Fanfiction ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di riuscire a rintracciare l'autrice.

 

UNA PROPOSTA INDECENTE

 

Di Spuffy

 

 

 

In piedi nell’ingresso con le mani abbandonate mollemente sui fianchi e lo sguardo assente Buffy attese. Provarono e riprovarono ma non c’era più nulla da fare. “E’ morta, mi spiace” aveva detto l’infermiere ma lei non lo accettava, lei non lo capiva. Rimase lì immobile sino a che il telefono non squillò e lei meccanicamente alzò la cornetta.

- Si pronto - occhi persi nel vuoto e voce atona – Signor Giles, può venire subito qui? -

- Mia madre è morta – e senza attendere risposta riattaccò il ricevitore. Sgranando gli occhi, stupita di aver detto quella frase.

Vagò per la casa.

- Mamma, mamma, mamma – nessuna risposta. Si accasciò al suolo con i crampi allo stomaco. Il mondo le crollava addosso e lei si sentiva morire dentro. Qualcosa si era spezzato, qualcosa le era stato appena strappato e lei stringendo le mani ai fianchi cercava inutilmente di trattenerla.

Poi fu buio.

 

… In un’altra vita era una ragazza di vent’ anni ex cheerleaders, reginetta della scuola appena iscritta al college di Sunnydale. Adesso era una ragazza con una ipoteca sulla casa, conti e bollette da pagare, una sorella a cui badare e nemmeno uno straccio di lavoro. Aveva cercato ma non aveva trovato nulla. E si era resa conto amaramente di non essere capace di fare nulla. Il suo morale era a terra. E molto presto le scadenze dei pagamenti e l’assistente sociale l’avrebbero posta dinanzi al suo più completo fallimento. Ma di fronte agli altri ostentava sempre il suo solito atteggiamento ottimista e sicuro. Era sempre stato così sin da quando aveva 15 anni e il mondo le sembrava tutto racchiuso nelle mani. Quando era la indiscussa regina della scuola e stava con il campione di rugby del college. Un ragazzo più grande che tutte sognavano di avere. “Angel” era il suo soprannome per via del suo viso d’angelo, sempre leggermente imbronciato e quegli occhi dall’espressione malinconica. ‘ BASTA non voglio più pensare a lui ’ si disse riavviandosi i capelli. Un’altra giornata all’insegna di “ho un disperato bisogno di lavorare” aveva inizio e non voleva perdersi in quei tristi ricordi, non in quel momento.

Era seduta in quella anonima sala d’attesa, uguale alle altre in cui era stata. Muri bianchi tinteggiati frettolosamente, due o tre poltrone un po’ sgualcite. Un tavolino con vecchie riviste, con fogli strappati o pezzi mancanti. Una pianta e una finestra che dava sulla strada. I suoi occhi si posarono su un titolo di una vecchia rivista “Passioni la nuova serie questa settimana su…” una lacrima le scivolò furtiva sulla guancia. Mentre il cuore restava trafitto dai ricordi.

“Mi spiace signorina la nostra banca non può concederle il prestito da lei richiesto”

Uscì da quell’ufficio che era la sua ultima speranza prima del baratro, sconfitta per l’ennesima volta. E fu allora che lo vide davanti a se:… William Darcy alias Spike per i fans. Con la sua solita aria da schiaffi, il suo sorriso ironico e gli occhi di ghiaccio, imperscrutabili. Quanto lo detestava. La rock star del paese il poeta delle anime perdute. Per non parlare dei suoi capelli ossigenati, ridicoli è dir poco. Ma per lei era solo il ragazzo che anni prima aveva distrutto il suo sogno d’amore rivelandole tutto su Angel e Dru… già. Ed aveva anche cercato di convincerla a vendicarsi andando a letto con lui. E che Dio la perdonasse, in un attimo di follia aveva accettato. Ma non ci era riuscita. Alla fine c’erano stati solo alcuni baci e poco altro. Lei si era tirata indietro ed era scappata a rotto di collo lanciandosi quasi dalla sua macchina. Da allora lo aveva evitato come la peste. Se lui entrava in un locale lei ne usciva di corsa. Se lo incontrava per strada cambiava direzione.

- Salve dolcezza – le disse poi rattristandosi un po’ aggiunse – ho saputo. Mi spiace davvero –

- Grazie – risposi balbettando ed evitando il suo sguardo e mi allontanai infastidita ed imbarazzata senza saperne il motivo.

 

… nel frattempo nello studio da cui ero appena uscita si stava svolgendo una conversazione che avrebbe cambiato la mia vita.

- Cosa voleva quella ragazza – chiese con fare indifferente lui richiudendosi alle spalle la porta dell’ufficio.

- Niente, un prestito a quanto pare se la passa proprio male. La madre è morta, non ha lavoro. Minacciano di toglierle l’affidamento della sorella e dulcis in fundo sta per perdere la casa. Anche se questo ancora lei non lo sa.

- Ah – rispose e il suo volto assunse un’aria pensierosa e preoccupata. Si sedette e dopo alcuni secondi di silenzio disse – Bene Ted ho un affare da proporti…- e un sorriso infernale gli si stampò sul volto…

 

 

Era disperata, aveva camminato senza meta per ore. Non voleva rientrare a casa. Cosa avrebbe detto a Dawn? come le avrebbe spiegato che lei aveva fallito che era finita. Tutto era andato in frantumi. Era quasi il tramonto quando finalmente si decise a riprendere la via di casa. Aprì lentamente la porta sapeva che lei la stava aspettando… Dawn stava parlando con qualcuno in cucina. Un’amica probabilmente pensò e … rimase di sasso davanti alla porta quando vide che nella sua cucina c’era niente di meno che lui. Seduto davanti ad una tazza di caffè che raccontava barzellette a Dawn.

- Che ci fai qui? – gli chiese senza rendersi conto che il suo tono era alterato.

- Una visita – disse lui con fare innocente, e le porse un mazzo di fiori.

Era seccata, prese i fiori e li posò incurante sul tavolo.

- Grazie – disse con voce quasi seccata.

- Di nulla – rispose un po’ risentito – bene, scommetto che ti starai chiedendo cosa ci faccia qui giusto? –

- No ma come ti è venuta in mente questa idea? – disse incrociando le braccia e fissandolo con attenzione.

- Bene…sono venuto per proporti di lavorare per me –

Buffy cadde dalle nuvole ‘ E’ impazzito ‘.

- Cosa? – e doveva avere l’aspetto davvero sconvolto perché lui sorrise mentre la guardava.

- Buffy su non ti ho mica fatto una proposta indecente –

- Io… io…. Ma cosa vuoi da me? –

Buffy era furente, non lo sopportava, non l’aveva mai potuto sopportare. Con quel suo modo di fare arrogante, quella sua sicurezza e soprattutto la sua dannata sincerità e quella capacità di vederle dentro che le impediva di mentire a se stessa.

- Mi serve un’assistente, una insomma che si occupi di prendermi gli appuntamenti che mi segua dappertutto. E che sia anche carina - e sorrise malizioso, alzando il sopracciglio ammiccante.

- Ma…ma – Buffy era sull’orlo di una crisi di nervi e lo avrebbe sicuramente sbattuto fuori di casa in malo modo. Urlandoli dietro tutto il suo disprezzo se Dawn non l’avesse richiamata all’amara realtà in tempo.

- Buffy come è andata alla banca? – quella semplice frase, in un momento fece svanire tutta la rabbia e l’orgoglio di Buffy. Un’ espressione amara di sconfitta passò rapida nei suoi occhi.

- Non ti preoccupare Dawn sistemerò tutto io – disse e poi facendosi forza e coraggio rispose a Spike.

- Va bene Spike, accetto –

Quanto le era costata quella frase, ma non poteva fare diversamente lui era l’ultima speranza.

- Bene allora passo a prenderti alle 9 domattina -

Le sorrise, le strinse la mano e se ne andò contento di aver ottenuto quello per cui era venuto.

 

Si lasciò cadere pesantemente sul divano. ‘Oh mio Dio! Cosa ho fatto?’ si ripeteva. Ma ormai era fatta e poi c’era Dawn a cui pensare. L’assistente sociale ‘ antipaticissima ’ era stata chiara ‘ o si trova un lavoro come si deve e si mette in regola con i conti. Oppure …’ non voleva nemmeno pensarci all’ipotesi contraria. Quindi tirò un sospiro rassegnato e disse tra se ‘ce la farò ’.

La mattina dopo si alzò di buon ora e si preparò. Un paio di pantaloni neri e una maglietta bianca semplice con una scollatura non troppo profonda. Alle 09.00 puntuale come un orologio svizzero suonò il campanello. Era lui: Camicia rossa, jeans neri, occhiali da sole e l’immancabile sigaretta.

- Ciao splendore. Sei pronta? Possiamo andare? – e le indicò la macchina. Buffy fece cenno di si e si avviarono. Inspiegabilmente si sentiva a disagio, nervosa. E si malediceva per non essere riuscita a trovare un altro lavoro.

Si sedette in macchina rigida, con le mani stringeva la borsa raggomitolata sulle gambe. Come a proteggerla da cosa poi non si sa.

Lui la osservò per un secondo con la coda dell’occhio, mise in moto e partirono.

 

Ancora era ignara di quale dovessero essere i suoi compiti e lui non sembrava minimamente interessato a metterla al corrente.

- Scusami, ma vorrei sapere precisamente in cosa consiste il mio compito – disse un po’ agitata e nervosa, le attese e le cose poco definite e fuori dal suo controllo non le erano mai piaciute.

- Ah sì. Non preoccuparti ti spiegherò tutto più tardi – e sorrise sicuro di sé.

Quanto detestava quella sua sicurezza. Di certo la situazione finanziaria della sua famiglia aveva molto influito sul suo carattere. Figlio unico, viziato e coccolato dalla madre. Vedova di uno dei più grandi magnate dell’informazione di tutto il paese. Giornali, televisioni, internet. Anche se a dire il vero non aveva mai avuto quell’aria affettata e snob tipica dei “figli di papà”. Anzi, spesso era tutto l’opposto. E quegli ambienti li evitava.

Senza accorgersene aveva finito per fissarlo e osservarne i lineamenti a volte così aggraziati, gentili e dolci; e a volte così duri, spigolosi ed esasperanti. Sino a quando i suoi occhi non avevano incontrato quelli divertiti di lui. Era arrossita, e aveva girato il capo dall’altra parte

- bello il panorama vero? – disse lui con malizia, e Buffy si maledisse per l’ennesima volta per aver accettato quel lavoro.

Arrivarono in un posto un po’ isolato vicino al mare, un villaggio di pescatori. Paesaggio davvero inusuale per la California. Piccole modeste case di pescatori, arroccate su una duna di terra a pochi passi dalla spiaggia. Una distesa di barche e di reti. Quell’inconfondibile odore di acqua di mare e salsedine. E gruppetti di uomini dal viso arso e segnato dal sole. Tutti intenti a preparare le barche per la notte quando avrebbero preso il largo.

Sul mio viso doveva esserci un enorme punto interrogativo ed un’aria davvero sbigottita. Perché lui sempre con quel dannato sorriso stampato in faccia, cerca di spiegare il perché ci troviamo da soli in questo posto.

- Su vieni – mi dice e mi invita a seguirlo sulla spiaggia. Mi tolgo le scarpe e lo seguo. Sono imbarazzata.

- Adoro questo paesino. L’ho scoperto diversi anni fa subito dopo la morte di mio padre. Quando voglio stare solo a riflettere o a riposarmi vengo qui. -

- Si ma perché siamo qui? Voglio dire….- domando con aria sospettosa – io che ci faccio qui? –

Lui mi guarda e socchiude gli occhi – Ma tu non ti rilassi mai Buffy? Ci deve essere per forza un perché per tutte le cose? – e aspira l’aria proveniente dal mare.

Io sto lì come una scema non so cosa rispondere la sua risposta mi ha spiazzato, in effetti il posto è stupendo e così calmo e tranquillo. Sento che sto per perdere la pazienza. È tutto così assurdo, così privo di senso. Avrei quasi voglia di piantarlo lì su due piedi e andarmene. Di mollare tutto, di fuggire. Salpare con una di quelle barche, dimenticare tutto e tutti e ricominciare. Ma non posso, sono bloccata incatenata al mio ruolo. Non c’è via di scampo e una rabbia cieca lentamente si impossessa di me.

- Cosa accidenti facciamo qui? Me lo vuoi dire? – gli chiedo e il mio tono e freddo e adirato.

Lui sospira deluso – va bene andiamo – e ritorna verso la macchina senza rispondermi.

Giro gli occhi, sono davvero fuori di me. Non riesco a capire dove voglia andare a parare e a dire il vero mi sento minacciata e non so bene perché.

In macchina lui è silenzioso, mi guarda di sbieco e sembra pensieroso. Come stesse riflettendo e prendendo una decisione importante.

Io non so cosa dire per rompere questo silenzio che si sta facendo davvero imbarazzante. Poi d’improvviso come nulla fosse mi chiede – ti piace la cucina orientale? – io sono davvero allibita. Non so che pesci pigliare e soprattutto vorrei spaccargli quella zucca per vedere cosa c’è dentro ed a cosa accidenti sta pensando in questo momento ma… le catene mi stringono… pertanto mi limito a rispondergli – sì – guardandolo male.

E a questo punto inizia un dialogo dell’assurdo che davvero rivaleggia con quelli di Kafka.

- Buffy voglio che tu ti rilassi e stia tranquilla. Devi solo essere gentile e non preoccuparti di nulla. Prendi… -

Mi porge un piccolo oggetto non identificato (un Palmare mi spiegherà dopo Will) che io rigiro tra le mani indecisa se farlo volare dal finestrino o riporlo in borsa.

– Dovrai segnare le cose che ti dico. Parlarmi e venire con me in ogni posto. Nulla di più – ora ne sono certa ogni dubbio è svanito nella mia testa è decisamente ‘ impazzito ‘.

- Cosa? – gli dico con due occhi dilatati dallo stupore e la bocca in una smorfia di incredulità mista a sarcasmo.

– Stai scherzando vero? –

Lui lo fa ancora, ride. Maledetto.

E poi mi guarda – no niente affatto mia cara –

- E tu credi che io possa ac…-

- Mille e cinquecento vanno bene? – e assume l’aria seria.

- Quanto? Cosa? – balbetto io.

Mi sta comprando ed io non posso farci nulla, non posso dire di no e lo so bene. Stringo i pugni e non rispondo.

- Buffy – e la sua voce è dolce e calda

– Londra è stupenda in primavera sai. È viva ed è la mia città. Credo ti piacerebbe. – ormai nulla di quello che dice per me ha più senso, o mi stupisce. Poi silenzio per tutto il restante tragitto.

È pomeriggio e siamo tornati a Sunnydale. Tiro un sospiro di sollievo. Mi sento meglio.

Scendo dalla sua vettura arrabbiata con me stessa per essermi fatta trascinare in questa situazione al limite dell’incredibile.

- A domani alla stessa ora – e senza attendere una mia risposta riparte a tutta velocità.

- Lo odio. Lo detesto – ripeto ad alta voce entrando in casa.

- Chi? – chiede Dawn guardandomi preoccupata.

- Lo so io – le rispondo guardandola di sottecchi.

- ah, ah – ghigna – ma dai è simpaticissimo e così affascinante –

- si va bene come non detto – salgo in camera a cambiarmi. Però a pensarci bene è stato un pomeriggio molto rilassante, come non ne passavo da tanto tempo.

Il giorno dopo andiamo in giro per Sunnydale. Lui è gentile e premuroso.

È una bella giornata solare, ma fa un po’ freddo. Ho qualche scossa di brivido, lui si toglie la giacca e me la poggia sulle spalle sorridendomi. Mi sento stupida, è così gentile ed io invece sono così orribile nei suoi confronti. Ma non riesco a sciogliermi. Ho come un nodo allo stomaco quando sono con lui. sono una corda tesa che vibra violentemente ad ogni suo gesto o parola, anche il più insignificante. Adesso che ci penso è stato sempre così sin dalla prima volta che lo vidi ballare con Dru al Bronze. Erano avvinghiati. Io ballavo con Angel, quando ancora credevo nel principe azzurro sul suo cavallo bianco. Per un istante i nostri occhi si erano incontrati. Lui aveva sorriso beffardo ed io l’avevo odiato. Avrei voluto cancellargli quel sorriso a furia di schiaffi. Eppure allora ancora non avevo alcun motivo per odiarlo.

Ma io lo odio per davvero? Mentre mi sto chiedendo questo la sua voce mi riporta alla realtà

- Ti piace quel vestito? – mi indica un bellissimo abito da sera nero, agganciato al collo da una sottile fila di strass argentati.

- Si è davvero stupendo – dico io senza esitare. Pensando tristemente al mio guardaroba ormai fuori moda, con vestiti presi in saldo.

Non mi spiace girovagare per negozi, anche se non ho un soldo per comprare nulla.

Lui mi fissa, ha uno sguardo insondabile e poi mi prende per mano, quel contatto improvviso mi procura un brivido. Mi trascina nel negozio. Una commessa si avvicina e mi squadra dall’alto dei suoi 180 cm. Mi sento a disagio in questo mio vecchio golf e camicetta, un po’ consumata ai polsini. Lui sembra tranquillo e sicuro come sempre.

- Salve. La signorina vorrebbe provare l’abito nero in vetrina – dice con il tono più naturale del mondo, mentre i miei occhi diventano enormi dallo stupore.

