PASSIVE
Autore:
Swamy
Pairing:
W/S
Raiting:
PG-13 per il linguaggio
Disclaimer:
I personaggi di questa storia non mi appartengono. Sono di proprietà di J.Wheddon,
della UPN, WB e Mutant Enemy. L'autrice non intende violare alcun copyright, ne
scrivere a scopo di lucro.
Note:
E’ un semplice incontro rituale tra amici. Questa fan fiction vuole solo essere
leggera e liberare un po’ di humor.
Questa
fan fition è iscritta ai Truly You Awards nelle categorie Best General Ficlet e
Best General Comdy
*****
Erano
cambiate molte cose. Molte tranne i tunnel che conducevano alla metropolitana.
Quelli erano rimasti in classico stile old american.
Ovvero,
luridi e puzzolenti.
Il
neon sopra la sua testa si spegneva e riaccendeva a causa di un filo logoro
senza procurare alcun fastidio alle sue cornee. Il vero fastidio era il fango
che si stava attaccando ai suoi anfibi.
Camminò
con le mani affondate nelle tasche del suo spolverino, non facendo caso a
quelli che gli passavano accanto. Qualcuno nel vederlo ipotizzò che fosse
ricco. Non si trovavano più giacche del genere da almeno vent'anni, e non erano
molti quelli che potevano permettersi di comprare una giacca, di vera pelle,
del '70. L'aria si mosse per il passaggio di una metropolitana e un pezzo di
manifesto staccato dal muro ondeggiò nell'aria.
Sul
manifesto un politico dallo scarso colorito sorrideva ai passanti invitandoli a
votare per lui alle elezioni del 7 Novembre 2056.
Una
ragazza gli saltò davanti nel tentativo di sfuggire ad un ubriaco che
attribuiva un numero imprecisato di epiteti a chiunque gli passasse accanto a
meno di un metro di distanza.
Spike
la afferrò gentilmente per le braccia,
"Tesoro,
sta calma, sembra che tu abbia visto il diavolo..” gli occhi di lei si
spostavano velocemente tra gli occhi e la bocca senza poter decidere dove
fermarsi “.. ma non è lui..",
lei
arcuò le sopraciglia in alto, affascinata dalla sua voce, e inquietata dal suo
volto chiaro e dalle labbra rosee. Lui lasciò la presa e le mise un dito sotto
il mento come se parlasse ad una bambina stupida "Fidati, io lo
conosco". Lei intravide alle spalle di Spike l'ultima persona che usciva
dal tunnel per andare in strada, e la paura e la sottile attrazione insieme
divennero claustrofobiche. Aggirò Spike e corse via. Lui rise di gusto girando
la testa per seguirla con gli occhi.
Certi
piaceri non riuscivano mai a perdere attrattiva.
Quando
lei fu scomparsa si girò verso l'ubriaco, inclinò la testa guardando il suo
abbigliamento, somigliante ad un accozzaglia di sacchi dell'immondizia. Essere
un novellino doveva essere terribile per un epoca con scarso gusto per il
vestiario e carenza di pelli decenti.
L'ubriaco
dal canto suo sembrò studiarlo attentamente, ed improvvisamente apparve molto
più sobrio di quanto fosse sembrato appena un minuto prima.
"Incredibile
come oggi giorno qualcuno possa pensare che ci si possa ubriacare con quella
roba annacquata che spacciano per superalcoolici ",
il
tizio seduto per terra guardò miseramente la bottiglia stretta nella sua mano e
poi di nuovo allo sconosciuto biondo che aveva davanti, e che ora fissava
l'incisione sul muro sporco di polvere e grasso.
Passive.
Spike
sorrise e si avvicinò di più al muro, "Ho tutta l'eternità, ma questo non
significa che voglia passarla fissando un muro",
l'altro
parve riaversi "Scusi Signore, apro subito", inserì il collo della
bottiglia in un foro nel muro, alle sue spalle, e una parte del muro si mosse
indietro e si spostò a sinistra rivelando luci rosse al suo interno e sagome
che si muovevano come se fossero liquide.
Spike
avanzò e la parete si richiuse alle sue spalle.
Di
fronte a lui c'erano due file di divanetti con i rispettivi tavoli, ed ogni
varietà di essere demoniaco si potesse desiderare di incontrare nella vecchia
New Orleans.
Attraversò
la sala e una lunga gamba avvolta in uno stivale nero scivolò di fronte a lui
ponendosi sul suo cammino.
Spike
girò la testa e vide la giovane vampira stesa sul divanetto che gli sorrideva
invitante,
"Bella
giacca" lei disse inclinando la testa contro lo schienale del divanetto
mentre i lunghi capelli neri le coprivano metà del volto lasciando spuntare
fuori solo i due occhi color ambra.
