se. Spike si calmò e cominciò a muoversi dolcemente in lei che ansimava. Poiché se riusciva a mentire con le parole o meglio con i silenzi, non ci riusciva con il corpo. Lei lo desiderava, e questo era un dato di fatto non poteva nasconderlo. Quando la prendeva lei lo desiderava da morire e in quei momenti provava sentimenti, emozioni, e non poteva mentirgli. Si detestava per questo avrebbe voluto che lui non sapesse, non sentisse, ma lui la percepiva come fosse lì dentro di lei.

– Si tesoro, lo so lo sento – le sussurrava dolcemente

– Continua così, senti anche tu – e la baciava voglioso di lei, della sua essenza. Ogni volta dopo l’amore per lui era sempre più difficile uscire da lei. Cercava di restare in lei il più a lungo possibile, di possederla ancora per un po’. Si alzò in piedi e la prese tra le braccia, e la portò nella loro camera. La depose dolcemente sul letto, quella notte voleva farla impazzire di piacere. Voleva scuoterla, farle sentire tutto il suo amore.

– Amore ti prego – le disse carezzandole i capelli dolcemente e fissandola con amore.

– Ti prego non lasciarmi solo, non puoi è per sempre – sospirò.

– Ricordi cosa mi hai detto, quel giorno? “io non ti lascerò mai” – fece una pausa per vedere la sua reazione, ma lei non parlava e lo guardava apparentemente distaccata.

– Hai promesso, ora non puoi rimangiarti tutto –

Lei continuava nel suo silenzio e Spike fece ancora e ancora l’amore con lei, in modo disperato, con veemenza come fosse l’ultima volta che la faceva sua l’ultima volta che era sua. Era il tramonto del giorno successivo quando si risvegliarono nel loro letto. Avevano dormito profondamente lui era stato spiazzante e davvero incredibile, non le aveva dato tregua tutta la notte. Voleva sentirla e sentirla sino a esserne sfinito e crollare addormentato su di lei, ancora in lei. Come a voler imprimere quel ricordo nella sua mente. Spike sospirò a lungo e la fissò in silenzio poi quando sentì che il sole si spegneva lasciando il posto alla notte

– Sei libera briciola, ti amo e ti lascio andare se vuoi – disse mentre i suoi occhi piangevano, e il suo viso divenne l’immagine della tristezza.

Dawn lo fissò un attimo poi si alzò e si rivestì in fretta, il cuore di Spike sanguinava spezzato per l’ennesima volta, ma non disse niente in silenzio si rivestì anche lui. Sarebbe uscito prima di lei non sopportava l’idea di vederla andare via, si fermò un attimo sull’uscio la guardò intensamente e le disse

– Addio piccola, mi spiace, ma io ti amo e non potevo…- poi sorrise amaro e senza terminare la frase uscì all’aria fredda della notte che lo ingoiò nel suo inchiostro nero.

Dawn era rimasta in piedi, senza muoversi, a fissare la porta vuota poi apparve lei.

– Ciao Dawn – le disse, sembrava stanca e affranta, doveva aver pianto tutta la notte.

Dawn si mise in allarme, lei era pur sempre un vampiro e sua sorella una cacciatrice.

– Ciao Buffy – rispose triste.

– Dawn, mi spiace, mi spiace davvero è tutta colpa mia quello che ti è successo. Se io invece di colpire Spike, di cercare di vendicarmi di lui avessi pensato di più a te. Se avessi passato più tempo con te, se non avessi mai avuto una relazione con lui adesso…- e cominciò a piangere sommessamente. Dawn sorrise lievemente.

– Buffy, non è colpa tua, doveva andare così –

Buffy singhiozzò – no non è vero. Io lo ucciderò io, io ….-

Dawn aggrottò le sopracciglia, e questa volta non era il legame era qualcosa di diverso che la spingeva a reagire ed a rispondere a sua sorella.

– No tu non lo farai Buffy – e la fissò

– Ma Dawn lui è una cos…– ma lo sguardo di sua sorella le fece morire in gola le parole.

– Buffy smettila, lui lo ha fatto perché mi ama non aveva scelta. Come tu ti sei fatta quasi uccidere per amore di Angel, anche tu non avevi scelta allora. Anche tu non eri pronta a perderlo e così è stato per Spike. Siete simili sai Buffy –

Buffy era allibita.

– Io lo amo Buffy, per quanto incredibile ti possa sembrare, lui mi appartiene come io appartengo a lui –

Buffy storse le labbra – è il legame – rispose secca.

– No – replicò Dawn – non è il legame Buffy è qualcosa che va oltre è qualcosa di più forte. Sai che da quando sta con me non caccia più? Compra il sangue, e sai cosa vuol dire per un predatore come lui? Rinunciare alla caccia all’odore della paura, al sapore del sangue umano? –

Buffy rabbrividì, non sembrava nemmeno più Dawn quella che aveva di fronte

– Sai perché lo fa – continuò incurante dell’espressione stranita di sua sorella.

– Per me. Per amor mio, perché sa che ne soffrirei, e nemmeno una parola. nemmeno una lamentela. Buffy io ho una sola certezza in questa nuova mia realtà: SPIKE –

Guardò la sorella con aria di sfida e finì il suo discorso.

– Tu non gli farai del male, mai sino a che io vivrò –

Buffy mormorò qualcosa, ma comprese bene quelle parole. Se voleva uccidere Spike avrebbe dovuto prima uccidere lei.

– Dawn tu sai che io non potrei mai farti del male, tu sei mia sorella, lo sei ancora vero? –

Buffy sperava, voleva crederlo, voleva che lei le mentisse. Dawn abbassò lo sguardo per un secondo, stava piangendo anche lei adesso e disse piano.