- No io non … - ma lui non mi fa finire la frase mi ha già condotta verso i camerini. Sembro una bambola di pezza. Entro nel camerino e mio malgrado indosso il vestito. Mi guardo allo specchio. E devo confessare che è davvero stupendo e non mi sta per nulla male. Anche se come al solito il mio perfezionismo esigerebbe qualche leggero ritocco del mio corpo per renderlo perfetto. Esco esitante.

Lui è seduto ha il capo chino e si passa la mano tra i capelli e per la prima volta ammetto dentro di me che Dawn ha davvero ragione è un uomo affascinante. Mi riprendo quando vedo che sta per sollevare lo sguardo e mi faccio avanti.

Lui mi guarda i suoi occhi brillano. Qualcosa nel suo modo di guardarmi mi fa sentire a disagio, nuda davanti a lui. Sorrido come un’idiota e sono sempre più confusa. Mi fissa e sorride anche lui dolcemente.

- Lo prendiamo – dice senza esitare.

- No! – replico perentoria – non se ne parla nemmeno – e lo guardo furiosa.

- Sta scherzando – dico rivolta alla commessa. Che mi guarda con disapprovazione.

- Niente affatto – riprende lui come nulla fosse – tenga – e le porge la carta di credito. Che lei afferra al volo. E prima che io possa ancora protestare è già corsa alla cassa a eseguire l’operazione.

Mi sento impotente. ‘ Ma chi si crede di essere per farmi questo? ‘ penso tra me e mi riprometto di fare i conti con lui appena uscita da questo dannato negozio.

- Grazie – dice la commessa guardandomi con aria tra l’invidioso e lo sprezzante.

Lui fa un cenno con la testa mette via la carta. Mi sospinge fuori tenendomi delicatamente le mani poggiate sulle spalle. E per un attimo vorrei posare la mia testa sul suo petto e riposarmi solo un pò. Non pensare che tra una settimana la banca vorrà riscuotere la rata dell’ipoteca sulla mia casa e che non ho nemmeno 100 dollari da parte.

Sento il suo sguardo su di me. Mi accarezza, e mi fa paura.

- Adesso voglio chiarire una cosa una volta per tutte …- esordisco io. Per un minuto quella sensazione mi aveva fatto dimenticare che sono adirata con lui.

- Sì ti ascolto – dice tranquillo con aria innocente. E questo mi fa diventare ancora più furiosa.

- Io… ma come ti è saltato in mente di fare quella cosa? In quel negozio? – non sto chiarendo il concetto lo so ma sono troppo arrabbiata e le parole si confondono nella mia testa.

- Cosa avrei fatto? – chiede divertito dalla mia confusione.

- Tu… tu … stai cercando di … di…- balbetto, o mio Dio era dai tempi di Angel che non mi accadeva più. – comprarmi – dico finalmente.

- E perché dovrei farlo? – sorride lui mentre giocherella con la busta che contiene il mio vestito. Accidenti ho detto ‘ mio ‘. Sono volubile e comprabile. Mi dico. Delusa di me stessa.

- Non lo so – e lo fisso in attesa.

- Non sto cercando di comprarti Buffy e che siccome stasera devi venire ad un ricevimento di lavoro con me. Ho pensato fosse carino comprarti un abito per la serata. –

E mi avvolge nuovamente nella sua giacca che odora di buono. Ecco lo ha fatto ancora. Mi ha spiazzata ed io mi sono smarrita da qualche parte nei suoi pensieri.

- Che ricevimento? – chiedo intimorita. Sono anni oramai che non vado alle feste. L’ultima risale a… no non voglio pensarci mi fa troppo male.

- Io veramente… – sto cercando disperatamente una modo per rifiutare. Ma perché quando ne hai bisogno le scuse non ti vengono mai in mente.

- Niente ma e se Buffy. Stasera vengo a prenderti alle 8,30. – mette una mano in tasca – vedrai ci divertiremo piccola –

Sussulto, quel piccola detto da lui è così avvolgente, così protettivo. Non so perché ma con lui mi sento un po’ come con mia madre. E’ difficile da spiegare, ma mi sento in pace e al sicuro. Quei pensieri durano solo un secondo. Eppure lo conosco da così poco.

Questa volta quando mi riaccompagna scende dalla macchina e mi scorta sino alla porta. Io gli porgo la giacca e lo ringrazio, sforzandomi di essere più gentile.

- Grazie Spike – e gli sorrido un po’ impacciata.

Lui sembra grato e soddisfatto, mi stinge la mano e di nuovo quella strana sensazione di calore e di imbarazzo mi pervade. Arrossisco e ricambio la stretta. E poi svanisce nella sua auto nera in fondo al viale.

‘ E’ stato bello ‘… mi dico e subito aggiungo ‘ sto impazzendo anche tu forse? ‘ e scuotendo la testa sorridendo rientro in casa.

 

Questa sera mi sono preparata con molta cura, voglio essere bella. Ho indosso il mio abito nuovo e di nuovo quella sensazione di inadeguatezza e di paura mi assale.

Suona il campanello, apro la porta è stupendo nel suo completo grigio fumo. Mi porge il braccio e mi sorride. Andiamo alla vettura.

Arrivati all’ingresso della grande casa stile coloniale, tiro un sospiro. Sono agitata, spaventata. Non ho mai frequentato questo ambiente, solo una volta … tanti anni prima e mi era costato caro.

Lui mi stringe il braccio e chiude la sua mano nella mia. Arrossisco come una ragazzina al suo primo appuntamento (ehi un momento chi ha mai parlato di appuntamento?)

- Non temere sei stupenda – mi sussurra all’orecchio mentre la porta si apre ed entriamo nella sala.

- Ciao William – subito una ragazza sulla ventina si avvicina a Spike, guardando me con sufficienza ma anche con una punta di invidia. Lo abbraccia e lo bacia sulla guancia – mancavi solo tu. Dai unisciti a noi –

Lui si scosta leggermente e sorride – non questa sera Susan - sembra infastidito.

- Non ci presenti la tua nuova amichetta – chiede allora un po’ risentita per quel trattamento scostante. Mentre io assurdamente sono infastidita dal modo in cui quella ragazza si stringe a Spike e giocherellava con il bavero della sua giacca.

- Susan ti presento Buffy – dice lui serio.

- ah! Che nome originale. Ma a chi è mai venuto in mente di chiamarti in questo modo – chiede con aria canzonatoria.

- Mia madre – mi limito a dire io asciutta. Tutta concentrata a trattenere il mio impulso di farle saltare tutti i denti e cancellare per sempre dal suo viso quel sorriso idiota.

- Susan ora se non ti spiace io e la mia compagna vorremmo restare soli – la sua mascella è contratta, e gli occhi scintillano. Sembra adirato.

La mandibola di Susan per un istante sembra andare in pezzi e cascarle per terra tanto è stupita.

Beh probabilmente anche la mia espressione non deve essere da meno. Lui mi stinge ancora di più il braccio e mi attira a se. Mi manca il respiro, che solo ora mi accorgo di stare trattenendo. ‘compagna????’ quella parola riecheggiava nella mia testa.

- Oh! – è l’unica cosa che Susan riesce a dire.

- A quando il lieto evento? – chiede provocatoria.

Sto per ribattere che è tutto un equivoco ma lui mi precede

- Presto – dice con calma.

All’udire quelle parole perdo l’equilibrio per un istante ma lui mi trattiene saldamente con il suo braccio.

Lo guardo atterrita. E’ incredibile sorride come nulla fosse. Divertito. ‘ Ti spacco la faccia razza di imbecille ‘ dico tra me. Mentre agitatissima e imbarazzata desidero solo sprofondare.

La notizia ha fatto il giro della sala e tutti gli occhi sono puntati su di me. ‘ Quanto ti odio William Darcy dei miei stivali, questa me la paghi. Al diavolo te e il tuo lavoro da millecinquecento dollari.‘ mi ripeto per cercare di farmi coraggio. Cerco di sottrarmi alla sua stretta ma è una morsa d’acciaio e non voglio fare scenate. E’ già sin troppo penoso così.

I miei occhi lanciano fiamme, lui mi stringe e si dirige verso il giardino. Io sono scostante nonostante non riesca a liberarmi della sua stretta. Sono amareggiata, frustrata e soprattutto mi sento usata.

- Mi spiace tesoro – dice e sembra sincero. Ma non mi incanta la sua aria da cane bastonato in cerca di coccole. Sono troppo arrabbiata.

- Ma che diavolo ti è saltato in mente? Hai preso forse qualche botta da piccolo? –

Ride, poi vedendomi davvero inferocita, si dà un contegno e mi risponde – Buffy, ascoltami io vorrei che tu fossi la mia ragazza – e mi scruta attentamente.

- Tu sei da rinchiudere – e facci per andarmene ma lui mi trattiene per un braccio.

- Sto dicendo che vorrei tu facessi la parte della mia ragazza per un po’ –

- Cosa? E come ti è venuta questa brillante idea e a che scopo? – Ora sono nel pallone più completo.

- Voglio evitare coinvolgimenti sentimentali per un po’ e se avessi una ragazza fissa… beh aiuterebbe –

- No! Scodatelo. E adesso lasciami voglio andare a casa –

- Buffy so che hai bisogno di questo lavoro. Dai su infondo cosa ti costa? Pensa sia un gioco, uno scherzo. – e mi guarda serio. Non sembra più nemmeno l’uomo scanzonato e incosciente di poco fa.

- Io non posso, non ne capisco la ragione e non mi piace mentire su queste cose. E’ pericoloso…- ma non so cos’altro dire per convincerlo che è una proposta assurda.

- Pensaci su questa notte. Non darmi una risposta subito. Dormici su. Sai come si dice ‘ la notte porta consiglio ‘. – mi riprende sotto braccio e la sua stretta se è possibile è ancora più forte. E così rientriamo. Ma io non vedo l’ora di tornare a casa e lui se ne accorge e così alla prima occasione guadagnamo l’uscita e ce la filiamo.

- Buonanotte – gli dico ma non c’è allegria nella mia voce.

- A domani mattina Buff – mi bacia la mano galantemente e va via.

Entro in cucina ho bisogno di un latte caldo. Devo calmarmi. Ho bisogno di riflettere. Di .. .

….ma che sto dicendo la risposta è “NO”. Ma i soldi? La casa? Dawn?

Sono le 4 e ancora non dormo. Domani avrò due patate al posto degli occhi e maledico ancora una volta William Darcy e la sua pazzia.

 

Sono le nove sono pronta, ma non voglio affrontarlo. Perché so che accetterò e che me ne pentirò subito dopo. Ma ancora una volta le catene mi stringono… bussa alla porta. Mi fermo con la mano sulla maniglia. Esito e alla fine apro la porta. Lui mi sorride, da trionfatore. Mi prende per mano e via. ‘ Oh mio Dio fa che finisca presto ‘ imploro dentro di me. Mentre quella sensazione di calore ancora una volta mi assale. E a mia volta gli stringo la mano anche io. Lui si volta un po’ stupito forse, ma si riprende subito e mi sorride mentre ci dirigiamo… beh a dire il vero non so dove ha intenzione di portarmi oggi. Ma non mi importa poi molto anzi non mi importa di nulla, sono allegra e sorrido anche alle sue stupide battute, e questo un po’ mi preoccupa ma ci penserò domani.

 

Mi ha portata nel suo ufficio, anzi nel suo palazzo. Oh mio Dio tutti i dipendenti mi fissano e mormorano qualcosa tra loro. Vorrei sparire, tirarmi indietro. Spike forse legge nei miei occhi i dubbi e i ripensamenti. Perché subito mi cinge la vita con un braccio e mi stringe.

- Salve a tutti – dice sorridendo come un bambino

– Questa è Buffy Summers la mia ragazza. Ora che l’avete vista tornate al lavoro avanti. – e mi da un lieve bacio sulla guancia.

Quel semplice contatto e il suo sguardo mi fanno arrossire. Ci dirigiamo nel suo ufficio al 20esimo piano, l’ultimo. È una stupenda stanza arredata in stile tra il moderno e il classico. Ed ha una vetrata immensa che da su un terrazzo pieno di piante e di fiori. C’è persino un’altalena sotto un arco in ferro battuto, tutto ricoperto di rose. Sono davvero senza parole.

- Spike senti io ci ho…- ma lui mi fa cenno di tacere.

- Ti prego Buffy non dire nulla. Vedrai andrà tutto bene – sorride (accidenti a quel suo maledetto sorriso!).

Apre l’interfono e dice – portaci due caffè Pam per favore. Grazie – poi si alza e prendendomi per mano (adesso sta diventando un’abitudine e il peggio e che mi piace) mi conduce fuori.

- È stupendo – gli dico e lo fisso.

Un raggio di Sole gli illumina il viso e mi dico che in fondo quei capelli così assurdi, sul suo viso non stanno affatto male.

- Sì – risponde e di nuovo il suo sguardo sembra lontano. Assente. Non sorride più.

Si riprende quasi subito e senza attendere i caffè che ha ordinato mi dice

- vieni ti faccio fare un giro -

Mi trascina in una specie di visita guidata della sua società, una delle tante, ma a quanto pare quella a cui è più legato. Quella in cui è cominciato tutto. THE STORYS OF CRIPTA EDITIONS.

Ad ogni piano mi sento osservata e, ahimè anche criticata.

Mi mostra dove vengono stampati i libri, e l’odore di carta è davvero inebriante per i miei sensi.

- Questo è il processo di creazione di un’opera d’arte - dice serio e i suoi occhi si accendono. Si vede che adora il suo lavoro. Sono colpita, ma cerco di non darlo a vedere.

È ora di andare e quasi, quasi sono dispiaciuta che la giornata sia finita. Ferma l’auto nel vialetto davanti casa, è silenzioso sembra indeciso.

- Prendi Buffy – mi porge una piccola tessera rettangolare blu.

La guardo curiosa, e poi capisco.

- E’ la tua carta di credito – la mia espressione deve essere davvero cupa perché lui subito aggiunge un po’ alterato

– non fare così Buffy. Ho aperto un conto per te, sarà più semplice accreditarti lo stipendio -

Faccio una smorfia ed ingoio un’altra amara sconfitta. Sento che dovrei dire ‘ no ‘. Che dovrei mandarlo al diavolo e morire di fame, per strada da sola. E Dawn? Può andare al diavolo anche lei … ancora le catene... Abbasso lo sguardo. Ed a denti stretti gli dico

– Grazie – ma nella mia voce non c’è gratitudine.

Faccio per scendere, ma lui mi prende la mano gentilmente e mi sussurra

- Non voglio offenderti Buffy, davvero. È solo la soluzione migliore e più comoda. -

Non rispondo, ma l’amarezza in me è un po’ stemperata. Sento che è sincero. Anche se questo non rende meno avvilente il mio senso di fallimento.

 

Ormai tutta Sunnydale non fa che parlare di questo: del futuro matrimonio dello scapolo d’oro dello Stato. Ovunque vado sono guardata con rabbia, invidia, ammirazione, non lo so ma è strano e non mi piace affatto. Ho appena pagato la rata dell’ipoteca e l’impiegato di banca mi ha osservata ammiccante. Sono sicura che ha pensato che è stato lui a darmi i soldi. E purtroppo è vero.

 

- Oggi andremo in posto speciale – mi dice dopo tre settimane ‘ che stiamo insieme ’ o meglio che facciamo finta di stare insieme.

- Ah si? – faccio io poco entusiasta. Ripenso ancora al party.

- Su vieni è una sorpresa. – E mi fa salire in macchina. Usciamo fuori Sunnydale, prende un viale alberato a sinistra. E dopo due curve ci troviamo davanti ad una bellissima casa, a due piani in mattoni rossi e un’ampia terrazza sul davanti. I miei timori di un’altra giornata imbarazzante sembrano concretizzarsi.

Si ferma davanti all’ingresso, un signore sulla 50ina viene ad aprire, ha l’aria bonaria.

- Salve Signor William, sono contento di rivederla -

- Grazie Adam – risponde mentre mi apre lo sportello e mi aiuta a scendere.

- Buon giorno signorina, sono davvero felice di conoscerla – sa tutto penso, mentre ringrazio goffamente con un sorriso e una stretta di mano.

- Andiamo vieni tesoro – mi conduce in una stanza che da sul giardino. Si sporge con la testa, cerca qualcuno. E poi i suoi occhi diventano ridenti e va spedito verso la finestra. Seduta sul portico c’è una signora avanti con gli anni. Ha il volto gentile, i capelli grigi, argentati. E occhi buoni. Ci accoglie con un sorriso dolce.

Le si avvicina e la bacia teneramente sulla guancia.

- Ciao tesoro, era ora che ti facessi vedere. Sono due giorni che non mi chiami. E tu devi essere la ragione di questa sua mancanza vero? – e mi guarda sorridendo.

- Io .. veramente … - accidenti ma è possibile che quando serva non riesca mai a spiaccicare una frase sensata?

- Mamma lei è Buffy! – dice lui con tono trionfante di conquistatore.

- Piacere Signora – dico confusa.

- Piacere mio Ragazza mia. Sono davvero contenta che tu sia riuscita a far mettere la testa a posto a mio figlio, era ora. Ormai cominciavo a disperare. –

- Beh è ancora prematuro – cerco di alleggerire il carico, mi sento soffocare. Come se veramente stessi per sposarmi.

- Si certo, certo – mi lancia uno sguardo d’intesa.

- Bene che ne direste di prendere una tazza di tè –

- Certo – risponde William sedendosi.

- Buffy su cara parlami un po’ di te –

- Bene…vediamo ho ventidue anni, una sorella. Pochi amici ma buoni. Sono nata a Los Angeles dove ho vissuto per quindici anni. Poi i miei hanno divorziato e ci siamo trasferiti qui. Mi piacciono le serate tra amici e le cose semplici. Non sono ricca anzi. Amo lo sport, camminare e ballare. Penso che questo sia tutto. Insomma sono Normale –

Lei rise.