Spike
guardò ancora la sua gamba risalendo la coscia nuda, su per la gonna che
copriva a stento i fianchi, collegata al top tramite un grosso anello di
metallo. Lui le sorrise, afferrò con un gesto rapido il ginocchio di lei e lo
accarezzò con l'altra mano. La vampira si allungò all'indietro sul divanetto,
agile come se fosse un gatto, stendendo le braccia sopra la testa
"Volentieri
tesoro.." lui si abbassò sul ginocchio baciandolo "..se non avessi
già una signora che mi aspetta". Lasciò andare la gamba rilassata di lei
che sbattè a terra col lungo tacco, e passò oltre.
La
schiena di lei si mosse in modo innaturale, come se fosse appena stata sferzata
da una frusta, finchè non fu nella posizione di guardarlo allontanarsi.
Arrivato
al centro si fermò sull'incisione di una stella a cinque punte, sentendo ancora
gli occhi della vampira sopra la sua schiena.
Spike
girò su se stesso e quando si fermò tutti i presenti erano scomparsi assieme
alle luci rosse.
La
sala di quel piano era completamente bianca, veli colorati cadevano dal
soffitto ed un tavolino con sue sedie stava al centro di tutto.
La
luce era irradiata dal soffitto privo di qualsiasi fonte elettrica. Una porta
si aprì su un lato della parete e un giovane alto in una camicia bianca
trasparente e un paio di pantaloni rossicci lo raggiunse senza che dai suoi
movimenti scaturisse il minimo suono.
"Signore
questo non è il piano riservato alle creature della sua specie, sicuramente lei
ha una prenotazione, vero?",
"Sicuramente"
Spike gli sorrise senza scomodarsi a dire altro, si avvicinò al tavolo e spostò
la sua sedia, accomodandosi.
Il
servitore mosse il dito indice in senso rotatorio tenendo il dito puntato sul
pavimento e fissando la schiena del vampiro. Una colonna sormontata da
un’agenda venne fuori dal pavimento, e il giovane la scorse rapidamente. Restò
con gli occhi dissi su una pagina, respirando a fondo.
La
colonna rientrò nel pavimento e lui si affrettò a raggiungere il vampiro, che
si guardava intorno innervosito.
"Mi
perdoni.. io non sapevo che lei fosse ospite di... sono spiacente, posso
portarle qualcosa?",
un
novellino, non gli sembrava di averlo visto l’anno prima,
"Non
è ancora arrivata?"
"No
signore",
"Allora
sparisci, e torna solo quando sarà qui la signora".
Non
era mai stata in ritardo.
Ogni
volta che lui era arrivato lei era lì ad aspettarlo, composta sopra la sedia,
con le gambe incrociate e le mani intrecciate sul grembo.
In
cinquant’anni di incontri lei era sempre stata lì ad aspettarlo.
Quel
giorno i ruoli erano invertiti e non era ansioso di ammettere la preoccupazione
che gli stava pungendo lo stomaco.
Il
primo minuto seduto da solo in quella stanza fu lunghissimo.
Così
il secondo. Indicibilmente lungo il terzo.
Fu
lo stesso con il quarto, il quinto e il settimo.
All’ottavo
si stava arrabbiando.
All’inizio
del nono, ancora fermo sopra la sedia, stava per spezzarsi le ossa delle dita a
furia di stringere il pugno così forte. A metà del nono lei comparve davanti a
lui, lievemente affannata, con le guance arrossate.
Aveva
un top porpora allacciato dietro al collo latteo, le spalle coperte dei capelli
lunghi, la pancia nuda, e una gonna lunga a forma di triangolo, chiusa con due
nodi distanti sopra un fianco, che le lasciava scoperta tutta la gamba
sinistra.
Lui
si alzò in piedi, e le spostò la sedia per farla accomodare.
Aveva
commesso le azioni più deplorevoli - non per vantarsi – ma nessuno poteva dire
non fosse un gentiluomo.
Si
risedette guardando la sua ospite “La prossima volta non aspettarti che io stia
qui ad attendere come un cagnolino fedele, mentre tu decidi se onorarmi o no
della tua presenza” quasi ruggì.
Ora
la cosa del gentiluomo era finita.