– Si, Buffy e sempre lo sarò, questo lo sai –

Buffy sorrise piano e poi si ritrovarono abbracciate non sapendo come.

– Ti voglio bene Dawn – disse Buffy tra le lacrime

– Anche io Buffy tanto – rispose Dawn anche lei in lacrime.

Entrambe sapevano che quello era un addio, le loro strade da quel momento si separavano, ma non i loro cuori, quelli nessuno avrebbe mai potuto dividerli.

- Lo dirai agli altri – chiese Dawn.

– No non credo – rispose Buffy asciugandosi le lacrime

– Adesso devo andare Dawn a presto – le disse, ma il suo sguardo era quello di un addio.

– A presto – rispose Dawn ricambiando lo stesso sguardo.

Si abbracciarono strette e poi Buffy attraversò anche lei la porta della cripta voltandosi una sola volta per farle un sorriso mesto di chi sa.

E poi sparì anche lei inghiottita dalla stessa notte che aveva preso Spike.

Dawn avanzò lentamente verso la porta e si fermò sulla soglia, che tante volte aveva cercato in assenza di Spike di superare per fuggire lontano. Dove non sapeva, ma lontano, via. Tese la mano e poi l’oltrepassò, era libera, lui l’aveva lasciata davvero andare. Sorrise e uscì fuori ad assaporare anche lei la notte dopo tanto tempo. E si incamminò lenta nell’oscurità.

 

EPILOGO

 

Era quasi l’alba oramai quando Spike rientrò nella cripta, aveva l’aria sbattuta e depressa. Si aggirò per la cripta vuota, c’era ancora il suo odore, una lacrima scivolò lungo la sua guancia.

– Accidenti a me, maledizione ecco cosa succede ad essere uno stupido – e si asciugò il viso.

– Ma cosa diavolo mi è preso, di vendicarmi di Buffy usando Dawn. Dovevo saperlo che era anche lei una Summers e che le cose non potevano che irrimediabilmente finire così – e grugnì.

– E come un imbecille, dopo essermene innamorato come un folle (beh questo è sempre stato il mio problema con le donne), e dopo averla fatta diventare un vampiro (anche se a dire il vero io volevo aspettare ancora qualche anno per farla abituare all’idea) che faccio? la lascio libera. Dio sono proprio un perfetto imbecille. Oh Bloody Hell! Ma perché mai sono venuto a Sunnyhell! –

Tirò un calcio al televisore scaraventandolo via. E poi si sedette sul letto come privato di tutte le sue forze. Mentre le lacrime gli offuscavano la vista. “Strano” pensò dentro di se “quella ragazzina mi è proprio entrata dentro” e tirò su con il naso “sento il suo odore come fosse qui” poi si voltò di scatto e la vide immobile davanti alla porta che lo guardava. L’alba faceva capolino alle sue spalle. Lui sembrava incredulo.

– Dawn cosa ..? – e si alzò dal letto

– io – disse Dawn a voce bassa.

– Credevo fossi andata via, ti ho lasciata libera – la interruppe lui e si mosse di alcuni passi.

– Si lo so e me ne sono andata via, ma poi non sapevo dove andare… –

Lui la fissò sorpreso e partì in quarta

– Beh se vuoi posso darti degli indirizzi, trovarti un posto – poi socchiuse gli occhi come riflettendoci

– Damn, ma che diavolo sto dicendo, non voglio che tu vada via. Annullo la mia precedente decisione, tu non vai da nessuna parte. Tu sei mia Dawn io ti amo, lo capirai prima o poi. Ho tutta l’eternità per convincerti e non ho nessuna intenzione di passarla senza di te –

Dawn aveva cercato più volte di interromperlo ma lui era partito come un treno e non si fermava più – Quindi rassegnati briciola, dovrai sopportarmi ancora per molto, moltissimo tempo. Lo so che non è giusto costringenti, che non è da gentiluomini. Ma cosa posso dirti baby? Sono sempre stato cattivo… e poi sono un uomo innamorato quindi …-

Dawn sbuffò e urlò – Spike basta vuoi starmi a sentire? –

Spike la guardò stupito – oh si scusa – farfugliò e si fermò finalmente.

Dawn sorrise e disse scandendo le parole.

– Stavo dicendo prima che tu mi interrompessi, che ho vagato nell’oscurità ed ho riflettuto. Il posto dove voglio stare è quello dove sei tu perché anche io ti amo –

Spike ribatté – vedrai ti convincerò adesso dici così ma poi… - e si fermò rendendosi solo allora conto delle parole che lei aveva appena pronunciato. Lei lo guardava con aria canzonatoria

– Dici davvero? – le chiese quasi sconvolto da quelle parole.

Una Summers che non lo prendeva a calci o che non lo trattava come zerbino, non gli sembrava ancora vero. Dawn gli andò incontro lo abbracciò e baciandolo allegramente gli disse

– Si mio stupido big bad certo che sto dicendo davvero –

lui rimase immobile era ancora incredulo

– Ah! – riuscì solo a dire poi l’attirò a se e la baciò con passione.

Lei si staccò da lui e si diresse alla porta, Spike ebbe un sussulto. Lei gli lanciò uno sguardo divertito e poi chiuse la porta della cripta dicendo

– Oh che peccato è giorno, non possiamo uscire, dovremo trovare qualcosa che da fare sino al tramonto –

Lui rise la sollevò tra le braccia e la baciò teneramente

– Non temere piccola qualcosa il tuo Spike inventerà – e la portò in camera.

 

 

FINE