- Come hai conosciuto William? –

- Ah – questa domanda mi ha spiazzata. Cosa devo dire aiuto. Non posso certo dirle la verità…

– L’ ho conosciuta quando andavo al college mamma. – interviene lui guardandomi.

- Poi ci siamo persi per un po’. Tre mesi fa era in biblioteca intenta a fare una ricerca. Aveva il viso crucciato e mi ha colpito. Così ho fatto di tutto per conoscerla e mi ha subito stregato. – ora sta sorridendo.

La visita prosegue tra vecchi album di famiglia, quanto somiglia William a suo padre, e collezioni varie.

- William è davvero una cara ragazza. Non fartela sfuggire. – dice lei mentre si alza. - E tu tesoro porta pazienza, il mio William ha un carattere impossibile, ma è un bravo ragazzo -

Spike mi guarda intensamente. Uno sguardo che mi mette a disagio (sta diventando una costante).

- Vieni – e prendendomi per mano mi porta verso le scale

- Mamma le faccio vedere la mia stanza –

- Chiudi gli occhi – e mi mette una mano davanti agli occhi mentre apre la porta. Entro a tentoni.

- Puoi guardare –

E’ una stanza di medie dimensioni, molto accogliente con un bel camino di marmo vicino alla finestra e una grande poltrona color arancio. E la cosa sorprendente è che la parete è fatta di scaffali pieni di libri. Ancora quell’odore di carta che mi penetra.

- Qui ci sono tutte le pubblicazioni fatte dalla mia famiglia. Sin dal 1897. -

- Oh – dico io stupita e come al solito non riesco a pronunciare che poche parole.

Mi mostra un testo molto vecchio. Sulla copertina in pelle nera è vergato in lettere gotiche questo titolo ‘ Dracula di Bram Stoker ‘.

- Questo è il primo libro pubblicato. Ed è anche il mio preferito. -

- Io non credo di averlo letto – dico vergognandomi della mia scarsa propensione alla lettura.

- Tieni leggilo così poi mi darai una tua opinione –

- No, ma sei impazzito? Questa è una edizione pregiata. Ne prenderò uno in biblioteca non ti preoccupare – e glielo restituisco decisa.

- Va bene – non insiste.

- Questo è il mio mondo. Spesso vengo qui metto su un po’ di musica e leggo vecchi romanzi e poesie. –

- E’ davvero inebriante l’odore della carta –

- Sì anche a me fa questo effetto. –

Guardo l’orologio sono le cinque

- Forse è meglio andare – sono a disagio in mezzo a tutti quei libri.

Lui mi fa cenno di sì e mi riaccompagna di sotto.

Sua madre ci saluta con calore, a quanto pare non le dispaccio, chissà cosa penserebbe di me se sapesse la verità.

- Tornate presto a trovarmi ragazzi. Mi sento sola in questa grande casa vuota. –

William l’abbraccia e la bacia poi mi prende per mano e ci avviamo all’uscita. Mi sento orribile, ho mentito ad una signora così gentile e buona. ‘ Ed è tutta colpa sua ‘ penso guardandolo di sbieco.

 

Mentre stiamo rientrando decidiamo di fermarci a mangiare qualcosa in un posto carino e tranquillo. E a dire il vero ho fame. Ci sediamo ed ordiniamo da bere.

- Tua madre è davvero una signora, mi piace –

- Sì è vero. Anche tu le sei piaciuta –

- Perché non sa la verità – dico io tra il serio e lo scherzoso.

- Ma infondo Buffy qual è la verità? –

Sto ancora riflettendo sul significato oscuro di queste parole quando…

Una voce alle spalle mi fa sussultare

- Ciao Willy tesoro come stai? – è lei lo so, la sua voce la riconoscerei tra mille.

Mi volto e la vedo, sempre bellissima ed elegantissima. La sofisticata e perfetta Drusilla Harrington.

- Ciao Dru, come mai da queste parti? – le domanda.

La sua mascella è contratta, a quanto pare non l’ha dimenticata.

- Sono venuta a trovare i miei, riparto tra due settimane. – e lo fissa con uno sguardo molto significativo. Lui fa una leggera smorfia e poi mi cinge le spalle.

- Dru ti presento la mia fidanzata. Dovresti ricordarti di lei…-

- Buffy vero? – dice quasi ridendo – certo che mi ricordo di lei Willy –

- Lei era la ragazza di Angel – e sottolinea il nome.

Ho una fitta al petto.

Voglio andarmene, ma so che così gliela darei vinta. E non voglio, questa volta non mi farò da parte.

- Già esatto – dico con finta noncuranza.

Lui è diventato di marmo.

- Bene è così ci sei riuscita, brava! – sento che sta per dire qualcosa di offensivo e mi preparo a controbattere.

- Deve essere dura adesso che tua madre è morta. Ma hai rimediato in fretta –

Le mie labbra tremano. Vorrei urlare, prenderla a schiaffi per quello che ha detto, ma non ci riesco. Riesco solo a dire dentro di me: ‘ mamma perché mi hai lasciata sola non ero pronta per la vita, non ero pronta ad affrontarla da sola. E sto fallendo. ‘

 

- Quando vuoi Willy passa a trovarmi… in ricordo dei vecchi tempi – e dopo avermi dato un ultimo sguardo carico di disprezzo si allontana.

Ho voglia di piangere, ma sono stata brava non l’ho fatto davanti a lei come avevo fatto anni prima.

- Sch, tesoro lascia perdere. Non vale la pena prendersela per quello che dice. – e mi accarezza la guancia stringendomi a se.

Resto un attimo con la testa sprofondata nel suo petto e sento il suo cuore battere tranquillo. Non so perché ma questo mi rassicura. Mi passo la mano sugli occhi e poi mi rimetto al mio posto.

Lui sorride di nuovo, ed il suo viso ha un’espressione un po’ dispiaciuta ma rassicurante.

 

La serata è ormai rovinata, e pensare che stavo così bene. Ritorniamo a casa in silenzio. Alla radio stanno dando ‘ Goodbye to you ‘. La nostra canzone…e i ricordi si fanno ancora più dolorosi. Sono stanca, non ce la faccio più sento che non riuscirò ad andare avanti da sola. Lui mi prende la mano e sempre in silenzio mi conduce alla porta.

Sono abbattuta, non mi decido a lasciargli la mano. Sento che se lo faccio sentirò freddo e starò male.

Mi trattiene anche lui e d’improvviso ho uno slancio folle, mi butto (letteralmente) tra le sue braccia e piango. Lui mi stringe e mi carezza i capelli sussurrandomi frasi che non capisco, ma la sua voce è dolce e calda e mi avvolge. Mi riprendo poco dopo e mi irrigidisco.

- Scusami sono una sciocca – e senza guardarlo rientro in casa e mi richiudo la porta alle spalle.

- Di niente – mormora lui alla porta chiusa e sospira riavviandosi alla macchina.

La voglia di andarmene e di fuggire sta diventando sempre più forte… ma sempre le catene mi stringono…Il mio destino sembra segnato. E sconfortata, sconfitta ma ancora non del tutto rassegnata, mi avvio di sopra nella mia stanza. Dove mi attende un’altra notte di incubi e di insonnia.

 

14 Ottobre 2003. Sono le 11.00 è una giornata calda, solare. Adoro questo mese autunnale, quando le foglie degli alberi diventano dorate e poi rosso fuoco. La zona assume un colore così intenso e vivo. Anche a mia madre piaceva, penso un po’ tristemente. Questo è il mio primo autunno senza di lei. Dawn è a scuola e questo week end lo passerà da suo padre (io non riesco ancora a perdonarlo per la sua assenza nella mia vita e soprattutto per la sua assenza in quel giorno così doloroso per noi).

Ho tre giorni davanti a me in completa solitudine, ma forse in un certo senso ormai sono mesi che sono sola e faccio finta non sia così.

Suonano alla porta deve essere lui, oggi mi ha telefonato dicendomi che tardava (sembriamo davvero una coppia penso sconcertata).

- Ciao come stai? – mi chiede premuroso.

- Io bene – e sorrido (la mia maschera migliore).

Lui mi scruta socchiudendo gli occhi ed io gli lancio uno sguardo di sfida. Non mi piace quando mi scruta sembra riesca a leggermi dentro e non voglio.

Lui sorride e accetta la mia risposta senza dire nulla. Mi accompagna alla macchina.

- Oggi andiamo a fare shopping – mi dice.

- Ancora? – domando un po’ seccata – un altro party? – smorfia di diniego.

- Non proprio – sorride – questa sera consegnano un riconoscimento alla mia Società –

- Davvero? – sono contenta.

– Non lo sapevo. Complimenti –

- Grazie – sembra contento. Si vede che è orgoglioso del suo lavoro ed ancora una volta mi sento sconfitta. Ma lo nascondo, non voglio rovinargli il momento.

È sera siamo davanti all’ingresso dell’hotel. Un posto di lusso addobbato per l’occasione speciale.

Tutta gente importante. Io ho indosso un abito azzurro con un’ampia scollatura. Scelto da lui. I capelli raccolti dietro la nuca con qualche ciocca lasciata libera e poco trucco. Un sorriso idiota e l’aria di chi stia andando ad un funerale ma sorridendo.

 

Lui è elegantissimo, un abito scuro i capelli leggermente mossi ( ho già detto che gli stanno benissimo di quel colore?). I suoi lineamenti sono raffinati e gentili. Mi stringe e mi sussurra frasi assurde che mi fanno ridere. È tipico di lui. Mi sto rilassando e gliene sono grata.

Quando riceve il premio e fa il discorso tutti gli occhi sono puntati su di lui. Devo ammettere che è un grande oratore (ammaliatore veramente). Torna al tavolo. E’ raggiante e mi guarda con un’intensità che non avevo mai visto nei suoi occhi. Poi così d’istinto come fosse la cosa più naturale di questo mondo mi bacia. Un bacio prima tenero poi sempre più passionale. Io ricambio e mi sento una stupida. Si stacca da me con fatica. Sta per dirmi qualcosa….

- Ma che scena romantica – ancora lei.

- Dru – lui è seccato.

- Ciao tesoro – gli sorride e si siede al nostro tavolo è di fronte a me. Mi sta fissando con aria di sfida. Io sono sconcertata e mi sento a disagio, con lei lo sono sempre stata.

- Ma bene. Bene i due piccioncini che tubano – ha uno sguardo infernale.

– Oh ma guarda chi c’è Buffy! – mi volto meccanicamente e il mio cuore si arresta.

- Salve a tutti – la sua voce è calda e suadente come la ricordavo. Arrossisco mio malgrado.

- Ciao Buff amore – e mi fissa intensamente. E su di me ha sempre lo stesso effetto devastante.

- Ciao – la voce fredda e tagliente di Spike mi riporta alla realtà.

- Ho sentito dire che ti stai per sposare The Bloody. E’ vero? – e continua a fissarmi, mentre Dru appare sempre più divertita.

- Ma tu ci credi? Paparino? – Dru è davvero demoniaca quando vuole – ma guardala secondo me è ancora cotta di te – e mi fissa.

La odio, odio tutti in questo momento. Lui mi stringe la mano e…da questo momento in poi è pazzia pura. Parto in quarta, questa volta gliela farò pagare, questa volta vinco io.

- Si è vero. Io e Spike ci sposeremo a giorni – sono pazza abbiate compassione di me.

- Ah – fa Angel, ma dalla sua espressione sento che non è molto convinto. Mi scruta, cerca di leggermi dentro, ma adesso non può più adesso non fa più parte di me.

- Sapete il detto vero? – continua a parlare ed io lo guardo in attesa, con un sorriso sarcastico sul viso – perché rimandare a domani quello che puoi fare oggi? – e un sorriso beffardo gli si dipinge sul muso. Mi sta sfidando, io non abbasso lo sguardo.

 

- Si giusto hai ragione – e mi volto a guardare Spike che mi sta fissando incredulo. Ha socchiuso gli occhi e mi scruta. Pensa anche lui che sia pazza, ‘ io sono pazza ‘.

- Ma Buffy sei sicura? – dice lui e il suo tono non è molto convinto. Sembra preoccupato.

- Si certo. In fondo o oggi o domani non cambia niente – e mi alzo determinata.

Stringo la mano di Spike all’inverosimile.

- Oh, oh. Forse il nostro Willy non è d’accordo cara – e gli si avvicina posandogli le mani sulle spalle. Per un istante temo che lui si tiri indietro e che un’ennesima bruciante sconfitta mi attenda. Lo guardo implorante.

- Io sono pronto. Solo volevo lei fosse sicura – e si alza stringendomi la mano con una forza quasi sovraumana. Mi sta facendo male, ma anche io gliela stringo. E’ tutto così assurdo.

Mezz’ora dopo siamo in una piccola cappella in un posto sperduto nel deserto. Un prete mezzo assonnato sta celebrando le nozze. Oddio mi sto sposando e i miei testimoni di nozze sono Angel e Dru, è un incubo. Un film dell’orrore. Poi guardo davanti a me e vedo il suo volto. È contratto ma non sembra triste. Ha gli occhi che gli brillano. Forse è la rabbia cieca. Come quella che in questo momento mi ottenebra la mente. Altrimenti non sarei qui.

- Vuoi tu Elizabeth Ann Summers prendere quest’ uomo come tuo legittimo marito e amarlo, onorarlo, rispettarlo finché morte non vi separi? -

- Lo voglio – dico titubante. Lui accenna un sorriso.

- E vuoi tu William Darcy prendere questa donna come tua legittima moglie ed amarla, onorarla, rispettarla finché morte non vi separi? –

- Sì. Lo voglio – dice lui sicuro e il suo sguardo mi accarezza.

- Lo sposo può baciare la Sposa – dice ma per alcuni istanti nessuno dei due fa un gesto.

Poi lui mi prende per la vita e mi stringe. Le sue labbra si posano sulle mie sono calde sensuali e mi bacia per la seconda volta questa sera. Quando si separa da me sono senza fiato.

E’ fatta sono sposata. Non ci credo sono sconvolta. Ma non sono l’unica, Angel e Dru sono rimasti di pietra per tutta la cerimonia. Erano convinti che alla fine uno dei due si sarebbe tirato indietro e invece… adesso sono imbarazzati e per la prima volta non sembrano tanto perfetti e irraggiungibili come sempre.

- Congraturazione – dice Angel e nel tono della voce c’è rabbia e sbigottimento.

- Sì congraturazioni – aggiunge lei. Sembra confusa.

Io sono raggiante. Per i pentimenti e la disperazione c’è tempo.

- Questa notte la offro io ragazzi – dice Angel e mi fissa, sono sicura che sta ripensando a quella notte…

- c’è uno stupendo motel con chalet a pochi minuti da qui. Sarà romantico per due sposini novelli – la sua faccia è un ghigno. Vorrei farlo a pezzi.

- Mah …- sto cominciando a realizzare la follia che ho appena fatto ed ho paura.

- Niente ‘ mah ’ mia cara… - La voce è suadente ma per me è una stilettata.

- Va bene – dice Spike e questa volta è lui ad essere impazzito. Ma non posso tirarmi indietro. E così lo seguo alla vettura.

Prima di uscire il prete ci richiama e consegna a Spike il certificato di nozze. Lui lo legge e c’è una strana indecifrabile espressione sul viso mentre alza gli occhi e mi fissa. Ho un brivido.

Arriviamo allo chalet, Angel entra nella reception e dopo poco ritorna con un mazzo di chiavi in mano. Questo è per voi e questo per noi e guarda malizioso Dru.

- Ah sei sempre il solito – sorride Dru carezzandogli la nuca.

- Buonanotte – dice con tono significativo.

Spike prende le chiavi e tenendomi per un braccio quasi, quasi mi trascina verso lo chalet. Infila la chiave nella toppa, apre la porta, mi fa entrare e richiude.

Sono atterrita. Ho appena sposato Spike!! Non oso guardarlo. Mi sento una stupida, una cretina. Ma perché diavolo non mi ha detto di no. Non mi ha fermata. E mi convinco che è colpa sua se mi trovo in questa situazione a dir poco orribile.

- Io… Spike…io – ma che posso dire a giustificazione del mio comportamento? Niente, eppure qualche ora prima non mi erano mancate le parole che mi hanno portato a questa follia.

- Sch… non dire nulla Buffy – lui mi sta guardando con una strana luce negli occhi.

- Ma veramente io…- cerco disperatamente un modo per togliermi da quella dannata situazione.

Lui si toglie la giacca e io deglutisco a fatica. Sento che sto per svenire.

- Vieni qui Buffy – mi dice con dolcezza ma anche fermezza.

Come un automa mi avvicino a lui.

- Questo non è più un gioco Buff, spero che tu te ne renda conto –

Io sgrano gli occhi. Non capisco. Sbatto le ciglia incredula.

- Ora sei la signora Darcy per davvero – e mi carezza i capelli.

- Mah tu hai visto. Tu hai capito che …- lui sorride beffardo. Ma accidenti è possibile che abbiano tutti questo dannato sorriso.

- Cosa devo capire Buffy? –

- Domani andiamo dal giudice e fac..-

- Cosa? – dice lui divertito.

– E a mia madre non ci pensi? Lei crede che noi siamo innamorati – la voce con cui lo dice è strana. Calda.

- Si ma .. ma…- sono rossa come un peperone e sono spiazzata. Io pensavo di fare una cosa veloce di poche ore.