“Lo
so che sono in ritardo, scusami, ma quel tizio all’entrata ha spaventato una
ragazzina e lei non riusciva a smettere di piangere, e non me la sono sentita di
lasciarla lì da sola in quelle condizioni e-“,
“Ok,
basta” la guardò annoiato “Avresti comunque dovuto avvertirmi, sei una strega
che nel tempo libero ferma i terremoti e impedisce ai maremoti di fare una
strage ma non puoi disturbarti ad avvisare nessuno che sei in ritardo, o che
non sei affogata dopo l’ultima impresa eroica!”,
si
rese conto che si era innervosito molto più di quanto avrebbe voluto, e che
stava stringendo la mascella.
Lei
vide una vena spuntare fuori tra il collo e la mandibola,
“Io..
non volevo farti preoccupare Spike” tre mesi prima, dopo aver impedito ad un
maremoto di fare migliaia di vittime era sparita dalla faccia della terra –
letteralmente.
“Non
mi sono preoccupato. E adesso ordiniamo” Spike tagliò corto sperando che lei ci
credesse.
Willow
poteva essere diventata una mezza dea, per quanto ne sapeva poteva aver deciso
della morte di qualcuno, ma una parte di lei era rimasta fiduciosa e piuttosto
naive. Questo a volte tornava a suo vantaggio.
Lei
suonò il campanello poggiato sul tavolo e il ragazzo che poco prima aveva
parlato con Spike tornò rapidamente.
Il
profondo inchino la mise in imbarazzo, ma negli anni si era abituata e riusciva
a nasconderlo abbastanza bene.
Spike
spostò gli occhi alle sue guance, percependo lucidamente la salita di un
brivido quando il sangue di lei risaliva, e vedendo, come in un contrasto in
posterizzazione, un leggero rossore che si spandeva sopra la pelle. Dal modo in
cui aveva impostato le spalle, sorridendo, sapeva che lei pensava di avergli
nascosto l’imbarazzo. A volte gli piaceva lasciarglielo credere.
“Come
ti chiami?”, lei chiese per riuscire ad avere dal cameriere l’attenzione per
farsi portare da bere, più che la venerazione in cui stava cercando di
profondersi,
“Litjan,
mia signora”,
lei
sorrise impacciata “Bene..” proseguì incerta sul nome “Lit..jan, ci porteresti
da bere, per favore?”,
“Al
suo servizio, mia signora” continuò lui ancora mezzo chinato in avanti,
Spike
incrociò le braccia sul petto e girò la faccia. Il marmocchio stava cominciando
ad irritarlo con questa storia degli inchini e della ‘mia signora’,
considerando poi che era in una posizione perfetta per guardarle nella
scollatura ed era così idiota da tenere gli occhi sul pavimento.
Certa
gente non merita la fortuna che ha.
“Io
prendo un tè verde, e una fetta di torta panna e fragole”,
“Non
abbiamo paura di ingrassare vedo”,
il
cameriere guardò Spike incredulo per il modo irrispettoso con cui il vampiro
stava parlando, ma Willow sembrava perfettamente a suo agio con quei commenti,
“Dopo
questo non sperare che la divida con te” precisò lei puntandogli contro
l’indice,
“Oh,
cattiva” il tono più sexy che infantile,
Spike
si voltò brevemente verso il cameriere sperando di non doversi ripetere
“Io
prendo un whisky liscio e dei marshmallows al cioccolato”.
“Scusi?”
ovviamente il cameriere aveva prontamente deluso le sue speranze.
Willow
sapeva che tutto l’impegno per mostrare una buona disposizione nel loro rituale
incontro sarebbe scomparso mentre ripeteva al cameriere la sua ordinazione,
addizionando qua e là qualche ironico rimarco che gli avrebbe sollevato il
morale, per questo motivo intervenne prima che potesse farlo lui “Hai capito
bene. Porta al signore quello che ha chiesto. Whisky liscio e marshmallows..
Grazie”,
il
tono del ‘Grazie’ fece riavere Litjan dallo stupore che quel turno non gli
stava affatto risparmiando.
“Subito,
mia signora” e si allontanò dopo un altro inchino,
“Di
questo passo si spezzerà la schiena.. magari potrebbe piacergli rimanere in
quella posizione..”,
“Smettila”
lei lo riprese per l’insinuazione e lui le rispose con un sorriso ancor più
insinuante.
Un
altro brivido risalì per l’imbarazzo che le aveva procurato, e il suo
abbigliamento succinto fu un piacere. Sorrise ancora di spavalderia.
La
ragazza poteva aver cambiato gusti, ma lui sapeva ancora quali corde toccare.
Litjan
tornò con le ordinazioni e si dileguò in fretta. Spike lo guardò allontanarsi –
non era così stupido dopotutto.
“La
moda di questi anni ti si addice, vedo” lo sguardo scivolò come una mano nell’insenatura
tra i seni, sul ventre piatto, sulla gamba scoperta “Eh si, vedo”, sibilò
l’ultima parola come un serpente che sta per mordere la preda.