- Per adesso dobbiamo restare sposati mia cara. Che ti piaccia o no – alza il sopracciglio

- Sei stata tu Buffy a combinare tutto. Non guardarmi come se fossi Bambi davanti al cacciatore. –

Lo odio. Più di quei due maledetti impiccioni se ciò è possibile.

- Cosa dovrei fare quindi? – chiedo, terrorizzata dalla risposta che mi darà.

- Essere la mia cara mogliettina sino a che le cose non si calmano – e mi guarda stranamente euforico. Mi dico che il premio e l’aver rivisto Dru e Angel insieme gli deve aver dato alla testa.

- Cioè? Cosa vuoi dire – e resto a bocca aperta.

- Quello che ho detto. Signora Darcy – e ride ironico.

Si toglie la cravatta e la camicia e io sto per lanciarmi fuori da quella porta a rotta di collo, proprio come anni prima.

- Ah no – dice lui sempre più divertito – questa volta non puoi scappare – e mi si para davanti sbarrandomi il passaggio.

Sto per ribattere furiosa quando sento bussare alla porta.

- Su spogliati. Dice lui – e mi fa scivolare una spallina del vestito. Io mi ritraggo e sto per schiaffeggiarlo.

Lui mi blocca la mano e porta l’indice alle labbra facendomi cenno di tacere.

- Posso entrare un attimo ragazzi – dice la voce beffarda di Angel dietro la porta.

Spike si sfila i pantaloni. ‘ Oh mio Dio è nudo ‘. Sono finita all’inferno senza accorgermene.

- Su sbrigati, o vuoi che capiscano tutto? – e si infila nel letto.

- Accidenti. Chiudi gli occhi – mormoro mentre mi sfilo il vestito.

- Neanche per sogno – risponde lui con quello sguardo da schiaffi. Vorrei strozzarlo.

Mi copro il seno con le mani mentre maledico la mia propensione ad acquistare abiti con scollature che non prevedono l’uso del reggiseno.

Mi infilo sotto le coperte anche io e lui mi abbraccia posando il mio capo sul suo petto.

- Avanti – dice e si sta divertendo il bastardo.

 

Angel entra e ci guarda sospettoso, vede gli abiti sul pavimento e l’aria divertita di Spike lo infastidisce oltre ogni dire. Comincia a pensare sia tutto vero (ma che sto dicendo è vero).

- Angel ti sembra questo il modo? – adesso è lui a sorridere beffardo.

– Disturbare due sposini la prima notte di nozze – scuote il capo arrogantemente.

- No, no. Così non ci siamo ragazzo mio –

Ma è possibile che sia io l’unica a sentirmi come se avessi fatto uno stupendo volo finito con uno spiaccicamento al suolo?

- Oh. Scusa – il suo tono adesso non è più beffardo, ma infastidito e sarcastico.

- Vi ho portato solo qualcosa da mangiare… per dopo – e mi fissa angosciato. Poggia un vassoio sul tavolino ed esce, lanciandomi un ultimo sguardo.

Tiro un sospiro di sollievo e solo ora mi rendo conto che sono completamente adagiata su di lui. Il mio corpo reagisce al contatto della sua pelle liscia e calda. Ai suoi muscoli tesi. Senza che io lo voglia i miei seni diventano turgidi e languidi brividi mi scuotono.

- Sarà meglio spegnere la luce – dice in un sussurro.

Io taccio ho un nodo alla gola. Sono eccitata ed era tanto, tantissimo tempo che non provavo qualcosa di simile.

Siamo al buio adesso. Posso sentire il suo respiro irregolare. Nessuno dei due si muove.

Lui mi annusa delicatamente il collo e comincia a baciarmi sensualmente.

- Sei bellissima lo sai vero? -

- No io…basta…- ma non sono convinta. E’ tanto che un uomo non mi tocca in quel modo.

Le sue mani scivolano sensualmente sui suoi fianchi, mi attira sempre di più a se. mi bacia il lobo dell’orecchio, la guancia e poi la bocca. È un assedio che non incontra resistenza. Ricambio con passione il bacio mentre con una mano gli accarezzo la nuca e lo attiro su di me.

Allontana le labbra dalle mie e mi fissa ansimando. Ha uno sguardo colmo di desiderio.

- Buffy – dice con voce rotta.

E’ così sensuale che un’ondata di calore pervade il mio corpo.

- William – sussurro e lo bacio ancora.

Le sue mani si sfregano contro le punte del mio seno. Le carezza dolcemente ed io mi inarco contro di lui.

- Ti desidero Buffy – mi sussurra senza smettere di baciarmi.

- Sì – dico semplicemente io mentre le mie mani scorrono lungo la sua schiena.

Poi la sua mano scivola tra le mie cosce e lentamente comincia a torturare le mie parti sensibili.

I miei gemiti riempiono la stanza. lo sento sempre più eccitato e avido. Abbiamo il respiro accelerato.

- Mi vuoi? – domanda, e continua la mia lenta agonia.

- Sì, sì. Ti prego – ripeto senza più fiato.

Solleva leggermente la mia gamba portandosela sul fianco e lentamente, con una dolcezza infinita entra in me.

Lacrime calde mi scendono dalle gote, mentre una sensazione mista di dolore e piacere mi avvolge.

Socchiudo gli occhi, il piacere adesso sta prendendo il sopravvento.

- No guardami - dice lui mentre i suoi movimenti si fanno più rapidi e intensi.

- Ah. Ancora, così – dico io ormai in estasi.

- Buffy guardami – ripete lui con voce tremante.

Riapro gli occhi e lo guardo. Lui mi sorride e mi bacia. Ormai sono al limite ancora un momento e sarò perduta.

- Williammmm – dico con voce alterata mentre mi abbandono completamente al piacere. Seguita da un suo gemito appagato.

Siamo madidi di sudore, il respiro ancora alterato. Lui ha il capo adagiato sul mio seno e mi accarezza dolcemente la punta. Non parliamo siamo troppo confusi per farlo.

 

Sento che lentamente i suoi sensi si stanno risvegliando, ed anche i miei. Riprendiamo a baciarci con intensità. I nostri sguardi sono lucidi, ancora pieni di desiderio e bisogno.

Non diciamo nulla ma semplicemente riprendiamo a fare l’amore ancora e ancora per tutta la notte.

Sino a che non ci addormentiamo esausti ed appagati.

È mattino inoltrato quando lentamente mi risveglio. Non mi va di alzarmi si sta bene sotto le coperte al caldo. E poi un braccio mi tiene stretta… cosa? Spalanco gli occhi e mi accorgo di non essere nella mia stanza. Cerco di fare mente locale su quello che è accaduto e poi sento qualcuno muoversi accanto a me e il braccio stringermi ancora più forte. Sobbalzo e mi volto. Vedo i suoi occhi. Mi sta guardando ridenti.

- Ben svegliata tesoro – e mi bacia teneramente sulle labbra.

Sono sconvolta. Ho fatto sesso con Spike. E…

- Oh mio Dio – urlo.

- Tu ed io siamo sposati!! – ho i brividi.

E il mio sguardo deve sembrare ridicolamente terrorizzato.

- Ben tornata in California tesoro – e mi attira a se.

- E’ stato stupendo questa notte – mugugna.

- Io… beh ieri non eravamo in noi. Rivedere Angel – e la mia voce ha un tremito. Spike lo nota e il suo viso si incupisce, i suoi occhi diventano gelidi e la mascella è contratta in una smorfia.

– e Dru – aggiungo.

- Si ho capito – si alza. Lanciando all’aria le coperte. E’ ancora nudo e sembra arrabbiato. Con gesti nervosi si riveste. Non mi guarda, anzi mi evita. Mi sento male. Ma devo difendermi e lo farò a qualsiasi costo.

- Bene sei pronta. Possiamo andare? – e mi guarda, freddamente.

- Sì – dico abbattuta e poi ci avviamo verso la porta. Gli prendo la mano d’istinto, ma lui fraintende e sta per respingere il contatto, ma poi mi guarda e sospira.

- Va bene continuiamo la farsa – ed usciamo

Dru e Angel ci stanno aspettando sulla terrazza della sala da pranzo. Sono cupi in viso. Io non so come comportarmi.

- Buongiorno – dice lui con il tono più naturale, soddisfatto ed arrogante che un uomo possa avere dopo la sua prima notte di nozze.

- Ben svegliati – risponde Dru.

Poi rivolgendosi a me.

– Beh non è un vero uragano – io arrossisco mentre Spike sorride e mi guarda con derisione.

- Dru non è carino ricordare alla sposa il suo primo giorno di nozze che avete condiviso il letto con lo stesso uomo – e sorride guardandomi beffardo.

- Già ma non sono stato l’unico – risponde lui sarcastico e si guardano dritto negli occhi.

Come ho potuto, come è possibile sia accaduta una cosa del genere. Non avrei mai dovuto farmi trascinare in questo inferno. Ed è tutta colpa di Spike.

Tutti sembriamo ansiosi sciogliere la compagnia. Ci salutiamo freddamente, ma prima di andare Angel si avvicina e mi sussurra all’orecchio

- Piccola io e te lo sappiamo. Tu sei mia sempre e comunque – e lanciando uno sguardo carico di sprezzante sicurezza mi bacia sulla guancia soffermandosi.

Questo gesto non sfugge agli occhi di Spike che mi lancia il primo sguardo cattivo da quando lo conosco.

Adesso siamo soli, stiamo tornando a casa. Lui tace e ogni tanto mi guarda di sottecchi.

- Spike io credo che…-

- Scordatelo – è categorico.

- Adesso passiamo da casa tua. Avverti Dawn, raccogliete le vostre cose e vi trasferite da me. –

- Cosa? – dico io sbigottita – ma non credo sia –

- Non mi importa cosa tu creda Buffy. Non mi renderai ridicolo – e nella voce c’è rabbia.

- Ma tua madre cosa dirà? –

- Mia madre sarà contenta. Era tanto che voleva vedermi sposato. Quindi non ci sono problemi –

- Ma i mobili? Le mie cose. Poi Dawn come … – cerco un qualsiasi appiglio, una qualsiasi cosa che eviti l’inevitabile.

- Alla casa ci penserò io non ti preoccupare e Dawn, beh credo si divertirà un mondo nella nuova casa – e mi guarda risoluto.

So che non cambierà idea. Stringo i pugni e mi rassegno.

Siamo arrivati, guardo la mia piccola casa. Entriamo, Dawn è in soggiorno con Willow e Xander. Sembrano preoccupati.

- Insomma Buff che fine hai fatto si può sapere? – sbotta Xander crucciato -

- Lo sai che non ho dormito tutta la notte pensando che..- Dawn con le lacrime agli occhi.

- Buffy grazie a Dio sei tornata. Ma cosa è successo? – chiede Willow. Come al solito la più calma e logica del gruppo.

- Io …- sono imbarazzata e non so come spiegare questa cosa, assurda ed inspiegabile.

- Io e Buffy ci siamo sposati ieri sera – lui è come sempre molto sicuro e calmo.

Quanto lo detesto eppure mi rassicura.

- Wow! – urla Dawn – davvero? – e sorridente corre ad abbracciarmi.

- Che cosa? – dicono all’unisono Xander e Willow. E di certo ma mia aria cupa non li tranquillizza.

- E’ vero? – chiede Xander. Dalla voce capisco che non è contento della cosa.

- Sì – dico io. Sforzandomi di sorridere. E come sempre la mia maschera migliore funziona.

- Su tesoro adesso fate presto – dice lui e sembra tornato premuroso e gentile come prima.

- Ma Spike io credo che per Dawn non sarebbe una buona cosa cambiare casa così in fretta – cerco il suo appoggio. Confidando nel suo attaccamento a questo luogo.

- Ma che dici sorellina – sbotta lei euforica – ti rendi conto? Una casa con la piscina, i camerieri. Un campo da tennis, la palestra. Una favola. E ci sono anche i cavalli. Io vado a fare le valige prima che cambiate idea – Beh mi sbagliavo.

- Visto – dice lui da vincitore – che ti avevo detto. Nessun problema –

Rassegnata e sconfitta, salgo le scale e mi appresto a fare i bagagli. Stranamente non sono poi così triste come pensavo. Ho paura questo sì. L’ho sempre avuta da quando io e Angel…. Beh adesso è inutile ripensarci.

- Buffy sbrigati. Ma insomma quanto ci metti. Abbiamo messo radici -

Mi affaccio alle scale e entrambi mi stanno aspettando con un sorriso stampato in faccia. Quello di Dawn estasiato va da un orecchio all’altro, mentre quello di Spike è sottile, ironico. Ho una gran voglia di correre giù, saltargli addosso e spaccargli la faccia. Ma mi trattengo e sorrido anche io da completa idiota.

Vorrei dire a Xander e Willow di venirci a trovare, ma non me la sento. Quella non è e non sarà mai casa mia.

E come sempre Dawn interviene nel momento meno opportuno

- Will, Xand. Ovviamente voi potete venirci a trovare quando volete. Siete i benvenuti nella nostra nuova casa –

Sussulto e sto per riprenderla – Dawn ma che dici! –

- Certo – mi prende per le spalle e mi stringe. La sua voce è tornata gentile e calda.

- Dawn ha ragione. Siete i benvenuti nella ‘ Nostra ‘ nuova casa – e sottolinea il Nostra.

Gli sono grata. Mi ha evitato un’umiliazione. Chiudo un attimo gli occhi e di nuovo quella sensazione di calore e di sicurezza mi pervade. Mi lascia, prende dalle mie mani le valige e ci dirigiamo alla macchina.

- Okay allora a presto – dice Willow e il suo sguardo è preoccupato e indagatore.

- Già – fa eco Xander – e se hai bisogno di qualcosa sai dove trovarmi – e guarda contrariato e diffidente Spike.

- Auguri Comunque – dice Willow e sorride un po’ incerta. Non credo se la siano bevuta tutta questa storia. Ma per adesso non voglio che nessuno sappia la verità, nemmeno mia sorella Dawn. chissà cosa penserebbero di me. Beh la verità che sono una gran ‘ vigliacca ‘. Mi sento impotente. Do loro un ultimo sguardo e poi entro in macchina.

 

Siamo arrivati. Sono spaventata e mi sento… in trappola. Scendiamo dalla macchina. Dawn sembra al settimo cielo. Come se fosse lei ad essersi sposata. Per un istante lo penso… penso che sarebbe stato meglio se si fosse sposata lei con quel maledetto idiota, imbecille, arrogante, insopportabile…. Con quei capelli ridicoli. (Lo so che ho detto che gli stavano bene, ma non ero in me. Ci ho ripensato. Sono decisamente ridicoli).

Lui mi posa leggermente la mano sulla schiena, ho un brivido caldo. E mi sospinge verso la porta.

- Woooow!!! – urla Dawn.

Mi vergogno per lei. e abbasso lo sguardo scuotendo il capo.

Lui sorride, sembra divertito da Dawn.

- Adam occupati delle valige delle signore –

Stranamente il maggiordomo non sembra stupito, anzi è come se avesse sempre saputo che sarei andata a vivere in quella casa. E’ proprio vero che la servitù sa sempre tutto prima. Poi ci si meraviglia se nei gialli l’assassino è sempre il maggiordomo.

- Si signor William. Ben venute signore – e fa un inchino.

Deve essere inglese mi dico.

Poi sulle scale vedo la figura della madre di Spike, è sempre compita ed elegante.

Dawn la guarda sgranando gli occhi.

- Ma è la signora del ritratto – ed indica un ritratto appeso alla parete.

- Dawn questa è mia madre – Lui è davvero contento.

- Buongiorno Signora – dice con tono naturale Dawn e sorride.

- Mamma abbiamo due nuovi inquilini –

Oddio, ma è possibile che siano tutti pazzi? Solo io mi rendo conto dell’assurdità della cosa? E’ tutta colpa tua Spike, ti ucciderò per questo.

- Oh, davvero? Vi trasferite qui? – accidenti anche lei sembra euforica.

Sto sognando e sono all’inferno (L’ho già detto lo so ma è così che mi sento).

- Mamma, io e Buffy. Beh ci siamo sposati ieri sera –

Lei lo abbraccia e poi con gli occhi lucidi mi guarda

- Oh sono davvero contenta ragazzi. William non potevi farmi regalo più bello -

Avvicinandosi a me

– Tesoro ben venuta nella nostra famiglia – e mi accarezza la guancia.

Le lacrime mi appannano la vista, vorrei urlare che è tutta una menzogna che io e suo figlio abbiamo fatto una stupidaggine di cui siamo già pentiti. E che se fosse per me a quest’ ora tutto sarebbe già finito.

- Grazie signora – mi limito a rispondere grata.

- Ma quale signora? Puoi chiamarmi Emily – e mi sorride gentile.

Sono confusa. Lui se ne accorge e mi cinge la vita.

- Bene adesso io e la mia signora andiamo un po’ di sopra a darci una rinfrescata e a sistemare le cose -

- Sì ma certo che stupida sarete stanchi e avrete voglia di stare un po’ da soli in santa pace –

Si rivolge a Adam

- Adam prepara la stanza per Dawn, e poi un po’ di tè per i ragazzi -

- Si signora – risponde ed esce dalla stanza silenziosamente.

- Ve lo faccio portare su più tardi – guarda Dawn curiosa.

- Che ne dici ragazzina se io e te invece andiamo a fare il giro della casa e dopo vediamo se la tua stanza ti piace o se c’è qualcosa che vorresti cambiare? –

- Sììììì. Fantastico – Dawn ormai è andata.

Saliamo di sopra. La sua stanza da letto è accanto al suo studio, quello che mi ha mostrato quel giorno quando mi ha portata per la prima volta qui.

Sono agitata, mi accorgo che è una stanza con un solo letto e rabbrividisco. O forse sono emozionata all’idea di condividere nuovamente il letto con lui.

- Oh – dico e sto fissando il letto.

Lui mi guarda, ha un’espressione strana. Demoniaca oserei dire.

- Oh – ripete imitandomi – che ne dici di… c’è tempo sino alla cena – e mi si avvicina lentamente. Con movimenti sensuali.

- Vado a cambiarmi e a… darmi una rinfrescata. Sono stanca – ed evito che le sue mani si posino sui miei fianchi.

Lui non dice nulla ride. Accidenti a lui.

Mi chiudo in bagno e per sicurezza giro la chiave. Sono ridicola. Resto in bagno per più di un ora. Ho paura di rivederlo, mi fa uno strano effetto quando sono sola con lui. Non so spiegare è qualcosa che va al di là della ragione. Qualcosa che non posso controllare e questo mi spaventa. Mi è accaduto solo un’altra volta in vita mia e ancora oggi ne sto pagando le conseguenze.

Quando esco lui è semisdraiato sul letto e guarda fuori. Mi sorride e poi entra in bagno. Non chiude la porta ed io mi allontano per non vedere.

È ora di cena, ma non ho fame, sono ancora frastornata e non me la sento di affrontare la madre di Spike, la servitù. Dawn che si comporta come se fosse del tutto impazzita e soprattutto lui che mi lancia occhiate significative e insinuanti.

Così mi invento una scusa e resto in camera. Cercando una sistemazione per la notte. Non ho nessuna intenzione di dividere il letto con lui. Ho paura, della mia reazione di quello che provo.

Sto riflettendo su queste cose quando improvvisamente la porta si apre e Spike è di fronte a me. Mi sta scrutando come riuscisse a leggere in me. Arrossisco e lui socchiude gli occhi e mi fissa attentamente.

- Va tutto bene? – mi domanda.

- Sì – rispondo. Poi lo fa ancora. Comincia a spogliarsi e disseminare vestiti per la stanza.

- Avete già finito? – domando un po’ spaventata.

- Ah, No. Ma ero stanco e poi non volevo lasciarti qui da sola troppo a lungo. Sai siamo sposati da un giorno soltanto – e di nuovo il suo sorriso infernale.

- Spike non crederai che io e te dormiamo nello stesso letto vero? –

- No tesoro io non lo credo. Noi dormiremo nello stesso letto è un dato di fatto –

- No. Io credo che userò…la poltrona – e abbasso lo sguardo.

Mi sento una scolaretta alla sua prima volta.

- Non fare la bambina Buffy, avanti – e mi spinge verso il letto

– non ho intenzione di fare nulla che tu non vorrai – e mi sembra quasi una presa in giro.

Come se fossi io a volere che lui…Uffa che vadano tutti al diavolo.

Ci mettiamo a letto, spegne la luce e non so perché ma sono in attesa. Mi sono rannicchiata nell’angolo più lontano da lui. Chiudo gli occhi e trattengo il fiato. Niente lui resta immobile sul suo lato, ma perché diavolo mi sento delusa?

Lentamente il sonno si sta impossessando di me….

 

….Mi risveglio che è notte, i miei sogni sono stati agitati. Sarà la casa nuova, il letto. Non lo so poi sento un impercettibile movimento sotto di me.

Sono sopra di lui, accidenti ma come ho fatto a finire tra le sue braccia? Mi chiedo e cerco di liberarmi dalla stretta delle sue braccia mollemente abbandonate sulla mia schiena. Sollevo il capo lentamente, per vedere se sta dormendo e in quel momento lui apre gli occhi. Sono così, così intensi come quella notte anni prima…e di nuovo mi sento venir meno. Tutte le mie energie svaniscono. Sento solo un qualcosa che come una calamita mi attira verso di lui, verso la sua bocca. E… lo bacio. Ma vi rendete conto? Lo sto baciando!

Lui ricambia il bacio, come se lo sapesse, come fosse la cosa più naturale del mondo. Mi stringe ed io mi stringo di più al suo petto. Poi mi accarezza sensualmente i fianchi e il seno. Emetto un gemito sommesso, ho paura che ci sentano.

Lui mi sorride e mi sussurra – non temere nessuno può sentirci in questa parte della casa – e poi mi bacia. E ancora e ancora. Siamo senza fiato ma non abbiamo intenzione di smettere. E’ un incantesimo che quei dannati ci hanno fatto mi illudo.

Lui con una spinta senza allentare la stretta, capovolge le posizioni e mi ritrovo ansimante sotto di lui.

- Sei mia Buffy – dice ed è dentro me.

Questa volta mi ama con passione e con irruenza. Sembra instancabile ed inesauribile.

Sto pensando alla pubblicità di quelle batterie come si chiamano? …ma che mi importa, sento che sto per morire.

- Di il mio nome. Dillo Buffy – mi dice nell’orecchio mentre sento che sto raggiungendo il paradiso.

- William, William. Sì William – lui sorride e il ritmo è diventato insostenibile.

- Io… ah siiii – ansimo mentre lo dico e poi ridiscendo sulla terra lentamente.

- Si. Amore sì – dice lui mentre viene lentamente in me.

 

E’ mattina, anche questa notte è stata incredibile.

Mi sollevo a sedere sul letto, mi volto ma lui non c’è. Il suo posto e vuoto. Mi sento triste e abbandonata. Mi vesto e scendo di sotto. Tutto tace.

- Buffy ti sei svegliata finalmente -

- Dawn ma dove sono gli altri? –

- In giardino a fare colazione –

- Ti stanno aspettando –

Li raggiungo, mi accolgono sorridenti. Lui si alza in piedi mi bacia teneramente la guancia e poi mi fa sedere.

Sono emozionata e ancora troppo sconvolta dalla notte passata per dire qualcosa di sensato quindi preferisco bere il mio caffè in silenzio.

- Vorrei andare a casa a sistemare alcune cose e prendere il resto della mia roba – dico alla fine per spezzare quel silenzio imbarazzante.

- Si certo cara. Se conosco bene William ti avrà trascinata qui di corsa – sorride.

- E’ sempre così impetuoso –

Arrossisco, ripensando alla notte precedente. E credo che lui abbia capito, perché mi lancia uno sguardo complice e soddisfatto.

- Bene ora vi lasciamo un po’ da soli. Su dawn andiamo a decidere i colori della tua stanza -

E si avviano verso casa.

- Tu che ne pensi sono impetuoso? – e ride. Questa è la volta buona che gli spacco il muso.

Non rispondo.

Dopo colazione mi accompagna a casa mia, perché io considero questa ancora la mia casa.

- Sai Buffy tua madre era una gran donna – dice mentre mi saliamo di sopra.

- Si lo so – un senso di vuoto per un attimo si impossessa di me.

Lui mi abbraccia e mi bacia teneramente.

- Penserò io a te Buffy -

Questa frase mi fa rabbrividire. Non permetterò a nessuno mai più di occuparsi e decidere per me.

- No grazie. ‘ Io ‘ penserò e deciderò per me stessa –

I miei occhi lampeggiano.

- Io non voglio decidere per te Buffy. Voglio occuparmi di te e di Dawn – è serio e dolce.

- Sino a quando? Sino a quando non ti stancherai? E te ne andrai? – sono arrabbiata.

- No grazie io posso fare a meno di voi. Di tutti voi – E quel voi è riferito a Angel e lui lo sa bene.

- Io non sono gli ‘ altri ‘ – dice alterandosi.

Io sono troppo stanca per ribattere. Non voglio litigare. Troppe cose in una volta, non ho la forza di affrontarle adesso. Lui si calma e mi prende la mano.

- Su Buffy andiamo – prendiamo quel che resta delle mie cose e ci avviamo all’uscita.

- Lascerò tutto così come è adesso. Tu potrai venirci quando vuoi – dice senza guardarmi.

- Grazie – gli sono davvero grata. In fondo se ho ancora questa casa lo devo a lui. Malgrado tutto si comporta bene con me. E per la prima volta penso che forse non è stata una follia sposarlo.

Mi accorgo che non siamo diretti a casa sua.

- Dove andiamo? – gli chiedo curiosa.

- Beh è il momento di rinnovare un po’ il guardaroba non pensi? –

- Ma io …- come al solito sono reticente, non mi va che spenda soldi per me.

- Signora Darcy, su non faccia complimenti adesso. Dopo questa notte …– e mi guarda beffardo.

Accidenti, ormai sfrutterà per sempre quello che è accaduto stanotte. Sorrido, non posso fare altro.

Entriamo in un negozio e ben tre commesse ci vengono incontro. Ormai la notizia ha fatto il giro del paese.

- Buongiorno Signori possiamo esservi utili? – e mi guardano con affettata cortesia.

- Sì la mia signora vuole rinnovare il guardaroba. Fatele vedere quanto di meglio avete –

poi rivolgendosi a me

- Amore torno subito. Tu intanto comincia a scegliere quello che ti piace – mi solleva il mento con l’indice e mi bacia. Comincio ad abituarmi ai suoi baci.

- A tra poco - mi sorride prima di uscire dal negozio.

- Bene signora mi segua per favore – dice la commessa.

Dopo circa mezz’ora eccolo di ritorno. E’ allegro. Si siede sul divanetto mentre io indosso un abito dopo l’altro. Lui mi guarda ammirato – sei bellissima – dice muovendo le labbra. Io vedo il suo riflesso nello specchio. Arrossisco. Ma iniziano a piacermi le sue attenzioni lo confesso. Anche se sento che non può durare.

Usciamo da quel posto dopo ore. Era una vita che non facevo acquisti così pazzi.

Dopo aver depositato i numerosi pacchi nell’auto decidiamo di fare una passeggiata per il paese prima di tornare a casa. E casualmente ( a dire il vero mi capita spesso) finiamo davanti al cimitero.

- Ti spiace se passiamo a trovare mia madre? -

- No certo –

Facciamo la strada in silenzio. Mi fermo a guardare la lapide.

- Mi manchi mamma – dico e poi il fiato mi muore in gola. Non riesco più a dire nulla.

Piango in silenzio. Lui mi si fa vicino e mi abbraccia.

E’ così caldo, così forte e sicuro. Lo abbraccio e stringo più che posso.

Dopo qualche minuto mi calmo.

Lui prende il mio volto tra le mani e mi asciuga le lacrime.

- Buffy non so se questo è il momento giusto per ….- e mi porge un piccolo astuccio.

Io lo apro e contiene un anello. Sembra molto antico. Lo guardo interrogativamente.

- Appartiene alla mia famiglia da generazioni. Era di mia madre ed adesso è tuo. – è emozionato la voce gli trema.

- Io non posso accettare Spike – anche se nel profondo sono davvero colpita e lusingata dal gesto.

- Sch. Ti prego – lui è serio e per la prima volta mi sembra insicuro.

- Va bene. Grazie ne sono davvero onorata – Mi mette l’anello al dito.

Lo sto fissando ancora. Anzi sto fissando la sua bocca.

Lui lo sa, e mi bacia. A lungo disperatamente.

Poi mi prende per mano e torniamo a casa. Sono felice. Non riesco a pensare ad altro adesso.

 

I giorni che seguono sono sorprendenti per me. Lui è così dolce, imprevedibile e così tenero.

Esaudisce ogni mio desiderio prima che io lo esprima. E con Dawn è semplicemente fantastico. Ormai è il suo idolo. Passiamo le giornate in giro per la sua tenuta. Mi sta insegnando a cavalcare. E’ bello galoppare abbracciata lui con il vento che mi accarezza il viso.

Le notti invece sono piene di passione e di calore. Non ci addormentiamo mai prima dell’alba. Se qualche settimana fa qualcuno mi avesse detto che avrei fatto quello che faccio con lui, sarei morta di vergogna. Adesso invece è così naturale così bello. Che non riesco proprio a vergognarmene. Riesco solo a sorridere.

Un pomeriggio, mentre lui soddisfa l’ennesimo capriccio di Dawn, io e la Signora Darcy stiamo chiacchierando in salotto.

- Sai mia cara William adorava suo padre. Ha sofferto molto quando è morto -

- Sì immagino – dico pensando a quando è morta mia madre e a quello che ho provato.

- Poi ha conosciuto quella Dru che gli ha spezzato il cuore – sospira.

- Una sera tornò qui che era disperato. Era a pezzi e mi disse che aveva deciso di andare a Londra per terminare gli studi. Fui addolorata dal pensiero che andasse così lontano. Ma sono convinta che gli abbia giovato. Quando è tornato era un altro ragazzo. Ma che dico era un uomo. E guardalo adesso. Così allegro, felice e poi ha sposato te – e mi fissa intensamente.

Sono davvero contenta che la madre di Spike sia felice del fatto che lui mi abbia sposata.

- Tu non lo farai soffrire vero? – c’è una richiesta in quella domanda.

Abbasso lo sguardo – No non lo farò signora – e arrossisco.

Ma le cose devono andare diversamente….

 

…come ogni settimana mi reco a casa a controllare che tutto sia a posto e a parlare un po’ con mia madre. Ebbene sì, io parlo con lei, ho bisogno di dirle quello che provo, di credere che lei sia ancora qui con me.

Sono in cucina che innaffio le piante, quando sento una presenza alle mie spalle. Penso sia Spike, spesso mi fa di questi scherzi. Mi volto pronta a spruzzargli un po’ d’acqua addosso.

E resto di sasso

- Angel – dico e abbasso le braccia.

- Ciao Piccola – e sorride. Quel sorriso di angelo che mi aveva conquistata anni prima.

- Che ci fai qui – taglio corto.

- Passavo di qui. Ti ho vista dalla finestra ed ho pensato di venirti a fare un saluto –

- Bene. Ciao. Adesso puoi anche andartene. –

- Buffy dobbiamo parlare io e te – e mi fissa intensamente.

- Non abbiamo nulla da dirci – scandisco le parole lentamente e con tutta la determinazione di cui sono capace.

- Io credo di sì – e continua ad avere quell’aria enigmatica e misteriosa.

- Insomma si può sapere cosa credi di fare? –

- Riprendermi quello che è mio – e i suoi occhi diventano una fessura. Un baratro nero e profondo come una notte buia senza stelle.

- Ah, sei patetico te l’ho mai detto? – e sorrido sarcastica.

- No, però hai detto di amarmi –

- Sì tanti anni fa Angel – e nella mia voce forse c’è un po’ di tristezza.

- Io penso che tu mi ami ancora tesoro e che ti sei messa con Mr. Blondie solo per farmi ingelosire-

giocherella con una ciocca dei miei capelli e non so perché ma mi infastidisce.

- No ti stai sbagliando – mento sapendo di mentire.

E non sono brava a mentire e Angel lo sa.

- Ah si? – avvicina il viso al mio e mi chiede a bruciapelo – Lo ami? –

Non so cosa rispondere, veramente non mi sono mai posta il problema ho accettato la situazione senza chiedermi cosa provassi per Spike. Mi sta bene così ma adesso davanti a lui. Come sempre tentenno, dubito e tutto mi appare più confuso.

- Io… - sono nervosa.

Lui mi solleva il mento e …mi bacia.

Io non faccio nulla per impedirlo, anzi per qualche secondo ho desiderato che lo facesse. Ma adesso voglio solo che mi lasci. E mentre sto pensando questo…

 

- Ora capisco come mai ci tenessi a conservare questa casa -

E’ la sua voce fredda come quella notte quando mi stava portando da Angel...

Io mi ritraggo subito e lo guardo terrorizzata.

- No Spike aspetta lascia che ti spieghi -

Angel mi prende per un braccio e mi trattiene.

- Ma cosa vuoi spiegargli tesoro? Penso che sia chiaro che mi ami ancora e lui ormai è così adulto da capire che non può competere con me. E che è stato, è, e sempre sarà William The bloody. Lo stupido romantico perdente di sempre. –

- Basta Angel – gli dico.

Non faccio in tempo a finire la frase che Spike gli si avventa contro.

- Maledetto bastardo – iniziano a colpirsi.

Angel sembra avere la meglio.

Un rivolo di sangue scende dalla bocca di Spike e io sento una fitta allo stomaco come se avessero colpito anche me.

Poi Spike para due suoi pugni è furioso comincia a colpirlo con violenza.

Angel barcolla ma Spike non si ferma. E’ fuori di se.

- Questa volta vinco io – dice e con un pugno in pieno viso lo stende.

Respira affannosamente, ha gli occhi lucidi e pesti. Mentre Angel al suolo sembra aver perso conoscenza. Mi affretto ad accertarmi che non lo abbia ucciso.

No respira ancora.

Spike mi guarda con disprezzo.

- Muoviti andiamo a casa – mi intima.

Mi afferra per un braccio e mi trascina via mentre io protesto.

Mi spinge in macchina, si siede al volante e parte a tutta velocità.

Ho paura di cosa possa fare. Non lo avevo mai visto così.

Mi trascina in casa, sempre tirandomi per il braccio.

- Mi fai male Spike – gli dico, ma lui non mi ascolta.

Mi fa entrare nella stanza e richiude la porta dietro di se. Siamo soli uno di fronte all’altra e ambedue siamo furenti.

- Lascia che ti spieghi – cerco di mantenere la calma.

- Cosa vuoi spiegarmi? Che te sei una sgualdrina? –

- Come ti permetti – la mia voce trema dalla rabbia.

- Io mi permetto e come mia cara. Sono tuo marito, quello che paga tutti i tuoi conti e quelli di briciola – e mi fissa con disprezzo.