Lei
mise una mano su un lato della coscia ma era un ridicolo tentativo che fece
sorridere il vampiro,
“Niente
a che vedere con quei patetici maglioni che avevi al liceo”,
Willow
avrebbe voluto ribattere ma boccheggiò qualche istante e si arrese. Era vero.
Solo
il maestro incuteva più paura dei suoi maglioni durante l’anno in cui era
arrivata Buffy.
Cercò
comunque di giustificarsi “Avevo sedici anni.. io… io non stavo bene nel mio
corpo”,
“Io
invece ci sarei stato con molto piacere nel tuo corpo..”, si appoggiò contro lo
schienale della sedia e allungò in avanti le gambe, tenendo le mani rilassate
sopra i jeans “davvero tesoro, immenso piacere.. e intendo, ripetutamente..”,
il tono lasciava poco spazio all’immaginazione, il flusso di sangue alle gote
di lei lo costrinse ad assumere una posizione più allerta, e si dovette aiutare
col whisky per calmare un impulso che non aveva previsto.
“E
allora? Dove sei sparita dopo che hai evitato l’ennesima catastrofe? Non è
rimasta la minima traccia di te.. un demone Shida ha cominciato a raccogliere
adepti farneticando che un altro campione del bene era stato vinto e che era
giunto il momento di organizzare un’armata”
prese
un altro sorso di whisky mentre lei sembrava sezionare la sua fetta di torta
col coltello. Doveva averla fatta sentire in colpa. Bè, poco male.
“Ero
su un altro piano astrale, per questo nessuno poteva sentire la mia presenza..
sono tornata da un paio di mesi..” bevve un po’ di tè e cercò di cambiare
argomento “..forse dovrei fare due chiacchiere con quel demone”,
“Peccato,
se avessi saputo che volevi parlargli avrei evitato di scotennarlo e tagliarli
la lingua..” lei si interruppe e ingoiò il tè che sembrava essersi bloccato in
gola “..parlava decisamente troppo per i miei gusti.. però se vuoi puoi ancora
parlargli, le orecchie gliele ho lasciate”,
Willow
cercò di sorridere con naturalezza “C-Carino da parte tua”.
Una
mezza dea di settantadue anni col corpo di una di ventidue, e abbastanza poteri
da far inghiottire l’intero fottuto pianeta da un buco nero, che arrossiva e
balbettava al ritmo del suo tono di voce. Oh si, la non-vita aveva i suoi lati
buoni.
“E
così.. per due mesi hai fatto la maglia aspettando di salvare il mondo?”
Da
quando aveva accresciuto i suoi poteri aveva fatto quello che aveva fatto per
tutto il tempo in cui l’unico suo potere era sapere costringere Xander a farsi
il bagno regolarmente – aiutare chiunque potesse.
“Veramente
sono stata in Egitto.. era tanto che ci volevo andare, vedessi com’è bello il
tramonto sopra le dune..”,
“Devo
dire che dovendo scegliere tra il tramonto e la mia pelle, scelgo la seconda. Ne
perdo in romanticismo, lo so..”,
“Non
intendevo dire.. cioè io intendevo.. a dire il vero, volevo dire-“ mosse le
mani come ad aiutare le parole a defluire dalla bocca, ma non sembrava avere
successo
“Sono
sicuro che conosci un sacco di modi per dire la stessa cosa, tesoro, non c’è
bisogno che me lo dimostri”,
“Insomma,
volevo dire di non aver mai visto niente di così bello”
“A
parte me” aggiunse lui mordendo un marshmallow,
“A
parte te” annuì lei tentando di rimanere seria mentre non voleva fare altro che
sorridere e coprirsi la faccia.
Flirtava
con Spike. Lei flirtava con Spike.
Non
era colpa sua, sta volta lei era innocente. Lui parlava così.. e la guardava
così.. e si ritrovava a balbettare come una bambina stupida con un vocabolario
ultraridotto.
Forse
Harmony aveva del potenziale e fare sesso con Spike le aveva fuso tutti i
neuroni.
Forse
il fatto che lo vedeva solamente una volta all’anno era stata l’unica cosa che
era riuscita a salvarla dal decelebramento.
Forse
aveva solo bisogno di calmarsi.
“Ti
ci vedo, a goderti le aride bellezze del deserto, in solitudine, con lo sguardo
perso in lontananza. Magari a domandarti se avresti dovuto comprare una lozione
solare a protezione maggiore.”
Willow
incrociò le braccia sotto il seno, dimenticandosi che, con i ridotti pezzi di
stoffa classificati quali abiti in quei tempi, non poteva dirsi un’azione
prudente.