Un dolore sordo mi colpisce. Ecco il momento è arrivato. Quello che temevo è accaduto. Mi ha comprata e adesso me lo sbatte in faccia. Per un attimo i miei occhi si velano di lacrime. Mi trattengo, non gli darò la soddisfazione di vedermi piangere. Nessuno mi piegherà mai più l’ho giurato.

- Bene se è così facciamola finita subito. Oggi stesso io e Dawn ce ne andiamo, non voglio niente di tutto quello che mi hai regalato. Porto via solo le mie cose. E adesso per prima cosa riprenditi questo. -

Mi sfilo l’anello e glielo lancio contro.

Lui per un attimo è spiazzato, raccoglie l’anello e mi guarda.

- Oh No. Ti stai sbagliando. Tu non ti muoverai di qui. Non correrai tra le sue braccia. Scordatelo –

- Non puoi impedirmelo – gli urlo furibonda.

- Tu credi? – il suo volto è davvero quello di un demonio.

- Ti odio mi fai …- mi prende le braccia e le stringe, come volesse spezzarmele.

- Taci Buffy o io… - la voce e un sibilo e gli occhi sono due lame taglienti.

Spalanco gli occhi e non continuo. Calde lacrime solcano il mio viso.

Si calma un po’. Lascia la presa e si allontana.

- Non uscirai di qui sino a che non lo deciderò io. Non provare a scappare, tanto ti ritroverei –

e mi guarda con aria minacciosa.

Poi esce dalla stanza chiudendo la porta a chiave. Io poggio le mani sul comò e in un moto di rabbia rovescio tutto quello che c’è sopra sul pavimento. Poi finalmente mi stendo sul letto con il viso nascosto dai cuscini e scoppio a piangere. Perdo la nozione del tempo e senza accorgermene scivolo nel sonno.

E’ notte fonda quando mi risveglio, sono sola Spike non è ritornato. Mi chiedo dove sia e cosa stia facendo. Poi mi riaddormento, sono stanca. Non ho mangiato nulla e ho pianto tutto il tempo.

I miei sogni sono agitati. Mi sveglio che è l’alba. Mi alzo e vado allo specchio. Sono orribile. Ho gli occhi gonfi dal pianto e il viso abbattuto e pallido.

Vado in bagno a sciacquarmi il viso. Quando ritorno lui è in piedi davanti alla porta. Puzza di alcool, ha i vestiti in disordine e macchie di rossetto sul collo della camicia.

Una rabbia cresce in me. incontrollata e cieca.

- Dove sei stato? – gli domando secca.

- E a te cosa importa? – risponde sarcastico.

- Non sono affari tuoi – e mi fissa..

– Sì giusto – lo guardo, e sollevo le spalle.

- Voglio il divorzio. Voglio che esci per sempre dalla mia vita. E da quella di Dawn -

- Te l’ho già detto ‘ Scordatelo ‘ –

- Non mi puoi tenere rinchiusa per sempre – gli dico alterata.

- Vedremo – dice lui e poi comincia a spogliarsi.

Lo guardo, una sensazione di calore mi avvolge. Lo desidero anche adesso.

Lui mi guarda e poi sprezzante dice

- Non temere non ho voglia di fare sesso con te – e ride beffardo.

– Sono stanco ho bisogno di dormire è stata una notte piena –

Stringo i pugni ma non mi faccio vedere da lui. E penso che devo trovare il modo di andarmene il prima possibile. Mi sta facendo male. Non mi importa nulla di lui mi dico, ma comunque sento dolore.

Mi siedo sulla poltrona e aspetto. Ma il sonno prende il sopravvento e mi riaddormento. Quando mi sveglio sono le 12.00. Lui è in piedi si sta vestendo.

Bussano alla porta, è Adam

- Signore il pranzo -

- Grazie Adam – prende il vassoio e richiude la porta.

- Il pranzo e pronto – mi dice.

- Non ho fame – mento io.

- Bene fa come vuoi – ed esce.

Non tocco cibo e come il giorno precedente piango e mi addormento esausta. Un sonno profondo.

Lui rientra a notte fonda, ma io non lo sento entrare nella stanza. Vede il vassoio intatto e poi si avvicina al letto. Mi prende tra le braccia e mi mette sotto le coperte. Si spoglia silenziosamente e si stende accanto a me.

Quando mi sveglio lui è in piedi seduto sulla poltrona che mi fissa. Io mi sollevo a sedere sul letto e lo guardo in silenzio.

- La colazione è pronta -

- Non ho fame – ripeto lo stesso ritornello della sera precedente.

Non cederò.

- Devi mangiare Buffy – e la voce è alterata.

- No – rispondo io decisa.

- Devo costringerti? –

- Provaci – lo sfido io.

Lui si alza e viene nella mia direzione, mi metto sulla difensiva.

Mi bacia. E comincia ad accarezzarmi, sensualmente. Io ricambio. Lo desidero mi è mancato in questi due giorni.

Lui infila la mano in mezzo alle mie cosce, e io sussulto.

- E’ questo che vuoi Buffy? – la voce e fredda, e sprezzante.

Lo spingo via. Mi viene da vomitare.

- Bene se non vuoi che continui allora mangia – poi mi scruta socchiudendo gli occhi e alzando il sopracciglio.

- Oppure vuoi che continui? – e sorride ammiccante.

Giro il capo dall’altra parte, e lui va verso la porta.

- Mangia Buffy o stanotte te ne pentirai – e va via.

Inizio a mangiare, anche se sono tentata di non farlo (confesso a me stessa con sconcerto).

 

E’ tarda sera mi sono stesa nel letto ma non riesco a dormire. Eccolo sento i suoi passi nel corridoio. Riconosco la sua camminata così sicura ed arrogante. Entra nella stanza, controlla che abbia mangiato e poi mi guarda. Non sembra più tanto furioso, forse il mio aspetto orribile e abbattuto gli fa pena. Faccio finta di dormire.

Si spoglia lentamente e si infila nel letto, io gli do le spalle. Adesso è tutto buio e silenzioso, mi lascio cullare dal suo respiro e dal tic tac della sveglia. Sto addormentandomi quando sento il suo braccio cingermi la vita. Mi attira a se e affonda il suo viso nei miei capelli. Inspira profondamente e poi comincia a darmi piccoli baci sul collo e sul lobo dell’orecchio. I battiti del mio cuore sono accelerati. Il suo braccio mi stringe sempre più e la mano scivola sotto la giacca del pigiama e mi accarezza il seno sensualmente. Non riesco a trattenere un gemito di piacere. Mi spinge a girarmi verso di lui e il suo sguardo è scuro come la notte. Disperato.

- Oh Buffy – sussurra e mi bacia.

Mi sfila il pigiama e i nostri corpi si toccano. La sua pelle liscia odora di buono.

Il mio corpo vibra sotto le sue carezze e il mio desiderio di lui diventa impetuoso.

- Spike - dico io e una lacrima bagna le mie ciglia.

- Non dire nulla. Mi dispiace per tutto – mi sussurra sulle labbra e poi i nostri sensi si perdono.

È mattina lui è in bagno, che si rade.

Mi alzo avvolgendomi in un lenzuolo e mi fermo sulla porta. Ho un po’ timore non so come mi tratterà.

Lui mi guarda dallo specchio e accenna un sorriso.

- Su vestiti pigra -

Lo guardo un po’ dubbiosa e spiazzata ma non protesto. Resto sulla porta vorrei fare una doccia, ma con lui mi vergogno. Lui deve intuire mi sorride e dice

- Buffy dopo questa notte ancora ti vergogni di me? –

Arrossisco, pensando che il pudore è bello che andato al giorno d’oggi. E poi per non dargliela vinta lascio cadere il lenzuolo e velocemente mi infilo nella cabina doccia.

Lo sento ridere fragorosamente. E di sfuggita con la coda dell’occhio vedo dallo specchio che si sta mordendo le labbra mentre mi osserva. È inspigabilmente tutto questo mi eccita.

A tavola lui è tranquillo.

- E gli altri? – domando curiosa.

- Ah – dice lui come ricordasse solo adesso.

- Mia madre e Dawn sono andate a Los Angeles due giorni fa per fare spese. Dawn l’ ha letteralmente conquistata. –

Quindi eravamo soli in questi giorni. Mi dico e capisco il perché Dawn non si sia preoccupata per la mia assenza.

Lui mi guarda sospettoso.

- A che pensi? -

Non rispondo. Lui si acciglia per qualche secondo.

- Perdonami Buff. Non avrei dovuto comportarmi così ma…- e tace i suoi occhi sono alterati e profondi.

Io continuo a tacere. Il suo sguardo si è incupito.

- Buffy parlami, urla, arrabbiati. Di qualcosa –

Io mi limito a guardarlo gelida.

- Voglio il divorzio dico secca – nonostante la notte precedente non ho dimenticato le macchie di rossetto e le sue parole.

- Buffy ascolta –

- No. È stato tutto un errore. Sin dall’inizio. Volevamo vendicarci di Dru e Angel ed abbiamo fatto una pazzia. A cui ora dobbiamo mettere fine –

- Ma dopo questa notte...- mi guarda stupito.

- Cosa credi che un po’ di sesso cambi le cose? – dico mentendo.

- Sesso? – e nella voce c’ è un tremito di rabbia.

Sta per dire qualcosa ma Adam entra nella stanza tossendo, per palesare la sua presenza.

- Mi scusi signore la vogliono al telefono –

Lui prende l’apparecchio e fissandomi risponde.

- Sì ho capito arrivo subito. Va bene si arrivo –

Poi si rivolge a me e dice

- Perché hai baciato Angel? – la domanda è secca e il suo sguardo è deciso.

- Perché volevo baciarlo – voglio ferirlo.

L’immagine di lui con i capelli in disordine e le macchie di rossetto mi bruciano dentro.

Lui non parla ma i suoi occhi mi fulminano.

- Adesso devo andare in ufficio ne parliamo quando torno. Abbiamo molte cose da chiarire –

- No ti sbagli non abbiamo più niente da dirci – sospiro.

- Prima mi concedi il divorzio meglio sarà –

Lui sembra adirarsi ancora

- Così potrai correre tra le braccia di Angel? – domanda sarcastico.

- E se anche fosse? Questi non sono affari tuoi – e il mio tono e aggressivo.

- Maledetto il giorno che ti …- e si ferma.

- Lo maledico anche io – rispondo e lo fisso con disprezzo.

Mi guarda ancora un istante furioso e poi va via.

Sono sola in questa grande casa e non so cosa fare. Comincio a vagare per le stanze e i corridoi.

Qualcuno suona alla porta. Sento le voci un po’ concitate mi affaccio dalla scalinata e lo vedo di sotto. Con lo sguardo puntato dritto verso di me.

- Cooo….sa ci fai qui? – domando agitata.

- Ciao tesoro – e sorride.

- Ti ho fatto una domanda – sono spaventata.

Spike potrebbe rientrare all’improvviso e questa volta chissà cosa potrebbe accadere.

- Non aver paura tesoro… Spike non tornerà – i suoi occhi sono crudeli.

- Cosa vuoi dire? –

- Adesso indovina dov’è? E soprattutto con chi è il nostro Spike? –

Il suo viso è la maschera della derisione.

Sgrano gli occhi e trattengo il fiato la scena si ripete ancora una volta a parti invertite.

Proprio come quella notte…

- Parla avanti – gli intimo mentre stringo il passamano della scala.

- Vieni con me – dice secco e mi precede verso la porta.

Lo seguo in silenzio, ho i nervi a fior di pelle e sono tesa come un tamburo. Mette in moto e parte.

Siamo alla periferia di Sunnydale, davanti a una piccola casetta, immersa nel verde.

Lui mi fa cenno di fare piano e poi mi porta nel retro della casa. Si sporge da una finestra e mi fa cenno di guardare.

Nella stanza c’è lei: Dru. Bellissima come sempre, come quella notte, indossa una vestaglia di seta rossa. Lui è seduto sul divano. La sta fissando.

La mascella mi si contrae in una smorfia di rabbia e dolore.

Guardo la scena incredula, ancora una volta mi sento sconfitta.

Mi allontano sconvolta. E Angel mi segue contento di aver raggiunto il suo scopo.

- Visto siamo uguali – e mi fissa.

- Si siete l’uno degno dell’altro – ribatto io e lo schiaffeggio violentemente.

- Sono stanca di voi tutti. Adesso basta – e corro via.

Giunta a casa riempio uno zaino con le cose indispensabili. Gesti meccanici e affrettati. Voglio andarmene subito da questa casa. Non sopporto più tutto questo.

 

Devo far presto prima che lui ritorni. Incrocio Adam nell’ingresso mi guarda stupito.

- Signora ma dove…? – e mi fissa.

- Addio Adam! Dica al signore che…No niente –

Arrivo alla stazione degli autobus e prendo il primo per Los Angeles. Lì sarà facile far perdere le mie tracce.

È tardo pomeriggio quando arrivo. Fortunatamente ho duemila dollari in contanti. Sono sempre stata previdente.

La prima cosa che devo fare è trovare un lavoro, già e pensare che è cominciato tutto così.

E proprio mentre sto chiedendomi da dove iniziare, vedo un Doublemant Place, e sulla porta d’ingresso c’è la scritta ‘ cercasi ragazza ‘. Guardando dai vetri, mi viene lo sgomento. Tiro un sospiro rassegnato e poi entro.

 

 

…- Salve Adam, dov’ è la signora? – domanda Spike rientrato a casa.

- Signore questa mattina… è successo che -

- Cosa Adam? E’ successo qualcosa alla signora? –

- Questa mattina è arrivato un certo Angel, almeno così l’ha chiamato la signora. E’ uscita con lui. Poco dopo è rientrata e….- Adam si ferma e guarda dal basso in alto Spike per vedere la sua reazione.

- E ha fatto le valige in fretta ed è andata via –

Spike sembrava sconvolto.

- E’ andata via con lui? – domanda urlando.

- Non so signore –

- Perché non l’hai fermata – grida fuori di se.

- Io veramente, non potevo. Mi spiace signore – ed abbassa il capo sconfortato.

- No scusami tu Adam, non è colpa tua. E’ solo mia – e stringe i pugni.

Dopo qualche attimo di riflessione si volta e riesce. Sale in macchina e si dirige a tutta velocità a casa di Angel.

- Salve sono William Darcy. C’è Angel? – domanda al servitore.

- Salve William – è il padre di Angel.

- Salve, vorrei sapere se Angel è in casa – non è particolarmente cordiale.

- No. Veramente è partito qualche ora fa per Los Angeles –

- Ah. Grazie – e senza aggiungere altro corre verso la macchina.

Ritorna a casa. Entra come una furia.

- Adam chiamami l’ufficio di Los Angeles. Presto. – dice perentorio mentre si toglie la giacca e si versa del bourbon in un bicchiere. Le mani gli tremano.

- Signore Los Angeles in linea –

Prende l’apparecchio con nervosismo.

- Pronto. Salve Sean. Devi farmi un favore. Si è importante. Sto venendo in città. Devi contattare il più bravo investigatore della città – ascolta quello che sta replicando l’interlocutore dall’altra parte.

- Devo ritrovare una persona…. Mia moglie. Poi ti spiego – e riattacca il ricevitore.

Si rivolge a Adam.

- Prepara le mie cose. Parto subito – e sale di sopra a cambiarsi.

 

…E’ passata una settimana da quando sono a Los Angeles. Lavoro in questo orribile posto e porto una divisa ridicola con un cappello con una mucca. Sono patetica. E sono spaventata.

- Grazie arrivederci e torni presto a trovarci – sorriso di circostanza.

Mi chiedo cosa stia facendo adesso lui. Se sia tornato con … no non voglio pensarci. E’ già abbastanza duro così….

 

 

…..- Ciao Spike -

- Ciao Sean – dice lui mentre il suo impiegato entra nel suo ufficio/camera – ci sono novità? – domanda ansioso.

- C’è il nostro uomo. Credo abbia trovato qualcosa –

Spike si alza in piedi è agitato.

- Fallo entrare –

E’ un uomo sulla quarantina capelli scuri occhi furbi e attenti. Si stringono le mani.

- Salve – dice Spike ansioso di sapere.

- Bene immagino sia ansioso di sapere se ho scoperto qualcosa – e si siede guardandosi intorno.

- Si quindi se vuole metterci al corrente –

- Bene credo di averla trovata –

Il volto di Spike si illumina. Aveva passato le tre settimane più brutte della sua vita non sapendo dove fosse finita. E al pensiero che fosse di nuovo con Angel.

- Dov’è? –

- E’ in città. Lavora in un Doublemeat Palace. Fa la cameriera –

- Dove vive? – domanda e si fa serio.

- Vive lì vicino in affitto. Una sistemazione modesta –

- Ed è…-

- E’ sola – lo precede.

- Bene. Ha l’indirizzo? – sembra sollevato.

L’uomo gli porge un biglietto che lui legge rapidamente.

- La ringrazio. Sean provvedi a pagare il suo onorario – ed esce quasi correndo.

 

… E’ pomeriggio sono le 17.40, tra venti minuti il mio turno finisce. E finalmente andrò a casa. Sono stanchissima. Odio questo odore di patatine fritte e hamburger. Mi vento nauseata. Sono alla cassa e sto battendo uno scontrino. Alzo il viso per dire il solito ritornello

- Grazie. Arrivederci e torni presto a trov…ar….ci – e il sorriso mi muore sulle labbra.

Lui è lì davanti a me, gli occhi sono due fessure. Mi sta scrutando. Ha la mascella contratta.

Io faccio finta di niente e porgo lo scontrino al cliente.