“Ho
sempre la protezione maggiore con me. E poi non ero sola, c’era Hugh”, e
masticò un po’ di torta coprendosi la bocca con le dita,
“Hugh?”
ma lei continuava a masticare e non capiva cosa c’era che non andava in quel
nome.
Lei
lo trovava bello.
“Hugh?”
domandò ancora di riflesso “Un po’ mascolino come nome.. pensavo fossi tu
quella che dirigeva i giochi” l’immagine lo raggiunse per un istante, ma non era
proprio il momento di farsi distrarre “la tua ragazza ha le basette?”,
“Le
ha. Sottili, ma le ha, e anche il pizzetto” per i primi istanti lui pensò che
stesse scherzando
“E’
veramente un bel ragazzo” aggiunse lei prendendo un'altra forchettata di torta,
“Un
ragazzo?”,
“Si..”,
“Un
ragazzo? Tu stai con un ragazzo? Da quando stai con un ragazzo?” si, era
ripetitivo, e allora?
“Da
poco.. fa il fotografo, ed è carino”,
“Così
Hugh il fotografo carino ha compiuto il miracolo?”,
Lei
alzò le sopraciglia, lui sembrava offeso. E aveva parlato di lui come se
chiamarsi Hugh, o fare il fotografo fosse una cosa rivoltante.
Che
aveva detto di male? Non gli aveva mica detto che Hugh era più sexy di lui o
cosa.
Anche
perché, a dirla tutta, non lo era.
“Non
lo chiamerei miracolo… infondo a me piacciono gli uomini..”, e continuò a
mangiare la sua torta.
Lui
continuò a fissarla incredulo.
Ok,
abbastanza informazioni.
“E
tu? Che hai fatto dall’ultima volta?”,
“Niente
di particolare. Affossato qualche demone, scotennato qualche demone, bruciato
qualche demone, scopato qualche donna demone. Routine.”
“Ho
saputo che tu ed Angel state pensando di regolare i conti con Seider”.
Seider
era un vampiro centenario con la fortuna di essere abbastanza ricco da
comprarsi chiunque volesse e ogni arma costruita. Non esattamente un mistico
guerriero, ma un grattacapo che era riuscito a fare non pochi danni in giro per
il mondo.
“Parto
tra un’ora” confermò senza sprecarsi nei dettagli.
L’informazione
arrivò al suo cervello che cominciò ad elaborare rapidamente.
Era
venuto lo stesso. La prima volta lei lo aveva praticamente dovuto costringere
minacciando un incantesimo, e negli anni si era sempre lamentato di queste
ridicole ‘pseudo riunioni di ex-studenti’. Ancora più ridicole considerando che
lui al Liceo ci era stato semplicemente per uccidere lei e tutti gli altri.
Lui
partiva tra un’ora ma era venuto lo stesso.
“Anzi
tesoro, so che soffrirai immensamente, ma credo che il raduno di ex-alcolisti
sia finito” disse guardando l’orologio.
Erano
passati da studenti ad alcoolisti, doveva prenderlo come un avanzamento di
grado?
“Prima
di andare via mi devi promettere due cose”,
lui
rimase seduto a studiarla per un po’, lei se ne stava tesa sopra la sedia
aspettando che le desse un cenno per poter continuare. L’avrebbe fissata ancora
per un bel pezzo, ma non ne aveva il tempo “Sentiamo tesoro”,
“La
prima cosa che devi promettermi è che se rimarrai ferito, dovrai chiamarmi.
Questo vale anche per Angel”,
lui
annuì,
“E
la seconda?”,
“Ecco..
mi porteresti un souvenir? Per favore?”,
lui
lasciò andare un sorriso e si alzò dalla sedia avvicinandosi a lei, che alzò il
viso guardando in alto,
“Avrai
il tuo souvenir”,
mise
l’indice sotto il mento di lei tenendo il viso fermo, mentre si chinava per un
bacio.
A
fior di labbra ed elettrico. Incredibile che il bacio più innocente del mondo
potesse essere così.
E
farle desiderare di sapere come sarebbe un altro genere di bacio, con lui.
Spike
si voltò senza salutarla, infilando le mani nelle tasche dello spolverino,
sentendo il vago sapore di panna sopra la bocca. Presto avrebbe preteso un
altro assaggio.
“Spike,
verrai il prossimo anno?”,
quella
ragazza innocente gli forniva troppe munizioni.
Si
girò continuando a camminare all’indietro “Dolcezza, dovresti saperlo. Mi piace
così tanto venire che succederà molto prima”, e rise.
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