- Ma guarda chi si vede? – dice con tono ironico.

- Come hai fatto a trovarmi? – dico fredda e un po’ sorpresa.

Lui piega la testa da un lato. Quando lo fa diventa così sexy e irresistibile.

- Perché hai fatto una cosa così stupida? - nella sua voce sento l’ira crescere.

Non voglio rispondere, sospiro.

- Scusami sto lavorando adesso – e faccio per allontanarmi.

Mi trattiene per un braccio.

- Non mi importa -

- A me si. Ho bisogno di questo lavoro – e cerco inutilmente di liberarmi dalla presa.

- Tu non hai bisogno di lavorare qui – dice ed è terribilmente serio.

- Lasciami – e gli lancio uno sguardo pieno di rancore.

- No. Adesso tu vieni con me – e mi stringe ancora più forte.

- Scordatelo – cerco di mantenermi determinata.

- Buffy –

- No – dico alterandomi – Dovrai trascinarmi via se vuoi che venga con te –

- Bene. Sai che sarei capacissimo di farlo – e nei suoi occhi c’è la solita risolutezza.

- Ti odio Spike. Non sai quanto – gli dico sprezzante mentre gli occhi mi diventano lucidi.

- Non mi importa. Adesso vieni via con me – e mi sospinge.

Sono rassegnata. Non mi lascerà in pace

Tolgo il grembiule e il cappello e prendo il mio cappotto e lo seguo fuori. Mi guarda di sbieco ma non parla. Io evito il suo sguardo. Voglio solo che questo finisca il più presto possibile e che ognuno se ne vada per la sua strada.

- Cosa vuoi ancora? – domando

- Perché sei scappata? –

- Perché non sopportavo più di stare con te in quella casa – rispondo e cerco di essere più sprezzante possibile.

- Ti avevo avvertita di non cercare di scappare, perché ti avrei ritrovata –

- Non mi importa nulla di quello che tu hai detto o meno – e sono determinata. La rabbia funziona.

- E’ finita. Voglio solo che mi lasci in pace. Che tu esca dalla mia vita –

Gli dico con voce alterata tutto d’un fiato.

- Niente da fare. Adesso andiamo al tuo appartamento, raccogli le tue cose e torni a casa con me. E non c’è altro da dire -

Lo detesto, quella sua dannata faccia da schiaffi. Penso che prima o poi lo ucciderò.

- A che scopo? Si ragionevole per una volta. E’ assurdo ma non lo capisci? –

- No sei tu che non capisci. Tu sei mia moglie e non ho intenzione di lasciarti e questo è tutto –

- Ti renderò la vita un inferno – lo minaccio.

- Bene non vedo l’ora – risponde lui.

La conversazione è finita ha vinto e lo sa. Mi conduce al mio appartamento. Sa dove abito. Faccio una smorfia contrariata. Entriamo nel mio misero appartamento, un po’ mi vergogno. E’ spoglio e triste. Lui si guarda intorno e sembra addolcirsi per un momento. Mi guarda con dolcezza ma io giro la faccia. Non voglio né la sua pietà né la sua compassione.

Raccolgo le mie poche misere cose. Lui prende la valigia e mi porta alla macchina. Mi fa salire e richiude lo sportello.

Il cellulare squilla.

- Sì. È qui con me adesso – e mi guarda.

- Tutto bene. Adesso torniamo a casa. Ti chiamo in questi giorni – un attimo di silenzio.

- Grazie di tutto a presto ciao – e riattacca.

Guida tutta la sera. E sul tardi siamo di nuovo a casa sua.

Sospiro sono al limite della sopportazione.

- Scapperò non appena mi sarà possibile – gli dico con rabbia, senza guardarlo in viso.

- Te lo impedirò. E se dovessi riuscirci, ti ritroverò ovunque andrai Buffy. Rassegnati tu mi appartieni. Sei mia. – e mi porge la mano per aiutarmi a scendere. La rifiuto. Odio il suo modo di costringermi. Odio il sentirmi in trappola. Odio il sapere che sono sua e soprattutto il suo modo di farmelo sentire.

 

Adam all’ingresso mi ha sorriso, come volesse farmi sentire a mio agio. La signora e Dawn sono già andate a dormire.

Sono di nuovo nella sua stanza.

- Non ho intenzione di dividere la stanza con te – e resto in piedi davanti alla porta.

Niente mi avrebbe fatto cambiare idea.

Lui mi guarda e sorride leggermente.

- Non ti preoccupare. Io dormirò nello studio – e invitandomi ad entrare richiude la porta dietro di me.

Mi guarda un momento e poi si dirige verso lo studio.

- Buonanotte – chiude la porta.

Sono sola. Sospiro pesantemente, mi siedo sul letto.

Non voglio disfare le valige.

Spero ancora di poter andare via al più presto da questa casa.

Mi stendo sul letto con tutti i vestiti e mi addormento.

La mattina è Dawn a svegliarmi.

- Buffy insomma ma che cosa avete combinato? Litigate e tu te la fili? Senza dire nulla a nessuno! – E mi guarda sconcertata.

- Per poco non mi veniva un colpo –

- Ah – riesco solo a dire.

A quanto pare Spike ha detto loro che abbiamo litigato e che io sono scappata.

In un certo senso però mi sento sollevata, mi sarebbe stato penoso dover spiegare tutto a Dawn.

- Ma lo sai che sei pallida Buffy? Stai male? – mi domanda preoccupata.

Ho la nausea, veramente ce l’ho da un po’ di giorni, la mattina e nel tardo pomeriggio. Ho sempre pensato che dipendesse da quel disgustoso odore di patatine fritte.

Corro in bagno e rimetto. Mi sento meglio.

Ritorno in camera e mi siedo sul letto.

Dawn mi sta guardando sospettosa.

D’improvviso se ne esce con una domanda assurda.

- Buffy ma non sarai mica in cinta vero? – e mi guarda sorridendo.

Mi sento mancare la terra sotto i piedi. Sino ad allora non ci avevo pensato, troppo presa da quello che era accaduto. Non avevo mai pensato all’ipotesi di essere ….

Oddio non voglio neanche farla questa ipotesi.

Guardo il calendario sull’agenda e comincio disperatamente a fare i conti.

Mio Dio ho un ritardo di tre giorni.

Ma può essere lo stress, cerco di auto convincermi. Mentre le mani mi tremano.

- No non può essere. Non deve essere – dico stringendo le lenzuola con le mani.

Piango a dirotto.

- Buffy io credo di sì – continua a tormentarmi Dawn.

- Guardati sei pallida, strana. Scappi via per una lite da niente e soprattutto stai piangendo a dirotto. Questo non è da te. Secondo me sei in cinta. Diventerò zia –

E’ maledettamente euforica.

Sono terrorizzata. Se lui venisse a saperlo, potrei davvero dire addio ad ogni possibilità di divorziare. Non mi lascerebbe più andare.

Devo trovare il modo di lasciarlo prima che lo sappia, prima che sia evidente.

- Ma che dici io non sono in cinta. -

Ultimo disperato tentativo di fuggire dalla situazione che inevitabilmente mi si para davanti.

- Dawn – la guardo seria – promettimi che non dirai nulla a Spike e a nessun altro? -

- Ma Buffy! – inizia lei crucciandosi.

- Giuramelo Dawn. Almeno per adesso ti prego – sono davvero disperata.

- Va bene – dice lei e torna a sorridermi. – Ma non vedo l’ora di vedere il pancione – facendo il gesto.

- Smettila – le dico, nervosa.

Lei ride e poi si alza.

- Su sbrigati la colazione è pronta -

Ho paura che lui legga tutto nei miei occhi, e angosciata le domando.

- Spike è… - Dawn capisce al volo. E’ davvero furba a volte.

- No è uscito presto questa mattina. Torna a pranzo ha detto. Io ti aspetto di sotto – ed esce.

Sono contenta di restare un po’ da sola. Devo riflettere, devo calmarmi e riflettere.

 

…- Bene allora tra te e tua moglie le cose vanno meglio? - Domanda Sean curioso.

- E’ a casa per adesso questo mi basta – dice lui con un mezzo sorriso.

- Ah c’è qui un tuo vecchio amico di college che vuole vederti –

- Chi è? – domanda Spike curioso.

- Un certo Angel – i suoi muscoli si contraggono e la mascella è contratta come non mai.

- Cosa c’è Spike? – chiede Sean stupito di quel cambiamento.

- Fallo entrare – dice a voce bassa.

- Va bene – dice Sean e senza fare altre domande. Fa cenno alla segretaria di far passare Angel.

Sono uno di fronte all’altro ancora una volta.

- Ciao ‘ The Bloody ‘ come te la passi? – e sorride.

- Cosa vuoi Angel? L’altra volta non ti è bastata? – risponde glaciale Spike.

- Ah vediamo cosa posso volere da un fallito come te? …- e si guarda intorno.

- Non ho tempo da perdere con te. Parla e poi vattene –

- Lo sai cosa voglio… Voglio Buffy! – e sorride ancora più strafottente.

- E me la riprenderò. Questo lo sai vero? –

- Tu credi? – dice semplicemente Spike.

- Beh dopo averti visto con Dru… - e lo fissa con derisione

– Credo che con te non vorrà più avere nulla a che fare –

- Con Dru? – fa eco Spike.

- Quel giorno a casa sua. Hai già scordato? –

- Lei mi ha visto con Dru? – la voce di Spike è angosciata.

- Certo ce l’ho portata io. E avessi visto come era sconvolta. E’ scappata come una furia –

- Lei è…- riflette.

- Si. Peccato che quel giorno dovevo partire per affari. Altrimenti adesso…- non finisce la frase.

Spike si è alzato in piedi di scatto. E senza più ascoltarlo e corso fuori dall’ufficio. Angel è sbigottito.

- Grazie Angel – gli dice al volo mentre le porte dell’ascensore di schiudono sul suo volto sorridente.

 

Guida come un pazzo e in pochi minuti è a casa. Entra correndo e sale le scale facendo i gradini due a due. Attraversa il corridoio in un lampo e spalanca la porta. Sorridendo. Ma la gioia si tramuta in stupore nell’arco di uno sguardo.

- Che stai facendo? – mi chiede con timore.

- Sto preparando le valige – dico seria.

- Cosa? –

- Me ne vado Spike – e sostengo coraggiosa il suo sguardo intenso.

- Dove? – lui sembra incredulo.

- Via da qui. Lontano da te – gli dico calma.

- No – dice lui, e non sembra più tanto sicuro come le altre volte.

- Sì invece. E questa volta né tu né nessun altro potrete fermarmi –

- Non puoi andartene adesso – sembra un bambino che fa i capricci.

- Questa è la mia vita e nessuno mi dirà più cosa devo o non devo fare. Mai più – e sono risoluta come mai in vita mia.

- Buffy ascolta ti prego dobbiamo parlare adesso –

- No Spike. Basta. Sono stanca di tutto –

- Io …-

Richiudo l’ultima valigia. E poi per troncare tutto in un momento dico facendomi forza

- Non ti amo Spike e non ti ho mai amato. Tu lo sai che per me solo …- e lui sente che è ad Angel che sto pensando.

- Già come sempre vero Buffy? – dice alterato, ma il suo tono più che arrabbiato è amareggiato.

- Va bene. Mi arrendo – dice allargando le mani e senza dire altro si allontana per il corridoio.

Chiudo gli occhi per trattenere le lacrime. Si sta portando una parte del mio cuore via con se. Ma non lo richiamerò indietro.

 

Nel corridoio Spike cammina a testa bassa, con i pugni stretti, non è ancora rassegnato a perderla. Sta cercando un modo, qualcosa per trattenerla.

 

- Ciao Spike. Sei già tornato? – gli domanda Dawn distrattamente.

- Si sono tornato prima – dice con aria stanca e affranta.

- Non dirmi che tu e Buffy avete litigato di nuovo? – e lo guarda con rimprovero.

- Briciola vedi a volte le cose …- ma non sa come continuare.

- Sì lo so che voi adulti siete completamente scemi e che vi fate le paranoie e le seghe mentali. Ma tu adesso devi stare attento con Buffy –

Spike la scruta, si chiede dove voglia arrivare.

- Beh nello stato in cui è potrebbe farle male agitarsi troppo – dice seria.

- Di cosa stai parlando Dawn? – chiede Spike con aria inquisitoria.

- Ops…Accidenti avevo promesso a Buffy di non dirti nulla –

- Di non dirmi cosa? – la sua voce è ansiosa. Nella sua mente un pensiero si sta insinuando.

- Giurami che non le dirai che te l’ho detto. Giuramelo!- implora lei preoccupata.

- Parla Dawn. Cos’ ha Buffy? – insiste prendendola per un braccio.

- E’ in cinta –

- Cosa? – lui sgrana gli occhi.

Un sorriso gli illumina il viso. Ha trovato quello che stava cercando. Si volta e torna di filato verso la camera da letto. Non la lascerà andare di questo adesso è certo, dovesse legarla al letto per sempre. Lei resterà con lui.

Si scontrano quasi sulla porta. Lei sta uscendo con la valigia in mano e lui stava tornando.

- Cosa c’è ancora Spike? Mi sembra ci siamo detti tutto – sbuffo. Non riesco a reggere ancora il suo sguardo, senza piangere e abbracciarlo.

- Davvero Buffy? – dice lui e sembra diverso da prima. Nuovamente risoluto e determinato. Un po’ mi spaventa.

- Sì – dico e cerco di oltrepassarlo, ma lui mi sbarra la strada.

- Io credo di no – e mi toglie la valigia dalle mani e rientra in camera.

- Spike! – lo seguo seccata.

- Ma che accidenti ti prende? – gli dico e chiudo i pugni sui fianchi.

- Allora vediamo un po’ di ricapitolare – inizia lui calmo.

- Non ho intenzione di ricapitolare un bel niente – gli rispondo secca, interrompendolo.

- Quel giorno, perché sei scappata ancora non me lo hai detto – mi guarda.

– Penso di avere il tutto il diritto di saperlo –

- Perché …- e cerco una scusa plausibile e ovviamente mi viene in mente lui.

- Perché è venuto Angel e mi ha chiesto di tornare con lui –

I suoi occhi si accendono per un secondo ma quando parla sembra calmo.

- Ah quindi siete andati via insieme? – domanda contrariato.

- Sì – gli dico sicura.

- E dov’era quando sono venuto a Los Angeles? –

Io esito…e adesso che mi invento.

- C’eravamo appena lasciati. Lui, sai com’è – gli dico per tagliare corto.

- No non lo so com’è. Spiegamelo tu. – sembra divertito.

E non riesco proprio a capirne la ragione.

- Non devo spiegarti un bel niente e ora ridammi la valigia per favore e lasciami andare –

- Non avere fretta amore –

Il suo tono mi innervosisce, e la sua ironia fuori luogo mi esaspera.

- Io non sono il tuo amore – e faccio per prendere la valigia. Ma lui tira indietro il braccio.

- Io dico di sì – i nostri visi sono vicini e lui mi sta fissando intensamente.

Mi sto perdendo nei suoi occhi.

Mi riprendo e mi allontano mettendomi a distanza di sicurezza.

Lui sorride. ‘ Bastardo ‘ gode nel torturarmi.

- Smettila – questa volta sembro io la bambina.

- Buffy su siediti, dobbiamo parlare adesso –

- Ho detto di No. Lasciami andare – e la mia voce adesso è alterata e sento che le lacrime salgono copiose ai miei occhi.

- Buffy, tesoro non piangere. Ti prego siediti – dice e con una mano mi asciuga gli occhi.

Io mi ritraggo. Lo detesto per quello che mi sta facendo.

Mi sta rendendo difficile, terribilmente difficile lasciarlo.

- Ho detto che voglio andarmene – urlo esasperata.

- E come farai? – dice lui premuroso.

- Me la caverò come ho sempre fatto – mento e so di mentire.

Alzo i pugni.

- Va bene al diavolo la valigia –

Mi avvio alla porta disposta ad uscire da quel posto con solo quello che ho indosso.

- Buffy – mi richiama lui con tono molto suadente.

- E il bambino? –

Mi fermo sulla porta. Mi sento mancare.

‘ Oddio maledizione Dawn, questo non dovevi farmelo. ‘

- Quale bambino? – faccio finta di nulla io, senza voltarmi.

- Oh andiamo Buffy. Il tuo bambino – posa la valigia e si avvicina a me.

Mi poggia le mani sulle spalle, tremo leggermente mentre mi fa voltare lentamente.

- Allora Buffy? Non volevi dirmelo? – chiede sollevandomi il mento per costringermi a guardarlo.

Devo mentire… negare e mentire spudoratamente è l’unica possibilità che ho.

- Non aspetto nessun bambino – ma il suo sguardo penetrante è sicuro. Sa.

- E va bene lo hai voluto tu – gli dico e gioco la mia ultima carta. Pronta a tutto.

- E’…- la mia voce trema.

– …di Angel. Spero adesso tu sia contento –

Il mio viso si contrae nello sforzo di sostenere la mia menzogna.

 

Ah è di Angel quindi? – chiede serio.

- Sì è suo e adesso lasciami andare – cerco di guadagnare l’uscita di nuovo.

Ma le sue mani sono saldamente ancorate alle mie braccia.

- E quando avreste…? – attende una mia risposta.

- A Los Angeles. Dopo che siamo fuggiti insieme – dico abbastanza convincentemente.

Lui ride. Non ne capisco il motivo ma ride.

- Sei una grande, stupenda, meravigliosa, bugiarda sai Buffy? – il suo sguardo è divertito.

Sono scioccata e colta alla sprovvista.

- Angel è stato nel mio ufficio oggi – dice carezzandomi con una mano una ciocca di capelli.

- Ah davvero – dico ostentando indifferenza.

- Sì e sai cosa voleva da me? –

Faccio cenno di No.

Non ho più la forza nemmeno di parlare.

Mi sento come una bambina colta mentre sta cercando di fare una marachella.

- Te! – sorride di nuovo e piega la testa da un lato.

Lo odio in questi momenti. Con tutta me stessa.

- Già. Perché mi ha detto che quel giorno che tu mi hai visto con Dru eri talmente sconvolta che te la sei data a gambe. E lui è dovuto partire per affari subito dopo senza poterti rivedere –

Oddio sa che non ero con Angel. Adesso sono fregata alla grande.

- Quindi capisci bene che … sarebbe un po’… come dire …. Improbabile che tu aspetti un bambino da lui Buffy – è soddisfatto di se.

Bastardo mi ha attirato in una trappola.

Taccio, sono frastornata. Ho giocato ed ho perso. Ma ancora non mi rassegno.

- Anche se fosse io…io….- ma non riesco a continuare.

Con lui che mi fissa in quel modo così, così maledettamente sicuro di se.

So che qualunque cosa io dica, o faccia non avrà alcun effetto su di lui. Non mi lascerà andare. Sento le catene, dolci catene, stringermi con maggior forza. Mentre io mi dibatto inutilmente.

- Buffy smettila – mi sussurra e mi attira a se. Per baciarmi.

- No – gli dico girando il capo da un lato.

Per non guardare i suoi occhi e non perdermi nel loro blu.

- Buffy – dice lui a voce bassissima che mi fa tremare le gambe.

- Lasciami – il ricordo di lui con Dru mi fa diventare furiosa e gelosa.

- Buffy quel giorno con Dru, non è andata come pensi. Ero furioso lo ammetto ed ho accettato il suo invito perché volevo vendicarmi ma poi non ce l’ho fatta. Lei non è te –

Non ho il coraggio di guardarlo. Non voglio crederli. Non posso credergli.

- Lasciami – continuo a dirgli cercando di liberarmi dalla sua stretta.

- Quando ti ho vista baciarti con …lui. Non ci ho visto più amore. Ero pazzo, di gelosia lo avrei ucciso –

- Basta – gli chiedo. Non voglio continui.

- Buffy io ti amo – è silenzio.

Non mi muovo più e trattengo il fiato.

Devo scappare adesso o non riuscirò a farlo mai più.

- Buffy mi hai sentito? – mi chiede cercando i miei occhi che gli sfuggono disperatamente.

- No – rispondo stupidamente.

- Buffy non fare la bambina – è serio adesso.

- Io… io non ti amo. Non amo nessuno. Voglio solo andarmene – Comincio a piangere.

- Buffy ricordi quella notte? – tremo e singhiozzo. Stupida che sono.

- Quando sono arrivato a casa tua come una furia? –

Sento ancora la sua voce di quella sera.

 

..… - Tu sei Buffy Summers vero? –

- Sì sono io – avevo appena compiuto 16 anni ed ero perdutamente innamorata di Angel.

- Bene vieni con me ho qualcosa da mostrarti – e mi aveva trascinato in auto sino ad un Motel.

Che usavano le coppie per stare sole.

La sera prima ci ero andata con Angel per la prima volta.

La mia prima volta.

Siamo davanti alla stanza 22, la stessa della notte precedente.

Sento delle voci provenire dall’interno.

C’è lui la sua la riconoscerei tra mille.

Faccio per entrare ma Spike mi trattiene.

E mi fa cenno di ascoltare.

- Allora dimmi come è stato? – è Dru che domanda curiosa.

- E’ stato fantastico Dru. L’avessi vista, così spaventata, timida. Arrossiva per tutto. Ma poi –

sta ridendo.

- Non ne aveva mai abbastanza. Come mi implorava di continuare -

- William invece è una frana, anche per baciarmi fa tante storie. Si vede che è inglese–

dice con disprezzo.

Sto piangendo e non me ne sono resa conto. Spike ha la mascella contratta.

Mi fissa con sguardo dispiaciuto.

- Andiamo – dice prendendomi per un braccio.

Ma io con uno strattone mi libero dalla presa. Non riesco a muovermi.

- Ma lei ti piace più di me? – domanda Dru.

- Ma che dici? Non si può nemmeno lontanamente paragonare a una vera donna come te Dru –

Stringo i pugni. E faccio la cosa più orribile e umiliante che abbia mai fatto in vita mia.

Spalanco la porta e li vedo abbracciati mezzi nudi sul letto.

- Angel – dico

– Perché? Io ti amo – e piango senza ritegno.

Lui mi fissa ma non parla. Vigliacco.

E’ Dru che mi risponde

- Ma cara. E’ tanto chiaro. Perché non ti ama. Sei una piccola mocciosa frigida insignificante. Banale e per di più povera. -

Poi rivolta ad Angel.

- Povera piccola. L’hai fatta piangere Angel. Sei proprio cattivo – e ride.

- Su avanti vai a rifugiarti dalla mamma e lascia che di lui si occupi una vera donna – e si avvicina.

Io indietreggio oltre la porta. Spike è rimasto nell’ombra nascosto dietro il muro.

Lei mi accarezza una guancia e poi mi sbatte la porta in faccia.

Sento ridere dall’altra parte.

Mi sento morire dentro il mio cuore si è spezzato in due.

Spike mi prende il braccio e mi trascina via.

Io non protesto. Sono a pezzi.

Mi fa salire in macchina e parte a tutta velocità.

Non parla ma i suoi gesti sono meccanici. E violenti.

Si ferma poco dopo. E’ furioso.

- Maledetto. È un bastardo – urla come un pazzo.

Nonostante l’aspetto mite e gentile sembra una furia in quel momento.

Mi prende per le braccia e mi scuote

- E tu perché piangi per un idiota simile? – e mi fissa.

Anzi ci fissiamo. E non so cosa sia successo, ma le lacrime mi muoiono dentro.

Ha due occhi profondi come il mare e mi sta fissando così intensamente che mi manca il fiato.

Piega la testa da un lato ( e da quel momento che odio quel suo gesto così sexy che mi fa perdere la testa) e i suoi occhi diventano ancora più grandi e dolci.

 

Mi bacia. Prima lentamente, dolcemente poi sempre più intensamente e appassionatamente.

Mi manca il respiro ma non smettiamo di baciarci.

Sino a che non ce la facciamo più e ci stacchiamo.

Ansimiamo entrambi sconvolti.

Cosa è successo? Mi sto chiedendo. Che cosa sto facendo?

- Buffy – dice lui con la stessa voce suadente e risoluta di adesso.

- No – urlo io e mi lancio fuori dalla macchina.

Da quel momento lo evito. E lui pochi giorni dopo parte per Londra….

 

- E’ accaduto quella notte Buffy –

Non voglio ascoltarlo perché so che è la verità.

- Quando ti ho baciata. E’ stato allora che ho capito. Che ti amavo –

- No finiscila non voglio più ascoltarti –

- Invece devi Buffy –

- Io ti avevo già notata mesi prima al Bronze, mentre ballavi sensualmente una canzone bellissima. E ti avevo desiderata. Ma tu eri la sua ragazza. La ragazza del capitano della squadra di rugby ed io ero il quattr’ occhi della scuola. L’eterno perdente. Fidanzato, tradito e contento, di Dru. –

Sospira mentre mi stringe ancora di più.

- Quella notte quando sei entrata in quella stanza e senza paura hai affrontato la realtà. Ho capito che tra me e Dru era finita. Che lei non contava nulla per me. Non più -

Mi guarda, ma io ancora lo fuggo con lo sguardo.

- In macchina ero furioso. Con me stesso per averti portata lì e averti spezzato il cuore. Ed ero furioso con te perché versavi lacrime per lui. Perché lo amavi – abbassa per un momento il capo.

- E ti ho guardata. Eri così bella, così tremendamente desiderabile che non ho resistito. E ti ho baciata. E cosa assurda anche tu mi hai baciato. E’ stato stupendo, tenerti tra le mie braccia –

Io tremo come una foglia.

- E tu sei scappata spaventata. Nei giorni successivi ho cercato di parlarti ma tu mi evitavi. Ho pensato che mi odiassi ed ho giurato a me stesso che le cose sarebbero cambiate da quel giorno. Che io sarei cambiato da quel giorno. E così sono andato in Europa. -

Altro silenzio.

- Ma non potevo starti lontano. Mi chiedevo continuamente cosa facessi, se stessi con qualcuno. Chiedevo notizie a mia madre in ogni lettera. Lei sapeva tutto. Ecco perché quando ti ha conosciuta era così gentile e un po’ spaventata. Sapeva che eri la donna che amavo così tanto da cambiare per te –

Sto cedendo

– Ti prego – sussurro.

Ma lui vuole andare sino in fondo.

 

- Sono tornato appena ho potuto e subito ti ho cercata. Tua madre era appena morta –

La voce si incrina per un attimo

– e tu eri così fragile quel giorno al cimitero. E così forte. Non potevo fermarti così di punto in bianco e dirti che ti amavo e che volevo stare con te. -

Esita un momento e mi passa la mano tra i capelli.

- Così ho approfittato della tua situazione, perdonami ma l’ho fatto perché ti amo. E ti ho proposto di lavorare per me. Nel frattempo per evitare che fossi messa per strada ho comprato la tua casa. Sapevo quanto ci tenessi. -

Sussulto questa non me l’aspettavo è un colpo basso.

- Tutto andava bene, passavamo belle giornate ed io cominciavo a sperare che prima o poi le cose sarebbero andate tra noi…la scusa della ‘ fidanzata ’ aveva funzionato fino a quella sera. Quando abbiamo incontrato Angel e Dru e tu, mi hai proposto di sposarti. -

Il suo sguardo diventa dolcissimo e pieno di amore.

- Ero fuori di me dalla gioia. Ma anche un po’ amareggiato. Perché se tu avevi reagito in quel modo, voleva dire che Angel non ti era indifferente. -

Un’ombra fugace gli attraversa lo sguardo.

 

- Ad ogni modo ho accettato. Mi bastava saperti mia, anche se solo legalmente e apparentemente. Almeno non avrei dovuto preoccuparmi di spasimanti sbucati da chissà dove all’improvviso -

Sorride di nuovo adesso.

- Quella notte poi Angel ha avuto quella magnifica idea di portarci qualcosa da mangiare e siamo finiti a letto insieme. Non mi sembrava vero. Eri lì abbracciata a me. completamente nuda. Ho cercato di resistere. Ho spento la luce per non vederti. Ma il tuo odore, il calore della tua pelle. Ho cominciato a baciarti. Pensando che mi avresti fermato e magari anche schiaffeggiato. Ma ne sarebbe valsa la pena. Invece tu mi hai lasciato fare ed è stata la notte più bella della mia vita Buffy.-

Ho il viso in fiamme.

- E quando pensavo che ormai tu provassi qualcosa per me… ti vedo baciare Angel. Ti ho odiata quella sera. Ma è durato poco -

- E mi hai tradita – dico amareggiata.

- No Buffy. Non l’ho fatto. Quella sera quando sono rientrato ubriaco. Ero stato in un locale, ed avevo ballato con delle donne, per dimenticare e loro avevano lasciato tracce del rossetto sulla camicia. E poi avevo dato qualche bacio. Ma nulla di più. Non ci riuscivo. Io non sono Angel. Quando sono rientrato, ho fatto in modo tu vedessi. Volevo, speravo tu fossi gelosa. Invece non hai detto nulla. Così volevo ferirti. –

Dice un po’ alterato.

- Ma quella notte dopo averti vista così rannicchiata e abbattuta. Ho ceduto al desiderio di amarti, di stringerti e proteggerti. E abbiamo fatto ancora l’amore.-

Riprende fiato prima di continuare. Io ho ancora il viso basso, ma non mi dibatto più.

- Quella mattina volevo chiarire tutto. Ma tu mi hai chiesto il divorzio e mi hai detto quelle cose. Dru mi ha chiamato per dirmi che voleva parlarmi ed io ero furioso con te. Ho accettato ma appena entrato nella stanza. Ho capito che non ce l’avrei mai fatta. Ti amavo troppo. Così ho bevuto qualcosa le ho detto le cose come stavano e me ne sono andato. Ero diretto a casa, non potevo più aspettare. E lì Adam mi ha detto che era venuto Angel e che tu eri scappata. -

Mi accarezza il braccio lentamente mentre segue con lo sguardo il contorno del mio viso.

- Sono corso a casa di Angel e suo padre mi ha detto che era partito poche ore prima. Ho pensato fossi andata via con lui. E in preda alla gelosia sono volato a Los Angeles ed ho incaricato un detective di trovarti. -

La voce adesso è tornata risoluta e sicura.

- Comunque stessero le cose ti avrei riportata a casa. Tu eri mia ed io ti amavo.

Ci sono volute tre lunghissime settimane per trovarti. Eri sola e lavoravi a Los Angeles. Non ero più in me dalla gioia. Ti sono venuto a cercare immediatamente e ti ho costretta a tornare con me. Tu non mi hai lasciato altra scelta. -

E’ emozionato e le mani gli tremano mentre mi accarezza.

 

- E poi questa mattina Angel mi ha detto quello che non sapevo….e sono corso subito qui –

Cerca di prendermi il viso tra le mani ma io lo allontano.

- E poi quando pensavo di non poterti più trattenere che ti avevo persa… per il corridoio incontro Dawn che vedendomi pensieroso. Pensa che io e te abbiamo litigato. E preoccupata per il tuo stato mi ammonisce di andarci piano con te. E dietro mia insistenza mi dice tutto -

La voce è piena di desiderio lo sento.

- Buffy tu capisci vero? Che non posso lasciarti andare? Che tu mi appartieni? Che ho bisogno di te come dell’aria? Non importa se non mi ami, il mio amore basterà per entrambi – e attende una risposta, un cenno da parte mia.

Io taccio. Ho timore di dire qualsiasi cosa in questo momento. Metterei il mio cuore in pericolo e la paura è troppa. Mi paralizza.

- Buffy – la sua voce è implorante.

- Io voglio andarmene – dico raccogliendo tutte le mie energie nell’ultimo sforzo per evitare la verità.

- Perché? Buffy rispondimi? –

- Lo sai te l’ho già detto –

- Buffy so cosa hai provato quella notte. So che adesso hai paura di tornare ad amare a fidarti di qualcuno. So che pensi che il tuo cuore si spezzerà e che tu soffrirai ancora. Ma non puoi smettere di amare. –

- Io non posso non una seconda volta – dico ormai allo stremo delle forze.

- Sicuramente a volte ci faremo del male e soffriremo, ma avremo anche dei momenti felici. Qualunque cosa accada, non sarai mai più sola. Potrai contare sempre su di me. Io non ti lascerò mai. –

Mi tremano le labbra. Vorrei urlare che non è vero.

- Io non ho bisogno di nessuno – dico tra i singhiozzi.

 

- Guardami – mi intima dolcemente.

- Devi dirmelo guardandomi negli occhi Buffy – e mi fissa.

I suoi occhi, come volessero leggermi dentro, mi penetrano nell’anima e mi mettono a nudo.

- Io … io….non …..- non ci riesco.

Non ce la faccio a dirgli che non lo amo, non con quel suo sguardo che mi avvolge come quella notte.

Tremo cercando di evitare di annegare in quel mare profondo che sono i suoi occhi.

E come quella notte lui mi bacia ancora. Un bacio lunghissimo, pieno di amore e passione.

Sono sua ora lo so. Lo sento in ogni cellula del mio corpo teso verso il suo.

Il mio essere lo sta gridando ed io non posso più trattenerlo.

- Spike – dico ansimando.

- Buffy – fa eco lui.

- Io …ti…amo –

‘ L’ ho detto ‘. E’ terribile.

Tre parole che appaiono così insignificanti messe insieme hanno spazzato via in un secondo tutte le barriere che avevo innalzato per difendere il mio cuore.

Ma non avevo tenuto conto della forza del mare che è può essere contenuta in due splendidi occhi innamorati.

- Lo so amore – sussurra lui. Prima di baciarmi ancora.

Spinge la porta con un piede e la chiude mentre mi solleva e mi stende sul letto. senza staccare le sue labbra dalle mie.

Mi spoglia lentamente, e accarezza ogni centimetro del mio corpo con desiderio.

- Ti amo Buffy da morire – dice al mio orecchio mentre facciamo l’amore.

- Anche io William – gli rispondo (e i suoi capelli mi sembrano di nuovo stupendi… cosa fa l’amore!)

 

E’ l’alba e stiamo facendo per l’ennesima volta l’amore e torno a pensare alle pile.

Mi viene da ridere.

Poi penso a Dru che, in fondo mi ha fatto vedere la verità su Angel quella notte.

Mi sovviene una sua frase riferita a William: ‘ è una frana, anche solo per baciarmi fa tante storie ‘. Facendo un po’ di calcoli, mi dico beh dodici ore non mi sembrano poi un tempo da imbranato. Sorrido.

Lui mi guarda e mi chiede curioso. Mentre continua a baciarmi il collo e a muoversi dentro di me lentamente in modo da prolungare la mia dolce agonia.

- Cosa c’è da ridere amore? -

- Niente pensavo che certe donne non si accontentano mai – e lo bacio attirandolo ancora più in me.

- Piano amore non sono mica d’acciaio – dice ridendo.

- Ah No - Ribatto io poco convinta

– A me sembrava proprio di sì –

E poi il piacere sopraggiunge avvolgente e non c’è più spazio per le parole ma solo per le emozioni.